CLAUSURA Nell’Abbazia di San Paolo fuori le Mura sono conservate tre effigi dell’Apostolo ue grandi santi custodiscono
D l’Abbazia di San Paolo fuori
le Mura: san Paolo stesso e san Benedetto. La comunità benedettina dell’Abbazia di San Paolo fu fondata proprio per custodire e venerare la memoria dell’Apostolo delle genti, e il culto del Santo si manifesta non soltanto nell’uso liturgico e spirituale delle sue Lettere, ma anche nell’arte qui conservata. Durante i mesi dell’Anno Paolino, ho avuto l’occasione di poter scrivere sulle immagini di Paolo nella Basilica e nelle zone contigue. Vorrei ora penetrare nella clausura del monastero, per mostrarvi il volto di Paolo nella casa di Benedetto. Paolo in ascesa Costruito nel 1918, il grande e scenografico scalone d’ingresso dell’Abbazia permette un’ascesa solenne. A fronte del primo pianerottolo incontriamo un’icona musiva del primo Novecento. Prima di contemplare il volto dell’Apostolo qui rappresentato, ricordiamoci come ogni simbolo può indurci alla riflessione. Prendiamo la stessa scala, ad esempio. Nella tradizione ascetica si è guardato spesso a questa immagine suggestiva: ecco la biblica scala di Giacobbe, ripresa da san Benedetto; la Scala Claustralium di Guigo il certosino († 1193), dove viene fornita la descrizione classica della
Nella pagina a sinistra:
la cappella interna dell’Abbazia, dedicata al papa benedettino Gregorio VII, ritratto nell’affresco della volta. In dettaglio: il San Paolo in marmo bianco posto al centro del dossale cinquecentesco.
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FOTO P. PEGORARO
coincidenzialmente ai Paolo nello studio
frammenti di stoffa Arrivati in cima alla scala, giriamo rinvenuti nel sarcofago lungo l’ampio corridoio dalle pareti dell’Apostolo. Il viso è ricoperte di antiche lapidi, per dolce – troppo, forse, giungere nell’aula dove venne per una persona del suo annunciato il Concilio Vaticano II. fervore – e preoccupato. Non so se papa Giovanni XXIII, quel Le zone di massima luce 25 gennaio 1959, abbia notato un paio negli occhi creano di mosaici di grande bellezza posti l’impressione che egli nell’adiacente studio dell’abate. sia sul punto di scoppiare Sono di piccole dimensioni (18x24 in pianto. Davanti al suo cm), incorniciati in legno dorato. petto ci sono il libro Non conosco la loro data precisa, e l’elsa di una spada, ma suppongo siano ottocenteschi. entrambi riccamente L’uno rappresenta san Benedetto, dorati e ingioiellati, come ed è l’originale di una delle più pure la spilla che assicura conosciute riproduzioni dell’immagine il vestito. Questo del Santo; nell’altro, del medesimo «fabbricante di tende» artista, raffigura san Paolo. I due santi (At 18,3) gestiva compaiono anziani, colmati della lectio divina; la Scala Perfectionis di un’attività commerciale evidentemente saggezza che viene da una lunga Walter Hilton († 1396); e tanti altri molto fiorente! Ma ricordiamoci che esperienza e che ammorbidisce la esempi. Salendo, dunque, arriviamo non stiamo contemplando Paolo quale durezza dello spirito umano. davanti al busto dell’Apostolo, ritratto artigiano o cittadino romano, bensì Benedetto, con gli occhi socchiusi, su un quadro di marmo pavonazzetto, quale cortigiano del cielo: «Ho è rapito in contemplazione: forse largo 1,25 metri. Paolo guarda combattuto la buona battaglia, l’artista sta esprimendo quel momento leggermente a sinistra e noi, ho terminato la corsa, ho conservato in cui, nel piano superiore della sua osservandolo dall’alto, non entriamo la fede. Ora mi resta soltanto la torre, «Benedetto prolungò la veglia nel suo campo visivo. L’iconografia corona» (2Tm 4,7s). Il mosaico non ci [...] e in piedi, vicino alla finestra, tradizionale del santo è qui fedelmente lascia andar via senza prima parlarci: pregava. D’un tratto, fissando l’occhio rispettata: calvo e vestito con abiti iscritte verticalmente ai due lati vi sono nelle tenebre profonde della notte, romani sfarzosi, che rimandano le sue parole Ambulate in dilectione scorsa una luce [...] fu posto davanti ai («camminate nella carità», Ef 5,2). suoi occhi tutto intero il mondo, quasi E si nota con grande soddisfazione che raccolto sotto un unico raggio di sole» questo testo – che per primo introduce (Gregorio Magno, Dialoghi, II,35). nell’Abbazia, così impegnata nel Il santo, cosciente di quest’unica cosa, servizio ecumenico – è anche il titolo porta il pastorale e la Regola, simboli di una storica lettera apostolica di papa del Buon Pastore Paolo VI, la Ambulate in dilectione del (cfr. RB 27,8s) e 7 dicembre 1965. In essa egli cancellò dell’insegnamento la scomunica inflitta nove secoli prima evangelico, «come alla Chiesa di Costantinopoli: fermento di giustizia «Vogliamo eliminare dalla memoria divina» (RB 2,5). della Chiesa la sentenza di scomunica Mentre Benedetto allora emanata e toglierla di mezzo, guarda verso l’interno, e la vogliamo sepolta nell’oblio e cancellata». Qui sopra e nella pagina accanto: i mosaici di san Benedetto e di san Paolo conservati nello studio dell’abate. In basso, l’aula antistante. La grande targa e il ritratto bronzeo di Giovanni XXIII ricordano che proprio lì, il 25 gennaio 1959, fu indetto il Concilio Vaticano II.
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Paolo in preghiera Lasciando l’appartamento abbaziale, rechiamoci ora nella cappella interna, dedicata a papa Gregorio VII, al secolo Ildebrando di Soana (c.a. 1020-1085), già superiore monastico di San Paolo fuori le Mura e vigoroso difensore della libertà della Chiesa. Egli domina la cappella da un affresco ottocentesco sul soffitto, ma è più interessante – a livello artistico e devozionale – il dossale retrostante l’altare: una scultura quattrocentesca, salvato dalla Basilica dopo il grande incendio del 1823. Originariamente posto contro il muro interno della facciata principale, risale all’anno 1494, lavoro della scuola di Andrea Bregno da Osteno (1418-1503). Appartiene a un dittico: l’altra scultura si trova oggi in Basilica, presso la Cappella di San Lorenzo [cfr. Paulus n. 11, pp. 4-8]. Il dossale della Cappella di San Gregorio VII è in marmo bianco, di stile classico. Paolo è posizionato al centro del trittico: una statua elegante, senatoriale, alta circa un metro. Alla sua destra c’è Pietro, con le due chiavi, e alla sinistra Bartolomeo, che porta lo strumento del suo martirio: il coltello col quale Sullo scalone gli occhi di Paolo guardano fuori: il viso è forte, fu scuoiato. Gli apostoli appaiono qui nobili, d’ingresso gli occhi saldi nella lungimiranza, la testa per nulla ma distanti. Paolo ha una capigliatura meno folta dell’Abbazia calva. L’artista s’ispira un poco al Mosè di degli altri e la barba più lunga, come un filosofo, (foto sotto) si viene Michelangelo e al Paolo in mosaico nel figura ritenuta all’origine della sua iconografia. accolti dall’invito quadriportico della Basilica, un Paolo che ha Egli emana un’aura di grande autorevolezza, dell’Apostolo: superato la Legge avendone trovata la pienezza da leader: non ha necessità di affermare che non è «Camminate nell’amore» nella persona di Cristo Gesù. Egli è inflessibile, inferiore ad alcun «superapostolo» (cfr. 2Cor (Ef 5,2). deciso. Ma anche se gli occhi fissano l’orizzonte, 12,11). Le forme sono fluide, movimentate. esprimono spirito di riflessione: «Quest’uomo [...] Queste raffigurazioni paiono uscire dal trittico fu rapito in paradiso e udì parole indicibili» e venirci incontro. Insolitamente, ognuno porta (2Cor 12,3s). I due anziani sono ritratti con un libro nella sinistra: un simbolo costante finezza sublime – alcune tessere sono minuscole – nell’iconografia di Paolo, ma raro in quella di e una sobria bellezza di colori e di chiaroscuri, Pietro e di Bartolomeo. Un’iscrizione latina che rivelano un’artista di rara sensibilità. c’informa che «Guglielmo de Pereriis, uditore, Benedetto è verso la fine della sua vita: fra poco ha dedicato quest’altare a Dio e a questi santi morirà «tra le braccia dei discepoli, in piedi, nell’anno 1494»: De Pereriis fu ufficiale della corte colle mani levate al cielo» (Gregorio di papa Alessandro VI Borgia (1492-1503). Magno, Dialoghi, II,37). Paolo, invece, Tanti diversi volti di Paolo in Basilica, e ora pure non è ancora pronto: non «è ancora nell’Abbazia! Qual è quello vero? Ognuno giunto il momento che io lasci ci comunica qualcosa della personalità ricca questa vita» (cfr. 2Tm 4,6). e complessa dell’Apostolo che dichiarò: Egli sta ancora considerando «Mi sono fatto tutto per tutti, per salvare nuove sfide. a ogni costo qualcuno» (1Cor 9,20ss.). Edmund Power Abate di San Paolo fuori le Mura