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Lila Bicec
G
iornalista?, ripete interdetto
il poliziotto con il compito
di interrogarmi nella prigione
tedesca. Sono stata appena
fermata come clandestina al
confne con la Republica Ceca. Ho anche subito
lumiliazione di una perquisizione senza nulla
addosso. Il poliziotto non pu credere che a
scappare di notte nei boschi in mezzo al fango,
possa essere una donna laureata, madre di
famiglia. Davanti al suo sguardo, per la prima
volta da quando ho lasciato il mio Paese, la
Moldavia, provo un gran senso di vergogna.
Mi sento in colpa perch voglio troppo. In fondo
a casa ho i miei fgli, Stasi di 10 anni e Cristina
di 8, un bel lavoro, uno stipendio che molti
connazionali si sognerebbero. Ci nonostante
sento che per costruire un futuro migliore devo
partire. In realt fno allultimo ho sperato che
mio marito, con cui allepoca vivevo da separata
in casa, mi fermasse. Invece la mattina della mia
partenza, dopo aver baciato i miei fgli ancora
addormentati, in silenzio per non piangere, sulla
porta mi ha detto scostante: Sicuramente te la
caverai meglio di me.
In fuga verso il futuro
Nel 2000 quando sono arrivata in Italia cera un
solo modo per uscire dal mio paese, ed era
illegale. Bisognava pagare i corrieri, meglio
conosciuti come trafcanti di uomini. Pi volte
durante il tragitto verso lignoto, mi sono chiesta:
Perch non torni indietro?. A farmi proseguire
non erano i 1400 dollari che avevo chiesto in
prestito per il viaggio e che non avrei saputo
come restituire, ma le alternative che volevo
Da giornalista
a badante
clandestina:
lho fatto per
dare un futuro
ai miei bambini
Un marito violento e
disoccupato: cos Lila
lascia la Moldavia e
accetta mestieri che la
sfniscono 24 ore su 24.
Il suo unico sollievo?
Scrivere ai suoi fgli per
superare la nostalgia.
Saranno queste lettere
mai spedite a darle la
forza di ricominciare
quando uno di loro
muore in un incidente
Lila Bicec, 49,moldava.
Vive a Brescia con il
secondo marito e la fglia.
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di coraggio
STORIE
di Monica Piccini - foto di Alberto Bernasconi per
ofrire ai miei fgli. Infatti con solo il mio
stipendio in casa, lequivalente di 50 euro,
non potevo comprare niente di pi del
necessario, n un giocattolo per loro, n
una bicicletta. Inoltre mio marito, dopo
aver perso limpiego di segretario
scolastico, e aver lavorato un anno in
Russia senza esser pagato, cominci a
sfogare la sua rabbia nellalcol. Negli
ultimi tempi con me era diventato anche
violento. A quel punto tutto era meglio di
quel che mi lasciavo alle spalle. Pensavo
di rimanere in Italia un anno o poco pi.
Il tempo per mettere a posto il bilancio
familiare. Nel frattempo i miei fgli
sarebbero rimasti a casa con il padre.
Destinazione Italia
Sono arrivata nel vostro Paese alle cinque
di mattina di un mercoled di dicembre.
Il corriere ha scaricato me e le mie
compagno in piazza Bra a Verona. Non
sapevamo una parola ditaliano. Come
prima sistemazione, una casa
abbandonata dove abitavano una ventina
di stranieri. Avevamo paura, che posto
era mai quello? Lunica ad aiutarci stata
una moldava, arrivata qualche settimana
prima. Trovate lavoro 24 ore su 24 in
una famiglia che vi ofra vitto, alloggio, e
una giornata di riposo settimanale, ci ha
suggerito Ludmilla. O ti adatti e
ricominci tutto da zero, o ritorni a casa,
mi sono detta. Ho deciso di non
demordere. In mezzo a qualche lavoro
degradante, come quello per pochi euro
presso unanziana signora che passava un
fazzoletto bianco sui mobili peraccertarsi
che li avessi spolverati e mi faceva
dormire nelcorridoio senza
riscaldamento, ho trovato anche delle
sistemazioni pi accettabili. Come fare la
baby-sitter in una famiglia del Bolognese,
che mi voleva bene come a una di loro. L
ho tirato il fato e nei rari momenti liberi
ho cominciato a scrivere ai miei fgli. Mi
dicevo: Adesso non possono capire il
motivo della mia lontananza, ma un
giorno, leggendo queste lettere, capiranno
che non c stato un giorno in cui non
abbia pensato a loro. Nei primi tre anni
da clandestina, pi del terrore di essere
fermata dalla polizia, di perdere il lavoro,
di non avere niente da mandare a casa,
mi era pesata moltissimo la lontananza
dai miei fgli. Con i primi guadagni sarei
voluta tornare subito a riprenderli, ma
senza documenti in regola era
impossibile. Le forze dellordine mi
avrebbero fermato al confne, come la
prima volta. Non mi restava che lavorare
a testa bassa, per prendere in aftto una
casa decente dove accoglierli il prima
possibile. In quel periodo di solitudine
sono arrivata a guadagnare 1200 euro al
mese facendo le pulizie dalla mattina alla
sera in posti diversi, io che da ragazza
non facevo quasi nulla in casa.
Finalmente nel 2003 con la legge
Bossi-Fini sono riuscita ad avere il
permesso di soggiorno. Ci sono voluti
ancora tre anni per ricongiungermi ai
ragazzi. Quando sono andata a prenderli
in Moldavia, nellestate del 2006, ho
proposto al mio ex di trasferirsi con noi.
Allepoca Stasi, ormai 15enne, mi confd
che suo padre ultimamente aveva alzato
le mani anche con lui. Meno male che il
peggio ormai era alle spalle.
Una gioia incontenibile, durata poco
Con i miei fgli accanto nella casa di
Brescia sono rinata. Sono stati loro a
riportarmi dentro la vita. I loro amici,
i loro insegnanti. Prima ero solo un essere
che sopravviveva in silenzio ai margini
della societ. La notte che siamo atterrati
allaeroporto di Bergamo non sapevo a
chi chiedere un passaggio fno a casa. Si
proposto Luciano, amico di amici, che da
quattro anni diventato il mio secondo
marito. a lui che Stasi il 13 gennaio del
2008 ha scritto un sms per dire di
aspettarlo per cena. Avevano un
bellissimo rapporto. Mio fglio era uscito
alle tre del pomeriggio con un amico. Ma
alle 20 non era ancora tornato e noi di
solito cenavamo alle 19. Continuavo a
chiamarlo ma il suo telefono risultava
staccato. Ricordo di essermi anche
arrabbiata. Finalmente sento il
campanello. Esco e vedo tre o quattro
poliziotti. Mi avvicino e uno di loro mi
domanda: Lei la mamma di Stanislav.
In tutta risposta domando: successo
qualcosa, un incidente? E loro: S, un
incidente. Dov mio fglio?.
Purtroppo morto.
Mai mi sarei aspettata una botta del
genere. Una tragedia da cui difcilmente
potr riprendermi. In un attimo
ho capito quanto labile questa vita. Si
pu ricostruire una famiglia, una casa, un
lavoro, ma non la presenza delle persone
care. Non avevo mai abbandonato la
speranza di tornare a esser felice. Ma con
la morte improvvisa di Stasi niente aveva
pi senso per me. Per un po ho anche
creduto che non fosse vero. Non dormivo
per notti di fla, volevo ubriacarmi ma
non ci riuscivo. In quei momenti niente ti
aiuta, a parte la tua forza. E per la seconda
volta la mia forza sono state le lettere che
avevo scritto ai miei fgli. Rileggerle mi
faceva rivivere quei momenti in cui Stasi
era piccolo, i pi belli della nostra vita,
i primi dieci anni insieme in Moldavia.
Solo lultima lho scritta dopo la sua
morte, ed il fnale del libro che le
raccoglie tutte (vedi box). Mi sono
ricordata di quando Stasi, una volta; mi
ha abbracciato forte e mi ha detto:
Mamma perch non ti rimetti a scrivere?
la cosa che sai fare meglio!.
Miei adorati, domani festa.
Durante la settimana non vedo lora
che arrivi la domenica, ma poi invece
di rilassarmi perdo tempo. Lunico
proposito che mantengo scrivervi.
Mi fa bene.
Cos scrive Lilia Bicec, in una delle
lettere che compongono il libro Miei
cari fgli, vi scrivo (Einaudi). Per
cinque anni racconta ai suoi fgli
lontani larrivo della primavera, la
solitudine dei clandestini, malinco-
nie, paure e voglia di farcela. Prima
del suo arrivo in Italia Lila faceva la
giornalista nel settimanale
LuncaPrutului (Pianura del Prut),
organo del comitatoesecutivo, e poi
nel primo giornale indipendente
della Repubblica Moldava, dove
nata da due ex deportati in Siberia.
Vive a Brescia con
il marito e la fglia
Cristina, 21.
Qui ha fondato
lassociazione
Moldbrixia per
favorire lo
scambio culturale
tra i suoi due
popoli.
Miei cari fgli, vi scrivo
di coraggio
STORIE
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