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ATTI

DELLA

ACCADEMIA DEI LUCEI

ANNO
SETRIE

GGXGI.

1894
Q,TJI3TT^

CLASSE DI SCIENZE MORALI, STORICHE E FILOLOGICHE

VOLUME
Parte Parte
1*

n.

2"

Memorie Notizie degli Scavi.

ROMA
TIPOGRAFIA DELLA
ntrsinX
R.

ACCADEMIA DEI LINCEI


uititcoi

biu. oat. t.

1896

V.

ATTI
DELLA

E.

ACCADEMIA DEI LINCEI

ANNO
SEI5.IE]

GGXGI.

1894:

Q^TIIITT^

GLASSE DI SCIENZE MORALI, STORICHE E FILOLOGICHE

VOLUME
Parte Partk

IL

V
2^

Memorie Notizie degli Scavi.

ROMA
TIPOGRAFIA DELLA
R.

ACCADEMIA DEI LINCEI


t.

rnorBtRTX drl cat.

aALvrocoi

1896

1^

'

IvJ

N0V10

1964
.^^^

D 4

;>

PARTE PRIMA

MEMORIE

Classe di scienze morali

ecc.

Mkmorib Voi.

Il,

Serie 5", p&rt* 1*

RELAZIONE
letta

dal Socio del

Ignazio

Guidi a
sulla

iiouie

anche del Socio


del dr.
C.

Teza

uella

seduta

15

aprile

1894
il

Memoria

A. Nallino

intitolata:

Al-Huiorzml e

suo rifacimento della Geografia di Tolomeo.

Nella memoria che

il di-.

Nallino presenta all'Accademia, l'A. prende in esame


figura della terra
altri

il

libro del

Huwrizm
solo

sulla

J>;V\

s^^-o,

del qual libro,

noto

fino

a poco tempo
si

da citazioni di

geografi,

stato
Il

recentemente ritrovato

un ms. che

conserva nella biblioteca di Strassburgo.

Nallino tocca brevemente

degli studii geografici presso gli Arabi, specialmente sotto


della vita e degli scritti del
COITO fra la J;Vi

Mamn,

quindi ragiona
il

Huwrizm. Egli mostra che non ostante


vcp'ji^aig

divario che

i^y^ e

la yswYQMpixi)

di

Tolomeo, quest'ultima, e non

altra opera greca, la

prima fonte del


la

libro dell'Huwrizm, sebbene non diretta ed

immediata.

Imperocch

J>j^

ij^-o

innanzi tutto, l'illustrazione di una carta, e


e)

precisamente di quella specie di atlante (celeste

terrestre che aveva fatto fare

Ma-

mn
di

atlante per la cui composizione era stata messa grandemente a profitto la geogi'afia
e

Tolomeo. L'opera di Huwrizm, nella quale sono copiose notizie


il

determinazioni

nuove, pu avere
di

vanto di lavoro, in buona parte, originale, siccome certo ha quello

essere assai rilevante e per s stessa e per l'infiuenza avuta sulle posteriori opere

geografiche degli Arabi. Il Nallino ragiona in seguito sulla critica del testo dell'unico

ms. della J>;V;

)^-^,

ed esamina e dichiara ad una ad una

le

grandi divisioni del-

l'opera: l'Africa, l'Asia occidentale e centrale, l'Asia orientale e l'Europa.

La Commissione che

loda la vasta e peregrina erudizione del


e

di'.

Nallino,

il

suo ottimo metodo critico,


per la storia

l'importanza che

risultamenti

da

lui

ottenuti

hanno

della geografia,

non pu non proporro all'Accademia


i

che la

memoria

sia integralmente inserita nei suoi Atti

Al-Huwririzm

il

suo rifacimento della Geografia di Tolomeo.


di C. A.

Memoria

NALLINO.

AVVERTENZA.
I

f^co^afi arabi

il

cui

nome

ricorre pi di frequente sono citati in qaesto

modo:

al-l?talrl.

Viae regnorum. Descriptio ditionis moilemicae auctore


J.

Abu Ishdk al-Fdrist


ibn Ilaude tiocje.

al- /stnkhr. Edidit M.

de tocje. Lugduui Batavorum 1870.

Ibn Hawqal. Via


ical, Edidit

et

regna. Descriptio ditionis moslemicae auctore

Abu 'l-Kdsim
i.

M.

J.

de Goeje. Lugd. Batav. 1873.

a1-Muqaddas!.

Descriptio imperii moslemici auctore al-

3/okaddas

Edidit M.

.T.

Lugd. Batav. 1876-77.

Ibn al-Faqih. Compendium libri Kitnb al-Bolddn auctore Ibn al-Faklh al-IIamadhdni. Edidit M. J. de Goeje. Lugd. Batav. 1885. Ibn Hurdiidboh, Qodmah. Kitb al-Masdlik tra'l-mamdlik auctore Ibn Khordddhbeh Accedunt excerpta e Kitdb al-Kiarddj auctore Koddmah ibn Dja'far. Una cum versione gallica edidit M. J. de Goeje. Lugd. Batav. 1889. Ibn Rosteh, al-Ya'qbi. Kitdb al-A'ldk an-NafUa VII auctore Ibn Rosteh et Kitdb <tlBolddn auctore al-Jakbl. Edidit M. J. de Goeje. Lugd. Bat. 1892. al-Edrsi. Gographie d'Edrt'si traduite de l'arabe en franfais par P. Amdt'e Jaubert.
Paris 1836-40, 2 voli.

Abfi "I-fid' (Aboulf.). Gographie d'Aboulfda. Textc arabo publie par M.


le

ReinauJ

et

M.

Baron

Mac Gnckin de Slane.

Paris 1840.

ai-Mas' ud. Mafoudi. Les


Paris 18G1-77, 9 voli.

prairies d'or. Teite et traduction par C.

Barbier de Meynard.
Leipzig 1866-

Yqt

Jacut's Geograpkisches Vrterbuch herausgegeben von

F.

WQstenfeld.

1873, 6 voli, in 10 tomi.

ad-Dimasq5. Manuel de la cosmographie du moyen dge traduit de l'arabe de Shems ed din Abou 'Abdallah Mohammed de Damas, par A. F. Mcliren. Copcnague 1874. Ibn YCinns (J. Y.). Ibn Ynus, Kitdb az-zlg al-kabir al-hnkimi. Ms. della Bibl. di Leida. Ms.
Or. 143 (Catal. DI, p. 88, n. 1057).

Per

1 <i

me

mi servo

dell'edizione curata da C. F. A. Nobbe, 2* ristampa. Lipsiae 1881-88, 3 voli.

Sento qui
Dr.

il

dovere di render vivissime grazie

al

prof.

Th.

Noldeke

ed al Sig. Bibliotecario
il

Harack
;

di

Strasburgo, por mezzo dei quali ebbi gentilmente a prestito


,T.

ms. unico d"al-Hu-

wrizmi

al

Prof. M.

de Goeje
il

di Leida,

che nella sua qualit d'Intcrpres legati Warneriani


al

m'invi, appena lo
il

rcliiesi,

codice loidcnsc d'Ibn Ynus; infine

mio Maestro Prof. G. Cora,

quale, ponendo generosamente a

mia disposizione

la

sua riccliissima biblioteca, mi diede mezzo

di

compiere questo lavoro.

I.

Prime versioni arabe d'opere


Mentre a Damasco regnava ancora
sembrava
qualiticato
la dinastia
t

di

Tolomeo.
sotto certi aspetti

ommiade, che
barbarie
"

far rivivere le idee della ffilhiliyyah o


la vita

(come Maometto aveva

dell'Arabia antoislmica), gi nel primo secolo dell'egira abbiamo


fra gli arabi conquistatori

tracce di

commercio intellettuale

ed

vinti

Bizantini e
in an-

Persiani. Hlid ben Yazd, lo sfortunato principe di stirpe


cor giovane et

ommiade che mori


702),
si

neir82 dell'Egira (15 Febbraio 701

3 Febbr.
greche
o

era dato con

passione sovra tutto allo studio dell'Alchimia,


era stato da lui incaricato appunto di tradurre

e Stefano

l'antico

(Istifan al-qadim)

opere

siriache

relative

questa e ad altre scienze

(')
i

E
Bagdad

g'

impulsi a tradurre in arabo

libri

pi notevoli greci, pehlevici, siriaci e

persino indiani, crebbero quando,


u

trasportata dagli 'Abbsidi la sede del calitfato a


significa
il

la posta

da Dio
attratti
i

(come

suo

nome

d'origine iranica),

dotti

musulmani furono
vilt ssnidica.
di

in

quelle regioni
califfi

medesime ove

era fiorita rigogliosa la ci-

Ed

primi

'abbsidi, coadiuvati dai loro ministri della casa


loro forze questo febbrile rivolgersi dei dotti alla

Barmek, favorirono con tutte

le

scienza degli antichi, e stipendiarono apposite persone le quali doveano colle loro tra-

duzioni render accessibili a tutti

tesori dell'antichit.

Ma
di

ben presto parvero


;

insufficienti le opere conservate nelle biblioteche di Siria


(-)

Mesopotamia

ed al-Ma'mn

senfi

il

bisogno

di

rivolgersi direttamente al

l'imperatore bizantino, e di inviare nelle terre di lui uomini dotti per ottenere
v'era di scelto fra le opere scientifiche antiche conservate
e

quanto
pregio
poi-

tenute

in

gran

nel paese di Rim

(^).

N sembra

che al-Ma'mun

si

limitasse a chieder

libri,

ch sappiamo che nell'anno 251 dell'era di Yezde^ird III

(=883

d. Cr.)

parecchi

astronomi osservarono a Damasco l'obliquit


sito

dell' eclittica

con uno strumento appo-

che al-Ma'mun medesimo avea fatto venire dal paese dei

Rum
i

(*).

Anche

pri-

vati cercarono d'imitare l'esempio del califfo; quindi leggiamo che


figli

tre famosi fratelli

di

Mis ben Skir, datisi con ardore allo studio della scienza antica, inviarono
dell' antichit ellenica (^).

gente nell'impero bizantino per scoprire ed acquistare opere

(')

Kitb al-Fihrist, herausgegeben von G. Fliigel,


1.

J.

Rodiger und
8139

A. Miiller.

Leipzig

1872, p. 244,
()

2 e anche

p.

242,

1.

8 segg.
ag. 833).
l/ibliogr. et

Regn

dal 2G niuliarram 198 al 18 ragab 218 (26 sett.

(5)

Kitiib al-Fihrist, p. 243;


et latine edidit

vedi anche flaji

K hai fa e

Lexicon

encydopae-

dicum, arabice
(*)

G. Fliigel. Lipsiae 1835-58,


di Leida:

voi. I, p. 81.

Ibn Ynus,
roi

cap. XI, p. 222 del ins.

c^r''"^'
-il

Uiliub

y,\ ^\S

^\
H

iJ'ilb

>y^>j^

i-l*o ,3 iJV^

sj^^ ^^^1 O^i

f^* -^^

<*^y cx^-

risultato

fu 23 33' 52" (nel ms.


(5)

'-^
p.

^).
1.

Kitdb al-Fihrist,
(ed.

243,

15, e p.

271;

Musa ben Skir


V.

Cairo 1299/1882, voi. U,

p. 505).

Ibn Hallikn, Dizionario biografico s. v. Ban Da un altro passo di Ibn Hallikn (I, 178, s.
dei tre fratelli,
si

Tbit

b.

Qorrah) sembra che lo stesso

Ab 'Abd Allah Muhaniinad, uno

fosse

recato nell'impero bizantino.

6
ii

naturale che non venissero frattanto dimenticate le opere del famoso astronomo

alessandrino, Claudio Tolomeo: ed infatti sappiamo con certezza che lo seguenti furono

tradotte prima della morte di


1.

al-Ma'mn:
in arabo

La

ci'viithi xfi larQuiouiui,

al-Ma^is(l, tradotta e commentata

per la prima volta da Yaliy ben Hlid ben Barmak, che mori nel 191 eg. (17 Nov. 8065 Nov. 807) ('). Sotto al-Ma'mn l'opera incontr molto favore e diede luogo a studi speciali:
al-Haggji; ben

Ab Hayyn

(o

Abi Hassan) e Salma la commentarono di nuovo (-);

Matar insieme con Sergn ben Hiliyy ar-Km nel 214 (11 Marzo 829 27 Febbr. 830) ne diede ima seconda e miglior traduzione {^) e da ultimo Mul.iammad ben Katr al-Farin ne pubblicava un succoso compendio (^).

2".

Il trattato astrologico

Tfrn;ii;i).oc

ai viarie ^Kt^ijiutixi], in

arabo

Kitb

al-arba'ah tradotto sotto al-Man>ur (9 Giugno

7547

Ott. 775) da al-Batriq, e tosto

commentato sopra questa traduzione da 'Omar ben al-Farrubn (^). Kegnando al-Ma'mn, Ibrhm ben as-Salt lo tradusse e comment di nuovo (''). 3. La Tavola [astronomica] di Tolomeo " [yid BaUamys) fu commentata,
probabilmente sotto Hrin ar-Rasd, da Ayyib
e

Sim'n per conto di

Mubammad

ben
;

Hlid ben Yahy ben Barmak


ed
il

(").

La medesima opera

citata in al-Fargn (*)

Golio, annotando questo passo, la crede eguale al


fra
le

xavv

nQxfiQog, che Snida

annovera

opere di Tolomeo

('')

Quanto

alla ytmyQictfixi]

v(fij,nic

Introduzione alla cartografia

"

non abbiamo

notizie sicure; ci noto che essa fu tradotta per al-Kindi ('"),

ma
se

poich questi mor

intorno al

260

eg.

(874

d. Cr.),

riesce impossibile

stabilire

questa versione sia

(>)

KUdb
I,

al-Fihrist, p. 2G7,
p.

1.

ult.;

Casi ri,

1700-70, voi.
nr.

349-350

(estratti

da

al-Qift1).

Cf. pure

Bibliotheca arabo-hispann escurialensis. Matriti al-Mas'di, VUI, 291; H. H. V, 38C,

11J13.
()

Kitdb al-Fihrist,

p.

268,

1.

Casiri,
IH,

1.

c; H. H.

1.

e.

P) Kitdb al-Fihrist, p. 244, 1. 4 Lugduno-Batavae. L"gd. 15at. 1851-77,


(*)

e 208, 1.2;
t.

Casiri,

1.

e; Catal. coda,

orient. Bibl.

Acad.

p. 80. n. 1044.

Kitdb al-Fihrist,
p.

p.

379.

Numerose
al

altre versioni e

commenti

posteriori sono indicati nel

Kitdb al-Fihrist

268, e nella prefazione

Kitdb el-Ubd'fi sarh as-sakl al-qa{(d' di 'Ali


Catal. codd. orient.

ben
ITI,

.^hmad an Nasawi
p.

(IV o
si

sec. cg.)

riportata nel

Lugd. Batav.

t.

90. IV-i rifacimenti

pu''i

consultare
lirsg.
1. 1.

M. Steinsehncider, Die arabischcn Bearbeiter


von G. EnestrOni, Neue Folge, VI. Bd. 1892,
1.

des Al-

maijest {Bibliotheca
(*) (6)

mathematica
p. p.
p.

p. 52-62).

Kitdb al-Fihrist,
Kitdb al-Fihrist,

268,
208,

5 e 273,
5 e 7.

15.

C) Kitdb al-Fihrist,
(*)

244.

Muliammadis
Sudae Lexicon
(nuqila

filli

astronomica, arabicu et latine


()
(>")

Ketiri Fergancnsis qui vulgo Al fraganus dicitur, Elementa cum notis, opera J. Golii. Amstelodami 1069, p. 6, 1. 13.
t.

recensuit Bernhardy. Halis 1834-53,


p.

II,

pars

II,

p.

526.
fu u tradotto per

Nel Kitdb al-Fihrist,


li-'l-kindi).

268 detto che


(in

il

Kildh

l'/ijirdfiyd Hi

To\omeo
hisp.
I,

al kindi n
l'

Invece al-QiftS
.

Casiri, Bibl. arab.

349) scrive:

"Al-

Kind tradusse in arabo questo libro

Ad

Siccome nel Inngo catalogo delle opere di al-Kindt che

trovasi nel
e iccomc

Fihnst

(ji.

255-201) ed in un altro luogo d'al-Qifti, non ricurdata questa traduzione


si

sappiamo che al-Kindi

fece tradurre ])er suo uso altro

opere

greche,

cosi

la

notizia

del Fihrist forso pi esatta dell'altra.

ogni modo, secondo

il

Kitdb al-Fihrist. questa tradunel 288 (26 Die.

zione era cattiva; una buona fu eseguita da


15 Die. 901).

labit ben Qorrah, morto

900

contemporanea ovvero postorioro ad al-Ma'mim


sua opera geografica

(').

Ibn Hunlilbeh,

al principio della

(p. 3),

dice:

"

Ho
le

trovato che

Tolomeo

in

una lingua straniera


io

determin

confini e rese evidenti

argomentazioni nel descrivere la terra;

tradussi questa descrizione dalla sua lingua in lingua chiara (cio araba), affinch

tu possa prenderne conoscenza;


e soddisfer

e
il

poi

ho compilato

quel che spero abbraccer

[ogni] tua richiesta


B

tuo desiderio,

essendo come testimonianza di

ci che lontano,

come

notizia di ci che vicino.

Ne ho
Il

fatto cos

un

libro ecc.

"

Da

questo passo risulta che Ibn Hurdadbeh,

prima

di redigere

la sua opera,

aveva

voluto ti'adurre o farsi tradurre la geografia di Tolomeo.

de Goeje ha dimostrato
il

che Ibn Hurddbeh fece due edizioni del suo libro, una verso
tra verso

232 (846/847),

l'al-

il 272 (885/886); se dunque il passo da me citato si trovava gi nella dovremmo couchiudere che questa traduzione della geografia di Tolomeo per opera di Ibn Hurddbeh fu di assai poco posteriore alla morte di ai-Ma' mn. Ma era una versione per uso privato della quale forse il pubblico non pot mai approfittare.

prima,

Tuttavia, se

mancano

indizi sicuri d'una versione del geografo greco durante

il

regno

di

al-Ma'mn, nel Kitdb mrat al-ard o

Libro della figura della terra


ardito

"

di di

Muhammad

ben Musa al-Huwrizm troviamo in compenso un


Tolomeo.

tentativo

rifare l'opera classica di

II.

Vita ed opere
Le

d'

al-Huvv^rizm.

notizie a noi giunte intorno alla vita di

Ab

Ga'far

Muhammad

ben Mis

al-Huwrizm sono scarsissime. L'autore del Kltb ai-Flhrisl


stano ch'egli era oriundo del

(-) ed al-Qift (*) atte-

Huwrizm,

il

Hwirizem

dell' Avest,

l'Uwrazmi delle
il.

iscrizioni cuneiformi persiane, vale a dire di quel territorio che pi tai'di costitu

huato

di

Hwah; ma
Il

forse,

quand'egli nacque, la sua famiglia s'era gi stabilita nella


datogli

Mesopotamia.

soprannome d'al-Qotrobbol,

da at-Tabar

in

un passo che

riporter pi sotto, potrebbe anzi indicare che egli nacque a Qotrobbol, borgata posta

sull'Eufrate non lungi da al-Anbr e famosa pel suo vino. L'altro titolo d'al-Ma.^si,
datogli pm-e da at-Tabari, indica verosimilmente che la sua famiglia in antico, e forse
egli stesso nella

sua giovinezza, era di religione zoroastriana.


in ancor giovane et lo
('')

Ad
alla

ogni

modo

vediamo onorato da al-Ma'mn,

e addetto

famosa Dar al-hikmah


(')

Casa della sapienza, a Bagdad. Era questa un'acca4130 dice


.

Hggi
di

Haltfali 11,003,

nr.

della Geografa di

Tolomeo:
po' troppo

fu

tradotta in arabo
si

al

tempo

al-Ma'mn,

ma

ora irreperibile

La
II,

notizia

un

vaga perch

possa

trarne una conclusione sicura.


i

Una

versione araba della Geografia di Tolomeo,


il

sfuggita a tutti

bibliografi, quella fatta eseguire

da Maometto

conquistatore di Costantinopoli.

Ne

esiste

un manoscritto nella biblioteca di


del prof. Bonelli.
(2)
(')

S. Sofia,

del quale potei avere alcuni estratti grazie alla cortesia

Kitdb al-Fihrist,

p. 274.
4-10, u
f.

Al-C^iftt, Tarih al-iukamd', Bibl. di Monaco, cod. arab.


Detta anche

108,v.
.al-l.iikmah
'

()
(p. OS.

Bcyt al-hikmah, Hiznat


eit.
f.

al-l.iiknuili ",

persino

Hiznah kutub

al-Qift,

cod.

108,v.).

8
demia
di
dotti,

istituita a
luiiii;

quanto pare da Hri'in ar-liasid

('),

ma

ampliata e resa

celebre da ai-Ma

lo ora

annessa una ricca biblioteca, ove speciali ed intelligenti


la suppellettile dei libri (-).

copisti orano destinati ad


di gran

aumentare continuamente
('),

Dotti
la di-

lama,

come Salma

Abu

Hayyfin

('),
il

Salii

ben Hrn (), avevano

rezione di quel vasto stabilimento sciontitico,

quale fu della massima importanza

per lo svolgimento della coltura.


In quell'ambiente favorevole

al-Huwrizm, cbe

si

era dato in

modo

speciale

agli studi matematici ed a.stronomici,

compose per ordine dal-Ma'mun un compendio

delle tavole astronomiche dette Sindhind, ed un breve trattato d'algebra elementare,

che contribu alla diffusione di questa scienza fra

le

persone colte dell' oriento

mu-

sulmano. Immerso negli


i

.^tiidi,

pare che abl)ia passato tian(iuillamente la vita durante


(')
;

califfati

d'al-Ma'miin e d'al-Mutasim

invoco nel primo anno di regno d'al-Wdi studio, al

tiq bi-'llah (") fu


re

da questi mandato, probabibnonte a scopo


tino

tarhn o
(^).

dei

Hazar (nella Russia meridionale


il

al versante
il

Nord del Caucaso)

Ma
Mucome

non sappiamo se

nostro al-Huw;irizm, o piuttosto


il

suo noto con'^emporaneo

i.iamniad ben Mi-sil ben kir, sia

viaggiatore mandato dallo stesso al-Wtiq reU'im-

pero bizantino,
li

coli'

incarico

di visitare le

tombe dei Sette Dormenti


.

d'Efe^J,^,

chiama

il

Corano, della Ahi al-kahf

Gente della caverna


(p. 10(3-107),

Nella relazione di questo


(') si

viaggio conservataci da Ibn

Hurddbeh

e da

Yqt

legge che

MuBa-

hammad

ben

Musa
1;\

l'astronomo, partito da SmTa-maii-ra'l sul Tigri, a

monte

di

gdad, con lettere di raccomandazione pel re dei Bizantini, pass a Qorrah nell'antica

Cappadocia, e di

in

4 giornate di viaggio (marlialah) arriv ad una collina dove


si

appunto stava
menti.
Il

la

caverna che

diceva contener

corpi ben conservati dei Sette Dor-

guardiano del luogo cerc in ogni modo di dissuaderlo dall'entrare, desiderando

che non venisse scemata la credulit dei visitatori;


lasci intimidire,
polcro.

ma

il

nostro viaggiatore non

si

od accompagnato da un servo munito di una torcia,

entr nel sesi stilac-

cadaveri erano avvolti in coperte grossolane che, prese in mano,


i

ciavano;

corpi erano unti di aloe, mirra e canfora porche

si

conservassero; la pelle

(')
(*)

Cosi sembrerebbe almeno da un passo del Kildb al-Fihrist,

p.

105,

1.

4.

Fra questi copisti

il

fihrist,

p.

10.5,

ricorda 'AUaii a'i-Su'bi, autore di varie opere impor1.

tanti.

(5)

Un

.Vbi

'l-liaris
;

ricordato {Fihrist, p. 10,

2)

come un

fanii-so legatore di libri


1.

per conto
appar-

della

Dar al-hikmah
tempo

e nel Fihrist

medesimo

(p. 19,

1.

15 e p. 21,

26-27)

si

accenna a

libri

tenenti un

alla biblioteca d'al-Ma'mfn.


1.

Fihrist, p.268, 1.1, e 305,


95.
in

19; al-Qifti in

Casiri

I,

349-350;

Haji Khalfac, Le-

xicon,

m,

{*) (5)
{')

Al-Qifti
ricini.',

Casiri,
1.

1.

e.

Fihrist, p. 10,
dal

13.

18 ragab 218 al 18 rabS' 1 227 (9 ag.


al

833 5

gonn. 842).

C) Kcga!, dal 18 rabi' I 227


(')

23

dfl
si

'l-bilJfiab

232 (5 penn. 84210 ag. 847).


percb al-Muqaddasi

Al-Muqaddasi,
Yiiqt
II,

p.

362.

La data

liwcia determinare con esattezza

fa questo Tiajrpio anteriore all'altro famoso di Sallnm at-tur)iuman cbe cominci nel 228 cg.
()

p.

805-806.

Un cenno

se ne trova in

al-HSrnS {Albt'rni's

Chronoloijie

orientalitcher

Vlker,

bmp. von K. Sachau,

Leipzijr 1878, p. 290), che per sostituisce qui,

come

altrove, al-Mu'tafira ad al-VVfitiq.

Un'altra relazione del viaggio fu narrata da al-Huwrizmi ad

Alimad

b.'n.

at-Tayyib as-Sarahsi (m. 280

= 17

genn.

899-6

genn 900); al-Mas'iidS

li,

307-308,

dioc di averla riprodotta nel

suo al-Kitb al-ausa(.

era attaccata alle ossa; e passando la

mano
appena
il

sul petto d'uno di loro

sentii la du-

rezza dei peli e la forza con cui erano piantati. 11 custode avoa preparato intanto
il

cibo e ci invitiN a mangiarne;

ma

lo

assaggiammo, provammo un senso

tale di disgusto

da

farci

vomitare. Infatti

custode voleva ucciderci aftinch non

venisse smentito ci che avrebbe narrato poi al re dei


i

Rum,

ossia che quelli erano

Sette Dormenti.

Noi

gli

dicemmo:

Avevamo creduto che

tu

ci

mostreresti dei

morti simili ai vivi;

ma

costoro non sono cosi


,

(') Solo in

un cenno fugace conteben

nuto nel Kitb at-tanbih


Skii- l'astronomo
;

{-)

il

nome

del viaggiatore

Muhammad

Musa ben

bench questo passo non sia


pii se si

forse decisivo,

pure le probabilit

maggiori non sono per al-Huwrizm, tanto

considera quanto dissi a p. 5, nota .


di
lo

Al nostro al-Huw;irizm
ii-onia

si

riferisce
il

una scena narrata non senza una punta


al-Watii s'ammal della malattia che
;

da at-Tabar

(=*)

Quando

califfo

condusse a morte, comand

di condurgli innanzi gli astronomi

e gli furon condotti.


Isl.iq

Tra

essi v'era
,

al-Hasan ben Sahl


,

(fratello d'al-Fadl

ben Sahl), al-Padl ben

al-Hsimi

Ism'il ben Nawbalit

al-Qotrobboli, Send

(compagno
stelle.

di

Muhammad ben Musa al-Huwrizm al-Magiisi Muhammad ben al-Haytam) e tutti quelli insomma
gli

che guardavano

le

Essi osservarono e la stella di lui e l'oroscopo della sua

nascita, poi dissero:

Vivr lungo tempo; anzi


i

assegnarono 50 anni per l'avvenire.

Invece non dur che 10 giorni, dopo

quali mor .
di cui

Questa

l'ultima notizia che

io

conosca intorno ad al-Huwrizm,

pertutti

tanto rimangono ignoti


gli antichi geografi

gli anni della nascita e della


e

morte; destino comune a

ed a molti astronomi
gli scritti di

matematici musulmani.
di

Mi rimane

solo
ri-

di citare in

modo sommario

al-Huwrizm

cui ci

hanno lasciato

cordo

biografi e bibliografi orientali.

1.

Kitd al-gebr iva 'l-miiqdbalah

(^),

il

famoso trattato d'algebra elementare


califfo

giungente sino alle equazioni di


e che serv per due o
tre secoli

2. grado,

composto per ordine del

al-Ma'mn,

come manuale preparatorio a


se

coloro che intendevano


;

darsi a questi studi

(^).

Anzi nel medio evo


" Il

ne fecero varie traduzioni latine

una

(')
u

Yqt
:

invece scrive:

malvagio voleva uccider noi o qualcuno


gli

di noi, affinch gli riu-

scisse di dar ad intendere al

re che

stessi Sette

Dormienti

ci

avevano fatto perire.

Noi

gli
>i

dicemmo Avevamo creduto che


(2)

essi fossero vivi simili ai morti.

Poi
ed.

lo

lasciammo

e ce

ne

andammo

A'itdb at-tanbih iva H-ischrdf

mctoie al-Mas'd,
i

M.

J.

de Goeje. Lugd. Batav. 1894,

p. 134. Ivi l'autore


/ta>.

dice d'aver gi riferito


i

particolari della spedizione nel suo libro A'itdb al-islid-

_
(3)

Cfr.

anche

detti intorno
e nel

ad alcune chiese bizantine raccolti da un

Muhammad

ben Musa,

in

Ibn Rosteh,
J.

p. 8.3,

Annales quos scripsit

passo parallelo di Ibn Hurddbeh 1C1-G2. Ahu Djafar Mohammed ibn Djarir at-Tabari, cum

aliis edidit

M.

scena,

de Goeje. Lugduni Batavorum 1879-90, ser. Ili, t. E, p. 1363. Ibn al-.\tir riferisce la stessa citando solo il nome di al-Hasan ben Sahl (Ibn el-Athiri, Chronicon quod perfertissimum

inscribitur, edidit C. J.
(<)

Tornberg, Upsaliae et Lugd. Batav. Haji Khalfae Lexicon, t. V, d. 67, nr. 10012 e II,
cod. arab. 440,
i

1851-76,

t.

VII, p. 21, all'anno 232).

585, nr. 3996;

al-Qift, Bibl. di

Monaco,

f.

108,v. Il A'itdb al-Fihrist

non

cita quest'opera nel suo articolo su al-Hu-

wrizml; ricorda per


al-Fath
(p.

281)

da Ab

commonti su quest'algebra composti da as-Saydanni (p. 280), da Sinn ben 'l-Weffi' (p. 283). Inoltre nel Fihrist 275, si fa menzione d'un A'itdb al-gebr

wa

'l-murjdbalah composto da
(5)

Send ben

'Alt, illustre astronomo contemporaneo d'al-Huwrizmi.


jier

Il

libro,

conservatosi in un codice della biblioteca di Oxford, fu pubblicato

intero dal

Rosen: The Algebra of

Mohammed

ben Musa,

edited and translated by


Vol. II, Serie 5, parte 1

Fred, liosen, Lon2

Classe

di

sciBNZK MORALI ecc.

Mbmobie


dello quali, intitolata

10

et

Liber alchoarismi de iebra


(')

almucabala, dovuta
Halfali fu questo
il

al

famoso
libro

Gherardo
d'al{,'el)ra

di

Cremona (1114-1187)
in

Secondo

H,;'l

primo

composto

arabo

(-);

comunemente
11

si

crude che sia stato tratto, nelle


di diuiostraro

suo parti foudameutali, da

libri

indiani.

Kodet invece corc

che esso

ha per base

lavori di matematici greci, sopra tutto di Diofanto; e che quindi al-

Huwrizm

non ha punto conservato nel suo trattato d'alf^ebra


tinaie la

il

principio

della

.-ioienza
e^'li

matematica

possedevano

suoi contemporanei

dell'India i,

ma

che

puramente

seinplicemouto discepolo della scuola greca

{^).

Io lascio vo-

leutiori risolver la questiono agli storici della


2.

matematica.

Kitb hisb al-'adad ai-hindi


e

Trattato di calcolo numerico indiano


conservata

li-

bro che non giunto sino a noi,

di cui ci
{*).

qualche notizia solo

in

un

passo del

Ta'rl.i

al-l.uikam'

d'al-Qifti

L'opera era un rifacimento, con molte agi

giunte, d'un analogo trattato indiano, e serv a diifondore tra

musulmani

la cono-

scenza dell'aritmetica come

si

ora sviluppata nell'india grazie al sistema decimale.


giaccii
il

Kra posteriore

al

trattato d'Algebra,

questo

vi

si

trova

citato.

L'opera fu

conosciuta anche in occidente; od infatti


scoprire
i".

principe

Honcompagni ebbe

la fortuna di
libro
('').

un frammento considerevole d'una versione latina medievale del


Kitih as-SiiidIu'/id
(''),

redatto per desiderio d'al-Ma'mn,

e consistente in un

compendio dell'opera che Jluhammad ben Ibrhim al-Fazri avea composto nel

l.Mj

157 (773

774

d. Cr.)

per

il

califfo

al-Mansr. col titolo di

Grande Sindhind

(Kitb OS- Sindhind al-kabir). Com' noto, quest'opera era un rifacimento del trattato
astronomico indiano Brahmasiddhnta, scritto nel (528
d. Cr.

da Brahmagupta; vi
astri,

si

davano regole intorno

al

modo

di

calcolar

il

movimento degli

vari processi

don 1831. Una piccola parte


de Abou Abdallah
p. 5.57-581),

di esso tratta delle arce e dei


.\.

volumi d'alcune figure geometriche;

di

questa parte diede una versione francese con note

Marre

{La parlic

i/i.'ometri(]ue
t.

de Valgi Ire

Mohammed

ben Mouisa, nei Nonvelles an lales de .fathmatiques,


p.

V, Paris 18-16,
a p. 36-

ed una rist.inipa del testo ar.ibo (r=

50-64 dell'ediz. Rosen)

H. Sclia))ira
(/t-n

42 della sua memoria:


metrische Schrift
in

rUTon mU^O Hchnat


Abtheil. der Zeitschr.
f.

/fn-./idoth

(Lchre ro

.lA/sscn) als crste gco-

hebriiischer Sprache lirsg. ecc. (nelle Abbondi, zur Gesch. der ./alhem., Sujv

plcmcnt zur
(')

hist.-liter.

Mathera.

u.

Physik, 3 Heft, Leipzig 1880).

Vedi F. Wu.st enfold, Die Uebersctsungi'tt arabisch. U'erke in das Latein. seit
p.

dem XI.

Jahrh.,
()
(')

61 (nelle Abhandl. d. k. Geselhrh. d.

Wissensch. su Gttingen, 22 Bd., 1877).

L.

Haji Khalfae Lexicon, t. V, nr. 10012. Rodet, L'Algfire d'al-Khrizml et les nu'thodes
t.

indienne

et

grecque

(nel

Journal Asia-

tique, sex. VII,

XI, 1878, p. 5-98).


in

() Riportato

Casiri

I,

p. 427,

eil

in

Woepcke,
il

.f^moire sur la propagation des chiff'res


cita solo

indient (Journ. Asial., sdr. VI,

t. I,

1863,

p.

479). Il

Kitdb aUFihriU 275,

un trattato ana-

logo (Kitb al-hisnb al-hindl) di Sciid ben


(*)

'.Vii,

noto astronomo di .Ma'min.


i.

Trattati rf'aritOTcd'ca pubblicati da

Haldassarre Buoncompagn

Fasci: Algoritmi
i

de numero indorum.

Roma

1857.

11

Liber Algorismi de practira arismetricae

Johannes
18."i7),

Hisottj

spalensis
(")
Il

(sec. XII),

pubblicato pure dal Buoncompagni (Trattali ecc., fase.

II.

Roma

molti riguardi non che una parafrasi di questo scritto d'al-Huwiirizm sul calcolo indiiino.

Kitb

al-Fihri.%t 274, conio pure

al-Qifti

(nis. di

Monaco,

f.

108,v.) ed

Ab

"1-Farag

(l/istoria

compendiosa dynastiarum authure

Abul-Pharaj io,
in

ed. et verlit

Ed. l'ocockio. Oxopag. 473

niac 1763, p. 248 del testo, 161 della vers.) che lo copiano, confondono questo libro con l'opera se-

guente
9iri,

nr. 4. Cfr. invece

un altro pa-sso d'al-Qifti

W.iepcke, Propagalion,

= Ca-

429.


per

11
di

detorminare gli ecclissi di sole


(').

luna,

coascendenti dei segni doli' eclit-

tica ecc.
4.

KUh

a>zitj

Tavole astronomiche

in

due redazioni, una anteriore,

l'altra

pojiteriore (-).

Queste tavole ottennero per lungo tempo grande rinomanza


il

in oriente,

sovra tutto presso quegli astronomi che seguivano


in esse,

metodo indiano del


s'era

Sindhind;
fondato
sui

secondo

vien riferito

nel Ta'ri'i

al-'.iukam (^), l'autore

movimenti medii (al-awst) del Sindhind,


le

ma

se ne allontan per quanto riguarda


;

equazioni (at-ta'dl) e la declinazione del sole


il

accettando per

le

prime

me-

todi persiani, per la seconda

metodo

di

Tolomeo. Inoltre propose

in questo libro

varie regole eleganti inventate da lui per le diverse specie d'approssimazione,

ma

tuttavia insufficienti

"

Nel suo libro sull'India,

al-Bi-iin

cita le tavole

di al-

Iluwrizm a proposito del computo


condo
i

dei diametri solare e lunare risolto appunto se-

metodi indiani

(');

ed un'altra volta a proposito d'osservazioni fatte da al('')

Huwrizmi
nel

sui diversi colori degli ecclissi

L'astronomo egiziano Ibn Ynus, morto


il

399
il

eg. (5 Sett.

100824

Ag.

1009), riferisce secondo


il

Kitab az-zg del nostro

autore

risultato delle osservazioni eseguite durante

calit'ato

d'al-Ma'mn nella

specola d'as-Sammsiyyah in

Bagdad per determinare

l'obliquit dell'eclittica CO-

Queche

ste tavole erano calcolate secondo gli anni dell'era persiana di

Yezdegird III

('),

comincia

il

marted 16 Giugno 632; Maslamah al-Magrt di


eg. (17
l'era

Madrid, morto a Cor-

dova nel 398

Sett.

10074

Sett. 1008),

cur una nuova edizione dell'opera,


C^),

mutando per
d'ai Magrt

di Yezde'ird in quella dell'egira

questa nuova redazione

venne tradotta in latino da Rodolfo


le

di Bruges,

che vivea a Tolosa nel

1144(9). Del resto

tavole d'al-Huvrrizm od un loro rifacimento vennero tradotte

pure in latino da Adelardo di Bath (circa 1130).


Che
il

(')

vi fossero differenze notevoli,

almeno

in certe parti, fra

il

Grande Sindhind

di al-Fa-

zar ed

compendio d'al-Hinvarizm,

sembra

risultare

dall'articolo

di

al-Qift
(nist.

sull"

astronomo

Habas stampato
(2)

dal Flligel nel Fthrist {Anmerkunffen, voi. II, p. 130).


di

Fihrist 274; al-Qifti, ms.


testo,

Monaco

f.

108,v.;

Ab '1-Fara

camp, dinast.,

p.

248 del

161 della vers.)

Propagation, 473-474. P) Stampato in Casiri, I, 429, e Woopcke, London 1887, p. 241 (=t. Sachau. edited by Ed. (*) Albrnl's India
inglese pubbl. nel 1888).
(5)

II,

p.

70 della vcrs.

Albrn's

India, 257 (vers.

Il,
si

114).

Sembra pure

tolta dal
4,

intorno alle dimensioni della terra, che

trova in

Ibn al-Faqih

Kitdb az-sig la citazione Yqt I, IG (cf. anche


p. 4-5,

ad-Dimasqi p. 7 e 8). Infine Yuus, ms. di (") Ibn


tato 23 33'; per la seconda
v.

altre citaz. in

al-Mas'dj, Kitb at-tanbth,

186, 222.
risul-

Leida, cap. XI, p. 222. Questa

prima osservazione avea dato per

nota

4,

pag.

.5.

tato casualmente dal

d'Alberto P) Infatti in un pa.sso dello Speculum astroncmicim Reinaud (La Gogr. d'Aboulfcda Iraduite etc,
p.

Magno
t. I,

(1193-1280), ripor-

Introduction generale.

Paris 1848,
u

CCXLII),

si

legge

Postquara coniposuit canones Mahometus .\lchocharithmi super

annos Persarum qui dicuntur Gerdagred


(8)

(= Yezdegird)
di

"

ecc.
II,

Ciri

attesta
si

Ibn Ahi Usaybi'ah,


occup pure del zig

'Oijn el-anbu' ed. A. MuUer. Cairo 1884, voi.

p.

39:

Egli [al-Magrit]
"

Muh.

b.

Musa al-Huwrizm; ne mut


delle stelle secondo
il

la cronologia

persiana in cronologia araba,

ponendo

movimenti medii
due

principio dell'Ora
i

islmica

vi

aggiunse belle tavole. Per mantenne

gli sbagli [dell'originale] senza additare

luoghi

errati; cosa che invece gi


"

aveva

fatto nei suoi

altri libri

Corresione dei movimenti delle stelle

ed Esposizione degli sbagli commessi dagli osservatori . P) Vedi in proposito Wiistcnfeld, Uebersetzungen,

p. 53.

5".

Kitb ar-ro}mah

Trattato doUorologio solare ,


.

6. 7".
8.

Kilb al-' amai

hi 'l-astarlb

Sul

modo

di operare

mediante l'astrolabio

Kitb 'amai al-astarlb

Sul modo di costruire

l'astrohibio .
il

Kitb

al-ta'rif} (') Il titolo

ambiguo potrebbe
i

lasciar supporr che


;

lil)ro

trattasse dei vari sistemi cronologici in uso presso


in

diversi popoli
11

e ci tanto pi

quanto die l'autore era matematico ed astronomo.


all'atto

Wiisteiifeld

sembra esser

stato di questa opinione, giacch non ricorda

al-Huw;iri/.mi nella sua diligen-

tissima rassegna degli storici arabi


dal fatto che al-Mas'd cita
lui consultati
jier

(-).

Ma

che

si

tratti di

un

libro di storia appare


fra gli storici

Mul.iammad ben lls al-Huwrizmi


(^).

da
(*),

le

sue

Praterie d'oro
relativo

Si

pu anche notare che at-Tabar


og.

parlando d'un avvenimento

ad al-Mamim nel 2lo

(24 Apr. S2^>

12 Apr.
notizia.

826), dice di narrarlo secondo quel che riferisce

Muljammad ben Musa al-Huwarizm.


hanno lasciato
dotti europei sono d'accordo nell'attri-

Qui

finisce

la serie delle opere di cui

bibliografi arabi
i

Tuttavia dopo una felice congettura del Friihn.

buire ad al-Huwdrizmi una traduzione od un rifacimento della geografia di Tolomeo

rimontante al tempo del

califfo

al-Ma'mn.

Nella Geografia d'Ab


rob'

'1-fid'

citata spesso un'opera col

titolo
(>),

di

liasm aral-ma'miir

al-ma'mur

>

Descrizione del quarto abitato [della terra]

Rasm

Descrizione della [terra] abitata

("),

rasm al-ard

Descrizione della terra

("),

ed anche semplicemente ar-rasm


pag. 22
>

{-).

Il

nome

dell'autore non viene riferito;

solo

si legge: Ci ricordato nel Kitb rasm ar-rob' ai-ma' mitr, libro attribuito a Tolomeo (mansib ila Hatlamyus) e tradotto in arabo per al-ira'mun i. Pii

sotto (pag. 74) scrive d'aver tratto le indicazioni delle latitudini e longitudini

da pa-

recchie opere, tra lo quali

il

Kitb rasm ar-rob' ai-ma' mar, libro che fu tradotto

dal greco in arabo per uso di

al-Ma'mn
l-fid'

Questi due passi d'Ab

dovettero esser gi noti nel 1G97 al d'Herbolot,


il il

perch nella sua fibliothique Orientale, sotto la voce resm, egli dice che
al-artl una traduzione araba della geografia di Tolomeo, eseguita durante
fato d' al-Ma'mn.

rasm
califil

ci viene ammesso dai dotti posteriori, compresi

il

Reiske e

de Sacy

(').
il

Tuttavia

Michaelis aveva osservato che le cifre riportate da


quello di Tolomeo,

Ab

'l-fid;V

sesi

condo

il

rasm, non s'accordavano con

concludendo

cos

che

(')
f.

I nr. 5, G,
il

8 sono menzionati nel Kitdb al-Fihrist, 274, ed

in

al-Qift! ms.
H'crkt

di

Monaco
k.

108,v.;
()

nr.

7 6 ricordato solo nel Fihrist.


Geschichtsschreiber der Araber und ihre
(.\bhan(l. d.

F.

WOstcnfcld, Die
I,

Gcscllnch. d. Wiss. EU Gnttint'en, 1882,


()
()

XXVIII

XXIX

Bd.).

Al-Mas'd
t.

11.

Annoles quos scripsit


II.

at-T abari, cum

aliis edidit

M.

.1.

de

(.ioeje, Lugd. Bat. 1879-90,

Bcr.

ni.
(i)

p. 108.5.

P. 22 e 74.

()

P. 38, 43. 44, 50 (tre volte), 53, 62 (due Tolte), 215.

n
()
()

P. 44, 59, 68, 71.


P. 69, 72 e cosi sempre nelle tavole di lonj^tndini e latitudini.

V. la sua nota a p, 3.13 della Relation de Vgypte par

Abdallatif

ecc. Paris 1810, nella

quale sono citati gli scritti anteriori.


di H. A. Schultcns, poi del Frillin,
tro

13

il

trattava di due opere ben distinte ('); e quest'asserzione ottenne


il

suffragio,

prima
al-

quale richiam l'attenzione dei dotti sopra un

passo della Geografia d'Ab

'1-fd':

In oceano septentrionali est insula Tuli, in

ultimo qui habitabilis est orbe septentrionali ad longitudinem

10 graduum

et

minutorum,
el

et latitudinem 58,
(-).

seeuiidum

al

chawarezniiciim, auctorem libri rasin


il

ardili

Facendo ancora un passo innanzi,


il

Friihn suppose che questo

huw-

rizmiano fosse appunto

i'amoso matematico

ed astronomo

Mul.iammcd ben Musa

al-Huwrizm

{^)

questa congettura fortunata,

accolta senza discussione dal Keiscienza,

naud

dal Lelewel,

rimase definitivamente acquisita alla


lo

trovando piena

conferma nella scoperta che

Spitta fece

piti

tardi d'un manoscritto dell'opera.


il

Anche

altri

autori arabi parlano d'una geografa composta per

califtb

al-Ma'-

mu;

notevole specialmente un passo del Kilb at-tanbih

wa

'l-irf d'al-Mas'd,

ove questi dice d'aver veduto parecchie carte geografiche, e che le migliori sono quelle

contenute nel trattato di Geografia di Marino,



e nella figura

al-ma'mniana eseguita

per al-Ma'mn, intorno alla quale avean lavorato insieme molti dotti del tempo. Ivi
era stato rappresentato
il

il

mondo
le

colle sue sfere celesti,

suoi astri,

il

continente,

mare, le terre abitate,

terre deserte, le regioni occupate da ciascun popolo, le

grandi citt ecc. Questa figura


grafia di Tolomeo,
in quella di

migliore delle precedenti che


altre
"

si

trovano nella Geo-

Marino ed

(^).

Ibn 'Abd Allah Muliammad ben Ab Bekr az-Zohr(5), dopo


zione a Dio ed a Maometto, comincia

la solita invoca:

il

suo Kitb al-ijujrufnjah con queste parole


('),

Ho

tratto questa Geografia

da un esemplare della Geografia d'al-Qomr

che

a sua volta la copi dalla Geografa del Signor dei credenti,

'Abd Allah al-Ma'-

mn

figlio di
i

Hrn

ar-Rasid. Per comporre quest'ultima s'eran radunati 70 peri

sonaggi tra
(')

filosofi

del 'Iraq,

quali scrissero intorno alla descrizione della terra


arabico et latine edidit

"

('').

Abulfedae

Descriptio

Aegypti,

Job.

D.

Micbaelis.

Goet-

tinjae 1776, nota 122.


(2) Abilfedae Opus geographicum, latine vertit J. J. Reiske.Uamhnrg (nel Busching^s Magazin fr neue ffistorie und Geographie, parti IV e V), p. 232. Questo passo, essendo stato soppresso da Ab'1-fid' nella terza e deinitiva redazione del suo libro, manca nel testo arabo pub-

mo

blicato dal Reinaud col de Siano.


(5)

Uebers. von C.
()

Ibn Foszlan's und anderer Araber Berichte ber Fraehn. St. Petersburg 1823, p. XVI-XVm.
Questo passo
riportato in francese dal

die Russen lterer Zeit.

Test

u.

de Sacy a
t.

p.

147 della sua memoria sul Kittib

at-tanbih [Notices et extraits des mss. de la Bibl. Impr.


dice ad
(5)

Vili. Paris 1810; ristampato in appenediz. del

al-Mas'd

IX, 314).

Il

testo a p.
sett.

33 della recentis.

Tanbih

fatta dal

Viveva a Granata nel 532 (19


ital.

1137

-7

seti 1138). Su lui


I,

e sulla

sua opera vedi


e pi

Biblioteca arabo-sicula trad.

(Torino 1880-81), voi.

p.

XXXVI-XXXVII;

De Goeje. Amari, ancora 0. Hounr.

das

e K.

Basset

pa<^.
t.

192-198 della loro Afission scientifique en Tunisie (nel Bulletin de cor-

respondance africaine,

II,

Alger 1884). L'opera esiste ms. a Parigi (Ancien fonds arabe,

596^

Catal. des mss. arabes nr. 2220), alla Bibl.

Universitaria d'Algeri (nr. 401 e 2016) e in al-Qayrwn.


(cod. arab. 456", nr.
J.

Io

mi servo d'un codice


il

della Bibl. di

Monaco

1016 del

Supjil. al Catal. dell'Au-

mcr),

quale contiene lunghi estratti d'az-Zohr copiati da M.

Jfiiller sul

codice jiarigino.

(")

Da quanto
di

scrivono l'IIoudas e
l'altro
o'*;-ftJI.
ar.

il

Basset

si

ricava che dei 3 mss. algerini e tunisini, due

leggono i^jIjiJl e

C) Bibl.
(sic)

Monaco, cod.
(1.

456",

p.

(=

f.

l,v.

del ms. parigino):


rf-^l_jj>^

iS

CJ:^.^

i_j

''^

^\ycs^

^^

l4jii_i*J)

Js^^ ^JJl

j_5_^U-iiJI (sic)

^^

ix.*J j-^

(sic) <k>w\-i.l


tine
. . .

14

(Kitb assi;})
che
fu
{*):

lufiuo dove riferirsi all'opera tl'al-Huwrizml quel che al-Battni scrive verso la
ilei

sesto capitolo delle sue


citt
e

Tavole astronomiche

La

loii'/itndine delle

la loro latitudine sono secondo quel

indicato nel

Libro della
bilito ci
terra,

fijjura

della terra (Kidib xnrat al-anl)

Noi al)biamo sta-

secondo liudicazione {ar-rasm) che trovammo nel libro della tigura della

noto col

nome
(cio

di (/iyfdfii/d:

ed abbiamo indicato separatamente

punti di
(-).

. .

mezzo

delle regioni e delle province, in

numero

di '.M,

come avea
si

fatto

Tolomeo
errori

In questo libro

nel Libro

della figura della Terra)

trovano

nelle

lon<:itudiui e nelle latitudini -.

111.

Il

us. di

Strasburgo del Kilib sral


il

al-ard.

Ci premesso, possiamo senz'altro esaminare

testo

d'al-Huwrizm quale

ci

pervenuto nel manoscritto della K. Uuiversitats- uud Landesbibliothek di Strasburgo,


segnato

L. arab. Cod. Spitta


al

18

".
().

Acquistato

Cairo neirOttol)re 1878 dallo Spitta


di Strasburgo ('),
il

ed alla morto di questi


era.,

venuto alla biblioteca

codice comprende 45 fogli, alti 32,

larghi 20,5 cm., su carta bombicina di colore tendente al bruno; ogni pagina cousta
in

generale di 23 linee, talvolta anche d'un numero maggiore.


(f.

nota finale

45

v.),
il

fu scritto nel ramailn

428
nasi.ii

eg.

(18

Come Giugno 17

ri.sulta

da una

Luglio 1(J37),
cos

non

si

sa da chi;

carattere quel grosso


e

comune

noi manoscritti

an-

tichi.

Le

vocali

mancano interamente,
il

v'

grande scarsit anche di punti


i

diacritici.

In non pochi luoghi

tempo e le tignuole hanno guastato


il

fogli,

sovra tutto in prin-

cipio ed in fino; tuttavia


e
si

contesto permette in molti casi di ricostituire lo lacune,


irreparabile solo

pu dire anzi che

il

danno

quando

si tratta di cifre.

Lo

scrit-

tore del codice dovette avere innanzi a s

un esemplare

di lettura

incerta,

giacch

non raro
dalla stessa

il

caso che sopra una cifra o sopra un

nome

proprio

se ne

veda scritto

mano un altro poco diverso, lasciando cos al lettore di scegliere fra le due varianti. Una mano posteriore, ma tuttavia assai antica a giudicai-ne dalla scritU,^ii jtj

\4^

^:^\

(1.

^\)

^iJi

^/ o;^^
testo arabo

cj".

or^'
Puris

'^'^

-^ o-^r^'
t.

^
il

(')

^a Goqraphie d'Aboulfda
paj;.

Iraduite par Reinaud.


il

1848-83,

I:

Introduetion
ins.

qfn^raU,

CDI-XIV.

Il

Roinaud

dii

di circa

met

del

M capitolo secondo

dell' Escuriale.
(')

Si alludo alla 'IxHfatt: /uiquiv tiji oixoi'fi{vi;i o tavola delle


.-lic

94 cparchie (regioni)

in cui

divina la terra,

si

tn.va in Tolonie') Vili, 29. Al-Batt;'iii5 riprodusse tutta questa tavola con leg-

regione; gerissime modificazioni ed a),'giungendo la latitudine e la lon^'tudine del centro di ciascuna IV, piessa si pu vedere stampaU in Lelewel, Oographie du moyen ge. Bruxelles 1852, t.
loguc, p. 64 sgg.

quale ne dii'de una descrizione sommaria prima nella Zeitsrhr. d. deutich. morgenl. GSoction. telUrh. XXX. 1870, |). 21^>4-2;t7; poi nelle Verhand. dcs ,>"* internai. Orienlal.-Congr. Semit. alcuni errori. cn Araber), ma bei den Ptolomaeus dcs 19-28 Geogr. (col titolo Die Berlin 1882, p.
(')
Il

() Vedi Zeitichr. d. deutsch. morgenl. OetelUch. XL, 1886,

p.

306.


tura
dal coloro sbiadito dell'inchiostro,
qiialclie

15

fatto

ha

qua

l eccellenti

correzioni,

riparata

dimenticanza del primo copista. Evidentemente per ci ebbe innanzi


(')

a s un altro buon esemplare dell'opera

Come sempre

avviene nelle tavole


e

astronomiche, le cifre sono espresse mediante le lettere dell'alfabeto


il

non secondo
lineetta

sistema decimale;
(o),

lo

zero rappresentato da
s

un cerchio sormontato da una


('^).

tangente

onde somiglia molto alla

dell'alfabeto arabo
f.

Quattro carte miniate trovansi nel codice; una, al


delle pietre preziose
tra
i
f.

10,

v.,

rappresenta l'isola
di carta inserito coi

gazrat al-gawahir

la seconda,

su un pezzo

10 e 20, rappresenta le varie configurazioni delle coste marine,


;

relativi

termini tecnici

la terza,

occupante parte dei


al
f.

f.

24,v. e 25,r.,
e

ci

d l'immagine del
la

Nilo dallo sorgenti alla foce; l'ultima


(al-batl.iah)
Il

45,r.

raffigura

palude Meotide

coi fiumi che vi si

scaricano.

titolo,

per met coperto dai pezzetti di carta incollati onde impedire la ro


(f.

vina totale del foglio,

l,r.):

^J/i-'^i

j^'^}

J'-^4-'5

o->--''

cj^

Jp^^
ai

'^)y (_>U^

^iyjUl ^^>-JJ^
^

Libro della figura della terra riguardo alle

citt,

monti,

ai

mari, alle isole ed ai fiumi.

Lo

trasse

Ab Gafar Mul.iammad ben Musa al-Hu

wrizm dal Trattato di Geografia composto da Tolomeo al-Qalawd


Il

(*).

libro

non ha introduzione

dopo la solita formola


scritte

"

In

nome

di

Dio clemente
ed in-

e misericordioso

cominciano

le tabelle

su due colonne per pagina


(f.

dicanti la posizione geografica delle localit principali

l,v.-9,v.) (^).

Queste sono
la

disposte clima per clima

inoltre in ciascun clima esse

vengon enumerate secondo

loro progressiva longitudine dal

meridiano iniziale

(-''),

la quale disposizione permette


in

di stabilire spesso la lettiu-a esatta delle cifre di la

longitudine,

molti

luoghi

ove
(^)

mancanza

dei punti diacritici lascierebbe

campo

a varie interpretazioni. Sono

537

localit cos distribuite:

8 a sud dell'equatore

54

nel II clima (16<'27'-24 N.)

64

nel I clima (0"-16''27' N.)

59 nel IIP clima (24''-3022' N.)

(1)

Dalla scrittura sembra che questo correttore sia


a'^-Siifi'i,

il

medesimo

'Ali

ben Alimad ben Ibrhm

^J\

at-Tarbulus al-As'ari

che not

al

f.

45,v. la data (nel codice abrasa) dell' acquisto

fatto del libro.

e) Lo Spitta
in

infatti confuse

due segni tra loro

e lesse 5 invece di 0.
il

Nel nostro ms., come


la

in venerale nelle tavole

matematiche ed astronomiche,
o.

5 rappresentato dalla lettera ha' scritta

forma

di piccolo cerchio
ov,

Molto probabilmente

il

segno

per indicare lo zero, viene da


v.

nota sigla greca per

che abbreviazione di oDVfV (= nulla);


S(?v.

Woepcke,

Essai sur la pr-

pagation des chi/fres indiens (Journ. Asiatique,


(3)

VI,

t. I,

1863, p. 46C e 468-69).


il

Cio discendente di Claudio imperatore. Vedi in proposito quanto scrive


et

de Sacy
Cf. pure

nelle

Notices

Extraits des mss.,

t.

Vili, 1810, p. 169 sg.

= al-Jras'di

I.\,

33.>o36.

YIli,

qt, IV, 167 e Catal. codd. orient. Bibl. Acad. Lugduno-Batavae. Lugdun. Batav. 1851-77,
p.

t.

80

al nr.
(*)

1045.
i

Per inavvertenza del copista,


testo.

f.

8,v.

!),r.

son rimasti in bianco, bench non vi sia nes-

suna lacuna nel


(S) ()

Per 9

Le eccezioni a questa regola sono rarissime localit il copista non ha segnato le

subito riconoscibili.

cifre relative. Inoltre si

hanno 5 o 6 posizioni

ripetute.


14G nel

It)

03
25
noi VI" clima (41-45<' N.) nel VII" clima

IV
il

clima (30"22'-3G" N.)


(3(5"-41<'

78 nel V clima

N.)

(45M8

N.)

40

oltre

VII" clima

tino a

63" N.

limito estremo della terra abitata .

Alle tabelle delle citt segue


cato
il

(f.

9,v.-15,v.) quella dei monti, dei quali indiil

nome,

la longitudine e

la

latitudine di ciascuno dei punti estremi,

colore

longitudine e la direziono. Sono distribuiti per climi, ed in ciascun clima secondo la progressiva dal meridiano iniziale; cosi abbiamo 209 monti (') nel modo seguente:

10 a sud dell'equatore
10 nel

23

nel

IV" (SO^-SG)

clima

((("-IG")

28 nel

V
VP

(SGMP)
(4P-45<')
(45-48)

27 nel IP clima (lG-24)

24

nel

33

nel

IIP clima (24-30) 38 al

7 nel
di l del

VIP

VIP,

tino

a 63.

Dopo
iTib
al-!

monti viene la descrizione dei mari


al-l.iriC' " il

(f.

15,v.-20r.) cio:
-

al-ba'ir al-mail

arig wa's-saml
(-'),

mare
il

esterno di N. 0.
infine

(cio l'Atlantico),
al-rau/,lim

Mediterraneo

l'Oceano Indiano
(cio
il

{^),

Caspio, ed

al-bahr

il

Mar Tenebroso

Grande Oceano). L'autore

riferisce le coordinate geoi^ratcbe

quest'ultima dei punti principali della costa, e per indicare le forme pi salienti di

adopera la seguente nomenclatura:

taylasn

(velo inamidato, di mussolina,

cbe

professori

di teologia

di
)

giurisprudenza ponevano sul turbante e sulle spalle, lasciandolo ricadere sul dorso (*)
per indicare una insenatura lunga e regolare,

ma

non molto profonda;

qowrah,

per una sporgenza considerevole della costa nel mare, cosi da for-

mare spesso una penisola semicircolare;

sbrah, per una profonda insenatura in forma di triangolo La descrizione del Caspio (f. 19,v.) mostrer meglio il metodo dell'autore:
('').

"

Esso
volge

.comincia, toccando

il

monte oy.

C^)-

a 74<'40'

long, e 435' lat.

("):

si

(')

Parecchi sono senza nome, leggendosi solo gebel


il

monte

; qualche altro

anonimo

deter-

minato secondo
()

territorio in cui si trova, p. es.


collettivo, quindi
il

Monte che s'estende


"

fra Istahr e

Gr

..

Non ha un nome

ins. dice:

Mare

di

Tan);ah (Tangeri), di Maritniyah,

altri ". u di Ifriqiyah, di larqah, d'Egitto, di Siria, tutti contigui gli uni agli sezioni varie detto sue n le secondo u il mar grande (') Al-bahr al-kabir
;

Ba\ir

al-Qolzuin

(Mar RoBso).
al-Hind,
bal.ir

al-bal.ir
tL-fi^in,

al-ahdar
e

Mar

Verde
(il

CF.QveQil eXaaait degli antichi),

balir

as-Sind, balir
detto

bahr al-Ba^rah

T.olfo Persico

lU^atxs xo'inof).

Il

Mar Caspio

mare

del Huwiirizm, di Gor^'n, del Tabarisfn, del


()

Daylom.

Dozy, Dirtionnaire
il

dtaill

p.

278-280. Circa
(voi.

significato

noms des vtcmcnts cha lex arahes. Amsterdam 1845. geografico del vocabolo cfr. anche de Goeje, Glossarium m geodes

graphoi
(S)

IV

della liibl. Gcogr. Arab.) p. 201.


i

anche la forma del tasnim, del quale per.', non si si confronti Abii 'l-fidfi 10 e alfa cenno nel corso dell'opera. Per queste varie denominazioni

La

cartina inserita tra

f.

19 e 20

dii

Has'fidi
()

I,

18.5.

Alla fine della descrizione del Caspio scritto


o

oy

il

nome manca
e

nella lista dei monti.


si

C) Invece di

il

iii.s.

jiorta o

--

(185').

La mia

lettura

evidente quando

consideri

l'ultima parte della descrizione del Caspio.

17

a Te'O' long. ST-bO' lat:

continua a 77030', SS^O' (var. 5');


79''0',

poi a 7840',

dirige verso SPO', 39045'; poi a 38040' (var. 0'); quindi a 90o0', 42o20'; in seguito a 87<'0', 4230' ; (julndi a 8740' (var. 86040'), 4820'; 90o30', 465' (var. 47o5'). In 9020', 450' (var. 5'). a 90"40' ('), 44"U';

39^30';

si

_
di

forma di taylasn prosegue tino ad SO^O' (ms. ki 109")

(-),

48o30';

prende

l'aspetto

qowrah toccando

88''20'

(ms.

(var. 5').

Poi continua in forma di

ed arriva a 89o20' (ms. er ki), 5U0' ^) 89o30' (ms. ks), e (aylasn per la long.
long.,
;

giunge- alla long. 88030' (ms. senza punti) 50020' lat.; poi 86o30' (ms. J y), SOMO'

tocca 870' (ms. senza punti) long.,

in

forma

di

qowrah passa per

50"20'; arriva ad S^O' long. (ms. senza punti), 5130' lat. (ms. sonza la 84o30' (ms. senza punti), 50o20'; punti); continua a guisa di taylasn fino a 82o0' (var. 5'), in forma di taylasn va ad u poi ad 83"0' (ms. senza punti), SPIO'; 78o0', 48oi0'. Incontrata l'imboccatura di 49020'; passa per 8I0O', 49o20'
lat.

47o0') due fiumi, prosegue per 77o4o', 4t"0' (var.

7GnO', 45"20';
J

in

forma
e

di qo-

wrah tocca
monte oy.
Terminati

la lat.
:

di 4403O'

j^, colla variante erronea


il

^ 47"30'),
I

giunge
ossia
il

"

a 7600', 4400'

poi

tocca

il

monte presso

quale abbiamo cominciato,

presso 74o40', 43o50'


i

mari, viene la descrizione delle isole


;

(f.

20,r.-2G,r.).

nomi man,

cano in grandissima parte

delle minori indicata la posizione del centro

la

lun-

ghezza

la

larghezza (^);

delle

maggiori viene seguito minutamente

il

contorno

della costa.

Ai

f.

26,r.-27,v.
;

una tabella espone


subito dopo
i

le

coordinate geografiche del punto centrale

delle vario regioni

(f.

28,r.-45,v.)

viene

la

parte pi lunga ed ultima

del libro, che descrive


sate

fiumi contenuti nei singoli climi.

Di ciascun fiume sono

fis-

matematicamente

le curve principali e le citt pi importanti toccate; per,

come

pei monti e per le isole, molti fiumi sono anonimi.

Questi pochi cenni mostrano a suBcieuza che la disposizione materiale dell'opera

araba non ha pi nulla


lomeo, che espone
tica
i

di

comune

colla ytityQaqix) vcfrj'yrjaK.


e

11

primo libro

di

Tocririfa-

principii fondamentali della cartografia


di Tiro,
libro,

che contiene

una

minuta dell'opera composta da Marino

scomparso del tutto nel


il

cimento arabo; cos pure

scomparso l'ottavo

quale

indica la durata del

giorno pi lungo nelle localit pi ragguardevoli, e d una tavola delle 94 province

{naQyua)

in cui si divide la terra abitata.

Il

materiale contenuto nei libri Il-VII


in ciascuna regione

fu dall'arabo ordinato in

modo

affatto

diverso; Tolomeo esamina

(')

Il Il

ms. per errore di scrittura

lui

r^

(,97"40')

invece che

^j>-

semplice esame delle cifre che seguoiio mostra chiiiramente la necessit di sostituire qui (80) alla Jl (100). Si pu inoltre considerare che al f. 7,v. la citt di Huwrizm e pi sotto la posta a Dl^SO', 42oi0', e la citt dei Hazar a 930', 450O'; cosi al f. (2,v. detto che un lungo
(*)

fiume

(il

nostro Slr dary)

terminante

nel

la^o

ora

detto

Arai passa per

107r>',

5O03O', poi per

lOCSO', 51n', traversa la citt dei Hazar, riceve


5105', a945', 465' ed a 92''5', 455'. Se

affluenti a 107"-20', 51"20', a IO403O' long., a lOOoSO',


la correzione ch'io

non

si

ammettesse

propongo, tutte queste

posizioni rimarrebbero dentro


(3)

il

Mar

Caspio.
in

Queste due dimensioni sono espresse sempre


.^'O'

gradi (nel testo (^i'); p.

es.

" isola estesa

li per 1; centro a

long.,

gSMO'

lat..
V(j1. II.

Classk

di

scienze morali ecc.

Memorik

Serie

T)",

parte 1

I.

clima,


nere
il

10

Ab
i

alcuno dei suoi antecessori; considerando d'altra parte che

l-fid'

sembra

rite-

rasm come una

versione dui i;reoo, egli concluse che al-Huwrizni aveva tral'g

dotto per al-Ma'niiin un'opera greca intitolata oiai.ig xtiqoc


finizione del quarto terrestre abitato ".

Dxoi'utrr^g
il

De-

Ma

quest'opera, continua

Lelewel, non

ricordata dagli scrittori bizantini e non lascia alcuna traccia di so nei libri del medio evo occidentale;

dunque essa

fu

composta nelle provincic asiatiche

dell'

impuro
In-

bizantino che la conquista araba avea staccate dalla signoria di Costantinopoli.


fatti

nel ?-asm venne rifusa appunto


i

quella

parte

della

geografia di
califfi.

Tolomeo che

abbracciava

territori corrispondenti

all'impero dei primi


di

Rispetto al bacino
ci

dell'Indo, la carta del

rasm mostra

non avere alcuna informazione precisa;

significa ch'essa anteriore allo stabilimento definitivo degli Aralii nell'India.

Da

tutte

queste considerazioni risulta che un


verso
il

Qiai,ig TSTQciog

Trjg

olxovixs'vrjg

fu

composto

750 da un greco che abitava nell'impero dei

califfi e

che pot servirsi anche


il

di materiali

musulmani. Al-Huwrizm tradusse pi tardi per al-Ma'mn


il

libro greco,

conservando

titolo dell'originale:

Easm
il

ar-roh' ai-ma' mr
si

{}).

Non
fantasia
;

difficile

accorgersi che

Lelewel

lasci trascinare

un po'troppo dalla

tanto pi che era molto pericoloso voler trarre tante deduzioni sull'origine

del libro da una lista d'un centinaio di posizioni, che non sappiamo neppure perch

siano state scelte da

Ab

'l-fid'

a preferenza di tante altre. L'analisi del testo com-

pleto d'al-Huwrizm ci mosti'er che la geografia di

Tolomeo
;

vi modificata

anche

p.T quelle regioni che non entrano nel dominio dei

califfi

inoltre ci fornir notizie


d. C.

su paesi che non potevano esser noti ad un suddito arabo o bizantino del 750
Invece
le regioni

che non erano entrate in rapporti diretti cogli Arabi portano nel-

l'opera d'al-Huwrizm
di

una nomenclatura ed una posizione spiegabili


scrittore bizantino

solo

col

testo
in-

Tolomeo.

Come mai uno

avrebbe dato notizie

cosi

scarse

torno alla penisola balcanica'? Il Kitb

mrat

al-ard, dopo l'analisi che ne faremo,


vtprjyiqttig
"

apparir come una rifusione della yU)yqa(pixri

non

d'altri libri,

cos

da

giustificare benissimo l'ultima parte del suo titolo:


"

libro

che al-Huwrizm

trasse dalla geografia di

Tolomeo

'

Le modificazioni numerose mostrano tutte di


il

provenire da fonte araba; e nulla, in tutto

libro,

lascia supporre ch'esso sia la tra-

duzione d'un rifacimento greco dell'opera tolemaica. Perch dunque inventare un qiafig TtTQcog Trjg oxoi'ua'vi^g
{-),

di cui nessuno conosce l'esistenza, e


al

che avrebbe

dovuto poi esser rimaneggiato una seconda volta per dar origine

libro arabo?

Ma
Gi
essi,

escludendo questo

giof^tg,

non mi sembra tuttavia che la rifusione arabica

provenga direttamente dal testo scritto di Tolomeo.


dissi che
si

nelle tabelle dei


lista di

monti

precisato

anche

il

colore

d'ognuno

di

onde

ha una
il

ben 33 colori

diversi.

possibile

che

al-Huwfuizm
il

sostenesse esser

Li)ano color oliva,


il

l'Antilibano (gebel a(-lalg) bruno (adkan),


in

Senir (in Siria) rosso,

monte al-Lokm (pure


ago.

Siria) rosa,

cos

immaginasse
ecc.

(')

Lelewel, Gographie du moyen


Si osservi che
il

Bruxelles

1852,

t.

I,

Cartes de gograplies

p. 23-24, 28-29.
(*)

tifilo

rasm al-ard
Nel

rasm
sec. d.

ar-rob'

al-ma'mvr

si

trova solo in .\b

'1-fidiV,

di 5 secoli posteriore ad al-Huwarizmi.

Cr. al-Mas'di ed al-Battiii lo


il

chiamano

A'i-

tdb ^rat al-ard

Libro della

fi;nra

della terra",

come

nis.

di Strasburgo.

rale
i

2(t

(mulawwan)
f.

resistenza di montagne color di lapislazzuli (lzuwerd), azzurre (azraq), giallo, nere,


biancastre, giallo d'oro, monti a vari colori
ecc.?

si

noti che in gene-

monti vicini hanno colori


(jiallo

diversi.

Cosi al
(f.

30,r.

un

tiuine africano attraversa

un monle

alla long,

di al")';

altrove

37.r.) si dice che l'Indo


>.

(Mihru) ad
citt

un

certo punto del suo corso superiore passa fra

un monte giallo ed una

Io non 80 spiegarmi im tal

fatto

se

non ammettendo che al-Huwarizm abbia


di

composto

il

suo libro
il

per illustrare una

serie

carte geografiche,

anzi

traendo

da

queste ultime tutto


la

materiale dell'opera sua, appunto come Tolomeo


si

avea ricavato

sua geografia da carte che

era prima costruito in base ad itinerari.


il

Se tale

la genesi del

libro arabo si capisce

motivo dell'indicazione dei colori dei monti;


il

questi,
il

per maggiore chiarezza, erano variamente dipinti sulla carta, ed


il

testo indica

loro colore per facilitare

confronto colla carta stessa. Torna qui in acconcio rife-

rire
.

un passo

di al-Mas'di ('),
i

ove

si

parla della geografia di Tolomeo:


rosso,
giallo,

"

In questo

libro sono indicati


tutti

colori dei monti della terra:

verde eca

E
varie

i.

questi mari .sono dipinti (mu<a\vwarah)

nel libro

della
^
.

giimlfiyri

con

"

sorta di colori, e sono ditfereuti per grandezza e per forma


{-)
il

Si vede

dunque che
che
il

anche questa versione di Tolomeo


duttore avea indicato nel testo
Altri fatti
si

era

accompagnata dalle carte

relative, e

tra-

colore che ciascun

monte portava

sulla carta.

possono recare a sostegno della mia ipotesi.


le

Al)biamo gi veduto

che moltissimi monti e fiumi, e quasi tutte

isole

(eccettuate le maggiori) rimanil

gono senza nome; ora se al-Huwrizm rimaneggiava


avrebbe accolto molti nomi aftatto greci che pi
araba (per
altri
es.

testo di

Tolomeo, perch mai

tardi

scompaiono nella geografia


ecc.)
-

nell" India

monti Sardon3TC, Bettigo, Adeisathrum, Uxentum

ed

invece ne avrebbe taciuti in quello stesse regioni, contentandosi di dire

monte,

isola,

fiume , bench vi unisse tutte


si

le

cifre relative?

La

cosa

si

spiega benissimo

quando

ammetta che

le carte

geografiche su cui lavorava al-Huwrizmi indicavano


citti,

in certi luoghi

l'esistenza d'una

d'un fiume, d'un monte, di un'isola,

ma

sunza

dar loro alcuna denominazione, appunto com avviene


se ancora vi fosse bisogno

in ogni carta geografica.

E
di

duna prova

decisiva,

basterebbe

citare

passi

seguenti

del libro:

Al

f.

18,v. si

legge che la costa dell'Oceano Indiano incontra

le foci

dieci fiumi; l'autore ne

trova sulla figura


scritto
:

(wa gayru lika

nomina quattro aggiungendo: mimm l asm'ahu


"

ed altri
fi

il

cui nouio non si

'^-srah) .

Al

f.

40,r.

fiume

che scorre fra due citt


cittA sulla quale

anonime

(l

asma

lahumi), e

si

getta

in

mare

fra

una

non

v'

nome
si

nella figura (l isma 'alayh

fi "s-.u-

rah) e la citt di

y^A
fi

e poco

dopo

parla ancora d'una citt senza


-

nomo

sulla

figura (l isma lah


(^lrah)

's-surah).
f.

la stessa frase

citt senza

nome

nella carta

ricorre anche al

41, r.

ila quali carte avr adoperato al-Huwrizmi?

Non certamente

quelle di Tolo-

meo,

percli allora

non

si

capirebbero tante modificazioni e tante aggiunte.


d'

La

solu-

zione del problema data dal passo gi riferito del Kith al-Taiibih
(vedi nota 4, pag. 13).
(>)
()

al-Mas'di

Ivi

si

legge che al-Ma'mn avea fatto lavorare molti dotti

Al-Mas'fidl
l'robabilmcnfc

I,

184 e 185.
la traduzione araba di Tiil)it
si tratti

scendo

ben Q^rrab.

particolari

riferiti

da

al-Mas'tidi non lanciano dubbio che

veramente d'una traduzione della yiutyQuifixt]

i(ftj)",at(.


del suo
li

21

tempo

(')
i

intorno ad una serie di carte rappresentanti


suoi astri,
il

il

mondo

colle sue

sfere celesti,

continente,

il

mare, le terre abitate, le terre deserte,


;

in altre parole era ecc. " le regioni occupate da ciascun popolo, le grandi citt era uno di quei dotti, probabilmente che Al-Huwrizm, un atlante celeste e terrestre.
li

di latitudini dovette esser incaricato di riprodurre in forma di libro, mediante tabelle poich queste carte erano Itasate su e longitudini, le carte riguardanti la terra; e

quello che

accompagnavano

la geografia di

Tolomeo,

si

comprende che

il

libro arabo

venisse considerato

come un

rifacimento della y^wyQuifixr] vqi'yr^oig.

Si potrebbe discutere se,

per redigere le carte alma'mniane,

quest'ultima sia
la cui

stata adoperata nell'originale greco o in qualche versione siriaca,

esistenza

messa

fuori

dubbio dal Kitb al-Fihrist


la considera

('').

Ab

'1-tid'

come tradotta dal greco;

ma

il

modo vago con

cui si

esprime non esclude clie vi sia stato un intermediario siriaco. Unica guida per decipre^o dere la questione potrebbe esser l'esame della forma che i nomi greci hanno
nel testo arabo;

ma
/',

disgraziatamente molti errori


di
ii

facili nella scrittiu-a siriaca


;

(p. es.

scambio

di

d con

con y) sono altrettanto facili nella scrittura arabica

di piii

proprio ad al-Hu impossibile stabilire quali errori del ms. di Strasburgo rimontino

warizm
tata da
il

quali sien dovuti ai successivi copisti


(p. es.

(^).

Talvolta la o greca rappresen-

una araba

Ottorqr per 'OrroQoxQQa, Mlibqon per Mi^XC/okuv),

che potrebbe forse indicare rm'influenza siriaca;

ma

altre volte la o rimasta anil

che nell'arabo (od almeno non


brevi; p.
es.

segnata con ,

poich

Qa,\.ova.(\ionyim
(p. es.

= EurorQaxzriov,

Eboraqn
Masi-iy

ms. non scrive


'/:?o(xoi),
;

le vocali
si si

oppure

mutata

in

Flmiliyon

pu trarne alcuna conclusione.


resi

3>iAo^t/;'A/or,

Mff>)

quimli non

La
(^),

rispettivamente da

da h

La t9- ed il x sono x sempre resa da un q. due lettere che l'alfabeto siriaco non possiede;
siri,

ma

anche

ci

non prova nulla, giacch gli scrittori

per una tacita convenzione,


si

rappresentano sempre le aspirate

&

(^on

k,

laddove per le tenui t e x


/,

ser-

vono delle enfatiche


e

e q.

Il t

reso in

generale con

come ha luogo

in sii-iaco,

come accade anche


;

nei vocaboli che l'arabo

ha

tolto

direttamente dalle lingue noi (^),

stre

per

il

fatto che

qualche volta

al

t corrisponde pure la semplice

sembra

(!)

Abbiamo gi veduto che az-Zohr parla

si

di

70 dotti riuniti per questo lavoro.


ti-a
i

Il

numero

di

70 non

a prendersi alla lettera, poich esso ha acquistato

musulmani un

significato

quasi

simbolico, su cui

pu veder

lo scritto dello

Stein s eh neider

nella Zcilschr. d. deutsch.

mor-

genl. Gesellsch. IV, 1850, p. 145 sgg.


(2)

Kitb al-Fihrist

p.

268.
la lezione precisa del testo tolemaico,

(3)

Di pi noi non conosciamo


ai

che

serv'i

di base o

al

supposto traduttore siro o


greco adoperato.
[*)

dotti d'

al-Ma"mn

certi

errori

potrebbero rimontare

al

manoscritto

P. es. Ot/ecr>;f

ms. senza punti);

= Yhards
le

(f. 4.3,v.;

ms.

,j^>yL^y,
:

X/?);pof
;

Xr;.;,u.

= Hilimt
si

(f.

32,r.; nel ras.

JjU_J.a.)

nel ms. ^_,.v-^a.^^).

Vi sono
quali

tre sole eccezioni

\h?

= Kiyus,

= Hbros = Dawhis JQ(aanx>) = Dorosqt,


(f.

32,r.:
(f.

nel
9,v.;

//nv^ts"

'

Iriax'

fnisqi (ms. (jJ->.*t^ol)

spiegano facilmente mediante

lo

scambio

di

con

che spesso

ha luogo
(')

nei mss. greci.

P. es.
;

TotiVcffo?

senza punti)

Ol^eviov

= Tundiys = Uksinton (ms.


(f.

32,r.;

nel ms. senza punti);

TouVk?

= Tnas

(f.

32, r.; nel ms.

senza punti).


far prevalore

22

Molto maggior peso ha


la
;

l'ipotesi d'iiua (itrivazione diretta dal greco.


la

il

fatto

che por esprimere


al

y greca,
I siri

al

lluwrizmi

adopera sempre

(-jayn) {'),

suomi che manca

siriaco.

trascrivono sempre la y greca col loro g (pronunij

ziato duro, non palatalo);


forestiere,

ma

la

.siriaca,

tanto delle parole indigene, quanto delle


ij\

sempre rappresentata dagli Arabi colla palatale


da escludersi.
;

quindi un testo siriaco

nel nostro
sostituita

caso sembra

Inoltro
il

il

ms. non

ci

d alcun esempio

di

da

/*,

o viceversa
A, x)

''

laddove

siriaco potrebbe facilmente dar luogo a con-

fusione fra

k (=^
testi

poich gi molto prima d'al-Mamiin gli Arabi sape-

van leggere

greci, e poich d'altra parte la geogratia o le carte di


cos'i

Tolomeo non
diretto

richiedono che cognizioni linguistiche elementarissime,


del testo colle carte greche

l'ipotesi dell'uso

mi sembra
il

preferibile a quella d'un tramite siriaco.


;

Stabilire l'anno preciso in cui

libro fu redatto impossibile

e forse

una sola

limitazione certa
l'Egitto, al
f.

si

pu

fare ai

20 anni

di regno

d'al-Ma'mn. Fra

le localit del-

3,v.

segnata Qiraan (nel ms.

^^\

villaggio di nessun conto del Sa'd,

che

geograti arabi, eccetto Yqiit (IV, 177), non ricordano neppure.

L'unico titolo

per cui al-Huwrizmi, oppure l'autore della carta al-ma'mniana, lo accolse fra tante
citt
lit
l;t

molto pi importanti, mi sembra essere lo scontro avvenuto presso quella locafra as-Sari

ben al-Hakam o Suleymn ben lib nel 201

eg.

(30 luglio

816

luglio 817); se la

mia

ipotesi giusta, la composizione del

K'db furai al-ard

non pu essere anteriore a questo anno, e neppure di molto posteriore, perch altrimenti il ricordo della scaramuccia di Qiman avrebbe perduto ogni importanza. Si pu

dunque ritenere che

la carta

al-ma'mniana
il

l'opera tosto ricavatane da al-Huwdell'egira

rizm siano state redatte fra

20l

il

210

(817-826

d. Cr.).

Sussidi per
Ed
tire

la critica

(1<>1

lesto.

ora possiamo esaminare

il

contenuto geogratoo del libro.

11

bene per avver-

ancora una volta che l'indole della scrittura araba e la mancanza molto frequente

dei punti diacritici nel ms., rendono incerta la lettura non solo dei

nomi

propri,

ma

anche delle
(nel ms.
(-.)

fra 4 >, 6 5, 7 j cifre. Gli scambi pi frequenti sono fra 3 ^ ed 8 ^ 0, (quand' unito ad altra cifra): fra 10 i sempre ^ che sarebbe 200) e o i (-L), quando siano uniti ad altra cifra; fra 80 e 100 . Per ristabilire
;
.'>

il

testo dei numeri, oltre al confronto tra

vari luoghi del libro ove lo stesso


i

nome
mezzi

ricorre,

ed oltre al confronto colle localit vicine, stanno a mia disposizione


:

seguenti

1.

Siccome al-Huwrizmi enumera

le

citt,

monti

ecc.

di

ciascun
ci

clima

zona secondo la loro progressiva distanza dal meridiano iniziale,


molti casi un elemento sicuro per determinare
{')
.Si

cos'i

fornisce in

le longitudini.

fa eccezione per '.laxijiovQyioy -^ .Vsriibirqiyn

(ms.

si

Bvovu un errore ncll'uriginaic greco; e per /np/i.f


(il

= Ganis,

Oy^)y'~^^)
che era una

<

"vo prubaliilmcute
entrata gi da

forni;i

lungo tempo nell'arabo

Fy}

>;

di

Taprobano

= Uan^Ss).

2.
(f)

23

Una

lista

di

sett.

1008

24

ag.

291 posizioni che l'astronomo Ibn Tnus, morto nel 309 eg. 1009) inser nel suo celebre ^ Libro della Gran Tavola Hal-kabr al-hnkim}), a pag. 133-1:^G del manoscritto della Bi-

kimita

{Kitb

a:-siij

blioteca di Leida (ms. or.

143; Catal.
suoi dati;

Ili,

88, nr. 1057)

(').

Ibn Tunus non indica

da che libro abbia


fonte
il

tolto

ma un

semplice
di questo,

confronto mostra che la sua


fatta eccezione per

.Kitb suraf al-ard, o

un derivato

10 paesi
(-),

dell'Egitto e per 41 villaggi sulla via da Ba'idd ad


i

el-Mednah ed alla

Mecca

quali non sono menzionati in al-Huwrizm, od inoltre per

20

altre localit prove-

nienti da altre tavole.


ripetute.
3.

Rimangono 220
92
citt che

indicazioni

comuni

alle

due opere; per 11 sono

Una
Il

lista

di

Ab

'1-fid'

estrasse dal

rasm al-ma'mur;
(^).

alle

quali vanno aggiunte


4.

23

altre posizioni

di

monti, fiumi e laghi

testo di Tolomeo, che

pu dar qualche aiuto nelle

cifre

sovra tutto col

fornire indicazioni sulla posizione relativa di localit vicine.


5.

Yqt

nel suo gran dizionario geografico cita


"

30 posizioni secondo

la

Ta-

vola Astronomica

{az-zUj) di

Ab 'Awn

Ishq ben 'Ali

{%

delle quali

27 sembrano

derivare da al-Huwrizm; le altre tre (Sin'r, Qinnasrn, Ral.ibah Mlik) non sono

menzionate nel Kilb

silrat

al-ard. Tuttavia nelle cifre che

Yqt
'Awn;

riporta v' talora


p. es.

qualche errore grossolano che impossibile attribuire ad

Ab

quando

a
si

Nasbn

assegnata la long, di 2730', ed a Singr quella di 300'. L'utilit che

ricava da questi

frammenti d'Ab 'Awn


(v.

dunque minima.

Ho

gi dovuto citare

nota

1,

pag. 14) un luogo d'al-Battn ove questi dice

(1)

E Lelewel,

Geogr.

t. I,

Cartes de gographes,

p.

165-177, iiubblic queste tavole secondo

una copia inesatta del ms.


gli errori della
si

di Leida,

ed a

p.

43-62 tent di ricostruire la carta di Ibn Ynus.


di molti

Ma

copia a sua disposizione, la

mancanza

geografi
si

orientali
il

che attualmente

posseggono, infine la sua ignoranza della lingua araba bau fatto

che

tentativo del Lelewel,

per quanto ingegnoso, in molti punti fallisse del tutto.


(2)

Delle localit costituenti questo itinerario non indicata la longitudine;

invece

si

hanno

Jp}j due colonne parallele di latitudini, come avverte una nota marginale (p. 135): " latitudini delle stazioni [sulla via] della Jlekkah ^-^ dS^ (sic) (1. ^^j^yii) ^^y^y^j anche in [a partire] da Bagdad, in due modi . Il medesimo itinerario, espresso in latitudini ed

uy

Mj^

^y^

miglia,

si

trova in

al-Hamdni, Geographie

der arabischen Halbinsel, herausg. von D. H. Miil-

ler. Leiden 1884-91, p. 183-185); le cifre di quest'ultimo,

meno alcune
Ynus.

lievissime differenze,

con-

cordano con quelle della seconda colonna


(3)

(a sinistra) d'ibn
all'

pili

vi

sarebbe quel passo relativo

isola di

Thule che fu soppresso nel testo arjbo

del lioinaud, e che sopra

ho

riferito

secondo

la traduzione latina del Reislie.


d'

Ma

le cifre

non

corri'1-fidiV

spondono

aifatto

con quelle (certo esatte) del ms.

al-Huwrizmi. Tre posizioni citate da

Ab

come
*

tolte dal

dare che nel

rasm (Fayd, ar-RohhaL', .\mid) mancano nel ms. di Strasburgo. Bisogna poi ricortesto d'Ab '1-fid' non si fa mai distinzione fra j- 8 e ^ 3, e neppure fra *^. 15 e
grado
fornire alcuna notizia precisa su questo autore
il

>

55.
(<)

Non sono

in

di

cui

nome non

trovo

in altro opere.

Al-Fargn, contemporaneo d'al-Huwrizmi, nel suo breve compendio d'astrimomia


et latine,

(Alfragani, Elementa astronomica arabico


le

cura

J.

Golii. Amstelodami 1669) enumera

citt principali d! ciascuno dei


in

7 climi (senza coordinate geografiche) citando quasi soltanto


]ier

nomi
assi-

che ricorrono

al-Huwrizm. Avremo occasione di trarre da questo fatto alcuna utilit


ni'i.

curare talvolta la lettura del nostro


zioni del

24

si

d'aver segnato le latitudini e le longitudini delle varie citt, basandosi sulle indica-

Kitdb

firal

al-ard

egli

per avverte che in questo libro

trovano errori

di latitudini
trovate.
si

longitudini, lasciando cos capirt? d'aver corretto molte delle indicazioni


le

Basta infatti considerare


il

tavolo d'al-Battrmi

(')

per convincersi
di

che egli

sforz di metter d'accordo

Klh xrat al-anl coH'opera


e

Tolomeo, dando spesso

decisamente la preferenza a quest'ultimo,

conservando talora nomi greci per localit

che pi non esistevano o che avean preso da lungo tempo una nuova denominazione
aralia.

La tavola

poi delle !>4 provincio od epareiiie tolta,


V'/T'/'^'si

come

dice lo stesso al-

Battnt, dalla Yf<^Y9"V'>"


rizm.

non ha nulla a che fare coU'opera dal-Huwe costituente

Sembrer strana questa preferenza accordata a Tolomeo


se

un vero

regresso; e la spiegazione ne va cercata,


si

non m'inganno,

nelle condizioni in cui


OiJU).

trov al-Battui (morto nel

317

eg.

14 febbr. 'J2y 2 febbr.

La

citt di

Harrn, dalla quale usciva la sua famiglia, non solo avea lottato vittoriosamente contro
il

cristianesimo
dh-l.ianp\

s"i

da meritare

il

titolo di
'
;

'E?.lrywr nhc,

o,

presso

Siri, di Jld[^n]-

thi

La

citt dei

pagani

ma

ancora nei primi secoli dell'egira man-

tenne viva la tradizione del paganesimo e della cultura ellenica, dando cosi origine

ad una potente scuola scientifica mista d'elementi greci ed aramaici, la quale visse
per un certo tempo quasi appartata ed esercit da ultimo una forte azione sulla cultura musulmana.

questa scuola apparteneva per lunghe tradizioni


sbi',

di

famiglia lo
desi-

stesso al-Battani, che anzi ricevette l'epiteto di

col

quale

musulmani

gnavano

gli ultimi seguaci del

paganesimo confinati ormai nel

territorio di

Harrn.

Una

traduzione della geografia di Tolomeo, migliore che quella eseguita o fatta ese-

guire da al-Kind, fu compiuta da Tbit ben Qorrah (m.

288

= 26

dee.

900

lo de-

cemb. 901), non solo quasi coetaneo d'al-Battni

ma come

questi appartenente per


di

origine e per tradizione scientifica alla scuola di Harrn.

L' influenza

Tbit ben

Qorrah pot quindi spingere pi del giusto


s

il

nostro astronomo verso Tolomeo, e far

che

le tavole
il

albateniane, troppo fedeli all'opera greca, ci dessero scarsi aiuti per

ristabilire

prospetto delle citt d'al-Huwrizmi.

VI.

Esame
,

del testo: IVAfricu.

Prima d'esaminare pi da vicino


il

l'opera d'al-Huwrizm,

necessario stabilire
;

quale sia

meridiano iniziale adoperato. L'autore non dice nulla in proposito


le

mail
paesi

confronto tra
situati

longitudini tolemaiche e quelle del Kiib Ritrai al-ard per

vicino alle rive dell'Atlantico,

non lascia dubbio che al-Huwrizm

si

serva

del meridiano tolemaico delle Isole Fortunate.

Kra necessario osservar questo, perch


le

Ab

'1-fid',

mentre dichiara (pag. 73) che tutte


.^aiiil

longitudini ricordate nei suo libro

parlano

min

al-bal.ir

ai-garbi

dal meridiano delle rive dell'Atlantico,

il

(')

l'ublilicate in arabe f francese, sccoikIm

il

ms. ik-H'Escurialo,

dalLclewel,

t.

IV, fipilo-

gue, pag. 64-93.

25

quale differisce di 10 gradi (ad E.) da quello delle Isole Eterne

puro d

le cifre

longitudinali d'al-ljinvrizm senza ridurle di 10 gradi.

spesso le cifro del

Kitb

mrat

ai-ani coincidono con quello di geografi ed astronomi posteriori, che dicono di


dall'Atlantico.

contare le longitudini dalle spiaggie


la storia

Questo fatto ha importanza per


di

della geografia araba, dimostrando,


il

al contrario

quanto

si

credette sin
in-

qui

('),

che

successore diretto del primo meridiano tolemaico delle

il

Beatorum
dal

sulae {MaxcQior vaui)


solo per.il

meridiano delle rive dell'Atlantico,


il

diverso

primo

nome;

che invece

meridiano delle fsole A7ere al-^az'ir

al-l.'lidt,

a 10 gradi Ovest delle sponde occidentali dell'Africa, un'invenzione di geografi arabi


posteriori
i

quali non avevano pi coscienza dell' identit del primo

meridiano occi-

dentale col primo meridiano tolemaico.

Ma

questa invenzione rimase sempre teorica,

senza conseguenze nel campo pratico.

L'Africa occidentale

una delle parti ove pi


(f.

si

sente l'imitazione di Tolomeo.

Nelle coste dell'Atlantico, che sono descritte

15,v.) a cominciar

dall'equatore,

accennata meglio che nel libro greco la curvatura africana, avendosi la serie seguente
di coordinate (-)
:

long. 20"0'

lat.

ono'
30' (ms.
j.)

long.

70'

lat.

12<'30'

17"0' (var. 5')


90'

OHS'
9045'
10"0'

1220'
\Q''0'

(sic)

8030' a cui se-

gue una grande sporgenza (qowrah)

17''0'

dopo di che ha luogo una insenatura triangolare (sbrah).


il

partire da questo punto

divario da

Tolomeo

piccolissimo e senza importanza,


(f.

come appare anche dal con5-G):

fronto delle foci dei fiumi

31,r.

31, v.; Ptol.

IV,

6,

Darados(3)
Fiydis, cio

9020'

1320'

Jqao^

ICO'
10"0' 10"0'
d^O'

IS'O'

Nahr al-hayyt
(^)

(fiume dei serpenti)

20''25'

'Ocpiorjg

20''0'

Hsayros
Sbos
('')

(5)

945'
QoQ'

21045'
25040'

XovadQiog

2l"40'
^^O'

2o^og

L'Africa settentrionale ha una miscela curiosa d'elementi tolemaici con elementi nuovi

musulmani;

geografi
la

d'al-Ma'mn pare non abbiano


loro situazione di Tangeri

tentato, od
,

almeno non siano


al-Qayrawn
e

riusciti a coordinare

CTangah)

Tunisi,

(')

Vedi

p. es.

Rcinaud,
i

Introd. generale, p.

CCXXXIV; Lelewcl,

t. I,

CarWs de Gogr.
(IV, G, 7) a ll"ii'

pag. 27.
(2)

In Tolomeo
lat.,

imiiti

iiii

orientali della eosta sono

Y v-nigo^oq At^ionlag

long.,

.5].5'
(3)

la foco del
f.

fiume

MuaaUtoXK

(iljid.)
il

a U0', 610'.

Ms. ^y>});

15,v.
Il

^'>i). Nella Uititiuline

ms. ha

^
u

^.
fiume dei serpenti

(')

Rottura nel ms.


greco.

nome Fiydis
15,v.

nel codice

fc

^^\z;

traduzione

del

nome
(')

Ms. ^^^->^yt.;

f.

^y^.^^.

(")

Ms. senza punti.


di

Classe

scienze mor.m.i ecc.

Memorik

Voi. II

Serie

.'>*,

parte 1*


mostrer
le

20

Un
confronto tra
il

Barqah, colle numerose altre dovute a Tolomeo.

greco e l'arabo

conseguenze strane di un tal fatto

(').

Tan>ah

(-)


Taraondqan
Nigr
(-) (I)

27

0/ioi()ox)
230'
170'

2330'
25''30'

180'

18"20'

NiyHQu
fonti:

2540'

1740'

Le

altre localit
^

provengono da

altre

Mura
(?),

1030',

15V

('),

Kos
d'

interna
(forse

al-wjfilah

50"0',
altri

12"30' C), 'Alwah


geograt)
,

('*),

Pazzn

Zajj;wah,

Gnah, yLLS"

la

Kiikii degli

Garmi

la

grande 340',

1930',

Garm

al-Habas

41"4o',

1940', Donqolah

(53"0' long.; una rottura del ms. impedisce di leggere la

latitudine), Bilq 55"25',

2P40'

C'),

^_^^

('),

e la

famosa Siiiilmsah 31"0', 21 "0'


(1.
;

{^). ('),

Al
e

f.

4,r.

sono menzionate ancora Tfihart, v_j^b


tutte localit del Salir'
Il

cu^^'J Tqdemt?),
pm-troppo
il
il

Targali

Katmah,

marocchino

ma

ms. ha lasciato in
il

bianco le cifre relative.

paese dei Boi;ah (f 2,v.)

fra

Nilo ed

Mar Rosso

(')

L^3-?^""'

'^

*" '^^-<'^-

(_5-*-'j>^' ^'^ '""a-

n<^l "is.

fi (28)

30';

la
f.

mia correzione
29,v.,

i confer-

mata

dall'ordine longitudinale progressivo delle localit, da


(2)

un passo del
:

ed infine da Tolomeo.

\j^;

f.

30,r.

^j^.

Al-Edrsl

I,

107 I^jo" (Jaubert


il

Taghiza); per la carta itineraria


la carta itineraria

nel ms. Asselin

ha 'j-:^ iXigini.
sicuri

notevole

fatto, sin qui

non osservato, che


nel testo
i

del 1 e 2 clima, contiene in Africa certi

nomi non ricordati

quali derivano da Tolomeo.


fine

Eccone alcuni esempi

che tolgo dalle riproduzioni della carta poste alla


i

del

1*

volume

d'al-Kdrs

e nel

volume del Lelewel;

nomi

fra parentesi

sono la trascrizione del Lelewel:

n^^Kdifttg; (Kakus), 1. ^j^ monte ^:~^)^ (Lurtis), 1. ^j,'.'~^^^\ ='AQovc<Xxt]g; monte e>i.ci; monte cjWj^ (Garitan), 1. ^;jiojU= rp^roj'; monte ..j^'-:^* (Kas), monte (Tsela) '^^ in Ibn lys, Badd'i' az-zoMr, 1. ^j^-JJ\="F.'kecfa.;; monte ^JjJ (Lunia, ^^^ d"al-Huwr.,

^^^

Cairo 1310,
pili

1. ^^^ Ai^vx o Ai^vtjs igt;. Tutti questi nomi si trovano in al-Huwrizm (vedi Troviamo pure il monte ^_j-..~-.^ (Dzerdzis), e la citt di |;^ (J/wra), che non hanno o^^jJ. forse corrispondente in Tulomeo, ma che figurano nel Kitdb Rrat al-ard colle forme ^jf questo possibili deduzioni da Sulle (f. l,v.). (f. ll,r.; al f. 31, v. ^^y'.y^y^. e ^-^--^^r^). e

p. 29j,

innanzi!.

U^

fatto e
(3)

da

altri

consimili,

si

veda la mia Conclusione

richiami

indicati nella nota

1,

pag.

.52.

Mura, come

dissi nella

nota precedente, ha riscontro solo nella carta itineraria di al-Edrsl,


27; Ksah

ove posta non lungi dalle rive dell'Atlantico.


(')

Probabilmente la Ksah o Ks d'al-Edris,


(389). Nelle tavole di

I,

d'Ab'lfid"
t.

(151 e 1.59)

e di

ad-Dimasq

al-Battni

(presso
a

Lelewel,
l'interna "

IV, piloyue, p. 69)


Il

s'incontra AXs^ljJl

o^3^'

he va letta

iJ^WI J^^
Ksin,

Es

50"0', 12''0'.

Lelewel

credeva a torto di dover leggere

^_j.^^

per scoprirvi un

supposto

ebraismo (k-siyyim

Etiopi, da ks che nella Bibbia indica forse l'Etiopia).


(^)

Su 'Alwah vedi al-Ya'qbl


Sopra un'isola del Nilo a

335-33(1,

Ibn

al-Faqih

78 (che scrive 'Aiwa),

al-Edrs
I,

I,

33 (ove per errore Galwah).


(6)

S. di

Aswn; vedi al-Ya'qb 334; al-Edrs


cifre.

27,33,34,

36, 37;

Yqt
p.

I,

710.

I.

Y. ha Blq (sic) colle stesse cifre d'al-Huwrizm.


610', 2145'.

C) FoL
(t.

2,v. colle cifre

I,

Cartes,

59, nota 147) crede, e


si
il

Ibu Y'nus ha ^y^ colle stesse mi sembra con ragione, che si tratti di
la posizione tolemaica
si
f.

Il

Lelewel

lUargii (Ptol. IV, 7,

15: 610', 2040'), per la quale


colle localit vicine. In tal caso

mantenne

invece di metterla in armonia

nome

leggerebbe
32,v.

v_5;-a Fisr.
I.

Sembrano

far parte del de-

serto libico
(f. 3,r.:

c^}}^
Su

{f.

3,r.:

5000', 28''0';

^35^=;

Y.

^y.^U

eolle stesse cifre), e U=J.;lj

520', 27"'30';

I.

Y. Uu^L colle stesse cifre).


(25

(8)

Citt fondata nel 140 eg.


di essa vedi

Maggio 75713 Maggio 758)

corrispondente

all'odierna

oasi di Tfillt.

specialmente al-Bekrl (Description de VAfrique scptentrionale par

Ahou Obeid el-Bekri,


e G.

texte arabe publi par le Baron


d. (ics.
f.

De Slane.

Alger 1857,

p.

148-152),

Kohlfs,
{^)

Sifiihndsa iind T<l/lcU (Zcitschr.

Erdk. zu Berlin,

voi. XII, 1877. p. 335-346).

Nel ms. <>*^. Era a due giornate da Sigilmsah,


cit.

e col crescere di quest'ultima fu

abban-

donata (al-BekrJ, op.

p. 148).


rapprosoiitato da

28
la

miniera
di

Madia
.la
(').

az-zuinuinid

smeraldo

io',

21"5."',

Ma'din ad-ilahab

miniera d'oro

.")7"5'.

21"4r)',

dne

luo<,'hi

che gli scrittori

arabi ricordano spesso

Le sponde

africane dcV
di

Oceano Indiano
lo radi

(al-l)ahr

al-alidar

il
i

Mar Verde
f.

ebbero pure diminuita


il

circa

la loro lon<?itu(line.

Secondo

17,v. e lH,r.
si

Mar Verde
()1)"30',
t"0'.

si

stacca dal

Mare

d'al-Qol/.um

(Mar Rosso) a 64"4u',

10"20',
f.

dirige

a G^^SO', hbb'
a

(sic),
e,

poi tocca una citt

anonima

la cui posizione al

l,v. fissata

girata una

qowrah

o grossa sporgenza rotonda,

bagna Medinat

at-

Tib

Fann giungendo a 72"3o',


le

4"2u'.

Seguono

seguenti posizioni a

Sud

dell'equatore:

6620'

0''20'

S.


tino alla nostra Sus.

29

(f.

Anche

la

posizione di Adulis o Adiile

l,v.;

Ptol. IV, 7, 8)

fu molto migliorata:

Aduli

(I)

58"30'

Vo-O'

'ASovh^

GT^O'

IIHO'

Il

sistema oro-fd/'ogra/co

africano in

massima parte tolemaico.


(-');

Certi

nomi

del ms. non hanno riscontro sicuro nel testo greco

ma

la

maggior parte corrispon(f.

dono nel nome

nelle cifre ai dati di Tolomeo.


0,

Sud dell'equatore

9,v.) sono

monti seguenti (Ptol. IV,

6)

,.., Dawhis (3)


Inesqi
(^)

830'

0''50'

S.

jgg^,
I

^_,

Javxn
Ivea^c

,..,,

15"0

8"2o

., Q S.

25o0

j
(

3^^^,
Q70A'

^^^^^,
(iof)'

13"0

S.

g_

Brdln
I

^^^,
(

y^,

5^J,rov
j )
^

45''0'

CO'
12<'3(j'

S. S.

, , , Gehel al-qamar

1130' S. ^^.^, ^^^3^, g


46''30'

^ , le^vr,, ago,
,

470'

g^^, ^^030' S.

L'identitcazione dei monti


nell'Africa a S. dell' equatore,

^yxb,

^jU_<*o.., ^M=r" ed

:^J-:^-JU

quali sono

mi

riesce impossibile.
i

N. dell'equatore

facile riconoscere

monti
il

Kdqag
e

Qfas (ms. ^-^li),

il

Oulcc

Tal, V'AQovcXTrjc Arwalts (ms. ^,x^l^y),

rap/SaTor Grbaton, Y " Eltq ug Eidas


;

(ms. senza punti),

At^vx

oq,

Libiy (ms. US' J)


il

nel

IH" clima V'Arkag


^J,^

Atlas al-kabir,

il

Jovqov Durdn,

Muf^ov^akov

(ms.

itieiCov

^:s-o,

che leggo

^yJj^),
il

Kiva^u Qnab (ms. Lu-o), il (pqovQuiaov Fm-raTgn raqnQ Garas (ms. ^f\) ecc. BiQiv Birn (ms. ^,jA,
il
'\\

(ms.

^^.^),

L' idrografia mostra maggiore indipendenza da Tolomeo. Il fiume


rados, Darats) {^)

Jd^nog (Da-

cresce d'importanza ricevendo un numero notevole d'attiueuti; tra

questi ultimi un fiume anonimo (corrispondente senza dubbio al NCyeig, IV, 6, 14),
il

quale nasce a 240', 20"30', bagna la citt di Nigr (vedi nota 2, pag. 27) e ragil

giunge

Darados a 26020'

long.,
al
f.

18^20'
30.r.;

lat.

notevole l'esistenza d'un lungo

fiume anonimo, cos descritto


1.

Nasce

a 42'^30' (var. 44"30'), (vedi sopra)

1P40',
taglia

si
il

dirige a 3930',

16"40', tocca la citt di Garra la grande


(")

monte ^^[s.^^

alla long,

di 31"0'

ed alla medesima long, traversa pure uu

(')

Nel ms.

la lat. , por
il

gradi, ^..

La

lettura

-s

autorizzata

anche dal

fatto

che Adil

compresa nel
(^)

1 clima,

quale giunge solo fino a 16''27' N.


in
'^''-''

(3)

Per alcuni esempi che ricorrono anche Leggo ^j^-..^^>; il ms. ha c^'-^^'^)^lo
])iii

al-Edrsi
centro.

vedi pag. 27, nota

2.

"'onti al-Huwrizm indica le coordinate di cia-

scuna estremit; Tolomeo indica per


()

solo

il

Leggo
Al
f.

,_yii-\;

il
f-

ms. (,y>--'^'ir),v,
f.

(5)

31

,r.

^>});
si

^^5;; f
nel

29,v. tre volte

^^)>.

Cf. sopra.

(0)

Lo

stesso
6,

legge al

ll,r.

catalogo

dei

monti;

sembra identico -M' OvaQyaXd

di

Tolomeo IV,

10.

30

mare a SPSO'
45''30',
si

iiu

monto

giallo; poi tocca al-Qayrawrin alla long, di 31 0' e sbocca in


lai.

long. 32"40'

39"40',

1640'

riceve un altluente che

forma a

210'

per

l'unione di due fiumi provenienti ciascuno da una delle due bol.iayrt


(cio lagune delle testuggini) (').
-.

^ as-sall.iir

Di queste

la

prima trovasi a
si

4r)"0',

22"20',
la

la seconda a 4(>"2o' (var. 3u'), 22"U'

Se non m'inganno,

avrebbe qui
che
si

pi

antica rappresentazione di quell'intricato

sistema di wd del SahiS',

forma
di

negli altopiani di '.iaqqar (o Hoqqfir) e di Tassili,

e che scorre a N. col

nome

wd Yar'ar sino a raggiunger quasi

lo sott

liei

'.ir.

La complicata

idrografia del

bacino degli sott algerini e tunisini pu spiegare l'orrore degli Arabi antichi di far

giunger quel lungo letto d'acqua sino ad al-Qayrawn.


Il

corso superiore del Nilo corrisponde nei suoi tratti

essenziali

all'idea
i

tole-

maica
grafi

per ha gi ricevuto quei maggiori particolari che sono rimasti in tutti


^

geo-

arabi posteriori. Dal gebel al-qamar

monte della Luna


i

"

alle rispettive lon-

gitudini di 48, 49, 50, 51, 52,

nascono 5 fiumi,

quali terminano in un solo


il

lago (balil.iah) circolare, del diametro di 5 gradi, avente


dagli stessi monti della Luna,

centro a 500', 70' Sud;

alle longitudini 5520', 56"2o', 57^30', 5820', 59"20',


tutti in

nascono

altri

5 fiumi che terminano

un secondo lago

circolare,

del diametro

di 5 gradi, col centro a 570',

7"0' Sud.
(il

Da

ciascuno dei due laghi escono 4 fiumi,


dei geografi posteriori) situato a 2"0'

e tutti otto sboccano in


N., dal quale esce

un terzo lago
il

Kr

un

solo fiume:

Nilo.

Esso prosegue oltre Donqolah con vario

curvatm-e oscillanti fra 500' e 59''20' e che troppo

lungo
(il

sarebbe
Cairo)
si

il

riferire

qui;

raggiunge Aswn
canali, che
di

(-).

percorre l'Egitto, e poco dopo Misr


il

divide in 7 hal

raggiungono
11

mare

fra

5130' long, (ramo d'Alessandria) e 5430' (ramo

Damietta).

ramo

di

Alessandria d origine ad altri rami secondari.

Degli altluenti del Nilo ricordato uno solo,

che corrisponde

all'

'Aatarrorc di
(f.

Tolomeo ed
i.

al

Balir al-azraq od

Abi dei moderni; esso


che
si

cos descritto

29,v.):

Lago rotondo,

situato sull'equatore,
(^)

scarica
il

nel Nilo presso

la citt della

i >

Nubia. Questo lago

ha

il

diametro di 3 gradi;
si

suo centro posto a 62''U' long.

Alla long, di 6130' ne esce un fiume che


IV,
7,

getta nel Nilo a 530', 16"20' (Ptol.

22; 01"0',

12''0'),

toccando

il

limite del 1 clima.

La

confluenza

dei

due

fiumi ha luogo sopra la citt della


\1 Eijillo
la parte dell'Africa

Nubia (madnat an-Nbah,

cio Donqolah) '.


clie

meglio conosciuta da al-Huwrizm,

ne enu-

mera

4(J

localit (49 colle ripetizioni di Esn,

Erment ed Etf)

coi loro

nomi arabi

e con moltissima indipendenza dal geografo greco.

notevole che per qualche citt

abbiamo due

serie parallele di longitudini,

p. es.:

Dals

(^)
j

2755' (ms.
f;J^?'
j

^)

(')

Traduzione del crecd .VtAuWdff A(>i (IV,

C,

13:

J90',

20"0').

()
(>)

A
T.

.5r>"0',

2j:J0'; cos\
il

pure

I.

Y. e rasm in

Aboulf.

112.

Cfr. it./Vij 63<>0', 23''50'.


ii^i-ij

Evidentemente

nostro lago .Sana; in


15').

Tolomeo

(IV, 7, 2) K'oidi;

690', 00'.

M)

Y. r,l20', 27"55' (o

>

al-Fayyum
(')
j

81

KQoxoeawv Tthg
61''20'

^|[j^'

2800'
|

27''20'

ManfO
I

54040'

^^^^'
i

^^'"f'^
'HXlov rtXig

^^^'^'

^^'^^'

'Ayu Sams(-')
(

o4"4o

.,

,.,
)

b0"4'

C2'>30'

30n0'

Si v.ede subito che le

prime

cifre longitudinali

sono tolemaiche, e le seconde do-

vute ad al-Huwrizm e da accettarsi. Ecco infatti alcune citt marittime scelte da

me

a caso:
31'
540'
()
('')

al-Iskanderiyyah

(^)

51''20'

Tinns

(^)

3140'
31''30'

Rasd

()

52"40'

3340'

al-Faram
al-Qolzum

54"40' 56O30'

Dimyt

C*)

58n5'
di lasciare

3125'

28"2(y

Prima

l'

Egitto credo bene


:

di indicar

alcuni

luoghi

sconosciuti

od

assai poco noti ai geografi posteriori


f.

2,v.

oL<-"

54''50',

23''0'

(ms.

J,
p.

la correzione

confermata dal fatto

che la citt

nel II" cUma).

Al-Ya'qb

334,
di

1.

4 nomina appunto una o'


(v.

sulla rifa occidentale del Nilo, poco a


f. f.
f.

Nord

Aswan

pag. 30, nota 2).

3,v. Uyi 55M0', 270'.


3,r.
l^^..vwJ^I

540', 27''40'.

I.

Y. l^^-^^l colle stesse

cifre.

4,v.

UiU^
l^J^Ls

sul mare, o220', 3540'.

Y.

I.

Y.

UoU^

colle stesse cifre.


I.

f.

4,v.

sul mare, b3' (0

15';

ms.

^)

354(y.

Y. y.li 53 (ms.

*j

J) 55', 3540'.
f.

4,v.
II,

(p.

U^>
1.

sul mare, 5350',

dlHO'.

Yqut,

711, ed al-Maqriz (Kiib

U> 53" (ms. ^) 50', al-maw'i? wa 'I-i' libar. Blq


I.

32040'

(sic).

1270/1854,

voi. I,

p. 73,

31) nominano Uoj> come un'antica localit del Basso Egitto. Seguendo
il

questi due autori

De Goeje mut

in

i^}

(Ds) la

<-o^

del

ms. di

Qodmah

247,

1.

13).

(1)
(2) (3)
()

Rasm Rasm Rasm Rasm


Ms.,

(5)

Aboulf. 114: .S^"!.?', 28''0'; I. Y. ePSS' (o 15'), 28''0'. Aboulf. IIG, ed Ab 'A wn (s. v. Mi?r) 5440', 29>>15'; I. T. 61''4.5', 29015' (o in Aboulf. 118: 6150' (colla var. 544'), 30!'; I. Y. Bl-SO', 30''4'. in Aboulf. 112 ha le stesse cifre; I. Y. nella lat. lejrge 310'. rasm in Aboulf. 116, I. Y. hanno le stesse cifre; la latitudine in tutti tre
in

in

.VV).

88''40'.

La

correzione evidente per se stessa, ed anche perch la citt posta nel

IV

clima.

()

Ms.,

rasm

in

Aboulf.

116, ed
in

I.

Y. hanno

le

stesse cifre (long. <*J J).


I.

P) Medesime
(') I. (')

cifre nel
cifre.

rasm

Aboulf.
Kosso.

118, ed in

Y.

Y. stesse

Clysma degli

antichi, sul

Mar

Rasm

in

Aboulf.

116, e

I.

Y. stesse

cifre.

32

VII.

Asia occidentale e centrale.


Le
lotte continue fra

Hrn

ar-llasd e

l'

imporo bizantino avevano

ot'erto

pi

volte occasione agli Arabi d'invader l'Asia minore, e cosi acquistare mia ma{,'jrior co-

noscenza dei luoghi; sappiamo infatti che nel 181

(5

Marzo

7'J7

21

Febbr. 798)
(')

'Abd al-Malik ben

^lil.i

avea condotto

le

sue truppe sino ad Anqirah

ed all'El-

lesponto, e che nell'anno seguente 'Abd ar-llahman ben

'Abd al-Malik s'era spinto

combattendo sino ad Efeso


mentare
le

(-).

Gli stessi prigionieri di guerra contribuivano ad au-

conoscenze arabe suir.4s/a Minore bench in


la
;

modo

certo non scientifico.

Al-Huwri/.mi oper anche per questa regione


piuta sulle rive africane del Mediterraneo orientale
7,r.

riforma delle longitudini comf.

alcuni esempi tolti dal

6,r.

del ms. lo provano a sufficienza:

Iliyn


Siccome poi
risce e

33

sul Mediterraneo,

la costa meridionale dell'Asia minore,

non

diffe-

molto
lat.,
i

in latitudine

dalle cifre tolemaiche, mantenendosi

sempre a circa

35''40'

St'^'O'

ne segue una eccessiva grandezza latitudinale della penisola.


(f.

Tra

monti
s.

14,r.)

il

facile riconoscere l'dis (ms.

senza punti;

"/J;),

il

Si-

flos (ms.
i

p.;

^Ltvhig),

Ddmos {ms.^^^^>;
4240'
42"20'

./h'itoi); invece

rimangono oscuri

seguenti

c>r^
l,-..o_^ {')

SS'-SO'
tO''20'

55050'
62''50'

41''0'

44''40'

^jr^>.^\

(-)

60020'

43020'

69040'

41030'

meli' Armenia

una

serie di localit estranee a

Tolomeo

rivela

nuovi studi arabi:

Qliqal, Hilt, Arzan, Arss

(=

Args), Bagunays, Gorzn,

Nasaw, Berda'ah, Bb

al-Abwb (== Derbend).

Una
sojiotamia

rifusione completa della geografia greca ebbe luogo nella Siria, nella
e

MeTo-

nella Persia, tanto che difBcile scorgervi a

prima vista tracce


localit,

di

lomeo.

Il

materiale copioso;
('),

poich la Siria ci offre

36

la

Mesopotamia
48,

(al-Gazirah ed al-'Irq) 23

la Persia (intesa nei suoi limiti politici attuali)

non contando lo molte


'1-fid'
il

cifre

relative alle coste, ai

monti

(')

ed ai mari. Siccome

Ab

ha conservato parecchie indicazioni del rasm su questi paesi, delle quali gi Lelewel pot trar profitto, cos non occorre che mi fermi a lungo sull'argomento;

tanto pi che dovrei entrare in lunghe discussioni sulle latitudini di parecchie citt

34o e 37o della Sria fra

lat.,

per le quali

il

ms. di Strasburgo contiene alcuni errori


>

dovuti allo scambio facilissimo nella scrittura araba del

(4) col

(5) e col ^ (6).

difficile

comprendere

il

motivo

dell'

esagerata

inclinazione
si

della
es.,

costa

della

Siria, ancor maggiore di quella stabilita


dini di alcune citt marittime:

da Tolomeo;

vedano, p.

le longitu-

'Asqaln


E
poi
si

34

(f.

questa longitudine di
ritorna ad

61''0' si

mantiene sino alla latitudine di 35''20'


quella di

16,r.);

una posiziono normale, come


8"0'
;{6"5' (ms.

Tarso:

Tarass

do)

Tagac

i;7"40' SG^SO'

In Persia, per influenza di Tolomeo, la costa meridionale portata circa 2 gradi


troppo a Nord, bench verso
le foci

dell'Eufrate

si

ristabiliscano le giuste proporzioni;

abbiamo

infatti

le

seguenti citt marittimo da 0. ad E. ('):

al-Hasrah


IS'O'C);
13"0'
(').

a 71"0',
12<>30' (-),

la capitale

dello

Hadraraawt (Sibm)
anormale
7,

'Aden a

G-'O',
cxgee,

tolta COSI la sporgenza

del promontorio Syagros

{2iaYQog

ora Ka's al-Fartak)

che in Tolomeo VI,

lU

si

avanzava

tino
il

a 9(ru',

14"0'.

de-

Invece una rientranza regolare,

ma

eccessiva,

che raggiunge

suo massimo presso


(si confronti la

Goddah

o Giddah, rende deforme la costa arabica del

mar Rosso

scrizione gi data della costa africana):

^^1
Mara

(')

sul

mare
{^)
(f.

S'^O'

(ms. (ms.

del

Yemen
sul

sul

mare

63'>0'

punto della costa

19,r.)

GS-O' (ms.

^) ^) ^)

12''15'

1515'
180'

Goddah

()

mare

eS^SO'
64''20'

2P45'
24''0'

al-Gr sul mare

punto della costa

(f.

19,v.)

630'

260'
2800'
28''20'

Madyan

(")

s.

m.

6120'
56<>30'

al-Qolzum (Egitto)

Ben coordinate con Goddah, al-Gr

Madyan sono

le

2 citt sante

Mekkah
'Bell'Asia

GToQ'

210'

al-Mednah

G.5''20'

25"0'

Centrale le regioni corrispondenti


le localit

al

Turkestan

russo

mostrano una

nuova elaborazione, bench

ad E. di

Merw

siano portate troppo a S.

La
{^).

posizione di Ballj a N. di Samarcanda ripete lo strano errore

commesso da Tolomeo

Mirbt; vedi Glaser, Skizze der Geschichte und Geographie Arabiens bis zum Prophelen

Muham-

mad. Berlin 1890, (') Le stesse


(*)
(3)

voi. II, p. 181.

cifre nel

rasm

in
I.

Aboulf.
I.

96, ed in

I.

Y.

Rasm Rasm

in in

Aboulf. Aboulf.
nel

96, ed

Y. hanno le stesse

cifre.

92, stesse cifre;

Y. nella long. GS^SO'.

(*)

Ignoro che cosa

sia. I.

Y. colle stesse cifre (long, senza punti) ha ^j^^^:


>i.

al-Battn
nomina nel
non ha nulla

citt di

,_y^\

Yemen,

TS'O', 12''55'

Al-Fargu

(cfr. p. 23,

nota

4),

pai;. 36,

I" clima in Arabia

una

citt di cr^*^'! che


il

evidentemente sta per

la nostra ^^J>-J1, o

a che fare,

come vorrebbe

Golio, colla al-Qayn che trovasi presso 'Aitar,

cio ai confini tra el-

Yemen ed al-Higz. Johannes Hispalensis, che nel XII sec. tradusse in latino al-Fargn, deve aver letto ^:,r:^^ perch al posto corrispondente della sua versione (Norimbergae 1537, fol. 9,r.) si legge

Fons

n.

(5)

la

Mcqic fxrjTQno'Ms, che per in

Tolomeo

(VI, 7, 37: 76"0', 1820')

una

citt di terra,
p.

cos che viene identificata dallo

Sprenger
Mara

(Alte Geographie Arabiens.

Bern 1875,
:

1571

con

Sa'dah a N. di San''.
la ricorda colla

I.

Y. ha

colle stesse cifre d'

al-Huwrizmi (senza punti)


(t.

al-BattnJ
"

forma erronea, non compresa dal

Lelewel
p. 36,

IV, pilogue, p. 87), di

^fo

del Yemen,
('')

730', 15''15'
in

Anche al-Fargn,
le stesso
cifre.

pone Mara

fra le citt arabe del 1 clima.

Rasm
Il

C)

ms.,

Aboulf. 92 ha rasm in Aboulf.

86, e

I.

Y. leggono nella lat. 290'.


lat.,

Ma

la descrizione del
la

Mar

Eosso

(f.

19,v.),

nessun punto del quale supera 28"20'

sembra render necessaria

mia

corre-

zione. Cfr. Ptol. VI, 7, 27.


(8)

MaJulfxa 680', 28n5'.


9)

Bttxtqa ^aaOieiov (VI, 11,

116''0'.

H0';

MuQaxdva

(VI, 11, 9) 112''0', SS^IS'.


Saralis
83''20'

30

Hojrendah
Citt dei
92''30' 37<>10'
45<'0'

380'

llerw
Mt'rwaiTiVl

84O20'
S.^'u'

3835'
38"50'

Hazar

t)3"0'

IJaiikit (')

94"3u'

38"3U' 37"40' 39"35'


395U'

Aininvah
Ihihi
Balli

854'
872U' 8835' 8930'

37"40' 37"50'
38''40'
37''30' 3(5"40'
42''10'

Hasilkat

(-')

96"30'
(^)

Turiabend
Isbi-ib

9G"30'

9810'

Saiuarqand
Osriisanah

at-Tarz

100"3u'
(<)

4024'
44''0'

gplO'
91"50'

Nawfikat

10400'

Huwrizm
Molto importauto
(e

il

fatto che

al-Huwrizm conosce
anticiii

il

lago d'Arai, nel quale


fol.

non nel mar Caspio)


il

si

versano

gli

Oxus

Jaxartes (). Al

42,r.

leg-

giamo che
si

Nahr

IJalh

fiume di Balh

{'i^i^oc dei

Greci,

Am
si

dary dei moderni)

getta a 88"0', 39020' (var. 30') in un lago (batil.iah) che

estende da 86030' a

90"0' long.
tico col
>i

Al

f.

42,v. detto che.un gran fiume, la cui descrizione lo mostra iden-

la^c'tQii^c dei

Greci e col Sir dary dei moderni,

90"5',

41030' termina

nel lago del fiume

IJallj ".

L'idrografia complicata, ed ancor oggi poco nota, della Persia orientale pare abbia
fatto nascer

un curioso equivoco. Al

f.

42, r.

si
si

parla d'un fiume


dirige

il

quale a 9r'30',

3y"4o' esce dal fiume di Balh (Ami'i darv),


92'>30', 37"40',

tagliando

un lungo monte a

passa fra Osrsanah e Hoi:endah, scorre non lungi da al-Mul.iamma-

diyyah

(f.

5,v.:

OCO', 31''45')

da Kirmn
il

(f.

3,v.:

gOoC,

30''0')

sbocca in mare

a 87''30' (ms.

^), 27"0', ossia presso

golfo Persico. Tale stranezza

mi

fa

sup-

(')

Seguo

l'ortografia prescritta

da

Yaqt

(il

ms.

^^:^^;

I.

Y.

vJ^Lo

p.l35', 38'>30');

per
cfr.

.sarebbe metrlio leggere tutte queste desinenze


/(eit. d. (eutsch.

kat

(neir.\vest Aat

= casa, ncupcrs.

J^

Jsi';

morgenl. Geselhch. XXXIII, 1879, 154).

Banakit

molto probabilmente forma

secondaria di Binkat, la capitale del territorio as-Ss, corrispondente alla moderna T.kend (.ii9iiog
nilQyoi di
(')

Tolomeo VI,
I.

13, 2: ISSoQ', 43">0').

Cosi anche

Y. (vlUS'U-^ colle cifre 98''34', 3703O');

gli

altri

geografi
del

hanno Ahsikat
Horsn
e del

(nella prov. di Fergnah).

Lo scambio

di

a con

l si

verifica in parecchi luoghi

Turkestan;

p. es.

Hasasak (Ibn

Hurda.lbch
cfr.
I.

173) ed Ahslsak (al-Ist.ahri 298), Bwcrd ed Abl-

werd, ^V<gird e AVi^gird, Nawakat e NawSkat.

ins.
(f.

La
si

lat.

nel ms. .36''40', per errore del copista

che scrisse
(')

invece di

(jJ)

Y.

In causa d'una rottura del foglio, nel

legge solo la
ove
il

>>

finale. Il

nome

di

Turarabend
(cfr.

(con e senza articolo), noto ad al-Huwrizmt


pag. 23, nota
(per la long.
4), p.
cfr.

27,r.,

ms. ha J-onU>);
I.

al-Farni

38

lo

conosce pure (nell'ediz. Joyiy.);

ed

Y. ha

Jojj\^\

9810', 39-35'

le

cifre di Hassak).

Credo dunque
322.

giu.stifieato

abbastanza
G,

(I,

La
34,

localit ricorre poi in


1.

Ibn-al-Faqh
I.

nl-Muqaddasi

il nome che supplisco. Ibn Rosteh 98; Yaqt

4 e 23) la

corrompe come

Y. in ''ijoj^\jL.

CUSy 104''0', 4200'. - Al-Farg&nl 38 Ibn Hurdadbeh 29, Qodmah20r., Ibn Rosteh98,
(*) 1.

Y.

ed al-EdrisS

II,

218 scrivono JUJ-ly;


t.

at-

Tabari
2).

(zinna/, ser. II.

III. p.

1593)

hanno .^^Iv;
II, 207-8,
(')
il

al-Muqaddas1

204 \l^-^.yi

(cfr.

pag. 30, nota


e 404,

265, al-I?tahrl 331, 333, 344,

.^IS,

Ibn Hawqal 386


I.

al-Muqaddasi 49 e Ibn al-Faqih 327 ed al-Edrsi


Invece
e Banakit.

leggono

J^^
fa

(o

CUSyi) come

Y.; cfr. le

due forme parallele Binkat

una conferma

di pi,

bench non ve ne fosse bisogno, delle conclusioni a cui era giunto

de Goejc, Pas

alte lieti des O.rus,

Am-Darja. Leiden 1875.


(cfr.

Anche

la

nuova edizione

di

Ibn Hurdadbeh 173

sboccare l'Oxus nel lago d'Arai

Da$

alle lieti, p. 8).


vicine dell'

37

porre che la carta dei geografi d'al-Ma'mn avesse riunito le sorgenti d'uno fra
butarli meridionali di'll'Amii daryfi (probabilmente
il

tri-

(iume

di

Qiinduz)
e

con

quelle

Hindmcnd
di

Hilmeud
il

alHiiento della palude

Hmiui,
si

che da quest" ul-

tima avesse fatto uscire


di

fiume che passa per Bampi- e


11
-

getta in

mare

allo stretto

Hormz ad

10.

Render 'Abbs.

monte lungo

attraversato, corrisponde dun-

que alle catene del Kh-i-bb

e del

HiuJiikus.

Vili.

Asia orientale.

noto che Tolomeo allunga le coste della


errore,

Gedrosia 10 gradi pi del vero.


:

11

medesimo

diminuito di 2 gradi, appare anche in al-Huwrizm

Armzah
foce 0.

90''B0'

220' 2000'

"AQi.iovCa
foce 0. dell'Indo

94''30'

22''0'

deirindo

104015'

11020'

19<>50'

- /\r

Lungo questa
Daybol
ed infine ^rr^l
Neil' interno

costa,

che per gli Arabi fa gi parte del Sind,


(')

incontransi

ad-

92''0, 24''20',
(')

an-Niin

92''20', 23"30',

Armbl

(^) 92''15' (o 55'), 22''45',

a lOo^SO', 200' presso la foce del


:

ramo pi occidentale

dell'Indo.

possiamo notare

Kabul
Farsis

(^) (^)

lOOoO'
103<'0'

330'
2500'

'Ogrunava
nagaC?
Kovvi
'Akf^dvQsia'AQaxtaiag

IIS^O'

3b''0'

10680' 23''30'
1100'
27'>0'

QimiPC')
al-Qandahr

104n0'
11U"0'

2445'

SCO'

IW'

31''20'

Si vede subito che

Kabul ha una

posizione conforme alle nuove cognizioni arabe


;

e coordinata colle localit della

Persia e del Turkestan

invece Farsis, Qn ed al-

Qaudahr sono rampolli


Il
fol.

diretti di

Tolomeo.

corso dell' /rfo

37,r.-38,r. ci

(0 conserva le linee generali che aveva nella carta greca. I danno su ci molte indicazioni, di cui lo principali sono: L'Indo
ed
e 31,v.,

(')

Il

ms. qui

(f. 3,r.)

ai

ff.

19,r.

non

lia

punti diacritici,

(ili

autori arabi sono in-

certi tra la

forma an-Nirii

(Yaqt

IV, S5(>

j^y^) ed

alBiriin; la prima per sembra la miiiliiire.


its

Vedi H. M.

E Ilio t, The

history of India as told by

own
le

historians.

London 18G7-77,

voi.

I,

pag. 396 seg.


(2)

Il

ms. senza punti. Anche qui v' incertezza tra


preferirsi
si

forme Armbil ed Arm'l;

la

prima

sembra da
(^)
(*)

(Elliot,
il

I,

394
f.

sgg.).
19,r.

Cos

legge

nome

ai

e 37,v.; qui

(f. 3,r.)

il

ms. non ha punti.

La
Il Il

lettura della lat. incerta in causa d'una rottura del foglio.

{^)

ms. senza punti.


ms. \S^- Se la mia ipotesi e leggere 107''10', 27"-15'.
fc

C)

giusta,

si

dovr porre nella

lat.

long,

un

(j)

in

luogo del
(")

> 4,

In arabo Mihrn, che

mi sembra

tulto dal persiano (mih-rau

= gran

corrente).

nasce a 126''30'. 36"10',


si

38

il

abbassa rapidamente verso


31"3o'.
parec(;lii

Sud toccando

125''30', 3220',

scorre verso Ovest tino a 119-0',

donde passa a lll'l', 260'; a 107-0',


rami, e sbocca in mare per
e
1,

23-30' comincia a suddividersi


cipali,

in

foci

prin-

poste tutte alla latitudine di -Jicu', e comprese fra li>-l15'


le

luO'iO' long.
20), o lo foci

Secondo Tolomeo,
8i

sorgenti dell'Indo sono a 125-0', 37'0' (VII,


lat.

schierano fra 110-20' e 113-30' long.; e 19-50' e 20-15'

Pi

sensibili sono lo moditicazioni nel corso del

Gange (Gangis,

f.

38,r. e 38,v.)

che prende una direzione troppo longitudinale:


39-0' 31-0'
37-0'

Sorgente:

135-0'

(Ptol. VII, 1, 29)


(

136-0'

135-30'

136-10'
142-0'

31-30'
28-0' 22-0'

140-10'
139-0'
foce 0.: foce E.:

27-30'
22-0'

(Ptol. VII, 1, 30)

'

(
,

146U'

135-20'
139-0'

17-45'

j \

144-30'

18-15' 18-15'

18-40'

'

'

''

148-30'

Per

gli altri fiumi dell'

India non

si

ha differenza notevole dalle

cifre di Tolo;

meo, fatta eccezione della diminuzione costante di 6-8 gradi nella longitudine
i

quindi
s. p.;

fiumi costieri,

come

il

Sln (ms.

s. p.

2wX[\ ora Vaipiu),

il

Hbros (ms.
s. p.; il

Xu^^Qoc, ora Kvori),


ora Krisija),
il

il

Tiinas (ms.
^-^

s. p.;
;

Ttnac),
.

il

Tuiidiyiis (ms.

Tovvioc, (ms.

Dosarn (ms.

JwaQwr

ora

Mahnada)

Dumas

^_^b

"Au/iag, ora Brahmani), hanno tutti quella direzione da N. a S. cosi carat-

teristica della carta tolemaica.

Una
sicura,

lista

d'alcune citt, scelte fra quelle la cui corrispondenza

coi

nomi greci

completer questi cenni sull'India:

Fatala

(')

presso

il

mare

107-20' 112-15'

16-30'
14-30'

ndttda
Mov^iQi'g
'O^^r;

112-50'
117-0'

21-0'
14-0'

Miiziris sul

mare

Ozin

(2)

112-20'
115-55'
116-0'

20-40'
14-0'

117-0'
121-0'

20-0'
14-0'

Qottiyar sul mare Fqiir(3)

KoTTiaga
'I.77txovqu

19-10'
170'

119-45'
121-20'

19"l0'
17'0'

Fimal

(')

116-30'
125-0'

IJoviidru
Xa^r^gig

Hbiri8(^)

16-15'

12830'
133-0'

15-40'

Sgida

()

130-0'

23-30'

layiiu

2330'

Il

punto pi meridionale della costa indiana a 12"3o'


(').

lat.

(f.

18,v.);

ond'

evidente la completa derivazione da Tolomeo

Anche

l'

India

transgangetica non

(')

F.

3,r.,

senza punti;

f.

19,r. "^Ujlii.

(')
(')

Ms. senza punti.

M. '^yjjl*:
M.S. U4.

f.

34,r. Ij^'*.

Nella longitudine forse bisogna legger A 115-0'.

(<) (') ()

M. Ms.
I

^P>l^;
\^l^-

f.

.S2,r.

O^'^tutti

C)

nomi dei monti sono

tolemaici: "Aq^iik (nella Uedrnsia, VI, 21,

;ij,

i'opdlu'yi'f, /)iji-


mostra cognizioni speciali, bench
tezza solo (cfr. Ptol.
fra
le

39

nel ms.
identificar con cer-

citt si lascino

VII, 2, 23-24):

Tii'ma

(')

f.

40
si

nomenclatura
che

80,T. ^j-.-.jl).

Invece nello citt

osserva una

ha

stretti

rapporti con quella di al-Edrsi, ina ajisai poco conforme al modello tolemaico:
f.

l,v.

A'jna sul mare, 122"0',


di simile;

3''U'

S.

Il

ms. qui e

f.

2."),r.

U6\.

I,

To-

lomeo non ha nulla


p. OS.

invece ricordata da parecchi


'1-tid'

altri

geograti

arabi,

da al-Ediisi
f.

I,

72,

Ab

;{7,

ad-Dimasqi 11, 199. 2o4.

l,v.

Ij.U^ sul

mare, 12'0', 30' Sud.

f.

25,r.

UU^.

al-Edrisi

72

bU^

(altro ms. bl-y*).


f.

l,v.
2,r.

^l3.^
L;^>>-U;

124(i',

S''0'

Nord.

Sconosciuta agli altri scrittori arabi


4<'0'

(').

f.

sul mare,

117015' (o 55')

N.

al-Edrisi

I.

72 Lc.^-Lw

(altro

ms.
f.

U^j^^-l.^).

2,r.

^>yl

sul mare,

118"15' (o 55'), 4"30' N.

al-Edrsi

I,

72

^jo.\.

Al

f.

30,v. v3>yl, colla variante ^jylf.

2,r.

^il....X

12O''40',

1145' N.

f.

30,T. ^>Ujj; colla var. ^3>UJj'.


si

f.

25.r.

^>\^

colla

var.

^>\

oU;

al-Edrisi

1,

72 ^V-AJ'

(altro ms.

^3'^!).

Forse

devo leggere (^jUJj' Talaqr ed identilicare con TaXdxagv (126''2o', ll'iO'


citt sono rappresentate

supponendo una scrittura /xwpr), poich ambedue queste


presso la foce del Pliasis.
f.

2,r.

oyy^^

12155, 70' N.

i'

f.

30.v.

^J.^^U;

al-Edr.

1,

72

^^y>~U
mi
fa

Dal

f.

30,v. si ricava che la citt non era lontana dalla foce del Ganges; ci

supporre che debbasi leggere


(127-U', 710').
f.

^^

^y

M^Tamn
55'),
5''15'

= MaayQa^ifiov
N.

lirjQnohc

2,r.
I,

^^yyx^j sul mare, 1251.V (o

f.

25, r. senza punti;

al-Edrs

72 j_$^yL^^ (altro
(131, 5''40').

nis.

= nqxiWQi
f.

^,yi.^).

Probabilmente ^^^'i^^ Forosqr

2,r.

yu
I'

12115', 17''45' N.

La

latitudine certo erronea, giacch la


jo

citt trovasi nel

clima che arriva solo a 16"27' N.; anche la correzione a

1445' sarebbe insufficiente, poich nessun punto


e la citt verrebbe a trovarsi nell' India.

di Serendb oltrepassa 12''30' lat. N.,

Nel mare a Sud ed a S-E. di Serendib compaiono certe

isole

senza riscontro in

Tolomeo,

le quali

sembrano dovute
(-),

alle informazioni

per met favolose dei marinai


d. Cr.

del golfo Persico

che

si

spingevano sino alla Cina gi prima del 750

Con

(')

Forse bisogna leggere


il

rajiprcscntare

nome greco
ara/j.

lell'isola

^b^j-J> Tabriibini= TanQo^vtj. Questa medesima scrittura jicr adoperata in Ibn Rosteb HI, 1. l.S, ed in al-Hamdni,
voii

Gcof/raphie (At

HaUiinsel lierausg.

D. H. Mflller. Leiden 1881-"Jl,i>. 12,

1.

11.

Al-Bal-

tanS (Rcinaud, /ntroduction generale d la Gogr. d'Aboulfda, pag. C'1>LXII) ha Tabrubani. Credo che al-Huwrizmi, come accade altre volte, indichi col nome dell'intera regione la capitale
del paese; infatti
e
I.

Y. ha Serendib colle stesse cifre (nella long


^itatXeiot'

per errore

A^

invece che >^^,

Tolomeo 'ArovQyQituuov
{*)

12410', 8"1'>'.
fatti

Un

bell'esempio di questi racconti, ove

veri sono mescolati


il

a narrazioni fantastiche,

il

Libro delle merav/lie dell'India, composto

fra

ftOO ed

il

953

d. Cr.

dal capitano

Bozorg
e
notte,

ben Sahriy&r
L. M.

di Riinihormoz, e pubblicato con versione

francese
il

da V. A. van der Lith


nelle .filc e

Po vie

fLeide 1883-86K

Le avventure di Sindibiid

mnrinnio

una

sembrano pure nna eco


o 9.50 d. Ct.
XI-II.
(efr.

di simili racconti, e dovettero formarsi in al-Hasrah

non pi

tardi del

000

Nldeke,
nota
2).

/fu den agyplinehen .Vrehen, Zeitschr. d. dentsch. morgenl. Ge.sell.

18S8,

p. 6n.


molti particolari sono descritti
Scorpioni
',
i

41

(f.

24,t.)

contorni della tjaslrat al-'aqrib

isola degli

cui limiti estremi sono in long. 112''50' e 12120', in latitudine a S.

dell'equatore TTiD e 11"0'; vien fatta menzione della ^asirat al-'orh

i^ola degli

uomini nudi

di

forma quadrangolare, col centro a IST^SO', ISoQ',


e

lunga 4 gradi
(f.

per 3 di larghezza
degli
(f.

percorsa

(f.

30,v.) da

un fiume; ed

ricordata

25, v.), l'isola

Zani] antropofaghi, larga e lunga 4 gradi col centro a ISS^O', S^O', e percorsa

30,v.) da

un fiume

(').

Proseguendo ancora verso Est

s'incontra la ^asirat al-fd(f.

dah
long.
in

isola dell' argento

a'

Sud

dell'

equatore;
e

suoi limiti estremi

25,v.) sono in

1540' e 159"30',

in

lat.

4020' S.

O^O' S.
(-').

Un

fiume

(f.

29,v.)

che sbocca

mare per

tre foci l'attraversa in

buona parte

Altre isole favolose sono la


"

gazlrat al-qal'nh al-mwll'ah

isola

del Castello lucente


e

{^)

nel

mar Tenebroso

(il

Pacifico) a circa 176 long., 22 lai;

la (jaslral
"

al-gawhir

isola delle Pietre

Preziose
2"
lat.

detta anche

gadrat al-yqid
{*).

isola dei Giacinti

a circa 173 long.,

N. nel

mar Tenebroso
(2(3

Nell'anno 95 eg.
il

Sett.

71315

Sett. 714),

regnando l'ommiade al-Walid


il

I,

generale arabo Qutaybah ben

Muslim soggiogava
un corpo
C'),

territoiio

di

Ksgar

nell'alta
figlio

valle del

Tarim

{')

sconfiggendo

di

200.000 Turchi comandati dal

d'una sorella dell'imperatore cinese

cosicch quest'ultimo venne a trattative col

generale musulmano. Dopo d'allora le relazioni a scopo commerciale colla Cina non
furono pi inteiTotte; ed ambascerie arabe giunsero alla corte
cinese
(").

nel
le

726,

nel

756, nel 798


si

d. Cr.,

quest'ultima per opera di

Hrn ar-Rasid

relazioni

limitarono alla via di terra attraverso l'Asia centrale, poich


C.
i

gi

nell'

Vili

sec.

d.

marinai delle coste arabe

persiane spingevano le loro navi sino ai porti del

Celeste impero; anzi gli annali cinesi raccontano che nel

758

gli

Arabi

Persiani

erano tanto numerosi e potenti a Canton, da approfittare d'un

momento

di agitazioni

(')

Sngli Zang della geografia araba posteriore,

vedi L. M.

De vie, Le

pays des Zendja, ou

la cte orientale d'Afriqii.e


(2)

au moyen dge d'aprs

les crivains arabes. Paris 1883.


(il

Un'altra Isola dell'Argento nel


29,v.).

Mar Tenebroso
.^JiiJCJI

Pacifico) a circa 168-172'' long., 7 hit.

S.

(f.

20,r. e
(3)

Il

ms.

al

f.

20,r.

scrive i~-~'a^\
le

al

f.

32,r.

<*--;-mJ1

<*^j<-J1.

I geografi arabi della


v.

decadenza, che vanno in cerca di tutte


171,

cose meravigliose, ricordano quest'isola:

ad-Dimasqi
Torn-

Ibn al-Ward (Fragmentum


p.

libri

Margaritae mirabilium,

edidit et latine vertit C. J.


i'.s

berg, Upsaliae 1835-30,


V.
20,r.,

49 del

testo) ed

al-Qaz win
voi. II, p. 55).

(t-Z-

C jm'

Kosmographie,)i&rAnsg.

von F. Wiistenfeld. Gottingen 1847-49,


(*)

31,r. e 10, v.; in


(f.

quest'ultimo

v' la figura dell'isola,


i_j

Huwfirizmi
,^!iUs:*
I,
(f.

vi

conosce

2,r.)

le citt
(f.

(^'^,
31,r.)

col

monte die

-^-^

(anche

f.

31, r.),

^^
J.

la circonda.
f.

Ale

= (anche

31,r.)

31,r.

^'^^))

ricorda

anche un fiume ,_y~jU>y

(var. ,_5^Li.jl).

Al-Edrsi

300-301, conosce pure un'isola dei Giacinti,


(^)

ma

la

pone nel

IH

clima.

Ann.ales quos scripsil


ser. II,
t.

at-Tabari, cum
p.
II,

aliis edidit

M.

de Gocjo. Lugduni

Batavorum 1879-90,
()

Il,

1275
p.

e segg.

At-Tabar,

ser.

II, t.

1195.

C) Vedi Kremer, CuUurgcschicUe des Oriimts unter don Chalifen. Wien 1875-77, voi. II, p. 279-280, ove son riassunti in breve gli studi del Itrct sch nei der {On the knowledge possesscd

by the anr.ient Chinese of the Arabs and Arahian colonies. London 1871J. .\ltro interessanti citazioni si trovano in de Goejc, De Muur van Gog cn Magog (Verslagen en Mededeelingen der k.
Ak. von Wetensch., Afdool.
I-ctterk., 3" reek.s, deel

V.

Amsterdam 1888,

p. 102).

Classe

di

scienze morali ecc.

Memorie

Tol.

II.

Serie 5*, parte 1*

politiche per sollevare un tumulto, in cui sacchoggiarono le botteghe od abbruciarono


le case

dei mercanti, allontanandosi poi per


coli'

mare

col lauto bottino (').

Tali rapporti

estremo oriente lasciarono tracce nel


i

Kitnh ^rat al-anl.

Il

sistema oro-idrografico ha sempre


greco
si

caratteri generali di
e

Tolomeo;

ma

su questo fondo

innestano

le

citt di cui

mercanti

marinai portavano notizia.


(').

Nel centro

dell'Asia, a 130"0', 33''0' (-)

compare at-Tubbat

il

Tibet, col quale gli Arabi erano


So'.i

entrati in rapporto, tanto che,

.econdo lo storico

Ibn al-Alir, nel 194 (15 Ott.

3 Ott. 810) al-Ma'miin,

essendo ancora

semplice governatore del

Horsn

della

Transoxiana. avea concluso un trattato col monarca tibetano.


nella Serica degli antichi, gli elomenti greci
si

^^^^

Procedendo ad Est.

avvicendano con qualche dato nuovo;

a 148"1U', 4644' indicata

(f.

8.r.)
II,

la citt di

cj^.

y^.

P^^''^

identica colla

regione di ^-U....^^ che al-Edrisi

410

seg.

pone nel VI clima; poi abbiamo:

Ottorqr

(*)

140no'
151 "30'
(')

37"50'
42"0'
40"'20'

'Ouoqoxqqu
jQcoaax'^

I660'
1(j740'

3715' 42"30'

Dorosqi
Siri cio Sisiyu

15S''30'

2i]Qa ^ir^TQnokic

ITT^O'

38"35'

Sempre nel

territorio dell'antica Serica,

al-Huwrizmi cita ancora


40''37'

(f.

0,v.)

J^j^

lb0''3'

yj> ^p.^

1G00'

4055'

Ignoro cosa sia

il

secondo nome, al quale non trovo corrispondenti n in Tolomeo n

presso gli altri geografi arabi; quanto al primo


in

mi sembra
Bagbir

quasi certa la correzione

sy^

Bajibr. Gli Arabi chiamavano

l'imperatore della Cina col


>.

nome

di Hajibiir

Fagfur(''); quindi verosimile che la

citt di

indichi una dello capi-

(>)

Uichthofcii, China, Ergebn'me cigencr Reisen und darauf gegrndeter Studien. BerI,

lin

18:7-83, voi.
()
(3)

p. 569.

Ms.

(f. r,,v.)

J.

I.

Y. ha ISO-IS' (o 55'), 33"0' (^).

Nejjli annali cinesi del

scc. d.

Cr.

il

nome

T'u-bat;
vedi

esso
L.

corruzione del
nel

tibetano

Slod-liod
sT.

Bod superiore

(sul significato di

Bod

Ti\>o,

Fcer

Journ. Asiatiquc

IX,
()

t.

I,

1893, p. 161-C2).
e 21.5

In
,\1

al-Edrisi U, 214
f.

(5)

28,r. si lepfre
(cfr.

^;;l>.^.4.i
II,

erroneamente LiUiy! (Jaiibert: Atracana). ,_yb^ ^y^.^ >)h u Territorio Siriqi


J>^\
222, 22:?.

(i>;e'X';) ossia

terra di Sisiyn

al-Edrisi

:^'Q"

(Sin'i)

crrisimude a Canp-npm,

l'attuale

Hsi-npan-fu, nella provincia di Sen-si

(Richthofen, China, 1, 489). Teofilatto (Hfoyiinxrov) Si551-52); e gi nella parte siriaca della faiii./catta neir828 la chiama Sovji;v (IMchthofcn, I, mosa iscrizione bilingue di Hsi-n(?an-fu, dell'anno 781 la citt appare col nome di Kumdan. Ibn 87017 Nov. 781) Waiib, che il saccheggio d'al-Ba.:;rah per opera degli Zanii nel 25T eg. (29 Xov.
,

del regno, e avca spinto a viaggiar nell'India e nella Cina, visit anche Cang-ngan, alb.ra capitale geografia araba nella sua relazione la chiam Homdan. D'allora in poi questo nome rimase nella
(solo
il
(<')

h'itiib al-Fihrist, p. 3-50,


l'er le varie

1.

15 ed

ai-Mas'
il

ldi

I,

313, 321

hanno Hamdn).
II,

forme del nomf vedi

Kitiib al-Fihrist, Aninirkungen, voi.


(tosto, p. 350, 1.2-3)

pag. 185.

si-

A I-M a'
gnifici

ldi

I,

306, e l'autore del Fihrist

dicono che Uagbir in cinese

u figli.,

del cielo.

evidente che gli Arabi ebbero questo

nome per tramito

iranico;

in

persiano ba^-pr significa

figlio di

Dio

ed la traduzione del titolo imperiale cinese tiCn-tszc


tali cinesi;
ci

43

ora

ed allora la sua posizione rispetto a Sr (Cang-ngan,

Hsi-ngan-fu)

autorizza a identificarla con Lo-yang (ora Ho-nan-fu presso lo Hwang-ho), che in

quell'epoca era una dulie residenze iuiperiali.

Nella Cina (as-Sin) proi)riamente detta, 2ivoh' xw(>,

oltre

a 5 citt anonime,

abbiamo

sulle rivo del

mare due avanzi

di

Tolomeo:

Qatty:r (')


i'ig

44

ed ancor pi verso oriente,


nell'ei

abitato dalla popolazione turca at-Tiujusyus (^);

stremo angolo N.-K. dell'Asia, son relegati

mitici paesi di

Gog

e di
i

Mugog (Ymusulmani.

Mj^l), che la leggenda coranica aveva reso famosi anche tra


fra
i

La muraglia gigantesca (as-sadd) posta


data al
f.

due monti

YC'Uii: e MAj^i'i^ (-) ricoril

14,r.;

al

f.

14,v.

si

parla della montiigna circondante

paese di Yg^,

quella stessa che al-Kdrs


si

li,

347 nomina Qqy;


^_;,.-.-..i>.

ed ancora nel paese di

Y^^

citano

monti Smlil

(f.

14,v.),

(f. l.".,v.) e

^^^^
(I.

(f-

l'),v.).

Le

citt sono:

Citt di Ya'ft^(3)
Citt di

170''25'

4335'

Y.

170''25', 42''35')

W^i
Mgg
f.

1710'
interna
(<)

450' (manca in

Y.)

Citt di

172''30'

630'

(I.

Y.

172''30', 63''0')

Secondo

il

38,v.,

il

turae

Btis

{BavTtaog o Bavu^i, Ptol. VI,


HO^O', 41O30'
e

Ili,

3),

che

nasce a He^O',
entra fra
il

SO-'O',

dopo esser passato per


e la gran

per 158''0', 40''10',

monte ^_ywXw^

muraglia (as-sadd),

tocca le citt di
il

Y;g
(f.

e di Mgig, terminando a 1800', 47''30'.

Un

altro fiume,

Yhards

43,v.

^_y-o>y^y; 01xci()i^g YI, la, 2 e 16, 3), nascente a 14"3u',

47''0',

percorre le

me-

desime regioni, passa per la

citt di

Maglie interna,

e finisce

a IBCO', 49''30'.
le

Si vede dunque che al-Huwrizm, avendo diminuito di alcuni gradi

longitudini dei
i

paesi orientali,

approfitt
e

dello

spazio

rimasto libero ad E. per collocarvi

popoli

leggendari di

Ygg

Mgig.

Le

altre regioni asiatiche corrispondenti alla

Scythia intra

Imaum

ed alla Scy('').

Ihia extra

Imaum

degli antichi non offrono innovazioni molto importanti

(')

F. 27.V. jij-^l.

Il

nome

scritto e letto
Il

in vario

modo: at-Taazgaz, at-Tagaiyar

(al-

Edris!
1.

a torto sempre al-Bagargar).

Reinaud (La

f/i'ographie d'

Aboul fda

traduile ctc,

1; Introduclion qi'iUrale. Paris 1848, p.


il
\

Cygfir; e pi tardi

Grigoricff, notando che


10 ygr
j

CCCLXIII) fu il primo ad identificare questo popolo cogli gli ygr si dividevano in Toqz-ygr a i 9 uyQuesta
il

gr

ed On-yijr u

spieg la forma araba come derivata dal primo nome.

ipotesi,

generalmente ammessa, fece dar la preferenza ad at-Tuguzgur. Per", come osserva

fi

1-

deke

(nella prefazione del de

Goeje

ad Ibn Rosteh),

]i!tzend in

uno

scritto pehlerico del gran sacerdote


;

nome Tughzghuz s'incontra con caratteri MnNscihr, il quale nel IX sec. d. Cr. pare abbia
il

avuto rapporti personali con quel popolo


Iirefcriro la

ci>

rende dubbia assai l'etimologia del

trigorieff, e ci fa

forma at-Tuguzjuz.

Questi

al

tempo

d'

al-Huwrizml abitavano a Nord

dell' Altln-tg

e del

Kk-nr.
().

Le

notizie

vaghe intorno

alla

grande muraglia cinese,

la cui costruzione

rimonta

al

220-

212

av. Cr.,

hanno dato origine a questa leggenda d'una grande muraglia


en

edificata

da Alessandro

Magno, leggenda che appare gi

nel II. sec. d. Cr. nel Pscudo-Callistene. Si veda

de Goeje, De

muur van Gog

Magog

(Versi,

on Medcdeel. dcr

k.

Ak. van Wetensch., Afdeel. Lctterk., 3" recks,

V
la

deci.
(')

Amsterdam
Xel ms.

1888, p. 87-124).

la lat.

48 invece che

^. Siccome

la citt 6 posta nel

VI clima
fra

(fino a 450'),

mia correzione
(*)

necessaria;
il

Nella lat
(pi a

ms. ^
legge

al

inoltre confermata da altri passi del ms.

>>

68".

Ma

al-Huwrizmi pone la

citt nella

zona

il

VII clima

630'

lat.

Nord non esistono


si
f.

terre abitate); quindi la correzione evidente.

Essa

pure con-

fermata da quanto
(')

43,v.

di

Anche qui il testo d' al-HuwrizmI pennetto di riconoscer con certezza l'origine tolemaica alcuni nomi edrsiani. Al-Edr5sl II, 412, monti lJL-Ji-j\ (.laubertr Oscasca); la carta iti(f.

neraria mostra la loro identit cogli LwjLi.ol d' al-ljuwiirizmi

15,r.

U-aiU-wI;

f.

42,v. senza punti)

45

IX.

L'

Eu ropa.

Nell'Europa, pi che nelle altre parti del mondo, naturale che appaia la guida
di

Tolomeo, bench anche qui

il

geografo arabo mostri alcune buone rettificazioni al


i

suo predecessore; solo a dolersi che


scritto di

nomi europei siano tanto

alterati

nel

mano-

Strasburgo da diventare in buona parte irriconoscibili.

L'Irlanda, ricordata col

nome

di

Yilbrniy

(f.

20,v. L_-J,by,

f.

43,r. Lo.^b^),

per la configurazione delle coste

e pel

suo sistema idrografico calcata interamente

sul modello greco; le longitudini e lo latitudini estreme sono:

long.


Fra
le citt si

46

possono riconoscere:

Om5<ros

(')


Kasfriy
^LL^ib
Isola
(')

47

Kagaugiu W.ovnXu
'AnQanoi
00'
12<'30'

G'O' (var. 5')

1230'

3"(^)]()'
3''2U'

13(^)40'
15"U'"(var. 5')

CO'
0U'

W\h'
160'

L'idea
e

di

un continente

cos

interposto fra la

Spagna

e la Cina non tolemaica,

neppure mi sembra indicare

vacrlie

notizie intorno all'America.

Nella Torrayijtafi'a
la terra abitata e

Xtnaiiccvixi]
la

composta

fra

il

535

il

547 da Cosma Indopleuste, come

ha

forma di un grande rettangolo circondato interamente dall'Oceano,


terra inaccessibile all'uomo,
o,

questo a sua

volta tutto cinto da una

dice la figura del

mappamondo
xovv
ol

di

Cosma,

yij

ttqkv tuv uixKcrov i'iO^a ttq zov xarctxXvcyiioi' xan-

cii^(i).-Toi
(-).

terra al di l dell'Oceano, ove


di

prima del diluvio abitavano

gli

uomini

Questa concezione

Cosma

(')

esiste

anche presso

altri scrittori cristiani,

come quella che bene rispondeva a


a far passare tra la Spagna

certe

loro

idee

cosmologiche.

Ora,
si

se si vuol

Il

mettere d'accordo questo concetto coU'altro della sfericit della


e

terra,

costretti

la

Cina

il

continente che circonda l'Oceano.

famoso
della

Giacomo d'Edessa (Ya'qibh d-Urhy, morto nel 708) sostenitore della sfericit terra, in una sua grande opera siriaca intitolata Mimr dha-st yawm
tato sui sette giorni [della creazione]
al

Trat-

parla infatti di continenti inaccessibili posti

di l del

mare a N. dell'Europa
rosso

dell'Asia,
;

ed a Sud dell'Oceano Indiano (yam


nel

simq

mar

= 'Qv&Q

^Xaaau)

tempo
una

stesso scrive

"

Anche ad

Est di tutta l'Asia narrano che parimenti vi

sia

terra sconosciuta,

con abissi,

voragini e baratri profondi, opera di Dio, la quale non viene percorsa [da alcuno]
e

neppure
vi

abitata

(^).

Pi innanzi Giacomo d'Edessa continua


alla

Sta scritto

che

una terra dirimpetto


si

Spagna ed

alle

Colonne d'Ercole (qyemt dh(athr dh-Sny)

"

Heraqls), [la quale

estende] fino al paese dei Cinesi

che

ad est dell'India;

questa terra

sconosciuta e disabitata

(^).

Cos

la teoria

della sfericit terrestre, combinandosi con una vecchia e fantastica concezione cosmologica,

faceva intravvedere alla fine del VII sec. l'esistenza del continente americano.

(') (2)

Ms.

Uo.^UU^.

ed

buona ri])rocliizione dui mapiiainondo di Cosma nel Marinelli, La Geografia Padri della Chiesa. K..ma 1882, \<. 37 (Estr. dal Bollet. della Soc. Geogr. Rai, Mafrijio-LuSi veda la

fflio

1882).
(

')

L'origino di quest' idea d' una terra inaecessibile circondante l'Oceano, mi sembra vada cor-

cata nella cosmografia iranica. Secondo VAvestn, nel primo giorno di pioggia la terra fn dalle acque
divisa in 7 parti (karsvare); gli uomini ]inssono abitare sido
al
il

knrxrarc detto hiranirntha, intorno


ti.

quale, separati da abissi insormontabili e dalle aeque, sono disposti in giro gli altri

Insomma
il

un concetto analogo a quello dei

7 dv/pa indiani. Ritengo probabile che questa idea iranica sia

passata,

come tante

altre di carattere religioso, nel cristianesimo,

avendo anche trovato

terreno

un po' preparato dalle antiche concezioni elleniche. Al di

l dell' oceano, creduto


<

una vasta corrente,

Omero collocava non


citate
ili

solo l'Ade,

ma

anche la terra dei Cimmerii;

tradizioni consimili vengono


il

altri scrittori greci.

Gli stessi racconti di continenti sommersi potevano favorire

ditl'on-

dersi del concetto orientale.


(')
t.

Si

veda

il

testo

in

Martin,

L' E.vnmrron de Jacques

d'

Edcssc

[Journ. Asiat.

st'r.

Vili,

XI, 1888, p.
(')

-1.3.5).

Il)ideiii,

p.

\'u

unta.


Lo
ideo di
tissinie di

48

ditTuso nello scuoio siriache tiorene,

Giacomo d'Edessa erano senza dubbio


Nisibi e di Edessa; in tal

modo

{giunsero agli Arabi,

un

po' modificato,

riapparvero nell'opera dei geografi dal-Ma'min.

Parlando dell'Africa abbiamo veduto che

fra

Tunisi

ed

Alessandria era stata

operata una riduzione della troppo grande distanza tolemaica; una riforma consimile,

bench men buona, ebbe luogo anche nelle coste settentrionali del Mediterraneo orientale.

In Ispagna

il

geografo arabo non


:

si

scosta dal greco,

come bastano a provarlo

alcune posizioni di citt

(j

adir

(')


Di qui
la correzione

40
:

'Idega
4200'
-SG^O'

aumenta rapidamente
BS^O'
49''50'
44<'30'
45''0'

Yder(')
al-Qostantiniyjah

43<'45'

Bv^dvxiov

4305'

Cos la lunghezza totale del Mediterraneo pi conforme al vero che in Tolomeo;


per, la riforma essendosi operata per le coste settentrionali solo a partir dall'Italia,
la

differenza

fra

Koma

Costantinopoli

in

Tolomeo 2" i maggiore del

vero, in

al-Huwrizm rimase di 2 \ troppo piccola.


Trattando dell'Asia Minore, notammo che le sue coste settentrionali erano state
portate troppo a Nord; conseguenza di questo fatto la troppo elevata latitudine di

Costantinopoli e delle rive settentrionali del

Mar Nero;

p.

es.:

Ewfatoriyy

(^)

55''20'

52n0'

EvnutoQla

60"45'

4740'

Delle isole italiane sono ricordate per


35,v. e 36,r.; Kvqvoo)
e

nome
in

solo

la

Corsica

(Qumos
5,v.),

f.

22,r.,
si

la

Sardegna
'1-fid'

(');
(p.

quest'ultima

noto

(f.

perch

trova anche nel

rasm

in

Ab

190),

Sardniyah, in un'isola 32''8'

3600'

KaqaXXn;

3230'

360'

Nella longitudine

si

legge veramente 428';

ma
l,

il

confronto

colla descrizione delsi

l'isola e con altre indicazioni sparse qua e

non lascia dubbio che


32''8'.

tratti

d'un

errore di copia e che

al-Huwrizm aveva
e l'idrografa

scritto

Del resto l'orografa

europea non presentano novit importanti;

nomi

stessi si

lasciano per lo pi riconoscere bene.

Merita di esser notata l'apa


400',

parizione della citt di Borun (in altri geografi

anche Borsan)

450'

(*),

che forse
il

il

pi antico accenno orientale alla capitale dei Bulgari occupanti allora

sud dell'Ungheria e la parte N. della penisola balcanica.

Rimangono a vedere

le

regioni nordiche d'Europa.


citt.

Al

f.

22,r.

si

legge:
;

Isola

di

Sqandiy (ms. bj^.;j^) con una


alla lat. di 590',

Comincia a

42''30',

59''40'

in

forma di
;

qowrah giunge
in

incontra la foce d'un fiume presso 46''0', 59''45'


lat.,

forma

di

qowrah passa per 6030'


5940'
".

torna al luogo d'onde


di

cominciammo,
in

ossia a 4230',
II,

Si confronti la descrizione dell'isola


43<'0',

^xarduc

To-

lomeo

11, 34:

Estremit 0.
;

580';

estremit

E. 4600'.
"
.

5800';

estremit N. 44030', 58''30'

estremit S.

45''0',

5740'

In alcune isole

(1)

Cio Zara. Ms.

(f.

7,r.) ^'jL>

f.

17,r. j>l>

colla var.

yLo.

Si

noti la posizione longitudinale

rispetto a
()
(5)

Roma,

assai migliore che in

Ms.

(f 8,v.)
f.

senza punti;

f.

Tolomeo. 16,v. ^J^/',_y**-=-r^, ila legc^ersi

Nel ms.

22,v., 36,r.

sempre

probabilmente

^^j-^

SarJus.

Il

nome

greco

ialini, al genitivo XttQiuvf, l'arabo forse


il

derivato
,

da quest'ultimo?

(ili

altri scrittori

arabi per indicare la Sardegna usano


(Cagliari).

nome
V.

Sardiiivali

che in

al-Huwrizm

iiulica la capitale

C)

Rasm
di

in

Aboulf.

210, ed
ecc.

I.

hanno

lo

stesse cifre.

Classe

scienze morali

Memorie

Voi. Il

Serie

.')*,

parte I


anonimo ricordate
allo stesso
f.

50

riconoscere le 'Ai.ox{at e le Ixavlai


e 33).

22,r.,

facile

iHxQcti del geografo alessandrino (II,

11,

32

La Danimarca (Chersonesus
mezzo
delle varie regioni:

Cirabrica) ricordata al
.

f.

2G,v.,

nella tavola doi punti di


;

Territorio di Qimriqi (ms.

^y,j-^

hiftSgix,]

Xt^aun^aog). isola unita alla terra

ferma, 4 IMO',
L'isola
di

()00' .

Til
(f.
i

(ms. senza
21,v.),

punti;
le

0o7;)

ha una descrizione minuziosa nel


dimensioni assai

Kilb xrat ai-ani


in

ove

sono attribuite

maggiori che

Tolomeo. Infatti

limiti estremi sono:

long. 2(i20'
lat.

(J2"0'

32^20'
64''40'

Tolomeo 2900'
-

6240'


citt

SIMO'
6340'

Inoltre

al-Huwrizmi d particolari
(f. 8,r.

affatto
e

nuovi;

conosce una
il

chiamata

^
da

a SO'O', 62045'
l'isola.
I

al

f.

33,r.

J^J>\),

descrive
ignota.

corso d'un fiume percorrente

La

fonte di queste notizie

mi rimane
ricordano

lettori

d'al-Edrsi

(li.

433)

che
('),

nel

Mar

Tenebroso,

N. della
l'altra

Russia, son posto duo isole

chiamate Amrynes

una

aliitata

da uomini,

donne; ogni anno gli uomini vanno a passare un mese coU'altro sesso.
ripetuta
(p.
17ij,

La

favola

volentieri

da

autori

orientali;

essa

ricorre
{^)

in

al-Qazwin
('),
il

(-),

ad-l)ima^q

ove

il

nome
la

Irmiynus), al Hkuwi

ed al-Bekri

quale cita anzi

questo

proposito

testimonianza
il

d'ilirhim

ben

Ya'qub,

che avrebbe appreso


recato
in

queste notizie da Ottone (Htoh)


forse nel

Grande, presso cui sera


sec.

ambasceria

973

(^).

Anche Adamo da Brema, nel

XI, parla della terra

feminarum
"

lungo

le

rive del Baltico. notevole che la leggenda si trova gi in

Ma

.
i.

al-Huwrizm

f.

22,r.:

Isola di

Amrns (ms. qui Amrtis) appartenente agli uomini. Comincia a 49''4o' (var. 0'), 6445' (var. 40'), va a 5020', 62020', continua a 56"50', 6520', passa per 54''20',
etJMO', e ritoi-na al luogo donde abbiamo cominciato.
dalle donne.

Isola di Ami-niis abitata

Comincia a 5030', tiPlO',

continua a 5230',
64''40'
e

Sg'SO',
al

poi a 56"0',

.
..

6120'; in forma di taylasn

giunge a 5725',
al
f.

ritorna

luogo donde

abbiamo cominciato

Ed

44,r.

descritto

un

fiume

dell'isola

Amrnus
una tarda
(")

(ms.

j^ym)

delle donne, ed

un

altro fiume scorrente nell'isola

Amnins

(ms. senza

punti) degli uomini.

Si deve forse leggere

^yl/<' Amazans
alla leggenda

e vedervi

rimembranza dello Amazzoni antiche sovrapposta


()

germanica?

La

()

carta itineraria, riprodotta noW Atlante del Lclewol, purta ^y^j*\ El-Cazwini's Kosmoyraphie hcrausg. von F. Wflstcnfe Id. GOttiiigcn

(Ainranys

?)
II,

1847-49, voi.

pag. 408.
(')

Nelle Notice et Extraits dei mss. de la Bibl. du Roi,

t.

H. Paris 1789,
russo da

p. 539,

ove ricorda

la

Citt delle donne


(*)

inadnat an-nisa'.
e sugli

Bekr!, Notisie mi Russi


1878, p. 37.

Slavi pubblicate in arabo

Kunik

Roscn.

St. l'etersburp,
()

Su Ibnililm ben Ya'qb vedi Jacob, Sludien in arabischen Oeographen. Berlin 1891-92,
fase.

fase. I, p. 10;
()

U,

p.

37-42.

Sull'origine di quest'ultima, per


e
il

una confusione tra

il

nome

dei Filini Ku'cncn


,

(a

N. del

golfo di Bothnia)

vocabolo

gennanico kiren (=donna), vedi


p.

Peschel Rugo

Gesch. dir

Erdkunde,

2.

Ausg.,

MUnchen

1878,

90.

51

X.

Conclusione.

Da

quest'analisi non difficile formarsi


un'imitazione

un giudizio sull'opera d'al-Huwrizm.

Essa non'

servile del

modello greco,

ma

un'elaborazione dei materiali

tolemaici fatta con molta indipendenza, anzi con una indipendenza che non
forse sospettato a quei tempi in cui gli Arabi

avremmo
nelle

moveauo

il

loro

primo

passo

scienze geografiche, od in cui

il

nome
si

di Tolomeo appariva cinto da un'aureola quasi

miracolosa.

In

Em-opa,

fin

che

tratt

di

rappresentazioni

generali
si

della terra,
il

l'emancipazione dal geografo greco fu assai lunga e laboriosa; onde


spettacolo di carte nautiche eccellenti accanto a

ebbe

curioso

mappamondi

di forme mostruoso. la

Naturalmente nell'opera araba


tra gli elementi antichi
le
e

le

incertezze non

mancano;
si

fusione armonica
e cosi

le

informazioni nuove non

verifica sempre,
e

nascono

sconcordanze notate

nell'

Africa del Nord

presso Tunisi,

nelF altopiano iranico


forza

orientale. Talora anzi

dobbiamo meravigliarci che Tolomeo abbia avuto tanta


es.

da

far

mantenere

p.

anche nel libro arabo

la strana posizione

di

Balh

(Bactra)

rispetto alle altre localit della Transoxiana.


felici,

Le

correzioni stesse non sempre furono

come

nelle coste troppo inclinate della Siria, e in quelle del

Mar Nero

spinto

tanto a Nord.

Ma
che
si

d'altro canto

non bisogna tacere che miglioramenti

ci

furono, e di notevole

importanza.

Non

li

enumerer qui avendo gi avuto occasione

di ricordarli

man mano
le regioni

presentavano; noter solo come l'ardita ed eccellente riduzione di 9 gradi nella


effetti

lunghezza tolemaica del Mediterraneo abbia prodotto benefici


poste ad oriente di esso,
ridurre
effetti

su tutte
si

che sarebbero stati ancora migliori se


Gedi-osia
nella

avesse osato
vtprjyrjaig.

anche

la

esagerata

lunghezza della

yfOYQaqtxrj

L'Egitto, la Siria, la Mesopotamia, la Persia, la Transoxiana rivelano un lavoro quasi


del tutto indipendente dalla
cartografia

greca;

tra le novit pi importanti pos-

siamo ricordare la prima comparsa del lago Arai, coi suoi due affluenti, nei trattati
di geografia generale.

Nella Cina, nelle isole dell'Arcipelago malese, nella stessa Se-

rendb (Ceylon) facile riconoscere le notizie portate dai marinai del golfo Persico;

a quella guisa che le carovane traversanti l'Asia centrale hanno lasciato traccio nel
lavoro di al-Huwrizm. L'interno dell'Africa segna pure un progresso; e se la rap-

presentazione del Nilo superiore non


tolemaica, ispirato
al

forse che

un ampliamento

fittizio

dell'
i

idea

desiderio di simmetria perfetta, non bisogna dimenticare


relazioni dirette coli' interno, ed
di
il

nuovi

nomi che compaiono ad attestare


durre l'idrografia del
Sal.ir'

tentativo di ripro-

a S. dell'Algeria meglio

quanto

avesse

potuto fare

Tolomeo.

Un
tale (cfr.

concetto cristiano, d'origine forse iranica, combinato colla teoria della

sferi-

cit terrestre

ha

fatto sorgere
;

un continente

tra l'Europa occidentale e l'Asia orien-

pagina 47)

come un
per

altro continente
l'

unito

all'estremo nord

coli'

Europa

viene

rappresentare

un caso fortunato

esistenza delle terre polari artiche.


11

52

(si

grande spostamento avvenuto nelle longitudini dell'Asia centrale


capoluogo del
territorio di

cfr.

per

es.

Haukit,

as-s,

col

suo corrispondente tolemaico

A(-

Oirog Tii^yuc),

e per conseguenza anche nella Serica degli anticlii,

ha riparato con

buon

esito all'errore dei

Greci, ed ha permesso di relegar, senza danno per gli altri,


il

nell'estremo N.-E.

dell'Asia,

leggendario

paese

di

Gog

Magog, che gi nel


misteriosa Tuie,

IP
e

sec. d. Cr. dal

Pseudo-Callistene posto iu relazione colla gran muraglia cinese e

colle imprese d'Alessandro.


la

Le ampliate cognizioni intorno

alla
dell'

leggenda appena abbozzata delle due isole Amrns a N.


l'altra

Europa,

abitate

una da donne,

da uomiui, sono
e
le coste

forse

primi frutti delle relazioni commerciali


relazioni che raggiungeranno
il

iniziatesi fra gli

Arabi

del

Baltico,

loro

massimo sviluppo

nel secolo seguente.

L'opera geogratca fatta compiere da al-Ma'mim, ebbe senza dubbio molta importanza per
i

lavori posteriori.

Certe posizioni fissate nel Kildb xiirat al-anl non ebbero


nel

pi rimaneggiamenti
carte,
scritti)

sensibili;

sec.

al-Mas'd vanta l'eccellenza

di

quelle
d'altri
lo spa-

e pochi anni
vi

dopo l'astronomo Ibn Yimus (o direttamente o per mezzo


delle

attinge buona parte

sue

tavole

geografiche;

verso
(cfr.

il

llu

gnuolo az-Zohr basa la sua geografia su quella d'un al-Qomr

pag. 13, nota 5)

che a sua volta era fondata sull'opera al-ma'mniana; ed ancora nella prima met
del sec.

XIV, Abi

'l-fid',

accanto

alle cifre

d'un al-Birni o del

Ki/d al-ativl

crede bene di citare molte posizioni determinate dal vecchio rasm.

Ed anche
steriori
(il-(ird

in altro

modo

si

manifesta l'azione

d'al-Huwrizm.
in

Quegli Pseudo-

Tolomei arabi, che da vari indizi possiamo arguire esistessero

tempi non molto poil

ad al-Ma'mn. sembrano essere un nuovo tentativo di fusione tra


e

Kitb xurat

la ytoy/gacfixi]

{'(fiji^atc,

simile a quello tentato da al-Battiin.

Le

cifre di

latitudini e longitudini conservate


la

qua

e l da

Yqt come

tolte

da Tolomeo, sono
ci

prova sicura di quanto diciamo; ed altra prova non meno importante


(')
il

offerta

da al-Edris. Nella sua prefazione


fonti

geografo di re Ruggero cita tra le proprie

anche Tolomeo

al-Aqlii'li;

ma

un Tolomeo speciale,
e che fissa la

che

nel

mar Tenebroso
longitudine

conosce
di

27000
e

isole abitate e deserte (-),


(^).

latitudine e la

Gog

di

Magog

Se

si

considerano ora le osservazioni che ho dovuto fare pi


il
il

volte intorno a certi rapporti fra al-Huwarizm ed al-Edris, per cui

testo di que-

st'ultimo veniva chiarito e corretto

('),

non pu rimaner dubbio che

Tolomeo

edr-

siano fosse un Tolomeo rifatto con l'aiuto dell'opera al-ma'mniana.

Un'ultima conseguenza importante


Alcuni
severi,
storici della Geografia

si

pu trarre dal libro sin


alle

qui

esaminato.

hanno espresso intorno


(^)

carte arabe
di

giudizi molto

tanto che

il

Kichthofen

le

accusa

a dirittura

non conoscere nemmeno

(')

testo arabo si pu{> vedere ia

Amari,

Biblioteca arabo-sicula. Lipsia 1855-57, p. 14 sgg.

e nell'opera L'Italia descritta nel libro di re

sione e noto di M.
()

Amari

e C.

Ruggero compilata da Schiaparelli. Roma 1883.

Ed risi,

testo arabo con ver-

O
(5)

Al-Edris, I, 202. Al-EdrJsi, n, 421.


la descrizione

() Si vedano specialmente
nota 5; inoltre
lo

di ScrendSb

e le pagg. 27, nota 2; 38, nota 7; 44,


1, ecc.

papi;. 30, nota 1; 42,

nota 4 o 5; 43, nota


voi. I, p. 629.

Kichthofen,

China. Berlin 1877-83,


meridiani e paralleli,
e

53

di costituire

un regresso molto notevole rispetto agli antichi.

Ma
e

critici

hanno preso qui un grosso abbaglio, considerando come modelli della

cartografia araba le figure miniate che esistono p. es. in alcuni manoscritti d'al-Istahri

d'al-Muqaddas.
i

In

quelle rappresentazioni

multicolori

abbiamo l'opera

di

tardi
ele-

copisti,

quali,

non curanti delia parte geografica, peusavan solo a render pi

gante

il

manoscritto con pagine dipinte a vari colori; appunto come certi codici del-

l'opera d'al-Qazwni, conservati a Berlino ed a

Monaco, raffigurano

in

modo

del tutto
tre

fantastico gli animali che

il

testo descrive con cura.


il

Del resto uno sguardo aUe

carte miniate accompagnanti

ms. d'al-Huwrizmi basta per convincere che in esse


il

abbiamo

il

lavoro individuale d'un pittore,

quale

non

si

preoccupa neppure del


i

testo che deve illustrare.

Ed

a tutti noto che le carte itinerarie accompagnanti


dell'opera
edrsiana,

codici bodleiani e parigini (ms. Asselin)

non solo

differiscono

molto

fra loro,

ma

hanno ben poca relazione

col planisfero costrutto pel re siciliano.

Ora

io

domando come mai al-Huwrizm avrebbe potuto con tanta cura


la carta

indicare se-

condo

eseguita per
di
tutti

al-Ma'mn
i

le

coordinate geografiche della citt, dei punti


nel

estremi dei monti,

luoghi

importanti

corso

dei

fiumi

delle

coste

marine, se quella carta medesima non fosse stata costruita con ogni cura, segnando
tanto
i

meridiani che

paralleli.

Cosa sarebbe mai riuscita l'opera di Tolomeo


Solo

s'egli

avesse avuto dinanzi a s la famosa carta peutingeriana?


sata su principii matematici poteva dar origine ad

una costruzione ba-

un

libro

come quello d'al-Huwl'anonimo

rizm; e solo carte eseguite con regole scientifiche possono spiegare la lunga serie di
cifre

ben coordinate

fra loro

che

molto

pii

tardi

ci

danno

al-Brn e

autore del Kiib al-atwl. In altre parole non bisogna confondere le rozze figm-e aventi

uno scopo puramente pratico od estetico

(e

per ci appunto giunte sino a noi), colle


allo stesso

rappresentazioni accurate ad uso esclusivo dei dotti;

modo che sarebbe

puerile giudicar le carte di Tolomeo dalle labalae pictae che servivano ad uso degli

impiegati dello Stato romano.

Nel porre termine all'esame sommario del pi antico monumento geografico degli
Arabi, di questo

monumento

del

quale

nessuna

nazione
io

europea potrebbe

vantare
lieta

l'eguale nel periodo dei primi suoi passi nella

scienza,

m'auguro che una

fortuna faccia presto rinvenire un altro buon manoscritto del Libro della figura della
Terra, onde
si

possa pensare a farne un'edizione

completa,

la

quale

ci

soddisfi in

ogni punto.

R4

Il

Gadla 'Aragw
del

>.

Memoria

Socio

IGNAZIO

GUIDI

letta iella seduta del

21 giugno 1891.

Della vita di Za-Mk'l


anzi
il

Aragw, uuo dui celebri


i

nove Santi
biblioteche

di Abissinia,

primo

fra essi,
i

sono assai rari


si

manoscritti nelle

pubbliche di

Europa.

Secondo

cataloghi che

hanno a stampa,

se ne conoscono
(').

due mss.,

questi nella pi ricca collezione, cio nel British

Museum

Per un caso strano, in

Roma, dove

cos scarsi sono


vita,

codici etiopici,

si

conservano, nel

Museo Borgiano,
autore*

altri

duo mss. di quella


Chi abbia
che
il

buoni ambedue e generalmente corretti.

scritto questa vita e in qual

tempo s'ignora;

I"

sembra dire
di

fondo almeno
si

della narrazione risale agli stessi


altre vite (-).

discepoli

immediati
fin

Arasi

gw, come

danno analoghe origini ad

Senonch

dal principio

nome ^'flAA "^t\.[\ vale a dire l'arabo j. ^ g--.^l; altrove occorrono nomi in forma araba, come 'J'rtT'JT'JJP. C7*Sdel niese Tasrin Anobe la l'orma hCftft')?' di Teqemt data la corrispondenza con ^^-^.
narra che a Za-Mikl fu posto
'

con

del

nome Horsisius (gtop-C6-HC6


facili

Oro

tglio

di Iside ) potrebbe nascere

da scambi
rimata
o

nella scrittura araba.

L' introduzione poi in una specie di prosa

vb^

che difficilmente antica, sebbene questa introduzione potrebbe credersi


(-^.

aggiunta posteriormente

Quanto

al breve

accenno che occorre di chiliasmo, esso

sembra derivare direttamente dal noto passo dell'Apocalisse.

(')

Il

XLVI

il

CCI.XXXV;

cfr.

Catalophi del
83.

Dillmann
i

pap. 50 e del

Wripht
ma

p. 188.

() Cf.

Pereira, Vida do Alba Samuel,


nX^l,5^ll
:

Secondo
il

codici di

Roma

(v.

appresso pag. 57,


son per-

col. I, lin. 8-9), l'aatore

sarebbe nientemeno che Y&rd,


:

famoso inventore del canto,

suaso che debba Iffirersi IIW.I


(14 di Teqemt): V;'U.
:

"

qualcosa
:

di simili',

.illudendosi alle strofe del


Il

HflD-

A<'.:)'1.'

/Il

ilin>

XK*

(D'IC

Il"l->M;or ecc.

Deggud Deggud passa per est-Aim.'^


,

ser tutto opera di Yrd.


(')

Nell'introduzione trovasi anche la parola ^AO^^J4: orbene t'Anj_.^ e


..

pi.

se

non

erro, parola

non antica, e deriva direttamente dall'arabo


.v^S
l)
;

j(T^'7,-l.

I ;

un'altra voce certo non antica

il

> b fpr. talmld) pi. > y*^ ("o" li* ^a \^^ (j'Afn.) che occorre verso latine
:

del tosto. Nelle rime di codesto introduzioni fcho lepponsi, p.

es.,

nelle croniche pubblicate dal l'e-

reira, dal Perruclion, nelle vite

di

Taklu
la

ilayni:in<*it

ecc.) si ripnarda solo all'ultima consonante,


siriaca, cos
il

qualunque

sia la vocile precedente.

Come
influito

rima della poesia araba sulla poesia


queste
introduzioni abissine.
si

5f^
il

delle prefazioni arabe

sembra aver
nel norerare
d

su

Non

tacer poi che

nostro
Yfihanl

Gadla 'Arag.,
;

successori di Za-MikiVd,

arresta a Za-Iyasus successore di

Abb

qaeiti

i!

il

Vn" abbate

Dabra

Dmmo

dopo

Za-Mik&'/!>1, e

quindi la sua et pu assegnarsi


Pu quindi
ratura etiopica,
credersi che
il

55

sia del secondo periodo della lettesia


si

Gadla 'Aragwi

ma

per quanto conosco, non

pu addurre alcuna prova che esso


ai'abo.

una semplice traduzione o parafrasi di alcun testo


s.

Anzi nella prolissa vita

di

Pacomio pubblicata dall'Amlineau


s.

(')

non

si fa

cenno di Za-Mk'l
nulla
fa

e de' coml'

pagni, quantunque discepoli di

Pacomio.
la

Ed

invero

sospettare
si

origine
a

straniera di questa vita di Za-Mik'l,

quale

in moltissima parte
di

riferisce

luoghi

cose

puramente
il

abissine,

(come suole essere

simili leggende) desti-

nata a magnificare

convento di Dabra

Dmmo, non meno


e

dello stesso

Za-Mik'l;

non voglio per dire con questo che molti brani


imitati (forse mediatamente) da libri stranieri.

leggende
stile

di mii-acoli ecc.

non siano

Dallo

in generale

da alcuni

luoghi in particolare scorgesi che questa vita un' omelia,

come tante

altre consimili

della letteratura orientale cristiana e dell'etiopica in ispecie, per la

commemorazione
ri-

solenne nella festa del santo, e tahmi periodi sono affatto omiletici, se pure non
tengasi esser ci

semplicemente una forma retorica della narrazione.


il

Del Gadla 'Aragwi ha detto


las manifestas

compianto

Dillmann

(-),

che

"

praeter fabu-

multas quoque traditiones ex Aethiopum historia non contemnendas connon pochi


s.

tinet

Certo

tratti

che sono,

come spesso avviene

in queste leggende,

imitazioni della

Scrittura, di apocrifi e di leggende agiografiche, non


io

hanno alcun

valore storico,
del

ma

confido che per gli studiosi delle cose abissine, la pubblicazione

Gadla 'Aragwi non mancher d'importanza e per il contenuto e per la lingua. Per condurre la mia edizione mi sono servito dei quattro codici che ho menzio(^).

nato in principio

Essi stanno fra loro in relazione diversa, poich

due codici

di
e
:

Londra

e il

cod. del

Museo Borgiano segnato

L, V, 12 appartengono ad

una famiglia,
molto diversa

l'altro del detto

Museo, segnato L. V, 13 ad altra famiglia distinta

e spesso

ma
di
io

talvolta

codici

romani hanno lezioni comuni un poco

ditt'erenti

da quelle dei codici


:

Londra. In tal condizione di cose non sarebbe possibile costituire un unico testo

ho seguito

la lezione del

primo gruppo del quale avea

tre

codici,

ed ho segnato

in

nota le varianti, talvolta migliori, di L, V, 13

che sembra essere del

XVI

sec, e
altro

la cui lezione avrei messo a fondamento dell' edizione, se avessi avuto

almeno un

codice di quella famiglia. In tal guisa lo studioso potr avere sotto gli occhi le due

forme principali nelle quali

ci

pervenuto questo

testo.

Ho

segnato anche talune

varianti speciali dei codici di Londra, che mi parevano aver qualche importanza; del

air Vili sec. incirca.

Ma Abb
:

Yhanl

contemporaneo

di

Takla HymnSt, cio del famoso monaco,


(cf.

della cui vita hannosi pi esemplari, e che sarebbe stata scritta nel 1042

Dillmann,
1'

Cat. Br.
il

Mus.

49-50, ove

dod+

"rMl

l'ra della Creazione, detta ra della condanna n, perch per


l'opposto di tftoo-f
:

pec-

cato di

Adamo

V umanit fu tosto condannata, ed


le

qo^hi,^ cio

ra della

Redenzione). Senonch

croniche abissine fanno Takla

Hym.

(che

si

ritiene essere

una stessa persona

con quella di cui parliamo)

contemporaneo

vite nulla dicano delle sue relazioni

Yekun Amlk, quantunriue e il Senkessr e le dette con questo re. Finch tutto ci non sia ben chiarito, non sembra
di

potersi trovare indizio sicuro sull'et del Gadla'' Arag., nell' arrestarsi che esso fa alla menzione di

Za-Iyasus.
(')

Monuments pour

servir Vhistoire de Vgypte Chrt. ecc. (Ann.

du Mus. Guimet, XVU).

(}

Catal. Br. AIus. pag. 50.

(3) I

due codici di Londra sono

stati
il

diligentissimamente collazionati
prezioso aiuto prestatomi.

i)ur

me

dal prof. C.

Be-

zold

al

quale rendo qui vivo grazie por

sareste l'uno di questi, lezioni erronee.


il

CCLXXXV,

oltre all'essere in
le varianti

disordine, ha talvolta strane

Avverto poi che tutte

di

ciascun codice non menzionate

nulle note critiche a

pi di pagina, saranno da

me

trascritte sopra

un esemplare

di

quest'edizione, che depositer nella Biblioteca della nostra Accademia.

Quanto

all' ortografia,

dir che, in alcune parole,

ho conservato la scrittura dei

mss. quando corrispondo all'uso costante dei buoni codici, e non deriva da negligenza

ignoranza

dell'amanuense,

come sarebbe
fl/i''

Vh9C

per

^\9"C

(sapere):

flO*
e sotto

eaoerna (per distinguerlo da


il

ingresso) ecc.,

quantunque teoricamente

riguardo dulia filologia comparata, l'altra scrittura sarebbe preferibile.

In fine ho aggiunto un esteso sommario analitico;

in

esso ho tradotto letteralsi

mente e per mente

intiero tutti quei luoghi del

Gadla 'Aragwi che

riferiscono diretta-

alla storia di Abissinia.

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sostituito qui e in seguito groiA.l " ll^A


il

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suole scriversi dafjli amanuensi, quando

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destinato per alcun pcissessore in ]iarticoIare.


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Memohie

Voi. II

Serie

parte 1*

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2 ^iro

gm5i^H,nouil

>^-l^

JEoox-AVliiu-.

R 2"1UAdi chi

9d". Segue qui la sottoscrizione, secondo la quale

codice fu scritto l'anno di grazia 251, sotto


il

Ya'qb (Malak Sagad


il

II,

1597-1603; 1604-1C07), e

papas Aba Petrus

il

nome

ha fatto

scrivere

codice cancellato.

88

SOMMARIO ANALITICO

Invocazioni alla Trinit

(')

Origine regale di'Abd al-Masth o AragSwt


e
il

(-), il

padre

P-

56.

ha nome

Isacco, la

madre Edn

fratello

Teodoro; sua educazione;

istruito nei

Libri Santi, e frequenta continuamente la chiesa; non vuole prender moglie ('). Venendo in Tebaide presso S. Pacomio, s'incontra con un monaco che l'introduce presso S. Pa-

comio

colloquio con

quest'ultimo che gli dice quanto sia ardua la vita monastica,

e gli consiglia di sperimentar


lo

bene

la

sua vocazione. Riconosciutolo degno,

S.

Pacomio

ns.

veste dell'abito monacale, e gli pone


della sua santit
si

nome Za-Mikl; aveva


e

allora

14 anni. La

fama

sparge in

Rm,

vengono a

lui

Abb;l Liqnos di Questenteny

(Costantinopoli),

Gub

di
e S.

Abb Yem't di QosySt, Abb ijehm di .\nsokiy (Antiochia), Abb Qilqey (Cilicia), Abb Afs di 'Esy (Asia), Abb Pantalwou di Romy
Abb
S.

(Roma)
dono a

'Alf di Qsry (Cesarea). Fraternamente accolti da Za-Mikl, chiel'abito monacale,


li

Pacomio

mostrandosi fermi nel proposito di darsi alla vita

monastica.

Pacomio

riveste

del sacro abito, e restano ferventi

monaci con

lui

per molti anni. S. Pacomio, morendo, d al suo discepolo Teodoro un ordine in riguardo delle proprie ossa, e Teodoro l'interpreta quasi il Santo volesse che le proprie ossa
fossero secretamente tolte da dove erano sepolte (0-

Sue raccomandazioni a Teodoro che

(')

Nella prima invocazione {cttp. 104, Lib. Ilenoch


causai, di (DVlfh.

p.

18 ecc.)

il

.va)rii"h

(H

1,

ycYl^) sembrerebbe
i>ropriamente
s. il

essere
tarsi

il

ma

non saprei aJdurne alcun altro esempin. (DVlrh


il

van-

ad alta voce dei soldati,

che quadra bene

nel passo citato in

i 1 1

mann

v. Infatti il
1.

Sawdesatto,

aew pubblicato

a Moncullo lo spiega con

KHdel

mentre

il

Voc. acth.

(Dillmann,
t>a).

e. )

non
*.

raccogliendo, sotto inTi, dei verbi affatto distinti fra loro,

come sarebbero
e fa

KO

Potrebbe
questa
che la

adunque intendersi: Dio che porta l'acqua


nuvola per mano
dc^'li

mare nella nuvola,


terribile, coi

salire
i

velocemente
facendo
s

angeli e la rende
il

forte,

fulmini e

tuoni,

commozione

del tuono e

bagliore del fulmine vantino, per cos dire, la terribile forza, tanto che
della terra.
il

intesa nei quattro

anfji.li

Il

RA*A*
Tit. III. 0,

corto

si

riferisce al ciclo e alle

nuvole

cf Hen.

60).

Di questa radice (DX\,h

l'iatt ha,

"n/h
il

jier (DVlri,

ma

dubito sia errore di stampa


gli

o di manoscritto. Nella terza invocazione notevole


ansioso fervore ricevono
il

(DUI/.nip

(lin.

28);

Apostoli

che con

Paracleto, per

correr poi tutta la terra,

sono

paragonati a

eavalli che
:

guardano ansiosi
sulla quale
(')
v.
i

al

sorgere del giorno. Notisi anche

come

vi

occorre la figura rcttorica (Igor


1801, pag. 61.
di

(DC^

mici Proverbi, strofe e rarconli abissini.


si

Roma

Nello stosso giorno nel quale

fa la

commemorazione
Krestos,

Za-Mikiifd (14 di Teqemt) cade


distinto; cf

anche

la

commemorazione
158.
(p. 57, II,

di

un

,U J.-^ o '"abra

affatto

Zotonbcrg,

atal. pag. 6.5 e


(')

^V.

6) tanto (ohniofifm in senso ccclcs.)


si

(> Per evitare che


colto; forse questo tratto
2,
p. 967,
e.

sovrapponessero
ciiN

altri

cadaveri, ovvero perch non divenissero oggetto di


S.

ha origine da

che narra

Atanasio di
ai
f.

S.

Antonio (ed. Migne X,

90) e

si

collega coU'ueo dei cristiani di Egitto relativo


{Z.

cadaveri de' martiri ecc., sul


aeg. Sprache,

<iaale uso cf. C.

.Schmidt, Ein altchriiUichts .Vumienetikett, 8

XXXII).

compagni,

89

ama Za-Mikl
e
i

insieme con Orsisio, eletto al posto di S. Pacomio. Teodoro

suoi
p.

ma

specialmente

Za-Mikl. Ednit, la madre di questo, viene presso lui per


la

o.

vederlo: sulle
altri

prime Za-Mikl nou vuole incontrare


e
fa

madre; poi persuaso dagli


:

monaci, va a vederla,

intende che essa

venuta per vestir l'abito monacale


e la

egli la veste di S.

monaca,

e la

dimorare insieme colla madre di Teodoro


;

sorella

Pacomio, che era la badessa del monastero


(').

questo era prossimo al convento degli

uomini, e ne era sorvegliante Pietro

Za-Mikl cogli

altri

Santi

(Abb Garim non era ancora con


e

loro)

prendono

congedo, dopo 7 anni che eran vissuti insieme, da Teodoro e Orsisio,

tornano al proprio

paese di Rm, ove operano miracoli, e convertono

il

paese

alla

tede.
era.

Divozione

di

Za-Mikl verso la Vergine,


citt con

grande fervore del popolo ove egli


S.

Uscito dalla

due compagni, vengono, guidati dall'Arcangelo

Michele, in Aksum. Za-

Mikl vede questa citt gi convertita alla fede,


telli
i

e tornato in
i

Rm, ne informa

frap.

quali vengono
il

lieti,

colle loro suppellettili e

Libri Santi, guidati da Za-Mikl

02.

in

Aksum, ove
Al'md

Re
di

il

Metropolita

li

accolgono festosamente, l'anno V del regno


Ishq,

di in

figlio

Sal'dob.

Mandano ad
il

parente di Za-Mikl, che era

Rm,

il

quale abbandonato

regno,

viene anche egli in

Aksum, guidato
;

dal(^)

l'Arcangelo S. Michele. Gioia dei nove Santi nel ritrovarsi insieme

vivono a corte
di

ammirati
specie,

dal

Re

dal
la

Metropolita,
fede

operano
^

assai

miracoli
il

diversissime
tre

onde
la

rafforzano

in Etiopia.

Quindi mor

Re Al'md,
e

anni

dopo

venuta di quei Santi, pianto da

essi

e dal popolo,

onoratamente
I

lo sep-

pellirono nel sepolcro dei Re, e regn

Tzn padre

di

Klb.

Santi rimasero

a corte (fl,'^ : i'm.') tutti insieme, digiunando e operando moltissimi miracoli, e cos'i stettero per 12 anni (*) la madre di Za-Mikl, Edn, colle altre raoniche, era ivi
;

presso. Za-Mikl,
cio
s "

amato

e riverito

come padre

e signore,
i

soprannominato
si

'Aragw

il

savio.

Nel 6" anno del regno di Tzn,


:

nove Santi

separano per andare

in varii luoghi

alla distanza di

incontro, alla

Abb Alf
di Oriente,

in

Abb Liqnos va a Dabra Quansel, Abb Pantalwon va di contro, due miglia; Abuna Isl.iq o Garim in Madar, e Abb Gub i\a distanza di un me'rf " Abb Sehm a Sedy, Abb Yem't in Gar'alt, Ahse'a detto Rehz e Abb Afs in Yh e abuna Aragw iisc'i al paese
;

chiamato Egal, paese che un


la

forte corridore

pu percorrere

in

due giorni

Con Za-Mikl era


luogo chiamato
contro

madre Edn, insieme


i

col discepolo

Mtys. Giungono ad un
scagliano

p.

m,

Madhanit ove pernottano;


il

malvagi
e

abitanti

improperii
vicina.

Aragw,

quale maledice quel luogo

benedice

invece una
i

citt

Passato

oltre, risana

un indemoniato:
"

la

folla

lo
"

circonda al vedere
('');

suoi miracoli.
di

Proceduto
(')
(*)

oltre, siede sotto

l'ulivo del convento

giunge in vista

Damme. Un

cf.

AmiJliiioau,
:

//^.s^

(ft-T)

lfl\T
il

che

Di
1

11

maini,

de S. Pnkhrme de. {Ann. M. Guimcl, nv\ lessico della crestomazia, fa


i

= cr^
(cf

II) "!.

(3)

Secondo

God. L.

per 22 anni. Fra

miracoli che qui

si

raccontano, ([uell" del ijrano piantato,

cresciuto e mietuto in un giorno .sembra derivare daj;li Atti apocrifi di S.

Oiuda

Ma

ii,

The

confticts

oflhe H. Apostles 222 e


Irino
fr.

miei Atti apocrifi degli Apostoli 22,

1 i ii

p. 1)

quantunque leggende

.simili s'incon-

non

di rado; cf.

Am

u,

au Caire, IV)
di

IG. Il verbo

ATflAllA

Moimmnnls pour servir V rtude di' l'//ypte cirrl. {Miss, archol. (03, 1, 19) che manca in I> 1 1 in a n n, spiegato rettamente nel
i

.Sair/tseir
(*)

lloneullo con -l-'ll'lfl hrillarr. Vi corrisponde


I,a l'urnui

1'

amiirico

A^nMAriA
:

e 'l-guilAllA
C'irse

!S(D-A ulivo selvatico.


ni

X'AA, a

me

ignota, dei due codd. romani

per X-AA. V

Classe

SCIENZE

MORAM

ecc.

Memorie -

Voi. II,

Serie 5", parte I"

12


Mesguilgue, donde vedo
la

!>i

iiu

(forine udendo della sua santit e dei miracoli che operava, gli reca

suo

figliuolo

malato, cui Za-Mikl guarisco con istupore di

tutti.

Viene poi ad una rupe chiamata


piacegl.

cima

di

Dammo;

assai

e gira tutto intorno al

piede della montagna, por trovare una via da salire su quella cima,

ma

inutilmente.

Va ad un monto

(')

con alto precipizio, detto -Sequor' ove trova una via per salire,
il

ma
!'

sente che non era

beneplacito di Dio, che egli ivi restasse; e cos gli accade

''C

al

monto Mongergr

e al

monto Jlnhz. Hitorna quindi a


ivi

Dammo
Edii,

e o

vede una fonquesto

ditura nella rupe, ov'eni acqua;


fu

fa

restare la
oltre, e gli
()
;

sua madre

luogo

chiamato

>.

baat elem

(fY\).

Procede
il

distendono sulla roccia un tappeto


del
tappeto, quella
si

sul quale riposa, posandovi sopra

bastone

al togliere

roccia

diviene della stessa larghezza e lunghezza di esso, e di bianca che era,


rosso, restandovi l'impronta del bastono: questo vestige

tingo in

restano ancora venerate. Giunge


la

Za-Mikl
appare
S.

-al piede della corda'

(cio

dove ora

corda per salire) e prega: gli

Michele Arcangelo che


salire.

lo conforta, e

mentre Za-Mikl stava aspettando e


e gli dice

non sapendo come

S.

Michele

gli

appare di nuovo,

siccome verr un
infatti

serpente alto 00 cubiti, che lo porter sulla

cima del monte.

Viene

questo

serpente

il

quale dall'erta dice a Za-Mikl, che quel monte era deserto e inospitalo;
gli

ma

Za-Mikl

comanda

di

abbassare la coda, al pi del monte ova egli era. ZaS.

Mikol monta sulla coda del serpe, protetto dall'Arcangelo

Michele che

gli allato, al

stupoiidoue Mattia e gli altri discepoli che erano al pi del monte,


p.

come Eliseo

GS.

veder rapito Elia. Za-Mikl


al di

portato sul

monto Dammo. ove giunto


il

dice: Alleluia
il

Padre, Alleluia al Figlio, Alleluia allo Spirito Santo, onde


'

monte ebbe

nome

Dabra

Hallluv'.

"

La montagna

s'illumina, e Za-Mikl, avuta prova del bene-

placito di

Dio

(^),

lieto di quella
il

dimora.
e

Dopo pochi
fa

giorni mor
il

Re Tzn

regn

il

Re Klb

in

sua vece
dal cielo

Zatutto

Mikl
ci

una capanna per

tabernacolo, e gli Angeli gli

portano

che serve per celebrare l'oucaristia, tinche poi edifica un santuario, e por propria
si

abitazione

sceglie
lui

una caverna, ove vive

in

preghiere e mortificazioni.

Uomini

donne vengono a

per essere risanati; anche coloro che abitavano ad oriente, gente


(^),

che viveva solo di pastorizia e di ladroneggi


e lasciano
]..

vengono a Za-Mikl che

li

converte,

le

rapino. Za-Mikl converte gli infedeli, e conforma quelli che, gi con(');

70

vertiti
di
> '

da Abb Salm. orano nella fedo ortodossa; sua vita santa


fa altri miracoli.

risana la figlia

un capo di milizia, che era indemoniata, e

Allora

mand a

lui

Klb dicendo

io

mi sono apparecchiato ad andare


il

a far guerra ai nemici di Dio,


di

che distrussero la chiesa, e versarono


infedele per

sangue dogli abitanti

Nagrn

codesto

nome

Finlis

poich ha mandato a

me

il

patriarca Timoteo, dicen-

(')

Il

testi'

Ila
.si

'pyTO
li.-uino
'.
'

che
la

cvidcntcmontc da 'rpor. niu sembra signiflcar un monte alto

ed isolato donde
() (')

veda tutta

regione circostante.

Tutti

codici
f>8.

qui n^<^J,.
lozione scorretta; forse da

pag.

II,

la

emendare

Ki.U'ini.

"it-yv.

(') .SeinbraTTo

essere pli aliitanli del pae.e ora occnpiito dai


.\far

TeUl

ecc. e

che

prili ihihiiriMr erano,

come

gli

attuali, di stirile

(Cf.

l'raet orin

s,

f'rier

ilii:

hamitisrhcn Spnirlian Oshifrihi's

{Iteilr. 2.

Atsyriol. ecc.
l'a^r.

II, :lHl.

f)

70, II, 27 .i.irehbc Jii ruirett.. )V^.y.(i.V-.

91

di

domi- di vendicare

il

sangue dogli abitanti

Nagrn. Tu, o mio padre,


(').

fa preghiera,

poich la preghiera del giusto ha potere e dominio

Kisposegli

il
i

nostro padre
tuoi nomici,

li

Aragw
e
li

e disse al

messo del Re: va

in paco, e che Iddio sottometta


e
ti

riduca ad ubbidienza nello tue mani, e a te dia grazia


ti

renda terribile ai

"

nemici, e

riconduca sauo

salvo.

E Kalb

era re

giusto, e niun re fuvvi,

che

operasse, pi di lui, miracoli e prodigii, mentre era nello splendore del suo regno.

" "

E quando
perch non

si

ribellarono

gli

abitanti di Bur,

Iddio gli apr le viscere della terra,


di loro, e

lo vedessero gl'insorti,
si

allorch faceva incursione contro

non

fuggissero da lui e

salvassero:

il

percorso

per giungere a Br di un tre


" "

giorni per un robusto corridore.

Klb, entrato por l'apertura dove Iddio aveva


solo, e

aperto

il

terreno,

giungendo all'improvviso, gli stermin, e non ne lasci un


si

sottomise la citt nelle sue mani, e fino al giorno di oggi esiste e

vede

il

luogo,

dove entr Klb nell'apertura e dove usc da essa, essendo

il

detto luogo divenuto

un pavimento di

pietra.
;

E and

per far guerra, e giunto al paese dei Sabei, guerreggi


essi,

con quell'infedele

grande fu la strage presso di

per la forza delle preghiere


i

del giusto re e dei Santi, nelle cui preghiere era fidato, e vinse ed uccise tutti

nemici,
re di

non lasciando vivi n grandi n


Saba, nemico di Cristo.

piccoli, nel paese dei Sabei,


lieto, e ringrazi

ed uccise

Fin'.is,

E Klb fu E

Iddio, e costru nella citt di

Nagrn
la

la chiesa che quell'infedele avea


lieto

distrutto, e diede
e

ad

essa in dote tutta

preda fatta nel paese di Saba.

giulivo torn in
il

Aksum, n

torn alla
;

reggia,

ma

and secretamente, abbandonando


gli disse:

suo regno e la sua gloria

andato

presso

Abb Pantalwon,
;

rivestimi

dell'abito monastico, e incontanente


e

no lo rivest

diede

il

regno al figliuolo Gabra Masqal,

mand ad Abuna Aragw


ricondotto, ed ho preso
il
il

dicendo

Iddio, per le tue preghiere,


di

mi ha felicemente

monacale abito

Cristo

prega per

me

affinch possa compiere la vocazione.

nostro padi-e Ai-agvvi


gliore, e

si alliet, e disse al

messo del re d dirgli: hai


!

fatto la cosa milui.

che Iddio

ti

compia ogni tuo volere

ci udito

and via da

regn Ga-

bra Masqal, e selette sul suo regno. Nell'S" anno del regno di Bzn nacque Cristo,
e

da Bzn

fino

ad Abrch ed Asbel.i

cristiani,

regnarono

19

re, e

gli

anni della

loro vita {del loro regno) furono 244; da Abreh ed Asbeh fino a Gabra Masqal

regnarono 9

re,

e la loro durata fu di

124 anni:

e tutti

insieme

sommano

368

anni

(-).

E Gabra Masqal

regn con
;

rettitudine e giustizia, eia


si

fama

del suo regno

fu udita in tutta l'Abissinia

ninno

oppose al suo regno, n egli usciva a spe-

dizioni militari,

ma

solo a costruir
celato,

chiese, poich regn iu

tempo

di pace.

"

Za-

Mikl voleva vivere

ma

tutti

andavano

da lui per essere risanati.

Gabra Masqal venne presso Abna Aragw, mentre stava nella sua caverna, affinch benedicesse il suo regno, e desse compimento alle sue cure per costruire il santuario; venne prestamente a Debra Dammo, lasciando l'esercito

l'anno che regn,

ai piedi della ai

montagna,

egli solo sal co' suoi, presso

il

santo padre Aragw

si

prostr

suoi piedi e l'abbracci dell'abbraccio dello Spirito Sauto, e lo supplic e gli disse:
il

bonedicimi, o padre venerato, e benedici

mio regno

e tutto il

mio

esercito

il

(>) (^)

Jac. V, 16.

Queste

cifre

sono quasi tutte diverse da quello dello note

liste.

02

come benedisse
nemico
il

Santo rispose
e Salomone,

cho Iddio benedica


il

il

tuo regno,

regno di David
i

e corno benedisse

regno di

K;ilb tuo padre; prolunghi


il

tuoi giorni, e
;

conservi

il

tuo esercito, e sottometta l'avversario e

sotto

tuoi piedi

pensa

alle chiese, alle vedove od ai pupilli!


cos sia.

E Gabra Masqal
il

pieg la testa e disse:


il

Amen.

.
-

stettero insieme,

ammonendolo

Santo come rafforzare

suo regno.

E
re

(Jabra Masqal gli disse: mostrami, ten

prego, in qual

luogo costruire la chiesa, e

Za-Mikt'l sorse immantinente, e gli mostr dove edificarla.

subito

comand

il

ad operai robusti

quali tagliassero legni e raccogliessero pietre, e cerc uomini sapienti

che conoscessero l'arte di edificare. Fece andare attorno un araldo per tutta la terra
di Oriente,

ingiungendo che portassero legni e pietre e terra da lontano e da vicino.


(?)

Ordin quindi che facessero ruote di carri

a guisa di gradini di stanze, di pietre

e legni, della larghezza di 3 eubiti, perch potessero salire in esso, uomini ed animali,

portando legni

e pietre,

acqua

e terra; e costruirono

con magnificenza, con molta cura,


i

un edificio mirabile a vedere, che allietava l'animo e rapiva


compito nel
di

cuori.

l'edificio fu

II"

anno del suo regno

ed egli lo dot di

vesti

preziose,

di

patene

oro ed argento, e calici di oro ed argento; e diede 12 croci di oro e di argento


legati in oro e argento, le lettere di S. Paolo e le lettere degli Apostoli,

e vangeli

di oro e argento, e veli; ogni cosa in


la

dovuto ordine. La onor e magnific, perch essa


M >

prima chiesa,

ninna chiesa era stata edificata prima di essa, ad eccezione di

Aksum. madre
Fece venire
(olio) e vi
il

delle citt {nr-TQroXtc). e diede ad esso quanto la corte reale possedeva.

metropolita che la consacr


il

e la

segn

coli'

unzione del Sacro Crisma

fc

pose entro
(') e il

tbt

"

che Za-Mikl con s avea recato, sacro al ceto del


il

Primogenito

tbt

che avea dato

re e quel
il

tbt

sacro al Ceto del Pri-

mogenito ricoperto
insieme con esso.
l'eucarestia
.

di oro e di
11

argento, e

tabernacolo di N. S. Maria, adornatolo


il

re e

il

metropolita pregarono

nostro S. Padre cho celebrasse

Za-Mikl celebra
tutti.
Il

il

Sacrificio,
fa

scendendo dal cielo

gli arredi necessari, e

comunica
dando

re

Gabra Masqal

una grande
ignudi, e

festa per la consecrazioue della


si

chiesa,

cibo agli all'amati e vesti agli

fa
;

promettere da Aragw che in vita e in


quindi Aragw
toglie
lo benedice, e

morte non
tutto
il

lo

dimenticher nelle sue preghiere


(-).

benedice

popolo
il

Il
(')

re,

per desiderio di

Za-Mikl,

la

scala fatta
in

quando

costruiva
serpe

tempio
Il

mette

in

suo luogo una corda per

salire,

memoria del
monaci

(cf. p. li!)-

re se ne torna via. Molti

vanno a

farsi

monaci, presso Za-Mikl e

sono battezzati in un fiume a pie del monte, chiamato


accrescono sempre
p.
-'.

y a

e r

q y

si

si

danno a

varii

lavori.

Vengono anche molte

monaclie, delle

quali Za-Mikl d la cura al discepolo Pietro, e consegna a sua

madre Kdn. Muore


;

questa

il

4 di Ter, ed portata col dove era Aragw che la piange

vien sepolta

(')

nTlr;

qui

il

Primogenitus omnit creaturae, 0. Cristo;

il

cnj'^n/.

ntV>C sono
il

tutti

Santi dell' .\. e


()
liffti,

N. Te.stainento, rOjrnissanti, sotto la cui invocazione era stato consacrato

tibnt

n.
i

JSIRiJ,

non qui tursum suspicere, m..

s\

il

dare la benedizione al popolo,

come fanno

alzando la
al
(')

mano

e t-cnendola, nel benedire, a quel

modo che usano

Greci, cio coll'anulare

unito

jioUicc.

Kj^oooo, che m.anca in Dillmann, gpicf^ato con J'JJ. Da dlim'mo demoliscilo

significa u demolire " e nc\


n

Siwiisew

di

Moncullo

sarebbe derivato

il

wnnf

di

Debra Dammo.

m
in

un sepolcro nuovo, preparato da Za-lMikl per

lei.

In
;

quel

tempo vivea Yird;


Za-

notizie di lui, che

ammaestrato dagli Angeli nel canto

egli viene per visitare

Mikl
la

vedere
lui;

la

chiesa fondata da Gabra Masqal. Za-Mikl predice ai discepoli


si

venuta di

giunto Yrd,

abbracciano e vanno alhi chiesa, cui Yrd celebra

col suo

canto.
i

Grandi conversioni operate da Za-Mikl; cresciuti


varii ufficii.

monaci a GOOO,

egli assegna

p.

78.

Gli appare N. S.
ogni

colloquio di Za-Mikl con G. Cristo che lo


l'invocher, a chi

chiama
p.

al cielo, e promette
ecc.,
li
il

benedizione a chi
la visione al suo
:

scriver la sua vita


i

so.

ecc.

Za-Mikl narra

discepolo Mattia; fa radunare


.successore,
e
I

monaci

informa della vicina sua morte

fa

Mattia suo

scompare, a 99

anni,
il
,,.

14

di

Teqemt

11 di Tasru, regnando Gabra


lieti

Masqal.

monaci

apprendono

82.

kidn

concesso da G. Or. a Za-Mikl, e


e

ne scrivono la vita, e ne celebrano


('),

la

commemorazione. Miracoli

apparizioni di Za-Mikl

visione di

Abb Benvm.
al

Gabra Masqal avea udito che Za-Mikl era scomparso dalla terra; viene
e fa donazione alla chiesa di molte terre, cio: tutta la terra di
fino a
1

monte
p
g-t

E gal

(h) dal

Mar eb

M a k a d sei citt, e in B e 1 n tre citt, M a t a r , R r a k a G u e r g u e r, in G e eSeyot (e Makad di Gelo). Barali to, (In Rl.ito?) Bta nobayt, (?) Baqlo. 'E(ja, ('Ed) Mare, Galab, Ham (Aham, Ehem) B ad. Erak (in Barak ) Gandef, Megary (Mag. oMug.) Damr, Yl.i (Yel.i): privilegi che il re accorda. Vita esemplare dei

monaci sotto la direzione


Egzi'. Sotto
il

di

Mattia muore questi


;

l'S di

Thss.

Suoi successori Yosf

Mad^aina
i

settimo superiore, dopo Za-Mikl, che

avea nome Abb

Yol.ian,

discepoli editicano

ima chiesa

all'entrata della

caverna

abitata da Za-Mikl, perch serva di sepoltura.

Abb

Yo' ani riveste dell'abito mo-

Abb lyasus Mo'a che tornato in Haiq, vi propaga il monachismo. Takla Hymnot (cf. p. .3, nota 3) dal luogo di lyasus Mo'a viene presso Abb Yohani a Debra Dammo, dove riceve l'abito monacale, e restatovi 12 anni, torna presso lyasus Mo'a e prpaga il monachismo. Abb Yohani muore il 9 di Genbot, e gli succede Za-Ivasus.
nacale

p.

Il

cod.

preceduto

dal

novero

degli scritti

in

esso

contenuti

da

una
scrit-

descrizione della Chiesa di S. Aragw, che credo opportuno qui pubblicare.

La

tura sembra essere della fine del secolo passato, incirca


"

(-).

Descrizione della Chiesa di S. Aragavi, fabbricata dall'Imperadore, Gebera Mascall,


del santo Imp." Caleb, o sia Elesbaan nell' anno del Signore 600. Questa Chiesa,
di

figlio

che

fabbrica rotonda (come

sono anche al

d'oggi

le

Chiese

di

Etiopia)
('),

si

divide in tre parti.

La prima

di queste si appella in etiopico


:

C/mee Afaali
(),

cio

Coro, ed un giro rotondo di archi aperti

La seconda

dicesi Cchedest

cio santa,

ed un giro rotondo chiuso,

ma

con dodici porte

per l'ingresso, ed otto

fenestre:
di

La

terza

Macchedas
pag. 83,
I,

(^)

cio

Santa dei Santi, ed


sta,

una fabbrica
nei (re codici.

di

muro

forma

(') ('J

A
IjO

12

il

tVA"

come vodesi

ilalla nota,

parole stampate in corsivo sono sottolineate nel manoscritto.


:

(3) (4)

^i OD^A'V
^v:.f,.V:


quadra, in mezzo di cui
vi

Il

sia trono, o

un meniter

(^) o

vogliamo dire altare pari.S.

niento quadrato di legno, con pitture di Angeli, della Madonua, di


reiione.

Giorgio. Kesur-

Ascensione ecc. Per intelligenza di questa


di detta

descrizione

si

pone nella pagina

seguente la pianta

Chiesa,

come

la

form Mo^sig^ Tobia Etiope traduttore

della suddetta descrizione:

Chnce maalt
Notisi che le chiese in Etiopia

non sono n a volto n

a soflitto,

ma

a tetto,

come
Cliiiee

se ne conserva

1'

uso nella basilica di S. Paolo di


parte, o sia
(-)

Roma.
di S.

Adunque
Manli

nella
vi

Prima

primo giro della Chiesa

Aragavi, detto

sono 98 chinib

cio certi legni quadrati per sostegno della fabtgure di Angeli, uccelli ecc. per vaghezza.

brica, nei quali al di dentro vi sono scolpite

Vi sono parimente cinque colonne di marmo.

1735 naia
di fuori.

(^),

cio palle

di legno sulla paiete

d'intorno per tutto

il

giro al

295 Cchnat

{*)

cio cinture di legno


di

per tutto

il

giro, e in

guisa collocato, che

alternansi un ordine di cintura

legno, e

un ordine

di

pietre,

come

nella

figura

seguente, formata a dichiarazione migliore della cosa dallo stesso Monsig^ Tobia.

Ic^o
pietre

legno

pietre

le^o
(Il

mnnq
S-A (?)

0)


202 maucaf
riori

05

(')

o siano sostegni di legno noi giro snperiore di tutta la chiesa. e

397 viaian, madrcc'i,


7 porte.

guen

('-)

cio pilastri laterali, pilastri inferiori, e supe-

legno.

124

fenustre.

Nella seconda parte o sia nel

Cchedest sonovi 72 chirub.

148 mae:o
l.")2

(')

cio porte di

cedro.

:;cdchl'a

(').

Notisi che questo vocabolo scdeblra in lingua


poi di
Gltee:^

Arnahharn
che

signi-

fica

canonici e nella lingua


il

significa tabernacolo, e

rimane

per

incerto

vero suo significato.


legno.
certi

193 Cchnat

40 flu (^) cio 222 maucaf


12 porte.

travi fatti a guisa di

colonne intortigliate come le corde.

legno.

22 colonne
7 colonne.

di stucco.

18 manca, cio legni a foggia di chiavi per sostegno della fabbrica nella parte
esteriore.

4 Chenfaasa
15
11

(")

voce di oscuro significato per renderla in italiano.

Nella terza parte, o sia fabbrica quadrata detta Macchedas sono:


flu.
travi.
(")

28 Saragall

cio appoggi di legno per sostenere

travi.

3 porte grandi rivolte alle parti del


vi

mondo fuorch
terra.

dalla parte Orientale, dove

una grande fenestra poco elevata dalla


3 colonne di marmo.

37 naia

legno.
e

102 madrech, macan


13 manca 4

guen

legno.
legno.

travi a guisa di colonne intortigliate.


(^)

177 Zerghcf

di legno o di cemento.

50 Cchnal
Descrizione di Betgul
il

legno.
(')

sia

Beldehem, cio

di

quel

luogo,

dove

si

lavora

pane di proposizione, o sia del


In questa vi sono 14 flu.

sacrifizio

ed una fabbrica separata dalla Chiesa.

(') (-)

(oov-njj.) nv^q.

(?)

oD^>'i, tm\^l^y\,

wy\

(V)

iiropriam. s(/lin, stpite, architrave.

(')

iiv.n-i-A.

(>>)

Vl-t<.

M,^
(V)

(V)

(^1

l"l/.T>

C)
(')

llf.'Ki.

rLM-

ini: {i"niic

rL-l") (V)


O Cchnat.
14

!)(

muucuf
in sasso

legno.
vivo.
in

ir>U pozzi scavati

72

sepolcri scavati

parimente

sassj

vivo,

e questi ]'o:i

sepolcri
S.

fin

ora

esistono e si vedono, giacch questo

celebre e grande

Tempio di

Aragaoi fu

distrutto dai

Turchi del regno di Adel.

KiTula-Corriije
II,

65, 20 (sembra essere)


-21

1.:

che
ir,

della fine

67,

I,

aaou

68,

-l^-'H

V.go'i;";
li,

"lO. II,

Agnj.;i"V
(Vi, 1,
."2

6,

II,

Aaii.
^

'^ >>'nii./,(irii.c.; (il. 1,


'

17

ArAiVJi'70,
1,

15-10
i

yXyoc;
o3
n.

nni>>>iO twV"
75,
I,
:

''-J'

' ffliriiV.'
;

n/.n^rt";
10 metti
i

IH

tofrli

Jue imnti
llll-l

in fin di rgra;
l.

1.

ntnM%i-

76,

I,

duo punti

d..].'

ajri,'.

It

ny,<'."'l

l"

07

RELAZIONE

dei

Soci Guidi,

relatore,

Teza, presentata

al

Presideute

durante

le

ferie

accademiche del 1895, sulla Memoria del


lata:

dott. U.

Conti Rossini

intito-

Il

Gadla Talda Haijmanol^ secondo

la

redazione loaldebbana.

Una

classe di fonti molto importanti per la storia dell' Abissinia sono le vite
il

di

quei santi che esercitarono qualche azione sugli avvenimenti e


:

progresso di quel
teocratica del

paese

n ci deve recar meraviglia, se


clero.

si

considera l'indole pi o
il

men

governo e la potenza del

Fra questi santi

pi famoso forse

Takla Haymanot,

sulla storia del quale restano ancora molti punti oscuri ed incerti.

La sua

vita ci
l'altra

pervenuta in due forme o redazioni affatto distinte: l'una di


di

Dabra Libanos,

Waldebba. La prima
;

la pi nota: di

essa

si

conservano parecchi mss. special-

mente a Londra

fu anche conosciuta dal P. d'Almeida, che se ne valse nella sua storia,

ed ha servito di fonte, per la parte maggiore, alla breve narrazione del S e n k e s s a r. La redazione di Waldel)ba invece, pi antica ed importante, non ci conservata che

un unico ms. della Bibliothque Nationale di Parigi. Il Conti Rossini ha prepacio rato l'edizione di questo testo, per intero, e lo ha tradotto quasi tutto, omettendo
in

solo quei passi che poca importanza

hanno per chi non intenda

il

testo ge'ez,

come

sarebbero

racconti de' miracoli

senza speciale importanza, ecc.

La preparazione critica di questo testo, che in lingua assai pura, molto buona, come fedele ed esatta ne la traduzione. Nelle note il Conti Rossini rende anco conto quella di di quei luoghi nei quali la redazione di Dabra Libnos pi si discosta da

Waldebba;
si

in

queste note e nell'introduzione egli dimostra di ben conoscere quanto

pu

riferire al soggetto

che tratta.
il

La pubblicazione

del lavoro del Conti Rossini desiderabile per

progresso

giusto che deo-li studi sulla storia e la letteratura di Abissinia, ai quali studi ben
sia portato

un contributo specialmente
perci e

dagl'Italiani.

La Commissione
di

di parere che la

Vita

di

Takla Haymanot mdla


i

re-

censione

Waldebba,

per la sua intrinseca importanza o per


.

modo onde

stata

preparata, possa pubblicarsi negli Atti Accademici

Classb

di

scienze morali ecc.

Mkmorik

Voi.

II,

Scr. 5', parte 1*.

IS

98

Il-Gadla TaklaHaymanot"
Memoria
del dott.

secondo la redazione waldebbana.

CONTI ROSSINI CARLO.

Fra
il

santi che sortirono

natali in Etiopia

indubbiamente Takla Haymanot

pi celebre, sia per quanto da alcuni vuoisi facesse a pr della dinastia salomonide,

gi scacciata, narrasi, dagli aviti domini (su di che, peraltro, non posso che rinviare
a quanto scrissi
altrove), sia, e con
nia<,';j;ior

fondamento, per l'opera sua


di

in

favore

del cristianesimo, opera che gli valse

il

nome

apostolo novello

Numerosi manoscritti ne contengono


Bibl. Nat. Parigi: ms. et. 13C. Del secolo
n

la vita:

XV

primi

f.

90. 1\

rt.

T.

II.

comprende
d.

f.

1-44

r. {')

ms.

ar.

284. Datato, dell'anno 1307 dei martiri


il

1590

C.

F. 148. Secondo

titolo,

questa vita araba fu mandata da re GalSwdcwos (1.540-1559)

a Gabriele, 95. patriarca d'Alessandria.

La
i

redazione diiferisce da

quella del ms. precedente e dogli altri etiopici susseguenti. Trattasi

per d'opera composta o tradotta dal gtl3, e


subite le pi btranc modificazinni
Bibl. Bodl. d'Oxford
Bibl. Nat. l'arigi
: :

nomi propri
F. 75

vi

hanno

(').

ms.
et.

ar. crist.

CV. Datato,

del

1.310 dei martiri


il

1593

d. C.
i

(').

ms.

137.

Secolo XVIII. F. 153, di cui

G. T. H. occupa

f.

1-111. Kedazione

in 115 capitoli, seguiti dalla enumerazione dei miracoli. I primi capitoli

contengono

la

genealogia d'I
e

santo da .Adamo a Zadoc, e da


tnc,

Zadoc a Takla HiSymnot,

quella dei re d'Etiopia; alla

l'elenco

degli abati e degli amministratori di

Dabra Libnnos. Questa redazione


numerose aggiunte (genea-

sembra essere una


sia stato
.1

perifrasi della araba, con

logie, liste reali, miracoli, ecc.), e par clie

non semi)re

il

testo arabo

ben inteso

(*).
il

138. Secolo XIX. F. 150.

Come

ms. 137. Mancano la genealogia d'.Xzaria,

le liste reali e la divisione in capitoli.

La

vita propriamente detta

jircceduta da una oniilia e da un'inlroduzione: altra omilia, da leggersi


il

12 di

genbot

(festa della traslazione delle ossa del santo),


i

e un'altra sulla sua nascita, sono inserite fra la vita e

miracoli

(^).

(')
()

Zotenberg, Cataoijue Zotenborg, op.


cit.,
,

da
p.

ms. thiopiena de la Bibl. Nat., p. 205.


;

200

Slane, Cataloi/ue

des mss.

araba de

la

Ili/il.

Xat-, n. 284.
I, p.

(')

Uri, Bibliothccac
crist., n.

Bodleianae codicum manuscriptorum oricntalium catalogus, pars

46;

codd.

ar.
{*)
(')

CV.
cit., cit.,

Zotcnberg, op. Zotcnberg, op.

p.

204. 206.

p.


British

!)9

Muscum: ms.
"

adii.

16.

2.')7.

Secolo

XIX.

F. 1-118, vita di T. H.

118-119, sua gcncalngia;

11!)-I27, (rasluziune del corpo; 127-101, miracoli (').

ms.

oreiit.

G9G.
T.

Del tempo
II.
;

di

re

Takla Hliymanot (1769-1777).


secolo

F. 42/i, vifa di
miracoli
(j.

f.

i;!2rt!,

discorso sulla traslazione;


del

M2a- M9,
vita

"

"

"

"

721.

rriiiii

parte

XVIII.

F.

0,

di T.

H.

f.

184a,

discorso sulla traslazione; 203a, miracoli in numero di 16;209a-212,

invocazione ed inno
" "

(').

722.

Secolo

XVIII.

F.

4a,

vita di

T.

H.

108A, discorso sulla tras-

lazione; 117/y-127(2, miracoli in


n n

numero

di

16

(^).

723. Sec"loX\III. F. 9, vita di T. H.; 167a, discorso sulla traslazione;


179fl,
altri

miracoli in numero di 44, con discorso introduttivo; 227i-279i,

due miracoli

scritti

da

differenti

mani
;

(^).

"

>

"

"

724. Secolo XVIII.

F. 5a, vita di

T.

H.

f.

174-190, miracoli in

nu-

mero

di 16, con discorso introduttivo {').

725. Secolo

XVIII.

Di varie

mani.

F. 3a, vita di T. H.;

155-157,

genealogia da

"

Adamo
F. 5a,

(').

it

726. Secolo XVIII.

vita di T. H.

102a,

discorso

sulla

tras-

lazione; 109i, miracoli con introduzione; 133-135, invocazione,

come
tras-

nel ms. orient. 721,


n n

f.

209a
vita
in
II

(*).

727. Secolo

XVIII.

F. 2a, miracoli

di T. H.;

155

3,

discorso

sulla

lazione; IdSb,
"

numero

di 18; 1845, invocazione

(^).

>,

728. Del
f.

tempo

di

lyasu

(1730-1755). F.
(>").

3a, vita

di

T.

H.;

134a-149A, miracoli in numero di 20

Coli. d'Abbadie,

40.

Vita di T. H., pagine 12; miracoli in numero di 17, pagine 14 (").

Vanno
British

altres

rammentati:
/littoria

Museum, ms. 9801.

da Ethiopia,

ecc. del

padre Manoel d'Almeida, comprendente

un largo riassunto del G. T. H.


e infine l'articolo,

che al santo dedica

il

sinassario ('-).

gorie.

facile vedere

come questi manoscritti possano


il

raggrupparsi
Cos

in

poche
di

cate-

Identico

dev'essere

contenuto

dei

ms.

arabi.

pure

due

quelli

etiopici di Parigi e quelli di

Londra sembrano appartenere

alla stessa redazione,

che

(')

Dillmann, Catalogus codd. mss. orientalium, qui in Museo Britannico asservantur :


p.

-p^xs III,

codd. aethinp.,
(^)
(3)
()

49.
p.

Wright, Cataloijue of the ethiopic mss. in the British Museum,


VS'right, op. cit, p. 194.

182.

Wright, op.
Wright, op. Wright,

cit.,
cit.,

p. p.

194-195.
195. 195.
195.

(5)

()

op. cit, p.
cit.,
cit.,

C) Wright, op. (8) Wright, op.


()

p.

p. 196.
p. p.

Wright, op.
Wright, op.

cit., cit.,

196.
196.
p. 48.
e

(Il)

(") Cat. rais, de mss. lh. di A. d'Abbadie,

(") Dillmann, Chr. aeth., p. 36; Sapeto, Viaggio


gli Uabab, p. 429.
difFu.so

missione cattolica fra

Mensa,

Bogos
:

Degni

altres di
elio

menziono sono

numerosi inni a Takla HitymSnot dedicati


AO'tI-l-'n
:

il

pi

fra di essi quello

incomincia lAgn
di

(DAA.V.'Vtl
cnii

XvnYlf.JLu

probaliil-

mente composto da Yohannes, supcriore


glia vinta da Nur, re d'Adal,
il

Dahra Lihanos, morto


p.

re

(alwdwos mila

batta-

23 marzo 1559 (Basset tudes,

21-22;

W.

E. Conzelman, Chro-

nique de Galdwdwos,

p.

54

e 105).

100

scritta in

ritengo identica, o molto simile a quella del ms. tradotto e compendiato dal P. d'Almeida,

che accenni a Dabra

Libanos

fanno

erodere

quel convento.

Il

ms. 130

Bibl. Nat. Parigi prosenta invece

una redazione sua propria.

il

Appunto questo ms.,

che,

come vedemmo,
mi ha

pi antico di
il

tutti,

e che

assai

facilmente presenta la redazione primitiva,

fornito

testo che poco oltre imbltlico.


1-1-

La data

di

questa vita non pu essere anteriore al regno di Yesl.iaq (11


ai

1429),

parlando essa di questo sovrano, n posteriore


stato distrutto, con spaventevoli eccidi, da

primi tempi dol sec. XVI, essendo


nel giorno
(').

Alimad ben Ibrahim


fu vita
scritta
si

18

gen

naio

1530
ossa
al

il

convento ov'essa

assai

probabilmente
tale

Inoltre

non

senza
delle
resi

importanza osservare
di

come, mentre in
a'

parla

della

traslazione

Takla
da
re

Haymanot avvenuta
Yesliaq,
10.

tempi

di Sayfa

Arad,

e degli onori

santo

non

vi

si

faccia

invece

alcun

accenno
ai

dell'altra

traslazione che dal ms. add.


Nfi'od (lt!t4-31

257

Hritish

Mus.

sappiamo fatta

tempi di re
il

luglio

1508). Certo, quando conosceremo con


ii

maggior esattezza
il

tempo

in cui visse

la b

n a Takla lyasus, per cui volere fu scritto

codice di cui
sin d'ora pos-

disponiamo, potremo meglio precisarne l'epoca della composiziono.

Ma

siamo con ogni verisimiglianza ritenere che

il

ms. 130, se pur non autografo, non debba

essere di molto posteriore alla composizione del


anzi,

ga d

1.

Esso sicuramente del

sec.

XV,

per

quanto,

trattandosi

di

caratteri onciali,

avanzare ipotesi troppo partico-

lareggiate non sia prudente, direi non dogli ultimi tempi di quel secolo. Questo di-

mostrano
il

le

forme delle parti rotonde nel


dell'asta
la
fl;

tn>,

nel d,
di

nel R, nel

^,
jp*

nel
e

f
nel

nel ip;
f>>^

modo

d'unirsi

indicante
o

l'assenza

vocale

nel

dell'asta

denotante

vocale

nel JP; la curva dell'asta sinistra noi

|/;

la

forma

quasi rettangolare del


in
-f^

quella pressoch triangolare del cerchietto indicante la vocale

^;

l'assenza costante d'un tratto d'unione fra la vocale e la consonante in A",


il

assenza che

Wright

(-')

all'erma

non aver mai notato in manoscritti posteriori

al secolo

XV; Non
ai

e, in6ne, la presenza di frequenti fregi marginali, presi,


,

come

noto, dal copto (^).

secondo me, improbabile

che la

composizione di questa

vita

debba

ascri-

versi a quel

periodo di rapido sviluppo e di floridezza che la letteratura etiopica ebbe

tempi

di Zar'a Y'qob.

Dello scrittore di questa vita nulla possiam dire.


quali -["^-f.
fu
:,

La forma
al

d'alcuni

vocaboli,

f'-)f. s, ecc.,

lo

dimostra nativo del Tigre: assai verisimilmente egli

un monaco dell'ordine di Samu'l di


il

Gadama
lyasus.
si

AValdcbbri,

pari di

Takla Syon,

cui devesi

ms. 130, e dell'ai)


passo
(f.

una Takla
11
v.).

questa origine waldebbana sembra


dei

accennare anche un

ove

parla

conventi, che, fondati

da

Takla

Hfiymanot

nel

Tigray,

innalzano
il

sacrificio

razionabile all'Agnello

del Si-

gnore, passo cui da contrapporsi


Libfinos.

silenzio costantemente serbato intorno a

Dabra

Lo

stile

semplice,

bello; la lingua
:

pura o scevra

di

dialettismi.

Anche

la grafia

abbastanza corretta

di

raro soltanto avvengono scambi fra le aspirate, pi

(')
()

Bassct, tudes, p. 14; Ncrazzini,

La

conquista musfulmana dell'Etiopia, Roma, 1891,

p.

156.

Wright, op
V. Krics,

cit.,

p.

X.

(')

ll'eildds Mdryiiin, Leipzig, 1892, p.


p.

20

e nota; V.

JL Estcves Pereira, Vida do

Abba Samuel,

Lisboa, 1804,

76 nota.

lui
raramente
fra le gutturali
:

pochissime volte in luogo di

trovasi >
si

il

che invece

cosLantemente avviene noi manoscritti moderni. Tutto ci


poich all'ortografa del codice
io

meglio

vedr in seguito,

mi sono sempre attenuto


parti:
la

nella stampa, correggendo

soltanto quelle lezioni che manifestamente apparivano erronee.


Il

ga d

pu

dividersi in due

prima, in cui campeggiano le

figure

di

Motalame,
;

di lyasus

Mo'a

di Zamika'l, si estende tino alla andata

dell'abuna

in Gerarya

la seconda, assai
infine,

povera d'interesse, tratta della vita di lui nel deserto.

Segue,

un'appendice, non senza importanza, relativa ai primi successori del

santo ed alla traslazione delle sue ossa.

Nel
N. T.
e

comporre
di altre

questa vita,

l'autore,

oltre

servirsi

di varie

narrazioni

del

leggende

agiogi'afche, raccolse le tradizioni allora correnti intorno a


le

Takla Haymanot, tradizioni che, ove


santo e alla data della composizione avere un gran fondo di vero.

mie

ipotesi intorno al

tempo

in cui visse quel

delgadlsieno conformi

alla realt,

dovrebbero
il

Da

essa rilevasi che, se gi assai dilfuso era allora

cristianesimo, perdurava ancor fortissima l'idolatria, specialmente nel Katata, nel Damot,
e,

in genere,

nelle regioni

pi lontane,

ove

l'elemento semitico o

mancava

affatto

era in fortissima

minoranza.

Ma

anche nel resto d'Etiopia, quando se ne eccettui la


e

parte nord-est, ove sorgono


della civilt abissina,
il

Aksum

'Adwa,

dove ancora in que' tempi era

il

focolare
;

il

cristianesimo e gli istituti della chiesa erano

mal

conosciuti

che

risulta evidente dall'episodio di lyasus Mo'a.

L'averli divulgati, l'averli fatti

meglio conoscere
il

gloria

di

Takla Haymanot,
la storia
si

e ci

appunto deve averne reso


l'episodio di
e,

s
il

caro

ricordo agli Etiopi.


il

Per
ga d 1,

politica,

abbiamo

Motalame,

pi

importante di tutto
dello

dal quale

rilevano l'esistenza
ecc.

in certo

modo, l'estensione

stato zagu, l'indipendenza dello Scioa,

Questa

la

redazione waldebbana. Quella di Dabra Libanos forse pi singolare,


si

bench con ogni fondamento


quali l'ab'un a Beniamino,

possa ritenerla

meno

antica: nuovi e numerosi personaggi,

l'abuna Toh anni, abba Basalota


il

Mika'l, ecc., vi appaiono.


:

Non
tore

direi tuttavia che sia pi importante per veridicit del racconto

troppo spesso l'auil

sembra aver lasciato soverchiamente libero

corso alla fantasia,

che lo fa cadere
redazioni per
gli

in contradizioni e in anacronismi.

Uno

studio comparativo fra


:

le varie
farlo,

rilevarne

reciproci rapporti sarebbe interessantissimo

ma, per

mi mancano
il

elementi necessari. Del resto, in nota alla mia traduzione ho riportato in sunto
del P.

racconto

d'Almeida

(') e l'articolo

del sinassario

ci baster a dare

un concetto

dei punti di

contatto e di quelli di divergenza. In fondo, moltissimi episodi dell'uno


tro,

trovansi nell'al-

bench, talvolta, non poco alterati

(-): il

che denota come all'autore di una reda-

zione non era ignota l'altra redazione. Il sinassario, poi, segue di preferenza la redazione
di

Dabra Libanos,

ma

talvolta se ne stacca per accostarsi alla

waldebbana

in alcuni

punti trovasi altres qualche piccola cosa di nuovo. Trattasi d'invenzioni del compilatore
'?

oppure di cose che

il

d'Almeida trascur

che trovansi nel testo etiopico?

(')

Sarebbe, per^, vivamente desiderabile che questo compendio venisse tosto pubblicato inte-

gralmente.
()

P.

e.,

Motalame diventa, nella redazione


al

di

Dabra Libnos
jiarso

e nel sinassario,
afrli

un tiranno sorto nel


quesili
scritti

Damot: trasformazioni' dovuta, credo,


che un governatore idolatra e
s

non

essere

possibile

autori di

fiero

nemico dei

cristiani esistesse nel regno dei piissimi ZSgn.

oppure altrimenti, per


cercar la sjiio^aziono ?

1(12

d'una terza redazione,


se

esempio nella

esistenza

ne dove

K quanto

futuri studi non

mancheranno

di dirci.

Se ho potuto
dott.J. B. Chabot,

intraprendere que>to lavoro, lo debbo in particolar


il

modo

al

sig.

quale mi forn una eccellente copia del


et.

Gadla Takla
di Parigi.

Hiiv-

manot

contenuto nel ms.

13t della

Hibliotque Nationale

Nel con-

come sempre, trovato nel prof. I. Guidi il pi benevolo ed ampio aiuto. Il sig. F. M. Esteves Pereira mi ha comunicata una sua copia dell' interessantissimo compendio, fatto nel principio del secolo XVII dal padre M. d'Almeida, della redazione di Dabra Libanos del Gadl del nostio santo. Li prego di voler
durlo a compimento, ho,

nuovamente aggradire

miei maggiori ringraziamenti.

F.

Ir.

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/"pih

at^.ao.

Ah

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rip.<>

ini*-

125

TRADUZIONE

Al 24
In

di

nabas

()

lettura.

nome
e

della Santa Trinit,

che
dorso

un
del

sol

Dio, che ha sospeso

il

cielo

come

f.

r.

una volta
Ecco

stabilita la terra sul

mare.

Lui

gloria per bocca di ogni

creato, in sempiterno.

Amen.
dell'

la storia della vita

abuna Takla Haymanot.


si

Il

suo

luogo

d'

origine,

invero, fu la terra di

Amhara, che
il

chiama Bahr Qaga


diZarar

(^),

e la sua stirpe fu

Harb
per-

Gas. Di l migr un uomo,

cui

nome

era Ydla, per la regione di


{^).

Swa

(^),

venne

in Selales {*), e si stabil nella terra


;

Egli gener Heywatna Basyon;


;

Heywatna Basyon gener Bakuera Syon Qadasa gener Berhana Masqal questi,
;

Bakuera Syon gener Hezb Qadasa


gener Masqal Bena
;

Hezb
v.

poi,

questi, poi, gener id.

Heywat Bena

Heywat Bena gener Saga

Za-'ab, padre di Takla

Haymanot

(").

Fu

(')

17 agosto, giorno in cui

il

sinassario dico avvenuta la morte di Takla

Haymanot. Questo
del santo.

principio prova trattarsi d' nn' omilia da leggersi nel giorno della solenne

commemorazione
Queste feste

Sulle tre feste in onore di T. H.,

v.

Ferrei et Galinier,

Voyage,

II, y. 36.3.

commemo-

rano
e

la nascita

del

santo,

al

'24

di tahsas (17

luglio) la sua morte, al

24 di nahase (17 agosto),


11"26'

la traslazione del
^2)

suo Corpo,
la cui
il

al

12 di genbut (7 aprile).

Nel Dwent,

capitale

omouima

trovasi a 2635' long.


1.

ai

lat.

(') ()

Sawa, secondo

Ludolf, Hisl. aeth.,

I,

e.

3,

24, parola amhariiia.

Antica provincia dello Scioa, verso l'Abay, ancora importante

tempi di 'Amda Syon

I:

T.

Perruchon, Histoire des guerres d''Amda

Syn,

p..

10 e 118;

Dillmann, Die Kriegsthaten

des Knigs
(5)
(')

'Amda Syon,
diffusa, e

p.

G.

Zorar in Dillmann, Chrest.,

p. 37.

Ben pi

non poco differente


("in''5^

la parte corrispondente della


1

redazione di Dabra Libanos,

tradotta dal d'Almeida*.

Da Abeitar
1

Sam., XXII, 20, A-fiyj-q

:)

nasce Sadoc (p1"72f, "IX* 0=

da Sadoc nasce Azarias

(|n''"nj?,

Re, IV, 2; AHC.VI:), che da Salomone viene mand.ato da Gerusa-

lemme

in Etiopia, ov'egli porta l'arca di


re.

Syam (= Sion,
e
i

et.

X-P-T

:),

insieme col
i

figlio di

quel sovrano,

che tornava in patria per esserne

Su questa parte della favola, veggansi


il

capitoli 40, 51, 52, 56,

57 ecc. del Kebra Nagast, concernenti Sadok,


ryas
:

capitoli 47, 48, 90 dell' opera stessa, concernenti Azap.

Dillmann, Cat. codd. mss.

bibl.

Bodleianae Oxoniensis, pars VII, Codd. Aeth.,


figlio

70

e 71.

Giunto

nel Tigre, Azarias da

Decamadabay, donna nobilissima, ha

Leni (a.t;

:),

padre di Ilizbizaay

(fhlin:

0>hK:?
fhiiO)^

cfr.il
:

nome

a)?.K.

tiSi

portato da un re del primo periodo), padre di Hezbeoay

(rhfin

?).

Questi sacerdoti insegnarono la legge agli Etiopi, sino ai tempi di Tiberio, impere di Galilea,

ratore di

Roma, Erode,

Bacen ('lin

:),

durante la vita dei quali nacque G. C. in Betlemme.

re d'Etiopia, e Aqnim (fh"n.gD:?) sacerdote, Aquim gener Sima (iXquT :), questi Embarim.

Baecento cinquanta

sei

anni dopo l'ascensione di G. C, venne da Gerusalemme un mercante co' suoi

furina

' NoUr Qna Tolt.i duU loro da quello

por iempro cho nel componiliu dull'upera del d'lttulda conservo costauttmento per
scrittoru.

nomi propri


questi

126

il

uomo timorato

di

Dio, e sposA una donna,


tgli

cui

nome

era Egzi'

HarayS: erano

entrambi giusti, non avevano


e facendo la

e se

no stavano dolenti, dando elemosine ai poveri


(')

commemorazione
figli.

di

Michele

Stettero cosi molti anni, e pregavano

il

Signore che desse loro

Mentre

essi cos stavano, sorse

un uomo dal regno degli Zaguay

('-).

che chiama-

figliuoletti

nella cui casa, morto


cisioiie,

iX.VA.t'ft 0, e pfeso alloggio presso Embarim, Fremcnatos e Sydracos (Q./'.ijorCM il genit'ire, crebbero i due fanciulli. <ili antichi padri avevano pnilato la oircon:

la regina

Endakc

{\J^Xt^.
il

:)

insegn

il

cristianesimo. Frcmenatos, andato a


il

Gerusalemme,

ha dal patriarca Alhanasio


terra d'Agazy (nh.<l
lo
:

grado di vescovo d'Etiopia e


0, vi trova, nel

Aioni.

315 dopo

la

nome d'Abba Salama: tornato nella nascita di ("i, C, Embarim, lo battezza,


(^T|.{1
:

nomina diacono

e poi s,icerdote, gli pone in

nome Hczbkadez

M>y.f :?),

e,

con poteri di
)

vescovo, lo
e

manda a
in

convertire

il

popolo
:

cos furono b.ittezzati quei del Tigre, dell'Amalu^ru (f^qoihf^


:

dell'Angot.
:),

Hezbibarie (,>,Tin

ir,U
'P'^

? Aillfl
;

HAiCt

?).

figlio di
:
:

Hezbekadez, migra
v.

mi Daont
spo.a:),

(J^a>^^'

Baharaqued
p.

('h/.

esiste peraltro

anche 4>K

Eiiteves Pereira. //istoria


ecc.):

de ifinds, Lisboa, 1888,


tosi,

18 e 19, e
:

le

altre tre fonti citate nel


:

mio Cutaloi/o

ove

ha per

figlio

Tecla Rade (-tVA

*.V^h

?). il

quale,

da una donna anihara, Magnedela (ooika

ha
e

sette figli; ed ancor oggi

battezzata la gente di

nellWmhar trovanti i suoi discendenti. Uno dei sette, Azqucleui (?), uor.di fVIr :) oDA.r>in.-|: Olec ((DA^ 0, Amahara. Marrabete fonA.n.-|.:
,

Manz

(t^>^^(

OD'nirh :) s'accas

in Harbeguixi- (fliC-tl
:

Hrt.

:),

e vi

gener Abaila

(A-ll

-tV-A-

:).

Come Abaila

fu cresciuto, dal re

Dignacio iy,-nr

''n

lista B, per. 2,

nome 28?)

fu

mandato con

cencinqnanta sacerdoti nella terra di Cuna (>$): ove in un solo giorno battezz ventimila persone. Stabilitosi quindi in Zorare, vi gener Harbeguii (nome gi visto tanto in questa nota, quanto nella
redazione

waldebbana, n^n

per riferito
:

persona):

questi

gener

Racr.rasinn
:

'ntlV.
:t.

X'I'-T

:),

questi gener Hezbekadez (/hll-n

't'S.f :).
:)

questi Brahanamascal

(4icm

croft'f'A

al
:

cui
:).

tempo
questi

pass

il

regno d'Israele agli Zagoe (H3>


:

Brahanamascal gener Hcotbena


Ab, padre di T. H.
:
;

(/fiV.CD--

-dV

Zarajoannes (Hf.A
bellezza e
i

P-rfTrt :\ questi .Sagaza

Sagaza Ab

sjm.s Sara,
i

donna pir

virili

oliianiata Eg-/.yerea (X"1II.X


figli,

li.V

:),

ma

sterile,

il

che molto affliggeva

due Coniugi,

quali, per ottener

presero per loro avvocato S.an Michole, festeggiandolo, ecc.


Cat.. p. 182) del British
e quella dei re

Nel ms.

or.

696 (Wright,

.Museum

la gene.ilogia del santo,

che occupa

parecchie pagine, comincia da Ad.imo,


u

da 'Ebna Hakim va sino a Delna'ad. F. 454.:


lin.-a

BerhiSna Masqal (detto altrimenti 'AqtSbina Egzi", era contein])oraneo di Deln.i'Sd, con cui la

Heywat Bena, detto anche Nolawina Egzi': Heywat Bena gener S5t: Set gener Warada Mehrjit: Warada Mehrat gener ZakarjrSs: ZakBryas gener Zar'a Yohannes, che fu il sauto Sag3 Z.i-'ab. Quegli, poi, gener l'abuna T. H. Generazioni 61
d'Israele cess e succedette quella degli Zagu) gener

da Adamo,
Il

da AzlrySs 27

n.

La madre

di T.

H.

chi.amata Egzi"

HarayS.

sinassario, che concorda con gli altri testi nei


di sacerdoti

nomi

dei genitori di T. H., si limita a dire


la loro fede.

che egli discendeva da quella stirpe


Ricorda parimenti
(')

che avevano illuminato l'Etiopia con

la sterilit di

Egzi" HarayS ecc.


i

Michele,

come

noto, fra

santi pi venerati in Abissinia: influenza, crederci, della chiesa

egiziana. Cfr. E. Amlineau,


(')

Le

chri.it i ani sme

chci Irs anriens Coptes,


:

p.

38-43.

ZSguSy
dissi, i

forma tigray, come


il

VT/.-y.

in

luogo di -^d.

ecc.

L'episodio di Motalam,
la

come gi

pi importante di tutta

la

vita di T. H.
gli

A
Il

proposito dei leggendari

rapporti

fra

Ziign e T.

il.,

cfr.

mia memoria Appunti

ottervazioni xugi

Zgul e significato del nome MotalSmc


il

Tnkla llymanot. lioma, 1695.

ignoto:

Dillmann

lo

suppone derivato dall'arabo gt,


di vocabolo cuscitico. Nell'inno a

(Chr. p. 177),
re

Basset lo accosta a .,A~;


edito dal Guidi,
il

ma

forse trattasi
il

'Amda Syon,
domin

un nemico

di quel re porta

nome

di

qo'V

Anq,

:.

Cosi rjicconta
questi

sinassario questo episodio: Sayt.n eccit M"talrinii", prefetto del Dilmot, e

tutte le terre dello Sw5, sino al fiume di GTmniS.


le loro

Tutti

governatori del paese gli


le

davano a vicenda

mogli

e,

come aveva

fatto prede, egli,

quando trovava belle donne,

faceva


vasi Motalam.

127

cristiani e fece

Costui

venne

in

Selales,
;

uccise

prigionieri.

IJaga
2, r.

Za-'ab, un cavaliere volle ucciderlo


tre giorni.
l'

e subito egli fuggi, entr in un' acqua, e vi stette F.


:

Portarono via prigioniera sua moglie


tiglio,

Saga Za-'ab, Iddio


lui, e

lo

trasse dal-

acqua, e gli parl del

che sarebbe nato da


che
la

siccome sua moglie sarebbe

tornata dalla schiavit. Quelli,

avevano fatta prigioniera, quando la videro,


dicendo: Avvi

ne ammirarono la venust delle forme, e parlarono al loro signore,

una donna

fra

prigionieri,
.

bella d'aspetto: ella

ti

sar moglie . Egli disse loro:

Fatela venire

fecero subito

come aveva

loro comandato.

Quando ebbe rimirata


San Michele che
paese, voUe
IJ.
v.

la venust dell' aspetto di lei, egli ordin di custodirla e di darle quanto ella volesse.

Ma

quella

santa

non mangiava n beveva, pregando


Questi,

il

Signore

la salvasse

dalla unione dell' infedele.

quando fu giunto

al suo
il

sposarla.
al
le

Ma, allorch

egli ordin di arrecargliela,

mand

il

Signore
la

suo angelo

tempo

delle tre ore; ed esso la rap di


al

mezzo a coloro che

conducevano, per
il

nove ore la port

suo paese,

la fece entrare nella sua quell' angelo alla

casa:

percorso del

suo

cammino

di circa

dodici giorni. Disse

santa e

beata Egzi'

Haray:

Partorirai un figlio, benedetto

come Giovanni battezzatore


1'

della divinit,
di molti

predicatore di penitenza, e che con la sua dottrina redimer


detto,

anima

Ci

r angelo subito scomparve.


in

E
come
quando

quel giorno, mentre egli stava in chiesa incensando, raccontarono al marito


tornata

era

sua moglie. Poscia, avendo


il

finito,

egli

ritorn

alla

sua

casa,

e,

F.

3, r.

ebbe vista lei, si rallegr, lod

suo Dio, e le domand tutto; ed ella gli

sue concubine. In que' giorni egli venne nel paese di Selales ed uccise tutti
fugg per paura dell'uccisione,

cristiani
i

Saga Za-'ab
Mota-

ma

sna moglie Egzi' Haraya, la fecero prigioniera

soldati di

lam, e la condussero presso di


le
a'

lui.

Come

egli la vide, ne

die' molti

ornamenti, prepar l'ordinamento delle


si

ammir la bellezza, si rallegr seco stesso, nozze, e mand messi ai suoi governatori ed

suoi prefetti, affinch questi

raunassero per

le

nozze.

Come

ud ci, Egzi'

Haray preg Dio

di

salvarla dall'unione dell'infedele.

subito

venne Michele arcangelo,

e la port via

con la sna ala

luminosa dalla terra

di

Daraot

al

tempo

delle tre ore, e la


il

fece giungere nella terra di Zorar al

temjio delle nove ore n. Egzi'

Haraya

vi ritrova

marito (l'incontro per


riunisce con lui.

raccontato un po' diver-

samente da quello della redazione waldebbana), e


loro

si

Una

notte,

un angelo annuncia
della gioia

un

figlio,

che diverrebbe illustre per la sua santit. Nato questo

figlio,

a ricordo

provatane, gli pongono


Il

nome Fesha Syon.

racconto del sinassario ha con quello del d'Almeida assai pi strette relazioni che non con

quello della redazione waldebbana. Ecco la narrazione del d'Almeida. Sorse in que' tempi un tiranno

chiamato Mutalam, che ebbe per madre Asoldane,


sino al fiume

che regn nel Damot, Xava (flT 0,

Amahar
lag", ove

venne a

Gema (3Toq :), Zorar. Sagaza Ab

idolatra e distruttore delle chiese.

Avendo una volta

egli attaccato Salalgi,


in

fugge

inseguito da un cavaliere,

scampa rifugiandosi
al
re,

un

resta, custodito

da San Michele,

tre giorni.

Egzyerea
e

consegnata

che,

desiderandola per
idolo

moglie, fa preparar grandi


Malberedfi.
il

feste per sposarla

incoronarla regina dinanzi a un

chiamato

La donna
il

per, triste e dolente, pregava

Dio

di salvarla.

Giunto

il

d prefisso, che era

22 agosto, mentre conducevano Egzyerea nel tempio ove


cielo,

la corto reale l'attendeva, fattosi all'ime

provviso fosco

scoppia un terribile

uragano,
di l la

che uccide molti sacerdoti idolatri

rende

demente Mutolam; intanto, Michele toglie


Con Sagaza Ab. Generato
futura grandezza di
lui.
Il

donna

e la riporta in Zorar, ov'ella si riunisce

in quella notte

(22 agosto) un

figlio,

misteriosi sogni la avvertono della

bimbo, nato
il

il

30 dicembre, dopo tre giorni, parla di

Dio.
:

Decorso
X-i'-T 0-

il

tempo

della purificazione, battezzano

fanciullo ponendogli in

nome Fe9a Sion

(.MJ'I


raccont

128

le

come

1"

aveva rapita un angelo e come questo


il

aveva detto riguardo


riuniti.

al figlio.

Si rallegrarono e glorificarono

Signore, ohe

li

aveva

Dopo pochi
grarono
i

giorni, concep

sua

moglie,

partor questo

abuua santo:
del

si

ralle-

suoi

parenti

nel

d della sua nasi-ita, che fu al

24

mese

di tahsas,
li

fecero elemosine ai poveri, e


rallegrati
Yot.iannes.
il

chiamarono
sua

il

bambino Feshana Syon, perch


Il

aveva

Signore

con

la

nascita.

suo

nome

di battesimo, poi, fu Zar'a

Tre giorni dopo la sua nascita, egli benedisse


Id.
r,

il

Signore, e disse

Santo, santo,

santo

il

Signore vivente, immortale!


lor paese (-);

(').

Nel quarto anno da che era nato, sopravtristi

venne una carestia nel

ed erano

suo padre e sua madre, perch


di

non avevano nulla da elargire nel giorno della festa


fanciullo:
*

Michele. Disse la madre al

luco de' miei occhi, che

mi

diede

il

Signore per la preghiera di Mi-

chele, ecco! non ho che

fare per celebrare alla sua festa la sua


la

commemorazione

Mentre diceva
un orciuolo,

ci,

piangeva
era poca

madre sua;

ma

il

fanciullo indicava con la sua

mano
e,

in cui la

farina.

La sua madre,

invero, si sdegn contro di lui,


:

quando

egli

ebbe

infastidita,

prese

quel!' orciuolo
e,

come
la

egli

l'

ebbe toccato,

si

emp

di

farina e incominci a traboccare;


il

allorch

distribuirono, essa riemp

dodici sporte. Inoltre, quando egli tocc


F. 4,
r.

recipiente del burro, questo fu tanto che

riemp, in verit, tutti


ci (').
il

vasi della casa. Si allietarono e si stupirono quanti videro

fanciullo, giocondo

come

il

vino, e lotta

cui miracoli sono soavi


e

come

1"

incenso (^)!

far miracoli, invero, dopo molta

spirituale

dopo grande ascesi viene con-

cesso ai santi:
digi!

ma
egli

tu,

mentre
e

eri

fanciullo di quattro anni, fosti degno di far pro-

La tua preghiera
Dopo che
fu

la

potenza del tuo ausilio sieno con noi. Amen.


('),

alquanto cresciuto

lo

educarono nella dottrina, comp la

{')
(*)
(')

la nota

formula etiopica del


varianti,

trisatrio.

Con leggere

anche nel dWlmcida.


I
Ile,

Probabilmente derivazione da
l'rosa rimata.
Il

XVII, 10-16.

(*)
(')

racconto del d'Almeida

si

va qui notevolmente allontanando dal racconto waldcbbano.


le

T. H. cresce, molto imparando, e con digiuni e preghiere fortificandosi contro

tentazioni. (iunto

che egli

ai

diciotto anni, suo padre


:),

lo

invia,

per

avere gli

ordini

di

diacono,

presso
il

l'abuna

Kcrilos ("tq/V-n

essendo patriarca d'Aless.indria


il

Abba Benjamin. Ottenuto


jiarte di

l'intento,

santo torna

a casa; o durante

viaggio oggetto di vari miracoli da

san Michele. l'oco di poi, suo


cfr., p. e.,

padre cerca di dargli moglie per forza;


la vita di

ma

(circostanza comunissinia in queste vite di santi,


di

Macario

in

Dillmann,

Chreil. Aeth., p. 24) la sposa, por voler

Dio, muore di

poco. Fc^a Sion di poi va presso Kerilos, svelandogli gli abusi che erano in quella terra, ove face-

vano altra fede


prete e lo

nuove consuetudini, battezzando

fanciulli

prima

di circonciderli:

Kerilos lo fa

nomina suo
ai

vicario generale in tutto lo Xaoa. Tornato egli in patria, ai 12 agosto


le

muore
eredi-

Egiyerca, ed

10 dolio stesso mese Sagaza Ab. Fe^a Sion se ne sta sette anni godendo ed

tate ricchezze,

anche accadendo

ai

propri doveri religiosi.

san Michele e Cristo l'avvertono dell'alta missione


stesso gii

che

egli

Ma, dorante una caccia, apparsigli, chiamato a compiere, e nel tempo


torn.ito a casa, distribuisce ai
infinite con-

mutano

il

nome

in quello di

Takia llymnot; ond'egli,


e

poveri

suoi averi,

incomincia una vita nuova,

compie grandi miracoli seguiti da


recato,

versioni.

In Catita

(TlrT:!' :),

ove T. H., in seguito a notizie avuto nel Tigr, crasi


si

por

le

sue
i

preghiere l'albero adorato

sradica da

si,

Satana fugge svelando

suoi

ingann, risuscitando


lefjge

129

verso
l'

della chiesa e fu nominato diacono.

Quando giunse
il

adolescenza, fu eletto

prete; ed era potente per la sua voce e per


siastico di giorno e di notte,
e

suo operare, assiduo nel servizio ecclesu


di

compiva

il

suo ministero santamente; n

lui
Id.
v.

era

il

pensiero di questo mondo.


egli

Mentre

stava cos, sentirono la sua fama gli abitanti dei paesi lontani,
i

venivano per essere da lui benedetti, portavano


in

loro
i

ammalati,

questi guarivano

nome
il

del nostro Signore

Ges

Cristo. E,

vedendo

suoi miracoli, molti abbando-

navano

culto degl'idoli.

Raccontarongli inoltre come vi fossero idoli nella terra di Katta('). Quali vene-

ravano un albero,
sentendo,
far
il

quali

il

sole,

e quali

un fiume

(-)

fra

loro

eranvi

indovini.

Ci

santo abuna and nella terra di Katata, per istruirne gli abitanti e per
il

loro

abbandonare
e,

culto idolatra.

Quando

fu giunto

l,

prese a insegnar loro

il

culto del Signore:


vollero ucciderlo

allorch sentirono quel nuovo parlare, s'irritarono contro lui e


quel!'

Ma

abuna rimase fermo per

ricondurli alla fede della Trinit, F.

5, r.

veiitiqiiattro uomini, uccisi (iall'albcro nel cadere,

e altri quindici conterranei, vissuti a'

tempi d'Abra

Azba (Xa X-flCM CDAX"-nfh :), e, dopo morti, giacenti in luogo di grandi pene: episodio assai comune in queste leggende agiografiche, cfr., p. e., Guidi, Bemerkungen zum ersten Bande der
e
: =

syrischen
tissimi,

Ada Martyrum
i

et

Sanctorum,

ZDMG,

v.

XLVI,

p. 747. In

quel

d'i

T. H. battezza mol-

compresi anche

quindici ultimi risorti, che per, non appena avuto

il

sacro lavacro, nuo:

vamente muoiono. Nel

d seguente egli battezza

anche
:

il

principe di quella terra Darasgued (j^C


:

AllR

:),

cui pone

l'albero, fa

nome Baraina Christos (nAoni Yl^l+l 0, e la moglie di lui Acrocia (?) deluna chiosa in Enquedem, nel luogo di Jatuiber. In Catata T. H. sta tre anni. Nel deserto,
quaresime digiunando,
gli

ov'egli passa le

appare Dio, che, mentre


:),

gli

annuncia dover un giorno

col sorgere una chiesa per opera di Tadeos {if-^^f


nello Xaoa. T.

suo figlio spirituale, gli impone di andar

predicando

e convertendo,

demone tirannico
neir Oiragu
(?

crudele, nell'Ermaret {?
:

XrcX'"

va nello Xaoa, nell'Oifat (TJ^-^ :)> d'onde scaccia un terra dello Saw?), ove distrugge molti idoli,
:
,

(D^/\^
:

?),

in

Catal,

nella

terra di Bilat.

Quaranta giorni egli lotta invano per

convertirne gli abitanti

alla fine,

una voce

celeste gli annuncia che la conversione di quella terra

sarebbe avvenuta per opera del suo figlio spirituale Anoreos (probabilmente

rAr<i,(pfl
re

morato

al

18 di maskarram dal sinassario, celebre per la sua lotta contro

il

comme'Amda Syon, e la
:
,

vita del quale trovasi esposta nel ms.

43 d'Abbadie. Per Tadwos

v.

Basset, Ftuces, p. 10, e Esteves

Pereira,

Chr. de Susenyos,

p.
f.

38: la sua vita

contenuta nel ms. 177 d'Abbadie, e un inno in suo

onore nel ms. orient. 573,


Il

1884, British Museum).


si

sinassario anche qui

accosta pi alla redazione

di

Dabra Libanos che non a quella


e

VVald'-bba

T. H. cresce nello Spirito Santo e fa innumerevoli prodigi


il

miracoli. Quindi lo inviano,

perch riceva

grado

di diacono, presso

il

vescovo abb Grlos,

ai

giorni di abba BenySmi, patriarca

d'.Alessandria, al

tempo

del regno degli

Zague convertiti

alla fede.

Abba

(irlos preconizza la gran-

dezza di T. H., che, fatto diacono, torna in patria. Divenuto un giovine, ed essendo egli andato nel
deferto a caccia, gli compare Iddio sull'ala di San Michele, che l'avverte dell'alta missione che gli

riserbata e gli pone in


la

nome Takla Haymanot.


il

Il

santo allora distribuisce ai poveri


il

suoi averi,
in

abbandona
un
sol

sua casa;

e poscia,

nominato prete, predica

vangelo in tutto lo Swa, battezza

giorno 10000 anime, abbattendo

cnlto degli idoli, ecc.


:

(') (2) p.

Antica provincia dello Scioa, limitrofa, sembra, a Selales

v.

Perrnchon,

1.

e. Dillmanu,

1.

e.

Su questi
Soleillet,

culti

pagani in Etiopia,

nelle terre vicine veggansi, fra gli altri, Basset, Et.,

271;

Une exploration commerciale en thopie,

Paris, 1886, p. 211; Quatremrc, J/e-

moires, pag. 1.52-153, 155; Paulitschke, Ethnographie Nordest Afrikas:


Berlino, 1896, cap. 2; ecc

die geisliye Cultur ecc.,

Classb

di

scienze morali ecc.

Memorie

Voi. II, Serie 5*, parte 1*

17


e disse loro:

130

Che cosa adorate?

Essi gli dissero:


.

Noi adoriamo un grande albero


il

Ed

egli:

Di grazia inastratenielo

E,

quando giunse

santo,

urlc>

Satana, che

stava in mezzo
straniero

all'albero, e disse agli uomini:

Perch avete condotto un uomo che


il
il

beato e
Signore,
Id
I'.

mia legge? . Quelli, sentendolo, tornarono indietro per lapidare santo Takla Haymanot, e lo scacciarono via da loro: egli si scost, preg
alla
e.

compiuta

la

sua preghiera, disse:


Uesi Cristo
il

>i

Io

ti

ordino, o albero, di svellerti dalle


il

tue radici in
dicatosi

nome
al

di

>

(')

Sentendo

nome

di

Ges

Cristo, esso sra-

and

luogo ov" era

Santo

di

Dio, questo fattor di miracoli al pari degli


l'albero e scagliar pietre con le sue
di quell'uomo. Inoltre,

Apostoli: e subito videro gli uomini


radici,
il

camminar
1'

Satana urlare

al di

sopra di

esso fuggendo dal cospetto

santo Takla

Haymanot precedeva

albero, e questo lo seguiva, sinch ebbe uccise


:

trenta persone. L'abuna torment Satana, e questi fuggi


credettero e furono battezzati nel
loro di recidere quell'albero:
V- 6,
r.
il

quanti avevano ci veduto

nomo

del nostro Signore


lo tagliavano,

Ges
il

Cristo.

Egli ordin
di

e,

mentre
il

giunse

governatore

Katat,

quale, a tal vista,

si

sdegn contro

santo.

E, mentre l'albero veniva percosso, ne

verso l'abuna, salt via la corteccia, ed acciec gli occhi del governatore. Questi grid dicendo Cristo ti e lo preg di sanarlo. Egli fu clemente verso di lui, e lo tocc
:

sani
fece

"

e subito

e.sso

fu sanato.

Quelli,

poi,

che erano

morti

per
il

getto di pietra,
loro

li

risuscitare
li

in

nome

del

Signor
:

nostro

Ges

Cristo (ed

numero
molto

era di

trecento), e
rito

battezz tutti dicendo

In

nome

del Padre, del Figlio e dello Spi-

Santo-. Con quel legno costru

loro

una chiesa: rimase con loro


vivificatrice,

tempo

fortificandoli nella dottrina della religions

nella fede della Trinit, e vi

stette facendo molti miracoli.


Id. V.

Un' altra

volta venne

Motalam
Il

{-)

in

quel paese,

uccise molti
e
li

fil

di spada,

e fece ancora prigionieri.

santo, invero, and con

essi,

incoraggiava a soppor-

tare

il

maitirio.
di

Giunto nella terra


il

Damot, l'abuna Takla Haymanot trov un capo del paese,


('), e

tenne proposito con lui intorno alla religione. Entr nella religione della la soavit del suo parlare nel cuor di lui; ed egli lo ammaestr
cui

nome

era Qarara

Wedem

Trinit, lo distolse dal culto idolatra, lo battezz

in

nome

di

Cristo

lo

chiam

Cabra Wljd.

Inoltre,

istru molti

e converti

loro cuori alla fede del nostro Signore

Ges
F. 7,
r.

Cristo.

La sua

preghiera, la sua benedizione, e la soave forza della sua predi-

cazione sieno con noi.

Amen.
una donna mentre
egli,

Dopo

ci, lo

vide

tenendo

in

mano un

libro,

leggeva,

0) Un miracolo non molto


fra
i

aiffcrentc narrasi di abbtt

GarimS;

v.

Sapete, Viaggio e

missione

Boijos ecc.,

Roma, 1857,

p.

408.

recasi racconto del d'Alnicida. T. H., friunto nel Daraot facendovi prandi miracoli, il suo essere, e il nome della madre, lui svela a stolido: anni venticinque presso .Mutolami*, ^ da con il re Mutolam, risuscitare quanti .rano rima.sli uccisi nel d dell' urapano, e b.ittezza

C) Ecco
fa

il

lo sana,

cui pone

nome Kcva Sion,

altre 1029!'

p.Tsono. Hesta poi du.iici anni nel Pamot.

Il

sinassario, accen-

Damot. dice che T. H. per mnlti iriorni nato alle conversioni di indovini e di incantatori operate nel quelli che con lui stavano. In questo tratto lui e converti resistette a Mnt.ilSm?, perverso, sino a che invece alla waldebbana. accostasi e LibUnos, Dabra di redazione dalla
il

lenkcuSr
()

si

scosta

Poco appresso

chirtmato

Qafaia

Wedem.


e gli disse:

131

Che

ci

che
".

nella tua

mano?
^

Le

disse l'abuna:
forse
il

Questo

il

libro della legge del

mio Dio

Ed

ella:

Pi graude

tuo Dio del mio


le

Dio?

Subito arse
il

il

cuore di lui della

Hamma

della fede,
il

ed egli

disse:

Si!

maggiore

mio Dio, perch Egli ha creato


sua esistenza

tutto

mondo: Egli uccide


abuna.
lo

e vivifica,

impoverisce ed arrichisce; la
espose a
di

non ha

principio . Subito ella, andata,


1'

Motalame
e lo

tutto quello che le

aveva detto

Motalame ordin

tosto

farlo venire,

fecero stare al suo cospetto: egli

interrog sulla sua venuta


Id. v.

e su quelli

che con lui erano stati condotti schiavi, e gli chiese inoltre perch vili

pendesse gl'Iddii. Gli disse l'abuna:

Perch immondi sono

tuoi

Dei. Sentendo
Gli dis-

Motalame come
sero inoltre

egli

oltraggiava

suoi Dei, ordin con ira che lo legassero.

come

egli

avesse distolto Qafara


e,

"VVedem

dall'

adorare gl'Iddi; ed egli


s'

invero ordin di far venire costui,


di lui moltissimo.
li

quando esso
che
li

fu giunto presso di lui,

irrit

contro

E comand Motalame

mettessero entrambi in una corba, e

gettassero in un grande baratro, che chiamano


li

Tama

Gerar. Sei

soldati
li

li

porta-

rono via, e

precipitarono gi: ma, prima che essi arrivassero a terra,


e
si
li

sostenne
i

r angelo del Signore,


dati.

condusse presso Motalame, innanzi che tornassero


disse:
"

solli

Vedendoli, quegli
rilasciati sani
e

rattrist,

Avendo accettato

regali di corruzione,

hanno

salvi.

E nuovamente

comand a dodici uomini


i

di gettarli

F. 8, r.

come aveva
una corba,
rapi

detto prima, ed insieme con loro di gettare


li

sei soldati.

Posero tutti in

sigillarono con pelle bovina umida, e

li

scagliarono nel baratro.

Ma

li

r angelo
s'

del Signore,
l'

come prima,

li

pose dinanzi a Motalame. Questi, a


e ordin di

tal

vista,
e

irrit contro

abuna Takla Haymanot,

porgli
il

una corda

al collo,

d'appiccarlo a un albero. Mentre l'appiccavano, piegossi

legno e depose l'abuna:

ma

l'uomo che tirava

la

corda fu sbattuto

al suolo
i

mor.

E comand Motalame
Ed E preg nome del
.

che legassero l'abuna Takla Haymanot:


pregarono l'abuna di risuscitarlo.
essi dissero
:

ma

soldati commilitoni di quel ch'era morto


"

Ed

egli

disse loro:
:

Credete nel mio Dio? .


il

v.

S,

crediamo

Ed

egli disse loro

Portate subito

morto
:

l'abuna: terminata la sua preghiera, lo prese

per mano, e dissegli

In

Signor nostro Ges Cristo, sorgi!

. E,
:

sorto,
v'

quel morto

si

prostr
il

all'

abuna;

e quelli e

che erano l gridarono, e dissero


noi invero crediamo in Lui .
duto, e
li

"

Non

Dio fuor che

Dio di questo santo,

uccisero: quanto
g'

all'

Motalame ordin che uccidessero quanti avevano creabuna Takla Haymanot, poi, comand che lo legassero.
li

riun

Motalame
"^

indovini, e

consult sul
e

come

ei

dovesse fare. Dissero a lui


il

gl'indovini:

Comanda che radunino legna


uccideremo

accendano

fuoco: noi

entreremo

f. 9,

r.

nel fuoco prima, e costui, poi, v'entrer dopo di noi. Se egli vince, segui lui: se lo

vinciamo
al

noi, lo

Cos fecero. Entrati,


co' suoi,

g'

indovini scherzavano in mezzo


il

fuoco:

ma

l'abuna preg insieme


il

onde mostrasse
in

Signore

suoi prodigi,

e tosto, facendo

segno
"

della croce con l'acqua


il

nome
i

della

santa Trinit, fece


(').

aspersioni dicendo:

Sorga

Signore, e saranno dispersi


il

suoi nemici

Prima che
divennero

dalla

sua bocca

fosse

compiuto
e

dire,

g"

indovini

arsero,

bruciarono e

polvere.

Ma

quel beato

santo taumaturgo, predicatore

come

gli

antichi apostoli, sopin

portatore di martirio, compagno dei martiri, abuna Takla

Haymanot salmeggiava

(1)

Siilmi,

LXVIII,

1.

Cfr.

Numeri X,

3.5.


1(1.

132

Davide, o usci senza che vi


co'

V.

meizo

al

fuoco fiammeggiante, e cant dodici salmi di


lui

fosse iu
di
far

odor di fuoco.

tal

vista

Motalme credette

suoi soldati e
vinti
.

comand
gl'indoegli lo

festa,

dicendo:

Vinsero

gli attizzatori
.

del fuoco ('). furono

vini '.

Disse Motalam allabuna:

Battezzami nel nome del tuo Dio

Ed

nomo del Signor nostro Ges Cristo, costru molte cinese, e convert tutti gli abitanti del Dimot con l'aroma della sua dottrina. La sua preghiera e la sua benedizione siano con noi. Amen.
battezz nel

Mentre era questo abuna nei giorni


Fatan
(-).

di

digiuno nel deserto


(conviensi

che

chiamano Zeba
la

venne a

lui

il

Signoro
^

nostro

(es Cristo
te.

venerare

gloria
il

Kio.r. del suo regno),

e gli disse:

Salute a

mio

diletto!

D'or innanzi,

invero, sia

nome Takla Haymanot (') ecco, io t lio chiamato con un nomo nuovo, come ho chiamato Abramo mio amico (*). Ti costituir padre di molti ('); e, siccome per cagion del mio nome hai sotlerto. ti retribuir, in grazia del mio nome, grandemente nel mio io sar sempre regno. Ivi ora, invero, recati iu alt/e terre e prodicavi nel mio nome
tuo
:

teco '.

E
il

gli

di.-ise

il

sauto:

mio Signore,

sii

con

me ovunque

andr!

Gli

rispose
il

nostro Signore, e disse:

La mia pace

sia

teco! -.

R, ci detto, s'innalz

Signore con magnificenza.

M.

r.

And questo santo nella terra di Swa C'). e fortific con la sua dottrina gli abitanti di Katata. Dopo alquanti giorni, torn di nuovo nella terra di Damot. Mentre
vi

andava, sal sul monte che


l'altare,

si

chiama

\Vif5t,

e vi trov

un
del

altare

degli
in

Iddii:

demoli

uccise un dragone,
l,

e convert

gli

abitanti

paese
i

nome

del

Signor nostro. Part di


di
la.

giunse nella terra di Segag, e

vi estirp

sortilegi.

Part

giunse nuovamente nella terra di Damot, e ne trov gli abitanti fermi siccome

(')

Il

senso della jiaroLi


:

^rtst'l''*'
:

m'

incerto, e solo a titolo provvisorio ne


varius,

dfi

questa tra-

dazione:
inaciilis
^fl'V
:

t*UIt*M'

|-M"I^JLU
n,
il

ecc.

in

gYls sgniRca

variigatus, vcrsicolor. pnnctis vel


I^rtl>^fl

inlerstinctus
P^''l^'''
:
"

che. nel nostro passo, non darebbe senso soddisfacente.

:,<t^rt

" iirccus, ^'uttus aquariiis : " lii>mines viliorcs n,

pensando all'aralm J^'-^J.

''lie,
:

oltre

a
d.i

supel-

lettile "

pn<i sif;nificare

avevo daiiprima

trfidi.tto >--ri;l,>'1-V

"

iinmini

nulla ",

senso che mi pareva quadrar bene col contesto. In seguito, per, nel far lo spoglio del lessico titrray del compianto L. De Vito, trovai il verbo tipray t>.n<l>.n : 1) attizzii il fuoco; 2) <ri..fhprell>'> con
q. e.

stand

S(i|)ra
(l>-dl!
:

pensiero
<DV.V'
:

>.

Pensando a una
:

frase precedente

del

gndl (llX'inA
il

.Vl/lX-ilo
eli

nc,

y,^n''/^4.y>

Din.

tiOoy,

:).

mi

p.irso preferibile ad 'ttaro

primo senso
si

questo

verbo, tanto

]>iu

che l'aatorc del gadl era un tigray e che qui probabilnunte

ha da

fare

con un

detto o con an canto popolare.


(j

Da

cfr.

col liamir sil/

terra,

localit"?

redazione di Dabra LibSnos riferito assai prima.

Come s' visto, il mutamonlo di nome nella A questo punto, essa parla di una grande visione
il
i

avuta da T. H.

alla

mezzinottc del sabbato santo, dopo


ridi le

digiuno quaresimale. Egli riceve un cibo


di

soprannaturale che

gli

forze, affievolite durante

quaranta giorni

completa astinenza da

ogni vivanda, e l'ordine di recarsi neU'.Vmahara


(')

e di restar col sino

a nuovo comando.

Cfr. Cencsi,

XVII,

.5.

()
()

Genesi,

XVn,

.ve.

Di qu.sta andata dal Daniot


il

nello

8i
vi

dopo
accenna

la
il

conversione
senkessr:

di
u

M"talm

prima del
del

viaggio ncH'Anibarii tace

d'Almeida, mentre

Allora

prop.agi'i l'abito

monacismo

nella terra

ili

.Swa, e vi stette servendo Iddio con digiuni e preghiere


n.

senza numero,

vinche eccit all'emulazione gli altri monaci


La sua preghiera
Pens
giunse al lago di
e

133

loro,

aveva loro insegnato. Stette col alcuni giorni insegnando


miracoli: quindi torn nella terra di Swa,
e vi

mentre faceva molti


a'

stette

insegnando

suoi abitanti.

l'acuta forza della sua predicazione sieno con noi.

Amen.

inoltre di

prendere
(-),

il

giogo del monachismo


il

(').

And

nella terra di Angot, F.ll.r.


{^),

Hayq
il

presso

convento di Santo Stefano

capo dei diaconi,

protomartire, vi trov

santo abuna lyasns Mo'a, e discorse con lui intorno al mogli

nachismo,

lyasus Mo'a

disse:

Fermati
stato
di

qui,

lgliuol

mio,

alquanto;
stette con lui,

lo

rivest l'abuna

lyasus Mo'a dell'abito monacale. Takla

Haymanot
suo
inoltre

ser-

vendolo, uovo anni. Essendo

quindi

benedetto
Tlgray,
il

dal

maestro,
a

abuna abba

lyasus

Mo'a,
di

egli

pass

nella

terra
ivi

giunse
e

Dabra Dammo, Dabra


Id.

convento

abba Aragawi, ed

prese

cuculio

l'abito
i

monacale da

Dammo.
suo
il

Nella terra di Tigray egli fece molti monaci e fond

conventi, che innalora chiamansi col

zane sacrificio razionabile all'Agnello del Signore, e che sino

ad

nome poich egli fu il padi-e di lor nome in tutta l'Etiopia. Come


;

tutti

quei

vittoriosi

monaci, sparse

che
i

illustrarono

detto nel salmo:


",

suoi

rami

fin

nel mare, e sino nei fiumi


i

il

suo seme(*)
(^);

cos

sparse l'abuna

Takla Haymanot

suoi frutti

come cedro del Libano

poich questo abuna Takla

Haymanot

fu

gene-

(')
il

Altro episodio di grandissima importanza. Cos narra


di

il

d'Almeida. Lasciato Feija Sion e


sfa dieci anni servendo

Damot, T. H. va nell'Amahar, nel convento


i

Abba Michael, ove


Ma,
in segaito
il

umi-

lissimamente

frati e

facendo grandi esercizi

di

piet.

ad alcuni miracoli venendo


lo

venerato pi di quanto la sua umilt comportasse, ottiene che


vento, posto in un'isola del lago di
vento,

Signore

mandi

in

un altro con-

Dambe chiamata Haic


nell'isola, T.

(!).

Quivi accolto dal capo del con-

Abba

Jesus, cui Michele aveva gi svelata la volont di Dio, che egli desse a T. H. l'abito

monacale. Mentre dimora con grande divozione

H. da una straordinaria visione apprende

la futura grandezza sua e dell'ordine che avrebbe fondato.


di

Dopo
l'abito

dicci anni egli passa nel convento

Damo, ove abba Joanni gli d il cappello T. H. facendo miracoli come i nove santi:
(?),

(f>'n

:)

monacale. Dodici anni


di

sta

col

quindi,

per

volere
santi,

san Michele,
al

T. H.
di

va nel
Hainzan

deserto di Oallis

ove sta in digiuno 48 giorni con


?),

molti

poi

monastero

(cattiva scrittura europea per Bizan


sull'altra costa, d'onde,

e,

giunto in riva al
di

Mar
sete,

Rosso,
si

da san

Michele portato
quindi

risuscitato

un pellegrino morto

reca

a Gerusalemme,

presso
in

Abba Micael,

patriarca d'Alessandria,

e poi nel deserto di Sihot e

Asquetes,
de' quali

d'onde torna
il

Etiopia. Pervenutovi, fonda conventi nel Tigre e fa molti monaci,


lui risuscitato,

primo

pellegrino
poi,

da

cui pone

nome Brahaya Caguhu(?): torna


e,

altre

due volte a Gerusalemme,

essendogli dal patriarca ordinato di non andarvi pi,

ricevuta al

monte Dani

la

benedizione di

Abba
al

Ioanni,

si

ritira sul

monte Cantorar

(?)

ma, per volere

di Dio, parte di l e

giungo ancora

lago di Haic. Quivi d schema e cappello ad

Nel sinassario l'episodio

di

Abba Jesus. Abb lyasus Mo'a manca affalto. Esso


il

dice

soltanto che T.

II.

sul carro di Elia va nell'Amliara, ove per molto

tempo dimora presso abba Basalota Mik'el.


si

L'agiografia di Basalota Mika'l,


Br. Mus., viveva in

quale,

come

rileva dal

Gadla Aron,
collezione

ras. orient.

093,

f.

Mn,

Dabra Guai,
di

contenuta nel

ms. 129

della

d'Abbadie. Quella di

Yohanni
(2)
(*)

fu gi pubblicata dal Basset,

Vie d'Abba 'ohanni, Algeri, 1885.

Noto lago a E.
Intorno
a

Maqdal.
convento,

questo

gi ricchissiino,
ecc..
p.

v.,

per

il

periodo anteriore ad

Alimail ben
ecc.,

Ibrahim, Alvarez,
p.

Verdadeira informaco

71,

e,

pi ancora, Nerazzini,

La conquista

102-108.
(") (5)

Salmi,
Salmi,

LXXX, 11. XCU, 12.


rato di stirpo
K.l'J.r

134

numerosi come
le

gloriosa e gener

figli

illustri,

stelle del cielo ('),

la cui

luce

come
e di

il

sole,

la cui

purit

come una margherita. Dai


si

contini della

terra di

Uamot

Swa

iuo alla terra di Tgray

molliplicarono

suoi
il

lgli,

vennero nutriti dalla mensa del lor

padre Takla Haymanot, che seminava


(-).

grano,

che

la

dottrina del vecchio e del nuovo testamento

orazione ci salvino dalla morte dui peccato e dell'errore.


Stette
egli

La sua preghiera Amen.


del
il

e la sua

poi

nella
vi
si

terra

di

Tigray

e in

per

voler

Signore

torn

nella

terra di Swa.

Mentre

andava,

pervenne

Hayq, presso
dissegli

suo

maestro abbi

Ivasus
figliuol
(li
Ili

Mo'a.

Quando

trovarono
ti

insieme,

l'abuna

lyasus

Mo'a:

0
".

mio, che questo che

sta sulla testa e sul collo? dove l'hai trovato?


ci

espose

Takla

Haymanot come
terra
di

rendesse

perfetto
e gli

l'

ordinamento

monastico,

0.

come

l'avesse preso dal convento di

Dammo;
E
gli

raccont inoltre

come avesse

procreato

monaci

nella

Tigray.

disse

abba lyasus
.

Mo'a:

D a

me

pure come quello ch'io veggo, perocch ci buono


-

Disse a lui l'abuna Takla


o

Haymanot:

Come
.

posso

io

dartelo,

essendo tu

mio padre,
suo

abba?
".

Gli disse
egli ve
il

lyasus Mo'a:
lo

Perch tu

sei

mio

figlio,

per questo siimi padre


a

E.

come

ebbe costretto, diede abba Takla


('),

Haymanot

padre abba lyasus Mo'a

cuculio e r abito monacale

fm'ouo concordi fra di loro.

La

loro preghiera sia

con noi. Amen.

Dopo alquanti
F.13,r.

giorni dissegli l'abuna lyasus Mo'a:

Va
lo

nella

terra

di

Sna,

poich

nel volere di Dio che tu vada col.


part'i

Sentitolo,

salut
(');

l'abuna
di
l

Takla

Haymanot umilmente,

pervenne nella terra di AVaylaqa


(").

pass per

Mugar
gando;

(^)

sal'i

su di un gran monte, chiamato Qu'at


si

Bravi

un'ara

per

demoni, e Satana vi appariva. L'abuna vi


e

ferm alcuni giorni digiunando


di

e pre-

Satana invero, vedendo

il

dardo della preghiera

quel

santo

come

era

pronto a saettarlo, fuggi e and via dicendo:

Ahim! guai

me! dove andr lungi

da questo uomo?

Quando

l'ebbe udito, lo maled'i l'abuna, perch non tornasse pi

col in sempiterno.
Id. p.

Partito, l'abuna

Takla Haymanot and

in

Zem.i

("),

vi

ud di

un

incantatore,
esso era.

e lo interrog intorno al suo

modo
di

d'operare.
lui

L'incantatore gli disse


:

come

Ascoltatolo,

comand l'abuna
si

dare a

un cibo proibito

l'incantatore lo

mangi
ti

subito, e l'abuna invero

stup.

disse quegli allabuna:

".

Senti quel che

rac-

(1)

Genesi,
Il

XXVI.

()
(')

testo corrisponilentc g'fti in iirosa


" liiia tra.sinlia

riin.-ita.

L'a.skni, e

Je <ros

tiriis

ile

couro ordinario e vcmiellio; as quays lan^ados

A o pescovo se rcniatam

cm Ima

argolinha de ferro, on cobre, quc traz


ecc., p. 8.5.

em

li.i

correva, coni iiue

se cinfrem ". Tcilcz, Ifistoria


(*)
l'ili

da Klhiopin
fra

coninnt'inente Walaqil,

l'Amliara e lo Sawil, verso T'Abiiv.


cif.,

(^)

Antica provincia dello Scioa (l'crrnclion, op


I,

Dillmann, op. cit). a nord

di

<<iimiiri

(EstcTcs Pereira, Chr. dr Suienyox,


sinistra di questo fiume
()

p.

17 e 159), attigua all''Abny.

Ancor

<i<,'k

un adlucnto

di

chiamato Mu^'ar.
Chr. de Susenyos,
I,

Cfr. EstcTcs l'ereira,

p. 12.

f)

Probabilmente

il

distr.

ogpi detto di

Zuma

(forse

anticamente provincia), nel Mcrah Bte,

non molto lontano dalla sponda destra del fiome

ZcmmS

(jroi) 0, a E.SE di Darn.


conto.

135
"

ve nel

Un

d,

quegli che io adoro disse:


tiirura

io

Guazam
vesti:

('),

perch

giunger un
torr .

uomo, la cui
udendo,

sar tale, e tali saranno le sue


il

egli

mi

ti

Ci

l'abiina

Takla Haymanot lod

Signoro, battezz quell'indovino e io istru

nella fede del nostro Signore

Ges

Cristo.

La sua preghiera
il

sia con noi.

Amen.
negavano,
e in
F.i4,r.

Di
lo

l pass in

Gerarya

(-)

e giunse dove

governatore teneva l'assemblea. Quando


altri

videro,

disse/o:
:

Che

ci?. Alcuni dicevano esser un uomo,

ed altri dissero

Questi invero colui del quale


per volere di
Dio, sorse
il

udimmo

la

fama

in

Zema
Il

Mugar. E
poi,
lo

subito,

governatore e salut l'abuna:

questi,

benedisse e cognobbe nel suo spirito come egli sarebbe suo discepolo.

gover-

natore lo preg d'entrare nella sua casa: l'abuna vi pernott quella notte parlandogli
del giusto. Il governatore invero lo ascolt con allegrezza, gli chiese di restar presso
di
lui

divenne perfetto nella fede di Cristo.


giorno raccontarono all'abuna come vi fosse un

Un
col,

mago che indovinava,


e,

come
IJ.
r.

egli stesse sotto

un albero
:

sotto

una grande rupe. Sorse l'abuna,

quando giunse

grid dicendo

In

nome

del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, che sono


il

un

sol

Dio

Quando
la sua

l'ebbe udito,

seduttore, abbandonata la sua dimora, fugg.


stata

Noi vedemmo

dimora,

che

era

spogliata degli
gli

oggetti

di

ferro

di

bronzo con cui egli mangiava e beveva. Con


gli

utensili di ferro invero

avevano
il

fatto

uncini per appendervi la tenda alloch venne costruita la chiesa. Poscia

gover-

natore condusse l'abuna Takla


in

Haymanot
il

in

un gran dirupo
lo

e questi stette solo col

digiuno

in preghiere.

Ma

governatore
il

visitava,

perch

da

lui

era stato

generato nella fede; e l'abuna chiam

suo^nome Zamika'l.
incantatore

Altri miracoli durante

il

soggiorno in Gerarya. Saputo dell'arrivo dell'abuna, un


si

fugge, abbandonando la moglie, che

converte

al

cristianesimo.

Mentre

si

sta,

per ordine del


piii

governatore, tagliando un gran cedro, adorato dagli abitanti del luogo,


serpenti uccidendo
fa
il
i

erompono

di

trecento

soldati di lui.

Appare quindi un mostruoso dragone: ma, non appena l'abuna


le

segno della croce, esso perde


e

forze,

una donna

lo uccide.

Ne segue una
s.

conversione gene{^).

rale

l'abuna col legno del cedro costruisce una chiesa, dedicandola a


l'ufficio

Michele

si

Un'altra
:

volta.

Satana compare in chiesa durante


preghiera del santo
si

divino, sotto

forma

di fuoco in

modo spaventevole

la tranquillit e la

lo

fanno dissipare come fumo.


egli,
i

Essendo stato detto all'abuna


di

come

in

un luogo

adorassero

demoni,

insieme col governatore


:

Gerry, vi

reca, di-

strugge l'ara ad essi destinata e converte


zione, ridona la vista a

pagani che col dimoravano

al ritorno

da questa spedi-

un uomo, cieco da venticinque anni.

(1)

i-HOD

:,

forse per l^'i-r^o

:,

il

che mostrerebbe ancora non diffuso, quando questo testo fu

scritto, nel

Tigre l'uso delle lettere amharn.

Come

noto,

il

Guazm

celebre per

suoi stregoni

((VX

:),

indubbiamente avanzi dell'antica

idolatria.
cit.,

(2)

Antica provincia dello Scioa (Pcrruclion, op.

Dillniann, op.

cit.),

probabilmente ove

oggi sorge (ien'ar, a


(3)

SO

di

Dabra Libnos.
del

Secondo
:),

il

racconto

d'AImeida,

T. H. da
:

Haic va nell'Amahar;

giunto in Araba
(V..V, :)
,

(^ft..'?

e,

col suo discepolo

Azaya Sagahu (XtII.X

XPU-:),

salito

.<<ul

monto Oad

vi

uccide, in circostanze analoghe a quelle raccontate dalla rad. wald. pel dragone, un gran serpente,
e,

quindi, con l'acqua del vicino fiume So, battezza

il

re del luogo con altre 10000 persone, e fa

su quel

monte costruire una chiesa dedicata


il

ai

quattro evangelisti.

Questo episodio ha probabil-

mente relazione con quanto dice

Ludolf su

'I'.

H.


F.18,r.
il
il

i^r,

lo
<

Inoltre,

mentre partiva questo santo ahuna,


lo

seguirono molti nomini, ed anco

governatore govoruatoro
ligliuol

segu con
si

essi.

Dissegli l'abunu:
dissegli:

Torna

al

tuo

domicilio

-.

Ma
ti

vi

ritinto,

.Non

ti

lascer solo. Gli disse l'abuna: ritorna


o

mio, non bene


il

ciie

tu stia con

me:

casa

tua,

come

ho
.

detto.
1,1.
,,.

Dissegli

governatore:

-Sia
i

la

tua volont,
tigli,

padre mio!
.

benedicimi
nel

l'abuna, invero, benedisse lui od


ti

suoi

e gli

disse:
poi,

Colui
se ne

quale hai
gli

creduto

renda vaso di elezione

(') .

Quel governatore,

and come

aveva detto l'abuna.


Questo abuna Takla Hilymnut domand agli abitanti del paese se vi deserto, ove non abitasser uomini (-). (ili dissero: -Avvi un desorto che
fosso

un ha

non

uguale.

Disse loro

il

beato:
lo

Di grazia, mostratemelo. Andarono con lui: quane vi trov

d'egli vide quell'eremo,


1

ebbe caro,
lui
i

vicino grotto e
-

caverne

belle, bello,

acqua era lontana. Dissero a

suoi discepoli:
a'

Il

luogo in verit

ma ma

V.io.r

l'acqua

lontana
il

Disse l'abuna

suoi tigli:

Non

attristatevi invero per cagion

dell'acqua, che

nostro Dio potente, che serviamo, ce la dar . Quindi preg l'abuna

Takla HaymSnot dicendo:


tasti
la

mio

signore.

Dio degli Iddii, e re dei

re,

che ascol-

preghiera di Sansone, quand'egli ebbe sete e gli desti da bere in una mascella
('),

d'asino

e
i

quella del popolo


dodici
ti

d' Israele,

cui desti da bere facendo scaturire dodici

sorgenti per

accampamenti

di Giacobbe,
sei

tuo santo!
l'Iddio
-

{*)

dacci ora da bere, a imi


cos'i

tuoi servi che

ministriamo,

poich tu

nostro . Mentre

diceva,

senfi al di sopra della sua testa

una voce che diceva:


ti

Fu

ascoltata la tua preghiera.

(').

servo di
Ij
r.

Dio

benedici verso la rupe che


il

sta dinanzi, e sgorgher l'acqua


il

Tosto egli fece

segno della santa croce invocando

nome
di

di Cristo,

allora

si

screpol la rupe, e ne scorse acqua limpida e


Lidio questo abuna Takla
rallegrarono con
lui.

molto buona
e
i

gusto

(").

benedisse
si

Haymanot. dal nome soave;


stette
col,

suoi discepoli, invero,

Egli

mentre per cinque giorni digiunava,


frutti

ma

al

sabbato ed alla domenica gustava dei


Saf.-ina

degli alberi o dell'erba della


del
colle

campagna.
i

minaccia

di

far rotolaru

macigi'i

liall'allo

sulla

dimora del santo:

suoi

discepoli, atterrili, propnnttoiio d fug!;ire,

mi

l'abuna
di

li

incorassjia con citazioni bibliche. Mentre

poi con digiuni e

dn

pre<rbiere egli prega Iddio

svergognar l'inimico,

avvertito che presto

(I)
()

Atti,

K,

1.5.

Lasciato .\zaya Sagahn con quei

di

Zema, T. H., andato, per ordine


Cos'i
il

di

Hiu, nello Xaoa,


Il

vi

l'abito

monacale a

ib

(=

Vi) persone, fra cui un suo cugino.

d'Almeida.

sinassario

Msrqos, suo cugino, con Ini racconta che, lasciato Ba?alota Mika'l, T. H. va nello SwS: trovatovi
si

ritira nel deserto di


(')
(*)

Wagada, ove d

l'abito

monacale a sedici suoi discepoli.

Giudici,

XV, 1519.
0.

Ksodo, XV, 27. Esodo, XVII,


Trattasi d'una sorgente che zampilla ancor oggi a

(J ()

Dabra LibiSnos presso

la

tomba

di

T.

II.,

vie mi.steriose congiunta al Giordano. Le si attribuie che, v.'nrati8sima dagli Abissini, vuoisi per acqua e la terra medesima da cui essa sgorga venla sua scono virt f<-rapeuticlie sopranaturali: Nel Vi"!l!/io e minionr cattolica ecc., p. 470. gravi malattie iiiii nelle medicine gono usate come cima v' un piccol" parlasi del soggiorno e della morte di T. H sul monte Zecinala, alla cui

del Sapet>,

e delizioso laghetto, cinto

chiese

ma temo

siavi

da foltissimi e grossi alberi, in mezzo ai quali si trovano rovine d'antiche Abbo. confusione con Oabra Manfas Qedus o. come volgarmente { chiamato,


monaci,
diti
si

137

scampo
fuga.
nel deserto per isfuggire a" suoi sudgli

questi lo tenter sotto le spoglie di giovinetto. Satana infatti cos gli appare, lo saluta a rao' dei dice signore del paese e costretto a cercare
lo invita

che l'hanno abbandonato,

a seguirlo

in

un amenissimo luogo, ove

promette di
lamentarsi

fargli

da servo;

ma

la proghiera del santo lo


('),

pone

in

L'abuna quindi

lo

sente

delle ripetute sconftte sofferte

convoca

suoi discepoli, loro racconta l'avvenuto,

ed uniti ren-

dono lode a Dio. Mentre l'abuna dimora nel deserto,


e tre

leopardi sogliono venir ad accovacciarsi presso di


di essi

lui,

mangiar

la loro caccia a' suoi piedi.

Avendo due
fiere

rapito

il
i

cibo

all'altro,

l'abuna toglie

loro la preda di

bocca e

la

al terzo

leopardo. Rassicura quindi


i

suoi paurosi discepoli, dicendo

che nulla hanno da temere da quelle

servi di Dio.

Inoltre,

un

d fra gli
(-):

altri,

raccontarono all'abuna
loro la causa

suoi discepoli

come
lei,

si

fosse F.24,r.
essi ij.
v.

ammalata una monaca


gli dissero:
i^

egli chiese

della

malattia

di

ed

Quando
le

ella

and per attinger acqua, allora torn ammalata, n sap.

piamo che cosa


presso di

avvenne

Disse l'abuna
a
lui,
e,

beato,

taumatm-go:
vide
il

Fatela venir qui


e vide

me

La portarono

allorquando la

santo di Dio,

come
lui.

ella era

venuta meno, comand a quei che l'avevano portata


i

di lasciarla presso

Tosto egli prese a leggere

salmi di Davide, e poi


:

il

vangelo,

asperse

acqua

col segno della santa croce

dicendo

In

nome
le

del Padre, del Figlio e dello Spirito

Santo!

",

e ordin che la aspergessero.

Come

ebbero fatte delle aspersioni, apparve


Dissegli
.

F.25,r.

tremando colui che l'aveva fatta ammalare sotto l'aspetto d'un giovinetto.
l'abuna:

D'onde

vieni,

che hai

fatto,

che hai fatto ammalare l'ancella di Cristo?


:

Disse all'abuna quegli che l'aveva fatta ammalare


lare,

signor mio, non

posso para

perch m'abbandon la mia forza:

ma

la

tua santit

mi

costringe

parlare.
;

Ascolta, signor mio,

me

infelice

stavo in verit presso l'acqua, e dov'erano gli uomini


l'afferrai,

quando vidi la tua


cando
solse

figlia

mentre attingeva acqua, subito


lei.

sembrandomi che
mi

avrei avuto potere su di


il

Quando tu

facesti

il

segno della croce su di essa involei,

nome
le

di Cristo,
e

m'oppresse la forza del Suo nome, mi separ da

diste,
id. v.

come

cera,

m'avvilii e divenni tremante


.

come

tu

mi

vedi star dinanzi a

legato con
e

catene della tua preghiera


pii

Gli disse l'abuna:

Torna alla tua dimora,

non trasgredir

contro

servi di Cristo .
te,

disse ancora l'altro:

mio

signore,

ove poss'io andare lasciando

fiaccatore della forza dei prepotenti?


e

Ma
il

io in verit

mi

rifugio nella tua santit,

per esserti ministro

servo . Sentito

suo

parlare,

l'abuna conobbe come egli favellava secondo lo Spirito Santo, lo segn tre volte col

segno della santa croce; e usc


Allora r abuna lo battezz nel

lo

sgomento

di

lui,

l'abbandon
e

il

suo
Spirito

tremito.

nome

del Padre,

del

Figlio

dello

Santo,

e tosto ne splendette e ne divenne bella la faccia: lo sigill l'abuna con l'unguento


della fede, e gli pose

nome

Be.su e

Zaharayo

Kerstos.

Dopo alquanti
stette

giorni
i

lo

f'

monaco;

Besu'e Zaharayo Kerstos piacque al Signore, e

servendo

fratelli

F.26,r.

monaci per ordine del suo maestro, finch mor ed entr nella vita eterna per forza

(')

Cfr., fra

tanti esempi analoghi, Malan,

The

conflicts

of the Apostles,

p.

168-169.

(2)

L'episodio ne! racconto d'.41meida ha subito profonde alterazioni.

Trattasi infatti in esso


di

d'uno spirito maligno,

chiamato bahara Alcao,

clic,

entrato

nel

corpo d'un discepolo


battezzato

T. H.,
di

mentre questi col maestro passeggiava presso un lago, vien


Christos harayo,
e,

convertito,

col

nome

fattosi frate, alla

sua morto sale in cielo.


Voi. Il, Serio 5", parte 1'

Classe

di scienze

morali

ecc.

Memorie

18


del beato e diletto

138

sia

abuna Takla Haymanot. La benedizione della sua preghiera


sentita la sua fama, gli

con noi.

Amen.
uomini
elio

Quando ebbero

abitavano

lontane

regioni

monavenivano presso l'abuna Takla Hyraanot, dalle sue mani prendevauo il giogo del animo con digiuni e cismo, e stavano col santo abuna. servendo il lor Dio di buon
con preghiere molto diligentemente
(').

Allorch vide l'abuna Takla


il

Haymanot come
un
cenobio nel

U.

V.

eransi radunati presso lui molti che servivano

Signore,

fece

loro

deserto ov' erano, e costru una chiesa nel


disaero
i

nome
!

della nostra Signora Maria.

Di poi,
i

fratelli

al

padre loro

padre, ecco
;

vedi

come

si

sono

moltiplicati

discepoli per la tua santa preghiera

frutti, invero, degli alberi, che sono nel deserto,


fratelli.

vengono meno, n bastano


terra -.

al

sostentamento dei
>

Noi desideriamo coltivar la


tgli

Disse loro

il

lor venerabile padre:

Sta bene, o

miei:

ma

che ci sia

essi incominciacon timor di Dio -. Avendone ottenuto licenza dal sauto padre loro, ma essi animali, rono a seminare; n ci avveniva con l'aiuto di buoi o di altri

stessi coltivavano la terra

con le loro

mani,

non

aravi

alcuno

che mormorasse,

scelsero un di loro, poich tutti erano consenzienti nella concordia dello Spirito Santo,
F.27,r.

e lo preposero all'amministrazione degli

all'ari

del loro cenobio.

La

loro preghiera sia

con noi. Amen.


Sentite inoltre, o miei padri, e miei fratelli, e monaci! congiuntamente
delle donne, le quali stavano coi monaci:
in
i

eranvi

maschi uscivano nei campi e tornavano


e

casa promiscuamente con

esse.
;

Alla mensa non eravi divisione: maschi


ed anco nel
s'

femmine
il

insieme mangiavano in comunit


ciullo con la sua

medesimo
ella in pari

letto

dormivano, come
il

fan-

madre
la

quando

alzavano per la preghiera, se

maschio s'alzava
lui

prima, chiamava
zione, poich

donna alla preghiera, ed


pensieri terreni,

modo chiamava

alla ora-

non avevano

ma

sibbeue

pen.><ieri celestiali,

essendo itato

Id. V.

ricordanza, legato Satana dalla forza della preghiera di questo abuna beato, di bella Takla Haymanot; e li proteggeva nella purit il braccio del lor padre esimio

mara

(-)

nell'operare, taumaturgo.

La sua preghiera

la sua

benedizione siano con

noi.

Amen.

Mentre

erano nello stato degli angoli, venne l'angelo del Signore presso l'abuna
:

santo e venerabile, e dissegli

Scegli fra

tuoi discepoli dodici,

quali ammaestre-

ranno le anime, e mandali, divisamente, in dodici grandi provincie, affinch predichino coad esso e le convertano nel nome della Trinit; poich molti son coloro che non
noscono
F.28,r. la
il

nome

di

Dio

->.

Sentendo

il

venerabile

il

pariar dell'angelo, disse:

Sia fatta
li

volont del Signore!

Poscia, l'abuna

scelse

dodici uomini saggi e prudenti,

invi in dodici provincie, e disse loro:

tgli

miei, perch Dio v'ha prescelti affinch


verit,

insegniate
in

Suo nome a quo' popoli che non lo conoscono, voi in quelle provincie ove vi avr mandati lo Spirito Santo, stendete
il

pervenuti
del

la rete

Van-

(')

ginassario racconta che T.

H. da WagadJS

si

ritira in GeraryS, ove fa grandi

penitenze.

donne, che divengono suoi discepoli e monaci: essi abitano Presso contraggono familiarit fra loro, e uniti stanno alla in una sola casa, ma maschio e femmina non legato a* tempi di quel santo. tra preghiera ed alla comunione, poich .Satana ma gli Etiopi debbono averla ricevuta non gi parola bene il siriaco -JJO, )oo
lui si

radunano molti uomini

{)

Questa

d'Egitto, direttamente, ne' tempi pi antichi, bens pi tardi per mezzo de' cristiani
noto, spessissimo scrvivansi di quel vocabolo

quali,

come

{^j^.

;M

premettendolo

a'

nomi

dei santi.

gelo nel

139

la legge della fede,


il

mare

del

mondo, insegnate agli uomini

e guidateli nel
voi.

porto delia reden/.ioao.

Ed

ora,

andate, o

tigli

miei, e

Dio della pace sia con

Amen.

Essi invero, ricevuta la benedizione del giusto e beato


la

abuua abba Takla


della loro preghiera

Haymanot, andarono ciascuno per


pervenga a
noi.

sua via

(').

La benedizione

Amen.
mandato
fuori dall'amministratore del convengo,

Un

frate

('),

trova

una donna con

un suo

figlio dell'et

di due anni, avuto da U-i

dopo lunga

sterilit e
il

che Satana aveva reso

sordo-muto.

Avendoli egli condotti da Takla Haymanot, questi guarisce

bambino.

Mentre stava l'abuna Takla Haymanot nella sua


una voce dal
cielo la quale
il

cella,

in quel

di

venne a
te

lui

F.30,.

diceva:
cui

Salute

te,

uomo

di

Dio! verr a
(^): egli

un

uomo

di

stirpe di nobili,

nome

Abl, figlio di

Zb Daliar

di grande

lignaggio. Tu, invero, lo accoglierai nella giustizia,

perch egli

caro a

Dio. Dopo

alquanti giorni, venne Abl presso l'abuna, abba Takla Haymanot. I monaci lo tro-

varono mentre egli stava sulla porta dal convento, lo salutarono, e


circa la sua venuta;

lo

interrogarono

ed egli disse loro:

Voi,

invero,

parlate

di
e

me

all'abuna

".

Andati,
"

fratelli

no parlarono all'abuna, abba Takla Haymanot,

questi disse loro: F.31,r.

fatelo venire qui, presso di

me
e
i

poich aveva conosciuto per lo Spirito Santo essere


apparso. Giunse Abl dov'era l'abuna,
si

quegli pel quale lo Spirito Santo gli era


prostr e ne baci le

mani

piedi.

L'abuna, abba Takla Haymanot, interrog Abl


il

intorno alla sua venuta; e gli espose Abl tutto

suo animo,

siccome
il

era venuto

per

il

monacismo. Gli rispose l'abuna:


sei

Come

potrai sopportare

giogo del mona-

cismo? perocch tu
d'oro, che

persona di nobile stato. Potrai ripudiare

il

mondo

fregi

stanno sul tuo collo? lascerai forse le vesti onorate per coprirti di cenci o

altrimenti di pelle bovina?

Disse a lui Abl:


il

compiere tutto ci m'aiuter la u.


buono,
l'

y.

tua preghiera

Sentendo come
;

parlare

di
lo

lui

era

abuna

lo fece stare

insieme
prese
il il

co'

fratelli

dopo alquanti giorni


egli,

nomin monaco. Nel giorno

in cui
"

Abl

santo abito monacale,

entrato nella sua cella, disse al compagno:


notte
;

Fammi

piacere, o fratello, di
:

non costringermi a mangiare per questa

L'altro gli

disse

"

Fa

quello che vuoi

L' indomani, poi, fece


lo

ugualmente

e per la terza volta

ancora non volle mangiare. Andati,


e

raccontarono all'abuna abba Takla Haymanot;

questi chiam Abl suo

tglio,

dissegli:

figliuol

mio, renditi

simile

a"

tuoi

fratelli in tutto, desisti dalla

tua astinenza, e mangia al crepuscolo

co' tuoi

fratelli

Gli disse Abl:

Sta bene, o padre;

ma

d'or innanzi

il

mio cibo sar l'erba

del F.32,r.

deserto, e giuro che non guster pi vivande .

Conoscendo l'abuna com'egli era

inspi-

rato dallo Spirito Santo, lasci di consigliarlo.

E
il

stette

Abl

a'

piedi del suo maestro

combattendo un esimio combattimento

spirituale. Poscia disse

Abl

al

suo maestro:
mio,

Io

voglio migrare nel deserto. Gli


.

disse

suo

maestro:

Va,

o figliuol

dunque
(')

lo benedisse,

e lo

mand dove

egli

volle.

Andato, Abl

combatt con

L'origine di questo episodio evidente.

(2)

La

lettera t,

lia,

in
il

questo codice,

una forma abbastanza singolare, come

di

un y

alla

cui sinistra ftjsse aggiunto


(3)

tratto indicante la

mancanza

di vocale in

-l.

Non conosco
di
H-(1.V.C
=

il

significato di questo

nome, che nel noto inno a

re

'Anula Syon ha assunto

la

forma


digiuni

140

fu

con preghiere vagando per


-sino

deserti, sino a che gli

dato d'ascoltare

il

suono degli angeli del cielo, e

a che fece scaturire l'acqua con la sua preghiera.

Ed
Id. V.

il

suo cibo non fu pi sapido, da che egli ebbe preso l'angelico schema. Poscia

che ebbe combattuta una grande lotta spirituale, questo beato Abl emigr da questo

mondo, od entr nel regno

de'

cieli.

La sua preghiera venga a


i

noi.

Amen.

In seguito, radun l'abuna Takla Ilayuianot tutti


loro regole e disse loro:
si
>^

suoi discepoli, prese a dettar

miei discepoli, non con l'essere chiamati monaci che


;

entrer nel regno dei cieli


tgli

ma

sibbene ci soltanto avverr col ripudiare


in

il

mondo.

miei,

non siate cupidi di cibo o di vestimenta: cercate


(').
figli

prima

la giustizia
il

il

regno di Cristo, e tutto vi sar aggiunto


;

miei,

osservate
poi,
li

digiuno

e la pregliiera
F.33,r.

non mangiate cosa da cui esca sangue. Specialmente,


il

amatevi fra

di voi. Queste cose osservate:

vostro deposito

(-).

In quel giorno

esort molto,

citando tratti

dei libri
i

santi,

onde guardassero
*

le

loro

anime dalla cupidigia del


preghiera, o
li

mondo;
pace.

e gli dissero

discepoli suoi:
il

Ci aiuti la tua
.

padre

nostro,
la

affinch noi si sia vigilanti a fare

bene

Dopo

ci,

benedisse e diede loro

La sua

preghiera, e la sua benedizione sieno con noi.

Amen.
citt

Dopo che
redense

l'abuna ebbe predicato


lo

convertito,

molte
poich

d'anime umane
somigliava
agli

mentre

tormentavano

come
ci,

un

martire,
fu

egli

Apostoli nella predicazione.


dicare, intraprese
Id. V.

Dopo

quando

fiaccata la sua forza pel molto pre-

una grande lotta

spirituale, entr nella

sua

cella, ostru la
si

bocca
i

della caverna con pietre, e stette col sette anni, insino a che
piedi per
il

gonfiarono
e gli
si

suoi

molto dolore dello stare

in piedi, gli si sec

una pianta,

separ

dal corpo

{^).

Cristo visita Takla

Haymnot,
lo

e promette a lui le infinite gioie del Paradiso,


l'iiltro

come pur anco

promette

il

ciclo

a quanti

venereranno. Diccsi qui fra

che quel santo por quattro anni non

gustasse acqua.

F.3-l,r.

Quindi, per cagion del dolore, non pot


inaridita la sua carne
Matteo, VI, 33.
Cfr. 1

pii
I

emettere alcim suono, perch erasi


discepoli,

come

l'erba d'estate.

suoi

quando non sentirono

(>) ()

Timoteo, VI, 20; 2 Timoteo,


il

I,

12, 14. di Christos

P) Secondi
venuto
in

racconto del d'.Mmeida.


loilo,
il

poco dopo la conversione


a

harayo, essendo

Etiopia l'abuna

questi offer

T. H.

il

grado di vescovo e met dell'Etiopia:

offerta rifiutiita dal santo,

quale, scampato poi miracolosamente dalle armi di un fattucchiero, bat-

tezza molti dello Xaoa sino alla terra di Gueraria (lA.C.V ') Narratisi quindi alcuni suoi miracoli.

Divenuto vecchio, T. H.
altro

ritirasi

in

una casuccia, ove sta sempre


anni
T. H. dura

in piedi,

senza mangiare n bere

che on po' d'erbe e d'acqua alla domenici, finch


sette

gli s'imputridisce e in

cado un piede, che dai suoi

discepoli sepolto nella chiesa. Altri

tale

iienitenza,

dopo

di

che
e

gli
il

appare Cristo con grande gloria,


sno corpo, dopo

il

quale
|.er

gli

.innuncin prossima la fine

delle

sue

pene,

che

essere rimasto sepolto

cinquanfasette anni col, e franando quella casa, sarebbe


i

tra>portato in un grande convento, che nel luogo stesso


raunati allora
e
il
i

suoi

discepoli
loro

avribbero
il

eretto. T. H.,

discepoli,

annuncia

la

sua prossima

fine,

raccomanda

disprezzo del

mondo

reciproco amore, e indica

come suo successore Elsa. Quindi,


il

nella notte del 27 agosto, egli

muore in et di 103 anni e 4.5 giorni. Poco differisce dalla redazione waldcbbana
e

sinassario, ove per

manca ogni cenno ad

Elss',

dove

l'et di

T. H. di 99 anni, 10 mesi e IO giorni.


udirono la sua voce, gli dissero:
"

141

IJ.
v.

pi alcuna voce da parte del loro padre venerabile, gli parlarono per la finestra piangendo, e l'abima, sentita la voce de' suoi discepoli, rispose loro con tuvole voce. Allorch
padre, quando pi non
noi

abbiam potuto
il

sentire,

come
loro,

dianzi, suono
e gli

da presso
d'

te,

siamo

venuti

Chiam

venerabile uno di

comand

entrare.

Avendo

aperto, entr, e vedendo quel fratello


Il

come

egli

non avesse pi un piede, pianse d'un pianto amaro.


e

venerabile invero erasi seccato


eravi traccia
di

coamentato col luogo in cui egli

era; n su di

lui

carne,

si

distingueva ove erano le sue membra, poich la pelle erasi attaccata alle ossa. Allora

l'abuna gli ordin di prendere quel piede che erasi staccato, e d'andare verso
telli.

fra-

11

nome

di

quel frate era Elsa'e


lui.

('),

cui spett di doventar erede della sede di F.i5,r.


il

questo abuna, dopo di


egli

E avendo

preso

piede del suo padre, che erasi staccato,


i

and verso

fratelli

e lo

die loro. Ci vedendo

fratelli

monaci,
e

il

lor cuore

fu conturbato; ed essi piansero, lo riverirono tutti, portarono


sero,

una veste

ve lo invole

lo

misero in un marmo, e

lo

posero in un bel luogo.

La preghiera
e

la

benetutti
i

dizione di Takla
suoi seguaci.

Haymanot

sieno con suo tglio,

abuna Takla lyasus,

con

Amen.
il

Giunta presso

suo compimento la vita dell'abuna, torna ad apparirgli Gesi Cristo,

il
i

quale,
disce-

annunciatagli prossima la morte, e datagli licenza di domandargli qualsiasi grazia, benedice


poli di lui e ne promette la grandezza: quindi concede
il

kidaii all'abulia. E, poich questi


gli angeli,

ha paura
i

della

suprema

dipartita,
i

il

Signore

gli assicura

che a riceverlo verranno tutti

profeti,

gli apostoli e tutti

santi ecc. Vicino a morire,

Tabuna esorta
invadono

frati a salvar la loro

anima, e ad

amarsi vicendevolmente. Avendogli essi chiesto di sciogliere quanto era stato legato dalla voce di
lui,

ed avendo egli annuito, tosto


devastano
;

le fiere del deserto

le

piantagioni e

campi dei
fiere

frati,

e li

essendo essi allora ricorsi al santo, questi raduna presso di s quelle


definiti.

ed ordina

loro di

non uscir pi per l'avvenire dai luoghi per esse


a'

Le

fiere

obbediscono, e l'abuna

comanda
quindi
si

suoi discepoli di non molestarle, avendoli esse preceduti nell' .bitare que' deserti. L'autore

diffonde in lodi per Takla


e

Haymanot, paragonandolo

ai profeti,

agli apostoli, ai martiri,

ad Antonio, a Macario

ad Abramo.

Torniamo
lottare,

al racconto di

prima. Quando divenne debole per


e

la

molta pena del


sua

f.SS.w.

l'abuna
tutti

raun

fratelli,
il

die loro

Elsa'e,

affinch

fosse loro padre in

vece;

confermarono

dire del padre loro.

Quindi, allorch perdette le forze e tacque, l'abuna odor di un buon profumo.

Mentre

fratelli

lo

circondavano, egli stese

il

suo corpo

rese la sua

anima

in

mano
e F.39,r.

del suo Creatore, in pace.

E
i

subito sal la sua

anima

in cielo con

grande gloria

magnificenza, la ricevettero
nella

profeti, gli apostoli

e tutti gli angeli, e la introdussero

Gerusalemme
di

celeste con grande letizia della citt del


lui,

Gran Ke. Mentre

innal-

zavano l'anima
II

sentirono molti fra


lo

suoi discepoli

il

canto degli angeli.

suo corpo, poi,


in

involsero in un bel sudario. Io posero in un feretro nuovo,

e lo seppellirono

chiesa in grande onore con inni e con cantici. Allora vi furono


e lagrime.

molte grida, pianti, lamenti

Fu

sentita la

fama della sua morte

in ogni
v.

terra dell' Etiopia, e fuvvi gran pianto e dolore, perch era caduta la colonna preziosa, id.

che era stata piantata in mezzo

all'

Etiopia, ed era spai'ita nel cuor della terra,

come

(1)

Eliseo.

142

anche
i

suoi

padri.
i

solo

monaci piansero;

ma

magistrati e

principi, tutti

piccoli e

grandi, gli uomini e le donne, tulli invero piansero. Quelli che egli aveva

sua convertito con la sua predicazione, dapprima lo andavano percuotendo durante la conto ebbero in lo creduto, mentre egli li ammaestrava, ma, dopo che ebbero
vita,
al

pari del lor padre e

della

loro
Piii

madre, pc-ich

somigliava

la

sua predica/ione

quella dei nostri padri Apostoli.


K.40,r.

che durante la vita della sua carne, dopo la sua

morte specialmente

si

locuplet la sua grazia; da

mare a mare

si

moltiplicarono

suoi frutti, ogni mattino

aumentavano

e s'accrescevano quelli che erano generati per


de'

opera di
di
lui.

lui.

e
ci

per opera de' suoi discepoli e dei discepoli


separi egli da
se nella sua preghiera (').

suoi di.scepoli,

dopo

Non

o faccia della

sua felicit parlegger, chi la

tecipi noi. lo scrittore della sua

storia e chi la

fa

scrivere, chi

la

tradurr, e quei che la ascolteranno, in sempiterno.

Amen, amen.

Gloria al Padre, al Figlio ed allo Spirito Santo, che sono un sol Dio. Prodigi
e
Id.
V.

miracoli che fece

il

Signore per la

preghiera del

beato
il

abuna Takla Havmanot,


Sole di
giustizia,

stella prodigiosa che sorse dal nostro paese per seguire

nostra

quest'uomo, guida, che Ges Cristo, nostro Signore, a Lui gloria, a Lui che dilesse
in sempiterno.

Amen.
(-).

Miracolo primo
figlio

Tre giorni innanzi

la

morte del beato abuna Elsa'e, mor un

d'una sorella

di

questo santo, chiamato

Gabra Masqal, monaco


per seppellirlo;
il

diacono, di
fu ter-

prestante virt. Lo involsero nel lenzuolo funebre

ma, come

minata

la preghiera dei defunti, egli si


gli

mosse

ne aprirono
'

lenzuolo, e lo interroe

garono su quanto
F.n.r. sero presso
il

era avvenuto.

Ei disse loro:

Morii,

come mi vedete,

mi po-

Signore; e di l mi condussero nella parte assegnata all'abuna Takla Haymanot. Lo vidi co' miei occhi in una grande gloria inenarrabile: nulla v'ha che va, somigli al suo luogo, non il sole, non la folgore. Egli con me discorse, dicendo stia Filpos (>) venga Elsa'e, che fu costituito in mio luogo, e di ai miei discepoli
:
' :

al posto di

lui e

'.

E, fra

monaci, disse
in

il

nome

di ciascuno di quelli, che migreranno


il

all'altra vita,

ne indic,

ordine,

il

giorno. Cos'i disse


il

Signore della giustizia,

ed

io

risuscitai per raccontarvelo

Avendo compiuto
che
egli

suo messaggio, Gabra Masqal


detto.
I

mori.

Dopo

tre

mesi

si

comp'i

quello

aveva

discepoli

di

Takla
Filpos

U.

V.

Haymanot fecero invero come l'abuna aveva loro comandato,


padre
lo
al

costituirono
de' suoi
fino

posto

di Elsa'e: perfetto quegli era nella virt al pari

padri che

avevano preceduto. A' suoi tempi


mori
(')

venne alHizione e persecuzione,


noi.

a tanto che

egli

{^).

La sua benedizione pervenga a

Amen.

Prosa rimata.
L'episodio npuale audio nel racconto del d'Almeida, ove per
:

()

il

copino di T. H.

cliia-

mato Anida Mascal (Vtqay,


p)
Il
iiis.

oon<t>A
f.

:),

clic

muore

tre giorni

dopo T. H.

e tre mesi

prima

di Elsaa.

..rieiit.
:

728,

1.50a-109, contiene pli atti di questo

santo,
:

opq
il

a.<t^ri :, niil^ in

U1<J,:ni"V:ll-Vluoy.

A-V: d parenti cristiani, e vissuto

nuiiilXT

sotto

ret;no di 'Anidri S^un.


ltisset,

Vcggansi su

di lui le importanti notizie

contenute nella cronica abbreviala,

Jludes, p. 10.

La pubblicazione
(')

del

Gadla Filpos

e del

d'apportar notizie preziose alla storia d'

Gndla Anoriros, vivamente Etiopia nel secolo XIV.

desiderabile,

non nianclier

liuesto accenno alle persecuzioni del re

'Amda Syon manca

nel

d'.Mincida, ove

invece

si

parla dell' incremento

avuto dalla fede per opera di Filpos.


Dopo
di
lui,

143

ascetico.

fu nominato

abuna Hezqeyas, uomo

Gli apparve in

visione,
ossa,

notte,

l'abuna Takla Haymanot:


;

Giunse

il

tempo della traslazione delle mie


ci,

giusta la volont del mio Signore

e,

per cagione di

compi
.

il

suo volere, e traci,

sporta le mio ossa, onde tu consegua la

mia benedizione
;

Dopo

gli

scomparve.

L'abuna Hezqeyas radun molta gente


e

e presero
il

a trasportare le ossa del giusto

fecero festa in quel giorno


e

(').

Mentre portavano
angu.~;tia,

corpo dell'abuna Takla


si

Haymanot
ruppe un

F.)2,r

con laudi piede


;

cantici,

per la molta

schiacciarono un uomo, e gli

ma, quando

gli fecero toccare le ossa dell'abuna

Takla Haymanot, subito egli


introdotto la salma

guar, e quanti ci videro resero lode al Signore.

Quando ebbero
re,

dell'abuna Takla

Haymanot

nella santa chiesa, rovin quella cella.


il

Molti anni dopo, regnando


storia del beato

diletto a

Dio Yeshaq,

gli

piacque

ascoltar la

Takla Haymanot. Comand


;

egli che gli erigessero


di

una chiesa molto


trasportavano
v.

onorevolmente
il

(')

e,

dopoch ebbero terminato


si

costruirla,

mentre

corpo dell'abuna,

radunarono molti infermi. In quel giorno apparvero grandi pr- Udel santo.
per
cielo

digi al toccare della Narransi

tomba

le

miracolose guarigioni, avvenute in quel tempo


si

grazia

di

Takla Haymanot,
in

d'un paralitico, divenuto

curvo da non poter

piii

n veder

il

bere

un bicchiere, e

d'una vedova piena di mali.

Cos salvi l'abuna Takla

Haymanot

noi tutti, figli del battesimo, con lo scrittore F.43,w.

della sua storia, con chi la fece scrivere, coi lettori, con gli ascoltatori, in sempiterno.

Amen, amen. Divida


gadl benedetto
rati per
e

il

suo serto con l'abuna Takla lyasus, che fece scrivere questo
i

la storia del suo padre, con tutti

suoi discepoli, che furono gene-

mano
Takla

di lui e per la voce della sua bocca,

con tutti

pellegrini che redense

Cristo col sangue del


storia,
S3'on,

suo costato, in sempiterno.

Amen.
di

E, per

povero discepolo di

Abba Sjmu'l
Maryam.
il

me che scrissi questa Gadama Waldebba, ricori

datemi, e non dimenticatemi, insieme col mio padre Takla lyasus, e con
telli

miei

fra-

VA\,r.

Ptros,

Takla Selus, Pavvlos,

Sarsa

pellegrini, padri
il

miei, non

dimenticatemi, in sempiterno. Amen, amen. Per

corpo ed

sangue di Cristo, per


al

Maria nostra Signora, per

il

Calvario e

il

Golgota affidiamoci

nostro Dio, perch

Egli abbia di noi misericordia, in sempiterno.

Amen.

(')

Ci commemorato dal sinassario

ai

12 del mese di genbot

7 aprile. V. altres Basset,

ludes, p. 10.
(2)

Cfr.

Gatao(]ue de mss. Hh. de M. A. d'Abbadie, p. 122, ms. 108, n.

1.

PARTE SECONDA

NOTIZIE DEGLI SCAVI

C'i.ASSK DI

SCIENZE MOKALI fCC.

MkMOUII-:

\ .il.

Jl. Siri.'

"i',

liiUto'J"

NOTIZIE DEGLI HCAVI

GENNAIO
Regione XI
I.

1894.

(TRANSPADANA).
et

MASER

Tombe

di

romana scoperte nel


inviata per

territorio

del

comune.

Da una
lettura di
in

relazione del maggiore Giulio Bazetta,


al Ministero,

mezzo della R. Pre-

Novara
di

rilevasi che nel luglio scorso, eseguendosi alcuni sterri


si

un fondo

propriet

del cay. Mellerio,

rinvenne una tomba con alcuni vasi,

sparsi qua e l.
strie,

Presso

la

tomba

si

raccolsero

nn

bastoncino di vetro

colorato a

un pugnale Nel luogo

di ferro ed alcune monete.

stesso,

a m. 4 di profondit,
sei

il

giorno 15 del passato novembre torn

in luce un'altra

tomba, formata da
si

lastre di pietra,

lunga m. 1,05, larga m. 0,42, due


delle

alta

m. 0,55. Vi

rinvennero

cinque

patere

aretine,

quali

con ornati
di vetro

a rilievo nel labbro, e tutte poi con

marca

di fabbrica nell'intorno;

due ampolle
di

azzurro;

due

piccole
il

scuri di bronzo;

una bella lucerna pure

bronzo, intarsiata

di oro presso

becco, e con

manico formato da un

pipistrello, squisitamente
si

model-

lato e lavorato.

In un vaso di pietra oliare, pur contenuto nella tomba,

[trovarono

ossa cremate, in

mezzo

alle' quali

erano

una casseruola
di

di argento

con manico piatto

recante

il

bollo:

EPAPHRODI; un

braccialetto

argento,

della

forma

cos

detta

a vitigno;

un anello di argento, a spirale di quattro giri;

altro anello,

pure di ar-

gento, con cerchio d'oro che tratteneva una pietra calcedonia, finamente incisa;
fibula di argento,

una
di

ed infine tre monete di bronzo, una di Druso Giuniore,


vittoriato di argento.

due

Nerone. Si raccolse pure un

Questi notevoli oggetti saranno


modossola.

donati dal proprietario al Civico

Museo

di

Do-

Regione Vili (CISPADANA).


II.

CAORSO
e
il

Scavi nella Terramara Rovere.


14 chilom. circa ad
est

La terramara
via Emilia

della quale parlo situata nella bassa pianiira piacentina, fra la

Po,

di

Piacenza, nel

comune
>

di

Caorso,
"

un chilometro

mezzo dal capoluogo.

attraversata dalla via dotta della

Rovere

CAORSO

lungo
la

parte
di

REOIONK

Vili.

la quale corro

destra

della

Chiureuna, e per la sua postura


dalla
occidente.
Il

tino

a qui
le

Tultiiiia delle terremare dell' Kinilia

nome che

con-

viene quello di

lloverc di Cuoi'su.
nel

Da
nel

esatto informazioni avute risulta che fu scoperta


^

1865 costruendosi ap-

punto l'attuale strada

della Uovere

uia gli studiosi

ne ebbero soltanto notizia


alle
in

1877

(')

grazie

al

dotto

piacentino

conte
gli

Bernardo PallastroUi,
rinvenuti

cure del

quale siamo debitori

se si

couservaruno

oggetti allora

quell'antica

staziono e che, insieme col copioso materiale arclitologico


citt,

da

lui

legato alla propria


:

passarono al Museo Civico di Piacenza,


vasi e

(.ili

oggetti stessi sono

Fittili.

Tre
reci-

piccoli

un tubo che era

forse applicato a guisa di beccuccio a

un grande

piente.
lice,

ISroiiii.

Uno

spillone, quattro

lame

di coltelli

o pugualetti a foglia di sa-

una punta

di

lancia a cannone ed un'ascia ad alette.

Conosciuta la potenza fertilizzante del terreno artificiale esistente nel luogo indicato (e noto di passaggio
altra terramara)
,

che perfettamente identico a quello che compone ogni


nei

chi lo possedeva

giorni in cui
il

fu

scoperto vi fece estesi scavi


tratto

nell'interesse agricolo, sconvolgendo o distruggendo

compreso

fra le lettere

X'X"X"', della

tg.

8, tuttavia ne rimase ancora intatta tanta parte da potervi ese-

guire sistematiche esplorazioni con profitto degli studi palelnologici.

la fortuna di

intraprenderle tocc a me, pei mezzi accordatimi nel

lir>y2

e nello scorso

anno dal

Ministero della Pubblica Istruzione. dall'Amministrazione


di

della Cassa di Risparmio

Piacenza, e dalla Commissione della Biblioteca e

Museo Civico
furono
allora

della stessa citt,

per cui mi professo a tutti oltremodo grato.

Le mie primo
(tg. y.

indagini
7,

risalgono
fatti,

al

1891,

ma

semplici assaggi

num.

4,

.T,

8,

18)

pi che per altro, per assicurarmi della esistenza


dei
lavori agricoli
in

della stazione.

Il

luogo, a motivo

passato
le
(i,

ivi

compiuti,

mi

si

present poco

meno che uniformemente


nell'aprile

spianato: ad ogni

modo
3,

ricerche di detto anno,


9),

come

altre eseguitovi

del

1802

(tg.

num.

bastarono a pro-

vare che pur tale terramara, al pari delle altre, aveva in origine la forma di monticello,

di

cui

rimaneva ancora intatta


di

la

base.

Assicurato della esistenza


del

una vera e propria

terramara, allorch nell'estate

1892
i

intrapresi gli scavi coi mezzi dei quali ho fatto cenno, fu

mia cura

di cer-

carne

limiti,

seguendo

il

metodo appreso dal

prof.

Pigorini

assistendo ogni anno

agli studi da lui compiuti sulla terramara Castellazzo di Fontanellato nel Parmense.

Con

tale

intendimento
nel

eseguii

una trivellazione

(tg.

i},

num.

'u),

200 metri

circa

a sud della strada,


siffatta trivellazione,

podere della signora Frodesvinda Carrara ved. Boriani. Con


altre

come con

due pi a nord (28, 29), non cstrassi che

ter-

reno naturale, segno certo che la stazione non giungeva fino ai punti indicati. Per con-

(')

Bull, di pnltln., IH,


ilal

)).iK.

-11.
j;li

Qui peri

);iov lU'tiirc elio


gli

il

l'all.iiitrclli

la cliiani ttT-

ratnara di rnli);n&n<>

fatto

clic

optietti in essa raccolti


al

furono

ilun.iti

lai

rev. ilon

Gae-

tano Morandi parroco allora n l'olipnano,


dott.

quale

poi,

come

in

jiarticolar incido gli

epregi sigg,

Francesco Ferrari

di

Polignano

e dott.

Riccardo Pedrini di Cortcmaggiore. mi compiaccio addi-

nioKtrare la

mia vira riconoscenta per

tutte quelle notizie

che gentilmente mi vollero favorire.

REOIONE

Vili.


i)

CAORSO

trarlo colla trivellazione

26 incontrai un terreno
sopra
silfatti

che

accennava

al

riempimento di

una

fossa

(').

FoDdamloiiii

indizi

intrapresi

uno scavo di m.
attendeva,
si

10X4
il

(fg. 3,

num. 27) onde mettere

iu chiaro se ivi,

come

io

mi

trovasse

limite meridionale della stazione.

Levato
dit di

il

terreno coltivahile,
circa,

un altro ben distinto se ne present alla profondubbio


di

un metro
il

di

tinte diverse e senza

trasporto.

Esso per altro

non formava
iu

piano inferiore della trincea per tutta la sua lungliezza,

ma

di

mano

mano che

lo

scavo discendeva andava gradatamente restringendosi a sud, ove ap-

pariva invece un' argilla sabbiosa giallognola pura ed in posto. Arrivato alla prof, di

m. 2.80 mi

arrestai,

ripulito
il

colla

maggior cura

il

lato occidentale dello scavo,


la quale

vidi che io aveva toccato

margine esterno della fossa


(tig.

lambiva

la stazione

a sud, come dimostra l'esatta sezione che ne presento

1) eseguita sulla lincia 0. P.

li'll

aiiiiimiBiii

:k

.iiiiiii],:!,iiiMun.;,.r:,i|

:i.:!...<ia',..

,.;iI',.;i,Him,

ii.

iif.ji.ji.

Fir;.

1.

della

fig.

(-).

Restava per di determinare anche

il

margine interno dello stesso

lato

della fossa, e ci ottenni ben presto colle trivellazioni

25
le

26.
il

Posto

in

chiaro

il

fatto
le

cui ho accennato,

rivolsi
e

mie indagini a cercare

lato orientale.

Gi per

trivellazioni

22

23

per alcuni assaggi (num. 15 e 16)

eseguiti presso la strada

aveva notato gl'indizi


e

della fossa che ivi continuava, e a


in

provarlo apersi lo scavo 12

12'

di

m. 18X5, tracciato
altres'i

modo che non

solo

met-

tesse allo scoperto la fossa ad est,


esistita,

ma

a nord,
i

se pure da quella parte fosse

com'era da credere. Inoltre nel punto in cui


retto,

due

tratti dello scavo

formano

un angolo

se le

mie

previsioni erano fondato, avrei dovuto tagliare la stazione

nell'interno, o in altri termini

incontrare

il

terreno
il

artificiale,

composto dei

rifiuti

delle abitazioni e al quale


Il

si

d in proprio

nome

di terramara.

risultato che ne ebbi

non poteva riuscire pi soddisfacente. Ai due


distinti
il

capi, cio

ad

est a nord,

apparvero

ben

margine

interno

della fossa,

l'argine che

(')

questi primi assaggi e a parecchi altri presiedette

il

.sig.

in?.

Francesco Tapuzzi. erede

ed ainniinistrafore delle propriet Boriani. .Mrugregio ingegnere, all'esimia signora rredesvitida Carrara ved. Boriani,
agli Ospizi Civili di Piacenza
i

e al sig.

Giuseppe Bassini,

nuali permisero di

intraprendere scavi nelle loro propriet,

miei sinceri ringraziamenti..


di
1

() Questa prima sezione

e la

seconda che segue sono sulla scala

cent, por metro.

CAORSO

lato della

<)

declive,

REOIONE

Vili.

luugo

il

fossa

scendeva con dolco

mentre aveva quello interno


di

verticale, ap]ii);,'triandobi al contiatrorte di cui pure a

Rovere

Caorso riuiangono

segni non dubbi

esso fa riscontro alla costruzione simile osservata gi dal prof Pi-

gorini nelle due terreniare parmensi Castione dei Marchesi e Castellazzo di Fontanellato
(').

Laddove

poi nell'interno
di
rifiuti

due

tratti dello

scavo

si

congiungono ad angolo retto


nel quale restavano
i

trovai

l'ammasso

che

si

adagiava

sul suolo vergine,


(-).

testimoni sicuri della jialatitta che reggeva le abitazioni


altro non era giunto a scoprire cos a nord,

Col lavoro eseguito per

come ad

est, il

limite esterno della fossa,

e a completare l'opera, che riusc felicemente, servirono le

due trincee 13 e 14
rilevare, sulla linea
;

(*).

Terminata questa parte del lavoro, posi ogni cura nel


la sezione di
(fig.

R,

quanto

si

notava sul lato

occideutale

dello scavo

nel

presentarla

2) ho fede di
ossenrati.

far cosa

gradita al lettore e provargli

all'evidenza l'esattezza dei

fatti

KiG.

2.

In tale sezione abbiamo pertanto

seguenti terreni:

a-f) terreno arabile dello spessore di cm. 20;


c-d) strato archeologico o terramara delio spessore di stazione
;

m. 1,50: interno

della

d-e) terriccio scuro per

una larghezza

di

m. 1,50: tracce del contrafforte:

e-f-rj) argilla giallognola scura dell'argine;

della fossa; f-g) terreno di riempimento

I-m) suolo vergine colle punte delia palafitta.

(')

Terramara

in

Caslione dei

./arciesi, istr.

dagli Atti d. Acc. dei Lincei 1883, pag. 25;


5.

Terramara Cartellano
()

di Fontanrlloto,

cstr. dalle
si

Notizie degli Scavi 1892, pag.


i

Ijuanto fu osservato nel punto ove a


ci
clic
si
il

congiunpono ad angolo retto

due

tratti dello

scavo
fig.

corrisponde esattamente

rinvenne cogli scavi 7-8-10-1

1-1 8-10.2'>-21

e 21

della

3.

Ad

alcuni di questi scavi assistette

chiarissimo conte cav. Lodovico Marazzani benemerito riordi-

natore del Musco Civico piacentino.


(1)

Pei
le

fatti esposti

rimasero pienamente convinte


cio
i

le cg^regie

persone

le quali visitarono

il

luogo

durante
di

mie

ricerche,

sigg. prof, coinm. Luigi l'ig'irini direttore del

Museo

Prci.'stnrico

Roma,

rag. Lagorio sindaco di Caorso, prof. cav.

bonora K. ispettore degli

scavi,

prof cav. Hri-

gtdini preside del R. Istituto Tecnico piacentino, professori Alfredo Ferrari e Ascr Poli dello stesso
Istituto, cunte avv.

Alessandro Morandi

ispclture della Hiblinteca e


I!.

Museo

Civico, conte (iuscppc

Nosalli Rocca e arciprete Gaetano Tononi della

deputazione

di .Storia Patria.

REGIONE

Vili.

7
lati

CAORSO

Gli scavi dei quali ho parlato sin qui condussero, come ognun vede, a detorminare tre
soli

della stazione,

cio
di

ronent.ale,
oriente,

il

settentrionale e
rivolsi le

il

meridionale.

Kestava aucoia da trovare quello


ticate nello scorso luglio.

e a corcarlo

esplorazioni pra-

Partendo dai dati


si

raccolti, e assicuratomi

colle trivellazioni

aob

(fig.

3) che in a

aveva

il

terreno naturale

come

nei casi precedenti, e in h per contrario quello di

trasporto da cui riempita la fossa, tracciai lo scavo 1 di

m. l.^)X4.

Il risultato

avu-

tone fu questo, che in a misi allo scoperto la sponda esterna occidentale della fossa,

mentre dalla parto opposta


golo che
ivi
il

{h)

rinvenni non solo

il

margine interno,

ma

altres l'an-

lato occidentale

forma con quello

di nord.

nei

due

lati

maggiori

dello scavo

si

not con ogni chiarezza l'inclinazione della

fossa che anche

ad ovest

manteneva

la

larghezza
il

la profondit osservate negli altri punti (').

provare poi

sempre meglio che

lato della

fossa

rinvenuto

collo

scavo

si

congiungeva con

quello di settentrione,
col

giov mirabilmente l'altro, aperto a breve distanza e segnato


di discorrere partitamente

num.

2,

del quale tralascio

per non cadere in troppo

frequenti ripetizioni.

Dopo quanto sono venuto esponendo


dagini
di
si

gli

chiaro che anche senza ulteriori in-

poteva rilevare intera la figura che in pianta disegna la terramara Rovere

Caorso, e determinare esattamente le dimensioni tanto dell'area interna occupata

dalle abitazioni,
la

quanto
per
e

della fossa
altro

e dell'argine

col

rispettivo
fino

contrafforte
lo

che la
i

circondano.

Volli

continuare nelle ricerche

a che

permisero

mezzi concedutimi,

proseguii

nello studio del limite occidentale collo scavo 17 e


Il risultato

con una numerosa serie di trivellazioni sulle linee d-e-f,(j-h,i-l,m-n.


di stabilire esattamente
la

fu

lunghezza del limite stesso,


le

di provare che in ogni suo

punto, scendendo da nord a sud, aveva


e che al

stesse particolarit osservate collo scavo 1

termine formava un angolo acuto col lato meridionale.

sono questi sol-

tanto

frutti degli

ultimi lavori. Vidi inoltre che sul punto indicato


e
il

si

congiungevano
che
sul

esattamente l'argine

contrafforte
al

dei lati occidentale e meridionale, e


e nella direzione

margine esterno della fossa,


si

vertice dell'angolo

di sud-ovest, si
si

apre un canale della stessa larghezza della fossa. Evidentemente


dal
prof.

ha

ivi,

come
,

gi fu notato

Pigorini

nella terramara Castellazzo

di Fontanellato {-)
fossa.

il

canale d'immissione o incile per cui traevasi l'acqua che allagava la

il

fatto

tanto pi certo in quanto

il

detto canale

si

dirige a

monte del
(').

torrentello Chia-

venna, unico corso d'acqua naturale e perenne del luogo


di

La presenza

del canale

iminissione induce
il

erodere

che in qualche altro dei punti della fossa vi fosse

anche
che
io

canale di scarico delle acque,

ma

per indagarlo occorrono speciali ricerche

non ho avuto ancora modo di eseguire.

(')

Testimoni
il

del

fallo

fiir'oi"

il

compianto
Istituto
5.

prof.

cav. Aiil'Hiio

lioiii.ra

K".

ispettore degli

Scavi, e
(2)
(')

prof. Alfredo Ferrari del


cit.

l.

Tocnico

ili

Piaicnza.

Terram. Castellazzo

pag.

La Chiavenna oggi
che
in

si
si

trova alla distanza di

m. 400 circa a sud-ovest della stazione,

ma

probabile

antico vi

acc"stasse maggiormente

CA0K80

mie
(lig. 3).

KKDIONB

Vili.

In base ai fatti positivi osservati collo

esplorazioni, che oso dire accuratis-

sime, ho disegnato la pianta che prosento ai lettori


estesa complessivamente
tazioni misura soltanto

Essa

ci

mostra una stazione

por raq. 20<M0.

della quale per^ l'area dei-tinata alle abi-

mq. 12870:

la fossa,

come

Tarf^ine e

il

contratTorte.

manten-

gono ciascuno

in ogni

punto uguali dimensioni, cio

la fossa, al pari del

canale d'im-

missione, profonda

m.

l.M dall'antico
di

piano di campatrna
contrafforte largo m.

con

ima larghezza di

m. lo,

l'aririno

ha una base

m.

^, e

il

l..'>ii.

Per chi amasse

che l'orientale di poi di conoscere la lunghezza dei singoli lati della stazione, dir settentrionale di ed il di m. 135 meridionale il l'occidentale di m. 170,

m.

1.50,

m. 130

(").

Ma

ci<S

che pi importa di notare

si

che pure

la

terramara Royere

di

(') T,e

foMa

e iella

lolla larL'hozza Iella vario misuro ritatc. fia il-lla liindiozza di opii iiiijolo lato, sia fatto pia dal baso delParirinc, nono <lvMbili por .'. Ci si aroonla mlle osservazioni

prof. rie.rini al Tastcllazzo di

Fontanellato,
i

avvalora la opinione da

lui

manifestata (Ttfrram.

Canlellazso nX. paR.

('

k\v cio

tirr.imnriooli avpssoro nn.i

unit di misuri.

REGIONE

VII.

fatto,
i

MASSA E COZZILE

Caoiso ha forma di trapezio,


leli.

che

suoi Iati di oriente e di occidente sono paral-

Abbiamo

in

ci
('),

una nuova conferma del


che
le

dimostrato anche
caratteri essenziali

recentemente
delle
citt

dal prof. Pigorini


degl'Italici,

terremare presentano

quelli cio della

quadratura

della orientazione.
i

Cogli scavi praticati nell'interno rinvenni avanzi organici ed altri industriali,


quali tutti trovano
riscontro
in
cil^

che ordinariamente esce dallo terremare. Negli


il

avanzi organici, che furono ossa di animali,


di esaminarli,
vi riconobbe
il

prof. Strobel,

il

quale ebbe
la

la cortesia
il

cavallo,

il

porco {sus palusiris),

capra e

bue

(hos brachjceros). Gli oggetti lavorati dall'uomo sono di terra, di corno cervino, di

bronzo e di pietra, cio:


tre piccoli

FiltiU. Sette fusaiuole, quattro dui creduti pesi da telaio,

vasi e moltissimi

frammenti di stoviglie

fra

cornute.

ora,

cui

le

Corno di cervo. Alcuni punteruoli.


tre

caratteristiche anse
spilloni,
di

Broazo.

Due
Pietra.

uno frammentato,

lame

di coltello a foglia di salice.

onde

cui

Una

cote.

Ed
i

nel chiudere la

mia

relazione,
il

mi anima
loro

la fiducia
io

che pure in avvenire


possa proseguire
le

miei concittadini

vorranno

mantenermi
della

aiuto,

iniziate esplorazioni

paletnologiche

provincia

piacentina,

dalle quali, oltre al


il

vantaggio che pu averne la scienza, riceve notevole incremento

Civico Museo.

L. Scotti.

Regione VII (ETRURL).


III.

MASSA E COZZILE
sulle

Tombe antiche scoperte a Monte a


gli

Colle.
e

oriente del poggio,

cui pendici sorgono


livello

ameni paeselli
altro

di

Massa

Cozzile, si eleva, a 4.57 metri

sul

del mare,

un

monte,

conosciuto e

segnato nella carta dello Stato Maggiore col


proprietario di

nome
alla

di

Monte a
di esso,

Colle. Giovanni Mucci,

un piccolo podere situato presso un punto

cima

stava nel maggio

189U

scassando

il

terreno,

che scende con pendio ripido verso occidente, per ridurlo a coldiscosto dalla casetta circa

tivazione, in

un centinaio

di metri,

allorquando

s'abbatt in una pietra arenaria (serena) piantata ritta, in terra, a guisa di pilastro
assai iiTcgolare
e

scabro,

alto

circa

un metro

mezzo
di

dello

spessore

medio

di

4U centimetri. Rimossa
strato di carboni,

la pietra,

a circa 3 metri

profondit, riconobbe un denso

in cui eran

mischiati frammenti di vasi, e da un canto un vasetil

settino di terra rossa intero, che

Mucci

raccolse,

ma

che poi and perduto.


il

Seguitando

in

quell'anno e nel successivo a scassare

terreno, gli

avvenne spes-

sissimo d'incontrare cumuli di sassi irregolari, che sovrastavano a fosse di forma rettangolare, della larghezza

media

di

m.

1,.50

della lunghezza di m. 3,50.

Pare che

complessivamente
carboni pi o

il

numero

di cotesto fosse sia stato di sedici.

tutte contenevano

meno decomposti, qualche


pii

volta misti a frantumi di stoviglie.


nel

Ma

la scoperta

notevole
di

occorse

maggio 1891.

Tn una di quelle tali

fosse giaceva

una specie

vaso a foggia di

campana

capovolto, contenente un altro

(')

Terram. Castellazzo
di scienze

cit.

imtr,

1.

Classe

morm.i

ecc.

Memorie

Voi. II, Serie

T)",

parie 2'

MASSA E COZZILE

".0

REGIONE

VII.

vaso coperto da una ciotola, nel quale orano ossa combuste. Disi^raziatamente

il

vaso

a campana fu distrutto, e non potei vederne che un piccolo frammento, d'argilla rossa,

abbastanza depurata, appartenente


cima, vale a dire al pieile
evidente che
il

alla

estremit

del vaso che veniva a trovarsi in


di

rovesciato.

Dalla struttura
le

questo frammento

risulta

vaso tiniva a punta, come

anfore

romane. Io credo

pertanto

che

esso vaso fosse

una i^rande

anfora,

la

quale, sejjata in

mezzo

al ventre,

sarebbe stata

usata con l'apertura volta in gi, secondo una consuetudine frequentissima ne' tempi

romani.

Ma

non escludo che


il

si tratti

d'un vaso fatto apposta

cos'i

per l'uso sepolcrale:


laterali,

perch, secondo

Mucci.

esso

era

munito

di

due

anse o manubri

che

non combinerebbero propriamente con

l'ipotesi d'un'anfora segata;

essendoch la por-

zione segata avrebbe dovuto restare sprovvista di manichi. Checch sia di ci, anche
il

frammento

di

un'ansa, che lui fu fatto vedere, cosi por la

qualit.'i

dell'argilla

come

per la forma scanalata, corrisponde iu ogni caso a quello proprie delle liguline di et

romana.
Sotto di quella specie di
rico
e
si

campana

si

rinvenne un ossuario col ventre quasi sfe-

la

bocca rientrante,

fornito di

un grosso labbro, ora rotto iu cinque pezzi,


(alto

ma
(').

che

pu ricomporre quasi interamente


il

m. 0,21

maggior diametro 0,23)

Considerato diligentemente
fetta regolarit di

vaso, misurato esattamente l'orificio, constatata la per-

esso e del ventre, notate certe strisele circolari che girano intorno
rossastra

a questo, ho dedotto che l'ossuario sia stato fatto al tornio. Esso di terra

simile a quella del vaso a


D'argilla
cotta invece
la

campana su

ricordato.

di

color cupo o di rozzissimo


ciotola (alta

impasto,

fatta

mano

malamente
canto,

una

m. 0,09, diametro 0,17) sbocconcellata da un


vi

quale serviva da coperchio all'ossuario, e

era posta, secondo cui rifeii

il

Mucci,

diritta,

non rovesciata.
della

Accanto
terra

ad

essa

si

rinvenne

un
e

bicchiere
di

di

forma quasi

cilindrica

stessa

brunastra

(alto

m. 0,10)
lo

grossolana fattura.
si

Kntro all'ossuario
di

finalmente
in

insieme
antico,
in

con

ossa combuste

trov un pezzo
atfatto
irrico-

moneta

di

bronzo tagliata

cui tipo e

leggenda sono

noscibili.

Un
(alto

secondo bicchiere di terra roizissima, un po' panciuto e scheggiato nell'orlo


fu trovato in un' altra di quelle fosse.

m. 0,08)

In una terza s'ebbe un vasetto,


di

di cui restano

due insigniticanti
rossastra,

frammenti
di

due pezzetti
di

ansa scanalata. Ksso


11

era di line argilla

ricoperta

uno strato

vernice nera.

Mucci mi
e

accenn per ultimo ad un vasellino elegantissimo di argilla, oltremodo leggero

di

color rosso vivacissimo, disgraziatamente andato perduto, e che avr molto probabil-

mente appartenuto
Visitato
la propriet
il

al

genere aretino.

podere del Mucci e giunto al lato meridionale, dove esso confina con
si

Puccini,

vide

una delle pietre

del genere di quelle che

si

sogliono

rinvenire sopra le fosse. Il Mucci


e,

si prolTerse di fare

un piccolissimo

.saggio di scavo;
po'

rimossa

la

pietra e scavato

il

terreno sottoposto, altre jiietre

un

meno grandi

(') Cfr.

por la forma Fabrctti, Scavi di

Carr nepli
fig.

Atti della Societ d'Archeologia e Belle


Ili,
lg.

arti

per

provincia di Torino, li (1879), tav. U,

10-12; tav.

4.

REGIONE

VII.

11

MASSA E COZZILE

comparvero sotto
spessore di circa
tatto,

d'intorno. Tolte anche queste, si vide chiaramente

uno strato dello


untuosa al

20 centimetri formato da una


mescolati

terra nericcia, grassa ed

residuo evidente di carboni decomposti e polverizzati. Soltanto qualche pezzetto


era

di

carbone

ancora

intero,

con la terra

si

ravvisarono certi esigui


rozzo.

fraiiimentini di stoviglie di argilla rossastra e d'impasto


la
l'ossa, in

piuttosto

Sgombrata

modo che
si

sotto

intorno

apparisse

il

terreno

naturale senza tracce di

combustione, non

rinvenne malauguratamente

alcun oggetto, e neppure alcun veil

stigio d'ossa bruciate.

La cosa parve
come
e
dissi,
il

me
le

alquanto singolare e mi fece nascere

sospetto che, sebbene,

terreno sembrasse sotto ed intorno intatto, con-

venisse tuttavia allargare

approfondire

indagini

il

che

l'i

per

non

si

po-

teva naturalmente fare.


Intanto, raccogliendo
le
i

dati,

che l'analisi dei pochi oggetti serbati dal Mucci e

informazioni assunte

sopra

luogo

potevano

fornirmi, credo

di

poterne

trarre le

seguenti conclusioni.
1 Il sepolcreto appartenne ad

un

vico,

che doveva sorgere sul Monte a Colle;


che
si

e,

per quanto
di gente
di
Il

si

pu arguire

dal

pochissimo

scoperto,

serv'i

alla deposizione

povera condizione.
sepolcreto, se non tutto,

2
si

almeno parzialmente

de'

tempi romani, secondo


esplorata. Il vaso a
fatto
al

deduce dall'indole della tomba meglio conservata o meglio


l'ossuario, l'ossuario

campana che serviva a proteggere


vasello rosso non

stesso

tornio,

quel

veduto da me,

ma

giudicato, giusta le indicazioni de' contadini, di

fabbrica aretina, finalmente la mezza moneta, la quale, sebbene corrosa, pare tuttavia
essere stata

un medio bronzo romano


in

tutto
di

cotesto accenna, a parer mio, indubbia-

mente
'6

all'epoca,

cui anche nella

Val

Nievole

era

oggimai

estesa la

romana

dominazione.

Sebbene spettante

a'

tempi romani,

il

sepolcreto serba

una peculiare impronta

primitiva e paesana: di che non da far meraviglia, essendo risaputo che, dirimpetto
all'assorbente e unificatrice cultura classica diffusa ed

imposta
ne'

dai

dominatori

del

mondo, ogni singola regione mantenne


gezione
a'

in parte,

massime
che le
era

primordi della sua sogper

Romani,
i

il

patrimonio della civilt

proprio

T innanzi,

e,

ricevendo
e locali,

benefici della

nuova coltura,

li

adatt alle particolari condizioni etniche

in

cui

si

trovava.

Ora, appunto

per

la consistenza

d'una

civilt

arcaica,

rude e disforme dalla

romana

classica,

il

vico di

Monte a Colle pare a me degno

di nota.
i

una
di

tal

civilt

accennano la ciotola sovrimposta come coperchio all'ossuario,


fattura scoperti in talune delle tombe, e specialmente
delle
il

vaselli

grossolana

rito e
si

il

modo

di costruzione

tombe

stesse.

sassi
il

che in grandissimo numero

rinvennero accumulati sui

sepolcri e sopratutto

grande ed erto pilastro rozzamente scarpellato che serviva da


ci

cippo a una delle sepolture,


simi sepolcreti
italici,

fanno pensare a consuetudini riscontrate

in

antichis-

in

particolar
(-),

modo
dove
I,

in
le
p.

sepolcreti ligud.

Mi

baster ricordare

quelli di Velleia (')


()

di

Cenisola

tombe
524
S(i

erano
tiiv.

costrutte o protette

Cfr. Marietti, Aotisic Cfr. Todcsti, Notizie

1877, sor. 3*, voi.


187!), scr.

e sgpr.; o
s<r?r.;

V-IX.
Vili. 1\

r)

3^

voi.

V, p,

tav.

Masetto
da
Nt-l sepolcreto di

12

REGIONE

VI.

sassi.

Cenisela poi uscirono in luce quei roizi cippi, uno de' quali,
p'>

edito nelle .Voline

1879

('),

esser messo a diretto coufrouto con quello scoperto

dal Mucci.

G. (illlUAKUlN'l.

Ueoiunk vi (ILUBIIIA).

riANKTTo
e

{Irazione

dol

comuue

di

GaieaU)

Tomba preromana

scoperta nel terrilorio del Comune.


Fra Gaieata
renze, in un
di
viti

Santa

Sotia,

al

contine della provincia di Forl con quella di Fi-

fondo del sig.

Qiiercioli,

pesto a Pianutto, in occasione di piantanicnto


di grossi ciottoli.

stata trovata
;

una tomba composta

Dalle notizie avute era


i

di

combusto
:[

bronzi

ma

non ne ho potuto determinare la forma. Essa conteneva

seguenti

Due

armille di verga ettagona, massiccia, a un giro e mezzo circa, assot-

tigliantesi lievemente verso le estremit e del diametro interno di

mm.
lU).

42. Per forma presso


fibule

richiamano altre trovate qui,


Forl
(cfr.

specialmente

quelle
tav.

del

ripostiglio

scoperto

Bull,

di

l'alelu.

Hai. anno IX,

VII, mi. 9,
di bottone

Quattro

a navicella piena, fornite di tre globetti

sullarco e

un

po' rialzato alla

punta del breve astuccio; riproducono


(cf.

gli

esemplari che erano nel ricordato ripostiglio


con
soli

luU.

cit.,

tav.

VII,

n.

(3).

Altre due a navicella vuota,


(op.
cit.

due globetti

laterali;

ma

privo di cartoccio e di spillo

d.

2).

Due pi

piccole con sei

bottoncini distribuiti tre per parte, nelle coste del sottile arco e somigliante a quella
riportata dal

Gozzadini negli

Scavi .Irnoaldi-

Veli,

presso Bologna, tav. X,

n.

10.

Cinque

spilli

con resti di ripiegatura e due cartocci con bottone


i

tinaie, spettanti

ad

altre fibule. Tutti


privi di

pezzi sono coperti da patina bruna con chiazze verdastre e sono


gratlito.

qualunque ornato

Nulla mi fu dato

di raccogliere

di fittili

che mi

si

assicur non esser stati trovati.


nella distribuzione,

Come
si

noto, fibule a quattro globetti, con qualche dilVerenza

incontrano nelle necropoli della prima et del ferro e scompaiono, o quasi, nel periodo

successivo.

In altra occasiono trattai di questa foggia di fibule e provai che

le

medesime,

quasi sempre associate alle armille semplici suddescritte, sono molto


in

diiTuse e anzi

assoluta prevalenza nella nostra regione, specialmente sulle pendici


(cf.

appenniniche

a sud-est e sud-ovest di Forl che


la

Bull.

cit.

anno IX,

p.

180

sgg.).

Ritengo perci

tomba

in

discorso, sia di deciso tipo italico.


fai e

Ho

potuto

acquisto dei ricordati avanzi pel

Museo

forlivese,

gi

ricco di

esemplari consimili, usciti tutti dal nostro territorio, o da lunghi contermini.

A. S.VNT.\REI,M.

(')

Tav. vili.

fiff.

10. Il sepolcro

II.

2 (ibid. fipll. 12.

cfr.

p.

299-300) conlcncva un ossuario

coporto di una ciotola diritta, come

pare fosse quella sovrimposta all'ossuario della nostra tomba.

IIOMA

13

ROMA

V.

ROMA.

Nuove scoperte

nella cllth e nel suburbio.

Regione
si

III. Disfacendosi

il

muro muro

di cinta di di
ni.

mi cito per sistemare


U,80 sotto
il

l'ultiino

tratto della via della Polveriera,

alla profondit

piano stradale,

riconosciuto un avanzo di antico


i

a cortina, per la lunghezza di circa


si

m. 20.
grande

Fra

materiali

adoperati

nella

costruzione

rinvenne

un

frammento
;

di

coperchio di sarcofago marmoreo, con maschera scenica scolpita sull'angolo


di

un pezzo

capitello ov' rilevata


alto

una pantera,

di cui

manca

la testa

un piede

di candelabro

marmoreo,
in rilievo,

m. 0,70, sopra un lato del quale

conservata una figurina muliebre


destra abbassata tiene una pelle

con breve tunica succinta, che nella

mano
;

leonina e

con la sinistra sorregge una lunga asta

un frammento di lapide sepolcrale,

ove rimane soltanto:

M NV
F

Entro

il

medesimo muro

si

trov
e

una colonna

di

granitello,

del diametro di
il

m. 0,45, collocata verticalmente,


rimasto interrato.

sporgente

appena m. 0,35 dal suolo:

resto

Regione IV.
m. 4
sotto
il

Presso l'angolo tra la via Cavour e la via de' Serpenti, a circa

piano stradale, stato scoperto im rocchio di colonna di

marmo

bianco,

del diametro di

m. 0,50.
V.
Intrapreso

Regione
di

nel

grande terrapieno rimasto sulla piazza


stati raccolti

Dante,

un piccolo sterro per ricavarvi una cantina, sono

parecchi frammenti
;

marmo,

cio

testa virile alta

m. 0,40, con la

faccia del tutto consunta

pezzo di

gamba appartenuta
un avanzo

a statua pi grande del vero; plinto di statua, sul quale resta

di pelle leonina; rocchio di colonna di bigio,

lungo m. 0,78, diam. m. 0,30;

altro rocchio di colonna, in

marmo

bianco, baccellata, lungo m. 0,82, diam. m. 0, 22.

Regione

VI. Negli

sterri

per la nuova chiesa americana sull'angolo di via Venti


stati

Settembre e via Firenze,

sono

ritrovati:

un pezzo

di

panneggio di statua,

in

marmo bianco; un frammento di cornice, ingiallo antico, e varie lastrine squadrate di marmo bianco, che dovettero appartenere ad un pavimento; un frammento di colonna scanalata in tufo, lungo m. 0,37
in
;

ed un piccolo frammento di capitello dorico,

travertino.

Nel

sito

medesimo

stato

compiuto

lo

sterro di
di tufo,

una colonna, fornuita


alto

di vari

rocchi trovata al suo posto.

Al primo rocchio

m.

1,1."),

era sotIl

toposto un altro

rocchio di pietra sperone, anch'esso scanalato

ed alto m. l,lU.

POMl'Kl

11

poiif^ia

REOIONR

I.

diametro della colonna

di

m. O.OO.
di

E-isa

sulla propria base di

travertino,

alta in. O.HO, del diametro

m. 0.7o; e questa

piantata sopra un fondamento a

massi squadrati di tufo,


di simile costruzione.
Il

il

quale congiunto pon>endicolanuente con un altro tratto


;">

piano di posa della base a m.

sotto

il

livello stradale

della via Venti Settembre.

Uegiono
di statua virile,

IX. In via Capodiferro.

avanti

la

casa segnata col metri 1,20


si

n.

T),

facendosi

un cavo per imbocco di fogna, alla


in

profondit

di

trovato

un torso
all'at-

marmo,

granile pi del naturalo, di


1.

buona

fattura.

Dal collo

taccatura della coscia

misura m.

La

li^'ura

tutta ignuda; sulla spalla sinistra

rimangono

le tracce di

una clamide, che

fu totalmente scarpellata.

Via Noraentana.
liclinico,

Nella escavazione per fondare un nuovo fabbricato del Polo

sono stati raccolti fra


bronzo,

terre di

scarico vari oggetti, cio: un'asta

di

bi-

lancia, in

con appiccagnolo; un pezzo di cerniera, in osso; un cucchiaio ed


in

una borchia, parimente

osso; un frammento

di

ornato, in bronzo.

Via Salaria.
di cui altre volte si

Altri avanzi di

muri

reticolati, in tufo,

sono apparsi nello sterro,

riferito, sul piazzale

esterno di porta Salaria. Si rinvennero


fittile
il

poi parecchi frammenti d'intonaco dipinto; un'anfora


sette lucerne comuni.

intiera,

alta

m. 0,80. e
un'altra
il

Due

di

queste

hanno impresso

bollo

FORTIS,

bollo
di

GABINIA,

le rimanenti sono anepigrafi. In

un pezzo di mattone leggesi parte

un bollo

circolare,

che sembra finora sconosciuto:


I

LESAGOR

n.

Facendosi un cavo dinanzi al casamento

45

in

via di porta Salaria, a circa

m. 0,50
di

sotto

il

piano stradale,

si

rinvenuta una base di colonna ed un capitello

marmo,

assai guasto.

G. Gatti.

Regione
VI.
1

(LATIUM ET CAMPANIA).
leijli

POMPEI

1.

Giornale
il

scaci rcdallo dai soprastadi.


isola

dicembre. Si ripreso

lavoro

di

sterro nella regione V,

2" ad est

della casa detta delle .\o:e di

Argento;

ma
si

non avvennero trovamenti.

2-15 detto. Non avvennero scoperte.


Il)

detto.

Facendosi

alcuni

restauri

rivenne:

Avorio.

Una
31.

tessera

tea-

trale col

bassorilievo di una testa muliebre, a sin.; diametro


di

mm.

Fu

trovata

nella

prima stanza della casa detta


17-18 detto. Non
si

P.

Emilio Celere, regione IX, isola 7".

ebbero rinvenimenti.

REGIONE

I.

15

la nettezza,

POMPEI

19 detto. Fu causalmente trovato nei lavori per


imperiale, guasto per l'ossidazione.

un medio bronzo,

20-31

detto.

Non avvennero

scoperte.

2.

Nuove

epigrafi rinvenute
Santilli
(cfr.

nel fondo del signor Eduardo


a.

SantiUi.

Nel fondo
il

Notkie
a

1893

p.

333

sgg.),

continuandosi a cavare

lapillo,

son tornati
iscrizioni:

recentemente

luce

altri

sette cippi

marmorei ad erma con

le seguenti
1.

Alto m. 0,95, largo m. 0,24:

DELLIAEQiL
CHI AE

2.

Alto m. 0,54, largo m. 0,26

FORTVNATAtVe'ANc^L3.

Alto m. 0,45, largo m. 0,20. Lettere quasi corsive:

lANVARIVS
VIX-ANN

XXV

4.

Alto m. 0,97. largo m. 0,32. Lettere alhmgate

L'LATVRNIOGRATO
PAGANO
Et MI N ISTRO

Innanzi a questo cippo era sepolta un' urna di vetro ben conservata, col coperchio,
il

cui alto

manubrio vuoto era messo


p.

in
p.

comunicazione con un tubo


25;j,
3).

di

piombo

(cfr.

So-

gliano in Notizie 1892,


5.

252,

Alto m. 0,88, largo m. 0,31. Lettere rubricate:

A T V R N
ANN

lANVARIA'CALCARlA
VIX
6.

XXXXV

Grosso cippo marmoreo ad


lavorato

erma, alto
1;\

m.

1,10, largo

m. 0,50: nella met


(cfr.

inferiore grezzo,
p.

cio sin

dove appare

l'epigrafe

Notizie 1893,

333-34)

PETACIO M

MEN

FORCHIA

Iti

KF.OIONE

II.

7.

Alto m. 0.60, largo m. 0.21

P R V N CF VIXITI

AN
Le
Si
lapilli
1,
li,

XVI

A.

.">

o 7

prescntauo

verso
di

il

basso
fra

il

.olito

foro circolare.

raccolsero
di

inoltre

poche

monete

bronzo,

cui

un

asse

repul)blicano.
e

un dupondio
qualcimo
in in

Claudio e monetine del basso impero,


messi gi
in

parecchi tubi di ternicotta


olio

piuuilio.
si

comunicazione

colle

cinerarie

di

terracotta,

una delle quali

rinvenne unanfoietta di alabastro.

A. SOGLIANO.

Ekoioxk
VII.

II

(APULI.V.
riconosciute
nel
territorio

l'CiKCinA.

Antichit

varie

del

comune.
Nel fondo denominato Tascaricllo, situato nella contrada
Crocefisso,
di di
s.

Alfonso,
il

del

propriet dei sigg. Falco, lavorandosi la terra, presso

ciglio di

una

cos detta muracchia. si riconobbero alcune antiche tomlie, quasi accoppiato,

rivolte

ad

oriente, costruite con


di

tegoli,

ed embrici.

tegoli erano privi di bolli ed in


vi
si

nu-

mero

quattro pei lati lunghi della tomba.

Non

riconobbe alcun oggetto della

suppellettile

funebre e le ossa furon trovate scomposte.


dalle

Poco
cale,
in

lungi

dette

tombe

si

rinvennero

due grossi blocchi

di pietra lo-

forma

di parallelepipedi.

Nella faccia di uno vodesi praticata una specie di

nicchia di m. 0,25

o.;{7

0,65.

Entrambi
la

blocchi
si

presentano
rinvennero

le

due facce con


rottami
di
di

prima lavoratura a
vasi neri,
di

scalpello.

Tra

terra

mossa
ferro,

alcuni

impasto rozzo: un

chiodo di

ossidato;

due

monete

bronzo,

irriconoscibili per l'ossido.

Nei pressi
di tegole

di un'antica fabbrica, detta

la peschiera ,

esaminai aliuni fnmimenti

mamraate.
tratto
di

Nel recinto del caseggiato riconobbi un


di

acquedotto

qualche avanzo

opera reticolata. Osservai inoltre due tratti di grande muratura a getto, in uno dei
i

quali veggonsi

fori
si

pei quali passavano tubi

tttili

o plumbei.

Presso l'aia

osservano

le

fondazioni di muri di

antiche

camere,
pietra

nel

ter-

reno rinvengonsi di frequente cubetti di pietra bigia ed altri di


partenuti a pavimenti in mosaico.

bianca, ap-

F.

Colonna.

''^<*'^^"-

-17BRINDISI

BRINDISI

Vili.

Xuom
e

titoli
si

sepolcrali della necropoli brindisimi.


i

Nel fondo De Marzo Monaco,


pietra calcare bianca:
1.

rinvennero

seguenti

titoli sepolcrali, incisi

su

Cubo, alto m. 0,92, largo m. 0,30, dello spessore

di
:

m. 0,26. Nella parte

sini-

stra scolpita

una mano aperta,

nella fronte leggesi

D
I

M
I

HE LIO MATE R PIO FILI Va A XX


V L

CAMPA TIA

SE

VERA- V-A-XXI
H-S-E-NICOPOLIS F B

POS
2.

Lastra di

ui.

U,5(J

0,27

0,07: Reca inciso:

/OCTAVlVSeJELTICVS

SACERD

V A3.

XXX

Lastra

di

m. 0,48

di

altezza,

m. 0,86 di larghezza,

ni.

0,12 di spessore:

/
N
I

M
A

yv
4.

E/

^HEOGNjT^Id.
di
111.

0,40 di altezza e m. 0,.54 di larghezza:

A
I

E F

XXIII C I V S

HERMES
SORORI
5.

PIENISSIME

Id.

di

ui.

0,15

0,27

0,06:

?^io-diane'n|

QV AV ATQ^

Nel medesimo
_

sito
n.

si

riprodotto del

Cohen

rinvenne un medio bronzo di Antonino Pio. uguale a quello ' 588.

G. Nervegn..
Ci.AS.sK DI scIE^v.E MOK.vLi ccc.

Mk.moru.:

\\,l. ji, Seri,. .V,

parie 2

., 8TR0N00LI

18 '"

REGIONE

111.

RKiiinNK

III

(UICAMA ET BRUTTI).
un piedislallo di
slatiai

IX. STRoN'eitilil

1)1

onoraria posta

Manio Megonio Lame nel Foro


Il

di Petclia, con iscrisione dedicatoria e

con un nuovo capitolo del testamento di quel personaggio.


che, ricominIC ottobre del 18t>2 l'ispettore dott. Cesare Trombetta annunzi che terPianette, contrada iu Stiongoli, gli scavi di antichit nel comnne di
si

ciati

reno di propriet municipale,


blocco di marmo,
vicino
alla alto

scopr

il

piedistallo di una statua, formalo in

un solo

m, 1.25 largo m. 0,00, senza


la

la cornice. Si trov rovesciato

sua baso,

quale rimane

ancora

al proprio

posto.

Nel prospetto reca

un'iscrizione onoraria a

Manio Megonio Leone;


la

nel lato sinistro inciso un capitolo

del testamento di questo personaggio. Insieme a questo piedistallo si rinvenne

mano

sinistra di

una statua

di bronzo,

maggiore del vero,

il

cui indice lungo m.

0,11, e l'anulare porta l'anello sul cui

castone un oi-nameiito a meandro, della forma di


Si scopr pure
il

un

s.

volto a sinistra.

frammento

di

un grande

vaso di pietra bianca o di calcare


in origine correre

del luogo, sul cui labbro, largo

m. 0,03, doveva

una leggenda, della

quale rimane soltanto la parola:

SACRVM
Si scopri inoltre

una moneta

di

bronzo ossidata, attribuita a Faustina Giuniore,

e molti pezzi di bronzo appartenenti

ad una statua.
si

Nel luogo ove queste scoperto avvennero,


a grandi massi, alcuni

rimise pure iu luce un tratto di


di

muro
e

dei quali, formanti angolo, misurano m. 1,70

lunghezza

m. 0,40

di altezza

e questi

muri sono

in rapporto

con altre costruzioni pi lontane,

che accennano

a rovine di grandiosi edilzi.


si

Non
come
dice

fu

questa la prima volta che

rinvennero antichilii in quel luogo. La cona


all'altezza
di
2.")7

trada Piauette, ad est di Strongoli, sorge


il

metri,

consiste.
si

nome

stesso,

in

un piccolo ripiano sopra una delle tante colline che

affacciano lungo la spiaggia ionica, alla distanza di circa cinque chilometri dal mare. distante poco pi di un chilometro da Strongoli che sovrasta, sorgendo a mag-

giore altezza cento metri circa.

Quivi
nostra,

le scoperte di

antichit furono quasi continuo, per quanto a conoscenza

non essendovisi fatto scavo alcuno che non avesse prodotto il rinvenimento di cose antii'he; e gi fino dal 1S(7 il compianto cav. Domenico Marincnla Pistoia aveva pubblicato una memoria sopra queste antichit quivi dissepolte. Sapevasi che nel 1842
presso
il

diruto convento
i

dei

Domenicani erano
i

stati

rimessi a luce

ruderi di un
e

edificio termale,
si

resti di acquedotti, od

frammenti
si

di varie lapidi iscritte:

poi

erano scoperto altre costruzioni; e da ogni parte


in quel ripiano

avevano argomenti per provare

che
la

ebbe sede l'antica


il

citt di Petelia.

La quale

tesi topografica riceve

massima conferma mediante

piedistallo

marmoreo

iscritto,

ora rinvenuto presso

REGIONE

III.

ly

la statua

STRONGOLI

la propria base, vale a dire nel

luogo che doveva conispoudero alla parte superiore a cui appar-

del Foro di Petelia. ove appunto avrebbe dovuto essere collocata

teneva quel piedistallo, come sappiamo dalla iscrizione

clic

vi si legye.

Scavi sistematici fattivi intraprendere dall'amministrazione provinciala sui primi


del

1880

sotto la direzione

dell'ispettore

sac.

Nicola Volante, e continuati in tutto

l'anno stesso, fecero riconoscere nuove costruzioni e diedero copiosi oggetti di suppellettile

domestica di et romana {Noi. 1880


fattivi

ser.

3%

voi.

V,

p.

317, 411 e
di oggetti

voi.

VI,

p.

502).

Nuovi scavi

nel

188G,

oltre la solita

messe

comuni, diedero

alcuni frammenti di una statua muliebre in bronzo, altri pezzi di bronzo di una statua
virile,

e poi

due piedistalli di marmo l'uno con iscrizione iu memoria di Lucilla Isauepigrafe in onore di Cedicia Iride. Servirono

rica,

l'altro con
i

ambedue come
;

basi di

statue che

Petelini con denaro proprio posero a quelle donne

per

tali onoranze,

come

si

legge nelle epigrafi, lo stesso Manio Megonio Leone, di cui parla la lapide
fece al

ultimamente trovata,

municipio di Petelia cospicui doni. Anche questi piedistalli

furono trovati rovesciati


Io non so
il

presso le proprie basi che rimangono tuttora al loro posto.

se con

queste scoperte

si

abbia la guida sicura per risolvere tutto

problema della topografia,

cio se le antichit dissepolte in contrada Pianette ba-

stino a provare che la citt di Petelia


si

ebbe sempre quivi


prestato

la

sua sede. Perocch se

considera che
i

il

luogo

non sarebbesi

per resistere a quel lungo assedio

con cui

Cartaginesi nelle guerre annibaliche oppressero la citt da loro finalmente


7, 1,

conquistata per mezzo della fame (Polib.


d'altra parte che all'et
si

3; Liv. 22, 10, 30); se


tutte le costruzioni

si

considera

romana appartengono

e gli oggetti

che

rinvennero in contrada Pianette, apparisce


il

sommamente probabile che

la citt nel
cui

tempo che precedette


la

dominio

di

Roma

avesse avuto sede sull'altura in

sorge

moderna
e

Strongoli,

ove tornarono a chiudersi le famiglie per difendersi dalle pira-

terie

da pericoli nell'et di mezzo.


lasciando ci da parte, certo che Petelia nell'et della dominazione romana
al

Ma

ebbe sede in questa collina sosttostante

paese moderno, e se non fu citt di quella

importanza che potrebbe credersi pigliando alla lettera le parole di Strabone, che la

chiam

(ir^icrrD/.ig

lo'v

.itvxcamv

((3,3),

intorno a che bene avere innanzi ci che

del prof.

Mommsen
le

fu osservato (C. /. Z.
i

p.

15), god

indubitamente di una certa


edifici

floridezza, della quale ci fanno fede


diosi,

ruderi che accennano ad

pubblici granla citt.

e le lapidi

quali sono testimoni dei

monumenti che abbellivano


la floridezza di

Vero

che,

argomentando da queste
si

lapidi,

Petelia non avrebbe


il

avuto lunga durata. Esse

riferiscono tutte
l'et di

ad un periodo ben circoscritto,

quale

comincia con Traiano


dalla fine del primo
parir ardito
il

non supera

Antonino Pio, ossia

diu-a

pochi decenni,
forse

alla

met

del secondo secolo dell'era

nuova.

E
di

non ap-

supporre che questa prosperit avesse pigliato principalmente origine

della munificenza di
la

un personaggio,

di quel personaggio

appunto

cui ci parla

nuova base marmorea recentemente

scoperta.

E
il

poich lo studio di essa

ci

offro

motivo a considerazioni

utili sopra la storia

dei municipi nel periodo


fac-simile,

imperiale, ne dir brevemente, cominciando dal presentarne


al

per cui

siamo debitori

solerte dott. Solone

Ambrosolj, conservatore

8TR0N00LI

20

REGIONE

III.

del Canibttto nuinisinatico di Milano. Questi trovandosi iu Catanzaro a riordinare

il

medagliere civico per incarico del Ministero, fu


assistito dall'ispettore

prejijato

di recarsi in Strou>,'oli. ove


i

locale dottoro

Trombetta pot

fare

calchi

delle due nuove

epigrafi
le

e poich l'iscrizione in ca:atteri pi piccoli presentava alcuni passi nei quali

lettere sono

appena superficialmente

incise, cur

che un esatto fac-siiuile riparasse

allinsuflcieu/a dal calco.

Abbiamo adunque

dal prospetto della nuova base:

/WMEGOMIOj:AA/-F^ M/* M'AA/' P R O W co R'

'

LiONl
AJD^IJIPVIRLEG'COR Q_'PP'PATR_PNO^MV
MlClPlMlll^VlR'd'Q.

DECVI^I0NE5 AVGV5 TALCS P0PVLV5Q.VE

EXAERECOMLAT
0BAAERITAEIV5
cio
:

Mfanio) Megonio
Leoni, aed(ilt),

M(anii) f(ilio) M(anii)

n(ejioti)

M(anii)

pronfepoti)

Cor(nelia)

UH

virfo) legfe), cor(nelia)


virfo)

i/ufaestori)

]>(cmnian) pfublicae), paAufiiliirilrx

trono

mmicipii,

iiii

q(uin)q(uennaU).
eius.

ilornrnim.

j,o/iuliisi^ue

fx aere conlal(o), ob merita

REGIONE

III.

L'I

STRONGOLI

dal lato sinistro:

KAPV>[XTfSTMV\lNIO
RFIPAXVNKIPV^/v\[oRVM51M(HlS^X^VA
I

PiDlSIRlS
I

INfOROSvPtRloRLSOLiAL^PlDtKBMi x\RUORUAD|XIx\PLVMBJ 15 QVAWvMI H WGVrTl P05yi.I^yNT PI?0P| AXXQVAMXXi hi MMN CI PFi POSVfRVA;TF0SITAFV[Rn_14^CMN OVAf H5 Mf VlVOPOU IflTV? SVMDaRIVOiO
F S
(

FXKMTtAA(OMDI(ION[ hHC

MNQSSS

D^f^l

VO(OV7f K ViV/Rl
1

5[MI<;S BVS
I

ElV^PfCUNlWOWKiiBVSANMii DH

MM K

15

AM

IQVl

HT X

K Al

APRII
f

DlSTRIBVTlOriATDICvniOMlBV$ FPVIANTIBV^ XCfC OlDvCrOFXHi; 3\/K\n-VSTRATiONlSUliOviif\iTI R| O^QV/lPRM 51 NlTF SF AHOR/ RVNT DIVIDANTVR It|MKVG.vSTAIIBV5 (ADIAXCOMDK I0N[ X( L DM51 VOI ITMVNlClPlBvSRTfllMlWTRlVSQVf 51 VVS F^A^OR[ FOCI ^ OXA
I

NIBvSAnNJiSDXRivolOItiXA INCMPaR[ntLI(
I

IA

XMPFIVSSVMPIVMHOSTIAF PROVTl OCATIoPVBl CAlMf RiTDARiVOfO

X[

Il

hoc

AvoBiSOFTi\AlAXVMiClPfSPfTOiTCo&oPfR'iAIVTF\ASACI?ATlSSlAAlPRlNCIPIS HToMiMiAN/GYSTIPil |II?fPoRV\A9Vf FIVSHANCVOlVNTAT(XX\X(AM(rD(S

Tullm

i?,'lY.''^-''''^'^l^VAM9V) HABfAT/(ToT\/AAOV[

HOCCAPVT

rf5

ccL c-c,Tw, ,,^^^'^<^^'^f^'^Q^ON0^l^5PoSTf(?lSQV0QvFN0STf?IS ^^ff^P5^'T^flMSQvO0VFQ\)IAAVNI H( FRaAPATRIAMSVAMERJNTAD


I

Cloe:

KapiU ex
Reij)(ublicae)

Icslaineulo

inumcipum meorum,

si

mihi statua pedeslris

in foro superiore, solea lapidea, basi

marmorea, ad exemjdum

basis

quam mihi
5.

auguslales posueruiU, prope

posueruHi, posila fueril (seslerlium)

eam quam mihi municipes c(entum) m(ilia) n(mnmum), quae


\_vivo pollicilus

eis

me

sum, dari volo.


q(uae) s(upra)

Ea aulem
eius

condicione (seslerlium) c(entum)

in(ilia)

n(ummmn)
est

[s(cripla) s(unt) dari volo, ut ex usuris semissibus

pecuniae omnibus annis, die nalalis mei, qui

cal(endus)

April(es),

distribulio fial decurionibus epulantibus (denariorum) ccc, deducto ex his

sumjHu strationis
10. dividanlur.
et

reliqui inler eos qui praesenles ea hora erunt


e
l

Ilem augustalibiis cadevi condicione (denarios)

dari volo

municj)ibus Peleliais ulriusque sexus ex more loci (denarios singulos)


l

om-

nibus annis dari volo, ilem in cena parentalicia (denarios)

et

hoc

amjdius sumptum hosliae, prout localio publica fuirit, dari volo.

A
15.

vobis, optimi tm/nicipes, peto et rogo

per salutem sacratissimi principis


hanc voluntatem

Antonini Augusti Pii liberorumque

eius,

meam

et

dis-

posilionem ratam perpetuamque habeatis, totumquc hoc caput testamenti mei basi statuae pedeslris, quam sapr a vos (sic) pelivi (sic) mihi ponatis, inscribendum curetis, quo notius posteris quoque nostris
esse possit vel eis

quoque qui munifici ergo piatriani suam erint ad-

20. moiiianl.

STRONUOLI

il

22

che a
lui

RBOIONE

HI.

Quattro volte ricorre

nomo

di

Mcgonio

tra lo epigrafi latine dell'antica Petelia.

La prima

nel piudistallo di

una

^jtatua

posero gli augnatali, e chu


lui,

contiene oltre la epigrafe


si

dedicatoria
fatti

anche

un capitolo del tet-tamento di

ove

parla di lasciti che aveva


di

e pei quali pot poi

meritare quella ouoranza.

in

un solo blocco

marmo, simile a quello ora rinvenuto,

e conservagli ora nella chiesa

madre
secolo

di

Strongoli.

Non

si

sa

quando

fu

scoperto, n dove;

ma

era conosciuto nel

XVI,

e probaliilmeiite fu

rinvenuto anch'esso nella medesima contrada Pianette

(C.I.L.X, HI).
La seconda
pure rinvenuta
volta ricorre
in
il

nome

di

Jlegonio in un' altra iscrizione marmorea

antico e murata attualmente nell'editicio del


113).

Monte

dei Pegni in

Strongoli (('././.. X,
di

in

una semplice lastra marmorea che doveva servire

rivestimento al piedistallo di una statua, essa pure di Megonio, con la dilTorenza


statua

che questa nuova

non

dagli

augustali

soltanto,

ma

anche degli
al

altri

ordini

dei cittadini fu posta,

ed

allorquando Megonio

era

giunto

pi alto onore della

sua carriera municipale, onore che nella lapide precedente non citato.

La

terza volta ricordato nella base della statua di Cedicia Iride


p.

madre

di lui

{Notizie ISSI),

172, Kjihem. Epigr. Vili 2t3U);

la

quarta nella iscrizione della

statua innalzata a Lucilla Isaurica {No/isic 188(3, p. 172;


la

Ephem.

Ejiigr. Vili. 201);


il

quinta volta torna

ora

nel

nuovo piedistallo,

ed in tutto queste lapidi


e non

nome
orrore

del nostro personaggio leggesi costantemente


di

Megonio

Meconio

come per

tra.scrizione

fu

ri]iri,idotto

nella pubblicazione dei primi due titoli.


in

Per quanto concerne


tolo

l'et

cui egli visse,

abbiamo

la notizia precisa dal capiai

del

testamento inciso nel nuovo piedistallo, ove Manio Megonio chiede

suoi

concittadini che questa sua volont testamentaria sia adempiuta jier salutem sacratissiiii

jtrincipis
il

Aiitoinni Augusti Pii liberoruvique eius,


il

il

che

ci

riporta

agli

anni tra

13S ed

161 dell'era volgare.


il

Dunque
di

la statua a cui appartenne

nostro piedistallo, non fu la sola che in onore

Manio Megonio

fosse stata innalzata in Petelia.

Una

statua gli era stata gi eretta


/.
/>.

dagli augustali; e dal capitolo del testamento inciso nella base di essa (C.

X,

114) sappiamo

ciie

tale

onoranza ebbe Megonio perch aveva lasciato

al

municipio

di Petelia diecimila sesten-, e la vigna cediciana, che

indubbiamente aveva avuta


eh.
().

per eredit dalla madre Cedicia Iride,


Epigr., Vili,
p.

come osserv

il

Hirschfeld {Ephem.

74)

inoltre perch
in

aveva legata per testamento una parte del fondo pom-

peiano ed aveva

fatti

favore del municipio altre disposizioni.

se

la statua

per
lui,

questi lasciti non dai cittadini dei vari ordini,


la

ma

dagli

augustali

fu

posta

ragione

sta

in

ci

che quasi

protitto esclusivo
finisse

degli augustali riusciva


in

quel
e

legato testamentario, per quanto ci

poi

a risolversi
i

decoro

pubblico

quindi riuscisse a vantaggio

del

municipio. Imperocch
sei

diecimila sesterzi che do-

vevano essere

mossi
i

al

frutto del
il

per

cento,
viti,
i

la

vigna cediciana

ed

il

fondo

pompeiano ed

pali

per

sostegno dello
tutto ci

quali gli eredi di Megonio avrebbero


in

dovuto fornire da

altri fondi,

insomma che era considerato

questo capitolo
tricliuii

del testamento, doveva

servire

per gli augustali a migliore comodo dei duo

che Mcgooio aveva loro donati pei banchetti pubblici, o doveva servire pel vino che
gli

augustali avrebbero bevuto in tali l)anchetti.

REGIONE

III.

23

STRONGOLI

Una
e
lo

seconda statua gli era stata innalzata dai vari ordini dei cittadini, cio dai
e

decurioni, dagli augustali e dal popolo,

con denaro raccolto tra


suporiorniente
citata

cittadini stessi;
/.

sappiamo

dall'altra

lapide

onoraria
1

(C.

L. X,

113).

Ma

nulla conosciamo di

preciso sopra
il

motivi che diedero origine a questa seconda


che fu posto sulla fronte del monumento,
lati del piedistallo.

onoranza, essendoci noto solamente

titolo

ed essendosi perdute le altre lastre marmoree che rivestivano gli altri

Dove per
blocco di
di

da considerare che la base


la

di

questa statua non fu formata


augustali;

tutta di

un

marmo, come

base della statua innalzata dagli

ma

fu

fatta

fabbrica con rivestimento in lastre di

marmo

di tali lastre
in

pervenuta a noi
laterali

soltanto

quella del prospetto.


il

E non

improbabile che

una delle lastre

fosse stato incso anche

ricordo della munificenza per cui

Megonio aveva ottenuta


si

questa

seconda statua, innalzata a lui dai vari ordini dei suoi concittadini, come
si

accennato. Anzi, se ben

riflette,
il

non solo

probabile

ma

quasi certo che tale


statua innalzata a

ricordo vi fosse stato. In fatti

capitolo inciso nella base


le parole:

della

Megonio dagli augustali comincia con

hoc amplius rei p(ublicae) Peieliitem vineam caediciaaam, parole


che
il

nonim duri
aveva
fatti

volo sestertium

decem milia
manifesto
;

nummum
altri

che accennano nel modo pi


al

ad

lasciti

nostro

personaggio

suo

municipio

deve essere stato appunto per uno di questi lasciti

che questa seconda statua gli fosse stata posta. Certamente sarebbe assai utile sapere
in

che cosa consistessero questi lasciti

ma

intorno a ci nulla

si

pu argomentare
con

con sicurezza. Io avevo pensato che

ci

potesse essere in rapporto


ci

due munifi-

cenze di Megonio, delle quali altre lapidi petoline

conservarono la notizia.
accanto alla propria base, e
scoperto,
i

Un

piedistallo

marmoreo, rinvenuto pochi anni


sito

fa,

poco distante

dal

ove

il

nuovo piedistallo

si

reca
di

una

iscrizione

onoraria a Lucilla Isaurica figliuola di Caio, alla quale

cittadini

Petelia, con
in

denaro raccolto tra

essi,

avevano innalzato una statua. Dice l'iscrizione che

menon

moria

di

quella donna Manio

Megonio Leone aveva donato


i

al

municipio centomila
:

sesterzi.

Non

ci

dice quali fossero stati

rapporti
fosse

fra

Lucilla e Megonio

ma

andremo
tutto

errati

supponendo

che

costei

stata

sua

moglie.

Abbiamo

innanzi

una donna ingenua, e poi una somma considerevole lasciata per testamento

ad

onorare la

memoria

di lei;

il

che significa che quella

somma

avrebbe dovuto essere messa


e farsi la distri-

a frutto, e colle rendite annue di essa avrebbe dovuto farsi

un banchetto,

buzione di denaro

ai

vari ordini dei cittadini, o nel giorno natalizio, o negli altri nei

quali era costume di onorare la

memoria
il

del

defunto.
a

Doveva
di

trattarsi di persona

tanto nota, che bastava citarne


essere essa la moglie di lui.

nome accanto

quello

Megonio per ricordare

Un
che
1

altro piedistallo

marmoreo, pure con iscrizione onoraria, rinvenuto vicino


ci fa

quello ora citato, e non lungi dalla nuova ba.so recentemente dissepolta,
Petelini posero
figlio

sapere

una statua a Cedicia


il

Iride,

come

attestato di riconoscenza a
lasci
al

Megonio

di lei;

quale per la memoria di Cedicia

municipio

altri

centomila sesterzi.
cilla,

Ed

qui da ripetere ci che stato notato per la statua di Lu-

vale a dire che questi centomila sesterzi dovevano essere mossi a frutto, e dalla
degli interessi annui

somma

doveva ricavarsi quanto occorreva pel banchetto pubblico

STRONOOLl

-1

del natalizio
o

ItKGIONE

III.

e per la distribuzione di

denaro

nella

ricorrenza

nell'anniversario

della morte di

lei.

Ora

io

pen.savo che questi due lasciti, di ccntuiiiila sesterzi l'uno, ricordati nelle basi

delle statue poste alle due donne, avrebbero potuto costituire un titolo sufficiente per
far ineritare a

Meirunio una :>tatua innalzataceli dai cittadini, e che la lastra marmorea


i>tatua.

con l'iscrizione onoraria a Megonio, avesse appartenuto alla base di tale

Ma

ho dovuto abbandonare questa


la

ipotesi,

rllettendu che la riconoscenza dei cittadini per

elargizione dei duecento mila sesterzi era stata sufficientemente addimostrata con

l'erezione delle

due statuo alle due donne,

la

cui

memoria Megonio desiderava ve-

dere onorata.

Deve

trattarsi

adunque

di

un altro

lascito,

ben distinto da quello

per
le

cui gli

angustili posero la statua, e dagli altri che per


alle

quali

Petelini

posero

statue

due donno, alla moglie cio ed alla madre

di

Megonio:

ma

in

che cosa consistesse


dai vari

questo lascilo che fece ottenere a Megonio una seconda statua posta a lui
ordini dei suoi concittadini, ancora ignoto por noi.

Ikl

resto,

stando a ci che sappiamo del nuovo

monumento

ora dissepolto,

come
gli

se tutte queste munificenze non bastassero,


fosse eretta

Megonio

fece

un quinto lascito, affinch

una terza

st;vtua.

Ne

fece egli la richiesta in

modo propriamente
terza
statua,
i

solenne
nella
tutti

nel

capitolo del testamento inciso nella

base di

questa

ossia

base ora scoperta. Comincia infatti questo capitolo col dire che se
gli

cittadini
alla

avessero posta una statua nella parte


i

superiore

del

Foro,

accanto
di

statua
tutta

che gi
di
\

cittadini stessi gli avevano quivi innalzata, e con

una base

marmo

pezzo,

come quella

della

statua
i

posta a lui dagli


sesterzi

augustali, avrebbero do-

vuto

pagarsi ai medesimi
le

cittadini

centomila
res^to

che

Megonio aveva

loro

promessi, salvo

condizioni che nel


agli
alle
Ilufi

del capitolo sono indicate.


piii

Anche
municipi
osato
tin

in

mezzo
mezzo

esempi dell'ambizione

miseranda che immaginare

si

possa, anche in
i

memorie che
ed
i

ci

provano non essere

stati infrequenti nei

Nasidieni

Trimalcioni,
il

sorprende che la vanit

umana

avesse

quello che molto ingenuamente os


citt, e

nostro Megonio, al quale non bastarono


;

due statue innalzategli nella stessa

ne volle una terza

e non

si

perit di do-

mandarla con atto pubblico.

Non

gi che in un numero cos grande di persone onorate


di

mancasse qualunque
di

documento

onoranza conceduta spontaneamente; anzi abbiamo qualche esempio

velata modestia,

come

fu quella di L'aio

Medio Varo, patrono del municipio

di

Foro
de-

Sempronio

al
et

quale
is

i/itod

citm anlea statua ei nomine puhlico ob merita

eiiis

creta esset.

honore coalentus sumjilibus publicis pepercissel, decuriones de suo


fi9-l).

poKuennt (Wilmanns,
gli
8i

Ma

.sono

esempi

rari,

come

rari

nel senso opposto sono


essi

esempi

di coloro

che a somiglianza del nostro Megonio chiesero

medesimi che

ponesse loro la statua. Possiamo ricordare Postumio Giuliano di Frenaste, che fece
lascito ai suoi cittadini
incide.-<serc)
il

un
vi

a condiziono che gli collocassero una statua nel Foro, e


I.

suo testanunto (C.

A.

XIV.
morto

2tt;i|).

Ma

Postumio visse quasi due


:{8.5

gecoli e
in

mezzo dopo Megonio.


di

essondo

nell

anno

dell ra

volgare,

cio

un perodo

estrema decadenza.

REGIONE

III.

il

25

lui,

STRONGOLI

poich

caso di Mt'?onio pi che raro forse unico, essendo aisai

dilficile

che

si trovi

doeuineato di tanto sfrenata ambizione come quella di

che domand ai suoi

concittadini gli innalzassero

una statua, quando due

altre statue gli erano state in-

nalzate nella citt medesima; sembra conveniente di indagare se possa esservi stato

qualche motivo, per


La, statua

cui la

domanda

di

Megonio diventi

in

qualche modo spiegabile.

ultima non pu collegarsi ad un fatto che avesse potuto SL-gnare nella car-

riera pubblica di

Megonio un grado superiore a quello che Megonio aveva raggiunto


l'altra
tale

quando
blica di
lui

gli fu innalzata

statua dai suoi concittadini. Gi questa carriera pubdi

Megonio non

da eccitare ammirazione. Trattasi


di
;

cariche ottenute da

semplicemente nel municipio

Petelia,

dove giunse

al

pi alto onore

quando

divent quattuorviro quinquennale

questa dignit, che era la maggiore a cui nella


l'altra statua

sua carriera potesse aspirare, l'aveva gi ottenuta allorcli


cittadini gli fu
eretta.

dai suoi con-

Dunque non

era
le

il

caso di chiedere

una nuova statua sola-

mente acci nella lapide dedicatoria

dignit della persona onorata fossero pi nu;

merose di quelle segnate nella statua precedente


la stessa, cio avrebbe ripetuto,

imperocch
ripete,

l'iscrizione sarebbe stata

come

in

fatto

precisamente

quello che nel

piedistallo dell'altra statua fu scritto.

Ed

allora se

il

titolo

dedicatorie doveva essere lo stesso,

come

lo

fu di fatto, e

sarebbe stato assolutamente ridicolo che la nuova statua che Megonio chiedeva fosse
stata una ripetizione pura e semplice della statua che gli era stata gi innalzata,
si

pu indagare

in che

cosa la nuova statua avrebbe potuto variare,

sicch

si

mostri

almeno un motivo possibile nella domanda che Megonio rivolgeva


Ricordo bene
che
parecchi

ai suoi concittadini.

sono gli esempi

di

due statue innalzate

al

perso-

naggio medesimo in un municipio; sappiamo


alla stessa persona nel luogo istesso,

pure

che pi di una statua fu posta


L.

come avvenne per


a lui
fra
i

Arrunzio Rufo che


l'uaa
(

nel

Foro sorrentino ebbe due statue decretate


del

dai decurioni,
concittadini

fatta a

spese 689).

municipio,

l'altra

per

denaro

raccolto

C.

f.

L. X,

n.

Ma

dobbiamo supporre che L. Arrunzio Rufo non avesse


e

rivolto lui la

domanda per

queste due statue,


all'altra.

che in ogni caso queste non fossero state simili in tutto l'una

sono concepibili

statue alla stessa persona e nel medesimo municipio non non supponendo che fossero state erette in diversi luoghi; e, se erette nel luogo medesimo, avessero rappresentato il personaggio stesso o in abito
Infatti,

parecchie
se

civile e militare,

ovvero a piedi ed a cavallo.

Come
di

fosse stata la statua che gli augustali


si

innaharono a Megonio
conserva

ci

dimo-

strato dal piedistallo che ne fu scoperto e che

ora nella chiesa


e

madre
poich

Strongoli {C.

I.

L. IX, n.

114).
il

di

un solo blocco marmoreo;

non poteva

servire che ad

una statua

in cui

personaggio fosse rappresentato a piedi.


gli

domandava Megonio che


come quello

la

nuova statua

fosse

eretta

dai suoi concittadini con

piedestallo di un solo blocco

marmoreo

{solea lapidea, basi

marmorea), precisamente

della statua che dagli augustali gli fu posta {ad

exempUm

basis

quam
essere

Aiujustales posicci-unl), ne nasce di conseguenza che tale base avrebbe dovuto

adatta per una statua pedestre, appunto come quella che gli augustali avevano erotta.

Ma

gi queste deduzioni sono pi

clie

superflue,

se si

ripiglia a leggero
ji.irte

il

capitolo
1

Classe

di

scienze mokm.i ecc.

.AIe.morik

Voi. II. Serie ",

STR0S00I.1

2^j

Megonio

RKOIOSE

111.

del ttSiauiento, ove appunto una statua poilestre cliiode

ai suoi conoittadini.

Ed

anche manifesto che la base della statua, che

suoi concittaini gli

avevano

gi innalzata nella parte superiore

del

Foro,

ove

desiderava
posta

che

la

nuova statua
;

dovesse sorgere, non fosso simile a quella della statua

dagli augustali
il

giac-

che in questo

caso

Megonio

avrebbe

trovato

pi

conveniente
fosse

dire che la

base

della statua che chiedeva ai

municipali nel Foro

come

la

base della statua

che

municipali nel Foro stesso gli avevano gi innalzata; e la cosa sarebbe stata

indicata con tanta chiarezza da non aver bisogno di ulteriori dilucidazioni.

vi sar

chi possa supporre che la dill'erenza tra la base della vecchia e quella cui le

della nuova statua dovesse unicamente consistere nella materia con


fossero fatte, riposando sopra

due basi

un piedistallo
mentre
solo

di

fabbrica rivestito di lastre

marmoree

la statua gi erettagli nel Foro,

la statua

nuova avrebbe dovuto posare sopra

un piedistallo marmoreo

di

un

pezzo.

Perocch pur volendo misurare l'ambi lecito di

zione di Megouio al livello pi basso die immaginare sia possibile, non

supporre che egli chiedesse ai suoi cittadini una nuova


di sapere che la base di questa

statua, solo
di

per la volutt
la base

non fosse di fabbrica rivestita

marmo, come
il

della precedente,

ma

fosse

di

un blocco

solo,

e per tutto

il

resto

nuovo monumento

fosse perfettamente somigliante al primo. Ci deve essere stata una dilTerenza pi so-

stanziale che

avesse potuto incoraggiare

il

nostro

personaggio ad esprimere

il

suo

morboso desiderio; e cosi siamo condotti ad ammettere che


nel Foro dai suoi cittadini non fosse stata pedestre

la statua gi innalzatagli

come quella che

ora

Megonio chie-

deva,

ma

fosso stata equestre.

Ed

allora si pu comprendere

come quest'uomo reputasse appagata


della
citt,

la

sua va-

nit se nel luogo pi f.equcntato

ove egli era

stato

gi

rappresentato

a cavallo, fosse rappresentato anche a piedi, accanto alla statua della sua donna, ed accanto a quella di sua madre.

vale in conferma della cosa

il

considerare

che

non sarebbe stato

facile in

quella parto remota della moderna Calabria trasportare un blocco

marmoreo

cos grande,

come quello che sarebbe


potovasi
lastre

stato

necessario per sostenere la


fare
lo

statua

equestre; mentre
rivestendola
di

benissimo

ad una statua simile


in

la

base di fabbrica,

marmoree, come

fatto si fece.

dimostra la lastra col

titolo dedicatorie,

che indubitatamente fu applicato alla base di detta


fronte del piedistallo,

statua equestre, e che rivesti la


vi

come

si

deduce dall'epigrafe che

fu

incisa.

Nasce da

ci la

conseguenza che la statua posta a Megouio dagli augustali non

fosse stata innalzata nel Foro,

ma

nella sede del collegio.

Intorno alle condizioni alle

quali fu fatto
il

qU'^t'ultimo

lascito di

Megonio ed

intorno ad altre questioni epigrafiche

dott.

D. Vaglieri, addotto al

Museo NazioISVRNABKI.

nale Ilomano, scrisse la nota che qui

si

aggiunge.
F.

Il

nuovo capitolo del testamento di Maniu Megonio,


tratti caratteristici del

mo.>tra
cio

con rara evidenza

uno dei

mondo

antico,

il

desiderio

tanto diffuso, di perduCicerone,

rare dopo la morte nella

memoria

dei posteri.

Insidit, dice

quaedam

in

REGIONE

IH.

27

animum

STRONGOLI

optimo quoque virtus, quae noctes ac dies

glorine stimulis coiicilat alque

admoiiet, non cum, vilae tempore esse eommetieadam camme morationem nominis nostri sed cum omni posteritate adaequandam {pr Arch. 29). Le statue innalzate
sulle piazze e nelle case,
le

immagini degli antenati,

le

marmoreae moles
Baehrens

dell'Appia,

che pure concutiet stenielque dies (Seneca in Poet. mia. ed.

p. 68), lo iscri-

zioni sepolcrali (') sono tutte manifestazioni di quel desiderio, al quale noi

dobbiamo
il
i

tanta conoscenza dell'antichit.


cordo della loro gloria,

E come

gli antichi desideravano che


fosse, cos

rimanesse

ri-

grande o piccola che


di

credevano

indecoroso, che

vi-

venti non dimostrassero

frequente ai morti la loro ricordanza con sacrifizi e con


del culto dei

banchetti.

Da

qui

il

fiorire

Mani

e le

grandi solennit funebri, tanto

pubbliche, quanto specialmente private, nell'occasione dei parentalia, dei rosalia, del
dies violae, del giorno natalizio del defunto ed anche di altri giorni, oltre questi
tuali
ri-

(Marquardt, Staci tsv.

'-

p.

311 segg.)

(2).

Da

qui quella grande cura di assiil

curarsi atti di piet da parte dei posteri, o per lo

meno

semplice voto del vian-

dante, che la terra al morto fosse leggiera.

Ed

perci

che tanto spesso abbiamo le

raccomandazioni agli eredi,


loro interesse per
piet.

a comunit, o collegi, fatte anche e principalmente nel


e

mezzo
si

di legati,

non rivolte puramente

semplicemente alla

loro

Che

il

morto

dovesse rallegrare di quegli atti e merc

di essi rivivere coi posteri,

era opinione tanto diffusa, che vi badava anche chi non credeva ad una vita futura.

Cos fa

il

nostro

Megonio Leone,
:

ricco

cittadino

di

Petelia,

dove egli occup


{^)
,

tutte le cariche municipali

vi fu infatti aedilis,

II II vir lege Cornelia


infine

quaestor

pecuniae publicae

(')

patronus municipii ed

//// vir quinquennalis. Delle


e

sue prestazioni a favore della citt egli fu ricompensato con onori


reso ai suoi meriti non

con statue, omaggio

meno che
da
quello

alle sue ricchezze,

che egli us nobilmente a giudegli augustali {C. I. L.

dicare da' suoi

legati

specialmente a favore

X, 114). Nel capitolo del suo testamento test scoperto,


egli

lega alla sua citt, secondo

una promessa
statua.
i

fatta in vita, centomila sesterzi alla condizione che gli fosse posta
il

una

questa condizione, necessaria per poter adire


i

legato,
il

soddisfecero subito

tre ordini di cittadini,

decuriones, gli augustales ed

populus, che gli innal-

zarono la statua aere conlato, non ex pecunia piiblica.

Col frutto del legato


i

al

sei

per cento

si

dovevano per pubblicamente venerare


e

Mani

del defunto

nel

suo

giorno natalizio

in quello parentalis,

probabilmente

nel giorno anniversario della sua morte o del suo funerale.

Qme fuerunt praetoritae vitae testimonia nunc declarantur hac (1) Cf. C. I. L. Vili 2756: scriptura postrema: haec sunt cnim mortis solacia ubi continelur nominis vel generis aeterna me.
.

moria

etc.
(*)

Cf.

C.I.L. VI 10239:

... ut die parentali [meo,

Item

XI

k.

Apr. die viola]tionls, item


etc.

Xll
p.

k. lunias die rosationis, item


(3)

UH
cf.

k.

lanuar. die natali meo, cu[m mortuus ero]


I.

Cio praefectus pr duoviro,

Mdumisoii C.

L.

I r-

125 e Stadtrechte von Saipensa

etc.

447.
(*)

Petelia la questura dov essere un munus, non un honor, dal posto che essa occupa nel

cursus honorum di Megonio.

STRONOOLI

28

doveva
ossero

REGIONE

III.

11

SUO piorno natalizio,


j,'li

il

2:^" luarno,

solennizzato con una cena

por

augnatali ('), e con una distribuzione di trecento denari a quelli dell'apparecchio (-). Kssi doe di centocinquanta a questi, dotraendone per la spesa se qualcuno tardava, valeva fissata; e all'ora trovarsi presenti al banchetto
i

decurioni e

vevano

por lui lanmiouimeuto

della

lapido
(^).
i

di

Ferentino

{C. I. L. X, '>Hi4\:
poi, in

[(/f]

le

lar-

dior a[/] piger qucren\_s]


a testa,
si

Un' altra distribuzione


Petelini

ragione di un denaro

doveva
ej:

faro a

tutti
loci,

secondo l'uso locale. a maschi o femmine.


in

Quest'aiTgiunta

move

che credo nuova, tanto pi curiosa,


llii),

quanto secondo
nostia accenni

unaltra'lscrizione Petelina {C.f.L.'K,

la sola

che oltre

alla

cio ad una distribuzione di donaio, un augustale distribu un sesterzio a testa virilim, consideevidentemente soltanto agli uomini. La ditlerenza si poti foi-se spiegare

rando, che quest'ultima fatta ob


In diverso

honorem augustalilatis
doveva

(<).
il

modo

quel fondo doveva servire a ricordare


si

dies parenlalis di

Me-

gonio Leone. Con cinquanta denari cio


e inoltro si

contribuire alla spesa per la cena (^)


farsi allora sulla

doveva pagare la vittima pel sacrifizio da


il

sua tomba.

Ricorre spessissimo
colarit che
la

ricordo di un sacrifizio simile


si

{");

ma

qui abitiamo la parti-

vittima

deve

pagare

al

prezzo fissato nel pubblico appalto delle

della lex coloaiae luliae cose necessarie al culto, illustrato specialmente da un passo

Genclirae

(')

(')

Tali biincliitli pubblici


si

tiiin'.

...iiiuiiissinii,

sotto

epulum

liebba intenJirc
C. I. L.

sportula.
:

qua.si

sempre sono

bcnch senza dubbio nelle iscrizioni <ulvolla decurioni e gli augustali, che i
Verae
filiae

banchettano;

cf.

XIV 2793

die natali Platine

suae decur.

et

VI

vir.

Aug. publice in triclinis suis cpulcnlur. significato della parola strallo, che ricorre, per quanto () Almeno questo sumbra debba essere il del collegio dei cultori di Piana ed .\ntinoo a banchetti Nei iscrizioni. altre ricordo, scio in due et pane a(s.uum duoru7n). qui numcrus roiegi sinnulas amphoras boni dare vini deve si Lanuvio ministerio {C. I. L. XIV, 2112). Inoltre et sardas n\umero qualluor, strationem caldani cum
fuerit,
nell'altro noto capitolo

del

suo testamento (C.

/.

/-.X,

11) scrive

Megonio Leone: Volo aulem ex


loci

aunuslalium uiuti* ncmiuiUs (icsterlium) X (milium) n(ummum) comparar i {in usum) et candclahra tradidi, vibo me quod ei duum, tricliniorum ttri) ad instrumentum

n,o-

lucerna[s\

passini. Secondo il Forbilichnen arbitrio auguslnlium. quo facilius slrati\o\nd>us publicis obire indica il luogo dove si prepara il banchetto; cellini, che cita Viiruvio G, 10, la parola stratio

secondo

il

Friedlaonder (Sitteng. I

p.

308) indica la coperta o


(.V.
/.

cuscini per

divani, forse ricor-

dando

gli strato
if'on/ej

cauponarum
p.

di

Plinio

16,

36,

(;4)

e lo

slralm del testamento del Callo


dies, quibus cella

(Bmns,

iunV

297): stratas

ibi

sit,

quod sternatur per eos

memoriae

aperietur:

ma

da ricordare n l'una n l'altra di queste spiegazioni panni potersi accettare. Forse

la fra.se tecnica: sterncre triclini um.


()

Cf.

C.I.L. 11,1511:
del ratto Tolkr.

... si

quo pauciores coH[vener]int, amplius inter praestntes pr rata


73 seg.

divildatur} etc.
(<) Cf.

De

spec.laculis etc. p.

iscrizioni; cf. p. es. Orelli 3999: ... ex cuius re() Questa cena mcniion.ita in parecchie homincs .MI ad rogum meum vescerentur. minus ne pnrentalwrum die qiiodonnis dilu XI, 1120 lin. 18 segg. () Cf. specialmente il ccnotafio pisano, C / L.

Pi Cf.

C.

I.

A.

n Suppl. 54.39 cap.

I.XIX

...

Il viri qui post colon{iam) dedwit]fim primi erunt,

in tuo mafi(istratu) et

quicumque II

vir(i) in colon(ia) lu(ia) erunt, ii in

diebus L.\ proxumis,


-VA' aderunt,

quibus eum

maij(islralum) gerer-: coeperint,

ad decuriones referunto, cum non minus

SAIIDINIA

2!)

in

TERRANOVA FAUSANIA
genere all'altro capitolo del testamento
dagli augustali. Egli desidera
('),

L'ultima parto del documento corrisponde


di

Megonio, inciso nella base della statua a


si

lui eretta

che

approvi e duri eterna la sua volont

e la

sua disposizione

che

il

capitolo
(-),

del suo testamento


e
i

sia iscritto sulla base della statua perch la cosa si ricordi


{^).

posteri imparino ad essere munifici verso la patria


egli invita
i

Peraltro qui aggiunta

una foripula assolutamente nuova, perocch


il

suoi concittadini ad approvare

suo testamento per


eius.

salutem sacralissiml prlacipis AalotUni Augusti Pii liberola

ramque

Egli

non minaccia

multa

che spesso
nel

intimata nelle lapidi, per


si

coloro che avessero


all'obbligo

mancato

ai

doveri

imposti

testamento, n
il

affida

soltanto

che

suoi

concittadini

s'assumevano,

accettando

legato;

egli

mette

invece in seconda linea la


Patella,

memoria
la

della propria persona e dei proprii meriti verso


al

ponendo

innanzi

devozione

sacratissimo

imperatore.
si

questa

gli

dava sicurezza, che


i

gli oneri

imposti nel suo testamento

sarebbero adempiuti, che


durata.

suoi ilani sarebbero stati venerati e che la sua

memoria sarebbe

D. Vaglieui.

SARDINIA
X.

TERRANOVA FAU8ANIA

Oggetti

di et

romana

costru-

sioni varie riconosciute nel territorio comunale.


1.

Nel luogo vocabolo la conca di la padda, situato nella regione loiri mannu,
il

a circa sei chilometri da Terranova, furono scoperte da certo Salvatore Fogu,


vi

quale
inalli-

faceva uno sterro per impiantare

le

fondazioni d'una casupola, cinque

tombe

terrate a

m. 0,40

di profondit,

e vicinissime fra loro,

senza ordine di regolare


la
di

neamento. Esse sono degne

d'interesse

per la loro

struttura

quale,

per

quanto

mia cognizione, apparisce


L'interno presentasi in

ora la prima volta nelle

tombe
la

Sardegna.

forma quadrilatera,

variando

lunghezza da m. 1,80
disteso un selciato di

a 2 metri, e la larghezza

massima
cinta

in

m. 1,10. Nell'alveo

pietre alquanto grosse, non lavorate, negli interstizi delle quali sono state conficcate
altre pietre minori. 1

muri

di

sono formati

da eguali pietre, del


di

pari

rozze,

senza rivestimento di calce o cemento, ed


di

hanno

l'altezza
in

m.

0,(35,

lo spessore

m. 0,30. La copertura d'ogni tomba consiste

un lastrone granitico, che posa

mi redemptori
erunt, pecunia
locet

redemptorihusque, qui ea redrmpla habchunt qme ad sacra resq{ue) divinas opus ex lege locationis adtrihuatur solmturq{ue). Cf. TertuU. de idool. 17: /wn liostias
Epir/r. 3 p. 104; Staatsr.
lin.

(V.
(')

Mommsen, Eph.
Cf.

2'

p.

428j.

C.I.L. X, 114

41

sugg.

hatic

voluntatem

meam ratam

et

ut

perpetua forma

observetis.
{)

Cf.

tatem

(sic),
(')

e, lin. 4:! segg. quo facilius autem nota sit corpori veslro haec erga 1. vos voluntotum loco /caput quod ad vcstrum honorem pertinet cfc.
:

Cf.

a I.

L.

XIV

3679.

TBRRANOVA FAirSANlA

in. ;i,()0

30

ni.

SAlDI.SIA

sui mentovati

muri

laterali,

od eccedo di molto lo dimensioni della tomba, giacch


in

esso raj^'i^uiigo in

media
solo in

lunghezza,

2,(K)

in

larghezza,
in.

con lo spesU,;12.

sore di cent.

20;

una

lastra lo spessore

fu riscontrato in

In ogni

tomi) stava uno scheletro quasi disfatto dall'umidit, senza indizio di suppellettile
funebre.

A
di

pociii

pas.si

dalla
ai

tomba
di

s'incontr l'avanzo di una muraglia costrutta con


scalpellate,

rottami di

mattoni, e

piedi

essa due lunghe pietre

unitamente a

frantumi

embrici o di vasi

littili.

Vi furono anche raccolte alcune monete guasto

dall'ossidazione.

Poco distante da quell'area, nell'interno d'una costruzione ciclopica


raccolsi io stesso alcuni

caduta

in rovina,

pezzetti di ossidiana,
il

e la parete d'un

vaso

nerastro,

fatto a

mano, e d'impasto ordinario,

quale sonza dubbio

appartiene al-

l'epoca preistorica.
2.

Cinque chilometri da Terranova, nella regione Moronsit, ove spesso


fu

si

rinven-

gono monete antiche,


vatore Serra,
il

trovato in una piccola scavazione apertasi

da

un certo Sal-

residuo d'una conduttura per acqua, consistente in un canaletto ri(jiiadro


lo

con pareti di pietra, intonacate, e ricoperto da embrici. Slargato

scavo s'incontr

un gruppo d'informi avanzi


tubo di piombo, lungo
partenere a Claudio
3.
in.

di fabbriche costruite a mattoni, e si


0,7.'>,

raccolse un piccolo

poche monete ossidate, delle quali una sembra ap-

li.

Nella regione Frali Ziania, aprendosi una larga

scassatura per fare un de-

posito d'acqua pel bestiame,


terizi;

furon messe all'aperto le fondamenta d'una casa in lalati

essa a pianta
i

quadrata, coi

di

m. 9.50

conserva da un lato

cinque

gradini di granito,
stente nel

quali trovansi anconi a posto, e corrispondono ad un vano esi-

muro
vi
si

del

manufatto.

La

detta

localit

dista

circa

sei

chilometri da
si

Terranova, e

trovano con frequenza monete romane.


in

Due

anni or sono vi

rac-

colse un pane di
4.

piombo

forma ovale, attraversato nel mezzo da due

fori circolari.

Nel predio vocabolo Sticcatu, posto sulla stessa linea della regione anzidetta,
da
questo paese,
si

e distante quasi quattro chilometri


ra.

rinvenne
0,30,

seppellito

a circa

0.20, un recipiente

quadrato di granito.
in

E lungo m.
un
fosso

largo m. 0,18,
la

con

pareti alte

m. 0.12. Nello stesso predio,

aperto
in

lungo

sponda d'un
sul quale

fiumicello, si misero alla luce gli avanzi d'un

pavimento

calcestruzzo,

stavano rovesciate due colonnine granitiche.


5.

Essendosi ultimamente riattivata una cava di prestito sul versante della cols.

lina,

dietro la basilica di

Semplirio. vennero .scoperte

due

tombe antiche costrutte


m.
0,(0;
i

con pietre e cemento. Sottostavano al

piano della campagna

muri ave1,80, largo

vano l'altezza di m. 0,50, e

lo

spessore di

m. 0,25;

il

piano lungo m.

m. 0,70,
nitiche,

consistc^va in

un battuto

di calcestruzzo.

La

vlta era formata da lastre gradi queste

rivestite all'esterno
lo

da uno strato cementizio. In una

tombe

fu rin-

venuto

scheletro in buona conservazione, raccogliendosi in mezzo


fttili,

alla
si

tona pochi
trovarono in

frantumi di

due ampolline

di

retro azzurrognolo; nell'altra

prossimit ai piedi del cadavere, un'anforetta priva di anse, col collo stretto, e mancante
del fondo, e un piattello leggermente concavo,

alquanto scheggiato
lavorali al
tornio.

negli orli:

am-

bedue questi
G.

fittili

.sono

d'argilla fini.ssima,
il

Cavandosi nell'interno del paese

terreno per impiantare la conduttura del-

fn/i/.v;

si

:U

avanzi
di

TERRANOVA FAUSANIA

l'acqua potabile,
cui

linveiiiiuio

a pi riprese molti
scalpellinati.

antiche costruzioni, di
le

qualcuna con blocchi

enormi,

Numerosissime

monete.

Di

esse,

stando alle narrazioni fattemi, ne vennero raccolte non meno


disperse fra gli operai, e poi vendute
;

di tremila,

ma

andarono

ed

io

non ho potuto esaminarne che una pic-

cola parte che ho diligentemente studiata e confrontata. Appartengono a Treboniano Gallo, Valeriano,

Gallieno, Cornelia Salonina,

Aureliano, Severino, Tetrico, Floriano,


e

Probo, Caro, Numeriano, Diocleziano, Massimiano Erculeo, Costanzo Cloro

Galerio

Massimiano. Le dette scavazioni hanno inoltre restituito alla luce una straordinaria
quantit di embrici e mattoni frammentati, con avanzi di antiche stoviglie e di vetrerie,
fittile,

chiodi,

e altri

piccoli oggetti di ferro

couie pure un
e

residuo

di

mattonella

su

cui

sono impressi

ornati

in

rilievo a meandri,

fogliami
e

elegantissimi,

un anellino

di bronzo
le lettere

per dito, ricoperto di bella patina verdastra,


:

due frammenti

marmorei con

7.

Nel gettare

le fondazioni

d'una nuova ala di fabbrica, presso la casa di certo


si

Salvatore Fedele, entro l'abitato di Terranova,


tiche costruzioni
in
si

posero al nudo le vestigia di anfabbricati accessori


in

quadratura,
scopr

con

traccie

di

sporgenti

sugli

angoli; l presso

una vaschetta rovinata,

forma ovale, con impiantito so-

lidissimo tirato a perfetto pulimento, raccogliendovisi alcune monete di piccolo

mocon

dulo in cattivissimo stato, due oggetti di ferro contorti e acuminati, di uso incerto,

una lama

di coltello affatto corrosa,

parte

inferiore

di

una lucernina

fittile

bollo ben conservato.


8.

Nel giardino Tamponi,, vicino

al porto,

furono scoperti casualmente due pez-

zettini di cristallo

lavorati in forma concava, e un

frammento

di

lamina

di bronzo

opistografa che appartiene ad un diploma militare.

Vi

si

legge

9.

In un cavo

apertosi nel cortile del

nominato

Luigi

Negri,

all'

entrata del

paese, si

ebbe a trovare un tubo di terracotta lungo m. 1,20, molte monete sformate


e

dall'ossido,

alcuni piccoli arnesi di ferro di uso ignoto.


r.

Tampo.ni.

Roma, 18 febbraio

18ti4.

REGIONE

XI.

U:j

GRAN SAX BERNARDO

FKI3BH AIO
(IRAN SPADANA).

Regione XI

I.

GRAN SAN BERNARDO


"

Quarta relazione degli scavi al

Pian

de Jiipiter

Con

gli

scavi,

cominciati nel pomeriggio del 22 di agosto dello scorso anno (1893),

proseguiti nel restante del mese, senza interruzione, salvo la domenica 27, e terminati
il

primo giorno

di settembre,

si

condotta a fine la esplorazione del Pian de


continuazione nel 1891 e 1892
e
(').

Jii-

piler, ch'ebbe principio nel

1890

Rimaneva da scavare
nerale del

il

mezzo

la parte sud-ovest del

piano

frutto di questi

lavori fu la scoperta di resti di

muri del medesimo genere

di costruzione ed in ge-

medesimo spessore (m. 0,90)

di quelli dell'edifizio sterrato nell'anno scorso.

Questi avanzi molto guasti, di altezza variante da m. 0,90 a 0,50, sono troppo pochi
per potere ricavare l'intera pianta dell'edifizio,
zione di quelli del tempio e dell'altro edifizio,
il

cui asse devia alquanto dalla dire-

col quale

ha comune

la

disposizione

generale dei muri, sicch

pu tenersi come un'

altra casa della

mansione del monte

Penino.
11

viandante adunque, che aveva salito

il

versante italiano, uscendo dalla strada


edifizt

('-)

giungendo sul piano, trovavasi a destra ed a sinistra due

fra

loro

separati

da uno spazio assai pi largo della strada percorsa. L'edifizio

di

sinistra,

come ab-

biamo dedotto dalla grande quantit


suo muro
genti
(3).

di tegoli

di carboni

raccolti

all'esterno del

occidentale, doveva essere coperto da un tetto a due

pendenze assai spori

Non

si

potuto fare uguale ossen-azione per l'edifizio di destra,


294-305; 1892,
lo

cui pochi

(')

Notizie 1890,
scavata;

p.

p.

63-77, p. 440-450. Era nostro desiderio lasciare


in cui si trovano
i

.^flatto

libera l'area

ma
:

stato di rovina,

ruderi

disscpolti,

ci

consigli di

provvedere alla loro conservazione ricoiirendoli con terra. Questn lavoro di ricoprimento non si ponel finirlo pros.simamente probabile clie dalla terra, anche gi ripetutatuto ancora ultimare

mente

rovistata,

venga

fuori ([ualche altro piccolo oggetto, qualche moneta.


le

(2)

Nei piani, che accompagnano

sol.imfiite

una

parti- della

strada romana; in quello ora dato

mie relazioni degli scavi degli anni procedenti, segnata (p. 3-1) ho creduto non inutile di tracciare
duo ultimi
tratti

quanto rimane
(')

di questa strada.
p.
ti:;.

Ter

la descrizione dei

vedi Notizie 1800, p. 2!>4.

Notizie 1802.

Classe

di

scikn/k

mokam

eco.

IIf.mokik

V<d. II, Serie

.'i",

parte 2"

GRAN SAN BBKNAKlai

in

;i4

REUIONK

XI.

niiloii

furono

ticoperti

un luogo

rovistato

dagli

scavatori

antecedenti

pi ancora
e

dell'area doU'altra casa.


si

Pu

darsi che la loruia del tetto non ditl'erisse dall'altro,


si

pu creder che l'ingresso


in

trovasse sul lato rivolto a tramontana, nou in quello


del tempio,

ad oriente,

faccia al

muro
oriente

occidentale

dal quale lo
ciie

si

pu supporre
il

separato da una certa dibtanza, forse la stessa (metri 7)

intercede fra
santuario.
incastri.

piccolo
sul

avanzo

di

muro pi ad

g' incastri

occidentali

del

Infatti
Il

suolo roccioso, contiguo a questi,

non

si

veggono tracce di

altri

tempio

aveva un

edilizio in

faccia ?

Un

leggero intaglio in un tratto di rupe sul prolunga-

mento del muro meridionale della casa dissopolta l'anno passato farebbe supporre
l'esistenza di qualche altra costruzione,

che per non doveva

giungere sino al san-

'A

.'\

strada rnmaiin

Piati de Jupiler

tuario,

rimpetto ad esso, non discernendosi niun indizio di spianamento e d'intagli


ci

sulla roccia che lo fronteggia, e la quale

parve abbia potuto essere l'altare pre-

REGIONE

XI.

(').

."j

GRAK SAN BERNARDO

romano

di

Penino

Libera adunque doveva essere la vista dinanzi

al

tempio, di

fronte a cui si presenta la

CheaaleUan con l'alta sua punta e ai piedi del monte lo

stagno, da cui

si

estrassero pregevoli oggetti votivi.

Nelle costruzioni della mansione dovevansi trovare scuderie non solo per le bestie da soma,

ma

anche per quelle da


il

tiro;

poich non parmi vi sia ragione por negare


colle,

noU'aiitichiti

paesaggio di veicoli per questo

che era valicato da soldatesche,


(-).

talvolta in grosso

numero

necessariamente con cavalleria e con carri

Fra
m.

gli oggetti

raccolti nelle ultime escavazioni primi per

importanza sono
(alta

tre

tabelle votive di bronzo,

una delle quali dorata. Questa ultima


macerie all'esterno
dell'edifizio

m. 0,055, larga
scorso.

0,112), fu estratta
lettere di
nini.

dalle

scoperto l'anno

Con

9 nella prima riga e di

mm.

II

nelle

due

altre

vi

incisa

l'iscrizione:

C- VETTIVS'SALl LEG' XV P'PV S -ML


'

C.

Veltlus

Sai... p(rmi)p{ilus)

leg{ionis)

XV

v{o(um) s(olvU) l{ibens) m{erito).

Per

la legione, in cui serv questo ufficiale, fu essa la

XV

Apollinare, che da Augusto

(')
(-)

Notizie 1892,

p.

65.

Per esempio
(Tacito,

il

passag^'io dei soldati di Vitellio guidati da Cecina nel 69 hibernis


70).

adhuc

Alpilm
la

Iliit., I,

Il

De Saulcy

(Rev. arcL, nouv. srie,


n. 5519),

t.

Ili,

186, p. 454 e seg.),


le

cui

ipotesi stata fatta sua daU'Hirschfeld (C. /. L., XII,

suppone che

venticinque

miglia segnate nell'itinerario antoniniano e nella tavola peutingeriana per la distanza da Octodurus

(Martigny) al

summm

Poeninus non

si

riferiscano che al tratto carrozzabile, che doveva terminare

verso Bourg-Saint-Pierre, ove esiste un milliario col numero XXIIII: la strada rimanente sarebbe
stata soltanto mulattiera e quindi trascurata dagl'itinerari.

Ma, anche ammesso, come pare


so dove
si
il

]irobabile,

che

il

milliario

non

sia

mai

stato

mosso da quel luogo (non


il

Durandi, Alpi

Graie

Pennine, Torino, 1804,


di

p. 50,

abbia tratto la notizia che

milliario

trovasse un tempo al ponte


colle),

Nudry

sulla Dranse, due chilometri

prima

di

giungere alla sommit del

non

si

pu esser
Aosta
e il

sicuri che

non

esista

un errore nelle

cifre degli itinerari,

come

vi per la distanza fra

Penino. L'antoniniano d venticinque miglia, numero da ridursi; la carta peutingeriana aumenta ancora la distanza,
e quella della e reca venticinque

miglia fra Aosta ed Eiuracinum

tredici fra questa stazione


in

sommit
?),

del valico.

Sia

Eudracimum

l'attuale

Saint-Kmy, sia da collocarsi pi


sulle
il

basso (Ktroubles

la cifra

pur sempre esagerata. Dunque

distanze degl'itinerari non vi

qui da Contare: piuttosto da notare la stazione fra Aosta e


(sia

Penino con una distanza segnata


italiano

pur essa erronea); argomento per credere

la

strada sul versante

aperta

ai

veicoli, e

quindi tale pure sull'elvetico.

Certamente

il

passaggio non ha dovuto essere molto frequente:

le offerte
il

votive a Giove Pe-

nino rivelano la poca tranquillit


le

d'animo

di

coloro, che

dovevano traversar
romana,
di

monte temuto
in

ma

condizioni di viabilit erano certamente

migliori

all'et

quanto furono

appresso

e sino a ieri.

Qualche giorno dopo

la fine degli

scavi di quest'anno fu aperta la strada carrozzabile

sul versante svizzero, costrutta a spese del cantone Vallese col concorso dell'Ospizio.

Per quanto

so,

non

si

fecero trovamenti antiquari, salvo un certo iiiimero di

monete

di argento, inglesi dei seculi

XI

e XII,

probabilmente peculio

di

un viandante perito por istrada. Se, come


si

da sperare,

si )ir(i-

lungher questa strada sul nostro territorio sino a Saint-Uemy,


sibili

avr cura di vigilare

sulle pos-

scoperte archcologiclie.

GRAN SAN HERNARDO

'>''>

REGIONE

XI.

a Nerone ebbe

>t;in/.a in

Pannonia. dove torn al principio del regno di Vespasiano e

rimaso siuo

ai

tempi di Traiano, ovvero la

XV
di

Primigenia, di' ebbe breve vita,

la

Claudio

sino a Vespasiano

come pare

(').

e .sedo nella

Germania
titolo alla

inferiore?

La forma

dei caratteri

accenna

al

primo secolo;
il

la

mancanza

legione non sufficiente a far

supporre che
sola legione

dedicante abbia collocato questa


Agli esempi
di

taltella

quando non esisteva che una


della
legione,

XV.

omissione

del

nomo

anche quando

questo seno a distinguer legioni col medesimo numero, un altro da aggiungere ci somministrato da una lastra da noi scoperta in suolo ancora vergine nella parte meridionale del piano,

non

lungi

dal

tempio,
di

ft

alta

m, 0,05'); con

l'aletta di destra,

che

le

rimane, misura m. U,ll;^

larghe/za;

l'iscrizione,

dentro una riquadratura


riga, di nini. 7 nella se-

formata da semplici linee, ha lettere di min. 8 nella prima nelle due ultime: conda, () nella terza,
.'

C A

S S

FESTVS
MILES LEG XOIV^-I RVFI

V
if.

M
Iu[iy{i) liu/ v{otHm) s(plcl)
l{i-

Cassius Fesfus miles leg(ionis)


l^ens) m{erilo).

X {cenluriae)
tempo
di

Due
fra

legioni

esistettero sin dal


e

Augusto, la Pretense, ch'ebbe

suoi

quartieri in Oriente,
i

la

Gemina dapprima

in Ispagna, poi nella

Germania

inferiore

riore. letta,

tempi ili Vespasiano e quelli di Traiano, nei quali pass nella Pannonia supeprobabile che il nostro milite fosse ascritto a quest'ultima. Questa tavo-

K ben

fissata

da principio

con due
il

piccoli

chiodetti

nelle

ali,

fu

iermata di nuovo

pi tardi malamente, forandosi

gentilizio

del centurione, su cui per non rimane

alcun dubbio.

La

parimente terza tabella di voto fu rinvenuta in terra gi da altri rovistata e

nella zona meridionale.

alta
sic

m. 0,U72. larga m.
I

0,08;:<,

con lettere

alte

mm.

!:

PEONINcf
3

IVLc-FORTV NATVS B F

COS VS'L)M
/(oy/) I\oc)nino lul(ius)
l{i/j/is)

Fortunaius b(ene)f{iciarius) co(n)s{ulam) viotum)

s(olvil)

inferito).

Oltre
(a.

queste
1.

trovammo un

piccolo

franiiiieuto

di

sottile

lamina
15:

di

bronv;o

m. 0,01,

m.

0,035) con la sola lette.a a sbalzo, alta

mm.

(') Cf.

Ritterlinj;, It- i-gione

Romana

.V

gemini. Lipsino, 1885,

i<.

81 e icgg.

REGIONE

XI.

y?

GRAN SAN BERNARDO

e due alette di altre tabelle (a. m. 0,084 e 0,095); nel foro di una di esse era piantato un grosso cliiodo di ferro. Questi frammenti non appartengono a nessuna delle

tavolette esistenti nella collezione dell'O.spizji.


Il

numero

delle tabelle votive del


insignilcanti.

Gran San Hernanlo


di

ora di cinquanta; una

decina

frammenti

Quarantima
di

esse sono possedute dall'Ospizio;

una dal
le

;iiuseo Britannico ('),

una dal museo


(*).

Berna

(-),

una da quello

di

Brunswick

(')

altre sei sono perdute o celate

Una
perte

piccola statuetta di divinit venne ad aumentare


al

il

numero

di

quelle scodi

precedentemente
(a.

pian de Japiler
e

(^).

questa

una graziosa Pallade

bronzo

m. 0,055) con alta


il

lunga cresta sull'elmo

e col petto coperto dal


si

manto.

La dea ha
ed ha
il

braccio destro alzato per tenere l'asta, di cui


sinistro

trov una parte del fusto,

braccio

pendente.

Posa sul piede


statuetta
di

destro

con la

gamba

sinistra

alquanto ripiegata in dentro.

Ad una

pi grande di squisitissima fattura

doveva appartenere un piede destro ignudo


tina,

bronzo bianchiccio con bellissima pa-

nel quale sono ottimamente indicate le muscolature. Il calcagno rotto, nello

stato attuale
di

misura m. 0,039

di lunghezza.

aver posato sopra

un piedistallo.
di

La gamba era vuota: la pianta mostra Ad una mano di maggior grossezza apparteparte
inferiore
e

neva un dito mignolo


trovato
1.

bronzo mancante della che


la
ci

lungo m. 0,028,
di

negli

ultimi
a.

scavi,

diedero

pure

una bella mascherina

bronzo,
infissa.

m. 0,045 ed

m. 0,045, con

bocca aperta e traforata destinata ad essere


personali devono aggiungersi
gr.
i

Alla raccolta degli


di

ornamenti

seguenti: Fibula
sottile

oro (a. m. 0,035,

1.

m. 0,03; peso

3,12), formata
fori

di

un

nastro, la

cui

massima larghezza

di

mm.

4,

con due

alle estremit,
;

in

cui passava
l.

una

spilla di ferro,

della quale rimane

una parte ossidata


la

fbula di bronzo,

m. 0,065, con

arco depresso, mancante

dell'ardiglione e con
1.

molla interamente coperta dall'ose

sido; altra simile pure a molla,


fbula

0,040, con grossa staffa

senza ardiglione; altra


e

ad arco,

a.

m. 0,025,
m. 0,05,
punta

1.

m. 0,045, con una capocchia sulla coda


altra

due

ai

fianchi

della cerniera ora priva dell'ardiglione;


a.

della

medesima forma, ma pi
cerniera;
fibula
di

grossa,
a.

m. 0,029,
1.

1.

senza
arco a

ornamenti sulla
nastro,
il

ferro, la

m. 0,037,
rotta
giri;

m. 0,068,
la

con

che

va

restringendosi

verso

stata,

come

dell'ardiglione,

quale

parte
di

da

una
con

molla

di

quattro
con-

frammenti

di altre fibule;

due

fermagli

bronzo

un

dischetto

(1)

C.I.L., V.

n.

6866.

(2j Ibid., n.
(3)
{-')

6883.

Ibid., n. 6872. Ibid., n.

6878, 6886, 6888, 6889, 6890, 6891. Quelle indicate coi numeri 6886

6890

fu-

rono

trovate nel 1837 dalla contessa Calieri di Sala: ignorasi dove tinirono; non pass-^rono all'erede,

presso cui ne ho fatto ricorca.

Trentadue tabelle sono riprodotte nel C.


lirinia

I.

L. V,

n.

6863-6891. Cinque delle altre furono per la


se.

volta pubblicate dal prof.

Barnabei

nei

Rendiconti dell'Accademia dei Lincei,


dell' Acc. delle se. di

nior.,

T. IH,
p. 291,

1887, p. 36I-.367, e nove da


p.

me

iegl
p.

Atti

Torino, T. XXIV, 1888-80,


p.

838

e seg., e nelle

Notiiie 1890,
71, 118.

296, nota 2 e p. 303; 1892,

06, 68, 445.

('')

Vedi Notizie

18!)2, p.

OH\S SAN BERNARDO


tornato da globetti,
l'uno intero
elio

38

rotto; un pezzetto
di

REGIONE

XI.

l'altro

lastrina di argento

con due borchiette,


di

forse fece parte di un" estremit di cintura;

un'armilla fatta

un nastro

sottile di

bronzo

a.

m. 0,01

diani. in. 0,05.').

con una riga incavata


tre

longitudinalmente;

sette

anelli di bronzo,
di

di cui

due con qualche ornamento;


calice
fra

gemme
deltiui,

inciso,

cio

una specie

topazio (m.

0,013X0,014) con un
sinistra,

due

una corniola (m. 0,007 XO.Ol) con uu leone a


ed un
onice

ed in atto di slana
sinistra

ciarsi,

(m.

0,011X0,009) con una

figura

giovanile

incisa

nello

strato

inferiore

nero e spiccante sul fondo bianco delio strato superiore; uno

spillone di bronzo rotto con capocchia ovoidale; un battone di osso; cinque di pasta e
di

pietra di vario colore; giani di collana, di pasta vitrea.

Le armi scoperte
di millim.

(')

furono: un ferro di lancia

1.

m. 0,12,

di

forma piramidale

con base triangolare di m. 0,03 di lato e con gorbia esteriormente corta (m. 0,017),
2 di spessore, l'asta entrava nella parto piramidale; una cuspide pirami1.

dale piena

in.

0,15

con

sezione
1.

triangolare

di

m. 0.03

di

lato,

mancante della
punta a seziono

gorbia

un

ferro di giavellotto

m. 0,108, di cui m. 0,088 per


cono vuoto; un altro

la
1.

quadrata di m. 0,015
la

di

lato

con gorbia a

m. 0,145. con
di

punta

1.

m. 0,066 alquanto smussata, parimente a sezione quadrata

m. 0,016

di

lato e con gorbia a cono vuoto, per la cui rottura si vede che l'asta vi penetrava

per almeno

35 millimetri; quattro punte

di freccie,

di

cui

una a foglia di lauro

(lungh. totale m. 0,08, della gorbia m. 0,035, largh. della punta m. 0,02), un'altra
a

rombo smussata

1.

0,035 con traccia del legno entro


quadrilatera di

la

gorbia, una terza

I.

0,06
che

della forma di piramide


s'infiggeva nell'asticella,

m. 0,009
1.

di

lato e con

punta
di

in basso,

come

la

quarta

in.

U.055 a sezione

triangolo con lati


di cui

convessi; la

lama

di

un pugnale con la punta .smussata, lunga m. 0,28,


e larga
1.

m. 0,065

per
la
I.

il

codolo piatto,

presso

il

codolo m. 0,037

un' alt.-a col coJolo e con

parte inferiore

rotti,

m. 0,25; un pezzo
di

di un'altra;

un calzuolo

di asta conico

m. 0,12 e con diametro alla baso

m. 0.025.

Gli altri oggetti fo.niti dagli ultimi scavi fmono: la parte superiore di un candeliere di ferro, a.

m. 0,25, quasi uguale a quella rinvenuta l'anno passato


di

(-').

con

punta piramidale di base quadrata, e mancante


simile,
di
lato,

uno degli uncini laterali; un'altra


min. 8

ma

molto rovinata; due sbarro

di

ferro

di sezione quadrangolare di

l'una lunga m. n,24, l'altra pi corta per rottura, entrambe ripiegate in cima

e terminanti in

una punta piramidale (credo servissero per infiggervi piccole candele,

e fossero o piantate nel

muro od

attaccate ad un fusto); un gancio di ferro, che pare

(')

Nel

dci-crivi'rt;

il

fcrr" di jnluin cMmi.it" iluc anni ur Simo

{SolUie, 1892,

j).

Ifi)
il

mi

sfujr:^

di dire

quadrata

la seziunc della )>unta,

laddnvc

ssa trian^rularc. Imdtre ho dellu che


(pr.

peso

ori-

orinario
il

doveva essere di iiocc superiore all'atlnale

1305). Al contrario

il

peso antico era quasi

doppio; come ho potuto verificare facendo fare un ferro simile. Esso pesa pr. 2370; una jierfofla
il

identit fra l'antico e

nuovo nell'interno impossibile, essendovi


che punto la gorbia
er.i

in lineilo

avanzi dell'asta, che

impediscono
t.

di scorgere sino a

vuota, ^|di Atti dell'Acc. delle se. di Torino,

X.XI.X, p.
()

150 e sepg.
1

Xotiii* 1892, p

1.'..

REGIONE

\I.

in

3;i

GRAN SAN HERNARDO

abbia servito per tener appesa uua lucuriui;


e

due lame di coltello a foglia


(1.

di

salice

doppio taglio prolnugantisi


di coltello ad
1.

un manico quasi cilindrico

m.

0,2;3);

duo altre

lame

un taglio solo col eodolo sul prolungamento del lato minore non
e

tagliente,
a.

m. 0,15

0,12; altre lame della stessa forma rotto; un ferro di falcetto

m. 0,125;

la parte superiore di
1.

un altro pi grosso; l'impugnatura


di

di

osso di

un

pugnale o
diminuenti

coltello,

m. 0,075 della figura

quattro piani esagonali sovrapposti e


di ferro;

di

grandezza; un piccolo

manico di osso con dentro un pezzo


fatto parte

un pezzo di osso lavorato,


uno
stilo

che pu aver

dell'impugnatura

di
1.

una lama;

di ferro
di

mollette di bronzo, probabilmente per la depilazione,


il

m. 0,052

una spatola

bronzo per l'unguento od

belletto,

1.

m. 0,076, che mostra aver avuto


a forma di rosone, del
il

un manico di altra materia; im oggetto pure di bronzo, che pu essere stato destinato
al

medesimo uso

un

coperchietto

di

bronzo od ornamento

diametro di m. 0,035; un grosso manico rotto di ferro rivestito di bronzo;


di

manico
;

una casseruola
di

di

bronzo

quello di un vaso con testa di ariete,


longitudinali rilevate,
1.

1.

m. 0,045

ima

maniglia

bronzo con

righe
a.
(a.

a.

m. 0,027,

1.

m. 0,045; una
di

grossa maniglia di ferro

m. 0,15,

m. 0,37; parecchi frammenti


e

ima

sottile

lunga lamina di bronzo

m. 0,08) ripiegata

contenente tilauienti di legno;


;

altri

pezzi di lamine di bronzo, che hanno servito per rivestimenti


di bronzo

una piastra rettangolare

con
;

trafori,

a.

m. 0,041,

1.

m. 0,085; chiodetti

di bronzo; altri pezzi dello

stesso metallo

parecchi pezzi di catene di ferro con anelli a forma di 8, pi o


;

meno

lunghi

pi o meno aperti sul mezzo


arnesi
di

sette chiavi di ferro di varia

forma

e gros-

sezza; alcuni
lastre,

ferro guasti
;

o di uso ignoto; ganci,


di

grossi

anelli,

pezzi di
dif-

chiodi pure di ferro


di

frammenti di anfore, di vasi


e
fina, tra

forma

grandezza

ferenti

terra

cotta
riflessi

grossolana

questi ultimi qualche pezzo con bella

vernice nera di
rilievo,
il

argentini ed altri con vernice corallina, talvolta con lavori in


l>ollo
:

fondo di un vasettino pure a vernice corallina e col

ARRI

di

cui altro

esempio

si

ha nella Narbonese

(');

un

altro

col

bollo

in

impronta

di piede:

OF MERC

esso pure noto nella Narbonese, nella Spagna, nel

Piemonte

(-)

un terzo con

le lettere

2AM

(')

C. I. L. XII,

II.

568G, 7G.
C257, 110; XII,
p.
11.

()

Op.

cit.,

II,

11.

5G8G, 582; Atti della Soc. di nrrheolotjia e belle arti

per

la prov.

di

Torino, T. V,

11

il.

n.

.1.

GRAN SAN BERNARDO

40

REGIONE

XI.

una lainpaiia

tttik'

rotta col uoiue

POTIDES
frammenti
di
bottifflie,

coppe od

altri

vasi

di

vetro,

fra cui di

un vaso di vetro

j,'iallo

con ornamenti bianchi


di

e di

un vaso turchino parimente con ornamenti bianchi, un pezzo

vaso di vetro bianco, su cui inciso un pesce a sinistra u sotto:

le lettere

minori sono alte min. 4 le maggiori

mm.

L'i.

Nei frammenti raccolti di tegoli con

bolli, oltre

a quelli gi noti, trovossi in due

l> C- CASSI <l

intiero

nell'uno,
gi;\

rotto
si

null'altro.

Il

sigillo

nuovo

per

il

pian dv Jupiter

per

nell'Ospizio

conservava un pezzo di tegola con questo nome, scoperto anni sono


nel

sul versante elvetico,

luogo detto

le

fond de

la

Combe.

Nuovi sono pure

se-

guenti, che ci pervennero rotti:

con lettere alte 34 millimetri

dove l'ultima lettera e bene distinta e la forma di essa e delle altre non permette
di crederlo parto del sigillo;

l>

PVBL'C
Un
pezzo di tegolo reca
il

ovvio sui tegoli del Gran San Bernardo.

bollo:

fl-P-N"!

un altra l'avanzo:

REGIONE

XI.

rettificare

41

GRAN SAN BERNARDO

che

ci

fanno

quello

scoperto precedentemente, per

meno buona

conserva-

zione letto ('):

I>|l-p-nivp[<

Vi

dunque uu cognome principiante per Nijmp.

Notiamo ancora

fra

il

materiale laterizio dissepolto tre frammenti di antefisse.

Non poche
l'elenco
:

furono le monete, rinvenute quasi tutte in terra gi smossa. Eccone

Galliche.
1 (pot. gr.

1,97). Tipo

come

in

Von Duhn
tav.
n.

Ferrer,
nelle

Le monete galliche

del

medagliere dell'Ospizio del Gran San Bernardo,


scienze di Torino, serie 2^,
volta a d.
t.

Mera, della R.
sin.

Acc

delle
ri-

XLI,

I,

2.

^.

Cervo a

con la testa

(Von Duhn
gr.

e Ferrer, p.

342,
s.

n.

21).

2
I?l.

(pot.

4,35). Testa barbara a


s.

con diadema di due fascie molto oblique.

Cavallo geometrico a
n.

con le

gambe

ripiegate e la coda a forma di S

(Von Duhn

e Ferrer,

36).
2,8.5).

(pot. gr.
(br.
gr.

Altra simile.

2,92).
s.

REMO.

Tre busti accollati a


e Ferrer, n.

s.

l!.

[RE]MO.

Vittoria in una

biga in corsa a

(Von Duhn

59).

(br.

gr.

2,86). Altra simile, nel diritto e nel rovescio

[RE]MO.

6 (br. gr. 1,98). Altra simile, nel diritto


7 (pot. gr 2,12).
dirterenza che

[REMO]

nel rovescio
le teste
1{).

REMO.

Due

teste

imberbi

addossate

come

di

Giano, con la

una
e

in senso diritto e l'altra capovolta

[AIAoYIN]. Cinghiale

s.

(Von Duhn

Ferrer, n. 63).

Romane.
8 9
(br.

gr.

42,20). Asse (con un buco nel mezzo).


16,70). Asse.

(br.

gr.

10-12

(br.).

Tre assi tagliati per met.

13
14

(arg.).
(id.).
t.

Vittoriato.

Denario di Lucio Valerio Aciscolo (Babelon,


II,

Descr. des monn. de la

rp. rom.,

p.

519,

n.

18).

15

(br.

med.). Ottaviano ed Agrippa,


ed.
t. I,

coniata
n.

Nemaimis (Cohen, Descr. des

monn. de l'Emp. rom., 2^


16-17
18-20
(id.).

p.

179,

10).

Altre due tagliate per met.

(arg.).

Augusto (Cohen,

t. t.

I,
I.

p.
p.

69,
94,

n. n.

43).

21-34
35-37

(br.
(id.).

med.). Td. (Cohen,

228).

Altre tre tagliate per met.

(')

Notizie 1SP2,

p.

11:5.

Cl.ASSB DI sciKNZi'. MORALI ucc.

Memorik

Voi.

II,

Sode

5',

parte 2*.

fi

GRAN SAN BERNARDO


38-41

t.

12

05, n. 237).

REGIONE

XI.

(id.).

Augusto (Cohen,
t.

I,

p.
n.

42 43

(id.).

Id. (Cohen,

I,

p.
t.

9t).
I.

244).
111.
u.

(br.

picc). Id. (Cohen,


<rr.).

p.

352).

U
48

(br.

Id. (Cobon.

t.

I.

p.
t.

ll'.i,
I,

n,

407).
n. n.
42.")).

45-47
(br.

(br.

picc). Id. (Cohen,


t.

122,

med.). Id. (Cohen,


Id. (Cohen,
Id.
t.

I,

p.

124,

437).

49

(id.).

I,

p.

125, n. 440).
di

5U-.M
zione del n.

(id.).
.")04

Due moneto, entrambe


t.

fabbrica barbara,

ma

diversa (imit;v-

Cohen,

I,

p.
t.

137).
I.

52

(id.).

Augusto (Cohen,
Monetarii

p.

:'.'..

n.

.Jl')).

53-55

(id.).

di Augu.sto irriconoscibili.

5fi-57 (id.). Altre due tajjliate por met;\.

58-59
60-61

(br.
(br.

picc). Monetarii di Augusto irriconoscibili.

med.). Marco Agrippa (Cohen,

t.

I.

p.

17.').

n.

3).

62
63

(id.).
s.

Id.

rostrata a

l(.

[M- AGRIPPjA LFCOSIII. Testa ROM ET AVG. Altare di Lione (')


t.

di

Agrippa con

la corona

(id.). (ib.).

Tiberio (Cohen,
Id. (Cohen,
t.

I,

p.

191, n. 14).
n.

64
65

I. I,
t.

p.

191,

18).

(id.). Id. (Cohen, (id.).

t.

p.
I.

192, n. 24-26).
p.

66-69
70-71

Id.

(Cohen,

193, n. 37).

(id.).

Due monete

logore di Tiberio.
t.

72

(id.).

Augusto

Tiberio (Cohen,

I,

p.

95, n. 240,

oppure

p.

193,

n.

31

34
73 74

37).
(id.).
(id.).

Druse giuniore (Cohen,


Antonia (Cohen,
t.

t.

I,

p. n.

217.
6).

n.

2).

I,

p.
t.

223,
I,

75-76 77

(id.).

Germanico (Cohen,
(Cohen,
t.

p.

224,

n.

1).

(id.).

Id.

I,

p.

226,

n.

8).

78

(id.).

Moneta logora
(Cohen,

di

Germanico.
t.

79-80
81

(id.).

Caligola (Cohen,
t.

I,

p.

240,

n.

27-29).

(id.).

Id.

I.

p.

240,
t.

n.
p.

28-29).

82-83

(id.).

Claudio (Cohen,
(Cohen,
Id.
t.

I,

250,
47).
n.

n.

1).

84
88

(id.).

Id.

I,
t.

p.
I,

254,
p.
t.

n.

85-87
(br. (br.

(id.).

(Cohen,

257,
I.

84).
n.

picc). Nerone (Cohen,

p.

J'.'l.

]>.\).
u.
2iiii-\):>),

89 90
91

med). Id. (Cohen,

t.

I.
t.

p.
I,

298
p-

seg.,
n.

(id.).

Vespasiano (Cohen,
Id.

369,
n.

13).
p.

(arg.).
(id.).
(id.).

(Cohen, (Cohen,
t.

t.

I, I, I,
I,

p.
p.

376, 377,
384,

102 o
125).

377

n.

125).

92 93
<J4

Id.

n.

Id. (Cohen,
Id.

t. t.

p.

n.
n.

222).

(id.). (id.).

(Cohen,

p.
p.

395, 401,

364

o 365).

95

Id. (Cohen,

t.

I,

n.

432).

(')

Credo 8cono8cin1a questa moneta

Ji Agrijiiia ibrida, al iari dei n.

2 C.dun,

t.

I.

\k 17.5.

REGIONE

XI.

med.). Tito (Cohen,


Id.
t.

43

n.

GRAN SAN BERNARDO

96
97

(br.

I,

p.

420,
n.
p. n.

4).

(arg.).

(Cohen,

t.

I,

p.

452,
t. 1,

272).

98

(br.

gr.)

Domiziano (Cohen,
(Cohen,
t.

498,
412).

n.

314-316).

99 (arg).
100-101 102
(br. (br.
(id.).

Id.
(br. gr.)

I,

p.

505,

med.) Due monete logore di Domiziano.

Adriano

(?).

103

med.). Moneta logora di Antonino Pio.

104
105 106 107

Marco Aurelio (Cohen,


Id.

t.

Ili,

p.

lo. n.

109).

(id.).

(Cohen,
Id.

t.

Ili,
t.

p.

39, n. 78).
p.

(br. gr.).
(arg.).

(Cohen,

Ili,

57, n. 564).

Moneta logora

di

Marco Aurelio.
t.

108 109
110

(br. (br. (br.

gr.).

Faustina giuniore (Cohen,


t.

Ili, p.
n.

143,

n.

96).
n.

med.). Id. (Cohen,


gr.).

Ili,

p.

146,

123, o p. 147,

130).

Moneta logora

del secolo I o del II.

111-144
145

(br.

med.). Trentaquattro monete logore del secolo I o del II.

(br. gr.). (br.


gr.).

Moneta logora del


(Cohen,

secolo II o del III.


t.

146
147

Severo Alessandro (Cohen,


t.

IV, p. 432,

n.

305).

(arg.).
(id.).
(id.).

Id.

IV,

p.

444,

n.

429).

148
149

Id. (Cohen,

t.

IV, p. 459,
t.

n.

563).
p.

Filippo seniore (Cohen,

V,
t.

98, n. 33).
p. n.
n.

150
151

(id.).
(id.).

Valeriane seniore (Cohen,


Gallieno (Cohen,
picc).
Id.
t.
t.

V,

303,
173).

n.

57).

V, p. 363,
V,
p.

152

(br.
(id.).

(Cohen,

400,

617).

153

Moneta logora

di Gallieno.
t.

154
163
168 169
p.

(id.).

Claudio Gotico (Cohen,


(id.).

VI, p. 135,

n.

50).

155-162
(br.

Otto monete logore del tempo di Gallieno e di Claudio

Gotico.

picc).
(id.).

Moneta logora

di Crispo.
figli.

164-167
(id.).

Quattro monete logore del tempo di Costantino e dei


di

Moneta logora
med.).

Magnenzio.
I

(br.
n.

Valentiniano

Valente

(Cohen,

t.

VIII,

p.

88,

n.

12

103,

11).

170

(id.).

Graziano (Cohen,
(br.

t.

VIII,

p.

130, n. 30).

171-174

picc). Quattro

monete logore del secolo IV.


que.sti si

Negli scavi precedenti ed in


vini,
elle

rinvennero non pochi ossi di animali bo-

ovini,

suini; due grosse e lunghe corna appartengono ad

un bovino

di

una

razza,

tuttora esiste,

ma

non pi
ed
il

in quei

monti,
:

dai quali disparvero pure,

ma

non da

tempo remotissimo,
una mandibola
ed un pezzo
di di

l'orso

cinghiale

trovaronsi molti denti di questa fiera ed


si

quella.

Di ossa umane

riconobbero due mandibole, due parietali


?

occipite.

qual tempo rimontano

Fra
ninna
vi

le

cose

scoperte

da noi

dai

nostri

piedecessori
si

sul

pian de

Jupiter

ha, salvo Io

moneto

galliclie,

la quale

possa assegnare con certezza ad

et preromana. I

fittili

rozzamente lavorati possono benissimo essere prodotti di grosofficine,

solana industria locale, contemporanea alle perfezionate

donde uscirono quegli

GRAN SAN BERNARDO

il

14

REGIONE

XI.

altri,

di cui

trovainiiio copiosi avanzi.

Negli strumenti, nello armi, negli ornamenti


resto, nulla si prosenta

della persona, in una paiola in t\ilto

con impronta
il

di un'in-

dustria anteriore ai tempi imperiali,


sione,

ai

cui

ini/i
(').
il

rimontano

santuario e hi man-

com
{-),

lavori stradali del


po' pi

monte Penino
era

Per

esso,

non ostante l'aspro camnel

mino
l'ra

un

frequente
lo

divenuto

passaggio

primo secolo avanti


por la sicuro/./a

volgare,

come attestano

di.>iposi/ioiii

dato da Cesare nel -u

di esso (') e le

moneto galliche

colassi! dissepolte (').

E
il

assai probabile che

prima
doveva
della

delle

romane non

esiste.ssero costruzioni sul


si

colle: per

culto di Penino

{')

bastare la rupe, intorno a cui

scoprirono in copia monete galliche con


le lo

nummi

repubblica romana

(").

Fra

le

cose votivo, anche fra

tabelle,

pi abbondanti sono
secolo, spe-

quelle di bel lavoro, conio in maggior

numero sono
delle

monete del primo

cialmente dei Giulii


tgli

dei Claudii,

ultime

romane quelle

di Teodosio e dei

c).
Il

tempio ha

sofferto

una profanazione attestata dagli oggetti votivi spesso vio-

(I)

Probabilmente

cuiiiiiiciat

subtu

di>|iii

la coiiijuista del paese


fatti d(.])o la

dei Salassi e la

fondazione

di

Augusta Practoria
il

(2.')

av.

C). Anche ammettendoli

conquista della Kczia (15 av. C.)


t.

ed

principio delle guerre gerraauichc

(Mommsen, Rm. Geschichte,

V, p. 18),

il

ritardo di

poco tempo.
()
(3)

Cf. Strabonc, IV, 0, 7, p. 205.

Rell. Gali, HI, 1.

(*)

Le monete galliche

del

Gran San Bernardo

descritte

nel catalogo fatto insieme col eh.


t.

Von Dahn (Mcm.

della R. Acc. delle sciense di 'forino, serie 2*


le

XLI,

p.

331

e segg.), nel

quale

sono comprese anche

poche trovate nel 1890, ammontano a 418. Negli scavi dogli anni seguenti da aggiungere un piccolo numero
di altre,

se ne rinvennero 74, e vi

che

ci

erano rimaste ignote,

quando compiemmn
(5)

il

nostro lavoro.

Cf

Livio, X.VXI, 28.

1)

Notizie, 1802, pag. 64 e sgg.

P)

peccato che non tutte

le

moneto romane scoperto


uno specchietto

al

pian de Jupiter

si

trovino

nel-

l'Ospizio e che quelle, che vi esistono, non siano state distinte dai

nummi

di straniera provenienza.

Mi
il

6 sembrato

non

inutile

riunire:

in

gruppi delle monete romane esistenti nel


si

medagliuro dell'Ospizio prima dei nostri scavi, per la maggior parte delle quali

pu presumere

rinvonimento

al

pian de Jupiter (ho escluso quelle, della cui origine diversa ho avuto sicura
i

informazione e separato

gruppi delle monete fornito dai nostri scavi):


scoperte prima
degli ultimi scavi

scoperte negli

Repubblica romana.
Imperatori
(iiulii

130

e Claudii

.... ....

305
Gii

Da Galba Da Nerva Da Da Da Da

a Domiziano
a

Commodo
dei
sec. I-II

134

Irricunoscibili

l'ertinace a Valeriano

137
141

Gallieno a Carino

Diocleziano a Gioviano
Valenliniano
I

....
di

252
67 1322

ai

figli

Teodosio
Totale

303

1625

REGIONE

XI.

gli
editz

come
le

GRAN SAN BERNARDO

lenteraente infranti, spesso scagliati lontano,

belle statuette

e le altre cose

ricavate dallo stagno:

della mansione
la

furono consumati

da un incendio.

La

devastazione
?

del santuario

rovina

della mansione avvennero nel


la

medesimo

tempo

Ovvero quello fu violato


si

prima, quando trionf


e

religione di Cristo, e la

mansione
santi
del,

conserv
?

sotto

Burgundii

poi sotto

Franchi padroni dei due ver:

monte

queste domande
(')

non possiamo rispondere

solo a cagione delle

monete caroliugiche

ci

dato sia

supporre col un ricovero, almeno nel secolo

IX

(-).

Siasi conservata la mansione,

caduta

e poi

risorta

pi tardi, certo che (vero-

similmente per

le

devastazioni,

di cui quei
il

monti furono teatro nel secolo

per opera

dei Saraceni annidati nel Vallese)

luogo ora deserto quando San Bernardo di Menlhon


la

nel secolo

XI

(^)

venne a fondarvi

sua

casa

ospitale

ad

un mezzo chilometro

dall'antica stazione e dall'altra parte del lago, che occupa la

sommit del
(^).

colle,

ado-

perando per tale costruzione


ci

le

pietre della

mansione

del tempio
,

questo poi

sembra accenni

il

cronista della Novalesa (secolo XI)


nel

allorch, a proposito della

discesa di Carlomaguo
pietre riquadrate

773 parla

di

un tempio sul Monginevro costrutto con


('').

congiimte con ferro e piombo


per l'Alpe Penina

Carlomagno non valic

il

Mon-

ginevro,

ma

il

Cenisio;

pass con parte dell'esercito lo zio Ber-

ci)

I^oHzie 1889,

p.

393; 1890,

p.

805; 1892,

p.

77.
:

Fra

gli altri og<;etti

qualcuno pu essere dei primi secoli del medio evo


si

non ve n'ha per

di quelli, in cui
(-)

indubbiamente

palesi l'industria delle genti barbariche.

Non parliamo

di un monastero,

parendoci infondate

le

notizie, che vuoisi

lo

concernano.
u

Esse

si

riducono a quella di un

Vultgarius abbas ex monasterio quod est situm in monte lovis


et

circa l'anno 820

[Formuae Merovingici
" clericus

KaroUni

aeoi, ed. Zeumer, Hannoverae, 188G, p. .321);

a quella di nn

nomine Benedictus, ipsius

loci (cio del

monte Giove) aedituus monte lovis


al fratello
il

neir826

{Ada Sanctorum,
(Ann. Berlin.,
a.

ian.

t.

U,

p.

284) ed

all'

hospitale quod est in


fatta

escluso dalla ces-

sione dei contadi di Ginevra, Losanna e Sion


859).

da Lotario II

Ludovico II nell'SSD
S.

Ma
n

d'altra parte

si

ricorda neir842 o 849 aug.


t.

"

monasterium

Petri quod

ad radicera mentis situm est"


s.

Ada Sandorum,
doc. piillis
in

III.p. 613),

un

Hartmannus elemosinarius
VI);
1'

P(etri)

montis lovis

verso r851 (Cartulaire


et

du chapicre de Notre Dame de Lausanne, LauSoc. d'hist. de la Suisse romanie.


rei.
t.

sanne, 1846, p. 8 in

Mcm.

par

la

ab-

batiara montis lovensis Sancti Petri


t.

una carta del 1011 (Grmaud, Doc.


primi sopra

Vhist. du Vallais,

(XXIX

dei ]\Im. de la Soc. de la Suisse rom.), p. 54). Questi testi spettano ad


al

un monastero

a Bourg-Saint-Pierrc,
Vhospitale
. .

quale pure sono da riferire

citati.

Notisi la esclusione dcl-

in

monte lovis dalla cessione

del contado di Sion. In questo trovavasi Bourg-Sainl-Pierre,


al territorio

ma
J.

non
(')

il

pian de Jupiler, che ha dovuto sempre appartenere

di Aosta.

A.

Non nel precedente, come comunemente si creduto. Vedasi il recente studio di monsignor Due, vescovo di Aosta, A quelle date est mort Saint-Bernard de Menthon ? (voL XXXI della
(*) Il

Miscellanea di storia italiana).


racconto del culto idolatrico rinato in quei luoghi e della statua di Giove distrutta dal

santo non appartiene che alla leggenda.


fatte narrazioni
di e

La

vita di

San Bernardo, piena

di favole,

che contiene

va sotto

il

nome
t.

di

Riccardo di Val d'Iscra, successore a


1077) compilazione tarda
e

lui nell'arcidiaconato

Aosta
{^)

(Ada Sanctorum,
li

iunii

II, p.

senza valore.

In niontem (ieminum ... in quo olim templum ad honorem cuiusdam Caco doo, scilicet
quadris
.

" lovis,
"

e.x

lapidibus

plumbo

et

ferro valde
III,
7.

conncxis, niirae pulchritudinis

quondam con-

structum fucrat

Chron. Novuliciense,

GRAN SAX BERSARDO


Non pu

una confusione

4(1

REGIONE

XI.

nardo

(').

darsi

fra

due personaggi, un errore


di

nel

nomo

del monte,

ma

in

pari

tempo un ricordo del santuario


al

Penino

(-) ?

circa

due chilometri prima di giungere


l.')00

pian de Jupitcr, sopra un altopiano

della superficie di un

metri quadrati, sorge una casa, chiamata la Cantina di


di

Fontiales, la quale serve

come luogo

riposo ed all'uopo di rifugio per coloro, che


fu costrutta uel
(^).

salgono
quivi
fin

il

versante italiano del monte.


dalla

La casa odierna
canonico

I8:i5;

ma

met del
di

secolo

XIII esisteva
il

un piccolo ospizio

Trovansi sparsi

sul suolo rottami


periale.

tegoli

romani:

Lugon

vi

raccolse

una moneta im-

Queste traccio di una casa antica destinata


dussero a farvi saggi
di

al

medesimo scopo

dell'attuale

in'

in-

scavo,

nei

quali

si

scoprirono molti pezzi di tegoli, di cui

imo

col bollo:

RP- A
un altro con:

resto del sigillo Ilijlae,

uno

col

nonio:

l> P

V B L' C

<
due sono di terra gialla; mentre

un

altro con

avanzo del medesimo

bollo:

questi

quelli con uguale impronta scoperti al

pian de

Jtipiter sono di terra rossa.


fittili

Rinvenimmo

poi una
fina

certa quantit di framiiieuti di vasi

grossi e piccoli, qualcuno di terra

con vernice corallina, e di vasi di vetro, chiodi e carbone, che mostra la distru-

zione di quesf appendice della mansione


editzi

romana

essere avvenuta

come quella
muri
:

dogli
forse

principali.

saggi di scavo non


nella

mi condussero

allo scoprimento di

la casa

romana era

medesima area

della moderna.

(') (*)

Einardo, Ann.,

a.

77:5

Nel 1881

si

scoprironci iivanzi antichi sul Monu'inevro,


al

ove

si

sa esisteva una stazione rot'pi(/r.,

mana. Si suppose appartenessero


p.

tempio menzionato dalla cronaca novaliciensc (Bull

1882,

47)

ed

io stesso ricordai

si

fatta identificazione,
t.

descrivendo la strada di questo monte (Mem.


]>.

della R. Are. delle sciente di Torino, serie 2*

XXXVIII,

441).

Ma

la notizia del ritrovamento,

che fu pubblicata
per
la

molto scarsa; n

si

fece un'estesa esplorazione, la quiile sarebbe impresa utile

scienza e lodevole per la Francia, sul cui territorio avvenne la scoperta.


poi in quale

Non sappiamo

misura materiali degli

editzi

del

pian de Jupiter abbiano servito


le

alla primitiva costruzione dell'Ospizio,

n so di l se ne trassero ancora per

ricostruzioni e le

ampliazioni successive.
nil
l'j.'iS,

Ho

trovato

conti delle spese per la rifabbric.izione di

una parte

di esso

dopo un incendio:

non

vi

per cenno alcuno su trasporti

di

materiali

dal pian de

Jupiter.
(')

Martfuerett.iz, /l''ie/n
.Socict'i

hpilaux
di

du vai d'Aoste, Aoste, l^'O,


di
.\osta).

p,

s^ri,'-

"'"'r.

dal 7

Bullettin della

Accademica

.SantWnselmo

REGIONE

VI.

47

FOSSOMBRONE, ASSISI

N
sono
le forni

risnltamento pi soddisfacente ebbero gli scavi, che per cura dell'Ospizio

si

latti

ad un chilometro e mozzo da esso sul versante elvetico,


i

in

un luogo detto

de la Combe. ove

pezzi di pietre e di tegoli sul terreno attestano l'antica

esistenza di un edificio,

anche esso

dipendenza della mansione in

summo

Poeniao.

In questo luogo
chi scende dalla

si

osservano avanzi della strada scavata nella roccia, e a destra di


colle si

sommit del

vede intagliato nella rupe un piccolo condotto

per avere l'acqua da uu ruscello

circa

dugento metri di distanza: se ne possono

seguire le traccie per tratti assai lunghi.

Nell'escavazione quivi fatta dal canonico Lugon,


altri superiori

come monsignor prevosto


le

gli
i

dell'Ospizio,

sempre disposto a favorire


frammenti
di
tegoli,

nostre

esplorazioni ed

nostri lavori, si trovarono

di cui

due di terra rossa con

resti

del sigillo:

I>|PVBL'C
una fibula
di bronzo

<l

ad arco ed a cerniera mancante dell'ardiglione, alta m. 0,025,


(?)

larga m. 0,035; un peso

di pietra nera circolare (gr.

146); una moneta di Augusto


p.

(Cohen, 2*

ed.,

t.

I,

p. 95, n.

237); una di Agrippa

(ibid.,

175,

n.

3); una irrico-

noscibile dei tempi di Tiberio con la contromarca impressa due volte:

IMP///////

frammenti di vasellame cretaceo

e vitreo,

chiodi ed altri pezzi di ferro.

E.

Ferrer.

Regione VI (UMBRIA).
II.

FOSSOMBRONE

Di una statuetta di bronco scoperta fuori


non
di

la

citta.

Nella localit detta Culla,

lungi

dal

mulino

dello

stesso

nome, apparte-

nente alla signora Teresa Cesarini

Fossombrone, posto sul monte Cesana, a nord

della citt, un contadino, atterrando un albero, rinvenne una statuetta di bronzo votiva

rappresentante una

divinit muliebre.

alta

m. 0,07, e raffigura una donna


destra.

avvolta in lungo manto con una patera nella


tratta stringe qualche cosa di indistinto.

mano

Colla sinistra molto con-

A. Vernarecci.

III.
Il

ASSISI

alto

Rilievo sepolcrale scoperto nel territorio del comune.


del

sig.
s.

Francesco

Bianco,

facendo

eseguire

lavori

agricoli

nel

suo

fondo

presso

Potente, scopri un cippo di travertino, largo inferiormente


;

m. 0,61,

supe-

riormente m. 0,5!

m. 0,GO,

e dello

spessore di metri 0,39. Nel piano superiore

CAPOLONA

ni.

48

lato, profondi

REGIONE

VII.

sono due incavi a base qnailrata, di


essere destinati per le ceneri di
rilievi di

0.20 di

m.
da

(K't,

che dovevano
con

due defunti; erano chiusi

coperchio ornato
in.
il

due

pelte.

Nel prospetto, entro campo rettangolare, largo m. 0,45, alto

0,35,

rappresentato

in bassorilievo un
nell'attiUidiui'

uomo adagiato

su di un letto, poggiando

gomito
defunti

sinistro sul guaciale,

con cui sono raftigurati

quasi

sempre

sui coperdii

delle urne etrusche nel territorio volterrano, nel perugino e nel chiusino.
la destra

Regge con
destra un
i

un oggetto rotondo,
stesso letto siede
lo

ed

Iia

la

sinistra

sopra una patera

(?).

Presso di

lui, nello

una donna coperta

di velo,
il

reggendo con la

bambino ignudo che

sta ritto innanzi.

La donna ed
il

bambino posano

piedi sopra uno sgabello, che alla sua volta posato sopra

suppedaneo.

Nel campo tra

lo

ligure

pendono due

festoni.

A. Brizi.

RAGIONE VII {BTRURIA).


IV.
Are:::o.

CAl'OLONA

.\ra:

di.

un'antica

via

a poca disianza da

Nel parlare dell'antica

figulina di

Publio Telilo, stabilita


si

al

ponte a Buriano

sull'Arno Notiiie 1803, p. 138), accennava che di quivi

dipartivano o diramavano
Firenze, e l'altra
ri-

due

vie,

sulla destra dell'Arno, seguendone l'una


il

il

corso verso

salendolo verso

Casentino. Ora

venuta nuova occasione di parlare specialmente di


ne riinane ricordo o traccia alcuna: se non

questa, e ne profitto volentieri, perch non

che vi sono elementi invero scarsi per segnarla e seguirla con qualche sicurezza.

La strada antichissima da Arezzo giungeva

al

ponte a Buriano passando da Gail

lognono, che poi fu costituita Pieve ora distrutta. Alla riva opposta presso

ponte.

Publio Telilo stabil la fabbrica dei vasi rossi a rilievo incirca ai tempi di Siila: ne venne
Publio Cornelio
e

se ne

impossessava, seguitando

lavorarci con gli stessi operai.

Ma

cess presto, che la fabbrica fu trasferita con loro a Cincelli a


via,

meno

di

un chi-

lometro di distanza sopra la

che risaliva
e sul

il

corso dell'Arno.

La quale

via aveva

suo principio proprio dal ponte,

bivio

era un' edicola


si

edificata probabilmente

con due sole colonne dinanzi, a ordino corinzio, come

vede da un capitello rimasto.


dedicata
ai

Per

la sua posizione
di
l'i

noi

possiamo credere che

fosse

Lari

compitali,

com' era
Di
si

costume.
costeggiava
la

collina di Cincelli, chiamata allora

Centum-Cellae, come
e

trae da carte dell'et di mezzo.

Nelle sue falde, e sopra

la via,

rimpotto all'Arno

lavorava Publio Cornelio, certo un liberto di Siila, e venuto colla colonia corneliana
in

Arezzo.

Ma

si

riscontra che prima di lui, o insieme


lo

a lui era ivi un' altra figu-

lina tenuta
di

da Caio Cispio.

propendo a credere

elio

per alcun tempo fossero soci

quell'industria almeno in quel luogo, perch tranne che a Cincelli non s'incontra
vasi
il

nei

nome

di

Cispio,

commisto a quello

di

Publio Cornelio.

Ora che

vi

sia

stata stretta relazione o

comune

interesso fra questo

due famiglio

si

rileva dalla let-

tera di Cicerone al proconsole Quinto Valerio nel raccomandargli un Publio Cornelio,

REGIONE

VII.

qui
G).
tibi
lia^

1'*

dedit,
si

CAPOLONA

dicouilo<,di
iiientatiis in

P. ConK'liu.s,

litterai>

est

mihi a P. Caspio
il

comtempo,

(Famil. XIII,

Dal quale

passo

potrebbe anche rilevare

cui

Moriva la loro tigulina.

Ma
sero in

dopo avere addotti tanti argomenti, che

vasi aretini si fecero, e


a

si

spar-

Roma

nel

mondo romano
Cincelli

dai tempi di Siila


sig.

quelli di Augusto, noi ne

al)biamo oggi un'altra prova manifesta. Il

ing.

Vincenzo Funghini nell'csplorare


di

nuovamente
e tra questi

la figulina di

ha trovato molti avanzi


e
si

quella di P. Cornelio,

una piccola coppa ornata,

segnata

RODO

che apparisce essere degli


orli l'im-

ultimi lavoranti di Publio Cornelio. Vi

vede in giro ripetuta per quattro

pronta di una medaglia colla testa giovanile di Augusto, col

nome AVGVSTVS,
Tutto questo

la

quale medaglia

collocata in

mezzo a due

delfini guizzanti.

relativo

all'assunzione del

nome

di

Augusto due anni dopo

la

vittoria

navale di Azio, avvedelfini.

nuta nel l'anno 723 di Roma, vittoria simboleggiata dai due

Questa data

importantissima per la storia dei vasi aretini, segnando la loro decadenza, per essere gi

scomparse prima della figulina corneliana, quelle della Rasinia, Memmia, Perennia,
e

Tellia,

che produssero le opere pi fine

leggiadre

bassorilievo nei loro vasi

destinati ad onorare le mense.

Poco sopra a Cincelli l'antica


traccie, si biforcava;

via,

della quale

ha

il

Funghini

verificato sicure

l'una seguiva l'Arno, e andava verso la Badia di Capolona, ora


leonis, se
s.

distrutta,

e ridotta,

nome che proviene da Cap/U


si

possiamo prestar fede

alle

carte del mille.

L'altra

dirigeva

alla Pieve

Giovanni.

Fra Cincelli

questa

Pieve
rallini,

si

transita per
si

Casa rossa, dove pare che


ricercata.

fosse un'altra

fabbrica di vasi cos.

che non
il

Alla Pieve, che ha l'aggiunto di


Sulpicia, fanno capo,

Giovanni

in

Sul-

piciano, onde

fondo

fu della famiglia

come era ancora da


di provenienza italica,
di

supporsi, pi vie, delle quali non terremo conto. Quindi la principale scende a un vil-

laggio chiamato Apia,


se

nome che conserva

dall'antico,
in

che
la

non vogliam dire


si

pelasgica, essendo Apia


l

Arcadia

sede

Pelasgi. Sotto

Apia

scorge qualche traccia, e


gli oggetti

presso sono stati trovati dei sepolcri, di cui per


certificare
il

non aver veduto

non ho potuto

tempo: solo mi

capitato

un asse onciale di

Roma

del secolo secondo avanti Cristo.

Da Apia
l'una del

la strada volgeva

alquanto a destra per Busseto. Quivi nel 1654 fudi

rono discoperte due urne cinerarie

marmo

assai eleganti, lo quali erano iscritte:


le quali ora

nome

di

Lucio Valerio Pesto, l'altra di sua moglie Crispinia,


/.

sono nel museo di Firenze (C.


l'arte

Z. XI, 1863, 1864). Sia per la paleografia, sia per


e

appartengono

al

secolo primo dell'impero,

Busseto (Buxetum) era adunque

un fondo della Valeria.

qui non voglio tralasciare


si

come pochi anni


i

fa nella

china

del poggio verso Carbonaia


forse alla villa

rinvenne un grande orcio, che

villani infransero, addetto

romana, o per l'uso dell'orto.


la

Proseguendo

strada incontrasi Casa vecchia, e poi Palazzo


o

(il

nome Palatum
si

come fermata od

osteria,

taverna, frequente nelle auticho vie); e poi

viene sotto

Serboli. In quel tratto, lavorando la terra or fa


tello in

un mese,

si

trov un manico di col-

osso degno di essere descritto,

che ha prto occasione al presente ragio-

namento.
Ci.ASSK DI sciENZic MOiiALi ecc.

IIkmouie

Voi.

II,

Serie S', parte 2*.

CAPOI.ONA

di tre pezzi,

.Mt

ed ha
la

REGIONE

VII.

11

manico

ma

ricon?n"nti

intera

lano^hezza di centi;

metri otto. In

sommo

stato

intagliato

un busto muliebre panneggiato


intrecciati

nel quale

la testa tiene l'acconciatura

alta

di molti capelli

sopra la fronte, simile


le patrizie

a quella che

si

vede nell'imperatrice Sabina: foggia che allora

e le liberte
effigiata

di lei avranno sicuramente usato.

Anzi
il

pi probabile che nel manico sia


:

Sabina

stessa,

uou discostandosene

profilo

poich non solo nelle monete ,ma negli


sovrani d'allora.

oggetti di uso ripetevansi sovente

ritratti dei

Tale ritrovamento ha pure


lungo
presso la via romana:

la
la

sua importanza topografica, indicandoci, che siamo

quale

avanzandosi

lasciava

a sinistra in alto

il

villaggio di

Ves:a,

nome anch'esso

italico,

e luogo ricco di fontane,


a

onde certo non


la

tralasciato dalla primitiva gente,

l'ii

oltre

circa un chilometro
il

dominava

via

vecchia (di cui non rimane adesso segno alcuno)


derivare dalla Dnchin,
si

castello di Bibbiano, che potrebbe

come

dalla Vibia,
il

anzi pi probabilmente da questo: poicli

cangil^

bene

spes.so e in

tempi tardi
o
in

v in

/;.

si

chiama ora Bibbiena, quella

che fu un tempo Vibiena.

etruso

Vi pena.

Inoltre

abbiamo un

riscontro di /?/-

hianum per Vibianum per


in

ascrivere

Bibbiau"

alla

Vibia. che aveva molti possessi

Ktruria.
.V

poca distanza

da

Bilii)iano

il

sig.

Farsetti trov e don

al

Museo pubblico

un'

umetta

colla iscrizione TILI.^E


si

TERTVLLAE. Per
Il

essere le due prime letal

tere corrose ed incerte

potrebbe ]>ensare a Tnliac o TcHac scritte

modo

arcaico:

ma

non convenendoci la paleografia lascio Tiliae.

luogo chiamasi Miglinriiio. forse

da una colonna miliaria, come abbiamo Migliari


fra Civitella e Montevarchi.

in

una diramazione della via Cassia

Di
Belfiori,

l'i

si

andava verso Ponina, luogo etrusco,


in

e poi

sotto

il

prossimo castello di

dove
si

basso lungo la via

si

sono trovati sepolcri del secondo secolo dell'imdi l

pero.
di

Per

frequentava
e

molto prima, essendomi

pervenuto un asse onciale

Roma. Ponina

Belfiore fanno parte del piviere di


di

Vogognano, vale a dire pi-ae-

dinm
si

Vocoiiianum. Al di sopra

questo punto, circa un chilometro sopra Subbiano


il

designa sull'Arno un pont^ antico distrutto, che viene chiamato


via poi lasciato a destra
il

ponte della regina.

La
di

ponte proseguiva tra


e

il

fiume e
si

le colline della

Zenna,

Lorenzano,

di

Talliano.

avanti

di

giungervi
/.
/..

scopriva nella fine del seIl

colo scorso la lapide di

Testimo Vittorino

(/^.

XI, 1893).

tratto che

abbiamo

percorso dal ponte a Buriane, ove era situata la figulina Tellia fino a
circa dieci chilometri, e vi

Talliano

abbiamo sempre
la

riconosciuti fondi posseduti


la Valeria,

da famiglie
la

romane.
Tilia,
la

Prima

l'Abiuia, quindi
la

('omelia, la Sulpicia.

Bcbia.

hi

Voconia,

Laurentia. e la Tallia
effetto della

Questi fondi quasi tutti

fertili

ed ameni

saranno loro pervenuti per


ficile

colonia sillana, ovvero della triumvirale':' Dif-

per ora

il

risolverlo

iu

ogni

modo

apparisce chiaro, che


>;

si

proclam nell'aretine
chiara,
l'Italia

campagne
le

l'editto:

veteres migrati coloni

e per dirla

pi

dopo

funestissime guerre civili

non fu degli italiani

ma

de'

romani.

G. F. Gamurrini.

REGIONE

VII.

">'

CORTONA, MONTERIGGIONI

V.

CORTONA

Di un'urna con iscrizione etrusca, scoperta fuori


rinvenuta, lavorando
fronte

r abitalo.

A
sic.

tre miglia dalla citt di

Cortona

stata

il

terreno del
incisa la

Petti

un'

umetta cineraria

di

travertino,

nella cui

malamente

seguente iscrizione:

Mentre
la di

il

primo verso

chiaro,

Vol.karse,

l'altro incertissimo

per

buchi

qualit della pietra e la pessima scrittura. Importante per

mi sembra
in

il

nome

karse

Cursus, sicuramente italico: dal quale derivarono


e

nomi

tipici di Carseoii
//

Carsoli latino,

di

Carsalae umbro.aggiungendovi

11

suffisso

latino lum,

significante luogo o dimora.

Or questo nome

italico si
il

vede qui divenuto un persofondo e


il

nale etrusco, indizio non lieve, essere la lingua italica

sustrato dell'etrusca,

come per

la nostra la latina.

l'eicia naitts,

Nulla diremo sul nome materno, probabilmente vele hai, essendo comune, italico anch'esso, e pronunciato dagli Etruschi voi e hai.
('),

Gi abbiamo da Dionigi d'Alicarnasso


bavasi la primitiva lingua pelasga.

che

In

Cortona

a suo

tempo ancor

ser-

cio italica, la

vale a dire che quel

dialetto con-

servava maggiori
il

voci

modi

arcaici:

qual cosa viene ancora notata da Plinio


di Citt di Castello
(

giovine,

quando descrive la sua


situato dietro
i

villa nel territorio


(-).

Tifer-

num Tlberlaum)
La

monti di Cortona
l'arcaismo,
e

paleografia

pure

conserva

specialmente
si

la lettera k,

col

di-

stacco inoltre della curva dalla linea retta: la quale forma

riscontra in uno specchio


il

Cortonese,
dichiarativi

che

rappresenta

un uomo che
forse

cavallo

passa

mare, e reca

nomi
Pare

Erkle Pakste,
fosse

Hercules
tarda

Pacifer,

che

va

agli

Elisi.

dunque che

una regione piuttosto

nello svolgimento dell'etrusca civilt.

G. F. Gamurkini.

VI.

MONTERIGGIONI

Di una grande tomba a camera con sarparte della tenuta del Casone di pro-

cofagi, scoperta nella tenuta del Casone.


In un altipiano detto Malacena
facente
priet del sig. Giulio Terrosi, non lungi dalla stazione ferroviaria della Castellina in

Chianti, eseguendosi

soliti

fossati

per una piantagione di


tufo,

viti,

si

rinvenne casual-

mente una tomba famigliare a camera, scavata nel


banchine
riferibile in al giro,
sec.

con un

pilastro centrale e

dalla quale
ITI
a.

si

estrasse
:

una

assai copiosa ed importante suppellettile

C.

Vi sono

Trentacinque urne cinerarie delle quali quattro di alabastro e le altre

di travertino.

(') I,
(-)

20.
I.

Ep. IV,

CORSETO-TARQCISIA

">2

1,07 e larga 0,84,

REGIONE

VII.

Liirna principale,
im-gi^iato
q

alti col coperchio

ni.

di alabastro lu-

oro.

il

bisoma, cio fatto per

le ceneri di

due coniugi. Essi sono aggniiti

pati sul copeidiio dell'urna

come recunibenti
sono
scritti

nel

proprio lotto. Sono

capi fanii^'lia

della

tomba; ed

loro

nomi

in

bei caratteri

nel fronte dell'urna fog-

giata a letto funebre:

mi capra
:

calis'nas'
:

lar!}al

s'epus
(Quattordici

arnSalisla

cursniflx

specchi di bronzo figurati.


oriticeria.
le

Trentaquattro pezzi di
Treutasette
Hai., tav. 48.

monete,

fra

quali due dupondi di Volterra

Garrucci,

Mon.

1).

Quattordici vasi di bronzo di varie forme.

Trenta

pi vasi

verniciati,

detti

etrusco-campani,

co.stitucnti

di

per s una

stupenda collezione, con pezzi unici.


Ventotto
vasi dipinti della
vari

Campania, per

lo

pi krateri a campana.
;

Vi sono inoltre
locali
di

candolabri, armi e molti altri oggetti in ferro

molti vasi

terra gialla di varia forma; stoviglie che io giudico, imitazioni etrusche del
ecc.

genere campano

La

suppellettile

raccolta

tale

e cosilTatta

da potersi costituire con essa un

Museo
Il

particolare.
sig.

Terrosi la fece trasportare di questi di appunto iu Firenze nella sua abi-

tazione per costituiiTi un

Museo

privato. Egli promise di dare al nostro


di

Museo Etrusco
impor-

Centrale una rappresentanza di essa. Dal mio canto promisi


tante scoperta con una

illustrare la

memoria

a parte.

Frattanto

si

sta ripulendo e ristaurando gli

oggetti principali per poterli studiare e descivcre esattamente. L. A. Milani.

VII.

CORNETO-TARQUINIA

Nuove scoperte
il

d antichit nella ne-

cropoli tarquiniese.
Gli scavi in questo anno furono incominciati
alle Arcatelle ed alla

20 gennaio
il

ai

Monterozzi vicino
fulibraio,

tomba

del citaredo
il

(').

Visitandoli

10 el'll

trovai

scoperte soltanto due tombe,

cui contenuto era interessante per diversi rapporti. La


al sepolcro dipinto del

prima

di

esse

una tomba a camera situata vicino


indicato col

fondo Quer-

ciola (-), sepolcro oggi

num.

4. Il tetto

no era franato. Oltre a ci risul-

tava da certi indizi che la camera gih anticamente era stata visitata.

Ma

quella visita
jiarccciii

deve essere stata molto superticiale, giaccii sotto


getti
di

rottami furono trovali

og-

materia preziosa. Tra

tali

oggetti primeggia uno scarabeo intagliato in onice

(')
()

.I/o,

dell' fmt.

VI. VII 79,

Ann. 1863

(uv. d'apg.

p.

:W6-360.
)..

Mon.

deU'Insl. I 33.

I/altrn letteratura relativa ne);li

Ann. ddVInst. 1803

317

iiot.

nani. 3.

REGIONE

VII.

ni.

CORNETO-TARgOlNIA

orientale,

il

cui diametro lungo di


stile arcaico

0,019. L'incisione eseguita con grande finezza


nell'atto di versare

manifesta uno
dell'olio

avanzato.

Vediamo sull'impronta Peleo


s.

da una lekjithos nella mano


il

ed

ai

suoi piedi seduto per terra un giovinetto


il

ignudo,

quale non so se abbia da interpretarsi per

di Peleo.

Quest'ultimo
s.

piccolo Acliille o per uno schiavo


vi

determinato per l'iscrizione 3

31

incisa dietro le

gambe

sta in piedi verso

inchinando alquanto la parte superiore del corpo. L'eroe rap-

presentato ignudo ed imberbe. Egli tiene colla destra una lekylhos a base piana coll'orifizio

diretto ingi verso la


incisi sopra la

mano

s.

protesa. L'olio che ne stilla indicato

mediante

due puntini

palma

della

medesima mano. Attorno


Il

il

collo della Ickijllio

avvolta la correggia

che serviva a .sospenderla.

giovinetto seduto per terra davanti

a Peleo, guarda ins verso quest'ultimo e nell'atto di discorrere protende la sinistra,


dalla cui

palma pendono,

sospesivi con
i

una correggia, un anjballos ed una


rottami otto oggetti di oro,
i

striglie.

Oltre a ci furono

trovati sotto

quali sono: un
il

anello liscio (diametro di luce 0,02; peso 14


sisto le

grammi); un orecchino,

quale conpresso

d'un anello aperto (diam. di luce 0,015; peso


in rilievo;

4^ grammi)

decorato

estremit con strisce parallele

due bottoncini (diam. 0,015) che mo-

strano nel mezzo una rosetta vuota, la quale anticamente fuori di dubbio era empita

con smalto; due

altri

bottoncini rigonfi (diam. 0,012), l'uno dei quali ha una deco-

razione eseguita a puntini d'oro (lavoro a granaglia), mentre l'altro ornato con
tivi

mo-

simili a foglie di vite, staccantisi da


in

un fondo coperto con puntini

di oro;

final-

mente un attaccaglio

forma

di conchiglia {jiecteii)

munito di due anellini per

so-

spenderlo (diam. 0,015).

Di oggetti
manico

di bronzo furono

trovati soltanto

un piede scannellato

di vaso

ed un

(alto 0,13),

che finisce al di sotto in una maschera di Sileno, fornita d'una


stile arcaico

barba cuneiforme, la quale maschera palesa uno

abbastanza avanzato.

Notai inoltre due lekythoi d'alabastro (alte 0,15) ed uno strano oggetto di osso,
il

quale a quanto pare faceva parte

d'un ombrello,

cio

vi

serviva per inserire

le

costerelle.

Esso ha la forma d'un grosso disco (alto 0,03; diam. 0,045), perii quale
Il

passa verticalmente un buco tondo (diam. 0,025).

cerchio

che circonda la parte

superiore di questo buco munito di dieci intacchi


fissarvi le costerelle.

che sembrano adattatissimi per

Mi
Tra

resta di descrivere

vasi

fittili

scoperti nella

medesima camera, cinque


munita

dei

quali sono attici, uno di fabbricazione locale.


i

vasi attici merita speciale attenzione un' olla


dell'orifizio
in

di

due manici obbliqui

(alta 0,18; diam.


tav.

0,225; forma: Furtwaengler


ogni lato mostra la

7?e/"//yier

Vasensammlaag
figure

VI

n.

214), la quale

medesima rappresentanza a
impossibile che vi
('),

nere, eseguita con


di

grande trascuratezza.

Non mi sembra

si tratti
il

un fatto simile a quelli ultimamente accennati dal Klein

che cio

pittore

vascolare, avendo gi incominciato ad eseguire la scena da raffigurarsi, repentinamente


la

cambi

in

una rappresentanza
tale

di

significato diverso.

La pittura ripetuta

in

ogni
:

lato dell'olla,

quale

si

presenta

attualmente,

composta dai motivi seguenti

(')

Jahrhurli

d.-s

arrh. histituts VII (1802)

ji.

12-14

1.

COnXETO-TARyUlNIA

si

.")1

REGIONE

VII.

Nel centro sono

rappr->i'iit;iii

iiuaitio cavalli galoppanti

verso destra. Dietro all'ul-

timo cavallo a sinistra


presa la testa

\ede un peisouajrgio (verso d.), la cui maggiore parte

com-

coperta dai quadrupedi.

Non

se ne travede altro che

il

torace co-

perto da una veste e sul dorso lo scudo (dipinto con colore bianco) quadrangolare e
rigonfio, caratteristico

per gli aurighi. Nel


simile

campo

dietro a questo personaggio dipinto


il

con colore rosso un oggetto

ad una

spada,

quale non sta in alcuna relad.,

zione col resto della rappresentanza. Davanti ai cavalli procede velocemente verso

ma

rivolgendo la testa indietro,

una donna

riconoscibile

come

tale per la carna-

gione bianca

vestita

con alto berretto aguzzo e con un corto e stretto chitone.


le

Essa priva di qualunque arma,


tezza della vita.
rinchiusa
11

braccia sono incurvate e

le

mani congiunte
Tale

all'al-

Una

simile figura procede

dietro ai cavalli (vereo d.).


il

scena

da due Sfingi sedute, ognuna delle quali guarda verso


rappresentando donne vestite
col

vicino manico.

pittore,

costume

scitico,
fa

certamente ha voluto
specie che le vergini

ralliguraro

Amazzoni.

Ma
si
il

accettata questa interpretazione,

guerriere sono prive di armi e che anche l'insieme della scena


nei

non
In

trova riscontro
tali

monumenti

quali

riferiscono

ai
il

miti

delle

Amazzoni.

condizioni

spontaneamente sorge

pensiero che

pittore originariamente

avesse voluto espriin

mere

un altro soggetto. La quale supposizione trova conferma

due

fatti.

In primo

luogo dall'anca di una delle Amazzoni sporge

un oggetto dipinto di rosso-brunastro


il

che rassomiglia ad una coda da cavallo. In secondo luogo un'altra Amazzone ha


volto sproporzionatamente lungo,
ci

che suscita l'inpressione aver


la

il

pittore coperfo

un volto barbuto col colore bianco tipico per

carnagione femminile. Per essere breve,

sembra possibile che

il

pittore in principio abbia avuto l'intenzione di rappresentare

un soggetto molto comime


preceduto
e

nella

pittura

vascolare, cio

Bacco montato sul cocchio,


cos'i

seguito da un Sileno, e che poi abbia trasformato

fatto soggetto

in

una scena
(ili

riferibile alle

Amazzoni.
trovati

altri

vasi

attici

nella

medesima tomba sono

seguenti:

Un

or-

cietto linamente lavorato (alto 0.045), decorato sul recipiente piatto colla figura rossa

d'un delfino (verso

s.).

Un

vaso (alto 0.1 la) informa

di

IcpitUtams (non eguale

ma

simile a Furtwaengler tav. VII n. 338) con un ornato rosso a schacchi che gira attorno
la parte

superiore del recipiente.

Una

tazza (alta 0,07; diam. O.l.'i).


sopra

il

cui

reci-

piente

circondato da una zona di palmette nere


il

fondo giallo.
del

Un'anforetta
recipiente con

(altau.lT) decorata sotto

collo ed attorno la parte pi gonfia

palmette impresse e coperta di tni.ssima vernice nera.


Il

vaso di fabbricazione locale, trovato nella medesima tomba, lavorato in buc-

chero grigio scuro. Esso consiste in un cerchio (diam. di luco 0,07). sul quale in distanze

simmetriche sono imposte


contenere
Il
il

tre

ollette (alte 0,M8.')).

Sembra aver

servito a tavola

per

sale e due altre spezie.


fra
il

29 febbraio a nord degli stradali che trovansi


scoperta una tomba a pozzo, nella quale
la
il

Tiro a segno e

le

Arca-

telle

fu

corredo funebre era rinchiuso in

un grande ziro d'argilla (dolium). Siccome

lastra di pieti-a che copriva lo ziro non


il

chiudeva esattamente, cos della terra


pressione aveva sconvolto in gran parte

si
il

era infiltrata entro

recipiente e colla sua


il

contenuto del dolinm e danneggiato

piede

REGIONE

VII.

0,2), nella fonna


in un'altra

,").)

COKNKTO-TARQUINIA

dfl vaso cenerario in lamina di colore aureo (') postovi nel centro. Tale vaso (alto

in

quanto

conservato

e nella decorazione a sbalzo corrisponde general-

mente ad un esemplare trovato

tomba tarquiniese a
il

pozzo, anche essa provvista

d'un dolium. Quest'ultimo esemplare per,


tav.

quale

riprodotto nei Mon. dell' Inst. voi.


al

XI

LX

n.

.5

(-),

non serviva da urna ceneraria,

ma

apparteneva
gii-evoli

corredo funebre accom-

pagnante, l'urna. Esso munito di due manichi

entro

due fermagli, ognuno

dei quali resta fissato con due chiodi sulla striscia di metallo formante l'orifizio. Sic-

come

sul vaso recentemente trovato in ogni lato della

medesima

striscia si osservano
di

due buchi, cos risulta che anche questo vaso originariamente era fornito
numichi
chio.
e

due simili

fermagli,

quali sono stati levati per poter imporre al recipiente un copere decorato nel centro

Questo coperchio

con una specie d'ombelico, dal quale strisce

rette
feria,

come raggi
tutti

si

dirigono verso una zona di piccoli tondi che gira attorno la periil

questi ornati lavorati a sbalzo. Siccome


recipiente, cos

coperchio

fissato

molto

soli-

damente sul
pere
il

non

si

ancora rischiato di toglierlo per paura di romsi

vaso.

Pu

essere

dunque che entro questo vaso

trovi ancora qualche piccolo

manufatto frammisto alle ceneri.

Ora passo alla descrizione degli oggetti aggruppati attorno all'urna ceneraria. Vi
erano due vasi in lamina di colore aureo, cio una tazza munita d'un manico verticale e
baccellata attorno al recipiente (alta

compreso
(la

il

manico

0,19

diam. 0,19)

(^)

ed un

piatto semplice (alto 0,085; diam. di luce 0,23). Tra le stoviglie notai due esemplari di

fabbricazione locale, lavorati a

mano

nel cos detto bucchero italico, cio

ed im'oUetta, ambedue con manico verticale


diuui. U,()9;
l'olletta alta

prima

alta

compreso
Ma

una tazzetta

(^)

il

manico

U,U6,

0,09, diam. dell'orifizio 0,08).

vi era anche un vaso (alto


il

0,23),

il

quale

lavorato al tornio e perci sembra importato. Esso ha

ed

decorato con ornati

zone

recipiente sferico
rossi sopra fondo

orizzontali, strisce verticali, triangoli

giallastro.

Per

ci che riguarda la

forma

la

tecnica, questo vaso corrisponde con


n.

quello riprodotto nei

Man.

dell' List.

XI

tav.

LIX

18

('),

ma

ne diversifica alquanto

nella disposizione degli ornati.

Sul fondo poi del


notai

doUmn

si

trovarono sparsi molti oggetti di piccole dimensioni. Vi

una fusarola

d'argilla giallo-rossastra a sette faccette,

due grani

cilindrici d'ar-

(')

Per quanto concerne questi vasi

di

lamina metallica del colore medesimo del nostro ottone


(]>.

(Ir.

il

voi.
il

IV dei Monumenti antichi editi dalla R. Accademia dei Lincei, test pubblicato
iirof.

208-22(i).

calivi
e
(li

Barnabei, illustrando

vasi scoperti nelle pi antiche

tombe

delle necropoli di

Narce

Falerii,

ha inserito una Memoria che produce una vera rivoluzione noi nostri

apprezzamenti

sulla tecnica antica.

per amore di brevit dichiaro che d'ora in poi nelle mie relazioni mi servir

sempre
()

delle determinazioni esposte nella


Cf.

Memoria
;

suddetta.

BM.

deWInst. 1883

p.

119

n. 1

A>in. 1S83 p.

289

n.

5.

(3)
(')
('')

Essa rassomiglia all'esemplare riprodotto nei Mon. delVInst.


Simile all'esemplare riprodotto nei
Il

fav.

LX

n. 2.

Mon. deU'Inst XI
Vulci
p.

tav.

LX
I

21-21'.

Gsell Fouillc.i dans la ncropole de


u

.390 not.

attribuisce questo

vaso

alla

categoria degli

exemplaires d'imitation

suppone dunque a quel che paro che essa

sia un'imita-

zione locale d'un vaso importato. Sopra la quisfione, se questi due vasi fossero

lavorati al tornio.

ho domandato un parere
vasi
ili]iinti.

al

sig. Scapjiini, proprietario


ri,>;po.'io

direttore della nota fablirica

cornetana

di

Egli

)ier

ambedue esemplari mi

in

maniera affermativa.

CUKSKTO-TAHylM.NMA

.'ili

IJi

KEOIONE:

VII.

geiito
j,'ialli,

ed

fraiiiincnti Hi pareoolii altri,

quattro perle di vetro azzurro decorato con cerclii


libulo furono trovati dieci

una

stretta spirale di Itronzo (alta 0,U2; diaiii. U.Ol).

esemplari del tipo detto a sani;juisuga, nove dei quali di bronzo, uno d'argento, cinque

esemplari di tipo simile

ma

muniti

in

ogni lato dell'ureo d'una sporgenza


a<l

puntuta,
fibule

tre coll'arco semplice scannellato,

uno

arco semplice

liscio.

In due grandi

a sanguisuga (lunghe U,U7) inserita

una catenella
le

di anelli di

bronzo

in

modo cbo
pende
spalle,

una parte
ingi.

di essa (questa parte

lunga 0,25) riunisce

due

fibule,

mentre

l'altra

Se tliinque queste fibule erano adoperate per


catenella
il

fissare

una veste sopra

le

due

allora la parte della


l'altra

stesa

tra

esse adornava l'orlo superiore della veste,


(').

pendente ingi

busto in

modo

simile all''w/ioc omerico

Sopra parecchio

fibule sono infilati anelli.


tallo.

Quella d'argento

munita d'un anello del medesimo me-

Negli altri esemplari notai soltanto anelli di bronzo. Speciale attenzione merita
fibula di bronzo a sanguisuga, sopra la quale sono infilati tre anelli. L'uno n' molto
Il

ima

piccolo e senz'aggiunta.
vetro,
filo

secondo pi grande (diani. U,U35) ha infilate due perle

di

l'una celeste, l'altra bianca (non tralucida).

Al terzo (diam. 0,02)

fissato

un
che

di bronzo

che avvolge una freccia di pietra focaja.


</ih

Ne
le

risulta

il

fatto interessante
si

le

armi

di pietra

al

tempo,

a cui
la

appartengono

tombe a pozzo,

usavano come
ai

amuleti, e che la superstizione,


nostri
si

quale durante l'epoca classica ed ancora


antichi
(-).

giorni
fino

attacca a quegli oggetti, risalisce fino a tempi tanto

Alla
i

furono trovati anche diversi frammenti di bronzo, in parte muniti di buchi,

quali

frammenti seml)rano provenire da due morsi

di cavallo,

spezzati a bella posta. Vi ap-

jiartengono due rozze teste di cavallo simili a quelle che servono


lavorati nella

come ornato

ai

morsi

prima epoca
(IoIid/

di

ferro (').
vi era

Siccome nel

non

n un rasojo semilunare,
le ceneri

il

quale s'incontra rego-

larmente nelle tombe a pozzo contenenti


vi
si

di uomini, n alcun'arma.

ma

invece

trovarono una fusarola e grani di una o di pi collane, cosi sembra che la tomba

fosse stata di

una donna.
dal
i

Gli scavi continuarono sui Monterozzi

12

febbraio al

12 marzo, nel qual

giorno

mi

vi

recai

nuovamente. Ed

ecco

fatti

principali

che

meritano

di

essere

notati per quest'ultimo periodo dei lavori.

(')

f'f.

lli'Ibi);

Dos homerisfhe Epos

2' ed. p. 268.

Un

vezzo

siinilnieiite atti-ptfiato si

osserva

in

un iiloM
9
n. 1.5.
(*)

di terracotta (.\iihroditc ?) trovato in

una tomba micenea:


souvenirs

'/(/i;i(fp(c (Q/itin).oyixi]

1888

tar.

Cf. C'artailhac

Z. ''</

de pii^rre dans

Irs

et

superslilions populaircs, l'aris

187S.

Bellucci

Catalor/ue d'une coUection d'amulHtes i'alicnnex cnroi/t'e a 'e.rposition de Paris, l'rouso


p.

1889. Heinach dans la Rerue archfologique Z* sino XI (1888)


liner GeseUschaft fr Anlhropoloffie 1803 p.
|>eri<tizionc
.5.58
s^'.

71
il

net. 2.

Verhandluni/en der Bert.ilo

Nell'Italia

pi antico esem|>io di

su-

fino

ad ora era
:

fcmiito
deijli

da un sepolrro ad inumazione scoperto nella necropoli


scavi ISS-I
p. "0,

.\rnoaliIialtri

Veli presBo Uoliii^ia

Xotixie

XV. A
:

tale

esempio fanno

seputo

os-

servati in necropoli cbu coiiten);ono gi vasi dipinti attici

nella necropoli della Certosa di ]!o1of;nn

(Zannoni

Oli scavi della Certosa tav.

XV

n.

C-IO

p. GG), in

quella di Marzabotto (liozzadini

l'Ite-

riori scoperte nella necropoli a Marialiotto p.


loifia

12).

in nirlla di

Tolentino piceno {lM. di paletnoIH??


y. 169).

italiana
(')

VI 1880

p. 1.50),

in quella d't.Inieto

(Ann. dell'Insl.

Goziadini Pe quelijues mors de cheval italiques (Bologna 1875)

pi.

1.

REGIONE

VII.

una tomba a camera


franato.

tl

in.

CORNETO-TARQDINIA

Il

13 febbraio a circa 40 metri dal Tiro a segno ed a settentrione


(limer
2,

di quest'iil-

tinio fa scoperta

larga
in

m.

l,i*0),

con

ingresso
i

rivolto a ponente e con tetto

Era stata spogliata

antico, giacch sotto

rottami non
pani,

si

raccolse altro che parecclii frammenti di vasi

campani

o etrusco-cam-

due

olle decorate con

zone nere

senza dubbio prodotti d'una figulina italica

e tre lebiitho d'argilla grezza.

Pi interessante era
quale fu messa alla
luce

il

contenuto

di

una toinba a

fossa,

coperta con lastre, la

50 metri a settentrione
si

dal suddetto

sepolcro a camera.

Attorno allo scheletro (incombusto)


1)

trovarono

seguenti oggetti:

Un

disco (diam.

m. 0,041) lavorato

in lastra d'oro clie


-

sembra aver

servito
-

da pendaglio ad una collana. La decorazione a sbalzo

un ombelico ed attorno cerchi


1

rassomiglia a quella dell'esemplare riprodotto nelle Notizie 1882 tav. XIII


il

p.

14(3,

quale esemplare proviene da una tomba tarquiniese a pozzo


2, 3)

(').

Due

fibule

di

bronzo,

il

ctii

tipo

si

ravvicina a quello detto a sanguisuga.

Ma

ambedue hanno

in

ogni lato

dell'arco

una sporgenza leggermente puntuta ed

attaccato al canale un disco che serve d'appoggio alla spilla.


4)

Una

figura di

Bes

(alta

m. 0,03) lavorata
pilastrino,
al

in pastiglia verdastra.

Un

foro pra-

ticato nell'estremit

superiore

del

quale

questa figura

appoggiata,
fare con

prova che essa era sospesa.

Non

arrischio

decidere, se

abbiamo da

un

prodotto egizio o con un' imitazione fenicia.


5)
in

Uno

strano guttus (alto m. 0,1.5) lavorato in argilla rosso-brunastra. Consiste

un cerchio vuoto, alla cui parte anteriore


si

attaccata una protome di toro, mentre

dall'orlo inferiore

distaccano
il

le

quattro zampe. Sulla parte posteriore del cerchio imil

posto

il

tubo, mediante

quale

liquido s'invasava nel recipiente circolare. Per vertoro.

sarlo serviva un buco praticato nel muso del

Le orecchia

del toro sono ornate

con orecchini composti di gruppi di anellini di bronzo.


6)
Il

Una

specie di fiaschetta (alta m. 0.155), lavorata a


sferica,
il

mano

in argilla brunastra.
Il

recipiente ha una forma

collo

una direzione alquanto obliqua.

primo

riunito a!

secondo mediante un manico verticale.


tazzetta lavorata a

7)

Una

mano

nella

medesima

argilla (alta

m. 0,085; diam.

m. 0,09), simile all'esemplare riprodotto nei Moii. dell'Inst.


dell' Inst.

tav.

X"

n.

15 [Anii.

1874
(-).

p.

262

n. 15).

11

tipo appartiene a quelli

comuni

alle

tombe a pozzo

ed a fossa

8) Un' oUetta (alta

m. 0,086) della medesima tecnica colla tazzetta

n.

7.

Ha

duo

manici verticali ed in ogni lato del recipiente una sporgenza.


11

23 febbraio

fu fatto

un saggio

a settentrione ed alla distanza di circa

100 metri

dal secondo miglio della strada provinciale. Vi fu scoperta una tomba a camera col
tetto a schiena,

lunga m. 1,05, larga m. 2,20, alta (cio massima altezza) m. 1,80.

L'ingresso rivolto a ponente. Sopra


scheletri
e

ognuna

delle
si

due

banchine
il

si

trovarono
fatto,

due
che

sopra

1'

una come

1'

altra

banchina

osserv

medesimo

(i)

Cf.

Ami.
.inn.
IM

dell'Inst.

1884

p.

122 note 4
118-119
-

r-,.

() Cf.

deWInst. 1881

p.

iiot.

n,

1.

(j.ASSK.

Siir.N^K Mon.M.i ecc.

Mem'MUK.

Voi. II, Si-rio 5'. l'irte 2".

ROMA

prima,

58

<,M

ROMA

cio le ossa del corpo, ileposto

erano state rimosse verso la parete, per

far

posto alla salma indottavi


e spogliata degli oggetti
di lancia in
ferro,

postiriormente. La tomba

anticamente era stata visitata


niente altro che una punta
e sei

preziosi. Perci essa conteneva

lunga m. 0,42, otto stoviglie greche


sono

vasi di

bucchero nero.

Le

stoviglie greche

un

orcio (alto

m. 0,275)

coll'oritizio

tondo e con due ditav.

schetti attorno airestrernitii superiore del


la cui decorazione dipinta

manico (forma: Furtwaengler

IV

n.

li),

non

si

riconosce,

essendo l'intero recipiente coperto

dun

grosso strato di sedimento calcareo; due tazze (alte

m.

0,1<J(>;

diam. m. (i,12; forma:

Furtwaenu'ler tav.

n.

117),

cui piedi sono dipinti

con vernice brunastra, mentre

Zone del medesimo

colore

adornano

tanto

l'esterno
;

quanto l'interno del recipiente;

tre lekythoi decorate anche esse con zone bruuastre

due

piattini con zone rossastre,


1

ognuno presso

la periferia

munito con due buchi per sospenderli.

vasi di bucchero

sono tre calici bassi

con zone gratlite attorno la parte esterna del recipiente e tre

tazze semplici, ognuna munita con due manici orizzontali.

Nel proseguire
braio circa

lo

scavo verso

il

secondo miglio della strada provinciale


dipinto
detto
fu

il

26

feb-

200 metri

dal sepolcro

delle

duo bighe ovvero di Frannon

cesca Giustiniani (oggi insignito col

num. 22)

scoperta una tomba franata ed antia ponente.

camente spogliata, r ingresso


si

della quale guardava

Sotto

ruderi

trov altro che parecchio stoviglie, le quali tutte quante sembrano di fabbricazione

locale, cio cinque orci

(forma simile a quella riprodotta dal Furtwaengler Bcrliner


n.

Vasenmmmluiifj

tav.

IV
al

63)

coperti

di

cattiva

vernice

nera ed alcuni piatti e

lekythoi d'argilla grezza.

Dal 26 febbraio

12 marzo non avvennero scoperte

di

sorta.

W. Hklbig.

Vili.

ROMA.

Nuove
Regione IV.

scoperte nella citl e nel suburbio.


Mini-

Nella parte occidentale del tempio di Venere e Roma,

il

stero della Pubblica Istruzione ha fatto rimuovere le terre, che

formavano

il

giardino

annesso alle moderne fabbriche


fondit di m. 2,80

si

dell'ex-convento
il
ili

di

s.

Francesca Romana. Alla procella,

trovato

pavimento dell'antica
pavonazzetto.

una parte del quale

ancora lastricata di porfido e

Nello sterro

si

sono trovati

molti

frammenti
rocchi

di

bellissime colonne di porfido,

di diverso diametro. Alcuni

di questi

appartengono all'ordine inferiore della

decorazione intorna del tempio; ed uno di essi misura m. 2,40 di lunghezza e m. 0,86
di
I

diametro.

Altri spettano

all'ordine

superiore,

ed

hanno

il

diametro

di

ra.

0,36.

rocchi maggiori sono similissimi


il

quelli

che

furono

posti, alcuni anni or sono,

lungo

lato esterno della basilica di Costantino,

ed

evidentemente provengono dal

dmao

adrianeo dedicato a Venere e

Roma.

ROMA

btati

-O

di

ROMA

Sono

puro rocupeiati

fiainincnti

capitelli

marmorei, d'ordine corinzio;

pezzi di cornici intagliate, e mattoni con bollo di Cablirica.Uno di questi dell'anno


e

123

delle figuline di Claudio Liviano {C.

I.

L.

XV, 932); due


col
secolo.

portano

il

bollo, del se-

colo quarto (ib.

1620); ed

altri

tre

sono
del

improntati
quarto

noto

sigillo

delle officine

Domi/.iane

(ib.

1569 ),
nei

anch'esse

Ci

indica

che

la

prima

costruzione di Adriano
rinnovata.

primordii del quarto secolo fu in gran parte

risarcita e

Kegione

V. Demolendosi

una

piccola

casa
e

rustica
il

nell'area

della

villa gi

Giustiniani, poi Lancellotti,

fra la via Ariosto

viale

Manzoni,

stato riconole

sciuto ch'essa era stata costruita

sopra

un avanzo

di antica

fabbrica,

cui

mura

erano di opera reticolata.

Il

rudero messo allo scoperto, presenta una stanza di circa

metri

5X4,
o

coperta a volta con intonaco, e con un'apertura in un lato per darvi luce.
in

Sopra di essa fu

antico elevata un' altra costruzione in mattoni, dei quali restano

appena due
Tra
i

tre filari.

materiali di fabbrica fu raccolta una lastra di

marmo,

di

m. 0,64

X 0,27,

con l'avanzo di iscrizione sepolcrale cristiana:

DEPOSITA mi NOIIAS D

sic

FL

VALENTINI4NO AVO

OVIESCET IN PACE

sic

Spetta agli ultimi

decenni
il

del

secolo quarto,

nei

quali

Flavii Valentiniani

Augusti pi volte ottennero

consolato.

Via Tiburtina.
stato trovato

Per

consueti lavori al pubblico cimitero nel


di lapide sepolcrale cristiana,
si

Campo Verano

un frammento

che certamente proviene

dal sottoposto cimitero di Ciriaca. Vi

legge:

aiiios

BENEMERENTI QVAE VIXIT ... me NSENSV- DEPOSITA III -IDVS-SEPTEMBRES CE FECIT CLARISSIM,v\ SORORI iti 2)
E

Si pure rinvenuto

un frammento

di

tavola

lusoria

che

conserva le parole

maCnvs VINC AS
Evidentemente
nei primi

due versi

si

contenevano

le

formole, gi note per pa-

recchi altri consimili

monumenti: Circus

-plcnus,

clamor magnux. Per l'ultimo verso

POMPEI, rARANTO

<J0

al

REGIONE

I,

li.

ha un confrouto d uua eguale tavola lusoria, pariuieule trovata


si

Campo Verauo,

nella quale
p.

legge: Circiis ple/ius,

clamor

tnanniis,

Eugeni vincas {Dull. comun. 1877


in terracotta;

88).

Per

medesimi

lavori si
vitreo,

licupcrato

mia piccola testa di Genietto,

un frammento
in

di vaso

baceullato;

un peso rotondo,

di

basalte;

una lucerna

terra rossa, intiera, senza ornati o col bollo di fabbrica

FORTVNATI.

REtONK
IX.
i't'.Ml'il

(LATIUM ET CAMPANIA).
lavori di restauro nella regione IX, isola
le

(liornalc del lavori rcilaUu daijU assniteuli.


i

1-2 gennaio. Continuano

(!,

e nella

regione

I,

isola

5 casa n.

.">.

Si assicurano anche

pareti nelle caso

5 della

regione VI,

isola 8.

Proseguono

pure

lavori

di

pulizia

delle case, strade e dei

monumenti.
3-4 detto.
l.")

Non avvennero
Proseguono
i

scoperte.

detto.
n.

re.stauri nella regione

IX, isolai!, nella regione

I,

isola 4,

nella casa

5 detta del
scoperte.

Citarista e nella casa detta del Pozzo,

regione VII, isola 2.

Non avvennero

16-31 detto. Non avvennero rinvenimenti.

Regione
X.
1

II

(APULIA).
epiurafcJic.

TARANTO

Nuove seoperte

lavori di Taranto in questi ultimi anni hanno Iruttato molto materiale scien-

tifico,

che resta ancora inedito nel Jluseo Nazionale di quella


di

citt.

Fra Taltro son

venute fuori molte iscrizioni; le quali bench non siano


sono
tali tuttavia

grande importanza, non

da restare ancora

ignote ai

cultori

dcH'archeologia.
di

Non
in

si

cessa per^ dal deplorare

la scarsezza

iscrizioni greche
il

in

uua

cittii,

cui le diverse manifestazioni della vita ellenica ebbero


il

pi ampio svolgimento,

e nella quale
latine,

grecismo continu anche dopo

la

conquista

romana.
e

Le

iscrizioni

tranne pochi frammenti, sono tutto di ordine sepolcrale


nei
lavori eseguili dal

furono tutte

rac-

colte

Genio Militare

fuori

dentro l'arsenale marittimo.

1.

Lastra di

marmo; m. 0,24X0,18.

/ Ao AN A JAEnNE n KOPni
I
I

KAIArYNATAAYKA

REGIONE

li.

(il

TARANTO

2.

Frammento su

lastra di

marmo

bianco; m. 0,32X0,17.

YPriM/XIOS r O N O Y TANEYZ 'P Y ANTA0EOIS


A T
I

3.

Frammento

d'iscrizione su piccolo blocco di pietra viva; le lettere sono esili

ed alcune quasi corrose, poich pare che la pietra sia stata per molto tempo esposta
all'azione dell'aria e dell'acqua; ni.

0,37X0,18X0,22.

PA AINOS
!--^_X
!

A A

4.

Piccola lastra

di

marmo; m.

5.

Altra piccola lastra di

marmo

0,13X0,09.

bianco; m. 0,12X0,08.

-'-STTi

TPIHPEAI/'i

AYToSoEW

6.

Lastra

di

marmo

con

lettere

7.

Lastra di crparo con rozza cor-

molto incavate; m. 0,16X0,14.

nice; m.

0,21X0,12.

TAKANTO

lastra di

C2

9.

REGIONE

II.

8.

Su piccola

marmo

rosso
di
ui.

Sopra

il

lato lun<jo di uu blocco

con

lettere quasi

f,'rallite;

m. 0,11

carparo e con lettere mal eseguite;

X0,0G7.

1,25X0,70X37

(').

OPAIKICAC

Venendo
pubblicata nel

alle
n.

iscrizioni lutine,

prima

di

ogni altro bisogna correggere la iscrizione


alle

10.

della

mia relazione intorno

scoperte

di

Taranto;

Notule

1891

p.

42:j: dove per errore fu edito pineses invece di

PINNESES.
:

10. Sopra lastra di

marmo

grigio frammentata e ridotta in 4 pezzi

m. 0,38

0.39.

V A R G^V>
I

Q-^f ATA\
L-HELVIVSDIC V X. O R I
\-

11. Sopra lastra di

marmo

biancastro frammentata e ridotta in 5 pezzi; m. 0,30

0,27.

L- TAMP/AIvfVS'

7~r\

oPTvrysyixiT ys-\;i
AN V

-i^i-Elg-I-LL

HS-

(')

Questo blocco trovavasi

in

una costruzione

di

dell'angolo sud-ovest dell arsenale marittimo. Tale avanzo

forma semicircolare, rinvenuta nello sterro di monumento deve rimandarsi ad epoca


tutti

molto antica, non solo percli era formato da p.irallclcripedi


piano di campagna

delle proporzioni di quello clic

contiene la parola prcca sopra riferita, p mossi insieme senza malta;

ma

anche percl' stava a circa


in

8 metri otto da mano


nel resto

il

mentre

clic la iscrizione

p.irc

tracciata

tempo posteriore

inesi.eria. Intr.rnn alla destinazione del


si

monumento

nulla fu possibile ronjictturarc. poich

addcnlr.iva nel terreno che non venne taglialo.

REGIONE

II.

G:5

e rotta in

TARANTO

12. Sopra lastra di


della iscrizione inciso
lati

marmo

grigio

frammentata
rottone,

tre pezzi.

Al disopra

un cerchio con

formato da segmenti

di circolo; nei

due

delfini;

m. 0,37X0,26.

/D

JoyiUA

IVLIAc^

HICESTSITA QVEVI XSITANNIS-LXXV-ME SIBVSIII DIESVFILIE

MATRI-BENE-MERE
NTI'FECERVNT-ET-NE \ICIE AVIE BENE
-<ri-posvERVKr

13. Sopra

frammento

di lastra in

marmo
u,39.

bianco,

rotto

in

due pezzi

con cor-

nice nella parte superiore;

m. 0,39

14. Lastra
tre

di

marmo

bianco in

16. Id.

frammentata

in

un angolo

pezzi; m.

0,25X0,16.

m. 0,22X0,16.

C R A

T E

GRAECINIA a SEVIA O
YIXITANIIII H -S-E-

VANNVH-S-E

16. Lastra

in

marmo

biancastro;

17. Id.

di

marmo

bianco; m. 0,24

m. 0,23X0,16.

X0,24.

VENN

TAHAXTO

lunghe
ra.

(U

marmo

HEOIONE

II.

18.
tere sono

Piccolo frammento di grande iscrizione su lastra di

bianco: lo let-

0,24

molto bene scolpite; m. 0,36X0,S1.

jES i

amento

19. Lastra

di

marmo

baidiglio;

2n.

hi.

(li

marmo

grigio;

iii.

U,15

m. 0,24X0,20.

X0,14.

^TINA {X-HSE
_CARIS^

M AN AN V|

II

21. IJ. di

marmo

bianco: lettere

22. Id. in

marmo

bianco; m. 0,12

grandi e ben incise; m.

0,21X018.

X0,13.

Xtds

26. Id. id.; m.

0,15X0,15.

24. Id. in lettere alte m. U,21

ben scolpite; m. 0,26X0,24.

V l;

[li

25.

Lastra

in

marmo

grigio;

2t>.

Id.

id.

con cornice

laterale

m. 0,13X0,12.

lettere piuttosto grandi ;.m. 0,23

X 0,13.

REGIONK

li.

in

(55

T Ai; ANTO

27.

Lastra

marmo

bianco;

28. Id.

con

cornice

nella

parte

m. 0,14X0,22.

superiore;

m. 0,22X0,22.

RCHIV
ARIVS^

2y.

Lritraa

in

marmo

grigio;

yo. IJ.

iJ.

m. 0,1(JX0,1.J.

m. 0,23X0,29.

(^

ETINCOL
ICE

\
\

frTANN XXII
^S-E

31.

Lastra

di

marmo

bianco;

32. Id. id.; m.

0,15X0,09.

m. 0.16X0,11.

33. Stela in

marmo

bianco

mancante nella parte superiore: ornata con

rilievi

di foglie nei quattro lati;

m. O.oO

0,18

X 0,04.

VS FIRMVS MAIRI- ET

SIBIQVI
V-ALVH-SS

34. Su grande lastra di carparo e con listello sporgente nella parte superiore e
nella
inferiore.

F'iVidentemento
in.^iunie

fu

adoperato

nel

fregio

di

qualche

cdifizio,

anche

perch fu trovata
altri
Ivi

a molti blocchi della stessa pietra,

alcuni sparsi al .suolo,

ancora in costrii/ioni' nel sito dove ora sorge la casa Fanigliulo nella via d'Aquino.

furono

pure

Inivati

riiHjnc

i_n'andi

pc/./.i

di
-

cornice

in

marmo, due
',

dei quali
9

(j.ASSK DI Srir.NZK

MOUAM

rCC.

Mli.MnUlK

Vul. II, ^l'vio

jiaite 2'.

TAKASTO

(t.;i(t.

fio

di

REGIONE

IL

appartenenti a frontone e molti framnu'nti


X().-17

una ptatua

di

epoca romana

1.20

f-.EPlDIO- P
o").

Nk

lu altro pezzo della stessa pietra, in lettere dello stesse autore e probabil-

mente

della stessa iscrizione;

m. 0,50

(j,47

0,30.

CAPI"
Mi. Su lastra di carparo

con cornice

nella parte inferiore;

le

lettere sono alte

m. 0,29; m. 0,77X0,64.

|MIG
37. Stela di crparo lavorata nella parte superiore con due angoli sporgenti nei
lati

ed un arco nel mezzo; m.

0,5.')

X 0.32.

HORDIONN ESSPER VIX AN L X V


A
H

s<>

SE
nella piutc sui)io.
<iiie

38. Stela di carparo lavorata a tre angoli sporgenti


uei Iati ed

uno nel mezzo; m. 0,88X0,2(3.

Q_ PLOTIV SIANVARI VS- VIX

ANNIS XXV

HS
39. Stela di cai-paro lavorata
nella

E-

parti-

superiore

come

la precedente.

PATHRIA AMPLIATA
V

XI

HSIIST CONTVBIIR
NALIIS Mll RIINTI

REGIONE

II.

come
per
la corrosione

m. 0,78X0,52.

TARANTO

40. Stela di crparo lavorata

le

precedenti: alcune delle lettere sono al-

quanto incerte

della superticie;

D M S LAQVIVSSATER

sic

VIXANLX
H
S

E
aie

ItZIAFOTVNATA COIVCB-MEET-SIBIVIXALH S E ET-FILIPARENTI


BVSBM'FECERVNT
41. Stela sepolcrale in crparo lavorata nell'alto alla solita maniera;
ra.

0,83

0,39.

C
S

IVLIVS

ABASCANTv
V A XXXX H-S-EST SEXTIA-SAT^

RNINACM F

42. Stela sepolcrale di carparo con lettere molto guaste, alcune delle quali se-

gnate in rosso; m. 0,74X0,44.

POP H INI
SERCLYPO

VIXANNL
ARTEMIO ORVSET-

FEROXA
MICAE-BM
43. Stela di ci-i)aro lavorata allo stesso

modo

nella parte superiore

m. 0,70

0,34.

C SCEVI VSHILAR

VS-H-I-S

sic

CLAVDIA

PRIMA
HISsic

TARANTO

Altra stela simile;


in.

'>*^

UEOIONK

II.

11.

0.72X0,39.

C-MEMInJ vsaS'hv

VA XXX

HSE
lavorata

lo.

Stela sepolcrale

di crparo,
ni.

froiitoue

nella

parte superiore con

lettere rozzo ed in parte corrose;

0,70X0,36.

ARTIMIA
APRHODITIA
H-S-E

40. Stela sepolcrale

in

carparo

lavorata

al

solito

modo

nella parte superiore;

m. (1.78X0.36.

PHALERES
A- XVI

ESnella jiarte superiore

47. Stela sepolcrale

in

crparo lavorata

a tre angoli, dei

quali manca uno; m. 0,72X0,38.

ACERRONIA
ELEVTHERIV LXXV

VA

USE'
48. Stela di carparo frammentata nella parte supcriore;
ni.

0,75X0.34.

M M

A7777777Trr

NIVS
V- A

M
S

A L L V
IX

REGIONE

II.

((0

in

TARANTO
due pezzi

49. Stela sepolcrale


nella parte superiore;
ni.

di

crparo,

rotta

lavorata al solito

modo

U,80XO,4(t.

PAEZVSA
VA-VII

50. Stela

sepolcrale

di

crparo

terminata

ad

arco

nella

parte

superiore

m. 11.73X0,46.

L XALIDIVS

sic

VENERIVS

VAXXXV HSE

51. Stela di crparo finita ad angolo nella parte superiore; m.

0,60X0,43.

C VETIVS ECVNDVS VIXALXHI

52. Stela in crparo con lettere incavate e tinte in rosso: la parte superiore a tre punte
;

m. 0,59

0,42.

PVBLILIVS

LVCRIOVIX

ANCVCA
RVS SVIS

HES-

53. Stela sepolcrale in crparo frammentata allo stesso


riore.

modo

nella parte supe-

MCLODIVS
PRIMOGENE
V. AX A N ^- C
,-

TAKANTO

ni.

REGIONE

II.

"4.

Sopra framiuonto di stela sepolcrale con lettere molto corrose;

0,34

0,48.

)'777777///iA

ILYDEVIX

."SS.

Frammento

di

stela sepolcrale in crparo con epigrafe incompleta e con let-

tere molto corrose; m. 0,47X0,36.

56.

Frammento

superiore

di

stela

in

crparo

con

iscrizione

incompleta; m.

0.22

0.34.

MD MALLEGINIVS

57. Stela sepolcrale in crparo frammentata nella parte inferiore, e con lettere

molto guaste nelle ultime due

ri{,'be

m. 0,30

0,28.

SABINIANVS VIXANXIII
HS-

E-

////ILIS

VIR

/////E-B.M-F

58.

Frammento

di stela

in

crparo; m. 0.28X0,20.

jELVIA
.'SI

E-

51*.

Frammento

di stela in crparo con

testa

virilo

di

liassa

arte romana, alt.

m.

i>,3!.

MIS

/lXHSE

REGIONE

II.

alt.

71

testa

TARANTO

60. Nella parte anteriore di un basso pilastrino in crparo con

virile

di

bassa arte romana;

m. 0,39.

C-MVTIFAVSTE SALVE

61. Riproduco completandola l'epigrafe tarantina, pubblicata dal prof. Sogliano;

Notisie 1893, p. 255, n. 6.

QVEeRIVS

MASCHIO VA ex
L. Viola.

Roma

18 marzo 1894

REGIONE

XI.

liOKGO.M ASINO,

PAVIA

AI

A R

Regione XI
I.

(TRANSPADANA).
di oro.
di
oro,

BORGOMASINO
fatta
in

Moneta barbarica
accennai
secolo,

Nelle
riche

No ti:/' e del 1893, pag. 259, parlando della scoperta


questo

sepolture barba-

comune,

ad

una

moneta
in

di

imitazione

dei

nummi
moneta

imperiali del
io

o del

VI

rinvenuta

tale

sepolcreto.

Di

questa

non aveva potuto vedere allora che un'impronta imperfettissima; ma, avendo
di

avuto ora occasione

esaminarla,

vi

ho riconosciuto una delle note imitazioni dei


sottile,

tremissi di Maurizio Tiberio (582-602),

leggermente solfata

e circondata

da

un cerchietto, particolarit osservate nelle monete longobarde


della Toscana:

dell'Italia superiore e

DN tDAVRCTbPPVI.
R}.

Busto diademato a destra.


Victoria
di

VICTORIAAVIVITORVN.

fronte

con

la

corona ed
gr.

il

globo

crucigero; nell'esergo

CONOB;
(Parigi,

nel
e dal

campo a
Serrure

destra

(mm. 18;
del loro

1,496).

Una

simile

riprodotta dall'Engel
dii

a pag. 31

Trai/. de numis-

matique

moyen dge

1891).
E.

Ferrer.

II.

PAVIA

Avanci

di

un antico ponte romano presso


licinum.

la citt,

Note

di topoi/rafia nella

regione dell'antica
immediatamente
pu
dirsi

Nel breve periodo che passai nelle scorse vacanze a Pavia ho eseguito alcune
ricerche nel territorio che circonda
l'antica

Ticiaum,

che dal lato

archeologico, e specialmente
offrire

preistorico,

ancora inesplorato. Perci poteva

campo

a studi interessanti, principalmente perch, data la frequenza di stazioni


il

dell'ut del ferro lungo tutta la vallata ed

bacino del

fmme

Ticino sino a Castel-

lotto-Ticino ed al famoso territorio di Golasecca, potevasi sperare che nella regione

comprosa tra
cura,
del
si

due rami del delta del Ticino ed


i

il

corso del Po, regione forte e si-

dovessero avere

resti

d'un centro notevole di quelle genti.


scientifici

Ma
le

la scarsezza

tempo ed anche dei mezzi


Classi-: di

e materiali,

pi di tutto

esigenze dei
10

scIE^zE morali ecc.

Mf.mokie

N'ol. II,

Serie S", parte 2"

PAVIA

74

il

REGIONE

XI.

miei studi, mi costrinsero a limitare per ora

campo

delle

mie ricerche

e dirigerle
nel letto

ad un pi modesto ambito, cio


del fiume stesso, a poca distanza

allo studio

di alcuni manufatti,

esistenti

dalla cittA di Pavia, e

che gi avevano vagamente


(')

attratto l'attenzione di alcuni dei pi insigni scrittori di storia locale

La
tica

citt di Pavia,

come

Ticinum,

e siede sulla

noto, ha sponda sinistra del fiume, che diede nome alla citt romana,

conservata la

sua posiziono nell'ambito dell'an-

elevandosi a poco a poco sino a raggiungere l'estremit superiore del terrazzo quaternario, entro al quale racchiusa l'attuale corrente del fiume stesso.

Ancora attualgrande

mente recinta da una poderosa cerchia


la sua pittoresca irregolarit,

di fortificazioni, congiunta al suo pi


la

sobborgo sulla riva destra del fiume, da un ponte coperto, che per

sua forma, per

una delle caratteristiche della

citt

moderna.

K appunto
la

sotto all'arco centrale di questo ponte che si notava nelle grandi

magre

traccia d'una costruzione

molto poderosa,

la quale aveva dato luogo, credo, alla sul Ticino,

leggenda popolare dell'intervento del demonio nella costruzione del ponte


opera veramente colossale dei tempi di mezzo.
archivi del municipio, e

Ma

per quanto

io

abbia cercato negli


di storia cittadina,

pi

ancora

nelle

opere

degli scrittori

nessuna notizia era cosi chiara da


torno a quell'avanzo subacqueo.

rispondere alle

domande che

si

potevano fare in-

Nello scorso anno la magra del Ticino, iu seguito ai fortissimi calori, fu delle il velo pi grandi; e cos, essendosi ridotto a poco pi di un metro e cinquanta cent, asserire che potere d'acqua purissima, che copriva l'avanzo in questione, mi parve di
si

trattava di un basamento d'una pila


in

di

un ponte,

il

quale

si

trovava in questa
Decisi
al-

stessa localit,

momento

precedente alla costruzione del ponte attuale.


il

lora di approfittare dell'occasione favorevole e di fare

rilievo topografico,
il

prima che

qualche pioggia improvvisa facesse crescere


1

il

livello,

o alterasse

colore delle acque.

resultati delle

mie ricerche non furono

dei pi copiosi,

ma

per non credo inop-

portuno di presentarli nella speranza che possano incoraggiare a qualche altra ricerca
sulla topografia dell'antica

Ticinum

(-').

Qui aggiungo uno


coni, perch possa la

sciiizzo

topografico, eseguito dall'egregio

mio amico Emilio Tac2,

mia esposizione

essere pi chiara

(fig.

1,

3,

4).

L'avanzo in questione dista m. 8.40 dal pilone centrale del ponte moderno, sul quale sorge una piccola cappelletta, e m. V.\'m dal primo pilone di destra. La sua

forma

(fig.

3, 4)

rettangolare, di

poco rastremata verso monte, ove termina con uno


iu

sperone triangolare a larga base ed alquanto smussato. Invece a valle termina


testata a semicerchio, di cui
riore a
si

una

scorge nettamente

il

profilo.

La

pila ha la faccia supe-

m. 1,50 sotto

il

pelo della massima magra, e sorge per un altezza di m. 1,35


t,.".!)

dal letto sabbioso del fiume, che s'abbassa a destra fino a m.

(fig.

1 e),

a sinistra

(>)

Mi limito a

citare Capsoni, Storia della citili di


ililiinp.irnii

Pavia

voi.

I,

cnj-.

Ili

e scjruenti.

()

Non

voglio

n descrivere

come

iiroccdetti
:

alla ricrea,

n-ii

del tutto a(.'ovole;

arcndo dovuto
siirnor

condurla

sott'acqua,

con una

corrente f-rte

devo

j.cW.

rendere sentite prazie al


ai

Emilio Tacconi, allievo della Kacolt scientifica di queiriniversitil ed


altri,

miei amici Ncpri,

Caldino, Sanporpi. Sacelli ed


nottieri e di palombari, per
il

che mi prestarono pcntilmente l'opera loro di topografi, di ca-

rilievo o per le misuraiioui subacquee.

REGIONE

XI.

1 (/),

75

minimum
di
livello,

PAVIA

m. 3,25

(fig.

calcolanJo per semine uu

quale appunto

era nello scorso anno.

Sorgendo dal fondo, questa pila presenta due larghe riseghe, che
da basamento, e corrono

le

fanno quasi
ter-

lateralmente

ai

due fianchi ed alla testata posteriore,


dove comincia
lo

minando dolcemente a smusso, a


alquanto pi indietro (m. 1,00).

destra,

sperone, a sinistra invece

La lunghezza
riseghe, che

totale della pila di

m. 12,20, computando naturalmente


di

le

due

hanno ciascuna una larghezza

circa ni. 0,40.

Fig.

1.

La larghezza
del semicerchio, e

a monte, alla base dello sperone, di

m. 2,05

a valle, alla base

tralasciando

le

due riseghe,

di

m. 2,35, ed

alla base inferiore

m. 3,15.

Come
di legno,

risulta da queste cifre e dalle figure qui aggiunte, questa pila assai pi che
si

quella del ponte medioevale, svelta ed elegante, e con cui


si

accosta, per la forma, alle chiatte

fanno

ponti natanti. D'altra parte l'eleganza di questo pilone

^.
li

Fig. 2.

non urta

allatto

contro

le

esigenze tecniche a cui deve rispondere, giacche la forma

stretta ed allungata,

offre

poco

ostacolo

alla

corrente,

mentre

la leggera rastrema-

zione e la duplice risega danno solidit e robustezza ai suoi fianchi.

Gi anticamente
colle

era

noto

ci

che la scienza idraulica moderna ha consacrato


d'una pila tanto mag-

esperienze e coi calcoli, cio che la resistenza statica

giore,

quanto meglio

essa,

pur essendo normale alla corrente, ne riceve l'impeto sopra


i

piani obliqui, atti a rompere la corrente stessa ed a deviarla lungo


nostro caso la costruzione

due

lati.

Nel
ro-

risponde

tale esigenza:

infatti

la

forma tozza,

ma

busta del triangolo mouolatico

a larga base costituente

lo sperone,

servo a tagliare

PiVIA

costretta

Tfi

RBOIONB

XI.

la correute,

dopo a

sfu^r<,'irc

secondo

i>iaiii

inclinati,

dotormiDati dallo

riseghe.

D'altra parte poi la testata eurvilinea a valle, aualofja a quella conservata nei

grandi ponti moderni in muratura, atta ad impedire


colosi alla navigazione ed alla solidit stessa della pila,

la

formazione

di
il

gorghi perisubito avvisi

determinando

cinarsi delle

acque,

divise

dalla punta

dello

sperone.

L'eccellenza della tecnica

rivela altres'i dal


le

modo

magistrale ed eminentemente pratico col quale furono disposte

varie pietre che costituiscono l'edificio,

come anche

dalla scelt^i del uiateiiale.

Esso

il

bellissimo granito

delle

celebri cave

del lago Maggiore, d'una

com-

pattezza tale che riuscirono vani tutti gli sforzi por staccarne anche un piccolo fram-

l"lG. 3.

mento che doveva

servire a risolvere

una questione storica

e litologica insieme, sull'uso

delle cave di IJaveno nell'antichit.

Quanto

alla disposizione delle pietre essa chiara-

mente dimostrata dalla

tig.

-1

solo deblio aggiungere che lo sperone e la testata superiore

constano di due enormi blocchi, lavorati a perfezione; gli altri conci sono tagliati a

squadra viva, disposti secondo


all'altro,

le migliori regole d'arte e siffattamente aderenti l'uno


le

che solo dopo ripetute immei-sioni ho potuto esattamente notare

commest,

sure.

L'unione d'un concio coU'altro era ottenuto mediante grappe a doppio

forse

di bronzo, le cui impronte si notano ancora,

come

si

notano quelle di altre grappe che

congiungevano questi conci con quelli del corso soprastante. Si vede adunque che quando

l'io.

\.

si

costru

il

ponte medioevale e

si

distrusse
strati

ci(^

che restava del ixinte pi antico,

si

levarono anche da

que.'^ta pila gli

pi

alti,

sino a togliere ogni pericolo per la

navigazione;

ma

per quanto l'opera di distruzione fosse violenta e tale da non rispettare

questo vetusto avanzo, essa non pot alterare la distribuzione della robusta compagine.

Un esame
il

per quanto mi fu possibile minuzioso ed accurato, che eseguii in tutto


lo studio diligente della strut-

letto del

fiume nelle adiacenze del ponte coperto, e

REGIONE

XI.

del

77

come
dir pi oltre, fu

PAVIA

tura e della composizione

ponte stesso, mi indussero nel pi assoluto convinci-

mento che
Le

la costruzione

del ponte medioevale,

compiuta a

spese del ponte precedente, o per lo mt-no di quanto di esso restava.


altre pile di pietra,

che,

data la larghezza

di

m. 200 circa della corrente

ed una luce degli archi di m. 12 o 14 ('), possibile colla struttura della pila stessa,

dovevano essere certo pi di 10, sono completamente scomparse,

comprese dal largo

impostamento delle

pile moderne, o forse

anche sistematicamente distrutte.

Come giova

credere, al monieuto della costruzione del ponte medioevale, essendo stata deviata la"

corrente per la maggior parte, apparvero allo scoperto almeno le parti pi alte delle
pile

antiche, che furono adoperate nell'edificio nuovo, o direttamente, o anche estraenle belle piastre di granito, le quali
si

done
nelli,

vedono ancora,

qui

e l

murate nei pen-

negli speroni del

ponte moderno, in mezzo al rosso vivo cupo degli eccellenti

mattoni medioevali.
Dalla pianta da

me

presentata

(tg. 5),

pi ancora che delle mie parole, apparir

chiaramente che la pila da

me

rilevata,

appartenga all'antico ponte romano che univa

PAVIA

FiG.

5.

la fiorente citt di

Ticinum

col suo territorio finitimo,

che sosteneva sulle sue so-

lide pile la grande strada,

importante strategicamente e commercialmente, la quale,

staccatasi dalla via Aemilia a Placentia, raggiungeva


si

Ticinum

e poi varcato il fiume,


si

dirigeva

per Cuttiae

Laumelliim a Mutatio Diiriae, dove poi

divideva in

(')

La

luce di 12 o 11 m.
si

moltu considerevole per

ponti rom.ani, ed in generale veniva


all'altra. Cosi,

adottata solo nel caso che

volesse con un solo arco saltare

danna sponda
Moltke
e

per esempio,

nel ponte presso Kiakhta, nella Coinmagene,

visitato dal prof.

dal Sester ed ora rilevato

recentemente

dall'architetto

0. Puchstein (V. Karl


p.

Humann, Otto
come
si

l'uclistein,

Reiscn
di

in

Kein10,

asicn und Nordsyrien. liorlin 1800

393

e seg.

Atlas, Taf. XLI, 1)


inferiore,

abbiamo una luce

m, 14,

con una lunghezza delle due spalle


(m. 12,20).

di

m. 8,20,

vede, a quella della pila ticinensc

PAVIA

l'uno,
l'altra

78

REGIONE

XI.

duo grandi rami,


Poeninac,

che per Kporedia metteva ad Augusta Praeloria ed alVAlpes


rajrfjiunjjeva la regione
in

che per liigomagum ed Augusta Taurinorum,

dei Cottii e di l la (allia (M.

Non

ritengo ardita la

mia supposizione,

quanto

che un ponte che faceva parte integrale di


e del

una delle pi importanti arterie delllUilia


di

mondo romano,

che oongiuugeva

fra

loro citt e territ<>ri liorenti per

com-

merci e per industrie, doveva essere certamente in pietra, perch potesuo essere pi
sicuro e mantenere non interrotte le comunicazioni

d'ogni

sorta che avvenivano du-

rante

lunghi secoli di tranquillo e forte dominio romano.


di pietra,
e

Ed appunto

solidamente
;

ed elegantemente costrutta,
le
i

la pila
tali

che

ancora rimane nel fondo del tame

la sua forma e

sue dimensioni sono

da

reggere al confronto coi migliori editici congeneri che


i

Romani

costrussero in tutti
la

paesi del loro vasto dominio

(-).

Kssa ricorda assai da vicino

forma delle

pile

del ponte detto dei Quattro capi sul

Tevere a Roma,
citt.

e quella del

ponte Fabricio o

dello splendido ponte Elio, nella

medesima
fanno
clie

Questi ultimi ponti per, oltre ad

essere nella capitale

dell'impero,

anche parte di un complesso architettonico

ed artistico,
bricio,

come

il

ponte
lo belle

Elio,

completava

la

mole Adriana, o

il

ponte Fa-

che continuava

opere repubblicane ed imperiali del Palatino e dell'Avenutili


i

tino

(^).

Quindi tornano pi
dell'iiiipero,

confronti colle costruzioni di ponti nelle provincia

e sui contini
in

che

furono

recentemente rilevati e studiati, specialmente


i

Francia ed in Germania, quali ad esempio


i

ponti sul

Rodano

e suoi atlluenti ('),


('),

ponti sul

Reno presso Magontiacura,


ricercati

Colonia,

Augst-Wylen

e sul

Meno a

Seligenstadt ed altrove,
Altertuiiinfreunden
dell'antica civilt

con

zelo
la

indefesso

dalla benemerita societ degli


alla

in

Ilheinlaiidc,

quale ha tanto contribuito


contini.

conoscenza

romana su quei lontani


si

Un'altra questione che ora

presenta riguarda la forma di questo ponte. Dall'unico

frammento sarebbe ardito desumerla; per non credo d'essere lontano dal vero, supponendo che non solo questa pila, ma le altre che rimanevano dovessero essere costrutte

completamente
Danubio,
il

in pietra.
il

Romani
(");

costrussero ponti in legno sui grandi fiumi, preferirono

come

il

Reno,

Meno

ma

sempre, nei luoghi dove

le

(')
()

V. C.

L. V, pap. 715 e r.iiiiicssa carta (IcU'aiitica Italia supcriore di U. Kirpcrt.


cf.

Per

confronti colle altre pile e coi ponti romani

l'opera un po' antiquata, ina

sempre

utilissima, di Guhl e Kohner, Dai Lehen der Griechen uni Rmer p. 419 e seg. 'JOO. () R. Lanciani, The Anricnt Rom. Roma 1800. p. II. L'illustre ingegnere (<) C. Lcntlicric, /fUtoirc d'un feuve. Lyon 1802, voi. 1,

in capo di

ponti e strade di Lione, ha in questo lavoro riassunto splendidamente tutte le notizie arclieolociche ricerca del bacino del Rodano, e l'opera sua merita d'essere segnalata a tutti quanti amano una

coscienziosa e completa.
(^)

Wolff. Berlin. Philol.


cf.

Iforlienschrift, VI, 18S6

p.

1381. Vili, 1888


in

p.
a.

314; per
1885
(

ponti

kul

Meno

K. K..fler,

Alte Meinbrcke bei Scli</enslad


cf.
il

llonner Studien

p.

169; sui

ponti del

Reno a Colonia

lavoro del generale

Von

Vcitli,

Dos Rmi^rht
sui confini del
in

h'Sln

Vinchelmanns
48

lntproijrnmm
,V<rM''i/

188.">);ed in generale per tutto le opere

romane

Reno vedi E. HQbner,


a.

Studien ber den rmischen Grcnzrall in fleutschland


V. Koflcr. Alle MeinbrAcke ecc. in lonner Studien

lonner Studien

1888

p. 30,

e fcg., 58 e ig. ecc.


(")

a.

1885,

p.

100.

REGIONE

XI.

attenersi
alia

79

costruzione
in

PAVIA

condizioni lo permisero,

solida

muratura, lasciando la

costruzione in legno ai luoghi paludosi, dove le pesanti pile in


fatto

buona riuscita
le

(').

muro non avrebbero Potrebbe anche darsi che questo nostro ponte sul Ticino, pur
avesse la
costruzione
superiore, cio
il
i

avendo
le

pile di pietra,
e la

correnti,

supporti,

capriate

balaustrata in legno, come per esempio


E.

ponte di

Magontiacum

sul Keno, studiato dal eh. prof.

Hubner
nel

(-).

Osservo per un fatto che mi venne


del tiuiue.

dato di notare durante

miei

studi

letto
il

Sotto

il

secondo arco, a

partire dalla sponda sinistra,

a m. 2,50 sotto

pelo dell' acqua,

rilevai

un grosso

frammento

di

muratura, costituito

da grossi quadrelloni rosso-cupi, d'eccellente cotpresentare quasi un solo masso, leggermente


vorrei

tura, fortemente cementati in

modo da

concavo su una delle sue superficie.

Non

ora andare

errato,
di

attribuendo quel
questo ponte

frammento ad un arco

crollato

precedentemente alla costruzione


il

me-

dioevale, e di ritenere quindi che


gliori e

ponte romano fosse costrutto nelle condizioni mii

completamente
difficile

in

muratura, come
l'et

ponti di Verona, di
risalire

Roma

ed

altri.
il

Pi

conoscere

cui

pu

questo ponte, come anche


costruzione.

modo con
del fiume,

cui gli architetti

romani procedettero nella

Non conoscendosi
che
il

allora l'arte delle fondazioni a pressione atmosferica, possiamo


la

ritenere

corso

cui strada chiaramente designata dai terrazzi

quaternari, fosse stata


finito.

deviata durante la costruzione delle pile e poi ricondotta nel suo letto a lavoro

Mi
data

pare di ravvisare nella cosidetta Morta a monte del ponte, e nella linea di
tutto
il

massima depressione lungo


nelle

borgo Ticino, la quale


di questo canale

la

prima ad essere inon(tg.

piene

del

fiume, la traccia

artificiale

5,

lett. a),

utilizzato forse anche nella costruzione del ponte medioevale.

Quanto

all'et della costru-

zione non credo possibile un giudizio; credo solo che essa possa risalire all'et augustea,

quando, ampliato l'impero, assicurata la pace,

si

procedette alla costruzione od alla

restaurazione di tutte le grandi arterie stradali che percorsero l'Italia e la allaccia-

rono colle altre provincie transalpine. Se questa supposizione non ardita, per non
vi sono,

per quanto

io

mi

sappia, notizie letterarie od epigrafiche d'et classica, le quali

accennino direttamente al nostro ponte. Solo abbiamo un ricordo assai breve, ma di grande valore, in Procopio {De Bello Gotico 2,25) che dice uhi ( Ticino) Romani
:

veteres ponte /lumen (Ticinum) iunxerunt.

La

costruzione del ponte che tuttora vediamo, dovuta a due architetti di Verona,

risale agli anni

1351-1354,

al

momento

cio in cui la citt di Pavia, sotto

il

dominio

dei Vi-:Conti prima, e poi degli Sforza, aveva preso un grande sviluppo ed

una grande

importanza

(')

ma

nell'intervallo tra questa costruzione medioevale, e quella notizia

() Sui ponti (li legno nelle paludi, rimando il left.iro ad una mia Nota sui ponies lomji della Germania. V. A. Taramelli, Le Campagne di Germanico nella Germania pag. 83 e se.?. (2) E. Hubner, Neiieste Studien ecc. p. 48 e sg.
(')

Torello Sairano {[Ustoria e fatti dei Veronesi, Verona

16-111

p. 52)

parla di due arcliitotti


il

insigni di Verona,

Giovanni Ferrarese, Jacopo


quale
gli
e gli

Go/.io,

quali havevano fatto

ponte

di

Pavia

sopra
(cf.

il

Tesino,
i

il

era riuscito bene .

Questo avvenimento
30).

posto

nel

1351, o 1354

Magenta,

Visconti

Sforza nel Castello di Pavia, pag.

PAVIA

80

REGIONE

XI.

Pixwopio sul ponte Uoinano noi troviamo molti ricordi chu sembrano mostrare che quest'ultimo siasi conservato sino ad epoca assai vicina a noi. Cos per esempio noto
di

che nell'anno lU'l l'impcriitore Unrico


l'avia
il

V
il

con un suo decreto confermava alla ghibellina

privilejfio

d'avere essa nila

ponte sul Ticino

(').

favorendo in

tal

modo
pri-

gli interessi di questa citt a danno di Milano e degli altri borghi vicini. Tale

vilegio pere dur solo sino al


i

1203, perch

in

seguito ad una guerra accanita contro

Milanesi,

cittadini di Tavia. sconfitti, dovettero concedere ai loro vincitori la costru-

zione d'un ponte presso Vigevano.

Nell'aureo libretto
Ticinese, cos ricco
e.

De

Laudil/iis civitatis

Papiae

(2)

del

cosidetto

Anonimo
seguente:

di

notizie

riguardanti Pavia
11

medioevale,

noi

abbiamo anche a
il

XII un importantissimo cenno sul ponte.


que
(

passo, che cito por intoro,

///

Tci/i'im)

e$l

poiis

jicr

dimidium sladium
et

longiis. ipiasi

dimidius

copertila,

habens hiac inde muros ac fenestras

a parte suburbii portam ciim

valvis, sttpra
et lapidibiis

quam
factas

est ecclesia
et

S.'

Saturniai. llabet etiam hic pons pilas ex saxis


et
ille

in aliqua parte lapideos arcus ftindatos saxis

Vetus pons dicitur.

Ora questa insistenza


nell'et medioevale,
l'eliis,

sulle pile in pietra, che

dovevano costituire una meraviglia

sugli archi di muratura, e pi di tutto su questo

nomo

di

pons

che l'autore

indica cos chiaramente,

per

distinguerlo

da un altro ponte di
toliim

barche, inferii>re al primo (habet ipsa cioilas aliqttando

pontem alium ligneiim


pons Vetus

a parte inferiore ftuminis)


il

mi induce a

ritenere che questo

fosse ancora

ponte romano, con molte aggiunte posteriori e con molti ampliamenti di carattere

militare.

Tutte queste aggiunte e sovraccarichi,

fatti

forse senza

alcun criterio tecnico, e

forse anche qualche forte alluvione fecero crollare questo antico avanzo, certamente nell'intervallo dal l:0 al 1:351, e tornati vani gli sforzi di riattarlo (^). si cominci
la

costruzione, non del tutto spregevole del ponte coperto, che forma una delle caratdi

teristiche

Pavia.

Durante questa costruzione,


si

che

assai

probabilmente

fu

fatta

colla deviazione

della corrente,

fece,

come
la

dissi, tavola rasa di tutti gli avanzi

ingombranti; solo venne lasciata, forse per


spetto alla veneranda
antichit,
la

sua profonditi!, forse anche por un

ri(^).

pila che

mi

dette occasione a questo studio

(') .\zuvio,
<

Cronico

e.

IX,

pag. 92.

Del Carretto, Cronaca di Monferrato


di

voi. III.

111111111.

Memorie
un

spellanti alla cilU e


dei
piii

campagna

Milano
e

IV, 77.
di

()

Ter giudiiio concorde

distinti annalisti

storiufrr.'if

Pavia

roper.i di questo

anonimo, forse
r.triri.

esule, forse frate


v.

Onesto da Pavia, dev'essere

riferita all'anno 1329, 1330.

V.

Mu-

Rer. Italie, tcriptor.

XI.

Bosisio, Gaietta provinciale


91.

di Pavia 27 pinpno
2.

1857.

Terenzio, Comment. drll'nnnnimo


(')

]ia(r,

Maeenta,

oj>.

ot..

i>.

Ho

alcuni saiiuto troppo tardi che esistono in .ilcune ])arti dell'archivio di Stato di Pavia,
le

documenti riguardanti
patria.
(<)

opere fatte dal

Comune
nel
1.3.5

intorno al ponte. Li consultcrf al

mio ritorno

in

Non dobbiamo dimenticare che


ili

1-1.'154,

epoca di questo colossale lavoro, Pavia era


nelle sue

sede llorente di Mudi e


epistole latine.

civilt o

piena di cortesia, come la dipinge Kranccsco Petrarca

REGIONE

XI.

81

si

l'AVIA

Un'altra osservazione che debbo aggiungere

clie
;

la

pila

romana da me
presente

rile-

vata sul medesimo asse delle pile del moderno ponte


il

dal che si deve arguire che


il

ponte romano, non solo fosse stato nel medesimo sito nel quale sta
il

ma

avesse avuto anche

medesimo

asse,
i

la

medesima
io

direzione.

Sino a questo punto arrivano

fatti

die

potei osservare colla

massima

diligenza;
la topo-

mi

si

permetta ora

di

desumerne alcune conclusioni non senza interesse per

grafia dell'antica

Ticiiium.
il

Come
torio

noto,
;

ponte medioevale sul Ticino


io

si

trova allo sbocco del Corso Vit-

Emanuele

ed

credo probabile

ciie,

come

l'attuale ponte si trova sulla conti-

nuazione della via pi importante dell'attuale Pavia, cos l'antico ponte, che come di-

cemmo,

posto sul luogo e sull'asse

medesimo

dell'attuale, dovesse trovarsi all'estree

mit meridionale d'una delle grandi arterie della citt romana,

probabilmente della
cio
sulla

maggiore delle
cardo maxiiim

strade che
{^).

la

percorrevano

dal nord

al

sud,
di

linea

del

Non
ci

facile trovare la

prova diretta
suolo

questa ipotesi, giacch


alto

per Pavia lo strato di macerie che copre

l'antico

almeno

tre

metri.

Per non credo che Se


si

manchino

affatto gli indizi.


si

osserva l'attuale pianta di Pavia,


solita nelle citt che si dicono

nota al primo sguardo una regolarit


(-).

non molto

medioevali

Il

corso V. Emanuele, l'antica


(tig.

strada grande, e che come dicemmo va presso a poco dal nord a sud

B)

intersecato

normalmente dalle

linee

delle

strade
(ib.

ora

chiamate Corso Garibaldi,

Via Cardano, Via Cavour, Via Mazzini e parallele


colle linee parallele del Corso principale,

C, D, E, F), le quali, insieme

dividono la citt in tante isole quadrate o di

forma quadrilatera. Tale regolare distribuzione non


che,

d'ora; anzi esistono prove certe

almeno
pittura

le

grandi linee, risalgono molto addietro

nella storia
{^),

della

citt.

Cos

nella

murale esistente nella chiesa


s.

di

s.

Teodoro

ed in

quella inedita

della chiesa di

Salvatore fuori

mura

facile ravvisare la

questa linea principale della


dell'abitato.
( ').

strada (jraade, che dal ponte attraversa tutta

massa

Non

senza valore

anche l'attestazione dell'anonimo Ticinese

Questi, nella

sua accurata descrizione della citt (anteriore al 1330) ricorda che la parte interna

(')

Non

posso qui entrare nella di.scussione

intorno al valore dei


filologi
ai passi

due termini cardo


di

e decu-

manm,
I,

determinata dall'interpretazione diversa data dai


71
(v.

Servius

Verq. Georg.

12(): Festus, pag.

Nissen, Das

Templum,

p.

13 e

seg.; Curtius,

Gr. Ft>/m.

p. 1-12;

Legnazzi,

Del cataro romano, Padova, 1887; Pigorini, Nuove scoperte nella torramara Castella;so, Koma, Kcndiconti Acc. Lincei, 1803 p. 832) e mi attengo all'opinione del Marquardt, Rmische Staatver;

waltunff
(*)

11^,

p.

406.

Le

citt d'origine

medioevale
e

feudataria, si svilupparono successivamente intorno ad un

centro,

il

castello del dominatore,

sono quindi formate di zone concentriche. Cos alcune delle

citt lombarde, p. es. Milano, che si svilupp su


di Federico
(')

un piano completamente medioevale, dopo l'incendio


prof. P. iloiraghi,

Barbarossa nel 1162.


cit.
I,

V. Magenta, op.

pag. .586, n.

1,

Il

rev.

ha pubblicato una buona


la storia di

eliotipia di questa jiianta, corredandola con

una illustrazione

del

massimo interesse per

Pavia medioevale; rimaiidn


1803,

]ierci

il

lettore alla monnfri-iila )iuhblieata nel Hullettino storico

Pavese

Anno I, p. 41 e () De Laudibus
Classe
di

sg.
etc.
e.

XL
ecc.

scienze mokai.i

Memorie

Voi.

II,

Serio 5', parte 2*

1-vvu

82

RBOIONB

XI.

crii

la

iiii

antica, o che essa


la

era difesa ancora al suo

tempo da una cinta


successivamente
dai

antichis-

sima

di

mura,

prima di

tre cerchie concentriche

pi esteso, la
la

quale era quadrata, e che era

stata

rinforsata

ristorata

Longobardi dopo

cimquista della citt. (Questa parie interiore, prose^'ue, pur essendo vetusta, aveva ancora vie larghe e spaziose e ben selciato, e tali erano anche le piazze, cinte di
porticati.

ampi

Quasi come

illustrazione del passo citato dell'anonimo,


il

abbiamo

la

famosa

pianta di Pavia, dise^'nata verso

l.M'i)

dal grande arcliitetto

(.

Hattista Ciancio,

pianta che propriet del conte Sola di Jlilano e che veime pubblicata dal prof. Magenta
nella sua opera sul Castello di Pavia
cello con
(').

Questa carta, che disegnata a volo d'uccerchie di mura.

veduta dal mezzod, presenta

le tre

La

parte centrale, limiedilzi


il

tata dalla cinta quadrilatera delle


la

mura pi
(-),

vetuste, contiene gli

pi anticiii.

duplice cattedrale del

XI

secolo

la

torre di Severino Boezio,

palazzo dei

consoli romani {sic) ed altri edifici dell'alto

medioevo.
le

notevole che, mentre non

sono segnate le vie, periN


nel circuito delle

si

osserva

come

porte

si

aprono con grande simmetria

mura;

cosi si
(^).

fanno riscontro la porta Palacense ad est colla porta


Sull'altra linea nord-sud troviamo la porta del ponte,
s.

Maricia o Marenga all'ovest

mentre

al

nord

si

devia verso sinistra a Porta Palazzo, o a destra verso Porta


linea del ponte,

Pietro;

ma
si

devo notare che diritto alla

nel lato settentrionale delle

mura,

presenta un tonione con un segno di pustierla, accanto al

palazzo dei coiuoli ro-

mani.
della
e la
s

questa apertura corrisponde


-

in

linea retta una porta nel


s.

muro meridionale
il

Cittadella

in

cui stanno racchiuse la chiesa di


s.

Pietro

Ciel d'auro

(^),

chie.-ia

ora scomparsa di
si

Agostino.

Al nord questa linea

continua colla porta .settentrionale della cittadella e colla

strada suburbana, detta nelle carte del XII secolo e seguenti strafa, sive citrsum. la

quale attraversa in linea retta tutta la regione che fu


seguiva pi al nord,
in

il

parco Visconteo, e poi pro-

linea rotta,
(')

e che se non altro era un ricordo dell'antica via


il

che univa Pavia a Milano


riciiis

Ora noi non possiamo sapere esattamente donde


carta
;

C/a-

desunse le notizie con cui poi compil la sua bella


riguarda
antichi,
i

certo

per che
e

le

sue indicazioni sono molte esatte per quanto


anche, per quanto riguarda gli
il

monumenti medioevali
accordano
colle

cos'i

editici

pi

si

notizie

dell'anonimo Ticinese,

cui libro rimase forse ignoto all'ingegnere Claricio.

l'j
iti

II

Clariciu fu uno dei pi fjrandi inpcftiicri

idraiilii-i
t.

iloi

sudi toiiipi,
paf,'.

v.

rniinis. Iiio<)rafic

ingctjneri militari Jlnliani dal secolo


(')

XIV

al

XVIll,
di

XIV,

731 e

se>r.

Brambilla.

La

chiena di
il

,t.

Maria

del popolo.

Ci Sarcbbi; imprudente
nel

collci^arc questo

nome

purta Marioia, che

.'-i

trova del restu


in

;-ino

XII

8CC., colla

popolazione antica dei Marici, abitanti

insieme eoi

Lacvi

que.sto territorio

Ticinensc.
(*)
)

Vedi Dante, Parodilo, canto \l\.


LanfTo qucDta linea troviamo
i

v.

lli'i

villa););!

che portano

il

nome

di

arrus .farianuf. ad
strada

.'>epti-

miim. ad ferimum e che non sono che ricordi delle antiche tahcrnaf. lun);o la
sposte presso
i

romana

di-

miliari.
pais'.

Un documento
%trniii

scoperto recentemente nell'Archivio di Stato di Milano (\\of.


ti.

Missine, n. 12,
].ir
!

2t'8)
>

contiene una lettera di

(Jaleazzo Visconti, che

impone

di tener libera

i.r^'

la

v,-. r)ii

REGIONE

XI.

sia

83

riferire

PAVIA

Ora non ciedo che

una supposizione troppo ardita

questa regolarit

nelle linee generali della Topografia

moderna

medioovale di Pavia ad una remini-

scenza

ad una continuit dell'antica disposizione della citt di Ticinum. Richiamo


il

un momento
sione del
rina.
si

confronto con
le

Roma.

Se v' una citt che pi

sofferse

nella succesla citt tibe-

tempo per

guerre e per gli spostamenti edilizi

appunto

E malgrado
Via Lata;

queste molteplici vicende notissimo che molte delle linee antiche

conservano anche nella topografa attuale.


la

Non ho bisogno
l'ff/te

di

accennare

il

Corso, che
la

l'antica

Via Venti Settembre, che

Semita del monte Quirinale;

piazza Agonale, l'antico Stadium Domitiani.


e

tale conservazione
i

un fatto molto chiaro

spiegabile. Se

una

citt subisce

una grande distruzione ed

suoi abitanti sono im-

pediti di farvi ritorno, in

modo

che la localit resti abbandonata, allora, dopo appena


si

mezzo

secolo,

le

rovine

si

frantumano,

forma un terriccio vegetale,

l'humus colla
forma

sua verde coltre di vegetazione cancella ed altera tanto potentemente l'antica

della citt, che solo con istud e con scavi si pu seguirne la traccia. Se invece, ap-

pena cessato

il

disastro e scomparso ogni pericolo, la popolazione pu rientrare nella

citt e riaprirsi
le macerie, e
tal caso
ci)

una via
e
si

fra le rovine,

allora avviene che si

sgomberino

e si livellino

utilizzino le parti inferiori degli edilzi per le

nuove costruzioni. In

di

una distrazione, anche completa, ha per conseguenza immediata l'elevazione qualche metro del livello delle nuove strade, che per pi o meno si conservano
Cos molto probabilmente avvenne di Pavia.

nell'andamento primitivo.
i

La

citt che

Romani

costrussero. fortificarono ed abbellii-ono, non fu coinvolta nella grande rovina

dell'Italia.

Appena

tocca da un parziale incendio dei Goti

('),

essa venne

per divina virt

preservata dai Longobardi, che la elessero a stanza e capitale del proprio regno
e quindi per tutto
il

(-)

lungo periodo longobardo fu non solo conservata,


il

ma

anzi ampliata
il

ed abbellita. Poco diversa fu la sorte sotto

regno dei Carolingi, durante

quale

probabilmente avvenne l'ampliamento della seconda cerchia, che rese


Il

la citt formidabile.
il

pi famoso negli annali Ticinesi


fatto,

l'

incendio del 1004 sotto Enrico II

Zoppo:

ma

il

che venne troppe volte esagerato, va ridotto nella sua vera misura: poich
(?)

r imperatore, entrato senza contrasti nella fedele Pavia, ricevette, in San Michele

la

corona ferrea;

ma

in seguito

ad una zuffa tra


citt,

cittadini e le soldatesche imperiali,


stesso,

queste vennero espulse


frattur la

dalla

l'

imperatore

precipitato

da cavallo,

si

gamba

destra.

L' incendio che si svilupp in questa occasione deve avere

danneggiato qualche

edilzio

della citt,

ma

non

la

distrusse
ciie

completamente, perch

poro tempo dopo troviamo diplomi ed atti pubblici,

attestano
i

come

la vita civile

non rimase sospesa. Pi tardi,

le

lotte interne tra

Beccaria ed

Langosco ed altre

grandi famiglie feudatarie, e la lunga accanita contesa con Milano fecero erio-ere in
citt

dei palazzi fortificati e le famose torri del secolo XI,


i

le

quali, importa notare,

sono tutte allineate lungo

due

assi

principali e

le

vie

parallele

della citt.

La

(')
j).

.luniiiiiJes,

De

bello 'jotico,

e.

e sg.

cf.

F. Hodglviu.

Italy

and her hivaders,

vof.

IH,

220

e SL-g.

^')

Anonimo

Ticinese,

De

land. civ. efc.

ci,

1.

PAVIA

si

fii

uno splendore ed uu

REGIONB

XI.

dominazione viscontea poi ebbe per


citt

oflfetto

di dare

ordine alla

che

manifesta nelle

pitturi-

murali citate e che trasparo


false,

altres dalle lettere

uu

jtoco onfaticho.

ma

non del tutto

del grande Petrarca.


le linee dell'attuale

Da

quanto ho sino a qui esposto appare verosimile che

Pavia
ri-

ricordino in

generale quelle dell'antica Ticinuui. Per, ad onore del vero, debbo

conoscere che noi siamo assai poco informati sulla disposizione della

citt all'epoca

romana. Noi sappiamo


zioni

solo che

il

luogo era occupato da Laevi

da Marici. popola-

Liguri, secondo Livio e Plinio, Galliche invece, secondo Polibio e

Tolomeo

(')

Visitato dai

Romani
567

al

tempo

delle guerre coi Galli e della seconda guerra punica,

probabile che questo luogo ricevesse

uno stabilimento, forse una colonia militare

quando

nel

d.

R. fu costrutto quel prolungamento della via Emilia che

moveva

da Placeutia e Crenxona e veniva a Ticinum, per dividersi poi nei due grandi rami, uno per Mediolanum e le regioni alpine della Retia, l'altro verso ovest per la Gallia (-).

probabile allora che questo stanziamento, che divenne pi tardi municipio {C.
la

I.

L. \.
del

6419) avesse

forma

regolare, quadrata che

fu

propria della

colonia,

come

campo
secondo

militare, e
i

come

della citt italica in generale, colle sue grandi vie. orientate


{^).

punti cardinali, e tagliate ad angolo retto

Ora questa forma tipica del

castro romano, salta subito agli occhi a chi osserva la pianta di Pavia,
tig.

come vedesi

nella

qni aggiunta, ove suno indicate lo parti corrispondenti

alla

pi

interna cerchia.

Ci presentano esse perfettamente la forma dell'accampaniento romano, come ognuno pu


riconoscere confrontando la nostra pianta con quella del castro
diligenti del

romano secondo

gli studi

Domazeswski, del Marquardt, del Nissen


al

{*).

Al punto

corrisponde la

]or/a praelon'a:
quintana;
parte pi
(jual'era
la linea

punto
alla

la

por/a decumana

la linea

E F

corrisponde alla via

CD
il

via princijialis coWe relative porte. Noto anche come la


le

regolare e

pi interna di Pavia ha
castro

misure

di

circa

1100 m. periato,
aggiunte e col suo

appunto
(').

romano d'una

sola legione, colle

sue

bagaglio

Debbo

inoltre ricordare che

nelle vie principali della citt moderna, nel punto in

cui intersecavano la cinta detta dall'anonimo vetustissima

interior,
al

disegnata

nella

carta del Claricius come quadrata

regolare, esistettero sino

principio

di questo
e

secolo alcune porte antichissime, dagli archi di pietra


gli scrittori

profondamente

interrati,

che

pavesi, di

comune

accordo, chiamano archi Romani. Cos sulla linea di

via Mazzini trovavasi la porta Palaconse, con alcuni resti d'un edificio grandioso, incor-

(')

Plinio, h. H. Ili,
%',

17,

coni pure Livio, V,


cfr.

2. u

Ticinum... conditum a Laevis et Mariciis, Li<iurum populis" Antiquam gcntem Lacvox Ligure*, incolentes circa Ticinum amnrm n.
12 J:
I.

Tolomeo,

.3.

1.
3!>.

33. Polibio, 2. 17. 4. eh. Moininscn, C.


2.

L. V, pa?. 015.

() Livio.
()

Strabo, V. 11, ].?. 217.


:J1.

Polyb.,

VL

10. ro
:

uiy avftnaf ax>'if"

;i>'f'i

"v aiQiituiidSiiti

reiQiiytavot'

iaTiXef

poK. Cfr. Joseph. Judaic. 3. 51


()

dtitf/fiQttm i nnpf,u,WfJ ittQnyiavoi, cfc.

Domaszewski, llygini gromatici de munitionibui ra.ttrorum. Li-ipzip 1887; MarNissen. f)as Tempum. llerlin, IHC!, p. 23 e seg. qaarilt, Rrimirhe ."^Inatsverunllung V", 101 lager in Banner Jahrbuch. 1887. paff. 189. lfmcrt det Banner Ventandniss Kocnen, /um cf. C.
Cf. -Xlfr.
;

(')

Marnn.ir(lf. op. e lr. cif.

REGIONE

XI.

85

linea
di

PAVIA

porato nella attuale casa Fiorar; pi a sud, sulla

via Garibaldi, parallela


si

a quella prima, esisteva la porta

s.

Giovanni, atterrata nel 1818, alla quale

col-

lega la tradizione dell' ingresso di re Alboino, condottiere dei Longobardi. Xell'estre-

mit opposta della

cittil,

ad ovest, via Cavour


al
182.')
('),

era

intersecata

da porta

Jlaricia,

Marenga, conservata sino


del

poco lontano dalla quale v'era la nota statua

Muto dell'Accia al

collo, rappresentante

un magistrato romano, avvolto nella toga.

F:g.

6.

E
le

anche interessante notare che


si

al

di fuori della cinta delle mura, in cui queste


i

porte romane erano poste,

estendevano
i

cimiteri, sacri

in

tutto

il

medioevo per

reliquie dei martiri e di tutti

vescovi pavesi; e non voglio scordare una notizia


fuori dtdla

dell'Anonimo del pi alto valore, che cio


al

prima cerchia

di
si

mura, accanto
erano trovate

monastero di

s.

Maria

in

Pertica, dalla parte orientale della citt


i

insieme a tombe ad inumazione della et cristiana,

vasi

di

terra dove gli antichis-

{')

Tcunzio, La statua del muto dell'Accia


suo posto, o poco lontano, ed
pallidore.
!

al collo. Pavia

1S5.5.

Questa famosa statua


essa
si

ancora

al

importante ricnnlari' cnine ad

Cidlei;a

tii(ta

una

letteratura di

PAVIA

le

8(.i

noi vedere
in

REGIONE

XI.

simi riponevano

ceneri dei loro morti.

Non vogliamo
d'etii

queste parole

mi ricordo di qualche antico sepolcreto romano, allineato lungo le vie che furono gi
estraurbane e poi incorporate nell'aliitato
pi recente?

Se queste mie osservazioni rL-uJoiio in qualche


le

modo evidente che

in parte

almeno
conceda
la

linee generali dell'attuale citti

ripetono quelle della citt romana,

mi
si

si

di

aggiungere una considerazione che non mi


si

sembm

trascurabile. Se

esamina

pianta di Pavia,
del Corso Vittorio
e

trova ohe l'asse did ponte, non in perfetta coineidenza con quello

Emanuele,

ma

che questo alquanto


della

piii

inclinato verso nord nord-est,

come

le

altre linee, normali alla principale,

via Garibaldi, Mazzini, Cavour


est-ovest,

e parallele non corrispodono esattamente alla linea astronomica un'inclinazione verso sud di 13, liO', 15".

ma hanno
perch di
inclina-

Questo fatto sulle primo sorprende, perch

naturale domandarsi
il

il

questa curva della strada prima di giungere sul ponte,


zione sulla linea astronomica. Credo che la

perch

di

questa

mia

risposta non sia del tutto errata.


ita-

Sappiamo che

tutti gli

impianti di cas/ra, e le fondazioni di colonie, tanto


elleuiclie o

liche die latine (forse anche

indogermaniche) erano precedute dalla ceri-

monia ieW augurano,


prendendo per punto
con questo punto
si

colla quale si stabilivano le

prime mensurae del futuro abitato,


dal
sole
la

di base quello dell'apparente spuntare

sull'orizzonte;

tracciava la linea da oriente a ponente, poi

normale da nord
(').

a sud, valendosi delle leggi augurali e dei calcoli dei gromalici profcssores

Ora dal

precedente discorso, credo di avere

dimostrato

come

la citt
si

di Ticinum, ebbe per

sua prima origino un castro romano, che successivamente

venne ampliando, che ebbe

molte vicende, vide


tari,

le case

ed

palazzi succedere alle umili tende o baracche mili

ma

che conserv sempre la sua forma tipica: e quindi


la

molto probabile, anzi

vorrei dire certo che avvenne anche per Ticinum

cerimonia religioso-agronoma della

augurano
Ora
a nord

etl

preliminare.

noto che

il

punto dall'apparente levata del sole

si

sposta durante l'anno

a sud dell'est astronomico, equinoziale: ed cos che, applicando un sem-

plicissimo calcolo,

saremmo

condotti a stabilire che


il

il

momento

in

cui venne fatta o

l'osservazione cardinale per

tracciamento topografico del cas/rum


il

dello
il

stabili-

mento romano, doveva

trovarsi tra

21

settembre ed

il

21 dicembre, o tra

21

di-

(')

C'Ir.

Hytfiuus (iJoiniiszcwskiJ
clic

minati. Nei lavori


cai>ilalc del

ho citato

piii

ijromatici sunt cognoe. 1:5. .J. hi profuisons eius arlts. innanzi del Legnazzi, dui Marquardt, e specialmente nel lavoro
.

N88en: Das Tftnplum pag. 13 e seg.;

2.3,

e scg. pag.

53

e scg.,

sono esposte con grande

nell'edilizia e nellarghezza di critica le fonti classiche sul rito augurale, che appare fondamentale credenze inveterate pi sulle coordinato che antica, e dell'Italia e l'oconomia iiolitica della Koina Hyginus. De limitili, consltpasso di il ricordare basti l^ui mi italica, schiatta religiose della

luendis pog. 16H: postea placuit


natur, sic
et

omncm

relujionfm eo convertere et qua parte coeli terra inlumi;

limites in

oriente constituunlur
itaque ti loci

cosi

anche

l'altro

dello stesso autore pag. 181

natura permittit, rationem servare debemus, sin {aromatici vet. ree. Laclimann): I, 120, cum agri colonia dwidcrentur, fossa Georg. Vcrg. Servius. autem proximam rationi; cfr. et alia de seplcntrionc ad me nuncupabatur. cardo quae occidentem, oriente in ducebatur ab I/nt. IV. 30, ecc. ridiemqui decimonus limet vorabatur - Cfr. Veget. t. 23; F.stus. png. 2'2X Tacif.

REGIONE

XI.

87

PAVIA

cembre ed
air 11

il

lil

marzo, e pi
(').

precisamente

si

doveva

essere

o al

12 novembre o

febbraio

Se noi pensiamo

al

lungo lavoro che doveva richiedere

la costruzione

d'una
la

citt,

che era ad un tempo stazione militare importante e destinata a proteggere


linea del

duplice
<

Po

e del

Ticino, parrebbe logico

ammettere che l'osservazione

inaugurale

della futura Pavia, venne fatta nella

prima met del febbraio. Allora era prossima

a spirare, la stagione delle nevi, e s'aveva dinnanzi tutta la buona stagione per co-

minciare a condurre a buon termine

il

lavoro.
in

Questo fatto di eseguire

il

tracciamento della citt

principio di primavera,

il

quale nei tempi primitivi trova la sua spiegazione nella

necessit

sopra

accennata,

ebbe pi
si

tardi,
il

come

fatto antico,

tradizionale la sanzione religiosa; a questa che


italico,

collega

rito,

essenzialmente

della primavera sacra {ver sacrum).

cosi

io

spiego l'obliquit dell'antico cardo dell'attuale corso Vittorio Emanuele, sulla linea

del ponte: la prima linea collegata coU'orientazione della citt, e da questa dipende

organicamente
alla quale
il

la seconda invece

determinata dalla direzione della corrente del fiume,

ponte stesso, alla sua volta, dev'essere normale.


i

per questo che anche

oggi vediamo questa deviazione conservata attraverso


primitiva della citt
e

secoli,

perch la costruzione

del ponte dovette obbedire a due esigenze affatto diverse.

Questi pochi appunti, nella grande mancanza di notizie letterarie ed epigrafiche,

possono servire come incentivo ad altre ricerche, le quali a


in causa dei viaggi

me

non sono ora possibili

impostimi dalla mia qualit di alunno della Scuola di Archeologia.

anche per la stessa ragione della mia assenza da Pavia che non ho potuto seguire
i

attentamente

lavori che avvennero nel

duomo

della citt, in occasione della costru-

zione della facciata. Essi sono stati diligentemente sorvegliati dalla Commissione Conservatrice; ed
il

rev. P.

Moiraghi ha dato alcuni cenni su quei pochi frammenti romani


s.

che furono scoperti nell'atterrare alcune delle antiche colonne della basilica di
del popolo, e nello
in

Maria

sgombero del terreno.

Ma

come

il

signor prof. Moiraghi incorso

qualche inesattezza, cos credo dovere di dare qualche cenno. Anzitutto debbo lala distruzione senza

mentare

un piano ben delimitato d'una

delle

prime

pi antiche
il

basiliche dell'Italia settentrionale.


rev.

Debbo anche aggiungere che non credo che


di Pavia sia
sorto sul posto
di

Moiraghi debba insistere pi a lungo sulla antica idea espressa gi dal Terenzio
che cio
il

e dal Capsoni, e

duomo
lo

un tempio antico
si

precisamente di Cybele. Per

meno

la

prova su cui tutti questi scrittori

basano
si

sono insufficienti.

noto che nell'interno dei piloni compositi della chiesa

romana

(')

Questo calcolo astronomico

cht;

troviamo cliiaramentc esposto dal dott. B. Tiele, Astrano-

mische hlfxtafdn aggiunte all'opera gi citata pi volte dal Nisscii, condusse a risultati sorprendenti

come a

risolvere alcuni punti controversi nella topografa dell'antica Atene, sulla fond.izionc
(v.

di alcuni
2.

templi

p. es.

Ediz. pag. 8;

cfr.

Penrose An investigation of the pnnciples of Athenian Arckitecturo. p. Koehler Der S&dabhang der Akropolis su Athen in Ath. Mittheil. II, 171-186;
al

229-260).

cos'i

pure giov

eh.
e

prof.

Tacchini per determinare la data


quella grandiosa e

di

impi.anto

di

alcune
di

delle stazioni dette le

terramare

specialmente di

recentemente esplorata

Oastellazzo
I.

(v.

l'igurini

)iag.

1.34; cfr.

Monumenti antichi pubblicati per cura dell' Accademia dei /,m, Roma Nuove Scoperte ecc., Roma .\ccad. Lincei 189'1. n. 3 e seg.).

1889,

l'AViA

88

REGIONE

XI.

trovarono dei fusti di colonna, decisamente romani, che furono posti dagli architetti

por formare una specie di nucleo al pilone stesso. Queste colonne sono state ritenuto
l'avanzo d'un tempio pagano, cupeito e coinvolto
dal

tempio cristiano. Debbo anzi-

tutto mostrare che tutte le colonne non solo sono di


duli
stili

marmi

diversi,

ma

sono di motanti

di stili di cui

all'atto

diversi,

in

modo che

si

dovrebbe pensare a un
i

edifcio di

non abbiamo esempio abun.i. Rivedendo

miei appunti trovo per esempio

queste indicazioni:
rt)

fusto di colonna spezzato, di

marmo

di

Verona (breccia) senza scanalature,


lungo m.

lungo m. 4.47: dm. della base cm. 65, del fusto cm. 55;
b)

troncone

di

colonna
di stile

di

marmo,

probabilmente apuano,
le

2,34.

diam. 0,85. La colonna


in luogo di

composito, cio

scanalature corinzie sono ricolme,

essere concave: larghezza delle scanalature m. 0,08;

e) altro

troncone di colonna, pure di

marmo

apuano, lungo m. 1,70, dm. 57 cm.


6.

Le

scanalature che sono pure ricolme,

come

nel

frammento precedente, sono ampie cm.

Disfirraziatamento non trovo altra misura delie varie colonne rinvenute nello scavo,

come pure ho smarrita una piccola pianta da me


mi conforta
avanzi
farsi

fatta

per indicare

il

posto delle vario

colonne e dei vari tronconi nell'interno dei massicci pilastri della antica basilica.
l'idea che non

Ma

siamo autorizzati a ritenere che

si

possa da

questi vari

un concetto dell'edificio romano che avrebl)e preceduto la iirimitiva chiesa


Clie anzi io insisto nell'opinione
il

lombarda.

che
o

l'architetto

mastri fabbricatori
citt,

abbiano raccolto

materiale da edifci

pi

meno
di

vicini nella

che nella

grande scarsezza di pietre nella pianura alluvionale


di procurarle

Pavia, e colla

dificoltil

estrema

da lontano, data la infelice condizione della viabilit dell'alto medioevo.

siano anche andati a cercarli lungo le vie che uscivano dalla citt, la maggior parte
dello quali erano di origine romana. Io ne vedo

una prova

in

questo fatto che uno dei


ai pilastri,

tronchi di colonna, e forse non

il

solo,
lo

che facevano da nocciolo

non

che un milliario romano. Quando


e quasi coperto dai rottami,

io

ho veduto, esso giaceva nelle macerie, capovolto

ma

col

[lermesso doU'iug. direttore dei lavori, ho potuto


e

vedere

le traccie dell'iscrizione. Il milliario

una colonna
di

di granito, alta

m.

0,()5
il

che

sorge su basamento di cm.


si

64 X 64

di base,

87

di altezza; nel

punto dove

fusto

innesta sulla base,


si

si

trovano quattro rotondi ovoli, che o;a sono smussati. Quello


assai

che

pu scorgere dell'iscrizione

poco; dall'esame ripetuto della pietra e dei

calchi che ne ho tratti, ho potuto avere solamente questo lettere, che trascrivo nella
loro posizione:

IMPgg

ildllil
ESiS

leiiiEi
iP
cio
:

VI
')/'

imp{erator Ant)nin{us

REGIONE

XI.

89

FORNOVO

S.

GIOVANNI

Questa iscrizione aviubbe poco valore per la topografia della antica regione
nese, se non ne esistesse un'altra consimile, trovata a Cuttiae nel
in cui
si

tici-

territorio ticinese,
Iviii.

legge

impei:

Antodi iias

pius Au[/

poai
\

curavil

Col confronto di questo niilliario che conta le miglia della via, che conduceva

ad Angusta Taiiriaorum, cominciando probabilmente da Placeniia,


che
il

io

credo di dire

niilliario
-gh

da

me
i

esaminato, appartenesse alla medesima via da Ticinum a Lau-

mellum

sopra citata. Quanto alla cifra {m).p. VI, che sicura,

mi pare

di poter

ritenere che

almeno

milliar pi vicini a
citt,

Pavia portassero
la

le

indicazioni della di-

stanza a partire da questa

e poi si riprendesse

numerazione da Placentia^

che necessaria ammettere per comprendere la cifra di


sul miniarlo di

V/ff, del resto non sicura,


i

Cottiae (Cozzo). Si vedo adunque che


le

muratori ed
la

mastri andamilliaria.

rono a cercare

pietre da lungi, e trovarono

atta allo scopo

colonna

Un'altra prova di questo fatto


nelle macerie, intitolato a

dato anche

dal piccolo

cippo funerario,
p.

rinvenuto

Caelia Materna {Notule 1893,

348).

Questa iscrizione che rammenta la famiglia


nell'Italia superiore
(cf.

Caelia assai diffusa sotto l'impero


etc),

C.

I.

L. V,

6827 Aug. Praetoria; 6680 Vercellae


che

doveva senza dubbio trovarsi nelle necropoli,


fuori della citt
;

massime

nell'et imperiale erano

dalla necropoli dov essere tolta per formarne materiale di costru-

zione.

Sino a nuova prova perci credo infondata l'ipotesi che nel posto dell'attuate
di

duomo

Pavia sorgesse

il

tempio di Cybele

(').

A. Taramelli.

Nuove scoperte
III.

di antichit nella provincia di

Bergamo.
comune importanza

FORNOVO SAN GIOVANNI


s.

Scoperte
e

di

non

avvennero nel territorio continuamente esplorato


Giovanni.

non mai esausto del nostro Fornovo

Nella primavera del 1892, in occasione di lavori agricoli

del

podere Brolo, di propriet Gallavresi, a


si

m. 0,50

del soprassuolo
tura,

incontr
il

una specie
alla

di pilastro in

mura-

largo

m. 1,50;

quale

profondit di m. 1,00

posava sopra un pavimento


al

di ciottoli.

L presso, ed alquanto

di

sopra del

piano
di

dell'acciottolato, si trov

una
m.

testa
0,3;i.

marmorea,
della

virile,

grandezza

naturale,

alta

quale offriamo qui una riproduzione tolta da ima

fo-

tot'rafia.

sufficientemente conservata, se

si

eccettua un'otfesa
sinistro,

non grave al naso, ed altra meno grave ncU' occhio


e per

amichevole deferenza dei signori Achille

e dott.

Emilio

Gallavresi, fu da
chit fornovesi.

me

acquistata per la mia raccolta di anti-

(')

Vedi Tercntio, D'un monumento scoperto

nell'anno

18.9
I,
p..

nella

cattedrale di Pavia,

cf.

Cixpsoni,

Memorie

Isteriche della R. Citt di Pavia, 1782,


cc<5.

2.">0.

Ci-ASSK DI SCIENZE MORALI

Memorib

Vol. II, Serio 5", parte 2

12

FORNOVO

S.

GIOVANNI

solo,

90

ma
si

REGIONE

XI.

Pare assai probabile die nou ad un busto,


non formata da un pezzo
del

abbia appartenuto ad una statua,

ma

con la testa riportata, come

deduco dal

tajjlio

marmo

nell'attaccatura del collo.


il

Ma
sia

uuU'altro pu dirsi con certezza intorno al


le

porsonagjio di cui

marmo

ora dissepolto dov rappresentare


stato
;

sembianze
insigne

in

maaltra

niera assai perfetta.

K probabile che

qualche

cittadino

od

persona benemerita dell'antico


posta nel

Forum

noviim

ma

se trattisi di

una statua onoraria


semplice ritratto

Foro od

in

qualche edificio pubblico, ovvero se

trattisi di
si

posto sul sepolcro di qualche ricco od insigne cittadino, nulla

pu conoscere.

Nel campo attiguo


in

all'aia del

Hrolo,

fu trovata molti anni or sono, e conservata

posto una specie di base marmorea,

ma

senza epigrafe.
la scoperta, ebbi
cos'i

Essendomi recato sul luogo ove avvenne


assistere agli scavi che vi si fecero presso
il

la
;

fortuna non solo di

detto pilastro

ma

ancora di acqui-

stare

seguenti oggetti, tutti spettanti a due separati


^

trovameuti.
si

Provengono dai
formavano
1.
il

Casaretti

'

propriet Carminati, quelli che qui

notano

e ciie

corredo di una

tomba a cremazione.
rossastra,

Vaso ossuario

in terra

frammentato, con residui di ossa


in

bruciate.

2.

Met

inferiore di vasetto

bruno rossastro,

forma di calice a base piatta,


alt.

ornato da
3.

doppi cerchietti, stampati a creta


di

molle; diam. del fondo m. 0.04:


sezione elittica.

0,U8.

KotcUa

bronzo di grosso cordone fuso, a

adorno nella peri-

feria

da 14 bottoni equidistanti; diam. 0,045.


4.

Rotella simile,

ma
due

di cordone un poco
rotelle simili.

meno

grosso, e mutila por antica frattura.

5. G.

Frammenti

di

Rotella di grosso cordone cilindrico, ornato

nella

periferia

da

sei

anitrelle;

diam. m. 0,04.5.
7.

Pezzo di lamina pure

di

bronzo appartenente ad un vaso.


di

Questi oggetti trovano riscontro in quelli delle tombe

Brambate-Sotto

(cfr.

Mantovani, Not/sie archeologiche bergomeisi, 1884-181*0

p.

2, 72).
:

Provengono dal
8.

Castelletto

propriet Santoni

seguenti

Lama
ed
i

bitagliente di pugnale in bronzo, a foglia di ulivo,


])er

con
:

due

fori

nel

codolo,

relativi chiodetti

riiiiinanieatura; lunga

ni.

o.ir.

larghezza

mas-

sima m. 0,017.
9.

Grosso anello del diam. interno

ili

m. 0.032 con castone a targhetta.


fittile,

10.

Da
i

questo predio pervenne alla mia raccolta un'urna cineraria


caratteri
i

che pre-

senta tutti
in

delle terrocotte preistoriche; con la quale urna, circa l'et, sono

rapporto

bronzi qui accennati.


si

In questa stessa mia visita sul luogo ove


coU'assistenza dei signori fratelli
del virino podere
sca, proliabiiincnte
Cosala

rinvenne la testa mannorsa, sempre


tentare

Gallavresi,
alla

potei

un altro scavo nell'area


in.
0,.")0.

Grande. K quivi,

profondit di

trovai una va-

per bagno, alta m. 1.00, chiusa da pareti

in

laterizi.

REGIONE

XI.

91

BARIANO, BRIGNANO

IV.

BARIANO
si

Presso un campo del convento di Banano, scavandosi una


di

fossa per gelsi,


tetto.
si

scopr

una tomba formata


si

tegole

romane

anepigrafi, poste

Vi era dentro uno scheletro; n

seppe di oggetti di corredo funebre che vi

fossero rinvenuti.

V.

BRIGNANO

di

poca distanza

dal

paese

di

Hrignano {Dregnaiium
predio

anno 847), in una cava

ghiaia recentemente aperta nel

Broda, propriet
si

del sig. Francesco Carminati, a circa m. 0,80 dal piano attuale di campagna,

scopri

una sepoltura romana. Lo scheletro, ben conservato, stava


ovest, ed

in

direzione

sud-est norde rotti.

aveva ancora coperta la sola parte superiore da tre tegoloni anepigrafi


si

lati

del cranio

raccolsero gli oggetti che seguono:

1) Anforetta fittile giallastra alta pellettile delle nostro

m. 0,21. Non deve essere comune nella sup-

tombe, perch

ora la

prima volta che mi accade d'incontrarne.

Un

vaso simile,

ma

con una sola ansa, fu esumato a Ticengo (Soncino) da una tomba

romana dell'epoca degli Antonini.


2) Ai-milla in bronzo coll'asticciuola finiente a testa di seqje; diam. m. 0,042.

Una
tanto

simile ne fu scoperta nel predio Guadali a Zanica.

Un'altra sepoltura, costruita come la precedente, conservava dello scheletro solil

cranio, ed molto probabile che fosse stata gi esplorata in antico

il

che,

del resto, era anche desumibile dalla condizione smossa in cui fu trovato in quel punto
il

terreno. Sotto

laterizi
fittile
il

che coprivano

il

cranio

si

raccolsero:

3) Scodella

rossastra, a labbro espanso

orizzontalmente

all'orlo,

con

beccuccio per mescere


nella

liquido,

particolarit che pure per la

prima volta riscontro


'

numerosa

serie di tali terrecotte; alta

m. 0,06; diam. m. 0,18.


Giuseppe a Zanica.

4) Aryballos ventricoso ansato e di corto collo, di pasta ordinaria


alto

rossastra

m. 0,14. Simili

si

scoprirono nel

Campo

s.

5) Fibbia in bronzo da cintura, con gancetto mobile, di forma comune, lunga

m. 0,04.
6) Anelletto di bronzo
;

diam. di m. 0,02.

7) Altro anelletto simile, risultante

da un'asticciuola cilindrica ripiegata

alle

estremit
8)

diam. 0,02.

Laminetta pure

di

bronzo usata per rivestimento di cintura, ed ornata da

puntini traforati agli orli; larga m. 0,02.


9) Pezzetto di lamina in ferro, irriconoscibile per corrosione.

Non
lieto di

avrei raccolto queste notizie senza


di

1'

avviso

l'assistenza dell' egregio


patrie,

si-

gnor Francesco Carminati

Brignano, amante delle memorie

al quale sono

esprimere la mia gratitudine.

CULOQNO AL SERIO, MOZZANICA, OSIO

92

la

REGIONE XI

VI.
(li

COIjOGNo al serio
un

l'iesso

cascina

Caiitaiaiia,

nel

comuiie

Cologno al Serio, da
a
u.

campo

gliiaioso,

posseduto
ferro,

da Caniiiuuti Giuseppe. In

estratto,

0,75 di profoiidit, un coltello di


ui.

a grossa costola, lungo nella

lama

iii.

0,20, nel codolo

0,08.
in

Stava di fianco ad uno scheletro di uomo, sepolto

piena terra. Cotali armi

si

giudicano, corno noto, pi specialmente usato nel basso impero e nell'epoca barbarica.

VII.

.MO//.VNICA

Nel predio

del

sig.

Gustavo

Camozzi. situato assai

prossimo al comune
fu trovato

di Mozzanica. tra le radici di un albero divelto da un turbine,


dell'

un bollissimo cimelio

epoca litica primitiva. K un pugnale

di

selce

nera trascheggiata, perfettamente conservato; lungo m. 0,11, largo a met della lama m. 0.n4. Sebbene iiell'insienie alibia figura quasi romboidale od a foglia di lauro, pure
mostrasi alquanto ristrutto nel codolo
e

ci per opiiortunit dell'immanicatiua.


p.

Di

tali armi parlai nella

mie Notizie archeologiche bergomensi, 1882-83, mai esplorata a scopo


premura del
agricoli,
scientitico.

134

e sgg. Debbo solo aggiungere, che questa scoperta accresce l'importanza paletnologica

della stazione di Mozzanica,

Certo, che senza l'intelligente


fu trovato siuora,

sig.

Camozzi,

in occasione di lavori

noi

nemmeno quanto vi conserveremmo ed avremmo

potuto salvare dalle dispersioni.

Vili.

OSIO SOPllA
20O tanto
os^uarie,

Sulla line del febbraio 1891. nello scavar forse per

piantagioni di gelsi in podere Casello di propriet Mongili, alla profondit di m. 0,(50


e

distante m.

dall'ospitale che dal cimitero,

si

scopersero

in

piena terra

tre

urne
(J,50

titUli

come

quelle di Brenibato Sotto, posto in linea retta ed a circa


il
i

m.

l'ima dall'altra. Secondo

referto dello

scavatore

Moretti

Angelo, le due

pi piccole non contenevano che

residui della cremazione; nella


raccolsero
i

maggiore, invece,
soli

frammisti sul fondo colle ceneri,


distruzione.
1) Quattro anelli;

si

seguenti bronzi,

salvati dalla

due del diam.

di

in.

0,03; e duo del diam.

ili

m. 0,02.

2) Anello di lega biancastra; diam. 0,03. 3) AnoUetto; diam.

m. 0,012.
lniente a globetto.

4) Stalla scanalata di grossa fibula,

mutila nelle 5) Fibula serpeggiante od a drago, col dischetto fisso nell'arco,


estremit. 6) Socchietto per pendaglio, col foro poco sotto le estremit del manico.
7)

Lamina

di metallo bianco, che secondo l'analisi fattane dal chimico dott.

Pietro Giacomelli, risult essere una lega di rame, manganese, antimonio ed arsenico,

analoga certamente a quella dell'anello sopra citato.

E
creto di

poich oggetti simili a questi, eccettuato

l'ultimo, si

rinvennero noi

sepolferro

Hrembate

Sotto,

spettante

al

terzo

periodo

della

prima

et

del

REGIONE

VII.

herfj.,

93

Casello.

AREZZO

(cfr.

Mantovani, Notisie archeol.

884-1890), crediamo con tutta ragione do-

versi attribuire al periodo uiede.siino anclie le urue del


j

cos ci

viene indicata nel nostro territorio una nuova stazione preromana,

me-

ritevole di sistematiche indagini.

G. M.\NTOVANI.

Rkgione Vir (KTRURIA).


IX.

AREZZO

Nuove indagini
le

nell'orlo di Santa

Maria

in

Gradi,

nel luogo ove avvennero

scoperte delle figuline di

Marco Perennio.

La
di santa

direzione del

Museo

civico di

Arezzo fece intraprendere nuove indagini nell'orto


si
I,

Maria

in

Gradi, entro la citt, nel luogo ove


ser.
4^^,

scoprirono le figuline belp.

lissime di

Marco Perennio {Notizie 1884,

voi.

83, tav.
di

I,

II,

III).

Si recuperarono esemplari delle splendide

forme di Niceforo,
il

Cordone, di Pi-

lade e di Tigrane, e frammenti che rappresentano

prodotto dell'ultimo periodo della

fabbrica perenniana, quando vi lavorarono Bargate e Crescente.


Affatto singolari
centi scene comiche.
e

nuove
tali

Di

formo decorate con figurine in caricatura, riproduforme non comparse finora tra i fittili aretini, abbiamo
le

una intiera
Si

vari

frammenti di

altre.

comunica per ora questo annunzio sommario


aspettano intorno a questi trovamenti.

in

attesa

delle

ampie

notizie

che

si

X.

ROMA.

Nuove scoperte
Regione TV.
Venere
terre
si

nella citt e nel suburbio.


le escavazioni nella cella

Sono state continuate

del tempio di

Roma,

delle quali fu data notizia nello scorso

mese

di febbraio (p. .58).

Fra

le

sono trovati altri frammenti delle colonne di porfido che ornavano quel san-

tuario
fregi

una base, parimente


di

di

porfido, del

diametro

di

m. 1,03;

vari

frammenti di

capitelli

marmorei.

Regione VI. Nel cavo per costruire una piccola fogna entro l'area, ove si sta edificando la nuova cliiesa americana, presso l'angolo di via Firenze e via "Venti Settembre, stato recuperato un braccio di statua marmorea lungo m. 0,48, di buona fattm-a e bene modellato, mancante delle estremit della
mano.
Sottofondandosi
Sallustiani,
si

un casamento in via

Cadorna,
ni.

di

fronte

al Ninfeo degli Orti


di

sono rinvenuti, alla profondit di


ovoli e
dentelli,
di

13,

due pezzi
e

cornicio^ intaconservati.

gliato in
dei

marmo, con

buon lavoro

benissimo
lo.

Uno

frammenti misura m. 0,55

0,15, l'altro m. 0,35

UOMA

legioiie

'J4

s.

UOMA

IX.

Nel restaurare una fogna, sulla piazza di


in.
si

Stefano del Cacce,


ni.

si

trovata una lastra niaruiorea, scorniciata, alta

U,47, larga

0,58, che ora stata

adoperata per coprire

la

fogna medesima. Vi

legge

l'

isc-ri/iono:

TTILLIVSTFPA/
SAB1NVS7C0H

XTT

VRB

li

POSTVMIA
PHYLLIS
FRATRIS VXOR

CANINIA

MVSA

CONCVBINA SABINI

Regione X.
Palatino ascende
severiana.
si

al

Restaurata l'antica scala, che dal portico orientale dello Stadio


piano superiore

ed

a livello

della

grande loggia semicircolare

trovata una grande condottura di piombo, grossa m. 0,03, che corre


il

per tutta la lunghezza della scala ed posta immodiatamente sotto


dini.

ciglio dei

gracia-

Ne

sono stati scoperti per intiero quattro pezzi, della lunghezza di

m. 1.70
il

scuno, cio di sei piedi romani, saldati fortemente l'uno coU'altro, ed aventi

dia-

metro maggiore esterno un grande ramo


di

di

m. 0,17,
e
il

l'

interno di m. 0,14. In uno impresso a rilievo


il

palma

segno numerale V; un altro porta due volte

sigillo

IMP-DOMITIANIAVGGERSVBCVRAEPACATHIAVG-L

PROCFEC- MARTI ALIS- ET ALEX ANDERSER


Sul terzo
aggiunto
il

sul quarto tubo ripetuta la


nell'altro
il

medesima leggenda; ed
...III.

inoltre in

uno

numero V,

numero

Questa condottura discendeva

fino all'antico

piano della scala e dello Stadio, che


il

stato riconosciuto essere circa

mezzo metro

sotto
e

jiiano

attuale.

K quindi mani-

festo che nelle grandi rinnovazioni fatte


di

da Adriano
il

da Settimio Severo nello Stadio

Domiziano, no fu nutabihnento rialzato


Altre fstule acquario col

livello.
il

nome

di

Domiziano,

quale distribu in questa parte


state quivi
u

del

palazzo l'acqua Claudia derivante


i

dall'acquedotto Celiinontano. sono

trovate in altri tempi. Portano per


di

nomi dei procuratori M. Arricinio Clemente


si

Euticho

mentre quello di Epagato


(').

legge soltanto sopra un tubo trovato presso

piazza di Spagna
ste.-<si

Una

sola iscrizione simile a quelle test rinvenute, e portante gli

nomi

del procurature

Epagato e dei plumbarii Jfarziale ed Alessandro, trovasi


indicazione
del

registrata nellf mOh'iIc di'H'Aiiiati. si-nza veruna

luogo unde

il

tubo

proveniva

(-).

()

Lanciani, Silloge epvfrafica aquarin.


0. e.
p.

\\

211-213,

2.T1.

n. 1:?".

(J

277.

n.

172.

ROMA

il

95

dei

KOMA

Spianandosi poi
lato volto

teiieno
e dietro

in la

prossimit

ruderi del palazzo Severiano. sul


dello

ad oriente

grande

essedra

Stadio,

sono stati scoperti

avanzi di una casa privata del primo secolo, la quale sorgeva su quell'ultimo lembo
del Palatino.

No rimangono

soltanto alcune

parti

delle

mura

laterizie,

ed un framIl

mento

di

pavimento a musaico finissimo, tutto bianco, con larga fascia nera.


12 sotto
il

piano

di queste stanze trovasi circa va.

piano del palazzo di Severo.


d'intonaco finissimo, di vivace

Fra

.le terre

si

sono

raccdti

alcuni frammenti

colore rosso, ed altri piccoli pezzi di colore giallo con liste rosse.

Area
ritrovata,

del
fra

Policlinico.
la

Sistemandosi

la strada d'accesso

al

Policlinico, si

terra,

a poca distanza dalle

mina

della

citti,

una piccola base mar-

morea, alta m. 0,34

0,18

0,22, mancante della parte


alle

superiore. Sulla fronte vi

sono scolpite in altorilievo due figure, in mezzo


assai danneggiate. Nei

quali un tripode. Esse sono

due

lati

sono egualmente scolpite due Vittorie alate che recano

un grande ramo

di

palma.
tortile,

Fu pure
bigio,

recuperato nello stesso luogo un rocchio di colonnina


e

di

marmo

alto

m. 0,60

del diametro di

m. 0,10.
che
si

Alveo del Tevere.

Per

gli

sterri

eseguiscono

sulla

riva destra del

Tevere, nel sito appellato ilontesecco, e sulla riva sinistra


Milvio, .sono stati recuperati questi oggetti:

in prossimit

del ponte

Marmo. Piede

sinistro di statua,

appena

abbozzato, lungo m. 0,22, rotto in due pezzi.

i?/'0/i40.

Uncino, lungo m. 0,15. Tre

piccoli frammenti, forse di vaso, assai consunti.

Una

fibula,

mancante dell'ardiglione.
iutieri
e"

Quattordici monete diverse.


vati.

Vetro.

Due

piccoli balsamar,

ben

conser-

Terracotta. Grande

lucerna

rotonda,

mancante del becco, con un tridente

rilevato nel fondo.

Altra rotonda, col bollo a lettere incavate e rozze:


:

FORTIS. Altra
grezze,

pi piccola, di terra gialla, col bollo a lettere rilevate


di

FORTIS. Due lucerne

forma

ellittica,

con largo becco. Altra piccola bilione, con cerchietti impressi sul
col sigillo 'c

piatto.
tina,

Manico d'anfora
e

AlSTOlf

Qvjt

|.

Frammento

di ciotola are-

con testine

meandri

nell'orlo superiore. Vasetto grezzo, alto

m. 0,05, diam. m. 0,035.


G. Gatti.

Osso. Spillo, in due pezzi, rotto alla punta, lungo m. 0,18.

Via Ostiense.
eseguendosi uno
cassa
rata.
fittile,

Ad

occidente del nuovo quadriportico della basilica di


fogna,
si

s.

Paolo,

sterro

per una

rinvenne,

m. 1,70
di sorta,

di profondit,
e

una

lunga m. 1,95, larga m.

0,4t, s^'uza ornati

rozzamente lavola

Era chiusa da due tegoloni bipedali

da due tegole battentate, spezzate per

pressione delle terra sovrapposta, e non recavano bolli figuli. Neil' interno della cassa
fu trovato
il

solo scheletro,
fatti

che riconobbesi di adulto. La cassa era

posta

obliqua-

mente

tra

due muri

con

scaglie di tufo e calce, spettanti ad uua

camera che

probabilmente
Il
lire

doveva contenere altre sepolture.


si

seppellimento di et tarda, e precisamente del tempo in cui

us seppel-

intorno o nelle vicinanze delle basiliche.

L. Borsari.

l'ALKSTRIXA, TKUU\C1NA

0(j

REGIONE

1.

Rkoionk
XI. l'AliESTRINA.

(LATIUM ET CAMPANIA).
D una
iscr2oic
citt,

onoraria a Traiano.
in

Nel terreno Galeazzi suUentrata della


si

contrada

s.

Hocco, nell'area ove


15 dello scorso feb-

estendeva

la parte superiore

deUaiitico Foro di Prenesto,

il ^'ioriio

braio fu dissotterrata una baso di statua inannorea di forma cilindrica.


del
plinto
il

Ha

nel vivo

diaui.

di

m.

U,t)!i.

ed alta in tutto

ni.

1,20. Vi incisa
al

l'iscrizione
sig.

seguente, che ho trascritta dal calco cartaceo

mandato

Ministero dall'ispettore

V. Cicerchia:

IMP CAESARI DIVI

NERVAEF NERVAE TRAIANO AVGVST


IIIIPP

GERMANICOPONTIFMAX
TRIBPOTESTATCOS

DECVRIONESPOPVLVSQVE
Le
nistra,

lettere
in

del

primo verso sono alte

mm. 50;

quelle dell'ultimo

mm.

32; a

si-

lettere alte

mm.

22,

si

legge

TI

DEDICATA xml K OCT CLAVDIO ATTALO MAMILIANO^

T-

SA3IDIO

SABINO-

II.

VIRl'ispet-

Di questa iscrizione mandarono apografi


tore sopra ricordato sig. Cicerchia.

larcliitetto sig. D. Marchetti e

Ambedue
il

notarono che

il

titolo onorario
in cui

ci

riporta

all'anno lOl dell'era nuova, e che

giorno 18 di settembre,

la

statua a Tra-

iano fu inaugurata, era

il

giorno natalizio di quell'imperatore.


.si

L'ispettore aggiunse che vicino alla base

rinvenne un rocchio di colonna sca-

nalata di

marmo

bigio, dell'altezza di poco pi di

un metro.
F. Bar.vabei.

XII.
di

TERRACINA.
s.

Del tempio
ci

di Giove

Anxure, scoperto sulla

vetta

Monte

Anfjelo, presso la citt.

Poche e scarse notizie


di

tramandarono
11),

gli antichi intorno


i

al

celebre santuario

Giove Anxure. Livio (XXVIII.

enumerando

prodigi avvenuti nell'anno

548

della citt al tempo della seconda guerra punica, ricorda un fulmine caduto sul tempio
di

Giove a Terracina
in

(');

poco dopo (XL, 45) mura di

altri

fulmini che nell'anno


i

575 caddero
pure
il

vari luoghi del Lazio, recando


(-).

danno

ai templi, tra

quali ricordato

nostro di Giove Terracinese

(')

In rivitaU tanto discrimine bolli toUicita... multa prodigio

nunliabanlur:

Tarracinac

lovis aedem... de cacio tartam.


()

cadem tempestai

et

in Capitolio aliquot tigna

prostrava fulmxnibusquc compiuta loca

deformavit, aedem lovix Tarracinae...

REGIONE

I.

07

TERKACINA

Virgilio {Aen. VII, 799)

enumerando

popoli che preparavansi a combattere con

Turno, ricorda quelli che

sacrum
Circaeumque iugum, quis
praesidet.
.

Namici

litm arant Rululosque exercent vomere collcs


Jujiiritcr

Anxurus arvis

Tale menzione ha maggioro importanza per


role di

l'antica

topografia, poicii dalle paristretto alla

Virgilio ben intendasi che

il

culto di Giove

Anxure non era

sola

citt di Terracina,

ma

estendevasi anche alle terre circostanti; la qual cosa conil

fermata anche da Servio. Sappiamo inoltre da questo passo che


sorgere sulla cima di un monte, essendo visibile da tutto
il

santuario doveva

territorio circostante,

da

Ardea
Che
mezzo
gilio,

cio, presso cui scorreva


il

il

Numicio, sino alle terre situate alle falde del Circeo.

sotto

titolo di

Aiixxr od Anxunis fosse adorato Giove bambino, sappiamo per


il

dello stesso Servio,

quale nel passo ora citato, commentando

versi di Vir-

scrive: circa lume Iraetum

Campaniae colebatur

piier Jnp2nter, qui

Anxurus

dicebatur, quasi

ava

^v^ov.
preziosi, nulla ci dicono questi ricordi classici intorno al luogo
il

Ma, per quanto

preciso in cui presso Terracina


fonti archeologiche.

tempio fosse stato


il

edificato.

giova ricorrere alle


in cui vedesi

stato pi volte citato


assisa,

denaro della gente Vibia,

rappresentata una divinit giovane,


lo scettro, nell'altra la patera, e

con testa coronata,

recante in una
il

mano

con la leggenda lOVI


ci

AXVR

('),

quale

documento

che pure ha per noi grande valore, perch


cio che sotto
la questione
di
il

conferma la notizia dataci da Servio,


per

titolo

di

Aiixur fosse adorato Giove fanciullo, nulla aggiunge

architettura e di topografia.
si

Poco
tempio
si

nulla

occuparono del tema

gli scrittori
i

moderni,

quali ricordando questo

limitarono per lo pi a riportare

passi di Livio e di Virgilio, senza dir

nulla intorno alla sua ubicazione.


Soltanto
dei classici,
il

Contatore, meglio di ogni altro avendo interpretato le scarse notizie


sacrario
il

sciisse che questo celebre

dov
s.

sorgere

sapr opiceni montis


sulla cui
il

Terracinensi urbi imminentis, vulgo

Monte

Angelo

sommit pose

anche

l'arce della citt

volsco-romana

(-).

dell'arce, secondo

Contatore, facevano

anche parte quelle arenazioni che tuttod

veggonsi

sul

detto

monte, quasi avessero


{^).

servito da specola per osservare da lungi lo

mosse dei nemici

Del medesimo avviso

fu

lo

Smith,

il

quale parlando di questo tempio di Giove

presso Terracina non esit a dire clic molto probabilmente esso sorgesse nell'acropoli

dove erano ancora

visibili gli avanzi

delle sue

mura

e lo sostruzioni (').

(')

Cf.

Eckhel
hist.
cit.

I,

|i.

lOH; Oula^ii .Ued. Conx.


p.

ji.

.^JW,

n.

10; F;iliretti

Oloas.

Ital.

col.

123.

(')
(')
(*)

De
Op.

Terracin.
p.

307,

sejr.

310.
ijcoyra/ilu/,
II,
/>.

Dkt. of Greck and l'oman


(Jl.vsse di

llo|.
.Soli
'

scienze

mouam

ecc.

Memoiuk

Voi. II,

.j\ parte 2

13

TKKKACINA

il

98

REGIONE

I.

Cosi la pons auclie


patrie
(').

sig.

Salvatore Viuditti, zelante ricercatore delle memorie

Ma
s.

in

<;eiierale.

per

qiiaiit*)

ciuictriie

questi antichi avanzi esistenti sul


;

Monte

Angelo,

gli altri

si

tennero alla tradizione locale


i

e cosi fece lo stesso eh.

De La

Blanchre, a cui dobbiamo


tichitri

migliori studi, fatti in questi ultimi tempi, sopra le au-

terracinesi.
il

Secondo
o di

eh. autore

(-')

anche

le

grandi arcuazioni sono le rovine di una caserma,

un prae/oriiim Theodorici,

e coeve, giudicando dallo particolarit tecniche della

struttura, alla cinta fortificata che dal vertice del colle discende sin presso la citt,

cinta clic l'autore

denomina mocnia nevi barbarici, pur riconoscendo una costruzione


i^).

pi diligente e perfetta nelle arcuazioni

Escluso pertanto

l'

intero

monte

s.

Angelo dal

perimetro

dell'antica

Anxur.

il

eh. De La Hlanchre pone

l'arce in quella piccola elevazione, a

nord di Terracina, sulla


del

quale sorge ora

il

castello medioevale, ed ivi stabilisce

pure la sede

tempio di

Giove

(').

E veramente,
sede dell'acropoli

se non
e

pu

farglisi

colpa di avere prescelta questa localit per la


inesplicabile
le

del

tempio,
s.

resta

come mai

riferisse a cosi tarda


il

et le costruzioni di

monte

Angelo,

quali presentano subito

carattere di coil

struzione romana, di

oi)era incerta, dei tempi migliori.

tale infatti fu

giudizio

che

me

ne formai, pur non sapendo quale attribuzione dare a questi avanzi, allorch
la

visitai

localit

per la prima volta, nel giugno del 1891, unitamente al eh. archi-

tetto sig.

Giacomo Boni. mi accingo a descrivere ebbero


origine
\\\

Le

recenti ed importanti scoperte che

opere che se non possono diisi fortuite, certo non erano dirette alla indagine archeosulla logica. Perocch, nel passato marzo, un tal Luigi Antonio Capponi, ritenendo che

sommit
catovisi,

del colle dovesse colarsi

una somma
o

di denaro

d'oro,

clandestinamente
(")
;

re-

cominci a scavare una buca, lunga

larga

'1

metri circa

giunto alla
soprappo'^ta

profondit di m. 2,50, incontr una muratiu^ in calcare del luogo,


cornice di ottimo stile.

con

Avendo
Monte
s.

di l a breve

tempo avuta occasione

il

sig.

Pio Capponi di recarsi sul

Angelo, esaminato lo scavo, e colpito dalla presenza di quella base scorni-

ciata, riconobbe

che essa apparteneva

al

basamento

di

un tempio, anzi

al

tempio di

Giovo Anxure, che secondo l'opinione da


()

lui varie volte

manifestata, sorgeva su quel-

Cfr.

Monografia della basilica cattedrale, gi antichissimo tempio di Apollo in Terracina,


p. 5.

Foligno, 188.5,
(')

Terracinc. Essai d'histoire locale. Fa-^cic. 31, della Bihlioth^uc dcs

Ecohs Franfaises

d'Athhiei et
(')

de Rome.
e.

Op. cit
le

IX,

pat,');.

102-171
<li

pi.
s.

II.

.\nclu'
"

il

Wuslplial (Guida per la campai/na di


fortificato del re

Roma,

p.

22) designa
{<)
(')

costnizidiii
pi. Il,
11.

Monte

Angelo

un cimipo

Tcodorico

Op.

cit.

7.

Tolpo questi particolari da una corrispondenza del

sig.

ispettore degli scavi,


inoltre

iiig.

Filippo

Libeniti, edita nel periodico

Arte
prof,

e Storia, 1891, n. 8.

Debbo
in

rammentare che
inserito nel

di <|ucsli
giorn.ile

scavi

diede contezza

il

oh.

conim

Francesco .Vzzurri.

un

iirtirolo

l'Italie.

REGIONE

1.

in

oy

TERRACIXA

l'altura.

Ed

conferma

di'lla

dotta tesi topografica pot egli additare anche alcuni


vicino.

avanzi di pavimento a musaico, rimessi a luce

Pigliando molto interesse a questa importante scoperta, e secondando le premure


di

vari egregi cittadini, ed in particolar

modo

del predetto sig. Pio C'apponi,


atto

il

Mu-

nicipio di Terracina, proprietario dell'area, con nobile

mise a disposizione del

FlG.

1.

Capponi una

somma
a

per cominciare l'esplorazione di quel luogo.

In breve gli scavi

fecero riconoscere,

non

grande profondit,

l'intera pianta di

un tempio

di

forma
10,70.

rettangolare, orientato da nord a sud, della lunghezza complessivii di m. 3;,50

maggiore intelligenza qui


2. 3) secondo
i

se ne

aggiunge

la

pianta

(fig.

1)

con

le

relative sezioni

(lg.

rilievi trasmessi al

Ministero dal

sig.

ispettore ing. P. Liberati.

TEKKACINA

luiij,'a

lUO

in.

REGIONE

I.

La

colla,

in.

ll.lM:
il

lari^a

ni.

13,00. con ingresso largo

4,98, costruita

ad opera incerta, come tutto


colonne aderenti
allo pareti,

resto del tempio, era esternamente decorata con

mezze

e costruite

pure ad opera incerta, salvo

la parte inferiore

formata con un mezzo tiimburo di travertino. Si scoprirono alcuni di questi semicilindri

Fio. 2.

^(Sezione trasversale

PQ

l)

di travertino, e parecchi blocchi della


tali

fabbrica sui quali risalta la parte superiore di

semicolonne. Rimangono

al

loro

posto

lungo

le

pareti

della

cella

blocchi

squadrati di travertino sui quali le

mezze colonne venivano a posare. Dal loro numero


sei

sappiamo che
lato di fondo.

le

mezze colonne erano

su ciascuno dei

lati

lunghi, e quattro sul

Fio.

i.

(Sezione lonfritndinalc

0)

Noi centro

di questo lato, nel


in
lat^jrizi,

punto segnato

in

pianta con la lettera' E


rovescia,

(fig. 1),'

rimano un basamento

con zoccolo cornice o gola


(fig. 4).

come

vodesi

nella figura che qui appresso si aggiungo

Kia destinato a .sostenere

la statua

della

divinit.

REGIONE

I.

di

101

TERRACINA

Il

pavimento

musaico bianco a

tasselli di calcare, contoniato

da una fascia

scura a tesselli di ardesia.


Il

pronao lungo m.

12,80 mostra sul prospetto

resti

della gradinata. Era deil

corato con grandi colonne scanalate e con capitelli di stile corinzio,


col cos detto alabastro delle cave del Circeo. Dello colonne
si

tutto formato

scopr

un tamburo,

che ha
telli,

il

diametro di m. 0,92

e si

raccolsero molti frammenti dei fogliami dei capi-

eseguiti con magistero che ci riporta ai primi

tempi dell'impero.
orientale,

Lo

stilobate, assai

bene

conservato

lungo

il

lato

fatto con grossi


il

blocchi di calcare con cornice, listello, guscio e gola rovescia, secondo

motivo che

qui rappresentato

(fg.

5).

Kin,

4.

FiG.

5.

Ed anche
i

questa parte, per la eleganza con cui iu condotta, va attribuita all'et


il

tra la fine della repubblica ed


bolli impressi su tegoli
e

principio dell'impero. All'et

medesima

ci riportano

sugli embrici che si raccolsero nello scavo.

Alcuni, con lievi


noti,

differenze
citato.

nella

disposizione

delle

parole,

offrono

bolli

gi

e
Il

del

tempo sopra

primo, impresso in un pezzo di embrice reca:

EVPQll|
I

DOMITI

VP

"^

Ripete con diversa distribuzione la leggenda del bollo


nell'agro di Velletri (C.
Il secondo,
/.

di

una tegola scoperta

L.

8043, 55).

pure impresso in im embrice, presenta:

PATROSy US
I

L L
Ripete,

DOMITI

VPI
il

puiC

con

distribuzione

diversa,

bollo di una tegola

scoperta

presso

TEURACINA

(ib.

102

REOIONE

I.

Sermonota

8043, 56).

Il

nome

solo di questo servo tffulo apparisce in

una

te-

gola rinvenuta a Fondi


Il
il

(ib.

8048, 72).
il

terzo,

pure su embrice porta


servo Felix, di cui

nome

dello stesso padrone L.


si

Domizio Lupo ed

nome

di

un

nessun altro bollo finora

conosceva.

DO (Ai ti
I

L V P
III

un frammento

di

tegole leggasi

il

bollo inedito:

IZL
che va attribuito alla fine della repubblica.

Ad
11

et;

pi

antica,

probabilmente

si

devono

attribuire alcune teste di leone,

pure di alabastro del Circeo, adoperate per la grondaia.

tempio fu devastato da un incendio

che lo

distrusse

completamente,
orient;ile.

calci-

nando perfino alcuni dei grossi blocchi del basamento, della parte

Dovunque

manifesta la violenta

azione

del fuoco, ed un potente

strato di ceneri e carboni

ricopre le rovine.

questo aggiungasi l'opera dirutta dell'uomo, che infranse in miil

nuti pezzi le statue che adornavano


rati

santuario, di guisa che non sono stati recupe-

che frammenti di piedi e di mani, ed


il

informi

avanzi di
le

testi-,

suflcienti

per

a far riconoscere

corretto disegno ed

il

gusto con cui


quali

statue erano state condotte.

la

mancanza

delle

colonne, delie

un

solo

tamburo

fu

rinvenuto,
l'edifizio,

e se

di tanti altri

frammenti architettonici, induce a credere, che


pei

distrutto

ne dispersero gli avanzi precipitandoli pei borri e

rocciosi

greppi

del

monte.

Alla reazione cristiana devesi certamente qucst' ultima rovina dell'insigne tempio, avvenuta, secondo ogni probabilit, dopo
il

12(3 di Cristo,

dopo cio che fu promulgata da

Teodosio la costituzione per la distruzione dei templi pagani {Cod. Tlieod. X'VI, 10, 25).

Lungo

il

fianco orientale del

monumento,

tra gli

strati

di

cenere,

si

recuper,

una notevole quantit di oggetti votivi, di piombo,


forse stati

risparmiati dal fuoco

per esser

protetti dai materiali caduti dall'edifizio,


si

mentre

altri oggetti simili esposti

alle

fiamme

erano

fusi.

Vi

si

trovarono inoltre due piccole colombe di pasta vitrea;

globetti vitrei per collana; un

amo da

pesca di rame ed alcune cerniere per mobili.

Vi

si

raccolsero pure

due

piccole

basi

marmoree

di

donarli

di

forma quadrata,
i

destinate a reggere una statuetta che vi era infissa,


nella faccia superiore.

come dimostrano

fori praticati

La prima

di

metri n,o4

(),(>.">,

reca inciso in piccole lettere:

DEXTER
VENERI opseqveSi
U

M DON

KEUIONK

I.

lUa

TEKKACI.NA

L'appellativo di obsequeas dato a Venere ricorre soltanto in

un

titolo
/.

votivo

rinvenuto presso
;i5(i9)

s.

Polo dei Cavalieri, edito sull'apografo del Viola (f.


il

Z.,

XIV,

quantunque

compilatore

lo

abbia creduto sospetto.


accogliersi
falsa

Parimenti credo che


tra
le

dopo

il

rinvenimento della nostra base, debba


scrittura,

vere,
Z.,

sebbene

di

scorretta

l'epigrafe

terracinese

reputata

(6'. /.

855*).

ad venere opsequente

La seconda
a pennello
:

di

m.

(),(J7

0,05, reca a piccole lettere, imitanti quasi la scrittura

CARPINATIA FORTVNATAVENERIVS-LM
Queste
iscrizioni

provano

come

anche Venere avesse un sacello

nel maggior

tempio terracinese.
In un frammento di lastrone marmoreo,
calcinato restano,
soltanto
le

lettere

AF,
Lungo
cingeva, fu
lo

stesso lato del tempio, al di

l del

muro

di

opera incerta che lo repianta colla lettera D.


in

trovata

una buca

di

forma quadrata, segnata


agli

in

Fu probabilmente una
mente accennati,
si

delle favisse, in cui, oltre


di

ex voto
di

piombo superiorpiombo, listata di

rinvennero gli avanzi

una

cassettina

rame

tutta deformata dal fuoco.


vi
si

Poche moneto

recuperarono.

Una

di

esse spetta ad Augusto, ed


I.

ha

il

nome

del triumviro monetale C.

Plozio Kufo (Cohen


Si trovarono

p.

95

n.

452)
altre

una

di

Faustina
bronzo

minore, ed una di Marco Aurelio.


irriconoscibili per l'ossido.

pure

due

monete

di

Una

singolare e curiosa costruzione apparve, col procedere dello scavo, a levante

del tempio, ed a breve distanza, nel punto segnato in pianta colla lettera C.

Consiste in quattro muri, dell'altezza di

ra.

0,75

circa, di

opera incerta, formanti

un rettangolo

di

m. 6,9U

6,00, coi lati non paralleli all'asse del tempio. In tale

costruzione incluso uno scoglio natuialc, superiormente forato nel punto corrispon-

dente al centro del rettangolo.

Da

scandagli

fatti si

riconosciuto,
7,

che sotto

lo scoglio

apresi una piccola caverna, ora profonda poco pi di m.


di

comunicante
dalla

per mezzo
d'aria

cunicolo

di altra apertura,
foro,

coU'esterno,
far sollevare

come
le

provato

corrente

che esce dal

sufficiente a

paglie e lo fronde

che

si

volessero

introdurre nella cavit.

Certamente

questo

un antro per

le sorti, o il

luogo pei responsi dell'oracolo

(').

(')

Iiiti'ressaiite

jicr

l'antica tnpotcrafa di 'l'crracina

una

iiianta

della citt

dei

suoi
il

din-

torni, rilevata nel

1781

dall'in^',

(iaotano AstnK, nella quali' vedesi

disegnato

umi solo

tempio

TBRRAOINA

in

104

il

KEOIONE

I.

N crediamo
fiilmiiio

di orraro attrilmendo l'ori^iuo di questa siugolaro costruzioue

ad un

caduto

questa parte del monte per cui

saaso, su cui

Giove aveva mo-

strato la sua potenza, divenne


Infatti quella sacra

un sacro hidentnl, e quindi


solo

fu coperto e chiuso ai profani.

roccia

non

rimase

nascosta

entro

la

procinzione

tuttora

esistente,

ma

ancora fu ricoperta da piccola tettoia sorretta da colonnine laterizie, di

ordine ionico, delle quali,


dissepolti.

come pure

dei capitelli di travertino, vari frammenti furono

Trovato
buite,

il

tempio, fu facil cosa


al

il

riconoscere nelle sottostanti arenazioni, attri-

come dicemmo
santuario,

jtraetorium

Theodon'ci, la grande sostruzione che per una


al cui

lunghezza di m. 02 e per m. 24 nel lato occidentale, sorregge la platea


fu eretto
il

centro

come vedesi

nella figura che qui si aggiunge

(tig.

6).

Fio.

5.

Trattasi di lavoro colossale ed imponente, se

si

considera che la platea fu ottele

nuta con lo scalpellare


a picco dietro
il

molta parte delle roccie del monte,


e quasi
lo

quali

ergonsi

quasi

tempio
si

recingono e difendono.

Kd

aftinch n dal tempio


jior-

n dall'area sacra
tico,

vedesse l'asprezza del luogo, fu innalzato dietro la cella un


I

nel punto segnato in pianta con la lettera

(tig.

1).

Era anch'esso costruito con opera

incerta,

rivestito d'intonaco
rilevasi

dipinto a colori

giallo e rosso, con colonne di stile corinzio,


e
vi
si

come

da pochi frammenti raccolti;

ascendeva per quattro gradini.


di

Tutta la platea, come bene pu osservarsi dalla jiianta di insieme,


irregolare, secondo che le difficili condizioni

forma

del sito
1
si

ricliiedevano.
di

L'acqua

piovana
pel
cui

veniva raccolta in due grandi cisterne

(tig.

G, II)

forma rettangolare,

lato meridionale, a risparmio di costruzione,

seppe trarre partito dal grande muro

interno della sostruzionc.

L'asse del tempio non normale con la fronte della sostruzione, e ci naturale,

ove

si

consideri che

il

tempio

orientato,

mentre

la sostruzione

segue la forma

del monte.

ma

anche

la cnstriizinnc

ora descritta. Questa pianta cnnscrrasi presso ruficiu tecnico della bonifica
il

puntina, e fn indicata al Ministero dal t\^. xn^. Filippn Liberati,

quale invi anche

il

Incido delle

antiche cortruzioni di Monto 8. Anjrelo.

REGIONE

I.

tra la platt-a del


le sostruzioni,

hi.")

il

TERRACINA

La comunicazione
gran parte mediante

tempio od

ripiano sottostante, formato in


di

avveniva pm- mozzn

una

.sciala (lig.

//),

scoperta

presso l'ultima arcata del fianco occidentale della sostruzione predetta.

Da
in

queste sostruzioni, nel punto segnato in pianta con la lettera F,

si

penetra

un'altra grotta usata anch'essa per le sorti.

Potrebbesi forse domandare por quale ragiono gli antichi non eressero
pili

il

tempio
e

verso la

sommit

del monte,

risparmiando
facile,

cos'i

l'enorme lavoro e della platea

delle sostruzioni.
antichi, a circa

La

risposta

se

si

osservi
il

che nel punto prescelto dagli

200 metri
la

sul livello

del mare,
e

tempio era visibile


e

da lungi, a

partire da Fondi e da
inoltre

Gaeta verso oriente,

da Anzio

da Ardea verso occidente:


se fosse stato edifieretto,

dominava

citt,

alla quale sarebbe rimasto invisibile


altro

cato sul culmine dell'altura. In qualunque

punto fosse stato

la veduta

non sarebbe stata cos estesa, ed


e dalle rupi.

il

santuario sarebbe stato occultato dalle scogliere


ci

Ed

questa ampia veduta che

d l'argomento principale per riconoscere


il

nel tempio ora scoperto quello di Giove Anxuro, poich solo da questo punto poteva

nume

dominare, come
i

ci

attestato
1

dai

versi

di

Virgilio,

il

territorio

bagnato dal

Numicio,
Il

colli

dei Rutuli, ed

giuochi del Circeo.


cui
si

tempio
che
(fig.

era

difeso dall'arce,
ci

accedeva per una rampa tagliata nel vivo


riconoscere nella parte nord-ovest
della

sasso,

gli
1,

ultimi scavi

hanno

fatto

platea

L). Delle fortificazioni dell'arce rimangono non pochi avanzi, dei quali
il

sarebbe fuori luogo ora discorrere, collegati alla grande cinta turrita che protegge

monte lungo

il

versante nord nord-ovest.

La

struttura

ad

o-p'is

incertum, identica a

quella dei muri del tempio e delle sostruzioni, identica anche a quella delle tombe che

fiancheggiano l'Appia primitiva, alle falde di Monte

s.

Angelo, esclude assolutamente


e l'appellazione di

che

la

cinta

fortificata sia

opera dei tempi barbari

moenia aeri

barbarici, come l'altra di palaiium

Tiieodorici, dovr ora bandirsi per sempre.


ci

Non

improbabile che
ed

il

nome Aaxur

rappresenti

la

divinit

originaria
di

adorata dai Volsci,


altre divinit locali.

immedesimata poi

nel concetto di Giove,

come avvenne

Vuol dire che questa divinit primitiva aveva carattere sommail

mente giovanile, donde


Ci

culto di Giove fanciullo, o


:

Anxur come sappiamo da


lo
p.
I).

Servio.

confermato dalla base con iscrizione


ital.,

lovi puero, che

Schotto attesta di aver


la

veduto a Terracina {Ilin.

Antuerpiae
I.

MDCXXV,
L. X, 918*,

577),

quale iscrizione

fu annoverata tra le false o sospette {C.

Ci maggiormente confermato dagli oggetti votivi, che sopra abbiamo ricordati,


e

che sono veri giocattoli [crepundia). Questi oggetti rarissimi, dei


i

quali

sono

qui

raffigurati

tipi

principali,

sono tutti di piombo, ed ottenuti mediante la fusione del


si

piombo

in

stampiglie come

usa fare anche adesso per molfi balocchi.


e
il

Rappresentano mobili per l'arredo di una camera, piatti ed utensili da tavola


da cucina;
il

tutto nello

stile

che fu in voga tra

il

finire

della

repubblica ed

principio dell'impero, che appunto l'et a cui la costruzione ora scoperta o le ul-

time rifazioni del tempio

si

devono

riferire.

Abbiamo una menm


leonine,

tripes

(fg.

7) alt.
e

mm. 38

coi

trapezofori a testa e

zampe

come negli
di

originali di

marmo

di bronzo.
II,

Classk

scik^ze mokali ecc.

Mkmouie Vul.

Serie 5", parte

2^^

TERRACINA

1()(

34 che ha

REGIONE

I.

Viene poi una cathedra supina

alt.

rara.

la forma delle nostre pol-

rilevato un fe^tonciuo, iu raezxo a trone (ib.); nella quale sul prospetto del sedile fanoiullo. Un'altra testa giovanile di un testa e nella spalliera la una patera

cui

rilevata nella parte opposta della spalliera medesima.

Fi(i.

7.

Segue una specie

di

seamnum,

se pure

non deb1)asi delinirlo un piccolo


(ili.),

{liacus.

ossia una tavola rettan^'olare a quattro piedi, con sbarre

alt.

nim. H, destinata

a simulare la credenza, od

il

rr/iositon'um per lo vivande che a

mano a mano
chiusa

do-

vevano essere apposte.

Quindi una base cilindrica con scanalature,

superior(ih.),

mente

con un disco di maggiore diametro, ornato nella superficie con


alt.

un rosone

mm.

18.

Probabilmente era destinata essa pure a seivire da


l'uflcio

reposilorium, od a fare
di

della tavola conosciuta col


nel

nome

delphica. su cui.
il

come ncWahacus, o
arnese,

reposilorium ordi-

nario, si disponeva

va.sellame pei cibi e per le bevande.

Ne manca un
degli accessorii
iKMi
;iMii;iiiii>
111)

altro

che
il

pure

fa

parte

integrale

per la tavola,

cio

candelabro.

Se non che

candelabro nel
o

pi

stretto senso della parola,


la

ossia

un ccrioUtrc
C.
f.

ccrioiarium

(cfr.

nota iscrizione: /te-

cimia

Candid. saccr{dos)
n{timero)

M{alris)

I)(r,nn)
(rolli

ddfcam cim

laribm
Fio. 8.
i
:

et ceriolariis

XXXVI:

n. 250')),

ma

un

canddabrum
il

nel

significato

ordinario di lychauchnm,
consistente in

cio

un

lucernario della forma


sostiene un lai-go piatto, sopra

pi semplice

unasta che

quale poteva essere posata una lucerna, probabil-

mente

di

quelle grandi a pi becchi (noXv'jioc).

REGIONE

1.

ilrl

107

tavola

TERRACINA

Finalmente a compimento
si

servizio di

abbiamo

il

ptier dapifer, che

avanza con un ferculum

(ib.).

noto che secondo

il

costume antico non


si

si

siedeva a tavola con le vestimenta

la calzatura ordinaria,

ma

indossava la vestis cenaloria^ e vi erano

anche san-

FlG.

9.

1:1

FiG. 11.

l:l

FiG. 10.

i:i

dali speciali (soleae).

Cos vediamo dipinte le pianelle accanto ad un servo, forse

il

servus a pedibus, in una pittura mm-ale rappresentante scene di triclinio, scoperta in

una casa presso

il

Palatino {Notizie 1802,

p.

47).

Quindi, acci nulla mancasse al


(fig.

nostro corredo, furono aggiunte anche le pianelle convivali

8).

Non

saprei se al vestito per la cena

si

riferiscano

anche

gli oggetti rappresen-

W
'%^^FiG. 12.
1:1
Fi.:.

':

13.

1:1

tati

nella

tig. 9,

lu,

11.

Certo che
;

due primi
non

debbono considerarsi come

fibule,

essendovi rappresentato l'ardiglione


tura avesse servito
il

e
ci

improbabile che per fermaglio di cin-

terzo,

che non

pervenuto nella sua integrit.


con
le

Seguono

piatti pel servizio della tavola ed alcuni rappresentati

vivande.

Abbiamo

anzi

tutto

una pisciiim jmtiaa

(fig.

12), ove si

veggono

rilevati

due

pesci,

probabilmente due

triglie

{mullas barbalus).

TEKRACINA

ili

lOS

(tig.

REGIONE

I.

Segue uuaitni patina ove un pesce solo


rappresentanza
nel

13); poi un'altra senza alcuna


o

cibo

(I.t.

14),

ornata

in

<,'iro

da una lascia a piccole baccellature

nieizo da una stella.

L'u'altra scodella ornata con

un solo giro di baccellature,

.<?:

V
Fic. It.
1:1

ed anch'essa vuota

(fig.

15).

Un'altra, assai elegante, in forma di conchiglia, forse


(tig.
l(j).

per simulare la conca salis puri


trebbe meglio detnirsi un catino

Un'altra scodella con l'orlo ottagonale, poTutti questi piatti hanno due anse,
se si

(fg.

17).

eccettua quello in foruia di conchglia che ha un'aniia soltanto.

Fili.

].').

1:1

l'io.

ll'i.

.\1

medesimo

servizio della

mensa appartengono
ai

tre altri

piatti,

che por

la

loro
ret-

forma .somigliano perfettamente

nostri vassoi.

Uno

ovale (tg. IS),

due

altri

tangidari; e di (|ue8ti, uno con anse traforate

(fig.

10), e

un altro senza manici, e con


i>er

bordo, nella furina dello schifo usato ancora in molti paesi


yterat'j

fare

il

pane, ed ado-

dai

mannvali

jirr

|iurtare

la calce (lig.

"JiJ).

REGIONE

I.

lU'J

gli

TERRACINA

Credo potersi ascrivere questi utensili a quelli che

antichi designavano col


(tg.

nome

di lances,

usati talvolta anche per fruttiere.

Le due ultime
19).

19, 20) possono

ben corrispondere alle lances i/iuidralae (Ulp. Dig. 34, 2,


Parimenti alla mensa appartengono due pale rae
(tig.

21, 22) ciascuna col proprio

manico, e dirterenti tra loro solo nell'ornato, l'una avendo nel fondo solo cerchi concentrici, l'altra

un rosone.

FiG. 17.

i;i

FiG. 18.

1:1

Pei vasi da bere possiamo citare solo iin'oinochoe. di forma certo non elegante, rappresentasse un e che se fosse stata fratturata nell'estremit avremmo creduto che

elmo

(tg.

23).
di

Degli utensili

cucina

compreso
(fig.

il

manico,

formata

abbiamo una graticola (cralicula) lunga mm. 125 con laminetta di rame una delle quali mancante
il

24). Essendo molto adoperato per arrostire


di

pesce, quest'utensile doveva essere


Terracina.

uno dei pi comuni nella cucina

un paese marittimo, quale

Fu;,

m.

1:1

Fig. 20

l:l

Ho

detto che questi oggettini sono rarissimi, u vi ha bisogno di aggiungere argoci,

menti per confermare

bastando ripensare al culto di Giove a cui

si

riferiscono ed

alla tesi topografica e storica che per

mezzo

di essi

pienamente

risoluta.
fatto osservare

Ma
il

quantunque rarissimi non potrebbero


Pigorini,

dirsi unici,
di oggetti

come mi ha
che
di
si

eh.

prof
di

cui
e

devo la notizia

simili

conservano nel
fanciulla.

Museo
la

Re22o Emilia,

che furono rinvenuti nella tomba

una

Con
ispet-

notizia avuta dal prof.


prof.

Pigorini, e con alcune dilucidazioni

datemi

dal

r.

tore degli scavi

Naborre

Campanini,

ho

potuto leggere

quanto riguarda tale

TERKACINA

111

RBOIONB

I.

scopurta, cio la Nota

del

compianto Chierici, intitolata

Ragguagli di uno scavo

a liresedh,
381
8g.
.

scritta

il

19 settembre del 1863, ed inserita negli Alti

Memorie
\o. I,

delle

l li. J)ejiufaiioiii ili

Storia j>ulria
cos scrisse

per
il

le

Provincie modenesi

parmeim
il

1864,

p.

La tomba,

Chierici, era intatta. Il fondo e

coperchio qua-

Fio. 21.

1:1

FiG. 22.

1:1

drati si

formavano

di

un mattone e mezzo, ed intorno girava l'altezza di uu mezzo


si

mattone. Dentro, fra la terra, eh' eravi penetrata,


e di ossa bruciate,

trov un macchietto di ceneri

una Incernetta pendiila di


niellili ie e

terra nera e

una

serie di

piccoli og-

getti di .stagno che rappresentano


alla

arnesi domestici spettanti particolarmente

mensa ed
>.

alla ciieina.

Una mensa rotonda


;

a tre piedi.

Una

sedia die ha tutta

la

forma delle mo-

derne cattedre episcopali

nello schienale dinanzi disegnata


e

una

tosta giovanile di
:

femmina,

un' altra

dietro.

Due

piatti ovali

sul

fondo di

(^'

uno

t'

ligiuato un

pe.^ce.

Altri due escari (/(niccf) nitondi,

cavi, a
glia, se

due manichi. Un quinto piatto a foggia di conchipure non una coppa per libazioni.

Due urne
col

di

forme diverse. Una lucerna a mano.


chio.

Una

cesta

coper-

Una

calderuola (chcs)

ed

un

secchietto

col

manico

arcuato mobile (sitala).


largo cerchio radiato

Un frammento
nimbo
ed

di baso rotonda.

Un

come
".

alcuni minori pezzi

lavorati sono avanzi di altri oggetti

che erano

consunti o

non
1:1

si

poterono salvare

Sopra questa tomba era stata trovata l'iscrizione {C.


tn. ii, d. jci.

f.

A.

XI, 1020):
vi vir 'mg.
1

(l.

m, luliae Graphidis vixit ami. xv,


aiig. bis et

Q.
Il

Julius Ale.raader

mng.

'uccia Justina

alnmnae

Icnrissimae.

che conferma che

resti

del rogo appartenevano ad una fanciulla, a cui per conseguenza bene conro-

REGIONE

I.

giuocattoli
del colle di Terracina.

Ili

POMPEI

nivaao quei

simili a quelli posti per voto a Giove fanciullo, od Anxure,

adorato sull'alto

Fui. 24.

2:5

Dobbiamo
mosse
le

esser grati dell' importante rinvenimento al locale Municipio che proe

indagini;

singolare elogio merita

il il

sig.

Pio Capponi, studioso

indefesso

ricercatore delle antichit della sua patria,

quale diresse gli scavi che a stagione


L. BORS.VRI.

propizia saranno continuati.

XIII.
1.

POMPEI

Giornale degli scavi redatto dal


ad

soprastanti.

febbraio. Sono cominciati gli scavi

est della casa detta delle no^se d'ar-

gento. Si sistemarono anche le terre nella regione IX, isola 6^ e propriamente nel-

l'ultima casa, lato ovest.


Si eseguirono restauri nella regione
isola
I,

isola 5^ e nella casa n.

16, regione VII,

2^
Nell'anzidetta ultima casa, lato ovest, della regione IX, isola
G'',

si

rinvenne:

Bronzo.

Un

candelabro terminante a piedi leonini e foglie di edera, alto m. 1,317.


i

2-5. detto. Continuano


<K
n.
1 .">;

lavori,

come

sopra.

detto. Si eseguito
e presso
il

uno

scavo
:

straordinario

nella

regione

'V,

isola

2'*,

casa

triclinio si trovato

Ferro.

Un

braciere ossidato ed

in

frammenti.

7.

detto. Sistemandosi lo stesso scavo, lasciato incompleto nei 11,

tempi passati, della

casa indicata coi numeri lo,

sulla via Nolana, regione V,

isola 2, si rinvenne:
O.iiori.

Ferro
gladio

e avorio.

Un
e

piede appartenente
corroso,

ad

un

Ietto,

alto m.

ossidato

mancante della punta,


ni.

lungo

m. U,39U.

Ferro.
'V,

Osso.

Un Un

cucchiaio

circolare,

lungo

0,112.
n. l;,

Nello sgomberare un vano di fronte all'ingresso segnato


nella
rosso,

regione

isola 2*,

via

Nolana,

si

rinveiiiio:

Terracotta. Lucerna ad un

lume,

verniciata

di

con la rappresentanza di Giove, sedente, innanzi a cui l'aquila ad ali spielungh. m. 0,142.

gate,

Altra

lucerna

bilicne,

con la stessa

rappresentanza, rotta

TERRANOVA KAISANIA

lungli.

llli

SAHDISI

m. 0,140. Altra a due becchi, uno dei quali rotto, e con rappresi-ntanzu di armi gladiatorie, nel centro, lunga m. 0,141. Lucerna bilicne a vernice nera, semicircolare, diam. m.o.lod. Altra a vernice nera,
nella parte posteriore,
luonolicne. con

manico ad anello.

Il

bordo

decorato

con

ovoli ed altre decorazioni.

lrouo.

Una

piccola conca, lesionata e

mancante nel
(,o24.

fondo,

diam.
di

ni.

n,27o.

Un

anello,
irri-

diam. m.

O.o-Jt.

Altro .simile,

diam. m.

Una moneta

j.iccolo

modulo

conoscibile.

8-12. detto. Continuano venimenti.

lavori nelle mentovate localit

ma

non

si

ebbero rin-

Fu casualmente
sgombera
il

raccolta:

Bron:o.

Una

testina

ornamentale, mal con-

servata, alta m. 0.022.


1:1-14. Si

materiale esistente nell'atrio della casa sognata coi numeri


si

IS.

r.i

nella

regione V, isola 2, e
i

trov un'anfora con epigrafe.

15-27 detto. Continuano

lavori di restauro, e di scavo, nelle accennate localit.

28. Si rinvenne un frammento di lastra marmorea, in quattro pezzi, alto m. 0,18,

largo m.

0,:j'>,

in cui

rimangono

le

lettere:

b D AB SV

SARDLVIA
XIV.
militare.

TERRANOVA FAUSANIA
(p.

Di un frammento

di

diploma

31) per en-ore tipografico sono state inmilitare, trovato a vertite due linee nella pubblicazione del frammento di diploma facili i aggiungendovi epigratico, Terranova Fausauia. Hii>roduciaiiio ([uel frammento
Nelle Notisie dello scorso gennaio

supplementi, che determinano spettare

il

monumento

all'et di Adriano.

Da

un lato:

caes.lDWl llraiaai parthici f. divi nervae IePOS Th-aianus hadrianus aug. poni if. ? U X lK\jb. poi. ... cos ...p. p.
imp.
is

qui mili^^^^avcruiU

etc.

Dall'altro:

dimiss is
-....^..--r^/w

honesta

quorum nomina subscripla SVNT \?\sis liheris poster isquc eorum CI V ITATJo dedil el conuhium cum tucorib^

QWAS- 7 lune
iis

habuissent

cum

est

civilas
etc.
I.

data, aul si qui caelibes essent,


di

Cfr. specialmente

il

diploma militare

Adriano, dell'anno 120. edito nel C.


fi-

L- 111,

a-- n p. /;), n.

'^9 .ii.

'ATTI,

lloma 15 aprile 1894.

REGIONE

XI,

Vili.

113

LENTA, EIORENZUOLA i/aRDA

APRILE
Regione XI
I.

{TRANSPADANA).
territorio del comune.

LENTA.

Tomba dieta romana scoperta nel


circa,

Ad
a m.
collo.

un chilometro

a sud di Lenta, a m. 10 dalla strada Vercelll-Gattinara,

1,80 di profondit, in uno scavo di ghiaia, fu scoperta un'anfora, mancante del

Conteneva ossa combuste, due bottiglie quadrangolari

d vetro,

ed una grande

lucerna di terra cotta, ornata di due


in

mascherine, e col bollo figulo ATIMETI, gi noto


p.

lucerne di Vercelli

(cfr.

Bruzza Iscris. ani. vercell.


Torino
t.

227,

n.

Leone

in Atti

della
in

Soc. di Arch. e belle arti di

V,
II,

p.
t.

317), e del Vercellese (Ferrer,

Mcn. dell' Acc. delle Scienie

di Torino

s.

XLI.

p.

176, n. 42). L'anfora

ed una bottiglia furono infrante; la lucerna


e

e l'altra bottiglia, alta

m. 0,18, con

orlo

manico larghi

e piatti e circoli concentrici sul

fondo esterno, furono acquistate dal

diligente raccoglitore di antichit vercellesi, cav. Camillo

Leone,

alla 'cui

cortesia

debbo la notizia del rinvenimento.


Soppesi poi che alla suppellettile funebre delle medesime tombe apparteneva un
poculo di terra rossa, alto m. 0,085, diam. della bocca m. 0,08, con
le

lettere:

M
graffite nel fondo all'esterno:

C
E.

ed anche questo poculo pass nella raccolta del cav. Leone.

Ferrer.

Regione Vili (CISPADANA).


IT.

FIORENZUOLA D'ARDA.

Fondi di capanne

dell'et neolitica

scoperti alla Pala^^ina d'Olza nel territorio di Fiorenniola d'Arda.


In Olza, villa distesa lungo la sinistra dell'Arda, comune e parecchia di Fiorcnzuola, 3 chilometri e

mezzo inferiormente

alla via Emilia, a nord dello


vi

stesso capo-

luogo

nella

media pianura del Piacentino,

ha un podere denominato

Palazzina

>,

di propriet dell'Istituto Gazzola.


Il

ittabile

signor Virginio Gallini, distinto agricoltore, visto che un

campo

detto
tor-

Giarrone, posto a ovest della casa colonica e a

200 metri

circa dalla

sponda del
15

Classb

di scienze

mor\li

ecc.

Memokik Voi. H, Serie 5, parte 2*

FIORENZUOLA D ARDA

un
il

Ili

livello della propriet,

REGIONE

Vili.

rento, era

molto

fertile e

p" elevato sul

pens di fare una

grande spianata

adoperare
di

terreno por concimare

altre terre. In questo lavoro rin-

venne molti avanzi

laterizi, del

che

fui tosto avvertito

per mezzo dell'egregio conte

Giuseppe Nasalli Uocca, presidente del Consiglio d'Amministrazione dell'Istituto Gazzola,

ed

il

25 marzo

u.

a.

feci

una prima

visita sul luogo.

Vidi che

si

trattava degli

romani, avanzi di un'antica abitazione romana. Questi consistevano in grandi quadroni


embrici, resti di pavimento a impasto, anse di grosse anfore e frammenti di vasi terra

avendo per notato sotto a questi ruderi qualche indizio di et piii antica, credetti opportuno di intraprendervi alcune esplorazioni coi mezzi in parte accordafinissima
;

timi dalla benemerita Amministrazione dell' Istituto Gazzola. di cui

mi

professo oltre-

modo

grato.

Le mie
circolari

ricerche, durate per tutto l'aprile, accertarono l'esistenza di alcune


e

buche

del diametro da m. 2,50 a m. 3,00


i)el

della

profondit

media
in

di

m. 1,30,
trovano

col fondo concavo, che, per la loro forma e

materiale

contenuto

osse,

riscontro coi /'ondi di

capanne

dell'et dulia pietra gi rinvenuti dal

Uosa nella Valle

della Vibrata

nell'Abruzzo di

Teramo; dal Chierici ad Albinea, a

Ilivaltella, a

Camtutto

peggine, ecc. nel Reggiano; dall'Orefici nel Cremonese, ecc.


Intrapresi
lo
i

lavori

di

esplorazione, fu

mia precipua cura


circa,

di levare innanzi

strato

romano

dello spessore di
i

50 cm.

e di

portarmi

sul

terreno

vergine

sottostante.

Noto qui che

laterizi
tal

romani affioravano sulla superficie del campo per


osservare due macchie
di

un'estensione di

30

are.

Per

modo ho potuto
10.

circolari di

terreno scm-o, disegnate con regolari contorni del diam.

m. 2

mezzo,

alla

di-

stanza l'una dall'altra da nord a sud di m.

Con una lunga trincea tagliai traversalmento una


in

di

queste macchie,
i

e di

mano

mano che

si

discendeva

si

vedevano

nel terreno giallo

margini di una buca colle

pareti quasi verticali e col

fondo leggermente concavo.

Arrivato alla profondit di un metro e mezzo, osservai

che

il

margine d'ovest

discendeva quasi verticale, mentre quello d'est scendeva con dolce declive in
unirsi colla curva del fondo.

modo da

Lisciati poi per bene


la buca,

lati dello scavo, si

vide che

il

terriccio di cui ora riempita


e

composto

di

ceneri e carboni, di avanzi animali

vegetali, era

disposto a
in po-

strati orizzontali,

e sul fondo, dalla parte d'oriente, si scorgeva

uno straterollo

sizione orizzontale dello spessore dai 5 ai

10 cent,

per la lunghezza di 35, di un

terreno cotto o bruciato dall'azione del fuoco, resto forse di

un

focolare.

Discesi un

mezzo metro
terra. Si
il

oltre

il

fondo della buca, gli

operai

avvertirono l'orlo di
ivi

un vaso di

tent di estrado, ma piano di questo campo un metro pi lasso del letto dell'Arda, come pure notato

per la grande quantit d'acqua che

sorgeva, essendo

anche nella carta topografica militare che d una quota sul


pel

livello

del

mare

di

GO

campo

di

fJl

pei ietto dell'Arda sulla

stes.sa localit,

non se ne poterono avere

che alcuni frammenti.

Meno

chiari risultati diede la seconda buca.

Riprese

per

le

ricerche

alla di-

stanza di m. 10 a nord-ovest della prima buca, ne rinvenni una Feci levare lo strato coltivabile per uno spazio di mq. 10,

terza.
e

lisciato per

bene

REGIONE VIU.

si

115

un
circolo del diametro di

FUKLI

il

piano sottostante,

vide pure in questo disegnato

m.

3,

u di

tutf intorno al circolo delle piccole macchie circolari del diametro dai 4 ai 7 cent,
terreno nero,

impronte dei pali che dovevano sostenere

il

tetto della capanna. Rial centro

levata la sezione orizzontale, feci

aprire uno scavo da est a ovest proprio


;

della buca, e vidi che essa era stata colmata in parte da laterizi romani
sotto

ma

subito

ad

essi notai

una

striscia o straterello di terreno

scuro che

sembrava complerami
carbonizzati,

tamente formato da rami o da piccoli


forse

pali

carbonizzati.

Questi

avanzo del tetto caduto in seguito ad incendio, giacevano orizzontalmente sopra


e

un terreno pure scm'o

formato di carboni, ceneri, ossa in

parte

bniciate, cocci di

stoviglie e piccoli sassolini di selce.

Collo scavo non potei discendere oltre


tit

il

fondo della buca per la grande quan-

d'acqua che anche qui sorgeva

ma

ho potuto per rilevarne un'accurata sezione

verticale completa.

Era

cosi

ben marcata l'orma

di

questa grande
stessi

buca scavata nel terreno giallo


signori ing. Lorenzo

argilloso, che ne fm-ono meravigliati gli

egregi

Concari,

R. Ispettore degli scavi e

monumenti, e mons.

dott. Pietro Piacenza, arciprete di Fiogli

renzuola

membro

della R.

Deputazione di Storia Patria, che visitarono

scavi.

Insieme

ai cocci raccolti di

pasta impura, mista a granollini di selce, assai ben


nuclei, uno
di
selce

cotti all'esterno,

meno

nell'interno, rinvenni due madre-selci o


si

verde e l'altro di diaspro rosso. Dal nucleo di selce verde

vede con chiarezza che


levigato dal-

furono staccate schegge ad arte; non cos dal nucleo di diaspro, quasi
l'uso. Pm-e in questo furono staccate alcune scheggie,

ma
cent.

per

la

sua

forma lascie-

rebbe credere che

fosse,

invece di un nucleo, im vero percussore


di
0,

o martello.

Ha
di

la

forma di parallelepipedo ovoidale della lunghezza


e

della

larghezza

dello spessore di 2. Rinvenni pure

una

conchiglietta fossile, pliocenica, tagliata arti-

ficialmente a punta, smussata dall'uso al margine e levigata all'apice.

La messe
che per solito

degli oggetti non stata ricca,


si

ma

quei pochi trovano riscontro in quelli

rinvengono nei fondi di capanne.

Presenter pi estesa relazione corredata


eseguite pi estese esplorazioni: per ora

da pianta e

sezioni, allorquando

avr
fatti

mi sono

limitato ad

accennare

soli

che provano

l'esistenza all'Olza di
il

fondi di capanne.
prof.

a conferma di ci mi
spedii saggio
i

piace

notare che ne and pur convinto


riale uscito in

Pigorini, al quale

del mate-

dai fondi stessi insieme a minuto ragguaglio di tutti

fatti

che di

mano

mano

si

notavano durante le indagini.


L. Scotti.

III.

FORL

Tombe romane scoperte entro


palazzo
dei

In citt.

Nello scavo por una fossa da grano nel

marchesi Albicini

sito

in

Borgo

Garibaldi gi Schiavonia, alla profondit di


d'

m. 4,50 furono incontrate due tombe

romane

inumati. Erano composto di mattoni manubriati, coperte da rozze lastre di

tufo ed orientate da est ad ovest. Gli scheletri si trovarono guasti


di

dall'umido e privi

corredo.

FIESOLE, AKE/.ZO

clic
il

liti

REGIONE

VII.

L'

importanza quindi della scoperta sta tutta nei dati che


per essorsi ivi riscontrato
tino

ci fornisce di topografa

locale,

terreno di trasporto, intramezzato da strisele


il

di

arena, giungo

alla

profondit di m. 5;

che prova

che

iu

quel

punto

il

piano di Forl era molto basso e venne


parto per le inondazioni del

mano

mano

colmato, parte artificialmente,


sottopassante all'antico ponto

ramo
zona

del

fiume Montone
nel

romano detto

dei

Morattiiii, distrutto
si

184U. Altre

testimonianze del primitivo

livello della citti in questa

ebbero nel fondare un pozzo nella vicina Caserma

Chellini per
attuale,

l'

incontro di terriccio di rifiuto con istoviglie a poco


si

romano

m. 7 dal piano
di

com presso
in casa

verific,

non

guari,

nella costruzione

una buca

da grano

Petrucci-Rosetti nelle vicinanze del ponte surricordato.


fossa aporta nel palazzo Albicini, accosto a quella indicata pi sopra,

Una seconda
all'asse del

non diede altre tombe com speravo,

ma

solo

due grossi muri che corrono paralleli


alla rinfusa, e

Borgo Garibaldi, formati superiormente con mattoni messi

nella parte inferiore, di ciottoli fluviatili fortemente ceuiontati con calce, tecnica che

pu convenire a sostruzioni romane.


A. Santarelli.

Kkgione vii [ETRURIA).


IV.

FIESOLE

Nuova
anni
or

stele

funebre con rilievo di

stile

arcaico ag-

giunta alle raccolte del Museo Etrusco di Firenze.

Ho

potuto assicurare pel Museo Etrusco centrale di Firenze un importante movari

numento trovato

sono, vicino
di

s.

Ansano, nel comune di Fiesole.

Trattasi di una stele funeraria,

macigno, alta m. 0,42, larga 0,32 o 0,29,

spessa m. 0,10, sulla quale sono scolpite in bassorilievo due figuro di stile arcaico,
assai bene conservate.

Un uomo

barbato (forse ritratto del

defunto)

con mustacchi,

manto, a met corpo, e stivali curvi (superiormente assumono la forma di due schinieri),

tiene la

mano

sinistra aperta o con l'altra stringe

un Icanlharos. Gli sta in(jiiale

nanzi un giovino con simile manto,

con

piedi

nudi,

il

tiene nella sin.

una

oinochoc, e fa come da coppiere alla figura principale.


L'arte e lo stile di questo
av. Cr.

monumento me

lo

farebbero

ascrivere

al

VI

secolo

La punta

a cuneo, con cui la stele conficcavasi in terra,

manca; ma
da

notasi la

rottura della medesima. Vedausi

lo altre stele dell'agro fiesolano,

me

descritte nelle

Notizie 1889, p. 152, 183.


L.

A. M11..VNI.

V.

AREZZO
del

1893

Nuovi ritrovamenti di vasi


e nei

fittili

nella

citt

enei
fuori
ri-

contado.
Nel corso
primi di quest'anno
di vasi
si

sono

discoperti
della

entro

la citt moltissimi
lievo, rappresentanti

frammenti
il

a vernice rossa, privi


oflicine.

decorazione a
liscio

prodotto di modeste

Questo

vasellame

porta

REGIONE

VII.

il

ai flguli veri e propri l'onore

AREZZO

sempre nel fondo interno impresso


nace,
il

sigillo

del tornitore o del possessore della fordi col-

nomo

di

ambedue, essendo riserbato

locarlo all'esterno tra le figure e tra gli ornati.

Via Guido Monaco.


cesco, e. diviso dalla

di

Dei fondi di vasi


il

lisci

si

raccolsero negli

scarichi
s.

antichi giacenti nel terreno interposto tra

Teatro Petrarca e la chiesa di


di
essi

Fran-

Via Guido Monaco. Alcuni


Rasinio, di

recano

sigilli

di lavoranti

finora sconosciuti delle fornaci


il

Annio, di Avilio, di Sura, di Telilo,


('),

quale sappiamo che ebbe una fabbrica di vasi figurati a Ponte a Buriano

lungo

la via Cassia,

non lungi da quella cospicua

di

P. Cornelio In Cincelll,

cui prodotti

fanno parte della raccolta esposta nel civico Museo. La promiscuit di detti scarlclil

prova che anche su quello spazio lo spurgo di pi fornaci era portato ora in un punto
ora in un altro, ove occorreva riempir le fosse scavate per l'estrazione dell'argilla e
livellare
il

terreno.
i

Enumero
mi
fu

bolli delle piccole tazze e dei piattelli

di

forme semplici, dei quali

possibile prender nota

mano

mano

che venivano scoperti, specialmente nelle

fondazioni di nuove case o nelle fogne della via Guido

Monaco

li

vicino.

1.

In fondo di

tazza

liscia

2.

In piccolo piatto

AFRI
ESCNy///

3. In fondo di
4.

vasello

Su fondo

di jxUella

C NON

5.

Vasetto semplice
In

C-VOLV?
{/RIVS
di

6.

frammentino
secondo non
,.

fondo

di

una

riatella

'

\lHh;//
Fiiriiis;
il

,,^^,,;

forse

11

primo nome

si

spiega per altri raffronti.


,

7.

Su pezzetto

di londo

CERDO
---

.^,J^[

8.

Su fondo

Hi L
di vasello
-^^, C-NN

Philemo

C.

Anni.

9.

Su

di

ugual fondo

-w.v.i.v,u-

ANNI
Onvirus
C.

10.

Su

piattello

'^j^^j^

(?)

Anni.

11.

In fondi di diversi fasattii


\

, I

,,

(')

Notis. 1893, p. 138 scgg.

ARKZZO

Xel fondo di jiatellae

118

REGIONE

VII.

12.

EROS: LA>NI

LA^NI
13.

Su fondo

di piatto

CLEM
CN AEI

14.

Entro piccolo raso

EROS
C C SPI
I

15.

Su fondo

di itiatltUo

L CA-SIVs

^^_,,,

(')

16.
17.

Su

di

ugual fondo A/IL


di

Su fondo

vasetto e di piattelli
b

LA'ILLI

LAVILt

LAVILLI

SVRAe

SVR/e
l. Avilli Surae.
vasello SV?
Il

LA/LSAI^

18. In fondo di piatto e 19. In fondo di piatti

SJ?/%

nome

di Siira o

Si/ra

si

ha ancora

in

grande

monogramma
sima
localit.

cosi graffito S/l nel fondo di

una forma

fi;,'urata.

proveniente dalla mede-

REGIONE

\M1.

lisci

119

RASN;
e in

AREZZO

28. In piccoli vasetti


di

RASN

RASk

un frammentino di fondo

piattello

CELER
20.

CERTV"*
(')

Su fondo

di tazza

^^^^j^

il

qual Certus qui apparisce come

semplice tornitore,

ma

fu

anche

figulo

come
sig.

si

rileva

da

un

frammento

di

forma

elegantemente ornata, oggi posseduto dal

dott.

A. Guidacci.

30. In frammentino

^^^^^ Raaitn Auteros


tiUM'/r-j'.i

(-)

81. Su piattello

PRIJW ^^^^^

,^ 32.

Su

r,

piattello

.,

,1

LYSIM ^^^^^
RVFIO

33. In fondo di vaso piccolo .^,,.,

34. In

frammento

in

fondo

WEMI

^'E^V1I

35. S;i fondi di vasetti

CT-E

CTEU
ALBA/V _ __, ^ CTELLl
A/TER
-~.jci
i

3(3.

Su fondo

di

altro piccolo vaso

37.

Su fondo

di

due piccoli

piatti

38. Vaso liscio

L-VM

L.

Umbria.
^^

39. In fondo

di

altro

vasetto ^_,_._,,

AVETTI OPTATI
LTETTEI

40. Sotto l'orlo d'un frammentino di vaso figurato, a lettere ben rilevate

41.

Su fondo

di

piattello

LTIC

/..

Tili

Copo

(^).

(')

(iamurrini,
ib. ib.

oi).

cit.

\\.

:5I,

ii.

180.

(2)

p.

.31,

n.

1,31.

P)

p.

23, n. 69-73.

AREZZO

12U

('),

REGIONE

VII.

Fonte Pozzo lo.


tuali,

Nei campi di Fonte Pozzolo

contigui alle

mura

at-

dalla parto di tramontana, e precisamente nulla

propriet del sig. L. llossi. gli


in

avanzi di vasi sono quasi a supertcio, e

vengono continuamente

luce

ogni
si

volta

che si lavora la terra. Siccome tutto il terreno n cosparso, ritengo stati rovesciati allorch verso il 1325 il Comune edific quel tratto
il

che vi
di

siano

mura, e scav

fossato,

dimezzando

cosi l'area occupata


si

da diverse

officino di

fittili.

cidia,

stiito

detto che in detta localit

sono trovati gli scarichi della fornace Jeo che perci


vi vi

Murria, Saufeia, Vibia ed Krtoria

(-),

esistesse
si

una fabbrica
i

passata in breve tempo a diversi proprietari.


fittili

Ma

poich

rinvengono ancora

della Gelila, della Tizia, della Perennia, della Rasinia, della

Cavia. dell'An-

nia ecc.. credo che moltissimi di questi avanzi siano venuti in quel luogo cogli sterri
della citt, siccome pi volte ho osservato in vari punti limitrofi all'antica cinta di

Arretium. Gli scarichi adunque di vasellame semplice che trovansi in un dato sito non vi stabiliscono la ubicazione o la vicinanza di una fornace: questa peraltro non

mai

lontana

dal

luogo

in

cui

sono

abbondanti

frantumi

di

forme

di

vasi

figurati.
I

bolli

segnati tanto nei piattelli quanto in vasetti a tronco di cono, che appai

rirono a Fonte Pozzolo, sono

seguenti

1.

In grande vassoio e ripetuto quattro volte In piccolo pezzo di fondo

SE
lettera non ben visibile; potrebbe

2.

LS-G. L'ultima

leggersi anche per una C.


A.

Su frammento
Su fondo
di

C V

C.

Voluscni, vedasi sopra al

n.

J.

piattelli

ETC

LTC-

cio A.

Tili

C'OjW, vedasi sopra al n.

11.

b.

Su dae patellac

DAlI

QALT

li.

Piattello e piccolo vasetto

C ARVI

C-.1!VI

Si.

fondo di patella

)[^^^'ll\
{^).

-.

In

un ugual fondo
fondo
di

CCL-SiB
piatto

(I.

In

piccolo

cio

Gavi

Se.vtus.

in. Sul

fondo di piattelli IO-I

LCIIS'

rCHa

lcris

(')

Si (lice talvolta anclie


.solo

fonie Poz:oli (Foni pulcoi), ed


il

eravi

iraiiticliissiino
.il

tempo una
di prorelie-

ptibldica fonte: otrui resta

nome
il

ni

luopo

clic

doveva essere anche

tempo romano

priet pubblica. Nel 21 agosto 1412

comune

d'.Vrczzo iirovvide " super Aretii "

reaotatinncm
centotrenta

.>;eM

dificationem fontis del pozzolo


Coni.
Iiclil.

site

proprc

civitatem

spendendo

lire (.\rcli.

n,

e.

72').
rit.

()

(iamurrini. np.
p.
:J5,

p.

2."..

(') ib.

n.

ICO.

REGIONE

VII.

121

ARI-ZZO

11.

Ili

tondo di piattelli L GELIi

12.

Ili

fondo

di

piccolo

vaso

LGEL QVAD

HERT
lo. Su fondo di

vasello

14.

Su

di

un

iigu.il

fondo

C-WiR.
PftA
Pereiuii

15.

In fondo di grande

vassoio

16.

In fondo frammentato

PECR

Crescens.
2M.

17. In fondo di piccolo


alfatto insolito.

piatto

/o^NOv.S'C

Pereaai

Crescens in nesso

18.

Su

fondo

di

piattello

^wfH:'.^l

PER

19.

In fondo di ciotola SA/?'iE e |L-SA/''iE| nelle quali impressioni, ottenute con


sigilli,
I.

due diversi

abbiamo insolitamente un piccolo segno

tra la

e la E,

che sem-

brerebbe una

DAMA
20. Suir interno di piccolo vasetto frammentato

SAi^EIdi

21. In fondo di piatto


in proprio,

-1^}^
AFEi

{R)asml Saufei. Avanti


socio di

avere

una

fornace

L. Saufeio era lavorante


di

L. Rasinio

quegli non ebbe che una

modesta
stile

officina

uno semplici stoviglie; questi invece produsse tazze decorate con

secco,

di pi arcaico, per elegante quanto quello che riscontrasi nelle liguline

M. Perennio.
22. Entro 23.
il

fondo di piccolo vaso jL-TiTl|


di

Su fondo

vasetti

A SES
Sii

24. Su pezzetto di fondo

Sexlm

L.

Tilii.

2.5.

In fondo di vasetti

LT'RSI

L- TYR.S'I |T^1

L.

Tilii

Ti/rsis C).

MPHIo
25. In fondo di tazza

.,,,. V B
I

Ampli/o

0.

^..,

imeni.

Care arci le. La


i

fabbrica di L. Calidio, della quale

si

fa ricordo

da antichi
fatti

scrittori

di

cose aretine {-\ stata ultimamente rintracciata per

alcuni saggi
-

dal sig. dott. A. Guiducci nell'aia del podere detto


(')
()

delle Carciarollo

di proprietil

Gamurriiii, op.

cit.
jiaf?.

p.
iJfi.

'2.5,

n.

fi7.

Notizie 1800,
di

Classe

sciknzk morali ecc.

Memorie

^'yl H.-

i^^-'i"'*-'

j"- 1'*''*^ -"

"'


Auua
Saiacini, che
in

AUEZ'.O

122

il

REGIONE

VII.

lolla

nobile sig.

gentilmente diede

permesso.

Rimaneva
in

pre-

cisamente
sito lo

vicinanza e siiUa destra del torrente Castro, lungo la via che


(ili

quel

passava discostandosi dall'attuale un centinaio di metri,

avanzi dello ar-

ginature di questa via, costruite a grosse pietre squadrate, vedonsi tuttora sotto gli
annessi della casa colonica, la quale dev'essere fondata sopra la fornace antica. Gli
scarichi trovausi

ammassati a poca
il

profonditi^, per

modo che
i

bastato

un colpo
i

di

zappa per ben conoscere


Pel consueto non
di cono,
e
si

luogo ove fabbricavano

vasi

L. Calidio

suoi servi.

produssero che semplici tazze dalla forma pi comune, a tronco

piattelli

ad orlo sagomato e

lisci,

simili a quelli della fornace dell' Orc;o-

laia

(')

che sta di contro a poca distanza.


fuori

Le marche venute
1.

sono queste

Su

piattelli

CA-, su vasetti

CAL
CA-D

1.

Su fondo

di vasetti e piattelli

3.

Su

vas3tti

C.^LDI
di

CAUP
CA-ID

1.

Su fondo

piattelli

CALDI

|CAL1D1

C
i

-V

n.

Entro vasetti

ti.

Su

piattelli

(Q^^S^

kal:di

7.

Su fondo

di patulla

A'^ILIif
->?>^*

Acmili:

IVCVN
8.

Entro eleganti vasetti a tronco di cono


^

CA!.DI

(-^^idI

JVCV

CRIS

0.

Fondo

di piccolo vasetto

K.

Entro parecchi

vasi

piattelli

-^'r-CALDI
.

11.

Su fondo

di

molti piattelli

^tth^^ CAiDl*

FELlXg

7^ CALDO

1-ERM
12. Entro vasello

CALO
^wvlA
(')

1.;.

Su

piattelli

-^^^
piatti

14. Entro vaselli o piccoli

\^ SAO cAlDI

NENtDyOSl
1.').

Su

vassoio

JCADH^

()

Sotizie 1890 pap. 63-72.

(*) taiii'irri"-

"p

cit"

I'.

",

n. 237.

REGIONE

VII.

123

Nicephor Calidi
j)[|

CAI'ODIMONTE

IG. Sul foudo di parecchi piattulli

f-.,

17. In piattelli e vasi

<-

li

^"^'^"^

Odvirus piuttosto che Odiriis

l"

PELEV3
18. In fondo di moltissimi
piattelli

19.

Su

di

un piatto frammentato

PROT CA'/
e in altri

Proli Calidi

(')

SIASA-CA
20.

SASACA
grandi vassoi

Su grande

piatto

LIDI

****"

LIDI

21. In frammento di fondo

rsTNlM
S TABI

(-)

II

22. In fondo di piattello

q^q<^

O
e

,.

TELA
C
_
Al^

23. In piattelli diversi

^ D

, I

TELMO _^, ^CALIDI


U. Pasqui.

VI.

CAPODIMONTE
esplorazioni
p.

iVuod

scavi nella necropoli

Visentinn nel co-

mune

di Capodimonle sul lago di Bolsena.


della necropoli

Le nuove

Visentina,

cui

si

riferisce

il

cenno nelle

Notizie del 1892

404,

si

devono principalmente alla lodevole iniziativa dell'egregio


provinciale, e furono

proprietario cav. Napoleone Brenciaglia, deputato


alla Palazzetta, dove si praticarono
i

condotte, parte
o

primi scavi dell'antica


;

Viseiilium
C. si

Viseatia
e sg.),

(v..Vo//j^e 1886, p. 143-1.51


e parte

Bull. hi. 1886 p. 18-36

Bormann,

I.L. XI,

p.444
il

in contrada Polledrara,

poco discosto dal luogo dove

era rinvenuto

terzo

sepolcreto primitivo di quella importante necropoli (v. Notizie 1886, pag. 290-314).
Il

primo sepolcreto, con ossuari

di tipo primitivo e

con urne a capanna,

si

scopri,

come

noto, dal sig. Paolozzi di Chiusi presso la Palazzetta nella primavera del 1885,

approfondendo lo scavo sotto


e Bull.

le deposizioni in casse tufacee (v.

Notisie 1886, pag. 144

hi. 1886,
a

p.

19).

Il

secondo sepolcreto di carattere pure primitivo,


al

ma

con
ap-

casse

tufacee

umazione, alternate
della

medesimo piano con

pozzetti

italici,

parve nella parte pi bassa

necropoli Visentina, quasi a riva del lago, sulla

e) Gamurrini, op.
()

cit.,

p.

li!,

ii

ih.,
ib.,

p. p.

45, n. 2M8-251.
11,

P)

n.

2%.

CAI'OUIMOXTE

1-1

accuratamente
e

REGIONE

VII.

piaua di

s.

Bernardino. Questo sepolcreto, indipendente dal primo e limitato intomo

intorno da un cerchio di pietre, fu potuto esplorare


dal Pasqui nel
le ricerche del

completamente
11-111): per cui
s.

novembre 1886

(v.

Notizie
si

1880,

p.

177-2U5.

tav.

dicembre dello stesso anno

portarono pi a mezzogiorno di
si

Bernar-

dino, nel terreno denominato la PoUedrara. Quivi

rinvenne un terzo sepolcreto, con


di
s.

tombe a

fossa

ed

pozzetto

alternato, simile a quello


p.

Bernardino, pure

ac-

curatamente descritto dal Pasqui nelle Notizie 1880,


L'esplorazione quella
di

290-314.
stata

questo

terzo

sepolcreto

essendo

pressoch

esaurita

in

campagna

di

scavo,

per consiglio dello scavatore Filippo Manetti, bracciante


ulteriori

del sig.

Brenciaglia, le ricerche
s.

furono

portate

a circa metri

400 dal

se-

polcreto di

Bernardino, sempre in contrada PoUedrara,

ma

pi in prossimit della

strada provinciale e propriamente in una piana detta Porto Madonna.


8ig.

Fu
Io

qui che

il

Napoleone Brenciaglia rinvenne


un
cenno
le

il

quarto sepolcreto primitivo, di cui diede egli


del

stesso

nelle

sopracitate

Notizie

1892,

p.

404

sg.

mi

recai

a visitare

nuove scoperte nell'aprile

decorso e potei constatare,


il

con alcuni saggi

di scavo praticati alla

mia presenza, che

carattere

del nuovo sepolcreto di Porto


i

iladonna corrisponde a quello dei sepolcreti precedenti, con la sola differenza che
pozzetti non apparvero
sul

mai alternati da deposizioni a umazione,


l'uno all'altro, a un metro circa
si

tutti

si

trovarono

medesimo piano vicinissimi Le


suppellettili dello

di

profondit dal

suolo.

tombe
ora

rinvennero costantemente collocate dentro cu-

stodie di tufo col recipiente

emisferico

ed

ora quasi cilindrico, e col coperchio


i

tondeggiante foggiato un po' sul tipo della ciotola che suol ricoprire
a doppio tronco di cono, a quando quasi sul tipo di
sul tipo dei tetti delle urne a capanna. "Vedasi
relativo pozzetto nelle Notizie 1886, tav. II,
il

rituali

ossuari

un elmo

pileato, a

quando quasi

disegno di una di queste custodie e

fig. 4.

Le

stele della necropoli falisca pri-

mitiva foggiate pi determinatamente a tetto di capanna,

ed una
fig.

simile

stele rin-

venuta anche nella necropoli di Bisenzio

(v.

Notizie 1886, tav. III.

12, p. 188)

met-

tono fuori di dubbio l'intenzione degli antichi italici di dare alla loro necropoli la fisio-

nomia

di

una

citt

dei morti,

imitando

le

capanne, ossia le loro

proprie abitazioni
i

normali, non solo nei recipienti destinati a

conservare direttamente

resti

mortali

ma

altrcs'i,

in

qualche

caso,

perfino nella custodia destinata

a conservare le
il

rituali

suppellettili funebri, ovvero nelle stele che sopra suolo,

richiamavano

sepolcro e la

memoria

del defunto.
il

Esibisco

disegno di una di

tali

tombe

{\\g.

1) ottenuta in
sig.

dono per

il

nostro

Museo

Etrusco Centrale dalla ben nota liberalit del


la descrizione di altre dodici
e scelte fra quello

cav. Brenciaglia, e faccio seguire

tombe

a pozzo

da

me

acquistate per

il

Museo

stesso,

che mi parvero adatte a dare un' idea del nuovo sepolcreto visen-

tino di

Porto Madonna.
1,

Tomba
sferica
e la

inlatta,

donata al Museo dal cav. Brenciaglia. La custodia tufacea

di

questa tomba alta m. 0,87 con un diam. di circa m. 0,65, ha la parte inferiore emiparte
superiore in forma di ciotola rovescia col fondo piano,
il il

ventre

rigonfio ed

il

labbro ripreso. Quella specie di strozzatura o gola presso

labl)ro iul'e-

KEtlON'K

va.

il

1-25

(cfr.

CAPODIMONTIC

riore s'incontra

anche nelle custodie, che, come accennai, mi sembrano imitare o l'elmo


tetto di

pileato degli italici, o

ima capanna

jYoli:le. 188'i,

tav.

II,

fig.

4).

La

rottura naturale del coperchio della nostra custodia lascia scorgere interiorin posto,
e intatta col coperchio a testuggine
i

mente l'urna a capanna, ancora

formato

con due caprcoU e due caalherii appoggiati al relativo colameli. I capreoLi,

cantherii

Fio

1.

il

eolumen

ed

anche

la

gronda

del

tetto

sono scannellati peculiarmente, cos da


latti.

dare un' idea del materiale (legno) di cui erano


I

canlherii terminavano superiormente in cornetti ricordanti le note corna pro-

filattiche di altre
stite

urne a capanna.

Il

tetto e le pareti

cilindriche dell'urna sono rive-

di ocra bianca.

CAI'UUIMONTK

12(5

il

REGIONE

VII.

Addossate all'urua a capanna


qiiest'

si

vedono un calicetto ed un poculo molto rozzi;


porta rettanirolaro dell'urna ed
relativo spor-

ultimo vasetto nasconde anzi

la

tello.

Accanto all'urna,
barchetta

all'ondati nel

terriccio d'infiltrazione,
e

ifiacciono

un piccolo insuppellettile

censiere a

con

maniglia centrale

tre

altri

vasetti

della

funebre molto ordinari.

Altre tombe a po:30 di Porto }fadonna {Polledrara).

Tomba

1.

Fittili:
(tg.

a)
2).

Umetta

a capanna a pareti quasi cilindriche con

fi-

nestra tonda sul davanti

La copertura

composta di

due cupreoli

due

Vw
cantherii desinenti in cornetti. Alt. totale 0,26; dm. della copertura 0,21.
decorato di
graffiti, alt.

b) Vasetto

0,10, con tre borchie

mammellate come

negli ossu,irii orvietani

FiG. 3

tipo Villanova.
.siorc

e)

Tre bicchieri (peculi) O.US.

a saliera con piccola ansa nel mezzo.

d) Due coppe
/")

alt.

0,05.

e)

Incen-

Ruote

piano d'un piccolo carro.

REGIOXI

VII.

11 si

127

(tg 3)

CAPODIMONTE

giuocattolo da fanciullo.
cavallucci non
ruote.
Ofr.

disegno ohe ne diamo


;

un terzo del
il

vero. I relativi
e l'asse delle

rinvennero allatto
nel

saranno stati di legno come

timone

la biga di Orvieto
3.

Museo

di

Firenze.
0,65, liscio

Tomba
della
0,U'J.

di terra brunastra.

Filiili: a) Ossuario alt. 0,23, bocca


b)

senza manici,

Vaso a un manico decorato con ocre bianche simile a quello

tomba

n.

3 a,

alt.

0,21.

e)

Tre vasetti senza manici


alt.

fatti

d)

Due

poeuli con ansa anulare

0,06.

a olla alt. 0,12, 0,11,

e)

Kyathos leggermente scanstecco.

nellato

nel ventre e con

manico a due prese scannellato orizzontalmente a


il

Di

questo kj'athos tipico diamo

disegno un terzo del vero

(fig. 4).

/) Cinque
il

tazzine a

calice con largo labbro piatto e piede ripreso, tipo poco pi elegante di quello iVo//j/e 1886,
tav.
Ili,
7,

diam. 0,17, 0,14, 0,12, 0,12, 0,11.

La pi grande ha

labbro striato

Fig.

4.

FiG.

5.

a stecco a circoli concentiici, ed ha due fori per l'attacco di una cordicella.


censiere con maniglie nel centro lungo 0,19, largo 0,11 con quattro pieducci
li)

(tig.

(j)

In-

5)

Ciotolina diam. 0,06.

Bronsi:
cisioni
iscritti

i)

Due

fibule a disco con arco ornato di

ambre.
croci

dischi ornati
e

d'in-

finissime simili a quelli di Vetulonia

esibiscono
fig.

gammate

quadrati

lung. 0,10, piattello larg. 0,06 (cfr.

8).

j)

Due

armille spirali a un

giro

di fettuccia

con

striatura
(v.
fig.

mediana;
8).

probabilmente erano infilzate nelle fibule


di
foglia

come
delle

nella

tomba 4 a
sbalzo
d'oro
di

k) Bulla di bronzo placcata

d'oro;
;

e decorata a

circoli

concentrici

lineari e punteggiati (diam.

0.03)

una

foglie

manca.

Una

simile
s.

bulla o flialcra faceva parte di una collana

trovata in una
tizie

tomba
187
rr).

del sepolcreto di

Bernardino ora nel Museo di Firenze


grattiti.

(v.

No-

1886
e

p.

/)

Fibula a sanguisuga con

vi)

Due

palline di

ambra

cinque di vetro
4.

filogranato,

pertinenti a collana.
verticale

Tomba
fig. 6,

Fittili: a) Ossuario con ansa


(alt.

nastro

attaccata

al-

l'omero ed alla bocca


di
graffiti

0,22, bocca 0,15).

ll

decorato,

come vedesi

nel disegno

geometrici

riempiti

di

ocre

bianche.

Ben conservato.
lupo
intorno

al

b)

Due

kyathoi con alta ansa a doppia presa di tipo corrispondente a quello della tomba 3 e
(tg.

4).

Sono

decorati

con

ocra

bianca

dentiera

di

ventre

CAI'OUIMONTE

(I.IO.
(lig.

126

R KG IONE VII

diam. O.oO.
Erraftiti

alt.

e)

r)

Askos a

testa di bue, lun;^. O.K. alt. 0,08, decorato di


fila di graffiti

ffcometriri

7).

d).

di lupo.

diam.

il.l 1.

Tazzina a un manico con doppia

a dente

Coppa ansata con piede


(,l(i.

linea dell'ansa alt. 0.09'.. diam.

f)

conico, decorata di tre cornetti sulla

Ciotola ansata, tipo Villanova. diam. 0,11,


fine.

decorata di tre nervature verticali sul labbro, bucchero piuttosto

/"")

Ciotola

Via

Fio.

di simile tipo,

ma

ordinaria, diam. 0,15.


fig.

</)

Pignatto

rotto, simile a quello

dato nello

Nulitie

188<>

tav. Ili

5,

molto ordinario.

Notisie 1886 tav.

II, fig. 7,

mancanti del piede.

Due Due

calici

molto ordinari tipo

/)

fuseruole,

una a tronco

di

cono e l'altra a lenticchia.


Dro>t:i: j)
stito
filo di

Due

fil>ulp

disco con finissimi graffiti geometrici e con l'arco rivegiri spirali fatta di
il

d'ambre. Reca infilata neil'ardigliono un'armilla a due


bronzo di coloro aureo
del vero
(')
/)

doppio
fig.

con

le estremiti ritorte

a fune. Vedasi

disegno

8.

un quarto minore
fondamente
incisi.

Fibula a sanguisuga, lunga 0,05 con

graffiti

molto pro-

/)

Spirale a tre giri di fettuccia di bronzo, per capelli, diam. 0.05.

m) Altra

sjiirale

a im giro di fettuccia pure per capelli, diam. 0,03.

n) Capocchia

conica probabilmente bottone di colore aureo avendo nella parto interna una piccola

sbarra per l'attacco.

o)

Campanella piccola massiccia, dm. 0,03.


tondi pure d'ambra per collana.
di tipo

p) Due

ambre

oblunghe e

tre
5.

o quattro chicchi

Tomba
solo
il

Fili ili: a)

Urna a capanna

simile a quella della


alt.

tnmba

1*.

tetto pi schiacciato e le pareti


fori.

leggermente oblique;

0,18, diam. circa


b)

0,19, sportello con tre

La part superiore mal conservata.

Fuseruola lenti-

') V.

r.;irn;.l.ei,

.\fijn.

Ant. IV

p.

208

2-.'t'..

REGIONE

VII.

rj!i

CAPOOIMONTE

colat-e

decorata di punti incisi.

e)

e)

Tazzina molto rozza


all'ansa.

servato un solo cornetto


duccio, diam. 0,12, 0,08.

sovrapposto

con ansa cornuta. E


tazzine a calic
solito

con-

(/)

Tre

con pie-

Tazza a pignatta

del

bucchero ordinario col

FiG.

8.

ventre leggermente scannellato, decorata di palline


spillo.

di

bronzo simili a capocchie di


(tg. 9).

L'ansa anulare a nastro decorata nel

medesimo modo

f) Due

peculi

Fui,

!).

"ir..

111.

rozzi alt. 0,08, 0,07.

o)

Due
ed

incensieri a forma di barchetta 0,10; 0,11,

il

se-

condo con

ansa
(j)

nel

centro

estremit piatte
di

(tg.

K)).

JJroiui:

Fibula

con ornati a dente


ili

lupo

nell'arco di

nastro

rientrante

lungh. 0,04

h) Campauelliiie

lilo

Ji

bronzo.

Ci.ASSK DI soiEN/.E MOUAi.i ccc.

Memouik

Vol.

II, Scri-^

.'j",

parte 2

17

CAPODIMONTE

(i.

130

(v.

REOIONE

VII.

Tomba
fig.

Fittili : a) Ossuario

grande tipo Villauova


superiore.

Notiiie, 1886, ter. Ili,

\), di cui conservata la sola parte

Loinero

decorato

dei soliti

graditi a greca, e la greca stessa limitata da


affatto simile per

un giro

di astri impressi.

b)

Vaso
9;

forma

e decorazione

a quello nelle Notizie 1886, tev. Ili,

fig.

ma

con una

sola ansa a nastro liscio. Alt. 0,20, bocca 0,19.


tig.
.5,

e) Pignatte

rozzo,

simile Xotisie 1886. tev. Ili,

bocca 0,09.

d) Vaso
alt.

tipo Villanova alt. 0,20,

ma

con ansa anulare.

decorato di graditi a greca sul collo conico; a denti di lupo e


(fig.

zig-zag sulla linea dell'ansa

11).

e)

Poculo

m. 0,09.

emisferiche con ansa orizzontale diam. 0,12

f)

Paio di ciotole
tipo
fig.

g) Tre kyathoi del

solito

4.

con ansa a doppia presa; tutti e tre con ventre decorato di striature oblunghe fatte

Fir,.

11.

con

lo stecco.

Huccliero
i>er

piuttosto fino

ben

cotto.

l)

Due

tazze

calice,

una

con doppio foro


mitivo.
fig.

l'attacco (diam. 0,10);


fine,

l'altra (0,l0)

di

rozzissimo

impasto pri-

i)

Anforetta di bucchero

simile a quella nelle Notisic 1886, tev. Ili,

3, decorata nel ventre di semicerchi

scalfiti,

ma

senza bugna centrale.

lroiiii: j) Grande fibula a disco e giogo sovrapposto, lung. 0,10. L'arco fatto di
filo

di

bronzo massiccio ornato di


inciso di graniti geometrici.

grattiti, cos'i

pure

il

piattello (0,06) tutto final'arco e l'ardiglione tre anelli

mente

Mantiene

infilati fra e

(diam. 0,02) a fettuccia leggermente convessa

nervata.

le)
il

Simile fibula a disco,


piattello.

ma

senza quella specie di giogo che serra ranli<,'lione sopra

Ha

infilati

nell'ardiglione

due coppie

di

campauelline

(tre dentro

una quarta).

/)

Fibula a drago
simbolico
di

m. 0,05 con arco rientrante

tondo, decorato di graffiti.

m)

Itesoio

REGIONE

VII.

manico
forma del di-segno
fig.

131

o)

CAPODIMONTE

ferro, seraiiunato, privo dal

rotto (lungh. 0,04).

graudezza

12.

laterali decorato di punti

a sbalzo.

p)

n) Cuspide simbolica
di

di ferro
fori

Bottone un po' convesso, con due


esilissimo
filo

Due campanelle

di bronzo

coloro aureo, diam.

m. 0,35,

forse orecchini ?

q) Varie perline di osso per collana.

Fio.

12.

Tomba

7.

obliquo, alt. 0,11.

a) Olla cineraria liscia senza manici a ventre


b)

ovoide e

labbro

Vaso a due anse,

tipo Notizie 1886, tav. Ili, 9,


e ventre ornato

ma
e

con piede
dall'altra

pi a tronco di cono, anse a nastro


di

liscie,

da una parte
con

due semplici cornetti (un'ansa


(v.
fig.

manca).

e)

Anfora 0,20

anse

peculiari

scannellate

13).

Omero decorato

di piramidette incavate a

punta

di stecco, de-

FlG. 18.

sinenti in circoli concentrici impressi

ventre a rettangoli di doppie linee impresse a fune.

Anche

nel punto d'attacco delle anse sono aggiunti dei circoli concentrici impressi. Bucline.

chero grigio-nero piuttosto

d) Piguatto grande con la solita ausa anulare di

nastro, alt. 0,14, bocca 0,14, col ventre decorato di graffiti, divisi

da zone a tratteggi.

CAPODIMOSTK

liscio.

132

rozzi. alt.U,lO

REGIONE

VII.

e)

Pignatte di similo forma


0,08.

Terra ed impasto molto

/) Ciotoletta quasi emisferica, diam. 0,07.


nario alt.
(kviithoi)
i

bocca 0,1 (J.

g) Poculo a tronco di cono molto ordi-

h)

Due

tazzine a calice circa


e.

m. 0,12X0,10.
In questa

/)

Due tazzine
atlatt*)

ad alto manico tipo della tomba 2

tomba mancavano

bronzi.

Tomba
bocca
<i,17.

8.

Fittili: o) Olla analoga a quello della necropoli laziale,


le

Jilt.

0,18,

decorata di nervature

quali

si

legano a riquadri, incrociandosi ncl-

FiG.

1 !.

Tir..

1.-..

l'omero e nel basso ventre del vaso


Noliiic 18S(J, tav.
Ili,
;

impasto nero rozzissimo


con anse anulari
e

(tg.

1.')).

li)

Vaso tipo

tig.

15,

ma

senza piede ripreso. Sul ventre

larghi graniti a dente

l'ansa rotta.

e)

Tre pignatti con ansa a nastro, anulare,

quello pi grande alt. 0,10, decorato di graffiti; quello

mezzauo

alt.

0,09 bocca 0,11,

Fio.' 16.

liscio,

quello pi piccolo 0,08,

d impa.vto rozzissimo, decorato di

graflti

punti

d) Tazzina a tronco di cono con ansa triangolare sormontata da testa animalesca orec-

chiuta;

di.ini. alla

bocca 0.12

(tg. 10).

e)

Cinque tazze a

calice,

diam. da 0,14 a 0,09,

REGIONE

VII.

tg.

133

ordiiiaria.

CAPODIMONTE

liscie.

/) Ciotola a sezione di cono, diain. 0,15 molto


4,

del solito tipo


alt.

con ausa a doppia presa.


alt.

g) Kyathos,

h) Poculo o pignatto senza ansa,

0,08.

/)

Vasetto a zuppiera

0,09 bocca 0,10 con ansa rotta e tre cornetti

sull'orlo (fig.

14).

Bromi: j)
ad arco

Spirale da capelli e due giri di fettuccia, diam. 0,14.


graffito,

semplice

originariamente infilate nella fibula.

lung. 0.04. m)

k) Fibula

/)

Due gruppi

di

campanelle da credersi
di

Culter simbolico

bronzo,

con

largo

manico (lungh. 0,04).

Tomba

9.

Fittili,

a) Ossuario tipo
di
graffiti

Notizie 1886, tav. Ili,


alt.

fig.

13, con due

anse orizzontali, ventre

decorato

a greca,

0,31,

bocca 0,22, impasto

Fio. i;

rossiccio.

La

superficie nera tanto consunta da lasciare


graffita

appena scorgere
ovoide

la decorazione

riquadri

sul

ventre
e

(fig.

17).

foro

li)

Olla

piena

di

ceneri,

con

ansa anulare a nastro, rotta,


e)

col ventre decorato di graffiti,

alt.

0,23, diam. 0,19.

Piatto discoide con labbro


fiori);

obliquo

nel

eentro
18).

(simile
d)

ad

un
a

sottovasi

da

rozzissimo

impasto,

diam.

0,18

(fig.

Poculo

pignatta

CAPODIMOXTE

134

rozzissime.

REGIONE

VII.

alt. alt.

0,11

rozzo.

e)

Duo

tazzine

calice

/")

Tre pignatti ansati

da 0.1 "J a O.lU

lisci.

Fio. 18.

Tomba
Ij)

10.

a) Olla seuza maiiii-i


largii.

li.scia,

molto rozza,

alt.

0.33, bocca (i,17.


in

Vaso a barchetta, lung. 0,20,


dall'altro
in

0,11: da un capo termina


(tg.

testa animalesca

un calicetto per gli incensi

19).

e) Altro

vaso

barchetta

KiG.

1'.'.

lung. 0,25, larg. 0,13, sostenuto da 4 zampine.

Da un

lato

termina superiormente
(tg.

in

un

piattello

quasi

esagonale,

dall'altro

in

calicetto

tondo

20).

(/)

Piatto

Fio. 20.

vassoio per incensi, tipo oblungo, lung. n.

7, laig.

u,12.

e)

Vasetto ansato,
alti,

alt.

0,17.

/) Undici

piatti,

tazze a calice con

peducci pi o

meno

diam. 0,31-0,12.


0,10, decorati di gralliti.

REGIONE

VII.

135

CAPODIMONTE

(j)

Due

kyathoi del solito tipo

fig.

1,

diaiii.

dei

h) Pignatto,

alt.

0,15 franimeatario.

Tomba
l>}

11.

Urna a capanna frammentaria,


a
(/)

tipo simile allo precedenti.

Pignatto

con alta ansa a doppia presa simile


di graffiti (fig.

quella

propria

kyathoi.
e)

e)

Tre pignatti decorati

21).

Due

calicetti.

Specie di

FiG. 21.

Fig. 22.

ciotola

con ansa peculiare e orlo rientrato, decorata con linee impresse e con circoli
(fig.

concentrici

22).

/) Due fibule ad arco semplice

graffite 0,075,

con due cam-

panelle attaccate all'ardiglione.

Tomba

12.

Fittili: a)

Urna a capanna,

alt.

0,26, lung. 0,26, porta

0,10X0,10

circonferenza 0,84, originariamente incrostata di ocra bianca. Conserva ancora molti

avanzi della colorazione

rotta nella parte posteriore.

Tre cavalietti {capreoli

e
il

caaquale

therii) costituiscono l'ossatura del tetto, poggiando sul colmareccio {columeii),

termina

in

testa d'animale (aries).


?).

Le

travi sul culmine del tetto

sembrano termi-

nare in teste di serpi (cornetti

Sul davanti quattro correnti {Iraiistra e iiilci'pensiva)

formano

il

frontoncino; nessuna finestra.


s.

Lo

sportello termina

in

una punta che


da
d.

fa
s.,

da cardine a

ed ha un foro per legarlo all'altra estremit. Si apriva

com' indicato dal foro corrispondente praticato nell'urna.

b)

Pignatto della solita


graffiti

forma

liscio, alt.

giati a raggi.

l)

0,13, bocca 0,13.


d)

e) Pignatto, alt.

0,07 decorato di
Quattro
calici,

tratteg-

Due

poculi 0,09-0,10, rozzi.

in frantumi e tre piccolissimi, diam. 0,06

con una specie di spina graffita nel

/) Incensiere mezzo.
rj)

e)

uno grande andato

a saliera, lung. 0,15, larg. 0,07

Saliera rozza.

Bromi:
bolica,

Fibula ad arco semplice, lungh. 0,037.

i)

Cuspide

di lancia

sim-

lungh. 0,07.

Tomba
//)

18.

Fittili: a)

Pentola

liscia, alt. 0,22, larg. 0,19,

piena di ceneri.
di
larg.
graffiti

Ciotola di bucchero nero fine con "due cornetti sul

linee oblique tratteggiato


e)

diam.

0,16.
4,

labbro, decorata

e)

Incensiere,
il

lung.

0,16,

0,05
la

Kyathos della

solita

forma

fig.

dentro

quale stavano

collocate

punta

CAI'OOIMONTE

rasoio descritti pi oltre.

\:W

/")

REGIONE

VII.

di lancia
rozze, di

il

Duo
con

poetili

e quattro

tazze a

calic

varie grandezze.
:

lroHii
(tg.

g)

Cuspide

di

lancia

simbolica,
(fig.

23
21

al al

vero). vero).

residui
vero).

dell'asticella

A) Rasoio simbolico

25

al

di

legno

i)

Fibula

drago

(fig.

*( Vtmm

Fio. 23.

Kio

21.

Fi<

Aggiungo qui
di

il

disegno,

mota del

vero,

di

un

.singolare

interessante vasetto
di

bucchero grigio

rossastro, rinvenuto dal


(v.

>ig.

iiovanni Paolozzi
sg. h).

Chiusi in una
(fig.

delle

prime tombe risentine

Notim

18st;, p.

147

Questo vasetto

26, 26a),

stato separato dalla ricca suppellettile di

detta tomba, quando

se ne faceva l'acquisto

per

il

Museo
p.

di Firenze (a.

1887), non fu potuto ricuperare prima del luglio 1893. Nelle


dal

NoItc

148 veniva

cos descritto

Pasqui

Vasetto rotondo
il

posato

su

tre di

bastoncelli

di terracotta.

Il

corpo

striato

verticalmente ed
sopra
l'orlo.

manico decorato
ai

due cavalli che posano sulle zampe anteriori


la

Dietro

medesimi aderisce
le

figura rozzissima di

un uomo nudo che

sostiene con

ambedue

mani

le

redini

espresso

con

due bastoncelli accoppiati e

congiunti ai lati e dinanzi alle teste '.

Lo cosiddette
fatte

redini,

sembrano piuttosto
tlossibili

lacci per la presa dei cavalli,

perch

evidentemente con

forcelle

(ferro

legno) che abbrancano lo teste dei

cavalli oscurandone gli occhi

(fig.

2<>a).

Vasetti di bucchero ornati similmente coft figurino generiche s'incontrano anche


nelle

tombe

a ziro

di

Chiu.si.

Uno

di

questi,
sig.

proveniente dalla collezione Servadio,


Uaxter, una piccola olla cineraria

donato teste al Musco di Firenze dal

S. T.

REGIONE

VII.

nuda

137

e graffito

CAPODIMOXTE

di

bucchero cinereo, sul cui ventre, peculiarmente baccellato


(fig.

espressa in alto

rilievo la rozza figura di unajiraefica

27).

Le anse

poi di quest'olla son formate

FiG. 20.

Fio.

2(1 a.

con duo ligure di ginnasti o saltimbanchi,

quali tenendo le faccio e lo inaui

a terra

stanno per rizzare

il

corpo sopra le braccia.

questa per certo la pi antica rappreTali vasi io associo e faccio di-

sentazione che abbiamo del xv^iatrjTi](j o cernuus.

pendere dai pi antichi prodotti plastici della tecnica


finissimo
(cf.

maremmana
si

in

bucchero nero
in

Mas. (Jreguf.

II,

tav.

98). Il coperchio con la maniglia

forma

di

cavalluccio non appartiene a quest'olla,

ma
*

del tempo, e le

adatta.

Le

suppellettili

proprie
in

delle

tombe

cassa tufacea della necropoli Visentina


descrizioni

della Palazzetta sono

parte
p.

note

por le
sgg.,
e

od

illustrazioni

fattene dal

Pasqui nelle Notizie, 1880,


p.

177

dallo

Helbig nel lull

dell' h(.

1886,

19 sgg.

Le tombe
Classe

di

questa specie, esplorato dal


morali
ecc.

sig. cav.
II,.

Brenciaglia nel novembre 1892


18

di scieuzk

Memorie Voi

Serie 5', parte 2

CAPODIMONTE

138

piuttosto

REGIONE

VII.

hanno dato suppelUttili dui niedesiuio carattoro dello preocdcuti


simo tempo con vasi dipinti greci
che al secolo
figure nere, ascrivibili

e circa al

del

mede-

secolo

VI
sono

a Cr.
;

Due

di

queste tombe diedero una suppellettile specialmente ricca di bronzi


io

appunto quelle che

scelsi

por

il

Museo Etrusco

centrale,

reputandole opportune

per riempire talune lacune delle nostre raccolte.

rK'^\

'.V,'

^KI^.J^-,

Ki.i.

27.

Faccio seguire la descrizione di queste suppellettili, richiamando partieolarmonto


l'attenzione sopra l'insigne kyathos di liron/o
s);il/;ito

desprilto per

il

primo ed accom-

pagnato dal relativo disegno.

REGIONE

VII.

Tomba a

130

CAPODIUONTE

cassa tufacea della Palasse Ita N.

Bronzi: a) Kyathos,
il

alt.

U,28, diani. U,24, con ansa a nastro, larga 0,06, alta sopra
il

labbro del recipiente 0,19 e piede massiccio. Il labbro ed


e

piede sono finamente

cesellati con la decorazione a rocchetti

baccelli.

L'ansa,

desinente in

una larga

ed elegante

palmetta,

peculiarimente

decorata a sbalzo con


al

due figure di tipo e


culto della divinit

stile ieratico esprimenti, a

mio avviso, due sacerdotesse addette

che sormonta l'ansa stessa. Tali figure, con testa e corpo di faccia e
di profilo, sono vestite di

gambe

piedi

una tunica manicata raccolta

in pieghe sul davanti e alzata

dalla

mano

s.,

corno nelle note

immagini

ieratiche della Spes.

Hanno

capigliatura fluente

disposta a frangia intorno

alla fronte calceoli ricurvi {calceus repandus).

La

figura

Fio. 28.

FiG. 28

a.

che sormonta l'ansa massiccia: rappresenta certamente una divinit etrusca, nomi-

natamente, secondo opino,

Thufllia-Tiiraacalceoli

assisa,
la

fornita

di
s.

tutulo

diademato,
e

vestita di tunica ionica, con


e al

ricurvi, tiene

mano

abbassata

prona

stringe fra l'indice e

il

pollice dell'altra

mano un

frutto pi simile all'ananasso che

melagrano.

Per la forma

e per la

peculiare

ornamentazione

dell'ansa
lilia/.ioni

ritengo
di

che

questo

vaso interessantissimo, abbia potuto servire allo rituali


tessa etrusca.

qualche sacerdo-

CAPOOIMO.NTE

0,12 con l'omero e


il

l-lu

KEOIONE

VII.

) Sitala alt.

ventre decorato di baccellature, tipo ovoide

con pieduccio ripreso (manico rotto).


e)

Ptxis ossia

acena frammentaria

a tronco di cuuo liscio con coperchio concavo


il

atto a ricevere gli incensi (alt.

u.14). Per

tipo ricorda quelle cosi caratteristiche

della necropoli di Vetulonia (cfr. Falchi,


(/)
<)

Veltilonia, tav.

XV,

24).
alt.

Kvathos
Bacile

liscio

frammentario con un manico massiccio,

0,08,

diaiii.

0,09.

liscio,

diam. 0,22.

/')
fj)

Patera mesomphala frammentaria, diam. 0,12, con piccola maniglia a cerniera.

Borchia

liscia convessa,

diam. 0,08.

h)

Duo manici

cilindrici frammentari,

manubri

l'ortu

del cataletto mortuario (alt.

0.1(M,08).
/)

Kyathos, diam. 0,20 con ansa a nastro sormontata da fiorame massiccio


in

(fig.

28).
la
i

Questo fiorame ha riscontro e sembra aver relazione col frutto che tiene
divinit che sormonta l'ausa del kyathos, u.
1

mano

(cfr.

anche

fiorami che sormontano

coperchi

dei cinerari Vetiilonicsi).

Fio. 20.

j) Oinochoc, alt. 0,12 con ansa desinente in mascheroncino silenico.

A) Lebete grande
Fittili:
hi)
l)

liscio,

diam. 0i57.

Catino liscio di terra ordinaria giallastra.


pignatti. alt. 0,07,
di

Paio

di

bucchero cinereo assai

fine.

a) Tazzina rozza di terra bruuastra, diam. 0,08.

Tomba a
llfon:i: a) Secchia ovoide, alt.

ca-^tsa

N.

"J.

0,2G,

con doppia
di

maniglia
alt.

di

bastone

tondo,

bocca

<,17.

//)

ni ni.' in

fiiirliame.

Oinochoe con bocca a foglia


r)

ellera,

0,28 con l'ansa desiin dnpiiio

Due

siinpoli

di cui

uno con manico desinente

becco

UUMA

141

KOMA

d'oca, lungo 0,32.

(/)

Due

patere mesomphale U,13

0,15.
di

manicarsi
ondulato.
diani.

in

legno,

luug.

0,15.

e)

Roiiiaiolo
di

da

/) Trua

con

manico
h)

U,lU.

g)

Due
i)

bacili

lisci,

diam. 0,21.
ossia
situla

n)

doppio

filo

bronzo
manico,

Pignatte
alt.

con

alto

Altro pignatto
l)

manicata,

0,12.

k)

Guttus
0,20.

elegante, alt. 0,15.

Oinochoe a pancia larghissima e bocca distrutta,


diarn. 0,02.

alt.

m) Anello a
chini). -7- o)

fettuccia convessa,

Due

perle di

vetro

tilogranate

per collana.

Due campanelline di oro (orec;/) Due frammenti di

fibule

ad arco schiacciato.

Ferro: q) Candelabro di ferro in frammenti. Fittili: r) Kanlharos di bucchero nero fine.


fine,

alt. 16.

li)

s)

Olla di
a

bucchero
zone

cinereo

t)

Olla

di

terra

rossa

italo-pelasgica
liscio,

dipinta

geometriche

alt.

0,22.

in

Grande lebete (diam. 0,57)

simile a quello della

tomba

prece-

dente,

ma

peggiori condizioni.

Luigi A. Mil.ni.

YII.

ROMA.

Nuove scoperte

nella cill e nel suburbio.

Regione
lucci,

III.

Abbassandosi

il

livello del pianterreno

nel

casamento Beldi

in via

Giovanni Lanza, per ridurlo a cantina,

comparso un tratto

mura-

glione composto di grandi massi squadrati di tufo.


tratto quivi stesso scoperto parecchi anni

desso la continuazione dell'altro

or sono, che taglia

obliquamente

il

muro

di

prospetto della fabbrica, e continuava fino al lato opposto della strada, ove ne restano

ancora visibili alcuni massi.


Sull'angolo orientale della scuola comunale femminile in
facendosi un piccolo cavo,
si

via

della

Polveriera,

incontrato

il

selciato di un'antica

strada

romana, a

m. 0,90 sotto l'odierno

livello stradale.

Regione IV.
di

Nel

cortile annesso alla casa, gi destinata

alla

Direzione

delle carceri, in via Viminale, stato scoperto, alla profondit di

m. 1,10, un tratto
7.

antica strada a poligoni di selce, per la lunghezza di circa m.


si

Nel mede.simo

cavo

sono incontrati avanzi di

mura

laterizie,

che distano

m. 6,50 dalla strada

predetta.

Un
di

altro pezzo di antico

muro

a cortina, con arco a tutto


in

sesto

del

diametro
n.

m.
i

2,

stato scoperto nel palazzo Medici,

via di
le

s.

Maria Maggiore

151,

per

lavori

quivi intrapresi ad

ett'etto

di

rinforzare

fondazioni del lato opposto

alla facciata.

Regione XIII.
ed alla profondit di m.

In via di

s.

Sabina, costruendosi una nuova fogna, stato


all'ofirtcina

scoperto, alla distanza di circa m.

10 dal cancello d'ingresso


di

Conscience,

1,20, un tratto
di

antico

pavimento stradale, lungo circa

m. 5,00, formato dei consueti poligoni

lava basaltina.

ROMA

11:2

ROMA

Via Flaminia.

destra della testata del ponte Milvio, facendosi lo sterro


sinistra del

per l'ariijinatura della sponda

Tevere e per

la

livellazione del

piano del
in

ponte inedosimo, stato trovato nn fraintneiito d'angolo di grande cornicione


ornato con men-'ole intagliate a foglia d'acanto e rosoni
fra

marmo,
1

una

mensola e

altra.

Misura

in

lunghezza

in.

2,20X1,90X0,76.

Sulla parte

piana

superiore

sono inciso

rozzamente

le lettere seguenti:

)
e

)\yji
le

a poca distanza pure incisa una mazzuola da scalpellino con


:

lettere

in

questa forma

Altri massi marmorei,


il

ma

senza verun intaglio architettonico,


fluviali;
e

si

trovarono presso

medesimo luogo

fra le sabbie

sembrano
i

spettare

all'ingresso di nn

antico ponte, delle cui testate restano ancora in piedi

solidissimi fondamenti sulle

due ripe del tiume, alla distanza

di

m. 24,50 a monte del ponte odierno.


di

Sulla predetta sponda sinistra, e precisamente a m. :U

distanza

dal

ponte,

Te stato scoperto, al suo posto primitivo, un altro cippo terminale delle ripe del
vere, colla nota iscrizione dell'anno

700

di

Roma:

P-SERVEILIVS-CF

ISAVRICVS
M- VALERIVS M-F AV N MESSALL

GENS

EX-SCTERMIN
Il

cippo in travertino, ed ha

l'alte/.za

di

m. 2,40 X 0,00

X
si

0,40.

Si .sono pure recuperati nello sterro:

un

copsrchio d'urna cineraria, quadrata, con


legge:

fastigio e pulvini;

un frammento di lastrone marmoreo, su cui

AIAIOC M O C AC/
K A A
HI,'

CYN B/

ROMA

143

ROMA

ed un altro fiamniento di lastrina da eolombaro, che conserva:

gemina!
BVS

SVI

Via Nomentana.

Per

lavori

di

foudazione di una
si

scuderia nel villino

Doria, posto lungo la nuova strada del Policlinico,

trovato

un antico sepolcro
il

formato con tegoloni e coperto alla

cappuccina. Era a m. 2 sotto


e

piano stradale; e
eil

conteneva pochi avanzi dello scheletro scomposti

frammisti alla terra,

un piccolo

balsamario di terra cotta alto m. 0,12, di forma comune.

Via Salaria Ve t ere. Nel


vigna del Collegio Germanico,
archeologia sacra
la cripta

sotterraneo cimitero

di

s.

Ermete,

posto sotto la

alla sinistra della Salaria vetere. la


in

Commissione

di

ha compiuto

questi mesi alcune escavazioni.

stata ritrovata

dei martiri Proto e Giacinto, che fu scoperta nel


sotto le rovine dei
;

1845

e rest

poi nuova-

mente sepolta
santuario.

ed

stata sterrata l'antica scala che scendeva a quel


si

Uno

muri

di

questa scala

trov restaurato in antico, e copriva un


:

loculo chiuso con la seguente lapide inscritta, dell'anno 4(l0

FELIX DICNA IVLIT

PARVM

MVNER.a. CRISTI

''^

CONTVS HABVIT PER SAECVLA NOM E N LAETIFICVM RENOVANS PRIGINE TEAfTPVS INFANDAQVCIENS ISTIVS VRGI.rSAECLI CERTVM EST INREGNIERQVEAMOEjjjA VIRECTA ISTVMCVM ELECTIS ERIT HABIl VM FRAEMIA DIGNA SEMPERETADSIDVAE BENEDICI PRO MVNERE TALI
ET SVO
I

QVIVIXITAgNoLXIIIIc^MoVIlhD.XXIIl/DEPtVIf IDVS

lAN

ELi-STILICGNEtCON^

Le

iniziali

dei versi metrici

ripetono

il

nome

del defunto

FELICIS

l'epitatio

inciso con incredibile

numero

di errori

(').

Un
forma

altro loculo a pie' della scala

medesima

si

trov chiuso

con una pietra in


:

di stela,

col seguente titolo pi antico, volto verso l'interno del sepolcro

l'astur

buono

fra due pecore

TOAAI A
ACKAHniAKH
(')
\'.

de Rossi,

Bull, d'archeol. crist. 180-1

p.

24

64,

cliu

ne

lia

correit

ed intejrrata la

lettura.

ROMA

Si

1*^

dell'epigrafe
la

ROMA

rinvennero pure sedici frammenti

posta dal prete Teodoro per

ricordare la costruzione da lui fatta della scala predetta:

quale
Il

epi'jjrafe

era ^ih

nota per la copia conservata nel celebre codice Vat. Palat. 833.
scritto in carattere tlocaliano.

marmo

originale

ma

con lievi ditferenze dal tipo delle isc.izioni del

papa Damaso.

Il

testo ne

il

seguente:

V FACTm palEY kQlfi ,<?//" LCi.HIS marlijris hic Proli lumulVS lACET ADQVE YACINTHI qiiem cum iamdudim legEKEl MONS TERRA CALIGo hoc Theodonis opus cons/ RWC\T PRESBYER INSTANS
aspice descensinn

cerNES MIRA/LE

sdiclorum monumenta r\DE'>

;//

domini plebcm opera

MAIORA TENERENT

cs

Negli sterri dello gallerie cimiteriali fu trovato un grande capitello corinzio, di


giallo antico;
e lo

un frammento

di

vetro con ligure graffite in oro e col

nome /"LORVS,
e

seguenti lapidi inscritte:


a) grande lastra di

marmo,

servita

per

mensa

di arcosolio,

probabilmente

proveniente da un sepolcro pagano della via Salaria:

hie >'i'tA
^3>^1VIATRIS

SVNT

PI A NATORVM DVA COR MYSERAE SEMPER DILECTAE MA


Romina

QVOS TE QVICVMQVE LEGIS PIETATIS NOMINE -A CVM SIS MORTALIS QVaE SINT MORTAL

svB titvlo PATER INFELIX

qvorvm perscripta! CO NI VX MYSER IPs'



ET PATRIAS

AD.VIITTE

PRECES ET PARCE

li)

lastra di

loculo sepolcrale cristiano:

VICTOR IN FA CE QVI VIXIT ANNOS XXX

e)

simile

N V A R

TE

CVM PACE

ROMA

14

ROMA

il)

lastra in cui

manca

la parte,

ove era scritto

il

nome

del defunto fanciullo

IN -PACE-

Vini-

QyiVIXIT-ANNIIIMIIIIDBONE MEMORIE FILIO

DVLCISSIMOPATERBENFEC
e)

titoletto di

loculo cimiteriale:

PARENTEs

fJllJO

BONOSO FeV/eRVNT
bene-mere,nti-in Pa\ce-et in! re fri

gerivm\\^
(/VI-VIXIT-AUre?\X
/) frammento di titolo simile:

JeweweR-ENTI IN F ace lecl 'ori TITV^.2

deposill VI ID
In prossimit poi
della
basilica

sotterranea

stato
vi
si

scoperto

un cubicolo con
il

arcosolio, decorato di pitture.

Nel centro della volta

ravvisa

Buon

Pastore,
il

in gran parte perito; e ai quattro lati della volta


ficio

medesima, la donna orante,

sacri-

d'Isacco, Daniele fra

leoni, la

tre fanciulli in

mezzo
pani,

alle

fiamme. Nella lunetta

dell'arcosolio rappresentata

moltiplicazione

dei

con una colomba posata

sopra un pilastrino.
di pesci e colombe.

Il

resto della decorazione a riquadri architettonici con gruppi

Via Tiburtina.
della basilica di
tro piccoli
s.

Nel

cavo per la costruzione di una fogna sul piazzale


le

Lorenzo fuori

mura,

si

sono raccolti fra terre di scarico quat-

frammenti

d'iscrizioni in

marmo, che conservano:

fl)

/R

HIM^l jroR
I

IXlN

ClvVsse di scienze

morali

ecc.

Memorie

\'ol. II

Serie

.")',

parto 2*

19

TIVOM, MARCKLLINA

Q_

146

terra gialla, con fogliami


;

REGIONE

1.

Si ebbe inoltre:
j>iatto,

una lucerna rotonda

di

a rilievo sul

col

bnllo di fabbrica L

P con duo cerchietti

un fondo

di

vaso aretino

col

bollo

; I

di un frammento di fregio in terracotta, con ornati di foglie e viticci.

G. ({atti.

Rkoione
Vili.

(LATIUM ET CA}fPANIA).
romana scoperta nel
territorio del comune.

TIVOLI

Tomba
di

In contrada Favate, eseguendosi alcuni lavori campestri, torn in luce un'antica

tomba formata da
alta

lastre di travertino, dello quali quella di fronte era lunga

m. 1,20

m. 0,76 e dello spessore

m. 0,20. Racchiusa da una

fascia rilevata vi incisa

la seguente epigrafe:

HY

.\

MVRDIAEPHIALE
NVTRICI SVAE
A
alto

base della tomba erano due gradini di travertino, dei quali uno lungo m. 1,38,
l'altro di

m. 0,19;

m. 1,48, alto 0,23.


non
si

Nel sepolcro,
a quanto

la cui copertura era di calce e sassi,


il

rinvennero che le ossa,

mi afferm

colono inventore.
resti

sud della tomba, osservai

di

muri

antichi, ed all'intorno pezzi di pavidi

mento a mosaico a
e giallo.

tasselli bianchi

neri e

frammenti

intonaco

colore rosso

L. COCCANARI.

IX. MAllCELLIN.V (frazioue del coimme

di s.

Polo de'Cavaliori)

Sar-

cofago marmoreo rinoemito in contrada Colonnelle.


Nel
territorio di Marcellina e

precisamente
si

nel

fondo

denominato

Colonnette,

eseguendosi uno scassato per vigna,


di

rinvenne un sarcofago di
proprio

marmo

lunense, tutto
di

un pezzo, lungo m. 2,00 alto m. 0,64 con


e dello spessore di

coperchio
il

marmoreo pure

un pezzo solo

m. 0,13. Nella fronte

sarcofago ornato di sca-

nalature ondulate, e nel centro, sotto un arco poggiante su due colonnine, scolpita

una figura
sinistra,
in

virile,

ignuda, con clamide che dalla spalla destra scende sotto l'ascella

atto di guardare

un cane poggiato sulle zampo


di Satiro.

posteriori.

Alla

sinistra

di questa figura altra


fago, sono
scolpite,
in

minore

Alle due estremit della fronte del sarco-

bassorilievo,
di

altre

due

figure,

rivolte

al

centro,

in

atto di

camminare. Quella a dritta

un

pastore

nudo,

che stringe un vincastro nella

destra e con la sinistra tiene un'otre, poggiato sulla spalla da cui pende una polle.
L'altra figura, apparentemente di donna, ha una vustc. a pieghe spesse, che dal collo

REGIONE

I.

fisse

147

fronte

SAN PRISCO, POMPEI

sconde ai piedi, aperta verso la met della coscia sinistra.


tibie divergenti,

Con

le

mani regge due


scanala-

alla bocca. Il coperchio lia la sola

ornata di

ture ondulate.

Entro

il

sarcofago

si

rinvenne uno

scheletro di donna,
il

come

lo

provano

alcuni

aghi crinali di osso, che giacevano presso


vario colore.

teschio, e globetti vitrei per collana di

Mi

fu detto

che vi

si

rinvenne anche una moneta od un anello con pietra limpida

e rilucente.
Il sarcofago

era murato tutto all'intorno con forte calcestruzzo del quale riman-

gono tracce sulle sculture.


L. C0CC.\NARI.

X.

SAN PRISCO
di
s.

(presso

s.

Maria

di

Capua Vetere).
e

Nel tenimonto
un metro

Prisco, a poca distanza dal noto fondo Patturolli


fuori,

a circa

di profondit

venne

non ha guari, un

cippo

di

tufo

con

iscrizione

osca, che di recente stata aggiunto alla raccolta delle iscrizioni italiche del

Museo

Nazionale
Il

di

Napoli.
e

cippo ha l'altezza di m. 0,50, la larghezza di m. 0,28

una grossezza mase

sima

di

m. 0,17. Come

in altre epigrafi

della

medesima provenienza

del

medesimo

materiale, le lettere vi sono profondamente incise, e la prima riga sventuratamente


in gran parte danneggiata.
il

Il

mio apografo, collazionato anche

col calco

cartaceo,

seguente

kMvm

anmvn
/VT/
Sono a notare
le
'

lineole oblique

messo

in luogo dei punti diacritici


'

e la

strana

scrittura delle parola


in

pumperi

',

che nella forma

pumperias

'

ricorre due altre volte

una

iscrizione opistografa rinvenuta nel


n.

1873

nel fondo Patturelli (cfr. Zvetaieff,

Sylloge

32).

A. Sogliano.

XI.

POMPEI

Giornale degli scavi redatto dal soprastanti.


i

1-13 marzo. Proseguirono


casa n. 14, della quale
si

lavori di scavo nella regione Vili, isola 2", via quinta,


il

sgombra

viridario,

dal lato sud. Si eseguiscono intanto

vari restauri nella casa 13, della regione Vili, isola 2-\ e nella

casa 18

della re-

gione IX, isola 5".

Non avvennero

rinvenimenti.
si

14

dotto.

Nel ricordato viridario

rinvenne:

Terracotta. Lucerna circolare,

verniciata di rosso, monolicne e con manico ad anello, lungh. m. 0,120. Altra

mono-

CITTADUCALE, RUVO

DI

PUGLIA

ni.

148

REGIONE

IV,

II.

licDe

con manico ad anello,

luiig.

U,124.

Vaso ordinario con ventre

rigoutio,

piccolo collo, ad un'ansa, corroso nel ventre, alt. in. 0,145. Altro simile, alt.

m. 0,140.

Altro pi piccolo,

alt.

m. 0,124. Altro

alto

m. 0,o85

\'lro.

Tazza con labhro

sporgente, del diametro di m. 0,112. Piccola bottiglia, a collo lungo, alt. m. 0,150:

Piombo. Un peso:

Marmo. Piccolo peso


i

circolare, nero, con

due

lati piani.

15-31 detto. Continuarono


e nella regione

lavori di restauro nella casa n. 3, regione IX, isola 1*

isola 2".

Non avvennero

scoperte.

Reuioxk IV

(SAMMUM ET
SABINI

SABINA).

XII.
l'abitato.

CITTADUCALE
fu

di

Iscrizione

funebre lalim

scoperta dentro

Quando
ducale,

si

demolita la fontana pubblica nella piazzetta del

Popolo
Il

in

Cittadestro

scopr

una lapide

travertino di m.

1,50

0,50

0,40.
la

lato

sagomato, con diverse scanalature (gola, ovolo, guscio e


iintico.

listello):

imitf sinistra

fu distrutt^i in

Vi

incisa l'iscrizione

seguente:

CALLISTE ATI
PIAE VILICA

DAPHINVSCO
FECIT
Di
sotto, in

bassorilievo, .scolpita

una pianella.
A.

De Nino.

Regione
XIII.

li

(APIJLIAJ.
iii

RUVO
il

DI

PUGLIA

Vasi dipinti che diconsi scoperti

una

tomba greca di L'uro.


Presso
dere
can. d. Francesco Fatelli di questo

comune ultimamente ho potuto


che
egli dice di aver
il

ve-

la suppellettile

funebre d'una antica tomba greca,

comdel

perata da un contadino sul finire dell'anno 1893,

ma
i

non sa indicarmi

nome

luogo del rinvenimento. Ora di alcuni di questi vasi mi pregio trasmettere la seguente
breve descrizione, non senza aver prima notat') che

rimanenti non hanno importanza,

n meritano che se no faccia menzione.


1.

Vasca con larga base circolare che quasi eguaglia


da

in

diametro la larghezza

della stessa vasca, la quale sostenuta

lungo piedistallo cilindrico in forma di

bassa colonna. Intorno al piedistallo, sul colore natmale della creta cotta, veggonsi

REGIONE

IV.

149

vasca
e
tre

KUVO

DI

PUGLIA

delle-

zone circolari nere,


quelli
e

intorno al labbro della


disposti

dischetti e tre sporti


Alt. ni.
0,1(3;

mammellati,

questi

triangolarmente

rilievo.

dam. m. 0,13.
2.

Vasellino di forma elegante con alto coperchio. Alt. del vaso

m. 0,18; del

coperchio solo m. 0,095.


rosso vivo.
sporti

La

sottocoppa

il

dipinta di nero con linee circolari di color

Ha

il

piede piuttosto alto,

labbro

molto

piegato in dentro e quattro


del

mammellati

in corrispondenza fra loro al cominciare

ventre. Il coperchio

senza colore,

ma

cinto in pi luoghi da linee circolari di nero e di rosso, e dove


cilindrico,

comincia
stallo

il

suo finimento

somigliante in diminuite proporzioni al piedi-

della vasca innanzi descritta,

veggonsi

disposti

in

cerchio quattro animali a

tutto rilievo plasmati grossolanamente, dei quali uno anche incompleto per recente
fruttura, e due

sembrano
uccello.

quadrupedi

del

genere canis,
di nota
il

mentre
fatto che

il il

quarto potrebbe
coperchio non
,

credersi

un grosso

Degno finalmente
in cima,
il

come ordinariamente, chiuso


l'aria con la

ma

lascia invece aperta la comunicazione del-

coppa sottostante,

cui contenuto cosi non era coperto n protetto in-

teramente. Ci potrebbe forse dar luogo a pensare che l'elegante vasellino fosse stato
destinato ad esalare odori o profumi,
i

quali per la lunga canna del coperchio tro-

vavano l'uscita

e si

diffondevano intorno;

ma

sul

momento non

sono in grado di

addm-re alcun confronto per avvalorare questa congettura.


3.

Olla sferica con pvera alla bocca e manichi orizzontali nel ventre, del colore

della creta cotta con ornati di nero, consistenti in zone circolari alla parte inferiore
e

alla

met

del ventre, in corrispondenza

dei manichi, sotto la

pvera formante

il

collo e nell'interno di questa.

Tra

le

due zone del ventre, su ciascun lato


d.
;

dell'olla

dipinto

un lungo

e nero

serpente ondulato che va da

s.

ed imo ha la bocca

aperta poco discosta dalla coda dell'altro. Alt. m. 0,27

circonferenza alla linea dei

manichi m. 1,03.
4.

Kelebe di disegno trascurato, dipinta di nero matto-rossigno con ornati

e figure

dello stesso colore su fondo rosso-giallastro. Alt.


dell'anfora,

m. 0,25

diam. m. 0,26.

Il

ventre

interamente nero, dal piede in su va sempre slargandosi fino ai manichi,


riverso.

prendendo la forma d'un cono tronco

Ove

poi cominciano
di

manichi

cinto

da larga zona rosso-giallastra su cui sono dipinte


simili da un lato e dell'altro.

nero due rappresentazioni quasi

A) Sfinge a

d. di

chi guarda, dritta sulle quattro

gambe

e Tolta

s.

Le

ali

sono

foggiate alla maniera arcaica; la punta della coda simile alla testa d'un serpente
e sulla

fronte ha

una prominenza che deve credersi un radio o altro muliebre orna-

mento. Segue una specie di stele fantastica, composta di due palmette che, congiuugendosi le rispettive basi, sono attraversate orizzontalmente da
nate da cerchietti concentrici, motivo che ricorda
d.
i

fiori

di loto e contor-

vasi di

Melo

e di Kotli (cfr.

Jahrb.

List.

1887,

p.

57

e s.).

Di fronte

alla descritta e a lei simile in tutto un'altra

sfinge,

a cui tien dietro

un

grifo (?) del quale andata perduta la pai-te posteriore

del corpo, poi un'altra sfinge anch'essa molto sciupata e finalmente

un grosso uccello

a collo lungo, tutti volti a

d.

B) Due

sfingi,

come

le precedenti,

l'una di rimpetto all'altra con la stele vege-

CANOSA

mezzo a
loro, fioro

150

sembra
star seduta sulle
in

RBOIONE

IV.

tale in
riori.

so non che la seconda

gambe

poste-

Seguo un grande
tiialiiionte

di loto con steli tonninanti

voluto concentriche alla

sua base e

un'altra slngo volta a d.

Kssendo questa faccia del vaso assai


le

meglio conservata doU'altra, permette notare che

gambo

anteriori delle sfingi dalla

met

in

gi della loro lunghezza

si

vanno

assottigliando in

guisa, da
dire se

prendere

dirittura la

forma

di

gambe

di

uccello; lo

che
;

poi non so

debba credersi

fatto pensatamente, o per frettolosa sl)adataggine


le

tanto pi che una delle sfingi mostra


nel vaso

sue

gambe
collo e

posteriori arbitrariamente torte e che


i

mancano

del tutto lo

linee graffite che solitamente determinano


Il
il

contorni delle figure.

labbro dell'anfora recano ornati di stile geometrico, consistenti su

quello in lineo oblique e verticali che s'intersecano fra loro lasciando dei vuoti triangolari,

e su questo in lineette in

forma
i

di aiijma coricato.

manichi cominciano bi-

partiti e sottilmente tondi,


essi

ma

poi

due bastoni congiungonsi, in cima all'arco da


;

formato, ad una larga striscia che tennina nell'orlo del vaso


orizzontali e
allo

su questa larga

striscia veggonsi delle linee


lo

un

fiore

di loto,

mentre

sull'orlo ripetesi
fu-

stesso ornato del collo.

Quanto

sfingi,

parrai che ad osse

debba darsi un
stele.

nebre significato e che forse sia da pensare lo stesso della fantastica


poi

Lo

stile

non meno che

lo

forme dei quattro vasi descritti pongono fra


li

le

greche pi an-

tiche di

Ruvo

la

tomba che

conteneva, quand'anche piacesse meglio attnl)nirli ad

alquanto pi tarda imitazione dell'arte locale, che ad importazione per via del commercio.

6. Jatta.

XIV.
Lo

CANOSA

ivi

Due

ter recotte ed

un'urna di arte canosina.


bella

stesso rev.

Fatelli

mi ha mostrato una
rinvenuto sul

urna

due

figuline

da

lui

comperate a Canosa, ed
ecco la descrizione.
5.

cominciare del corrente anno, delle quali

Una

dello terrecotte, non

raffinata

n ritoccata a

mano

ne'

particolari

dopo

l'estrazione dalla forma,

ma

nell'insieme pregevole e abbastanza curiosa, rappresenta

un uomo nudo, seduto sopra un pogginolo di forma rotonda, con le gambe incrocicchiate e le braccia piegate sul grosso ventre in guisa da far congiungere le mani
sulle pudende, dello quali per altro non appare indizio veruno. 11 suo volto coperto

da una maschera comica di tipo presso a poco simile a quella del Museo di Napoli riprodotta dal Wieseler {Theatcnjeb. "V, 38 e 40) e da lui creduta di schiavi. L'atto
di

star seduto su tonda base e di tener le

gambo

incrociate notasi spesso nello figu(v. K<")rt in

lino

rappresentanti attori comici in


s.).

costume da jihbjakcs
si

Jahrh.

d. fiuti.

1893, p. 82 e

Ma

se nella nostra statuetta


ai

possono chiaramente vedere avanzi


alla

di bianco e di colore roseo

piedi,

alle

gambe,

maschera

in

altre

parti del

corpo, non sono poi visibili in nessun luogo tracce di mantello, tunica,
zari,

lirache,

cal-

n pare che

il

restauro, a cui la statuetta fu parzialmente sottoposta, le avesse

potuto far sparire del tutto. Alt. m. 0,13.


G.

L'altra terracotta rappresenta >m gruppo di due amanti che

si

abbracciano e
chitone

baciano.

La donna ha

la

testa coronata di

larghe foglio tondeggianti, lungo

REGIONE

IV.

151

CANOSA

hmation

avvolto di traverso alla parte media del corpo; l'uomo corta tunica che
i

tocca quasi
coi^po.

ginocchi e clamide avvolta anche di


di

traverso alla parte superiore del

Qua e l si veggono avanzi bianco. La donna pone la mano d.


collo dello stesso; l'uomo

color roseo e generalmente


il

un rivestimento

di

sotto
d.

mento dell'uomo
al

e la

mano

s.

intorno al
il

ha la mano
il

intorno

collo
lei.

della donna e stende

braccio e la

mano

s.

lungo

coi-po

e fino

all'anca d. di

Le bocche poi
si

di en-

trambi, ravvicinate dal reciproco stringersi delle braccia intorno al collo,

mostrano
le figui

congiunte in erotico bacio. Anche questo gruppo, come del resto quasi tutte
line di Canosa,
ticolari sono

non

fu

ritoccato dopo averlo tratto dalla forma, di guisa che


e

par-

molto trascurati
le

talora,
i

come

p. e.

nella testa dell'uomo, non

si

giunge

neppure a distinguere
7.

parti e
tg.

tratti

del viso. Alt.

m. 0,16.
lucida e di colorito finis-

Urna (slamuos) a

rosse su fondo nero, di vernice

simo, di disegno alquanto

leggiero,

ma

molto

espressivo, e
Il

certamente importata,

perch la creta non quella dei vasi canosini.

coperchio, ornato con un'ellera gi-

rante intorno, evidentemente non appartiene a quest'urna che doveva averlo di

men

largo diametro, corrispondente a quello della sua bocca, e ben pi alto relativamente
all'altezza dei

manichi del vaso, nella cui forma per

ci notasi

im non so che

di tozzo che
i

la detm-pa. Sulle spalle dell'urna

una scannellatura

di rosso e di nero, sotto


il

ma-

nichi le solile palmette con rabeschi e volute, e finalmente sotto le figure

meandi'O

chiamato greca. Due sole sono


scena completa
e

le figure,
il

una sopra ciascima

faccia del vaso,


toeletta di

ma

la

rappresenta

lavacro e la conseguente

una giovine

donna. Vedesi infatti da un lato una donzella

interamente nuda, senza alcun orna-

mento, tranne le armille ad

ambe

le

braccia, e coi capelli poco abbondanti sciolti e

cadenti sul collo; la quale, reggendosi sulla

gamba

d.

piegando mollemente

la

s.,

presso una vasca sostenuta da piedistallo scannellato con larga base e capitello do-

rico ornato di ovoletti.


le
ali,

Sull'orlo della vasca sta


alle carezze
s.

un uccello

(forse

colomba) che apre


sull'uc-

come per rispondere

della sua padrona, la quale stende


della vasca.

cello la

mano

d.

mentre tiene la
lunga

immersa nell'acqua
che
si

Nel campo una


lato la

palla da giuoco e una

zona fimbriata
vestita,

fa

panneggio.

Dall'altro

stessa donzella, gi lavata

ornata e

contempla
s.,

compiacentemente neUo
la d'

specchio che ella

si

tien ritto d'innanzi con la


il

mentre lascia pendere inerte


;

Ella siede, malgrado che non sia espresso

sedile
le

ha

calzari,

lungo chitone senza


;

maniche

affibbiato sugli omeri, che lascia

nude

braccia ornate di armille

Y hmation

avvolto strettamente alla parte inferiore del corpo, n

mancano
nero

la collana, gli orecsi


il

chini e la mitella, disposta elegantemente

intorno ai capelli che neppur qui


di
e

movaso

strano abbondanti. Gli ornamenti

metallici sono dipinti

in tutto

non traccia alcuna di bianco,


vinetta

il

che ne rialza la data. Nel campo, innanzi alla gioin

vedesi infine

quel

paniere

forma di cono tronco riverso (calath/s), che

tante volte sui vasi dipinti apparisce presso le donne riunite nei gineci.

Senza dubbio
dell'arte pugliese,
(lifticile

la bella
e

urna del can.

Patelli

deve assegnarsi al miglior tempo


lui

fa dispiacere che,

mentr'essa non

frattura

alcuna

(cosa ben

nei rinvenimenti

canosini),

manchi poi

del coperchio,

come innanzi ho

no-

tato,

ed anche d'uno dei manichi. Alt. m. 0,22.

SIRACUSA, NOTO

152

lun^o

XiriLIA

8. Terracotta di

Canosa raitprosentante una donna seduta con


o allo t^ambe, in atto di allattare

chitone

himation ravvolto alle anche


che ella sostiene col braccio
la d. alla propria
s.,

nn bambino fasciato

mentre, con

f,'e.sto

tanto naturale nello madri, porta

mammella. Esecuzione,

al solito, trascurata nei particolari; alt. 0,1<!5.


(J.

.Tatta.

Sin LIA.
XV. SIRACUSA
cropoli ijreca del Fusco.

Xiiove scoperte nella necropoli del Fusco.


dicembro

Nei mesi di noveinl)re

1893

si

continuarono

le

indagini nella ne-

Fu

esplorato un
cio

tratto di terreno contenente circa

38U

toml)e,

per la

mag^or

parte arcaicissime,

della lino del

secolo

Vili,

del

principio

del VII; pochissimo sono di et posteriore;

una sessantina poi spettano a barbari


morti
in

che nel V-VII

(?)

sec.

di Cr. deposero

loro

nel

campo

funebre greco.

La
stile

suppellettile vascolare greca rappresentata

gran maggioranza da vasi dello

protocorinzio geometrico e protocorinzio:


terie, fibule

si

ebbero anche scarabei in pastiglia, argenferro,

in

bronzo (a navicella) ed in

avorio

ed ambre di un tipo

fin

qui

sconosciuto.

Questa campagna estonde notevolmente la nostra conoscenza sulla civilt dorica di Siracusa ed allarga gli orizzonti cronologici degli strati greci. Oltremodo interessanti sono poi le osservazioni fatte sulle deposizioni dei barbari nelle

tombe greche,

come

a suo

tempo

sar detto in queste Notizie.

Nuove imlagini
In quella di
s.

nelle catacombe cristiane di


la revisione accurata

Siracusa.
regione

Giovanni

della

meridionale e di
fruttl^

alcune parti, prima


tantina di nuovi

meno attentamente
si

esplorate

nella settentrionale,

una

.'et-

titoli;

esplor anche qualche sepolcro intatto.

Sulle pendici meridionali dell' Acradina vennero sgombrati due piccoli ipogei con
sarcofagi, che dalle
altri

numerose lucerne che contenevano,

risultarono

cristiani.
il

Molti
tipo di
s.

analoghi esistono nella stessa localit ed io penso che rappresentino


e le

collegamento tra gli ipogei pagani dell'impero


vanni. Cassia, etc.

ampie catacombe del

tipo

(iio-

P.

Orsi.

XVI. NoTit

Sepolcreti siculi ricotwscinti presso Noto Vecchio.

vennero ricoIn una ricognizione archeologica a Noto Vecchio, l'antica Neetum, citt: ed una la nosciute alcuno piccolo necropoli siculo, nei burroni che conterminano riveduta la grande tipo greco, nelle colline a nord di ossa. Fu poi da me
vasta, di
iscrizione (Kaibcl n.

240) e studiata

la possibilit di portaria in

salvo a Siracusa.

Ho

(|Hadre.

numerose nicchictto poi scoperto due cameroni scavati nei fianchi del monte, con dai residui di scultura: le quali stanze, come si deduce
adorne
di

avanzi

.9I/.0/.Y/I

l-,;-j

CUOLIERl

epitfi-alci

altro

non erano se non degli

;^'po.

Xell'iuteruo della

motagna verso Palazzolo

(.txoni) constatai poi l'esistenza di un piccolo borgo di et bizantina, con ca-;e costruite
di

gran massi non cementati

e colla

sua piccola necropoli.


P. Orsi.

SANDLYLi
XVII. CUdLIKUl
antichi popoli della

una nuova pietra terminale eoi ricordo di Sardegna.


JJi
territorio
di

Nello scorcio del settembre dello scorso anno l'agricoltore Francesco Obino, nella
localit detta

Sesia

\\i\

Cuglieri verso

punti chiamati

Baragiones

Busridde, dissottc-r una importante pietra terminale. Era seppellita, per quanto affer-

masi, poco lungi dalla sponda sinistra di un torrente che ora chiamasi Rio Mauiiu (Rio grande).

E
dursi,

alta

m.

1,

larga m. 0,(>0; ha lo spessore di m. 0,20, ed ha forma parallele-

pipeda, quantunque non esatta.

La parte meno

regolare la inferiore che doveva intro-

come

base, nel terreno. Nella parte superiore si osserva

una solcatura quasi a

forma di mezzaluna.
Nella fronte leggesi in bei caratteri
('):

TERMINVS
OyiNTVS

VDDADHADDAR NVA1ISIARVM
E dalla parte opposta,

inciso:

EVTYCHINI
Per quauto
fu possibile

sapere, la pietra era ritta alla sinistra del torrente ed

a poca distanza di esso, guardando con l'ultima indicazione la regione


il

Scssa,
il

cio
tor-

territorio dell'attuale
il

Cuglieri, mentre

l'epigrafe pi

lunga era rivolta verso

rente ed

territorio

della cos dotta Plaaarcjia.


titolo

Abbiamo dunque un nuovo


litani
(cfr.

terminale tra

gli

Eulhiciani

od p]ut n chiarii,
i

ed altri popoli che con essi continavano.


C.
I.

Di questi conoscevamo soltanto


additati

Giddila

L.

X,

7930);

ora ci vengono

anche

gli

Uddadhad-

darri. Lasciando ad

altri

lo studio

sopra questo nome,


ai contini coi

possiamo osservare che

nuova lapide rende oltremodo probabile die

popoli medesimi apparton-

('}

Di fiuosta impurtiintc lapido


calco cartaceo.

il

eh. prof.

Vivanet trasmise al Ministero

oltre

>rli

iipoirrafi

alleile

il

CUGMBItl

l.-)4

SAHPISIA

gano anche
(C.
/.
!:

li altri

due

titoli

frammentati, scoperti nello stesso territorio di Cuglieri

/..

X, 7i;n, 7ita2).
titoli

chiaro che questi


il

costituiscono una serie,

della

quale

quello ora sconell'ultimo verso

perto
il

tenninus

(juinliis.

Inoltre chiaro che in tutti

ricorre

nome

Niimisiariim, e che rultiina parte del


titoli.

nome

Uddadhaddarri
il

rimane

in

uno di questi

In consej,'iienza di ci sembra pi che probabile che

titolo

frammentato 7932,

debba leggersi

/f/-M

N VS
.
.

.tffCVNDVS

iiddadhadVARKl

nu!MSAK\'n

se ci vero,

anche

l'altro

titolo

frammentato,

il

quale come

il

nuovo mostra

intiera la parola

Kutychiaui. pu

leggersi:

termin\S pr/.M VS
H?1SIARVM
Kesta solo incerto
rebbe
gli
il

verso

terzo,

il

quale secondo

l'apografo

edito non ci daaltri


titoli.

elementi del nome che ricorre nel verso medesimo degli

L'insigne

monumento
fa

acquistato dall'egregio
lui

cittadino
al

di

Cuglieri

comm. Giuove ora


si

seppe Sanna Najtanu.


trova esposto.

da

generosamente

donato

patrio

museo,

V.

VlVANET.

Roma

2<t

maggio 1894.

REGIONE

IX.

155

RONCAGLIA

MAGGIO
KiouioNE IX
I. (

LIGURIA)
di

RONCAGLIA

(frazione

del

cinnuiie

Beiie Vagicuna).

Dell'antico

teatro di

Augusta Bagiennorum.
tentativi fatti iu diverse epoche alla Koncaglia, frazione del
l'antica

Dopo alcuni
di
ivi

comune

Bene Vagienna, ove eia

Augusta Bagiennorum,

sottoscritti

intrapresero

su pi vasta scala, nello scorso autunno, alcuni scavi che condussero avarie scoperte

tra cui la principale si quella del teatro.


I

ruderi dell'antica citt distano di circa tre chilometri dal capoluogo, giacciono dalla
cui

in

perfetta pianura, sulle sponde del torrente Mondalavia,


i

direzione

est-

nord-est pare abbiano presa l'orientazione

singoli edifizi.
si

L'area del teatro non venne completamente scavata: e

fecero soltanto dei nu-

merosi saggi per riconoscerne la planimetria, come indicato


appresso
si

nella figura

che

qui

aggiunge. Rimangono perci alcuni punti indeterminati, che sar facile di


si

poter ulteriormente stabilire, essendo che ovunque

assaggi
il

il

terreno, vennero

sempre

trovate tracco continuate e simmetriche dello diverse parti;

che induce a credere ne

esistano per intero le

vestigia.

La cavea
raggiera, fra
nel punto A;

rivolta

ad ovest-sud-ovest
il

e,

come

risulta dal disegno, cousta di tre

muri semicircolari, legato


i

minore

al

mediano con muri trasversali


coniche di cui
unito con
si

posti a

modo

di

quali
il

sono gettate delle volte


era

hanno sicure tracce


anulare
al

muro mediano

probabilmente
i

una vlta
di cui si

muro

esterno

sopra tali volte erano posti

sedili in

marmo,

rinvenne un

frammento che misura m. 0,48


totale.

di altezza e

0,33 di larghezza, met forse di quella

(Guardando la pianta vena osservato

il

notevole spostamento dei

centri dei tre


sole
scale,

muri semicircolari,

singolai-it

che

si

pu spiegare supponendo che due

all'estremit della cvea, dessero accesso alle gradinate, e queste mettessero ad

una

precinzione

corrispondente al

muro

semicircolare
il

mediano, che larga da

principio

metri

o,.')0,

andasse

restri ngendoisi

verso

mezzo

sino ad essere della sola larghezza


Serie ", parte 2"

Classe

di scienze

morali

ecc.

Memorie Vul

II,.

20

RONCAGLIA

15G

REGIONE

IX.

di

un

^'radino, o

poco pi. Queta dispobizionc divenuta plausibile ore

si rifletta

che so

tale precinzione si
in

restringeva coll'avvicinarsi al mezzo della cavea, diminuiva pure


il

essa proporzionalmente

numero

degli spettatori,
tagliate a

che

.scendevano e salivano

ai

rispettivi posti per le

numerose

scalette,

mezzo

gradino, che

vi

davano

adito.
Il
tri

diametro

dell'orchestra

era

di
ni.

m.

22,20; quello del muro


il

periferico

me-

.j7,50; la lunghezza della scena


e nelle parti laterali

40,50;

proscenio era largo nella parte di


5,25.

mezzo m. 7,20;

meno avanzate m.
in

La decorazione

della scena risulta abbastaaza palese dalla disposizione dei

muri

che ne formano la base. Quattro massicci


111.

muratura, larghi

m. 2.20,
il

sporgenti
piedistallo,

(i.n:^

sul grosso

muro che

costit'iisce

il

fendo di essa, dovevano formare

ciascuno a due colonne, su cui correva corto una trabeazione. Negli intervalli fra detti
pila.'itri,

nella parte anteriore a detta scena,

si

rinvennero alla rinfusa

grossi

stilliti

gli

architravi in

marmo

delle tre porto, eguali nelle

modanature quelli delle duo


si

laterali,

alquanto diversi quelli della mediana, da cui


jiilastri

pot determinare la loro difra


ossi

mensione. In corrispiindenza dei


si

degli spazi

comprosi

le

porte

rinvenne un gran nuiuero di cornici in


sottili

marmo

bianco con varie sagomature, e fram-

miste ad esse una quantit di

lastre segato di

marmi

colorati,

alcune

assai

grandi, altre tagliate secondo forme geometriche, tre finalmente contornate con formo

ornamentali che dovettero comporro una grnziosa decorazione


alla parto bassa della scena.
\'i

di

opera

alessandrina

Mblioml.i

un

ln'l

(ipoUino a von;ituro

vordngnole e

REGIONE

IX.

iininiii
ili

157

RONCAGLIA

bianche, vari

un gialli di divuisa intensit, un rosso unito, varie

Itreccie
il

simili ad alcune belle variet di


rere di persone competenti

marmi

africani ed orientali, che per secondo

pa-

deriverebbero tutti da cave dell'alta

valle

del

Tanaro,

ricca di svariatissime qualit di calcari colorati. Si rinvennero inoltre frammenti di


stucco,

come

foglie di acanto,

cornici

cordoni intagliati, intonachi dipinti ad imi-

tazione di marmi, ed altri


l'abito di
iscrizione.

portanti traccio di pitture, un dito ed alcune pieghe deldi

una statua ed un frammento

una

lettera che doveva far parte di

una

Ad una

estremit della sporgenza del proscenio, nel punto B,


lato,

si

trov un foro
col suo
sipario.

quadrato assai profondo di cm. 28 di

che

si

pu supporre abbia servito


il

simmetrico a tener dritta un'antenna od altro congegno destinato a sostenere


Dietro la scena esiste un sottile

muro che forma con questa uno


;

stretto corri-

doio praticabile agli attori per le loro entrate

tale

muro ha ancora
quivi

delle tracce di

intonaco colorato in rosso nella parte esterna ove era probabilmente un portico che

non

si

potuto

scavare per essere

il

campo

coltivato

si

trovarono vari

cocci

di vasi conteuenti colori diversi.

Alle due estremit del corridoio


agli attori,

si

aprivano due ambienti simmetrici, destinati

in quello a sinistra si trovarono rasente ai

muri degli stucchi finamente


il

dipinti

in quello a destra

una grossa

nicchia

semicircolare,

cui

pavimento

era

formato da piccoli pezzi irregolari di


nicchia, nel punto C, di lavoro mediocre in
faccie.
si

marmo

bianco. Nella parte posteriore di detta

trov

un

capitello d'ordine corinzio, di forma quadrangolare,

marmo

bianco, facilmente sfaldabile, ornato nelle sue quattro

Fra
menti

il

muro semicircolare

esterno ed

il

mediano,
di

si

trovarono in quantit framintenso,


fra
le

di belle tegole di un'argilla compatta,


:

color

rosso

quali

molte col bollo

MATERNVS

dintorni

questo
di

il

terzo sigillo che


;

si

trova

impresso su laterizi da costruzione


altri

nei

Augusta Bagiennorum
:

essendone noti

due, cio

quello

che

reca

semplicemente

COCCEl
pubblicato nel
C.
I.

L.

V. 8110, 424, e l'altro che reca:

LCOCCEI
finora inedito, e trovato

dal prof. G. B. Adriani

s.

Nazario, frazione del

comune

di

Narzole, finitima alla Koncaglia.

Una
Fuori
citare per

sola

moneta venne trovata

fra

ruderi del teatro, ed un piccolo bronzo di

Claudio Gotico coU'ara della consacrazione (Cohen, n. 51).


dell'area occupata dal teatro si raccolsero altre monete, fra lo quali basti
i

limiti del
I

tempo una
n.

dell'et

di

Augusto (Cohen

n.

Il;>):

un'altni

di

Valentiiiiano

(Cohen

52).

MILANO

il

158

/.
/..

KEOIOSE

XI.

Dopo
Aii<,'usta

supplemento

al

voi.

V
Si

del

f.

venueio

fuoii

sul

territorio

di

Uagieuuorum

varie iscrizioni e fraiuraenti di esse; lucerne con o senza bollo; e


ti<,Mire.

fiamuienti di marino con


quali
si

scalzarono le fondamenta
dipinti;

di

alcuni

edilizi

nei

rinvennero avanzi di bellissimi intonachi

aghi crinali e da lavoro

iu osso; pezzi di argento fuso e di


vito di contorno ad di

bronzo lavorato, fra cui uno che pare abbia sercocci di anfore,

una

iM-rizione; vasetti unguentari, vasi di bucchero,

vasi

dipinti,

vasi

sigillati

del

tipo Aretino o PoUentino,

fra cui

notevoli

due
pure

frammenti verdi
vari

invetriati
di vetro,

all'interno ed
i

argentati al di fuori. Si

ritrovarono

frammenti

tra

((uali

di

un vaso azzurro con ornamenti bianchi spi-

raliformi,

altro con
il

incisioni

alla

ruota, altro di pasta vitrea aranciata e molti pic-

coli oggetti;

che mentre conferma limpoi-tanza della

distrutta

citt,

fa

desideil

rare che scavi condotti su pi vasta scala vengano praticati, sia per scoprire
ilei

resto

teatro

come per mettere

alla luce le altre parti della cittji

medesima,

che tuttora

rimangono sepolte.
G. ASSANURIA. G. Vacchetta.

Regionk XI fT/L'l\SI'AJJAXAJ.
II,
il

MILANO.

Lapidi sepolcrali con


il

iscrizioni Ialine scoperte presso

l'onte di

Porla Magenta.
lo scorso

Nei lavori di sterro eseguiti durante


della conduttura di acqua potabile lungo

febbraio per collocare alcuni tubi


in

corso

Magenta

Milano, nel tratto tra


s.

lo

sbocco della via Terraggio ed

il

Ponte sul Navilio interno, detto di


si

Girolamo, essendo

stato necessario demolire una parte del ponto, vi


teriali di

riconobbero adoperate come ma-

fabbrica due lapidi con iscrizioni latino funebri; delle quali l'uHcio regio-

nale per la conservazione dei

monumenti

in

Lombardia mand
di granito,

calchi cartacei.

La prima

incisa in

un parallelepipedo

come

quello che viene dalla

cava del Monte Orfano vicino al Lago Maggiore, alto m. L42, largo 0.()2. munito di cornice e cimasa, lavorato in tre lati a punta gros.sa e nel prospetto a punta lina.

di

importanza non

comune,

perch
/.
/..

ci p.

fa

conoscere

un

altro

dei

scxviri

iuniores dell'antica Mediolanum (C.

V,

(>;3).

V
PI

ON

V S

CRESCENS VRSINVS VI VIR IVN

SIBI-

ETSVIS
I

INFRIN AGAbbiamo
s,:rrir
diiiique
| :

X
>

l'yiveus)
el suis
\

f{ccil)
in

I'(ul>li(s)
]i(,c(lcs)

Ponlius

Crescens
ag{ro)

Umiinis
\

iiiinior)

stibi

fr(oiile)

in

p{etlcx)

X.

REGIONE

X.

il

159

non

BASSANO

Si vede che

lapicida,

procedendo con lavoro rapido,


tutte
le

bad ad

incidere

com-

piiitameute le lettere

seguendo

linee

che erano state segnate col carbone;


del.

quindi di alcune lettere incav soltanto una parte. Coii della prima lettera
nel secondo verso incise soltanto la linea
in

nome

perpendicolare,

la

quale tra

le

due

lettere

cui cade non pu prestarsi che per un P.

Ne
in
altri

possibile
il

ammettere
pubblic

la opinione

del eh. sig. F. Ponti ispettore degli scavi


/'.

Varese,

quale

questa

lapide leggendo
il

Conlius.

riconoscendosi da

esemp nella lapide medesima che


L'altra

vi

fu inciso regolarmente.

un parallelepipedo

di

sarizzo ghiandone, a base rettangolare con cor-

nice e cimasa, alto complessivamente

ni. 1,25, largo m. 0,75, senza gli sporti. Fu lavorato nei due fianchi e nella faccia posteriore a punta grossa, e nel prospetto a

punta

fina.

Quivi inciso

il

titolo:

C
C

VALERIVS

FABRICIVS SIBI eT VALERIO MASCLO


ET ET ET ET ET ET
Ambedue

VALERIAE PRImIGENIAE VALERIAE PRIMVLAEF KANINIAE THYmELE P FVLVIO MACRINO P- FVLVIO- FESTO

ACILIAE MANSVETAE
nel

queste lapidi furono depositate

castello,

futura

sede del

Museo

Archeologico di Milano.
F. B.4RNABEI.

Regione
III.

X (VENETIA).
e

BASSANO VENETO

Di una antichissima necropoli


la
citt.

di altri

avanzi romani riconosciuti presso


sulla destra del Brenta,

Nel settembre 1892 a breve distanza da Angarano, grosso sobborgo


i

di

Bassano
Brocchi,

contadini

che lavoravano
Rovina,
si

lungo la via Bassano

s.

Giorgio

Val

in

un fondo

del

sig.

imbatterono in un campo funebre

antichissimo, che venne in gran parte manomesso. Portatomi a Bassano a studiare i pochi avanzi scami)ati dalla rovina, merc le cure del conte Tiberio Roberti, ispettore onorario degli scavi, e del suo egregio tiglio, ho saputo che non meno di 150

urne

funebri,

deposte

nella

nuda

terra,

piccola

profondit

(cm. 50). e distanti l'una


i

dall'altra

m. 1.00 ad 1,50 erano state distrutte dai contadini,


i

quali miravano solo

a raccogliere
Il

pochi bronzi, venduti poi e dispersi.


tiglio
si

conte Roberti

rec

sul luogo;

ricuper

qualche bronzo, e scavando

un paio di giorni mise a nudo altre

quattro

urne ad incinerazione, portate in casa

HASSA.NH

giaceva,
e
ini

16(J

resto,

REGIONE

X.

Koberti. dove io le studiai assieme a tutto

il

merc l'amabilit del propretario.

O^Duna
scaglie),

fu assicurato,

in

un fosso terragno (due sole erano protette da


necropoli:
nitri

derivavano
il

da punti opposti della


i)^

tanto

il

l^>ber^i

nel

no-

vembre 92 come
rit^ultato

Brocchi nell'ottobre

tentaiMiio

punti del suolo,

ma
(fig.

con

negativo.

Fittili.

fl)

Olla

alta

cm.

15

larg.

mass.

cm. 2)
al

qui riprodotta
si

1).

Ha
il

forma emisferica con spalle larghe, orizzontali,


collarini".

centro delle quali


quattro

imposta
uilimclie.

breve

Xi-llo

spitriiln

vivo

delle

spalle spuntano

ansi-

Kici.

1.

con lineette verticali a stecca,


creta nerastra,
ricorda,

tracciate fra l'una


tirata

l'altra di

esse.

L'impasto
11

di

sparsa

di renella quarzitica,

lucido

alla superficie.

vaso

ma

non riproduce esattamente, alcune forme proprie


(').

ai piii antichi strati della

necropoli di Kste

Vuotato alla mia presenza esso diede terra nerastra

buona

quantitii di ossa combuste.


h)

Ossuario simile al precedente, alto cm. 17, larg. mass. cm. 22. Le spalle bresi

vissime

risolvono in un collo a cono tronco, sul quale girano delle impressioni a punta

di dito; aggiungansi quattro ansette


ticali

un

po'

adunche

fra l'una

e l'altra fregi ver-

a stecco.

La

creta rossastra,

epurata,

con chiazze

alla superficie.
:

Ksso era

per met pieno di ossa

umane combuste,
di

coperte

da

terra di rogo

vuotato diede,

assieme alle ossa,


descrivo, e che
il

rottami

armillette filiformi, ed un paio delle fibule che sotto

conte Roberti non seppe pi identificare, avendole confuse col re^to.


si

La forma

del vaso

riattacca alla precedente,

ma

pi rudimentale

(-).

f)

Si

raflrDiili

iol'I

ossuari
1

editi

dal

S^ranzo Srai-i e tcoperte nei poderi


t.iv. III. 1 3,

Smart

di Kste

tav. V, 8 e dal Prosdocimi \ot.

882. ser. 3*. voi. X,


e
percli

IV. 2,
della

.3.

Si distinpuc por altro da codesti

pT

la

mancanza

del piede conico,

lo

sviluppo

met soperiore, conico ad Estc,


il

qoi i Bunplificato, e resta quasi sprofondato in quella inferiure; anche

collo

dritto,

mentre ad Estc

sempre ad agf;ctto obliquo. Non manca ad Este l'ansa adunca


:

in

qualche ossaario del primo pcs.

(.Votitie 18S2. er. 3*, voi. X, tav. ITI.


.')

-1)

qualche salcio trovo anche nella XerropoU di

Lucia

Tolmino
(*)

(tav.
b

IV.

.5)

recentemente illustrata con copiosa dottrina dal Marchcsctti.


tipi

perei'"!

accosta ai
(Ihid.

arcaicssmi di Buvolone (BuUetlino

Palei. Italiano 1879,

tav. XIl) e

Bismantova

1871'.,

tav.

Vili)

REGIONE

X.

l(il

rUSSANO

e)

Ossuario simile,

alt.
si

cm. 22,

larg.
b,

mass. cm. 34,

di creta e

fattura

come

precedeuti: per la forma


si

avvicina a

ma

le spalle

pi sviluppate ed inclinate
e

risolvono in uu collarino divergente, ben pronunciato,

sono adorne di cerchioni


('),

tracciati colle dita

nella creta fresca.

Questa forma, eccezionale ad Hste

la si

trova pi facilmente altrove,

come a

V'aduna e nello necropoli comasche (-); remiistriane e dello Alpi Giulie


(^).

niscenze di essa

si

hanno pure nelle necropoli


di terra,
e

L'u,na era piena

vuotata

alla

mia presenza diede molte ossa communita

buste, terra di rogo,


(/)

ma

nessun oggetto.
alta cm. 18, diam. cm. 20,
in

Cista

fittile

a cordoni

giro di cinque

cordoni o costolature di forte rilievo con intaccature a stecco distribuite in due colonne
verticali,
e con

quattro bitorzoli o capezzoli

equidistanti, al labbro

(tg. 2).

La

creta

FiG.

2.

rossastra con

qualche sassolino.
con
terra
di

11

vaso,

aperto davanti a me, ha dato abbondanti


anello
in

ossa combuste

rogo

ed

un

sottile

frammenti. Questa
(^)
;

cista,

non

vi

ha dubbio,

imitazione di

un esemplare in bronzo
{^)
,

lasciando la questione
fittili liscie

sull'origine delle ciste metalliche a cordoni

osservo che riproduzioni

sono numerose

Bologna,

pi

rare

le cordonate,

delle quali si ha qualche saggio

(')

Unico, credo, un vaso iJeiitico nella necropoli Benvenuti

Oliirurdini,

La

silula italica pri-

mitiva, nei
(21 (')

Monumenti

antichi, voi. II, p. 238,

fg.

20.
I,

Orsi,

La

necropoli italica di

Vadena
a.

tav.

4.

Rivista archeol. di
I,

Como
s.

1874,

I,

2.

Dall'Istria Bull. l'aletnol.


fttile

Italiana

XI, tav.
;

15.

Volendo,

si

jui

considerare questo

vaso come una situla

rudimentale, rattrappita

cfr.

Marchesetti, Necropoli di

Lucia

tav.

V, 5-7.

Non
a.

affatto dissimili

sono gli ossuari, per pi


i

anticlii, della
il

necropoli di
(ibid.,
]).

Monza
43
e

{Bull. Pai. /tal.


scg.)

XVII,

tav. III,
il

.\,

B),

quali,

come ben osserva


di

Castelfranco

rammentano

nella

sagoma

primo periodo

Golasecca, sebbene so ne distaocliino per la decorazione.

(*) Per l'imitazione in terra cotta dei vasi laminati veggansi gli eccellenti studi del Pigorini Sull'origine del tipo di alcune stoviglie fabbricate dagli Italici nella 1" et del ferro, nel Bull. Paletn. hai. XIII, p. 73 e segg.; e del Gbirardini, La situla italica primitiva, op. cit. p. 230. (^) Per le ciste cfr. i recentissimi studi del Marchesetti, Necropoli di s. Lucia, p. 185.

NASSA NO

dimostra che
lo

ll)2

le

REtilONB X.

anche neHlstiia (') La prosenza di codesto vaso, che cronologicamente pi lenente


degli altri,

antiche trib,

quali

seppellivano

loro morti sulla

destra del Brenta, conoscevano la cista in bronzo e la imitavano.

Pjf quanto scarsi di numero,

tittili

esaminati

ci

permettono di orientarci in

qualche modo

sul posto da assegnare alla necropoli di Angarano, accanto alle altre

dell'alta Italia.

Ad
(-').

onta della vicinanza col grande centro veneto


ed
in
/*,

illirico

di

Este,

contatti con
di

e.-^so

sono scarsi,

ogni
e

modo
in

si

atFermano

cullo

strato pi antico
si

esso, l'italico

Gli ossuari

ed

parte

anche quello a

accostano

in-

vece pi sentitamente a quelle forme che risconti-ansi nello necropoli di popolazioni


uscite dalle torreinaro, palafitte, e stazioni affini, quali Bovolone, Crespellano,
nato,

Monte Lo-

Bismantova
e

tra

le

pi

antiche,

Vadena

tra

le

recenti del gruppo orientale,


le palafitte

Monza
Con
ci

Golasecca dell'occideulale; per quanto poco conosciute

orientali,

cio le venete,

non pertanto anche l'esame dei bronzi conferma questa assegnazione.


palafitte,
il

non intendo affermare che la necropoli aia sincrona alle

ma

essa

appartiene per altro, con tutta probabilit, ad un popolo da esse uscito,


poi a lungo sulla destra del
e por forma e per et.
/Iroiisi.

quale abit

Medoaco. Solo

la cista

fittile

si

stacca dagli altri vasi

I
il

pnclii

pezzi conservati dal conte Roberti furono tolti ai contadini.

chi trafugarono

m.';.;Uo;

pochi vennero estratti dall'urna

Fio.

'.

(li

aghi crinali, nove in tutto, sono parte

rotti,

parte interi, lunglii

ila cni.

In

a 21

tre sono lisci, sei coll'estremit superiore decorata.


(tg.

Basta un'occhiata

ai

quattro

saggi, che qui riproduco

3) per riconoscere
lo

come poco
le

o nulla vi abbia di
essi.

comune
Di
deri-

cogli strati veneti di Este. e

manchino per

meno

forme specifiche ad
1,
'2.
'.\

vazione prettamente palafittico-terraniaricola sono gli esemplari

con pomello

(')

liozzadini,

Di

un

nrpalm-ln fh-ntia ICC

(:iv

I\'.

.").

(Irsi,

Ilull.

l'iilrtnil.

lini

\I,

tav. II, 3, p. 75-76.


(*)

Accelto pipnniiioiite
llaratela
p.

\:\

tri|iartizii>iic

])r(i]io.st;i

li.il

(jliirarilini

(.\o:ie ItSBp. 3o7;

La

col-

lesioni-

iOT-'iOOj.

REGIONE

X.

Ilio

HASSANO

a doppio cono,
di linee,
e di

rigonfiamento

dell'asta superiore,

ornata di tortiglione, o di fasci

spinapesce; essi continuano anche nei pi antichi orizzonti della prima


il

et del ferro, alla quale tutto proprio

u.

4 a larga capocchia

(').

Di armille

si

ebbero due eleganti esemplari;

uno con bellissima patina

for-

mato da doppio

filo

di bronzo avvolto per tre giri, finiento


nell'altra a

ad una estremit ad occhio,

coda

di serpe,

mediante saldatura a martello del capo


il

dei

due

fili (fig.

4).

Siccome

diametro im])orta
i

soli

cm.

.'5

'

''.,

codeste

spirali piuttosto che

ad ornare
la

polsi di

una bambinetta avranno


e

servito a raccorne

chioma

sull'occipite
in

sono

perci

delle

vere (Ji'oiyyfc.
plari
in

Non mi
gli
sti'ati

diffondo

riscontri,

trovandosene eseme

tutti

protostorici dell' Italia

della Grecia.

Come
i la. 4.

aggrovigliata di sottili fili in bronzo, ad uno o pi giri, con diametri vari fra gli estremi
di pi

armille interpreto '

una

massa

di

cm. 4 e 6^;

un esemplare a nastro (con sezione a


del diametro di cm. 5
.V ;

calotta), ad estremit

appuntate
altre,

e sovrapposte,

aggiungansi parecchi rottami di

ed un anello digitale.
fibule sono poche di numero,

Le

ma
il

di

forme caratteristiche per

la

cronologia.

Una
stato

bellissima ed intatta serpeggiante,

cui ardiglione consta di uno spillo inne-

ad occhio nel bastoncino contorto


5).

e costolato,

viene qui riprodotta, attesa la sua

importanza(tig.

Misura

in

lung. cm. lo ed uno dei saggi pi eloquenti, a dimo(-).

strare la genesi della fibula dallo spillo ritorto


plice,
italici

Il tipo,

dopo quello ad arco sem-

tra

pi antichi

che

si

conoscono, proprio specialmente agli strati


ai colli

umbro

dell'Italia Centrale,

da Bologna

Albani

(^).

Tre esemplari ad arco semplice, tutti


drica coir arco
era.

rotti,

sono formati da una verghetta cilin

solcature

oblique;

una quarta

a piccolissime costolature; lung.

4-5.

Anche codeste

fibule sono annoverate fra le pi antiche degli strati italici

della

prima et del

ferro.

Un

quinto esemplare della stessa categoria, pi grande dei

precedenti,

ma

guasto, ha l'arco leggermente rigonfio con cordoni o costole ben mar-

cate e spaziate.

(')

Mi manca
si

il

plare della necropoli di


Il

modo di dare ampie statistiche, ma basteranno pochi riscontri salienti. Un esemMonza {Bui!. Palelnol. Ital. X^'II, tav. Ili, 8) identico ad uno bassanese.
come a Vadena
II,

n.

ha

cos nella palafitta di Peschiera

(Orsi,

Vadena

p. 34) e dalla torbiera

di

Fiav (Orsi, Nuove note di palotno. trentina tav.


il

11); pure da

il

un bacino lacustre deviva un

esemplare come

nostro

n.

2 (Orsi, ibid.,
della

II, 9).

Piti

recente

tipo n. 6, ombrelliforine, e proprio


tav. V,
.5.

alle necropoli norditaliche

prima et del

ferro (Orsi,

Vadena,

Marchesctti,

A'tf-

cropoli di
(*)

s.

Lucia, tav. XXII, 21).


{/lu!.

Tale teoria fu 'emessa dal Chierici


si

Palelnol. Rai. 1876,

ji.

219;

1878

p.

50) assai
Si-

tempo prima che


cilia,

conoscessero

risultati

dell'esplorazione delle
in

tombe greche arcaiche della

nelle quali io
spalle,

ho constat.ato frequenti volte due spilloni


il

bronzo od in arf;ento posti

all'eslrele

mit delle

per fissare

chitone od
p.

il

peplo, fungendo cosi csattumente da tibule. Cfr.


2)

mie

rettifiche (Orsi,

Megara Hyblaea

12-5

nota

allo

Studnicka che nelle Moirai del vaso

Prani,-ois

credette riconoscere sulle spalle delle fibule, mentre in realt non sono che spilloni a disco e nodi.
(')
li.

Me

rassegnai

una statistica

in

Vadena

p.

19 e

segg., ed

in

Hull.

Palcln.

/tal.

XIll.

II.">

122.

Ci.AS.SK DI

SCIENZE MOUAi.i ccc.

Memokik

Vol. Il

Soric

")"
,

parte 2

21

HASSANO

il

104

REGIONE

X.

Spettano a cultn lunati o rasoi due frammonti; l'uno, qui disegnato


altro che

(tig. li),

non

manichetto a tortiglione, finientc in un occhio con due cornetti, e con porzion-

cina della

lama (lung.

tot.

em. 7

5):

l'altro simile

conserva una por/iono maggiore

della schiena della

lama con andamento


si

ad angolo ottuso (lung. cm. llj). Ormai


lor

provato che codesti rasoi

hanno nella

forma pi antica nelle terreniare e pa-

Fk;.

.-..

Fio.

(i.

lafitte.

e che

prendono

il

massimo sviluppo
fanno

di

forma

diffusione nei pi antichi

strati

della

prima et del ferro; non mancano ad Kste, nel Trentino, nella Svizze:a
e

meridionale

nella Francia ('),


(-').

invece difetto

nelle

necropoli illiriche delle

Giulie e doU'Istria

Di osso era un disco rotto (diam. cm. f) con


dado alla superficie; se ne trovarono
di

circoli
e

concentrici

ed occhi di

simili a

Vadena

nelle terremare (^).


di

Ove

si

ponga mente che delle cento e pi tombe antichissime

Angarano ma-

nomesse dai contadini, appena quattro sono pervenute a nostra conoscenza, con qualche
altro bronzo isolato,

ognuno comprender come non

si

possa per ora esprimere un esatto

giudizio sull'indole etnica e cronologica della necropoli. Per altro gli oggetti studiati

presentano

note

cos'i

spiccate,

che

si

prestano

ad un giudizio di massima,

il

quale

sar definitivo

.solo

in

seguito ad ulteriori scavi sistematici.


fittili

Intanto risulta certo cosi dall'esame dei


.spetta
al

come

dei bronzi, che la necropoli


.

agli

strati

pi arcaici della prima et del ferro;

in

qualche modo, sincrona


sola cista

periodo Menacci di IJologna, all'italico di Ks(c ecc.; dei

tittili la

sembra

{') Orni,
()

Vndcna

p.

81 e

setjft.
.

Pi^'orini,
y.

Nolixie 1888,

p.

242.

Mnrchcsctti, j\ecropoli di

Lwin

207.

RliGlONt;

X.

pii

](J5

BASSANO

accennare ad un momento
tatti generali,

recente.

Col gruppo veneto-illirico abbiamo solo con-

come

d'indole generale sono quelli col villanovano; mancando,

almeno

per ora,

fittili

specifici all'uno ed all'altro nulla ci autorizza a

chiamar umbra o ve(').

neta la necropoli; e
ci

nemmeno vedo

rapporti col gruppo bellunese-cadorino

Invece

accostiamo a quelle arcaiche necropoli del Veneto occidentale e della Lombardia,


dalle stazioni analoghe alle ter

spettanti ad una popolazione uscita dalle palafitte e

remare. Pi in l di questo giudizio,

che,

come

vedesi,

ancor lato, non possiamo

andare, sino a che la necropoli di Angarano non sia meglio conosciuta.

Jieliquie di et

romana presso Angarano.


Bassano,
anzi continuazione della citt, dalla

Angarano

oggid

sobborgo

di

quale soltanto diviso pel maestoso letto del Brenta;


stato cos, e furon due abitati vicini

ma

in addietro non deve esser

ma

distinti,

dei

quali pi antico quello sulla

dostia del fiume.

Di Bassano
il

infatto,

ad onta del nome che suona tutto romano {vicus


archeologico
di
tali

Bassiaaus) non
C. I. L.
i

pi piccolo documento
di
s.

tempi

(2);

il

titolo

V, 2101, gi nel monastero

Fortunato, di origine incerta. Invece tutti


;

luoghi contermini alla citt tradiscono nel nome, e colle scoperte, la loro origine
Cartiliano,

quindi

Crespano,
?)
,

Rossano {Carlilianus

Crispianus, Roscianus),

Mar-

gnano {Marinianus

Marsano (Marcianm?) derivano da

gentilizi certi od ipotetici.


i

Ad Angarano
avessero
C. I. L.

stanziavano genti italiote antichissime, prima ancora che

Romani
il

vi

imposto

un nome {Anclurrlanus
il

Aiicjarianus)
pertica

di

deriva

titoletto

V, 2107, ed
.

vico apparteneva

alla

della vicina Asolo {Acelum,

Acilium)

L'esistenza di un vico romano ora affermata da alcune fortuite scoperte


sig.

avvenute in un podere dello stesso

conte Roberti,

a pochi passi dall'abitato, e

meno

di

mezzo chilometro discosto dalla necropoli primitiva.


breve
profondit
i

Quivi a

contadini
,

scoprirono due lunghe braccia di muro,


all'altra
;

d'opera incerta, spesse circa m. 0,50

una normale

nel punto d'incontro foril

mavano un vano quadrato

di

circa

m. 2,00X2,00. Tutto

terreno

circostante

si

trov pieno di tegoloni e mattonacci (ne misurai alcuni di em.


se ne raccolsero quanti bastarono per fare l'impiantito di berti vidi pure
lare (diam.

30X

22

8), dei quali


il

una cucina. Presso


tronca,

conte Rocirco-

una mezza dozzina

di

pesi a piramide

un tambellone

cm. 17, spessore cm. 8), una antefissa con testa


in basso di fogliette;
;

di

Medusa

fasciata in

giro di
in tre

meandro ed
(cm. 27

di pi

un frammento

di fregio fittile, rotto


il

X 24)

in basso

conterminato da un astragalo e nel campo avvi


forte
e

residuo di un rilievo

disegno

corretto,

rappresentante una donna seduta

(')
(^)

(iliirardini, Notizie,
Il

1883, ser.

3',

voi.

XI,

p.

106

162.

Brentari nella sua Storia di Bassano cerc dimostrare, che la citt non esisteva affatto
cffli

all'epoca romana. Per


in

mi

scrive,

che

in

epoca recentissima tracce


varia specie
si

di abitati

romani, consistenti

monete, tombe, pavimenti a mosaico,


a Mussolente, Fellette, C'assola. Ci

teijole di
pui'i

rinvennero nei contorni immediati,


citt attnale jirese
il

cio-

sisrnificare,

che

la

n.ime da nn

vico, che esisteva nelle sue vicinanze.

Kll

MA.NA

10(5

KEOIONE

Vili.

pannej^giata, dietro la q alo soor^jonsi le estremit iuferiori di due altre

davanti ad
oll'erta.

esaa avanzi di pauneg^o, da cui sporge una mano che sembra presentare un'

Delle tegolo molte erano segnate, ed in casa Koberti ho copiato

seguenti bolli:

;aM/"p[

cio

[3/.]

Val{erius)

Mii.

/'.

/'[s/o;]

//)

m. PASTOR
a A) si

Bolli

ojuali

conoscevano

giii

ila

Venezia

e dai contorni

di

Padova (f.

/.

/-.

V, Silo. 277).

e)

A-NV FU
j

d)

FATA

parecchi

.)

PATA
Paeta era gi conosciuta per alcuni
nel
bolli
il

L'officina di Avillia

padovani

6".

/. L.

V, bl

li>,

267; uno
F. Paeta
11
'

di

Villadose

Kovigoto ne porta anche

patronimico:

Avilia Mn.

(Pais,

Addi lamenta ad

I.

L. V. 1075).

conte Roberti ha in animo di amiiliare le cscavazioni nei ruderi romani del


<li

suo podere; e far cosa buona, perch essi accennano ad un cditizio


portanza, forse una villa, la cui ostensione non
si

qualche im-

pu ancora precisare.
P. Orsi.

Regione Vili (l'ISlWbAXA).


IV.

FIUMANA

Arma
Museo

litica

rincenuta nel territorio del comune.

Da un
stai,

colono che lavora a Fiumana, paese distante chilom. 11 da Forl, acquicivico, un'ascia di pietra levigata, uscita sporadica-

in

questi giorni, pel


in

mente

opere campestri.
durissima, di tipo cuneiforme a
si

K
fianchi

di roccia serpentinosa verde-cupa, tra-^lucida e

tondeggianti, a taglio arcuato. Considerata la tecnica

direbbe

ricavata da

un

ciottolo,

perocch sono rimaste

attorno

alla

punta

delle

piccole zone depresse,

serbanti la corteccia antica.

Tranne alcune intaccature nel tagliente, prodotte dall'uso, essa pu


tamente conservata.

dirsi

perfet-

Per
inni.

il

volume,

la

maggiore

fin

qui raccolsi

da

noi.

misurando

in

lunghezza
gr.

140 e nella pi lata espansione


la

min.

22.

11

suo peso specifico di

2G5.
Unii.

Per

forma riproduce
il.

l'ascia

trovata nel
n.

seiiolcro eneo-litico di

Ciimarola

(cfr.

di l'aleln.

a.

X.

tav.

VII.

4) ed altre tornate in luce a Mozzanica. nel Ber-

REGIONE

VI.

l(i7

PIANETTO

gamasco
ripoi-tata

(cfr.

op.

cit.

a.

XI

tav.
e

Ili

n.

1); II

uoii
ii.

che quella nnveiiuta


14.

noi

Friuli

dal Molon,

l'reisl.

coat.

tav.

A. San'tarem.i.

Regione VI (UMBRIA).
\.
dalla

PIANETTO

(frazioue

del

coimme
tra
s.

di

Galeata)

m. 4

di distanza

tomba arcaica trovata a Pianetto,


e

Sofia e Galeata (cf. Notizie

1894

p.

12)

venne scoperta una seconda tomba

questa di inumato.

esisteie una necropoli, essendo in passato tornato in luce un elmo di bronzo, con altre anticaglie dello stesso metallo.

Da quanto

apprendo,

in detto

luogo doveva

Ci che mi

riuscito di fare,

di

aver salvato ed acquistato pel Civico Museo


si

forlivese quella parte di suppellettile funebre che vi fu raccolta e che


la nostra,

collega con

nell'intento che non andasse dispersa.


di chi vide la

Stando alle notizie

tomba, essa
di
e

si

trovava presso un corso di acqua,

detto Riosecco; era sotterra appena m. 0,30,

forma ovale, molto ampia, formata


crescendo

da grossi

ciottoli

spianati, che sormontandosi

mano mano

in lunc^hezza,

venivano a coprirla a vlta.

Con poche ossa


doveva giacere seduto
solita

dello scheletro
o

di adulto (che

data la piccolezza del sepolcro,


fu

rattrappito)
i

erano

un vaso che

ridotto

in

pezzi,

per la

avidit ed ignoranza, ed
fibule,

seguenti bronzi.

Ventuno

tutte,

meno

una, senza ornamenti e cos distinte:

a) Undici a navicella,
cartoccio, lunghe

con

pometti laterali nell'arco


dello spillo.

pometto

in

fondo al

mm.

60.

Mancano
di

b) Sette della stessa foggia,

ma

pi grandi e con cartoccio pi lungo,


Il

meno

una, anche' esse mancanti

spillo.

Misurano mill. 83.

tipo dei due gruppi rip.

risponde a quello dato dal Montelius


alle

Spannan frn Bromldern


e

142,

n.

145 ed

moltissime trovate nel forlivese

luoghi contermini

(cf.

Santarelli

Seconda meit.

moria sugli avanzi di


tav. VII). e)

abil. irrim. a Villanova, p.

24

Bull, di Paletti,

a.

XII,

Due
n.

piccole

sanguisuga, senza spillo, identiche,

meno

pel pendaglio, a

quelle rinvenute a Bologna e riportate dal Gozzadini {hitorno agli scavi Arnoaldi- Veli,
tav.

XII,
d)

8-12). a navicella,

Una

con cordone tagliuzzato

sull'arco e cartoccio tniente in

isporgenze a triangolo, volte in su: lunghezza


Orvieto
e riportato dal

mm.
154,

47. Riproduce
n.
il.

il

tipo trovato in

Montelius

(op.
(cf.

cit.

p.

154), nonch di altra da lue


a.

rinvenuta nel ripo,stiglio forlivese


e)

Bull. Puletn.

XII. tav. VII).


finale.

Cinque

spilli
:

isolati ed

un cartoccio con pometto


64;

/)

Due

armille

una formata

di grosso filo sormontantesi per


l'altra

due
a

terzi,

a se-

zione esagona, del diametro di


drica,

mm.

di

filo

pi sottile,

sezione cilin-

del diaraotrn di

mm.

60.

A. Santauei.li.

ClVllKLI.A, SE.NriNo,

CuUroNA

ItS

civico di

HEOIONE

VI,

VII.

VI.

ClVlTKLliA HI liOMAtiNA
Romagna
potei acquistare pel

Ha uu colono abitaut*
Forl

nei pressi di

Oivitlla di

Museo

una lucerna mono-

licno ivi trovata, di terra cenerognola,

verniciata in nero, con rilievo rappresentante

due tigure cio un uomo


e fornito di

donna

in

atto erotico,

sopra

letto

ad una sola spalliera

suppedaneo
di

isolato
il

(scammim).
noto bollo

Nel disco

fondo reca

FACCI.
A. S.\NTAREhI.I.

VII.

SENTINt
s.

Monete romane scoperte nei laoori per

In

fer-

rovia da

Arcan//e/o a Fahriano.
s.

Facendosi una cava di prestito pei lavori della nuova ferrovia


briano,
si

Arcangelo-Fadi

rinvenne

un recipiente

di

bronzo, contenente

varie

monete consolari,

argento, molte delle quali furono asportate dagli operai addetti ai lavori. Se ne re-

cuperarono soltanto quindici, che mi furono consegnate, per


di

le raccolte del

Civico

Museo

Ancona, dal

sig.

ing.

Gamberale

direttore

tecnico

dei

lavori ferroviari. Spettano

alle famiglie Aemilia.

Caecilia, Considia, Cornelia, Julia.


Si

LoUia, Plancia, Poblicia,

Valeria.

Due

sono irriconoscibili per l'ossidazione.

raccolsero pure cinque assi di

bronzo, con Giano bifronte da una parte, e dall'altra la prora di nave, ed un medio

bronzo di Faustina Seniore.


Gli scavi restituirono anche alla luce un gancio di bronzo, a tre punte a becco
di oca,

un ago crinale

di bronzo,

con tracce di doratura, lungo m. 0,20.


C. ClAVARrNM.

llRKKiNE VII (ETiniRIA).


Vili.

CORT<NA

Tomba antichissima con armi


presso

di pietra

e di

hronso scoperta nel territorio del comune.


Nella valle di Cortona, in luogo chiamato Hattifolle
Farneta,
si

trov

una tomba a

fossa,

scavata nel declivo di una collina. Conteneva lo scheletro intero,


disfatto e consunto. Presso
il

ma

in

massima parte
ben
fatta
di

capo un vasetto, con una freccia


cent.

dentro,

piromache color cenere (limgh.


la

8):

presso

le

spalle due
e
la

asce di bronzo ad alette lievenaente rilevate;

maggiore lunga cent. 30,


di

mi-

noro cent.

9.

Al sinistro

fianco

posava
nel

un pugnaletto

bronzo assai consumato, e


per
tenere
fssa

lungo cent. 14; aveva un foro


chiodo la rivestitura di legno.

rotondo manico,

certo

con

un

Questo UDO dei pi antichi


l'epoca di passaggio dalle

sepolcri

trovati

nella

Val

di

Chiana,

segna

armi

di

pieira a quelle di bronzo, poich non si pu<^ sti-

mare

la

freccia di

silice

come amuleto, che non sarebbe


mani o
nel

stata entro

il

vasetto,

ma

.sospesa al
stati

collo o deposta nelle

petto del morto.


di

Tutti gli oggetti sono

da

me

acquistati e deposti nel

Museo

Arezzo.

G. F. Gamlrrini.

ROMA

169

ROMA

IX.

ROMA.

Nuove scoperte

nella citt e nel suburbio.

Regione
di

IV. Negli
per

sterri

clie'si

eseguiscono in via Genova, sotto


det

il

giardino
nella

Panisperna,

collocarvi

la

fontana detta

Prigione,

gi

esistente

villa

Massimo,

stato recuperato

un frammento

di pilastrino triangolare, in
lati

marmo,

che appartenne al fusto di un candelabro.

lungo m. 0,45, coi


e

larghi m. 0,14.
:

Vi sono

intagliati

leggiadramente un serto d'edera

fogliami di vario disegno

tre

spigoli sono ornati con

una
si

serie di globetti.
fittile,

Nello stesso luogo


a due anse,

rinvenne un' anfora

alta

m. 0,50, con

collo stretto,

una

delle quali

mancante

un pezzo di piede di statua marmorea con

parte del plinto su cui poggiava; ed un frammento di bronzo, di forma ovoidale.

Per

lavori di risarcimento nel grande fabbricato, che serviva per carceri sulla

piazza di Termini,
di

tornata

in

luce

una base marmorea

di

colonna, del diametro

m. 1,10.

Regione
di

V. Sul viale Principessa Margherita, costruendosi un


distante m.

muro

di recinto
tre ordini

alla propriet Ghezzi,

1G5 dalla porta Maggiore, sono apparsi


all'altro.

massi rettangolari di tufo sovrapposti l'uno

Questi avanzi spettano alle

arenazioni dell'antico acquedotto


al sito dell'antica vigna Belardi,
sei

della Claudia e dell' Aniene

nuovo; corrispondendo

ove nel secolo passato furono riconosciuti e distrutti

piloni delle arenazioni

medesime.

Regione
perto per

VI. In via Cadorna,


il

m. 5,50 sotto
di un' antica
si

il

piano stradale, stato sco-

m. 2,75 X 2,00

pavimento
di

stanza,

formato di mattoni ad

opera spicata; ed alla profondit


tufo

m. 21

trovata

un'antica fogna scavata nel

ed intonacata, alta m. 0,80 e larga m. 0,45.

Via Salaria.
laria,

Facendosi un piccolo cavo per condottura d'acqua fuori di porta Sa-

a sinistra di chi esce dalla citt e alla distanza di oltre m.

200 dalla

porta,

stato scoperto

un tratto dell'antico
e

selciato,

por la lunghezza di m. 45. Esso segue

l'andamento della via moderna,

trovasi in

media a m. 0.45

sotto

il

piano attuale.

Via Tiburtina.
il

Proseguendo

lavori della fogna sulla via Tiburtina. presso

piil)blico

cimitero del
:

Campo Verauo,

sono stati

raccolti

seguenti

frammenti

di

antiche iscrizioni

AEUAECRSC

XrQR

^Hah7,

bene)

(N3m*^

ANZIO

fittile,

17U

KEOIONB

Nello stesso luogo pure ho trovato: im frammento di fregio in terracotta; una lucerna

grezza; due

laiitrine di

smalto; due paste vitree lenticolari; quattro anelli

ed altri piccoli frammenti di bronzo.

G. Gatti.

Nella ricca collezione


zionale

dei cippi terminali del Tevere,

esposta nel

Museo

Na-

Romano,

esisto

uno, la cui epigrafe ridotta in pessimo stato, appart4?nente

alla terminazione fatta sotto

Tiberio dai cuni/ores Slatius Rufus,


L.

Tilteris,

C.

Vibitis

Rufus, Sex.
M. Claudim

Sotidius Strado,

C.

f'alpefanus

Viselliits

Varr,
p.

Marcellus

(cfr.

Cantarelli, Bull. d.

comm.
1237

Ai'ch. com. di

Roma 1889
m.

192

seg.).

Mi-

sura in altezza
coll'altro

m.

l,;{t.

in

larghezza
n.

m.
.si

0,8;^,

in

spessore

0.^(5.

Confrontato

edito nel

C.

/.

L.

VI

supplisce facilmente:

C V
sex

e.

/'.

rufus
f.

SOMDIVS

sex.

s/;-ABO
statius
u a r r

LIBW se id
e

cAljietefius.

e.

f.

rufus

LWlSElli US.
MCl\udius.
e.i\

e.

f.

m.

f.

marcellus

curatores Kiparum
t.r.

et alvei Tiberis

/rrnin.

Quesf
negli

il

solo cippo appartenente a questa terminazione, che sia tornato in luce

ultimi lavori del Tevere.

Un'altro, siccome

m'avverte

il

eh. prof.

Hlsen,

pubblicato dal Gudio

tra le epigrafi sepolcrali

(pag.

338
i

n.

16) e sar edito negli


dei curatores
disposti

addenda
in

al

volume VI

del

C.

I.

L. Questo mostra
il

nomi

altro

ordine,

come

d'altra parte

nostro stesso ha un'altra disposizione di quello

superiormente citato.
D. Vaoi.ieui.

Reoionk
X.
dinanzi
O.^pizi

(I,.\TlUyf

ET fAM l'ASI. \).


per sistemare lo scolo delle acque ora sede dell'Opera pia degli

ANZIO
al

Kseguendosi
alla

alcuni lavori
villa

cancello

d'ingresso

gi Albani,

marini, tornato in luce un

frammento
di

di cornicione

marmoreo, con semplici

linee architettoniche,

lungo poco pi

un metro ed
di

in cattivo stato di conservazione.

Si sono pure trovati

due pezzi scheggiati

una colonna

di cipollino, di

niun valore.

G. Gatti.

REGIONE

I.

171

di

TERRACINA, NAPOLI

XI.
lometri

TERllAGINA
da
Terracina,
si

In occasione

lavori di

rostaiiro,

esplorandosi l'area

circostante al sepolcro detto di Valmarina, posto sulla sinistra dell' Appia, a circa 8 chi-

rinvenuto
di

un

frammento dell'epigrafe

di

detta tomba.

scolpito su di uno scaglione


:

calcare del luogo, di^ui. 0,47

0,35. Vi restano

solo le lettere

T-F/

Di questo frammento mand anche

il

calco

cartaceo

il

cav. iug. F. Liberati.

XII.

NAPOLI.

Nuove scoperte
i

di antichil entro Vahltato.


nella vecchia Napoli sono stati

In questi ultimi tempi

lavori di risanamento

quasi sospesi, per le questioni della Societ col Municipio, per la crisi edilizia e bancaria.

Di nuove costruzioni non


sono

s'

iniziata
le

alcuna,

contentandosi

gli

appaltatori

di poter

mandare stentatamente a termine


stati,

gi incominciate. Lavori nuovi quindi


di

nel sottosuolo non ce ne

per la speranza

nuovi

rinvenimenti

rimasta delusa.

Pur

tuttavia dai pochi cantieri aperti e dai lavori di fognatm-a qualche cosa
;

venuta fuori

di

ci tratta la presente relazione.

Sezione Porto. Continuando


parte di mezzogiorno
et varia. Sotto
si
i

lavori di fondazione per la

Nuova Borsa

dalla

di occidente, tornarono in luce altri

avanzi di costruzioni di

ruderi di alcune abitazioni private di et recente dal lato di sud-ovest

scoprirono molti blocchi di

marmo

bianco comune, che con ogni certezza

si riferivano

al rivestimento esterno di

un

edifizio di et

romana. Avevano tutti

le stesse

dimensioni,

cio

alt.

m. 0,87

X 0,95 X

0,34 di spessore, ed erano rovesciati con la faccia migliore

sul terreno, in

modo da

lasciar supporre che la facciata dell'edifizio fosse caduta in

una

sola volta col ripiegarsi

a settentrione;

giacch

il

sito,

dove
che

l'edifzio

sorgeva, pre-

sentemente

occupato dalla grande strada del


s.

rettifilo,

mena direttamente
si

dalla

stazione ferroviaria a

Giuseppe. Difatti nell'area edificatoria


blocchi,

trovarono non pi
stra-

che venti dei sopradett


dale ed erano posti in

ma

altri si

vedevano nel terrapieno dell'area

modo da non
di

potersi estrarre

senza andare incontro ad una

spesa piuttosto rilevante. Giacevano essi su le arene del mare, ed erano stati adoperati
il

come substratum

tutte le fabbriche posteriori: stavano a circa

m. 1,50 sotto

presente livello del mare.

Uno

di questi blocchi lavorato con cornice

in

incavo presenta sul piano rilevato

la seguente parola, scolpita con lettere molto regolari:

TESTAMENTO
la quale

doveva

far parte

di

una

iscrizione.

della

stessa

iscrizione

doveva

far

parte, a

mio modo

di

credere,
eco.

l'altro

frammento pubblicato dall'egregio


II,.

prof. Spi-

Classe di scienze morm,i

Mkmoiue Voi

Serie 5', parte 2*

21

NAPOLI

172

il

REOIONB

I.

nazzola nelle Notiiie del 1893 p. 522; difatti


pito
fu
si
il

blocco di

marmo

sul quale e scol-

detto frammento, se non dello identiche proporzioni, perch frammentato,


stesso sito e per due lati vi ricorre la stessa cornice che

nondimeno trovato nello

vede nel nostro. Sicch di tutta la iscrizione noi conserviamo l'angolo superiore a

destra e l'angolo inferiore a sinistra di chi guarda. Eccone la disposizione:

LIO
VI

TAE
TESTAiMENTO
Non giunge
di
s.

poi

meno degna
come
un
in

di

esser conosciuta
tuttora, o

la

notizia

che sotto

la cripta

Aspreno

esisteva,

esiste

un' altra
lurido,

costruzione pure di

epoca

romana,
era di

consistente
:{,00

fofjnone

condotto
in

La
a

luce di

tale

condotto

ni.

in

larghezza

per

m. 2.10

altezza

contare dal

punto supe-

riore dell'arco,

mentre che
d'intonaco

la freccia

dello stesso era di


di

m. 0,8U. Nella parte interna


costruito
l,8if;

era

rivestito

dello

spessore

mm.

2; era

poi

di

fabbrica

a masso, la quale nei


e

lati

raggiungeva

lo spessore di

m.

nella parte superiore

propriamente nel centro dell'arco misurava m. 0,70

e nel

fondo m. 1,30. In rap-

porto col presente livello del mare sottostava di m. 2,60, restandovi al di sopra di

m. 1,50; vuol dire adunque che, supponendo identiche


dizioni altimetriche, per dentro al canale l'acqua del

in quei

tempi

le presenti con-

maro penetrava

e molto oppor-

tunamente serviva a lavare

disinfettare.

L'esistenza intanto di queste costruzioni iu uu livello inferiore a quello del mare,


ci

fa ritenere che

un certo riparo contro l'azione delle acque gi


la costruzione

esisteva, altrimenti

non sarebbero avvenute n

ne la conservazione dei fabbricati.


farlo,

Non

vo-

lendo supporre, come non saremmo autorizzati a


in

alcun cambiamento

di livello

seguito a commozioni telluriche, dobbiamo


in

ritenere

che quello spazio fosse stato


lo

occupato

epoca romana dopo la costruzione del grande muro di cinta, quale ce


V>.

presenta la pianta di Napoli del 1100 pubblicata dal eh.


storico

Capasso TiaW Archivio


di

per

le

prov. nap. (anno 1892,

p.

832-8'J2

sg.).

E siccome alcune
o

queste
cos'i

costruzioni

non possono discendere di qua dai primi secoli dell'impero romano,


lo

quel tempo per

meno dobbiamo
come
in

rimandare
all'et di

la

costruzione

ricostruzione

del

grande muro di cinta, attribuendolo o

Adriano o a quella

di Augusto.

Va

notato inoltre

questo sito nessuna traccia di antichit di epoca greca

sia apparsa,

per quanta cura abbia posto nel ricercarne ogni

menomo

indizio,

mentre

che nel terreno rosta sempre l'orma del popolo che l'ha calpestato, ed a chi accura-

tamente osserva ed esplora non

facile

che sfuggano

le

diverso stratificazioni, rap-

presentanti epoche e civilt diverse. Questo fatto

mena

alla conclusione che quel ter-

reno restava ancora spiaggia nel tempo della greca Neapolis; e per se una porzione
della cinta, quella delle alture dove
dificazione, la parte del
si

spiegava la citt greca, fu semplicemente

rie-

mare

fu ex novo costruita, perch da questo lato avvenne

l'ampliamento della

citt.

REGIONE

I.

di

I7;j

NAPOLI

Parecchi pezzi architettonici di


continuazione dello sterro

marmo
;

bianco, assai guasti, furono trovati nella


cio

quel cantiere
i

due tronchi di colonna, due capitelli


il

ed uu pezzo di cornice

di

epoca bassa

quali

considerato

loro stato, ed

il

poco o

uiun valore della loro materia, non

si

trov conveniente di estrarre. Si rinvenne pure


(alt.

una testa marmorea


importanza. Fra
le

di

uomo barbato

m. 0,26) corrosa
i

guasta e senza alcuna

terre di scarico si raccolsero poi

seguenti frammenti di

marmi
iscri-

con iscrizioni:
1.

Lapide in

marmo

bianco mancante di un pezzo e rotta in due parti, con


;

zione latina dei bassi tempi

m. U,27

X 0,26

ERIVS PE S5UNVS-SEN TIAEH^ERIDI

CONIVGI
LIMERENTIFECE RVNTI I

2.

Piccolo frammento

di lastra in

marmo

grigio con lettere

mal

eseguite, alt.

m. 0,13X0,12:

PHOEBVS \ XVIII
3.

Lapide
si

in

marmo

bianco, frammentata

nella

parto superiore

rotta in due

pezzi, che

ricongiungono; m.

0,43X0,22:

OnPCtY^Xi-W

KeAeycANTOYeeoY

Richiamo particolare attenzione su l'ultima


pare,
sia,
lui

iscrizione,
di

la quale,

secondo a

me

im'

importanza speciale.

Gi,

la scoperta

un alfabeto, greco o latino che


la

non

mai un

fatto trascurabile.

Pi interessante riesce

scoperta se l'alfabeto

scritto sopra lapide,

invece di essere graffito o dipinto sopra vasi o


se
si

mura

antiche.

Cresce anche

pi

l'interesse

tratta

di

un alfabeto

di

epoca cristiana, scar-

sissimi essendone gli esemp.


Il

nostro alfabeto
di cui

sventuratamente non

uscito

completo

esso era scritto in

due righe,

all'w, mentre che della precedente non resta che la prima lettera a, e la parte inferiore della ,i'.
"
le lettere dall' o

la seconda

comi leta

comprende

NAPOLI

ad un'epoca,
in cui

174

REGIONE

I.

Ci non pertanto non pu cadere alcun dubbio intonio al suo completamento


si

poich

riferisco

da parecchi secoli l'alfabeto greco avea preso stabilit

nel

numero

dello lettere, cio di 24.

La

rottura della lapide per ci

lia tolto il

mezzo

di sapere se, oltre l'alfabeto,


si

nella parto superiore fosse stata altra iscrizione,

come
oltre-

osserva

nella inferiore.

Ad

ogni modo,

l'et

cui
la

si

dove

rimandare non

passa la prima met


lettere,
la

del 3 secolo dell'impero;


e dell'
<^,

regolarit e l'uguaglianza delle

forma lunata della a


^

il

prolungamento superiore della sbarretta


i

media nella y,
gratci di quel

od w, nonch una discreta esecuzione sono proprio


la

caratteri paleo-

tempo, quando molte delle istituzioni greche e

lingua istessa erano

in

vigore in Napoli,

come

in

Taranto e Reggio,

le

sole citt d'Italia che continua(')

rono ad esser greche durante la conquista romana


riga,

La

interpretazione dell'ultima

che da principio mi restava oscura, venne chiarita dal dotto mio amico mons. A. Gail

lante,

quale ritiene che in tutto quelle lettere non

sia scritto

che un solo nome

proprio al genitivo, corrispondente al genitivo latino QuodvuUdei, KtltvaavtofOto

nome

dol tutto cristiano, per cui cristiana anche la nostra epigrafe.

ila a quale scopo fu essa origiuariamente destinata":' Escludendo l'idea che fosse
scolpita per esercizio
grafico,

essa

non poteva essere che o una tabella abecedaria


riscontro
la nostra lapide col titolo sepolcrale

ovvero una iscrizione

funebre. Trova

pubblicato dal eh.


riga,
e'

De

Rossi

(-)

nel quale oltre all'alfabeto greco posto nella

prima

il

nome proprio

al genitivo

nella

seconda

ma

il

De

Rossi,

osservando

che questo

nome

di epoca posteriore,

giustamente ritiene essere stata quella una

tabella alfabetica, adoperata poi

caso nostro, perch alfabeto

come lapide sepolcrale. Tale ipotesi non essendo del nome proprio sono della stessa epoca e della stessa
una tabella abecedaria ad esclusivo scopo
alle
scolastico.

mano, noi incliniamo

ritenerla

Nel cantiere Martinelli, posto

spalle della grande

piazza

De

Pretis, ese-

guendosi pochi lavori di fondazione, furono scoperti alcuni avanzi di mura romano in
reticolato;

ma

ben

misera cosa

da non poterci
il

tirar

su un qualsiasi

costrutto.

Le

case modenie in

questo sito avevano

pianterreno a circa un metro sul livello del


il

mare, mentre che le fondazioni giungevano sino a m. 4 sotto


fondit di circa
tezza,

detto livello. Alla prodi

m. 3

si

rinvenuto

un altro fognono della largh.


si

m. 2

1,50 di al-

probabilmente anche questo di epoca romana. Quivi


seniiellittica.

rinvenne piu-e una bellissima


(alt.

antefissa fittile

frammentata nella parte superiore


folti

m. 0,18X0,26),

rappresentante una faccia muliebre di fronte con


e con monile
al

capelli che scendono a trecce


nei
lati

collo.

Una zona ad
in gialletto,

orli

rilevati,

che

finiscono a disco la
di ventaglio.

circonda, e tutto l'insieme posa sopra altra zona lavorata a


bell'arto

modo

della

romana, colorata

tendente al bianco nella faccia e nella prima

zona, e nel resto in rossastro.

Sezione
nei lavori
con
(')
()

s.

Lorenzo. Non mono


in
il

privo d'interesse

il

rinvenimento avvenuto
del secolo

di

fognatura

via

del

Duomo. Nella sopracitita pianta

XI

esattezza notato

percorso del

muro

di cinta

lungo l'asse stradale di via Set-

Slriib. V, 7;- VI, 2.


fiull.

di arch. critl. 1n><1

y.

i:il.

REGIONE

I.

poco

175

la

POMPEI

tembrini, tagliando
in

men

che perpendicolarmente

via del

Duomo. E

proprio

quel sito nello scavo dui canale collettore fu trovato una muraglia che senza alcun
citt.

dubbio apparteneva alla cinta della


da
iu
llocclii

Kra a m. 15 circa
disposti senza

di profondit, composita

ben levigati in tutte

le

faccio,

malta ed a

strati orizzontali

modo da formare
1

regolare costruzione isodoma: le proporzioni dei massi erano di

m.
in.

,20

X 0,85 X 0,45.
di
altezza,

Per costruire

il

condotto convenne sfondare la muraglia, per

2,50

ci

che vuol dire

che

essa

conserva ancora non poca altezza.


si

Si osserv lungo lo scavo che un altro

muro

delle identiche proporzioni

cougiuu-

geva

al

primo ad angolo retto


il

che per

breve

spazio

soltanto
le

si

potette seguire.
a.

Anche
p.

Tutini

citato

dal

Capasse {Archivio storico per

prov. nap.

1891,

486) parla di questa mm-aglia, la quale discendeva fino alla profondit di pai.
Nella parte estramurale, cio nel tratto verso la strada di Foria,

55

napoletani, cio poco pi di 15 metri.


si

trovava terra
e di ovest

alluvionale trasportata dalle correnti che

si

formavano nelle colline di nord

ed iu questa terra parecchie


entro
il

tombe

di

epoca

romana furono rinvenute, mentre che


il

recinto urbano s'incominci a trovare la roccia tufacea, per cui


in poi

lavoro non

ha presentato d'allora

alcuna novit.

Le tombe,
di

a quanto

mi

assicura l'egregio ing. Raffaele Galante, direttore dei lavori


i

quella fognatura, alla cortesia del quale devo molte notizie ed


di
,

mezzi

di visitare

quell'importante lavoro, erano

due diverse costruzioni

alcune erano formate da

grandi tegoloni (m. 0,65

X 0,42)
e

disposti a schiena por proteggere lo scheletro, le altre

erano sarcofagi di tufo di varie dimensioni. Di queste tombe potei vedere una soltanto,
l'ultima; era di un

bambino
dispersi,

misurava

ra.

0,82X0,30X0,25;
;

di

oggetti nulla.
di notte

Probabilmente furono
in

o furono sottratti da' muratori

quali

ed
il

numero

di

tre soltanto fanno quel tanto di scavo,

quanto

basta

per

costruire
e

giorno dopo. Si procede cos lentamente e per la ristrettezza dello spazio


di crollameuti.
Il

per tema

muro

di cinta

adunque era fondato nel


difesa nel burrone,

declivio

della collina, avendo nella


si

pai'te esterna

ima naturai

che ora non pi

vede,

ma

che an-

ticamente dovette

esser grandissimo,

nello spazio

presentemente occupato da lungo


L. Viola.

tratto della strada Foria.

XIII.

POMPEI

e nel

Giornale degli scavi redatto dai soprastanti.


i

1-8 aprile. Sono stati ripresi


nella casa n. 3, nell' isola
6*''

lavori di restauro nella Kegiono IX,

isola 2^^ e

della regione stessa.

9 detto.
lana, casa nn.

stato eseguito

uno scavo staordinario nella regione V,


di fronte

isola

2''

18-19

vano

all'ingresso
fisso,

si

rinvenne:

via No-

Bronco. Una

piccola casseruola con manico finiente


e restaurata
finienti

ad anello 125.

tutta

frammentata nel fondo

dagli

antichi: diam.

mm.

Una
lato

lagena a due manichi, dissaldati,


della
e

a testa

di baccante,

ossidata

in

un

faccia,

restaurata,

alt.

mm.

179, Altra lagena a duo

manichi dissaldati,

con

incrostazioni nei duo lati

IMMl'Kl

17f'>

di
Ilio.

KEtilONG

I.

della pancia, alt. iiim. 203.

Uua

l'orma

per pasticcera a foggia

couchiglia con

anello mobile,
lorlo.

mancante
1(30.

nell'orlo,

diam.

mm.
da
200.

Altra simile pure mancante uelconservato, con


piedi
alt.
(uieiiti

diam. min.
leonine,
i

Un
sono

tripode

circolare

ben
fregi,

zampe

quali

intermezzati

diam.

mm.

112,

mm.

Ii2;.

Una forma
nei

ovale per pasticceria, lung.


dell'orlo e nel manico,

mm.
diam.
(38,

Una

patera con tracce di incrostazioni

due

lati

mm.

142.

Un

vasetto conservatissimo di
il

fonila circolare restaurato, diam.

mm.

col corrispondente coperchio,

quale nella
il

parte superiore e posteriore lavorato con incavi e rilievi;

Umto

il

vasetto che

coperchio erano muniti

di

catenelle

per

sospendersi,

delle

quali restano solo due.

Piccola forma ovale per pasticceria, corrosa e frammentata nel fondo, lung.

mm.

113.

Vaso a base

circolare e pancia
inferiore

rigonfia, ansato

restaurato, alt.

mm.
due
e

153; l'ansa
foglie,

finisce nella parte

con

testina di .satiro fiancheggiata da


lati del

noUa

parte superiore
di esso vi

si

dilunga ne' due

labbro con teste


:

di volatili,

nel centro

pure altra testina di satiro con ornati nei lati

leggermente

frammen-

tato

nell'orlo anteriore

della

base con incrostazioni verso la parte bassa della pancia,

Uua

pinzetta, lung.

mm.

57.

Uno scudo
nel giro.

di serratura con

corrispondenti chiodetti e

relativa

mappa, frammentata

Due
i

cerniere, la

prima

di

mm. 71,

l'altra di

mm.

62.

Un

piccolo manico semicircolare con

corrispondenti ritieni, appartenente a qualche

cassettiuo. larg.

mm.

65.

Argento.

Asticciuola cilindrica, frammentata in un esti'emo,

lung.

mm.

C.
il

Veti'O.

Un

piccolo vaso turchino, con manico scanalato e pancia decre-

scente verso

basso, con collo lungo e labbro finiente a nasitenio.

rotto nella parte supealt.

riore dell'ansa, alt.

mm.

138. Altro quasi simile, con ammaccature nella pancia,


e

mm

127. Vasetto cilindrico a collo breve

labbro sporgente e piccola ansa, contenente

della materia grassa, alt.

della materia grassa,

mm. 151. Altro di alt. mm. 130. Altro


a

forma cubica ad un'ansa, pure contenente


pi piccolo,
alt.

mm.

82. Altro depresso


alt.

nelle quattro facce della pancia

largo collo
di

che
oca

fa le veci

anche del labbro,

mm.
lung.

142,

diam.

mm.

96.

Altro a forma

con

ansa

scanalata soprapposta,
alt.
alt.

mm.

138. Vasetto con pancia circolare a larga bocca e labbro sporgente,

mm. mm.
zione,

59. Altro a pancia rigonfia, mancante di porzione del collo e del labbro,
58. Altro cilindrico finiente
alt.

con la base a dentelli, e mancante di buona poralt.

mm.
a

35, restaurato. Hottiglia a pancia rigonfia e collo lungo,


alt.

Altra quasi simile,


Hottiglia
Altra, alt.

mm.
alt.

168.

Bottiglia simile alla precedente,

alt.

pancia rigonfia e collo lungo, contenente materia grassa,


155. Altra,
alt.

alt.

mm. mm. mm.

176.

152.

148.
alt.

mm

mm.

l02. Altra simile,

mm. 135. Altra, alt. mm. 121. mm. 101. Due piccoli unguentari.
alcuni
pezzi,

Altra pi piccola,

Tazza a labbro spor-

gente e pancia decrescente finiente con bordino per base, diam. min. 115. Hicchere
a forma di cono tronco, lesionato e mancante di
rato.
alt.

mm.

100. restaupol-

Tazzolina circolare con labbro sporgente e rivolto in su, contenente della

vere di vetro,

diam.

mm.

70.

Altra con piccolo

labbro

sporgente,

diam. min. 83.

Piattello, diam.

min. 172. Altro con piccolo bordino circolare che fa le veci di base,

diam.

mm.
160.

148. Altro pi piccolo, diam.

mm.

lo4. Altro di color verde, diam.

mm.

107.

Altro di color turchino, rotto e restaurato, mancante di diversi pezzi nell'orlo, diam.

mm.

Terracotta. Vaso con piccolo piede a larga pancia e due piccole anse ade-

REGIONE

I.

striato
in

177

Una

l'OMl'KI

renti in prossimit del labbro,

senso verticale, diam. nini. 135.

piccola

coppa verniciata rossa

con marca a forma di piede nel fondo, diam.

mm.

140. Altra pure

verniciata rossa e con marca, diam.


Pit^nattino a

mm.

124. Altra mancante nell'orlo,

diam.

mm.

1.33.

due anse ordinario, diam.


Altro
lesionato

mm.
e

iH).

Altro lesionato

mancante
e

nell'orlo,

diam. 88, restaurato.

mancante nella pancia

nel

fondo,

diam.

mm.
alt.

86, restaurato. Vasettino ordinario ad un' ansa, mancante nel fondo e nel labbro,

mm.

6.5.

Pignattino

forma di cono tronco a due anse, diam.


diam.

mm.

70. Altro

simile mancante

di un' ansa e nell'orlo,

mm.

68. Altro
collo
e

pii

piccolo ad un'ansa,

diam.
e

mm.
in

46.

Vaso ordinario a pancia

rigonfia,

breve e labbro

sporgente

ad un' ansa,

alt.

mm.

148. Lucerna ad un luminello


lung.

con manico ad anello con deco-

razioni

giro

ed

ovoli,

mm.

118.

Altra ordinaria ad

un luminello lung.

mm.

110. Altra lung.

mm.

100. Altra lung.

mm.

85. Piccola lucerna a due luminelli

con manico in senso verticale, lavorata con piccoli circoli concentrici, lung.

mm.

57.

Altra simile, lung.


del manico, lung.

mm. 57. mm. 60.

Piccola lucerna ad un

luminello, mancante di porzione

Altra

ordinaria ad un luminello

con manico ad anello,

lung.

mm.

58.

10 detto. Non avvennero scoperte.


11 detto. Si esegu

uno scavo straordinario nella Keg.

'V,

isola

2* nella casa

con entrata dal secondo vano nel vicolo ad oriente di detta isola,
golo sud-est. Nell'ambiente ad est dell'atrio
si

a partire dall'an-

rinvenne:

Bronco.

Un

candelabro

con fregi sulla base, rotto e restaurato, alto m. 0,121.

12-15

detto.

Non

si

ebbero scoperte.
del
sig.

16 detto. D'ordine
presenza dei chiarissimi
Arti, nella Reg. V,

Direttore

si

pratic

un scavo straordinario,

alla

membri

della K.

Accademia
e nel

di Archeologia,

Lettere e Belle
si

isola

2^ casa nn. 18, 19,

vano a sinistra del giardino

rin-

venne:
labbro,

D ronzo. Vaso
alt.

a pancia rigonfia e labbro sporgente,


))ure

mancante

di porzione del

m. 0,123, diam. 0,117. Altro,

non ben conservato,

alt.

m. 0,182.
il

17 aprile. Eseguitosi uno scavo straordinario nella localit indicata


nell'ambiente ad ovest dell'atrio,

si

giorno 11,

rinvenne:

Terracotta. Pignattino, sul cui ventre


ordi-

rilevata

una maschera rotta

nell'orlo, alt.

m. 0,105, diam. m. 0,135. Pignatta Vaso ordinario

naria, senza

manichi, alta m. 0,180,

diam. 0.130. Cola-pasta con due sporgenze che


iii.

fanno
alt.
alt.

lo

veci di anse, diam. della bocca

0,135.

a due manichi,

m. 0,240, diam. m. 0,100. Una scodella ordinaria, diam. 0,232. Vaso ordinario, m. 0,238, diam. 0,118.

lo

O&io. Corno di cervo,

frammentato

in

una

punta,

lungo m. 0,425.

18
si

detto.

Proseguendosi

scavo straordinario di cui


e

stato detto

il

giorno 0,

rinvenne:

Bronzo. Candelabro con fusto scanalato

con piedi leonini, cesellato


foglia di edera,
alt.

alt.

m. 1,028. Altro con piedi leonini frammezzati da una


Padella ovale, lunga, senza
il

m. 1,20,

restaurato.
ovale, lung.

manico, m. 0;350.
ni.

Una forma

per pasticceria,
il

m. 0,175. Tre

delfni, il

primo lungo

0,72,

il

secondo 0,69,

terzo 0,61.

Una

conca con baso circolaro per piede e a due manichi un poco lesionata nel ventre,
rivestita

diam. m. 0,325. Pozzo cilindrico decrescente, forse una forma,


di vimini di cui ne esiste

nell'interno

una

parte,

molto sconservata

misura

in

lunghezza

PETTORANO SIL

017,10

17S

Una

REGIONE

IV.

ni.

0,100.

Un
Un

ago saccaie, lungo m. 0,149.

borchia di m. 0,046 di

diametro.

Altra pi piccola cui attaccato un anello; diara. m. 0,032.


di Tiberio.

Un

dupondio sconservato,

luminello di lampada.
.Vitro semicircolare.

nente ad un
alta

v;iso.

Un corrente Una fibula.

di serratura.

Un

manico apparte-

La^fena a due manichi restaurata,


aderenti

m. 0,378. Duo forme per

pasticceria,

rettangolari,

per l'ossido, rotte

nell'orlo.

Conchiglia.

Una tuba marina.

Velro.
alt.

Vaso

cilindrico

a collo breve

labbro sporgente, con manico formato a

listelli,

m. 0,310. Piccola bottiglia a

vuntro rigonfio, collo lungo e labbro sporgente, alta m. 0,r2i. Altra a ventre molto
rigonfio, collo breve e labbro sporgente, alta

m. 0,U95.
di

Un

balsamarin alto m. ,073.

Piccola tazza, mancante dell'orlo, del diametro

m. 0,073.

19
il

aprile.

quale

Per ordine del sig. Direttore si praticato uno scavo straordinario, ha avuto luogo nella Regione V, isola 2" nella casa suddetta, e nell'amest

biente

ad

dell'atrio

si

rinvenne:
ossidato.

Ferro.

Una zappa molto

ossidata,

lunga

m. 0,35. Un ronciglio puro


20-30
detto.

Non avvennero

rinvenimenti.

lliioioNK

IV (S.i.UNIUM
r.ElJGNI

et

SAD IXA).

XIV.

rETTORANO SUL GIZIO

Di una nuooa lapide

dialettale

peligiui, scoperta

nel territorio del comune.

In una contrada, al di l delle Prete Regie, sopra al Tratturo. alla destra del

fiume Gizio,

il

colono Giuseppe di Censo rinvenne una lapide rettangolare di calcare


1,

paesano, alta m. 0,70, larga m. 0,48. dello spessore di m. 0,1


e solo nella parte superiore levigata.

lavorata grezzamente

Vi

si

legge:

SALVIA + MVSESA + PA

ANACETA + CERIA
ET + AISIS + SATO
L'i

/
collezione

troviamo dunque iuuauzi ad un altro monumento epigrafico peligno. Noto


il

gi por altre iscrizioni,

Saluta. Nuovo poi

nella

peligna
di

il

Mnacsa.

11

secondo verso

si
,

confronta col

corfiniese Alicela
noi.

Cerri. Invece

aiso^,

abbiamo

qui \'iiiMs e salo

anche nuovo per

La lapide

fa ora parte delle raccolte epigrafiche del Civico

Musco

di

Sulmona

(').

A.

De Nino.
(aiinn I.V,

(') Ini ni'

.1

[tf.-Ma l'iii^Tafc srrisac

il

niii>k'8ino iirof. l)c


il

Nino nella

Jiivista

Abru2:ese

fMcicolo
arch,

II,

fibbrai.j

IfOl,

j).

90

nf:.),

c<l

prof.

Curio l'ascal

(Rendiconti della R. Accad di

leti,

e belle arti di Napoli

a.

189)).

REGIONE

IV.

179

Pentima,
liiugo

l'ENTIMA, MUSSI

XV. PENTI.AIA
tiiario

Xel

territorio

di

la

via di

Kaiano, gi
l'aflit-

Claudia-Valeria, por iscavo fortuito, in un terreno del sig. Domenico Marrama,

Pelino Nuvaroli scopr una tomba fon una lapide di calcare paesano, di
e recauto

ni. 0,.57

U,2(jXU,18, terminante a timpano,

nella fronte l'epigrafe:


I

C
P

ve
E

O C

APOLLONIO
A

D A G O

APOLLONIA
FILIA-

PATRI POSIT
A.

De

Nino.

VESTI. XI
XA'I.

BUSSI

Antichit

varie riconosciute nel territorio del comune.


s.

Incontro al paese di Bussi, tra oriente e sud, trovasi la contrada Piano di

Hocco,

che

appunto

uno spianato

sopra una roccia assai scoscesa verso nord,

alla destra
e

del Tirino. Per la sua topogra6a e pei frammenti laterizi arcaici

pu ritenersi coni

sede di primitivi popoli.

Nel medio evo,

in

detta

contrada

fu

eretto

un

fortilizio,

di cui
s.

oggi rimane

un'alta torre triangolare di m. 9 di lato.

Dava

accesso al

Piano di

Rocco, una

via di et romana, ancor oggi riconoscibile alle falde dell'attiguo colle, nella direziono
di

Piano

le

Case,

altra contrada

dor

in

vari tempi si scoprirono

tombe

si

rin-

vennero parecchie anticaglie.


verso la

La

traccia di questa via non

ammette pi alcun dubbio


ri-

met della sua lunghezza


della Claudia

riconoscibile e proprio in un punto nel quale

mane ancora
come un

l'antico taglio della roccia,

per circa m.

7.

La

detta via pu ritenersi


la

diverticolo

Nuova che attraversava quindi

montagna

di

Somma

per ricongiungersi alla Claudia Valeria, presso Popoli.


al

Presso

Piano

le

Case sorgeva la chiesa della Madonna di ponte Marmore.

Ora, in un altare
di

quasi cadente ho rinvenuto


U,2U, in cui leggesi

un pezzo

di lapide

di

calcare locale,

m. U,70

X 0,35 X

RE- VXORVIVISIBIET
I

PETRONIAE- V-L iNIGELLAE FECERVNT

Subito dopo Bussi,


laterizi,

distcndesi

la contrada

s.

Paolo,

tutta

seminata

di

rottami

cio tegoloni, dolii, anfore ed altre specie di vasi.

Al di l del Tratture,
dove gioini dietro,
in

nord-ovest,
sig.

vi

si

annetto

la contrada
si

detta

Fossi.
ini.i

uu ti'neno del

Antonino De Stephanis,

rinvenne

liimba a inumazione, senza lastre, o tegole.


ferro,

Lo

scheletro aveva a dr.

una spada

di

lunga m.
Classe
di

U,(j;J,

a sin.

una cuspide
ecc.

di lancia,
Voi.
II,

lunga m. 0,43, anche


Serie 5", parte 2*

di ferro, con

scienze morali

Memorie

22

RBNBVKNTO

180

ni.

REOIONB

II

costola ben rilevata; da capo,


ni.

una coppa di bronzo, alta


il

0,06, col diametro di

0,19. Dentro questa

coppa era caduto

cranio, sicch

fu

presa per una specie

di elmo.
I

detti oggetti couservaiuM

dal proprietario del fondo.

A U

Nino.

Kkoionk

II

(AP/'LI.l).

IIIIII'ISI

XVII.
1.

HEXEVEXTO

Nuove

epigrafi latine.
(').

rotei in questi ultimi tempi riconoscere le seguenti iscrizioni entro la citt

Pietra calcare grezza, trovata nella demolizione della casa del sig. Giuseppe Zoppresso
in
il

poli

Cusano nel Corso Garibaldi, Misura m. 0,75

teatro Vittorio

Emanuele, nel settembre


e

dello scorso anno.


spessore.
Il

altezza e m. 0,67
si

di larghezza

m. 0,30

di

campo

m. 0,48X0,39. Vi

legge:

S A C R V M SILVA NO CO

RNELIANO
PERMISSV C L- RET RVFI M-PAMPINEIVS RVFINVS- AL- V- S
Nel
lato sinistro della stessa pietra sono incise le lettere:

SMPR.DBBM.ALVS.

manifesto che sieno compendio della iscrizione votiva medesima, e che debIi{ufiiitis)

bano leggersi: S{Uoano) M{arciis) P{ampineius)


rciUi) a{n/no) Inibenti) v(olum) s{olvil).
2.

d{eo) Ji(pn)

b(ciie)

?(e-

Sull'alto della spalla destra

del Castello,

entrando, presso

Tarco antico, ho

riconosciuto la seguente epigrafe,

di calcare,

alta m. 0,58, larga m. 0,30:


1

E S

O N O SAC
I
I

VESONIAE
STATIAE

/'

PONTIAE- QjLL-

Z
;5.

M A eI
j

ialini

Due frammenti ili una di III. tiJJX (i,2t>.

iscrizione in pietra calcare,

il

primo

di in.

ii,75X0.30;

(')

Il

s..|<r1i'

Kpi|t"P'

.Mi'iiin.irtiiii

n.-

in.ind" -li

.ipH'.'riili

'li

iiliiiin-

m\<\\<-

'-slclii

r.-irlarci

reoio.ni:

II.

il

181

Museo
al primo piano.

BENEVENTO

Si
nel

scoprirono restaurandosi
<ii

castello por adattarlo a

Provinciale. Erano

v;iiio

lnostra a mezzod del gran salone


miniirt'

Dopo

le

lettere del

tVauiniiito

notasi un po' di rilievo che accenna ad un ornato, forse

una corona.

Intorno come una cornice.

\CCVR

SEX-VETTIO-CF

4.

Sulla facciata orientale della casa del


1,5.5,

sig.

Gabriele Palmieri in via


si

s.

Diodato

su calcare del luogo lungo m.

alto

m. 0,83

legge:

VIA
1

D L MNEMOSINE SALVIO M F VIRO SVO FECIT


.5.

Sulla fronte meridionale della cantonata della casa ora Bozza nel cortile alle

spalle della suddetta


si

casa Palmieri,

pure

in calcare,

alto

m.

0,-55,

largo m. 0,70,

legge:

IRYPHO
IIO-PINDA
Stando alla qualit della pietra, alla forma
ed alla misura
delle lettere, pare

che questo frammento appartenga all'iscrizione precedente.


6.
il

Sulla facciata occidentale della casa dei signori Principe e Mutarelli, presso
il

cantone sud-est resta

frammento

assai deperito, che conserva:

D
V///ORI

M
ANN
si

VIX
7.

Negli scavi per la nuova fognatura in via Pontalo, che va all'arco Traiano,

scoperto un frammento di lapide cemeteriale in

marmo

bianco, alta

ni.

0,245, larga

m.

(i,;{4,

che dice:

KALENDAS DEG ET/MENSIS / xy


/

'^CCON>^
8.

Quivi
"><

pure

si

recuperato

un altro

frammento

marmoreo

C(^nieteri;iU'

di

m. 0,395

0,1:55, ove

rimano:

^OS-

QJ/INQyACN

RUVO

I>1

l'IUl.IA

fu sroneit^) un altro

182

Ji

RElilONE

11.

11.

Anche quivi
si

frammento marnioroo cemeU'iiale

m.

0,2rr)

0,210, ove

lejB^e:

(eanastasi

Ho
euiUili
I

puro riconosciuto che nella spalla sinistra della orrande porta settentrionale
in.

del Castello in un blocco di pietra calcare di


sii

.tiX 0,">7XO,42

si

legge

intro-

pax

ex euntib

letilia.

A. Meomautini.

XVIII. lU'VO DI
vcstina.

PUGLIA

.Vhoh sepolcreti della necropoli

ru-

Nei mesi di novembre


nel fare eseguire

e decenibre del passato


in

anno

liS^ci

il

dott.

Rinaldo Balducci

alcuni

lavori campestri
il

un suo fondo

in

contrada Arena, poco


et;"l

distante dall'abitato, ebbe


renti,

piacere d'imbattersi in due piccole necropoli di


al

ditle-

che prese insieme possono attribuirsi dui VI

III secolo a. Cr.

La

pi an-

tica

occupava uno strato pi profondo del terreno, a circa


1

2 metri

dalla superficie

presente, la pi recente era sovrapposta a quella, a circa

metro dal suolo.


di

quanto

dice

il

dott.

Balducci,

in

tutte ha trovato

c'ca

60 tombe

povera costruzione e

di pi

povero contenuto. Erano infatti scavate nella terra qui chiamata carpino (sabbia

calcare pi o
di

meno compatta mista ad


i

argilla) e non

avevano muri
di pietra

di cinta

n casse

tufo

da riporvi
la

cadaveri,

ma

solamente dello lastre

locale che ne for-

mavano

copertura.

La

suppellettile funebre
figiu-e.

poi consisteva in vasi per la maggior

parte senza vernice e senza ornati e

deplorevole intanto che le cose trovate


fra
loro,

non siano state da principio


i

segregate

distinte

separando accuratamente
si fosse

rinvenimenti della necropoli antica da quelli della posteriore, afliuch


il

potuto
il

almeno limitare con qualche precisione


principio e la fine di ciascuna.

tempo che divide l'una

dall'altra, cio

Non mi

stato

neppure possibile esaminare

tutti e

bene
in

vasi fino a

quando

medesimi sono rimasti ammucchiati insieme confu.samente

luogo troppo angusto presso l'inventore, e solo ora che sono passali al rev. can. Klicio,
fatto l'acquisto,

che ne ha

m'

consentito

prcndorno qualche appunto.


cui pu darsi

Mi
i

limito per
e

altro a dar notizia


tralascio
i

delle cose soltanto

una qualsiasi importanza

vasi senza colore e senza ornati, o con semplici zone circolari,


il

quali for-

mano, come ho gi detto,


1.

numero maggiore.
linee graffite
e

Lekythos a figure nere su fondo rosso;


alt. m. o,18.

carni di bianco, di-

segno frettoloso o trascurato,


di
di

Nel

pro.spetto vedesi Dioniso (?) in atto

cammiuare a
bianco
;

d.

volgendo

la

testa

s.

con barba,
di

pallio

lungo chitone orlati


in

il

quale reca nelle mani due oggetti

forma allungata con

cima

del

bianco.

Ha un

lato e dall'altro del supposto Dioniso seggono sopra muletti itifallici

a lunghissimi orecchi due figure simili affrontate, con faccia, collo, braccia e
di

gambe

bianco e mantello nero avvolto al corpo,

le

quali sono da credere muliebri.

REGIONE

II.

183

RUVO

DI

PUGLIA

2.

Lekythos che, come la precedente, aveva nel prospetto

le figure

nere su fondo
si

rosso,

che per altro sono andato quasi interamente perdute. Dai pochi avanzi

pu

forse credere che vi fosse rappresentato

Dioniso (di cui distinguesi la faccia barbuta)


(?)

sdraiato con
la

fianco

una figura

di

donna

in

jiiodi.

Al vasollino manca inoltre

bo(^ca
'.

senza di questa
al
n.

alto
1,

m. 0,14.
fini

Lekythos come

ma

conservatissimi ornati di linee curvo e sotsulla

tili
il

con fogliette lunghe e acute sono disposti in cercliio

spalla del vasellino,

cui disegno inoltre

meno

trascurato;

alt.

m. 0,14.
graffite,

Nel prospetto veggonsi quattro figure a linee

disgraziatamente molto

sciupate per esser caduto lo smalto in parecchi punti,

ma

che tuttavia lasciano bene

intendere e ricostituire la scena.


iti

La prima
in

a d. di chi guarda

quella di un Satiro
a. s.
s.

fallico a

coda lunghissima
barbato
e

e sottile in atto di

camminare a
pallio,
il

d.

volgendo
si

la testa.
e tiene

Segue
nella d.
ilfesto,

Dioniso

avvolto

lungo

quale

volge a

un grande corno potorio. Di rimpetto a


e
s.

lui siede

sopra un muletto itifallico


al

chiude finalmente la scena un altro Satiro simile

primo,

ma

che cam-

mina a

volgendo la testa a
col

d.

La barba

di Dioniso e dei

due Satiri mostra avanzi


Sotto
il

del colore purpureo

quale

originariamente
e

fu espressa.

piede poi della

lekythos notansi due lineette verticali

parallele,

impresse come segno sulla creta

ancor tenera, se pure tal cosa non sia del tutto accidentale.
4.

Lekythos come al
alt.

n.

e sciupata,

come

quest' ultima,

per la caduta dello

smalto;

m. 0,195.
per
altro

La
la

scena

composta

di

cinque

figure

si

lascia
in

facilmente intendere.

La prima

a d. di chi
e

guarda
s.

una donna con carni bianche,


eleva
il
il

lunga tunica

e pallio,

quale in piedi

volta a

braccio

d.,

pare che in

mano abbia un
mezzo a
loro,

og-

getto ovoide
inginocchiati,

anche

bianco. Segue
si

gruppo non
il

nuovo dei due guerrieri seduti o


sul

non ben
il

distingue, con

tavoliere da scacchi in
atto
di

quale essi con

braccio disteso
il

sono

in

muovere

le

pedine, mentre Atena

sta ritta in piedi dietro

tavoliere e presiede al giuoco. Ciascuno dei due giuocatori

imbraccia uno scudo


ricordo altro esempio,

tondo

con episema
scudi

bianco irriconoscibile,

della qual cosa non


ai guerrieri

perch gli
;

ordinariamente stanno dietro

come addossati
e

al

muro

tiene inoltre la lancia, di cui

appena rimane qualche traccia,

mostra

il

capo coperto da elmo ad alto cimiero di foggia arcaica, che in uno dei
crinito,

due

anche

circostanza questa che trova


il

il

suo riscontro nell'Ajace della nota


n'

anfora di Exekias, che ha


la testa coperta anch'essa

cimiero crinito, mentre l'Achille


e in

privo.

La

dea,

con

da elmo ad alto cimiero


s.

lunga tunica

e pallio avvolto
la

alla persona,
lui'

stende
in

il

braccio

volgendo a

d.

la faccia.

Chiude finalmente

scena

altra

donna

piedi,

volta a d. e atteggiata

come

la

prima

descritta.

Le donne, come

raccogliesi

da Omero,

sono da credere le amiche e compagne

degli eroi nella vita del campo, le quali naturalmente assistono anche ai loro giuochi.

Per queste donne, per

la

presenza di Atena e per la scena in generale

cfr.

Owerbeck
li!

Bildwerke sum
e

Theb.

17; Bull,

dell' Is/.

und Troiseh. Heldenkreis taf. XIV, 4 p. 1857 p. 1(33 e 1885 p. 220; Ann. delilst. 1844

311 e3l:{n.
p.

123

e sg.,

1877

p.

123

e sg.

RUVO

DI

PUOLIA

al

184

eli'

KEOIO.NE

11.

fi.

Kylii inancaiiU' di un pezzo


i>

labbro in curri]>ondun7.a d uno dei

iiiaDiclii,

tutta nera

a piede alto. Nel tondino della parte interna,

di color rosso e con-

tornato da cerchietti neri cflncentrici, vedesi un (rosso uccello nero a


lunfjhi
ti.

gambe

e collo

(1,'ruV

che cammina a

d.

alt.

ni.

0,08.">,

diani.

m. 0,185.

Kvlix a piede ba.-isissimo e tutta nera come la precedente. Nel tondino rosso
s.,

dell'interno dipinto di nero un cavaliere con pctaso in testa, che galoppa verso

mentre stende

la

d.

sul collo del cavallo agita con la


O.O.'.

s.

alzata una lunga frusta in

atto di volerlo sferzare; alt. m.


7.

diam. m.

0,19.").

Coppa profonda

in

forma di skvplios. a duo manichi

tgure nere su fondo

rosso con linee e contomi graffiti.


fascia rossa con

Lo
ai

interno tutto nero, l'esterno cinto da larga


lati

due palmette nere

di ciascuno dei

manichi, mentre nel pro-

spetto
jier

si

ripete la stessa rappres^'utazione, completa da


di

una parte, incompleta dall'altra

la

mancanza
la
d.

qualche pezzo del vaso. Vedesi un auriga in lungo chitone, che


la

sostiene con

sferza e con la

s.

le
e,

briglie,

conducendo una biga da


nella stessa direziono a

s.

a d.

Un uomo

intanto a fianco

del cocchio

correndo
stidare

gambo
cavalli.

smisuratamente distese,

sembra che voglia

e pareggiare

nel corso

K notevole che questa coppa


strano
graffito 8.
i

fu nei tempi antichi ricucita in pi luoghi,

come dimoil

forellini

che servirono

dar passaggio
0,1.").

ai

tli

di piombo.

Sotto

piede

un AA

alt.

m.

0,07.i,
alto,

diam. m.
tiguro

Kylii a piede

rosse

tutta

nera all'esterno.

Nell'interno in
pallio,

un tondino circondato dal meandro detto greca vedesi un giovane avvolto nel
con calzari e tenia intorno
alla testa, in atto di

camminare

a d.

allontanandosi da

una vasca, che

egli

si

lascia

dietro le spalle, e recando

nella d. un lungo bastone.

La vasca
tera; alt.
9.

sostenuta

da un pilastrino rettangolare a larga base e non apparisce in-

m. 0,09, diam. m. 0.195.


figure rosse,

Skyphos a
palmette

mancante
lunglii

di

uno dei manichi, sotto

quali veggonsi

le solite

affiancate

da

steli

a volute. Sopra l'una e l'altra faccia


il

del bicchiere ripetesi la stessa figura d'un giovane palliato clie, tenendo
fuori

solo braccio d.

del mantello,

impugna

una striglie; e da una parte gli sta d'innanzi, dall'altra

dietro le spalle un pilastrino quadrilatero con larga base; alt.


10. Olpe panciuta con bocca trilobata, a figure rosse:

m. 0,115. diam. m. 0.155.


alt. ni.

0.21. Nel prospetto

vedesi la seguente !>cena lateralmente chiusa da due striscette, superiormente da ovoIctti

e inferiormente

dal

meandro chiamato greca;


in

il

resto dell'urceo

tutto

nero.

\
i

d. di chi
.soliti

guarda

una donna
di

lungo chitone senza maniche, con calzari, milella e


la quale,
fra

ornamenti muliebri

color bianco,
la
d.

stando ritta
il

in

piedi e abbas-

.sando la

mano

s.,

eleva

con

uno specchio

proprio

volto e quello d'un


s.

giovane nudo con bastone e clamide pendente dalla


se la
rarsi

mano

d. e dal braccio

donna nello specchio contempli


il

la

sua bellezza stessa, ovvero inviti

K dubbio ad ammipiii

giovane che
le

le

.sta

d'innanzi, bench la

prima cosa
forma
i

sia

da credere molto

probabile. Tra

due

figure

vedesi

un'ara

in

di

pilastrino quadrilatero con

larga base, sulla faccia del quale sono apparenti


giero,

segni d'una libazione.

Disegno leg-

ma
11.

non cattivo, e
rotto,

fino colorito.

Arjballos

figuro ros.<e.

Nel prospetto tra due rami

volute una

REGIONE

II.

185

KUVO

DI

PUGLIA

donzella in lungo chitone e stante in piedi d'innanzi a un quadrilatero e basso pila, strino su cui. piegando indietro una gamba, ella si appoggia con la mano s. mentre
sostiene con la d.

una cassuttina chiusa,

alla quale volge lo sguardo;

alt.

m. 0.145.

12. Piccolo unguentario della medo.'^iina

forma,

coi

soliti

ornati di palmette e

volute sotto

il

manico

e scannellatura dipinta nel collo.


alt.

Nel prospetto testa muliebre

coperta dalla cuffia e dietro palla da giuoco;


13.'

m. 0,105.
s.;
;

Altro simile pi piccolo. Nel prospetto uccello (quaglia?) volto a

alt.
alt.

m.0,09.

14. Altro simile ancora pi piccolo.

Nel prospetto un'oca volta a


simili, la cui

d.

m.

0,08.

l'i-W.

Due unguentari perfettamente


taf.

forma pu vedersi

in

Heydemann
ri-

(Vasenscmml. zu Neapel

IH,

n.

172).

Sul

dorso hanno entrambi la figura


tesi,

petuta d'un animalo (probabilmente cane o lupo) accovacciato, con orecchi


aperta, coda lunga e pelle maculata; alt. m. 0,06; diam.

bocca

m. 0,09.

17. Altro unguentario per grandezza e forma simile ai precedenti, sul cui dorso

per vedesi due volte la stessa figura di Eros accoccolato, in atto di prendere un uccello che gli sta innanzi sul suolo.

Questo
Or.
i

concetto

grazioso

non

infrequente sui

vasellini di

Ruvo

del secolo III

a.

quali spesso rappresentano Eros intento ora

a prendere un insetto o una farfalla, ora a cogliere


nelle

un

fiore,

ora con qualche uccello


taf.

mani

(Cfr.

Arch.

Zeitcj,

1867 pag. 126; Heydemann

Vasenb.

X,

3, 4,

5 e

Hilftaf. 9, 10; Jatta Catal. 752, 772, 902,

1312 agg.

e corr.,

1393

Vasi Caputi 380).

18. Piccolo skyphos con due civettoni tra rami di ulivo, uno sopra ciascun lato;
alt.

m. 0,07.
19.

Umetta (stamnos)
e

tutta nera,

tranne
senza

una zona giallo-rossigna sulla spalla


finimento,

con rosette di nero,


centrici; alt.

a coperchio

basso

ornato di cerchietti con-

m. 0,13.

20. Anforetta di graziosa forma, presso a poco


pi.
II,

come
e

in

De Witte

{Calai.

Durand

n.

32),

ma

con due manichi


di

invece
e

di

uno

a piede

pi alto; tutta nera,

di creta leggiera,

buona vernice
sulla

con ornati di bianco (greca e triangoli senza


alt.

base) ben conservati

met superiore del corpo;


Poco

m. 0,11,

diam. m. 0,10.

21. Vasellino in forma di piccola

campana senza manichi


n.

e tutto nero (vedi

Heyde-

mann Vasensamml. ^u Neapel


tenerlo sospeso; alt.

taf.

Ili,

154).

al

di

sotto del labbro veg-

gonsi da un sol lato due forellini che servirono

a dar passaggio alla cordicella per

m. 0,09, diam. m. 0,15.


a piede alto

22. Vaschetta tutta nera

con quattro

sporti

intorno al labbro in

forma di cappietti;

alt.

m. 0,09, diam. m. 0,10.

23. Grazioso unguentario col corpo in forma di


cellatura a rilievo
del
colore

pomo
il

solcato da larghissima bac-

della

creta,

mentre
il

vasellino nero.

Da un
il

lato

sporge

il

lungo becco cilindrico, da un altro


e

manico anulare

e nel centro un ton-

dino con orlo rilevato

fornito
alt.

di

sei

fori,

destinati certamente

a colare

li(|uido

uelliutrodurlo nel vasellino;


24. Unguentario
in

m. 0,06.
bucata, del colore
dell'argilla,

forma di ciambella
e

ma

col

ventre cinto da tre cerchietti neri


alla bocca; alt.

con strisele anche di nero sul numico e intonio

m. 0,05.
alt.

25. Aryballos tutto nero con cerchietti rossi intorno al ventre;


26. Piccolo askos tutto nero;
alt.

m. 0,085.

m. 0,085.

KUVO

DI l'UOLlA

180

REOIONE

II

27. Candelabro di coloro rossijjno in forma di colonna dorica profondamente scannellata, con toro,

base

e plinto

quadrilateri, ornato
ricacciati

quest'ultimo intorno intorno di


li

uua

riiijjhiera

di

pilastrini

rettanj^'olari

da piccole lacime che

separano

ad eguale distanza. La colonna, ruvidamente lavorata a mano, sormontata da una


scodelletta che le tien luogo di capitello e che serviva a contenere la

lampada

altezza

m. 0,27, diam. della scodelletta m. u,12.


2S. Anfora rozzissima dai manichi a colonnette, senza figure,

ma

con ornati neri

su fondo rosso, mentre tutta

l'anfora

nera,

con un tralcio di edera bianca che

ne circonda

il

ventre;

alt.

m. 0.26.
con
il

20. Vaso in forma di calatbus

corpo interamente
della creta.

coperto da zone orizsei,


e,

zontali di colere rossigno sul fondo giallo-scuro

Le zone sono

co-

minciando dal piede,

si

succedono

in

quest'ordine, cio:
tra

meandro detto greca;


in

linee

obblique che s'intersecano lasciando


bastoncelli coricati;
foglie
di

loro dei piccoli vuoti

fonna

di

trapezi;

edera appaiate con stelo dritto e orizzontale in mezzo


disposte;
infine
triplice fila di
alt.

a loro; fogliette probabilmente di mirto similmente

dadi rossi e neri formanti scacchiera; sotto

il

piede cerchietti concentrici;

m. 0,20,

diam. m. 0,28.
30. Cratere,

comunemente

detto vaso a campana,

tutto nero tranne nella parte

superiore, ove a livello dei manichi cinto

da larga fascia rosso-giallognola su cui

un ornato nero conservatissimo,

che rappresenta

un grosso

tralcio sei-peggiante di

edera con foglie non bene imitate, le quali per ci prendono un aspetto a bastanza
strano;
alt.

m. 0.29.
composta da 19 pezzi
il

31. Piccola collana


tagliati
e

in

forma

di cubetti,

irregolannente

muniti del foro per farvi passare


di

filo

che dovea tenerli uniti, e inoltre

da un pi grande pendente
al giudizio di

ambra.

cubetti in discorso, sottoposti dall'inventore

persone competenti, da queste sono stati creduti, non di pasta vitrea,


del quale hanno
il

ma

di vero corallo,

colore,

lo non oso decidere su ci.


io

ma

se la

cosa fosse vera, sarebbe un fatto,


raro.

per

quanto

sappia, non ovvio, anzi a bastanza

La collana
32. Armilla

poi,

giudicandone dalla grandezza, non pot servire che all'ornamento

del collo d'una fanciulla.


di

bronzo
innanzi

spirale,

certamente
Nelle
spire

apjiartenuta alla stessa fanciulla

di cui fu

la collana

descritta.

deiranuilla

si

conservato un

buon pezzo dell'osso radiale del braccio della piccola morta.


33. Notevole finalmente sopra tutte le cose
in
fin

qui descritte una piccola fonila


11 dott.

creta,

fatta per cavarne la .sola tosta

di

una

stiituetta muliebre.

Italducoi

mi

assicur che la

medesima

fu

trovata
la

in

una delle tumbe

dello

strato inferiore
tratti

appartenente alla necropoli


stes.si

pi antica,

qual cosa invero confermata dai


Il

della testina di stile a bastanza severo.

trovamento poi

di

questa forma pu
si

provare due cose; primieramente

che tra
si

il

secolo

VI

qui

gi;

fabbricavano
le testo,

dello terrecotte e in secondo luogo che

adopravano a

tal

uopo, almeno per

delle forme ricavate senza dubbio da terrecotte di arto pi provetta importate dalla
llrecia por via

del commercio,
localo.
s'.)\

la

i(ual

cosa non

itiiut<i

senza

importanza por
fi.

la

storia dell'arto ceramica

.Iatta.

l{"ma

17 giugno

REGIONE

XI,

IX.

187

SAN GIUSTO, BENE VAGIENNA

GIUGNO
Regione XI

(TRANSPADANA).

I.

SAN GIUSTO CANAVESE E FOGLIZZO.

Sepolture di et ro-

mata rinvenute sul confine dei comuni.


Nei lavori eseguiti per livellare un prato, nella regione Meletto, a nord-ovest
dell' abitato di

Foglizzo e traversato dal confine tra questo


si

comune

e quello di

s.

Giusto
fittili,

Canavese, nella parte spettante all'ultimo comune,


di

scoperto

un gruppo

di

cui

rimangono un' umetta

di terra grossolana,

coperta da una coppa di terra rossa

pi

fina,

capovolta, e tre vasi con largo ventre, manico e collo stretto. Costituivano
di

la suppellettile

una tomba ad incinerazione, alla quale appartengono pure un picun medio bronzo
di Tiberio.
il

colo balsamario di vetro bianco ed

Ho

visitato

il

luogo
a poca
scorso

della scoperta, di propriet del sindaco di Foglizzo,

quale

mi inform che

distanza, nella parte del l'ondo compresa nel territorio del suo comune, nello

autunno eransi rinvenuti

altri fittili,

distrutti

dagli scavatori, ed

undici monete di
di Tito,

mezzano bronzo, da me vedute. Sei


e cinque sono affatto logore,

di esse

vanno dai tempi di Tiberio a quelli

ma

pare spettino al primo secolo dell'impero.

qualche
for-

decina di metri

si

trov pure nel 1893, e nel territorio di Foglizzo,

una tomba

mata

di grossi tegoli a risvolti,

con entro un'urna; pure questa tomba fu distrutta.


si

probabile che altre sepolture

celino nei punti dove

non

si latto lo sterro,
si

ovvero che questo non sia giunto alla profondit di m. 0,Go, che quella in cui

cominciarono a scoprire

le

dette tombe.

E.

Ferrer.

Regione IX (LIGURIA).
II.

BENE VAGIENNA
civico di

Nuoi^e iscrisioni romane.


romano
V, 7680,

Nel palazzo
7692, 7693,
che
si

Bene Vagienna, per cura dellex-sindaco cav. Giuseppe Asdel luogo,

sandria, furono raccolte alcune iscrizioni

edite {C.I.T..
di
altre,

8110, 424),

insieme
di

con riproduzioni di gesso


di

pure benesi,
7()'J0:
cfr.

trovano nel K. Museo

antichit

Torino
Torino,
II,

(ib.

7151,

7685,
Si

Aia

della

Societ

di

arch. per la prov. di

IV, p. 279).

aggiunsero
2!?

Classe'di scienze morali ecc.

Memorie Voi.

Serie 5', parte 2*

PIEVE DI CADORE

la

188

REGIONE

li.

alcune

epijjiafi

vouute alla luce dopo


inserite
et

pubblicazione di quel volume e del suo sup-

plemento, le quali furono


note
del

gi dallo stesso Assandria a pag. 13 e 104 delle


Stnliita

suo

libro:

Capi/ulti

Comunitatis liaeiinarum ab amio 1293


fatti

Koma, 1892. Gli apografi

di esso

da

me ultimamente

sono

seguenti:

lin.

1) Lastra di marmo bigio rotta, a. m. 0,47, 1. m. 0,10; a. delle lettere ! m. 0,055, 2" e 3 m. 0,04. Gi lulla cantina della casa Ansaldi, donde fu
i

levata nel 1801:

M
GR
1'

(a

F
\

2) Sasso,

a.

m. 1,20,
rozze a.

1.

m. 0,40, scoperto nel 1883 nella regione Pra. L'iscri0,05."),

zione, con lettere

ni.

dentro un quadrilatero con timpano, tracciato

con un solco nella pietra:

DQ

IT A
1

pftertiaT
3) Sasso,
a.

m. 0,00,

1.

m. 0,30 con lettere rozze deUallczza media

di

m. 0,oO

scoperto nel

1892 nella azione San Bernardo.

IA

TT SEX F-SECVND
1 1

A
4) Altro esemplare di mattone
C.
I.

L. V, n. 8110, 424.
n.

LAssandria
montesi
tico (op.

di avviso

che Tiscrizione

7151, dal Momnisen


il

postii fra le pietitoli)

di origine incerta,
cit.

appartenga a Bene, e che

n. 7(594

non sia un

an-

p.

12).
Vj.

Ferrer.

Regioni-:
III.

II

rV/'JX /:'/' fAj.


slatuetUi di hroiuo e di

PIKVI'] DI

CADORE

Bi um
Genio
di

un piai-

tinello di

rame con

iscrisione Ialina roliva.


Militare
e
si

Nei lavori che per ordine del


trionali
dt'l

eseguirono alle

falde

setten-

Monte Ricco a sud-est


allantico
si

Pieve,
s.

precisamente

ciuque o sei metri a

destra dalla via che mette al Roccolo di

Alipio, ed a sinistra della vecchia strada

che conduceva
presso
i

castello,

si

rimisero

luce

ruderi

di

antiche

fabbriche,

quali

raccolsero varie

monete romane.

REGIONE

V.

ISn

PAOSULA

Vi

si

trov pure una bella statuetta di bronzo, alta m. 0,10, conservatissima, rap-

presentante Diana cacciatrice, nell'atto di tirare l'arco. Nella

mano

sinistra

il

buco

per cui passava l'arco, e nella destra, a cui mancano le dita, rimane parte della corda.

Vi
tello,

si

raccolse inoltre un piattinetto di rame, del diam. di

in. 0,1.'), tirato

a mar-

sul cui orlo

inchiodata

una
a

laminetta

di

rame,
ottenute

forse

residuo di un'ansa.

Sotto l'orlo, con lettere formate


di martello,

linee di punti,

con punzone ed a colpi

corre la leggenda:

MARTI
La prima
semplice linea.
parola,

.-.

CORNELIA

.-.

.-.

.-.

OSSA
a
cui

.-.

.-.

.-.

quella

cio della divinit


le

ora

fatto

il

dono votivo,

formata con due linee di puntini, mentre

lettere

delle altre parole sono ad

una

Questi due oggetti sono ora esposti nel Museo comunale di Pieve di Cadore,

al

quale furono destinati, merc le cure del


le

sig. ispettore

don Luigi Bernardi, che mand


riferita.

notizie sopra

il

rinvenimento e l'apografo dell'iscrizione sopra

Questo apografo fu da

me

confrontato

sull'originale,

che unitamente alla sta-

tuetta fu trasmesso per studio al Ministero.


F.

Harnabei.

Regione V
lY.

(PWENUM).
Pausulae scoperti

PAUSULA

Avanzi

di edifici della picena

nella localit denominata Antico.

sud-ovest di Pausula,

che non prima del 18.52 riacquist


in quello di

questo suo antico


e

nome, cambiatole nel medio evo

Montolmo, a circa due chilometri


Ivi,

mezzo da
nente alla

essa,
sig.

evvi una contrada denominata Antico.

in

un latifondo appartesi

marcliesa Teresa Montani Leoni Ugolini, ogniqualvolta

dovuto ese-

guire uno scavo, sia per piantagione d'alberi, sia per altro lavoro campestre, a qualche

metro appena
rizi,

di profondit

dalla superficie del suolo,

si

sono rinvenuti rottami late-

presentanti alle volte tracce di incendio,

qualche tomba coperta con tegoloni alla


ossa
calcinate,

cappuccina, ed una volta anche un'olla


dell'aria si
disfece,

contenente

che

al

contatto

come mi

narr

il

colono Benedetto Ke.

Anni
camera
le

sono, quasi nel centro del terreno

medesimo,

si

rinvennero

ruderi di una

cui pareti presentavano tracce dell'antico dipinto. Il

pavimento era a mo-

saico bianco

cou

ornati

in

nero, che tuttora


si

conservasi.
di oppi,

poca distanza da detta


al

camera, nello scorso inverno

fatto

un vivaio

che ha dato occasione


si

ritrovamento di altro gran numero di mattoni


rinvenuti soltanto piccoli avanzi del fregio
edificio,

rotti,

anepigrafi; e di notevole
di

sono

della trabeazione
e

qualche importante
Essi sono due

tutti

in terracotta locale,

di color giallastro

di rozzo stile.

antefisse con dilferento rappresentanza,

un

altra maschile; testa di

avendo una nel mezzo una testina muliebre, od bue frammentata, alta m. 0,20, avanzo forse di una meni. (i.lii.

tope; bassorilievo di cui resta una sola figurina rappresentante Cupido, alto
in

atto di

inseguire altra persona contro cui tira rniro.

CAMPI.

Ha un
si

It'O

m. U,20, che

REGIONE

V.

Presso la casa colonica poi conservasi un grosso rocchio in puddinga, di m. 0,70

XO,r>0 di diametro.

foro quadrato nel mezzo, largo

lo

buca da

un capo air altro, e che

rinvenne puro iu quel terreno.

da

aui,'urar!ii
ili

che nuove o pi fruttuose scoperti) diauo maggiore luce sullanquella localit.

tica destiia/ioMi-

N. Per.'^icietti.

V. ('A.Ml'IJ

Di un ripostujlio di telradrammi di argento, scoperto

preuo
Il
\ 1

il
1

villayyiu di Battaijlia nel


ina!x;4i"

comune

di Campii.

scorso l'ispettore degli .scavi e dei


in

monumenti

in

Teramo, cav. F. Sa-

ini,

rifer

che poco prima,


si
trovi'

un terreno vicino
formato

al villaggio di Battaglia, noi

comune

di Campii,

un
i

ripostiglio

da una quarantina di monete d'argento.

L'ispettore trasmise

disegui dei principali tipi di queste monete avuti per cortesia

dell'egregio cav. Norberto Rozzi, colto gentiluomo di


l'ispettore cav.

Campii

stesso.

questi disegni
si

Saviui

fece seguire

gli originali

dei

cinque totradrammi che qui

descrivono.
Il

primo

di

Lisimaco
;

re di Tracia (32:3-281 av. Cr.).

A
e

dr. testa di

Alessandro

col

corno di

Ammone
;

nel rov. nel

mezzo Pallade

nicefora,

la

leggenda

BAIIAEns
(cfr.

AYIIMAXOY
llisl.

innanzi

nell'esergo tridente tra due delliui.

Nel trono

BY

Head,

Nim.
11

p.

242).

secondo

di Eucratide, re della

Battriana

dell'India (200-1.'iU av. Cr.).

A.
i

dr.

busto del re volto a destra coperto di elmo, ornato con un corno di Ime: rov.

dioscuri a cavallo e la leggenda

BASIAEHI MEFAAoY;
p.

nell'esergo

EYKPATlAoY;

innanzi ai cavalli
Il

(Head

o.

e.

704).

terzo di

Demetrio

1 Sotere, re della Siria

(162-150

av. Or.).

A
e
e.

dr.

busto dia-

demato del
la

re volto a destra;

rov.

la

Fortuna nel trono con scettro


a sin.
,^

cornucupia. e
p.
il

leggenda
Il

BAIIAEnz AH.MHTPIoY IflTHPoI;

(Head

o.

t42).

quarto della citt di Tiro nella Fenicia, riferibile agli anni tra
dell'era nostra.

12() av. Cr.

od

il

'u

dr.

tosta di Krcole laureato, volta a dr.

rov.

aquila e la
dr.

leggenda

TYPOY lEFAI KAI AIYAOY.


o.
e.

Nel campo a

sin.

LN

clava; a

ramuscello di palma (Head


Il

p.

tT.S).

quinto un cistoforo della

citt
il

di

Apamea
il

di

Frigia.

dr.

cista

mistica

col coperchio
rov. serpenti

mezzo aperto, da cui esce

serpente,

tutto chiuso da corona di edera;

intrecciati, con le teste erette, e la


o.
e.

leggenda

ATTAAOY TIMoY:

a dr.

AflA (Head,
durarono
Il

p.

^^hl).

Le monete

di

quest ultimo tipo, cominciate a coniare nel II secolo av. Cristo,

tino alla

dominazione romana.
ripostiglio

maggior numero delle monete del

era formato appunto da questi

cistofori.

Essendo la moneta

piii

recente riferibile al periodo tra

il

126

av. Cristo

ed

il

ROMA

e
[iriiiia

191

il

ROMA

57

deil'ra volgare,

uou contrastando a questa data

cistoforo,

il

tesoretto deve

essere stato do;)ositato non

JeHultimo

secolo avanti Cristo.


P.

Barnabei.

VI.

ROMA.

Nuove scoperte

nella citt e nel suburbio.

Regione
incontro
il

ITI. Intrapresi gli sterri pel prolungamento della via dei Serpenti,
del Colosseo,

lato settentrionale

sono incominciati ad apparire ruderi di

antiche fabbriche, e sovrapposti nuclei di fondazione, appartenenti ad epoche diverse.

Alcuni muri sono

in

laterizio, altri in opera reticolata di tufo.

Uno

di questi ultimi

conserva gran parte dell'intonaco dipinto, che sar intieramente messo allo scoperto

approfondendo l'escavazione.
Presso Tabside della chiesa di
d'accesso dalla via Giovanni
s.

Martino

ai

Monti, costruendosi la nuova scala


stato

Lanza

alla porta

minore della chiesa medesima,


alto

recuperato un frammento di antico bassorilievo in marmo,

m. 0,40

X 0,35.
La

Vi

ri-

mane
la

la parte inferiore di

una

figura virile, vestita di toga e lungo pallio, che poggia

mano

destra sopra un oggetto quasi sferico posto su di un pilastrino.

scultm'a

di arte assai scadente e

mal conservata.
il

Costruendosi una fogna in via dell Olmata, alla profondit di m. 3 sotto


stradale, sono stati scoperti
tre

piano

massi squadrati

di tufo,

sovrapposti l'uno all'altro,

spettanti ad

un muragliene

diretto da nord a sud. Ciascuno dei massi lungo

m. 0,05,

profondo m. 0,50, alto m. 0,25. Si sono pure rinvenuti due pezzi di capitelli ionici,
in

marmo; un'anfora

fittile

alta
/.

m. 1,10; ed un tegolone

col bollo del figulo Mirtilo,

servo di Domizia Lucilla (C.

L.

XV, 1037).

Regione

IV. In fondo
di

alla via Genova, sotto l'orto di Panisperna, sono stati


laterizie;

scoperti altri avanzi

mura

sotto

quali

si

trovato

un cunicolo sca-

vato nel tufo, alto m.

1,30 e largo m. 1,10.


la

In un cavo per rinforzare


n.

fondazione
si

del

casamento Sereni,

in

via

Cavour

348, alla profondit di m. 7,00

incontrato

un avanzo

di rauraglioue in paral-

lelepipedi di tufo.
di

Ne

restano due ordini, alti insieme m. 0,95, della Imighezza totale

m. 1,20.

Regione XIII.
il

Scavandosi per una piccola fogna lungo la via che fiancheggia

lato occidentale

del

monte Testacelo,
delle

fra

un grande cumulo
anse,

di rottami d'anfore,

furono raccolte
di

venticinque

consuete

che portano

impressi

questi bolli

fabbrica:
1.

L F GRES
L F

CVF

P
.

2.

L F
F

C CVF

3.

C CVF C

4.

C CVF PAC

ROMA

P
FI

192

(i.

ROMA

MOCV G DO

Ae He
I

''" ^""'"l'I"''

7.

.^Y.bA^E

8.

OF GRAR LVC

9.

POR ODV

]().

LIVNJM
E L
1

SS"

11.

ME

1 _>.

LlSSItCI

].\.

Q.IAS

14.

N N
P

liv .-s.-mi.ljr

1."..

INI

Ili.

17.

CRA

18.

IEMIH/1>

10,

RICAMO
21.

20.

C^C-D

rfeCILA
provcuienti dallalveo del Tevere, trasportate
di
s.

Alveo del Tevere.


allo scarico delle barche

Fra

le
il

tei io

presso
testa

ponte

Paolo, sono sUiti raccolti

.seguenti
testine,

oggetti:

Mo'mo.
e

Una

femminili',

assai

consunta;

cinque

piccole

egualmente corrose

danneggiate dall acqua;

due frammenti

di titoletti

sepolcrali:

A
/
tino di
</

K\\\-U
I

un frammento di bassorilievo, con parte


forma
ellittica,

di figura virile

ignuda; due pesi


tre.

in traver-

uno

di

libbre cinque, l'altro di libbre

ironzo.

Metii

anteriore del braccio


varie

di

statuetta,

lunga m.

ii,iil':

cinque

spilli;

un ago da rete;

monete

ossidate.

Piombo. Un anforetta.

a dm' inanichi,

alta m. O.OO'i.

Terracotta.

Due

testine muliebri;
.stili.

uu piede votivo;

due

lucerne

conniui:

un

bui-

samario.

Osso. Tre

Via Portuense.
delle anse
:

Negli

sterri

per

il

collettore

dello

acque urbane fuori

di

porta Portese sono state trovate due anfore in terracotta,


alcuni balsamar
e

una delle quali mancante


or-

vasetti

fittili

comuni

una lucerna rotonda senza

REGIONE

I.

di lucerna,
;

193

POMPEI

nati;

un manico

formato dal busto di Diana sopra nna mezzaluna; due

piccoli balsamar di vetro

uno

spillo in osso

tre

frammenti

di capitelli in peperino.

Via Tiburtina. Per la costruzione di nuovo Campo Verano, sono stati ritrovati seguenti oggetti
i

celle sepolcrali
:

sul

Pincetlo al

Bronzo. Piccolo anello con

castone rilevato nello stesso metallo; ago da rete, lungo m. 0,07, con doppia cruna e

terminato superiormente a cerchietto

lungo m. 0,20, diam. 0,012.


manico.

frammento del

fusto cilindrico di

un candetabro,

O&&0. Cucchiaio,

mancante quasi intieramente del

Marmo. Lapide

cimiteriale cristiana, che conserva parte dell'epitaffio:

TASELVS IN PACE

mi
Terracotta.

q-/

~A~

Arca sepolcrale, lunga m. 2,25

0,56

lucerna rotonda con ghirlanda

a rilievo, e col bollo

PALLAD;

altra simile di terra rossa, senza ornati; altra oblunga

con largo becco

col bollo:

L FABRIC MAS.
6. Gatti.

Regione
VII.

(LAIUM ET CAMPANIA).
lavori nelle

POMPEI

Giornale degli scavi redatto dagli assistenti.


i

1-3 maggio. Fiu:ono ripresi


e

medesime

localit indicate

il

30

aprile

non avvennero scoperte.


4-6 detto. Sono stati cominciati alcuni lavori di restauro a Porta Stabiana.
7
detto.

Gli operai della nettezza rinvennero


di

Bronzo.

col tipo

del tempio

Giano,

nel rovescio.

fu

Terracotta.

Un Una

sesterzio di

Nerone

testina

muliebre,

alta

m. 0,058.
8-9 detto.

Nou avvennero

rinvenimenti.
della

10 detto. Da uu operaio

nettezza

rinvenuto:

Bronzo. Un asse

di

Augusto, coniato dal triumviro monetale Sex. Nonius Quinctilian{us).

11-14

detto.

Non avvennero

scoperte.
si

15 detto. Dagli operai della nettezza


noscibile.

rinvenne una moneta di bronzo

irrico-

16 detto. Non 17
detto.

si

ebbero rinvenimenti.
operaio addetto alla nettezza
fu

Da un

rinvenuto:

Bronzo.

Una

pinzetta, lunga

m. 0,101.
Nello scavo al lato sud della Regione VIII,

18-21 detto. Non avvennero scoperte.

22

detto.

si

trov:

Bronzo.

Un

gancio della lunghezza di m. 0,09.


2:^-24

Non avvennero
nella

scoperte.

25

dotto. Proseguirono gli scavi nel lato

sud della Eegione Vili. Si fecero


isola

ri-

parazioni dello pareti

casa

n.

1,

Reg. V,

2"

nella

casa

n.

10 delia

TORNIMI'ARTE


ni.

1JI4

Una coppa
ili

REGIONE

IV.

Reg. IX, isola 2*. Si rinvenne:


in

lronio.

bilancia, con relativi anelli,

numero

di quattro;

diametro

0,099.

26-31 detto. Non avvennero scoperte.

Regidnk IV

(SAMXin.M KT SABINA).
SABINI

Vili.

TORXniPARTE
notizia,

Frammenti

di epigrafi latine, riconosciuti

nel territorio del comune.

Avendo avuto
e

die nel territorio di Torninipaite trovavansi sparsi qua


epigrafici latini,

col parecchi
finora trovato
1.

frammenti
i

mi credei

in

dovere di rintracciarli, ed
C. I. L.

ho

seguenti,

non editi nel

IX volume
di

del

Nel villaggio Casa Mascetti,


esiste

murato in una parete della cantina di


calcare,

Tom-

maso Legini.
teri,

un frammento

di

m. 0.20X0.21.

in

cui. a bei carat-

leggesi:

;'/S-

L-

F^
s.

2.

Sulla facciata occidentale della chiesuola consacrata a

Pietro,

presso
in.

an-

golo a sinistra, nel villaggio Piedi la Villa, un frammento in calcare, di


0,31, ore rimane:

0.22

;<.

Nella contrada Cnpelli, del villaggio

!<.

Nicola, sulla facciata meridionale del


.sin.

casale del sig. (iovanni Cipolloni, presso l'angolo a


suolo,

il

ed ali altezza di

ni.

lai

frammento:

I.

Allo spigolo del cantone a Piedi


la

.sin.

della facciata della chiesuola di

s.

Tommaso,
i

fuori

Villa

Costa,

infisso

un cippo frammentato,

di

m. 0,60X0,44,

quale offre:
P

M CC ON ERONI
I
I

stveTivs
ST H
E P A

REOIONK

IV.

che
del n.
la

195

al
n.
4.":.")0

PIZZOLI,

RAUNO
L.

Ho
del n.

trovato inoltre,

l'iscrizione edita

del voi.

IX,

('.

I.

non

esiste pi.

Quella

4351

oggi

posseduta

da
la

Paolo Micarelli;

di quella

4857 avanza

met

soltanto,
s.

essendo

stata

lapide adoperata per soglia

di porta,

nella frazione Colle

Vito.

N. Persicuetti.

IX.

PIZZOLI

.{Uri frammenti lapidari


s.

rinvenuti nelle frazioni

comunali di

Vallicella e

Lorenzo.
in

Nella facciata meridionale della casa di Serafino del /io,


precisamente circa m. 0,30
al

Villa Vallicelhi, e
il

disopra delia porta di ingresso, ho riconosciuto

se-

guente resto

di

epigrafe sepolcrale, scolpito in calcare e di bei caratteri:

C-

APP
L ERCi

C
N
i'iico

tempo

la

certo

Domenico

di Luca,

scomponendu ulcnue macerie


di
s.

in

un suo
il

terreno,

in contrada (Jona di
in

Candelette,
calcare
:

nel villaggio

Lorenzo, rinvenne

se-

guente resto di epigrafe,

lA

F E C

Nel pavimento, presso

il

focolare della casa di

Maria

di

Cola, ho

riconosciuto

questo altro frammento di iscrizione, a grandi lettere,

incise su lastra

marmorea,

che mi
tica

si

disse esser stato trovato, circa dieci anni sono, presso l'antiteatro dell'an-

Amiterno:
f0"

PAELIGNI
X.

RAIANo
territorio

di

Di una lapide

iscritta

scoperta

nel territorio

del

comune.
Nel
e

Baiano, nella contrada

s.

Petronilla,
si

verso la met del

monte

presso la fontana, nei poderi dei sigg. Lepore,

rinvenuto un plinto di calcare,

di

m.

0,.">7

0,49

X 0,23.

Sulla fronte incisa l'epigrafe:

L
Dietro mio consiglio,
i

TATIVS

la

pietra stata portata a Kaiano, ove conservasi presso

proprietari del fondo.

A.

De

Nino.

Classb'di scienze morali ecc.

Memorie Voi.

II,

Serie 5', parte 2*

24

BRINDISI

REOIONK

l'JtJ

KEUIUNK

11.

II

Ll/'f^LlAJ.
della necropoli

XI.

i;

l!

N DISI

Xuove

epi</ra/i latine

roimna

(ti

Brindisi.
Nel fondo De Marco-Monaco,
tiiie

di contro la localit denoniinata


in

Osanna
di

(cf.

No-

lf'92 p. 22,
lo

M\)

sono tornati

luce parecchi
del

altri
i

frammenti

iscrizioni

per

pi

^epolcrali,

incisi nella solita pietra


s.

luo-^o.

quali verranno depositati

nel Jliiseo municipale di

Giovanni

al

Sepolcro.
i

Di esse

il

solerte ispettore

Nervegna mand
pure con

calchi cartacei,

dai

quali

si

de-

sumono

le

lezioni selcienti,

confrontate

gli

apografi die lo stesso ispettore

trasse direttamente dagli originali.


1

(33

25

24). Sia per lo spessore

della lapide, sia per la grandezza delle


di questi titoli sepolcrali.

lettere,

l'iscrizione esce dall'ordine

comune

^/. R W A

^^V B A R
I

(:;;J

X 22 A

14).

:;

(2

X 2 X

lo).

jCOSVL^, kx H
tenesti

-J
all'

PREP
istessa iscrizione.

due frammenti potrebbero appartenere

11

12

-1).

.-,

(Il

lil

1).

vii

SLIf

ys-c-L\^ \ M A ,G Vslvr

fi

(2')

X 30 X

11).

7 (47

X
L

];i

7).

aCVT VS wa CISTER

ARRVNi IVS

llii

due

pe/.zi).

9 (25

20

G).

/'rvn/

//VS

REGIONE

II.

C L O D- 7^

107

IO''"*

BRINDISI

10

(0,30X0,25X0,06).

(0,48
b)

0,26

(J,0(J).

fi)

ISALV
W- VI-

ARFc
/

LLA

li

(11

21

7).

12

(lil
'/.

X2U X
m.

11).

LCO
L-LQ

,S

.^r-CTHES
VlII-M-IIIli

'-^VlVLC'

l:{

(19

32

9).

14 lu due pezzi:

FA/
ri

APR

LL-i-UKTVTsx-

VAL-HS

15 In due pezzi:

Questo

u.

15

stato

corretto: era

si

riconosce

LYSy~

IVLIAPLVBNA ~"

chiaramente che prima

stato scritto:

IVLIAORBNA.

Ili

(UX 9X
:

4).

17 (11

X20X9).

v-ii

c:

18 (18

X 25 X
In

5).

19 (31

19

7).

BIENVS EROS
H-S

V-A-X>l

20 (ir,

16 x;,).
.'L- N]|

21 (25,X 21

8).

C O C T A V iV
IVSTVS-V-A-Ih'
-i^^svr///////-

BRINDISI

X25 X
11).

1118

REGIONE U.

22 (36

23 (23

30 X

1(1).

-"ivSOPTATvS
/
V\'^A-

PRIMVS
24 (10

X20X

7).

oc r AVI >.,

REGIONE

II.

lOf

BRINDISI

35 (9

12

i).

36 (15

X 20 X

9).

^TiAy
ly

37 (10

12

6).

38 (15

X6i).

fCEIlii

39 (27

X 30 X

7).

Kl

(!t

17

2).

iOA V A LX
.

AN/ k M
!l
j

41

(19X18X

7).

12 (11

21

X5 1)-

DVLH//

EIV

ND

43 (19

27

6).

44 (10

X 10X9).

ieyr)

MP|

45 (15 X 15

i).

-Id

(12

13

9).

wIAO?
(^A.L3^

47

(14X21

X3.V).

48

(7

X Si X

4i).

Ia"^
aNCIL\|

[M-X1| <JERE'

BRINDISI

(10X8X4;)/

20(1

SO (12

RBGIONB

11.

18

9).

49

LIX
I

sJS

-7

,1

(Il

X21

X6).

:,i

(0

HI

ti).

ONIS
ter'

r,:t

(19

BX

.-,4

19).

(Uix

:>).

VH/
:..-,

(11

.>t5

i).

(11

X20X6).

foP

RIA

57

(12X11 X9).

58

(25X37X

11).

9 (20X

12X

10).

\'

SETRI^\ 5ISTE
j

URINI)
V e r
J

-K
X20 X5i).
>f'SOLJ
SI^l-

t.o

(11

X22X8).

;i

(14

(i2

(10

21

e,:',

(1.-.

X 20X7).

()).

VS
XI P

THAPSOS

(9x71
X4).

201

(35

w;/.M

(34

(12

15

7).

(30

(8

15

.\).

(37

(14

7).

SBLINUNTE

SKLINUNTK
1S87
al I89'J.
defjli

202

sommaria
intorno

SICILIA

XIII.
guiti dal

Uelazione

agli scavi ese-

L'ultima relazione

scavi

fatti

a Seliuuute quella
p.

che compilata dal mio

collega prof. Patricolo e

da me {Notiiie 1888

593) d cooto dei lavori eseguiti

sino alla primavera del 1887; a quel

rapporto fa seguito una

mia Relaiione sugli


1884

oggelii rinvenuti nei lavori esegniti u Selinuiile nell'inverno 1884-85, che con-

tinuazione
(ser.

di

una
I,

precedente,

relativa

al

1883, inserita nelle Notiiie del

4, Tol.

pag. 39-50).

Da
stante

quel

tempo
fatti

non

venuto

pi

fuori

alcuna

pubblicazione
vi

ufficiale
si

degli

ulteriori scavi
la

a Selinunte, sebbene lavori di

molta importanza
il

compissero,
le

giusta

predilezione

che

il

Ministero

li.

Commissario per
di

anti-

chit di Sicilia, Principe di Scalea,


zionale,
l'arte
e

hanno avuta per un posto

una importanza ecce-

tanto riguardo allo studio dell'architettura greca, che a quello generale deldella storia antica. Sarebbe qui fuor di proposito l'esporre le molteplici casi

gioni per le quali non

son potute compilare


soltanto

le

relazioni generali,

vivamente desi

siderate dal Ministero:

dir

che
il

pel

lato

topografico
dei

ed architettonico
sicch

aveva

il

giusto desiderio di attendere

completamento
e,

lavori,

venisse

fuori pi chiaro lo
finito

studio di alcuni quesiti topografici


e

spesso, l'ufficio non ben de-

di

alcime fabbriche;

pel

lato

poi dello studio degli oggetti rinvenuti, pareva


il

e pare, a chi scrive miglior consiglio


loro,

disporre tutti gli oggetti secondo

la

forma

anzich dividerli
in

secondo

l'anno

del

rinvenimento, nel qual caso s'incorre in


spesso
le

ripetizioni o

descrizioni

monche

o inesatte per necessit, dovendosi

atten-

dere che esemplari pi completi o pi conservati facciano capire esattamente


di

forme

una terracotta o

le

lettere

di

un bollo

figulino. Si

aggiunga che

lo studio di tante

luigliaia di pezzi

non era possibile senza che tutta la suppellettile fosse prima ordiil

nata in locale adatto:


sicch
i

quale,

pur troppo, non possedevasi nel Museo palermitano;

miei sforzi

si

diressero anzitutto a procurare

un'ampia

sala coi mobili necessari;

dei quali potendo oramai disporre, sono in grado, con la presente relazione, di dare

un succinto ragguaglio complessivo del risultato degli scavi selinuntini dal


qua, notando solo
i

1885

in

pezzi pi notevoli,
la

poich

in

altro luogo spero di

poter esporre,

completamente

per categorie, tutta

suppellettile

rinvenuta.
tutti

A
i

ben comprendere l'origine dei trovamenti, premetter un breve cenno di

lavori di scavo dal

188t al presente giorno, estendendomi, per la parte topografica,


la cui
lavori,

alla

campagna 1891-02,
i

direzione fu a

me

affidata. In

quanto agli anni 1885-87

sar bene ripetere che

nel loro complesso,

non ebbero per iscopo scavi dela

terminati, perch dopo che fu conferita al prof. Patricolo

direzione
di

tecnica e

me

quella

archeologica
che.

dei

monumenti
si

siciliani,

credemmo
le

dover proporre al

K. Commissario

anzitutto,
si

sgombrassero
lo
si

boscaglie

che

nascondevano
si

danneggiavano

monumenti,

verificasse

stato di tutte quelle antichit e

di-

sponesse un sistema di lavori, pel quale


esplorazione di tutta l'acropoli
nella contrada Gaggera.

rendesse possibile una larga e metodica


e

selinuntina

dei

Propilei ad occidente

del

fiume,

SICILIA

188(i.

20y

SELINU.NTE

Mar/", aprile e maggio.


//)

Scavi:

(i)

iJancli-iiia dt^l

porto (iVo//:/i\ 1886, p. lU4).

Fortitica/ioni a nord

dell'Acropoli
all'Acropoli,

esterno

della
di

torre

H
e

da questa

al

muro

che

unisce
in altri

la

torre

M
e

e)

Sgombro

macerie

pulizia ai Propilei (Q) e

monumenti

nelle strade.

Non tengo
proseguito

conto di ripuliinenti di poca importanza. Le fabbriche sono indicate

con la nomenclatura stabilita nelle No//j/e del 1888, quando con


il

nuove

lettere fu

sistema del Serradifalco, ad evitare equivoci non infrequenti.


i

Questi scavi non diedero origine a rinvenimenti di importanza; furono trovati


soliti

frammenti di chiodi e di altri oggetti di

bronzo,

|)uiite

di

freccio

e pezzi

di

vasi e di terrecotte con ornati a rilievo.

1887. Maggio

giugno (XII)

(')

a) Scavo della necropoli di Galera Bagliazzo (propriet Castelli).


ai

//)

liipulimento

Propilei alla Gaggera (Q), e) Scavo della strada principale dell'Acropoli, da nord
d)

a sud.

Sgombro

del peribolo e del peristilio del tempio

A.
in

Della suppellettile rinvenuta nella necropoli Galera Bagliazzo


e

questo
si

anno

nel

seguente

si

fatto

un notamento a parte;
distinti
si

gli

oggetti pertanto

sono collo-,

cati in vetrine separate,

tomba per tomba.


insignificanti.
e di

Nel ripulimento b non


scavo
e,

rinvennero che piccole terrecotte


i

Nello

oltre le solite

monete bizantine ed

frammenti

di

bronzo

terracotta,

venne fuori un grosso pezzo di grondaia con testa

di leone.

1888. Gennaio ed aprile (IX

XIII).

a)

Bipulimento della strada da E. ad 0.


:

Scavi

b)

Muraglia

porta settentrionale, a destra e a sinistra

strada da nord a
orien-

sud. e) Lato occidentale e angolo sud-ovest del


tali

Tempio

0,

d)

Fortificazioni

fuori dell'Acropoli (ad oriente della porta originaria della


il

muraglia settentrionale)

fortificazioni presso
e)

cos detto teatro. Corridoio da


lati

nord a sud. Rinvenimento di

due porte,

Suolo della gradinata e


la

esterni della

camera attigua
rilevamento
al

ai

Propilei.

/). Saggi lungo

muraglia orientale

dell' xVcropoli,

pel

della

pianta.

g) Scavo della necropoli Galera-Bagliazzo, dal

20 marzo

21 aprile.

Sebbene

rinvenimenti

pii

notevoli di qusto anno fossero fatti ai Propilei della

necropoli, tuttavia noter alcuni pezzi venuti fuori dai molteplici scavi di altri posti.

Presso la torre M,

in

una porta rivolta alla

parte

di

mezzogiorno,

si

trovarono gli

avanzi del legno bruciato e della ferratura dell'imposta (IX, 420, 421).
certo

Abbiamo un
la

numero

di

piastre di ferro con chiodi, larghe

circa

cent. 8

(ne

ignoriamo

(')
1

(J(iii

questi

iiuiiicri

r.iiiiaiii

Mum

ilistiiid'

ik/I

Musco

di

l'iliriiiii

le

varii'

|i;irtito

ili

n;,'i.'ctti

l'iveiiii'iiti

(la

SelinnnU'.

Ci.AssK DI SCIENZE MORALI ccc.

JIkmokik

Voi. II, Scrii'

",

parte 2*

25

SKiaNCNTH

ma
tino a hi
Itj

2U4

SICILIA

lunghezza

uu frainineuto misura cent. U).


cent.,
in

chiodi pi grandi,

quali sebbene

uun compioti misurano


dai C agli 8 cent.
;

hanno una borchia circolare

di

un diametro
si

uno ha

tostai

forma di losanga, come quelli che

rinven-

gono talvolta nelle tombe.

Un
orli

bel

frammento

di terracotta (IX.

40-J) credo che meriti

una speciale consi-

derazione per la singolariti della sua fattura, simile, per alcuni rispetti, a quella degli
dei
va.si

con ornati a rilievo.

Kra

forse
in

una base, lunga 42


conto di iurco/'ayi,

cent.,

ma

mentre

nelle basi
late,

pi piccole, altra volta tenute


il

le figure

sono uiodel-

qui invece

rilievo tenuto

tanto piatto da parere un


si

disegno a contorno. La
di
;

rappresentazione, ripetuta due volte,

compone

di un

gruppo

un guerriero, cui
sotto
si

fanno seguito due cavalieri, aventi ognuno una coppia di cavalli

una fascia

con ornato a meandro, e tanto questa, quanto


minori, senza, tuttavia, una esatta
ricorrenza

la

fascia figurata,
linee.

ripeteva nei lati

di

La

fattura arcaica molto


la

accurata, e l'ondeggiamento delle linee, che dovrebbero essere orizzontali e


tizione dell'incisione

ripealtra

mi pare che
cio
di

sieno la prova pi evidente di quanto


rotolare
voi.
1,

ebbi
sulla
41).

volta ad asserire,

che

questi stampi fossero fatti facendo

creta

una matrice a forma

cilindro (Vedi Nolisie

18B4,

ser.

4",

p.

Fio.

1.

Sul suolo antico della via da nord a sud,


iiiarnid

il

24 marzo,
al

si

rinvenne una testa di


(dal vertice alla cstree ci fa

(IX. 411) qui rappresuntata nella

lig.

1.

K grande

vem

mitii del colio

misura

2i) cent.),

gravemente danneggiala nella parte anteriore,

rim-

piangere la perdita di una importante scultura del

secolo, eseguita in

marmo

greco

bianchissimo a

gro.ssi cristalli, lo stesso

adoperato nelle altre sculture selinuntine. Pare


11

che
rotti

i>er
1

lungo tempo rimanesse esposta alle ingiurie degli uomini.


la

nas"
e

li.'-trutlip.

orecchio,

jiartc

sinistra della barba e

capelli sulla

fronte,

sciupati!

la

sirii.iA

205

il

SKLINUNTE

superficie, in generale. Il lato destro, invece, conserva perfettamente

lavorio dei capelli,

due lunghe trecce, cingono due volte la nuca con una disposizione frequente nell'arte arcaica, secondo pu vedersi negli esemp citati dal Benndorf (Die

che, annodati in

Melopeu von Seliaunl, pag. 55,


capelli richiamano, a

n. 2).

Il tipo

della testa e la disposizione generale dei


di

prima

vista,

la testa

Giove nella nota melopa selinuntina


II. tav.

(Benndorf,

o.

cit.

tav.

Vili, Serriidifalco Aatichil di Sicilia, voi.

XXXIII).

La bocca qui
lascia vedere
i

chiusa, mentre nella

metopa, ad
i

esprimere

il

senso

di meraviglia,

denti;
e

ma

anche qui

baffi

scendono ripiegati ad

angolo.

Le forme

sono pi larghe
nel tufo,
si

tondeggianti di quel che non sieno nella metopa, dove scolpendosi

dava alla fattura una certa angolosit.

Non

tengo conto di altri piccoli oggetti rinvenuti;

ma

parrai meritevole di spe-

ciale ricordo

un frammento di ambra siciliana (IX,

;^24).

trovato nello

ncavo

della

strada da nord a sud.

FiG.

2.

Lo scavo come
in

ai

Propilei della

Gaggera,
si

Propilei

(tig. 2),

dimostra

ancor pi

quel posto per ragione di culto


e

accumulasse una quantit

di statuette votive

e di lucerne,

come uno

strato ricchissimo di avanzi provenisse da

un trasporto allu-

vionale derivante dalla necropoli sovrastante.


di
stile

Un

pezzo di
(fig.

marmo

(IX, 186) ha le lettere

pi antico

fin

qui rinvenute a Selinunte

3).

Questo frammento di base

circolare

ellittica col

povero avanzo della parola (rA')EKE, prova come nel pro-

sieguo

degli

scavi

sia

da sperare

il

rinvenimento

di

amthemata

arcaici ed impor-

tanti per dimensioni e per materia.

Singolare stato il numero delle lucerne e delle figurine, per la pi parte rotte, rinvenute nel suolo antico tanto della gradinata che dell'interno e dell'esterno della

camera attigua

all'

ingresso.

Le lucerne sono grossolane, senza

vernice, e

di

dimensolo

sioni piccole, variando nella lunghezza

da 5 a 11 centimetri. Di queste lucerne


il

alcune

si

sono trasportate a Palermo, tutto


di

grosso della partita rest a Selinunte.


stesso giorno

Nel giornale degli scavi trovo partito


e

pi centinaia rinvenute nello

un totale

di pi

di

mille e duecento.

Pi curiose son quelle a pi becchi,

delle

SKI.1.NDNTK

i|iii

JUIi

.v/(7/.M

([iiali

si

afri^iuiigi'

un disegno
delle

(lell'eseniplaru

st'fjnato

IX, :!27
(|iiali

(liff.

4).

l'ino

ci-utinaia ascende

il

mimer

terrecotte

tij^iinite.

delle

indico

soltanto

nlcnni tipi

|iiii

notevoli.

Fio.

Ki...

1.

Diii'

iiuisclieie

arcaiche col
di cuffia

lineo
in

in

testa

]>rr

aiipendorsi (IX, 278

27!0- La

prima con una specie


(altezza
1!'

capo,

specialmente

notevole

per

le

dimensioni

cm.), per l'accurata fattura e pel tipo che non ha riscontro nella serie nu

merosa delle maschere selinnntiue. H singolare

pure una piccola placca (IX, 3G8)

con una figura arcaica di Medusa, ritagliata per essere applicata ad uso di decorazione,

come

si

vede ancora da un buco presso


rosso vivo.
il

il

braccio sinistro. Nel fondo e nell'ala

restano vestigia di uu colore

La

statuetta

muliebre

con

la

colomba

in

mano forma una


alta

transizione fra

tipo orientale delle statuette di Afrodite e quello

greco sviluppato, di cui quest'anno

si

qui trovata una bella statuetta sedente (IX, 291)


di

37 cm., che

la pi

completa
i

quante se ne posseggano dal Museo palermie

tano, dove pure ne


di

abbondano
il

frammenti

massime

le

teste.

Pregevoli per tinezza

modellatura sono

grosso franmiento di figura muliebre con un bocciuolo nella destra


i

(IX, 293) gi dipinta, almeno nel panneggio, con una tinta rosso cupo e
di
lastre con

frammenti

bassorilievi (IX,

396

di squisita esecuzione (fg.

'),

fi).

Da

applicare,

ma

l'io.

fi.

non

in

superficie interamente piana,


e

era la elegante vittoria a bassorilievo (IX, 120)

che ritagliata

con un buco nell'ala. La testa col saccos, al quale aggiunta una


'<

larga fascia (IX. 'l'AW.

Moti'vnlr

p^l

nuiin'ni

b'il.'

repliche (se ne hanno circa ses-

SICILIA

Importante

il

L;U7

SEUNUNTE

santa).
in

l'atto

clie

il

culto di questo santuario funebre sia continuato

tempi cristiani antichi, alla

(juale

epoca da attribuirsi la costruzione rinvenuta


ingresso o nell'angolo esterno nord-ove.'^t,

pi in alto. Qui, dentro la caiuora

attillila all'

sul suolo arclieologico, si rinvennero alquante


classica,

lucerne di

una fattura

diversa dalla

con ornati a cerchi e puntini rilevati (IX, 141) o con palmette (IX, 104) e

alcune, a dirittura, con segni cristiani, cio col

monogramma

costantiniano

(fig.

7) e col

pesce (IX, 84, 142).


(IX,

allo stesso periodo

da riportare un capitello forinzio di


nell' interno

marmo

144)

alto

10 cent., rinvenuto

della

detta stanza;

trovamenti tutti che corrispondono con la presenza di monete di bronzo


del basso impero. Strano impasto di avanzi, dove non

mancano

frambella,

menti

di

vasi arcaici a figuro nere,

vetri

fenici a colore e

una

ma
Una

piccola punta di lancia in bronzo (IX, ;i50) di 2U cent, di lunghezza.


scure di bronzo (IX, 322) molto ben fatta, a dirittura un gio-

cattolo (misura

00

mm.

di lunghezza).

Anche pregevole per


di

fattura

per completezza

un campanellino emisferico
;

bronzo (IX, 47), or-

nato di cerchi incisi e fornito del battaglio in ferro


le

ha un diametro di

mm.
II,
i

30. Fra

monete

di

bronzo,

elio

sono sempre ossidate in

modo

orribile,

per

rara ecce-

zione,

ben conservato un esemplare della moneta siracusana di re Gerone

con la

testa di

Nettuno nel dritto


il

il

tridente

nel

rovescio,

sulla quale
;

moneta

Romani

stamparono
quente,

sestante con la testa di Mercurio e la prua di nave


ricordo storico importante a dimostrare

riconio non infre-

ma

di

come

conquistatori accettasil

sero la monetazione esistente al

momento

della conquista, pur distruggendone

tipo.

1880. Marzo, aprile, maggio (XIV.

XV. XVI).

a) Fortificazioni settentrionali dell'Acropoli, presso la porta centrale e presso


la porta occidentale dal lato del Selinus.
f>)

Necropoli di Galera Bagliazzo.

e)

Propilei

alla

Gaggera dalla parte occidentale

meridionale e nell'editzio scoperto ad occidente

dei Propilei stessi.

Dei trovamenti
porta, che insieme

fatti

nell'Acropoli
di

merita

speciale
si

ricordo

la ferratura di

una

ad avanzi

legno bruciato

trov nella porta a mezzogiorno

della torre

in

direzione da est ad ovest. Sono frammenti di piastre, simili a quelle

rinvenute l'anno precedente nella

porta

vicina

chiodi

ancor

pi

grossi

con
e

una

borchia

ciie

ha da 8 a 9 cent,

di

diametro.

Un

pezzo di piastra ricurvata

traver-

sata da un chiodo ci mostra che lo spessore della imposta doveva essere di un 7 centimetri, sebbene la ripiegatura di
circa), forse

un grosso chiodo

ci

d un maggior spessore (14

cent,

perch

coirispondeva l'intelaiatura della porta. Si rinvennero parimenti

due grossi anelli dei cardini.

Ai Propilei continuarono

le

numeroso scoperte
di

di

terrecotte.

Per avere un'idea del numero rilevante


enumerazione di
cifre

quegli avanzi, tolgo questa semplice

dal giornale degli scavi.

Delle solite lucerne:

304

al 21

marzo; 180

al

27 marzo; 378

al

28 marzo;

su

al

].')

aprile;

1U8

al

18 aprile.

SBLIKUNTE

13 maggio
si

208

S;t7J!./;4

sotto la data del

registrano:

148 statuette sedenti; 77

sta-

tuette in piedi;

924

testine e busti muliebri.


lo

Delle tisurine di carattere orientale (latte di ereta per


piccolissime luccicanti a color di oro) troviamo una bella

pi rossa con pagliuzze

ti,'urii

muliebre

in

piedi a

forma di vaso (XV, 172) tenente una colomba, con tracce di colore rosso vivo: un'altra ligura muliebre sedente con la colomba e tracce di pittura: una figura ermafrodita
accoccolata
riportata

(XV, 280):
sopra,

un'estremit;"! di vaso a

forma
di

di

figura

(XV, 78), come quella

pi

ma

con questa

peculiarit

una testa bifronte; altro vaso a

forma di uccello con testa di donna. Delle figure muliebri arcaiche ima rappresenta grande ha i buchi per riportarvi il tipo rudimentale delle figure sedenti; un'altra pi
le

braccia, e dietro, un grande

bone inciso; ed un'ultima ha una collana con Aulle

mezze

lune.

La

figura appartiene ad

un tipo pi frequente a Sclinunte nelle figure

sedenti.

Uara

Nello stile
tone e le
in diverso

pure la figura che tiene sulle ginocchia un bambino (XV, 157). pi progredito singolai-e la figura muliebre vestita di doppio chial petto con la

mani avvicmate
grandezze.

punta delle dita


il

in su. figurina

che

si

ripete

Di arte ancor pi sviluppata

grande frammento della parte

superiore di una figura

muliebre (XV,

48), che aveva sulla


;

mano

sinistra,

alzata,

mi

disco con oggetti (frutta e piccole torte)

il

braccio destro era conficcato in un buco.

Di

lastre con bassirilievi si


di

hanno due piccoli frammenti,


che
afferra
il

ma

non dispregevoli;

una testa
fio-ura

Medusa

vm avanzo di braccio

braccio

destro

di

una

coperta di un chitone a corta manica.

Como

prodotto di un' industria diversa

merita ricordo la figmna con testa di animale (XV, 240), e avanzi di genitali presso di forme. la base. La figurimi fatta interamente a mano senza l'aiuto

Parimenti a mano libera eseguita la grande maschera al vero (XV, 205) rinvenuta chiusa fra quattro tegole, a due metri a nord dell'ara, diversa, per dimensioni
e per fattura, dall'altre terrecotte di Selinunte.

Rappresenta una faccia imberbe,

coi

al collo capelli a forma di scanalatura (forma propria delle figuline arcaiche). In giro

una

serie di buchi

nelle pupille
di

Piccoli

frammenti
pi
in

un vuoto, certamente per incastrarvi un corpo estraneo. marmo, come un piede (XV, 182) ci danno sempre da
scultura
di

sperare

che

su abbia a trovarsi qualche

dimensioni importanti.

le piccole mi avanti al monumento, perch la prima, che rappresenta una figurina muliebre sedente,

Fra

paiono degne di considerazione due

statuette rinvenute nel pozzo

alta cent. 21,

mancante

della parte inferiore, e tenente nella destra


tipi delle statuette di terracotta
;

un frutto (XV, 237)

riproduce in
fuori

marmo

mentre

la seconda

(XV, 238)
atto di
in

dei tipi soliti, rappresenta


(fig,

una donna recumbcnte


Pare come
se
fosse

col corpo piegato in

appoggiarsi sulle braccia

8).

una

figura

collocata

un

frontone triangolare; e malgrado la scorrezione dell'insieme, richiama alla mente le


figure giacenti del

frontone occidentale di Olimpia, di jueU'Olinii.ia

cos'i

strettamente

legata, per arte, a Selinunte.

Ma
greca in

il

trovamento pi importante, fatto in questo posto, fu quello di una iscrizione quattro righe (fig. 9), rinvenuta add'i 13 aprile (') E scolpita in una base di

(1}

V. rutriclo iiillr Aolitie 1880,

j..

251.

SICILIA

209

SELINUNTE

tufo,

decorata

pou
si

una

cornicetta,

mancante della parte


messo iusieme.
di altezza,

inferiore

rotta in varie

scheggi e,

che

sono diligentemente

La base misura m. 50
si

4o.

riscrizioue scolpita a lettere di 2 cent,


nitida,

molto accuratamente,

conserva

meno

in

qualche posto in cui

il

terriccio si attaccato al tufo, o si trovi qualche

frego per urto accidentale. Tuttavia

da notare che

di proposito, e

molto irregolar-

Fk. s.

mente,
trare
il

vi

fu aggiunto

un

capovolto, che dal secondo

del primo rigo va ad incon-

secondo E del secondo rigo.


stile

Lo

delle lettere,

ad eccezione della llwla

del ])lu, richiama quello della


le

grande iscrizione selinuntina rinvenuta nel pi grande dei templi, pubblicata


volte e recentemente nella
schrifteii. III, p.

tante

raccolta del Bechtel

{Sammlung
gli

d. grieck.

Dialekl-Iu-

26, n. 3046).

Solo

da notare che qui la theta ha un semplice


tutti

punto nel centro, come un punto hanno pure

O, non

che

il

/j//

del terzo

% % V'AMBI t "f tJlL

FiG. 9.

rigo.

con la massima

delle iscrizioni

selinuntiue

si

accorda puro la presento per

l'epiteto di

Mu/ocfgoc dato a Demeter,


44, 3).

epiteto noto soltanto per un' indicazione di

Pausania

(I,

Non

chiaro qual fosse l'oggetto dedicato a


noti,

Maloforo da T/u'ul/oa

figliuolo di

Pifrrhlas (nomi ambidue

sebbene
(cfr.

il

primo non,

come

(jui.

nella

forma dorica,

ma

nella forma

comune

(it'aXko.:

Pape, Worlcrh. dcr grcch. Eigca-

namen), perch

la parola C

\' (*

AN

d luogo

qualche

ambiguit a cagione della

SKUNUNTB
prima
sia
hile,

210

il

ynll.lA

lettera,

che ha la forma di un E.

Ma

tratto

medio orizzontale pare ohe non


non
nn

oriffinario. e

por questo e perch la parola

EVRAN
principio

avrebbe senso
diiiamina
e

plausii-

credo

che

debba piuttosto

riconoscersi

in

per mia

parola

VRAN.
in

Che questa voce possa mettersi

rapporto con vqov registrato da Ksichio come

equivalente di ain'ioi, alveare? L'ultima parola va letta senza dubbio

ENPEA A(AEN|

restando qualche traccia dell'ultime tre lettere.

La forma
statua),
iscritta,

dell'incavo,

scolpito nel piano superiore della base cin ima profondit

di 4 cent., accenna alla collocazione di

un oggetto specialissimo
direzione
dell'incavo

(e

non certo
alla

di

una

massime
che
la

se

si

tien

conto

dell.i

rispetto

fronte,

meno

larga.

1890. Marzo, aprile


a) Scavo
del

maggio (XVII).
e

corridoio
//)

coperto a nord-ovest, della muraglia

del corridoio a

nord dell'Acropoli.
quel lato
e

Sterro della muraglia occidentale e

sgombro

delle due torri di

della parte nord della torre circolare H.


in tutti gli

Come
marzo,
fra

sgombri di muraglie, anche

in

questo non
fosse

si

sarebbero

tro-

vati che frammenti di poca importanza, se per


i

sorte non si

rinvenuta al

25

materiali da costruzione, avanti


la

il

vano settentrionale del lato occiden1)

tale della muraglia,


fu

piccola

metopa (XVII,

di

tinissima esecuzione,

la

quale

pubblicata dal prof. Patricolo (Di una nuova metopa selinundna nei
voi.
I.

Monumeali
riferiti

antichi

1800), nonch due

pezzi

di

tufo,

con

avanzi

di

iscrizione,

pure nella detta Memoria.

1891. Febbraio, marzo, aprile

maggio (XVIII),.

n) Scavo nel tempio D. b) Saggi nel tempio di Apollo ((?). e) Scavo nella strada

da nord

sud, ad ovest del

tempio D. d) Scavo nel lato nord delle

fortificazioni

nel corridoio.

Fio. 10.

Un pezzo
pite le lettere

solo merita di essere notato fra

soliti

piccoli

fiammenti
l,8r>().

rinvenuti

negli scavi di quest'anno.

K un

grosso ciottolo del peso di gr.

che porta scol-

DEKA
del

(lig.

IO) di bella forma arcaica, e trovossi nel collocare la ferrovia


a
;

lungo la strada antica da nord

sud.

Kvidentemente avremmo avuto

in

questo pezzo

un peso greco
essendo che
la

quinto secolo

ma

nel suo stato presente inutile far congetture,

rottura non lascia neanche

sospettare

quanta

parte

possa

mancare.

sirii.lA

il

Jll

SELINDNTE

Perduto rosi

valore metrologico, qunsti) pozzo non

lascia di ossero

molto pregevole

come

dnciiiiiento

paloogratico e

come piova

dell'uso fatto anche a Seliuimto di pesi di

pietra.

Nello scavo delia graudc via da nord a sud


di

veiiutu fuori

un piccolo ripostiglio

25 monete d'argento campane,

di

buona conservazione,

ma

fortemente ossidate, col

noto tipo della testa imberbe bifronte nel dritto e la quadriga e l'iscrizione
incusa,

ROMANO,
si

nel rovescio. Venti sono del


Il

maggior modulo

e sei del

minore, oltre ad alcuni


consideri

frammenti.

fatto di questo
si

rinvenimento non

senza importanza, ove


si

che altra volta

era gi assicurato che a Selinunte non


si

fossero

mai trovate mo-

nete romane, e ove

pensi al ricordo dei numerosi mercenari campani che guerreg-

giarono in Sicilia.

1892. Febbraio, marzo, aprile


Col grandioso lavoro compiuto
tutta
la parte nord-est fuori della
il

maggio (XIX).

in

questa primavera io mi proposi di sgombrare

muraglia settentrionale dell'Acropoli, per mettere a

giorno

sistema delle opere avanzate e l'accesso all'Acropoli da questa parte, dove

SCA\T DEL
I^uri

1332

su su

roccia^

Muri
Scavi

ierra.

precedcnli.

3uni*''ji

FlG. 11.

doveva essere
col

il

maggiore

traffico,

essendoch quivi
degli

si

trovi

la

sola

comunicazione

porto e con la citt.

La vigilanza

scavi fu afidata

airassi,tente sig.
la

Mi-

chele (iioir; l'ingegnere sig.


Classk
di scienze

Francesco Valenti rilev negli ultimi giorni

pianta,

morali

ecc.

Memorie

Voi. II, Serie 5", parte 2'

20

SELINDNTE

(tig.

212

u seguito

SICILIA

che

qui rprudotta
si

Il), la

quale mostra come


il

ad un ingente sgombro

di

materiali

riuscisse a mettere allo scoperto


il

muro
si

settentrionale dell Acropoli e girando

esteriorinentt'

cosi

dotto teatro (torre J/).


sisteuia di

scoprisse una serie di muri, che

comseli-

pletavano
nuntina, o
Ulteriori
epttca
e

il

singolare

fortilicazioiiu

poste all'ingresso

dell'Acropoli

si

aggiunsero, in et pi tarda, a protezione delle antiche opere di difesa.


il

scavi mostreranno

vero

ufficio

di

alcune

delle
la

scoperto,

diverse
di

per

per sistema costruttivo.

Por questo ed anche per

mancanza

una pianta

Fi.;.

12.

degli scavi precedenti, devo di necessit limitarmi a considerare isolatamente


tati

risul-

dello

acavo

di

quest'anno.
la

In

(luelli

precedenti

non

posi
fuori

mano,
la

.salvo

che

rinettare
Il

esternamente
e

torre

M,

della

quale
lo

venne

risega

di

base.

primo

importante risultato e stato

scorrimento del muro originario del-

SICILIA

213

a paro con

SELINUVTE

l'Acropoli, degno,

per la bellezza della sua fattura, di stare

le

migliori

fabbriche selinuntine e superiore per conservazione e per qualit di pietra, agli altri
tratti scoverti

all'estremit occidentale della


(fig.

fronte

nord e nella

fronte occidentale

prossima a questa
Il

17).

tratto ora scavato

va

per una lunghezza di pi di cinquanta metri, da ovest

ad

est,

cio dalla torre aggiunta alla

muraglia

di

faccia

al

corridoio

che

va

alla
il

torre

.V,

sino all'angolo nord-est dell'Acropoli. In questo

angolo dovetti
si

arrestare
in
fuori,

lavoro,

essendo che in quel posto la muraglia, squarciatasi,


di togliere
di

precipita

di

modo che prima


piombo
filari superiori,

esternamente la
fig.

terra,

bisogner smontare e rimettere a

un tratto

muro. La

12 qui annessa

mostra la struttura

tanto

dei
;

gi visibili, quanto della parte inferiore intatta, scoverta soltanto adesso


in

la quale tanto pi importante,

quanto che

gli studiosi delle antichit selinuntine

sono caduti spesso in inesattezze intorno alla struttura di questo muro e alla sua pianta,
poich limitarono le loro indagini ai soli
tanto
si

filari

superiori rimaneggiati e spostati. Perla quale


se-

vede ora che questa muraglia aveva principio con una risega,

guiva, con una serie di spezzature a scalini, l'inclinazione notevole del terreno e spor-

geva irregolarmente, ma, per


un'altra
di

lo pi,

di

1(3

centimetri.

quella
I

risega
poi

ne

seguiva

una sporgenza

variabile

da 8 a 3 centimerri.
'/ji

filari

sovrastanti

sono di pezzi di una altezza da m. 0,3G a m. 0,37

e di

una lunghezza che varia


superiori, invece, sono

da m. 1,47 a m. 0,80, posti per


pi
frequenti
i

lo

pi per lungo; nei

filari

pezzi messi per punta. All'estremit presso la torre, sui filari antichi

della parte inferiore,

sono
quelli

sovrapposti restauri con blocchi alti


della torre adiacente.

53 centimetri

e lunghi

irregolarmente,
I

come

pezzi della costruzione primitiva, squadrati con ogni cura, liauno una smussa-

tura nello spigolo superiore

per far

che la pressione del


si

filare

sovrastante
in

non

avesse a danneggiarlo

tanta gelosa attenzione

usava dai Selinuntini anche

grandi

muraglie

di

cinta.

Le

altre fabbriche sono ben lungi dall'avere lo stesso merito di

struttura,

ma

sono importanti per altre ragioni storiche e tecniche.

Come

noto, questa parte dellivello


di

l'acropoli di Selinunte rivolta a settentrione e per allo stesso

dell'altipiano
fortificazione

dove

si

crede che sorgesse la citt, fu afforzata con

rilevanti opere

tosto dopo la distruzione della citt

(409

a.

(J.).

indubitato che queste opere, le quali hanno tanti luiuti di analogia con quelle

del forte siracusano dell'Eurialo, fossero fatte dal siracusano Ermocrate; altre di fatttura

grossolana senza fondazioni e con massi malamente accatastati, sono da attribuire ad


et pi tarda.

Nella pianta annessa

si

son segnate con semplici linee le

mura scavate precedentetrat-

mente, con un tratteggio pi scuro quelle che fondano


teggio pi chiaro quelle piantate sulla terra.

sulla roccia, e con un

Delle

prime,

che

comprendono princi]ialmente
che
si

la

torre
il

,1/,

io

non

ilevo

oc-

cuparmi; delle seconde dir


alla torre
,

scav

un

tratto
di

(ria)

(|ua!e
e

passando sotto
per
di

di

certo,

avanzo delle primitive opere

rortilicazionc
Ii'ommic
tra

una

grande importanza si(!Come uu'opei'a che accenn;i ad un

l'.Vcropoli e l'ai-

SKLINUNTE

citt,

214

di

SCILIA

tipiauo detto della


stniito con due
fila

o almoiio a diiosf anteriori a quelle


esternaiiieute,
e

Krinocratu:

ro-

di conci
e

nell'interno con pezzi

messi per

lungo

(incatenati
i|Uet;to

i|u:iltiu' vidtii)

con un rieinpinit-ntu di pietn- e terra.


//.

Ma
ui.

sventuratamente
di

mun, passala

la

trinrca
pi-r

cuntinua con
e

io

.spessore di

l.M, ma
di

una

co.stnizione di
tiche,
po^'jjiata

pezzi messi

punta

per

lun^o. cmi

Irammeuti

terre colt* an-

sul banco di sabbia, sicch la sua ulteriore

esplorazione potr imiHU-

tan-

per lo studio delle tiusCormazioni di questo sistema di difese.

Fi.:,

m.
trincea
;>,.")(
li

Sinffolare scoperta stata quella


tificati
/l'.V.

della
2..')(l

in

curva

coi

suoi passjuj<ji for-

La trincea,

lar^'a

da m.

a m.

nella

parte inferiore, tagliata

nella roccia, con pareti a scarpa, ed

ni

forse chiusa al
li

suo sbocco, per quanto se mIl

pu dedurre, da un cumulo
tato chiaramente dalle
ficazioni
si'liniiiitine,
(').

di

pietre

trovate
(lig.

juesso.

pa.ssaggio

/i

rappresenfortiin

q\ii

unite ligure

l;<,

l:{), ed notevole

che queste

dopo di averci mostrato un lungo uso dell'arco semicircolare


ora
ci

fabbriche greche

danno vani chiusi a

filari

rientranti

come

nelle antichissime

eustruzioui di Tirinto.
() Hai
iiikieiue al
iiciii
'

ifttn iitilil

il

rii-iifditre

c)i<>

iknrlie all'Kiiriulu
.-inlii

sir.icUKano. in

una

visita fattavi

pruf.

l'utricyl". trovaimii

pezzi coii simili

Hcrnicirculari (jS'oluif

l.'sbl,

pag.

li)).

SICILIA

215

era,

SEMNONTE

Questo passaggio
caria,
livello

(al

quale furono pi tardi aggiunte, e di fabbrica molto pre-

un

iiiiiiii

di

eliiusura e toinpagnature)
e

naturalmente, chiuso con lastroni al


di

della
i

campagna

difeso aucora da
la

una sopraediticazione, cui appartenevano


un

certo

massi caduti. Seguendo


si

curva della trincea, s'incontra


potuto

altro passaggio

simile a questo (S), che non


galleria sottostante al
Postoriori,
e
i

scavare

che, di certo,

immetteva nella

mun settentrionale

dell'Acropoli.
altri

di

struttura pi che negletta, sono tutti gli

muri scavati

in

questo anno;
le

quali, nel complesso,

pare che sorgessero per maggiormente difendere


dei secoli

fabbriche antiche, massime quando la terra accumulatasi con l'andare


le

aveva mutato

condizioni del livello.

melri

Vu.

i:'.

Pi notevole

il

muro quasi

parallelo alla fronte del

muro

di cinta dell'Acropoli,
si

costruito sulla sabbia con massi situati per lungo e per punta, e dal quale

partono

alcuni muri traversi


(la

clic

suddividono quel recinto

in dieci vani,

limitati a mezzogiorno
si

un muretto che serve di canale alle acque. Nell'ultimo ripiano


con acqua, rivestito di anelli di terra cotta; se ne contano otto

riuveune

un

jiozzo

i'uori

dcll'aciiua.

del diaiiKd.ro di

cm.

(j;-!,

od hanno
si

soliti

Imclii

per mettervi
terra
cotta.

piedi.
Il

Nel posto segnato

rinvciincro statuette; di

muro

nella

sua

parte bassa accenna a curvarsi, seguendo l'angolo nord-estdell'Acropoli,


recinto non
livello

ma

che questo

fosse

un corridoio

di

accesso provato dalla forma sua stessa e dal disfronte orientale,

rispetto alla piccola porticina presso l'angolo della torre, la cui


,sorg(i

scavatasi ora,

su

ili

una triplice risega.

Continuandosi

lo

scavo

dalla

parte

orientale potr aversi un criterio pi jireinso sul

modo
con
la

col quale entravasi


ciistoilia
di'llc

irniuesti

ambienti,

il

cui

ullicio

doveva pur aver

raiijiorto

mura.

sei.im:nte

muraglia
in

21(;

della torre

siriijA

Tutte

K-

giro e

in

prossiuiti

sono fatte di

piccole
aiiticlii.

pietre e terra, ad eccezione del tratto e e,

messo insieme con grossi pezzi


furono

Dentro
Il-

di

questo

reeinto.

al

posto

segnato 5,

rinvenute

le

tre
I

metope.

quali erano adoperai*- per pavimento,


t^

colla farcia

scolpita

all'ingiii.

due

muri

//

l/y

'^'^'

piantati sulla terra a pi d due metri di alte/za dal piano della risega

iul'erioit'

della torre.

nord di questa restano gli avanzi di alquante povere casette


di ogni

labliricate con
triui'ea,
si

frammenti antichi

genere. Ancora

pir

nord, al di l della
l'altro (;{)

sono rinvenuti due pozzi: quello inferiore (2) senza rivestimento,


di

con

sei anelli

terra cotta

fuori dell'acqua,

che profonda m. 1,20.

(|ni

dovrei intrattenermi dei pezzi architettonici di ogni genere rinvenuti o spar>i


nelle
falibriche.

nel suolo o adoperati

Sono colonne spaccate,

capitelli, spesso segati a

met, di
di
l'ditzi

tipi e di

dimensioni diverse, pezzi di trabeazione e

altri

frammenti diversi
fortificazioni.

di

antichi,

manomessi nella

furia dell'improvvisare

nuove

Pur-

IlG. Il

troppo qut'gli avanzi non appartengcmo ad un solo edificio, e


con\ieni' attendere, che ultimato lo

per(^

in

tanta farragine
farsi tentativi

sgombro delle

fortilicazioni,
di

possano

pi fondati di

ric.o.^tituire

(juelle
l.lii).

inembra >parse. Degno

nota un
(|

pezzo di tra-

beazione dorica (lungo m.


teristici

nd

(jinile

lu

incavato poi uno di


di

negli archi carat-

tutto sesto; un

grande frammento
tre

capitello ionico con .stucco bianco e

un

|)ilasfro

molto rastremato, decorato da

facce (wn
t..

ima

trabeazione dorica,

ri-

co|iertn d

stucco, della larghezza nuis>ma d cui.

mriUA

di
le

1217

SELINUNTE

La campagrna
cazione nei
Il

quest'anno fu favorita dalla sorte con iscoperte


tre

di

oggetti

di

prima importanza, come

metope arcaiche, dello quali ho


(voi.
1.

fatto speciale pubbli-

Monumenli Amichi
11),

p.

ITi? segg.).
'>

posto preciso del rinvtniiuiento sognato col nuiiiero


(tig.

nella pianta .superior(tig.

mente data
mostra
il

alla

quale

.serve

di

completamento
Aggiunger

la
(jui

vcdutina

11),

che

recinto in cui fu fatta la scoperta.

un cenno degli spleni

didi pezzi di

decorazioni

architettoniche

di terra cotta dipinta,

pi grandi che

si

siano trovati da noi, e

chu furono rinvenuti presso un muretto segnato in pianta col

n. 6, al di l della trincea a

nord della torre M. Due pezzi sono rivestimenti di


(fig.

ijeiso,

diversi nella decorazione della treccia lungo

15, 15a, 16, I6a);


e

il

pi conservato

(tig.

Ki)

93 cm.
di

largo

69

nel centro
il

verso le

estremit

mostra due buchi di


Il

mm.
di

17

diametro, per fissare

pezzo
(tig.

con Taiuto dei chiodi.


17, 17),

pezzo di sima,

rotto alquanto nell'estremit superiore

completo nella sua lunghezza


e

cm. 95, compreso

il

dente che s'incavalcava dall'uno

dall'altro

lato coi pezzi

seguenti.

KlG.

Itju.

Fio.

17.

l'iG.

ila.

(Ini

abbiamo vere
circa,

prop.ie grondaie a l'orma di un grosso imbuto, del diametro


tn

di

11

cm.

mentre

qui non

avevamo trovato a Selinuute che un


4",
,

solo fram-

mento, ed isolato, di grondaia di terracotta di un piccolissimo diametro


1882,
Il

(cfr,

Notizie

ser.

3%

voi.

X,

p.

467;

ib.

1884,

ser.

voi.

I,

p.

48

tav.

III).

processo della pittura di ipiesti pezzi

al solito,
il

con rosso e nero soprapposti

ad un fondo giallastro;
indubl)io,

ma

questi esemplari hanno

pregio di completare, in

modo
fin

tanto la decorazione che la l'orma di (|uesti rivestimenti, ricostruiti

qui

SEI.lNl'NTK

e .Siebold (l/eher die

-Jis

dei

Siriu A

ila

semplici fraiumanti nelle pubblicazioni

anteriori

signori

Doipleld,
Geisoti

(Jiiibor.

Horrmann

Vcrwetiduiig i>oa TerrakoUen 1881).


stati
i

um

und Uacke

ijrierkischer lauwerke. Berlin,


Scarsi,

come sempre, sono

piccoli
V.

ofrgetti

rinvoiiuli

nello

s^'onibio delle
I)

fortificazioni,

ma

luirc

non privi di
al

pre},'io.

singolare un disco di bronzo (XIX,


i

del diametro di

V cm.,

quale soprappesi

un'altra lamina

di bronzo, ritagliata di

con una figura di

ippogrifo, dal cui dorso esco


(tig.

una

testa e un collo

animale,

come

nella

dhimera

IS).

Fk;. 18.

Di hninzo

si

i'

rinvenuta un jicckId falln (XIX.


in

i'><>l.

Un
gere
la

piccolo

frammento

marmo

di

pollice di piede

(XIX, BH)
:

ci

fa

rimpiansedi

perdita di una bella statua. In terracotta


stile,

abbiamo avuto

una statuetta
coi-po.

dente (XIX, 46) di buono

sebbene con

lo

braccia aderenti ancora al

Kir..

I!'.

un tipo molto rrt'<|uent* a Selinunte


curio.sa.

(fig.

HO.

Ma

questo esemplare ha una particolarit


e rossso in vari

in

questo genere di terrecotte: tracce di colore azzurro


petto,

punti del

chitone, nel

nelle ginocchia e nell'orlo

inferiore.

Sono piccole

tracce,

ma

sicu-

SICILIA

quantunque
il

210
cadendo

SKI.INUNTE

rissime,
riparo.

colore

disgregato vada

senza

che

possa

mettervis'

Si rinvenne pure
la

Parte inferiore di una statuetta di


siiiiile

Afrodite

sedente con
testina di

colomba in seno (XIX 152),

a quella ricordata pi sopra.


il

Una

donna

di bello stile, con colore rosso nei capelli e di

resto preparato in bianco

(XIX,
rosso

75).

Un frammento
(XIX
lti2).

figura

muliebre

sedente,

con

una

striscia

di

color

vivo

FiG. 20.

Ben fortunata
di

da stimarsi

la scoperta fatta al lato settentrionale della torre


i

M,

alquanti pezzi di terracotta (XIX, 82)

quali,

messi insieme,

ci

hanno data

qu;isi

completa una singolare vasca con piede,


la soluzione di

e con bassorilievi intorno all'orlo (fig. 20), e cosi

un enigma

riguardo alla
il

destinazione di certi

orli

di

vaso

propri

della Sicilia,

dei quali

ragion a lungo

Kekul (Die TermcoNeu

uo,/

Siciliea,

pag. 50 segg.) pubblicando molti disegni di quei bassorilievi, rinvenuti in pezzi molto

frammentati.

Nella mia relazione del 1883, [Nat. 1884,

ser. A^, voi. I, p. 32),

con l'aiuto di grandi

frammenti, rinvenuti allora, potei accertare che quei bassorilievi non fossero appartenuti

ad

orli di vasi,

ma

bens a grandi dischi, leggermente concavi e del diametro di m. 0,08.

Dagli scavi del 1882 viene ora intera la forma di un rrtQiQuvxi^Qiov, alto 47 cm.,
formato da una base circolare con una colonna
vuota ( fornita
il

anche

di

un buco

per agevolare la cottura della creta), sulla quale fissato


il

disco,

che ha appunto
in giro
la

diametro di m. 0,68 da

me

provisto.

La rappresentazione stampata

solita dello Nereidi con le

armi di Achille,

ma

ditferisce

da quelle

gi

pubblicato

dal Bonndorf, dal Kekul e da me, in quanto che le figure, invece di essere rivolte a destra, vanno tutto verso sinistra. Riguardo, poi, alla destinazione di questo utensile,

mi

riservo di ragionarne di proposito col


di scienze

sussidio
II,

di altri

monumenti

e per

Classe

morali

ecc.

Memorie

WA.

Serie 5, parte 2"

27

SOROOSO

22U

SAHDISIA

le espressioni

qui

adoperate di vasca e di TtQi^^ctii'Qior valgano solo in

modo

ge-

nerico ad indicarne la forma dell'oggetto.

1894
Furono concentrati
si
i

lavori in un sol pimto e dove, senza rimuovere grandi massi

poteva esser certi di una larga copia di trovamenti. Pertanto feci scavare al di l del

Selinos, a

Monte

dei

Propilei Q, liberando per intero, internamente ed e:<ternaniente,


di

una fabbrica singolare

cui non isi-orgevan.si in pianta, che le sole


i

mura

perimetrali.

que?to edilizio, che pur essendo privo di peristilio ha tutti

caratteri di
i

un tempio, ho
particolari di

attribuito la lettera distintiva T. Dalle piante ora rilevate si vedranno

questa costnizione e gli avanzi di un'altra


soltanto ai felici trovamenti ottenuti di

fabbrica

preesistente;

per ora accenner

vat^i,

lucerne, ligurine di terra cotta, pezzi di

bronzo e di vetro sparsi con una ricchezza fenomenale tanto dentro che fuori dell'edilizio.

Baster dire che

le sole

lucerne rifiutate e per lasciate a Selinunte in magaze ottantanove.

zino,

ascendono a undici mila

Per

la

prima volta mi
massime,

occorso

di avere tanti avanzi di colore nelle figurine di

terra cotta e

in quelle arcaiche. Si

pur trovata una grande vasca


le

di

marmo.

Dalla muraglia occidentale dell'Acropoli ho fatto togliere tutte


la nascondevano, sicch ora

boscaglie che

agevole
.-ii

il

rendersi conto della sua struttura.

Altro lavoro

importantissimo

compiuto

in

tempo molto breve,

il

rilievo

dflla pianta dell'Acropoli eseguito dall'ingegnere sig. Rao, rilievo che


il

comprende pure

risultato degli scavi

da

me

diretti nello

scoi-so

anno.

A. Salin.\s.

SARDINIA,
XIV. SC)R(0N()
comune.
Nel
badore
.

Di una

gemma

itieisa

scoperta nel territorio del

territorio del

comune

di Sorgono,

nella localit detta

>

Bingia de santu Sariscri-

fu raccolta una corniola adoperata come amuleto.

Ha

da una parte un'

zione greca, formata di quattro righe, ridotta ora, per effetto di scheggiatura, a sole tre,

restando in fine

della prima riga solo qualche traccia di lettera. In seguito, per dare
in

forma pi n-golare alla pietra ed incastonarla come gemma,


ritagliata
vi
si

qualche anello, venne

nel margine,

facendo scomparire anche l'ultima lettera del secondo verso,

legge:

-'^

SORGONO

La

mm.
tome

corniola nello slato attuale larga nim. 15, e le lettere misurano in altezza Nell'altra faccia, stante l'anzidetta frattura, vedesi solo 2. la parte inferioro di probarbata, che ritengo di Giove Serapide. il cui nome si legge nell'epigrafe sopra
descritto

riferita.

Il

cimelio

stato

da

me

acquistato

per

le

raccolte

antiquarie

del

R.

Museo

di Cagliari.

F.

VlVANET.

Koina

ITi

luglio

1894.

REGIONE

X.

223

VERONA

TT

GL

Regione
I.

X (VENETIA).
mWarea
del Teatro romano.
l'area dele

VERONA.
tu

1.

Scavi e scoperte
il

Gi

dagli anni

1758-1760
affittata al

sig.

Gian Maria Fontana, scavando


s.

l'odierna casa
del

Monga,

sig.

Merzario, fra la piazzetta di


e architettonici
clie

Libera

quella

Redentore, aveva scoperto frammenti figurati

un piede colossale

di bronzo, riconosciuti di
s.

come pertinenti

all'antico Teatro,
(').

sorgeva ai piedi del colle


stato

Pietro e sporgeva sino

alla riva dell'Adige

Che

vi fosse

un Teatro

importante a Verona ancra in tempi


storici pi antichi veronesi
;

romani,

oltre

l'Anfiteatro,

lo attestavano gli

ma
in

quale forma avesse, quale estensione nessuno l'aveva


e
il

potuto rintracciare con esattezza

Maftei stesso, delle glorie veronesi amantissimo,


e dopo tanta ruina, di volerne ricostruire la

aveva sostenuto essere


pianta
(-).
il

follia,

mezzo

Se non che,
tivit dal

fu cav.

Andrea Monga, negli anni 1834-1840


e

con speciale

at-

1834

al

1838, con abnegazione di scienziato

con munificenza di sovrano, mise


e tent di ricostruirlo in pianta

allo scoperto alcune parti principali del Teatro


e in disegni che, se

romano

non sono esatti in

tutti

particolari, sono

approssimativamente veri;
fregi, epigrafi,

ma

non poterono essere mai pubblicati. Scoperse inoltre statuo,

fram-

menti di

marmo

finamente

lavorato,

monete importanti per

la

storia

del

Teatro;

ma, morto

lui nel

30

aprile 1861,

nessuno pi se ne occup, e gli oggetti scoperti,

accumulati in un sotterraneo,

non potendo pi essere studiati, rimasero dimenticati.

(')

Gli ofrgetti

ili

cui sopra, in

numero

Ji centoventi,
di

furono nel 1818 dal

figlio
li

dott. Silvio

Fedele Fontana donati alla Confrregazione municipale


la biblioteca municipale,

Verona, che nel 1821

deposit
al

presso

che fungeva allora da museo.

Da

quella passarono poi nel 18(vt


p.

musco

civico (vedi Biadego G. Storia della


(')

Vedi Maffei,
i

BMioteca Comunale di Verona 1802, Verona illustrata IV pag. 63-70. Non credo opportuno
le

123-128).

di ricordare in questa

breve nota

disegni
di

piante del Caroto, del Palladio, del Cristofali, per la maggior parte im-

maginarie e

cui si parler in

un lavoro
ecc.

speciale.

Classe di scienze morali

Memorie

Voi.

Il,

Sirie 5", parte 2".

28

VERONA

tutto ci ne venne
i

224

sanno
e

REGIONE

X.

Da
molti
l>leto

che ben
di

pochi

degli italiani e degli


di

stranieri
e sotto

che a Verona siono

resti

un Teatro,

anteriore
;

tempo all'Anfiteatro

rispetti storici e archeologici importantissimo

n possediamo alcmi lavoro com-

che ne dia concetto scioutitco agli studiosi

(').
i

Recatomi con incarico ministeriale a studiare


sciuta la necessit di assaggi opportuni
d'

monumenti
Sindaco

di

Verona

e ricono-

escavo sull'area del Teatro per confermare


dall'onor.
di

ed ampliare
avv.
lo

le

scoperte
e

del

Monga, ottenni

Verona,

comm.

Augusto Caperle,

dalla onor. Giunta, con deliberazione del 25 novembre 1893,


lire

stanziamento di circa

cinquecento per compiere gli assaggi e per eseguire


oggetti
ai

le

fotograle delle vedute e

degli

antichi

pii

importanti,

che

fiu-ono

scoperti

sull'area del Teatro dal

1757

nostri giorni.

Gli assaggi condotti su luogo con sei operai, sotto la


e intelligente aiuto dell'ing. capo cav.

mia

direzione e col solerte

Tullio Donatelli, dell'ing. Peretti e dell'assestutto


il

sore cav. prof. Spazzi dal

29 novembre a
alla breve

15 decembre 1893, diedero risultati

splendidi, in proporzione
e

durata od all'esigua

somma
e

stanziata per

essi,

confermarono la necessit, anzi l'urgenza di scavi sistematici

completi per denu-

dare tutta l'area del Teatro e le grandiose sue sostruzioni.


I.

Sul lato destro di chi sale alla piazzetta

di

s.

Libera, fra questa e la piaz-

zetta del Redentore, in continuazione del piano della scena e del lato estremo orientale
dell'orchestra, si
di

oper un escavo della profondit di m. 3,00 circa, della superficie


e,

m. 2,90

X 4,80,

tolto
si

uno dei membri architettonici dei


sbito
il

soliti palchetti della loggia

superiore

del Teatro,
s.

rintracci

seguito

dei

lastroni verticali dal

lato

della chiesetta di
riori

Libera, lastroni di varia lunghezza ed altezza in sguito a poste-

alterazioni del luogo.

Dietro

lastroni sorge

il

muro originariamente
il

rivestito

di blocchi di tufo e pi tardi dai lastroni sopradetti,

quale, a un dato punto, di-

verge seguendo la curva della cavea

e dista

dal termine opposto dello scavo m. 4.20.


al vertice dell'angolo

IL Nel
Tosi,

riparto scavi della

Cavea del Teatro, verso l'Adige,


due muri
giorni,
il

opposto all'entrata,
sig.
si

formato
per

dai

di sostegno dell'orbo

Monga

affittato

al

lavor

un paio di

affondandosi

m. 1,70

Xm.

sotto

un

voltino

moderno seminten-ato, che sostiene

muricciolo di parapetto dell'orto.

(')

Intorno al Teatro non abbiamo che duo brevi.ssimi resoconti deiristituto .Xrcbeoogico

{;cr-

ni.inico (Bull. 1837, p.

173-175; Ann. 1830,

!>.

181-185), alcuni cenni storici del Benassuti {Dell'antico


l'inali

Teatro della citt di


dell'antico
ladio,
(v.

Verona, 1827) e un' insuflciunto rcl.izionc del


ecc.,

{liclnz'onc

degli scavi
dal l'al-

romano Teatro
crcdevansi

Milano

18I.")).

Solo

il

Falkencr ne imbblio'p discfrni


le

fatti

elle

perduti e furono da lui ritrovati fra

carte

di
il

lord liurlington a

Lontlra
Finali e

The Afuseum of
stito

class, antiq. II, p.

174 e segg.),

ma

siccome anche

Falkener, come
il

il

gli altri dotti

contemporanei aspettavano

la pubblioa/.i'me dello scopritore,


fr.itelli

lavoro rimase interrotto


il

allo

preliminare.

Avendo

io

ottenuto dai
i

Mon^'a, sipp. cav. l'ictro e Bartolomeo,

permesso di studiare e di ]inbblicare

disegni e gli appunti inediti deirllustre loro padre Andrea


i

MonuM,

mia intenzione

di

riassumere

risultati
il

delle sue e
di

mie ricerche
in

e,

premettendo un'intro gi
l'alri.i

duzione storica, illustrare convenientemente


preparato, e che sar fra mesi pubblicato
e Cui

Teatro

Verona
\i.

un lavoro speciale che


di

jpcr

cura della

Deputazione veneta

Storia

Concorso drl ^lunicipio

di

V.toii.i,

REGIONE

X.

ai

225

e
sei

VERONA
gradini

Si scopersero intatti tre gradi in posto

di

uno degli scalarla che


il

davano accesso

cunei ed alle praecinctiones del teatro, inoltre intatto


si

primo mezzo
di

grado della cavea. Allora


e
si

mise a nudo

lo

scalarium nella sua larghezza

m. 0,89

prosegu finch,
si

il

terriccio
il

a strampiombo impedendo di continuare senza puni

telli,

interruppero per

momento
conferma

lavori.
il

III. inferiori

Una
per
si
i

splendida

che

primo

mezzo

grado

tre
il

ordini

subsellia continuino,

come nel

luogo descritto,

per tutto

semi-

cerchio,
di
s.

ottenne dall'assaggio importantissimo compiuto nel contro della piazzetta

Libera.
Si .squarci
il

suolo a m. 9,30 circa dall'angolo sinistro della casa

Monga, per
il

una
reno

superficie di

m. 5,20
per

X 3,20
m.

e alla profondit di

m. 3,80

circa,

tastando

ter-

sottostante
i

circa

1,20.

Seguendo

dati

della planimetria

dell'Ufficio

Tecnico e

rilievi

su luogo presi per cura dell'ing. Peretti, non fu posto in fallo colpo di
si

zappa, e a m. 3,06

scoperse

il

primo mezzo

gi-ado all'estremit
di nota

opposta a quella
laterizio
si

del riparto scavi della Cavea, verso l'Adige.

Degno

un muro

moderno,

perpendicolare all'asse della piazzetta e costruito a volta, che non


tare quale avanzo di edifici
anteriori,

potuto accer-

oppure

quale indizio dell'esistenza del primo

mezzo grado, del limite delle costruzioni antiche e dell'imboccatm-a o meglio sbocco di un euripo romano. questo una galleria di stupenda conservazione e di formazione identica a quella della parte opposta occidentale, gi scoperta nel riparto Cavea

all'Adige e non segnata nella pianta Monga.


lastroni di pietra

un

canale

alt.

1,5.5,

larg.

1,03, con

sopra

lastroni

sotto
di

con una tapezzatura di cemento romano


al

dmissimo

ai

lati;

alla

profondit
e

m. 1,70 dal pavimento del condotto


perfettamente
la

sommo

del

vlto

sopra

indicato

segue

cm-va

semicircolare

della cavea.

Scoperta questa parte orientale dell'euripo.


per quanto fosse possibile.

si

rivolse ogni attivit ad espurgaria

metri 5,15 dallo sbocco dell'euripo sulla piazza, lungo

l'arco descritto dalla cavea si ritrov

un muro a
il

secco, rifatto con

materiale antico

forse in

epoca posteriore,

e sotto il

muro

primo mezzo grado

e tre pei subsellia in

posto, corrispondenti per la loro


in riva all'Adige: inoltre si

misura

e posizione a quelli

scoperti nel riparto

Cavea

mise

allo scoperto

un pozzo circolare che scende m. 3

dal piano stradale e comunica coll'esterno.

Espurgato l'euripo per m. 16,


e,

si

mise

allo scoperto altro piccolo pozzo circolare,

levato da questo

il

materiale che lo otturava, altra parte dell'euripo fu visibile e


fattosi

altra porzione del

primo gi-ado; ma,


il

l'espurgo
i

pai

difficile

e costoso,

si

do-

vette interrompere

lavoro e

ricoprii-e,
il

ponendovi

segui d'uso.
si

Potei pertanto rilevare che

condotto sotterraneo

prolunga per m. 21,15 nel


poi

modo
la

sopradescritto, seguendo

la

curva

della cavea; s'incontra

a m. 37,50 con
Il

parte gi scoperta

dal

Monga
piazzetta
retta

nel riparto
di
s.

Cavea verso l'Adige.

punto di par-

tenza scoperto ora sulla

Libera non lo sbocco antico dell'euripo,

che

si

prolungava
in

in

linea

alcun poco ancra verso l'Adige e poi continuava


piazzetta
iiul

ad angolo retto

direzione

della

del

Redentore,

conginngendosi

con

la

partu dello stesso euripo gi scoperta

riparto scavi al Redentore.

VEKONA

sotto
il

22G

REGIONE

X.

Scavando pi addentro,

al disopra delleuripo e verso la chiesa, s'incontr

il

primo
quivi,
ri-

mezzo grado
oltre
il
i

vlto laterizio gi descritto a m. 2,80 dal piano stradale


si

mezzo grado,

scopr

il

muro romano

a calcestruzzo,

scaglionato, per

cevere

lastroni di pietra dei subsellia, che di l furono asportati.


il

IV. Si pot studiare inoltro

modo

di costruzione della sostruzione della cavea,

cio lo strato inferiore a quello a vicolo di


s.

calcestruzzo
h'i

dei

subscllia.
si

met dell'odierno
romano

Libera, alquanto pi in

dell'asso del Teatro,


si

scav una superficie di

m. 2,40

3,40. Alla profondit di circa m. 2,40

trov un lastrone squadrato

che pu essere stato uno dei subsellia, usato poi a sostegno della strada, come un altro
scoperto pi in gi.

m. 3,70

di

profondit

apparvero

blocchi squadrati

di

tufo,

da niq.

a niq.l,.'>0, che continuavano d'ogni lato della strada, uniti fra loro senza

cemento con due piccole incanalature per l'acqua scavate


codesto strato di blocchi tufacei
sostenere
i

nd

tufo stesso. Ora, sopra

veniva costruito

il

muro

a calcestruzzo che doveva

subsellia.
i

V. Lo scavo che diede nel minor tempo

mi'.^liori risult^iti fu l'ultimo,

condotto

sul rettifilo della facciata occidentale del Teatro dalla parte del Ponte Pietra, la quale

doveva essere perfettamente simmetrica a quella orientale del riparto


e trovarsi quindi sul

al

Redentore

prolungamento della perpendicolare

all'asse,

passante per que-

st'ultima facciata.

Secondo
nimetria, che

gli
si

accordi presi in

comune con
questa

l'ing. Peretti in

base

ai dati della

pla-

riconobbe

anche

volta

esatta,

feci

cominciare

l'assaggio

sul dinanzi d'una finestra, che d luce al riparto scavi gi esistente al Ponte Pietra
e

che aperta sul piano stradalo del vicolo Botte, che poi, volgendo a sinistra condi
s.

duce al Castel

Pietro.

poca profondit
il

si

scoperse,

come

si

sperava, una delle

pareti laterali della scala e precisamente dei gradini all'interno.


Si delinearono in breve all'esterno
i

cornicione all'esterno,

il

piano scaglionato

massi di tufo

una delle colonne colossali

che ornavano

la

facciata, por la lunghezza di

m. 3

circa e l'altezza di m. 4,30 circa. Il

cornicione che corre sopra la colonna e la parete attigua stanno profondi m. 1,70 dal

piano della strada,

ra.

2,20 dal piano dello scavo interno pi basso;


il

le sostruzioni

dei

gradini dello scalone sono m. 3,7r> sotto


sopradetto.
I

piano della finestra sul

riparto

interno

risultati ottenuti

da codesti assaggi, oltre la conoscenza pi esatta delle varie

parti

del Teatro, dei vari condotti sotterranei e delle sezioni architettoniche di tutto

l'edificio, offrirono

specialmente la conferma della sussistenza delle sostruzioni dei cunei


nella cavea, inoltre condussero alla scoperta di

e di parte dei relativi subscllia

membri

architettonici importantissimi, che

completano la conoscenza del Teatro

sono di tale

importanza da raccomandare un provvedimento pronto e conveniente anche da parte


del Ministero della Pubblica Istruzione.

Frattanto di tutti codesti assaggi ottenni dall'Ufficio Tecnico che rimanga traccia
visibile al visitatore

ed allo studioso per agevolare

all'uno

la ricostruzione
fatti
i

mentale
oppor-

del Teatro, all'altro l'opera susseguente d'escavo.

Furono

inoltre

rilievi

tuni dall'ing. Peretti, che, riportati poi

nella planimetria del Teatro e adiacenze, sa-

REGIONE X.

227

(').

VERONA

ranno
alla

resi

di pubblica ragione, ridotti in scala minore,

nelle tavole e piante annesse

prima parte

dell'illustrazione del Teatro


ritrovati

Quanto agli oggetti scoperti o

diu-ante

il

periodo de" miei studi intorno

al Teatro, poco venne alla luce dagli assaggi suesposti, perch non fatti su larga scala,

n molto profondi.
dello spess. di

Furono

raccolti

due frammenti

d'epigrafi, l'uno

m. 0,11X0,08,
0,095

m. 0,07 in pietra locale grezza con

le lettere

E C,

l'altro

X
F.

0,105,
Si ca-

dello spess. di m. 0,06, di biancone veronese con

le lettere colorate in

nero P

varono inoltre
rivestimento
e

due monete

medioevali e una moderna,

alcune lastrine di porfido di

qualche frammento d'ornato dello stesso carattere di quelli riconosciuti

come

pertinenti al Teatro. Quello che pi importa pei nostri studi e che non posso
il

passare sotto silenzio

ritrovamento sopraccennato degli oggetti gi scoperti


scientifico e

dal

Monga, ancora

ignoti al

mondo
(-)

che illustrer particolarmente a suo luogo

con le fotografie relative.

Per intromissione del


ottenuto
il

eh. sig. Prefetto, conte Sorniani Moretti e del eh. sig. Sindaco,
feci trasportare in

permesso dai proprietari sigg. Monga,


s.

una sala superiore

dell'antico convento di

Gerolamo quattro busti laureati e vittati, che dovevano ap-

appertenere a quattro erme di carattere decorativo, verosimilmente di


di fine lavoro.

marmo

greco e

Ispirate tutte dall'ambiente teatrale, due


i

di di

queste erme rappresen-

tano

tipi

giovani e due

tipi

adulti di Dionysos

un

suo

satiro,
il

con

evi-

dente contrasto fra loro. L'Ercole giovane, in

marmo

italico,

che pot vedere

Dutschke
lo

quando

fu a

Verona
del

che
n

cita

come appartenente
identificare

al Teatro {^),

non

ritrovo

fra le statue

Teatro,

lo potrei

con

certezza

con

alcuna delle

sopracitate.

Nella stessa sala sopracitata ebbi cura che fossero trasportati tutti gli altri oggetti artistici.
e

Ammirasi ima

sfnge che

pu essere stata spalliera del trono imperiale,


il

frammenti

di altra si

sono trovati sparsi fra

materiale

ammirasi una parte della


rappresentanti la testa

spalliera e di

un bracciale del

trono, con rilievi greci finissimi

di un ariete e quella di un gallo che sono davvero una creazione; termina la spalliera con

un bel

satiretto

frammentoso, di
e

marmo
al
u.

greco e di egregio scalpello. Parte


bracciale
sta ancra

dell'altro lato
in

simmetrico della spalliera

dell'altro

immurato

una delle pareti del Museo Filarmonico

417(')- L'altro putto alquanto con-

{')

Questa prima parte, che

gii in corso di

stampa,
e

contiene

la

storia degli

avvenimenti

relativi al Teatro, degli studi e degli scavi

Monga

la descrizione dello stato attuale delle rovine;

la seconda parte sar


(')

composta a scavi compiuti

e completi.

Le

fotografie del Teatro romano, eseguite dallo Stabilimento fotografico Kaiser, in


e

numero
di ve-

di

cinquantaquattro sono gi state raccolte

depositate in busta speciale presso l'Uflicio Tecnico muni-

cipale,

come propriet
maggiore.

del

Comune,

saranno cedute alla Biblioteca come album completo


al

dute e di fotografie di oggetti antichi pertinenti


e del lavoro
(3)

Teatro romano, a complemento di questa

nota

Ant. Bildw.

ini

Oberita. IV,
al

p.

277, n. 26S.

Il

n.

G30 che

cita eine schlecht erhaltene

Ilerme.istatuc
{')

non appartiene
Mui.

Teatro e fu comperata dal


101, n.
117.

Munga

a Mantova.

Maire!,

ocroii., \\

VERONA

macerie nel fiume

228

REGIONE

X.

sunto dal tempo e dall'acqua fu ritrovato nei recenti scavi dell'Adige certamente
tolato insieme con le
(').

ro-

Fu
supplito

ridata alla luco anche

una graziosa cariatide

di

marmo,

o per meglio diro

un torso antico

acefalo, di proporzioni e di fattura squisita, di


testa,

marmo

greco anch'esso,

come

cariatide con

braccia e piedi moderni. Lo scopritore, che aveva

l'ottima intenzione di formare un


di

museo

teatrale,

aveva di suo provveduto

al restauro
;

questa come della sfinge, che in molti punti ritoccata, e di altri oggetti d'arte
il

ma

restauro non riuscito perfettamente, anclie per la diversa qualit del


i

marmo.
cui altri

Deffni di nota sono

frammenti

di

una statua colossale

di

marmo,

di

frammenti
nel

molto interessanti furono trovati appartenenti ad essa

fra quelli scoperti

17(30 e dal dott. Silvio Fedele

Fontana donati
il

al

Museo; un'altra statua mono


sul ginocchio destro,

colossale, di tipo satiresco,

doveva ornare

Teatro, appoggiata
il

e di questa molti frammenti sparsi vedonsi fra


Il

materiale del Teatro.

tipo di gorcjoneion su
(-)

un
dei

circolo a raggi e ornati, accennato di sfuggita dal

Dutschko

non

che

uno

tanti ornamenti

circolari,

di cui

frammenti innu-

merevoli furono da

me

ritrovati recentemente.

sirilievi finissimi lavorati e

di

una lastra di

E cos'i dicasi di altri frammenti di basmarmo dello spessore da 0,04 a 0,05


Non
sono

da ambi
parte

lati,

e di

argomento
dogli

fra loro diverso.

ancora

conosciuti, fanno
al

della

categoria

oscilla,

di

cui

si

vedono

scelti

esemplari

Museo
finis-

di Napoli.

Fu

tale la distmzione antica e


si

moderna

di codesti cimeli

di arte

sima, che ben poco

pu ricostruire delle scene


e

scolpite,

quantunque ogni frammento

di scena sia per s istruttivo

degno

di

illustrazione; per

una

di

codeste doppie

rappresentanze figurate
si

si

por

ventura conservata intera e l'altra per


,

buona parte

pot ricongiungere. Quella intera


il

per cos dire, una pseudopelta, le cui estremit


grifi

lunate rappresentano

motivo delle teste dei

affacciautisi,

che incontrasi anche


fiera tra

negli oscilla di Napoli. Nel

campo vedesi d'un


innanzi

lato la

pugna
il

un gladiatore

ed una
di cui

tigre, dall'altro la sfinge

che tiene con la zampa destra con


altri

braccio d'un cadavere, L'altra rappresentanza

appare

il

teschio

pi

resti

umani.

frammentosa rappresenta scene di

satiri

allusive al Teatro.
il

Troppo lungo

inopportuno riescirebbe

parlare in questo

momento
greco
e

dei singoli

frammenti, oltre quelli architettonici; cornicioni, capitelli, colonne, plinti, sime, ecc.,
alcuni di squisito stile ionico e corintio, di finissimo
tisi

marmo,

italico.

No-

inoltre

una numerosa

varia serio di

marmi

orientali e africani, che

dovevano

rivestire le varie parti visibili e pi decorate del Teatro.

Ci che maggiormente degno di nota e su cui desidero di richiamare l'attenzione

il

fatto

che altra serio


sull'area

numerosa

varia degli stessi frammenti


localit, dal
sig.

architettonici fu

scoperta

del

Teatro,

ma

in altra

Gian Maria Fontana,


motivi artistici alla
Cos'i

che gi nominai, ed identica


serie

nello

misure

e nei

particolari
1831.

che

il

Monga

scoperse

nei suoi scavi dal

H'.ii al

alcuni oggetti di

(')
i

V. Catal. ma. (IcH'Uff. TeCn. n. 3.53:

Frammento
y.

di putto di

marmo

greco trovato presso

ruderi del Ponte Postumio (30 gingno 1891). () Dutichkc, Ani. lildir. im Oberital. IV.

Ili, n.

G2it.

REGIONE X.

in al

229

VERONA

bronzo, raccolti

due vetrine nella recente raccolta del Teatro, ritrovano

la cou-

ferma della loro pertinenza


di bronzo,

Teatro stesso in uno stupendo colossale piede romano

gi scoperto dal Fontana e donato al

museo Civico
di

di Verona.

Occorrono inoltre frammenti di mosaico, di cotto,


fore balnearie,

muri

parietali dipinti, an-

acroteri ed autetsse in terracotta, epigrafi

frammentose di varie epoche

e su vario materiale, che pubblicher insieme con gli altri oggetti a suo luogo.

Per ora mi basta di aver mostrato che dinanzi a un monumento


servati e
i

fra

ben conil

meno

conosciuti d'Italia

come
per

il

Teatro

di

Verona,

veramente

caso che Governo, Provincia, Municipio concorrano con nobile gara per la riuscita di

un'opera importante per


Si tratta di

la scienza,
si

il

decoro

per

l'utile

stesso

della

citt.

un teatro che

pu scoprire interamente, che posto


i

sul pendio del


gli
stili.

colle pi storico di
epigrafi,
le

Verona romana, che

vari

sistemi

di costruzione, di

le

monete confermano una delle opere pi antiche

Verona romana ed

usata come teatro pubblico fino agli ultimi tempi dell'Impero.

Va

data pertanto lode sincera

al sig. Prefetto,

sen. Sorniani Moretti, che tent

gi anni fa

un accordo

per gli scavi, e


il

voto

favorevole

ed

unanime

al

grandioso

progetto che presto far approvare

sig.

Sindaco comm. Caperle, quello della cassa dei

monumenti
ricava
il

musei, nella quale riversando tutto quello che dai monumenti e musei
di

Comune, a vantaggio
gl'introiti

questi, per gli scavi e

restami opportuni, saranno

devoluti

ed

fondi.

quest'opera intelligente e patriottica dev'essere in

ogni "o

modo

aiutata.

2.

Epigrafi etnische e varie di


iscrizioni

Verona.

Pubblico altre
gi
si

tre

appartenenti alla collezione dei conti Gazzola, che


e

provata sospetta per molte epigrafi latine

greche che pubblicai nelle Notizie

del gennaio

1893

(pag. 17-19).

Questa volta sono epigrafi etrusche, che vidi nel cortile


(piazza S. Maria in Chiavica)
al

del palazzo

dei conti Gazzola

nei

giorni

13-15
le

set-

tembre del 1892. Ora sono state trasportate


greche
e

museo Civico insieme con


il

epigrafi

latine

gi

da

me

illustrate e con

tutto

materiale

archeologico e zoolastre inscritte pro-

logico del

museo Gazzola, acquistato


Giovanni Lupatoto,

dal Municipio di Verona.

Le

vengono dai poderi Gazzola, o da Quaderno, sulla linea di Mantova, o dalla Palazzina,
nel

comune
si

di

s.

da Koverchiaretta, circondario
sei

di

Legnago.

Non

sa a
e

quando rimonti la scoperta; da cinque o

mesi giacevano neglette nel

cortile

mi furono mostrate insieme con


di larghezza,

tegoloni antichi di

m.

circa di altezza
le indi-

e 0,50'"

formanti sarcofago e scoperti a Koverchiaretta, secondo


nella

cazioni degli scopritori,

campagna Crosara, unitamente a monete


iscrizioni

a piccolo

recipiente di terra cotta ora perduto.

In apparenza codeste sono tutte


e

tre

paiono ottime epigrafi etrusche,


il

ma

invece

tre falsificazioni.

La

trasposiziono di alcune lettere,


e

ducU's della le-

zione, specialmente in

riguardo del principio


si

della fine dei tratti rettilinei e curvi,


si

alcune forme peculiari al falsario che


il

ripetono e

allontanano dal buon uso, infine


di Saltrio,

materiale su cui sono scolpite,

eh'

verosimilmente pietra

giustificano

VBRONA
dubbi
il

eh' io
sig.

23U

me

REOIONE

X.

mi

ero formato e cho contoraporaneamente a

esponeva par suo conto


sig.

anche

Cordenons, direttore del Museo di Padova, in una sua lettera al

Sgul-

mero, vice bibliotecario della Comunale di Verona.

Ora

il

eh. prof, coniin. Lattes.

professore emerito della

li.

Accademia

Scientifica

Letteraria di Milano,

gentilmente mi

comunica

il

suo

giudizio circa le epigrafi in


delle
e

questione, che io riporter insieme con la pubblicazione dei facsiniili


e

epigrafi

con alcuno mio note, innanzitutto per porre in guardia


falsificazioni

gli studiosi

poi perch

come

sono importanti
del

Ecco

le

osservazioni

prof.

Lattes:

Le

tre iscrizioni

etrusche

di

Verona

sono tutte e tre copie inesatte,


1
- V.

ma
.

molto interessanti d'epigrafi gi note:

Fabr.

1382:

[fhtavc

Vdxeim

LarOiia. Vipis

Gasp

res{^)\ lamina

plumbea, oggi, come pare, a Bziers, essa medesima

forse

una

falsificazione di Fabr,
p.

Primo
2

sappi. 340, oggi a Napoli


.

(cfr.

Deecke Elr. Farseli. HI,


Gloss. col.

195-t,
p.

n.

31)

".

V.

Fabr. 935 tav.

XXXIII

811

/. /.. !..

255: L(arO).

Cae. CaiUias' (in lettere etrusche); L(arO)

Cae CauUas
l'uno v l'altro),
\

(in lettore latine con

II

juT A' e col nesso

THC

finora inavvertiti

tegolo di Montepul :iano,

oggi a Firenze
i?
^

Fabr. 901 e Gloss 1529; MrH.

Numsi

liau/ias

tegolo sepolcrale

id. ib. .

Cj

II

faliiarii)

Irnaport Casip

nella

prima
fi

liiira o

irnlascib res. Si notino le

forme
di

dell

.liTcmc 'Uiroriftinnlo

coi tratti cgagerati (fi

fl)

io

h di

Uhlave, che pare mi

J'iifra del

periodo arctirisriiiio.

REGIONE

X.

2ai

VERONA

Fra

lo particolairit del

falsario la sua personale simpatia per quella

forma

di

S, che pare 5 arabico capovolto


al

che egli pose nello strano Nuais, da


forse perch

lui sur-

rogato per falsa lezione


(love

genuino

Numsi ,

avea sottocchi Fabr. 871,

quel S occorre due volte, di cui una precisamente in Nuasiae

(').

ob.oSr/'d-boihCQhu-j

Devo

la

conoscenza di codesta epigrafe alla gentilezza del prelodato

sig.

Pietro Scrul-

mero. L'epigrafe di sua propriet e gli fu consegnata nel maggio del 1887 da^li eredi del fu Simone Meneghelli, antiquario in Verona, morto nel 1887. Io la vidi
il

settembre 1893 e ne ritardai la pubblicazione, tentandone invano l'interpretazione


le

anche dietro
Il
p.

indicazioni di persone competenti.


in

Placido Bresciani,
latino
e

una

raccolta,

in

fogli

sparsi

in

minute copie,

di
bi-

iscrizioni greche,

medioevali,

cho

ora trovasi con altri suoi mss. nella


,

blioteca Capitolare di Verona (sala Maffeiana)


di codesta iscrizione e ci

unisce un facsimile abbastanza fedele


:

d la seguente notizia preziosa

trovata a La::ise (lao di


il

Garda) in occasione di fare un fabbricato nel 1785, presso


filippi.

nob. sig. Paulino Gian-

Ora

il

eh. sig.

Sgulmero, che trov presso gli eredi Meueghelli


crede

libri provenienti

dalla libreria

Gianfilippi,

molto verosimilmente che

l'antiquario

Menec^helli

abbia acquistato lapide e libri nel 1848, quando la sostanza Gianfilippi and divisa e venduta. Lo Sgulmero raffronta codesta epigrafe, quanto al carattere, con l'iscrizione
di

Gaudenzia, che era nel Cimitero di Ciriaca e che fu donata dal Boldetti al mons. Bian-

chini (M. A. Boldetti: Cimitero di Ss. .Martiri ed antichi Cristiani di


Infatti nell'ultima linea di quell'epigrafe:

Roma

I,

84-85).
(sic)

Anime
si

(sic)

Innocenti Gaudeniiae que

vixit * an.

V.

m.

VII

d.

XXI

in pace,

legge in caratteri di un unciale goffo e


filiae
('J)

barocco, tutto a curve, apici e nessi;


et

Mercarim pater
raccolta

idus nocemb. Urso

Polemio

coss.

Il dicctus

assomiglia molto a quello della nostra epigrafe,


della

come a

quello di altre

due epigrafi

Bresciani

sopracitata,

che non

qui

il

luogo di esaminare. Tentai di decifrare con l'aiuto di queste la nostra epigrafe,

ma

(')
il

Io

lof,'f,'o

Numsi

(fai

iiii(j

cafcu, qicinluiniui!

at(iii:iiito
il

confuso

Vm

quasi abrasu

l'i

lnaK';

falsario
il

avrebbe (lun(|ue copiato senza alcuna alterazione


si

Numsi

genuino. Oltre l'uso del

sejriio

per

Udii la i)rcdilezione del falsario per l'V a calice ed obliquo.


di

Classk

scienze morali ecc.

Mkmorik

Voi. II, Serie 5, parte 2"

20

VERONA. VENEZIA
le lettere

la

232

8j,'niticato.

REGIONE
Daltra parto
la

X.

formano un accozzo di parole senza


provenienza
della

la nota mss.
di

del

Bresciani circa

lapide

allonUinerebbe

supposizione

Talsitil

della medesima.
falsa,

Kpi.Urafo greca

copiata presso
nel
cortile del
alt.

il

fu cav. Alessandri,

<,'i

conservatore del

museo

Civico.

immurata
Leggesi

suo palazzo ed di pietra bruna lucente,


larg.

molto simile a quella di Saltrio,


lettere 0,02.
:

m. 0,385,

m. 0,17, dello

spess. di

m. 0,03,

MENANAPOC
Cfr.

lEPAnOAETHC
I

nPOC

MENANAPON

nOTAMON

MinV(S(ioc ifQarTolti^i ttqc


Kaibel,
/.

Mnatgoy
:

rTOiccuiii.

G.

S. ci It.

n.

1848 (Roma)

MvhvSqo: Uqa7ToXtti]c ttq

MfcivQor TTotKUr.
S.

Ricci.

II.

VKNKZIA
s.
il

Di un'importante epigrafe cretese rinvenuta nella


revisione delle iscrizioni cretesi che
li

Basilica di
Durante
si

Marco.
mio soggiorno a Venezia por
la

trovano sparse nei musei pubblici e privati e nei codici


il

quella citt, dovetti,

per studiare

marmo
s.

del lato opposto

allo

scritto,

die

la

nota

epigrafe cretese
stacri-

della Basilica di

ilarco ('), rimuovere

la lastra dall'incassatura di legno e


lati.

carne lo strato di gesso che la ricopriva da tutti gli altri

Fui sorpreso nel


spessore, lungo
e tnora

conoscere all'intorno

della
i

lastra

rettangolare,

nel senso

dello

uno
non

dei lati maggiori e lungo

due minori, un fregio ottimamente conservato

rilevato

da alcuno. Sibito

lo identificai

con quello ricorrente per tutta la facciata della

Basilica nella costura dei piloni, fra


altrove.

il

primo

il

secondo ordine di colonne ed anche


in

Consiste

il

fregio in

due fascio a scacchetti altornautisi.

mezzo

ai

quali

del sec. XIll. corre una lista sporgente d'ornato a foglia di edera; esso indubbiamente

Nella zona mediana della lastra,

dalla

parto
fissi
i

non

scritta,

si

vedono ancora

le

im-

pronte a stella del cemento che teneva

capitelli delle

due colonne

sottostanti,

alle quali la lastra serviva di abaco. Accertatomi da questi

indizi che quella lastra

fortunata doveva avere un posto speciale nella storia della Basilica, e che questa storia Saca sua volta doveva dilucidare quella della lastra, mi rivolsi al eh. ing. comm. mosaico. di Studio dello Marco e S. di cardo, direttore dei lavori di restauro
RisultS dalle

sue

gentili

informazioni

che

la

lastra

ora

stata da lui scoperta

nell'agosto del

1882, nel secondo intercolunnio della facciata, venendo dalla piazzetta


al

precisamente

posto

del

pilone

delle arcate nell'ordine superiore.

La

lastra di

marmo
ed
il

fu sostituita da altra identica e ceduta al


il

Museo

dalla Fabbriceria della Ba-

silica; essa faceva parte di tutto

restauro ed ornato della l?asilica anteriore al 13U(>.


di
(piel

fregio architettonico

doveva perci essere

periodo

di

tempo, come del

resto risulta evidente dallo stile stesso del fregio e dalle colonne

in posto sottostanti,

(')

Compretti

II.

.I/mi.

ilnl.

tii

antich. rlnst.

I,

|i.

lll-l"i'i.

REGIONE

X.

fop^lia

238

stile

VENEZIA

che hcanno la
ujI

piotezionale,

poi

anche dal fatto che nel 1385 incominciarono


dello

sommo

della tacciata le decorazioni

gotico

successivo al

nostro

in

questione.

Ora, siccome la cronaca


ciata,

Da

Canale, che accenna agli ornati artistici della facdi

s'arresta al

1275

parla

un

mosaico

di

quel tempo, che ancfira

si

vede

in posto nell'ultima arcata

a sinistra,

per chi guarda la facciata, rappresentante ap-

punto la facciata della Basilica col nostro ornato, risulta evidente che questo appartiene al periodo

1204-1275

che molto prima

del 1275 l'epigrafe cretese doveva

essere stata trasportata a Venezia da Creta direttamente o forse da Costantinopoli, in

occasione del ritorno trionfale a Venezia dui doge Enrico Dandolo (12U4)

(').

dunque
parla
il

impossibile

che la nostra epigrafe,


sia la

gi prima del

1275 membro

ar-

chitettonico delia facciata,


eh.

stessa che serv al testo

del foglio Molin, di cui


in
i

Comparetti nella sua pubblicazione, foglio ora perduto, stampato


(-)

s-

guito al trasporto nel decimo sejtimo saeculo

ed erano quindi giustificati

dubbi

dello stesso prof. Comparetti, che rilevava gi fin dal

1884 che

l'epigrafe della Basilica

mancava dell'aggiunta
nel foglio veneto),
e

fatta

di

comune accordo
d'altra

fra le
si

due citt (che leggesi invece

che questo,

parte,

mostrava mancante di brani che

la nostra epigrafe porta scolpiti tuttora leggibili.

In attesa di maggiori dilucidazioni,


concessione del eh.

il

marmo,
dei

dietro

mia proposta
e

e per gentile

comm.

Barozzi,

direttore

RR. Musei

Gallerie di Venezia,

non

si

vede pi come prima ingessato nell'incassatura di legno,


il

ma

stato

posto su

sostegni a rotelle, ad un' altezza che renda agevole


e gli sar

vederlo e studiai'lo da ogni lato,

apposta

una targhetta, che ne

ricordi

la pertinenza alla Basilica,

come

membro
anche
ai

architettonico, e la sua storia

come

epigrafe, storia che merita d'esser nota

non specialisti della materia, perch interessa Creta,

ma

pi ancra Venezia.

S.

Ricci.

(')

Un'altra importante epigrafe

cretese
,

rimane tuttora a Costantinopoli ed


7i

il

giuramento

di quei di
(2)

Dreros

(v.

Cauer, Delectus"

n.

121:

museo Turcico ecclesiae


I. jiag.

s.

/renne).

Gli studi del Torres y Eibera {Antiqui t. crei., cap.


il

28 e segg.,

cfr.

Periphs

Cretae,

p.

13-14) avevano posto in luce che

testo di codesto

foglio prezioso

era stato tratto da un'epi-

grafe che Francesco Molin vide in quel di Kydonia in Creta, saeculo elaente decimo septimo non procul a Salinis, quam (tabulam) ruslicus quidam pr mensa adhibere sueverat, e che sped subito al fratello Domenico,

senatore veneto

raccoglitore

di

antichi monumenti, non quidem, ut

obierit 17 die nov. a. 1033 decem nimirun tot annos ante detecti ac transmissi lapidis epochnm a Chishullo e.rpressam Ora riidiiiit (lell'argoinento tra il testo del fofjlin, che ci i)crvenuto per mezzo ihd CliisliuU,

Chishullus prodidit, anno 16 J.'),

cum Dominicus Molinus diem suum

quello dcH'cpigrafe della Basilica aveva indotta ad idontificaro l'uno coiraltro.

NONTEUARCIANO, AN'CONA

2.i\

RKOIONE

VI,

V.

Regione VI (UMBRIA).
111.

Mi.LNTKMAKClAiNt.)

l)i

un

ripoatiijlio di nionclc conohiri di

argento.
In
giola,
ui)

predio di propriet del sig. Enrico ndroanelli, situato in contrada

(ia^'-

fu casualmente rinvenuto

un ripostiglio di 208 monete


ni.
:

familiari, di argento,

contenuto entro una rozza olla di terracotta, a

0.(5U

di
1.

profondit.

Le monete spettano
Crepusia 2. Curtia
.Tunia 4.
1.

allo famiglie ^^eguenti

Aburia

Aelia

1.

Antestia
1.

1.

An2.

tonia 4. Atilia 1. Caocilia 4. Calpurnia 12. Cipia 2. Claudia 7. Coelia

Cornelia
4.

Egnatia

3.

Fabia

2.

Flaminia;?. Fonteia
1.

8.

Furia

Julia 11.

Licinia 7.
2.

Lucilia 3. Lucretia 4. Lutatia


4.

Manlia

4.

Marcia
1

8.

Maria

3.

Memmia

Miuucia

Naevia
7.

5.

Papia

2.

Papiria 2. Plautia
7.

Poblicia 2.

Pom1.
1.

peia 2. Porcia 2. Postumia

Procilia 8. Ilubria 3. Rutilia


1.

Satriena 3. Scribonia
1.

Sempronia

1.

Sorgia 2. Sernlia
(J.

Thoria

1.

Titia 7. Tituria 9. Trebania

Tullia

Vibia 2U. Volteia

Incerte 4.
C. ClAVARINI.

Regione V (PICENUMJ.
IV.

ANCONA

Tombe ed avaid

di coslrtaioni di eia varia sco-

perti in piazza Cavour.


Sulla fine del passato marzo, cominciarono
i

lavori di sterro per le

fondamenta

del nuovo palazzo delle Ferrovie, nella piazza Cavour.

La

valle

in

cui

si

sta costruendo

il

detto palazzo, chiusa tra


il

il

colle dei
si

Cap-

puccini e quello del Cardeto a nord, ed


dalle vecchie

colle di

8.

Stefano a sud e che

allarga

mura

e
si

dalla porta Calamo, trent'anni fa demolite, fino alla nuova cinta

ed a porta Cavour,
t>alle
(li

chiam, modernamente la piana degli orli, e nel medio evo


sec.
le

Penocchiara (nelle carte del

XI

detta

Peneclaria).
riferiscono che nel

Prometto pure che la tradizione e


prossimo colle di
e
s.

memorie

dei cronisti

Stefano si edific nel primo secolo una


chiesa
allo
fino

memoria

a quel santo;

nel

secolo

una

stosso vi
ai

fece

innalzare Galla Placidia, chiosa che

fu la cattedrale

anconitana

secoli

o
s.

XI
di

circa.

Inoltre sappiamo

che

in

Penocchiara

fu

anche una chiesa dedicata a un

Silvestro, la quale nell'anno

510

gi

demolita dai barbari, era ridotta


al terremoto del
5.")S,

mucchio
s.

rovine.

Nel VI

secolo,

in seguito

gli

abitanti del colle di

Stefano scesero a fabbricare caso nel

piano sottostante; e nel secolo


nella piana degli orti

XI

monaci Benedettini
il

nelle vicinanze di

b.

Stefano,

murarono

monastero

di

s.

Gio.

Battista {Ecclesia Pene-

REGIONE

V.

235

ANCONA

claria, in

poveri malati e con cura di anime.

fundo Peiieclaria, fonte Alciara: da carte del 1051) con ospedale per i Questo monastero, accresciuto nel 1168 con la
s.

parrocchia di

Giacomo,

si

mantenne

fino

al secolo

XIV, come

si

ha dalle carte
dai

del 1191, 1205, 1296, 1300; ed era quasi demolito quando fu abbandonato

monaci nel 14G4 (Ann. Camaldolesi);

e forse

il

suo materiale venne adoperato nel 1532

per la costruzione della cittadella, ordinata dal papa Clemente VII.

Vi fu inoltre una fontana di

s.

Giovanni,

e,

pi tardi, la

Madonna

degli orti.

Rammento da ultimo che


i

in

cotesta valle, dai Goti in poi, si attendarono sempre

nemici

quali assediarono per terra Ancona.


tali

Premesse

notizie riferisco le scoperte.

Nella linea dei pozzi, a tramontana,


si

nei giorni 2,

IZ, 20, 23.


sul

25

e
e

27 aprile
sulle con-

sono trovate sette tombe di tegole a tettoia,

con coppi
le

culmine

giunture laterali delle tegole, variamente orientate,


profondit
dal
livello attuale

pi da est ad ovest, ed alla


a

di

campagna da m. 5,12

m. 6,08,
la sesta

che,

compresa

l'altezza delle tombe, scende


il

da m. 5,58, a m. 6,51, meno

tomba, scoperta

25

aprile a soli

m.

4.

Tutte
fra

erano piene di terra filtratavi


il

dalle

commessure,
al

con scheletri conservati


essere studiati.

bene

terriccio

due crani ho portati

Museo per
pezzi, a

Soltanto nella

prima tomba

si

rinvennero tre unguentari

di vetro

in

sinistra dei piedi dello scheletro.

Nella terza osservai che la tegola di mezzo, sotsesta,

tostante al cadavere, era forata


si

nel centro. Nella

apparsa

il

25

aprile,

come

detto di

sopra, lo scheletro posava, invece che su tegole, su quadroni di laterizi


e nell'ultima

con incavo a presa;

scoperta

il

giorno

27,

lo

scheletro posava sulla


entro un fossetto

nuda

terra.

Singolaro la quinta, che conteneva ossa

umane combuste

aperto nel piano della tomba. Vi erano misti carboni, ceneri, rottami di una lucerna
fittile

col noto

bollo Foriis, frammenti di due o tre vasi ansati di terracotta, e chiodi

di bronzo e di ferro.
Il

20

aprile fu rimessa in luce a

m. 5,44 anche una tomba a

cassa, alta

m. 1,03

orientata da est ad ovest.

Era formata

di gi-andi

lastre

di

tufo del montagnolo,

come quelle tombe che ho

trovato sempre ricche, specialmente se nell'interno dipinte e intonacate.

Ma

a questa

mancava
lato sud,
preziosi.

la lastra superiore della testata

ad ovest

mancavano due

dei pioventi del

evidentemente tolte da chi in altro tempo

la scopri e spogli degli oggetti

Infatti la trovai piena di terra penetratavi dalle lastre mancanti, con lo schecol capo a levante.
fittile,

letro
tile

femminile intero e a posto,


funebre vi rimanevano
:

Degli oggetti della suppellet;

un' anfora

ai

piedi dello scheletro

una coppa

di

vetro; un disco di rame, frammentato probabilmente fondo di un vaso, anche questo

presso

piedi

un ago crinale

ed un bastoncino

di osso

lavorato, presso la

gamba

sinistra, tre

ed a destra un asse unciale con Giano bifronte, e prova di nave; im' oncia;
fittili

vasi

fusiformi,

ed un vasetto con un' ansa a vernice nera.


alle

Tali

tombe scoperte

indicate

profonditii,

confermano che

la

necropoli di

Ancona continu

in quel sito

anche nell'et romana, appartenendo

all'et suddetta le

prime tombe, superiormente

citate,

mentre

la

tomba

sesta del secolo 111 av. Cristo,

ANCONA

altre
lOS).

236

medesima
(cfr.

REGIONE

V.

come molto
p.

precedentemontti scoperte nella zona

Notizie 1892

80,

]SIolto

importanto per

la topografa

della citt la scoperta dei ruderi di vari

muri

e di sculture.

Noto

tre

muri nella linea

di

tramontana: uno diretto da


altri

est

ad ovest; un altro

da nord a sud; un altro da nord-ovest a sud-est; quattro


linea di levante; e di essi

muri apparvero nella

uno da nord a sud, e

tre

da est ad ovest. Tre muri appar-

vero nella linea meridionale tutti diretti da nord-ovest a sud-est.


Il

primo

muro

del

lato

di

tramontana,

della

larghezza

varia
al

da m.

0,r).')

m.

0,8.")

apparso alla medesima profondit di m. 4.80, scende lino


.'),:{()

piano di fon-

dazione da m.
a m.
fi.S.").

m. 5,70;
si

solamente
lungo
la

in

un punto, nell'angolo nord-est scendo


a varia distanza, altri due muri

Da
il

esso

distaccano
di

linea,

da m. 4,75
quasi tutti
fossero

a m. 5,46

profondit.

Cotesti

muri,

per

conseguenza, raggiungono

piano delle tombe


di

pi antiche, e forse sono contemporanei ad esse, o

muri

recinto del sepolcreto, o di altro edificio.

All'opposto dei muri apparsi nei pozzi e nella trincea del lato di levante, quello
diretto

da nord a sud
nella

a m. 2, 88 dal livello attuale, e gli altri che


sono alla profondit
varia

si

spiccano da

quello

direzione

da est ad ovest,

da

m. 1,60 a

m. 3,20.
Cos'i
i

muri scoperti

finora nei pozzi del lato meridionale, orientati

da nord-ovest

a sud-est, sono alla profondit di m. 2,14 a

m. 3,52. Laonde questi che rimangono


del
lato nord crederei appar-

tanto al disopra del livello

delle

tombe

e dei ruderi

tenessero a costnizioni di et posteriore.

Presso

il

muro
e del

di

levante diretto da nord a sud, verso

il

mezzo

della linea,
di

si

raccolse sotto calcinacci e macerie,


alta

una colonna

di granito bianco

macchiato

nero,

m. 3,30

diam. superiore di m. 0,37, e inferiore di m. 0,44. Accanto giaceva


in travertino, alto

un grosso cilindro
metro intemo
Si
trovi"!

m. 0,78 del diametro esterno


tutta

di

m. 0,60
di

e dia-

di

m. 0,31

questa parte interna era


la quale

ripiena

calcestruzzo.

in

piedi, su propria base,

posava sopra due parallelepipedi di tufo


di

del montagnolo, e sopra un

dado a fondazione formato


il

calcestruzzo.

Dove

da notare che

vano circolare di questo cilindro


il

superionnente
il

si

al-

larga per l'innesto di un cilindro simile,


in

che dimostra che


il

ciliudio appartenne

origine ad

una conduttura
roccliio

di

acqua, e poi, riempitone

vuoto, fu adoperato

come

un semplice

di colonna.
tre altri cilindri simili. Allargato poi
ai

Poco discosto furono trovati


estrarli,
si

lo

scavo per

rinvenne un altro cilindro simile

precedenti, pure ripieno di calcestruzzo


3,.")0

ed
ed

in
in

piedi sulla base, uguale a quella del primo, e distante da questo circa m.

linea da est ad ovest. Vicino giacevano due capitelli


intero,

di travertino,

dei quali

uno ornato a fogliami, ed uno quasi


Infine a pochi
di

con quattro aquile agli angoli.


di granito si

metri

dalla

]irima colonna

rinvenuto un tronco

altra colonna simile, lunga m.

1,60 del diametro superiore di m. 0,44.


si

Nollo estrarre

le

prodette

sculture

sono rinvenuti

alcuni massi rettangolari


e giallo.

di travertino con le facce

leggermente intonacate a colori rosso

REGIONE

VII.

la scoperta

237

FIRENZE, MONTEPULCIANO

Non debbo omettere


e

di

una tomba formata parte

di lastre di tufo

parte di tegole tolte da antichi sepolcri, e coperta di due lastre di tufo.

ridosso poi del


:

muro
muri,

dei lati est e sud, ed alla profondit varia da

m. 2,24
colonne

a m. 3,52

si

scoprirono quattro grandi sepolture, piene di ossa raccolte da altre tomba.


tali
e

Senza dubbio
intere ed
i

le

basi trovate al loro posto,


i

e,

poco lungi,

le

rocchi

di colonne,

ed

capitelli,

ed

massi rettangolari di travertino

intonacati e colorati sono le tracce sicuro di uno degli edilzi dei primi tempi cristiani,
dei quali
si

detto

in

principio e che vennero formati con materiali di vario

stile

e di varia provenienza.

a sperare che col progresso

dei

lavori

sia dato

raccogliere tutti gli elementi

per delinearne la pianta.


C. ClAVARINI.

Regione VII (ET RUBIA).


V.
e
si

FIRENZE

Proseguirono

lo scoperte

nei

lavori

pel

Centro di Firenze,

rimisero in luce pezzi architettonici, per lo pi riferibili ad editici pubblici di

et romana, intorno ai quali sar presto edito un rapporto del direttore degli scavi.

VI.

MONTEPULCIANO
raccolsero
i

in

Arredi di una tomba chiusina a camera.


una tomba franata a camera, scoperta casual-

Non
monte,
si

lungi da Montepulciano

seguenti oggetti d'arredo funebre.

Bronzi
Giuoco del Kottabos

1.

in

bronzo,

alt.

m.

1,30, con base di ferro

frammentaria

(v. tig. 1, 2, 2^^).

Ha

la

g^og xairufitm]
di

di bastone liscio affusato, la vnoxnittvi]

Itxdn^

di lamiera tonda,
cfr.

come nell'esemplare
p.

Perugia (Helbig,
ed

Hm.

Mitth. 1886 tav. XII;

IJaruabei,

Nolizlc 1886
alt.

314
servo

sg.);

sormontato da una mostruosa figura alata

e seminginocchiata,

cent. 17, nella quale

da riconoscersi

il

Cliarim

etrusco

Tachulcha,

il

pi

abietto

dell'Averno. Corrisponde per tipo alla figura di


in Micali, TtaL av. Rom., tav. XXIV mani protese teneva probabilmente due serpi,

Caronte i)si/choimmpos

dell'urna
p.

etrusca

(=
tav.

Martha, L'Ari (Urasqtic

178). Nelle

come

Tuchulcha nella pittura cornetana della tomba dell'Orco 15; Martha op. cit. p. 394, fig. 268). La testa barbata col
con
occhi
disformi,
sul

[Moa.

Isl.

Vili,

caratteristico naso

a becco d'aquila,

uno
i|uali'

pi

grande

dell'altro,

coperta da una

specie di berretto ('Aidoc xrvi-i^),

sporgono due orecchie ferine, due corni

MONTKPCLCIANO

2.18

REGIONE

VII.

caprini ed un punzone ottuso, destinato


tabo.

a sostenere in bilico la Tthiany^ del Kotin

vestito di breve tunica

manicata stretta
candelabri

cintura od ha

piedi nudi

(').

2-3.

Duo

coniiiaj,'ni. alt.

m.

,54. simili por tipo


I

per arte e grandezza a quelli del


I piedi d'aquila

Museo trc^oriano
elcf^'anti

tav.

LUI.

4.

sono franiezzati da

palmetto.

11 fusto,

cesellato alla baso con tre ordini di palmette e scannellato tino


in
il

cima, presenta la solita padellina convessa, sulla quale riposa


(iiiadruplice

uncino dove
le

si

conficcavano
il

lo

candele.
di

In

mezzo

agli

uncini per

candele posto
il

symplegma

un cavaliere

nudo

in atto d'infrenare

proprio cavallo (Dioscuro).


tg.

Uno

di questi simplegina alt. 0,11 intatto (v.


cont^orva

3, 3a);

dell'altro si

solamente

il

cavallo in galoppo privo di

una gamba
4-5.

e della coda.
alt.

Due stamnoi compagni,

0,38, bocca 0,23, corrisponI tav.

denti al tipo del

Musco Gregoriano

IV, 5

(fig. 4).

Hanno
e
le

per

il

labbro con

l'ornato a lingue finamente


in
il).

cesellato

anse orizzontali con l'attacco


(cfr.

forma

di

foglia piena lanceolata

Mus. Gregor.
().

tav.

60

Mancano

vari pezzi del ventre.


(fig. 5).

Altro siamnos simile,

alt.

0,28, bocca 0,21

Le anse

orizzontali

banno l'attacco

in

forma di foglia di palma frasta-

^ ^

Fio. 2 a.

Ki.i.

1.

Fio.

(')

l^ucntu nnovo jfinKCii del

Kutlnlws e
i*c|tiiriita

citiulelabri

i-oi

Diusciiri, ilcscriUi qui


vu).

np)ireiiiiii

for-

inanu sotrk'cttu di una mia trallaiioiio

noi

Rendiconti dei Lincei

IH

fase. 5 p.

268-282.

REGIONE

VII.

Grcf/or.
I

239

al

MONTKI'l'I.riANO

gliata (cfr. Mi/s.

tav.

60 e).

Il

labbro

di

fiinri

similmente decorato

a linguette e sn[ierioniiente con


7.

ima treccia continua bulinata.


decorata

Patera uiiibellicata (diam. U.2o)

esternamente

bulino con

finis-

Fio. Sa.

FiG.

4.

Fifi.

Fio.

5.

simi tralci di toglie d'ellera e con un doppio ordine di foglie palmate,

le

quali contor-

nano l'umbellico concavo convesso corrispondente a quello d'una Irua

(fig. fi).

Esternadelfini

mente

decorata sempre
Si

bulino con
ecr.
--

un

corridietro a onde
Vlil. II,

sovrapposti
30

Cl.ASSK DI

IF.N7K

MdHM.I

AIk.MOHIK

Serie >', l'Alte 2"

MONTEPULCIANO

J40

REGIONE

VII.

natanti
elio

(fig.

6a). L'ansa, di forma ovale,

ha un nodo supcriore con

triplice

periato

la

contorna, e l'attacco decorato in rilievo con uu leone gradiente.

Fi.:.

C.

FiG.

<!a.

8.

Altra patera
e

fondo piano, dm. 0,29.

Ha

il

bordo

cesellato con

l'orruato

a lingua

la

maniglia ovale, con nodo superiore e l'attacco cesellato a rilievo con

un pegaso volante.
9.
I

Manico

di oinoclioe a

canna

(alt.

0,19), identico a quello del

Mux. Gregor.

tav.

hde. Superiormente termina

in testa di ariete,

ed inferiormente in una placchetta


testa rove-

rettangolare, sulla quale


sciata tutta all'indiutro.
tav.

rajipresentato un eroe in panoplia caduto con


il

Per

tipo della oinochoe cui appartenne, cfr. Mus. Grcyor. I

VI.
10.

infra. 5.

supra.
(alt.

Manico a nastro
1

0,20) di oinochoe con bocca a foglia d'oliera

(cfr.

Mus.
ed ha

Gregor.

tav.

VI.

supra).

decorato longitudinalmente a tre

tili

di periato,

l'attacco tondo ornato al rilievo di


11.

un grifo che assale un puledro.


di

Due maniglie

orizzontali (larg. 0,11)

un bacile,

con gli attacchi tondi,

nei quali sono scolpiti 12.


tarie,

due mascheroni
e relative

silenici.

Due maniglie
una
I

orecchie cesellate, in parte frammen-

di

situla,

la

quale doveva esser identica a quella del Mus.

Oregor

tav.

IV

n. 4.
(alt.

13-15. Tre kijalhd

0,08) ossia poculi con

alti

manici corriconserFio.

spondenti con quelli del Mus.


vato
(tig.

Gregor.

tav.

VI.

1.

Uno ben

7);

gli

altri

due mancanti della parte

inferiore.

16-17.

Due

vasetti (alt. 0,12; 0,10) col ventre in forma di situla a labbro espanso,
.Mus.

simili a quelli del

Gregor.

tav.

III.

2.

REGIONE

Vlt.

241

sagomata
(cfr.

MONTEPULCIANO

18. Altro vasetto iu foruia di situla privo di labbro, alt. 0,09. 19. Ohieni (diain. 0,27) uervata e base tonda
e

cesellata riferibili, ad
es.
il

un kratere
Gregor.
I

ossia
tav.

ad un oxijhapkon
4).

col

ventre ovoide

per

tipo del

Mas.

IX.

20. Borchia tonda in forma di coppella (diam. 0,08) e frammento di due altro
simili.

21. Borchietta simile pi piccola, diam. 0,025.

Ferro.
22. Foculo ossia braciere in frammenti di forma quadrangolare, fatto di lamina
di

bronzo

con rinforzi

di ferro

sostenuto da quattro

rotelle

di brony-o

(presunta

lungh. 0,68, largh. 0,42). Corrisponde esattamente coi tipi di braciere rinvenuti negli
scavi di

Visenlium.

23.

Frammenti

di

una spada

di

ferro (larga

m.

0,05.5).

Terrecotle.
24.

Fondo

di

una kylix

in

frammenti

di

fabbrica orvietana a vernice rossa, nel

cui interno rappresentata una figura virile in atto di correre.

Questo fondo

di

tazza, per quanto

male ridotto
e

con la vernice quasi interafissare la

mente

distrutta,

interessante per la tecnica,

perch serve a

data della

suppellettile suddescritta

verso la fine del sec.


di
tutti gli
si

IV

a.

Cr.

epoca con cui ben corri-

spondono

lo

stile

e l'arte

altri

oggetti.

La tomba

a camera, dentro cui

rinvenne, era di forma quadra (m. 3

3)

priva di banchine. Nel bel mezzo,


si

in posizione

traversa rispettivamente al dromos,

trov la cassa di legno con lo scheletro del defunto.


Il

kottabos

n.

candelabri

n.

2-3

si

trovarono piazzati a sin. dell'ingresso

della

tomba
Tutto

ai piedi

della cassa.
le

Alla cassa di legno del defunto appartengono


il

borchie

n.

20-21.
alla

vasellame

(n.

3-19)

si

trov

ammassato

accanto

cassa

vicino

all'ingresso.

Questa tomba sta strettamente connessa con un'altra scoperta nel 1868 dal
Mazzetti, parimente nei pressi di Montepulciano, della quale faceva parte la importante kylix del kottabos edita negli Ann. dell'/si.

1868, tav. d'agg.

i?,

p.

226.

Questa tazza fu acquistata

nel

1892 per

il

Museo

di

Firenze insieme con al-

cuni altri oggetti provenienti dalla stessa tomba, degni di esser qui almeno ricordati
e brevemente descritti
:

Bromi.
a)

Stamnos

(alt.

m. 0,39, diam. della bocca m. 0,22), con

maiiii^lio

lnamcnto

cesellate desinenti in mascheroni silenici, e bocca ornata di ovuli. Conservazione porfetta


;

splendida patina verde azzurrognola.

ROMA

b) Altro

242

fip. 5).

ItOMA

stamnos similo

al

ii.

siiddescritto (v.

Conservazione perfetta

patina coniu sopra.


e)

Oinochoe con bocca a foglia d'ellera e con alto manico a nastro

(alt.

m. 0,23).
gor-

Con-serva/ione e iiatina come sopra.


</)

Oinochoe con manico ornato


(alt.

di

(joneion o bocca tonda

m.

(.'22).

Conser-

vazione e patina come sopra.


e)

Trua

di bella conservazione e patina

come

sopra.

/) Paio di poetili
(cfr.
ti.,'.

cilindrici

manicati

7).

<jr)

Poculo a tronco di cono ansato.


Candelabro,
alt.

?)

m.

1,

con tripiede a

zampe
di

d'aquila, fusto scannellato decorato infe-

riormente a squame, e sormontato da un gruppo


squisito
lavoro,
il

quale

esiliisce

un
in

dio
atto

clamidato

ed imberbe (credo Apollo)

di colpire col

pugno un Gigante (credo EnriIl

medonte)
barba
P,p
j,

(fig. 8).
^'i;\

Gigante, allerrato per la


difendersi lan-

atterrato, tenta di
il

ciando un sasso contro

suo assalitore.

Ori.

a) Paio di orecchini {imurcx), limg.


di
cfr.

0,0.">,

ad anello vuoto, decorato a stampa


flogranata.

rabeschi e palmizi

con campanella

pendente
381.

Per un tipo analogo

Martha, f/art Klrunfjue pag. 565,


//)

fig.

Grosso anello
rabeschi e

da dito

di

oro vuoto, con grosso castone convesso ornato a

stampo

di

dm gemma

vitrea nel centro.


L.

A. Milani.

VII. RO.MA.

Nuove scoperte

nella citt e nel suburbio.


le

Regione
sono
slitti

li. Negli sferri

por

fondazioni

di

un

villino,
t

di

proprieti

della

signora Claudia Palassi in via Capo d'Africa, alla profondit di m.


scoperti due tratti di antico

dal piano stradale.

muro

laterizio,

largo m. 1,20. Essi sono pa-

ralleli

fra loro;

traversano tutta la larghezza del cavo, che di m. 1,40, e distano


In qualche parte conservano ancora l'intonaco tutto bianco.

l'uno dall'altro m. 7.

Regione

111.

lavori

per

il

prolungamento della via

de' Serpenti
di queste,

hanno
in

fatto

tornare all'aperto altri avanzi di antiche costnizioni.

Alcune

opera re-

ROMA

240

ROMA

ticolata e dei primi secoli

dell'impero, trovansi a maj^^ore

profondith; altre di et

posteriore sono in gran parte ad esse sovrapposte.

pareti

stata totalmente

sgombrata dalle

terr l'antica stanza,

il

cui rinvenimento fu

ricordato nelle Noli^ie

del corrente anno (p. 191). Misura m. ri,80


;

4,r)0.

Solo tre

sono conservate, ed hanno l'altezza di m. 5,50

la quarta fu distrutta in antico

per le fabbriche posteriori.


riore,

La
di

loro costruzione d'opera reticolata nella parte supe-

di parallelepipedi

tufo nella parte piti bassa.

Il

pavimento

formato a

piccoli

cubetti di

marmo

bianco, con

una semplice

fascia nera che gira tutt' attorno

alla stanza.

La

parete di fondo, che ha una porta verso l'angolo orientale, decorata


:

di mediocri pitture su fondo bianco

lo zoccolo di color nero.

Circa la met dell'al-

tezza

v'

una fascia
fascia,
;

rossa, sulla quale sono dipinti genietti ed animali. Sopra e sotto

di questa

con linee di vario colore sono diseguati scompartimenti architettonici


fra

assai semplici di

questi

sono

dipinti

due

piccoli quadretti rappresentanti scene

campagna,

in

cattivo stato di conservazione.

(larga m.

m. 13 dalla stanza ora descritta, verso 3,75X4,00), similmente costruita in


sul quale dipinto

nord,

ne stata

scoperta

un'altra

reticolato.

Una

parete
frutti

conserva
di

un

frammento d'intonaco,
Nello sterro

un festone con

foglie e

pino.

stato

trovato un frammento di tavola marmorea, alto m. 0,20

0,21,

che 'conserva questa parte di antico calendario romano:

ili

*<S\ludi

9
h

PJ.

i\

LVDl
1

ili Ly

EPVLVM-INDICITVR
IV

feriae-ex-s-c-d1'i\.

lOVI
XlIX Jr

NONI -MIN

IN

CAPITOL

1.1

EQVOR VM PROB ATIO INFERIAE-DRVSl-CAESARIS


LVDl-IN CIRCO

FON

T^>P

( FONTl-EXTRA^iVor/aW

b
e

.(VII

IN

XVI

c
e
V_.

LVDl-IN CIRCO

XV FERIAE-EX-S-C LVDl-IN CIRCO yMOjD-EO-DIE-HONORES-CAELESTES-D IvO- AVCVSTO a j'JATV- DECRETI -SVNT- POMPEIO ET-APPVLEIO CCS

'.tini

LVDI-IN CIRCO

xi\\\

LVD I-IN CIRCO

viv

X X

c IWERCATVS eM
'

E R

C A

GM

E R C

J/

ROMA

le

211

le

ROMA

producono

antichissimo tabulae fastorum,


di ciascun giorno, sono alto

cio le lettere iiuDdiuali e le note o

nomi proprii

un centimetro:

minori hanno l'altezza da

tre a quattro millimetri. L'incisione nitida e regolare;

parecchio lettere, specialmente


della primitiva rubricazione.

nelle

not*j

del settembre,

conservano tuttora
lettere
incise

li'

tracce

Fra

le

due serie di

caratteri magjfiori

sono inseriti

numeri

calendarii, quali trovansi pure in altri omerologii dello stesso tempo, per es. nei Vallensas, nei Vaticani,

negli Amiternini,

quali ultimi

per

il

tipo generale sono par-

ticolannente da mettere a riscontro col framineutu

novellamente scoperto. In questo

le HOtae dei singoli giorni corrispondono quasi tutte con quelle degli altri emerologii, e

ne divereilcano

(soltanto

ai giorni
ai

12,

15,

17 settembre.

Il

12 e

il

15 sono inla cui

dicati nefasti,

concordemente

calendari!

Mall'eiano, Sabino e di

Amiterno

et di poco posteriore all'anno 7(JU di H., mentre gli Anziati, che sono dell'anno 804,

segnano quei giorni cumitiales. Per contrario


di

il

17 settembre, nefastus
il

che dagli emerologii


hilaris,

et pi antica

notato comitialis,

qui

segnato

come

nei

calendarii di Amiterno e di Anzio. Ci dimostra che


in circa

monumento

ora

scoperto

contemporaneo o

di

poco posteriore

ai fasti

d'Amiterno, mentre anti'riore a

quelli di Anzio.

Delle ferie che


attribuiti a

si

osservavano

ln

dall'et

remotissima, e derivavano dai fasti

Numa, rimane

soltanto l'indicazione delle

fOKTinalia
a!

al giorno 1;{ ii ot-

tobre; e senza dubbio

era

notato VAKMiliiatrium

giorno 19

dello stesso mese.

Delle altre ferie aggiunte nei primi tempi dell'impero abbiamo nel nostro frammento,
al
1

7 di settembre,

il

ricordo di quelle decretate dal senato nell'anno


di

7G7

di

Roma

(14 d. Cr.) per la divinizzazione

Augusto.

Tale nota corrisponde esattamente a

quella scritta nel calendario d'Amiterno: Fer{iae) ex s{enalus) c(oiimlto), tj(md) e(o)
(l(ie)

diro Augusto hoaores cadesles a senalu decreti.


(').

Sex. Apjiul(eio)

Sex.

Pom-

peio COS.

Al 12

di ottobre

poi dovevano

essere

ricordate le A.VGustalia, ferie

istituito nell'anno
cilia,

la

735, quando ritornato a Roma Augusto dopo avere ordinato la SiGrecia, l'Asia e la Siria, il sonato volle che fosse dedicata un" ara alla Fortuna

reduce. Nel citato

emerologio

d'Amiterno l'annotazione

relativa

dice cos'i;

Fer(iae)

ex s{enalus) c{onsulto), q{uod) e{o) d{ie) imp. Caes{ar) Aug{astus) ex lraHgniarin(is) provinc(is) urbem iutravit, aratj{uc) Forl(unae) reduci constil{ula) ('-'). Nel fram-

mento

test rinvenuto l'indicazione mutila,

ma

doveva essere espressa con formola

assai pi breve e

contenuta
-,

in

una

sola

linea.

Ne rimane solamente

il

principio:
diflficile

FERIAE
precisare
I

EX
il

cui fanno seguito alcuni avanzi di lettere, delle quali

suiiplemento.
nel

LVDI menzionati

settembre

erano

celeborriiui

vetustissimi

giuochi,

appellati propriamente ludi

Romani

e ludi

Romani magni. Nell'ultimo tempo repubdal 5 al


di
lui,
1!)

blicano celobravansi
la

per quindici

giorni

consecutivi,
in

settembre:

dopo

morte

di

Cesare

ne fu aggiunto

un altro

onore

cos

avevano luogo

{')

C. l.L.

p. .121

=1X

n.

1192. NiUVrat'roloj.'io di Anzio la not.n abbrcvi.itn lullo parole


C. l.L.
I
\>.

[4u7 wto) Aon(orM)l


(')

cafl(ett) \decreti]

.128

=X

n. iiC38.

C.

l.L.

^14

=IX

I).

1192.

Rt>.MA

il

245

ROMA

dal giorno 4 a tutto


le corse

19. Parte di tali ludi erano scenici; parte si celebravano con

IN CIRCO.
di detto

Al giorno 13
pure alle
Giove,
et
il

mese

gli

plicemente: lovi epulitn


idi

emerologii fino ad ora conosciuti notano sem-

lavi indictum epuliim


i

Epuli iadictio

(');

siccome

di

novembre, durante

ludi plebeii, un simile banchetto era offerto a

quale

cenai magnisque implendtts esl dapibus,

iamdudum

inedia gestiens

anniversaria ialerieclione ieiuaus


al

(Arnob. VII, 32). Quantunque fosse lecito argo-

mentare che
tutelari di

banchetto offerto a Giove fossero pure invitate le altre due divinit


e

Roma, Giunone

Minerva, che con

lui

erano venerate in Capilolio

do-

vevano trovarsi anch'esse anniversaria interieclione ieiunae ; pure non se ne aveva


finora espressa menzione.
Il
:

nostro calendario

registra pienamente, che in occasione

dei

solenni

ludi

Romani
oltre

EPVLVM INDICITVR

lOVI

IVNONI mHi^ervae) IN

CAPITOL(/o).
Nel giorno 14, V equorum 'probalio, che ripetevasi pure nel giorno sussei

guente zXYepulum del novembre durante

ludi plebei,

troviamo indicato

INFERIAE
per la frat-

DRVSI CAESARIS. Tale nota tura del marmo non rimanendo


un equivoco
fino

si

ha parimente nell'emerologio Anziate;

ma

quivi che le sole parole

INFER Bk\us ha
,

avuto origine
fatti

storico, tutti
i

che
dotti

il

nuovo monumento corregge con sicurezza. In


al

hanno

ad ora

concordemente creduto, che

14 settembre sieno ricordate

nel calendario di Anziate la inferiae di Druse seniore, cio del fratello dell'imp. Tiberio e padre dell'imp. Claudio, morto nell'anno

745

di

Roma

(9 av. Cr.).
di

Ma
il

poich

nel frammento d'emerologio test scoperto aggiunto al

nome

Druso

cognome

Caesar, e questo

cognome non

fu

giammai portato da Druso


14
settembre
gli emerologii
il figlio

seniore,

non essendo

stato egli adottato,


il

come

il

suo fratello Tiberio, nella gente Giulia; manifesto che


di

Drusus Caesar,

di cui al giorno

segnano

le inferiae,
il

deve invece intendersi Claudio Druso giuniore, cio

dell'imp. Tiberio,

quale
Egli

con l'adozione del padre pass nella gente Giulia ed ebbe

il

cognome
opera

di Cesare.

moli nell'anno 776 di

Roma

(23

d.

Cr.),
;

avvelenato

per

di Seiano.

Tiberio

nel senato ne pianse la perdita immatura

furono decretati alla


(~)
;

memoria

di lui onori

anche maggiori di quelli decretati a Germanico

ed

il

funiis

imaginum pompa

maxime
el

inluslre fidi, citm origo

Jiiliae gentis

Aeneas omncsque Albaaorum reges


Druso Cesare nacque

conditor urbis Romuliis, posi Sabina nobilitas, Allus Clausus celeraeque Clauefflgies

diorum

longo

ordine spectarenlur
e

(Tacit. IV, 9).

nell'anno 739 di
al 7 ottobre:

Roma,

ne

segnato

il

giorno

nel feriale

Cumano, ove
().

scritto

DRVSI CAESARIS NATALIS, SVPPLICATIO VESTAE


ci

Conoscendo
il

ora dal frammento, di cui

occupiamo, anche
con
precisione
giorni.

il

giorno della morte, che fu


questi

14

set-

tembre

dell'anno

776,

risulta

da

monumenti

epigrafici,

che

Druso giuniore visse 37 anni, meno 23

Questa indicazione della morte di Druso

(')
i?)

Cfr.

e. I. L. I

1).

ini.
ilol

Esistono tutt'ira due frainmcnti, incisi in bronzo,

scniitus cousiilto col ijuale fu oiioriita

la niuMioria di

Druso Cesare
I p. :10

(cfr.

C- 1.

L. VI, 912).

P) C.I.L.

=X,

3082

e 8:^5.

ROMA

l'Ili

ROMA

un altro argomento cronolof^co, che conferma

fasti test scoperti OBsere stati scritti

dopo l'anno

77(j,

cio noi primi anni dell'iinpero di Tiberio.


il

Un'altra novit esibisce

nuovo emerologio

al

p^iorno

l:t

di

ottobre, noi <|ualu

cadono

lo

?O<T ina/ia.
in

11 solo calendario di Aniitorno, al

nome

prnj>rio dol friorno,


(').

ri-'jistrato

tutti

pli

altri

fa>ti.

agfjiunge la semplice annotazione Fvriac t'orni


il

Ora
e

sul nostro

marmo

era indicato anche

luogo, ove colebravasi la festa principale

solenne; e tale luogo additato

fuori di
il

una porta della

citt:

[feriac]

FONTI
potrebbe

EXTRA Vortam
supporre che fosse
la

Disgraziatamente
Fontinale.
cos

nome

della porta perito;

ma

si

nominata appunto dalla celebrit dei fontcx,


Anzi da Pesto
il

che nelle vicinanze sgoi^avano ed erano certamente venerati. che appunto dalle feste in onore
delle Fonti aveva origine
et
il il

si

ricava

nome

della porta me-

desima: Fon/inulta, fo/itii/m sacra: nude

Romae

Fnnfi/ial/s porta (p.


:

85

Miiller).

Se non che a

me sembrerebbe anche
il

probabile

supplemento

e,vtra ]){^ortam

Capenam'];

riconoscendo che

sito indicato dai fasti era

celeberrimo fonte sacro, che scorreva nel

luco delle Camene. In fatti tutte le iscrizioni sacre alle Fonti, di cui nota la provenienza,

sono state trovate nella regione

e nelle vicinanze dell'antica porta

Oapena.
ti'.*

Un

notabile

gruppo
tino

d'iscrizioni de<li<'ate
la

da

ni/ujistri e ministri Fontis, dall'anno

dell'era nostra

ad oltre

met

del secondo secolo, furono dissepolte in

una vigna

in Piscina pu-

hlica,

ad Caelii montis radices, ac secus Ardentinam


lembo della vallata
irsuti

viavi
il

(-).

Altre simili dedica{');

zioni furono trovate nell'ultimo

fra

Celio e l'Aventino

una

base sacra Fonti Aug. era nell'orto Mattei

Coelio colle prope velcris Capenae

porlae

sittim

{*);

il

celebre bassorilievo, ora Capitolino, dedicato

Fontibm

et

Nijnphis
hortis

sanctissimis

fu
(").

parimente scavato

ante veteris portae Capenae sittim

siih

Malthacis

Ora

noto che nella valle della porta Capena, la quale anche nel
il

medio evo era appellata arcns stillans, l'abbondanza delle acque ed


era antichissimo e tradizionale.

culto di esse

ricordato da Cicerone:

Appia ad Martis, mira

pro/luvies ....

Ad velerem magna vis aquac usqiie ad Piseinam ptthlicam " (''). arcum mad/ilaiin/nc Capenam erano il ' sacri fontis nemus et delubra men-

zionati da Giovenale (");

dal fons,

che perenni rigahat aqua


di

il

sacro

bosco delle

(Jamene attingevasi l'acqua pel servizio del tempio


fontinali e della

Vesta, riputata migliore delle


.

Marcia

("*);

in line

extra portoni Capenam, iuxta acdem Martis

custodivasi religiosamente

il

celebre lapis manalis, che di l era portato processiola pioggia


('').

nalmente

in

citt per invocare ed otleneri;

(')

CI.!..

p.

.^2.^

=ix

n.

ii:i-.'.

()

C.l.L. VI.
153. 150.

l.S5-ir>2.

() Ib.
() ib. () {) ib.

163-1 e.").

106.
Oiiint. fr. Ili, 7.
I.v.
1.
I.

Ad

P) Sat. VA. 12. Cfr.


()

L'I:

riul.ircli.

Xum.

I:'.;

.'^.vninricli.

/:)iisl

1.

'Jl.

Viiruv. VIII,
rniil

;l.

()

Kinc.

p.

12*-

Mnll.

ROMA.

247

la

ROMA
Fontium memoria
fiori

Pare dunque assai verosimile, che mentre


di

nel giorno

14

settembre era festeggiata in tutta la citt coll'ornare di


il

le sorgenti

d'acqua

e gittar corone nelle fonti ('),

centro principale di questo culto fosse nella valle


il

esterna della porta Capena, e precisamente nel sito dov' era


il

foas sacer, che irrigava

bosco delle Camene, e ricordava

leggendarii colloquii di

Numa

(-).

Per

tali con-

siderazioni nel

frammento

di calendario
si

parmi poter supplire con molta probabilit,


essendo

che extra p{ortam Capenam)


quivi
il

celebrassero principalmente le Fontinalia,

fom

vetustissimo, che pi di ogni altro aveva celebrit e rinomanza.


ricuperati
e
i

Oltre al ricordato frammento di calendario, sono stati


getti:

seguenti ogtesta,

Marmo.
che

Statuetta

virile,

mancante
nella

delle

braccia

della
corpo,

alta

m. 0,16. Rappresenta una figura


col

nuda

met

superiore del

coperta

solo pallio

dalla spalla sinistra scende

dietro l'omero destro ed avvolge la

met

inferiore
di

della persona.

Pu

riconoscervisi

l'imagine di Esculapio. Rocchio di

colonna

portasanta

con

baccellature,

lungo

m. 0,93, diam. m. 0,18. Simile


di cipollino,

di

breccia, lungo

m.

O,.^?,

diam.

m. 0,19. Simile

lungo m. 0,44, diam.

m. 0,30. Piccolo frammento


un cucchiaio

di colonna scanalata, e pezzo di base, di


e

Vetro. Tre piccoli balsamarii interi,

due mancanti del


informi.

collo.

ed

marmo

bianco.

Osso. Tre spilli

Bromo. Parecchi frammenti

Terracotta.

Lucerna
Simile,
cer-

monolicne rotonda, con due grappoli d'uva in rilievo


di grossolana fattura,
chietti.

e col bollo

CAE SAR.

che nel fondo ha

il

bollo

K__ frammezzato da otto piccoli

Simile, di terra rossa, senza manico, che porta in rilievo una figura muliebre
di terra gialla, con ornato di foglie intorno al piatto e con di

nuda accovacciata. Simile


manico ad
anello.

Simile,

terra

grezza,

con giro di globetti. Grande manico di

lucerna, in forma di mezzaluna,


destra,

con protome di Giove

che stringe

il

fulmine nella

ed aquila. Ciotola di terra rossa,


di anfora, col bollo P
e

senza verun ornato, del diam. di m. 0,15.

Manico Lucano
della

N. Tegolone col bollo di Primigenio, figulo dei Domizii


di fregio, lungo

Tulio

(6". /.

L.

XV, 1000 ). Frammento


una

m.

0,.58,

mancante
Vi

met

inferiore,

e decorato in alto con

serie

di ovoli sotto la cornice.


il

rappresentata

una figura muliebre seduta sopra un cigno,

quale

cammina ad
il

ali

spiegate verso destra.

La donna
la spalla

volta

a sinistra,

ed ha una veste che lascia scodestra regge


di

perto

il

seno e tutta

sinistra.

Con

la

mano

manto, che a
il

modo
piccoli

di vela svolazza dietro

le spalle.
il
:

Vi restano tracce

policromia:

fondo

colorato in turchino, la veste ed

velo in rosso, le ali del cigno in giallo. Tre altri


in

frammenti di simile

fregio

uno dei quali resta


figura,

la

parte superiore di una


col

donna seminuda; nel secondo una mezza


sollevato
si
;

pure muliebre,

braccio destro

nel terzo, im avanzo di architettura con due arcate, in


virile.
s.

ognuna dello quali

vede la testa di una figura

Regione

VL

Nella via di
stati

Martino, presso

il

Castro Pretorio, costruendosi

un nuovo casamento, sono

trovati
di

duo grandi massi marmorei, che certamente

provengono dallo prossime


(i)

Termo

Diocleziano.

Uno

di

essi

largo

m. 1,15 ed

Cfr.

Varr. de

!..

L. VI, 22; Frontin. de aquis 4.

(')

Camenarum

reliejio

sacro fonti advertUur


ecc. Memorie

(Sj-mmacli. cp.
II.

I,

01).

Classe

di scienze woiiai.i

Voi.

Soric' .V,

]iaHc

T.

21

ROMA
alto ni. 0,90; e conserva sopra

un lato

248

un grande capitello

ROMA

l'iotaglo di

di pilastro,

d'ordine corinzio; del quale per tino da antico fu segata quasi una terza parte nei

due

lati

e nel piano

inferiore.

Dal lato grezzo, opposto

all'int^iglio

del capitello,

rozzamente incisa una nota numerale di cava.


L'altro masso,
ui.

scorniciato

in

tre lati,

largo

m. 1,35

1,18, con spessore di

U,73.

la base di un

pilastro, corrispondente

nelle proporzioni al capitello sopra

ricordato.

La sua pertinenza

alle

Tenue

esplicitamente dichiarata dalla parola:

<
incisa sopra ziono.
il

THR

MARVM

>ic

lato grezzo dallo scarpelliuo, al quale ne era stata

commessa

l'esocu-

La

parola

Thye)rmarum

preceduta

da una grande V, segno numerale del


collocare.

pilastro ove tale

marmorea decorazione dovevasi


Per
lavori della

Uegione VII.
Sulla piazza di

nuova fogna, che da via Capo


le

le case

dove

scendere alla via delle Convertite, sono avvenute


s.

seguenti scoperte.

Silvestro, di

fronte alla chiesa,

stata rimessa in luce, alla

profondili di m. 2,40, una parto di quell'aDtica


vertino, di alto

platea, formata di lastroui di tra(').

che gi fu veduta
le

dal

Fea nell'anno 1778


si

II

tratto scoperto

nel cavo

m. 3,35X1,00. Fra m.
0,80 col

torre

trovato

un rocchio di colonna
fittile

di grunitello,

diametro

di

m. 1.10; ed una lucerna

monolicne, di forma ovale,

senza verun bollo od ornato.


Incontro all'ingresso principale delle
stata recuperata

R. Poste,
alta

a m. 3 sotto

il

piano stradale,

un'
i

erma
lati

doppia,

di

marmo,

m. 0,80, larga m. 0,30. Raparricciati sulla

presenta in

ambedue

una figura giovanile di donna con capelli

fronte e cadenti in larghe ciocche sulle spalle. 'Veste un peplo assai scollato, ed aflib-

biato sulla spalla dritta.

Sul principio della via della Mercede, a m. 2,25 di profondit e stato scoperto,
per un
tratto di

m.

2,

un muro a cortina largo m. 0,75;


strie

sono stati raccolti due

frammenti marmorei con

ondulate, spettanti probabilmente al lato anteriore di

un sarcofago.

Regione IX.
via Montoroni n. 78,

Rinforzando
si

le

fondazioni della facciata del casamento posto in

trovato

un rocchio

di colonna scanalata in

marmo

giallo,

lungo m. 0,75.

Il

marmo
e

scheggiato quasi per


il

un terzo:
colonna

la

parte superstite ha la
di circa

larghezza di m. 0,08,

diametro

intiero

della

doveva essere

m.

0,'JO.

In piazza di
a
si

s.

Pantaleo scavandosi
fra
i

per gittare

le

fondamenta del monumento

Marco Minghetti,

muri moderni delle cantine spettanti a fabbriche demolite,


(Jcmsi.ste

rinvenuto un pezzo di antico .sarcofago marmoreo.


lati principali.

nel solo lato sinistro


;

con piccola parto dei due


il

La

fronte era adorna di baccellature ondulate


fra esse

tianco porta leggermente inciso

due peltc e

una bipenne.

(')

Ottfrv. Mull'anfil. Flavio

j>.

41.

ROMA

del clivo della Vittoria


fittili,

249

di

ROMA

Regione
livello

X. Nello spurgare una stanza terrena delle fabbriche


sul Palatino, sono state raccolte fra
e

Caligola, a

la terra cinque

piccole lucerne
globetti.

di

rozzo lavoro

di bassa et, di

ornate all'ingiro dei consueti


;

Fu
di

pure recuperato

un frammento

mano, spettante a statua marmorea

due pezzi
sano

mattoni improntati coi noti

sigilli delle figline

Cepioniane di Curiatio Coe

{CI.

L.

XV, 97
:

e)

e di quelle di Oppio Prisco (ib. 1347);

due manichi di

anfore coi bolli

/;)

()

(AC
sigillo,
si

E X P Ro V MAVRETAN CAES-TVB

Di questo secondo
busuctu nell'Africa,
d.
Istit.

spettante

ad una fabbrica che era nella colonia

di

Tu-

trov un altro esemplai-e al

Monte

della Giustizia

(cfr.

Aan.

1878

p.

134).

Prati
virile

di Castello. Presso

il
s.

mausoleo

di Adriano,

demolendosi im muro del

bastione moderno a valle del ponto

Angelo, stata recuperata una testa di statua

marmorea, quasi

colossale, con parte del collo.

scheggiata sulla guancia destra,

manca
di

tutta la parte inferiore, dal naso al mento. Nello stato presente alta
la

m. 0,39.

Su

essa poggiata
il

mano

destra della

medesima

tgm-a,

o pi probabilmente

di un'altra,

cui braccio scendeva dietro la nuca.

La mano,

alta

m. 0.31, impugna

un oggetto, che non pu riconoscersi per


Nello stesso luogo
assai mediocre.
di giovane
si

la rottura del

marmo.

rinvenuta una piccola erma bicipite, alta m. 0,14, di fattura

Da una

parte presenta una figura virile barbata; dall'altra, una figura


fronte.

donna con capelli inanellati sulla

Via Tiburtina. Al Campo


di edicole sepolcrali sul cos detto

Verano,

facendosi nuovi sterri per la costruzione


i

Pincetto, sono stati raccolti

seguenti oggetti
il

Lucerna

di terra gialla,

rotonda, con manico ad anello, che porta nel fondo


di

bollo

P IVL PHIL. Altra grezza,


rilievo:

forma

ellittica,

con ramoscello di palma e globetti in

nel fondo incisa

una

croce. Altra piccola, rotonda, a

due becchi, con ma-

nico in forma di mezzaluna.


di
foglie

Frammento

di vaso aretino, di

di rozza fattura, con ornati

ed
:

uccelli

nell'orlo.

Due frammenti

lapidi

cimiteriali

cristiane,

che

conservano

a)

V E R \
MATH'
/
m. 0,04. Ago

lettere alte

m. 0,12

barchetta

b)

lettere alte

m. 0,05

Balsamario campanello

di di

vetro,

intiero,

alto

di

bronzo,

lungo m. 0.12. Piccolo

bronzo. Varie monete consunte dall'ossido ed irriconoscibili.

G. Gatti.

TERRACISA

Ri-.ioNE
I

250

REGIONE

(LATIUM ET CA.UPAXIA).
J)i rar/'e

111.

TKlvUAGlNA

ficoperie di (niticliit avvcmile in oc-

casione degli scori per hi nuova conduttura.


Nei cari per rimpianto delia nuova conduttura d'acqua
calit detta
in Terracina,

dalla

lo-

Mola della Torre, a cinque chilometri


s.

dall'abitato, fino al serbatoio, od


di

antica piscina, detta le ijrolte di

Francesco sulla pendice occidentale

Monte

s.

An-

gelo, avvennero le scoperte se<,'uenti.


1.

Dinanzi

la

Mola della Torre apparvero


di

resti

di

un antico

edificio,

con

muri

di

opera reticolata ed in parto anche di laterizio, un intonaco dipinto e fram-

menti di incrostazioni

marmi

nobili.

Si scoprirono pure avanzi di

una piscina

into-

nacata di opus signinum.


2.

Abiuanto inferiormente a questo

edificio,

il

taglio delle terre pose allo sco-

perto un nucleo di muratura rivestito di blocchi marmorei con una


a forma di cassa, allettata su di un piano di sottile lastra di

tomba

nel centro,

marmo,

tianchcu'u'iafa
di

da sponde costruite con conci di macigno locale,


pi grossa.
3.

e coperta

da altra lastra

marmo

Seguendo

il

tracciato della condottura, a

200 metri

circa dall'altra mola, dotta

Mola di mc::o,
jiiano di

si

rinvenne

il

lastricato
in

dell'antica via .\ppia,


0,.'i7

a m. 0,40 sotto

il

campagna. La strada

quel punto misurava m.


1,50, con

di larglie/.za.

Correva

dal lato sinistro di essa un sul

muro grosso m.
stabilito

paramento

di

opera reticolata,
;

quale probabilmente

era

l'antico

acquedotto
il

della citt

sulla

destra

vedevasi, tuttora al posto, un ordino di pietre costituenti


4.

margine stradale.
di parecchi

Segue dopo questo punto, rincontro, nel cavo,

di

un deposito
di

massi

lavorati, di pietra locale.

Appartengono al rivestimento
i

un sepolcro che fiancheg-

giava l'Appia. Sono stati rilevati tra


ft)

detti

massi:
sul

Hlocco di m.

1.24X0,61X0,51,

quale

rimane

il

seguente resto di

epigrafe

LO
Liei

LOT
M
\ L

OTAC^

OTA
//)

Pulvino decorato d'intagli, che faceva parte del fastigio del sepolcro; mi-

sura m.
e)

1,02X0,57X0,30.
di

ra.

Frammento 1,30X0,50X0,21.
5.

cornice

di

coronamento

del

sepolcro

medesimo; misura

Nel tratto

di

cavo, che procede la

Mola di messo,
dell'acqua

la

quale stata ridotta


si

ad edifcio pel macchinario del sollevamento

potabile,

rinvennero due

REGIONE

I.

251

POMPEI

cippi anepigrafi di calcare locale, alti


collocati a contine del

m.

1,06. Trovavansi al loro antico posto, cio


dei campi.

margine destro dell'antica Appia


pari a duecento piedi romani.
il

Erano distanti

tra loro
(3.

m.

6i)

circa,

Dopo

la

mola predetta,

tracciato
s.

della

condottura incontra l'Appia


titolo della

al

ponticello della linea ferroviaria, detto di

Benedetto dal
linea

prossima chiesa

medioevale, oggi diroccata,

posta
il

monte della

medesima

e la attraversa a

m. 0,50
7.

di profondit sotto

lastricato di poligoni.

Da

questo punto

sino

alla citt,

la condottura segue

il

fianco destro della

via antica, passando col cavo accanto all'acquedotto moderno.

In prossimit della Stazione Ferroviaria, per m.

300

circa, la

condottura stata

posata entro la fonna


dell'Appia.

di

un' antica
costruiti
di

fogna

sottostante
di

alla

crepidine del lato destro


e

Ha

fianchi

muretti

opera

reticolata

la copertura a

Volta a sesto ribassato, di


8.

muro
citt,

in pietrame,
il

essendo tutta intonacata di coceiopesto.

Internamente alla

cavo, dalla Porta

Komana

risalendo per

il

Borgo,

sino alla porta Maia, prosegue sulla destra, ed ha messo allo scoperto un tratto lungo

m. 25

circa,

lastricato con lastroni di calcare locale, dello spessore di

m. 0,22; quindi

segue la pavimentazione della via consolare, che trovasi costantemente a m. 0,45 circa,
sotto il ciottolato moderno.
9.
si

Cos proseguendo a salire per la moderna via mattonata, praticandosi


il

il

cavo,

sempre ritrovato

pavimento della stessa via consolare, ad una profondit che


Questa passa a tergo del tempio di Apollo, sul quale fu

varia da m. 0,40 a 0,60.

innalzata la moderna chiesa cattedrale, sino all'antico foro Emilio.

Nel
seduta,

fare l'ultimo cavo descritto, si rinvenuto


in su.

un frammento

di statua muliebre,

mancante dalla vita


il

Giunto

tracciato della condottura all'antico Foro, devia dal lato destro della

cattedrale, salendo per la via del

Palma; prosegue
Annunziata,

dietro

il

palazzo municipale;

ri-

discende per la strada della Salita del Castello, e toccando l'angolo orientale del Foro

segue

la

discesa

della

strada
della

della

ove

m.

1,50

dall'angolo
il

in-

contra l'antico margine

via consolare,

che trovasi a m. 0,30 sotto

selciato

moderno.
Alla distanza
di

m. 0,40

circa

dall'angolo

citato

s'incontra

il

piedritto di

un

antico arco che probabilmente

formava l'ingresso nel Foro,

la cui soglia trovasi a

m. 1,25,

in

media, sopra

il

suolo della

moderna via
s.

predetta.
il

Da

questa dirigendosi

verso la via di

Francesco

cavo per la condottura,

s'incontr costantemente, fino al serbatoio, l'antica via consolare, lastricata di poligoni


di calcare locale,

alcuni dei quali di grandi dimensioni.

D. Marchetti.

IX.

POMPEI

Criornnle dei lavori redatto dagli assistenti.


scavi

1-20 giugno. Proseguirono gli


di

nel lato sud


isola 2"

della regione Vili.

lavori

restauro continuarono
1'''.

nella regione IX,

isola 3*; e nella regione V,


n. 5, della regioiK'

isola
isola

Si

eseguirono anche riparazioni alle pareti della casa


rinvenimenti.

VI,

!'.

Non avvennero

S.

VITTORINO

Si eseguirono

l'.2

pareti
13*.

REOIONB

IV.

21-27
isola

detto.

rcstanri

alle
isola

della

casa

n.

8,

regione VII.

y,
28-30

della casa n.
detto.
I

19 regione VI
di scavo
e di

Non avvennero

scoperte.

lavori
n.
.">,

restauro seguitarono nelle indicate localit,


n.

ed inoltre nelle case

regione IX, isola 3 e

38, regione VI, isola 14*.

Regione IV

(SAMNIUM ET SABINA).
SABINI.

X.
1.

S.

VlTTuUIXO

(frazione

del

comuue
vi

di Pizzoli).
lia

Certo Andrea Cialone, volendo fare uno stipo nella cucina della sua casa,

rimosso la lapide con epigrafe sepolcrale


gi;\

che

era incastrata

della quale diedi

conto nelle Nf>li:ic 18!il p. 97.

Per

eletto

di

tale rimozione e della caduta d'intonaco che nascondeva la lapide,


in

questa tornata interamente


V.

luce.

lunga

ra.

njit, larga 0,33 e l'epigrafe integrata noi

modo seguente:

RESTVS- LV
SLVS- AVFIDIO

TROFLMOCOGN ATOBENEMERE
NTI POSVIT EGOTIBI- MI

Q_VI
S

2.

Domenico

Frataccliione,

in

un suo terreno,

sito nella
ili

parte pi elevata del

paese, e precisamente nella localit denominata Castello


il

Chicrcone, ha rinvenuto

seguente frammento epigrafico, inciso su calcare del luogo:

'VMETDION
Jl^ERTA^
N. Persiohetti.

Nel fascicolo

dello

scorso

mese

(p.

lOii)

fu

omesso

il

nome

del eh. i.^pettoro

N. Persichetti alla fine della nota intorno ad altri frammenti lapidari iscrtti rinvenuti nei
villaggi
tli

Vallicella e

s.

Lorenzo nel comune stesso di Pizzoli.

REGIONE

IV.

253

PAGANICA

VESTIXI.

XI.

PAGANICA

Tombe

di

d romana,

con

oiji/ct.ti

della sup-

pellettile funebre,

rinvenute

?iella
di
p.

contrada Colle del


Paganica,

tallone.
il

levante del grosso villaggio


(cfr.

che dai dotti vuoisi fosse stato


di

Par/US Fi/gulanus

C. /. L.

IX,

338)

ed alla distanza

un centinaio

di metri

appena dall'attuale abitato, elevasi un


sizione a mezzogiorno,

colle detto Colle del

Vallone.

Con bella

espo-

desso

da una banda

circoscritto

da un fosso che raccoglie


a Filetto (frazione del co-

acque torrenziali,

dall'altra da scabrosa strada chfe

mena

mune
l'ha

di

Camarda).

Il colle

medesimo appartiene

in gran parte

ad un

tal

Eduardo De Paolis che

impiantato a vigna. La pi bassa pendice per, prossima alla via pubblica, es-

sendo duramente brecciosa, non ha messa a coltivazione ed invece ne usufruisce per


cava
si

di

arena e breccia. Con questo lavoro, saltuariamente ed irregolarmente eseguito,

sono col rinvenuti degli scheletri, aventi presso di loro oggetti in terracotta, rotti

in pi pezzi e ferri corrosi.

Avvertito

di

ci

mi

feci

sollecito di

raccomandare

al

De
che

Paolis la maggioro possibile delicatezza

nelle

futuro scoperte

nonch la conserpotuto riconoscere

vazione di qualunque oggetto che vi avesse rinvenuto.


ivi

cos'i

si

era l'antica necropoli del sopra accennato pago, di cui dir


e vedere.

quel

poco

che

ho potuto sapere
Il

terreno

ove

il

De

Paolis

cava

l'arena

un conglomerato alluvionale assai


ai
.")

compatto, di formazione postpliocenica. In esso, ad una profondit varia dai 2


metri
dal piano di campagna,
si

sono rinvenute parecchie tombe ad imiazione,


fittile.

meno
ove

una a cremazione rappresentata da un olla cineraria

Lo tombe non erano regolarmente


il

allineate,

ma

erano scavate or qua or

l,

terreno presentavasi

pi

duro

resistente,

poich le tombe medesime non erano


nella
con-

costituite

da altro

che

da una semplice fossa rettangolare intagliata


si

crezione brecciosa, cosicch gli scheletri


talora opposta,
Il

sono trovati giacenti in diversa direziono,


posizione.

non

tutti nella

medesima
pii

cadavere poi vi era per lo

deposto sulla nuda terra, ovven^ in una cassa

di

legno,

come induce

a credere l'esistenza di numerosi chiodi metallici e di spranle

ghette di ferro rettangolari, certamente servito per stringere


goli della cassa istessa.

commessure degli an-

La tomba

era riempita col

medesimo materiale

sassoso ricavato dallo scavo, onde


si

gli oggetti costituenti la funebre suppellettile

non sempre

sono rinvenuti a posto,

ma

si

sono trovati spostati

frammentati

sia per effetto della sovrapposizione di quel

materiale che col tempo ha riacquistata la stessa durezza e tinta della massa circostante,
sia pel pi grave

peso

che ha acquistato
in
s

con la maggior quantit di terra


di

che vi scesa dall'alto del colle

lungo elasso

tempo.
di stole,

Notevole pure in tante tombe l'assoluta


qualsiasi titolo o distintivo funebre,
il

mani'anza

cippi e di altro

clie

fa

supporre che posteriormonte altro do-

BUGNARA

il

24

si

REGIONE

IV.

vette essere

sepolcreto
/.

del

pago, nel quale forse

rinvennero

le

iscrizioni

che

leggonsi nel

C.

L. IX, n. 3574, 357,

3572
in

3577, 3581 ed

altre.

K anche da
che
vi

notarsi la completa assenza di


la suppellettile
tittile

monete

e di oggetti in

bronzo, mentre

abbonda

ed

ferro.

Infatti ecco gli oggetti che ne

ho

potuto osservare, e che non erano stati trascurati

e dispersi

come

quelli precedente-

mente rinvenutivi.
Dir^
p.ire

che tale suppellettile in genere scarsa e di ordinaria fattura, e nella


quella Httile di creta gialla

massima parte

pallidissima,

meno qualche esemplare


cm. 32, mancante di
di

che
torio.

di creta e di stile diverso e pi tino.


dell'orlo.

Filtili. Olla, alta

un breve tratto

Lucerna monolicne, con rappresentanza


di
in

nn ludo gladia-

Altra lucerna,

ma

rozzb stile.
argilla

Patera a vernice rossa, ben conservata. Sco-

della di

forma elegante,

nericcia

ma

lina,

verniciata
di

in nero,

con orna-

nementazione geometrica

graffila

nel

mezzo. Scodelletta
Quattro

simile argilla e lavoro,

ma
in

rotta

mancante

di

varii pezzi.

ciotolettc di grossolana argilla, tinta

nero. Tre scatole circolari, contenenti altre scatolette quasi simili,

ma
le

pi piccole,

tinte
rotti tere.

anche

in

nero.

Tre vasetti
tutti

della

medesima
;

argilla

colore.
essi

Quattro skyphoi,

mancanti di pezzi,

a vernice nera

uno solo di

ha

due anse

in-

Un

arvballos in argilla giallastra, con ansa intrecciata. Vasetto ventricoso, bian-

sato.

Tre lekythoi frammentate, di forma snella ed elegante,


oinochoe
in
-10,

ma

di

diversa altezza.

Una
il

argilla gialla pallida.

Ferro. Due
di

coltelli,

rotti e corrosi,

lungo

primo cm.

ed

il

secondo cm.
di lucerne.

.")2.

Manichi

padellette

o colatoi, corrosi o

frammentati. Tre piedi

Spranghctte

e chiodi di casse mortuarie.

Avorio.

Uno

stilo,

lungo cm. 12, ben conservato.


N. I'kksichetti.

l'AKfJO.V/.

XII.
iIds

IJUGNAUA
al

di

Nella contrada Difesa, di proprieU'i comunale, cseguenalla

una variante

canale di Cortinio,

profondit
edificio,

di

circa

m.

8,

si

scopr

fu subito demolito,
fine e scorniciate.

un angolo

di grandioso

con zoccolo di pietre calcaree

Alcune

queste pietre furono adoperato per la costmzione di un


fu detto che eransi trovate anche delle iscrizioni
lettere.
;

ponte, nello stesso canale.


io

Mi

ma

non vidi che qualche traccia di

Forse furono aluase.


i

Gli appaltatori dei lavori mi informarono che tra


di vasi di creta finissima e d
in
i

rottami

si

rinvennero pozzi

vetri,

mi

fu mostrato

un ex-coto muliebre, raccolto

quella stes.^a localit.

poca distanza, verso levante, sempre in occasione di detti lavori, torn a luce

un pavimento di pietre poligone, come di strada.


Nella contrada
di
s.

Giovanni o Caja non

fu

mai preso

in considerazione

un avanzo
il

mura

poligoniche, senza cemento, con rozza sfaccettatura da una parte,


i

quale

fu

manomesso durante

lavori della linea ferroviaria Sulmona-llugnara-Anversa.

REGIONE

IV,

SARDIMA

si

2.55

RAIANO, SANt'aXTIOCO

Ma

ne rimane ancora visibile un tratto di circa metri 3 di lunghezza.

La

parte

non demolita, verso mezzod,

nasconde nel terreno alla profondit


i

di circa

metri 2.

Alla superficie non sono rari


si

frammenti

laterizi antichi; e poco distante, a valle,

rinvennero gi parecchie statuette di Ercole, in bronzo, vindute poi al barone Corvi

di

Sulmona.
A.

De Nino

XIII.
un
si

RAIANO
Nunzio

Dentro Kaiano, quasi in u nangolo della piazza comunale,

in

sito

del sig.

Tiberii, facendosi

uno scavo pei fondamenti di una cantina,


di

rimesso in luce un mozzicone solidissimo


che

mausoleo quadrangolare, di circa


si

quattro metri di lato, simile a quelli


di

ancora

vedono presso la la cattedrale

Pentima.

tre metri di profondit, verso la base del

monumento,

si

sono poi scoperti due

tronchi di colonne: uno lungo m. 0,9.5 e uno m. 0,70, del diametro di m. 0,35. En-

trambi sono scannellati a tortiglione e


scannellature.

lisci

nella superficie, anche dalla parte delle

Con
conservati

le colonne si

sono raccolti molti frammenti, tra cui notevoli due pezzi ben
alte

di

antifisse,
:

m. 0,38, scolpite con disegni a palme, intramezzate


che
si

di

gigli a tre petali

palme

e gigli
il

elevano sopra un semplice e pur grazioso araa parte.

besco.

Dall'arabesco in su,

disegno traforato parte

Un

altro

pezzo di

antefissa

doveva formare angolo. Vi scolpito una specie di genio alato.


il

Tutto

descritto
artista.

materiale

di

pietra calcarea paesana finissima,

lavorata

da un perfetto

Ora, questi avanzi inducono a credere, e con molta probabilit, che di l doveva

passare la

Via Amiternina che, dalla destra

dell' Aterno, fuori della

Valle di San Ve-

nanzio, si andava a ricongiungere con la Claudia- Valeria, la quale scendeva da Slatule (Goriano Sicoli),

dirigendosi a

Corfinium.
A.

De

Nino.

SARDINIA.
XIV. SANT' ANTIOCO
Nell'area dell'antica
lastricato con pietre di
si

Nuove

epigrafi latine dell'antica Salci, ag-

giunte alla raccolta epigrafica del Museo di Cagliari.


Silici,

nelle fondamenta di

un antico fabbricato che

risult

forma parallelepipeda rettangolare, grossolanamente lavorate,


(').

recuperarono due frammenti di epigrafi, incise su lastra marmorea

(')

Di tutte queste epi^af

il

direttore del

Museo

prof. F. Vivanet

iiiand al Ministero

calchi

cartaeei.

C'LASSh DI sciKNZK MoKM.i ucc.

.\h

MouiK

Voi

II,

Serie h^, parte 2"

32

SANT ANTIOCO

2.'>()

in

SAttniSIA

Uno

di essi, alto

m. 0,30. largo m. 0.19, presenta

belle lettere:

DER\
i'

>

.-\

MED SOL

L'altro, alto

m. 0.12. largo

in.

o.ll conserva soltanto tre lettere incomplete, cio:

Si rinvenne

pure parte

di

una bandella

di

bronzo ed

un chiodo dello stesso

metallo.

Tali oggetti furono


di Sant'Antioco sig.

donati

al

li.

Museo

di

Antichit

in

Cagliari

dal sindaco

Luigi Bigio-Cao.
il

In

8.

Antioco stesso

dott.

Alberto
intiera,

Schifi",

ebbe opportunit di acquistare


e

le
al

seguenti epigrafi,

una delle quali

le

altre mutile;

di

esse

fece

dono

Museo sopra
1.

citato.

Lastra di m.

0,24x0,21:

M D POMPEIVS MARCIANks VIXIT ANNIS XXIII .MENSES SEX AVIONIA RESTITVTA


L

FlLIO

BENEMERENTI Fecit

2.

Lastra di

ra.

0,23X0.11:

etgArgiliAe LF gemellAe CONIVGI DOMINAE SVAEPOMPI felixsenecio docimvsclvNta mXtri kArissimAe fecer-

SAlniXIA

Frammento
di

2.7

SA NT ANTIOCO

3.

m. 0,12X0,12:

R FECiT Aliai e O VG BE
I I

r'i

Fec:

VIX-

4.

Altro frammento

di

m. 0,10,

in cui

dmane

soltanto,

ed

in

brutte lettere:

EVH
[mai];

Altro frammento di m. 0,12. X 0,12:

'G-R.NELI

F.

VlVANET.

Roma

15 agosto 1894.

REGIONE

X.

259

CALTUANO VICENTINO

AGOSTO
Regione
I.

X (VENETIA).

CALTRANO VICENTINO

Ripostiglio di vittoriati.

Proprio dove la pianura vicentina muore al pie' delle Alpi, e l'antico ghiacciaio
dell'Astice sbocca per l'ampia valica, formando

uno sbarramento
tiunie,

frontale,

oggi pro-

fondamente inciso per

oltre

un chilometro dal
monte

in
si

ridente

posizione a solatio

ed adagiato sulle pendici inferiori del


in sito

Costo

stonde

il

borgo di Caltrano,

un d molto

forte,

a guardia d'un valico Huviale, altra volta importante; che

oggi la cupa ed angusta gola, in fondo alla quale romoreggia l'antico Astagus sog-

giogata da ardito ponte in

ferro,

mentre nei

secoli addietro

il

varco del fiume

si ef-

fettuava scendendo in fondo all'erta ripa destra, guadando l'acqua e risalendo l'opposta

pendice per
dioevo
si

il

valloncello detto del Crearo. Per questo transito durante tutto

il

me-

effettuarono le comunicazioni fra la pianura vicentina e l'altopiano di Asiago,

ricco di prodotti alpini; e certo ancora nell'epoca

romana,

e,

penso, anche prima.

Che

Caltrano sia stato luogo di qualche importanza lo dicono, oltre della sua ubicazione,
i

ricordi storici

gi nel secolo decimo la sua chiesa figura


del

come chiesa madre

di nu-

merosi borghi e villaggi


austriaco, e dei

piano,
(');

della
era

valle

dell' Astico

sino all'attuale confine


cristiano,

monti

di

Asiago

dunque un ragguardevole centro

sovrapostosi ad uno romano.

la sua

romanit risuona ancora nel nome odierno [vicus

Caltrianus)

{-),

ed in quello di circostanti villaggi (Zugliano

= vicus fulianus, Chiup;

pano = vicus
discosto,

Clup ..., Calvene dalla gens


il

Calvenia o Calvena)
e

Piovene, non guari


n.

ha dato

titolo

C. I. L.

V,

n.

3187,

Chiuppano

il

C, V,

3137, im-

portante pel ricordo di un magistrato vicentino.

Fu appunto
nente,

sulla collinetta detta

Castellare

a due passi dal paese verso po-

imminente

all'antico passo del fiume, che nella scorsa estate del

93 avvenne

la

(')

Brcntari,

Guida di Bussano

e dei

Sette Comuni, p. 130.


fin

Cj Una gens
tirariu
di

Caltria o Calteria, comecch sconosciuta

qui per

le

fonti cpigralchc o let-

(manca

in

De

Vit,
il

Onotnasticon

tot.

latinitatis), tutt'altro clie inverosimile,

avendovi pi

un nome gentilizio,

cui ricordo ci soltanto pervenuto attraverso le

forme toponomastiche.
"3

Ci.ASSK DI siiKN/ic MouAi.i ecc.

Mkmorif.

Vol.

II,

Serie 5', parte 2*.

rAI.TRANO VICENTINO

il

2<0

REGIONE

X.

Bcoperta di cui riferisco. Per costruire


la terra superlciale

campanile della nuova chiesa

gli operai,

levando

in cerca della roccia sottostante, avvertirono di

ad un tratto

in

mezzo

due pietre un vaso

rame, che dai fianchi laceri lasci scappare una quantit di

monete. Tra gli operai fu tosto una ressa a chi pi poteva rubarne, e solo con grande
stento don Giov. Batt. Stjevauo, parroco di Caltrauo, al quale apparteneva
il

fondo,

pot dopo qualche tempo ricuperare un

3G5

vittoriati,

dei quali circa


dispersi

15
fra

esemplari

dopo

la

mia prima
:

visita fatta al luogo

nell'agosto
nello

andarono
di

amici

e e

visitatori

poclii

altri

esemplari ho visto

mani

varie persone

di Thiene,

quattro vennero ancora nell'agosto offerti al

Museo Etrusco Centrale

di Firenze. Dalle

concordi deposizioni di parecchie persone che assistettero al rinvenimento devo arguire,

che l'intero tesoretto consistesse di poco oltre un migliaio di pezzi.

Prima

di passare allo studio di esso osservo ancora, che sul


il

colmo del Castellare,

dove esisto oggi


drato di robusto

campanile provvisorio, di sotto


antico, che se

la zolla erbosa si disegna

un qua-

muro

non medioevale (n ebbi modo di accertarmene)

nulla toglie che s'abbia a considerare


di

come

il

nucleo di antico fortilizio, forse avanzo


il

una

torre di guardia.

Attorno ad esso verso


di

1SS4

si

trovarono

fondamenta di
ambienti

casette con

muri spessi meno

un metro, suddivise internamente

in piccoli

pavimentati a battuto; dalla fattami descrizione parmi desumere, che

tali casette fossero

simili a quelle segnalate al Bostel di Kozzo, sul soprastante altipiano di Asiago, e sui

Lessini del veronese

('),

dentro

le

quali

si

rinvennero pure vittoriati romani. Nel

ri-

muovere

poi la terra per denudare la roccia si misero allo scoperto assieme a carboni,
i

cocci in quantit,

quali non presentano per spiccate caratteristiche per assegnarli

ad un determinato periodo; quasi completo


tharos,
clittica di

soltanto un fondo di vaso, simile a kan-

bucchero bigio, n va dimenticato un macinatojo di pietra trachitica, a forma

(cm. 30

23), piano inferiormente;


il

il

quale nella faccia superiore

convessa
(-);

porta profondamente scolpito

segno V, cio una lettera dell'alfabeto veneto-illirico

qua

e l s'imbatterono

lavoratori anche in qualche scheletro isolato, deposto super-

ficialmente nella nuda terra, sulla cui et


antica la

manca ogni

sicuro indizio

invece molto

tomba che ha dato

le

monete massaliote,

e che ricorder pi avanti.

Le monete che

io

ho esaminate nell'ottobre

u.

s.

presso

il

rev.

don Stjevano,

parroco del sito erano tutte ricoperte di una forte ossidazione, verdastra in taluna per
il

lungo contatto colle pareti del vaso metallico; anzi parecchie di esse erano ancora
incollate

qua.si

l'una all'altra.

Sottoposte con

tutte

lo

<lebite

cautele,

ed a piccoli

gruppi,

ad un

bagno di acido

muriatico ne risult

una

pulitura

completa

senza

(')

Poi Poizo. .femorie dei Sette Comuni

p.

.1

Orsi, Noti:ie 1890, p. 204

De

Stefani,

Sopra

gli

scavi fatti nelle antichissime capanne di pietra del


(')

Monte Loffa a

s.

Anna

del

Fondo (Verona
(Oliirarilini,

188.')).

Probabilmento nna
p. 12).

x cnia

la

^'amba lunga che occorre di consueto

Notitie

degli scavi 188,

REGIONE

X.

il

261

il

CALTRANO VICENTINO

compromettere
toria

loro

stato di conservazione,

quale io ho

segnato

nella

gradua-

seguente.

1.

quasi

fior

di

conio

esemplari
n n n
.
.

2
7

2. 3.

freschissimi
freschi

20 56
118

4. poco usati
5.
G. 7.

usati

molto usati
logori e consumati

HO
37

Totale

..

350

una

delle cose pi delicate,

ed al tempo stesso pi

importanti, nello studio


di

dei ripostigli monetali, quella del fissare

equamente

il

grado proporzionale

con-

servazione dei singoli pezzi

nel quale giudizio, a scanso di conclusioni errate, vuoisi

aver di mira anche Io stato del punzone, se cio nuovo


derivanti da conio stanco

stanco; e delle differenze


solo

da prolungata circolazione dei pezzi

in grado
le

di

giudicare, chi abbia avuto in

mano ed a lungo esaminate

comparate tutte

mo-

nete; nella quale fortunata condizione, per parecchi giorni di seguito venni io stesso

a trovarmi. Aggiungo, che per maggior sicurezza di giudizio

io

non ho voluto com-

misurare la graduatoria di conservazione


preferito stabilire

sopra

una scala troppo frazionata,

ma

ho

una scala progressiva

di soli sette punti, dal fior di conio al logoro.


si

Lo

specchietto che propongo, dimostra che la condizione media dei pezzi


e

aggira sui

pimti 5

6,

ci

che dimostra come la grande maggioranza dei pezzi sia stata a lungo

in circolazione.
Il

ripostiglio,

come

dissi,

consta esclusivamente di vittoriati

sebbene

il

tipo fon-

damentale
e simboli,

sia unico,

grandissime sono le varianti di conio, consistenti non solo in sigle

ma

nella varia grandezza e forma (profilo,

chioma) della testa di Giove,

nella varia composizione del rovescio, nella diversit delle lettere dell'esergo ecc. Se

talune di codeste varianti, sopratutto le sigle ed


di emissioni diverse,

simboli, sono contrassegni evidenti

altre invece solo questo provano, che in

una stessa emissione

si

adibivano, per sollecitare l'operazione, parecchi punzoni con tenuissime variet.


giori particolari

Mag-

espongo nel catalogo che segue.

Villoriati con simboli dei monetieri. N. 1-11.


d.
(alt.

Adu. Piccola

testa di

Giove a
mar-

mm.

11-12) con folta chioma, barbuta, coronata di lauro, con


base
posteriore
d.,

tre riccioli

cati,
F^

che

scendono alla

del

collo;

il

tutto

in
e

cerchio di perline.

Vittoria alata incedente a


il

sollevando colla d.

una corona,

sorreggendo colla

sin.

lembo

della ricca e lunga tunica.

Di

fronte ad essa trofeo formato da


;

un

palo,

che sostiene uno scudo circolare (panna) sormontato da galea cristata

lo

completano

una lunga lancia ed un parasonium appesi obliquamente. Dal margine


scudo
si

inferiore dello
il

staccano

lo

striscio in cuoio della

lorica.

Tra

la

vittoria od

trofeo luna

crescente. Esergo

RoMA.

CALTRANO VICENTINO

262

meno; parazonio

REOIONE X.

Sopra nndici pezzi sono rappresentate almeno sette tenni varianti (varia {rrandciza
nella tosta di Giovo, lettere ad estreinit luintiggiate o

indicato da

uno

da due

tratti paralleli

ecc.).

Conservazione:

3 freschi
4 poco usati 4 usati

Peso:
-

gr.
-

2,45 2,G0 2,45

2,r>5

2,75
3,25

3,15
2,95

3,30


(').

3,25 3,50

Il

simbolo della luna crescente fu gi riscontrato


a.

nei
gr.

vittoriati

del primo pe-

riodo (268-217

C.) che

hanno un peso medio


il

fra

2,37 e 3,47

Uno

dei

nostri eseiuplari freschi supera di poco

peso massimo

fin

qui segnato.
e trofeo

N. 12-18. Adr.

Idem con

testa alta
sette

mm.

12-12

Tra Vittoria

doppio
con

fulmino verticale. s.

RoMA. Su

pezzi

almeno cinque tenui variet

(tre

Roma).
Conservazione:

3 freschissimi
1

Peso:
"

gr.
"

2,50 2.95

2,75

3,60

(sic)

fresco

li

3 poco

usati

2,35 (due)

2.95

simbolo monetale del doppio fulmine


N. 19-20. Adv. Idem.
Ij

conosciuto.

Troia a

d. fra

Vittoria e trofeo. Es.

RoMA. Esemplare
mo-

largo poco usato peso gr. 2,95. Altro spesso poco usato, peso gr. 3,20. Simbolo

notale conosciuto.

N. 21-22. Adv. Idem.


fra Vittoria e trofeo.

I)

Cagnolino a

d.

con orecchie irte e coda a cirro (lupetto),

Due

variet (strisele della lorica).

Conservazione:
Il

2 poco usati

Peso:

gr.

2.50

2,85

simbolo conosciuto od occorre anche nelle monete della Antestia (Cohen Medailles
1-3).

consiilaires, tav. II, Ant.

N. 23-25. Adv. Idem.

9 ^^
La

Vittoria ha la

palma nella

sin. Es.

RoMA.

Simbolo

conosciuto: mosca in prospetto. Variet nessuna. Conio grosso e difettoso, con criniture in tutti tre gli esemplari.
testa di

Giove bnitta, quasi barbarica; pimzone

cattivo e stanco, e tuttavia peso alquanto elevato.

Conservazione:

2 poco usati
1

Peso:

gr.

3,20 2.90

3,30

usato
Es.

N. 26. Adv. Idem.

RAA A
Il

(sic).

Simbolo: scorpione, nuovo nei

vittoriati.

Incisione scorretta, conio cattivo. Conser^'azione fresca, peso gr. 2,75.

N. 27-28. Adv. Idem.


tone all'apice. Es.

1)

trofeo coperto

da un cimo a cappellaccio, con bot-

RoMA. Emblema

noto: ferro di lancia, che a tutta prima sembra

nn

cipresso.

Due

lievi

varianti usate del peso di gr. 2,90-3,30

N. 29-30. Adv. Idem.


riet.

Idem. Es.
gr.

RoMA. Simbolo

noto

spiga.

Due

tenui va-

Esemplari molto usati, peso


1)

3,0.5-3,15.

N. 31. Adv. Idem.


usato, poso gr. 2,75.

Idem. Es.

RMA.

Simbolo noto: cornucopia. Esemplare

() Babelon, Detcription hUtorique

et

rhronol. dei monnaiet de la rtp. romaine, p, 49.

REGIONE

X.

^
Idem. Es.
lievi varianti.

263

noto
:

CALTRANO VICENTINO

N. 32-35. Adv. Idem.


stracco.

RoMA. Simbolo
Peso:

mota. Conio alquanto

Due

Conservazione:

3 freschi
1

gr.
>.

2,60
2,60

(sic)

3,10

3,20

freschissimo

N. 36-42. Adv. Idm. Idem. Es. Simbolo noto: clava. Incisione grossolana, conio spesso in cinque esemplari, largo in due, lettere con punti agli angoli.

RMA.

Due

variet.

Conio grosso:

3 poco usati 2 usati


2 usati

Peso:
1,

gr.
,

2,90

3,10

3,15

2,95 (due) 2,95

Conio largo:

3,00

N. 43-46. Adv. Idem.


lunato. Es.

9 Emblema

elmo a larga

tesa,

con paragnatidi e cimiero

RoMA

ed in uno
1

RMA

(sic).

Tre deboli varianti.


Peso:

Conservazione:

fresco

gr.
,

2,90 2,65
(sic)
;

3 poco usati
N. 47-48. Adv. Idem.
con manico.

2,85

Conio curato. Es.

RoMA. Simbolo
freschissima,

noto

spada gallica
di gr.

Due

piccole varianti. Conservazione

ambedue

3,00.
va-

N. 49-50. Adv. Idem.


rianti nella testa di Giove.

9
1

Idem. Es.

RoMA. Emblema

nuovo:

falcetto.

Due

Conservazione:

fresco

Peso:
n

gr.

3,30

molto usato

2,70

N. 51. Adv. Idem.


bolo
:

Idem. Al trofeo sono aggiunte

le

ocreae. Es.

RoMA. Sim-

mazzuolo,

Conio largo, molto usato, peso

gr.

3,10.

Vittoriati con sigle dei monetieri.


sigla SI,
Il

N.

52. Adv.

Idem.

Idem. Es.

RoMA;
verosi-

Molto usato, peso

gr.

3,00

senso della sigla oscuro; che essa indichi l'officina di Atria

non

mile, essendo quella di consueto espressa con H.


al

del paro incerto, se vada riferito

monetiere Tampilus, che di solito marca con altro

monogramma
hanno la sigla

(cf.

n.

59)

(').

N. 53-56. Adv. Idem.


sponde nellVs.

Idem.

Tre

esemplari

U,

a cui corri-

RoMA;

essi

costituiscono tutti tipi diversi. (Bella e curata esecuzione


dritti

della testa di Giove pettinata, in uno con fiocchi di capelli cadenti

sotto

la

corona, sul collo; in due altri con fiocchi arricciati.

Le

varianti sono a tutta prima

meno

avvertibili,

perch sottilissime, nel rovescio).

Conservazione:

3 usati
t.

Peso:

gr.

2,80

3,10 3,20
dove

Un
i

esemplare porta la sigla

pezzi vennero coniati, dubbia l'altro

La U semplice indica monogramma (2).


Mmvezem,
p.

la zecco di Luceria,

(')

Il

Mommsen

(Geschichf.e des roemischeti

501) non sa dare spiegazione dello

stesso

monogramma,

occorrente

sujili assi.

(*) Il Cohen Med. cons. tav. XLIII, 15 ed il Babelon Description I p. 56 nota 3 p. 341 non esitano ad attribuirlo alla stessa zecca, mentre, con pi ragione Mommsen-Blacas f/stoirc II, p. 227 restano dubbiosi sulla sua interpretazione. Il De Petra {Museo Italiano 1885 p. 1) pensa a

Luceria-Teate.

CALTRANO VICENTINO

264

REGIONE

X.

N. 57. Adv. Idem; dietro la testa C.


Cons.
:

Idem;

es.

RoMA;
gr.

sigla

M.

molto usato.
il

Peso:
lettera

3,05.

Incerto
sciuti
fin

senso della

del

dritto (iloinmsen-niacas II, 248), ricono oscura, forse di egual

qui sopra denari (Capua?).


del

Puro quella del rovescio

sijjuitcato

monogramma

seguente.
la C.
1>

N. 58. Adv. Idem con


Cons.: molto usato.

Idem;

fis.

RM.
al

Sigla /\A.

Peso:

gr.

3,10

Non

provato che codesto

monogramma
l)

si

riconduca

monetiere Matieniis.
/NT^
:

N. 5t)-G0. Adv. Idem,


Cons.
Il
:

Idem. s.

RoMA.

Sigla

poco usati
si

Peso

2,75

2,90.
234 (Ba-

monetiere Matienus, indicato nel monogramma,


0. e.

riporta circa all'anno

belon

11 208).
1>

N. G -02. Ado. Idem.


Cons.: poco usati
Il

Idem. Es.

RoMA.

Sigla N.

Peso:

gr.

2,90

3,10.

monetiere Caecilius Metellus batte intorno al 217 (Babelon


i

o. e. I,

258)

ma

non

tutti

numismatici
II,

sono

di

accordo

nello

attribuire

il

vittoriato

a costui

(Mommsuu-Blacas.

240).
I>

N. 63. Adv. Idem.


Cons.: usato

Idem. Ks.

RoMA.

Sigla

J^.
Poso:
gr.

2,80.

La
oscura.

sigla, a rigore epigrafico,

non denota n Matienus, n Metellus; resta perci

N. 64-65. Adv. Idem.


Cons.: usati

Idem. Es.

RoMA.

Sigla M" (col


gr.

aporto).

Peso:

2,90

3,15.

Due

varianti.

Sigla nota (Mommsen-Blacas. II, p. 24G)

N. 66-73. Adv. Idem. Es.

RoMA.

Sigla

ma A?.

incerta di senso

(')

Tre tenuissime variet. Cons.: 2 poco usati: Peso


2 usati

gr.
gr.

3,00

2,903,00
2,80

4 molto
Il

usati

gr.

2,85 (due)
e

3,05.

Babelon

(I,

249) attribuisce

il

vittoriato a Cn. Baebius Tampilus, conduttore

di

un'armata contro Insubri e Liguri della Cisalpina nel 199,


il

console

nel

182;

egli avrebbe battuto fra 217-214;

Mommseu

{Geschichle

p.

405) propende ad

assegnare la moneta al padre di costui, Q. laebius, legato ad Annibale nel 218.

N. 74. Adv. Idem. Es.

RoMA.
gr.

Sigla

AV.
Et
e

Cons: usato

Peso:

3,25

monetario come nella precedente.

N. 75. Adv. Idem. Es. cancellato. Sigla T.


Cons.
:

molto usato
1^

Peso
Idem. La

gr.

3,00

N. 76-78. Adv. Idem.


all'apice e guanciali.

galea del trofeo a campana, con bottone

Es.

RoMA.

Sigla \S e punto in alto.

Due

variet.

Cons.: usati.
(') II

Peso:

gr.

2,85

3,00

3,05.

di denari in

due peni conferma le osservazioni del De l'etra (Gli ultimi ripostigli Muteo Italiano 1885 p. 1) facendo riselire il vittoriato con tali sigle al periodo del denaro di 4 Hcrupol; nella -MP il De Petra vedrebbe indicato Malica e Paeitum, citt privilegiate, che battevano coi tipi ed il nomo Roma.
l'cso di codesti

REGIONE

X.

attribuiti
II,

265

vittoriati.
II, p.

CALTRANO VICENTINO

Qualcuno ha

alla

Tibia
I,

questi

Ora per

si

d'accordo

(Mommsen-Blacas

p.

231. Babelon
il

p 57,

537) nel
di

ritenerli usciti dalla

zecca di Vibo, che nel 189 cambia

suo

nome

in quello

Valentia

essi

sono

quindi anteriori a quest'epoca e

si

possono collocare fra 228-189.


Nf.

N. 79. Adv. Idem.

Ij

Idem. Sigla

Trattandosi di un esemplare alquanto usato

(peso g: 3,10), pu darsi che la sigla logora, non sia che

un

residuo della prece-

dente.
Viltoiati senza simboli o sigle.
di quasi tre

operazione penosa

delicata l'ordinamento

centinaia di pezzi, di tipo eguale, in gruppi determinati.

Ma

se

tipi

sono eguali non sono in tutto identici. L'occhio sottile del numismatico,
i

schierando

dritti

ed

rovesci,

avvertir numerose sfumature, le quali non

rispondono sempre

ad altrettante emissioni,

ma

a diversi punzoni, che in


il

una stessa emissione venivano

messi in opera per sollecitare


difficili

lavoro; cos

si

hanno delle gradazioni dal tipo base,

ad esprimere

in disegno,

impossibili a rendere colla parola.

Prendendo per punto

di osservazione

fondamentale la testa di Giove, e poi conil

siderando in rapporto ad essa nel rovescio


e

trofeo (sua composizione,

forma dell'elmo

delle altre armi) e la leggenda (forma e grandezza delle lettere),

abbiamo almeno

una dozzina

di variet di teste, con cii-ca altrettante variet di rovesci per ogni testa,

quanto dire un centinaio circa di delicatissime varianti. Data questa abbondanza, ho rinunziato ad una descrizione dei pezzi singoli, limitandomi ad insistere sui caratteri
salienti della testa, del trofeo, della leggenda,

ed aggruppandoli poi attorno a nuclei,

che presentino

le

maggiori

affinit di

caratteri.

N. 80-87. Adv. Testa di Giove

e davanti

ad essa uno

scettro. Ij

Idem. Es. RoMA.

Cinque varianti appena


Cons.
:

percettibili.

2 freschissimi 2 freschi 2 poco usati 2 usati

Peso:

gr.

2,95 2,90 2,85

gr. gr.

8,00
8,00

3,30

(sic)

gr.

2,90 (due)

N. 88. Esemplare con testa


Usato.

in rilievo

da una parte

in cavo dall'altra.

Peso

gr.

3,00.
(a.

N. 89-98. Adv. Testa di Giove, grande

mm.

15),

di

forte

rilievo

plastico

con vibrato disegno delle carni. Chioma ben pettinata sulla nuca, finiente sulla fronte
in ciocche lanose;

barba idem;
la

la corona a doppio ordine di foglie aperte

ben

chiare. 1)

Grande

figura e le lettere

RoMA
3,00

(').

Cinque variet. Cons.: 8 usati Peso:gr.2,90 2,95 3,05(due)3,lU(due) 3,15 (due).


2 molto usati
:

gr.

3,05.
il

N. 99-15r). Adv. Testa media, rilievo tenue; caratteristico


nare la chioma dal vertice craniale in

modo

di
e

scrimi-

masso

ondulate.

Chioma

frontale

barba

(')

Il

D'Ailly (Recherches

sur

la

mannaie de
i>czzi

Rome

jusq'

la

mort d'Awjustr classe IV,

tav. 53,

16,

17) iliseu'na esattaiiicnle

alr'iini

di

ruiostn

!jrru]>i)o.

CALTRANO VICKNTI.no

26(3

UEUIONE

X.

lanoso.
diritto

Corona con foglie aperte

e semiaperte.

Numerosissime tenui varianti

cosi nel

come

nel rovescio. Pochi oonii larghi, prevalenti quelli stretti e grossi.

Cons.

4 poco usati

Poso: 3.15

24

usati

(quattro)

30

usati.

2,05 3,20 3,00 3,05 3,10 3,25 3,35 Peso: 2,70 2,75 2,8o 2,85 2,90 3,05 3,10 3,00 2,95 3,20 3,25 3,12 3.15 3,30 (due)
gr.

3,20 (due).
2,7(t (tre) 2,8() (due)

2,35

(tic)

(due)

(quattro)

(quattro)

(due).

gr.

(due)

(due)

(due)

(due)

(sei)

(cinque)

3,35.

N. 157-351. Adv. La testa piccala,

la

discriminatura della chioma trat-

come nel gruppo Anche fiocchi sulla


tata
i

precedente,

ma

capelli pi che lanosi sono setolosi e lliformi.

fronte e la barba sono filiformi ed acuti. Fattezze secche, quasi

arcigne.
testa

Foglio della corona socchiuso ed aghiformi.


nel
\i

Numerose
nel

varianti
di

tanto

nella
il

come

precisamente nell'orlo della

lorica,

modo

indicare

pa-

razonio.
sottile

nella foggia dell'elmo, nelle


grosso,

ocreae, talora mancanti, nel

gambo

del trofeo

nel diametro dello scudo

(mm. 2
e

'/a

5),

nella leggenda dell'esergo

a lettera or

crasse, or sottili,

ora punteggiato alle estremit (saggi pi salienti

RoMA,
serrate,

RoMA, RoMA. RoMA, RoMA, RoMA, RuMA),


quando addossate.
Freschissimi e quasi
Freschi
S,
fior

quando

spaziate,

quando

di

conio 2

2,80 (due) 2.90 (due) 2,95 Poco 2,45 2,50 2,70 2,75 2,80 (due) 23, peso 2,95 3,00 3,15 3,25 2,85 2,90 Usati 50; peso 2,20 2,30 (due) 2,40 2,45 (due) 2,50 2,70 2,75 2,80 2,00 2,95 3,00 (cinque) 2,00 3,10 3,15 3,20 3,25 (due) 3,05 3,30 3,35 (due) 3,40 (due) 3,75 2,60 Molto 2,20 2,25 2,40 2,45 66; peso 2,70 2,75 (due) 2,80 2,85 2,90 3,00 3,15 3,20 3,25 3,05 (cinque) 3,10 3,30 (due) 3,35 (due) 3,40. Consumati 37; peso 2,10 (esemplare 3,05 2,25 2,80 (due) 2,90 (cinque) 2,05 3,00 3,20 (due) (due) 3,10 3,15 3,25 3,30 3,35
peso gr. 2,30

peso

gr.

2,80. 3,15.

2,60

usati:

gr.

(tre)

(tre)

(tre)

(tre).

gr.

(tre)

(cinque)

(tre)

(sette)

(undici)

(quattro)
(sic).

(tre)

usati

gr.

(tre)

(tre)

(quattro)

(sei)

(tre)

(undici)

(sette)

(sette)

(quattro)

gr.

logoro

assai e di conio difettoso)

(quattro)

(tre)

(sette)

(quattro)

(due).

Uno sguardo
in
(jui
i

ai pesi di

questo gruppo dimostra come

il

peso stesso non sia sempre

rapporto collo sUito apparente di conservazione della moneta. ]K)ich noi vediamo
gli

esemplari usati, e molto usati .superare col loro peso medio


;

freschissimi ed

freschi

ci

conferma l'osservazione gi fatta


si

di

sopra, che cio spesse volte lo stato

apparente di non buona conservazione

spiega per difetto di conio pi che per ecil

cesso di circolazione; dovesi, non di meno, aver sempre davanti

numero grande

di

REGIONE

X.

piedi

267

diversi,

CALTRANO VICENTINO

emissioni di vittoriati, fatte su


tolleranza.

notevolmente
*

e con largo

margine di

circa sei metri dal

punto del
si

ripostiglio,

accanto
di

ad

uno scheletro disteso,


di Massalia,

dentro un circolo di pietre

raccolse

una dozzina

monete

delle quali

solo cinque rimasero in possesso del

parroco. Sono

emidramme

d'argento, di falsifica-

zione antica, leggermente scodellate e di uno stile eccessivamente rozzo.

N. 352-356. Ado. Testa muliebre colla chioma corta,

irta,

fermata da un dia-

dema;
testa.

profilo barbarico;

al collo
di

doppio giro di perle e giro

di perline attorno la

^. Mostruosa corruzione

una figura di leone a


scacchetti,
le

d.

colla testa formata da

un

arco con due raggi, la giubba a


stecchite con punti
;

coscio arcuate e sollevate, le

gambo

il

tutto indicato a tratti lineari.


il

Di

lettere

non avverto traccia

che in un solo esemplare, nel quale sopra

leone vadosi

Conio pessimo,

esem-

plari molto usati, anzi in parte consunti, pesi gr.


11 tipo essi

1,65-1,75-1,85-1,95-2,05.

eminentemente barbarico designa


al

tosto questi pezzi

come

contraffazioni;

appartengono

sistema massalioto, ridotto sotto l'influenza del vittoriato romano,


a.

posteriori cio al

217

C, che

si

pu tenere come

terminus a quo

per

le

imi-

tazioni fatte a Massalia, nella Gallia e nell'Italia Superiore. I nostri


il

esemplari per
giustai

loro carattere generale

appartengono ad un gruppo, che

il

Von Duhn molto

mente crede derivato da una fabbrica norditalica della


prodotti sono appunto
diffusi

fine

del terzo secolo,

cui
{-).
:

nell'alta Italia (')

associati talvolta ai vittoriati

In vicinanza alla tomba

che conteneva

le

monete massaliote venne ricuperato

N. 357. ceduta da X.

Un
]^.

denaro della famiglia Pompeia Adv. T. galeata di

Eoma
;

d.

pre-

pie d'un albero lupa che allatta

Komolo

Remo

dietro ad essa

tracce di figura poggiata ad

un bastone (Faustolo
gr.

?).

Avanzi della leggenda: SEX. Po.


tav.

Foslulus s.RoM.\; peso


p.

3,7.

Il

Cohen {3fed. Coas.

XXXIII. Pompeia
a.

1,

264), seguendo
(o.

il

Cavedoni, assegna la moneta al 184 circa

C, mentre

il

Ba-

belon

e,

II.

p.

336) la abbassa sino al 129.

('}

Von

Dulin, Die
e

Benutzwuj Jer Alpenpsse im AUerthum

(nei

Neue Heidclh. Jahrbucher


del medaf/liere dell'ox]n:io

1892. p. 6G-67

nota 30).
p.

10.

Von Duhn &


Le imitazioni

Ferrer,

Le monete galliche

del

Gran

s.

Bernardo

nurditaliclio si trovarono nel

Piemonte, Lombardia,

(ri-

gioni,
p.

Veneto

e Trentino. Alle

rassegno statistiche del Ghirardini (La collesione Barattela in Este


e.

127-128) e del von

Dnhn

(o.

II,

p.

55-5(5) aj^giungansi

altri pezzi

provenienti da localit trenp.

tine.

Orgler,

Vericichniss der Ftindorte ron antikcn Minzen in Tirol


p. 160, tav.
G.
I.

30.

Noriler,

vini di

Marco
p.

7.

Orsi,

Le monete romane

di provenienza trentina del

/ laMuseo

di Rovereto

Anche a Eotzo presso Asiago, dove

esisteva

un piccolo
e

villaggio

si

niccolsc

qualche massaliota con qualche vittoriato.


del

Molon. / popoli antichi

moderni dei

sette

comuni

Vicentino
(*)

p. 4.

Cos'i

nel ripostiglio di

Modena

(fine

del 3 o principio del 2 sec.) e ad Este ((hirardini,


di

Notizie degli Scavi 1888, p. 20G); noi tesoretto


e Paetus (von

Legnago sono associate

ai

denari di C. Allius

Duhn
ni

o.

e.

p. 56).

Classe

sriF.NZK

moiiau

ecc.

Memorie

Voi.

IT,

Serie 5", parte 2'.

31

CAI.TRANO VICENTINO

comodo
poich
di

268

e di

REGIONE

X.

Il

vittoriato fu introdotto per la

prima volta poco dopo


conto

la conquista dell'Illirico

(228

a.

C.) in proporzioni
in

cambio
a

colle
'/s

tridracme, che cir-

colavano

quella

regione,

esso

corrispondeva

del

denaro

romano, e

ad Vj dei pezzi illirici; Il suo peso originario fu di


ristretta e di breve durata,

osso rappresentava cosi una specie di


gr.

dramma

romano-illirica.

3,41,

ma

la

prima emissione deve esser stata molto

perch vittoriati di tal peso sono rarissuni. Colla ridunel

zione del denaro, avvenuta


gliato alla
serv

217, anche
con

il

vittoriato fu ridotto a gr. 2,92, ed egua-

dramma

corinzio-attica;
o

tal

piede

fu tirato

su larghissima scala e

come moneta provinciale

come

prototipo ad essa. Sui vittoriati vedonsi non


interi di magistrati
;

di rado

monogrammi
e.

di monetieri,
la
i

mai per nomi


delle

verso la fine

del 6 sec. u.

tutta

coniazione

monete viene

accentrata in
;

Roma
nomi
di

da

allora scompariscono tutti


netari
col

nomi

delle officine provinciali sui vittoriati e son dati con


in disteso,

mo-

non

si

hanno prima del 217

monogrammi
il

con

iniziali,

ma
(')

finire

del sec.

VI

u. e. essi si

danno

ed

vittoriato va a scomparire

Ho premesso
logici,
i

questi cenni generali sul vittoriato, per arrivare a risultati cronoe dallo

quali

emergono anche dall'esame dettagliato delle nostre monete

studio dei loro pesi.

Siccome abbiamo: esemplari superiori a


fra

gr.

3,30

n.
n. n.
:

14

gr.

3,30 e 2,95
a gr.

210
126

inferiori

2,95

tradotti in cifre cronologiche, questi dati si esprimono cosi

esemplari dell'emissione 228 e poco anteriori

n.
n.

14 126

217

di emissioni intermedie fra


si

228-217

n.210
con sigle della zecca

Maggiori lumi cronologici


del monetiere
n.
n. n. n.
:

desumono dalle poche moneto

3 esemplari (58-60) sono coniati da Matienus circa 234


2

(?)

(61-62) da Metello circa

il

217
218-189.
senza

8 3

(66-74) da Cn. Rebio Tampilo fra 217-214 (76-78) escono dalla zecca di Vibo e stanno
al periodo
fra

Aggiungo ancora che


lettere od

228-226 sembrano appartenere

vittoriati

emblemi rispondenti
e

ad un denaro di quattro scrupoli, di pi quelli con

W CM
,

la clava.

Al periodo 226-217 quelli con U,


la

T,

\B la mezzaluna, l'elmo

gallico,

la

spada gallica,
ser.

spiga,
p.

il

cane, la

meta, la mosca (De Petra, ^'otic

Scavi 1883,

3, voi.

XI,

392).
al

Ma
collocare

la presenza di circa
il

134 pezzi battuti intomo


sec.

217 o poco dopo bastano a


avvenimenti mi-

nascondimento negli ultimi anni del 3

o noi primissimi del 2" a. C.


sott<.'rramenti

poich d'ordinario orano causo determinanti di

tali

litari,

cerchiamo di

stabilire,

almeno

in

via di approssimazione, quale sia la fazione

(')

Snl vittoriato

in

Rcncre

p.

85-101.

Dftbelon, Description p.

Mommsen Oeschichte 11 & sogg.

p.

389-99.

Mommeen-niacas Uisloire

II,

REGIONE

Vili.

269

BOLOGNA

di guerra svoltasi al pie delle

Alpi vicentine, che pu coincidere col nascondimento

del tesoretto.

Nel 191

la Gallia Cisalpina

tutta occupata

dai Keniani

la

fondazione di

Aquileia 183/82 segua l'installazione dotnitiva dei Romani anche nella regime dei
Veneti, che per anche

prima erano

stati

in

ottimi rapporti con

Roma;

la

debella-

zione poi degli Histri e dei Liguri

avvenuta pochi anni appresso, nel 178, compie

la conquista di tutta l'Italia superiore (').

Ma

se

Veneti del piano

si

diedero,

come
le

pare, a

Roma, senza guerra

e per

trattati amichevoli,

siamo allo scuro circa

popolazioni della zona alpina che cinge

la pianura veneta.

La

definitiva soggiogazione di esse


e

avvenne pi tardo

per guerra.

Dai monti scendevano frequenti


rispondevano
resta oscuro;
le

pericolose le razzie
;

delle trib alpine, alle quali


sul quale parecchio ancora

punte offensive dei Romani


in

un periodo

sappiamo per che

ima

di codeste

campagne nel 118 Q. Marcio

de-

bell gli Stoni che abitavano sopra

Verona

(T.

Liv. Epit. lib. LXII).


del sec. terzo, o pi facilmente nei

Tutto ci mi induce a pensare che alla

fine

primi decennii del secondo una pimta offensiva dei Romani nelle montagne di Asiago
abbia distrutto
diandolo
;

il

villaggio di indigeni, esistente allora al passo dell'Astagus, incen-

la sua posizione militare richiedeva


il

che quella chiave fosse in possesso di


al

chi teneva
il

piano. Il tesoretto sar stato

nascosto
i

primo rumore

di guerra,

ed

fatto che

non venne pi rintracciato prova che


il

suoi antichi possessori eran tutti


le trib

periti.

Che

vittoriato

fosse

moneta circolante anche presso

delle prealpi

venete lo dice la presenza di esemplari dentro casette di villaggi preromani, riconosciute sugli altipiani dei Sette
dici

Comuni Veronesi

s.

Comuni Vicentini, al Bostel di Rotzo (-) e dei TreAnna del Faedo (3). Cronologicamente il nostro ripostiglio
di

sembra avvicinarsi a quello

Modena,

e la

tomba

colle

mezze dramme massaliote


e quindi

dovrebbe di poco precedere la distruzione del piccolo villaggio,


teramento del tesoretto.

anche

il

sot-

P. Orsi.

Regione Vili {CISPADANA).


IL
1.

BOLOGNA

Antichit scoperte nella

citt.

In via Ripa di Reno, parte nord di Bologna, scavandosi nella cantina della casa
costruirvi

n.

41-43 per

un pilone a sostegno degli ambienti


una base circolare
il

superiori, s'incontr
di

ad

un metro

di profondit
fra

in

macigno del diam.


di

m. 0,80

alta

m. 0,25

toro e zoccolo;

primo della grossezza

m.

0,1.5

sporge due centim.

tutto attorno sul secondo, lasciato grezzo, perch

non dovea

appaiii-o visibile.

(>)

proposito di tale guerra

(cfr.

frammento
di essa C.

dei fasti in Notizie

Scavi 1892

p.

411) torna

al caso nostro ricordare


u et

che

il

vincitore

victoriatum octoginta quinque niilia

Claudio ne riport in trionfo 307.000 denari .scptingcntos duds (Livio XLI, 13), il che conforma la grande

diffusione del vittoriato presso tutte le popolazioni dell'Italia superiore, anche non soggiogate da
()

Roma.

Orsi, Notizie degli

Scavi 1890

p. 294.
s.

(')

De

Stefani, Antichissime

capanne di pietra del monte Lo/fa a

Anna

del Faedo.

BOLOGNA

di

270

sig.

REGIONE

Vili.

Stava ad un metro dal piano

cautina ed a quattro metri da quello della strada.

Avvertito della scoperta dal proprietario della casa

Angelo Brunetti, ordinai

cbo quantunque
se la

aflorasso l'acqua si

approfondisse

lo

scavo tanto da puter riconoscere

baso fosse al posto originario od ivi trasportata.


.suo

si

pot constatare eh' essa


ra.

era al

antico posto e posava sopra un grosso pilastro quadro di

U,70 per

lato,

costruito a mattoni,

con

molta regolarit, del quale

si

scoprirono circa 40 centim.

ma che

senza dubbio dovea approfondirsi assai di pi.


allargare
lo

Ma

l'atHuire

abbondante dell'acqua

e l'impossibilit di

scavo senza danneggiare

la
il

solidit dei

muri della

cantina, hanno

impedito
si

di penetrare fino al

punto dove

pilastro terminava.

Al contrario

potuto verificare che al piano stesso in cui posava la base sten-

devasi un pavimento costruito con grandi laterizi quadri di m. 0,43

0,30. quattro dei

quali ancora aderivano fra loro, mentre altri s'internavano sotto lo strato delle terre su
cui, or

sono trentanni,

si

adagi

il

piano della cantina, quando venne restaurata la casa.


riferisce
il

Anche
mento

in quell'occasione,

mi

proprietario, s'incontrarono resti di pavi-

ma

fatto a mattonelle esagonali e lucerne e vasetti in terracotta a lungo collo di

quelli soliti a deporsi nei sepolcri.

Una

delle lucerne che

ho ancora veduto

di

forma

comune con

il

manico ad anello e con due lettere P

M segnato

con la stecca sulla base.

Dal complesso delle scoperte


all'epoca

e degli oggetti trovati

non pu essere dubbio che


sepolcrale,

romana

in quel

sito

sorgevano uno o pi
la

edilzi, forse di carattere

tenuto conto specialmente del fatto che

localit era situata fuori del recinto urbano.

2. .\1

eh. prof,

don Luigi Breventani debbo la conoscenza della seguente iscrizione

incisa sul rovescio di

una lapide

di

marmo
s.

greco, collocata sopra un loculo di reliquie


in

riposto nel secolo

XV

nella chiesa di

Giovanni in Monte qui

Bologna.

La

lapide alta m. 0,20 larga m. 0,25.

REGIONE

Vili.

di

271

libero,
e

BOLOGNA

tale

meandro. Al di sopra del quale era un grande spazio

forse occupato

da

pi figure,

ma

esse

una soltanto sopravanza


del
tutto

neppure intera.
il

Kappresenta un uomo
abbassato.

nudo

con

braccio d. alzato

ed

il

s.

forse

Quanto rimane su questo frammento


in

di

macigno

suiliciente

per far riconoscere

esso l'avanzo di

una

stele sepolcrale del periodo detto di Villanova, attesa l'ana-

logia che tanto la figura virile, quanto gli ornati presentano con altro stele consimili

rinvenuto specialmente in questi ultimi anni.

'^"'^'--^yj/jiip.-.

'

mmimsimsfm

Ad

es.

il

meandro trova

riscontro nella bellissima stele di


p.

s.

Giovanni in Pergi;\

siceto edita in queste

Noiie 1893,
1.

179; ed
1),

il

rosone o ruota fu
(ibid.
p.

notato nelle
e

stele Grabinski {Notisie


(ibid.
p.

e.

p.

178,

fig.

Arnoaldi

180, 4),
virile,

Caprara
la quale,

181,

fig. 5).

In questa ultima poi ricorre

altres'i

una figura

disegno delle gambe divergenti, presenta grandissima somiglianz con la figura virile sul nuovo frammento di stole De-Lucca.
il

specialmente per

E. Brizio.

IMOLA

272

REGIONE

Vili.

IH. IMt'LA
cienti parte di

AnlichiU'i scoperte nella ciU

nel

suo lerritorio.

In uaa recente visita fatta al l^hisco d'Imola, ho notato sei pezzi di bronzo fa-

un

ripostiijlio

riuveuutt
il

parecchi anni addietro a Uivera, nel podere

Guado, otto miglia da Imola presso


I
1.

borgo di Tossignano.

sei

pezzi sono;
di

Frammento

cuspide di lancia,

alto

m. 0,11 a tubo cilindrico con

l'orlo

ingrossato ed ornato di un cordone fra due solchi. L'altezza


alla base delle

del tubo, dall'orlo fino


il

due alette

di in. 0.08:

due

fori

per cui passava


l'orlo.

chiodo che

formava l'asta innestata nella cuspide sono a m. 0,025 sopra


di
s.

Nella Fonderia

Francesco, conservata in questo Museo, non avvi alcun pozzo di cuspide di lancia

del

medesimo
2.

tipo.
di

Parte inferiore, alta m. 0,08.t,

un ascia a manico tubulare con sezione quas.

drangolare dai Iati un po' ricurvi, simile ad altri esemplari della Fonderia di
cesco e precisamente al n. 7 della tav.

Fran-

XX

della pubblicazione dello Zannoni


il

La Fon-

deria
3.

(Il

Bologna. Anche nel frammento imolese

taglio della

lama

ricurvo.

Parte superiore di un ascia ad alette, anch'essa di un tipo assai comune nella


cfr.

detta Fonoeria,
4.
5.

Zannoni op.

cit.

tav.

"VII.

Parte superiore di ascia ad alette del medesimo tipo alta m. 0,10.

Frammentino

alto

m. 0,05.5
il

di

ascia ad aletta di tipo analogo al precedente

ma

con la particolarit che

manico non
assai

nettamente separato dalla lama mediante


di

cordone: al contrario sulle

coste

larghe
il

questa, discendono le aletto

for-

mandovi un
ascio

triangolo. Presenta

adunque

frammentino qualche somiglianza con


dallo

le
(30

della

Fonderia

di

s.

Francesco pubblicate

Zannoni sotto

n.

59

della tav. XI.


6.

Frammento

di piastra di bronzo

alta

m. 0,09 larga nella parto pi svilupl'orlo

pata m. 0,10, con due grossi cordoni a rilievo presso


colare.

che affetta la forma cirpre.^^enta

Lo ritengo un frammento

di

falce,

per la grande somiglianza che

con

pezzi analoghi inediti della fonderia di Casalecchio, conservata nel

museo
il

di Rimini.

Argomentando dal complesso degli oggetti che


stiglio di

lo

componevano,

piccolo ripo-

Rivera, sembra spettare ai primordi del periodo detto di 'V^illanova cio al

tempo

a cui rimontano altres in

massima parte

gli oggetti della

Fonderia di

s.

Francesco.

In un'altra localit dell'Imolesc, cio a Monterone

(comune d'Imola) nel podere

detto la Chiesuola,

si

rinvenne lo scorso anno un bellissimo coltello-ascia intero, alto


e curvo,

m. 0.21 a taglio lungo

come l'esemplare della terramaia

di Castellazzo parn.

mense, pubblicato dallo Strobel nel Bull, di paletn. Hai.


Il

toni. I, tav. I,

6 pag. 9.

senatore Scarabelli pot eziandio acquistarlo per

il

Museo

di Imola.

Lo
due

scorso anno, circa due kilom. a ponente della citt, sulla sinistra dell'antica
sig.

Via Emilia, nel podere del


iscrizioni dell'epoca

Roncagli, in occasione di lavori agricoli


il

si
r.

trovarono
Ispettore

romana, che insieme con


il

senatore Scarabelli

degli scavi, ho potuto poscia esaminare presso

proprietario.

REGIONE

Vili.

incisa in

273

lastra
di

IMOLA

La prima
m. 0,35.

belle

lettere

su

marmo

alta ra. 0,90, larga

^^^/
di'l

\/^M

mezzo busto bambino in rilievo

GENIAIL NATO DVLCI QV' EREPTA LVCE V ANN VNO-M-Il -D-XX


CTITIO

TITIVS

GENIAL

ET

ANNEIA
CELLA

MAR
CONTR'^

VOTVM-PAREN
TES

La seconda su
rendono
tio
difficile

lastra pure di

marmo

in

lettere brutte ed assai logore che

ne

la lettura

specialmente nella prima riga, ove deve leggersi o T. Quein altra

oppure T.

Quello. L'ultimo gentilizio gi occorso

lapide pubblicata

nelle Notisie 1882, ser.

3^

voi.

XIII,

p.

8.

/ D
I

M \

Q_V

Erio

AVGVSTI' VE TE RAN SOSIA


S
I

N T
E

E
I

("')

R E N T

POS

Nella medesima

localit

donde

si

ebbero

le

due

lapidi, si rinvenne puro

una

bellissima mensola di arenaria compatta, stupendamente lavorata, che indizio di un

cospicuo

monumento

sepolcrale che dovea sorgere

presso.

IMOLA

fatto coDoscore al

274

REGIONE

Vili.

Ho

proprietario del fondo la conveaienza di eseguir appositi

scavi per rintracciare gli altri avanzi, che non potranno mancare, del monuinonto.

Hntro Imola nella piazza Maggiore u projirio di fronte al palazzo comunale ese-

guendosi

scavi

per

lavori

edilizi,

si

scoprirono
di

alcune sepolture

medioevali nelle

quali per erano stati adoperati


l'epoca romana.

come materiale

fabbrica, dei tegoli e

marmi

del-

Uno
gli avanzi

dei pezzi di
di

marmo lungo m. 0,38

alto m. 0,22 e grosso

m. 0,07, contiene

un iscrizione sepolcrale incisa in belle lettere:

'IVS

THESEN ERENTI FIL

Sopra un grande tegolo rettangolare, lungo m. 0,60 alto

ra.

0,52 e grosso m. 0,08,

impresso

il

bollo seguente (cfr. Marini-Dressel n. 695,

773.

cartoriaN

Un
sig.

kilom.

sud-ovest

da
si

Imola,

in

luogo detto

Villa

Clelia,

propriet del

conte Antonio Zaiiipieri,


quattro
lo

sono scoperte, or fanno pochi mesi, in occasione di


scheletri,
tre dello

lavori agricoli,

tombe con

quali prive di oggetti.

Nella

quarta per con


luelli

scheletro erano parecchi grani di pasta vitrea variegata, simili a


di

in

1,'raude

numero rinvenuti nella necropoli longobarda

Castel Trosino.

fior

di

terra poi si erano raccolte,


elittico

volta a volta, tre fibbie di bronzo di tipo

comune, cio a grosso anello


argento dorato in forma di
caratteristico dei
.S'

con gancio mobile e ricurvo, ed una fibula di

con incastonatura di vetri rossi; anche questo ornamento

tempi barbarici.
che
in

Dalle indicate scoperte sporadiche argomento

vicinanza di

Villa

Clelia

dovea esistere un sepolcreto del periodo barbarico, tanto pi che


visita

in seguito

ad una

fatta sul luogo,

ho potuto accertariui che


dall'antichissima
chiosa
di

le ([uattro

tombe casualmente scoperto


che
ivi

giacevano

poco

lungi

di

s.

Cassiano

sorgeva nel

medioevo, com' indicato nella pianta

Imola del Ferri pubblicata nel 17U5.

E. Brizio.

RBOIONE

Vili.

275

FORL, FIUMANA, CASTROCARO

IV.

FORL

Tombe

di et

romana

riconosciute fuori la barriera

Ravaldino.
Nella cava della fornace Hoffmann, fuori della Barriera Ravaldino, proseguendosi
lo

sterro,

verso sud,

a m. 3 di profondit

furono trovare due tombe di et romana,


e

contigue fra loro, orientate da est ad ovest. Erano di inumati

composte di embrici,
digitale,

messi a

doppio

piovente,

fornite

solo di

qualche

impressione

fatta

sulla

creta molle.

Una tomba mancava


I

di ogni corredo fimebre

l'altra

aveva presso

il

cranio,

una

semplice oinochoe di terra giallognola, striata


crani e le altre ossa erano frantumate
;

all'esterno da spessi solchi orizzontali.

accanto ai

due depositi stava

piu-e

un

grande abbeveratoio di calcare, mancante di parte


prime, un terzo sepolcro
;

di uno dei lati lunghi.

Lo

credei, sulle

ma

fattolo vuotare dalla terra,

nulla rinvenni che testimo-

niasse l'esistenza di cadaveri.

Ho

acquistato

il

vaso per aggiungerlo agli altri oggetti, in pi volte tornati in

luce in quella localit, e custoditi nel Civico Museo.

A. Santarelli.

V.

FIUMANA

Altra

arma

litica

trovata nel territorio del comune.

Da

quel colono che raccolse sporadicamente la bella ascia di pietra levigata, deNotizie del corrente anno p. 166,

scritta nelle

mi

stata

portata un'altra ascia trovata

poco lungi dal luogo della prima, ed


campestri.

anch'essa tornata in luce in occasione di lavori

meno
e

elegante e

piti

piccola della ricordata, misurando solo


il

m. 0,66 in altezza

m. 0,45 nella maggiore espansione;

suo peso specifico di

grammi 132.
una schegsi

di roccia verde-cupo, coi

fianchi

tondeggianti;

ma

il

taglio invece di essere

arcuato, quasi diritto.

Anche questa pare ricavata da un

ciottolo, e tranne

giatura nel mezzo del tagliente, pu

dirsi conservatissima.

Per la forma

confronti

una rinvenuta a Remedello {Bull, di

Paletti,

it.,

anno X, tav. VI,

n. 5).

A. Santarelli.

VI.
sigillo

CASTROCARO
romano scoperto
sigillo

(frazione del

comune

di

Terra del Sole)

Di un

nei pressi dall'abitato.

Un
di

romano

di bronzo, probabilmente usato nelle figuline Cesoniane, fu rin-

venuto, non ha guari, nei pressi di Castrocaro.

rettangolare, con presa quadrilunga,

m. 0,45

0,15, e reca, a belle lettere rilevate:

MO230
Di questo cimelio ho
di Forl'i.
fatto

acquisto per le raccolte antiquarie del Civico

Musco

A. Santarelli.

Classe

di .scien/k

morali

ce.

Memorie

Vd.

II,

S< rie

:>",

parte 2".

3.5

FIRENZE, AREZZO

27(5

REOIONE

VII.

Regionk vii {ET l uriA).


VII.
dosi
i

FIRENZE

Continuando

lavori per
si

il

Centro di Firenze, e scavanro-

nuovi fogrnoni in piazza dogli Strozzi,

sono scoperti avanzi di muri di era

mana

alcuni tratti di una strada puro romana, lastricata a grandi poligoni di selce.

VIII.

AREZZO

Frammenti

ftlili

relativi al

coronamento di un

tempio scoperti presso l'abitato.


Devo
ritornare ancora dove sorge la

nuova fronte del teatro Petrarca situata sulla


rinvenutevi
nello

via Guido Monaco, a cagione di altre

antichit
si

scafare le fonda-

menta. Gi ho

riferito,

che in quello spazio

esercitavano le figuline Annia,

Menimia

llasinia, che cessarono al cadere della repubblica: che vi passava una via fiancheg-

giata da sepolcri a fossa e coperti da tegole. L presso apparvero alcuni frantumi

fittili

da supporvi l'esistenza di qualche tempietto. Ora questa ultima ricerca pu ricevere una luce maggiore, dacch
sono tratte dall'indicato luogo. Ben

il sig.

dott.
e

Anche

tonio Guiducci ha donato al museo aretino diverse terrecotte ornate a


si
si

rilievi,

comprende che uno scavo sistematico avrebbe

a noi offerto elementi non dubbi e forse fruttuosi,

ma

le

solite condizioni del

lavoro

non lo permisero

(e

quando mai

lo

permettono?); onde

mi

valgo della conoscenza

locale, e di alcuni miei ricordi per trattare tale argomento.

Peiianto quando nel 1872 fu tracciata gata la piazza di


s.

in

quel punto la nuova strada e allarfittile

Francesco,

si

trov alla profondit di due metri un acroterio


rosso.

colla faccia rilevata di


si

un uomo, dipinto di color

In quel tempo da

li

attorno

trasse un piccolo cornicione di marmo, e un capitello corinzio a

foglie di

palma

acute.

Or sono due anni venne


che

fuori

una sommit

di pilastro,

pure in marmo, di or-

dine corinzio, che doveva essere posta innanzi ad una delle anlae dell'edicola.
I
fittili

poi,

a tale tempietto

sembra che appartengano, sono


due
differenti
edifici,

di stile

cos

diverso, che converrebbe o stimarli di

o pensare ad una rico-

struzione

almeno restaurazione.
di bassorilievo in

Frammento

terracotta

con

tracce di colorito bianco, rosso, e

turchino, della larghezza di cent.

34 per 20.
collo

Si figura

una Noreide, che seduta sul


colla

dosso di un mostro marino, viene da questo via trasportata verso destra. Klla
sinistra abbraccia per reggerei
il

dell'animale,

mente

coll'altra

mano

sostiene

una cnemide o gambale

di guerriero.

ricoperta di tunica sottile interiore, e sopra


le le

la cinge la sopravvesta a
ficare

modo
i^uo

di

mantello o clamide, che dietro


Nella tunira appariscono
il

svolazza a signitracce del colore

la grande velocit del

corso.

bianco; nel mantello quelle del rosso, e


essere quella ninfa marina.

nudo ginocchio

dipinto di turchino, per

Mancano

alla figura la testa e la parte inferiore dal giil

nocchio
si

in

gi. Dell'animale altro non resta che

collo con l'ispida criniera;


si

da che
e

argomenta essere un cavallo marino od ippocampo. L'arto

mostra rude

deca-

ROMA

le

277

gettate
colla

KOMA

dente piuttosto che arcaica; e


stecco.
Il gi'uppo

figure

sono

forma

non lavorate a

era levato dalla forma e fissato sopra la raetopa o spazio apposito


sia

del fregio, sia con chiodi,


dell'arte

mm-ata

il

che molto differisco dallq altre metope

fittili

campana

latina.

Si deduce finalmente, che

questa

Nereide

faceva

parte

d'un

fregio,

nel quale

erano figurate e disposte le altre Nereidi portanti le armi di Achille. Tale rappresentanza ripetuta nei vasi e nei sarcofagi, e quivi stava a decorazione di un tempio.

Da

che

si

potrebbe supporre che questo fosse consecrato a Nettuno, o a Vulcano


per

ma
e

pi probabilmente al dio del fuoco

avere egli fabbricato le armi di Achille,


il

perch all'intorno erano

le fornaci

delle celebri figuline, e infine perch

suo tempio
in

era situato fuori della cinta della citt,

come

infatti questo circa

250 metri pi

basso dalla

mm-a

dell'antica Arezzo.

Si raccolsero insieme al
testa di

bassorilievo

della Nereide

un acroterio

di

coppo colla

vma ninfa a chioma bipartita


uno stelo
si

e fl,uente (cent. 13).

Un

fi-ammento di ornato
e

elegantissimo, in cui da
al disopra

dipartono da una parte e dall'altra un giglio,

un boccio

di rosa,

e cos

alternamente. Sopra questo ornato stava un ba-

stoncello, sul quale seguiva

uno

strigliato,

che era coronato da palmette


e poi

isolate.

Di queste palmette restano due esemplari,


altro
edifizio.

un'altra

pi piccola

forse

di

Frammenti
ciuolo entro

di

embrici ornati a velucchi, e a spirali.


foglia.
i

Frammento

di ornato a boc-

una gran

Non
Base,

saprei poi se

fittili

seguenti siano prodotto di quello scavo, ovvero apparten-

gano ad altro fabbricato antico.


grossa punta di acroterio, in cui impressa a stampa una piccola paltavoletta in cui impressa una colonnetta scannellata.
di

metta.
di

Dna

La

parte superiore

una figura

mimo

colla

maschera scenica (cent. 17).


si

Fuori della citt di Arezzo alla distanza di tre chilometri sulla via che
alla Pieve al Bagner,
e

dirige
altro

anticamente ad Babieum aiiremn^


si

stato scoperto

un

sepolcro coperto a tegole, nel quale

sono raccolte due boccette di vetro {ampuUae)

una turchina,

l'altra biancastra,

insieme una grossa corniola, nella quale

inciso
il

Achille armato dello scudo e dell'asta che riguarda, innanzi di porlo in capo,

bel-

l'elmo cristato: buona incisione greca anteriore sicuramente ad Augusto.

G. F. Gamuurini.

IX.

ROMA.

Nuove scoperte

di antieh'U nella eitt e nel suburbio.

Kegione
di
tufo,

III. Continuandosi
di

gli sterri pel

prolungamento della via

de' Serpenti,

sono stati scoperti gli avanzi

un antico ninfeo. Era costruito in opera reticolata

con le pareti incrostate di pomici ed ornato di conchiglie, di smalti, di pic-

coli

pozzi di

marmo;

la volta era coperta di sole pomici.

ROMA

278

ROMA

Poco pi innanzi, cio noi punto ove dotta via traversa quella della Polveriera, riapparsa una stanza, costruita in laterizio, con pavimento a lastrine romboidali di

marmi

diversi. Ni-l

sito

medesimo, ad un metro sotto


di

il

livello stradale, si sono in-

contrati altri avanzi di costruzioni

varia

et,

ed un
2, in

tratto di antica strada sella

ciata; ed a poca distanza, alla profondit di


circa 5 metri

m.

riapparso per

lunghezza di
tufo (di

un pezzo
,

di

muragliono,

costruito

massi

rettangolari di

m.

U,(50

X 0,40 X 0,40)
le

in direzione da nord a sud.

Fra
alto

terre

si

in.

raccolto

un grande bacino
di

di basalto,

del diam. di

in.

0,75,

m. 0,45, grosso

0,06; un frammento

fregio fittile
bolli figuli

con

piccola parte di

figura femminile ignuda;

uno

stilo

d"osso;

due

che sembrano inediti:

T ITI

N'

D PR D P F LVCILLAE HELENVS SER.

Regione

IV. Sull'angolo della

via

Cavour
il

via del Lauro, presso la piazza


si

delle Carrette, costniendosi

un fognolo

sotto

marciapiede,
il

sono trovati due rocchi

di colonne di granito orientale, a m. 3,50 sotto di

piano stradalo.

Hanno
.

il

diametro

m. 0,70;

la

lunghezza dell'uno

di

m.

1,50, dell'altro

m. 2,20

Regione
un tratto

V. Nel fondare una nuova parte del monastero delle Suore dotto
in

del Sangue sparso,


di antico

via di

s.

Giovanni,

a m. G,50 di profondit,
di selce,

si

incontrato

pavimento stradale, a poligoni


un avanzo

lungo m.

4.

puro ap-

parso alla stessa profondit


il

di costruzione reticolata;
1

ed a m. 9,50 sotto

piano moderno un grosso muro di fondazione, largo m.

lungo circa m. 10, in

direzione da nord a snd.

Intrapresi gli sterri per la fondazione di un


linelli,

muro

di recinto alla propriet

Go-

nella via che suole appellarsi

Curva,

in

prossimit

della via Buonarroti,

stato trovato
di scarico.

un grande ammasso

di

frammenti

fittili,

quivi accumulati quasi in luogo

La maggior

parte degli oggetti proviene

dalle favisse del tempio di

Misi

nerva [Medica, che sorgeva in quella parte doll'Esquilino;


rinvennero simili depositi
p. CO, 133, G99).
I

ove pochi anni or sono


p.

di

oggetti
fittili

votivi

(cfr.

Notizie 1887

179, 446; 1888


intiere,

principali
testa.

recuperati sono:
di

8 statuette

43

sta-

tuette
4

mancanti della
3
piedi,

42 frammenti
1

statuette simili,

90

testine

diverse.

mani,

braccia,

gamba,

addome, 2

maschere,

11

gruppi

delle

tre figure eleusinie sedenti.

questo deposito di oggetti votivi erano frammisti molti vasetti, tazze, ciotole
di

e simili oggetti di suppellettile funebre, terra nerastra, che certamente provengono

rozza fattura e di grossolano impasto di

da tombe

disfatte

dell'arcaico sepolcreto

esquilino.

ROMA

279

in

ROMA

Regione VII.
sotto
il

Per

lavori

della

nuova fogna
s.

via Capo le Case, stata

recuperata, in prossimit della porticella di

Andrea

delle Fratte ed a metri 2,50

piano della strada, una bella statua virile in marmo, tutta ignuda, mancante

della testa, delle braccia e dulie estremit inferiori.

di

grandezza poco maggiore

del naturale: nello stato presente misura

m, 1,25
:

di

altezza.
di

Sono

stati

pure raccolti nello stesso luogo

un frammento

avambraccio

in

marmo; una

testa di putto in altorilievo;

un

piattello fittile, del diam. di

m. 1,15

X 0,57X0,30

con cornice intagliata e con l'iscrizione:

LAPPVLEI VS-HERACLIDA- ET
L APPVLEIVS

LOCVMMONVNENTMN

CERDO APPVLEIAE SATVRNINAE Li 1 FRONT- P- XX IN AGR-P-XX/X ET-VSTRINVM-POST-MONVMENTVM-IN FRONTP-XII


IN AGRPXII- CONLIbERTIS ET

CONLIBERTABVS QVI

infrascrIpti-svntdesvapecvniadedervnt
APPVLEIA L LRHODINELAPPVLEIVSL-LET DL- SVAVIS

ed un frammento pure di lastra marmorea, che conserva:

Regione IX.
Minghetti,
si

In piazza di

s.

Pantaleo,
di

nell'escavazione

per

il

monumento

rinvenuto,

alla profondit

m.

4,

un lastrone

di breccia africana,

con belle macchio, lungo m.

1,85, largo

m.

1,18, grosso

m, 0,50.

Regione XIV.
profondit di m.

Nell'orto annesso all'ospizio di

s.

Cosimato in Trastevere, alla


di

1,60, sono stati


in
laterizio.

rimessi

all'aperto gli avanzi

due camere d'et


ed ha
il

romana, costraite

Una
a

di queste

misura m. 6.40
con

X 4,25,

pavi-

mento

di

musaico grossolano,

semplice

chiaroscuro,

fascia

verso l'estremit,
sciolti,

larga m. 0,15. Nel

mezzo v' una grande

testa muliebre,
alla quale

con capelli

alta

m. 1,05, larga
ha

alla fronte

m. 0,85: attorno

sono

rappresentati

delfini.

L'altra stanza, distante dalla prima circa m. 10, misura


il

3,50X3,10, od anch'essa
bianco e nero. Sul lato

pavimento a musaico, formato


si

di soli

tesselli di

marmo

nord di questa seconda camera

apre un corridoio, tutttora interrato, lungo m. 1,50.


l'an-

Dinanzi all'ultima casa, che forma angolo sulla via dei Tre Pupazzi, verso
tico recinto della porta Castello,

a ciixa mezzo metro sotto

il

suolo attuale si sco-

ROMA

m. 33 un
baiialtini.

280

di

ROMA

perto, per la lunghezza di


poli<,'oni

tratto

antica strada lastricata coi consueti

Via Tiburtina.
sterri

Nel pubblico cimitero del


sono stati raccolti
i

Campo Verano,

in

occasione di

per nuovi

sepolcri,

seguenti oggetti:
:

Marmo. Fram-

mento

di lapide cimiteriale cristiana, su cui si legge

MI

;trssANVsvix( S ME Vini d\ \
I

La

lettera

nella

sillaba

finale

del

nome

si

yede corretta da O.

Frammento

di

sottile

lastra
:

di cipollino,

parimente cimiteriale,

che conserva

le

poche lettere ru-

bricate

v~m
Dromo. Un pendaglio; un ago
due anellini semplici.
iutiera.

crinale; una teca; un ganghero; un anello con chiave;

Terracotta.

Una

piccola

lucerna

rotonda

di

terra gialla,

Vetro.

Un

piccolo balsamario.

Osso.

Una

colonnina,

lunga m. 0,08.

G. Gatti.
Iscrisioni latine aggiunte alla raccolta epigrafica del Museo nasionale romano.

Tra

monumenti

iscritti

aggiunti

alla raccolta

epigrafica del

Miiseo nazionale

romano, due meritano speciale studio.


Il

primo, acquistato sul mercato antiquario di

Roma

dal eh. sig. conte

M. Tvszkielarga

wicz, e da lui donato al Museo, una piccola lastra

marmorea da colombario,

m. 0,355, alta m. 0,185. Vi

si

legge:

K/
fi,',?

>

Wv5JI\i

35

e.

V.

cio: Fusats, citrsor prasini, vix{it) ann{is)

XXI V:
bis
.

vicit Iiom(ae)

Diatn

II,

Bovillis

I,

una palma rev{ocatus)

LUI, ad deam eandem vicit. Ilic omnium


.

curso/\um) primus qua die missiis

est vicit stai

C(aio) Cestio, M{arco) Ser-

vino

co{n)s{ulibus).

Machao conser{vus) memoriae causa.

ROMA
Fu

_
7),

281

testo,

ROMA

edita in lettere minuscole dal Friedlaender nella sesta edizione della sua Sitlene

gesehichte (voi. II, pag. 325, nota

brevemente illustrata nel

secondo una

comunicazione a

lui fatta dal prof. 0. Hirschfeld. la lapide

Stando a ci che quivi fu esposto,


bre 1887 sulla via

sarebbe stata rinvenuta nel dicem-

Campana
si

a tre miglia da Porta Portese.

Ma

secondo altre notizie,

che sembrano pi verosimili, sarebbe stata rinvenuta nel sepolcreto di Porta Salara, che appunto in quel tempo

andava discoprendo {Notizie 1887


Nella
linea
6,

p.

21, 74, 118, 147,

191, 237, 283, 328, 375, 401, 449, 554).

egli

legge sta[dio), non


I

tenendo conto dell'ultima lettera


ogni

come se il modo conviene badare che non mancava


:

lapicida avesse scritto


lo spazio se

per

ma

ad

avesse voluto incidere com-

pleta questa lettera.

Nelle iscrizioni latine sono ricordati parecchi

cursorcs e di vario

ufficio.

Rara1,

mente

si

ha

la

menzione

di cursores imblici-, pubblici corrieri (cfr. 12).


{sic

Cod.

Theod.
/.

27, 1; 16, 61,


Ili,

10; Not. dgn. 4,

Abbiamo

in

una

iscrizione di Salona(C.

L.

2007)

.ex cursore pravato


I.

= prolmto), qui confecit sub die milia XCIV;


anse della targa che limita
est.
i

ed in una urbana {C.


qui cucurrit annis
epigrafico
:

L. VI, 9317): Zonisus, cursor, qui cucurrit opere maxime,

et

mesis IIII

ecc., e nelle

il

campo
quali

de

ti^es

fratris cursoris unus separatus

Pi. frequenti

sono
i

cursores dell'imperatore o dei privati, quei lacch,

a piedi precedevano
Suet.

cocchi dei padroni, spesso insieme ai

Numidae
e

(Sen. ep. 123, 7, 87;

Nero 30);

e questi

cursores
si
s.

servivano per lettere


in

commissioni.
sepolcreto
et

Cursores e
Cartagine

Numidae

riuniti in collegio
:

hanno

un'iscrizione

del

di

(C

1.

L. Vili, 12905)

D. m.

Saturu[s} Aug{ustorum) ser{vus)


Collegium cursorum
ricorre nella
il

Tit[f\cus
fecit.

Augg.

ser.,

cursores, hic s{iti) s{unt).

et

Numidaru{m)
I.

Un

collegius (sic)

cursorum
doctor

lapide urbana C.

L. VI, 9316.

questi cursores imperiali vanno attribuiti


(C. 7. L. VI, 8800),
il

praepositus cursorum, liberto imperiale


I.

Vexercitalor cursorum, servi imperiali {C.


il

L. VII],

12904; Eph. Epigr. 5,366) ed


probabilmente da
scrva[toris~\
citarsi

cursore liberto di

Acte(a
:

/.

L. VI, 8801). Qui

la iscrizione C. I. L. VI.
n{ostri)'],

241

Genio soda\J,ict] lovis con\_profec{tum)']


ciu'sore

cursorum Caesa[ris

quod Allectum
servavif].
lin.

Laudicia

Syriac[oele'] Aug{usti) lib{ertum)


si

cur\_sorem
(C.
/.

Un
85).

di

un privato

ha nel testamento

di

Dasumio

L. VI, 10229

I corridori nel circo

(Plin. Nat. hist. 7, 84.; Cic. de dioin. 2,


il

144;

Tusc. 2, 23)

sono menzionati, a quanto sembra, tre volte soltanto;

che
tal

poco per la quantit

che abbiamo di iscrizioni relative a ludi

probabilmente
ci

genere di corse non era

molto in voga. Tutte

tre

queste menzioni poi


i

riportano ad epoca relativamente


I.

antica: abbiamo in primo luogo

fasti prenestini

{C.

L.

p.

236

cf. p.
;

317)

quali

segnano

ludi cursoribus maioribus minor ibusque fiunt segue la lapide del sepolcreto di Porta Salaria {Notie 1886 p. 70): Q. Antonius Albaaus, cursor et
:

al

25 aprile

supra cursores factionis prasinac


indicarci dove
si

finalmente la nostra lapide che ha

il

pregio di

fecero quelle corse.

La prima
ferisce

indicazione

Romae

vaga: la seconda invece ad deam


e

Diam

si

ri-

certamente alle foste Arvaliche

completa

gli atti

del collegio,

che parlano

ROMA

88
p.
3(i sg.).

282

bigae dal 155


ai
(cf.

ROMA

di

quadrigae o desuUores dalla.

in poi o di

Henzen,

Ada

fratrum Arvalium

La

terza ci riporta

ludi

circensi di Bovillae in

onore della gente Giulia, poi quali abbiamo una testimonianza in Tacito {Ann. 15, 23).

Non

ofl"rono

alcuna

dillicolt

le

parole

con cui termina

il

titolo,

per

le

quali troe

viamo parecchie analogie. Fusco dovette correre due volte per una palma sola
vinse;

la

ma

oscura invece

la

lode

che

gli

si

fa,

di essere stato

il

primo cursore
/;

che nel primo giorno in cui prese parto alle corse {missus
forse vinse
in

est) vinse stai o sta

una corsa semplice,


il

ia

quella cio di un giro solo di stadio.

La

fazione jirasina, cui

nostro

Fusco

appartenne, era la preferita nei primi


il

tempi dell'impero, e la nostra iscrizione, che ricorda


la pi antica

consolato del 35 d. ., ne

menzione.

L'altra iscrizione proviene, per quanto affermasi, dalle raccolte del defunto barone
r.
ili

K. Visconti, e fu ora acquistata sul mercato di

Koma.

in

una piccola targhetta

bronzo ansata, alta cent. 4, larga 7, e dice:

|.

DNCALLA
EPLACIDI

yi

/ AENP

L'ansa a

sin.

forata,

il

che dimostra che la targhetta doveva appendersi

ma
163,

a quale scopo essa realmente servisse, non appare chiaro.

Di

tali

targhette di bronzo o rotonde {C.


si

I.

L. VI. 8G90, 8691,

8692;

XIV

2769)

quadrate

conoscono parecchie,

ma

nessuna contiene uu' indicazione sul suo


/.

scopo: talune, come quelle esistenti nel museo Kircheriano (C.

Z. VI, 2148;Orelli
altre

2867) hanno un

foro in

un'ansa, simile a quello della nostra;


;

invece che in
scritto

un'ansa hanno un foro in alto

altre

mostrano nella parte opposta allo

una

punta, per la quale avrebbero potuto essere infisse. Talune sono votive: altre hanno

evidentemente
(C.
l.

carattere

di

dedicazioni e

si

distinguono
e

per

le

lettere

inargentate
(cfr.

L. IX, 6u<U, 8; X, 802, 4. 5. 7;

XIV

412U, 4)

per alcune formule

p.

e.

C. I.

L.
Il

XIV, 412U,

4):

Salvo d{oviino) n{ostro)

'alentiniano p{o) f{clce)

Aug{u-

sto)

Pauliniis v{ir) c{larissimus) praef{ectus) urb{i) fecit.

Le

altre possono aver


doni,
e

servito ad usi svariatissimi,


schiavi,

come ad esempio per accompagnare


per luoghi di
si

per collari di

per bardature

di

cavalli,

uflici
si

pubblici

via dicendo.

Per

la nostra targhetta la soluzione forse

avrebbe, se

potessero spiegare le lettere

N- P- della terza linea.

Galla PlaciJia, nominata nella piastrina,


il

la

figlia

di

Teodosio

1.

che, morto

marito Flavio L'ostanzio, fu nel 424 mandata da Teodosio II in Italia insieme al


Valentiniano per ricuperare
il

figlio

trono.

Se ne ha ricordo
lei

in

Ravenna, dove esiste

la sua

tomba

la chiosa di

s.

Giovanni da

innnalzata.

D. Vagi.ieui.

ROMA

283

noMA

Di una

lapide dedicata

ad Ercole

vincitore,
libiirtino.

forse 'proveniente dal famoso santuario

Fu aggiunta
antiquario di
di

Museo nazionale romano per acquisto che se ne Roma un cippo marmoreo alto m. 0,255, largo m, 0.19
al
si

fece sul

mercato

e dello spessore

m. 0,08. Vi

leggo:

PFVLCINIVS
vergili
v
s

marcellvs
B

praf- fa br vm-t ri
prae'f- eq_vit

millegvTTgem-felicis

vmXlA

PARTHR SVB cvrator

aedivm-sacrarvm-et opervm locrvmqve

PVBLICOR- SVBPRAEFCL'sS prat-misene'nsis CVRIO'


PR-

SACRiS

FACIVNDIS

HRC VLl VICTRI


P{ublius) Fulcinius
Vergilius Marcellus, praef{ectiis) fabrim, trib{umis) mil(ilum) leg{ionis septimae) Crem{Hae) Felicis, p'raef(ecli's)

eqmtxm

alae Parthor{um),

siibcurator

aedimn sacrariim

et

operimi

loco'umqiie piibticor{um), subpraef{ectus)

class{is) praet{oriae) Misenensis, curio

p{opuU) R{omani) saeris faciundis, Ilerculi

Victori.

Due

fori

che

si

scorgono superiormente mostrano che


il

il

cippo sosteneva la sta-

tuetta di Ercole Vincitore,

dio protettore dell'antica


C. l. L.

Tibur,

donde

forse proviene

anche questo monumento (Dessaii,


P. Fulcinio Vergilio Marcello,

XIV

p.

367, 495).

uomo
pi

dell'ordine equestre, sino all'epoca di questa

sua dedicazione non aveva

percorso

veramente una splendida carriera. Prescindendo


che vera
milizia

dalla praefectura fairiim, titolo


p.

(Mommsen,
di un'ala.

Staalsrcciit 2^

98),

lo

vediamo anzitutto tribuno legionario

e prefetto

La

legione VII

Gemina
nico
(cf.

Felice, istituita da Galba, apparteneva dall'anno 78

in poi all'esercito ispa;

Boissevain,

De

re militari prov. Ilisp. p. 32 segg.) morali


ecc.

non

si

conosce invoco
;!(>

Classe

di scienze

Memorie Voi.

Il,

Serie 6", parte 2".

S.

ANGELO

IN F0RM18

284

si

REGIONE

I.

la residenza

dell'

n/a Parlhorum,

che non

dorr confondere coWala F Angusta


d. C. (Cichorius,

Parthorum
in

di residenza nella

Mauretania Cesariense, almeno dal 1U7


8.

Paiily.

Realencycl. 2* ed.

v.

ala).

Occup poscia un

utlicio civile,

quello di subcurator aediutn


ai cavalieri,
si

sacrarum
curator

et

operum

locorumque publicorum. che spettava

come quello

di

ai senatori,

ma

che non era ufRcio molto

alto,

come

vedo dalla nostra lapide e da un' altra

liritannica
classis,

frammentata (C.

/. /-.

VII, 1054).

pi alto era

l'uflcio

del subpraefcctiis
4,

nel

primo secolo coperto da

liberti imperiali {^Eph.

Kpigr.

92(i): dal se-

condo secolo invece da cavalieri,

ma

subito io'^oXdLjraefectura a/ae, al principio cio

della carriera; da essa si passava alle procuratie imperiali (T. /. L. IX, 5387, 5439).
Il

nostro Jlarcello

il

terzo

sottoprefetto della
I.

flotta

Misenate. che

si

conosca; gli

altri

due sono Alfenio Senecione {C.


5,

L.

X, 3334) e C. Annio Flaviano {Eph.

Epigr.
Il

699).
si

curio minor o atrio sacris faciundis o, come qui


titoli
I.

dice con formula soessere tanto un

lita nei

sacri,

curio populi
;

Romani
ufficio

sacris faciundis,
4,

poteva

senatore (C.

L. X, 3701
il

cf.

6439; Eph. Epigr.

831), quanto un cavaliere. Per

quest' ultimi anzi era

pi alto

sacro, che potessero occupare,

onde a prefeil

renza
virato

si

dava a cavalieri d'ordine senatorio.

questi

si

trova conferito dopo


o in genere

se-

cquitum

Romanorum

[C.
II,

I.

L. IX.

2213; XII, 4354),

prima del

tribunato laticlavio {C.I. L.

1262). Al vero ordo equester appartengono, oltre a Vili, 1174; XI, 1331; VI, 2169), di cui
e 'advocatio fisci,
il

Fulcinio Marcello, altri tre {C.

I. L.

primo

occup
il

quell'ufficio tra la

praefectura fabrum
:

il

secondo dopo
seviri

sevirato equitum

Romanorum

quest' ultimo
(cf.

insieme

il

solo
p.

di tali

che

abbia seguito la carriera equestre

Mommsen,

Slaatsr. 3

157).

1).

Vag. IERI.

RiioioNE

(LATIUM ET CAMPANIA).

X.
fjraffta.

S.

ANGKLo

IN FORMIS

s.

Di una rara

tegola con

iscrisionc

Sui primi del lHi0 nelle vicinanze di

.\ngelo in Formis da un tal Micheli' Sciall'argilla

done fu rimessa
e

in

luce una grande tegola, sulla quale, essendo ancora


fu

cruda

non completamente disseccata,

tracciato
li

un

graflto.

Mostrata

al solerte ispettore

cav. (Jabriele .lannelli, parve degna


l>auo,

cssore aggiunta alle raccolte del

Museo Camal

ove da vario tempo

trova.si

esposta.
calco,

Avendone esaminato un buon

pel (|uale

esprimo

la

mia gratitudine

REGIONE

I.

Istrazione
in

285

riusc di

S.

ANGELO

IN

KORMIS

Ministero della Pubblica


l'.ic-simile,

Roma, mi

eseguirne un disegno a

che qui viene riprodotto.

s/

ro>>r7 u^y(fi ^^^ /^

/^

\/-

L-^7~'

La
La
insolita,

tegola larga m. 0,571; alta m. 0.58.


scrittura corsiva, coi suoi tratti connessi
e

ed intrecciati, di forma piuttosto


:

perci di lettura

difficile.

La mia

lezione la seguente

N
Idibts

lulis

Celer jnget

bipedas

VXXXI
CasiUno
ci

Aetum
Modesto II

Probo cos

(a.

228

d. Cr.)

Nella prima riga


pare debba leggersi

il

secondo
perch

punto

un

po'

meno
,

chiaro;

il

penultimo segno
sarebbe

ET

prendendolo per E

l'orizzontale superiore

prolungato troppo a sinistra. L'ultima lettera

certamente

non G.

V. 3 l'A

S.

ANGELO

IN

FORMIS

ma
lettera

286

V. 5

REOIONK

I.

in

BIPEDAS
meno

stava in nesso,

rultiina linea adesso poco sicura.


lo scrittore

la

prima

spazio.

chiara.

Dopo questa
v.

ha lasciato arbitrariamente qualche


po.-;sibile

Del

6 conservato

tanto poco,

che non sembra

una lezione
che ha visto

sicura degli avanzi e molto

meno un supplemento.

11 dottoro Hiilsen {'),

l'originale, ha creduto di leggervi le lettere


Il

MBRES...
riga

scritta in caratteri lapidari

consolato dell'anno 228.

La prima

probabilmente per farla comparire come soprascritta; giacch,


con
cii

che esse

si

connetta

segue, non
si

si

pu mettere in dubbio. Le interpunzioni


stante
si

non escludono assoHeidelberg


I

lutamente che

legga . dee,
I.

che per

es.

in

una

iscrizione di

{Hrambach Corp.
dis vi{anbuf).
si

Rhen.
una

n.

1710)

legge con perfetta chiarezza

S-

cio

Ma

tale scrittura insolita,

ed inoltre ad una tale su]iposizione

oppone, che. come


in

dissi, si
si

legge non E
a

ma

(in nesso)
le

ET. dunque pi probabile,


di

che

questo verso

abbiano
tutta

riconoscere

iniziali

quattro parole,

diflicili

per ad indovinarsi.

Con

riserva proporrei per es.:

n{omine) d(ecurionum)

et

c{olonorum).

La
n.

parola bipeda
e

per
G,

una specie

di

tegolo
le

s'incontra ancora nel bollo Marini

772

presso

Palladio

2; ed ambedue

volte

come qui senza l'aggiunta


n.

di

258 tcgula. Vitruvio usa la forma hipedalis, e cos i bolli Marini tegola essa stessa una bipeda quadrata. Se le sue dimensioni sono un poco inferiori
e 944.
di

La

nostra

due piedi romani (0,59 m.),


Il

ci si spiega con la

diminuzione subita nella cottura.

dunque, che Celer nel 15 luglio former, cio dovr formare tegole bipedali in numero di 5031. Dalle iscrizioni di tegole riunite da me nei Jahr7.' noi bficher des Vereins von Altertlnmxfrcuadcn ini Rheinlandc 67 (1879) p.
graffito dice

sappiamo, che un operaio poteva formare in un giorno fra 137

2(30 tegole. Il nu-

mero 5031

dunque troppo

alto,

si

spiega forse

come uno scherzo

come una

derisione delle esagerate pretese del padrone.


Il

prof.

Barnabei sarebbe

di

avviso

che

si

tratti di

un incarico per la fabbriil

cazione di .5031 tegole di quella misura, fissato n{Oiis) dec(embribtis),

quale decor-

rerebbe idibus Juliis.

La formola Aclum Aclum Pompeis; e cos


di

Casilino

analoga alla sottoscritta di documenti, per

es.

lo scrittore

ha voluto dare a questo


Casilini

graffito quasi

la

forma

un documento.

Casilino

invece di

appartiene

all'uso
I.

volgare.

L'unica

iscrizione nella quale questo

nome

sia

stato trovato finora {C.


locativo.

L. X,

3792, del-

l'anno 387) offre la

medesima forma

del

La

nostra tegola dunque pros.

viene da una figulina casilinense,


in

ma

fu adoperata per una costnizione in

Angelo

Formis.
L'iscrizione contornata

con ornamenti a fogliame disegnati


corsiva

ai

quattro angoli.

Per

la storia

della scrittura

questo graffito

di

un interesse speciale,
si

mancando

finora

un esempio datato per quest'epoca. Nessi simili

conoscevano di gi

dalle tavole cerate della Dacia, senile ai tempi di Marco Aurelio;

ma

qui

si

trovano

(i)

V. gli Atti della Commissiono di Caserta 1892

p. 48,

ove la sua lezione delle .ighe 4-C

fa

edita.

REaiONE

I.

287

BAIA, POMPEI

delle legature differenti in vari riguardi; anche l'intero carattere della scrittura corsiva

essenzialmente diverso e lascia vederne lo sviluppo nel secolo intermedio.

Karl Zangemeister.

XI.

BAIA

(comune di Pozzuoli).

Il cav.

Cesare Pascarella copi nel Castello


I.
si

di Baia,' ove tuttora di antichi apografi.

murata, la iscrizione latina (C.


fece anzi un fac-simile di cui

L. X, 1750) edita sulla fede

Ne

deduce

la

lezione esatta di

quel

titolo,

che merita di essere ripubblicato. Esso dice:

IVLIAE

EroTiNI

mYsTis-caesaris-vIlic

familia (jvaesvbeo est

OB

MERITIS

ElVS

Secondo afferma
traccia dell'

il

cav.

Pascarella, non apparisce nel principio del vs. 3 nessuna


del Maffei,
la

ET
il

segnato

nell'apografo

quale

congiunzione modificava
F. B.

grandemente

senso del titolo.

XII.

POMPEI

Giornale dei lavori redatto dagli assistenti.


restauri
nell'isola
i'^

1-2 luglio. Si eseguono


dell'isola

Regione Vili

nella casa n.

f)

3* Regione IX

e n. 38,

isola

14^ Regione VI. Gli scavi hanno avuto luogo

nel lato sud della regione VIII.

3 detto. Non avvennero scoperte.

detto.

Da un

operaio

della

nettezza

furono

trovate dieci

monete
di

di bronzo,

nella bottega n. 6 dell'isola

P, Regione XI. Sono: un dupondio


Germanico; due dupondii
di

M. Agrippa; un
se-

asse di Tiberio Claudio; un asse di


sterzi

Galba; cinque

di Vespasiano.

5-10 detto. Non avvennero scoperte.


11
e

detto.

Da un

operaio

furono casualmente rinvenuti presso la Regione VIII


di Ercole,
i

propriamente fuori

le

mura, a sud del tempio detto

seguenti oggetti
;

Terracotta. Statuetta di figura muliebre, panneggiata, con avanzi di colori


della
testa
e

mancante
nella

della
alto

parto

inferiore,

alta

m. 0,670.
alata,

Bustino

muliebre,

rotto

parte inferiore;

m. 0,105. Figurina

mancante

della parte

inferiore,

alta

m. 0,120. Statuetta muliebre alta m. 0,107. Bustino muliebre, mancante della parte inferiore, alto m. 0,092. Testina muliebre alta 0,058. Tredici tazzine ordinarie, con
duo manichi,
di e

piede per base.

La pi grande
lavori

del

diam. di m. 0,035, la pi piccola

m. 0,025.
12-31 detto. Proseguirono
i

nelle

indicate

localit;

ma

non avvennero

scoperte.

BARISCIANO

RK.HONK IV

288

RBOIONB

IV.

(SAMNIU.U ET SABINA).
Vi:STINl.

XIII. BAllISCIANi.
scoperta in contrada
Sulla collina a cui
s.
si

Di un iscrizione

Ialina

di edificio pubblico,

Angelo nel territorio del comune.


addossa
il

pittoresco paese di Barisciano. emergono alcuni

avanzi

di

castello

medioevale,

famoso

un tempo

per essersi
e

(come dice

lo

storico

Cirillo) virilmente difeso e per esser poi stato

espugnato

messo a sacco da Braccio


libr.

di Montone,

durante

l'assedio

di

Aquila {Annali della citt di Aquila


per una chiesuola
dedicata a
il s.

V).

Ora, quegli avanzi sono notevoli


affreschi del secolo

Rocco, ornata con

XVI.

sin.

poi di chi guarda

paese dalla via nazionale sopra

un' alta

cima

di

colle,

in continuazione
fortilizio

della stossa plaga, nella contrada Castelluccio,

vi sono ruderi di altro

medioevale; e pi su ancora, alcuni pochi accenni

a cinta di mura poligonali.


Il

territorio di Barisciano,

da

me

esplorato

al

di l di questo colline,

fornisce

non pochi materiali


detta di
s.

per la storia antica di Abruzzo.


Villa,

Noto la contrada pi lontana,

Lucia o Cortine della


pioggia non

estesamente seminata di laterizi medioevali.


di

Dna improvvisa
se si presentasse

mi permise

esaminare la parte pi elevata, per vedere

anche qualche elemento storico pi antico.


il tempo meno cattivo mi permise di ascendere un colle La denominazione accennava a qualche foiiilizio e difatti
;

Tornando per indietro,


detto Fortini di
s.

Basilio.

potei raccogliervi prove indubbie di

una stazione primitiva. Vi notai una traccia

di

strada con avvallamento, la quale comincia da mezzogiorno, continua verso nord per

terminare poi a levante, dove

il

colle scende qnasi a picco. Il colle

medesimo aveva
e a nord-est.

una cinta ciclopica della primitiva epoca, riconoscibile ora soltanto a nord
In quest'ultima direzione le
circa

mura rimangono

a discreta altezza, in un tratto di

m.

6.

Ad
dell'et

occidente di questo colle, presso


villaggio

il

laghetto di

Valle,
la

vedonsi parecchi rudi

deri di un

medioevale,

che

dov sorgere

dopo

distruzione

un vico

romana, so devesi giudicare dai frammenti laterizi ad opera spicata.


Villa
s.

specialmente di mattovico
fa

nelle rettangolari per pavimenti


citato storico aquilano,

E
e

di questo

menzione

il

dicendola
secolo

Basilio

asserendo che ai suoi

tempi,

cio verso la

met del

XVI,

esisteva ancora.
in

Girando quindi la montagna, dietro a Barisciano, entrasi


di

una valle cosparsa

laterizi dell'epoca

romana
v'

e medioevale.

La contrada

si

chiama Sant' Angelo. Vicasetta di

cino alla Fontanella

un antico fabbricato col nome

di

Sant' Angelo

ora ricovero di pastori e di gregge.


traccia di

Le

collino essendo coltivate

hanno perduta ogni

pi remota antichit. Io vi raccolsi e feci serbare un frammento di dolio.


di

seppi che appi


di

im' altura,

la quale chiude

la valle

verso greco, e proprio in

un terreno

Dionisio Marinelli, funmo non ha guari scoperte otto o nove tombe a


solito,

inumazione con suppellettile funebre, come di

manomessa.

Il

colono Domenicauin due, e

tonio Jannarelli, nella stessa contrada rinvenne gi

una lapide, spezzata

che

REGIONE

IV.

m. 0,08. Vi

289

di pietra locale,

CASTELNDOVO

ora conserva nella sua abitazione,


alta 0,25, dello spessore di

a Barisciano.
si

lunga m. u,51,

legge ('):

T TREBIVS T F TVBER

CVRIETR /OVESTA DS-PF-CI -Q^PColgo quost' occasione per rettificare un frammento di iscrizione dell'area dell'antica

Furfo, riprodotto nel

C. I.

L. IX, n.
e le

3554 con qualche


lettere sono alte

inesattezza.

di calcare

locale,

misura m. 0,78X0,22X0,17,

m. 0,10. Trovasi oggi a

Barisciano,
ficare

come parapetto
:

in

un muro dell'orto

dei signori Bernardi. Devesi retti-

come segue

VNIENACASTELNUOVO

V- F
A.

De Nino.

XIV.

(frazione

del

comune

di

s.

Pio deUe Camere)


Vestini

Oggetti raccolti nell'agro

deW antica

Peltuino dei

Un
burelli,

tale Loreto Aloisi,


territorio dell'antica

alcuni mesi or sono, facendo uno scassato in contrada Col-

Peltuinum, rinvenne alcuni avanzi

di

un fabbricato, con
fittile,

oggetti in ferro, molto corrosi, che non cur. Conserv solo un' antefissa
diocre lavoro, avente nel

di

me-

mezzo una

testina muliebre con ornati in giro.


di colonna, di stile

Lo

stesso,

nella localit

Taverna Nuova, rinvenne una base

dorico, con parte del fusto,

che pure conserva,

Nello stesso agro peltuinate, in contrada Follato, certo Liberatore Casciani, ese-

guendo uno scassato per piantagione


lastre calcari,

di

viti,

trov

un sepolcro composto

di grosse

lavorate a scalpello,
;

ma

anepigrafi. Nell'interno rinvenne

uno specchio
;

rotto in pi pezzi

due fibule

di bronzo,
fittili.

pure rotte

un' idria col collo frammentato

un piatto

due vasetti pure

Nel paese di Castelnuovo ho avuto occasione di riconoscere


grafici
:

seguenti resti epi-

1)

Avanti la casa di Domenico


;

de Julio giace un cippo quadrangolare con


scritta in parte rotta,

cornice e base sagomata


e l'epigrafe

alto

m. 0,60, largo 0,45. La faccia

rimanente

cos

evanida che se ne legge appena l'ultima parola:

POSVIT
2) Altro frustolo di iscrizione, in calcare; trovai infisso nella facciata meridio-

nale della casa di Luigi Capiani. Misura m.

0.20XU,18

e reca inciso:

L L
tei

E%\0 LIBEI
io,

^')

La

lezione stata desunta

ilal

calco ciirtaceo, sul quale

Gatti e

^'a,l:lieri

abbiamo
K.
l.

ten-

tato invano di trarre altri elementi per dirimere le oscurit del secondo verso.

PRBZZA, CHEREMDLE

290
di

REGIONE

IV, SARDINIA

8) Nel

muro

facciata od in qui'llo a sinistra dell'arco della casa di Santo


di

Orioli, sono incastrati

due frammenti
;

una stessa

iscrizione, in bei caratteri.


:

Il

primo

misura m. 0,54

X 0,35

il

secondo m. 050

X 016

Recano

FVLG.VR

CONdi/
cio:

Fulyur conditim.

cfr.

C.

I.

L.

X. 1GU3, (3990

ecc.

N. Pkrsichetti.

PELIGNI.

XV. PREZZA

Tombe

di

et 'preromana e

ronmia scoperte nel

territorio del comune.

Eseguendosi lavori agricoli nella contrada


Panfilo Sandonato, si scoprirono parecchie

la

Chiusa, in terreno di propriet di


lastroni calcarei lavorati

tombe formate con

a scalpello, contenenti ossa e vasi rotti.

Una
menti

delie tombe, che non fu scomposta, era di

m. 1,70X0,53X0,41.

I fram-

di laterizi sparsi

sul terreno, sono di et romana.


a

Una mezza
I

olla,

da

me
La

os-

servata presso detta

tomba appartiene

fabbriche locali.

tegoloni per sono di


fuori.

due specie,

con dentatura ad angolo retto, o con dentatura ricurva in

con-

trada rientra nel territorio del

Pago Lavenio,
a

di cui si sa pochissimo.

Nella medesima contrada,


quercia,
si

breve

distanza

dalla descritta

tomba,

sotto

una

rinvenne un altro sepolcro a umazione, con oinochoe

rotta,

fatta a

mano
filo

ed una collana di ventiquattro cilindretti, scanalati di traverso e tre anellini di


cilindrico, di bronzo.

Questi oggetti sono stati acquistati por


di

le

pubbliche raccolte del Museo peligno


A.

Sulmona.

De

Nino.

SA/iDLY/A.
XYI. CllEUEMUliE
Presso

Di una

statuetta

di

hronso probabilmente

votiva, scoperta presso il


il

Nuraghe Martirio.
in
territorio

Nuraghe Martirio,

del

comune

di

Cheromule,

il

colono

Bachisio Mannori, rinvenne casualmente una statuetta di bronzo, alta m. 0,096 con
testa nuda, viso ovale, e vestigia di l)reve tunica stretta al corpo, che termina alquanto

sopra

il

ginocchio, e con patera nella

mano

sinistra.

Sul petto, da sinistra a destra, scende una fascia o tracolla, e per mezzo di un
cordone,

da destra

sinistra,

sostenuto

un pugnaletto

in

posizione

orizzontale,

ali'alte/.zii

della vita.
rotta nelle

La

statuetta,

gambe, doveva essere

infissa

in

un piedistallo, essendo

rimasta parte della radice e della impiombatura.

Questo cimelio fu da
Cagliari.

me

acquistato per

le

raccolte

del

Museo Nazionale Vivankt. I'-

di

Roma

L'i

settembre 1894.

REGIONE

X.

291

QUATBELLE

SETTEMBRE
Regione

X (VENETIA).
comune
di

I.

QUATRELLE

(frazione del

Fellonica)

Di una tomba
Po,
col

romana

nella quale fu trovato

un peso

di bronzo iscritto.
il

Nel gennaio del 1892 certo Frignani Francesco, trovandosi lungo


gine, verso acqua,
laterizio.

fiume in massima magra, vide nella localit Merlino, in fondo alla scarpata dell'arpochi centimetri sopra
il

livello della stessa,


altri di varie

affiorare

un grosso

Spinto dalla curiosit a levarlo, ne trov

dimensioni (m. U,00

0,45

0,40 per lato) connessi tra loro con calce.


tard quindi ad accorgersi che era una

Non
che,

tomba

a cassettone (m. 1,60


i

X 0,60)

poich ne trasse residui d'ossa cremate, ceneri e carboni, nonch

seguenti oggetti,

merc l'intermezzo dell'ora defunto parroco don Giulio


per
la

Ori,

riuscii

stare
gr.

mia

collezione

archeologica
di palla
e

Sermidese.

pm-e ad acquidi

Bronzo.

Peso romano

101,30 [triens), in forma


l'inferiore
in

a due coni tronchi (alt.


il

mm.

20), uniti per

la base;

pi basso

scodellato,

superiore recante incastrati a quadrato

tre rettangoletti

lamina di rame:

del quarto

segno ponderale rimasto l'incavo


:

vuoto. In giro al cono superiore reca in argento le lettere

EX
cio:

CA
2765a).
Asticciuola
cilindrica

ex{actum ad) Ca{stons)

(cfr.

Wilraanns

beu

modellata, e terminante a spatoletta in" forma di foglia d'ulivo (lung.


anelli
di cordone

mm.

97). Tre

cilindrico (diam.

mm.

d'altro anello.

18,20,25).
di gr.

Frammenti

di

sottile

lamina

Piombo. Peso romano

103

impronte non bene discernibili (diam. mni. 40).

(friens), in forma discoide e con

Monele. Medio bronzo dei primi

Cesari (obsoleto). Piccolo bronzo di Antonino Pio (obsoleto). Raro medio bronzo coloniale di Antonino Pio, coniato a Licopoli nella Tebaide egiziana, avente

un lupo volto a

sinistra,

sormontante un delfino

(?).

nel rovescio

Vetro.

Palla prismatica di

color verde, formata

da 18 faccette quadrate e da 8 triangolari, misuranti ciascima


periato; probabilmente giuocattolo da fimciuUi. Collo di vaso
e

poco meno di 10

mm.

a ventre quadrato in color bianco,


lare oggetto, proljabilmonte

frammento

di altro simile.

Terracolla. Singo-

una lucernctta priapilonue, di cui nessuu esempio simile


ecc.

Classb di scibhzb morali

Memorie Voi. U, Serie 5*, parto 2

37

VEROCCHIO

Osso.

292

Pietra. Tre dischetti

REGIONE

Vili.

finora

si

rinvenne.

Duo

piastrelle lusorie tonde, di colore bianchiccio (diam.

mm. 20
forma
di di

e 25), una

delle quali scodellata.

pure lusorl a
e IG).

bottoni

lisci, e di

coloro bianco-giallastro (diam.

mm.
la

14.

lo

Guscio

lumaca.

Da quanto

stato esposto apparisce

verosimile che

tomba

del Merlino fosso

stata di un fanciullo e probabilmente del

tempo

degli Antonini.
e

L'essere stata

poi trovata

in scarpa d'argino,
il

verso l'acqua, conferma ancora

una

volta lo induzioni cho, cii'ca


intitolato: //

corso antico del

Po ebbi gi ad enunciare nel


seg).

mio volume

Territorio

Sermidese (pag. Ili e

G. Mantovani.

Regione Vili {CISPADANA).


II.

VERUCCHIO, SPADAROLO,

RIMINI

I" Relazione sulle sco-

perte archeologiche nel Riminese.


Verucchio.
Nel giugno dell'anno 1893 eseguendosi alcuni
mente alcune tombe, da cui
bronzo.
lavori agricoli in un
si

campo dotto
casualo

Lavatoio presso Verucchio, propriet del dottor Nicola Kipa,


i

scopersero
oggetti

contadini estrassero alla rinfusa

fittili

di

Ne Un
ad un

indico

principali.

piccolo ossuario biconico in terracotta, perfettamente conservato, alto m. 0,28,

sol

manico con meandri


il

graffiti

sotto

il

collo e sul ventre, e con ciotola che

ne formava

coperchio.
di

Un'armilla a grossa verga


conservata; diam. 0,07.

bronzo,

ripiegata

due volte sopra s

stessa,

ben

Altra armilla, costituita per tutto


il

il

giro del cerchio, da

filo

gemino

di bronzo,

quale allo estremit convortesi in

filo

tremolante; diam.

ni.

0,05.

Un'ornamento formato con lastrina trapezoidale sormontata da disco lavorato a


giorno con figura maschile nel centro e due volatili
ai piedi,

simile ad altro esemplare,

ma
pag.

un

p guasto, esistente nella fonderia di


tav.
e

s.

Francesco (Zannoni,

La fonderia

di

Bologna

XLVI,
17.

n.

62). Si confronti

il

disco di Spadarolo

descritto pi avanti

308

fig.

Tre fusaiuole coniche

lisce.

Due

fibule a grosso arco ritorto di bronzo, alte


(tg.

m. 0,47, l'una perfettamente con-

servata, e l'altra priva dello spillo

1).
.setto

Altra fibula con arco fatto a due robuste verghe ralTorzate ciascuna da
di cui quello centrale pi grosso
:

nodi

manca

dello spillo e della statfa(tg. 2).


la

Per

la

forma

od

il

numero

dei

nodi ricorda

un poco

fibulina pubblicata dal Gozzadini,

(Scavi
1

Arnnaldi
D.

Veli tav. XII, n. 14) e


elio,

da Montelius {Spnncn fran bronsnldcra


formato non da una

ecc. pag.

15,

12S); se non

ripeto,

l'arco

ma

da due

aste.

Altra fibula

REGIONK

Vili.

293

ma
ad un solo
arco,

VERUCCHIO

con pi nodi simile a questa di Verucchio,

venne

pubblicata
p.

daU'Undset, che la giudic di origine greca {Zeitschrift filr Ethnolog. 1889,

218).

Due

fibule a navicella

vuota

con

staffa

a luntro

canaletto finiente in bottone, del tipo di quella pubbli-

cata da Moutelius op.

cit.

pag. 178, n. 170.


filo

Una

fibulina

semplice

di bronzo

girato a

doppia spirale, come altre simili provenienti dalla tombe


arcaiche Benacci
po' pi semplice,
(fig.

3).

Di

un

tipo simile,

ma

un

cio senza la spirale raddoppiata, la

fibula edita dal Montelius op. cit. p.


Fig.
1.

78, n.

102.

Una grande
longitudinali
fusi.

fibula

a navicella

vuota

con solchi

Una

rotella di bronzo traforata a giorno col mozzo,

simile ad altre uscite dalle

necropoli tipo Villanova di Bologna e di Chiusi e che, da rappresentazioni plastiche


provato, servivano per annodare e rassicurare
i

capelli dietro la naca

(tg.

4)

(').

Fig

2.

Fig.

.3.

Fig

4.

Una cuspide di lancia in Un orecchino formato con


tre occhielli disposti in
Il
fila.

ferro,

lunga m. 0,80.
ed ornato presso la testa di

spillo piegato a cerchio

complesso di questi oggetti, trovando esatti riscontri in


Caprara,

altri

dei sepolcri fel-

sinei Benacci.

ed

Arnoaldi

della Fonderia di

s.

Francesco, non lasciava

dubbio che
di

le

tombe da

cui erano stati estratti appartenessero al tipo di quelle dette

Villanova.

Incoraggiato da questi casuali ritrovamenti

il

proprietario del fondo, dottor Kipa,

chiese ed ottenne dal Governo la licenza di proseguire le indagini con

una esplora-

zione

ampia

e regolare.
il

Un
ma
tilmente

suo parente

sig.

Alessandro Tosi, dottore in medicina e scienze naturali,

che per qualche anno avea pure frequentate le mie lezioni di archeologia, gensi

otferse di presenziare

assiduamente quegli scavi,

e notarne le particolaritil,
g'

secondo le indicazioni da

me

suggeritegli.

Al quale

scopo

indicai

anche

libri

(')

Milani,

Monumenti

etruschi

iconici d'uso cinerario

tav. \III, n.

11 e

11""'';

cfr.

p. 311).

VERUCCHIO

294

difticili

RBOIONB

Vili.

che dovea consultare alcuni dei quali, rari e

a trovarsi, gl'iuiprestai io stesso.

lavoro linito

mi trasmise una estesa ed accurata relazione acccompaijnata da taluni


quale ho
tolto le notizie di

disegni, ch'egli ronder poi di pubblica ragione, dalla


lutto pi interessanti relative allo scavo (').

La sua importanza
tipo Villanova,

consiste non tanto negli oggetti forniti,


e

quali in complesso

ripetono quelli caratteristici

noti

delle altre necropoli,


il

specialmente felsinee, del

ma

nel fatto eh' esso

primo scavo metodico eseguito a 'Verucchio.

dal (jualo
di

si

pu ora con scientifica certezza stabilire l'esistenza presso quella citt

una estesissima necropoli tipo Villanova.


Finora la
si

poteva soltanto congetturare

da<,'li

oggetti

che a datare dal prin-

cipio di questo e forse anche dal

XVII

secolo

si

erano o per caso rinvenuti od irre-

golarmente scavati,
nero

che andarono qua e col dispersi e solo accidentalmente ven-

ricordati o pubblicati ora in questa ed ora in quella

Memoria

(-).

Al contrario tutta
in seguito dal

la

suppellettile

raccolta dallo scavo Ripa

venne

acquistata

Governo

e depositata,
di

tomba per tomba, secondo


in

le odierne esigenze

scientifiche, nel

Museo Civico

Rimini,

apposita

vetrina

costruita a spese del

Municipio di quella citt.

Questa suppellettile insieme agli oggetti della


di

nota

fonderia,

di

Casalecchio,

Rimini

(^)

ad

altri

rinvenuti

in

parecchie localit del riinineso, star ad atte-

stare al dotto visitatore l'estremo confine orientale, a cui sul versante adriatico arri-

vano

le

necropoli tipo Villanova.


quali ad occidente
il

Lo
passano

sono limitate
certo non
il

dal

Panaro,
al

corno
di

ad oriente

non

oltre-

territorio riminese,

Foglia,

l del quale

appare subito

un

altro tipo di necropoli

preromana,
().

quella

cio fin

d'ora gi ben nota col

nome

di necropoli tipo Novilara


Il

podere Lavatoio che racchiude


in

il

sepolcreto trovasi un kilom. a sud-sud-ovest

di Verucchio,

un campo detto del

Tesoro,

che prospetta

il

fiume Marecchia, al

quale sovrasta circa 20U metri ed alle radici di un colle detto Monte della Baldissera
fra queste e la via

comunale che conduce

al

Montefeltro (Cfr. Tosi op.

cit.

tav. 27).

Questo monte

innalza a guisa di enorme


valle verucchiese. Sulla

mammellone

fra

la

sponda destra del


detto

Marecchia

e la

sua cima stendesi un grande pianoro

(>)

Dopo

la consc;?na di questo

mio lavoro (20

lufrliu

1804)

al

Ministero,

il

dott. Tosi

ha pubVil-

blicato la sua Memoria col titolo: Relazione

dcijli scavi

escyuili in un Sepolcreto

del

tipo

lanova a Verucchio con due tavole. Rimini 1894.


()

A. Pccci,

Cenni sui sepolcri della prima epoca del ferro scoperti a Verucchio 1893;
ital.

cfr.

UuUettino di paletnol.
(')

1894, p. 34.

Lnijji

Tonini

negli

Alti

Memorie
224

della

R. Deputatione di stona patria delle Ro-

magne

1867, p. 127.

{*)

Notitie degli scavi 1892,

]>.

e 225.

Negli Atti e Jfemorie della R. Deputaxione di


1,

storia patria delie Romaijnc 1885, tav. V,4, pag. 181, n.

ho pubblicato un

va-setto

in terracotta

conservato nel Muieo di Bologna e ch'era stato rinvenuto nel traforo del tunnel fra Pesaro e Cattolica. Quel vaiclto caratteristico delle tombe tipo Novilara, dimostra che queste cstendevansi an-

che sulla sinistra del Foglia.

REGIONE

Vili.

di forma

295

col diametro
di

VER0CCHIO

Piaii del Monte,

pressoch

circolare,

oltre

mezzo kilom.

Nella punta sud di esso sorgeva un antico convento dei Cappuccini, e ad ovest trovasi la Bocca

Capo

di

Monte con
di

la quale

il

Baldissera collegato

su cui costruito

attualmente un monastero

monaclio.

Un

largo e profondo avvallamento che notasi

quasi nel mezzo del pianoro ia direzione da nord a sud, viene dalla tradizione locale
attribuito all'esistenza di

un antico

lago,

che sarebbe

stato in seguito

prosciugato,

aprendo dal lato sud-ovest un varco alle acque.


In molti punti di quel pianoro appaiono a
fior

di terra,

frammenti

di vasi, spe-

cialmente

di

dogli,

del periodo di Villanova,


e

rimessi in luce, nel dissodare le terre,

insieme con zolle tinte di cenere


raccolto io stesso in poco tempo.

picchiettate di carboni. Parecchi di quei cocci ho


appositi,

Scavi

quanto mi fu
ivi

riferito,

non

vi

vennero mai eseguiti.

Ma
La

noi
le

pu

essere
tipo

dubbio che
Villanova,

sorgessero le capanne di

quella gente che ha lasciato


passato, nei dintorni.

tombe

gi molte volte scoperte in

localit

era molto adatta per abitazione, non solo in grazia

dell'esteso pianoro e della elevata postura, la quale olFriva


assalti nemici,

una difesa naturale contro


in

ma

specialmente per la ricchezza delle acque, manifestantesi


e

nu-

merose sorgenti ond' erano

sono tuttavia circondati


il

versanti del monte.

Una

di queste esiste

poco sotto
Brista,

ricordato convento dei Cappuccini, e da un'altra,


di kilom.

detta con voce dialettale

ad un quarto
il

da

esso,

sgorga un'acqua

cos fresca che pare diacciata.

Lungo

versante est del monte avvi una terza sor-

gente che chiamasi Doccia, copiosissima di fresca e saluberrima acqua, con gettito sempre

abbondante anche nei periodi pi lunghi


ad attingerla da otto
e

di siccit,

durante

quali la gente, accorre

dieci kilom.

di distanza.

Ai piedi
poli,

tutto intorno a questo

monte

di Baldissera
di

dovea estendersi

la necro-

perch gi in parecchi punti di essa, in occasione


filari

lavori agricoli e specialsi

mente nel piantar


ambra, di bronzo,

di

viti,

s'incontrarono sepolcri, da cui

ebbero oggetti di
situato

fibule,

ciste,

morsi,

paalstabs

ecc.

Il

podere Lavatoio,

anch' esso, immediatamente alle radici del monte dal lato sud, dovea contenere, per

quanto

si

pu dedurre dalle scoperte

fatte finora,

un gruppo di tombe molto arcaiche,

alle quali altre in seguito se ne sovrapposero di et pi recente.

Gli ossuari delle tombe

pi

antiche,

tutti

del

tipo

doppio tronco di cono,


al-

sormontati da ciotola e con una sola ansa ritorta, presentano un forma piuttosto
lungata, con fascie di meandri leggermente graffiti sotto
il

collo e talvolta sul ventre.


si

Di

essi

porge un' idea l'esemplare della


il

tomba 38 che qui

pubblica

(fig.
e,

5).

No-

tevole

fatto

che tutti gli ossuari, sono dal


il

pi al meno, irregolari,

per dire

la vera parola,

storti,

che attesta l'imperizia degli antichi vasai verucchiesi.


di

Con una

serie di trincee

forma

lunghezza varia fu esplorata una superficie


si

di terreno di circa

lUO m.q. nella quale

posero allo scoperto 52 tombe situate a

distanza irregolare fra loro, alcune ricche di oggetti,


tutto prive.

ed altre che n'erano quasi del

Anche

la

loro profondit

era molto dilfereute, oscillando da

m. 0,40

m. 1,00

talvolta a m. 2,00, secondo l'inclinazione del terreno, e ci in causa,


il

come

bene avverte

dottor Tosi, dei processi di denudazione, a cui col

tempo and sog-

getta la superficie di quel colle.

VERUCCHIO

296

REGIONE

Vili.

Delle 2 tombe alcune erano scavate in semplice buca, altre con


stite

le pareti

rive-

tutto attorno da grossi ciottoli a secco, corno nelle pii ricche ed arcaiche
in

tombe

Beuacci presso Bologna ed


stesso,

quelle di Villanova edite dal Gozzadiui


riuniti alla base,

(').

L'ossuario

della nota forma

di

due coni

quasi sempre ad un sol ma-

nico e coperto di ciotola, posava ordinariamente sopra

un denso

strato carbonioso e

conteneva nell'interno ossa combuste, accompagnate talvolta con qualche ornamento


di bronzo,

per

lo

pi tbule.

.J

Fio. 5

Gli oggetti per in generale giacevano fuori dell'ossuario. Ma assai degno di nota il fatto che qualche volta gli ossuari erano cos vicini gli uni

agli altri
il

che quasi

si

toccavano.

.\d es. riferisce

dottor Tosi, che in un punto del sepolcreto entro uno spazio


si

largo appena m. 3
in

X 4.50

trovarono circa 30 tombe

le pii

adossate l'una all'altra

modo che un
il

occupava
fra loro,

poco

ossuario posava talora direttamente su quello sottoposto, altra volta spazio che intercedeva fra i coni superiori di ossuari che aderenti
(-) ".

formavano come un piano inferiore

()
()

Di un sepolcreto etriuco scoperto presso Bologna


Toii, op. cit pag. 11.

tnv.

I,

n.

2 e

REGIONE

Vili.

dei terramaricoli

297

VERDCCHIO

questa una particolarit non mai osservata finora nello necropoli tipo Villanova,
e
i

ma

soltanto in quelle
i

sar certo

un valido argomento per quei

dotti, fra cui

professori

Helbig

e Pigorini,

quali propugnano l'affinit etnografica dei detto di Villanova,


anzi ritengono
di

terramaricoli e degli Italici


civilt di questi ultimi altro

del

periodo

che la

non sia fuorch un ulteriore

sviluppo

quella delle

terramare.
D'altra parte non dev'essere ti-ascurato l'altro fatto, notato pure dal dottor Tosi,

che gli ossuari di Verucchio variavano bens in grandezza,


biconico, detto di Villanova,

ma

erano tutti

del

tipo

che nelle necropoli

dei terramaricoli finora non

mai

apparso.

Gli ossuari di Verucchio estratti dal fondo Ripa sono quasi tutti ornati di disegni

geometrici

gi-afBti,

raramente impressi

e gli

ornati stessi consistono di meandri, croci,

triangoli, senza

neppure un accenno a figure

d'uomini,

d'animali o di piante,

come

per

es.

negli ossuari del sepolcreto Arnoaldi

(') Il

che d a questa parte della necropoli

verucchiese finora scavata un carattere piuttosto arcaico, confermato altres dai bronzi
rinvenuti, specialmente dalle fibule,

parecchie

delle

quali

vanno annoverate

fra le

pi antiche che siano finora uscite dai sepolcri tipo Villanova.

Ad

et relativamente pi tarda spetta soltanto

una tomba

in cui l'ossuario

non

era deposto nella solita buca,


di ciottoli

ma

entro

un gran

dolio di terracotta,

difeso da pareti

a secco, e circondato da numerosi vasetti accessori, notevoli per maggiore


si

eleganza di forma e per una perfetta cottura. Le stesse particolarit


notate
alti-es

sono pi volte

nelle

tombe a

dolio dei

predi

Benacci ed Arnoaldi in Bologna, spetle

tando anch' esse ad et pi tarda

che

non

tombe a buca

{^).

Ma

ci che

meglio
rin-

conferma

il

periodo pi inoltrato della sepoltura a dolio di Verucchio

l'essersi

venuta nel suo interno, sotto alcuni vasetti accessori, anche una lunga lancia di ferro
e

frammenti di spada pure

di

ferro.

Una seconda tomba


trata

a dolio,

ma

anteriormente frugata,

si

era casualmente incon-

dapprima

in

occasione dei lavori agricoli,

ma

non

si

tenne conto degli oggetti

che essa conteneva.

Debbo

infine notare

che oltre

le

tombe

di

combusti
il

si

rinvennero pure delle ossa

incombuste di uno scheletro, che, a quanto


superiore sopra lastre di sasso

riferisce

dottor Tosi, posava con la parte

grezzo

di

varia forma e grandezza,

ma

non era

cir-

condato da nessun oggetto.


Perci non possibile determinare
il

tempo
e

cui spetta.
sull'et

queste indicazioni generali sul carattere


delle

del sepolcreto faccio ora


o la copia degli

seguire la descrizione
oggetti forniti.

tombe pi notevoli per

la singolarit

(')

(Jozzailini,
Anelli.'

Scavi Arnoaldi

Veli fav.
e

VI.
ili

(')

le

tumbe

a ziro di Chiusi

quelle

Corncfo. a giudicare dagli oggetti che

foii-

teiievano spettano ad et pi tarda che non quelle in semplice buca, l'er le


si

tombe a

ziro di Chiusi

confronti specialmente Milani,


.5.5.

Monumenti

etruschi i(;on^c^ ecc. pag. 300, e per quelle di

Comete

Helbig, Notizie 1891, pag.

VERUCCHIO

298
1.

REGIONE

Vili.

Tomba
niche
lisce,

Apparsa

circa
fra
lu

40 centim. dal suolo con

l'osiuario ridotto in

minuti frammenti conteneva,

ossa cremate e la terra di rogo, tre fusaiole co-

quattro pendagli, otto fibule, una piastra quadrangolare di bronzo ed un

anellino di ambra.
I

pendagli

alti

m.

O.iX)

massicci,

hanno

forma

di

battagli

con

appiccagnolo.
;

Delle otto fbule: la prima a navicella piena alta m. 0,07, liscia manca dello spillo
la seconda,

priva ancli'essa dello spillo, formata con sottile fettuccia liscia di


fodera di bronzo

rame
a

rivestita con

imitante

il

tilo

a spirale

la terza

alt.

m.

t>,O

gondola piatta con solchi obliqui;

e tre altre

sono ad arco semplice con solchi nell'una

obliqui, nell'altra orizzontali, nella terza piccoli e finamente incisi.

La

settima una
orizzontali;

piccola tbulina ad arco semplice perfettamente conservata con solchi,


l'ottava

fini

un frammento

di

fibula a

filo

attraversato da sezioni discoidali di ambra.


d

in

La placca consiste di una sottil laminetta modo da formare un quadrato di m. 0,07 X


lati

bronzo ripiegata sopra se stessa


con

0,07,

una

serie

di

fori pervii

lungo uno dei

verticali, e uell'altro soltanto

due a ciascuna

testa.

Delle due facce

una

liscia,

l'altra

ornata da puntini a sbalzo che formano un quadrato intersecato


i

da due lnee diagonali con


Nella tomba erano

quattro triangoli che ne risultano, riempiti da una bulla.

ancora pochi

frammenti

di piccole

spirali detti saltaleoni.

Tomba
sotto
le
il

2.

L'ossuaiio biconico ad un sol manico ritorto, alto m. 0,30 e graffito

collo e sul ventre a semplice

meandro

si

raccolse intero, e contiene tuttavia


ritorto.

ossa cremate e

frammenti di duo fibule ad arco semplice

Tomba

3.

Anche

in questa,

il

cui

ossuario

si

estrasse

per in frammenti,

erano cinque fibule di bronzo, una delle quali con l'arco formato da una lastrina sor-

montata per tutto

il

suo sviluppo da una serie di tubetti


di tre e tre, e dira-

conici a spirale distribuiti a gruppi

mantesi ogni gruppo da propria


sovrapposta.

linguetta

l'una

all'altra

La

stalVa

consiste di un disco elittico

ornato

presso all'orlo tutto attorno con fasci di lineette curvo alternate con altre a spina di pesce,
croci
inciso.

nel
il

mezzo con due


tutto
di

ausate

ed un

quadrato ripieno,

finamente

Fra

l'arco e la staffa interponevasi di

traverso una

piastrina

tubolare

bronzo,

solo

in

parte

conservata,

anch'essa
dretti
(fig.

con
6).

fini

incisioni

di fascia di linee e di qua-

un
Due
Fio.
ai
6.

tipo di

fibula

molto arcaico,

e solo

rare volte

occorso nelle tombe tipo Villanova.


fibule con l'arco sormontato

da tubetti conici a
n.

spirale eransi

pure

trovate nella
felsinei
i

tomba Renacci

689.

Ma
tre

negli esemplari

tubetti conici sono distribuiti

quattro capi di

piastrelle qiiadraiigulari allineate od iiidiiodate ^ulla lastrina


pii

dell'arco.

Oltre ci lo spillo non appoggiasi

sul largo disco aperto,

ma

rac-

chiuso entro breve stalTa piegata, indizio di fibula

meno

arcaica.

Questo tipo

di

fibula molto

probabilmente

derivato dalle iibulu ungheresi con

REGIONE

Vili.

299

(Hampel,

VERUCCHIO

l'arco ornato ora di quattro,

ora di sei tubetti conici a spirali disposti lateralmente

e con la stafta similmente

formata con disco a spirale

AUerlhmer der

Bromeseit in

Ungarn

taf.

XL

XLl,

n.

4).

Delle altre quattro fibule ch'erano nella

tomba
il

verucchiese, una dovea formar paio


disco
:

con quella ora descritta,

ma

non ne rimane che

due sono ad arco semplice

linamente ritorto,
avvolto in
filo

la

quinta consiste di un frammento di arco ad asta quadrangolare

di bronzo girato a spira.

Tomba
il

1.

L'ossuario, ridotto in frammenti, era coperto da ciotola notevole per


la

manico formato da rozza figura femminile con


due
fori

mano
(fig.

sinistra

distesa sul seno

e l'altra al basso ventre, e con

presso le orecchie,
di

nei quali, all'atto della


7).

scoperta era ancora

infilato

un

cerchietto

bronzo

Questa rozza figurina


il

sembra imitazione

riproduzione plastica degli idoletti


Difatti
nello

in

bronzo che

commercio
a

importava sulle coste dell'Adriatico.

stesso territorio

riminese, cio

Spadarolo, distante circa 3 kilom. da Rimiui sulla strada di Verucchio, cinque anni
addietro scoprironsi alcune

tombe

tipo Villanova,

dalle quali

il

dottor Tonini ebbe

parecchi bronzi conservati ora nel


tata,
(fig.

Museo

di

Rimini. Fra essi era la figurina sormonsi

a guisa dei ciondoli, da anello, la quale in grandezza naturale qui


8).

riproduce

Fio.

7.

Fig.

8.

Rappresenta una donna del tutto nuda, similmente con la mano sinistra distesa
sul petto e con la destra sul basso
ventre. Il sesso non

indicato,

ma
di

soltanto

il

seno e questo mediante

due

circoli

concentrici impressi,

con foro nel mezzo. Dalle


fittile

orecchie poi traforate doveano pendere,


cerchi metallici.

come

nel rozzo idolo

Verucchio,

Questa quarta tomba conteneva

altres

due armille a spirali ed una catena, pre-

gevoli per la loro bellezza e conservazione.


di

Le due armille

costituite da robusto
di in

filo

bronzo lavorato a spirale di 21

giri,

misurami

una lunghezza

m.

0,1.5

con-

servano ancora tutta la loro elasticit.


Cl.ASSK DI 80IB-NZK MORALI cc.

ciascun capo terminano


A'iil, II. .'^(.ric
.").

un occhiello da
38

Mkmohie

pnite 2*

VBRUCCHIO

300
due
anelletti.
(fig.
fl).

KEGIONE

Vili.

cui dipendono tuttora

Una

delle armille poi area infilato fra le

spire

una fibula ad arco semplice

Per
spirali

il

tipo ed anche per la conservazione si possono confrontare con due armille a

del

Museo

di

Bolojrna provenienti dalle

tombe Arnoaldi, ed ancora


tubetti conici

inedite,

cui capi per terminano


spirale,

non

in

anelli,

ma

in

lavorati similmente a

come quasi

tutte le armille dello stesso tipo raccolte negli altri sepolcri fel-

sinei dei predii Benacci,

De Lucca
il

ecc.

Intorno alle armille, riferisce


anelletti

dottor
e

Tosi,

si

trov

una catena costituita di


ai capi

gemini della stessa grandezza

forma di quelli uniti


Il

dell'armilla,

onde

pare potersi dedurre che fosse

ad essa appesa.

ramo meglio conservato mi-

sura una lunghezza di m. 0,O e da esso dipendono catenelle simili pi brevi.


Altri anelli
sciolti

raccolti in

grande

copia

sparsi per la tomba, doveano comporre

una seconda

catena uguale alla precedente.

Nel piano della tomba erano


grani sferoidali di
filati in

altres

parecchi

ambra

di

vetro scuro, gi in-

archi di fibule e vari bottoncini di


vesti.

rame con

breve appiccagnolo da cucirsi alle

Bottoncini

simili uscii'ono in grande quantit anche da talune

tombe arcaiche del predio Benacci.


_

Tomba
rivestita

quella gi indicata,

dolio,

"

^~:r--^W>
:;:

con pareti di ciottoli a secco, e che con-

"^

teneva molti vasetti accessori ben cotti e di forma


eleganti.

Alcuni di essi a doppio manico, con alette sul


vertice aflfettano
la

forma di cantaro,
ciotole
di

altri

consiorlo

stono
Fio. 9.

di

semplici

senza

manico con
ad un

rientrante,
verticale

ed

altri

alte coppe

manico
quali

e con

base

umbilicata.
a

(iacevauo

dentro

(juali

fuori
(').

del dolio,

ma

tutti nella parte opposta

quella

dell'ossuario

che era a ponente

Questo conteneva nel suo intorno, oltre

le ossa

combuste, dei frammenti


.VI

di anelli

a spirali, e dei ganci, maschio e femmina, di un cinturone.

di

fuori

dell'ossuario

erano due fibule di bronzo a doppio ventre, di tipo serpeggiante,


e fina.

ma

di

forma esile

Entro

il

dolio poi,

come ho gi

riferito, e

sotto alcuni

vasetti accessori si
(i,yri.

rin-

venne

la

cuspide di lancia in ferro molto ossidata e corrosa, lunga m.


e di

con avanzo

del suo puntale (sauroter) pure di ferro


di
ferro appartenenti

forma cilindrica

frammenti informi

irobabilmente a coltello.

(I)

Tre

di

quosU

vaictii sono ura pubblicati dal dott. Tosi nella

tavola che

accompapia

la

una Memoria

jri citata.

REGIONE

Vili.


essi

301

VERDCCHIO

Tomba

6.

Intorno all'ossuario frammentato apparso a

40 centim.

di profon-

dit posavano vari vasetti accessori colo calicetto.

pure in frammenti ad eccezione di im picfra cui sette fibule

Pi notevoli erano

gli

ornamenti di bronzo,

ed un

ciondolo.

Delle

Mmle

tre sono a navicella vuota con

lungo canaletto
ora

solchi sul dorso;

due aveano
semplice.

dischi

di

ambra

intilati

nell'arco

spezzato;

due sono ad

arco

Il ciondolo

assai pregevole per la sua rarit e perfetta conservazione, consiste di


infilate

un gancio in forma di 1, alla cui asta orizzontale sono


che a met o pi gi
si

numerose catenelle
e

bipartiscono

tripartiscono

in altre
(').

pi brevi

ciascuna

di queste finisce in pendaglietti sferoidali con

appicagnolo
e

Tomba
s stessa;

9.

Da

essa oltre

una fusaiuola

frammenti

di vasetti

accessori si

ebbero vari bronzi, fra cui un' armilla a grossa verga esagonale girata una volta su

una

fibula a navicella vuota con lungo canaletto finiente in bottone,

una

con solco trasversale sul dorso ed altre fibuline ad arco semplice con fascie di linee
orizzontali.

Tomba

10.

si

Oltre due fibuline a navicella con lunga staffa e residui di altre


trov

a doppio ventre,

una tazzina

di terra nera a doppio manico,


e dritto.

con pareti co-

niche, piede a semplice basetta ed orlo rastremato

Sopra

due manici ad

Fio. 10.

orecchietta verticale con alette sul vertice, notasi im ornamento speciale che consisto
di

una

fila

di circoletti riempiti di pasta biancastra

con puntino di terra sul centro.


tubercoletti

Altri due di questi circoli sormontano due specie di

sporgenti

uno per

parte dalla costa della tazza


Tali ornamenti
si

(fig.

10).

ottennero imprimendo

nella terra, quando ancora

ora fresca.

(')

Pubblicata

aiiclie

i|uesta dal ilott. Tosi

noUa Memoria succitata

tav.

I.

fis;.

'>.

VBRUCCIIIO

liiaucastra, di

302

il

REGIONE

Vili.

tanti anellini di conchiglia oppure di osso,

quali, dopo la cottura, assunsero l'aspetto

come

di

una pasta

uno smalto,

quale sul fondo nero delia tazza dovea

vivamente spiccare.

un

genere di ornamentazione che ricorda quello delle cosidette

borohiette di bronzo con o senza spina, gi incontrate nei vasi delle necropoli arcaiche.
Cfr. Harnabei, Anticliit del territorio Fulisco -

Parte Prima
le

p.

227

e seg.

Dopo questa tomba,


avanzi di armille a

altre

nove ne vennero scavate


altii

quali per non offrirono

alcun particolare notevole, n contenevano


di
filo

oggetti all'iufuori di poche fusaiuole,

gemino

e
la

tremolante, e di qualche fibula in frammenti.


staffa

Di queste fibule due aveano


zava che
il

a disco;

ma

di

esse altro non sopravan-

disco stesso ed ancora assai guasto e sformato dal rogo.

Tomba 20.
torto,

la in

notevole perch conteneva tre fibule e tutte a grosso arco


la e

ri-

la

prima perfettamente conservata,


loro altezza

seconda mancante dello


di

spillo, e la terza

rotta nella staffa:

media

m.

(),(J7.

il

tipo di fibula apparso

con pi frequenza
venti esemplari.

queste tombe, essendosene raccolte fra intere e frammentate circa quella riprodotta in principio della redisco
e quelle a
filo

lazione

(fig.

1).

Una delle meglio conservate Come le fibule con staffa a

attraversato

da

perline di vetro, giudico anche queste ad arco

ritorto,

proprie

di

un periodo arcaico,

perch almeno qui in Bologna, esse occorrono nelle pi antiche tombe tipo Villauova,
e cessano nelle posteriori.

Ad
s.

es.

appaiono nelle pi arcaiche


in cui
le

tombe Renacci,

ma
es.

mancano

nella fonderia di

Francesco,

fibule di

forma primitiva, ad
con grosso arco
di

quelle con disco a staffa sono appena


occorsero
al

rappresentate. Fibule
l'anno
t

ritorto

contrario nelle

tombe

scavate

1886 nel centro


in
fine),
fin

Bologna

al

Carrobio presso la Mercanzia {Notisie 1887, pag.


le circostanze topografiche,

le quali

tombe gi per

cio per essere, fra tutte quelle


fra le

qui note, le pi pros-

sime

all'abitato,

debbono annoverarsi

pi antiche.

Tomba
si

21.

Dovea

essere

simile alla 5", cio a dolio;


estratti,

ma

sfortunatamente
ritorto,
di

rinvenne frugata. Degli oggetti

oltre tre fibule

ad arco semplice
ni.

merita speciale menzione un pugnale di

ferro,

rotto iu

due pozzi alto

0,20

una

forma non mai occorsa nelle necropoli

tijio

Villauova, ed identico per contrario a quelli

rinvenuti in grande numero nella necropoli di Novilara.

Consiste di una lama larga e dritta, che finisce bruscamente in una punta aguzza
e lunga simile ad
Il fodero

uno spiedo.
si

non

rinvenne,

ma

negli esemplari di Novilara esso


e sotto

sempre

di ferro,

con puntale rafforzato


cui veniva sospeso ad

da grosso nodo

l'imboccatura con uno e pi anelli con

una cintura.
Venicchio fosse portato nella
stessa guisa provato
di bronzo,

Che anche

il

pugnale di

dal fatto che alla sua punta aderisce, legato dall'ossido, un gancio femmina

che faceva parte della cintura.

La presenza
si

di questo

pugnale caratteristico delle tombe di Novilara a Verucchio


que.><te

comprende assai bene tenendo conto della vicinanza di


effettuarsi
fra gli

due localit

e degli

scambi che potevano


ricordare

abitanti di esse. Anzi qui

mi pare opportuno
col cadavere

come

nella necropoli di Novilara fra

260 tombe ad umazione

REGIONE

Vili.

303

VBRUCCHIO

rannicchiato se ne trovarono quattro soltanto di combusti, ed in una di esse

le

ceneri

erano deposte dentro un ossuario tipo Villanova. Molto probabilmente

era

quella la

tomba

di

un Italico morto col


la

sepolto sucoudo

il

rito
le

della propria gente.

Dopo

tomba 21

si

esplorarono altre sei tombe


cio

quali per, ad eccezione di


fii-

qualche fibula di forma


saiuola,

comune

ad

arco

semplice ed a navicella ed una

non diedero

altri oggetti.

Per compenso

le

tombe 28

29

rivestite

con

pareti e con volta di ciotoli,


e

secco,

che

ne

coprivano

difendevano
taluni

tutto

attorno

l'ossuario,

contenevano

altres

oggetti di forma

singolare.

Nella tomba

28
in

oltre un' armilla

formata

di

filo

gemino

di bronzo

parte tremolante, erano due fibule


cio formate

dette a sanguisuga,

da

tanfi

dischetti

di

bronzo aderenti fra loro e degradanti


dell'arco.

verso

l'estremit

La

staffa

era

similmente
nella

disco,

il

quale

come

quello della

fibula

tomba 8
fine

era inciso con ornati


lineette

geometrici, cio con fascio di


la

assecondanti
nel

curva
11).

dell'orlo

con

due

croci

ansate

mezzo

(fig.

Bastano queste fibule


arcaico
Fig. 11.

per

determinare
appartiene.
rarit

il

periodo

a cui

questa tomba 28

Impercioc-

ch fibule sifatte sono di una

estrema

anche a

Bologna.

del predio Beuacci, similmente una sola, la 412, spettante al periodo arcaico, ha offerto due fibule simili, le quali sembrano al contrario pi frequenti nell'Etruria mediter-

(Zannoni,

La La fonderia di Bologna

fonderia di
tav.

s.

Francesco ne
31),
e

contiene
le

una sola

XLI,

n.

di

tutte

tombe

ranea specialmente a

Tarquinia. Si confronti Montelius,


ecc.
fig.

Spnnen
21

frn,

Bronsldern

18,

pag.

223,

nota 2; Ghirardini, Noii:ie 1881,


n.

22

e Notisie

1882,
n.

IX, tav. I, voi. X, tav. Ili, n. 21


';

ser. 3, voi.

Falchi,

Vetulonia tav. VI,

20.
di

Touba 29.

Racchiudeva quattro valve

pec-

tunculi forate all'apice per

formare collana; una fibula


dal

ad arco
Fig.
12.

semplice

contorta

rogo ed

un'armilletta
(fig.

filo

gemino, in parte tremolante, di bronzo


armille
e gli

12).

Le
perch quantunque

anelli di questo

tipo
di

sembrano
Verucchio,
si

caratteristiche
il

dello

tombe pi archaiche
sia

numero

delle

tombe esplorate
i

piuttosto esiguo, pure vi


di parecchie altre.
si

trovarono gi dieci di tali armille, senza contare

frammenti
in

Un' armilla del medesimo

tipo,

ma

ridotta

pi pezzi,

ebbe

altres dalle

VERUCCHIO

304

ricordate

REGIONE

Vili.

tombe arcaiche

della

Mercanzia

in

Hologna, che sopra ho

descrivendo

la

tomba

2.

La

frrande antichit delle arraille ed anelli a Hlo metallico

tremolante sembi-a

inoltro confermata dal fatto che anelli simili,

ma

in oro, si

trovarono nei sepolcri sca-

vati dallo Tsountas nella parte bassa di Micene. 'EijtjitQi


n.

axitiu.oytxi]

188, tav. 9,

12

14, pag.

Si ebbero da essa i seguenti oggetti: Tomba 30. ornato di bronzo, alto m. 0,12 perfettamente conservato, rasoio bellissimo Un incisi. sopra ambo le facce di triangoli ripieni Una fibula a fettuccina, rotta in due pezzi con punteggiature suUorlo, anch'essa
di

151.

tipo piuttosto arcaico, contorta dall'ossido.

Un
fuori di

anello di bronzo del diam. di m. 0,08.


sei

Seguirono altre

tombe dalla 31

alla 3(3 le quali non


e di

diedero oggetti all'inin

un frammento di fibula ad arco ritorto

un ago crinale

forma

di chiodo,

log"ermente curvato airestremit,

ma

assai

ben

conservato e con stupenda patina

tmchina.

Conteneva l'ossuario tipo Villanova intero; un frammento di fibula cenad arco ritorto; un dischetto a lamina di bronzo del diam. di m. 0,04 con foro

Tomba

37.

trale,

e cinque pezzi

di tubetti spiralifonui

detti saltaleoni.

Tomba
graffiti

38.

Priva affatto

di

oggetti.

Conteneva

soltanto

un

ossuario con

a meandri sul collo e sul ventre e sormontato da ciotola capovolta (gi pub-

blicato a pag. 296,

Tomba 39.
una
di anellettl del

ftg. 5).

Racchiudeva

oltre l'ossuario in

frammenti una fusaiuola sferoidale;

fibula ad arco ritorto in

due pezzi e frammenti di altra simile, pi un gruppo

diam. di m. 0,015.
Oltre
i

Tomba
di

IO.

frammenti dell'ossuario, due fusaiuole coniche, un avanzo


due
fibule dette a sanguisuga,
ai

fibula ad arco ritorto, conteneva

cio formate con

dischetti di bronzo aderenti

fra loro e rastremautesi


(fig.

capi dell'arco con la stalla

a disco come gli esemplari della tomba 21

11).
infilati

Eranvi per di pi una diecina di grani di pasta vitrea gi

in fibule, ed

una placca
del

di sottil

lamina di bronzo molto guasta

e contorta dal fuoco, simile a quella

1" sepolcro.

Sorvolo sopra le cinque susseguenti tombe, dalle


Bissimi ed insignificanti oggetti.

quali non

si

ebbero che scar-

Tomba

4(j.

Degni invece

di particolare considerazione sono

seguenti avanzi

della suppellettile funebre, raccolti in questa tomba.

Un
Due
di

rasoio semilunato

con ornamenti

incisi presso la costa,

rotto nella punta e

nel taglio, alto m. 0,12.


lastre parallelepipedi
1

di osso

con l'una faccia ornata di circoli concentrici


il

impressi e con

altra grezza,

le quali combaciando dovevano formare

rivestimento

un manico

di

pugnale o
si

di

spada, la cui lama per non

si

rinvenne.

Al contrario

trov un pugnale a

lama

di ferro ricurva,

lunga m. 0,37 compreso

REGIONE

Vili.

il

305

VERDCCHIO

il

manico ora staccato,

quale finiva in testa ad anello circolare. L'ossatura di questo

iDanico doveva essere di legno, ratlorzato alle coste da piccole laminette di bronzo e
tutto intorno da due fascio a
filo di

bronzo girato a spirale, luna sotto l'anello, l'altra

sopra la guardia.

Anche

il

fodero della

lama era

di

legno, del quale

sono

ancora

visibili le tibre,

qua

e col rafforzato esso


filo

pure in due parti cio a

met ed
(fig.

alla punta, con fascie di

di bronzo girato a spirale

13).

Per questo pugnale debbo rinnovare


quello con

l'osservazione

fatta

lamina dritta
affatto

rastremantesi della

tomba
del

21,

cio

che di un tipo
Villanova,
vilara,
ferro.

nuovo nella

suppellettile

gruppo

ma

per compenso, trova riscontro nei pugnali di No-

una
In essi

classe dei quali


il

sono

appunto a lama

ricurva

di

fodero sopra una faccia, quella

meno

nobile e

non

visibile,
i

di legno,

su quella destinata a vedersi di lamina di

ferro,
|l-''/^|

cui orli ripiegandosi sulla faccia

opposta stringevano

rassicuravano la lastra di legno.

Un

pugnale

di questo tipo si era e

lii'f^^l
^*\^''-'*

scoperto anche a Verucchio da molto

tempo

venne

acquistato
di

l'anno

1885 dal
si

prof. Pigorini

perii Museo preistorico

Roma,

dove ora

conserva.
alla gentilezza dell'amico
il

Debbo
blico
(fig.

disegno che qui ne pub-

14).

gere

alto

m. 0,28 e quantunque rotto


bene, in quello
superiore,
i

in tre pezzi,
risvolti

lascia scor-

assai

delle

lastre

in

ferro che

ne costituiscono

il

fodero della parte nobile. Il manico

ora

manca,
ai

ma

esso

pure

avea

la

stessa

forma

dei

manici

propri!
Fig. 13.

pugnali

ricurvi di Novilara,

che pubblicher quanto

prima nella relazione generale che


quella necropoli.

sto preparando sullo scavo di

Tomba 47.

Oltre

frammenti
di

dell'ossuario e due fusaiuole


:

coniche, conte-

neva un considerevole numero


;

oggetti in bronzo fra cui

una fibula a verga qua;

drangolare altra piccola, ma ben conservata, a semplice filo di bronzo una terza fibula ad arco semplice attraversata da altra pi piccola con solchi sul dorso, ed una quinta fibulina ad arco quadrangolare con solchi longitudinali sul dorso ed attraversata da
anellini.

Argomentando dalla piccolezza


appartenuto ad una giovinetta.

di tutte queste fibule,

parrebbe che

la

tomba avesse

Confermerebbero tale supposizione anche due armille

in ossa

rinvenute che hanno

un diametro di

soli

cinque centimetri (tipo


filo

fig.

12).

Lavorate nel

solito

gemino

in

parte tremolante, queste armille erano attradi

versate ciascuna da una fibula e da


11

un anello
di

ambra.
in

medesimo lavoro a

filo

gemino
in.

bronzo

parte tremolante presentano

al-

tres

due anelli del diametro

di

o.o:;.

VERDCCHIO

V,

306

REGIONE

Vili.

Lu rimanenti cinque tombe erano


oggetti.

aflTatto

prive di

Tomba 52.
l'ho

Soltanto la 52 conteneva una fbula

per la novitfi del suo tipo e per la sua rara conserva-

zione merita una specialo descrizione.

<'
'ni^
^

L'arco cositituito
tato

da uno spillo ricurvo,


e
la

sormoncorda
la

da capocchia ottaedra di ambra;


di

ha

!/;

lorma
nel

telaio

quadraufjolaro
fornito a

introdotto

con

testa

foro dello spillo,

met

di

due cornetti e

tniente a sua volta in

una

staffa

che rinserra la punta

li
.

dello spillo

(tig.

15).

Non

conosco nesstm' altra fibula da confrontare con


lontana analogia

questa. Per qualche


osservarsi le
i*'.<

possono

soltanto

due hbule pubblicate dal Montelius, Spnnen

frali
la

Hronsldei'ii ecc., pag. ;iO n.


lo

27

pag. 27 n. 25,

prima per
il

spillo

ricurvo e piegato

ad

arco,

la

seconda per

telaio quadrangolare.

Fra
alcuni
si

numerosi

cocci

raccolti in
le

questo

sepolcro,

distinguevano per

pareti

pi spesse e

per

un ornamento di

circoli impressi,

alternati con triangoli

e con linee graffite.

Avendo
a
la

fatto

raccogliere

ed

accoin-

stare

fra loro

diversi pezzi, no risult

un oggetto

teressantissimo,
alto

vale

dire

im elmo a doppia
rotta,

cresta,

m. 0,2G5 senza
di

punta che
usciti
n.

del noto tipo

degli elmi

bronzo

dalla necropoli tarquiniese

{Notizie 1881, tav. V,

18, 23).
,

L'esemplare verucchiese
il

per
in

quanto

io

conosca,

primo

littile

che

riproduca

grandezza

naturale

l'elmo a doppia cresta e con riproduzione non superficiale,


Fio.

M.

ma

accurata ed esatta in tutti

particolari

(').

Due

linee

di circoli impressi, imitazione

delle bulle a sbalzo sugli

esemplari di bronzo, ed alternate con altre due linee

grafllte.

ornano

ambo

le facce della

doppia cresta,

al di sotto della

quale sopravanzano gl'indizi dei tre perni

orizzontali, cos caratteristici degli


all'orlo gira

elmi metallici tarquiniesi. Intorno


sovrapposte di circoli
i

un fregio

di

due

file

ed una terza

di triangoli

ripieni di linee,

imitanti

cos"i

detti denti di lupo, frequenti

pure nei lavori di


di
la
).,,_
j-,

bronzo, ila con tutta

questa

ricchezza di fregi

ornamenti forma contrasto la rozzezza dell'elmo per quanto riguarda


fattura plastica,
in

perch la calotta
parte,
le

anch'essa

irregolare e storta,
Iti).

c-i'Uie

massima

pareti degli ossuari

(fg.

(')

Nel Mnico preistorico

di

Roma

si

conserva un elmo

titf ile

a doppia cresta, proveniente da

Tarquinia,

ma

di

un lavoro .semplice e senza ornamentazione.

REGIONE

Vili.

307

il

SPADAROLO

Questo elmo a credere


dove

fittile

che probabilmente serviva da coperchio

all'ossuario,
si

induco

che abbia appartenuto ad un guerriero

sepolcro in cui lo

rinvenne,

in luogo dell'originale metallico,

che dovea essere di troppo gran pregio, fu col-

!4lIiaE

^* t^ ti t*

(^

:c>

;TT
.

il^i @ @ @ @ '@ @ @

FiG.

16.

locata soltanto una copia in terracotta. Essa tuttavia sempre

di

una grande imItalici

portanza, perch dimostra che

tale tipo di

elmo era usato non soltanto dagli


del

che

lasciarono

le

tombe

tipo Villanova sulle sponde

Tirreno,

ma

altres dai

loro connazionali stanziati sul versante Adriatico.

Spadarolo.
Descrivendo la tomba

20 di Verucchio ho

gi,

indicato alcuui

bronzi

elio

si

erano scoperti a Spadarolo, altra localit del riminese, in cui esisto un sepolcreto tipo Villanova.

Qui trovo opportuno


dottor Tonini ebbe dalla

di

menzionare anche
localit e

seguenti

oggetti

che

il

benemerito

medesima

che ora sono conservati nel

Museo
spillo.

di

Uimini.

Tre grosse fibule a navicella piena, con disegni geometrici e prive dello
Ci.ASSK DI 8CI&NZE MORALI ccc.

Memoiir

Vol. II, StTe 5*, parte 2'

39

SPADAROLO

nancella
Ttiota

308

RBOIONE

Vili.

Una

fibula a

frammentata con lungo canaletto.


sferica.

Un Un Un

ago crinale tiniento in capocchia


nocciolo grande di

ambra appartenuto a

fibula.

cilindro fittile a doppia capocchia,

ornato

allo

testo di croci coi quadranti

riempiti di triangoli.

Ma
Un

special descrizione meritano gli oggetti che seguono.


disco lavorato a giorno, del diam. di 0,005, formato di due cerchi concentrici

legati fra loro da sei linee a zig-zag tre per parte.

un

fermaglio di cinturone, proprio

della regione rimineso, perch un secondo esemplare se ne rinvenne nel

1875 a

s.

Lo-

renzo in Monte presso Kimini e fu gi pubblicato dal dottor Carlo Tonini (Storia di

Rimini

voi.

in

fine)

tre

esemplari simili, ancora con

il

residuo della fascia me-

tallica

appartoneute alla cintura, conservansi nel


s.

Museo

1&^

parrocchiale di

Giovanni

in

Galilea {Noi. 1889 p. 216).

Altro disco lavorato a giorno formato similmente

da due cerchi concentrici. Lo spazio di quello


colo

pi
le

pic-

occupato da una figulina umana


e

con

braccia
del

alzato

con

due

volatili ai

piedi.
fila

Sulla

periferia

cerchio maggiore correva una

di

quadrupedi anch'essi

lavorati a fjiorno e distribuiti cinque per parte.

Sopravanzano ora soltanto quelli a destra.


Il

disco termina nella parte inferiore in un sostegno a


la

forma triangolare con propria basetta rettangolare


sorretta

quale

da una

t<;rurina,

a tutta scultura,

di

bronzo

con

le

braccia allargate le cui mani sono inchiodate alla

base del sostegno del cerchio come per sollevarlo e presentarlo


(fig.

17).

Anche questo
periodo

disco proprio della suppellettile del

detto di Villanova, perch,

come ho gi
Verucchio,

accen-

nato in principio, un secondo esemplare se n'era trovato


nelle

tombe

del

predio

Ripa a

prima che

s'iniziassero gli scavi regolari, ed


ri.-,.

un tono

se ne conserva

nella fonderia di

s.

Francesco a Bologna.
fornirono
le

Altri
(.Yolisie 1882, ser. 3, voi.
n.

duo

ne

necropoli

di

Tarquinia
tav.

X, tav. Ili,

n.

19) e di Vetulonia (Falchi op.

cit.,

XVIII,

10).

Ma

l'esemplare di Spadarolo pi completo pi singolare e por l'aggiunta

della

figura

umana che
suggerito

lo

sostiene

si

comprende

l'uso

cui

pu

aver

servito.

Come mi ha
della quale
il

l'amico Barnabei, la base rettangolare del sostegno essendo


ch'essa fosse applicata ad una

curva, non vi ha dubbio


disco

coppa emisferica
figura

di bronzo
in

traforato

formava

il

manico, e la

maschile

piedi

l'appoggio.

Da
con

Spadarolo provengono altres due manici di cista semicircolari, mobili e


infissi

lisci

estremit ricurve, introdotte in doppi anelli cherani)


il

alla

parte supcriore
si

della cista,

cui diametro era di m. 0,20 all'incirca.

Della cista stessa

conserva

REGIONE

VII.

per
la

309

RIMINI, LORO-CIDFFENNA

un pezzo

alto

m. 0,05, largo m. 0,04 che contiene cinque cordoni. Questa


foima dei manici
e per la fittezza dei cordoni

cista per

la sua piccolezza,

dovea essere

simile a quelle di Novilara.

Rimni.
Demolendosi
rit,

la casa colonica di
il

un podere appartenente alla Congregazione

di ca-

situato oltre

Borgo

s.

Giovanni, a sin. del pubblico passegi^io, presso la chiesa


via Flaminia, fu rinvenuta una stele di calcare, alta
di

della Colonnella, lungo l'antica

m. 2,23 larga m. 0,49 dello spessore

m. 0,27. Superiormente

arcuata, e quivi

presenta di rozzo rilievo una testa miiliebre di profilo col capo coperto di un manto.

Di
per

sotto incisa la seguente epigrafe che fu trascritta


il

anche dal

eh.

prof.

Bormann

voi.

XI

del

C.

I.

L.

L-EGNAT IVSLF
an
i

s e

-1

v r

vf-in-f-p-\kii et egnat / a-l-ld i c a v i //v i t

La

lapide

ora

conservata nella biblioteca Gambalunga, unitamente ad altre

lapidi latine del riminese.

E. Brizio.

Regione VII (ETR URIA).


III.

LORO-CIUFFENNA
riferisce
il s.
il

DI un

tesoretto di
s.

monete lucchesi sco-

perto in una tomba della diruta chiesa di

Miniato,
il

Mi

sig.

avv. Cini di Montevarchi, che nel disfare

pavimento della
Val-

piccola chiesa di

Miniato, situata fra Loro-Ciulfenna e Monte Marciano nel


proprietario don Antonio
di

darno superiore,

Farilli

ha

rinvenuto

alla testa di

un

morto un vasetto pieno


antichissima, e
il

monetine

di argento.

Dicesi pure essere stata quella chiesa


dello

suo disfacimento aver data occasione alla scoperta


l'antica via

monete.

Era situata lungo

romana, che da Arezzo passando per


(').

il

ponte Aburiano

seguiva la destra dell'Arno per andare a Firenze


(1)

La

chiesetta di

s.

Miniato presso Loro, abbandonata da un


fu trasformata in tienile.

ijran

pezzo e ridotta alle solo


la parete a

pareti perimetrali,

mancante dell'abside

Ne rimane

tramontana

costruita di pietre conce e dulia lunghezza di m. 12. Liti-rnamente erano

traccie di affreschi;

ma

LORO-CIDFFENNA

si

REOIONB

VII.

Del tsoretto non mi sono capitate che centosette monete, che


circa
tuti
il

afleriiia

siano

trzo di quelle recuperato.

Sono tutte quante denari lucchesi

di argento bat-

col

nome
nome

dell'imperatore Enrico, cio:


nel centro
il

HENRICVS,

nel centro

LVCA;

nel fot.

INPERATOR.
11

monotjraninia doUimporatore Ottone, cio

IH

con due T.

dell'imperatore Ottone rimase per vari secoli


il

come

tipico nelle

monete

lucchesi.

Ora dopo avere esaminato


dell'imperatore

ragguardevole numero di cento sett denari di


con quelle piccole variet
di di

argento, tutti

Enrico

conio notate da

D. Massagli nella sua storia dello monete

Lucca, possiamo ben desumere, come


le altre

ancora mi stato detto, che simigliauti fossero

monete. La mancanza assoluta


il

di quelle degli Ottoni, che precedettero Enrico secondo,


riale dal

quale tenue

il

titolo

impe-

1014

al

1024. e di quello del suo successore Corrado, mi inducono a credere che

questd che monete spettino ai due Enrici successivi, che

dominarono tutta

la

seconda
si

met dell'undecimo
vela in esse in quel

secolo, e

anche pi

oltre.

Infatti

nessun chiaro distintivo


:

ri-

tempo da poterle con certezza designare

in tutte lo stesso conio

stozzo a martello, le rozze lettere, la forma disuguale purch ne stozzassero fuora

da dugento ottantotto per libbra


a battere
tino al

di

argento con qualche mistura: e


il

cos'i

seguit
il

Lucca

tempo

di

Federigo

Barbarossa, tenendo

lo

sue monete

principale

mercato per tutta

la regione della

Tuscia ed ancoi-a nelle limitrofe.


alla quale tanti
dotti
il

Ma
il

tralasciando questa parte numismatica,

hanno

atteso,

pregio della scoperta precipuamente consiste nell'aver rinvenuto


il

gruzzolo di quei

denari di argento presso cora incolti e barbari

capo del morto. Tale superstizione, sia pure in tempi ancristiani,

ma

se

da alcuno

fu avvertita,

da nessuno
nel

poi,

eh' io

sappia, trattata. Eppure bene di considerarla,


fosse ditTusa,

giacche

sembra che

medio evo

e pi o

mono per
la

l'Italia

tutta: n dubito che

siano comparse le sue


tra-

tracce anche in oltremente e foree pi che da noi, dove questo fatto fu sempre
scurato.
i

Valga dunque
fatti
si

mia breve nota a mettere


lo
il

sull'avviso, e

cos'i

raccogliendo

diversi

vengano a discoprire

vere ragioni di quella pratica superstiziosa.


rito

Dalla Grecia s'introdusse in Italia

di

porre l'obolo o nella bocca o nella


il

mano

del morto, in

tempo per non molto


in

antico, cio verso

secolo quarto avanti

l'era volgare, e

non

tutte

le sue contrade; pi frequente poi e pi generale nel la

primo secolo dell'impero. Soltanto

moneta

di

bronzo fu allora tenuta sacra e di rito

ma
in

col diffondersi delle religioni orientali si


il

andava perdendo

la

volgare credulit,

che l'obolo o
ridicolo

triente servissero a pagare


e
si

il

passaggio acherontico, credulit messa

da Luciano,

ritenne piuttosto
le

che

servisse

fine

di

purificazione
ne' sepolcri

dell'anima.

Da

che proviene, che oltre

monete

di bronzo s'incontrano

quelle di argento e ancora di oro. Tale superstizione se fu dal cristianesimo condan-

anchc quostc vcnneio distratte.


noscono. Trattali di un

Di

tale

cliiesctta

non

si

lianiio

ricordi, o

almeno non se ne coalcun

oratorio che forse

non ebbe cura

di

anime, e piobabilmentc non dovJ; avere


antiche
carte non sarebbe
in

importanza alcuna; altrmenti questo assoluto silenzio

delle

modo

^astiflcabilc.

REGIONE

VII.

secoli uulle nostre

311

LORO CIDFFENNA

nata ed affievolita, non del tutto fu dismessa come di altre pratiche e credenze, che a traverso
i

campagne vigono ancora.


e

Sono ormai trascorsi trenta

pi

anni

{liull.

List.

1863,

p.

55)

da

che

io

avvertiva, che in luogo detto la Quota in Casentino, lontano un miglio da Talk,


altrettanto dall'Arno (diverso da altro luogo
sepolcri lavorando
tegole,
di di
e ciascuno

Quota sopra l'oppi) s'incontrarono molti


colle.
1

un breve piano a

pie' del
il

morti erano

interi, coperti

da

di essi aveva presso


di

capo
i

un

mucchio pi o meno numeroso


di Teodosio, di Valentiniano,
e

piccolissime monete

rame segnate con

nomi

Onorio. Siamo adunque nel secolo quinto, quando quella contrada non era, essendo

piuttosto lontana dal centro di Arezzo, forse divenuta cristiana.

E
testa di

in

quei dintorni

si

manifest un fatto simile.

Il

parroco di

s.

Martino a Ga-

liano sopr'Arno, ancor vivente, nel guastare l'antico cimitero della chiesa, trov alla

un morto una trentina

di denari di argento, che ebbi fra

mano, lucchesi del

tempo degli Ottoni verso

la tne del mille.

nelle
s.

ancora pi curioso di vedere ripetuta tale superstizione iu luogo sacro,


di Bolsena.

proprio

catacombe

L'ambulacro,

che a sinistra

si

diparte dalla grotta di


il

Cristina, teneva nel suo

primo arcosolio un cadavere, presso

capo del quale era

collocato

un vasetto con

circa trecento denari di argento, la

maggior parte lucchesi,


il

ma
di

ve ne erano pure delle zecche di Lombardia, e vi trovai

preziosissimo denai-o
di

Arduino re d'Italia battuto a Milano, che fu dal medagliere


il

Brera acquistato.

Era ben manifesto

tempo

dei primi del mille,

quando

il

tesoretto insieme al ca-

davere fu deposto e nascoso. Kilevo dalle


filze

manoscritte dell'archivio delle

KR.

Gallerie di Firenze

(anno
di

1822,

n.

49, e 1823, n. 20)

che

nel

fare

la strada presso

ilignegno,

suburbio

Pontremoli fm-ono trovate da un ducente monete di bilione tutte di Londra dei primi
del duecento (la maggior parte con

WALTER),

delle quali una ventina giunsero al

medagliere delle Gallerie.

Ed

qui

da osservare che costui doveva essere un viandante

inglese, che avr voluto che quel tesoretto si deponesse nel suo sepolcro, o ci avr
fatto alcuno dei

compagni

suoi.

E proseguendo ancora
n.

dal secolo decimoterzo noi incontreremo altre vestigia nei


e

due susseguenti. Tolgo dall'erudito Zanetti {Monete


0) che nel 1771
si

Zecche d'Italia,

t.

II,

p.

420

trovarono nel comune di Panzane sotto l'ascella di un morto


i

molti zecchini veneziani, tra

quali uno del doge Marino Faller che fu decapitato

nel 1354. Che pi? Racconta ancora che nel


nel territorio di Bologna, fu scoperto al

comune

di

s.

Bartolomeo

di

Musiano,
si

tempo suo un cadavere, presso

del quale

trovarono varie monete di mistura, che stabilivano che quello era stato sepolto verso
il

1470. Dai quali

fatti

lo

Zanetti deduce che quel costume


i

fu

appreso certamente
tesori.

dai barbari,

che usavano di seppellire

loro morti

con grandi

Fu

nei secoli posteriori stimata


si

una

siffatta pratica

come

sortilegio

condannato
credo nel-

dalla chiesa; onde da qualcuno


l'opinione di giovare al defunto,
fortuna.

continu a fare di nascosto,

non

gi

ma

perch questo fosse propizio, o per trarre qualche

Lo

stesso Zanetti nel luogo citato riporta quanto ne scrive G. Catalani nei

KoMA

commentari
al

312

Ili, p.

ROMA
Quidam

suoi

Pontificale

Romanum

(t.

268):

fidem agentes ponimi quinque solidos supra pectus mortai


Il

sortilegi cantra

Catalani pubblic
ci

il

tono volumt'

dei

Commentari

nel

174u, econ la parola


la

poiiiiil

8i<;nitica
fin

come

tuttora la superstizione fosse in vigore,

quale

forse si

sar protratta

presso ai tempi nostri.

G. Gamurkini.

IV.

ROMA.
citt

Nuove scoperte mila

e nel suburbio.

Regione
costruiscono
si

III. Nel cavo all'angolo sinistro dell'abside


Religiose dette del Sangue Sparso, in via di
di

della nuova chiesa, che


s.

le

Giovanni

al Lattrano,

scoperto, alla profondit

m.

t,U

dal suolo,

un pozzo rettangolare costruito

in

laterizio,

profondo oltre 5 metri.

largo

m. 0,85

X 0,70;

nei quattro lati di

esso sboccano piccoli fognoli,

egualmente

costruiti,

che misurano m. 0,40 di larghezza

ed altrettanto di altezza.
In vicinanza dell'indicato pozzo ed alla
di

medesima profondit sono apparsi avanzi

mura a

cortina.

Nella via detta Curva, fra le vie Buonarroti e Macchiavelli, furono raccolti fra
terre di scarico molti altri

frammenti

di figurine votive in terracotta (cfr. Notiiie


fittili

1894,

p. 278), parecchie tazze e vasetti

spettanti alla suppellettile funebre dell'ardi

caico sepolcreto

esquilino,

ed

un blocco

amatista gausto

dal fuoco, del peso di

circa 5 chilogrammi.

Fu

pure scoperto un avanzo di grosso pilastro in muratura, con

un blocco

di

tufo sovrapposto, alto


s.

m. 0,50 largo m. 0,55.


una fogna,
si
il

In via di

Vito, cavandosi per

scoperto un tratto di pavimento


livello della

stradale a poligoni di selce, che a m. 2,00 sotto

na

odierna.

K ma-

nifestamente l'antica strada, che tendeva alla porta Esquilina. Fra

le terre

sono stati

recuperati duo grandi anelli di bronzo; due spilli pure di bronzo, e due di osso; e cin-

quanta monete imperiali di bronzo.

Per

lavori di
si

fognatura in via di

s.

Antonio, alla profonditii di m. 3.10 dal

piano stradale,
cappuccina.

incontrata un' antica chiavica costruita in laterizio e coperta alla

alta

m. 1,30

larga m. 0,58.

Regione IX.
spiciente
largo
il

Nei
si

lavori

di

fondazione

al

muro

del palazzo Falconieri


di

pro-

fiume,

recuperato di

un pezzo

di

lastrone

porfido,

lungo m. 0,90,

m. 0,70, dello spessore

m. 0,40; ed un rocchio

di

colonna scanalata, di

portasanta, lungo m. 0,38, del diametro di m. 0,35.


In piazza
di

Montecitorio,

rinforzandosi

le

fondamenta dell'albergo Milano, a


di

m. 2 sotto

il

livello stradale si
il

scoperto un avanzo

muro

a cortina lungo m. 2,50,

grosso m. 0,50. Presso

medesimo

apparso nel cavo un piccolo pilastro laterizio.

REGIONE

I.

313

un parafulmine,
si

OROTTAFERRATA

Regione XIII.
tino,

Sull'angolo orientale del nuovo Collegio dei Benedettini all'Aventilo

scavandosi per la collocazione del


di un' antica stanza, a

di

incontrato

il

pavi-

mento
sotto

musaico tutto bianco. Questo pavimento trovasi a m. 4,35


sud del cimitero acattolico presso
e tre

il

livello del suolo attuale.


il

Costruendosi
Testacelo,
si

nuovo muro

di

recinto

il

sono rinvenute

quattro

anfore
il

intiere

frammentate. Misurano in
di circa

media

l'altezza di

un metro, ed hanno

maggior diametro

m. 0,80.

Via Portuense.
acque urbane,

Nella vigna Costa, situata fra


i

il

secondo ed

il

terzo chilo-

lometro fuori di porta Portese, a sinistra, eseguendosi


stato scoperto a

lavori del grande collettore delle

m. 5,50

sotto
il

il

piano di campagna, un piccolo cordi tesselli bianchi,

ridoio in opera laterizia, largo

m. 1,60.

Ha

pavimento a musaico

con fascia nera all'intorno. Sui muri laterali, che spettano probabilmente a due stanze
di

un privato

edificio,
fino,

fra le quali correva quell'ambulacro, resta

qualche parte d'in-

tonaco abbastanza

senza traccia di pittura.

Via Tiburtina.
rano,

Negli

sterri per la costruzione di

nuovi sepolcri al

Campo Ve-

sono state raccolte quattro lucerne


in

comuni,
di

in

terracotta,

una delle quali col

monogramma t
una

rilievo;

una piccola tazza

terra nerastra; tre spilli di osso;


di vasetto, di vetro.

lastrina di smalto;

un balsamario ed un fondo

G. G.1TTI.

Regione
V.
nominato

(LATIUM ET CAMPANIA).

OROTTAFERRATA
La
Cipriana,
si

In un quarto del territorio di Grottaferrata, de-

scoperto un cippo di

marmo,

alto

m. 0,53, largo
in

spesso

m. 0,82, che dentro scorniciatura mostra


rose,

l'iscrizione

seguente,

lettere

assai cor-

della quale l'ispettore P. Rocchi

mand un

calco cartaceo:

PVLLAIENVS

SABINVS PVLLAIENAE PRIVATAE N VT R CI FEC T

Il

cippo fu aggiunto alla raocoliii

miliijiiariii

dnllii

inMimiiK'iitiile

Abbazia.

F.

Bak.nahki.

ANZIO, POZZUOLI, POMPEI

814
orchitettonici

HBOIONB

I.

VI.
via

ANZIO

.farmi

scoperti presso

un

tratto

di

romana

in Ansio.

Nello scorso giugno, furono eseguito opere di sterro sulla via romana di Anzio,
nel punto in cui sbocca nell'abitato, accanto al cancello esterno della villetta gi pontiticia,

ora Ospizio Marino. Si

rinvennero numerosi

poligoni di selce, dell'antica

via,

la

coincidenza della quale colla moderna, era del resto cosa nota. Anzi nel margine
si

sinistro di essa

scopr

si

lasciN

intatto

un

filo

dei poligoni suddetti.

Ma

ci

che rende importante


di grandiose

lo scavo, la

scoperta di

frammenti architettonici, marmorei,

proporzioni.

Si tratta di due parti di un


listelli,

immenso

stilobate in

marmo
lungo

bianco,

sagomato egregiamente, con


dello

gole,

abaco.
ra.

Un frammento
Altri

m. 1,48,

spessore

di

m.

0,(37;

l'altro

di

l,20XO,7u.

frammenti

minori sono stati scoperti insieme, e fu trovato anche un tronco di colonna di


caristio,

marmo

lungo, m. 2,32, del diametro di m. 0,4(3.

Questi avanzi sono custoditi nel

recinto contiguo suddetto Ospizio Marino.

G.

Tom ASSETTI.
via

VII.

POZZUOLI

in di

vicinanza della stazione di Torre Gaveta, nella


Procida,
il

campestre che mena a monto


sposte sul fianco sinistro

prof.

Viola esamin alcune tombe, di-

della strada, a m.

1,20 del piano di campagna. Erano di

costruzione semplicissima, incavate nello strato tufaceo, senza rivestimento interno o

coperte da grossi tegoli. Contenevano

il

solo scheletro.

Una

di

queste

tombe,

scavata

alla

presenza

dello

stesso

prof.

Viola,

lunga
estre-

m. 1,'.0X0,40

X 0,30,

coperta come le altre da tegoloni, presentava in una


loro.

mit della copertura un tubo fonnato da due embrici, accostati tra


conteneva nn mucchio di ossa umane, combuste.

La tomba

III.

PO.MPEI
e

Giornale dei lavori compilalo dagli assistenti.


fatti

1-19 agosto. Si sono


di pareti dipinto;

lavori per restauri di vari edifizi e per assicurazione


di oggetti.

non sono avvenuti rinvenimenti


i

20

detto.

Sono incominciati

lavori di scavo nella Regione V,

ad

est della casa

detta del Laberinto.

24

detto. Nella sistemazione

dello

scavo nella Regione V, isola 2, nella casa


isola, a partire dall'an-

con l'entrata al secondo vano, nel vicolo ad oriente della dotta


golo sud-est, noU'ambieiito posto ad est dell'atrio,
fora lesionata e
si

rinvenne:

frammentata con

iscrizione.

Terracotta. Un'an-

Bromo. Una

cerniera lunga

mm.
70.

72.

Un mm.

anello avente in un punto del diametro un avanzo in ferro; diam.

mm.

Una
quali

borchia a cui
43.

superinnnonto

attaccato un anello
Ouxo.

scanalato;

diam.

della borchia
delle

Altra quasi simile.

Cinquantuna cerniere
Vetro.

circolari,

otto grandi e quarantatre piccole.

Piccola carafinetta, alta

mm.

65.

25-31

detto.

Proseguirono

lavori senza rinvenimento di oggetti.

REGIONE

I.

315

colonna inilliaria.

SORRENTO

IX.

SORUENTo
<Tar(iiiio

al

all' (lUica

Nel chiostro dell'ex-cdiivcntd


del

di

s.

Fiancesco in Sorrento, e propriamente nell'area

piccolo

giace

suolo da alcuni anni (che prima trovavasi in opera nel


di

medesimo
di

chiostro)

un fusto

colonna di

marmo

cipollino, alto

m. 1,83

del diani.

m. 0,27. Porta incisa la seguente epigrafe,


del

molto danneggiata dalla grande cor-

rosione' della superficie

marmo

XXV
IMP caes.

M VR
XEN
PIO
.

vai.

Ilo

felici

my icto
Aiijuslo

Avverto innanzi tutto di aver collazionato l'apografo con


11

l'impronta cartacea.

nostro miniarlo dunque

appartenne

senza

dubbio

alla via, segnata dagl'itinerari

{CI.
liario

L. X, p. 58,

n. I)

che

dal promontorio di Minerva perveniva a Pompei, dove

innestavasi all'altra che da Nuceria

rinvenuto a Resina e recante

menava a Napoli ({7. /. L. X, p. 58, n. II). il numero VI {C.I.L. X, n. 6937, 6938)


qua Neapolis priacipalum
iiilcr
(

Il

mil-

opi-

stografo; e l'epigrafe n.

6937

si

riferisce

appunto a Massenzio. Ora, poich ad Rc-

sinam
704)

inveiilus

cum

sii

aeUUis

labcnlis,

oppida
L. X,
il

Campana
p.
,

sibi vindicabat, in co milia


al

ab ea urbe numerari probabile


il railliario

est

C. I.

medesimo computo bisogna riferire


infatti la distanza tra

di Sorrento, che porta

numero

XXV. Ed

Neapolis

il

promontorium Minervae

era

di circa trentuno miglia


la

romane.

Ma

l'imperatore Massenzio non dovette che restaurare


terribile conflagrazione

strada, giacch altrimenti dal

tempo della
si

vesuviana, che

mut

addirittura la faccia dei luoghi,

sarebbe, contrariamente al costume romano,

troppo aspettato per rifare una regolare via di comunicazione tra Napoli e tutta la
regione sepolta dal Vesuvio.

La qual

cosa, se insostenibile
fatto,

alla luce del solo ra-

gionamento, vien del tutto eliminata da una prova di


tante epigrafe, in grandi e belle lettere
nel
p.

che scatm-isce dalla impor-

monumentali,
di

di

una colonna milliaria scoperta


(cfr.

1879 presso
418;
C.
I.

la cattedrale di

Castellammare
Spetta

Stabia

Noi. 1879, ser. 3*, voi. Ili,


0.,

L. X, n

0939).

all'anno

r21-122

d.

fa

memoria

di

una buon
il

via costruita dall'imperatore Adriano, della (piale


diritto cred
il

(luel milliario

era \undecimo.
che,

De

Rossi {Bidl. d. ardi, crisi. 1879, p. 124)

non potendo
la

milliario scoperto

presso Stabia

convenire

alla distanza

da Napoli,

numerazione

progressiva

delle

miglia

della via fatta da xVdriauo cominciasse

da Nuceria Alfa-

terna, stazione principalissima della

Cajnta

Jihe</iuiii.

dinimata dall'Appia.
iiii

Ma
I.

esi-

steva gi in Napoli una colonna milliaria priva di numero, la

epigrafe

(('.

!..

X,

Classe

di scienze

mokali

ecc.

Memoiue

\'ul. 11, .Serie ', l'iUtc"-"

-10

NAVBI.L1

Jl(i

REGIONE

IV.

II.

tiiUO) risulta perfi'ttaineiito identica a quella del milliario di Stabia.


ipotesi,

Dunque non

infondata la
la via

che Adriano, oltre alla Nuceria Stabias. abbia rifatta anche

l'ow}>eiis da Napoli a Nocera. passando per Pompei, donde si diramava il tronco di milliaria Miumutc. cui appartenne la nostra colonna Staliius l'romoiUoriiiiii

Sorrento.

Veramente non

si

pu affermare con

sicurezza

che Adriano sia stato

il

primo

imperatore, dopo l'incendo Vesuviano, che abbia curata la


tra

rifaziono della nuova via

Napoli

e le citt

sepolte.

Ma

se da

un lato

si

tien conto

della fortissima im-

lontani da qi:ella pressione prodotta negli animi da quell'incendio, la quale dov tener di Traiano, contrada per molto tempo gli abitanti, e dall'altro si pensa che l'impero improse guerresche, i quapi elle alle arti della pace, fu in gran parte rivolto alle

rantadue anni intercessi

tra la catastrofe

Vesuviana e

la rifazione

della nuova via

vita. non parranno troppi, perch quei luoghi desolati risorgessero alla dei suoi tradizione la seguendo Massenzio, che omettere Da ultimo non voglio

predecessori,

non manc

di

occuparsi

delle viae puhlicac


di Minerva,
egli

popuU

lloniani;

e,

oltre

che alla via fra Napoli

il

promontorio

rivolse le sue cure alla

ria //erculea ab Aequo Tutico in


alla

Lucaniam
(n.

{C.

/.

L. X, n.

6063, 6964, 6971, 69T2);


(n.

Labicana

(n.

68S'2);

alla

Latina

6881);

air.l;;)/
tinaliiieiite

6S36, 6847. 6816,


Capila /iheyium

6867, 6868, (!869); alla /Vacnestina


(n.
6'.i.j2,

(n.

6886)

alla

OUM).
A.

SOGLUSO.

Ueiionk IV ^V.I.I/.V//'.I/ h'T

SABINA).

VEST/M
X. NAVKIilil
Di fronte
al

Tombe preroniaw scoperte nella contrada Carnaio.


una contrada detta Camaia,
1

villaggio di Navelli, liavvi

che dista

dal paese circa un chilometro. Nello scorso inverno,


(fianiorio,

fratelli

Gennaro ed Ambrogio
dello
zafferano,

eseguendovi

in un loro terreno uno scissalo per piantare

m. 2 circa di profondit, rinvennero


cadaveri incombusti giacevano

dei sepolcri appartenenti alla prima et del

ferro; lua di
I

un periodo piuttosto avanzato.


sulla

nuda

terra, soltanto difesi

lateralmente

rinvenimento, e superionucnti' da rozze pietre. Io non fui presento al ebbi notizia ini recai sopra luogo, onde potei osservare la localit ed
getti della suppellettile

ma
i

api)ena ne

seguenti og-

funebre

che

ila!

iletli

Gianiorio

si

conservano.
di

/ironso.

Dieci placche da cinturone, pi o

meno

corrose,

e frammentate,
.sparse

m.
a

0,116.')

0,1)65
riuniti

ognuna, con decorazioni geometriche


luattro a quattro.

a puntini,

di

bottoni

sbalzo,
cuoio,

Cinque placchelte

per rivestire strisce o cinture di

lunghe

m. 0,028
tre

X(,Oir>, contornate da ligure geometriche, anche a puntini, aventi nel

mezzo

Imttoiii

a sbalzo,

in

linea retUi.
le

Un

pettine di lamina di bronzo, con molte sfalir<Miiiictiiilie.

dature, ornato in

ambo

facce

da ligure

alto

m. 0,o.")XO.0l. Vi

ri-

REGIONE

IV.

oj^utino liintjo 0,00.").

:I7

VITTOKITO, SALLE

mansjono otto denti,

Una

pinzetta ben conservata,

liiu-^a

iii.

(t.I;!.

Due

aniiillc a spirali, grandi, ed

una piccola. Catena ben conservata,

rotta in

due

pezzi,

lunga m. l,2o. Un'armiila ed un pendaglio con pasta vitrea colorata


Ferro. Met, del fondo di un vasetto cilindrico.
altri

in azzurro:

alta

Un'armiila rotta
di

in

oggetti irriconoscibili.

Le

due pezzi, ed

Fi Itili. Un'idria
anse, in

argilla nera,

frammentata,

m. 0,42
lini.

X 0,35

di diametro.

numero

di quattro,

rappresentano dei cagno-

All'intorno vi graftito un bell'ornato.

Una

tazza; una fusaiuola.

N. Persichetti.

PAELIGNI
XI.
in

VITTORITO

Nella chiesa dedicata a

s.

Michele Arcangelo

e proprio di

un muro grezzo della seconda nave destra, stava murato un frammento

pietra

calcare locale, di m.

0,70X0,26. Vi

si

legge:

"ANN
Al
lato destro vi scolpito

XIIII

MENS

VII

DIES

VI

uno specchio

circolare.

In una lastra della stessa pietra, di m.


resto epigrafico, a grandi
e belle lettere:

1,30X0,85X0,16, rimane

il

seguente

BENIGNV
Nei dintorni della chiesa
ad un pago
cortniese,
si

scoprirono in vari tempi

molte tombe appartenenti

ignoto.

Le
imo

antichit continuano a scoprirsi a breve distanza, verso nord-est, nei fabbridel paese. Tra gli oggetti rinvenuti noto due grandi doli, ben conservati,

cati nuovi

alla bocca di
si

alto m. 1,10, del diametro m. 0,46. Nel luogo del rinvenimento detto Piano di Santa Maria, scopri pure una vaschetta di forma quadi-angolare, costruita a calcestruzzo. L'altro
sig.

de' quali,

posseduto

dal

Seratino

Pietrantoni,

dolio alto

m.

con diametro di

ra.

1,12 nel corpo e m. 1,02 di bocca. Verso

il

fondo, che piatto, ha un foro circolare con labbri sporgenti. Questo secondo vaso

si

conserva nel giardino del sig. Alfonso Pietrantoni.

A.

De Nino.

XII.

SALLE
di

s.

Avanci

di suppellettile funebre

preromana proveValle.

nienti da tombe scoperte in contrada

Pesehio della
1

La contrada
perte.

Nicola, distante circa

chilometro dal paese, ferace di sco-

Ma

gli

antichi oggetti

che

di

quando

in

quando

vi

si

rinvennero,

andarono

sempre

dispersi.

Non

cos quelli

che

si

trovarono nella contrada Pesehio della Valle, a sinistra


Ivi

del torrente

Fossato Torbido.

ultiniiinicnte

il

prnprii'fario

del

fondo.

Luigi

Sa-

TARANTO
uu annosa

queiriji.

318

REGIONE

11.

liTuo, nell'abbattuie

rinvenne una tomba, la cui suppellettile di

ro^zo impasto nera:<tro fu spezzata.

Dalla descrizione avuta dal colono, supponjjn


e

vi fosse un'oinoclioe

a bocca tonda
di bronzo,

una eotvia.
le .solite

Lo

seoprit<ire

conserva per

j^Maiide

jtarti'

di

una decorazione
lilo

con

majjlieite a spiralo; e una

,'r:inde

quantit di anellini di

cilindrico;

oltre a cinquanta.

Grazioso

il

ciondolo,

puro di bronzo, somigliante ad anforetta con

ba.<e

conica.

La tomba aveva per piano


vergine,
ai
lati,

un acciottolato concavo, quasi a navicella; terreno

un grosso lastrone per coperchio.


sito,

Altra tomba, nello stesso

fu scoperta
in

dal contadino
ferro.

Antonio Paolo Sarra,

che conserva soltanto una cuspide di lancia,

A. 1)k Nino.

IlEc.ION'K

II

(APULI A)).
Taranto.
a musaico, che

XII

1.

TAHANTo

il

l'ammenli a musaico scoperti in


mentre
si

Nel passato mese di


nuova casa nel borgo

aprile,

faceva lo sterro per la costruzione di una


alcuni

di Taranto,

furono scoperti
sig.

pavimenti

richiamarono Tattcnziono del vice-segretario


del

Parrilli,

col residente per le cose

Museo

e degli scavi;

quale subito ne
sul

riferi

alla

Direzione dei Musei e degli

scavi in Napoli. Recatomi


riferire

posto e tutto osservato, mi sembrato opportuno di

non solo dell'ultima scoperta,

ma

anche delle precedenti,

per quel che


in

ri-

guarda qnesto genere d'arte antica, e por quanto essa rappresentata


sue tre parti principali, cio:
Ihostroton.
Il
il

Taranto nello
e nel li-

naWnpus

lesseltatiim,

nel

musivum sedile
sig.

proprietario del terreno

dove avvenne la scoperta

il

Carlo Cacace; ed
lasciarono

mastro muratore

che

vi

costruisce

un

tal

Quero;
pre.so

questi

che

il

inverni,
il

per mio mezzo,

con ogni cura avesse


il

nota del rinvenimento, e det-

tero
di

temp.i p.r faro csegnire

disegno di un pavimento, quello che pi interessa


archeologiche.
se

render

noto

ai

cultori
ci

delle

scienze

Ksso infatti
viene

ci

presenta una

scena

mitologica,

che vuol
storia
i

dire che,

pure

non

mostrare
i

un

fatto

del tutto nuovo

nella
fra

delle
cio,

scoperte
di cui

tarantine, non tuttavia fra

rinveni-

menti pi comuni,

tanti

quella terra
e
di

stata

cos'i

doviziosa.

Dal 1H80 a questa parto molti pavimenti


figurati

vario genere

si

son trovati,

ma

son tutti

disegni geometrici, e
si

quindi di minore importanza relativamente


faceva lo scavo delle terme romane nel
sito

a quest'ultimo. Solo una volta, quando

denominato

fortini presso la sponda di

Mar Grande
ili

(')

venne
di

fuori

una stanza con

pavimento a musaico, nel cui

mezzo, disegnati

a contorno

tenadlne nere, vede-

vansi la parte posteriore di un delfino e gli avanzi


>i

una figura umana ignuda, che


sul delfino,

sedeva

Hiii)ra.

Ki-a

la

solita

rapj)rescntjizione

di

Taras

comunissima

()

Notizie, 18P1. scr.

r.

v..l

IX

\<

'.12

REGIONE

li.

_
Ma
in

319

TARANTO

nella nuniiciiuiitica tarantina.

era pure ben mi.sera cosa quel pavimento, special-

mente per quel che

vi

restava,

modo da non meritare una spesa


una volla
strada
di
iiel s.

per conservarlo. ora del

Da' miei appunti poi rilevo


sjcf.

clic

Inndo del

sic(.

La Tanza,

Cacacc, posto a dr. dell'antica

Lucia, presentemente strada secon-

daria dell'arsenale marittimo,

fu scoperto

un pavimento a musaico con disegni geo;

metrici di color nero su fondo bianco, molto bene eseguiti e discretamente conservati
e ricordo pure che,

dopo di essere stato esposto per qualche tempo, fu ricoperto per

non esporlo ad ulteriori guasti.


a dr. della strada
di

Un

altro

fu trovato nella casa del sig.

Tommaso
s.

Cito

Umberto

I"; parecchi nel fondo del sig.


sig.

Osimo presso

Francesco

Paola

uno nel fondo del

Miraglia a

sin.

della strada delle Gasine, ed altri

in altri siti,

ma
essi

tutti d'un

importanza secondaria.
le

Per se
per
ranto
i

non servono a far progredire

conoscenze in quanto a parte tecnica

soggetti di rappresentazione, mostrano nonpertanto quanto era dift'uso in Ta-

a'

tempi dei Romani questo ramo di costruzioni

e la

importanza ed estensione

della Taranto romana.


Soli tre musaici trovansi estratti e conservati nel

museo

di

Taranto, dei quali


il

procurer di fare esatta descrizione, quantunque nessuno ignori che in questi casi

disegno sia pi dichiarativo di tutte


1.

le

parole.

Musaico di forma rettangolare (m. 2,12 X 1,78) a due colori bianco e nero mediocre esecuzione. Corre intorno una fascia bianca larga m. 0,0.5; alla quale succede un'altra di m. 0,19 col fondo bianco e con rivolgimenti a spirale a musaico
e

di

nero, fatti in

modo da

lasciar

bianchi

altrettanti disegni,
tali

simili per forma e delle


il

identiche dimensioni dei precedenti.

Ricordano

disegni

motivo generalmente

adoperat'^ dagli antichi per rappresentare le onde del

mare

nei vasi e nelle monete.

Dopo una

terza fascia nera di

m. 0,07, resta
a

il

rettangolo interno,
profilo nero,

sempre a fondo

bianco, variato da figure semiellittiche


alle altre in

semplice

sovrapposte le une

modo che

la estremit di ciascuna

vada a posare sul centro degli archi

sottoposti.
2.
lori

Il

secondo musaico (m. 1,70X1,00), come


e

il

precedente pure
u

in

due cofat0,2(J

bianco
11

nero;

esso

non

fu

trovato
le

completo,
in

molto pregevole per

tura.

fondo

al

solito bianco,

variazioni

nero.
i

Una

fascia larga
si

m.

correva intorno, formata da triangoli bianchi e neri,


negli angoli.

quali tutti

toccano fra loro

Vi succede poi una zona bianca di m. 0,07 ed un' ultra nera della stessa
divisa in tanti spazi quadrangolari, le cui estremit sono fra loro conin

larghezza, che limita l'area interna die poteva essere di fprma quadrata o rettangolare.

Questa

giunte da curve rientranti,

modo che

si

potrebbero chiamare,
sono
in

se

fosse

possibile,

quadrati curvilinei.
il

Gli

spazi contenuti fra le curve

musaico nero, mentre

tondo dei quadrati in bianco.


3.

Fu

tagliato alle dimensioni di

m. 1,76X1,7(1 mentre era molto pi grande.

Il

fondo bianco

formato da tasselli piuttosto piccoli e ben commessi insieme. Nel


di lato;
porfido,
il

mezzo sta un quadrato con m. 0,84 m. O.Oi di minutissimo musaico in

quale

definito

da una fascetta larga


di

cui

succede un'altra

m. 0,08
fu

di

mu-

saico bianco con tasselli egualmente minuti; questa in

iilcnni ]Minu

daL^li antichi

TARANTO

320

REGIONK

II.

restAnrata.

Viene quindi un nioaudro semplicissituo su fascia larga m. 0,18.


in

il

quale

distinto

quattro parti, rappresentate da quattro diven-ii colori


e e
di

rosso antico, rosso

meno
da

intenso, verdastro osiMiro


del
lato
di

verde chiaro. Resta infine

nella

parto

interna un

(luadrato

di

ni,

<i.">4;

sempre
iiiarnii

col
di

fondo

bianco o variato da
1

rombi

trianjioli

pasta

vitrea

diversi colori.

quattro angoli e la
tre file di rombi,

parte media dei lati sono occupati da triangoli in

marmo, mentre
in senso

di tre ciascuna, scendono perpendicolarmente nello stesso senso, toccandosi negli angoli acuti, ed altri

duo rombi per parte sono messi

opposto

al

primo. Tutti
Il

questi sono di pasta vitrea bleu con tilaaienti a voluta di color biancastro.
poi sparso
di pezzettini di

campo

marmo

giallo senza alcun ordine

di varie

forme e di-

mensioni.

questo, secondo a
al

me

pare, uno degli esempi in cui vedesi

Vopus lessellatum

mescolato

sedile

e per

questo musaico merita di essere in partieolar

modo

notato.
for-

Auderebbe pure menzionato per la profusione di pasta vitrea, di cui non solo son mate le lastre romboidali, ma anche buona parte del meandro.
T

tre descritti

musaici fmouo rinvenuti parecchi anni


sito,

fa

in

un'area editcatoria
la

di Montedoro, e
sig.

propriamente nel

ove presentemente trovasi costruiti

casa del

Massarotti. Si vedeva chiaro che trattavasi di


si

una antica casa


il

di epoca

romana,

della quale per non

pot trovare la continuazione, perch


resta

giardino della sopra-

detta casa moderna non fu sterrato ed ancora

nell'antico

piano di campagna.

La casa per doveva essere grandiosa e ricca: lo si desumeva non tanto dai descritti musaici, quanto da un piccolo frammento pure di musaico, che potetti salvare e che pur esso esiste ancora in quel museo. La piccolezza dei pezzettini, il vario dei colori,
la esatta

commessura dovevano

far cosa di

primissimo ordine
0,:J5

esso per cos guasto

da

non prestarsi a descrizione.

Misura m,

0,28.

L'esempio pi importante nel genere ieW'opus sedile o lavoro a commesso vien


dato da un pavimento trovato nello sterro per la costruzione delle scuderie della societ degli

Omnibus

nel fondo

del sig. Carlo Cacace,


Il

posto in vicinanza del luogo,


felice idea di

ove furono trovati

gli

ultimi musaici.

sig.
:

Cacace ebbe la
presentemente
di Taranto.

estrarlo

e restaurarlo, sostenendo

una non
di

lieve spesa

lo si

ammira

il

nella torre

della sua deliziosa

villa

Crispiano,

borgata

Non

caso di farne

descrizione per le
colori dei

diticolti

che incontrerei, posta la complicazione del disegno e dei

diversi

marmi;

solo dir che nei dischi dei quattro angoli erano intarsiate

quattro figure, dello qua^i non si pot conservare neppure l'impronta pel pessimo stato
di

conservazione in cui

ci

pervennero.
in

N mi
di

fu

dato di vedere altri pavimenti di simil genere


si

tutti

lavori

di

Taranto; e tale scarsezza

potrebbe spiegare con la povert di marmi, che gli scavi


son venuti
fuori

Taranto

ci

mostrano.
la

Invece moltissimi

del genere che gli an-

tichi
i

chiamavano con

parola greca lithostraton. e che corrispondono a quelli, che


di

moderni dicono ha/tuli alla vcnesiaiia. Si costruivano con pezzettini

marmo

di
li-

vari colori, di terracotta, di vetro, misti a malta, battuti, spianati ed in ultimo


sciati
in

modo da presentare un piano


Ufi quali

levigato e perfetto. Si consideravano di maggior


la quantit
di

pregio

qui'lii.

maggiore era

pasta vitn-a; infatti la casa del

REGIONE

!;.

la

321

TARANTO

Fauno, die certamente

pi grandiosa di Pompei, ne conserva

migliori:

pi

comuni poi orano


molti
in

quelli costruiti ?enza pezzi di vetro.

di

que.4a classe se ne trovano

della casa Cito,


di

Taranto; qualcuno anche molto ben eseguito, come quello rinvenuto nello sterro dove c'era anche un certo ordine nella disposizione dei pezzettini
stato possibile di

marmo, mentre che sinora non mi

osservarne alcuno con me-

scolanza di pasta vitrea.

Ho' voluto trattare di queste precedenti

scoperte, sia perch esse restavano an-

monumenti ed ^n nointorno a questo genere di antichit in Taranto. Passo ora a trattare degli ultimi rinvenimenti.
tizie
I

cora ignorate, sia per mostrare quanto vi era in precedenza in

pavimenti a musaico erano in numero di

tre,

uno dei quali

in cattivo stato di

conservazione e gli altri due piuttosto ben conservati:

una casa

di

ap])artenevano tutti e tre ad epoca romana dalle proporzioni vaste e grandiose. Essa per posava sopra
le

rovine di altra epoca,

bassissime muraglie

che limitavpno
i

pavimenti erano

fali-

bricate con pietre appartenute ad edifizi pi antichi ed


stesi sopra rottami

pavimenti stessi erano di-

di data pi anteriore.
in

Del resto quei muri erano pessimamente


far ritenere

costruiti e quasi senza fondazione

modo da

che la casa era formata

dal solo pianterreno.


II

pavimento meno ampio

gine di musaico bianco largo

e meno importante misurava m. 3,84 X 3,14. m. 0,55 correva intorno alla parte figurata,

Un marla quale

formava un rettangolo di m. 2,74X2,04; ed era semplicissima, tutta di figure geometriche con qualche accenno o motivo di fogliami. Due rettangoli (m. 2,04X0,00),
in ciascuno dei quali stanno iscritti

due rombi orizzontali ed uno verticale, incassano


altri

un quadrato
rali

il

quale resta del tutto chiuso per mezzo di


in cui dal centro
filo

due rettangoli latesteli

(m.

1,54X025);

si

svolgono
Il

due

semplicissimi

serpeg-

gianti formati da un
iscritto

di pezzettini neri.
e

quadrato interno (m. 1,54 di lato) ha

un secondo quadrato,
il

nei triangoli risultanti eseguita

una

foglia di edera

con steli;

secondo contiene
e

con
il

lo

stesso sistema

un

terzo,

e nei triangoli altre

figure geometriche;
di

finalmente

terzo con un insieme di quadrati, di triangoli e


il

archi bellamente

compie tutto

pavimento, che desta interesse e per la bont

del disegno e per la buona esecuzione.

Maggiore considerazione devesi atribuire all'ultimo pavimento,


figurato quasi unico

il

quale per essere

nel suo genere

in

Taranto.

La

stanza,

in

cui trovavasi era


la

molto ampia, cio di m. 9.25


tazione che ne occupava
il

X 5,95,

forse la piii

ampia della grande casa;


;3,00,

rappresen-

centro era di m. 5,40

per nella

fig.

qui unita ne rapdi altre

presentato solo per m. 4,80

3,00, essendosi tralasciata la riproduzione

due zone

con rombi

iscritti,

simili a quelle che vedonsi nella parie superiore.

del

musaico
ed

Intanto come prima impressione notiamo la differenza sensibilissima fra il corpo e la zona inferiore. Come tecnica e come diseguo queste due parti sono a
diverga

diverse

epoca

si

riferiscono.

Parier

([uindi

prima

dell'una

poi

dell'altra.

Si
parti

notino

in

primo

luogo

la

jioca

esattezza
;in(ielii

il

nessun

online

fra

le

diverse

del musaico, (ii e noto che gii

arteliei

davano spesso

alle rappresen-

TARANTO

322

RBUIONE

II.

taTioni

composizioni,

di ammirare la parU una certa irregolarit che in vero se non peraiettova in una tal quale variet di meccanica del lavoro, lasciava nondimeno posare l'occhio fatto infiniti esempi ci .juesto gradita allo sguardo. Di

che

riusciva

fa.-cia genere di musaici questo ne uno. (iacdie la altietorizzontale senso sono iscritti in a dr. della ligura. variaUi da rettangoli, in cui

mostra larte decorativa,

nel

REGIONE

II.

sin.
(ra.

323

piti

TARANTO

tanti

rombi contenenti piccoli

cerchietti,

larga

(ni.

0,54) dell'altra dt-Uo

.stesso

disegno che sta a


e'

0,42). Cos nella doppia zona della parte superiore a dr.


divisi in quattro presentano disegni si-

la variante dei

due ultimi rettangoli, che

mili ai precedenti,

ma

pi piccoli. La fascia pi interna poi (m. 0,17) costituita da


si

fondo bianco con un sistema di circonferenze che


retta che tutte le taglia a met, non

tagliano a vicenda e da una linea


d'inesattezze, le quali

meno piena

non sono

che
il

l'effetto

di poca accuratezza.
il

dopo un'altra fascia di color nero (m. 0,07) viene

quadro; tutto
Il

resto non che cornice.

fondo del quadro

(m.

2,40X1,80)

di

un musaico

fitto

ben commesso;
facilmente re-

ci

sono parecchi vuoti, alcuni dei quali intaccano la figura,

ma

tutti

staurabili.
il

Ne occupa
sin.

il

centro una figura giovanile

rappresentante

Bacco imberbe;

quale

si

regge su la

gamba
si

dr.,

lasciando la sin. nella solita posa di abbandono;


al tirso,

con la

mano
il

sollevata

appoggia

mentre abbassa

la destra per versare

da un vaso

liquore prediletto nelle fauci di una pantera. Questa belva che gli sta
e dall'occhio

accanto, dal coi-po screziato

verdastro,

rivolge la testa verso


i

il

nume,

ed apre la bocca in direzione del vaso. Completano la rappresentazione

disegni di

due anforette, adattate

nei

due angoli superiori con la bocca rivolta

al centro.

La
diil

forma
gate

di questi

vasi dalla pancia piuttosto sferica e senza base, e dalle anse proluni

trova pi facile riscontro nell'anfora messapica, quantunque non vi siano

schetti,

che

in

foiine di vasi

greci;

mentre che

il

vaso

della

mano

proprio

kantharos greco.

La

figura di prospetto

ed

ti'attata

a semplice contorno di disselli neri: la


del petto, dell'addome, dell'in-

stessa linea passa a distinguere varie parti del corpo,

guine, del pube, dei piedi e della dicare


i

mano

destra; mentre che una zona nera serve ad in-

capelli sormontati da foglie

di

edera

di

vite,

distinte

con pezzettini di

vetro verde, ed altri avanzi di musaico in vetro dello stesso colore vedonsi nella gola,

indicanti forse

una collana; come pure alcune

linee che stanno sul petto presso gli


i

omeri potrebbero indicare una nebride. La pantera mostra


porta la collana di foglie di edera di color verdino
;

denti di vetro celeste e


il

mentre che tutto

corpo ma-

culato da piccoli cerchietti di color nero e qualcuno verde. L'apertura dei vasi di
color bleu e nel corpo di essi

e'

traccia di gialletto e

il

tirso poi

che finisco a punta

formato da due linee laterali di color nero


si

nel resto da musaico di vetro celeste.


il

L'insieme della figura non


destro piuttosto corretta;

presenta male, ad esempio la linea delimitante

lato

ma

ce anche del brutto specialmente


il

nella forma della

gamba
faccia,

sinistra,

tutf altro che regolare. Gli occhi,


a desiderare; vi
si

naso,

la

bocca, in generale la

lasciano molto

osserva una certa durezza

ed uniformit,
si

inevitabili del resto in lavori di simil genero; nei quali la linea non
tere a ricercare tutte le
fluisce

pu

inflet-

movenze
la

delle diverse parti del corpo. Questo per


si

non

in-

a che

non

si

veda

preponderanza delle forme nmliebri, quali


et

convenivano
(').

ad un dio membris ciim moUibus


Tuttavia se
si

langHoris feminei dissolutissimus laxitalc


di

va a notare che

musaici con figure oltre la grandezza natm-alo

(')

Aniobio, Adv.

(jentes, 0,

12.

Classe

di scienze

morali

ecc.

Memorie

\o\. II, Serie

.",

parte 2".

II

TARANTO

di

824

REOIONB

II

(la figura

la

m. 2,10) non esistono che pochissimi, e che in nessun altro trovasi rappresentazione di Bacco ('), cos completa come in questo, non si deve durar
il

fatica nel dare alla nostra scoperta

giusto posto che le compete.


il

N
Si di

quel che abbiamo detto costituisce

pregio principale del nostro


il

musaico.
il

ritiene

da

tutti gli
si

archeologi,

ed vero nel fatto, che


e

musaico
si

genere

arte

che pi

accosta alla pittura;


di

per

nei

musaici

trovano

riprodotti
si

ed imitati

soggetti

arte pittorica se ne togli


;

con tutte
i

quelle note che alla pittura


degli angoli,

ad-

dicono. Nel nostro invece

duo vasi
vi sono

tu non trovi che la


e'

semplice riproduzione di una statua


di paesaggio,

non

movimenti, non

scena, n figure

nulla che possa


in

riferirsi

ad un originale di pittura.
e popolare, in

Del resto

im soggetto cos comune

un

ciclo di arte cosi ampio,

del quale infinite e svariatissimo rappresentazioni ci sono pervenute su qual^iasi materia e di qualsivoglia

tempo,

non

dovrebbe esser
rilievi.

difficile

di trovar riscontri nelle

pitture parietarie o vascolari

ed anche nei
il

Questo non

m' stato possibile

ed invece facilissimo m' venuto

riscontro con parecchie statue e specialmente con


(-),

mia del Museo Nazionale


petuto.

di

Napoli

nella quale

il

soggetto identicamente

ri-

La

stessa posa

del

corpo, delle

gambe, delle braccia, della testa:


le

solo la

pantflra, a differenza di quella del

musaico, sta seduta su

gambe

posteriori ed

molto pi da presso

al

dio.

Ma

in questo

chiaramente

si

vede che tale posizione non

sarebbe stata che un ripiego per necessit di collocamento o di dimensioni di blocco.

il

ripiego fu felice, giacch nel mentie la belva del musaico con


si

movimento natugola,
testa,

ralissimo

dispone a ricevere

il

liquido

che

le

va a cadere direttamente in
non volgendo
bene
la

quella della statua invece, stando troppo da vicino e


riceve
il

liquido su la fronte, per cui viene a mancare l'effetto della rappresentazione.


il

Salvo questa differenza tutta a vantaggio del nostro monumento,


potrebbe riuscire pi convincente per la nostra
la
tesi,

confronto non

cio che
di

la figura del

musaico

riproduzione non di una pittura

ma

di

una statua

Bacco che versa da bere

alla pantera.

questo importante.
si

In quanto al tempo cui


fine del

possa rimandare

il

musaico, io lo credo fattura della

3 secolo d. Cr.
dir poche parole intorno alla zona inferiore che si lega,
si

Venendo ora a

come

di-

cevo avanti, col resto del musaico, essa non


la riproduzione.

pu confondere anche a solo guardare


del disegno, notasi la diffe-

Nel pavimento

poi, oltre alla diversit

renza della esecuzione e sopra tutto la posteriore applicazione di essa,


al

come restauro

grande musaico.
Essa (m. 3,00

X 0.58)
in.

divisa in

tre partite, distinte


:

fra loro

da due fasce nere

perpendicolari, della larghezza di m. 0,05

le due laterali sono di m. 0,82

0,85, e
di

quelle di

mezzo

di

(1,82X1,20.

Le prime sono variate da doppio rettangolo

Cj
P. CI;

l'otribbi'si a fiucst
T.

proposito

ricordare

il

musaico
la

pnl)lilicato
di

da E. Q. Visconti, Museo
attribnti propri

VII, tav.

XLIX,
V.

nel <|na1c per

non c' che

maschera

Bacco con fW

di ijueita divinit.
()

R.

M. Dorb.

XI, tav. 10; Mtlllcr-WicHclcr.

v.

II,

p.

:?54.

REGIONE

II.

325

TARANTO

filetti

neri con

due semicerchi nella parte esterna

con molti altri pi piccoli nella

interna, oltre

\m disco nel centro, due perpendicolari ed una linea orizzontale, che


rozzezza

dividono

il

rettangolo interno in sei pi pccoli. Il rettangolo di mezzo presenta tre

figurine di
ai

una semplicit
graffiti

tutt' affatto

primitive

paragonabili soltanto

pi rudimentali

di figura

umana

delle

catacombe

cristiane.
:

Quella a

sin.

semplice contorno, con la bocca figmata da breve linea circolare


la testa

quella di mezzo
il

ha come velata
e

da panno che gradatamente va a restringersi sotto


;

mento

con segno quasi quadrato per bocca

la terza
ellittica

con eguale copertura in testa per

a musaico pieno e con piccola figura

schiacciata per bocca. Per braccia e


la

busti poi di segni curiosi, che a pena ne e primitivo.

adombrano

forma nel modo

il

pi goffb

Ci troviamo dunque, secondo a


l'arte

me

pare, dinanzi ad
dell' arte antica

un lavoro dei tempi, quando


romana, la via che poi
lo

del musaico ripigliava, su le


si

orme

menava ad una
Che
in

ampia

e larga applicazione nell'arte cristiana.

Da

tal

punto di vista

esso riesce interessantissimo.

Taranto stesso poi

il

musaico ebbe applicazione nei monumenti

di arte

cristiana, vien provato dalla scoperta del 1858,

mentre

si

rifaceva

il

pavimento della

cattedrale di

s.

Cataldo, santo protettore della citt. Ivi fu trovato un pavimento a

musaico

di

rozza fattura con rappresentazione di ima figura muliebre, che aveva din-

torno figiu-e di pesci ed uccelli. Questo pavimento fu salvato dal can. Ceci, amatore
di cose antiche e fondatore fu
di

un piccolo museo, che pi non


della stanza del Museo.

esiste,

dallo stesso

messo

in opera
il

come pavimento
musaico
fu

Posteriormente la detta
lo
si

stanza croll ed
tale stato.

ridotto in frantumi;

anche ora

pu vedere

in

Ma

qualche anno prima era stato dal Lenormant visto e descritto e giudicato

opera del sec.

E
di

in tal

XI (i). modo resta completa


le quali scoperte,

la storia delle scoperte tarantine in questo genere


di

monumenti,

quantunque non siano

primaria importanza, non

cessano tuttavia di esser degne di menzione.

Con questo non intendo n


gelo del

di accettare, n di respingere l'opinione del

Lenormant

intorno alla provenienza dei due quadretti di musaico a rilievo della collezione Santan-

Museo Nazionale
tutti

di Napoli,

che

il

dotto francese crede scoperti in Taranto,


dalle rovine dell'antica Metaponto.

mentre da

sono ritenuti

come provenienti

L. Viola.

(1)

Lenormant, Gaz. archol, 1881-2,

p.

125; 1883,

p.

199-200.

TERRANOVA FAUSANIA

326

SARDISIA

SA RI)/. VIA.
XIV.

TERRANOVA FAUSANIA.

.Vuove

scoperte di antichil

mi

territorio obiense.
1.

Essendosi praticato imo scavo nel predio denominato Iscta Mariana, per ricersi

care materiale da fabbricare,

scoprirono, a circa m. 0.80 di profondit ed in

mezzo

a terreno carbonioso. otto antiche tombe, con ossa

umane

del tutto consunte.

Non

tenne conto di prendere le misure delle tombe,

ma

secondo

informazioni

avute dal

mio nipote
piccolissime
sei,

sig.

Tommaso Tamponi,

il

quale assist allo scavo, due di esse erano di


lo

dimensioni, con muri laterizi, e vlte di embrici e pioventi, e

altre

di

proporzioni maggiori, coi lati di pietre granitiche, legate a calcina e con vlta

piana, formata da lastroni.

In una di queste

si

raccolsero due orecchini d'oro, in forma di cuore, in cattiva

conservazione, e un anello, pure d'oro, a fascia, avente un leggiero rialzo in quadratura


;

da un'altra tomba

si

estrasse

un braccialetto

di

argento, formato di sottile la-

mina rotonda ma
argilla ordinaria.

in parte consunto, tre bottigline di vetro celeste e due anforette di

In una terza
grafi.

tomba trovaronsi

altre

due anforette

e tre

lucernine

fittili

anepi-

Le rimanenti tombe non contenevano oggetti


e

della

suppellettile

funebre; in

qualcuna notaronsi soltanto pochi avanzi di anfore


2.

rimasugli di vetro.

In uno sterro praticato da certo Oio.

Ilaria Panu. in vicinanza della collina

di

s.

Simplicio, rinvennesi un piccolo sepolcro spettante a bambina, costruito con pietre

e calce e rifiuti di mattoni.

Chiudevano

la

volta due lastrine di granito, bene into-

nacate al di fuori; altra lastrina stava in una testata dell'interno, messavi per tener
sollevato
il

capo della defunta. Le ossa erano tutte sminuzzate. Vi fu trovata una


senza bollo, alcuni frammenti di vetro
azzurro
e

lucerna

fittila,

un orecchino

d'oro,

a forma di globetto, molto consunto.

Nel predio Abbefrilta, a circa G chilometri dal paese, in direzione della linea
ferroviaria di

Figari,

si

rinvennero molte monete di bronzo, del basso impero, nonch

copiosi frammenti residui di


e lo rovine
di pietre.
3. Il

di embrici

romani e
in laterizi

di

vetrerie.

Nella stessa localit vedonsi

un antico manufatto
di

e di

poco emergenti dal piano di campagna,


con traccia di uno stretto cunicolo

una vasca

circolare,

per acqua,

mio amico

sig.

Torquato Tovani, comandante

il

bastimento italiano Assunpresso


l'isola

tina,

estraeva recentemente dalle acquo di questo

golfo

Bianca, alla

profondit di circa m. 3,00, due grandi anfore


e terminanti la

fittili,

alquanto scheggiate alla bocca


1,10 con
misui-a
in

a punta.

Una, munita
nel

di piccole

anse semicircolari, alta m.


l'altra,

massima

rigonfiezza

ventre, di

m. 0,02;

meno

corporuta,

altezza m. 0,90.

Mi manifestava
rosissime le anfore

il

sig.

Tovani, buon conoscitore di quelle localit, esser numesparse in tutti


i

che

vedonsi

bassifondi

del

mare

di Terranova.

SARDINIA

ripesc
(),()0.

327

TERRANOVA FADSANIA
maggiori delle precedenti,

La draga a vapore ne
4.

quattro, di dimensioni

le

quali riposavano al l'ondo di m.

Un
si

piccolo scavo, durato poche ore, fu fatto con esito

felice,

dal sig. Pietro

Puzzu, nel suo predio denominato Acciaradolsa, presso

l'abitato.

Alla profondit di
tra
i

m. 0,55,

trov

una tomba

in

laterizi,
si

con vlta granitica, entro la quale,


raccolse

resti di ossa

umane, avvolti di

terra,

un pendaglio

di oro

ben conservato.

Certi Francesco

Goleddu

Paolo Careddu, facendo uno scavo nel predetto predio

Acciaradolza. per conto di certo Giovanni Stefano Nurra, s'imbatterono in un gruppo


di quattordici

tombe antiche. Erano costrutte con pietra


filare,

e calcina,

a vlta piana e

stavano in un

alla regolare

distanza

di

m.

l'uua

dall'altra.
e

Cinque

risul-

tarono frugate anteriormente,


di

a giudicare dalle vlte aperte


e le altre

dai molti frammenti

ossami

di
1.

fittili

fuori posto;

Toviba

conservavano
si

il

corredo funerario.

Misurava m. 2,10X0,85X0,60. Vi

trovarono le ossa ben con-

servate, riposanti su di

un impiantito

di pietre.

Corrispondenti alla testa del cadavere

giacevano tre scodellette leggermente concave, di finissima argilla, una lucernetta ad

un solo buco, contornata da cordoncini a fiorami, una piccola coppa


solana e quattro chiodi di bronzo.

di terraglia gros-

Tomba
stretto,

2.

Misurava m. 2,00
tre

0,80

X 0,60.

Vicino al cranio

si

rinvennero due

scodelline intere

frammentate,

due anforette senza manici, dal collo lungo e

cinque monete corrose, un ago crinale ed alcuni frammenti di vetro.


3.

Tomba
trov

Misurava m. 2,08X0,75X0,62. Presso


rotta in due parti
;

piedi dello scheletro


tre chiodi lunghi,

si

una scodella

due anforette

fittili

a ca-

pocchia concava, diversi frammenti di una catenina a maglia, quattro pezzi rotondi,
di bronzo;

una piccola chiave; im pezzo


da

di osso

di

forma circolare con

buco

nel

centro, solcato

scanalature; due ampolline

di vetro; cinque cerchietti di bronzo

della circonferenza di

Tomba

4.

m. 0,07;

tre

monete

irriconoscibili.

Misurava m. 1,80
si

0,75

0,63.

Deposta sopra

le ossa

preci-

samente a contatto del petto

recuper una

catenina

di bronzo, a maglia, attac-

cata ad un cerchiello dello stesso metallo, del diametro di


chiello di pari grandezza

m. 0,04. Da un

altro cer-

pendeva un frammento di catenina. Accanto


sei

al teschio erano

due ampolline

di vetro,

monete

Tomba
colsero
tre

5.

irriconoscibili e

due lunghi chiodi.


scoprirsi le ossa si rac-

Misurava m. 1,82X0,70X0,65. Prima di


terra

nella

nuda

due scodelline frammentate; un piccolo calice di vetro e


fittile,

bottigline;

una lucerna

senza bollo, ed alcune asticelle di bronzo.

Tomba

6.

Misurava m. 1,85X0,80X0,60.
;

Al fianco destro del cadavere


di bronzo
;

stavano due bottigline di vetro, in frammenti


ossidate e un'anforetta
dale, avente nel
di

un ago crinale

tre

moneto

argilla

finissima,

senza manichi e con coperchio pirami-

mezzo un

rialzo in

forma

di

pomo.
la terra,

Tomba
a bottigline,

7.

Mism'ava m. 2,10X0,87X0,70. Fra


poi le ossa, giacevano
il

superiormente allo
di vetro spettanti
fittile,

strato in cui si rinvennero

due frammenti

ed alcuni residui di scodelle. Presso

teschio era una lucernina

guarnita di fiorami, sette globetti di vetro azzurro, forati nel mezzo, tre chiodi e due
cerchietti di bronzo, dai quali

pende un pezzo

di catenina a maglia.

TBMPIO

8.

328

concava,
forato

S ARDISI A

Tomba
as;o

Misurava m. 2,00
di

X 0,82 X 0,60.

In direzione del petto del morto


nel centro;

giaceva un medaglione
crinali-

bronzo, in forma
di

met

di

un

di osso,

tre

fraiiiiiii'uti

catenina a maglia, attaccati


e di

ad un cerchietto

di bronzo e diversi

frammenti

fittili

vetrerie.

Tomba
due

9.

Misurava m. 1,95X0,75X0,63. Sul petto dell'estinto posavano


uno di
osso,
forati;

cerchielli di bronzo e

un frammentino

di catenella a maglia,

lungo m. 0,18; cinque monete corrose; tre grossi chiodi a capocchia concava; un'asticella di bronzo e cinque globetti di pasta gialliccia, traforali.

Tutte

le ossa trovavansi

generalmente in buono stato di conservazione.


r. T.\Mi'oN'i.

XY.
< 11

TE.MriO
>

Fitlili

di

arte rude scoperti nel

Nunujlie

del

Muracciu

iella

regione Padulu.
residente a Tempio, essendosi recato nella

mio amico

dott. Celestino Secchi,

decorsa primavera a visitalo un ammalato nella regione Padulu,

proprio al nord di

Tempio, e che dista da quella


di

citt circa quindici chilometri,

pot osservare nel fondo


al-

certo pastore Francesco Abeltiuo,

un nuraghe posto a cavaliere d'un piccolo

tipiano.
Il

predetto manufatto, mancante


e

della vlta,
si

conserva solo

muri

di cinta per

un'altezza media di 3 a 4 metri,

presenta

in tutta la magnitcenza

delle sue

rovine; da quei pastori viene comunemente denominato lu naracu di

Ut

muracciu,

e secondo la tradizione popolare vi si ebbero a trovare nel secolo scorso molti oggetti
di

bronzo.
Il

dott.

Secchi costretto a rimanere in quella localit un paio di giorni, intra-

prese uno scavo nella

grande camera circolare che costituiva

il

solo

ambiente del
le quali

nuraghe, dopo aver fatto rimuovere le pietre cadute dai muri e dalla vlta,

ingombravano

il

suolo.

Lo scavo
fu
e

si

cominci a una profondit

di

50 centimetri,

il

primo oggetto a comparire


a

un vasetto dell'epoca preistorica, plasmato rozzamente

mano con
m. 0,10.

argilla
col

nerastra,

munito

di

ruvida
di

ausa ad anello, poco sporgente.


alla bocca

K alto m. 0,14,
di

massimo rigonfiamento

m. 0,21;

misura

il

diametro

Vicino a questo recipiente fu notata una grande quantit di cenere vegetale con
carboni in decomposizione, e non poche pietre scapole annerite dal fuoco; anche nei
grossi cantoni che costituiscono le
stessi

fondamenta

dell'edificio,

si

notarono, qua e

l,

gli

annerimenti causati dalle fiamme.


questo punto
il

A
dezza
;

disterro,

non rinvenendosi

altro,

fu

portato a una profondit

maggiore. Comparvero allora vario ossa, specialmente costole spezzate, di varia gran-

un dente,

forse di cavallo

una vertebra umana, avariata,

e molti cocci nerastri


tornio.

appartenenti a vasetti e grosse anfore primitive lavorate senza l'aiuto del

Dei
pic-

suddetti frammenti sonvene alcuni che esibiscono disegni rozzi fatti a mano,
coli

come

incavi circolari, ed altri sono solcati da righe disordinate e da rialzi piramidali.

SARDISIA

329

di

TEMPIO

Il
il

giorno dopo fu continuata

compiuta l'esplorazione della camera.


con qualche frammento
di

Si rinvenne

solito

grande ammasso di cenere,

ossa inclassitcabile,
di bronzo.

e fra

mezzo a quella cenere un colpo

zappa mise

fuori

un oggetto

Esso consiste in una colonnina che misura


conferenza.
fisso,

m. 0,06

in altezza,

per m. 0,03 di cir-

munita

di zoccolo in quadratura, e

termina superiormente con un anello


Quest'oggetto era tutto
si

specie di appiccagnolo
la

sormontato da una colomba.


quale vedovasi annerito,
e

incrostato di cenere, levando


l'azione del fuoco

scorgeva chiaramente
o pietra di

sul metallo.

poca distanza

fu trovata

una giada,

fulmine,

come volgarmente vien

detta,

nonch

altri cocci

spettanti a recipienti pri-

mitivi e lavorati a mano.

L'anzidetta regione di Padulu, che costituisce im esteso e ferace altipiano fra

pi importanti

di
;

questo alpestre

selvaggio lembo

della Gallura, fu abitata dai


altri,

popoli preistorici
vi

ed oltre al nuraghe su ricordato ve ne sono molti

me<^lio

un'agglomerazione di questi monumenti megalitici, che cuopre un' estensione di circa sei o sette mila metri quadrati. Disgraziatamente il tempo e l'uomo non li hanno
conservati,
e tutto si

riduce a un

ammasso

di rovine

imponenti.
P. Ta.mponi.

Roma

lo ottobre 1894.

REGIONE

IX.

'<i'[

CAIRO MONTKNOTTE

O T T O B li E
Regione IX (LIGURIA).

I.

CAIRO MONTENOTTE
prof.

Iscruione latina ed oggetti vari di et

romana rinvenuti nel


Alla cortesia del eh.
rata,

territorio del comune.


avv. Federico Patetta, della R. Universit di

Mace-

debbo

la trascrizione

della seguente epigrafe, incisa sopra


alta

una lastra di forma


lettere

irregolare, di cattiva pietra arenaria locale, di circa

m. 0,87, larga m. 0,46, con


fondamenta
di

m. 0,08, scoperta nel 1892

nello scavo delle

una

casa,

nel

recinto del

comune

di

Cairo Montenotte:

]ENNIV///

LL
F A/ S
L. Etiiiiu{s) L{ucii) l{iberlu>i) Fausti

TI

La prima L quasi affatto scomparsa; ne pi gnome Faust io Fausti nus.


Questa lapide
la

discernesi

il

compimento del

co-

prima rinvenuta nel detto comune, a nord del quale Spigno,


titoli

ed a sud-ovest Millesimo diedero gi

romani

(cf.

C. I. Z.,

V,

n.

7543-7546,
7543).

7553, 7554). Uno


altri resti

fra

primi

offre

il

medesimo

gentilizio Eiinius
in

(n.

Per

di

romane antichit erano gi venuti


di
il

luce nel territorio di Cairo, spe-

cialmente a poco pi

un chilometro dall'abitato, nella strada da Aquae Statiellae a


Casalis
{Di. geogr. stor. degli Stati del
e resti

Vada
t.

Sabatia. Ivi

Re
di

di

Sardegna,

Ili,

1836,
il

p.

287) ricorda
in

essersi trovati antichi oggetti

costruzioni; e

verso

1876,

un campo prossimo ad nna chiesa, ridotta a casa


di

rustica,
e

detta la
ceneri,

Madonna
si

Vecchia, a m. 1,50 di profondit, in uno strato


fttili,

carboni

di

rinvennero

vetri ed altri oggetti,


si

in

massima parte andati


nella

dispersi.

Alinini

pochi soltanto ne furono salvati, e

conservano
:

casa

municipale, ove furono


di specchio metallico,

esaminati dal
circolare;

predetto

prof.
fittile,

Patetta, e sono
col

un frammento

una lucerna

nome SABINI;

alcuni pezzi di vasi vitrei e di baII,

Ci.AssE DI SCIENZE MORALI ccc.

Memokik

Vdl.

Soric

.5",

paftc 2".

42

S.

QUIRICO IN VAI-

1)1

l'OLCEVEKA

332

si

RBGIONB

IX.

stoDcini striati pure di vetro, uguali a quelli che

trovano spesso nella regione su-

balpina, nello

tombe

di

donne

de'

primi secoli dell'impero.


scoperte
di

Pi volte nel
Casalis (op.
cit..

territorio

del

comune avvennero
un
ripostiglio di

monete romane.

11

p.

288)

ricorda
essi

dispersi, salvo

un centinaio di

che passarono in

nummi consolari che andaiono mano del P. Spotorno, a Genova.


E.

Fkkiiero.

II.

SAN QUIRICO

IN

VAL

DI

POLCEVEIU
si

Di un lesonlto di
molte

monete medievali di oro.


Nel greto di Polcevera. nella contrada Serro,
rinvennero casualmente

monete

d'oro,

medioevali. Alcune di esse sono zecchini francesi, detti scudi doro del

sole ed appartengono a Carlo "VI (1396-140(5) ed a

Ludovico XII (1503-13). Merita

singolare ricordo uno zecchino

di

Giulio

li,

coniato in Avignone (1503-13). Vi sono

pure molte monete d'oro della repubblica di Genova, e per quanto pu argomentarsi
verso la dalle notizie giunte tinora al Ministero, trattasi di cospicuo tesoro nascosto

met del

secolo

XVI.

Regione
III.

X (VENETIA).
DI

TEGNAGO

BAKIA

OALAVENA

Armi

silicee e fitlili

di industria rude e primitiea.

La

cortesia dell'egregio rev. don Giovanni Cieno

mi pone

in grado di

comunicare
e di

alcune scoperte di antichit preistoriche avvenute nei comuni di Tregnago

Badia
e

Calavena. Queste localit restituiscono assai di

sovente oggetti d'antichit romana


di far

preromana. Di Tregnago (Terenciacum) ebbi occasione


Notiiie, riportando anche qualche iscrizione
zidetti di

cenno
I

pi

volte nello

romana

ivi

scoperta.

due comuni an-

Tregnago

e di

Badia Calavena trovansi nella vallata del


di

Pregno d'IUasi

",

cos che

Badia sta a settentrione


torrente
"

Tregnago, e ambedue
Guerre.

paesi rimangono alla sigiac-

nistra

del

Progne

Le contrade
si

Scorgnano. Marcemigo.

ciono alla destra del torrente, e

seguono ordinatamente |da nord a >ud. Invece la


e

contrada Cogolo, spettante,

come Scorgnano
di

Marcemigo
Radia
e

al

comune

di Tregnago. sta

sulla sinistra e precisamente collocata fra

Tregnago. Tutte queste localit

restituirono di
in

tempo

in

tempo antichit

varie epoche, e vogliono esser tenute ora

considerazione.

Nella primavera del 1893, sulla sinistra

del

Pregno, poco a sud


Crisi,

della piazza
sullo

Mercato

di

Badia Calavena.
al

in

un fondo posseduto da Agostino


e

spalto
il

ghiaioso quasi adiacente


vello di questo (cio a

Progne

precisamente ad undici metri circa sopra

li-

m. 470 sul

livello del

mare)

il

predetto don Cieno, appastrovamenti, dei

sionato indagatore delle antiche


quali vuoisi tener conto.

memorie
mi

del suo paese, fece alcuni

Come

egli

riferiva, nello

smussare

lo spigolo di detto spallo.

REGIONE

X.

di ghiaia fluviale

333

CONCORDIA-SAGITTARIA

sotto
e

uno strato

spesso circa un metro, apparve un secondo strato,

questo di terra nerastra, spesso da m. per la lunghezza di almeno


si

0,30 a m. 0,50. Esso


centinaio di metri.
fittili,

si

allinea lungo quel


di terra
terra
fina,

profilo

un

In detto strato

nerastra

rinvennero

disseminati

moltissimi

certo
la

composti di
granulazione

no-

strana, e di colore o grigio-neri, o rosso-neri: in alcuni

ma

quasi sempre apparisce invece assai grossolana; questi ultimi sembrano cotti all'aria
libera.

Sopra qualcuno di quei cocci apparisce qualche semplicissima ornamentazione,


spessore, che di solito sottile
fittili,

ottenuta forse coU'impressione del polpaccio delle dita, o piuttosto con una spatola.

Vario ne

lo

talora yer altro raggiunge


strato anche qualche

2 o 3 cendi

timetri. Insieme coi


ossa,

ritrovansi

in

quello

frammento

scheggie silicee, pezzi di basalto ecc.


Sulla destra del Progne, a m. 442 sul livello del mare, nella descritta localit

denominata Guerre

(cui

vaghe tradizioni circondano

di

memorie guerresche),
Scavando
ivi

il

pre-

detto don Cieno nell'inverno del


di

1893 incontr

altre antichit.
e a

all'unghia

un agglomerato ghiaioso, a circa m. 0,90 dal suolo, scopr una straordinaria quantit di cocci, nella pasta,
migliantissimi a quelli
dell'altra stazione.
o verso
il

m. 11 dal
forma,

letto del

Pregno
so-

nella

nel colore
i

per a notare

che qui

vasi

fittili

avevano presso
ad intacco,
ecc.

all'orlo

ventre alcuni semplici lavori a dentelli, ad incavo,

Qualche frammento era perforato da piccoli buchi. Si raccolsero pure


fittili

alcune anse ad anello. Si rinvennero ancora due piccoli globi

della grossezza di

un uovo
esse

Enorme fu la quantit di scheggie silicee ivi rinvenute; alcune di hanno pi o meno evidente la traccia del lavoro dell'uomo, e sono rozzamente
incirca.

foggiate a coltello od accetta, della larghezza di cent. 5 a 7. Moltissimi pezzi calcarei

sono formati a cuneo, angolosi o piatti,


si

che al colore

non

sembrano

di

pro-

venienza locale. Qui

trov anche un disco di ferro molto ossidato

(diam. cm. 9)
si

ma

forse la sua presenza in

questo

luogo

si

fortuita.

Con abbondanza

raccolsero

anche ossa di bruti;


siansi

ma

sulla loro et non

pot avere un giudizio sicuro, quantunque


sol-

date ad esaminare ad un zoologo. Della stazione delle Guerre esplorossi

tanto imo spazio di 100 m.q.;


si

ma

senza dubbio, se la esplorazione


tali

si fosse

allargata,

avrebbero potuto ritrovare altre di

anticaglie.

A
beroni,

cento metri di distanza, sull'ultimo strato delle ghiaie, nei piani Cieno-Gamsi

rinvennero le fondamenta di antico edificio, con numerosi pezzi di teo-ole di

forma romana.
Negli scorsi anni
si

esumarono cocci ed
Sorte,

altri oggetti

antichi a Cogolo, e
e

nelle

vicine contrade Ronchi e

nonch a Scorgnano (campo Cazzola),

Marcemigo
prelodato

(campo

Battisti).
e

Gli oggetti trovati a Badia

alle

Guerre

si

conservano

presso

il

don Cieno.

C. Cipolla.

IV.

CONCORDIA-SAGITTARIA

Tempo
giaceva,

addietro

lo

scalpellino

nob.

Pietro Sbroiavacca acquistava in Concordia un masso di pietra, apparentemente greggio

per metterlo in opera. Levatolo dal posto ove

vide

che inferiormente

era

ANCONA

il

'i'i

faceva

REGIONE

V.

scolpito con motivi ornamentali a foglie di acanto, e


e perci sospese
Il

parte

di

un

fregio

lavoro progettato.

masso, conservato ora nel Museo concordiese, in pietra calcare delle cave di
solita

Nabresiua,

ad usarsi nell'antica Concordia; rotto


e

irregolarmente,
ra.

misura

m. 0,97 buona

0,73 in alto
e,

m. 0,45
il

in

basso, ed ha lo

spessore di

0,30.

di

fattura,

per quanto

sig.

Pietro Sbroiavacea asserisce, proviene dallo scavo

della Braida Bruni, miniera inesausta di materiali architettonici,

come

scrisse

il

com-

pianto
edificio,

mio

padre

nelle yutiiie del


teatro,

1880, p. 413. Quivi doveva sorgere un grande

probabilmente

come

indicato

nella

pianta

di

Concordia

al

n.

4,

edita nella tav.

XII

delle Notiiie superiormente citate.

G. C. Beutomn'i.

Reoionk Y (PICENUM).
V.

ANCONA
di

Nuove scoperte
nell'edificio

di antichit entro l'abitato.


i

Demolendosi
teriali

un muro

dell'Istituto tecnico si riconobbe tra

ma-

fabbrica una lastra


in

marmorea funebre. Vi
col

scolpita di rilievo la figura delil

l'estinto,

piedi, paludato,

braccio sinistro disteso lungo

fianco, e col

destro

ripiegato sul petto.

destra un giovinetto ignudo, appoggiato ad una

colonnetta.

Inferiormente inciso:

rAYAinNionoMno"^
XAIPE
La
lapide fu aggiunta alla raccolta epigrafica del Museo, dove se ne conservano
stile.

quattro dello stesso

Fu
p.

riferito

intorno alle scoperte


di

avvenute

negli

scavi
aprile

pel

palazzo

delle

fer-

rovie in piazza Cavour, dalla fine

marzo

al

27

di

scorso

{Notisie 1894,
scoprile

234

sq.).

Gli scavi continuarono fino al 22 del passato


altri oggetti.

agosto, e fecero

altri

avanzi di antiche costruzioni ed

Delle costruzioni riconosciute in trentotto

pozzi,

non

fu

possibile

ricavare

la

pianta esatta, tanto pi che

ruderi apparvero soprapposti gli uni agli altri a diversa

profondit e variamente orientati.


Si riconobbero altre quattro
oggetti. Sei ossuari ed

tombe formate da
di

tegolo,

e si

raccolsero

seguenti
di

un coperchio

sarcofago di

travertino.

Due frammenti

colonne pure
di

di

travertino delle quali

una scanalata. Dn busto

di statuetta

muliebre

marmo bianco. Due lucerne fittili anepigrafi. Tre coperchi di anfore. Un vasetto fittile. Un asso unciale di bronzo e due monete imperiali dello stesso metallo. Un frammento di marmo giallo, in cui si legge il residuo epigrafico
:

IPPAE

REGIONE

VII.

335

le

VETULONIA

Altro frammento di iscrizione in pietra calcare, in cui restano

lettere:

VIXIT
B
Frammento
marmorea

ANN
DIES

di lastra

alta

m. 0,20, larga m. 0,22,

e dello spessore di

m. 0.03

1/

Rj

Altro frammento alto

largo m. 0,12, e dello spessore di m. 0.04:

Anche
servate nel

questi fiammenti furono aggiunti alla raccolta dulie lapidi

iscritte

con-

Museo pubblico.
C.

ClAVARINI.

Eegione vii (ETRURIA).


VI,

VETULONIA

Scaoi della necropoli vetuloiiese durante rati-

no 1893.
Tumolo della Piclrcra (continuazione
e
fine).

Nel biennio 1891-92 rimase demolita una parte del tumolo della Pietrera per
ricercare
i

depositi

funebri

che

io riteneva

fermamente dovessero

ivi

ritrovarsi ric-

chissimi e inesplorati ('); e noi sappiamo gi di qual felice resultato siano state quelle
esplorazioni
{^).

Ma

nel decorso

anno 1893, veduto che continuando


il

la demolizione

del tumolo avrebbe corso pericolo

suo ipogeo, costruito per rimaner sepolto nelle


i

sue viscere, fu deciso di limitare gli scavi al livello cui arrivavano


funebri ritrovati precedentemente, sulla superficie del tumolo.

ricchi depositi

Questa operazione non


si

costata molto tempo, n ha offerto difficolt alcuna, se

toglie la durezza quasi lapidea del terreno in

un punto a sud,

ove,

quando

si

co-

(')

I.

Falchi,

Vetulonia e la sua necropoli antichissima pag. 28.


p.

() Notizie 1893,

490

sq.

VKTUI.ONIA

doveva

;>.S

vi

UEGlONE

VII.

stniiva l'ipoofeo, o pi probabilmente


le

quando
essere

fu aporta

una cava per asportarne

pietre della sua copertura,


si

una strada

pei lavoranti e pei veicoli

che

conducerano sulla cima del pog^etto.


iniziato
e

Fu quindi
un' altezza di

uno scasso regolare del

tuniolo, a

met della sua


il

altezza,

incominciando da zero
taglio di

procedendo orizzontalmente per guadagnate, presso

centro,

m.

.">

in

ij.

Ma
lo

non fu interamente raggiunto

lo scopo,
il

perch,

a poca profonditi!

venne a scoprirsi

strato delle pietre che costituiscono

nucleo

del tuinolo, di cui fu necessit seguire l'andamento.


Neil' eseguire
i

suddetti lavori
a

si

fecero queste scoperte.


sotto

sud del tumolo,

poca distanza dalla sua cima,

un metro dalla sua

superficie,

comparve un piccolo deposito scomposto, senza difesa alcuna


Conteneva due braccialetti di bronzo
in pezzi;

n superiore n laterale.

qualche frammento
chiodi,
di

d'avorio; due rozzi bottoni di bronzo; nove piccoli


di

una fibula

bronzo a sanguisuga e pochi frammenti di


i

fittili

impasto rosso,

fra

quali due balsamari, dello stosso colore, di forma


Fic. 1:8

comunissima.

A
io

sud-ovest,

in

vicinanza

dei

muri

della

corsia

clie

immette

1.

nell'ipogeo superiore, vennero a scoprirsi le seguenti sculture in sassofetido, le quali

qui mi limiter a ricordare

semplicemente,

riportandone

disegni,

seguendo

l'ordine del
1.

ritrovamento.

l'na

mano

al

naturale, distesa, con


servata, che
di statua sul
2.

dita

lunghe e

intirizzite, assai

mal con-

forse

la sfaldatura
rilievo (tg. 1).

di

un frammento

mezzo

Un

busto muliebre bellissimo, in buono stato


al

di conservazione,

naturale, acefalo, al quale io

ri-

tengo debba avere appartenuto la testa ritrovata nel


decorso anno
(')

Dalla tosta in gi sembra fosse scolpita sul mezzo


rilievo sopra

una gran tavola

di pietrafetida,

la

quale

superiormente terminava con la rotondit delle spalle


e
la

testa in alto rilievo,

da cui cadevano posteriorche tuttora conservansi

mente larghe trecce


.scolpite

di capelli

dietro le spalle

(fig. 2).

La donna

perfettamente

nuda

con

mammelle
addossate

assai sviluppate,
1

con

le

braccia ripiegate sui gomiti

e portate sul petto, con lo


u.

mani

distese

una
collana di ciondoli ovoidali
l'alto quattro

sull'altra

sul

seno.

Attorno

al collo porta

una

accostati fra loro; e di fuori alla collana scendono daldi capelli,

grandi trecce

duo delle quali,

interno,

terminano

in

pi

voluto sopra alle mammelle medesime, le altre duo girano al di fuori per terminare e avanzi nascondersi con le estremit al di sotto delle mani. .\i polsi appariscono gli

(')

Noliiie

I8SI3,

.".10.
i>.

REGIONE

VII.

337

VETCLONIA

di

due

braccialetti. Alla vita porta un'alta cintura, nella quale sono s-colpite in basso-

rilievo

due

sfingi

alate l'una di fronte all'altra.


la

Questa cintura chiarisce

destinazione

delle

lamine d'argento dorate


le

sbal-

zate rinvenute nell'anno precedente in

una tomba del tumolo,


quello

quali io avevo supi

posto che avessero

appunto

servito

scopo ('),

non escludo che anche

due leoncini, trovati insieme a quelle lamine in quella tomba medesima


abbiano' appartenuto a quella cintura.
3.

e in altra (-),

Altro busto di donna, simile

al

precedente,

ma

in

pessimo stato

di

conser-

vazione,
di

come vedesi dal disegno che qui


di

se ne offre (tg. 8).

forse

la sfaldatura

una tavola

sassofetido, su cui la figura era tutta scolpita in bassorilievo.

1:12

Non sono rimasti che


4.

segni del

movimento

delle braccia nella stessa attitudine

della scultura precedente, con le

mani ugualmente

distese

sovrammesse sul seno.

Altra

mano

di

dimensioni naturali, pur essa assai mal ridotta, troncata alle


e

falangi medie,

ma
dito

pi grossa
indice

meno

intirizzita

della precedente, sulla quale

si

conservato

il

dell'altra

mano, che
(fig. 4),

le

posava

al

di

sopra, ad angolo retto dei suoi metacarpi

precisamente come

nei due busti acefali


b.

(fig.

8).
il

Frammento
di

di

altra scultura che

collo

parte

del

seno di altra donna nuda e parimente al naturale, che conserva gli

avanzi di due

fili

collana a globetti

(tg.

5).

Questo frammento

]'1G.

4.

appartiene probabilmente ad altra faccia ugualmente sfaldata che


qui riporto,
nella

quale

apparisce un'acconciatura dei

capelli

che

si

rialza esaf^e-

ratamente sopra alla


essere di

testa.

Questa faccia

altres pi piccola delle altre,

sembra

donna giovanissima.
sono
a

Tutte queste sctilture

state

ritrovate

in

un medesimo punto,
e

fuori

della

costruzione centrale, insieme

grandi lastre in pietrafutida

di granito, addossate

(')

Xothie 1893,
Ih
e p. .W:3.

]..

501.

|2)

VKTUI.ONIA

verticali:

838

per

REGIONE VU.

fra

loro e quasi

onde

t-rano

state certamento asportate dalla

camera supe-

riore e condotte all'esterno sul terreno inclinato del tuuiolo,

opera di ohi avea

preso a visitare ripojjeo mediante una buca al di sopra della corsia in vicinanza della
volta,

quando

la costruzione ora

ripiena di torra.
;

Ma

esse erano state altra volta


i

matra-

neggiate, perch gi mal ridotte e frantumate

ci

deve essere accaduto quando

fugatori penetrarono nell'interno dell'ipogeo, mettendo tutto a soqquadro, dopo averne

abbattuta la porta,
ricordate sculture
si

la

quale infatti

fu

ritrovata

caduta

nella
fittili

corsia.
e

Insieme

alle

trovarono ancora pochi frammenti di

pezzi di bronzo e

di ferro irriconoscibili.

est del tumolo,


in

m. 1,40 dalla
io.

superficie, si rinvenne
i

un piccolo cono
e

di sas-

soforte nel punto

cui

in

presenza di tutti

lavoranti

della

guardia degli

^^cavi

Kboli Salvatore, avea presagito l'esistenza di altro deposito funebre,

me

annunziato da osservazioni che qui

non

il

luogo di esporre,

frutto di quella esperienza che ognuno avrebbe acquistato dopo 12 anni

daci-h furono incominciati gli scavi nella


Il

necropoli di Vetulonia.

cono surricordato simile a tutti gli altri usciti da questo mesituati superiormente ai depositi funebri,

desimo tumolo, costantemente


e a quelli grandissimi, in e

buon numero,
mole.

ritrovati noi circoli di

pietre (')
altezza, su

nei tumoli di piccola

Esso

misura m.

0,25

di

m. 0,:U di diametro, ed era situato nella


KiG.
o.

nuda

terra,

posato sui fianchi.

i;io

ijj

^^Q

^Y

jj-

yQj^j.^

^j questo piccolo cono, giaceva

uno sche-

letro

schiacciato alla testa e ai piedi da piccole pietre,


e

come

gli altri

precedentemente
di trasporto

ritrovati,

similmente

collocato

in

una

fossa

scavata

nella terra

del

tumolo senza difesa alcuna. Giaceva per traverso sul raggio corrispondente del tumolo,
voltando
il

lato sinistro al centro,

scomposto

dalle radiche

delle

piante,

con ossa

macerate dall'umidit.

La sua

suppellettile,

anch'essa tutta frantumata dalle pietre sovrastanti, era col-

locata attorno al cadavere,


fittili.

ma

pi ammassata ai piedi ove specialmente posavano


fu

Soltanto un gancio da cinturone furono


i

ritrovato al di sopra delle

pietre.

Gli og-

getti di questa suppellettile

seguenti:
fissato

Un

coltello di ferro,

frammentato,

con due chiodi


al

ad un'impugnatura o
si

codolo. che forse era foderato d'avorio,

di

cui accanto

coltello

trovarono pure

alcuni frammenti, che sembrano ornati a graffito.


e

Due

piccolissime spirali d'oro liscie,

due d'argento

le

une

lo

altre

trovate ai lati del cranio.

Un

va.so

di

bucchero a

grandi anse pesanti, levato in grossi frammenti,

ma

forse ricomponibile, simile ai tanti

ormai comparsi soltanto a Vetulonia nei


Pietrera.
lice,

circoli

di pietre

e nel

tumolo stesso della

Grande quantit
quelli

di

altri

buccheri, la maggior parte di forma

comune a
in

ca-

come

delle

tombe surricordate,
al

non

pochi dei quali

ho

tolti

blocco

insieme alla terra, e inviati

Museo Etrusco
ora
ai

centrale.
fu

poca distanza

dal deposito

descritto
cinerari

rinvenuto

un vaso

fittile,

tutto

frantumato,

ma

che forse

assomiglia

doppio

cono,

con due anse sul

(!)

Kttlclii.

\clulonia ice, pa-. 'M,

15!',

ITU

'I

XIII

lo.

REGIONE

VII.

339

VETUI.ONIA

corpo, e quattro buchi nel fondo, ripieno di ossa combuste, senz'altro oggetto che uu

braccialetto liscio di

bronzo, in pezzi, collocato fuori del cinerario.

Neil' inler Ilo del tumolo.

Venuto a Vetulonia
la conservazione dei

il

conini.

prof.

Del Moro, direttore


e

dell'uffizio regionale per

monumenti

della Toscana,

riscontrata

la

grande importanza
del tumolo della

della gigantesca e meravigliosa

costruzione

ritrovata nelle viscere


e

Pietrera, furono da esso ritenute necessarie

urgenti alcune opere di muratura per


I

proteggere e assicurare quella costruzione medesima.


dinati

lavori con tanta saviezza or-

dall'esimio

architetto,

eseguiti dal bravo maestro muratore Gaetano Bardi di

Firenze, consistono in una volta di mattoni per tutta la lunghezza della corsia che im-

mette nell'intorno dell'ipogeo, che facesse da sbarra


di sostegno

ai

muri della

corsia pi bassa,

a quelli della corsia superiore, e in una copertura a calotta della camera

centrale posata sui


terra,

muri

e sui

pennacchi delle sue pareti perpendicolari, ricoperta di

che in pari tempo restituisse all'ipogeo la forma primitiva.


i

In eseguire

detti

lavori rimase confermato ci che io avevo gi accennato nelle

(') e cio che la corsia della camera bassa era stata ripiena per met della sua lunghezza da bozze rotte di sassoforte, quasi tutte a cuneo, appartenute alla volta dell'antico ipogeo, certamente levate dall'interno per preparare

precedenti mie relazioni

le

opere alla riedificazione dell'ipogeo superiore; per l'altra met da strati orizzondi pietre a lastra, tramezzati
tal

tali

da terra inumidita
i

e battuta.

Su questa riempitura
i

in

modo ottenuta
si

furono posati
(-),

muri

della corsia superiore,

quali,

come gi

sappiamo,

vollero paralleli

mentre quelli della corsia

inferiore sono divergenti

dall'interno verso l'esterno.

Fra
vello, e a

le

bozze rotte dell'ipogeo franato, ammassate nella corsia, al medesimo


di

li-

m. 2

distanza dal punto in cui fu ritrovato


blicato
(')
,

il

busto acefalo
in

gi

pub-

sono comparsi

resti

di

due sculture
i

alto rilievo,
(fg.

anch' esse di pietra fetida, delle quali riporto

disegni

G).

Sono

le

estremit inferiori

di

due statue in alto

rilievo al

naturale, attaccate alla loro base, o plinto rozzissimo, consistente


in

uno zoccolo grande pesante


a rimaner sepolto

informe leggermente piramidato,

destinato
le
,,

nel suolo e a fissare in

modo

sicuro

statue stesse nella loro naturale posizione sul

pavimento ove

vennero collocate, talch sembrassero riposare su quel pavimento

medesimo
accostati di due figure nella

(fig.

7).

In

ambedue

si

conservano

piedi riuniti
i

ed

medesima

posizione,

ma

nel pi piccolo di essi

piedi

sono quasi verticali


nell'altro
calzari, se

per quanto assai corti lasciano vedere le impronta delle dita;


espressi in

pi
le

grande,

modo veramente

rude, si direbbero

chiusi entro

gambe non

fossero interamente nude.

(')
()
1,3)

Notizie 1893,
Ib. Ib.
p.
p.
1.51.

p.

I."i0.

511,

l;,'.

7.

Ci.ASSK DI sciBNZH MORALI ecc.

Mkmorif.

Vcil. II,

Serie 5*, parte 2*

-IH

VBTULONU
Con questo rimane esaurita
la

34U

dei
resultati

REOIONB

VII.

descrizione

ottenuti con gli scavi

praticati noi gran tuinolo della PretitTA negli anni

1891-9:5.
|iio]ioiigo

Delle os.servazioni, cui han dato luogo mi


parola con uno scritto a parto, nel quale
sul fatto interessantissimo
ture
ini

di

tener

tratterr sopratutto

rimasto accertato, che tanto le sepol-

ricchissime ritrovate alla superficie del tumolo, quanto le


:

sculture levate dalla costruzione centrale, sono di donne

frat-

tanto chiudo questo argomento col richiamare in


lare l'attenzione del Ministero della

modo

partico-

Pubblica Istruzione e degli


studioso

scienziati sulla necropoli di Vetulonia, la quale offre allo

un campo nuovo
Fio.

affatto di ricerche interessantissime,

un nuovo
la-

orizzonte ove ognuno potr spaziare per riempire


7.

non poche

1:10

cune della nostra

storia.

Scavi alle Migliarine.


Esplorata che ebbi la cucumella della Pietrera,

guidato dai resultati di questi

scavi e dai precedenti a congetture di eccezionale importanza per la storia e la crono-

logia

('),

mi condussi a

visitare alcuno dei tanti sepolcri esistenti ai piedi e a nord-est

del poggio di

Vetulonia,

circa

'

chilometri

di

distanza dalla Pietrera, lungo la

via provinciale Emilia, a forse 5 metri sul livello del padule di Castiglion della Pescaia e del mare, nell'intendimento di completare, con saggi in varie localitii, lo studio della necropoli
di Vetulonia.
in

E,

fatte

le

necessarie indagini, sulla guida della


le

mia
in

esperienza,

mi fermai

un luogo detto

Migliarine,

in

un punto diboscato e

parte gi da molto tempo ridotto a cultura, a immediato contatto della surricordata


via Emilia. Quivi avevo scorto, a sinistra di detta strada, guardando a sud, un legge-

rissimo rigonfiamento

di

terreno

che
e

per

certi

segni particolari

pi di ogni altro

mi sembr meritevole

di studio,

a destra due tumoli di non gran mole, sollevati


solchi, o fosse,

e raccolti, tagliati sulla loro

cima da due profondi

segno certo di ten-

tata esplorazione, uno dei quali,

un poco attaccato dalla stessa via Emilia, ritenni

nonostante non del tutto rovistato.

Tomba

I.

Il

17 di aprile incominciai gli scavi sulla leggera sollevazione test

descritta a sinistra della detta via, gi


il

da anni

anni traversata dall'aratro, senza

pi lieve segno esteriore di tomba, situata agli estremi di un


i

campo spiovente
degli

sul

fiume Rigo. Posti

lavoranti nel punto pi basso,

assistiti

dalla guardia

scavi

Eboli Salvatore, venni dopo poco, con mia grande


di

soddisfazione,

a scoprire un giro

pietre bianche a lastra, accoste fra loro,


di

fitte

per ritto nel terreno vergine, che

mi

assicur del ritrovamento

una tomba a
di

circolo,

come quelle ricchissimo

in

buon
terra

numero
al di

.scoperte sul

poggio vicino

Vetulonia. con leggero rigonfiamento

di

sopra,

come

altri

ritrovati sul dotto poggio.

(')

I.

Falcili,

Sulla questione rtrutra

Lettera aperta al P. A. C.

De Cara.

Firciiic

Stn-

bilimcnto Tip. Fiurcntino 1893.

REGIONE

VII.

il

341

VETULONIA

Nel giorno 18, appena superato


due cerchioni
dui poggio, e
di

circolo di pietre,

comparvero, ad est dal centro

ruote di ferro, simili a quelli usciti da tutte le tombe surricordate


fittili

frammenti di

sparsi,

quali non

mi sgomentarono punto nella

continuazione delle indagini, quantunque segno di ricerche gi da tempo antichissimo


ivi

praticate.

Nel giorno
frammnti

19, pi innanzi ancora verso


i

il

centro del crcolo,

comparvero

altri

di vasi di bucchero, tra


(')

quali
i

riconobbi le solite grandi coppe ad anse


e

pesanti e intagliate

come

in tutti

circoli

nelle

tombe a umazione

del

tumolo
si

della Pietrera; e nel giorno 20, a poca distanza

dal centro,

ma

pi a nord,

pre-

sent

il

ripostiglio funebre di cui

vengo a

riferire.

Il

deposito giaceva

m. 1,80

di profondit,

il

primo oggetto a comparire,


va.so

compresso e schiacciato da informe

ma

non grossa pietra, fu un


lisci

grande

di

bronzo

frammentato

ossidato, con

due manichetti

sul corpo e

una ornamentazione di

capocchie di chiodo sulla parte pi rigonfia del corpo, circondato da forte strato di
legno.

Presso al vaso raccolsi


in altri circoli,
fra

diverse
era

ambre

di varie

forme, ninna a figura


di

umana

come
forse

le quali

un'armatura

in bronzo

grossa fibula che


(-),

avea

il

corpo rivestito di ambra, e una gran quantit di nocciole, avellane


nero,

doventate di color
Vetuloniese.

alcune delle

quali ben conservate furono inviate al

Museo

Da

questo punto incominciava

uno strato di pietre globulari bianche, in gran

parte ciottoli di fiume, lungo circa

m.

2,

poco

meno

largo,

sotto al quale

compar-

vero fra terra nera, simile a quella di ustrino, ossa scomposte, di cui non riuscii a distinguere alcun ordine anatomico, e nemmeno con sicurezza ad assicurarmi se di

cadavere incombusto o cremato

(3),

presso le quali ossa erano

seguenti oggetti, le-

vati alla presenza del prof. Milani.


1.

Due

braccialetti d' oro tuttora agganciati posti a qualche distanza uno dall'altro,
stile

per forma tecnica e


del poggio e dalle
stretto fra le mani,
al
filo

identici

a quelli
Pietrera.

ormai

in

buon numero

usciti dai circoli


foglio di carta

tombe

della

Erano aggrinzati come un


da nastri

ma
modo

in

buono stato di conservazione, robusti


(fig.

e pesanti, costituiti

solito,

come

dal seguente disegno


attorto,

8),

sottili d'oro, riuniti

insieme da
si

d'oro in vario
in

tirati

fra

due lamine sovrapposte,


nastri a formare

oltre le quali

continuano
stretto

minor numero quei medesimi


gli estremi,

un prolungamento pi

ad ambo
il

anch'esso terminante in altre due lamine cui attaccato

da un lato

gancio, dall'altro la maglietta del monile.

Chi desiderasse avere pi

esatto informazioni a riguardo di questo genere di oreficerie vetuloniesi, voglia leggere

CJ
{=)
(')

I.

Falchi,

Vetalonia e la sua necropoli antichissima, tav. IX,

19.

Carilo comune, facile in Europa e nell'Asia settentrionale.


Il prof.

Milani, che ha dato

le

informazioni di questi miei ritrovamenti, in suo opuscolo

Le ultime

scoperte

Vetuloniesi a Colonna, dice recisamente questa


e
lo

tomba

di

umazione;
le

ma

ci^

non

pu affermarsi con sicurezza,

spazio

ben limitato ove furono ritrovate


le

ossa, la loro

scom-

posizione, non che la terra nera sulla quale riposavano, con tutte

apparenze della terra di rogo,

non escludono che potesse essere invece

di cremazione.

VBTDLONIA

me
si

342

in altre

REGIONE

VII.

la

minuta descrizione da

Tatta di altre

molte gi ritrovate

tombe

('),

alle

quali perfettamente

rassomigliano. Solamente ad osservarsi che nelle lamino assisi

curate agli estremi dui prolungamenti pi stretti

veggono nei nostri monili sbalzate


fascia pi larga sono

due palnicttc;
testo

ma

sulle lamine in clic termina la

sbalzate tre
le

umane con lunga

capigliatuni spartita sulla fronte e ripiegata sulle spalle,


quali
si

direbbero ottenute col medesimo stampo di altre


in

che figurano

due paia di braccialetti


della

ritrovati nelle
(-).

tombe a umazione del tuniolo


2.

Pietrera

Diver.si globi'tti d'oro sbalzati anch'osai, identici

alle collane della Pietrera (^).

3.

Quattro fibule

d"

oro in

lamina robusta,

il

cui

corpo costituito da un quadnipede alato che ha attaccato la stalla alle estremitii anteriori, l'ardiglione alle posteriori,
le cui ali

sono

formato

di

due

sottili
(tg.

nastri
9).

d'oro stretti al collo senza alcuna fermatura


4.

Due

vasi di bronzo ossidati e ridotti in polvere,

di cui sono rimasti soltanto


5.

due manichetli orizzontali.

Diverse patere baccellate in pessimo stato, simili


i

alle

tante venute in luce in tutti


(^).

sepolcri con circolo

di

pietre
6.

Due
Molti

candelabri affatto rovinati, anch'essi simili

ai

tanti usciti dai sepolcri a circolo surricordati (^).


7.
fttili

in

frantumi, buccheri quasi

tutti

della stessa forma di quelli levati dalle


zionate,
siccio,

tombe ora menros-

ad eccezione

di

uno frammentato di colore

con coperchio sferico e

manico centrale a
alti'o

cilindro,

sormontato da un disco, simile forse ad


nella
Fio. 8,
1
:

comparso
i

tomba a

circolo dogli Ulivastri

(').

Fra

buccheri,
la deco-

uno a grandi
razione

anse intagliate aveva, al


tintji

solito,

geometrica

di color porpora.

8. 9.

Quattro piccole fusaruole faccettate e bucate.


Divei-si
ferri

irriconoscibili.

10.

Moltissime
il

piccole

ghiaie di fiume

o pi probabilmente di maro, levigate

dalle acque per

continuo e lungo loro rotolarsi, altro volte comparse nei sepolcri


di

a circolo di

umazione e

cremazione, cho

si

direbbe quasi volere esprimer la gran

(') I.

Falchi,

Vetulonia e la tua
p. hO:. p.

necropoli aiitichissima. imp. 80, 105, tav. VII

C,

Vili 11

le

Noliiit 1893
(<)
{')

Notitie 1893
Ib.
I. I.
I.

304, 6g. 4i, 4b.


5.
tiiv.

p.

.J05,

t^.

(*) (JJ

Fnlch,

i'etutonia e la tua necropoli ecc.


cit., cit..

X.

".

Falchi op.
Falchi op.

Uv.
p.

.\IV.

H.

()

98, far.

XVIU

25.

REGIONE

VII.

lungo

343

ivi

VETDLONIA

distanza

il

mare percorso dall'individuo

sepolto

por arrivare all'ultima

sua dimora.
Allontanati tutti questi oggetti venuto
di terra nera, posavano sopra

resultare

che

essi,

con un tappeto

una tavola

di legno

nerissimo e lucido, come era accaduto

di osservare nel circolo dei monili ('),

ricoperta di

una lamina

di bronzo. di

m. 1,60 da questo deposito, apparve nel centro del tumolo una gran buca
fittile,

forma quadra, nella quale, insieme a qualche frammento

vennero a scoprirsi
ai

due grandi coni

di sassofortino {-).

Erano

identici

per la forma

tanti

ritrovati

nei circuii di pietre e in alcuni tumoli del poggio, sovrapposti uno sull'altro e posati
sui fianchi.

Uno

di essi,

il

pi profondo, avea

il

diametro alla base di


al

m. 1,40

l'altezza di cent.

74;

l'altro,

certamente non pi

suo posto, aveva

il

diametro di

m. 1,20

l'altezza di cent. 70.

Nemmeno dunque
necropoli di Vetulonia

nella pianura, alla distanza di circa 3 chilometri dal centro della


si

trovano tombe che diano

segno di appartenere

ad un' et

Fio

n.

l:l

meno

arcaica di tutte le altre esplorate sul poggio


delle

e quella di cui

abbiamo pi sopra
fin

discorso,

Migliarine,

similissima

ad

altri

sepolcri
riti

a
i

circolo

ora

di-

scoperti, con la

medesima

suppellettile, coi
il

medesimi

ed

medesimi costumi, non

escluso quello di seppellire


e

deposito funebre in una fossa scavata nella nuda terra


diffe(')

di lapidarlo

dopo deposto, per poi ricoprirlo della stessa terra scavata. La sola

renza consiste in ci che nei circoli dei monili, di Bes, delle Pellicce, degli Acquastrini

non esistevano altre ossa che poche corone di denti, cio


verde smeraldo, riposte
delle

il

solo avorio,

sempre

di color

tra le cose pi preziose del ripostiglio,


le

mentre nella tomba


di

Migliarine
di

esistevano
di

ossa dell'estinto

come

nel

sepolcro

cremazione.

Del Duce,

Val

Campo (0

con scheletro certamente combusto, e come in altri

ancora a umazione; e mentre nei circoli prima ricordati, l'area del terreno sovrastante
era spianata, nella
s'i

tomba
in

delle Migliarino era ricolma

come

altre del poggio.


e

Del resto

in questa

come

quelle surricordate a circolo di


i

pieti-e

del tumolo della Pie-

trera,

sono venuti in luce

medesimi oggetti

e la

medesima

suppellettile, senza alcun

(')
I)

I.
r.

Falchi,

Vetulonia e la sua necropoli ecc.,

p.

07.

Falchi op. cit, tav. Xirr, 10. Falchi op. Falchi op.
cit.,
cit.,

(^) (<)

I.

p.ig.
paf,'.

98, 167, 72 tav. VII.

12; XIV. 15; XV.

2.

I.

119, tav. XII.

pag. 2U0, tav.

XVIU.

15.

VBTUt.ONIA

umaDa
iu

344

si

REGIONE

VII.

raso decorato a figura


e porro

a colore.
riguardo

Onde sembrami

possa senz'altro concludere

come dimostrato,
decadde
e

all'antichit di Velulouia,

che quella celebre

e illustre citt

fu

abbandonata almeno dalle

illustri famiglie in un" et re-

motissima,

la

quale, in considerazione della quasi assoluta

mancanza

di vasi ellenici

nelle sue tombe, possiamo determinare essere stata anteriore al

VI secolo

av. G. G.

Tomba

II.

Tiimolo del /gulo.

Non
strada,

erano interamente

compiute

le

ricerche nella

tomba a

circolo di pietre a

sinistra della via Emilia, che posi

mano ad uno
riponeva
lo

dei tumoli al lato opposto di detta


e

incominciando

da quello
io

propriamente situato sull'argine di essa

un poco

da questa manomesso. Su questo

maggiori speranze quantunque, come ho

gi accennato, conservasse una fossa profonda alla sua cima, che indicava per lo

meno

un tentativo

fatto

per violarlo.

Questo tumolo era alto m. 4,80


poco tempo, conservava tuttora
i

ed avea

il

diametro

di

m. 10. Diboscato da
ave-

ceppi e le radiche delle grosse piante che vi


il
il

vano vegetato

al

di sopra,

per le quali

lavoro riusci lungo e faticoso.

Ne

fu incominciata la esplorazione

21 aprile con un

taglio,

a poca distanza
lo

dalla sua base, diretto orizzontalmente al centro:


circa due metri, e costatato che
il

ma

all'ondato

che fu

scavo per

nucleo del tumolo era costituito di schiette pietre,

fu necessit di seguirne l'andamento.

Nel giorno successivo, a


comune,

in.

l,ln dalla superficie, a nord del tumolo, comparve,

deposto nella nuda terra, un gruppo di rozzi balsamari di varie dimensioni, di tipo

ma

pi arrotondati e ingrossati inferiormente, alcuni dei quali erano decorati

sul collo di linee a colore disposte a raggio. Questi balsamari erano in

numero

di sei

senza altro oggetto.

nel giorno
soli

'Ih,
1.5

arrivati a

m. 2.50 dal centro, venne a

scoprirsi a sud-ovest del

tumolo, a

cent.

dalla superficie, intricato fra le radiche delle piante, un de-

posito funebre singolarissimo e di eccezionale importanza.

loro

Comparso questo deposito contemporaneamente su due punti con una distanza di circa m. l,2u, credetti in principio che fossero due gruppi distinti, ma.
lo strato

fra
ri-

mosso con molta circospezione

della terra sovrastante,

ritrovai che era

un

solo ripostiglio, posato sopra un piano orizzontale, di circa

m.

2, nella

nuda

terra del

tumolo, senza segno alcuno di difesa, n di muro, n di pietre per

ritto.

Noter anzi

che a differenza delle altre tombe tinto di umazione che di cremazione visitate sul
poggio, ad eccezione della
i

tomba

del

Duce

di

Val

di

Campo, nemmeno
conservati

si

notarono

soliti

sassi

di

lapidazione, e

come
tutti

in queste la suppellettile sepolcrale era ricoperta

di schietta terra: onde quasi


quelli
levati
in

gli

oggetti

eransi

in

buono

stato, e

pezzi
il

non

sono

cos'i

frantumati

da

non

potere
si

essere

ricomposti.

dunque
nei

certo che

materiale funebre

di questa

tomba

volle conservato

come

due sepolcri surricordati, mentre che


le

in tutte le altre si volle lapidato e distrutto.

Kifiettendo ora che

tombe

fin

ad oggi scoperte, con la suppellettile funebre lapidata,

erano tutte di donna, mentre quelle del Duce e di Val di

Campo

erano,

come questa

REGIONE VH.

tombe
di

345

il
i

VETUI.ONIA

delle Migliarine certamente di maschi,


fosse limitato alle

mi nasce

dubbio che l'uso della lapidazione


quali non dovevano tor-

donna ove erano ricchi monili,

nare ad essere adoperati per l'uso dulia vita.


Dissi
sii

del rito della lapidazione (');

ma

non "avevo ancora notato che esso


si

si

limitava alle tombe di donna.

ci

deve sorprendere ove

pensi che certe osservazioni

quando sono conseguenza

di fatti strani che compariscono per la

prima volta (come ad

esempio' accaduto dei ripostigli stranieri del poggio alla Guardia e della presenza della
sola corona dei denti in quegli e in altri depositi senza altre ossa n uniate n cremate,

non che dell'uso stesso della lapidazione) non danno subito luogo a particolare attenzione; ma, tornati quei fatti pi
volte a manifestarsi, doventano soggetto di studio.

tale studio mi propongo di dedicare


il

d'ora innanzi ai sepolcri di donna per appufatto

rare

dubbio cui ho sopra accennato, come ho


i

dei

ripostigli stranieri e degli

usi e costumi ivi riscontrati,

quali oggi sono doventati fatti evidentissimi e meri-

tevoli di tutta l'attenzione degli scienziati.

Scoperto
alla

il

prezioso

deposito

del

nostro

tumolo,

la

prima idea che mi venne

mente

fu di

nettare e isolare dalla terra ogni singolo oggetto senza rimuoverlo

dalla sua giacitura, per farne la fotografa e quindi tentarne la remozione e l'incas-

samento

in

blocco da inviarsi al

Museo Vetuloniese; ma richiedendo


delle radiche

tale operazione

un tempo lungo a causa specialmente


di lasciare in aperta

delle piante, e non convenendo


s

campagna sopra una strada pubblica un

prezioso ripostiglio,

mi

decisi di asportarne tutti gli oggetti.

A.

Fittili.

Essi consistevano in balsamar in gran numero, che

si

distinguono

per la variet e per la singolarit delle loro forme, principale caratteristica del nostro
sepolcro, aggiustati con molta cura attorno a due vasi di bronzo ripieni di ossa combuste,

con qualche altro oggetto di bronzo


oggetti preziosi levati dalla

di

ferro.

Non

oro,

n argento, n

altri

degli

tomba precedente.
numero
di questi
fittili,

Non
e riuniti

posso precisare
in

il

perch non pochi, levati in pezzi


;

un medesimo

involto,

non
ai

sono
tipi

stati

per anco ricomposti


importanti,
e

e nel descriil

vere quelli levati interi

mi

atterr

pi

ne
il

unir

disegno

inviatomi dalla Direzione del


sig.

Museo
di lepre

Ai-cheologico di Firenze, ove


il

bravo restauratore

Pietro Zei attende ora a ricomporre


1.

rimanente.

Balsamario in forma

morta, sgozzata e gonfiata, con la testa cadente e

rovesciata sul dorso, e gli arti distesi nella posizione che ognuno pu facilmente

imma-

ginare pensando di vedere quell'animale attaccato a un chiodo di una parete, o sospeso per le estremit anteriori. Nel punto
jii

alto,

ove

il

collo sgozzato si rovescia


(tg.

con la testa sulla schiena, In altri esemplari


le

la

bocca cilindrica e poco sporgente del vaso


anteriori invece

10).

estremit

di essere intirizzite e distese,


orli

sono leggermente ripiegate in alto, e vanno a terminare e quasi a sostenere gli


del beccuccio
(fig.

11).
di

Sono

in

numero

8 o 10

di

questa specie e variano per

le

dimensioni da 17

a 21 cent, di lunghezza: onde non furono ottenuti con

uno stampo sopra una medesima

(')

Vetulonia

In

sua necropoli antichissima

]k

68,

9.5.

VKTU1.0N1A

;i4(i

REGIONE

VII.

fomia, lua ognuno con la


speciale si era dedicato.
tutti

mano dullo scultore che a questo genero di tiguliue Mancano atVatto di vernice, e il loro impasto, come

in

modo

di quasi

gli altri
al

bal.-amari, costituito di
;

terra nissima di color giallognolo con ten-

denza

rosso

la

quale,

ridotta sul posto quasi allo stato di mota, tornata a gua-

dagnare la durezza della terra cotta appena asciugatoi.

KlG. 10

2:7

r:G

11.

2:7

2.

Altro balsamario a testa di cavallo, riprodotta alla perfezione, vestita dei suoi

finimenti tinti di color nero o almeno della sua cavezza di striscio di cuoio, con criniera
e parte del collo tagliato alla sua met, la cui sezione di taglio costituisce del la base

balsamario.

Fa

da ciuffo, sulla parte pi alta della testa, la bocca del vaso, co-

stituita

da un collo ben corto cilindrico sormontato da uno scudetto sferico orizzon12). Altra testa

tale bucato (fg.


di

simile pi grande,

ma

assai

trascurata e mancante

tinimenti.
.

Altro in forma forma di cervietta accueciata con le estremit ripiegate sotto

il

corpo, sulle quali riposa in attenzione e quasi vicina a slanciarsi. Il collo perpendicolare.

l'iG

1.'.

1:4

Ilo.

l:'..

2:5

bucato, costituisce la bocca del balsamario, nel quale entra, mediante un pernio, la testa

mobile orecchiuta dell'animale, che serve di tappo all'unguentario medesimo

(lig. l;i).

di

rozza fattura e non offre di particolare che la originalit del soggetto.


4.

Altro in forma di
e

lepre,

pure accueciata come la cervietta, con


In

le orecchie

ripiegate
costituisce

strotto
la

alla

groppa.

corrispondenza
e

della

fronte

un
buco

buco

che

bocca

del

balsamario,

sotto

le

orecchie

altro

passante.

REGIONE

VII.

347

(fig. 14).

VETUI.ONIA

destinato forse a tenere una cordicella per appenderlo


fattura e appena riconoscibile.
5.

Anche questo

di

rozza

Altro in
testa,
(fig.

fnrai;i di un'

oca o di un'anatra posata sui piedi, a collo alto e ricurvo,


e

la

cui

non

pi

ritrovata

forse

smarrita

nell'involto,

terminava a bocca

aperta

15).

Via

t.

1:2

Fio. 15.

1:3

rio. iG.

Altro simile pi rozzo ancora

parimente mancante della

testa

non

otfre

di

singolare che la sua posa assai bea rappresentata.


6.

Altro in forma di organi genitali di fanciullo


il

scroto attaccato al

pube

buc:(to
fa

per appendersi, col pene eretto,

cui glande,

tagliato

orizzontalmente,

bucato

da bocca all'unguentario

(tg.

16).

Fig. 17

1:2

Fio. 18

1:2

7.

In forma di sfnge, di tipo

egiziano

faccia

umana imberbe che


e
(fig.
i

riposa

sulle estremit ripiegate sotto al corpo,

con lunga coda ripiegata

avvolta sopra la
17).

natica sinistra, coperta di vello, sulla cui testa la bocca del vaso
8.

Altro in forma di stivale, che conserva fino a met del gambale


di

graffi

obliqui

intrecciati

una affibbiatura

(fig.

18).

Altro simile

ma

pi rozzo non porta segno alcuno di graflitura, ed di impasto

pi scuro, imbevuto forse del succo di radiche marcite in sua vicinanza.


9.

Altro in forma di elmo che riposa sul suo orlo inferiore. L'elmo
e

verniciato

di

nero

ripete la forma

del capo, con cresta sulla

sommit che
e

fa

da

bocca al

balsamario.
faccia

La visiera alzata umana imberbe in esso


19).

porta

scolpita

una palmetta,
i

lascia

vedere

una

racchiusa, nascosta fra

guanciali dell'elmo, con occhi


del
fttile,

ciglia e bocca tinti di

nero sul

fondo

rossastro

naturalo

di

esecuzione

stupenda

(tg.

Ci.AssH ur sciKNZH MORALI ccc.

Mkmohif,

Voi.

II,

Serie

,^,

parte 2"

44

VETCLONIA

348

in

REGIONE

VII.

10.

Altro in forma di doana nuda inginocchiata, che posa sulla punta dei piedi o
alto in atto di preghiera,

sui ginocchi, con le braccia ripiegale sui gomiti e portate

con
i

le

mani
pollici

riunite sul seno per


tesi in

il

dorso dello dita forzatamente chiuso a pugno,


di

meno

diti

alto a guisa

corna.

Dalla testa scendono

capelli

sciolti,

so pure non un velo che scendo dal capo, sul cui vertice lapertura circolare del

vasetto formata da un semplice buco

(fig.

20).
allo

Questa figuni

di

ccoezinnale

importanza era cos ridotta

stato

molle

al

momento
lari

in

cui

fu

ritnivata. che a stento potei strigarla dalle barbe vegetali


le

capil-

che la cingevano e levarla dal posto senza lasciarvi

impronta della

dita.

Asciu-

gata ha preso un colore tendente al mattono e una consistenza come di terra non cotta,
per cui ha perduto, nella faccia specialmente, la
regolariti'i

dei suoi

lineamenti.

Nonostante non

chi non veda in questa figura una natu-

ralezza e un insieme di linee e di proporzioni da dover definire

per un genio

il

tgulo che la
di

modell

genio strano e singolare, che


tutto
ci

avea

la passione

imitare alla

perfezione

che pi

feriva la sua

fantasia, e che forse colui stesso sepolto nel tu-

molo delle

Jligliarine. a cui

omaggio vennero dai


combuste
del
i

superstiti de-

positati attorno alle sue ossa sua,

migliori saggi dell'arte

insieme

forse

allo

strumento

suo

mestiere,

come

fra

poco dir.

Queste ceramiche,

in

gran parte nuove per TEtruria,

ma

non

nuove per lOriente,


e la

di

un pregio inestimabile per


che

la cronologia

storia dell'arte

non meno
di

per l'etnologia, mi auguro


In

che saranno

soggetto

studi

accurati.

questa

liducia
in

ri-

chiamo l'attenzione degli


Fio
20.

scienziati sulla
figuline,

comparsa
tanto
in

una meche

]:>

desima tomba di queste

di genere
e

diverso,

sembrano

uscite da

una medesima mano,


figura di
diti

modo
alto,
{').

particolare
teste de-

sull'atteggiamento che hanno le mani


scritta,

della
i

donna
stesi

in in

ginocchio

con le dita chiuse a pugno

meno

pollici

precisamente

come una
11.

delle sculture in sassofetido ritrovate nell'ipogeo della Pietrera

Balsamario

in

forma

di bottiglia allungata senza piede (alabastron) alto pi

che 30 cent., a pareti molto grosso, bucato e vuotato dopo modellato, di


fino

terra pi

ancora e pi giallastra di quella degli

altri

fittili,

che all'atto del ritrovamento


poi duri.'isima all'aria
li-

avea l'apparenza dell'avorio infracidato per


bera
(fig. -21).

gli anni, tornata


in

Era spalmato di unoere color ruggine, ora

gran

parte

mancante,
balsamario,

decorato di grafiiti di cui pochi avanzi sono rimasti sulla superficie del

ma

che nonostante fanno ritenere essere

stati

interessantissimi e forse a figura.


e
altri

Altro esemplare ripeto la stessa forma senza graniture;

ancora

in

buon

numero, ugualmente a bottiglia, a base rotonda


con solcature marcate spiraliformi,
per,
le quali

rigonfia,

sono lavorati a tortiglione


rottura di tutti, in

hanno favorito

la

modo

da lasciare speranze

di

poterli restaurare.

(')

.Votine

IS'Ja,

i>.

.MI.

REGIONE

VII.

349

di

VKTULOXIA

12. Balsamario in forma di

una palla

(aryballos), simile ad altri ritrovati nelle

tombe

di Vetulonia, e

segnatamente nel tumolo di cremazione


di

Val

di

Campo

(')

ugualmente situato nel padule


lonia,

Castiglion della Pescaia sotto al

Poggio di "Vetu-

a forse

m. 4

sul livello del

mare (%.
di e

22).
dei quali con

Sono
qualche

in

numero

8 o lu, di varie dimen.sioui, alcuni


fors'

avanzo

di graffitura

anco di una

decorazione a colore

sul corpo.

B. Bronci.
tali sugli
2.
orli.

1.

Due

ciotole liscie con due

manichetti orizzon-

Due
e

oinoclioai,

alte e di
si

forma elegante,
solleva

con

bocca

foglia
ri-

d'ellera,

manico pesante che

perpendicolarmente, per

piegarsi poi ad ansa e attaccarsi sul corpo con


sorilievo.
s-^l

una palraetta

in

bas-

3.

Una

grattugia frammentata.
liscia,

4.

Grande bacinella

\^
FiG. 21.
1

5.

piena colma di ossa combuste. Cassa di bronzo anch'essa tutta piena di ossa bruciate di forma
liscia con

quadra,
:c

coperchio a scatola lunga cent. 30, larga cent.


il

8,

alta cent. 12.

posata su quattro piedi, che sono

prolungamento della
ossa non
esisteva

stessa lamina di cui si


altro oggetto che quello di cui
6.

compone
dire.

tutta la cassa. Sulle

vengo a

lama lunga quanto

Piccolo arnese con manichetto rotondo ed allungato cui la seguito una piccola il manico, che termina in un tagliente orizzontale a scalpello,

leggermente
graffito
7.

convesso
(fg.

da
23).

un

lato,

pianeggiante

dall'altro e

a raspa

Due

piccole fibule a globetti, una delle quali ben con-

servata.

Tutti questi oggetti di bronzo erano situati al centro del deposito funebre, posati uno presso l'altro, eccettuato
il

pic-

colo arnese ora ricordato

di bronzo, situato sulle ossa del ci-

nerario

a scatola,

il

quale

era

forse

lo

Fio

22.

strumento di cui

il

figulo stesso ivi sepolto si era servito per


allo stato di

modellare sulla terra

mota

gli

oggetti che pi avea ritenuto lueritevoli

di essere riprodotti

imitati

alcuni dei quali Jovea aver veduti in ben lontani paesi, e altri sull'originale dinanzi ai suoi occhi a Vetulonia.
;

In mezzo al deposito funebre erano pm-e degli oggetti di ferro, ma questi in scarsissima quantit, e consistevano in una lancia, in una spada o in un'accetta, ridotti in pessimo stato.

Rimossa tutta questa suppellettile


del tmuolo, venne a scoprirsi,

sepolcrale, e continuato lo scavo verso

il

centro
di

come

nella

tomba a

circolo

precedente,

un cono

sassoforte anche esso collocato sui fianchi, identico per la forma a tutti quelli comparsi nella tomba ora ricordata e nei circoli e nei tumoli del poggio, tanto in se-

(')

r.

Falchi,

Vetulonia ecc. pag. 108, tav. XVIII. 13.

VBTULONIA

di

35U

Firenze, ed

REGIONE

VII.

polcri di

umazione che

cremazionf.

Fu

inviato a

og^

vedesi

esposto

nel

Museo Vetuloniese.
Terminata
la esplorazione di

questo tumolo

fu,

posto
le

mano

all'altro

che gli stara


e sola-

quasi accosto, conformato nello stesso

modo

con

medesime dimensioni,

Fio

2.1.

nente un poco pi spianato sulla sommit


.scrupolose ricerche,

ma, nonostante molto lavoro e

le

pi

non ne risultarono
fossa

che le prove certe di un'antica esplorazione, per

praticata con una

profonda

che

appunto deve esser caduta

sul

deposito

funebre.

Tombe di Franchclta.
Esplorati anche tre sepolcri alle Jligliarine a forte distanza dal centro della necropoli di

Vetulouia, e riscontrato che anche in questi

si

mantiene quel carattere

di

grande antichit che


altri sepolcri

proprio di tutte le sue tombe,


al

mi venne vaghezza
quali
gi
essi

di vi-sitare

vicinissimi
la

tumolo della Pietrera,

sui

da molto tempo non potevano es-

avevo

fissato

mia attenzione, quantunque convinto che anch'

sere sfuggiti ad un'antica esplorazione.


Il

Poggio della Pietrera limitato a sud da una valle stretta e profonda che

dicesi di Franchetta, sulla quale si rialza dal lato opposto

una costola assai pi bassa

della Pietrera, continuazione del Poggio alle Birbe ('), spiovente sugli Acquastrini (')
e sulla Sagrona,

che la parte pi ricca di tombe a circolo.

Sul crinale di detta costola erano visibilissimi alcuni rigonfiamenti regolari del
terreno,

uno accanto

all'altro,

disposti

in linea retta, in

quali
e

andavano sempre pi
proprio tumolo di non

ingrandendosi dal basso all'alto per terminare


piccola mole.

un vero

Primo sepolcro di Franchella.


esplorazione
della pi piccola
e

Tali scavi, affidati alla continua vigilanza delle

due guardie degli scavi Eboli Salvatore e Liberato Miele furono incominciati

con la
e

quasi insensibile sporgenza di terreno in basso;

non erano passate che poche ore di lavoro che venne allo scoperto un circolo a muro,
formato di pietre sovrammesse
senza

cemento; entro

il

qual

circolo

erano

diverse

tombe

a umazione, gi da

antico tempo rovistate, disposte

ad alveare

una accanto

all'altra,

divise da grandi lastroni per ritto e ricoperte da altri lastroni simili ritrovati

in

pezzi.

<)
()

I.

Falchi,
cit.,

Vetuloma
I.

e la

sua necropoli antichitiima,

tav.

I.

L.

Op.

Ut.

8.

REGIONE

VII.

diversi
circoli

3l

vasi
di

VETULONIA

Potei

raccogliere

frammenti
di

di

bucchero

lisci,

anche qui col


che per

piede a cono come


la

ma
in

piede; un alabastron intatto,

di alabastro,
fittili

grana non rassomiglia punto all'alabastro nostrale; tre bulsamari


tutto simili a quelli della

a corpo tondo

di colore giallognulo,

tomba del

figulo;

una tazza

ele-

gante a piede piatto della stessa terra dei balsamaii; rottami di altro vaso, forse di forma singolai-e, che non riuscii a distinguere; diversi spilli di bronzo con capocchia;

frammenti

di

una

fibula d'argento

di

una

di

bronzo; un coltello
di

in

ferro e altro

arnese di egual metallo che

forse

un puntale

lancia.

Secondo sepolcro di Franchetta. Anzich da pietre a muro era questo circondato


da grandi lastre bianche
e accostate di sassovivo

come

in

tutti

circoli, fitte

a molta

profondit nel terreno vergine. Misurato a livello di queste lastre aveva un'altezza di m. 4, ridotta poi a m. 1,80 sul piano del sepolcro, con in. 18 di diametro. Kra da

molto tempo ridotto

cultura e traversato dall'aratro,

ma

conservava

sempre una

certa regolarit nella sua forma esteriore.

Penetrati gli scavi per circa m. 3 nell'interno

del circolo senza


di

mai abbandoappartenuto a

nare

il

terreno vergine, non incontrai

che

qualche frantume
il

ferro

un cerchione da ruote;

ma

continuati verso

centro, venne a scoprirsi

una gran buca


si

ripiena in parte di sassi schietti, in parte da sassi e terra, nella quale

affondava

un cerchione Noto
in

di ferro addos;<ato al ciglio nord di

quella medesima buca.


si

modo
a

particolare che fra le pietre di riempitura

trovarono grossi pezzi


sul

di bozze lavorate di sassoforte in

forma

di

cuneo, leggermente scavate in tondo

lato largo,
trera ('),

simili

quelle

avanzate

alla

rovina

della

volta nell'ipogeo della Pic-

perci indubbiamente cadute da quel ripido poggio nella valle di Franchetta,

e poi raccolte e portate alla riempitura della

buca in discorso

onde

il

sepolcro, cui

appartenevano

posteriore

alla costruzione

del tumolo della Pietrera e alla riedifi-

cazione del suo ipogeo.

La
non
di

buca, quadra in pianta,

era lunga
trovai

m.

4,

larga

m.

2,

alta

m. 2,30,

nel

suo fondo, sopra un piano durissimo,


interi,

con mia

sorpresa, distesi sul dorso,

ma

due scheletri quasi uno

all'altro

accosti col capo a est a valle,


di

ambedue

et

molto avanzata, per quanto potessi desumerlo dallo stato

consumazione dei

denti e dallo spessore delle pareti del cranio.


le

Di fuori

superiormente ad ambedue
stato di conservazione

teste posava la meravigliosa accetta di bronzo in perfetto

di cui Si

qui riporto

il

disegno

(tg.

24).

una lama forte e robusta da lavoro, lunga cent. 18, con tagliente tuttora affilato, largo cent. 8, della stessa forma delle accette di ferro anch'oggi
di
in uso,

compone

meno

l'occhietto.
e
e

Le sue orecchiette sull'estremo opposto


aderirsi,
di ferro.
;

al

taglio, si prolunlato,

gano per cent. 8 un manico rotondo

vanno a

mediante due prolungamenti per ciascun


Questo
ricoperto

ad

molto pesante

da forte lamina di bronzo,

ed posto ad angolo acuto con la lama

la

qual lamina, dopo una lunghezza di cent. 28,


dalla ripiegatura della stessa lamina. Nel

termina in un cartoccio rafforzato,

sull'orlo,

cartoccio entra un'asta rotonda di legno duro, in parte conservata, assicurata con chiodi

(')

V. a pag. 339.

VETULONIA

32

RBOIONK

VII.

jiassanti e ribaditi,

lunga precisamente m.

1,

munita

di elegante ghiera all'estremit op-

posta.

E uu

oggetto di grandissimo pregio, tanto per la sua conservazione da permettere

ancheggi

di servircene senza

tema

di

romperlo, quanto per farci assiouniti dol

modo

col quale le accette di bronzo o paalstab degli antichi, di questa forma senza occhio

fessura,

erano assicurate al manico,

adoprate.

Ma

la nostra

forse

un'accetta
essere
;

sacerdotale che non doveva aver mai servito, n

mai
la

rimasta

senza

il

suo fodero di bronzo o di cuoio

da cui

^r'

sua perfetta integrit.


Presso la detta accetta e di fuori alla testa dello scheletro di sinistra era

un incensiere
circoli

di di

bronzo

(tig.

25), simile in

tutto ad altii ritrovati nei

pietre e
(')

segnatamente a
circoli

quello levalo dalla


delle Pellicce
(').

tomba

dol

Duce

da uno dei

La catena
entro assi

formata come in quelli, di pid


si

ordini di
chietti,
e

colonnette di bronzo che

articolano coi loro oc-

girano

orizzontali,

uno dei

quali,

al-

l'estremo superiore sostiene un manubrio grave ad anello.


in

Ma
e

questa catena

l'asse

inferiore sostenuto
in
alto,

dalle

inani

dalle braccia,

portate

di

una

figma umana

nuda,

tagliata a met del petto

fermata su quattro petali cadenti.

Questi petali escono da un boccio, da cui inferiormente parte

un pernio destinato a rimaner

fissato al

coperchio dell'incenritrovati
in-

siere a cono fenestrato; coperchio

incensiere,

sieme, simili a quelli delle tombe surricordate.

Accanto all'incensiere posava un elmo


dotto in pessimo stato. Sul petto del

conico liscio

ri-

medesimo

scheletro di

sinistra stavano diverse fibule di bronzo,


di

frantumate, coperte

foglia

d'oro, e altre a corpo di ambra,

anche queste

in

frammenti.

Lateralmente alla testa dello scheletro di destra erano due piccole spirali d'oro liscie, un balsamario di forma comune
e

due piccole fusaruole.


Tutto
il

restante della buca centrale era stato da

tempo

remotissimo rovistato mediante una fossa a tutta profondit, che avea tagliato gli scheletri a met del petto, conservandoci
Fio. 21.
l:7
cos'i

tutti

gli

oggetti

che erano stati deposti presso la testa

dei

defunti.

Teno
Era
per
ritto

sepolcro di Franchetla.

i)oco

circolo di pietre pi grande del precedente e come quello limitato da un

accostate fra loro e un poco inclinate in fuori.

Conteneva ugualmente
(') I.

una buca centrale, gi anch' essa anticamente esplorata.


<*'
^'-

Falchi,
cit.

Veliilonia e la lua necropoli, V- ^^-171,


tttv.

^-

(}

Op.

pax

XV.

21.

REGIONE

VII.

di

353

alti-i

VETOLONIA

nella quale erano avanzi di uno scheletro, senz'


di robusta

oggetti che quattro ciotole liscie


fittile

lamina

bronzo, ben conservate, un balsiuiiario


e

di

forma comune,

qualche ambra frammentata

un morso ossidato,

di

ferro,

da

cavalli.

Sull'orlo di detta buca, a sud, era

stato deposto un

gruppo
fra
i

di oggetti

di

bronzo e

di

cocci,

quali

potei

riconoscere soltanto

una lamina bucata,

che era forse l'avanzo di una grattugia.

dal lato opposto, a nord, presso l'orlo

della

medesima buca,
sulla

stava altro deterra,

posito, posato

nuda

costi-

tuito da diversi vasi di bucchero fram-

mentati

col

piede a cono,

del
i

solito
circoli

tipo di quelli
di pietre
;

comuni a

tutti

da altra catena da incensiere


quella

simile

precedentemente

de-

scritta del secondo sepolcro,

anch' essa
la

ben

conservata,

ma

senza

figura

umana
catena;

a sostegno dell'ultimo asse della


e

da una

fermezza
di

d'argento
d'oro.

frammentata ricoperta

lamina

Quarto sepolcro di Fraiichetta.

Mentre
cui ho detto

gli

altri

tre

sepolcri

di

sopra
in

erano

soltanto un

poco

rigonfi

modo da permettere
comodamente
il

all'aratro di passarvi

al

di sopra pei lavori campestri,

quarto

era un vero e proprio tumolo pronunziato e raccolto

come

il

tumolo

figulo alle Migliarino, alto

m. 4,80 con

una circonferenza
tato da

di circa
di

m. 4u, limiper
piano,

un muro

pietre

in qualclie

punto conservato, che faceva


al

da terrazza
Img. 2C.
1:3

poggetto.
i

Per quanto sapessi che


in generale

tumoli

hanno

tutti provato l'azione

di un'antica esplorazione,

non nego che


fatto

la

regolarit, che questo presentava nella sua

forma

esteriore,
di
lui

mi aveva

sperare

un qualche interessante

ritrovamento;
di cui

ma
ora

all'infuori
dir,

un oggetto preziosissimo
oll'ei'to

per caso gettato


di

nella cucumella,

non
11

lino

ad oggi niente

interessante.
terra, e

tumolo era foniiato all'esterno da schietta

nel centro da sassi gettati

VBTDLONIA

una
<4ran

354

in

KEOIONE

VII.

a caso,

quali ricoprivano

fo.ssa

quadro

scavata molto profondamento

alla basu del tuuiolo.


larjjo

Questa volta la buca era stata


;

visitata

mediante un pozzo

sulla

cima della cucunu'Ua

pu darsi

clic

quella soddisfacesse all'avidit dei

ricercatori.

Solami-nte pre.-so l'orlo della gran buca centrale, a ovest di questa, compar-

vero, deposti sulla


piccoli,
i

nuda

terra,

diversi

vasi

di

bucchero col piede a cono, grandi o


altri usciti dai circoli di pietre,
i

che ripetono esattamente la forma di tutti gli

quali erano forse abbelliti di sfoglia d'oro ritrovata in quantit tra


tittili,

frantumi di

quei medesimi

1.')

pallottole fenestrate di

bronzo che forse avevano servito ad

uso di bottoni; tinalmente 13 campanelle pure di bronzo e pezzi di cerchioni di ruote.


Il

tumolo per altro non

fu interamente esplorato in riguardo di


si

una grossa

piantii

d'ulivo che prometteva un abbondante raccolto; e se in seguito

veritcheranno im-

portanti ritrovamenti, torner a parlarne nella futura

mia

relazione.

L'oggetto interessantissimo cui ho sopra accennato fu rinvenuto al quarto giorno


di

lavoro fra la terra e

sassi

del

tumolo, sotto due metri dalla superficie, e conlo scorso

siste in

un frammento di statua al naturalo, simile ad altro comparso


Pietrera,

anno

nel gran tumolo della

ma

di

un pregio grandemente maggiore.


con
parte del collo e del petto, in
eccezionale
la

una
essere

testa al naturale,

sassofetido, che

ha

di

veramente

particolarit

di

sbozzata e condotta
e gettata via
(tg.

a un buon punto, e poi dallo scultore

abbandonata

per motivi a noi ignoti,


26).

ma

che

ci

da-

remo
fu

cura di investigare
il

Qualunque

la ragione per cui

non

rifinita,

suo pregio straordinario consiste appunto nell'essere


presentarci

essa incompleta, e nel

una

scultura
ci

aiTestata
il

ad

un

primo periodo del suo svolgimento, che


la

rivela

processo, ossia

maniera usata per potere scorgere

fino

dai primi tratti,

come

Fio. 26

1:13

nella penombra,

l'immagine da riprodursi, non meno che per as-

sicurarsi della sua

buona

riuscita al confronto

di

un
dello

soggetto gi
scultore;
il

modellato o di una maschera


quale la esamina,
pressione che
si

che

stava

forse dinanzi
si

agli occhi

la

confronta e finalmente

decide ad abbandonarla.
;

questa l'imla

riceve a un

primo colpo d'occhio sulla nostra scultura

ma

ragione

per cui rimase incompleta non


la scolpiva,

forse

che ossa non corrispondesse all'ideale di chi

ben altra come ora vedremo, per cui fu di necessit abbandonarla. Questo|_monumento preziosissimo parte di una scultura di donna, indubbiamente

ma

destinata al vicino tumolo della Pietrera, lavorata a poca distanza a sud di questo,
jwi raccolta

come un

sasso qualiinciue e adoprata

con tanti altri sassi a formare la

cucuuiella

ivi

presso situata di

Franchetta. ove la mancanza di ogni altro frammento


le

e di ogni costruzione,

non che

circostanze del ritrovamento escludono in

modo

certo

che ad

essa appartenes.xe.

D'altra parte la distanza di questo tumolo da altri di gran

mole

esistenti

nella necropoli di Vetulonia tolgono di

mezzo anche

il

dubbio di altra

provenienza.

Da
mella
di

questo primo fatto

si

pu intanto trarre

la
al

deduzione che la piccola ciicu-

Franchetta presso che contemporanea

tumolo della Pietrera, senza poter

dire con precisione se essa rimonti all'et del i>rimo ipogeo o al

tempo della

riedi-

REGIONE

VII.

355

(')
si

VETULONIA

ficaziono del secondo in quel

medesimo tumolo
sicuramente

costruiti.

Solamente a osservarsi
fa,

che
le

il

secondo sepolcro di Franchetta, di cui

detto jioco

in cui sono apparse

bozze a cuneo di sassoforte,

posteriore alla rovina del

primo ipogeo

della Pietrera; e dovendo ritenere questo secondo sepolcro posteriore ancora alla cu-

cumella di Franchetta, per trovarsi

esso

in

una posizione pi

infelice
e

ed in mezzo

ad

altri

sepolcri,

si

sarebbe

indotti a ritenere quella cucumella,

quindi anche la

scultura in essa ritrovata, appartenuti piuttosto al tempo della costruzione del primo

ipogeo che

all'eti

del secondo della Pietrera.

Ma
conto
si

ci

sia o

non

sia, di

che meno importa, l'osservazione di cui pi preme tener


ci

che la scultura in esame


(-),

richiama ad altra uscita nello scorso anno dal

tumolo della Pietrera


il

alla quale tanto a

me sembra

si

rassomigli da farmi nascere

dubbio che ambedue


l'altra rifinita
le

si

riferiscano ad

un medesimo

soggetto, l'una incompiuta e

rifiutata,

e collocata

al posto cui era destinata.

infatti chi

prenda

in

esame comparativo

due sculture, riscontrer facilmente che

esse,

oltre

ad avere
e

le

medesime
quasi la

proporzioni, rivelano un
espressione.
e

medesimo
faccia

pensiero,

un medesimo concetto
e

direi

il

medesima

La

ugualmente lunga
uguale
dal
e
i

magra, uguale

movimento

delle ciglia

la

forma del mento,

molto allungato l'angolo


capelli
riuniti in grosse

mascellare; e con una stessa maniera scendono

capo

trecce che passano dietro le orecchie, allargandole, per condursi sul

nudo seno. Solale

mente

la scultura di

Franchetta

semplicemente sbozzata, per cui

ciglia

sono

appena marcate dall'arco


della

ciliare sull'affossamento dell'orbita, e le

protuberanze mediane

gobba

frontale, del naso e del


si si

mento, sono costituite da un solo rilievo rettilineo

longitudinale che
trecce dei capelli
losi

direbbe ottenuto con un sol tratto di uno strumento tagliente, e le

veggono rappresentate informemente da due grossi cordoni angoil

che, spostando e allargando

padiglione gi

tracciato dalle orecchie,

scendono

anch'essi in basso e in avanti sul petto.

Al momento in cui la figura


a svilupparne
in basso
il il

fu

abbandonata sembra^ che


in alto gi scoperta e

lo scultore

attendesse

seno, di cui

una parte

quasi rifinita, mentre

rimane tuttora un rilievo rude globoso da doversi remuovere.


l'artista dette

questo forse

punto ove

scoraggilo l'ultimo suo colpo

di

scalpello;

mente osservata questa nostra scultura

nel suo insieme e nei suoi contorni a

ma attentame sembra
la

scorgere dal lato sinistro, di fuori all'orecchio, un incavo che esteticamente disarmo-

nizza con le linee rigonfie terminali del lato

opposto,

a causa del

quale

treccia

corrispondente pi dell'altra abbassata e schiacciata per entrare ugualmente dietro


il

padiglione dell'orecchio. Sembrerebbe

insomma che

lo

scultore

si

fosse adoprato a

riparare o a

un

difetto della pietra o a

una sfaldatura

verificatasi

nel lavorare attorno

all'orecchio sinistro della sua figura, e che in principio abbia creduto di esservi riuscito,

per cui
difetto

si

dette a svilupparne
al

il

petto;

ma

che poi, riscontrata la persistenza

di

im

troppo sensibile

lato sinistro della testa, finisse col decidersi ad ab-

bandonarla, facendola ruzzolare nella valle sottostante al poggio, ove ora la sua stanza

(1)
(2)

Notizie, 1803,
Ib. p. 510, fig

\k
!.

50'?.

508-

Ci.ASsK

1)1

sciKNZK MORALI ccc.

Mkmoiuk

\ul. II, teorie 5', parte 2"

4-5

VBTDLONIA

fu levata e

35(j

nella

REOIONE

VII.

di

lavoro, da dove poi

condotta

formazione del

vicino tumolo di

Franchetta. Pu
ri<ettaa'

darsi che io non abbia indovinato la causa che indus^ie lo scultore a

quella sua opera; in ogni

modo questa
la storia

scultura solamente sbozzata sempre

un monumento interessantissimo per


e

dell'arto

da

preferirsi

ad altro

ritinito

completo.

Con questa mia relazione non rimane compiuto


sul
resultati ottenuti con le e^plorazioni
in quella

il

resoconto degli scavi

praticati

poggio di Vetulouia nella primavera dell'anno 189;i, imperocch

agli splendidi

stemiinata necropoli, dovrei

unire

la

desci-izione di quelli pi splendidi ancora conseguiti sull'area della citt di 'Vetulonia,

entro

il

cerchio delle sue portentose


citt,

mura

di cinta,

dire

del disseppellimento

di

una parte di quella stessa

dei suoi muri avanzati ad un antichissimo incendio,

delle sue strade, dei suoi pozzi, dei tanti oggetti levati dalle sue rovine, delle mol-

tissime monete, in gran parte di Vetulonia, tolte


prof. cav.

alle sue macerie. rapporti,

Ma

avendone
:

il

Milani

anticipata

la

notizia

in

due suoi

uno dei quali

Una

seconda Vetulonia, stampato come manoscritto e comunicato ai Lincei nel giugno 189a, l'altro: Le ultime scoperte Veluloniesi a Colonna, letto nell'adunanza dei Lincei sotto
di

26 novembre

successivo, verr a parlarne nella relazione dei futuri scavi,

quali

spero

mi

sani concesso di continuare oltre che nella necropoli, anche sull'area dell'ancitti.

tichissima

Frattanto verr

dire

di altri importanti

ritrovamenti verificatisi

fuori degli scavi governativi sul poggio di

Vetulonia nell'anno 1893.

Di

altri importanti ritrovamenti sul

poggio di

Vetulonia.

Tre grandi mole. Nell'anno 1892, dopo sospesi


della Pietrera,
il

gli scavi governativi nel

tumolo

sig.

Angiolo Guidi di Vetulonia, cui piace di frugare per proprio


in

conto

nelle

sue

possessioni, venne a scoprire,


il

luogo

detto la

Leccetina entro

il

cerchio delle

mura urbane, lungo

braccio

che

conduce a Colonna, a sinistra di

questo scendendo, a forse m. 300 dall'arce di Vetulonia, grandi avanzi di antichissimi fal)bricati sepolti sotto m. 1,50 dalla superficie. Di questi fabbricati non posso dare

alcune

informazioni perch erano


;

.stati

di

mano

in

mano

ricoperti

scomposti

nel

procedere degli scavi


la

solamente al cessare di questi rimase scoperta una stanza grande,

quale nell'occasione di una mia gita a Vetulonia potei osservare, insieme a pochi oggetti avanzati alla spedizione gi fatta al Museo di Grosseto dal sig. Angiolo Guidi
di

tuttoci che di pi

importante avea ritrovato

in

quella localit e altrove.

La

stanza non interamente esplorata era situata forse a m. 3 di distanza dalla


a Colonna, la quale in quel punto alta, e passa metri due al di
il

via che conduce

sopra dell'antico piano stradale etrusco; onde dato congetturare che

suo ingresso

corrispondesse alla strada surricordata. Questa stanza era costituita da un vuoto quadro
di circa

m.

1,.'J0

por lato, ed era

limitata

da muri a secco,

alti

in

qualche

punto

m. 1,80. Sul

Iato est si conservava la bocca di

im forno costituita da due

pilastri per-

perdicolari di sassomorto, sormontati da un'arcliitrave della stessa pietra tagliato inferiormente ad arco. Nel profondo si conservava una terra di color rosso con molti avanzi
di
enil)rici

di tegoli, e al di fuori

dello scavo da

ogni

parte

erano rottami in gran

REGIONE

VII.

fittili,

357

alcune
grandissime,

VETULONIA

quantit di vasi
ferri

per lo pi anfore

ma

tutto

liscie,

di

informi
state

erauo

bronzi irriconoscibili. Seppi dal proprietario clie entro questo vano ritrovate due macine in pezzi, una statuetta di bronzo, una calotta
e

di

pure di bronzo, e diverse

moneto.

La

statuetta,

del peso di circa

10

chilog.,

avea

subito l'azione del fuoco, por cui la testa specialmente e altre parli del coi-po avevano

lotta

cominciato a colare, e pare rappresentasse una figura virile coperta di pallio. La cagrande e forte, ottenuta con la fusione, liscia nel suo interno, fu in principio

da

me

creduta una ciotola;


io

vincermi che quella che


i

capelli corti,

ma attentamente osservata all'esterno ho dovuto concredevo una decorazione a tiammelle, riproduceva invece divisi in gruppi appuntati e ondulati, disposti a raggio dal centro
craniense destinata a coprire
di
il

verso l'orlo esterno; onde certamente una calotta

capo di una statua

virile

al

naturale. Fra le

monete alcune erano sestanti


macine verr a dire

Vetu-

lonia con la solita iscrizione'; del tipo delle due

fra poco.

-;*.i

Fio. 27.

Non mi
pi esatte

trattengo pi oltre a dire

di

questi

di altri oggetti ritrovati

dal sig.

Angiolo Guidi, perch in gran parte

nemmeno da me
visita al
sig.
il

veduti, e per darne informazioni


di

mi occorrebbe

di

fare

una

museo

Grosseto.

Nella scorsa primavera, tornato


e
io

Angiolo Guidi a rovistare nella sua Leccetiua


altra
(fig.

a frugare nella stanza surricordata,


potei ricomporre alla

incontr

mola

in grossi pezzi,

la

quale

meglio

fotografare

27).

Non posso

dai-e le

misure

perch appena fatta la fotografia, fu quella mola inviata a Grosseto senza che io avessi tempo di misurarla: ne riporter bens il disegno, tolto dalla mia fotografia, eseguito dal sig. Guido Gatti di Firenze, sufficiente perch ognuno possa averne
esatte,

una chiara

idea.

formata di una roccia simile al granito orientale, la quale per aver subito leggermente l'azione del fuoco diventata leggiera e friabilissima. Si costituisce di un cono posato sopra una gran vasca o piatto di terra cotta, sormontato da una mole internamente bucata, la quale termina, superiormente,

alta circa

m. 1,40 ed

VKTULONIA

358

la

REGIONE

VII.

conca per servir da traniog^'ia,


e si

iiiferiomiento in
Fi-a

una specie di campana, che riposa

muovo

sul cono surricordato.

la

tramoggia e

campana

un sodo

in

forma

di grosso troppolo, alle cui estremit sono le fessure destinate a ricevere le leve o

stan^'he di legno e di fono, con le quali

si

imprimeva a

tutta la
si

mole un movimento
la
e

orizzontale di andirivieni sul cono tisso interiore, con che


di ci cho dal buco interno della tramoggia cadeva
detto,
fra

compiva

macinazione
il

la

campana

cono ora

fregando sulla sua superticie

(')

Meravigliosa fibula d'oro. Sui primi di


in luogo dotto le

luglio,

mentre

si

stava segando

il

grano
sul

Costiacce Bambagini, che

fan parte del poggio alle

Birbe
dalla

(-)

poggio di Vetulonia precisamente a pochi


sepolcri
rato,

metri a destra

scendendo

via dei

del piano, in vicinanza di un circolo di pietre gi da antico tempo esplo-

sulla cui superticie furono ritrovate le due strane e curiose statuette (^),
tssa

una

di

donna nuda che tiene


itlfallica

sul capo
le

una doppia catenella

di

bronzo,

l'altra

virilo

che tiene in mano


e

estremiti della detta catenella per cui la donna con-

duce l'uomo
terra
le
il

questi guida la donna,

un certo Ferdinando Lippi,

nel

sollevare da

grano segato per legarlo col balso, cosi almeno


in

si racconta, si senti

impigliate
per

dita

un

oggetto metallico,

che

pulito

dalla

terra,

fu

riconosciuto

una

fibula d'oro.

Avuto avviso

di questo ritrovamento e
il

condottomi subito a Vetulonia. potei acquiil

stare quel prezioso cimelio per

museo Vetuloniese, ed eccone

disei,'no (tg.

28).

FiG. 28.

2:'?

mancante
quanto tutta la

della staffa, che doveva esser lunga circa cent. 12


fbula,

e
il

pesante forse

perch generalmente d'oro sodo, contuttoci

peso di questo

meraviglioso cimelio monta a


le

grammi 15:
bronzo cho

in
si

forma

di

mignatta come quasi tutte

libule

d'oro, d'argento

e di

rinvengono a Vetulonia e termina agli

estremi con un
dall'altro

rigonfiamento solido a rocchetto,


filo

da cui esce da un lato molla


costituisce

la

staffa,

un grosso

d'oro

che dopo due volute a

l'ardiglione

che lungo cent. 16.


()
diil

Il

suo corpo, leggermente

ammaccato da una

parte, formato

Il

movimento

di andirivieni, anzich rotatorio,

per compire la macinazione, dimostrato


alle pareti della stania, per cni

fatto che tutte e tre le

macine erano situate accoste


alla macina.
I.

non poteva

cfTettuarsi
() I.
()

un movimento attorno
Falchi,
cit.

Vetulonia ecc. Tuv.

L.

Op.

tav.

Xni,

33.

REGIONE

VII.

359

VBTULONIA

da una sola robusta lamina d'oro battuta,


gono
fissi

cui bordi

sovrammettono

riman-

sulla concavit della fibula.

Il pregio
i

suo eccezionale sta tutto nella sua decorazione a pulviscolo finissimo,

cui granellini, grossi quanto

un granello

di

sabbia,

appena

si

scorgono ad occhio

nudo. La quale decorazione ricopre intunimeute tutta la superficie della fibula, divisa
in due parti distinto da un meandro, pur esso di granitura, che va
l'altro di

da un estremo

al-

monile passando per la sua maggiore convessit.


il

Da un

lato si

veggono due

grandi sfingi che occupano quasi tutto

campo,

le

quali

si

guardano

di fronte e si toc-

cano per una delle loro estremit anteriori portata in

alto.

Sono ambedue nello stesso


di cavallo a lungo

atteggiamento
collo,

ambedue a coda

ritta e ripiegata

ma

una

a testa

quasi di giraffa, ed ha sulla groppa un quadrupede che forse un cervo; l'altro


gli

quadrupede

sta di dietro, e altro ancora situato fra le sue

gambe

posteriori allarcol

gate: sotto la pancia

collocata una figura


il

umana nuda

forse

itifallica

braccio

destro alzato e l'altro presso

fianco corrispondente.
e

L'altra sfinge a testa

umana

ed

alata,
e

con un tralcio sopra alla groppa


sotto la pancia.

un quadrupede a bocca aperta dietro


nel centro della fibula, sulle
col

le natiche

Fra

le

due

sfingi si alza,
rettile,

gambe
dine,

di dietro,

altro animale,

che sembra un

collo

e la testa piegata

verso la figura virile. Dall'altro lato sono ugualmente due sfingi nella stessa attitu-

ma

una sembra a

testa di leone a bocca aperta, l'altra a testa di cavallo,


e altro sotto la pancia.

ambedue

parimente con un quadrupede sulla groppa


a pulviscolo
si

Questa decorazione

estende anche agli ingrossamenti delle estremit della mignatta, ove


i

sono pure rilevati dei quadnipedi

quali sembrano in movimento. Tutti questi animali

hanno

piedi posati sulla concavit della fibula, onde la posizione naturale del

mo-

nile col corpo in alto e l'ardiglione in basso puntato a sinistra.

Coi futuri scavi mi propongo di fare attive ricerche


la staffa e

per

tentare di recuperare

completare un cimelio di tanto pregio;

ma

dubito assai di riuscirvi, per

varie ragioni, di cui qui non luogo parlare.

Monete
l'anno 1893.

ritrovate

fuori degli scavi sul poggio


in luce sul

di

Vetulonia nel

eorso

del-

Le monete venute

poggio

di

Vetulonia solamente nell'anno 1893


del peso
di di

sono

N. 3 didi-ammi d'argento a rovescio


il

liscio

grammi

8,

nei quali

da un lato impresso
ritrovati in

gorgonio come

nelle

monete

Populonia;

ma

due

di

essi

un pozzo etrusco,

in luogo feracissimo di ritrovamenti arcaici


si

detto le

Ban-

ditene entro l'area della


di

citt,

distinguono in

modo

particolare su quelli
(fig.

comuni

Populonia.

Il
;

gorgonio
i

impresso tanto pi profondamente

29) con zigomi stac-

cati

dalle gote

suoi capelli non sono raccolti e cadenti a pioggia


arruffati e piegati in alto
;

come

nei

didrammi

di Populonia.

ma

nemmeno

diademato come generalmente


(fig.

quelli della citt surricordata, e

come

quello qui riprodotto

30) parimente trovato


altri

a Vetulonia,
di

ma ha

sulla testa

un segno non mai comparso in

esemplari, e per

pi

orecchiuto.

Un
Due

quinario col Mercurio a

sinistra e dietro

il

segno

o cinque,

rovesciato,

del peso di

grammi
e

2.

sesterzi pure a rovescio liscio,

ambedue con

testa di

moro a destra

e dietro

<

due

mezzo.

VETULONU
Duo ODCo

(li

300

KKtJlONK

VII.

Vetulonia impresse da

ambo

lati

cou faccia a dotra da

uua, e

sotto la iscrizione

VATL,

dall'altra tridente e delliui rovesciati.

Diiiassetto sestanti di Vetulonia, non compresi quelli usciti da^'li


nativi nella citt in

scavi

gover-

numero

di

7,

ne altri in numero di 5 o
e la solita iscrizione.
lato,

ti

ritrovati

dai signori

Fratelli Guidi, coi soliti

emblemi

Un'oncia di Cosa con testa olmata da un


l'iscrizione
:

dietro

protome

di

cavallo e

cossano.

FiG. 29.

1:1

Fio. 30.

l:l

Un Un

denaro romano coi dioscuri a cavallo e dietro Roma.


quinario pure romano.
consunti.

Due assi romani assai pesanti per quanto Due monete della Campania. Uua moneta

d'oro piccola dell'et costantiniana.

Quattro mouetn di bronzo bizantine, una delle quali, ben conservata, di Licinio.
Sei monete di bronzo irriconoscibili, una sola delle quali, forse cartaginese, lascia

vedere due spighe sopra una delle sue faccie.

una moneta d'oro di Emanuele Filiberto. da me acquistate, sono state raccolte sul poggio di Colonna monete Tutte questo ad eccezione della moneta d'oro di Emanuele Filiberto, ritrovata da certo Fioronzoni

Fu pure

raccolta

a qualche distanza lungo la via Emilia.

Questa abbondanza di monete, venute a scoprirsi nellauno 1893,


dirotte pioggie dell'estate che

dovuta alle
alle

ne hanno favorito

il

ritrovamento, e

non meno

mie

incessanti premure, perch ninna sfuggisse alla collezione Votuloniese. Tre o quattro

nonostante sono passate nelle mani del

sig.

Grembialini di Massa Miirttiina, castrino


cui
il

molto stimato che


nel

fa

frequenti gite a Vetulonia, da


citt stessa di

prof.

Milani comprava

maggio decorso, nella

Massa, alcune monete, fra

le quali

due sestanti

di Vetulonia.

I.

F.M.CUl.

ROMA

_
VII.

361

ROMA

ROMA.

Nuove
Regione

scoperte nella eitl e nel suburbio.

III. Nella escavazione per fondare

il

muro

di facciata della
s.

nuova

fabbrica delle Religiose dette del Sangue sparso, in via di


sotto la strada odierna, si incontrato

Giovanni,

m. 4,70

un

tratto dell'antica via lastricata coi soliti poli-

goni di selce; ed alla maggiore profondit di m. 1,20 stata messa allo scoperto la
volta di un'antica fogna, costruita in muratura.

Per

lavori di sistemazione della via Labicana,

alla distanza

di circa
si

m. 100

dall'ingresso delle terme di Tito, ed a

m. 8,55

dall'asse della strada,

sono trovati
si

avanzi di antiche costruzioni in opera laterizia. In uno di questi muri


porta larga m.

apre una

1,25 con arco a sesto ribassato.


s.

In via Carlo Alberto, a piccola distanza dall'angolo sinistro della via di


tonio,
apparso,
il

An-

alla profondit di
il

m. 4,50, un pozzo m. 0,70 ed

circolare scavato nel

terreno

vergine,

quale ha

diametro

di

profondo m. 14.

Regione IV.
tempio
di

Facendosi la nettezza
di lastra

al

Foro romano,
alto

stato trovato, presso

il

Romulo, un frammento

marmorea,

m. 0,24

X 0,14,

che conserva:

stato pure raccolto un

pezzo di fregio in terracotta, nel quale rimano la parte


volta a sin., che col braccio destro levato in alto te-

superiore di

una Vittoria

alata,

neva forse una corona od altro simile emblema.

Regione
lino Giampietri,

V. Nel fondare un muro di recinto,


si

in via Macchiavelli, presso

il

vil-

incontrato

un avanzo

di antica costruzione a mattoncini di tufo,

regolarmente squadrati ed uniti con un sottile strato di calcina.

Regione VI.
posto al
n.

In via Quattro Fontane, rinforzandosi


il

le

fondazioni del casamento

143, a m. 4 sotto

piano stradale

alla distanza di

m. 3,40 dal

ciglio

del marciapiede, stato riconosciuto un tratto di antica strada romana, a grossi poligoni di lava basaltina.

Regione IX. Un
la

altro

pavimento stradale

si

incontrato nel cavo per costruire


at-

nuova fogna

in

via dei

Falegnami. Trovasi a m. 4,10 di profondit dal suolo


dalla

tuale; e per tutta la lunghezza del cavo,


alla piazza delle Tartarughe,

met incirca
nella

della predetta via sino

l'antica

strada

corre

stessa

direzione della via

ROMA

A
circa va.
lu.

362

stata
le

BUMA
una fogna, larga
un pezzo

odierna.
ni.

6 sotto quell'antico

selciato,

scoperta

0,85, alta

1,55, costruita in muratura.

Fra

terre stato raccolto

diU'anfrolo sinistro di un piccolo sarcofago marmoreo, alto m. 0,30. Vi rimano


ligura virile in piedi,

una

molto consunta: e sul

fianco,

la parte anteriore del solito gri-

fone alato.

Regione XI.
metro
di

Ricostruendosi un casamento in

via di

s.

Teodoro

u.

41,

si

raccolto nello sterro del cortile un pi'zzo di colonna di bigio, lungo

m.

0,!iO, col dia-

m. 0,07, ed una piccola anfora

fittile,

mancante delle anse,

alta

m. 0,47.

Regione XIII.

Nel lato volto ad oriente del nuovo monastero dei Benedettini

sull'Aventino, facendosi un cavo per la collocazione di un altro parafulmine, alla profondit di m. 2,00 si incontrato
altro di

uu

tratto di
la

muro

reticolato, lungo

m. 1,80, ed un

buon

laterizio largo

m. 0,05, per

lunghezza di m. 1,70.

Prati di Castello. Nel


dinanzi Castel
s.

disfare

muri
allo

di

fondamento dei bastioni moderni


parecchie grandi
travi di

Angelo, sono state messe


la

scoperto

quercia e di pino, che formavano

palizzata

su cui era stata costruita la testata

transtiberina dell'antico ponte Elio. Queste grosse travi sono larghe in media m. 0,50
e grosse

m. 0,40. Hanno sopra un

lato

l'incastro a

maschio

femmina, per essere


di

fortemente unite fra loro; ed all'esterno erano rivestite da grosse lamine


alte

piombo,

m. 0.20.
Fra
i

materiali di fabbrica, che costituivano le suddette fondazioni,


di Atti Arvalici, largo

si

rinvenuto

un frammento marmoreo

m. 0,20,

alto

m. 0,15, grosso m. 0,048.

Vi

si

legge

AVT EOMELIORE-'

RISASTTVEAITA F/ TVA\TIBIPROCONL
FRATRVMARVALIVA\'

AVRATOVOVEO

ESSE F

aLXROPTIA\EA\A>

Spetta questo frammento alla


valico al principio di ciascun anno
caratteri paleografici e la fonnola

invocazione
faceva voti

solenne, con la quale

il

collegio ari

per

la salute dell'

imperatore. Oltre

stessa del voto, propria

degli atti pi antichi, si

hanno qui due dati


il

caratteristici,

per

quali possiamo stabilire con sicurezza, che

frammento deve
il

.as-segnarsi

all'impero di Claudio, e precisamente ad uno degli anni

fra

il

>{

dell'era nostra.

ROMA

elio

363

fu
cosi
ristrette,

ROMA

In fatti da notare in primo luogo, che questa parte degli Atti pra una tavola marmorea,

scritta soin lar-

ha dimensioni

da non superare

ghezza

ventisei centimetri; onde ogni linea di scrittura contiene in

media soltanto

20

lettere.

In secondo luogo da osservare, che mentre tutti

consimili voti o sacrifci

fatti

dagli Arvali sono espressi dal capo del sacerdozio

fratrum Arvalium nomine^

nel nostro

marmo

adoperata invece la formola equivalente: pr conlegio fratrum

Arvalium.
Queste due particolarit, che non s'inconti'ano in alcim' altra delle molte tavole
arvaliche superstiti, appariscono unicamente in quella

che

si

riferisce
C. I.

ad uno degli
L. VI, 2035

anni probabilmente compresi fra


e

il

50
n.

e il 8.

54, e trovasi edita nel

noY Ephem. epigr. Vili, p. 326,

Questa

la

sola

tavola, che

ha

in ogni

linea circa
legio.

20

lettere di scrittura;

ed

in essa soltanto trovasi la formola

pr con-

Farmi quindi evidente, che


che

agli atti del


1 sacritcii

medesimo anno ed
23
e

al principio della

stessa tavola, in cui sono registrati


il

del

24 settembre, appartenga anche


il

frammento

test rinvenuto,

fa

menzione dei voti annui, emessi

3 gennaio

per la salute di Claudio.

poich in quell'anno, come risulta dai sacrifici anzidetti,


si

era magisler del collegio L. Vitellio,

pu ragionevolmente congetturare, che

la con-

sueta relazione premessa al carme/i votorum fosse redatta in questa guisa ('):

a. d.

Ili non. lanuar.

L. Vitellius magister pr conlegio fratrum


salute
tolio,

Arvalium vota nuncupavit pr

Ti.

Claudii Caesaris Aug.

Germanici: victimis immolatis in Capiet

quae siiperioris anni magister voverat, persolvit

inproximum annum
sunt.

nuncupavit^ praeeunte

,in eadem verba quae infra scripta

Seguiva poscia la formola


test ritrovato.
il

della

votiva promessa,
lettere
:

di cui parte

il

frammento
riga,

Tenuto conto del numero delle

da assegnare a ciascuna

testo

pu essere reintegrato nel modo che segue

luppiter optine maxime,


Claudius Caesar Aug. Germanicus, qicem me sentio dicere j vivet domusq. eius
si Ti.

incolumis
p. R.
Q.

erit a. d.

ITI non.

Jan. quae pr ximae p. R. Q. reip.

erunt faerini,

et

eum

diem eumque salvum


veris
(')

serva-

ex periculis
p.

si

qua

Cfr.

C.I.L. VI, 2028: Hcnzeii, Ad. Arv.

95.
.">',

Ci.AssK DI

sciKN MOKALi

ccc.

Ikmorik

Vi'l. II, Scrii'

parte 2'

ROMA

364

ita uti

aoMA

sunt eruttive ante eum diem,

eventumque bonum,
Ve

senlo dicere, dedcris


in co statu

eumijue
est
ris,
tiini

quo nunc
servave-

aut

eo

lueliore

ast

tu

oa ita f&xsis,

tibi

pr

fra tr uni

Arvalium

couego bove

aurato tovuo esse fularum. Juppitev optime mai me,

quae in verta tibi bove


aurato vovi esse fulurum,
qiiod

hoc die vovi, ast tu ea

ita faxsis.

tum

tibi

donum

quod conlegium fratrum Arvalium volet, p. .. attri


voveo esse futurum.
La seconda
anche
la

parte del voto,


di

con la quale

ali"

immolazione del bove

si

aggiunge

promessa
stessi

un donarlo, trovasi pure


I.

in

un altro frammento spettante ad

uno degli
u(t\\'

anni 50-54 {C.

L. VI, 2034), che stato reintegrato dal

Mommsen

Ephm.
Il

epigr. IV, p. 226,

cf.

Vili,
il

p.

327.
ripetendo
la

carme continuava, secondo

solito,

stessa

promessa votiva a
Dia

Giunone regina, a Minerva,

alla Salute pubblica, ed anche probabilmente alla dea

ed al divo Augusto, siccome trovasi negli atti dell'anno 38; e conchiudevasi la relazione coi

nomi

dei fratelli Avvali che in conlegio adfuenint.

Dallo stesso luogo proviene un frammento marmoreo scolpito, di m. 0,15X0,10.


spettante all'angolo sinistro superiore di un piccolo sarcofago pro1)abilmente cristiano.

Della scultura piuttosto rozza rimane soltanto


bato e coperto di pileo,
volto a
d.,

la

parte superiore di

un uomo bardritta,

con clamide allibbiata sulla spalla

che

potrebbe essere uno dei Magi alla presenza del bambino Ges.

Fu puro

recuperata nella demolizione dei muri sopra indicati una parte d'umetta

cineraria quadrata (m. 0,26

X 0,16),

che porta l'epigrafe:

^M

.;^vreliovalV//

ANO

VIXIT KVilnos

XV M-

VII-

D <.

Via Flaminia.

In occasione dei lavori por l'arginatura della riva sinistra del

Tevere, a valle del ponte Milvio, a non molta distanza dal ponto medesimo e sulla

ROMA

del

365

le

ROMA

sponda
tello

fiume,
in tufo,

sono
alto

stati
ni.

riti-ovati

fra

sabbie
di

seguenti oggetti.
al collarino:

Capi-

ionico,

0,18, del

diametro
lato.

m. 0,27

l'abaco

di

forma quadrata

misura m. 0,37 per


alla

Frammento

di fregio fittile di

forma
alla

trapezoidale, spettante

estremit sinistra di un

frontone.

largo

m. 0,62

base; e
rilievo

due

lati

sono alti m. 0,70 e m. 0,61. Vi egregiamente scolpito a tutto cbe

un Genio

alato,

cammina

verso

sin.,

volgendo alquanto la testa con elela

gante

movimento

delia

persona.

Sostiene con

mano
cui

dritta la pesante clava di

Ercole, sulla quale gittata la pelle di


del Genielto, le
alto

leone; la

testa

cade dietro le

gambe

zampe

e la

coda sul davanti.

Altro

avanzo di fregio rettangolare,


a punte decorate con pal-

m. 0,30, lungo m. 0,44. Superiormente

terminato

mette, ed in basso

ornato da una larga

greca.
dr.,

Vi

figurato

ad alto
sotto

rilievo,
il

un
;

animale fantastico,
le

di
e

forma leonina, volto a


la

con otto

mammelle

ventre
la

zampe

posteriori

coda terminano
fittile,

in

volute ornamentali.

Manca

testa.

Vari frammenti di altro fregio


di

di dimensioni minori. In alcuni restano gli avanzi


l'altra verso

due bighe, che corrono una dopo


e

dritta.

Nella prima una figura di

auriga con corta tunica

schinieri; nella seconda

sta
altri

una
pezzi

donna vestita

di

lungo

chitone e manto, col braccio sinistro


riore,
fissa,

proteso.

Di

rimane la parte supe-

ornata con ovoli, palmette

mascheroncini. Quattro pezzi di canali con ante-

uno dei quali quasi

intiero lungo

m. 0,58. L'antefissa ha in basso una


vi

serie

di

baccelli, e nel

mezzo

di essi
i

una colonnina; sopra


frammenti
di

un mascherone con fogliami.

Tanto queste antefisse che


policromia.

fregio sopra descritti, portano tracce di

Via Salaria.

Alla distanza di m. 56 dalla porta Salaria, verso nord, scavan-

dosi per la condottura del gas, si scoperto l'angolo di un'antica stanza sepolcrale,

costruita in reticolato, e con avanzi dei soliti colombaria Si rinvenne fra la terra
stele di

una

marmo, terminata superiormente


m. 0,207. Vi
legge:

ar

semicerchio, e forata nella parte inferiore

per innestarvi un'asse di legno che ne proteggesse l'infissioue nel suolo.


e larga
si

alta

m. 0,445

D-M
TRYPEA^A FECI COIVO
IS'VO-B-M

APRIOA^l
V-AiVIS-XXXX

Fu

pure raccolta un'anfora di terracotta, rotta nell'orlo superiore.

Via T

bu

r t

n a

soliti
:

movimenti

di terra per le

nuove sepolture
;

al

Campo

Verano hanno
sera di osso;

fatto recuperare

un piccolo balsamario
condotto di
fittile,

di vetro

uno

stilo

ed una tes-

un pezzo

di

antico

piombo,

anepigrafo; tre frammenti di

lastrina di smalto;

una lucerna

uionolicue,

con ornati nel giro del piatto.

G. Gatti.

l'OUPEl

Hkoione
I

36G

CA.UI'AXIAJ.

REGIONE

1.

(LATIUM ET

Vlir.

POMPEI

Giornale dei lavori redatto dai Soprastanti.

1-4 seltuinbii'. Prosefruono gli scavi ad est della casa detta dol Laberinto. e continuano i lavori di restauro nella Uegiono VII, is. 1 ed is. 2'. Non avvennero
scoperte.

5 detto. Nello sterro della detta casa

si

rinvenne:

Bromo. Una

fibula,

lunga

m. 0.045, mancante deirardiglione.


6-10
1

detto.

Non avvennero

rinvenimenti.
:

detto. Nello sterro fu recuperato

Dromo. Un
si

asse di Domiziano, col tipo

della

Victoria Augusti, nel rovescio.

12 detto. Non

si

ebbero scoperte.
recuper:

V dotto. Nello scavo della menzionata casa


Tiberio, di conio

Bromo. Un
di

asse di

mal

riuscito.

14-21 detto. Non avvennero scoperte.

22
con
le

detto. Nello scavo si rinvenne


sigle

Bromo. Frazione

uu asso

di Claudio,

nel rovescio.

23-25

detto.

26
munito

detto.
di

Non avvennero scoperte. Fu trovato nella medesima localit Non avvennero


scoperte.

Bromo. Un

piccolo piede

umano,

coturno, lungo m. 0,68.


detto.

27-30

Koma 25 novembre

1894.

REGIONE

XI.

367

AOSTA

NOVEMBRE
Regione XI

(TRANSPADANA).
romano
di

I.

AOSTA
e

Di un'antica porta scoperta nel recinto ad Augusto quivi


con
quella
degli

Aosta

di un'iscrizione onoraria

riivenuta.

La somiglianza
alla

della pianta di Aosta


far pensare

accampamenti militari

romani doveva naturalmente

che oltre alla ben nota porta praetoria ed

decumana,
le

di cui esistono

tuttora alcuni avanzi, doveva la citt

romana avere
non appariva
facili

anche

due porte a capo della via pn'ncipalis.


i

ci tanto pi che
il

naturale, che
uscite dalle

coloni di

Augusto non avessero sentito


le

bisogno di riservarsi
le

mura verso
si

campagne a sud

similmente verso

pendici a nord

della citt, dove

trovano le pi soleggiato e ridenti posizioni dei dintorni, nonch


Si.

verso le profonde valli Pellina e di

Remij, ricche
i

di

minerali e di legname e

percorse da

quella via
e

alle

Alpi

per la quale
".

mercadanti solevano passare con


via, al

grande pericolo
sare,

pagando gravosi pedaggi

Di questa

tempo

di Giulio Ce-

fu affidata la difesa a quel Sergio Galba, che fu poi sconfitto a Ottoduro.


Infatti, gli

autori che scrissero intorno alle antichit di Aosta e della sua valle,
dell'esistenza di dette porte
;

pensarono tutti alla probabilit


vate,

ma

non avendole tro-

nonostante gli scandagli che uno di essi


porte

disse di aver fatti all'uopo, si venne


esistite,

nella conclusione, non solo che dette

non erano mai

ma

che vi era

una ragione perch

cos

fosse,

essendo la citt stata fabbricata in un tempo in cui


del

la strada verso la valle superiore

Kodauo ed

il

lago

Lemano non aveva ancora

l'importanza che ebbe pi tardi, cio quando la Kezia venne occupata e furono creati
gli

accampamenti del Reno.


Malgrado l'opinione
di tanti studiosi
di

non potei mai, per pi ragioni, convincermi


presso la torre medioevale

di

queste asserzioni.

Una

dette ragioni era l'esistenza

di

Ikamafam, che avevo motivo


non

di credere fabbricata su di
citt,

una

torre

romana, di un

rudere sporgente infuori della cinta della


se
di
i

che altro non mi pareva poter essere


quella doveva costituire la difesa
in

resti

dell'altra torre, che accoppiata

con

una

porta.

Un

altro dei motivi por cui


tratto di

supponevo l'esistenza della porta


romano,
e

quel

luogo, era che

nel

muro, evidentemente
-

rivestito

di pietre
17

da

Classe di scibnzk morali ecc. Memorie

Voi. II,

Serie 5', parte 2

AOSTA

che
si

3(58

il

REOIONB

XI.

taglio,

vedeva tra

la torre di

Braraafam ed

rudero anzidetto,
di

si

poteva notare

la testata di

una piccola fogna, accanto ad uno

stipite

altra apertura che qualcuno

diceva di una grande cloaca e che a me, osservandola dall'alto del muro, dal quale
io

la

poteva scorgere, pareva piuttosto


In questi

lo stipite

della porta stessa.


assistente,

dubbi,

profittando

della

presenza in Aosta di un nostro

presi, col suo aiuto, alcune misure, e mi convinsi maggiormente della giustezza della mia supposizione. Indi, osservato con cura il lato interno di quella parte del muro del

castello medioevale di
di

Bramafam, sottostante
dell'epoca

alla torre, ed

avendo constatato

le tracce

un risvolto nella costruzione


l

romana,

non

mi

rest pi alcun dubbio

sulla esistenza,

presso, della porta prineijjalix dextra.


resii di detta porta,

Restava a sapere quale l'importanza dei


citt

che

le

vicende della

avevano risparmiato.
Feci perci scavare un pozzo nel suolo
dell' interno

del

castello,

l ove

avevo

riconosciuto
al

resti

del risvolto del


la

muro romano;

trovato subito, a pochi centimetri


torri, volli,

di sotto del suolo attuale,

parete di levante di una delle

senza fare

crosso spese, accertarmi


la fabbrica.

dei

punti

essenziali per stabilire la pianta esatta di tutta

Ordinai perci lo scavo di tanti pozzi quanti


torri

dovevano essere

gli angoli

delle

che supposi, e che ebbi la soddisfazione di trovare al posto indicato, in buono delstato di conservazione, per l'altezza varia da m. 5 a m. 2,50, misurata dal suolo
l'epoca romana.

Erano

tali

torri

costruite,

come

lo

mura

della cittiV a corsi regolari di selci di

torrente, dalla faccia spaccata,


rivestiti,

cementati con abbondante malta di calce e sabbia e

all'esterno,

di

bei pezzi di travertino, murati a corsi regolari.

Volli pure riconoscere gli stipiti dell'unica fauce di questa

porta;

li

trovai

con

le

loro scanalature per la cateratta


e

e dietro

ad uno di detti

stipiti, vidi la pietra

su cui poggiava
lasciare
le
il

girava

il

cardine inferiore di una delle imposte.

E prima
;

di

tra-

lavoro, volli pure riconoscere in qual

modo

si

accedesse alle torri

e trovai

apposite porte, rivolte verso

la citt, e constatai

che questa porta minore, cio la

prncipalis dextra, a differenza della j>rnetoria. non aveva cortile chiuso. Durante gli scavi, che portarono a queste scoperte, si rinvennero innumerevoli
dell'et romana, cio

resti

frammenti di tegoli, embrici, anfore e stucco dipinto, tutti ogprobabilmente, dalla


citt.
le

getti di demolizione, provenienti,

Tra questi avanzi mi parvero specialmente interessanti per


molti pezzi di
travertino aventi una delle
le

nostro ricerche

faccio scalpellate a curva, simili a quelli


le pareti superiori

con cui sono costruite

mezze colonne che decorano


si

del

cortile

della porta pretoria; poich da essi

pu dedurre che anche


finestre fiancheggiate
i

la

jwrta principalis

dextra avesse
Uinvonni

al

di

sopra del basamento


in

da mezze colonne.

infino,

questa occasione, tra


la

mateiiali murari romani, con cui nel

medio evo venne chiusa

parte ba.ssa della porta romana, un grosso lastrone di pietra

arenaria, grigiastra, con iscrizione latina dedicata ad Augusto.

Dalla scoperta

della

porta principalis dextra emergo

la quasi

cortezza della

fatto. esistenza della simmetrica porta principnlix sinistra. Accertato che sar questo

REGIONE

XI.

debba pi
le

369

AOSTA

parrai che non

porsi

in

dubbio che

la

via al

Sommo Pennino
come

partisse

da

Aosta, salendo per


strada e non,

pendici dominanti la riva destra del Buthier,


vuole,

fa l'attuale

come taluno

voltasse verso la riva

sinistra del torrente,

prima

di giungere al ponte pel quale entravasi nella citt

romana, dal lato di Eporedia.


A. d'Andkade.

L'epigrafe latina superiormente citata, incisa sopra un masso di arenaria, alto

m. 0,92, largo m. 0,68, spesso m. 0,28. Fu da

me

copiata sull'originale, e dice

IMP CAESAL^a A VG Divi

TT

v""^"!"

IMP v.r TRIBVNICPOT/f


XI

OOS

SALASSI- INCOL QVI- INITIQSE incolon/izonl:; P A T RON

I margini

sono

intatti,

salvo

quello a destra di chi guarda,

dove
;

si

notano varie

corrosioni. Nella superficie posteriore sono i resti di tre


si

impiombature

nella superiore

trova

il

buco per

lo

strumento destinato ad aggrappare la lapide ed a sollevarla.

In generale vi ha una disposizione simmetrica delle linee, salvo nella terza, nella
quinta
e

forse

anche nella seconda.

Aggiunger alcune osservazioni.

Nel verso

1,

sulla fine, la pietra sgretolata nel luogo che avrebbe dovuto es-

sere occupata dalle due ultime lettere della parola Caenc^rf\.

Nel verso 2
Dell' A di

una rottura, per la quale

scomparsa parte
le

di

alcune lettere.
lettere

Augusto non rimane che leggerissima traccia;


visibili
;

due ultimo

poi

non sono totalmente

supponendole entrambe, non esisterebbe pi la posizione

simmetrica della linea.

Nel verso 3

si

ha

la

simmetria soltanto in

COS
V
il

XI

IMP

probabile che

il

numero

della salutazione imperatoria sia stato aggiunto dopo; e ([uiiidi sia stato inciso in

carattere pi piccolo, sicch vi apparisce solo una

seguita da una lineetta.

vi

manca

il

posto per due altre, necessarie a formare

numero

Vili.

Ma

non

vi

sarebbe

lo spazio per

una quarta

lineetta, sicch

il

numero

Villi della salutazione imperatoria,

che pure

si

concilierebbe col numero XI del consolato di Augusto,

inammissibile.

AOSTA

370

il

REGIONE

XI.

Nel verso 4* non apparisco alcun segno di numero dopo


porre che noi tratto niancaute per rottura,
fosso stato

POT. Volendo

sup-

un numero, questo avrebbe do-

vuto essere in caratteri molto piccoli, incisi ad un certa distanza dal T, non in alto
u in mozzo,

ma

in

basso;

il

cho assai improbabile per non dire impossibile. Ora

non potendosi ammettere che


ne viene la
il

fosse stato inciso


sia

un numero dopo
la

la

tribunicia potest,

conseguenza
di

che

stata

questa
Cr.).

prima, la quale ottenne Augusto


in

27 giugno del 7'M


con
la

Roma
il

(23 av.

Ci

piena armonia col consolato

XI

e
il

Vili salutazione imperatoria. Quindi la lapide da riportarsi al periodo tra


17 giugno del 732.
ci

27 giugno del 731, ed


Nel verso 7 dopo

CON

lo
i

spazio

per

una lettera;

ma
(').

impossibile di-

Bcernerne la

menoma
si

traccia per

guasti sofferti dalla pietra

Nel verso 8
Fra
i

pu esser

certi clie

non esistesse

la

tinaie.

rottami di tegoli estratti dallo scavo della porta


dell" Uflicio

meridionale della cinta

romana di Aosta, fatto per cura


numenti del Piemonte
e

regionale per la conservazione dei

mo-

della Liguria, quattro recano avanzi di bolli.

1.

Nel primo

si

legge:

C.

Cas[^si].

Un

tegolo

col

medesimo

nome, scoperto

ad

Aosta nel 1857, esisteva nella collezione gi del canonico Gal, ora del vescovo monsignor
dire se
C.

Due
il

{C.

I.

L.,

V,

n.

8110, 402). Io non l'ho pi trovato; quindi non posso


uguale in entrambi
i

sigillo fosse perfettamente

tegoli.
p.

Il

bollo col

nome

Cassi, sui tegoli del

Gran San Bernardo {Notizie, 1894,

40) pi piccolo di

quello ora scoperto ad Aosta.

Nel secondo rimane soltanto:


2.

/4-n1^
principio, era gi conosciuto {C.
I.

Un
n.

altro uguale,

mancante pure del

L.,

V,

8110, 413).

Nuovi sono

il

terzo ed

il

quarto, dei quali non rimane che la fino

3.

|Ple

|<l

4.

ftCijlll

Pu

darsi che

il

terzo sia
gi

da completarsi

in [5<7)]/)e;
/.

ma
n.

ha fonna diversa dal


Silo. 407
//,

bollo con questo nome,

occorso ad Aosta (C.

L.

V,

A),

co-

munissimo

al

Gran San Bernardo {Nolizic, 1892,

p.

444).

()

Da nn csAmt
il

che abbiamo fatto sul calco in gesso,

io,

il

prof.

Bormann ed

il

dott. Vaplieri

abbiamo creduto da principio riconoscere


sooic noi tutti cho

alla fine di questo verso

COIT.

Ma

un nuovo esame pcrF. B.

taglio supcriore dell'

h accidentale.

REGIONE

XI.

fra
i

371

fittili,

AOSTA

Molto abbondanti sono,

rottami di

quelli di vasi con vernice rossa,

talora finissima, talora meno, ed in questo caso per lo pi

molto

lucida e di color

vivo quali sono quelli che provengono dalle

ofliciiie
:

di

Arrelim. Parecchi hanno or-

namenti

figure in rilievo.

Copiai

seguenti bolli

n)

COMVNI
A///////N
fina.

in

un fondo

di

coppa o di patera assai


b)

\l L I

In orma di piede impressa in un frammentino. Probabilmente


C.
p.

avanzo di

Gelli, o

Gelli

L.

Gelli,

bolli ovvii nei


p.

vasi aretini (Gamurrini,

Iscr.

dei vasi aretini


dell' Acc. delle

36

Nottue, 1884,

369), e non rari nel Piemonte


t.

(cfr.

Mem.

sciense di

Torino, serie

II,

XLI,
e)

p.

186).

M-PER
(cfr.

cio della
p.

famosa

oflRcina di

Marco Perennio
P
d)

Gamurrini, o

e. p.

51; Notizie 1884

369).

RI

mVs
le

Con un ramoscello orizzontale tramezzante


nuti nella Narbonese
figulo dell' officina

due righe. Occorre

il

in pi fittili rinve-

(C.

/.

L. XII,

n.

5686, 714) ed
in Arezzo.

nome

assai

noto di un

Annia {Primus
e)

Anni)

(rasn)
/ASCIj
di vasi di

Ras{i)n{ii), noto fra

sigilli

aretini (Gamurrini, o. e, p. 31).

f)

Da

compiere in [^M]asci o [of M]asci, col confronto


/.

Ginevra

di

Aosta

(Isre) (C,

Z.,

XII,

n.

5686, 557).
i

Appartengono a fabbriche probabilmente della Gallia


g)

seguenti:
k)

(severa of)
collo di anfora

h)

L-CYI
il

i)

/SILLI

Jvrf)

Un

ha impresso

sigillo

MLIVI
Due
lucerne di terra rossa offrono
il

comunissimo:

FORTIS
letto

pure sopra un'altra lucerna di Aosta,


n.

ma

di

terra cenerognola, della raccola

Gal

{C.I.L., V,

8114, 54 W.W.).

VERONA

romana conosciuta
:

372

la

RBQIONE X

Nei lavori compiuti nel 18!'l dallUticio per


attorno alla torre
di
sotto
il

conservazione dei monumenti

uomo

di Pailleron, ai

rinvenne un fondo

coppa

col

bollo aretino

(sabini f)
In altri scavi
fatti,

nel

medesimo anno
:

e nel seguente, alla porta pretoria

si

raccol-

due frammenti di tegoli coi nomi noti

TMOLI
SEPPI
(C. I.L., V, n. 8I1U, 4u7, 408).

Un

pezzo di tegolo con parte di sigillo nuovo

fu

da

me
:

raccolto
si

quesfanno presso

la chiesa di Sant"
fittile

Orso

consegnato

all' Ufficio

menzionato, ove

conserva pure una lucerna

trovata nel 1891 ad Aosta colla

leggenda

PHOETASPI
11 bollo assai

comune,

ma

nuovo sinora per questa

citt.

E.

Ferrer

Regioni.:

X (VENEIIA).
il

II.

VHUONA

Nei primi giorni di settembre


al

sig.

Giacomo Apostoli
e

ese-

guiva alcuni lavori di ampliamento

suo

opifcio di filatura di seta,

per questo

scopo lavorava sopra una piccola superficie di terra da lui acquistata dal locale
nicipio. Ci

Mu-

avveniva in

citt, nella

contrada di

s.

Giorgio, sulla sinistra dell'Adige,


di profondit gli operai incon-

accanto alla via detta dietro

Mura.

circa

m.

l.fo

trarono le bocche di parecchie anfore


altre addossate,
e

fittili

vinarie, che si trovavano ritte, le

une

alle

chiuse entro una specie di stanza. Erano infatti

racchiuse fra tre

muraglie, di cui due normali alla terza, la lunghezza della quale misurava m. 3 circa.

Furono

raccolte, pi o

meno

.spezzate,

cinque anfore, che potei

io stesso

vedere. Sono

biansate e munite di fittone; non potei rilevarvi alcuna lettera o indicazione numerale.

Insieme colle anfore, alte un metro,

si

rinvennero anche tre vasi

fittili

di assai

minore grandezza, senza piede, coU'orlo ripiegato. Misuravano rispettivamente


cent.
Iti,

in altezza

20

e 2ii.

Credo che
di

ivi

fosse

una cella vinaria.

Gli

oggetti

indicati

pas-

sarono al

Museo Civico

Verona. Probabilmente queste antichit non lianno relazione

alcuna con un cumulo di ossa


a pochi metri di distanza.

umane

rinvenute, siccome venni assicurato dagli operai,


C. Cipolla.

REGIONE

Vili.

373

CAORSO

Regione Vili (CISPADANA).


III.

CAORSO

NuoD scavi nella Terramara Rovere.


1891
al

In altra mia Nota inserita nelle Notizie del corrente anno (pag. 3), ho fatto cenno
dei risultati ottenuti dal
di Caorso nel Piacentino.

1898
ora

colle ricerche eseguite nella terramara


far seguire

Rovere

Stimo
i

opportuno di

un'aggiunta a quella
luglio all'agosto

prima relazione, riassumendo


u.
s.

fatti

osservati nel

medesimo luogo dal

colle

nuove esplorazioni che ho potuto compiere pei mezzi accordatimi pur questa

volta dal Ministero della Istruzione pubblica e dalla benemerita Cassa di Risparmio

piacentina, di che

mi professo infinitamente

grato.

Gli scavi dal 1891 al 1893 provarono all'evidenza, come risulta daUa planimetria
inserita nella citata relazione cui ora ripresento completata,

che anche la terramara

Rovere di Caorso ha
mitivi
fossa.
Italici,

gli stessi caratteri essenziali delle altre stazioni simili dei pri-

cio la quadratura e l'orientazione, coll'argine attorno, circondato dalla


il

Era inoltre gi apparso anche


vicino
il

canale di immissione, pel quale entrava nella


(lett.

fossa l'acqua del

torrentello

Chiavenna

A. della planimetria). Restava

ancora da cercare
a scoprirlo nel

canale di scarico della fossa, e colle ultime indagini sono riuscito


del lato orientale (lett. B).

mezzo

Chiunque metta ora pertanto a conParmense, gi


vedr tosto
e

fronto la planimetria della terramara Castellazzo di Fontanellato nel

data nelle Notizie del 1892, pag. 452, con quella di Rovere di Caorso

come esattamente
ci

si

corrispondano in tutti
fra

particolari

della

periferia,
vi

trover

in
dif-

nuovo argomento per ritenere che

le

varie terremare non

ha alcuna

ferenza oltre quella della estensione. Fra le planimetrie del Castellazzo e di Rovere
\

ha questo solo di diverso, che nella prima


si

indicato

il

ponte pel quale vi

si ac-

cedeva, ci che nell'altra non

conosce affatto. Giova per notare che fino a qui a

Rovere non

si

fecero per anco le ricerche relative, le quali porterebbero senza dubbio

a trovarne le tracce nel punto S.

Ma

le ricerche di quest'anno

erano rivolte pi specialmente a indagare se pure

a Rovere di Caorso esistesse quella tale area limitata di terreno naturale, detta co-

munemente templum, posta


la

nel

mezzo del

lato orientale della stazione, quale gi per

prima volta fu osservato

dall'illustre prof. Pigorini al


(-).

Castellazzo

('),

poscia da

me
e,

a Colombare di Bersano nel Piacentino


furono quelle stesse per le quali
si

Le norme che mi guidarono

nella ricerca

fece la scoperta nelle due localit menzionate,

divisa quindi anzitutto la stazione in due parti uguali, l'orientale e l'oecideutale, lue-

diante la linea

M-M,

cominciai nella prima una serie ordinata di trivellazioni da nord


il

a sud

le

quali
le

mi diedero

pi felice risultato che potessi attendermi.

Con

prime trivellazioni da C a
i

non ebbi che terreno

artificiale, quello cio

formatosi tra
propria;

pali che reggevano le abitazioni, o in altri termini terramara vera e

ma

arrivato al punto E, incontrai un terreno

come

di

riempimento

di fossa,

(')

Rendiconti
Ib.

.\cc.

d.

Lincei, (CI. di
pa.s,'.

se.

nior.) sei

d.

29

iiuv.

1803, l'ag

831.

V^J

sed. d.

17 die. 1893,

998.

OAORSO

si

374

in

REGIONE

Vili.

che alla profondit di m. 5 circa

mut

vero

pantano, ossia un deposito mel-

moso

lasciato dallo acque che ivi dovevano stagnare.


ai>rii

Avuta

cosi la certezza di

una
nord

fossa all'interno della stazione.

senz'altro nel punto indicato uno scavo da

a sud con riiilendiiueuto di tagliarne trasversalmente la sponda settentrionale, e vidi


che, levato
il

terreno coltivabile, un altro ben distinto se ne presentava di tinte di-

verse e senza dubbio di trasporto. Di


trasporto e di riempimento

mano

in

mano che

si

discendeva,
cosi

il

terreno di

scompariva a settentrione,

scoprendo
e,

l'inclinazione

della sponda esterna della fossa.

m. circa mi arrestai

rilevatane una sezione,

proseguii collo trivellazioni verso sud, tinche ebbi

attraversato
la

il

terreno di riempi-

mento, col quale lavoro mi riusc


di

facile di incontrare

sponda opposta della fossa

determinarne

la

larghezza che di m.
si

lo.

Che

nel punto

trovasse la fossa non era da dubitare


si

menomamente, ma imla

portava di vedere se essa, come


l'area limitata che io cercava.
infatti
Il

doveva supporre, chiudesse a nord


fu

fronte del-

problema non

di

difficile

soluzione.
la

Procedendo

colle trivellazioni
si

da nord a sud, oltrepassata


in

appena

sponda meridionale

della fossa,

presenta,

F un cumulo

di

terreno naturale giallognolo che prosegue

REGIONE

Vili.

iti.

375

la

CAORSO

fino

per una lunghezza di

50, e appresso, cio in H, riapparve di nuovo la


cos per

fossa,

uguale a quella trovata in E,


stata riempita. Mediante

larghezza,

come
lungo

pei materiali dai


li-

quali

tali lavori

era chiaramente dimostrato che l'area

mitata

templum

a Rovere di Caorso

non

manca,

che

due

lati

di nord

e di sud esiste la fossa che la circondava.

Toccata anche
stenza.

in

la

fossa,

non mi tenni soddisfatto di averne accertata la

esi-

Volli seguirla da est ad ovest per tutta la sua lunghezza, cio fino al punto I
:

ove termina

in

anzi,

oltre alle trivellazioni, apersi

anche uno scavo, pel quale ebbi

modo

di osservare esattamente l'angolo sud-ovest del


il

templum

il

punto ove

si

conin

giungono

lato meridionale e quello occidentale della fossa

(').

Nel pantano che

questa giaceva, raccolsi parecchi cocci di piccoli vasi tipici delle terremare, molti fram-

menti d'ossa cremate, un pezzetto d'arma di bronzo


stesso metallo.

e la

punta

di

un ago crinale dello

questa la prima volta che

si

raccolgono di tali residui nella fossa

che circonda l'area della quale parlo, e giover forse tenerne conto per gli studi che
in proposito
si

potranno fare in avvenire.


con
questo scavo l'angolo che formavano
le

Rintracciato pertanto

due

sponde

esterne delle fosse di sud e d'ovest,

non restava che di seguire l'occidentale, onde de-

terminarne la lunghezza, e dalla esplorazione fatta risult chiaramente che essa arrivava fino al punto L, ove si congiunge esattamente col lato settentrionale del quale

ho gi parlato. Inoltre, studiando

il

lato occidentale,

sul fondo di essa, in N, trovai

accumulato, sopra un spazio di circa 5 m., avanzi di legnami, che verosimilmente sono
i

resti del

ponte pel quale, dalla via mediana della stazione


serie di trivellazioni

M-M,
da
a

si

poteva

acce-

dere al templum. Finalmente un'ultima

P mi

condusse

a rintracciare la fossa anche in Q, cio nel lato orientalo, e

determinare in pari

tempo

l'esatta larghezza dell'area che la intera fossa circoscrive {-).


si

Dalle mie osservazioni pertanto risulta, che l'area limitata o templum, come
voglia chiamare, lunga a Rovere m. 50 e larga

m. 25,

ossia

misura

in

superficie

m.

q.

12,50,

che la fossa che la circonda mantiene costantemente la larghezza di

m. 10

colla profondit

massima nel mezzo

di

m.

6.

La
Fra
scende

fossa altrettanto larga quanto quella che

gira

attorno

all'intera stazione.

l'una e l'altra vi
fino

solo differenza nella profondit, e

mentre quella del temjilim

a m.

(i,

l'altra invece
si

non giungo che

fino

a m. 3.

La

ragione di questa
afl'atto
si otte-

differenza di livello

ha

forse nel fatto che la fossa interna

non comunicava

coir esterna, e

che probabilmente solo per mezzo di una maggiore profondit

(1)

I fatti esposti

furono pure osservati dal chiarissimo

dott. .\lfroilo

Ferrari,
il

professore del
il
.'O

R. Istituto tecnico di Piacenza ed Ispettore della Cassa di Risparmio piacentina,

quale

hisrlo

mi

fu

compagno
(2)

nelle

mie esplorazioni.
che nel mezzo del templum, ossia nel punto K, mediante
le trivella-

Stimo

utile di notare

zioni eseguite ho potuto osservare che alla profondit di circa m. 3,50, entro uno spazio
vi

limitato,

ha un deposito melmoso che Del


si

da credere sia dovuto ad acqua

ivi

stagnante dopo la costruzione


esso

dell'area di cui ho parlato.

fatto

non ho saputo darmi ragione,

ma

acquista valore dalla

circostanza che altrettanto


tanellato. Ulteriori studi

verifica ora nel

mezzo
il

del

templum

della terramaia Castellazzo di Fonsi

potranno forse risolvere

nuovo problema che


Vol.
II,

presenta.
"18

Ci.ASSK DI sciBNzK MORALI ccc.

Memorif.

Serie

.5",

parte 2

MELDOLA

37(5

(').

BEOIONB

Vili.

neva che lacqua della seconda potesse penetrare nella prima


tata,

Quanto

all'area limi-

rilevarne la dopo ci che ho detto non credo occorrano altro considerazioni. Per
iiiiportaii/a.

sua

basta notare che, al pari


ai

di

quelle

gi

scoperte al

Ca^stcllazzo

a Colouibaro di Uersano,
e del cardo, e che come
i

trova pur essa sul punto d'intersecazione del


altre

decumana

le

due

perfettamente orientata,

avendo paralleli

lati

di est e di ovest.
tn

Tuttoch cogli scavi eseguiti

qui sia stato possibile di

conoscere la conforsi

mazione della terramani Uovere

di

Caorso in ogni suo particolare, pure non credo


.

debba per questo tralasciare di faro in seguito sopra di essa altri studi
.
.

La mono-

grafia di

un popolo

scriveva

il

compianto Chierici, non


Dello tombe

compita se non porge


stazione non

anche

la descrizione de'
fin

suoi sepolcri '.


si

relative a tale

abbiamo

qui indizio alcuno, e

rende necessario cercarie e rinvenirle.


fin

la sco-

perta di esse sarebbe tanto pi importante, in quanto non conosciamo

qui alcun

cimitero di terramaricoli nella provincia di Piacenza. L. Scotti.

IV.
in

MELDOTi.V
mi

sud-est di Forl, nei contrafforti appenninici di .Meldoia,

localit che non

riuscito di

bene determinare, fu trovato qualche tempo

fa

un

sigillo

di bronzo, di cui si olfre qui

un fac-simile alla grandezza del

vero.

Vi

si

troviN

pure un campanellino quadrato di bronzo. Di

ambedue

questi oggetti feci

acquisto pel

Museo

di Forl.

A. Santarelli.

(')

Dei

fatti osservati

convennero puro

(ili

eprct'i sipp. rap. L.iporio sindaco di Caor.fo,

prof,

Assessore comun.ile cav. Severino Britridini preside del H. Istitnlo tecnico di l'iacenza. Sartori Carlo
e Cerri segretario comnnalo,
i

quali n.I 20 ha'lio visitarono eli scavi.

A questa

visiti, in niaiicau7.a

sip. Prefetto. All'illustre del R. Ispettore degli scavi, volle farsi rappresentare dal Sindaco lo stesso ch'io sto compiendo sullo studi fnnzionario, che con tanto amore e sollecitudine s'interessa depli

antichit primitive di questa provincia,

sensi della

mia pi viva

e sentita riconoscenza.
il

parnii altres ojiiiortuno di ricordare

con animo

v.Tamcnte riconnscente

dotto cav. avv.


di Rispannio,
il

fiftetano (irandi presidente del Consiplio

d'Amministrazione della benemerita Cassa

quale, insieme apli onorevoli suoi Cidlephi,

mi

i oltreraodo cortese

d'incoraggiamenti e di aiuto.

REGIONE

VI.

377

NOVILARA

Regione VI (UMBRIA).
V.
che
il

NOVILARA
e

presso Pesaro

Fu

gi aunimciato {Notule 1893, p. 14)


prof.

eh. GamiuTini,

accompagnato dai chiarissimi marchese Ciro Antalti,


altri

IJormann,

prof.

Zamboni
ima

da

amici

nella

seconda

met

del

1891 esplor presso Noalcune

vilara in

delle colline che

dominano

la citt di

Pesaro,

tombe a

fossa

con scheletri, e con suppellettile funebre simile a

quelle

delle

tombe a

fossa vetu-

stissime scoperte nelle necropoli della bassa Etruria e del Lazio.

Fatte in quel luogo nuove ricerche dal eh. prof. E. Brizio direttore degli scavi
di

Emilia

Marche {Notizie 1893,


per

p. 224),

si

riconobbe la convenienza di praticarvi

esplorazioni sistematiche

conto del Governo;


i

non solo nel

fondo

di

propriet

Servici, ove erano stati eseguiti

saggi di scavo sopra accennati,

ma

anche nel prosscoperte pre-

simo fondo parrocchiale denominato Tomba, ove per molte

notizie

di

cedenti rimaneva accertato che estendevasi un vasto sepolcreto. Attirava maggiormente


l'attenzione del prof. Brizio l'essere stato osservato che gli scheletri rinvenuti in queste

tombe erano
nel

stati deposti

con le

gambe

rannicchiate,

il

quale costume trovava riscontro


e

modo

di seppellire usato in altri sepolcreti lungo le coste dell'Adriatico;

che
delle

gli oggetti di suppellettile

funebre

mostravano
di

piena

somiglianza con

quelli

tombe pi antiche della necropoli picena


pi caratteristici di
altri

Numana,

a sud di Ancona, e con quelli

sepolcreti

arcaici del Piceno.

Per

la qual cosa,

esssendovi

certa speranza che in questi scavi di Novilara avrebbesi potuto


teriale

raccogliere un

ma-

archeologico cospicuo, che


si

si

prestasse ad utili raffronti,

il

eh. prof. Brizio prodi-

pose che senza indugio

incominciasse l'esplorazione della necropoli, affidata la

rezione tecnica dello scavo al solerte ingegnere Raniero Mengarelli.

le

speranze furono vane. Incominciate le regolari esplorazioni


si

il

28 luglio 1892

{Nolisie 1892, p. 295),

scoprirono due vasti sepolcreti, l'uno nel fondo parrocchiale

denominato

Tomba

di cui

usufruttuario

il

sacerdote don

Romolo Molaroni,
secondo,

l'altro

nel fondo posseduto dalla signora contessa Servici.

Le tombe
inumazione o

esplorate furono 142 nel primo, e 121 nel


e

quasi

tutte

ad

fossa,

quasi tutte

col

proprio

scheletro

coperto

e circondato

dagli

oggetti del fimebre corredo,


di ghiaia marina,
e

giacente nel maggior numero dei casi sopra uno strato

ravvolto in uno strato di calce.

Ho
la nota

detto che le

tombe erano quasi

tutte

fossa,
si

perch fanno

eccezione tre

quattro a pozzo, ossia a cremazione, nelle quali

trov l'ossuario

fittilo

che ripete

forma del vaso di Villanova, eseguito nella stessa rude tecnica,

e coperto

da

ciotola della

forma tradizionale.

Ci che rende prezioso l'insieme dei dati raccolti consiste nell'essere stata trovata in una tomba a fossa del sepolcreto Servici, ed al proprio posto, la parte inferiore di

una

stole sepolcrale, ornata con

motivi a spirale o d'arte cos detta Micenea,

assai caratteristici nelle stele dell'agro pesarese, che presso Novilara in altri

tempi
e dogli

furono
eruditi.

scoperte,

che

richiamarono

molta

attenzione

da

parte

dei

dotti

KIRBNZB

378

prozio in
tali

RBGIONE

VII.

K
minato

hiuto uiagpioriuento questa scoperta ha


lo strato archeologico a cui

quanto
al

oh.'

rimane deter-

appartengono

stele;

cui

numero possiamo

oggi aggiungere due oltreinodo rare, perch iscritte, la prima mutila, la seconda intatta, rinvenuta poco tempo prima in un fondo prossimo al fondo Servici e mediante le cure
del prof.

Brizio e dell'ing. Mougarelli salvata anch'essa per


alle dotte

le

collezioni nazionali.

Sono
della

due monumenti che diedero materia

memorie

del eh. prof. E. Lattea

li.

Accademia

scientitico-lettoraria di Milano,
CI. fc.

edito da questa nostra Reale


85i>,

Ac-

cademia {Rendiconti

mor.

11,

IS'.U, p.

775,

lUlH.

poich questa pubblicazione del prof. Lattes e le notizie sommarie gi date hanno maggiormente acceso il desiderio che di tutto lo scavo si pubblichi una memoria illustrativa; e da varie parti stato domandato se l'amministrazione governa-

tiva abbia in
gli

animo

di provvedervi, ho creduto opportuno di far conoscere che secondo

accordi con la Presidenza

della

U. Accademia

dei

Lincei

nel

volume

dei

Monumenti
del prof.

antichi, che sar presto dato alla luce, sar inserita

un'ampia memoria

Brizio sopra gli scavi di Novilara, corredata da dieci tavole, e con moltistesto,

sime figure intercalate nel


R. Mengarelli.

aggiunto

il

giornale

dello

scavo redatto dall' ing.

F.

Barnabei.

Regione VII (ET R URIA).


VI.

FIRENZE
in

Nuove scoperte

di anlcdl nei lavori del Centro.


eh. prof. L.
si

Mentre
le

corso di

stampa un'ampia relazione del

A. Milani sopra

antichit rinvenute nei lavori del Centro di Firenze, dove


fittili

disseppellirono

tombe
al

con ossuari

della forma del vaso di Villanova, e


(cfr.

sculture
p.

appartenenti
p.

pe-

riodo pi florido della civilt etrusca

Notizie 18il3,

493; 1894,

237, 276),

proseguono
e

rinvenimenti, dei quali togliamo l'annunzio dal Giornale fiorentino Arte


n.

die. 1894). accanto ad una torre medievale, che Adimari, Nel soppresso vicolo degli Adimari e poi di un ramo di cotesta famiglia, cio degli Alamanneschi, torn

Storia (anno XIII,

25,

fu degli in

luce

alla profondit di

m.

presso di

esso

vari

un ricco musaico a decorazioni geometriche bellissime, e gradini. Uno di questi era formato con una pietra sepolcrale,
3,3.

leggendovisi la iscrizione:

IN
Il

AG.

P-

XXX
nel

musaico accuratamente consolidato

oggi

Museo archeologico a

far parto

della nuova ed importante sezione delle antichit fiorentine.

In via Pellicceria, nel fare gli scavi pel fognone, riapparve

il

lastrico della via

romana. Sopra
bonizzate,

di

questo

si

riconobbe una massa


la

di scarico,

commisto a sostanze cartrattisi

che

ne

costituiscono

superficie; e si
i

pu

supporre che

delle

tracco di uno di quei grandi incendi che, secondo

ricordi degli antichi cronisti, de-

solarono pi volto la citt di Firenze nel medio

evo.

ROMA

vrr.

379

ROMA

ROMA.

Nuove

scoperte nella citla e nel suburbio.

Kegione
Sangue Sparso,
ed a m. 9 sotto

III. Nelle fondazioni del nuovo fabbricato spettante


in
il

alle

Suore del

via di

s.

Giovanni Laterano, a distanza


si

di

m. 3,80 dall'angolo sud

piano stradale,

sono incontrati gli avanzi di un'antica camera,


;3

costruita in opera reticolata di tufo, larga m.


in parte l'intonaco dipinto a fondo rosso, con

per ogni lato. Le pareti conservano

riquadrature in bianco, tramezzate da


Il

una larga

fascia scura, sulla quale spiccano in colore verde foglie di vite.

pavi-

mento della stanza


dal

a musaico tutto bianco, con fascia nera larga m. 0,10 distante

muro

0,20.

Regione
pellini,

V. Restaurandosi ima parte


il

del

marciapiede nella

via Alfredo

Ca-

a pochi centimetri sotto


:

rico

seguenti oggetti
fittili,

Sette pesi

detti

Novantacinque verticclii in terracotta, del diam. di m. 0,05. da tessitore. Sei lucerne in terracotta, di et arcaica, una delle
la lettera

livello stradale, sono stati raccolti fra terre di sca-

quali ha impressa nel fondo

fra

due punti. Tre balsamar


di bronzo.

fittili.

Uno

scalpello di ferro. Sette stili di osso. Tre

monete

Regione IX.
golo del palazzo

In piazza di Montecitorio, rinforzandosi le

fondamenta sull'anmarmoreo, assai


della

Wedekind,

stato recuperato
il

un frammento

di busto

danneggiato. Si conserva
figura,

soltanto

pieduccio

di sostegno, e

parte del petto

che era vestita di clamide.

Regione
di fabbrica.

X. Fra

le

terre rimosse

da una delle stanze terrene della domus Ti-

beriana al Palatino, sono stati raccolti parecchi pezzi di tegoloni improntati col bollo

Uno

di

questi
i

bolli,

spettante alle

officine

Brutiane, porta

il

nome

di

M.

Rutilio

Lupo ed

nomi

dei consoli dell'anno

delle officine Caniuiane di T. Greio lanuario (ib.

115 {C.I.L. XV, 22): un 119); un terzo ricorda le


il

altro
officine

Quinziane di Plotina Augusta

(ib.

442). Sette altri bolli portano


altro,

solo

nome

di

Gneo

Domizio Amando
altro,

(ib.

1097

);

un

quello di T. Flavio Ermete (ib. 1152); un


a).

quello di L. Sestilio Rufo (ib.

1449

Nuovo

il

bollo circolare.

MVNATI"; ^STId CRESCENTI

Leggasi: Munali {Faus)li, dol{iar) Crescenli[s~\.

Dallo stesso luogo provengono


bolli retlangolari
:

tre

manichi

di grosse anfore

fittili,

che recano

a)

DIATRICI

b)

TGERN^

e)

S/tMJSES

OROTTAKKKRATA

Fra
le terre

380

REOIONB

I.

Alveo del Tevere.


tico, assai

proveuienti dallo spurgo dell'alveo del Tevere


:

sono stati raccolti gli oggetti che seguono

Manno. Testina muliebre


circolare da
la

di rosso an

consunta nel volto,


1.

alt.

m. 0,07. Peso

una libbra, su cui

inciso

il

segno numerale

Piccolo peso circolare di pietra nera, con

nota di due

once *. Quattro frammenti di pietre inscritte:

a)

m. 0,06

0,07

*) ni.

0,12

0,08

e)

m.

0.07X0,08

/)

m.

(1,14

0,09

\^J
Ferro. Cuspide di lancia, con parte del codolo,
lunga,
ni,

/ M
0,33.

Due

anellini

del

diametro ciascuno di m. 0,018.


di

Droii:o.

Una

fibula semplice a navicella,

mancante

una parte

dell'ago,
;

lunga m. 0,045. Piccolo manico


tra le quali

di vaso. Varie

il

monete ossidate

e logore,

di varia et
l'elligie

un grande bronzo, che

pezzo meglio consere nel

vato porta
rov.
il

di

Caracalla con la leggenda

DIVO ANTONINO MAGNO,


(Cohen. Caracalla,
n.

rogo, con la scritta


spilli e

CONSECRATIO
crinali,
rotti.

300).

Osso.

Quattro

due aghi
alt.
iti.

Terracotta. Piccola ciotola grossolana di

forma

comune,

0,025, diam
(cf.

m. 0,05.

Un
:

coperchio

di

anfora.

Fondo

di

tazza aretina col bollo

I.

L.

XV, 5346 a)
P-

MESSE

NVSME
NOPILVS

Via Tiburtina.

Dagli sterri per nuovi sepolcri nel pubblico cimitero al


piccola

Campo

Verano provengono: con mascherone; quattro lucerne comuni di terracotta; un anello di bronzo un peso un balsamario di vetro. di stadera, in marmo, con parte dellappiccagnolo in bronzo
;

Una

mano

in

marmo; un frammento

di antefssa fittile,

G. Gatti.

Reoone
Vili.

(L.AriUM ET CAMPANIA).

OROTTAFERRATA

Nuova

iscruione funebre lalim ricono-

sciuta nei pressi della

monumentale Abbadia.

In una vigna presso Castel Savelli, nel quarto denominato forghe/to, l'ispettore padre A. Rocchi riconobbe un cippo di peperino, sormontato da antefissa, alto m. 0,05,
largo m. 0,35, dello spessore di m. 0,10.

REGIONE

I.

calco cartaceo:

381

CASTELMADAMA, POMPEI

Sulla fronte iocisa l'epigrafe seguente, della quale


grafo ed
il

il sig.

ispettore

mand

l'apo-

D M C MALLIO ABASCANTO

P R

OD

sic

PATER-FILIO
VIX -MENS
DIEB

Vili

mi
monumentale Abbazia.
F. Barnabei.

Il

cippo fu aggiunto alla raccolta lapidaria esistente nella

IX.

CASTELMADAMA
acquistata pel

Di una

statuetta di bronco rappresentante

Minerva.

Fu

Museo Nazionale Romano

alle

Terme

di Diocleziano

una

sta-

tuetta di bronzo, alta

mm.

85, offerta

da

un contadino che disse averla rinvenuta

presso l'abitato di Castelmadama, sulla valle dell'Anieno fra Tivoli e Vicovaro, senza

aver saputo indicare


di

il

luogo preciso del rinvenimento. Rappresenta Minerva coperta


vestita di lunga tunica, con peplo succinto,

elmo ad alta

cresta,

sopra

il

quale

l'egida col Gorgoneion.


foro per cui

Ha

il

braccio destro alzato; la


il

mano

destra attraversata dal

passava l'asta; ed

braccio sinistro

abbassato.
la

Probabilmente con la
se-

mano

protesa reggeva una piccola Vittoria,


ci

come

famosa Atena del Partenone

condo che

viene indicato dalla statua di

Atena, conservata ora uel Museo del Var-

vakion, con la quale questo piccolo bronzo, bench di lavoro ordinario, ha molta so-

miglianza.

X.

POMPEI
e

e
si

Giornale dei lavori compilato dagli assistenti.


i

1-3 ottobre. Continuarono


nelle isole 2
n.

lavori di restauro, nella Regione

XII

precisamente

14;

fecero le riparazioni ad alcune pareti della casa segnata col

35, nella detta Regione, isola 2. Proseguirono gli scavi nella localit ad est della

casa detta del Laberinto.

Non avvennero

scoperte.

detto. Nello strato superiore delle terre si raccolse:

Bronco.

Una
si

piccola

cerniera,

mancante

di

uno estremo, lunga m. 0,40.


trov:

5 detto. Nello stesso luogo e sempre nello strato superiore delle terre

Bromo. Una

fibula semicircolare,

lunga m. 0,01S. Una pinzetta, lunga m. 0,65.

6-8 detto.

Non

si

ebbero scoperte.

9 detto. Negli strati superiori delle terre fu recuperato: con una delle due linguette rotta
por met, lunga
ni.

Bromo.

Una

pinzetta,

(),U81.

Altra pinzetta,

lunga

m. 0,112.
10-13.

Non avvennero

scoperto.

POMPEI

Fu
posto

382

REGIONE

I.

14 detto

mano ad udo
de.stra,

scavo nella via Nolana. Regione V. isola 2 e


fronte al secondo giardino, osi rinvenne:
cavalli.

precisamente nell'ambiente a

di

Ava/Ut organici. Una quantit


18 detto.

di ossa appartenenti a scheletri di

15-17 detto. Non avvennero scoperte.

Fu

eseguito uno scavo straordinario nella casa


a sinistra, di
di

ii.

1.").

Regione V.
si

is.'J"

sulla via Nolana, e nell'ambiente

fronte

al

secondo giardino,

venne:

rin-

Terracotta.

Un frammento

anfora con

parte

del collo, presso cui in

lettere nere leggesi:

CGPniC

AwPA
Nel giardino poi
si

rinvennero due anfore, in una delle quali, verso la base del collo,

in lettere rosse scritto:

Nell'altra, sul collo, a lettere rosse e crassac leggesi

TI

Una

pelvi con la

marca

di

un tridente da uu lato

dell'orlo,

dall'altro la leggenda

a lettere rilevate:

M VAREN
CRESCENS
19 detto. Non avvennero rinvenimenti.

20

detto.

In uno scavo eseguito nella casa segnata coi numeri 18 e 19, con inil

gresso sulla via Nolana, Regione V, isola 2, alla presenza di S. E.

Ministro della
ingresso:

Pubblica Istruzione,
Terracotta.
la

si

rinvenne

nell'ambiente a
anfore:

sinistra

del vano di

Un

abbeveratoio.

Due

Piombo. Un

peso avente in

una faccia

leggenda:

HABBEBI
sull'altra:

EME
21-22
detto.

Non

si

ebbero scoperte.
fu

23

detto. Negli strati superiori delle terre,

trovato:

Avorio. Piccolo co-

perchio cilindrico, lavorato al tornio, del diam. di m. U,(i27.


24-;Jl
detto.

Continuarono

lavori

nelle

mentovate

localit;

ma

non

avvenne

alcun rinvenimento.

Nuove

epifjrafi rinvenute nel


(cfr.

fondo del
p.

sig

Eduardo SantilU.
15
sg.),

Nel fondo Santilli


dosi a cavare
iscrizioni
1.
:

Notizie 1893,

333

sgg. e 1894, p.

continuanle

il

lapillo,

tornarono a luce altri quindici cippi ad erma con

seguenti

Cippo ad erma marmoreo,


lettore:

rotto

superiormente,

alt.

m.

l,(i;!,

larg.

m. 0,33,

in

buone

AMANDVS%'IX

AN

XX-

REGIONE

I.

383

l'OMPEI

2.'

Altro cippo marmoreo, assai corroso, alto m. 0,58, larg. m. 0,10:

AMPLIA"/
r/NNICVLI
ET-MENS-III
3.

Altro, del pari molto corroso, alto ra. 0,49, larg.

m. 0,15:

ECHI/////

ANN-X////
Altro, alto m. 0,58, larg.

1.

m. 0,18:

FAVENTINVS
Il

cognome FaueiUians

ricorre nelle iscrizioni parietarie.

5.

Altro,

alt.

m. 0,50,

larg.

m. 0,16: LASaVOS INTRIMATV

{sic)

Nel primo

verso

forse

da

leggere:

Lascivo

s{u,o).

Per

la frase

in Irimatu

cfr.

C.I.L. VI, 24167:

Grut.,

1148, 13: Phosphorus obiti in Irimatu.

G.

Altro, rotto
:

inferiormente, alto m. 0,34, larg. m.

0,14.

Lettere

rubricate e

cattive

ORLES VIX

ANN
7.

Altro,

ricavato da un pezzo di cornice marmorea, col solito buco verso

il

basso,

alto

m. 0,62, largo m. 0,22:

topYrvs-plocaMi
Nell'epigrafe pompeiana
C. /. L.

X,

n.

827 incontriamo un L.

Melissaeics

Plocamus

minister Fortunae Aiigustae.

8.

Piccolo cippo

marmoreo

di

erma, spezzato in

due, alto m. 0,54,

larg.

0,13

in

lettere trascurate:

VENVSTVS
VIXIT-ANXIII
MENS-IIIIClassk
di scienze

morali

ecc.

Memorie Voi.

II,

Serie 5", parte 2"

40

POMPEI

384

ra.

REOIONB

I.

0.

Altro cippo marmoreo, alto m. 0,80, largo

0,111:

hELlCF
10. Altro, col solito buco nella parte inferiore, alto

m. 0,69, largo m. 0,21

L-

MELISSAEVS

CASTOR AVCVST
m. 0,18, largo
u.2U. Nel capo:

11.

Altro, col solito buco nel

basso, alto

in.

AT

Nell'ernia o pilastro in Ietter quasi corsivo:

R-S
alto

1-J.

Altro, col solito buco nel basso,

m.

0,(30,

largo

ni.

0.;;!5,

frammentato

nei lati e iiiferiormento:

NELIAE

W-PRIMlGENlAB
vix^ ann1s>- xxxxvl

Le

lettere ncliae

lei

primo verso ed or entro

il

iniziale

del secondo furono

aggiunte, e paiono pi gradite che incise.


13.

Cippo

di

travertino ad erma, alto m. 0,05, largo

ni.

0,81,

danneggiato in-

feriormente a sinistra od in buone lettere:

POPPAEACORINN
14. Cippo

marmoreo ad erma,

alto

m. 0,74, lungo

ni.

0,20:

TVTIAE D

L-

LICENTIAEAltro, col solito buco nel basso, alto

IT).

ni.

0,87, larg. m. 0,20:

VRSILLA
VIX-AN-XXV

REGIONE

I.

IV.

385

BOSCOREALE,S. RUFINA, ROIO PIANO

Si raccolsero inoltre tre pccoli

frammenti marmorei

a)

HEGIA--'

b)

QVINTA
VIX-

e)

PRoX
EXSPECY)
V knn.

ANN

1^^

et-menI

Il

frammento indicato
Tra
le

colla lettera b rotto in

due pezzi.

poche monete raccolte pi frequenti sono quelle di Nerone.


A.

SOGMANO.

XI.

BOSCOREALE

Nel fondo de Prisco

in

contrada Pisanello,

nel

co-

mune
di

di Boscoreale,

essendosi aperta una cava di lapillo,

riapparvero alcuni ruderi


dell'agro di

antiche fabbriche, appartenenti

come sembra ad un suburbano

Pompei.

Regione IV

(SAMNIUM ET SABINA).
SABINI
(Frazione del comiiue
edita

XII.

SANTA RUFINA.
148 non
i

di

Cittaducale).
dello

L'iscrizione
aprile p.

Calliste ati... piae. vilica... ecc..


fu rinvenuta in Cittaducale,

nelle Notizie

scorso

come per

errore fu stampato,

ma

fu

riconosciuta tra
di

materiali di fabbrica demolendosi la fontana pubblica del paesetto

Santa Ruflna, frazione del comune sopra detto.

XIII.

ROIO PIANO

Di im' epigrafe sepolcrale mutila


territorio del comune.

di altri

oggetti di et

romana scoperti nel

Un

tal

Donato Ciccozzi, facendo uno scassato per vigne sul poggio denominato
ed
a poca

Coste di Colle, a levante della chiesa dell'Annunziata

distanza da essa,
di
il

ha rinvenuto una testa muliebre


che ha collocato al
s.

in

marmo, alquanto mutilata

ma

buon lavoro,
villaggio
di

sommo

di ingresso di

un suo orto recinto presso

Rufina.

Giacomo
delle

Ciccozzi,
tegoloni,

nella medesima, contrada Coste di Colle,


disposti alla cappuccina, tutti
anepigrafi,

ha pure rinvenuto
sotto
i

tombe a

quali

gia-

cevano due cadaveri, privi per di suppellettile funebre.


Certo Angelo Ciccozzi nell'autunno del
priet nella contrada

1892 scassando un terreno

di sua pro-

Madonna

di

Corti,

trov un sepolcro composto di grossi blocclii


scheletri.

di pietra calcare, lavorati a scalpello.

Vi giacevano due

La

lastra superiore

PBNTIMA,

6.

VALEUTISO

Lunga
ni.

S8(i

largii lu.
i..".7

KEGIONB

IV.

era iscritta e frammontata.


in

l.l'i,

e dello spessore di ni. (),;{0

grandi e bello lettere offre:

ATR

REGIONE

II.

387

BENEVENTO

inumazione, di cui

contadini non hanno saputo dir altro,

che erano formati di

la-

stroni grezzi di pietra del luogo


e l si

medesimo

talvolta di grossi tegoloni dentati.

Qua

vedono anche avanzi

di

cella vinaria.

ovvio quindi supporre che dal colle

di

Sant'Anzino, nel medioevo la popolazione scendesse a fomiare


il

con

l'immancabile
della IJadia

feudatario
di

Gastrum Bolaniani, ricordato anche

nelle porte

di

bronzo

San Clemente a Casam-ia.

La

contrada di Santa Liberata che s'incontra, quando da Bolognano

si

va alla

chiesa di Santa

Maria del Monte,


visto
altres

ancora essa coperta di


di

folti

avanzi laterizi d'ogni


di

maniera. Vi ho

un rocchio
ne'

colonna

cilindrica

calcare paesano.

Quindi emerge un vivo scoglio,


varie dimensioni e di forme

cui fianchi sono

incavate

tre

nicchie
;

votive

di

m. 0,17x0,16; la terza babilmente averle corrose.

La prima ha m. 0,19 x 0,13 la seconda m. 0,13x0,14. Se vi erano iscrizioni, il tempo deve proLe due contrade sono nel tenimento di Bolognano, alla sirettangolari.
alla

nistra del fiume Orta, affluente del Pescara.

La

terza contrada, detta di Sant'Angelo,

destra dell'Orla ed a brevissima

distanza da Bolognano, appartiene al territorio di


cordato daU'Ughelli, nel tomo 6 della
tino.

San Valentino.

Sant'Angelo

ri-

Storia mera, dove parla del Vescovado Tea-

Non

pare che debba confondersi questo Sant'Angelo con l'altro di Caramanico.

La

necropoli della contrada in discorso piuttosto estesa, se


luogo.

dobbiamo prestar fede

alle relazioni dei contadini del

La

costruzione delle tombe sempre di lastroni

grezzi. Se ne riconobbero molte nei poderi del sig.

Emilio Tieri. Ivi in un serbatoio

d'acqua ho potuto scoprire un lastrone rettangolare, adoperato per argine delle acque
raccolte,
alto

m. 1,03, largo m.

0,-57

e spesso

m. 0,27.

L'iscrizione

un

po'

coirosa

a sinistra, dice:

FELICI M- TITI ET GALL

SERVO
VIXIT

ANNOS

X////

SALVIVS
P

PATER

QVAR T A M A T E R
La parte
quindi
il

corrosa

quella

infissa

nel

terreno

sempre sott'acqua. Ho pregato

proprietario del podere, onde faccia rimuovere da quel sito la lapide e c^u

servarla in luogo idoneo.

A.

De Nino

Regione

II

(APULIA).

IIIRPINI.

XVI.
De Nicola
rinvenne

BENEVENTO
in via Neviera n.
di

10

Eseguendosi restam-i
in

nella
1(>

casa del

cav.

Pasquale

Benevento,
luogo con

il

giorno
e

dello scorso agosto vi si alto

un cippo
e dello

calcare del

base
fianco

cimasa,

m.

1,1

;{,

largo
sul

m. 0,565,

spessore di m. 0,425.

Sul

sinistro scolpito

l'urcoo.

TARANTO, MARSALA

il

388

REGIONE

li,

SICILIA

destro la patera. Nel prospetto si legge la iscrizione seguente, della quale

il

sig. ing.

A. Meoniartini mandt

calco cartaceo:

C- IVLIO

CYPAERO AVG CLAVD

HONORATO BISELLIO M rvtIlivs- LVPVS

amIco optimo
A
cura dell'ispettore sopra citato la lapide fu trasportata nel Museo provinciale.
F. B.

XVII. TAItANTO
blica,

11

giorno 20 dello scorso novembre


il

il

eh.

prof.

Luigi

Viola reduce da Taranto, present in Pompei a S. E.


on. prof.

Ministro dell'istruzione pubin

Guido Baccelli, alcuni frammenti


brani di una legge

di iscrizioni

tavole

di

bronzo,

nei quali
esservi
il

appparivano

romana,

.\vendo

il

prof.

Viola mostrato
S. E.

buona speranza
lo

di ricuperare altri pezzi

di questo

insigne

monumento,

Ministro

incaric di tornare a Taranto ad attendere alla cosa.


il

le

nuove cure
di

vennero coronate da buon successo. Infatti


zionale di Napoli, con nota
lf>

Direttore del
al

Museo Nazionale
il

Na-

novembre, comunicava
il

Ministero avere

prof.

Viola

recuperato un sesto frammento,


si

quale completava la colonna nona della legge, come

deduce dal numero scrittovi sopra. In attesa di maggiori notizie sopra questo im-

portantissimo trovamento, ne diamo intanto l'annunzio, per quanto risulta dagli atti
del Ministero.
F. B.

SICILIA.
XVIII.
Uno

MARSALA
la

Di una rara epigrafe ricordante Sesto Pompeo.


epigrafico, unico nel suo genere e destinato a fornire
Sicilia antica e per la

splendido

monumento

argomento di studi per

storia

generale di
e

Koma,

stato
sti-

recentemente acquistato dal Museo Nazionale di Palermo,

queslo acquisto da

mare ancor pi pregevole ove


all'estremit del Boeo,

si

pensi alla nota povert epigrafica dell'Isola. Fabbri-

candosi dal signor Carlo Anselmi un vasto stabilimento di vini a Marsala, e proprio
si

trovava un pavimento di

lastre di

un calcare bianchiccio,
e fra quelle,

molto compatto, proveniente forse dalla vicina cava di Trapani,


incisa in

una lapide
e

un lastrone dello stesso materiale, lungo m.


(').

,34,

largo

m. 0,42

spesso
stele,
si

m. 0,15

Si rinvennero altres'i un bel frammento, forse di coronamento


I

di

con una voluta, e un frammento di collo di pozzo, con scanalature.

quali pezzi

vedono collocati sulla lapido nella fotografa che ne feci nel cortile stesso dello sta-

(')

Ne

ebbi notizia dall'egregio ispettore dei monumenti di Morsala, signor Salvatore Strappa.

SICILIA

389

MARSALA
mi

bilimento Anselrai, e che


pide che quei frammenti,

qui riprodotta. Dal proprietario

si

cedette tanto la la-

quali hanno ora sicura e decorosa conservazione nel

Museo

Palermitano.

La

lapide fu gi incastrata,

come

naturale, in

un muro

e se

ne hanno le tracce

nello spessore della pietra stessa, adoperata pi tardi

come

lastra di pavimento.

Ci

nocque alla conservazione dello


giature che
lettere,
si
il

scritto,

massime, nella parte centrale;

ma

le

scheg-

notano in questo posto, hanno pur lasciata tanta parte dei solchi delle
contesto
si

che

legge, senza alcuna ambiguit, nel

modo seguente:

MG -POMPE IO MG F

PIO IMP AVG VE

COS-DESIG PORluM-ET TVRRES


LPLINI VSL-F RVFVS-LEG-PRO-PR-PR-DES-F- C
L'epigrafe di una singolare

importanza

tanto

rispetto

alla

persona di Sesto

Pompeo
memoria

e del legato di lui Plinio, quanto rispetto alle opero eseguite a Lilibeo. Nissuna

epigrafica

si

aveva

in Sicilia di

quel

Pompeo che pur


la quale

la tenne

da sovrano

assoluto per ben sette anni, dalla costituzione del triumvirato nell'ottobre
alla battaglia di

711

= 43
atla-

Mylae

nell'estate del

718-36;

mancanza dovr puro


nuova

tribuirsi all'odio dei vincitori, premurosi di distruggere le

memorie

del gran proscritto;

n parrebbemi

di

azzardar troppo congetturando che

il

fatto di trovarsi la

pido adoperata in un pavimento antico debba attribuirsi


proposito dal primitivo posto
di

all'essere stata

rimossa di
ricordo

onore.

Ad

ogni

modo, non trovando alcun

MARSALA
Pompeo, neanche

390

SICILIA

epigrafico di Sesto

fuori di Sicilia

(almeno nelle principali raccolte

discrizioni) mi rivolsi al collega Pais per accertarmi se ne fosse venuto fuori qual-

cuno

in

questi ultimi tempi; ed egli riconoscendo l'unicit del titolo lilibotano e l'alto

suo valore, accennava alle molteplici considerazioni che potranno dedursene.


ricerche lascio agli studiosi di
del testo,

Le

quali

antichit romane; da parte

mia,

stabilita la lettura
stretta-

mi limiter

solo

ad accennare ad alcune circostanze che hanno pi

mente rapporto con la lapide stessa.

E
di

pria di tutto, in quanto alla data, certo che questa sia posteriore alla pace

Miseno {715

39), perch allora fu stabilito secondo Dione Cassio


fosse eletto console

(XLVIIl, 36)

che Sesto

Pompeo

ed aKf/nre: i i awO^f^xui
%f cQfi^^Kti
i

t.i

roTat fyt'totTo
tcnonxi>>,rui-

arrr i tv ^t^iur

vnaTv

x(c\

outvtar

]v

.Vppiano {de beli. civ. VI, 62) riferendo

patti,

muta
rijg

l'augure in pontefice:

inattiam
tg lovg

d'novru

oiov xqIioi (Pompeo) riv (plXm-, xa


^

utytatr^g uQwavtrfi
la

tfg'ag yYQ"f']'"'^

poscia (V,

73), ricordati
si

banchetti tenuti dopo

pace da \n-

tonio Cesare

Pompeo, aggiunge che


il

stabili l'ordine dei consolati pel quadriennio,


cn-<oi'ffj,s

assegnando a Pompeo

secondo anno insieme a Cesare: 'i4;ryi,ir i t^c


j-iiv

vnecTovg * TtTQaftg, 'Avtwiiov


T xc noiini]iov .... Nel
tra

xc Ai'^oiva n^wtovg ....

erri

'fxn'roic kcelanQti

717
si

^35,

nel foedus laren/iiium uno dei patti convenuti

Cesare ed Antonio

che

tolga a Sesto

Pompeo
f

il

consolato e l'augurato.
il

Ce

lo dice

Dione Cassio, dopo di aver notato (XLVIIl, 53, 54)


:

mutare

di tutti i prin-

cipali magistrati
c
)

xa TV fiiv St^xov

rrjg

tb

quo

v rrjc ufice xa r^c

vTrnTeiag
440
seg.
;

ci-Tftnxio

Irravaav (Cfr.

Drumann,

Gescliiehte
I,

Roms,

Th.,

IV Th. 577;
avvenimenti
di

Schiller,

Gesch. der rm. Kaiser:eit,

05). Pertanto fra questi

due

da collocare

la data della nostra iscrizione.

La quale

pel titolo sacerdotale

AVGVRE
Sex.

dimostra sempre

pi l'errore di

Appiano, gi
Trajccti ad

notato dal

Dorn-Seilfen.

De
p.

Pompeio Magno

Gn.

Magni

f.\

lihenum,

MDCCCXLVI,

18 e 74.

Quel che forma uno dei pregi


titolatura di Sesto

caratteristici di questo titolo la solennit della

Pompeo,

all'ablativo,
il

come
lui.

si

conveniva
pi
;

per mostrare ancor pi

che l'opera fosse fatta sotto


et

regno di

Non

il

Praefeciits ora-

maritimae

classix

ex scnaius consulto delle noto moneto

qui

si

sento la grandezza impera;

toria,

quale poteva concepirsi in quel tempo e da tale


e

uomo

il

cognome Magnus

del

padre suo diventa un praenomen imperatorium,

secondo l'opinione del Pais. farebbe

riscontro all'operato di Ottaviano che poco avanti, nel 714, cessando di farsi chiamare
/'n/us
l

Idim

Caesar, aveva assunto


ci

la
il

titolatura di

Imp. Cacsar divi


uffici

filius.

presente titolo

d intero

nome
lo

latino e gli

del

celebre Plennios
partito

legato di Sesto Pompeo, che

ebbe parte

notevolissima

nella

catastrofe del

pompeiano

in

Sicilia.

Appiano (V, 07)


e

ricorda l dove parlando dell'attacco simul-

taneo che Cesare, Lepido

Tauro davano alla Sicilia per cingere Pompeo da oriente,

da occidente e da mezzogiorno,
in

Lilibeo con una legione e


V fi

Pompeo a Lepido contrapponesse Plennios con truppe leggere "O rf* TIonnUK AfniM ntvtitdice che
:

raitt IlXtvvi

AiXv^aM,

ib'/.og

//orra, xa ccV.o nlijO^ug laxtvwitiror xov(f(og.


navi, dodici legioni, cinque mila cava-

Lepido viene dall'Africa con mille

e settanta

SICILIA

391

N
di

MARSALA

lieri

Numidi,

dopo

di

aver perduto molte navi onorarie, approd in Sicilia ed asaltro ne dice

sedi Plennio in Lilibeo (V, 98): Ilh'rviov v AiXv^ctim noXioQxuiv.

Appiano

di

questo assedio, riuscito infruttuoso o per poco impegno

Lepido o per

la difficolt di

espugnare
et

per

forza

la

piazza (F. Briiggemann,

De Afarci Aemilii
p.

Lejndi

vita

rebus

gestis.

Monasterii Guestfalorum,
I,

MDCGCLXXXVII,
esser

65

Gardthausen, Augustus und seine Zeit,

264)

che

dovette

levato

quando

Cesare volle che l'esercito di Lepido, insieme alle due legioni di Messala (Appiano,

V, 103) venisse a raggiungerlo presso Tauromenio.

da Lilibeo venne Plennio tostoch

Pompeo ebbe
coi triumviri.

bisogno di tutte le sue forze a INIessana per combattere la lotta decisiva

Perduta

la

causa di

Pompeo

con la disfatta di Naulochos, fu Plennio


si

che ridottosi a Messana, con una o con otto legioni,

arrese a Lepido nei primi del set-

tembre 718
e

= 36.
e
(1.

Le vicende

di questo belliim

sicidum sono narrate da Dione Cassio


segg.)
segg.).

da Appiano

formarono oggetto di studio del


cit. p.

Drumann {Geschichte Roms IV, 565


(1. cit.

L 245 segg. Del Nuovo piano d'attacco dopo la rotta di Tauromeniiim (a. 7 18/
dello Schiller
e del

104 segg.)

Gardthausen

II,

127
il

= 36)

signor

A. Aiello ha trattato recentemente nella Raccolta di studi di


dal prof Casagrande (Catania,

Storia

antica edita
di

1893,

p.

65-126). Qui non


il

il

luogo di discutere

quegli avvenimenti ai quali ebbe parte

legato

pompeiano, ricordato nella lapide;

devo bens
al

far notare

come

il

Pleariios degli scrittori greci debba oramai dar posto

Plinius distinto del suo prenome


Il

Lucius, della paternit L.

/.

del

cognome

di

Rufus.
p.

Klein {Die Verwaltungsbeamten von Sicilien und Sardinien, Bonn, 1878,


il

196) togliendo da Appiano

nome

di questo legato,

ragiona opportunamente che


il

Plinius in forma greca dovesse dirsi UXivioc, ricordando quanto aveva scritto

Dit-

temberger {Hermes, VI, 142) sulla forma ^rsgrvviog per Slertinius


{Antiquitates rom. e gr. font, explicatae,
le
p.

e il

Wannowski
greco

27) sull'uso
la

di

raddoppiare in

consonanti latine semplici. Aggiunge

il

Klein che
di
il

persona del legato sconoin

sciuta ed da ritenere

come l'esempio pi antico

un ricordo della gente Plinia


Gardthausen
soldato
(1.

tempi repubblicani; nella qual cosa consente pure


aggiungendo come sia pi moderna l'epigrafe di
Sexti
f.

cit. II, p.

136. 5),

un

per

nome
I,

L. Plinius

{C.I.L.
Plennius,

III,

supp. 7451). L'aver affibbiato

al legato
(1.

Pompeiano un precit.

nome
Il

C.

un equivoco,

senz'altro,

dello Schiller

105).

nuovo

titolo

lilibetano, insieme al

nome completo
di

del legato, ci

d l'indica-

zione degli

uffici

di lui,

che fu legatus pr praetore e praetor designatus.


a

Durante
le

la sua amministrazione
torri,

Lilibeo

egli

cur

farvi (o restaurarvi?)
e

il

porto e

opere

strettamente legate alle condizioni commerciali

militari di quel posto


di Sesto
;

di

una capitale importanza strategica. Se delle fabbrici)e ordinate dal legato


trovarsi tracce,
il

Pompeo possano ancora


l'avrebbe

un

quesito

che

merita

una

risposta

piena soltanto quando

R. Governo

volesse, o potesse,

iniziare

un'ampia

esplorazione archeologica nelle rovine tanto visibili dell'antica Lilibeo.

A. Salinas.

Classk

di

scienze morali ecc.

Memorie Voi.

II,

Serie 5, parte 2

50

SKLINUNTB, TERRANOVA FAUSANIA

392

monde campane.

SICILIA,

SARDINIA

XIX.

SELINUXTE

Ripostiglio di
di

Da Partanna venne un
gento, rinvenute nelle
bifronte di

ripostifjlio

molto continaia di monete campane di

ar-

campagne
dritto,

vicine a Seliniinte.
in

Erano

tutte di
;

un tipo;

la testa e
in

Giano nel

Giove

quadriga, nel rovescio

nuove di zecca

maggioranza

di bellissima

fattura.

Si tratta di

moneta notissima (Cohen, Consulaires,

rw]
l>\.

XLIH.

.5,

0;

D'Ailly.

Recherches.
scelta
.

toni.

I,

pi.

XLIII-XLV,

p.

151 segg.); tut-

tavia io ho voluto farne

una

di

36 pezzi (30 con

l'iscrizione

ROMA

inca-

vata e 6 con l'iscrizione a rilievo)

tanto per avere tutte

le variet del tipo,


le

che in

alcune teste ha un rilievo e una larghezza che ricordano


per conservare ima memoria di questo ripostiglio, che
nel commercio.

monete greche, quanto


naturalmente
disperso

andr

Seliuunte stessa, nel 1891, fu gi trovato un gruzzoletto di

monete
pen-

simili; e questo fatto,

come

notai nelle Notizie del giugno di questo anno


Sicilia.

(') fa

sare ai molti mercenari campani, militanti sotto varie bandiere in

col fare
i

questo accenno non intendo portare un giudizio nella controversia suscitata fra

nu-

mismatici sulla vera patria di quelle monete.


Il

presente ripostiglio di quadrigati, oltre


il

il

valore storico,

ha

dal

lato

numi-

smatico

pregio di darci una serie di varianti nella fattura dei tipi; ed da no-

tare pure che

un esemplare

ha,

nel rovescio, tracce di una

moneta
e,

preesistente, senza

che possa scorgersi quale; e un altro ha due lettere graflite

cosa non solita, con

qualche accm-atezza.
quadriga.

un

sul collo della testa di

Giano e un

nel

campo

della

A. Salixas.

SARDINIA.
XX.
1.

TERRANOVA FAUSANIA

Nuoce scoperte
pastore

di antic/nt ml-

l'agro olbiese.

pochi chilometri di distanza da Terranova e precisamente sul versante della

collina di

Provania, nella

regione

di

Pusiolu. fu dal

Martino

Muccicone

intrapres uno scavo per trovare pietrame e valersene nella chiusura di un suo predio

che

si

estende fino al vertice della collina predetta.

(')

Notiiie, 180,

|).

'211.

I/iscrizionc

ROMANO

ivi

citata va corretta in

KOMA.

SARDINIA

le

393

TERRANOVA FACSAMIA

Distrutte iu prima

fondamenta

di

un vecchio manufatto

proseguiti

lavori

a levante, comparvero a m. 0.25 dal suolo, tre tombe antiche, delle quali una quasi a contatto della muraglia anzidetta e le altre due un po' discosto.

Avendo subito visitato il luogo, ho potuto constatare che le tombe erano formate con murelli barbari, di pietre informi e senza rivestimento d'intonaco; per coperchio erano state poste due o tre sfaldature di roccia, rimboccate negli interstizi, da pietre
minori.

Nella tomba addossata alla muraglia furono trovati

gli
e di

avanzi di
in

un cadavere

incombusto. Gli oggetti


bollo, giacevano
in
si

fttili,

consistenti in

due anforette
cranio,

una lucernina senza

direzione dei piedi; ai lati del

forma dolicocefala, e

volto a nord-est,

raccolsero un anello d'oro, a fascia, per dito; ed un braccialetto di

bronzo, del diametro di m. 0,08.

Nelle altre due tombe, oltre

resti

dello

scheletro,
fittili

trovaronsi

due monete

di

bronzo, del basso impero, vari frammenti di anfore


di

ed un'asticciuola

cilindi'ica

bronzo, ripiegata alle estremit.


Piti innanzi si scoprirono i resti di un piccolo muro in laterizi, lungo m. 7,20, quale correndo da ponente a levante andava a terminare presso due blocchi di pietra

il

locale,

in

forma

di parallelepipedi.
i

Nella faccia di uno,

proprio nel centro, vedevasi

un

foro circolare contenente


si

a m. 1,10 di profondit
col

rimasugli del piombo che vi fu messo. Poco distante, rinvenne una vasca ovale, costruita in mattoni e calce e
i

pavimento a calcestruzzo. In media,

muri erano
il

alti

m. 0,30,

nella parte meglio


il

conservata, a m. 0,05 dal pavimento, vedevasi


tile,

foro

pel quale passava


si

tubo

fit-

plumbeo, destinato per l'acqua. In quel punto


il

allarg lo scavo, avendo dato


e si raccolsero tre grossi

coraggio

trovamento

di

16 monete di bronzo, irriconoscibili;


a capocchia concava, e

e lunghi chiodi di ferro,

un pezzo

di osso bianco, piegato

ad

arco e terminante ai capi con due globetti. Si ebbe anche un'anfora di impasto nero
e

rozzo,

di

m.

0,40

di

diametro

m. 0,15

nell'orifizio

fatto a labbra sporgenti

ripiegate.

Nel culmine della detta collina


medioevale;

di

Promnia,
fede le

esistono

ruderi di

una

borc^ata

ma
e

la localit,

come ne fanno
i

tombe

scoperte, era

abitata

nei

tempi romani,

frequentemente

pastori delle vicinanze vi


feci,

rinvengono

monete dei

primi secoli dell'impero. Nella breve sosta che vi

venni informato di un'anfora

di terracotta, piena di ossa combuste, trovata pochi

mesi addietro, a circa 200 m. di

distanza dagli scavi predetti.

2.

Un

altro

trovamento ebbe luogo presso la chiesa

riu-ale

di

Cobu Abbas,
fosso per

nord di Terranova, da cui dista circa 4 chilometri. Facendovisi un


veratoio del bestiame,
si

abbebaule;
1

trov

una tomba

di

piombo,
in

in

forma

di

grande

ma

cosi deteriorata

da non potersi raccogliere che


il

frammenti. Era deposta a m.

di profondit, e devesi al terreno acquitrinoso

pessimo stato

in cui trovavasi. Il co-

perchio era leggermente concavo e solcato da cordoni longitudinali.

Lo scheletro rinchiusovi era coperto da terra ed aveva ai lati alcuni resti di terraglia ordinaria, nerastra, spettante ad anforette manubriate ed una moneta in bronzo di Tiberio. Sa<^-

TEKKANOVA KAUSANIA

J94

SAHDI.SIA

piando

il

terreno limitrofo,
fittili

si

notarono pozzi di embrici alla rinfusa, con frammenti

di grosse olle

vi si

raccolse:

una

vorghetta di ferro,

hui'^'a

m. 0,22; sette

globetti
e dodici

di

vetro turchiniccio, per collana;


di

una

fusaiiiola littik-, di

forma piramidale;

monete

bronzo, di piccolo modulo, irriconoscibili per l'ossidazione.

8.

Sottofondandosi un casamento di Alessendro Dalli, situato entro questo popolato,


si

nella via principale che conduce al porto,

trovarono alla profondit di m. 1.40 cinque


pii

anfore

tttili

d'impasto ordinario, una delle quali, cio la


le

grande, munita di due


liscio.

anse semicircolari con scanalature, e

altre

ad un

sol

manico

In queste
il

praticato sul labbro a gola rovescia un canaletto a beccuccio per iscorrorvi

liquido.

Fra la terra estratta, ricca di avanzi carboniosi e di calcinacci,

si

raccolsero diversi

cubetti di pietra nera e bianca distaccati da impiantito a musaico, due medi bronzi
di

Nerone ed

altre

monete

indecifrabili

per l'ossido.

4.

.\peitasi

una gramlu scavazione nel cortile della casa Bardanzollu, posta nella
si

piazzetta del liarcltile, per impiantarvi le fondamenta d'un magazzino,


vista quattro
sotto
il

posero

in

tombe romane
di

fatte con embrici,


cortile,
i

ed a capanna.

Due

di esse, collocate

muro

cinta del

avevano, per la forte pressione, la vlta rovinata,


cadavere. Esplorate le altre
vetrerie
si

e nienfaltro contenevano che

resti del

rinvennero atdi
ferro,

torno agli scheletri alcuni frammenti di


ossidati. Tutti gli embrici adoperati nelle

verdognole,

tre chiodi
il

tombe, all'infuori di uno


a stecca, esibivano
il

quale portava

impressi longitudinalmente due solchi

fatti

noto bollo

ACES

AVO
cortile,
rizi,

{C.

I.

L. X, 804G, 9) cos

comune
i

in tutti gli scavi d'Olbia.

Nel centro del

interrati a

m. 1,30,
;

si

riconobbero

residui d'un

piccolo manufatto in late-

di

forma quadrata

l presso si ebbero sparpagliate

32 monete

di bronzo

le

ben

conservate appartengono a Tiberio,

Vespasiano, Traiano,

Marco Am-elio, Massimino,

Gordiano Pio, Filippo, Carino, e Massimiano Erculeo. Dal suddetto manufatto ripartivasi
con qualche piccola interruzione un selciato di pietre granitiche, largo m. 2,35, lungo

m. 7,50,

sul quale giacevano rovesciate

due colonne cilindriche della stessa

pietra,

con zoccolo d'ordine corinzio, ed aventi poco pi d'un metro in altezza, col diametro
alla base di

m.

0,t5.^.

Nell'estremit

superiore

di

queste colonne doveva impernarsi

un'asta di ferro o di altro metallo, a giudicare dai fori profondi ed impiombati


vi sono rimasti.

che

Poco discosto dal selciato comparve l'avanzo


ra.

di

un muricciuolo in
si

laterizi,

alto
di

0,3G, e dello spessore di m. 0,20. In questo

punto

trov un

mozzo busto

marmo
e

rappresentante una figura a met del vero, mancante della testa

e delle braccia,

con parte del manto che svolazzava a sinistra. Si trovarono inoltre alcuni pezzi di
il

embrici portanti

bollo su menzionato, e accanto ad un mucchio di

calcinacci

si

eb-

bero a trovare cinque monete di bronzo irriconoscibili, mcti d'una


racotta,
e
i

fusaiuola in ter-

frammenti d'un lungo ago crinale


fiala

di

osso,

lavorato a piccoli incavi. Il


P.
si

fondo d'una

di vetro portava impresso le lettere

In un angolo del cortile, alla profondit di m. 0,60,

trov un cannone di ferro


di

lungo m.

0,'J8,

e del peso di

110 chilogrammi, pi un cannoncino

bronzo che mi-

SAIiniNIA

395

TERRANOVA KAUSANIA

sura m. 0,20 di lunghezza.

probabile che

predetti due arnesi debbano aver

ap-

partenuto a un castello fortificato che, secondo la tradizione popolare, sorgeva verso


la

met del secolo

scorso in vicinanza al detto cortile.

5.

Uno

scavo eseguitosi per conto del


allo scoperto

sig.

Toiriniaso

Tamponi
con

nel predio

Tscia

Mariana^ mise

un tratto

di

muro

rettilineo,

direzione da

nord a

sud, formato da grossi cantoni granitici escalpellati, e disposti senza calce o cemento.
Il

suddetto muro, che misura

in.

19,20

in

lunghezza, ed

largo m.

0,4."),

doveva

estendersi ancora dalla parte di levante, cio in faccia al mare, essendosi poi sterrato

a qualche distanza
sterri,

il

residuo d'un

altro

muro

trasversale

dell'identica fattura.

Gli

condotti in

media

alla profondit di

m. 1,20, posero poscia

in evidenza cinque
dall'altra.

tombe con embrici,


avanzi delle ossa
si

alla cappuccina, situate a varie distanze

una

Con

gli
in

trovarono

frammenti della suppellettile funeraria, consistente


ed in lucerne ed anforette
in
tittili.

vasi e tiale di sottilissimo vetro,


si

Solo da una
di

tomba
vetro

estrasse incolume

un

orciuolo

terracotta

finissima,

un'ampollina

verde, alta m. 0,12.

In un altro disterro, fatto a poca distanza

da
;

questo, si esplor

una tomba

di

eguale struttura, contenente un cadavere incombusto


estratto in frammenti,
la lettera nelli di

anche da questa

il

corredo venne

tranne una lucernina di fina argilla biancastra, avente nel fondo


si

H. In direzione del cranio


perforati.

raccolsero due orecchini di oro, e sette gradi

ambra
il

Ogni orecchino consta

un globetto

liscio,

nel quale at-

taccato

solito gancio ricurvo per appenderlo;

sotto al

globetto v' un

anellino

appiccagnolo che sorregge una sottile lamina d'oro in forma quadrata,


goli

ma

con gli an-

leggermente smussati. Gli


altri cordoncini la

orli

della lamina sono fatti a cordoncino rialzato, e nel

mezzo due

dividono in quattro parti a guisa di croce.


si

qualche
in

metro d'intervallo dalla suddetta tomba,


di cassetta, contenente

trov un'urna ossuaria di


e le ossa
fino

piombo

forma

due

fialette

di

vetro,

combuste del cadavere. L'urna


impostatura
del coperchio.
e

lunga m. 0,39, larga m. 0,24, alta m. 0,20


si

alla

Questo

presenta a due pioventi, ed


si

attraversato da cordoni, da

palme

da

rialzi

rotondi in rilievo. Uguali ornamenti


sepolta a m. 0,60
;

ripetono anche ai quattro lati dell'urna.

Era

il

fondo poggiava su di una lastra granitica quadrangolare, e su-

periormente era difesa da informi pietre messevi alla rinfusa.

6.

Il

predetto sig.

Tommaso Tamponi
sei

intraprese un altro scassato in un predio


tra la stazione ferroviaria e la batettuccio,
le quali

di sua propriet situato all'imboccatura del paese,


silica di

San Semplicio. Si scopersero

tombe a

stavano allineate

alla regolare distanza di

un metro. Una di esse portava nel cumignolo della vlta


sporgente col diametro interno di m. 0,08.
i

l'avanzo di un tubo
tutti

fittile

Gli scheletri,

dolicocefali,
fittili

giacevano col cranio rivolto a levante. Senza contare


piccoli
recipienti,
e
si

numerosi fram-

menti

spettanti a

cstrassero

incolumi

due vasi di vetro,

una scodella aretina alquanto scheggiata


argilla ordinaria.
in

lesionata nell'orlo, e quattro anforette di


si

Dalla tomba guarnita del tubo,

estrasse

una lamina d'argento


lamina
e

quadratura, che misura cent. 6 per ciascun lato. Nel mezzo della

pra-

TERRANOVA KAUSANIA

iliainetro

396

il

SAKDIM

ticato

un

foro circolare di-l


di

di

cent.,

quale era chiuso da una lastrina


In direzione del cranio
si

di madreperla

cui

rimangono appena

gli avanzi.

raccolse

un

paio di orecchini in oro, consistenti ciascuno in una piccola ghianda dalla quale

pendono, infilzate ad un anellino, due catenelle lavorate a filigrana lunghe m. 0,02.

Da
in

un'altra tomba, pi piccola delle precedenti, perch appartenente

bambina,

si

raccolsero altri due orecchini di oro, consistenti in una lastrina dello stesso metallo,

forma rotonda, racchiudente una pietra verde quadrangolare tniente a piramide.

7.

Certi cavatori di pietra, attendendo com' loro consuetudine,

rivoltare

un

forte strato di terra nella collina di

San Semplicio, diedero


11 urne ossuarie
;

occa.sione
di

ad alcune sco-

perte archeologiche. Esse consistono in

fittili

diversa grandezza,

contenenti
fore,

resti

combusti

sminuzzati dei cadaveri

hanno

l'istossa

forma delle anin

col coperchio leggeimeute conico terminante in


giallastra, alla

un rialzo a globo. Giacevano


di circa

un

sedimento di breccia dura e

profondit
le

un metro, entro
sa.ssi

apposite buche scavate nel vivo di quella roccia,


e di terra.

quali vennero poi riempite di

8.

Nella spiaggia del mare, presso la villa Tamponi,


di lapide, che conserva:

si

trov

casualmente

un

frammento marmoreo

Si trov pure

il

fondo d'un vaso di vetro che esibisce la scritta:

RIMON
Tale bollo concorda con altro da

me

edito nella

Classical

Review

di

Londra

(v.

IV,

1890,

p.

07), e nello Notizie 189;i, a pag. 393.

9.

Frammisto a molte

pietre accumulate, vicino al predio

Ciaruzsedda
:

e presso

Terranova, raccolsi un frammento marmoreo che conserva

le lettere

10. Scavandosi un tratto di terra,

per
si
:

lavori

agricoli,
il

nell'appezzamento

Oltu

Mannu,

vicino all'antico porto romano,


fittile,

rinvenne

frammento della bocca di una

grossa anfora

col graffito seguente

+ +X
r.

Tamponi.

Roma, 16 dicembre 1894.

REGIONE

XI.

397

TORINO

DICE M B R E
Regione XI
TOlilNU

{7RAXSPADANA).
nei laoori per la

I.

il

Avaiui antichi scoperti

fogmtura.

Nello scavo per

canale della fognatura sul viale di destra del Corso Kegiua

Margherita, di fronte al muro di cinta del giardino reale, fra la via Venti Settembre
e

l'incontro col corso

San Maurizio,
di vetri, di

si

estrassero parecchi mattoni e pezzi di


altri

tegoli

coi risvolti,

frammenti

anfore e di

vasi di

terra cotta, fra cui di

quelli con ornamenti in rilievo e verniciati in rosso lucido.

Un

fondo piano di patera

recava

il

bollo pediforrae di tigulo aretino:

L -GEL
ovvio pure in Piemonte, n sconosciuto a Torino (Rivantella e Ricolvi, Marni. Taur.,
Il,

p.

1U5).

Erano, fra questi avanzi


inferiore di

ossa

umane ed

animali, e

si

raccolse altres la

parte

una lastra marmorea, alta m. U,21, lunga m. 0,84,

che reca

in lettere

rozze (alcune paleogratcamente curiose), alte in

media m. 0,035:

cv.

cvisb-

UBERO PATkx
I

PROCVRA ?Qs\
T

Non sono ben


torinese (C.
/.

certo della line della liu.


Z.,

*.

Liber -pater occorre gi

in

altro

titolo

V,

n.

6950).
era stata col trasportata anni
lontani,
forse
isono,

La

terra,
il

in cui questi resti fm-ono scoperti,

per alzare

livello

del corso,

da scavi

probabilmente non

da quelli
fra

per lo fondazioni delle case fronteggianti.

La presenza

di ossa

umane mostra che

quei resti ve ne sono di sepolture.

Il

luogo fuori della cinta romana, non discosto


si

dalla porta settentrionale (la cos detta lorla Palatina), e dalla strada, che

av-

viava verso la Dora, con direzione non ancora precisamente determinata.

Al
citt,
si

di

l di questo fiume, nel punto, ove, secondo


il

il

piano d'ingrandimento della


si e,

taglieranno obliquamente la via Foggia ed


collo,

corso Palermo,

trov un'an-

fora

mancante del
Classe

rotta in
ecc.

pi

pezzi e ripiena di terra nera;

ad una
l

di-

di scienze

morali

Memorie

Voi, II, Serie 5*, parte 2".

NOLI

si

398

vasi cretacei cou


in

RBGIONE

IX.

stanza di una voutina di metri, due

iticcoli

breve

collo e manico.

Avanti di altre sepolture gi


p.

erano scoperti
3159).

questi

luoghi

(cfr.

Notule 1887,

4)35;

1888.

p.

272; 1802,
fatto di

p.

Un
striore,

sepolcro,
si

materiale di et romana,

ma

probabilmente a questa po-

trov pure in quelle vicinanze, in via Pisa, tra le vie

Ancona

e Perugia,

presso rangole cou quesfultima. Era

rettangolare coi lati formati

da corsi di mattoni
laterizi

con l'impronta della mano, interi (m. 0,42

0,32) o

rotti,

di

a forma di
conservati
lati

semicirooli o di quarto di cerchio, congiunti con calce,


i

Nei

tratti

meglio

corsi

giungevano ad

otto.

Nell'interno, di cui ho potuto esaminare due

intera-

mente

parte di un tene, le pareti erano arricciate, e misuravano m.


lati

1,95 di lun-

ghezza nei

maggiori

m.

,83 nei minori. L'asse era in direzione da nord a sud, e


i

formava un angolo di 47 con quello della via Pisa. Trovaronsi guasti

resti di tre o

quattro scheletri umani con la testa a nord, senza alcun oggetto di corredo fimebre.

Era questo sepolcro sopra uno strato

di

puddinga, ed era

circondato in

parto e cola

perto da terra trasportata. Dal piano della strada a quello della

tomba contavasi

distanza di m.

1,20.
soliti

Avanzi dei

mattoni e tegoli con ossa


il

si

trovarono nei lavori fatti per

la

fognatura e per altri scopi presso


citt

maschio della cittadella nell'angolo sud-ovest della

romana. Scoperte

di in

antichit iu quei luoghi avvennero pi volte; se n'ha


cui
il

me-

moria sin dal tempo,

duca Emanuele Filiberto faceva


n.

costruire la cittadella
f.

(Ottaviano Ferraio ad Aldo Manuzio, 156(). cod. Vat.,


dell'anno

5237,
le

347').

Nei lavori

1893 venne

fuori altres

una lueernetta

fttile

con

lettere:

PCP
analoga ad altra di Vercelli, ove, per la non buona conservazione nella seconda
tera io aveva scorto
letII,

una
42,

{Mem. della R. Acc.

delle sciense di

Torino,

ser.

tom. XLI,

p.

128,

u.

lo).

E. Ferrer.

Regione IX (LIGURIA).
II.

NOLI

[scr'uiom funebre lalim scoperta mila catledrale.


si

Eseguendosi alcune riparazioni nella cattedrale di Noli ligure,


perata

rinvenne, ado-

come materiale da

costiuzione, un'umetta cineraria, marmorea, sulla cui fronte,

entro cornice, superiormente terminata da timpano, legge.4 la seguente epigrafe, della

quale

il

prof.

comm. A. D'Andrade,
del

direttore dell' Uflicio regionale per la


e

conserva-

zione dei

Monumenti

Piemonte

della

Liguria, trasmise un calco cartaceo:

M CAECILl ALEXAN
D

DRI CONIVG B MCAECILIA TYRANI^S


L'urna
conscrva.'<i

ora nella sacrestia della cattedrale.

F.

H-

REGIONE

X.

VI.

Regione

399

CONCORDIA, CASTEIJ-EONE DI SUASA

X (VENETIA).
delle antiche

III.

CONCORDIA

Avamo

mura

della ei U colonica,

rinvenuto nel fondo Siro.


Il sig.

Giacomo Stringhetta,

allo scopo di cercare materiali

da costnizione, esegu
del Pra, noi punto

uno scavo nel fondo posseduto dalla signora


segnato col
lisie del
n.
1

Elisa

Siro

vedova

nella pianta dell'antica Concordia Sagittaria, pubblicata nelle

No-

1880, tav. XII.


si
il

Lo Stringhetta
dirigendosi verso

accinse all'opera partendo dal punto segnato in pianta col


n.
1,

n.

',

poich giusta lo sue induzioni,

ivi

dovevansi

trovare le

mura

della colonia romana.

Infatti,

a circa

m. 1,50 dal

livello

del suolo, s'imbatt nel muro,

costruito,

in

quel punto, colle pareti e la parte superiore di laterizi della dimensione in media di

m. 0,40X0,30X0,06,

posti a strati

alternati,

cio

per

lungo

per

traverso.
Il

La

parte intermedia di opera incerta, cio di pezzi di pietrame vivo e calce.

muro

riposa sopra uno strato di impasto simile al belod, di circa m. 0,50 di spessore, assai
indurito.

L'altezza calcolasi di circa m. 3 e la larghezza di m. 3 alla base era. 2 in


si

sommit. Non

restringe dal basso all'alto


si
il

ma

a tratti verticali, con

due riseghe,
di

ad ognuna delle quali


laterizio,

restringe per

circa

m. 0,50.

Un frammento

quadrone
C.
I. L..

reca impresso

bollo gi noto per altri esemplari, ed edito

nel

V,

n.

149.
di

Questo modo

costruzione delle

mura
il

di

Concordia, non speciale che al luogo


di

ora scoperto, mentre negli altri pimti

muro era

massi irregolari di sasso vivo,

saldamente cementati tra


torba che vi
si

loro.

Ora, la platea che base alla fondazione e la molta

scava all'intorno, lascia supporre che tale costruzione siasi prescelta


e

per la natura bassa, palustre

mal sicura del


parte

suolo.

Addossati poi al
n.

muro,

dalla

interna,

nel punto
vivo,

segnato

in

pianta col

3,

si

rinvennero alcuni massi quadrati di sasso

un

rocchio e tre quarti di

colonna, di m.
ionico,
le

1,10, altro di colonna intera del diametro di m. 0,30 ed un capitello alquanto guasto, di m. 0,36 di diametro, alla base, alto m. 0,33, largo, tra punte delle volute, m. 0,14.

G. C. Bertouni.

Regione VI (UMBRIA).
IV.

CASTEIiLEONE DI SUASA
Siiasa.
s.

Costrusioni varie scoperte

nel-

l'area dell'antica

Sono stato a

Lorenzo

in

Campo

per

esaminare

gli

avanzi

architettonici

di

recente scoperti nel luogo dell'antica Suasa.


Si tratta di basi, tronchi di colonne e mensole di

marmo, incontrate
occasione degli
al

alla prosterri

fondit di circa un metro e

mezzo dal suolo

attuale,

in

per

un nrquodotto clw dal Monte Secco dovr porter

V\\Ci[\n\

coniunc

di

Corinaldo.

CASTEI.I.EON'E Ul SIASA

iOO

REGIONE

VI.

La conduttura passa
ronfinanto. tanto a

sotto

Cast4?noono di

Suasa, costeggiando una strada coimnialc.


poderi del principe don

monte quanto a

valle, con

Emanuele Uu-

spoli attualo sindaco di

Roma.

quali poderi occupano altres la maggior parte dcl-

lan'a dell'antica Suasa.


Ci provato dal fatto
private abitazioni, delle quali
i

che si incontrano nel sottosuolo pavimenti e muri di appaiono le sezioni noi fossi di scolo, e vi vedono i
in
vi

ruilori

doU'aufiteatro. emergenti, ancora


fortuiti, parto

parte,
si

tor

di

terra; inoltre vari ri-

trovameuti parte
scritti

intenzionali,

fecero por lo passato, di moininicnti

e di oggetti d'arte.

Da
fu
il

persone del luogo mi venne riferito che circa venti anni addietro
in
lirmi/.o

si

rinvenne
la (lualc

una tsta di cavallo


poi

di irrandozza naturale

e di

buonissimo lavoro,

venduta

all'estero.

La
il

testa fu veduta altres

lai 11. isiiettore

cav. A. Auselmi,

quale mi

a.ssicura

che

bronzo era dorato, come quello del cavallo di M. Aurelio

in

Campidoglio.
Delle lapidi
scritte, oltre quelle citato dal

Rrandimarte {Piceno Annonario,

Uoma

1825, pag. Ili sq.) e


in
caiia

gi

al

suo
le

tempo

scompai-se, tre se ne

conservano ancora
pubblicate dal Borproveniente da
negli

di privati a Castolleone,

quali saranno quanto prima

mann

nel voi.

XI

del

C.

L.
di

Un

grandioso
e

monumento

sepolcrale

Suasa conservasi nel Museo


dell' Insl.

Ancona

fu publ)licato dal eh.

Henzen

Annali
.

1872,

p.

G. tav. d'agg. F. Era stato ritrovato poco

tempo prima

vicino

r^li avanzi dell'anfiteatro e

non lungi dal Cesano

'.

Questo
(1.

antiteatro era stato creduto finora di

forma circolare.

11

Ihandimarte dice

e.

p.

107):

Si

mirano

ruderi dell'anfiteatro ch'era perfettamente tondo o molto

vasto,

vicino ad esso quelli di un tempio in cui furono trovate molte antichit dal

Volpelli e fra esse una statua di Giove di

marmo

parie .
gli

Parendomi anormale un

anfiteatro di

forma circolare, ne ho fatto misurare forma


elittica con

avanzi emergenti sopra suolo, ed


l>ii

risultato di

lUO metri per

l'asse

lungo, ed 80 per quello pi breve.

L'area occupata dall'antica citt travei-sata ora da ponente a levante dalla soliraindicata via comunale, ed in tre punti. di essa s'incontrarono recentemente gli ac-

cennati avanzi architettonici.


Il

primo luogo
1,50 sotto
il

di

fronte la casa colonica detta

Tappatino. Ivi alla profondici

di

111.

margine a monte della strada comunale s'incontr un pavimento

formato con grandi blocchi di un

marmo

rosso, simile a quello di Verona, larghi circa

un metro quadrato, dello spessore di oltre 80 cent, e levigati,

anzi quasi lucidi,

in

una delle

faccio.

Per
ramente
cora in

far posto alla conduttura questi


rotti.

lastroni vennero alcuni

estratti, altri

barba-

Ne ho veduto

sei

appoggiati al

muro

della casa colonica ed altri an-

sito,

ma

spezzati.

Non

ostante la ristrettezza del taglio

(largo

appena
il

m. 0,60) ho

potuto
si

meUu-

diante tasti qua e l acquistare la convinzione che

pavimento marmoreo

esten-

deva cosi sotto

la

strada comunale,

com

sotto

il

podere, a monte, del principe

REGIONE

VII.

401

si

VETULONIA

spoli,

che con uno scavo largo o regolare

potr determinare l'edifzio a cui esso

ha appartenuto.
Circa cento metri
profondit, un grande
hella base ionica di

pi

oltre verso l'anKteatro

s'

incontr,

pure

alla

medesima
da una

dado
in.
0,7."i

marmoreo,

largo

un metro che ora sormontato

di diametro e di assai
il

buon lavoro. La colonna pioha-

l)ilmente non era sola,

ma

perch

cavo in questo secondo punto era gi stato col-

mato, non ho potuto investigare se altre ne esistessero pi discosto e da quale specie


di

pavimento fsssero circondate.


Ricerche pi particolareggiate ho potuto istituire nel terzo punto, distante circa

60 metri dal secondo, sempre


l'anfiteatro.

sulla

medesima
fila

linea stradale,

ma

quasi di fronte al-

Ivi si era incontrata


i

una

di blocchi quadrangolari di calcare, larghi

pi di un metro

quali erano sovrapposti due a due o costituivano le fondamenta di


I

colonne costruite a tamburi.


di
e

blocchi equidistavano fra loro quattro metri


lo

ma

due

mezzo soltanto m. 3,20,

spazio racchiuso fra essi era occupato da

un grosso

largo gradino fatto in duo blocchi, della lunghezza complessiva di m. 2,80, in

modo

che rimaneva un vuoto di venti centimetri per


colonna.

parte

fra

gradini

la

base della

Tale vuoto probabilmente era riempito con grossi mattoni esagonali,

quali ciril

condavano

altres

da ogni parte

le

altre

due basi

di colonne e

costituivano
gli

pavi-

mento

dell' editzio.

Del quale pavimento ho riconosciuto ancora


sinistra delle ultime

avanzi

in posto
si

cos a destra

come a

due basi di colonne: per cui non

pu

ancor dire se queste fossero soltanto quattro, oppure in maggior numero.

Anche qui sarebbe necessario uno scavo ampio

regolare per determinare l'esten-

sione e la uatm-a dell'edifizio a cui hanno appartenuto non solo queste colonne,

ma

ancora una grande mensola marmorea, alta pi di un metro, ritrovata


di esse.

in

vicinanza

Siccome
le

tutti questi

trovamenti avvennero lungo la strada comunale, cos tanto

colonne, quanto le basi e le mensole sono di propriet del

comune

di

Castelleono

di Suasa, dove ho consigliato che siano trasportate e collocate nel cortile del iminicipio,

perch rimanendo sulla strada dopo

poco

tempo

scomparirebbero o audreb-

bero distrutte.

Nel sottosuolo od

in sito restano ancora

dadi

inferiori

che

servivano

di

so-

struzione alle colonne, e che alla

ripresa

dello scavo, potranno

essere di

guida per

controllare le misuro e lo distanze da colonna a colonna indicate nel presente rapporto.

Rreione vii (ETRURIA).


V.

VKTUTjONIA

Ih una kcrisione latina dedicala

Caracalla.

Nella nuova JJadia di Sestinga, ridotta a casale, presso Colonna ora 'Vetulonia.
entro
il

perimetro delle mura

dell'antica

citt,
il

il

solerte

ispettore

dott.

I.

Falchi

riconobbe un'iscrizione latina, di cui trasmise

calco.

Era applicata come

soglia di

VBTULONIA

402

(lolla

REGIONE

VII.

inanno ad una
nnoraria
ali"

tiuestra,

e si appalesa,

sebbone mancante

parte superiore,

come

imperatore Caracalla. Per la

importanza

sua e

per la
vi

lozione migliore

tleirclita nel giornale


inserirsi in

YOmbronc

(n. 40 della.

IH'Ct).

"ou

ha dubbio che deve

suo complemento supplisco le parti manrauti. attenenXI. parte 1. domi a simili iscrizioni, e specialmente a quella di Perugia {C. I. !.. questo Nulisie.

n.

1!25):

Im\).

Cacs.

M.

Aurelio
Tr.
Poi.
...

Antonino. Aug.
Imjh
Pii. Pertiiiacis.

Cacs. L. Seplimi Severi

Ann. KKabici
M.

ADIABENICIFILIOD//7.

ANTONININEP DIVIA/i/o//<i PII PRON DIVI HDRIA/;/yl(/e/). DIVI TRAIANI ?KmCi et DIVI NERVAE ADfiEpoti

che ci avVaio a diro nell'iiltima riga: E.v decreto deeurionvm pecunia pnblico. 11 delsecolo il secondo e il terzo visa, che presso quel luogo sorgeva un municipio fra
l'era

volgare. Di quale

mai

si

tratta ? Certo di quello, che era in


citt.

cima del poggio,


quale lass
si

risorto
fosse,
si

dopo la distruzione
"iun<'e

dell' etrusca

Nella grave

questione,

molto opportuno questo nuovo monumento. Non


si

vero adunque, come


sei

propal e

fantastic, che nel poggio di Colonna Vetulonia cessasse cinque o


i

secoli av.

Cr. e

suoi abitanti pi a settentrione trasmigrassero, fondando una


vero, che

citti

omonima. E neppure
dalle monete,

dopo
Cr.,

la

sua

distruzione

avvenuta, come
di

si

rileva

nel secolo primo av.


si

la ricoprisse

un oblio

tempi e di fortuna.
stati die

Invece riprese vita, e


sposti
i

costitu a municipio.

Nel suo pubblico Foro saranno


:

titoli

onorari ai cittadini pi cospicui, ai patroni, e agli imperatori

questo

a Caracalla a noi rimane di valida testimonianza.


gli scavi

Sono
si

persua.so,

che proseguendosi
s'

entro

citti,

come felicemente da due anni

cominciato,

incontreri

il

che intorno a luogo del Foro, e da qui verr alla luce, (luale fu ijuella citt etrusca,
s svolse
r.rij

una

cos gi-ande e meravigliosa necropoli.

sapevamo che

la citt di Vetulonia non

ricordata da Strabene, perch a suo

tempo
di
il

distrutta,

aiiparisce poco dopo

come

ricostituita da potere concorrere colle altre

Ktruria ad onorare l'imperatore Claudio con un

monumento
diceva
e

in Cerveteri.
si

Si ricorda la sua esi-

suo

nome

in

varie epigrati del secondo e terzo secolo, da che

desume

stenza al tempo imperiale.


sul

Ma

finora dubitoso fra

me

Si pone Vetulonia etrusca

poggio

di

Colonna, con ragioni invero validissime,

pare che del tutto siale man-

da

fu eseguita cata la vita prima di Cesare, essendomi manifesto che la sua distruzione abbiamo qualche legione di Siila : ma dove sar la Vetulonia romana, della quale
difficolt scoml'accertamento in Plinio e Tolomeo, e nelle iscrizioni? Ora qu&sta epigrati latine parsa. Kocentemonte ho itubblirato nel Ihi/lclthto Dforico .-//(V" alcune

ROMA

403

romane.
successe,
sia

ROMA

sparse nel poggio di Colonna, ove restano non lievi traccio di vie
ora di Caracalla decide, che alla citt etnisca

11 titolo
il

pure dopo un secolo,

municipio romano.

Da quanto
tutti,
i

finora possediamo,

si

pu asserire che quasi

tutti, se

pure non furono

quindici popoli dell' Etruria dedicarono un ricordo di gratitudiue a Caracalla.


tali

Sussistono

monumenti a Luui, a Perugia, a

Volsinii, a Falena, a Cosa, a Saturnia, altra

a Sutri, a Cerveteri, ad Alsio, e a Capena, e se ne ritrover qualche altro di


citt dell'Eti-uria.
lit,

Queste dimostrazioni pubbliche appellano a provvidenze, a liberaCaracalla inverso quei


municipi,
sia per

e a benefici di

rifacimenti di

strade,

sia per condoni

d'imposte, sia per istituzioni di monti frumentar. Certo aveva tutta


di.

la regione etnisca gran bisogno

essere sollevata, specialmente la marittima. Saturnia

dichiara che onora Caracalla

{CI.

L. XI,

se beneficia divinae iddulgentiae eius.

p. 1% Lo scopo

n.

2()48) oh multa et

Mmlria

ia

dell'epigrafe del poggio di Colonna,

che omai potremo dire di Vetulonia, sicuramente uno simigliante. Poich


altra citt possiamo pensare':' forse a Colonia,
di

a quale

rammentata
si

solo

da un dubbio passo

Frontino, ed in un martirologio, mentre non


in

legge

il

suo

nome

in alcun

mo-

numento,

niun latercolo militare

'r'

Eppoi

molto
i

disputabile

se quella Colonia

equivalga alla medievale Colonna: e infine che

romani abbiano dato l'appellativo


il

generale alla colonia dedottavi senza determinarla,

clie

non facevano mai. Adunque

resta comprovato anche per questo nuovo documento, se non direttamente,

almeno per

giusta deduzione, che la citt etnisca, situata sopra


al

il

poggio di Colonna, riprese vita


ornai

tempo imperiale,

ci

molto

conforta

l'opinione,

universalmente

accettata

(nulla contando le scritture pi o

meno

vivaci ed erudite senza dei fatti), che quella

debba stimarsi

credersi la celebre Vetulonia,

6. F. Gamurrini.

VI.

ROMA.
cilici

Nuove

scoperte

mila

e nel suburbio.

Regione IV.

Intrapresi dal Ministero delia pubblica Istruzione alcuni lavori


s.

per rimuovere l'umidit nel pavimento della chiesa detta di


rata una parte degli antichi edifici sui quali quella chiesa
vori saranno compiuti,
e

Pudenziana,
fondata.

si steri

fu

Quando

la-

saranno tratte piante

disogni delle costruzioni

sottoposte

alla chiesa, potr riconoscersi se queste costruzioni siano da attribuire ai portici delle

termo di Nevato,
il

iioUe quali alla

met del secondo 308

secolo dell'era nostra fu costituito


se spettino alla
riedifica-

tilolo

di

Pudente ossia \ ecclesia

Pudentiana; ovvero
sotto
il

zione della chiesa stessa fatta nell'annuo

pontificato di Siricio, dai preti

Leopardo ed

Ilicio.
e

Frattanto possiamo accennare, die quattro .spazioso


in

lunghe gallerie,

costruite

buon

laterizio,

pai'allele

fra

loro e

comunicanti mediante una serie di arenazioni,

sono state gi scopurte: qualcun'altra ne ancora nascosta sotto le terre,

come

in-

ROMA

lo spazio

404

in

ROMA
una
la

ilicauo gli archi di

comunicazione che appariscono


della chiosa sjuperiore.
e

di

esse.

Tali gallerie

oc-

cupano tutto
iu

vei'so

facciata di questa

mettono

alcuno stanze quadrate, con volta a crociera, sulle cui pareti intonacate veggonsi

tuttora tracce di decorazione a


rosso.
iu

scomparti architettonici,

formati da
si

linee

di

colore

In una delle indicate gallerie,


di

e poco sotto la volta,

scoperta una nicchia

forma

arcosolio

nel cui fondo conservatissimo un bel dipinto, che ritrae l'apoalle giovani

stolo

Pietro in

mezzo

Prassede e Pudenziana. Le figure sono distinte coi

propri nomi, scritti con lettere una sotto l'altra.


Il

piano antico stato iu alcuni luoghi r^giunto, e trovasi a

pii di setto

metri

sotto

il

pavimento della chiesa. In un punto


si

si

scoperto un
il

avanzo

di

pavimento

a nuijiaico bianco e nero; in un altro

incontrato

selciato di

un'antica strada

romana. Fra

le

terre stato raccolto

un frammento di zoccolo

in porfido,

un piccolo

rocchio di colonna scanalata in


colorati,

marmo

bianco, frammenti di lastre diverse di maiini

quattro pezzi di tegoli con bollo.

Due

di questi sono delle

figline

di

t^.

Servilio Pudente e spettano agli anni


figline

128-lo3

(cfr.

Terenziane e dell'et di Settimio Severo


l'ofliciua

(cfr.

CI. CI.

L.
I.

XV, 1439); uno delle XV, G2ij); un altro ri-

corda

Vicciana, e dee riferirsi alla

met

del primo secolo:

^
A
dici

V C CI
I

sinistra

<lelli'

gallerie sopra indicato, cio nella parte che si estende alle pen:

del Viminale, sono state sterrate altre gallerie minori


il

e quivi la

caduta di una
di un'antica

piccola parte della volta ha messo allo scoperto

pavimento a musaico

stanza romana, che


Il

si

trova a livello pi alto e di poco inferiore a quello della chiesa.


tesselli

musaico a minuti
il

bianchi e posa sopra un piano di mattoni,

uno dei
Giulio

quali ha
Callisto

bollo dell'et di Antonino Pio, coi nomi di Flavio Apro e del


/.

figlilo

(C.

L.

XV,

1145).

Kegione V.
si

In via Palestre, facendosi un cavo per fondazione presso l'angolo


col n.

ad oriente del casamento segnato

15, a quattro metri sotto


in

il

piano

stradale
Si

rimesso all'aperto un avanzo di antica costruzione


retto,
il

opera reticolata.

coml'altro

pone di due muri posti ad angolo


in.

primo dei quali

lungo

m. 1,2U,

0,<30.

Refioue IX.
Umberto
m.
I,

Negli sterri per la costruzione della rampa d'accesso

al

ponte

presso la via di
reticolata.

Monte Brianzo, sono


di

stati scoperti

avanzi di un antico

muro ad opera
0,:57

In prossimit

esso si trovarono due basi di colonne, di


l,o2.
2,

per ogni lato, distanti l'una dall'altra m.


ili

Fra
col

le terre

fu

recuperato

un rocchio
di

colonna

di

gninit<i

bigio,

lungo circa m.

diametro all'imoscaiio

m.

U,G7.S.

Kegione XI. Nel


n.

giardino attiguo al casamento Cartoni in via di


si

.-<.

Teodcuo
corri-

11,

facendosi alcuno opere di fondazione

trovata un'antica
Ila l'altezza di
il

fogna,
la

che

s|mnde all'angolo sud del fabbricato medesimo.


di

m. 1.70,

larghezza

m.

l,-lo,

trovasi a circa

otto metri sotto

livello stradale.

REGIONE

X.

[.

4U5

ROCCA

DI

l'.Vl'A,

S.

MARIA

C.

VETERE

Regione XII
sull'Aventino.
lueiito

Un

altio
il

uvauzo di pavimento a musaico bianco o nero

tor-

nato in luco nei lavori per

lato meridionale del

nuovo monastero dei Benedettini


il

alla profondiiii di ette metri sotto

piano attuale; ed

},'randu-

danneggiato e consunto dal fuoco.


G. Gatti.

Regione

(LATIUM ET

CAJIJ'AXf.J.

VII. IIOCCA DI
di monte
f'aoo.

PAPA

Resii

di edifein termale scnpcrli alle falde

Nel terreno boschivo

di propriet

dulia Casa Colonna, alle laide meridionali di


delle

Monto Cavo,
di

in

vocabolo Mezzaraga, eseguendosi


si

buche per piantare alcuni

pali

una capanna,
;

scoprirono due vasche in muratura, di forma quasi semicircolare,

parallele

l'una col fondo in mosaico, a quadretti di

marmo
di

bianco, inclinato a nord-

ovest, l'altra rivestita nelle pareti e nel fondo di

lastre

marmo

bianco
il

di por-

tasanta.
stante,

Dai

fori

praticati nel fondo delle dette vasche si riconobbe

vuoto

sotto-

che pare di fornace, con pilastrini quadrati in laterizio {suspensurae)., sui quali
di
lato.

poggiano grossi mattoni quadri, di m. 0,60


riprodotti nel
C. I. L.

Su questi sono impressi


134, 138

bolli

XV,

u.

171, 207, 674, riferibili agli anni

dell'era

volgare.

Per due
le

lati della
fttili

vasca rivestita di
il
i

marmo

nelle pareti di essa

appariscono

tubnlature

per

calorico,

comunicanti coU'ipocausto.

A
di e

breve distanza dalle

vasche suddette, esistono

ruderi di due ambienti paralleli,


reale,

forma rettangolare.
pare

comunicanti tra

loro,

con residui di copertura o volta

che

spettino a

conserva di acqua. Presso le vasche osservasi pure un avanzo di parete con paramento
di

opera reticolata, di pietra albana,

con un'apertura

di

cunicolo.

Alla destra

degli

indicati

ruderi,

indubitatamente di una torma o

balinoa di

qualche siiburbano, a circa m. 10 di distanza, trovansi gli avanzi di un'antica strada

romana, pavimentata con poligoni

di

lava basaltina, per la quale

si

saliva al

monte

Laziale, da una parte, e discendevasi verso Albano, dall'altra.

M. Saldstri.

VIII. 8.

MARIA

DI
il

OAPUA VKTKHE

Il

direttore del

Museo Nazio-

nale di Napoli ha

mandato

calco cartaceo della seguente iscrizione osca:

(a)

>)

>irvia>iR^

NN*3D
{b)

-J

SIOIM^
Classe di scienze morali
ecc.

Memorie Voi.

II,

Serie 5*, parte

'2".

POMPEI,

S.

VITTORINO

di,

40t

sig.

REGIONE

1,

IV.

Tale lapide fu venduta nel passato inverno al

Bourgiiignon da persona di-

morante nelle vicinanze

S.

Maria Capila Vetere; essa misura 21U

mm.

di lungh.

mm.
il

17'>

di

hirgh.

la

parte sinistra della pietni rotta,

sicch possediamo solo

principio dell'iscrizione.

La terza parola del

lato (a)

probabilmente verna, e cio


1. 1.

la

parola che troviamo in altra epigrafe osca

(cfr.

Fabretti, C.

2888, Gloss.
oll'erte

col.

.)70).

L'iscrizione nostra appartiene alla classe delle ioriloe, probabilmente


delle

vo-

tive a (.iove

quali

non

abbiamo

ancora precise

notizie,

malgrado

le

mlte

iscrizioni osche

che ne fanno menzione


p.

(cfr. Zvetaiell',
p.

SylL Inscript. Ose. SSb, 'Ma;


e cfr.

Uh. Mas. 1888.

130

e segg.;

1889,

323

e segg.;

anche la nuova

iscri-

zione osca recentemente pubblicata dal Pianta, in

/iidogermanhclte ForschntKjeii
il

IV,

1894,

p.

259).

Il

mkrak
voi.

nuovo nel dizionario osco;


f.

sa/crid evidentemente ablain


-i,

tivo (cfr.
(acc.

Uh. .Vm.

45.

II),

acc.

sakr7n, da

tema

come slaagid

'loco'

slagim), akrid
Il

'acri'.

testo della

nostra epigrafe fu pubblicato in Uhcinischcx Maifenm.


io

ISOl. pa-

gina 48U dal signor K. Seymour Oouway; od

stesso no tentai

rinterpretazinnL' in

Read. Accad. Lincei, Ferie accad. 1894.


C.

Pascal.

IX.
1-.")

POMPEI
12-'.

(riornale dei lavori redatto dagli assi-Uenti.


gli scavi

novembre. Fiurono ripresi

ad

est della casa del Laberinto, nella

Re-

gione VI, isola

Oli operai attendono allo sgombro degli ambienti a destra di chi

guarda

il

protiro e nel primo di essi, che di fronte al peristilio,

vennero in luco tre

dipinti, con le rappresentanze del supplizio di Dirce nel primo, del supplizio di

Penteo

nel secondo, e di Ercole coi sei-penti nel terzo. Nell'ultimo ambiente si scoprirono altri

due dipinti, l'uno rappresentante Bacco ed

altre

figure presenti alla lotta


i

di

Amore

con Pane; e l'altro rappresentante Ciparisso.


le pareti

Mancano

due quadri che adornavano

dei lati est od ovest.


detto.

(i-11

Non avvennero
operaio fu

rinvenimenti.

12 detto.
lungo
ni.

Da un
Non

rinvenuto

casualmente:

lron:o)

Un

cucchiaio,

0,135.
si

13-2(3 detto.

ebbero scoperte.
su
indicato,
si

27

detto.

Nello

scavo

rinvenne

una

carallinetta di vetro,

alta

m. 0,130.

28-30

detto.

Non avvennero

scoperte.

Reoionk IV

(SA.MNIUM
SABI.M

ci

SABINA).

X.

S.

VITTORIN(
denomiiKit.i

(fraziono

dol

conimn'

di

VmA\)
di

Angelo
s.

Maria

Ludovici, pur lavori agricoli scassando un suo terreno, nel territorio di


nella localit Tniriiiar.

Vittorino,

trov

alcune

lastre

calcare,

sagomate, vari

KEOIONE

IV.

laterizi

407

CAPESTRANO, BUSSI

frammenti di
ili

od una lucerna
il

fittile,

monolicne. ornata nulla

parte

superiore

(lue

palme, e recante nel fondo

noto bollo:

FABRMASCL
N.

Pkhsichetti.

VESTINI
XI.
Vahialo.
Circa tre anni dietro,
il

CAPESTRANO

Di

una

iscrlsioue

Ialina

scoperta

preciso

signor Filippo Corsi, cultore di patrie memorie,

mi

favori

alcime notizie sulla scoperta di una lapide di pietra calcarea comune, di m. 1,00
0,50, rinvenuta a poca distanza da Capestrano, nella contrada Presciano. Vi
si

0,50
:

leggeva

C O M M V N C-ORFIDIBENIG NI- VIL LI C O GEMELLVS- FRA.


I

Non

diedi

comimicazioue

officiale

della
Il

scoperta,
ritardo

porche
fatto
s,

volevo andare

io

sul

luogo e rilevare un calco della iscrizione.


tale oggetto, fosse

ha

che la mia

gita,

per
clu'

ultimamente riuscita

inutile,

dacch con rammarico ho saputo

la lapido in discorso fu barbaramente rotta e adoperata

come materiale

di iabbrica.

A. DE Nino.

XII.

BUSSI
e Fossi,

Altre antichit riconosciute nel territorio del comune.

Nelle vicinanze di Bussi, alle contrade di Piano di

San Rocco, Piano

le Case,

San Paolo

descritte nelle Notizie del volgente

anno pag. 170-180, debbono


Vestini.

aggiungersi alcune altre non

meno

interessanti per

la

topografa antica dei

Bussi siede sopra un


rincomincia
l'erta.

colle.

Nel pi alto del paese ha un avvallamento; quindi


si

Poi viene un piccolo spianato, detto contrada JVecchia, dove

sco-

persero gi, in diversi tempi e non di rado, sepolcri a inumazione per un lungo tratto,
fino alla
si

contrada Giardino, in cui appunto per una piuttosto larga distesa di terreni
laterizi di

vedono sparsi
I

ogni genere, compresi alcuni frammenti di bucchero ita-

lico.

grossi pezzi di dalia e di

seriae

si

incontrano in vari punti.

contadini di quella contrada ricordano avanzi di nmri di varie forme e dimen-

sioni,

demoliti per la piantagione delle vigne.

Una

piccola sorgente accenna all'antica

fontana del pago, da cui per avventura sorse nel medio evo l'attuale Hussi.

La contrada detta Bussi vecchio, parecchi chilometri distante


non pu aver dato a questo l'origine.

dal

moderno Bussi.

Essa

contigua all'altra di Aratm-o, entrambe ricordate dallo storico Antinori,

CANOSA

Jiiissi e

408

REGIONE

11.

il

quale nomina un signore di

di Aratura. Corto cho questo

JUmi

vecchio,

dovette essere un vico dell'et roniina. come


vi
si

dalla testimonianza di cocci antichi che

vedono sparsi, e poi


si

fu

castello medievale,

come

dai ruderi di

fortilizio

che

al

presente ancora

vedono.
ili

La denominazione connine
dei bossi che, in vernacolo
si

luxsi

deve probabilmente derivare dall'abbondanza


rtisci o biisci.

chiamano

Nel tenimento di Castelvecchio

Carapelle

si

ricorda altres

una contrada dotta


.">7,

Valle di bussi.
ricorda

Lo

storico

Di Pietro,
in liitssi.

jiarlando della cattedrale di Siiliiiona. a pag.

una Saiila

.Maria

Del reslo, trattandosi di etimologie,

si

rimane quasi sempre nel campo congetturale.


accennate contrade di Necchia e Giardino, e

Torno

all'attuale Bussi e

alle su
si

noto che per esse e per Culle Sodo


i/linla.

deve passare volendo ascendere a loccn Tngli

che un colossale schianto di roccia, dove ho osservato


di

avanzi di

ini

ca-

stello medievale,

cui

anche bene tener conto.


A. DE Nino.

Reoionk
XIII.

II

(.PULIA).

CANOSA

1,.''>0

Antichi aran::i scoperti nel l'agro Canusivo.


rinvennero non lontano dall'anfiteatro,
q.

In occasione dei lavori della ferrovia Harletta-Spiuazzola, nel fondo del sig. Sa-

bino Forina in contrada Vignale dell'Avena,


alla profondit di

si

m.

in

un' area di circa m.

700, un frontone luariiioroo

modanato

della

lunghezza

di

m. 3,20 e dell'altezza di

m.

0,'J4,

mancante

di

una

parte della cornice nel lato inferiore d'imposta; un buon capitello corintio
alto

marmoreo

m. 0,50

due colonne di

marmo

grigio giallastro, con venature


ni. o.^ii

turchine, senza
pezzi di tstulo

scanalature, alte

m. 3

o del

diam. di

nell'imoscapo

e undici

plumbee,

di

cui

quattro con l'ejiigrafp:

R
che
io leggerei

C CVR

GRAEC FIRMo

G(anusinorHm) dogante) P{Mio) Groec{idin) Firmo. [Iviralicii nell'allio dei decurioni di CaUn P. Graeciditis Firmus figura tra
:

/?(') p{ublicae)

misium dell'anno
Cos\
i

22:< dell'

e.

v.

(r.

/.

/..

IX,

n.

338,
la

2,

3(i).
i

dati dogli avanzi architettonici


li

come

copia della iscrizione su


sig.

fram-

menti di

fistule

ho

tratti

da un disegno prosentatonii dal

Forina.

A. SoOMANfi.

REGIONE

III.

RAGIONE
III

409

REGUIO CALABRIA

(LUCANIA E BRl^TTII).
Piombi
Hei.a/.ione.
le

XIY. KE(;(ilU

OALABJUA
I.

anticii.

Nella piazza Vittorio Emamielo di Reggio di Calabria, scavandosi


della

fabbriche

Banca Nazionale,

i?i

rinvennero avanzi di varie et, fra

quali

un buon nudescrisse
IJ

mero
nelle

di piombi, cristiani per la

maggior parte.
seg.),

Il

prof.

Barnabei
sigilli

ne

Notizie del 1886

(p.

244

propriamente 10
e

bizantini, con

iscri-

zioni greche,

uno

di
di

un Gregari papae
propriet del
li

una placcbetta

col
pii

monogramma

cristiano.

Altri

39 piombi

Museo Reggino furono


e

tardi spediti a

me

dal

R. Ministero perch

studiassi,

sono quelli che fonnano l'argomento della presente

relazione, la quale ho compilato con grandissimo ritardo, in parte per colpa di guai

miei e in parte, per colpa

di

quei piombi

stessi,

che sono in uno stato disperato di

conservazione; sicch prima di rinunziare alla lettura di molti di quelli,


tentare e ritentare la prova, sperando sempre di giungere ad

ho voluto
concreto.

un

risultato

Perch nessun genere di monumenti

si

presta cos poco alla lettura

come

quello dei

piombi

iscritti,

essendo che

la

cattiva

conservazione,

unita alla poca precisione di


di

un metallo duttilissimo

e all'alterazione dell'ossido,

spesso non permette


il

ricono-

scere le singole lettere se

prima non

si

divinata la lettura di tutto

testo.

Spero
cavar

che altri possa essere pi fortunato di me; a


fuori altre
ziosi per
la ai

me

duole di

non

aver potuto

notizie da

una partita di piombi, che avrebbe potuto darei elementi prebizantina; ma,
degli sforzi

storia della Calabria nell'et

comunque

sia,

credo che

risultati

quali son giunto

mi compensino

fatti.

Questi 39 piombi vanno

cos divisi:

A) Piombi mercantili.
B) Piombi
di

forma cilindrica schiacciati

alle estremit.

C) Sigilli bizantini con iscrizioni greche o latine.

D) Tessere

frammenti informi.

Piomli racrcantHi.

Di questi piombi
quelli che
voi.
si

tre sono

del

periodo classico

(n.

1:1)

per

la

forma simili

trovano in Sicilia (dei quali nel 18G4 pubblicai un'ampia colleziono nel
degli

XXXVI

Annali

dell' htitntu

Archeologico, accompagnata da

8:> disogni).

ULOOIU CALABUU

41u

tceata nel

RBOIONE

111.

i-

come

iiiodorni liolli iiiLTcaiitil, oraD tonnati

da una striscia fusa di ])ioinbo aventicerchio dell'altra estromitii.

ad una estroiuit una parte conica,


i-ra

la quale,

poi schiacciata con l'imprnta dei coni


Il

(').

n.

ila

una piccola

tu:?ta

rivolta a
il

dritta:

il

ii.

:!

un aratro con una caval-

letta

ed altro oggetto indistinto;

n.

ha un tipo irriconoscildle.
venissero
dalla vicina Sicilia.
faccia.
Il

Non
dcUaratro

improbabile che questi

esemplari rog^nni

quantuni|iio contro l'uso di quelli siciliani, sieno bollati da una sola


si

tipo

trova in quelli da
u.

me

pubblicati, sebbene di l'orma diversa (Vedi

Mi-

moria

citala,

71).

In quanto a quelli dei bassi tempi (nn. 4-l(i) nulla posso dire di concreto, es-

sendo che dei


zioni e di

tipi

loro non

restano cbc avan/i incompletissimi di stemmi,

di

iscri-

monogrammi.

B
Jlotlo
ili

forma cilindrica schiaccialo

all' est reni ilii.

J
La forma
loro
si

vede chiaramente dalla vignetta qui intercalata e ancor meglio

dalle incisioni della tavola d'aggiunta H. che fa seguito ai miei

Piombi antichi
voi.

si-

ciliani pubblicati negli Annali dell' htiluto archeologico del


In

18G(.,

XXXVIII.
ci-

questi piombi

si
si

scorge benissimo che

il

conio fu stampato dopo che la parto

lindrica di quelli
sore,
il

trovava imprigionata in un corpo di un centimetro circa di spesle

quale frapponendosi fra

due facce del piombo, permetteva che

vi

stampasse

sopra.

Anzi da ammettere piuttosto che questa forma a fungo avesse


il

origine dal-

l'essere

metallo colato in un foro della tavoletta, che voleva bollarsi e che poi and
la

consunta col tempo. Da (juesta osservazione potrebbe forse derivare


con quei piombi
si

congettura che

bollassero documenti scritti su tavolette.


(ii.

In questo esemplare reggino


ili

II)

si

scorge, in un bollo quadrangolare, parte

un

monogramma composto

di

tre lettere.

(I)
i.Il!:lf..

Nclln Memorili sopracitata publilic.i


iM'iniim.-iili
.IfV/.tl^

.iticlic t.iv

mi csciuplarc dir ancorn non era stato rhiiisn


XI.
11.

iirrh

v.)

Vili,

I).

REGIONE

III.

REGGIO CALABRIA

Sigilli hisantiiii.

Itiniiovaniio
gilli

K'

dichiarazioni gi fatte intorno allo


soli

.stato

deplorevole di questi

si-

bizantini,

due

dei quali

hanno leggenda

latina,

ecco quanto io sono riuscito

a trovarvi.
J'J

anzi tutto un nuovo

Duca

di

Calabria, Nicetbro (u.

12).

Il

nuovo bollo di Niceforo ha nel dritto

il

solito

monogramma,

ch'io proposi di
fin

leggere QeoTi'ixe fio/^ft, rettificando la lettura Kvgn- ^oi]Ofi seguita


lieto

allora

e son
si

che l'egregio Schlumberger abbia accettato quella mia


:

rettifica.

Nel rovescio

legge

NI..
<>OPCjJ
<fQ(p

CnA0' OVK'K
Come
mai perch
si

\jTQmvo^ ariete {aQ(o)


\_xc

6'\nvx

K[aXa^Qac)

vede, la lettura non offre alcuna difficolt.

A cinar)aQc aggiungo

il

nouno
e

restando effettivamente Io spazio per Yalfa col quale esprimevasi quella parola
la carica di

non

Duca

di Calabria

dovesse per necessit conferirsi ad un pro-

tospatario, siccome dimostrai in queste Nolisie (1887, p. 124) a proposito del sigiUlo
di Ireneo duca.

Nei miei
tav. di

Sif/illi

diplomatici italo-greci {Periodico dello Strozzi,


i

voi. IV,

1872.

XI)

io

aveva trovato

nomi

di

Pietro, Teodoto e Basilio,

insigniti

dell'Ufficio

Duchi, quando al tema di Calabria furono preposte autorit rivestite di quell'alto


l'

grado militare. Lo Schlumberger nella sua splendida opera: Sigillographie de

Em-

pire bisanlin, Paris 1884,

p.

220

seg.,

vi

aggiunse un Costantino
sigillo

(')

Duca

di

Calabria,
e

freueo, trovai in uno

splendido
p.

acquistato

dal

E un altm Museo di

Palermo

pubblicato in queste Notizie, 1887,

124.

(')

Non

teiiiid

ooiito

ilei

iioim.'

propostu, a ragiono, in

iiiodci

iliibitativo.

RKOr.Ii)

CALABRIA

titilla.

412

REGIONE

III.

N.

18.

Nel

dritto, avunzi di

Nel rovescio, l'iscrizione:

OAN
IIAPXICIII

KOnoJKA AAVPIN
La
lettura par dillicile a prima
vista,

Oxno

Ka

.uvqi{ec

aia pure

riesce

agevole se
di

si

coufroiita

con leseiuplare bollissimo ch'io comprai pel


nel Periodico citato, tavola XI, n.
cati di
.-igilii,

Museo Nazionale
sog.
al

Palermo

e pubblicai

lo,
se

p.
si

2G7
pensi

questo uu caso raro di dupli-

facilmente spiegabile
il

lungo
nel

governo tenuto da questo

tiovanni. se questi

vescovo

reggino

spedito

G8U da papa Agatone come


i

uno dei deputati del sinodo romano al concilio costantinopolitano contro


e ricordato dall Ughelli {Italia sacra, Venezia,
il

Monotoliti
questo

1721,
Bolani

voi.

IX,

p.

324).

Non

luogo opportuno per esaminare se lo Span^^

abbia

errato registrando

due

vescovi diversi col


II-',

nome

di

Giovanni

(^/o/v'rt

(//

Reggio di Calabria. Ueggio.

1811.

p.

;372).

Per

la storia di quel periodo


2.'2

mi

limito a rimandare all'opera di Hefele

(Coucilie/igesc/iichtc, III,

segg.) notando soltanto

come

in quel

tempo un archiela sede di

jHscopm potesse
portasse
il

esser chiamato semplieenientc cpixcopiis, e

come
.S".

Reggio

titolo di
p.

metropolitana della Calabria (G. Minasi,


1.

.Xilo

di Calabria.

Napoli, 1892,
gli

108; Span Bolani,

cit.

I,

2U4) ed anche della

Sicilia,

dopo che

Arabi

conquistarono l'Isola,
di

come
della

si

vedo dall'esempio di Niccol arcivescovo


di

della provincia
Xc'>e"'^j

Calabria,

citt

Reggio xn lixfUnc TgncexoiiKoc

ricordato nel codice greco vaticano HiU, citato da monsignor Lancia di Brolo.
II.

Storia della Chiesa in Sicilia. Palermo, 1884,

454.
di
n.

Un

altro arcivescovo di

Calabria

avremmo

nel

frammento

14.

Dritto: avanzi del solito monograiuiiia

rovescio:

O0
leni
PI

0,>. ..

(QX)

lfTTl{axU7T)

h(aXctfi)
()/'(rfj)

Del

nciiue

dell'arcivescovo non restano che due

.sole

lettere

..

.0 0.

insullicienti

a specificare se <|ue8to fosso

un

Timoteo o un Dnroleu o quahinqui' altm dei tan-

REGIONE

III.

Span
Bolaiii,

413

KKGtlO CALAKRIA

tistiinii

composti col nome di Dio; molto pi che tanto nella

lista dell' Ughelli,

quanto

nell'altra dello

non ne trovo alcuno che convenga con quelle

lettere.

Il sigillo di Pa/icalio,

n. 15,

importante non solo pel titolo onorario di Miso-

ki'o,

che spunta quasi sempre in


si

sigilli italo-bizantini ('),

ma
il

per l'uso cui fu desti-

nato pi tardi, siccome


tico,

vede dal suo rovescio. Su questo, cancellato lo scritto an-

fu inciso con

uno strumento tagliente, un lambda. Che

piombo
i

in origine fosse

un

sigillo

diplomatico non da dubitare, restando ancora visibili


i

buchi pei quali


sigillo si

passavano
facesse

cordoncini; pertanto da ammettere che, in seguito, di quel


gr. 25,

un peso. Presentemente pesa

90.

Il

n.

16 apparteneva ad un Simeone imperiale siatario

termina con l'augurio


del dritto:

AM{[v) ameii, riferentesi alla formola espressa nel


di Dio ajiUa
.
. .

monogramma

Madre

Finamente

incise erano le lettere

del

n.

7,

ma

a deplorare che non possano

leggersi gli ultimi due righi del rovescio,

in

cui doveva contenersi l'ufficio determialtro si legge


il

nato di questo

Teo/Ilatlo

Jmperiale proiospatario. In un
il

nome

di

Niceforo

e,

sicuramente,

solo titolo di

Caddidalo (NAA).
e dai quali

NN.

19-30. Frammenti o bolli interi mal conservati


(n.

non pu cavarsi

alcuna lezione sicura. Noter solo due pezzi. L'uno


colo sigillo, che ci lascia all'ottavo
al
il

19), che la

met

di

un pic-

desiderio del

nome
la

di

qualche gran funzionario di Sicilia


dello scritto con la line
e

nono secolo.

Kesta soltanto
e poi
il

met destra
protospalario

del

nome

(forse

un Giovanni),
Ili

titolo

proto

di Sicilia.

AP'
SA'

[^TTQUTO^ (o';rnr.'/)p(j(V))
. . .

Xf TTOCOTO

IKe
( ')

V. iiuliluiiibcixor,

1.

e.

p.

54o,
ecc.

Classe

di scienze

mokau

Memorie

Voi. II, tfcrie 5", parte 2".

5o

KBGGIO CALABKIA

r.>

JU

l'altro,
rfoi'/h),

REGIONE

III.

L'altro

(u.

2<0 puro piccoliuu. da un lato aveva, come


ao

la croce

circon-

.lata dall'iscrizione -\- Kvoif (ioi]^n


altri

e lul rovescio,

/70/2

e la tue di

tre

righi

di

scrittoi

...
...
. . .

HAI

(>)

HA
lu)

L'ossido ha rovinato questo piombo, sicch pel secondo rigo, non saprei
lozione da proporre
;

alcuna

in

fine

potrebbe proporsi

rrarpix/V.)

ann^a^i'oh
i

E mi

rassegno
questo
legge

con tanto pi dispiacere a questa irapossibiliti di giungere a leggere


l'otlm.
in

titoli di

quanto che

il

presente sigillo molto simile a un


e lo

altro in cui si
p.

rolhos stratego di Sicilia,

Schlumberger

(i.

cit..

i-.

2 IH. nn. 8, 9, 10 e
il

734)

ha creduto di poter leggere pure, non so con quanto fondamento,


ili

titolo di

(armarca
dubbia anche

Calabria.
Degli altri

piombi con

iscrizioni

con

nionogi-ammi non solo

incompleti o di
scopo,

lezione preferisco di non tener conto, credendo

privo di

ma

dannoso
di

il

proporre letture, che non abbiano sicuro fondamento.


iscrizioni

Due
i

di questi sigilli

et bizantina hanno

latine; l'uno (n. 31)

ha nel

dritto

due

soliti busti

di santi, con
e
l'altro

una croce nel mezzo;

nel rovescio, l'iscrizione


li;i

Sisiimii j\cshijlcr)i:

(u. 32) probabilmente di (luulche vescovo.


si

il

dritto interamente sciupato,

mentre nel rovescio


il

leggono

[uimi due righi S{ady{_lai') Ji'cc(lesiac) ed

perduto

terzo,

che doveva contenere

il

nome

della diocesi.

D
Tessere e

frammcnli informi.

tessera, tutti Nulla ho da dire intorno a questi frammenti o a qualche piccola facce, ma due dalle liscio dei biissi tempi (nu. ;^3-3t>)- Solo noter un disco (n. 33) E. Evidentemente che porta graffito da un lato una sigma e dall'altro le lettere A

im poso (Pesa

gr.

10,98).

Nel por

fine

a questa relazione esprimo

il

desiderio die
(|iieste

gli

eruditi di

Kcggio

vogliano continuare a raccogliere con ogni

.ur;;

anticaglie, le (inali se a

prima

KEGIONE

III.

4i;

REGGIO CALABRIA

giunta paiono ben povera eosa, possono tuttavia fornirci notizie importantissime
la storia italiana anteriore al

per

mille,

(jnandn

allo

studio iiuu

faeeia

ostacolo,

runie

questa volta seguito

la cattiva

conservazione di questi

cinioli.

II.

Relazione.

Dal K. Ministero mi
venienza reggina,
i

si

communicano

altri

34

bolli di

piombo della

stessa pro-

quali descriver lasciando, in certa guisa,

come introduzione quanto

nella relazione prepedente avevo scritto. Questa nuova serie contiene pezzi inediti di

grande importanza, come

il

sigillo

di

Nlcela putrbio

drateyo di Sicilia molto


il

noto nelle storie (n. 7) e quello di

Giorgio di Antiochia ammiraglio ed arconte,

fondatore della celebre chiesa. dell'Ammiraglio o della

Marloram,

in

Palermo

(n. ol).

Nelle bolle bizantine sono pure da notare quelle di uno spalariu e turmarca di Sicilia (n. 8),

di

un Nic

imperiale spalario

protonoiaio di Sicilia
? e

(n. 9),

di

un

arcivescovo di Calabria

(n. 12), di

un Coslanlim

di un'altro

anonimo

(nn. 11 e 10)
(n.
(n.

duchi pure di Calabria, secondo ogni probabilit, di uu Sisinnio commerciano di un Euprassio cubiculario e cartulario (n. 21). di un Cosma ex-prefetto
e

14)

24)

(luella greco-latina

di

un Asterio.
di

Insieme a qualche piombo ottimamente conservato, ve ne ha


incompleti. Chiudendo fra parentesi
i

molto guasti ed
li

numeri
qui

coi

quali

mi furono consegnati,
in di
classi,

nu-

mero ora
quelli

tutti

modo mio

e e

li

descrivo

appresso, dividendoli

come

della

prima relazione,

aggiungendo una nuova categoria (E)

varia.

Piomlji mercantili.

N.
I)r.

(27).

Lunghezza
in

mill.

;J6.

Monogramma

cui

si

scorgono

le

leiiere

IINOE.

If.

liscio.

UEOOIO CAL ABBIA

tlol
fi

410

piombo
linettato poco

IIROIONK

III.

Sopra del tratto orizzontale


di'nto
ili

esistono tracco di altro lettore,


il

ma

non pru-

produrre congetture, essondo stato


li

accortamente.

X.
I)r.

^2S).

Lunghezza

mill.
in

.M.
li.

Lo

lottino

ATK
se
il

monogramma,
sia

liscio.
o,

Non sappiamo
in

monogramma

completo
i

data

la

deticionza

del

piombo

quel posto, non sarebbe improbabile che

resti

in

forma

di

fossero appartenuti

ad una R.
X.
Or.
l'ii
:5

(;{:()

Diametro mill.

l.'i.

Manca

la

striscia ripiegata.

^lonogramma composto
dagg. H.
">

delle lettere

KGN.
me

I{.

liscio.

altro tipo simile, trovato in Sicilia, fu da


tav.
n.

puldilicato negli Aiiiiali citati.

\ XX Vili.

8
(.?2).

XN.
di

4 (2!).

("50).

Piccoli bolli con

monognimmi molto

intrecciati,

ma

epoca recentissima.

Sigilli biantini con iscrisoni greche o Ialine.

N. 7

(8).

Dr.

come

al

n.

IJ della Relazione precedente.

H.

nikhta
IATPIK,K,

Ntxi'ja
[7TyciQt.x{io)

x{a()

TPATir, K G A A'
.

Sopra

sotto,

croce fra due rami

in

un cordone. Diametro mill. 32.

Niceta patrizio di Sicilia, venerato dalla chiesa greca come santo, noto tanto
nella storia ecclesiastica che nella storia politica dell'Isola. TI Lancia di Hrolo
II,
(1.

cit.

107

seg.) raccoglie

le

notizie di questo stratego di Sicilia,


fini

clic

fu

])aruntc del-

l'imperatrice Irene e che

monaco, dopo

di

essere stato Prefetto di Costantinopoli.


il

Durante

il

suo governo in Sicilia importante

fatto di aver

spedito nel

797 un
Laiirixsor-

suo legato. Teoctisto. per trattare in Aquisgrana con Carlo


xoiscs

Magno

(Annfiics

presso Pertz.

Scriplores

tonm

I.

p.

1K_'.

ISfi).

Sappiamo, dalla

stf.-<sa

RROIONE

111.

7!i!i

417

di

REGGIO

CAI-ABItlA

gente, clu'

lU'l

ogli

non tosse pi stratego o patrizio

Sicilia,

poich un altro

legato spedito a Carlo


intese, a

Magno
p.

dal successore Michele, per continuare quello pratiche


iiiiprosa

quanto paro, ad una possihilo


Sf.

di Sicilia, sollecitata

da papa Leone HI

(Amari.

dei Mtn^.

I.

liio

sugg.).

K\

'^(^!}^\

'!

N. 8 (19, 20). Frammento lungo mill.


Dr.

'20.

Como

so]ira.

I^.

n A ,

VPMAP
.

KEAI,
ufficiale,

Questo povero avanzo, privo del nome del pubblico

ha pure una vera

importanza
e
1.

storica, provando,

insieme al sigillo di un Marciano imperiale candidato

turmarca di Sicilia gi da me pubblicato (1. cit. tav. Vili, n. 3. Scblumberger, e. p. .372), come la Sicilia, la quale nell'amministrazione bizantina formava un
o

Ihema governato da nn patrizio


grado meno elevato, come era
i

stratego,

fosse talvolta

retta da

un militare

di

il

turmarca. Panni probabile che

ci seguisse

quando

progressi del conquisto


e

musulmano
si

lasciarono all'impero greco solo la parto orien-

tale dell'Isola,

per non

credette pi opportimo di

mandare un reggitore con

la

dignit di stratego ad una provincia cos ridotta, e che andava sempre pi riducendosi,

malgrado

la resistenza

eroica dei Siciliani,

mal secondati dall'ignavia

dell'im-

pero lontano.

{^m>^
^p'ii\'\^
t'

i?.i\

j.

N.

'.I

(21.

22).

Frammento:

diani.

ItKlililii

CAI.AItlUA

llS

KBUIONK

HI.

|)r.

("iwo poU'ii/.iaU

in

-jiio:

KeROHHTW.
yix
. .

NIKI
.

R/CnA rsA'NO
.

(i^uaiXixf))

cna-

-"IKGAi
Noli
ili

\tfi^i*<f\

2ixt/.(i'cic)

i-

ii)i]irol)abili'

clii'

il

nomi'

l'osse

Nixi^<f i^m.
itcl

J)i

mi

Nicefoi'o

pr<itoiiol(ti'o
la croce,

Siciliu pubblicai mi
il

sifjillo

divereo da questo
(1,

drittn.

che non ha
n,
-2).

ma.

invece,

solito iiionit<jramma

cruciforme

cit.,

tav.

Vili,

N.

1(1

(2:5,

24).

Franimeuto nw^o mill.

2."..

lir.

Ab Al
W. ...

hi

/.in

VnA
.

tt[t<.{]
.

A CI A K AP Il A
I

[fi]ff<A(;<[<]

layruiyKQili.i]
(x() ovxi.

li

KI

Da
la

questo sigillo vediamo corno anche


di

duchi di Calabria
i

;ilil)i;inii

avuta talvolta

din^nit

console,

come

l'ebbero pi tardi,

duchi di Sardegna, .secondo vedianm


Tm-nih. toni. XIII.
l.'^TS).

ilai si<(iili

pubblicati dal

N. 11 (25, 26).

Manno (,!/// dell' Acc. di Frammento lungo mill. 2;{.


e,

Dr. Avanzi di croce,

fra

due cerchi di puntini. ...CO(.svr)

AOV

acj..

\^h{ou

iio'^lh^

K^ys

doi'Xit)).

If.

+KC
CTAI
Il A T CllA

+Aw[i]
ffTftl'TlVlJ

nui\_Qixii(r\
(T.7f<[yp(Vr

xi3

Ab
Que.sto frammenti! e rottn in
il

dov\xC]?

modo

<la

permetterci di ricostruire con


tit'di

certe/./.a tutto
:

testo,

tanto

ni-l

nome, che

nei

primi due

di jiatrisin

di

..//rt/ttr/')

con

ili-

REGIONE

III.

41f

REGGIO CALABRIA

piacere ho dovuto aggiuugeie un punto interrogativo al terzo titolo di duca, perch

mentre questa lettura

avvalorata

dalla

seconda lettera,

che ha ben la forma del


lettera,

sogno del dittongo oc, d'altra parte potrebbe essere contrastata dalla prima
nella quale non solo

manca

la

linea orizzontale, cos pronunziata nella

base

del

del dritto,
cos di

ma

si

trova una certa interruzione

come

ili

un A.

l>oili in

piombo hanno

frequente simili imperfezioni per vizio originario dello stampare o per

ammac:

catmx' successive, che bisogna andar molto guardinghi nel completare leggende

perdi

tanto noto con riserva


Calabria.

questo

nuovo nomu

di

Costantino

nella serie

dei

duchi

N. 12 (11). Diam. mill. 28.


Dr.
.

oL)

'//[yt'ft]
,)

t\_qiccc~\

D0GOCH
NBOHOh
.

&fQ i;[,w)]
.

^,;^,;

U)

AOV

\j~\uy

Soi-

...COV
if.
. .

\_hn~\aov

A_

'Aq

CKOn

[_xifm']ax7T{((i)

KAAABP
lAC
Sventuratamente
del
il

KaXtt^qlai

nome

dell'arcivescovo Calabro
si

manca

del tutto per la rottura

piombo;

ma

cos

incompleta come

trova, questa bolla importante per la sua

forma, diversa da quella adoperata dagli altri arcivescovi, e per la rara formula di

invocazione alla Santa Trinit (Schlumberger.

1.

eit.

p.

725.

/<).

N.
Dr.

l;l

(i').

Diametro mill. .n.


e iscrizioni,

Monogramma

come

al

n.

7.

In un giro di grossi

luintini.

1^.

PVC(jJ

[AJ
. .

Qva

AAXAP

y_aQ(xovlKQ<o)

TOVe

tiv^e-

KBOUIO CALABRIA

J."..

ilo

In

REGIONE

III.

N.

Il

(Ut. Diametro mill.

Dr. iMouoj^nimiua o iscrizioni, conio sopra.

uu

i-eicliio.

Iv

+ CICI
NNIUK.
Me
A
P

K H
CtQi

PIW
mill.

N.
Di.

lo (23, 24).

Frammento lungo

28.

Come

sopra.

M.

+ TA
Ani ONAl

AM
N.
i>r.

Hi cl\. 11).

rraiumento lungo mill.

2.j.

Come

sopra.

;-

...AC
.

lOVT

eiNOY .MHN

\.
Dr.

17

(].-.).

Diam.

mill.

li.
al
n.

Monni,'raniiiia.

come

7;

in giro, tra

liiii'

iH'ivlii.

un ornalo a

triaii^'olftti.

If.

^^
'

(x)

AW AeONTI .MHN
At.

ov?.in

fT'

RKGIONE

III.

2tJ.

421

n.
. .

REGGIO CALABRIA

N. IS (19, 20). Diametro mill.


Ur.

Monogramma
di

e iscrizioni,
. .

come

al
(
.

7.
r,,

1).

Croce potenziata; in ^iro

due cerchi
Questo

puntini

WR AlCnA
di-itto

fra

^aa,l,>crji

nQonoana^aQu.>).
rovescio,
il

sigillo

notevole per tiovurvisi, adoperato


in

come

tipo

della

Croce, die, invece, servo di

una numerosa swie di bolle

bizantine

(si

ve-

dano

p.

es.

nn. precedenti 0.
Kotti

11).

N. 19

(1).

in

due pezzi. Diam. mill. 32.

Dr. (in un cerehiii)


I

A ri A TI
A

CO

CHMWN COHeH
U. (in un cerchio)

IPAKIW

N. 20 (12). Diamctr
Dr.

J{.

(in

un cerchio)

REGGIO CALABRIA

K
va BASXAP Tt'AAl
B K"0
1

422

xo.,ixnr).{aQor)
,if((aiXixiir) (xu) x<<i>-

REGIONE

UI.

I{.

ior/.n(Qov).

Nello mie noto sui


la copia

sigilli olio

bizantini del

Cahiacl des Mldailles di Parigi trovo


e

di

un

pionii)o.

deve essere identico a questo


note sono
del

che allora

io

non potei

decifrare completamente. Quelle

1864

voglio

augurarmi che, dopo

tanto tempo, questo piombo non sia sparito insieme ai tanti distrutti dallossido,

come

deplora lo Schlumbcrger.

N. 22 (17). Diametro mill. 25.

Dr. (in un cerchio)

-f-

eOT
KGBOI eG +
I

.>foi[]
xf
fioi]

^fi-\-

]>.
.
.

KOV
P
1

..xov
l^iyov).

KOVA
.

W -f
2(3.

[] 010

N.

2:;

(fi).

Diametro mill.

Dr. (in un cerchio)

-|-

CO
...
.

OV
x[o]i[/J]xo
I

KV. IKO V A A P b'


AOv

vXaQov

9.

(in

un cerchio)

-|-

-f-

Joi'-

AOVTH

h,v ti

C0GOTO
KOV

OtoiCxov.

primi due righi del dritto, logori dall'ossido,


in

potrebbero

plausibilmente sup-

plirsi

questa guisa:

A[foi'x(']OV

REGIONE

III.

Diametro mill. 23.

423

REGGIO CALABRIA

N. 24

(5).

Dr.

KOC

nEGOIO CALABRIA

fu

424

piombo
si

REGIONE

III.

Un
ci.

altro esemplare,

meno completo,
pubblicato dal
e dal

di questo

conservava nel Museo

Biscari di Catania e

Castelli

(Sicilic veteres fnscripl. 2" ed.,

XVI,
lo, u.
il

II.

XXIV,

p.

'2M)

Feinira (S/oria di Catania, Catania.


il

MDCCCXXIX,

p.

())

cou un disegno orribile. Del resto, n questi n

Ca.stelli si accorsero

che

piombo

fosse bilingue, la qual cosa evidente nell'esemplare reggino.

N.

2il

(V.i).

Diametro: mili. 28.

Dr. (in

un

cerchio)

OH

Joh
aiin{is)

ANN
PRI

presbt/tcri

If.

(in

un cerchio)

+ RO
nAN

+ Ro
mnii{ae)
Ecel{esiac)

ecc
N. 30
Dr.
(4).

Diametro

mill.

27.
e

Due

testo virili,

una barbata
Ij.

una imberbe atfrontate;

in

alto, nel

campo,

una croce;
{Xolari).

in giro,

puntini.

Roso

dall'ossido; nei duo riglii inferiori,

<_

\RI

N.

:J1

(lo).

Diametro, mill. 25.


nimlio
e
lancia.
di
s.

Dr. Busto barbato con

Giorgio;

,ii

lati.

OTG PTIOC

REGIONE

III.

(li

425

+ K{vQi)f
jio

REGGIO CALABRIA

li.

(in IMI fjiio

]uintiiii)

KCBO lereop
\-

c^r/) PfOQ
yiov 'A{nrjQ(i) x
(QX<>{t)TOC

ril,'AK
P

OT

Prezioso

sigillo,

perch, siccome accennai

nell'introduzione,

appartiene

ad

uno

dei pili celebri personaggi della storia siciliana nel periodo normanno, Giorgio di
tiochia,

An-

primo ministro

grande ammiraglio di re Ruggero


(e

e fondatore della chiesa,

che da lui fu detta dell' Amrairag Ho

ora la Martorana) in Palermo.

La
per

scrittura

ha

le

scorrezioni solite nei documenti greci siciliani di quel

tempo:

BOI0

BOH,
quale

KG

per KAI, e una abbreviatura abbastanza arbitraria

per 'a(n]Qaq,

della

ragioner di proposito.

Anzitutto
in

da notare che

il

Museo Palermitano ebbe gi un piombo


s.

simile, e

buonissimo

stato,
e

dai lavori fatti nell'antico monastero di

Giovanni

deo^li

Ere-

miti in Palermo;
di

questa circostanza, non che


le

il

titolo

di arconte

e l'impossibilit

una lezione plausibile seguendo

forme della sigillografia bizantina, mi avevano


il

fatto pensare

all'Ammiraglio Giorgio. Essendo, inoltre

titolo di

uqxovzoc preceduto
lettera

dalla congiunzione xc

(K) parvemi naturale che


si

nella
e

precedente

A, col

segno di abbreviazione,

contenesse pure un titolo

questo non poteva essere che


noto

quello di 'Afi]Qac. Dell'ammiraglio Giorgio antiocheno

un piccolo

sigillo

di

piombo, finamente
nel
rovescio

inciso,

di tipi

ben diversi: nel

dritto,

la

Madonna

Blacheniitissa.

l'epigrafe

metrica

-h'O

idJv QxvTutv (i/wr rsM^yiog iii^Qug-\- Il

sigillo

pende ancora dall'atto originale del maggio


(C'usa,

1143 conservato
p.

nella cappella

Palatina di Palermo

/ diplomi

greci ed arabi di Sicilia,

68

segg.)

l'Engel ne pubblic un disegno, del resto poco esatto {Recherches sur la


tique et la sigillographie des
pi.
Il

numismap.

Normands de

Sicile et d'Italie, Paris,

1882,
(p.

94,

Ili,

8) inserito, per la singolarit del titolo, nel libro dello

Schlumberger

343).

sigillo trovato

a Reggio sarebbe, secondo me, di un'epoca anteriore quando Giorgio


i

non aveva ancora

titoli

altisonanti di arcoale
(ii.irjQcig
1.

degli

arconti

ammiraglio degli
lo
si

ammiragli. "Aqxov twv QxvTutv xal

rv
p.
o,

ffuiyorrfo))'

Ffwpytog

chiama re
firma con
col solo

Ruggero
tutti
titolo

in

un diploma del 1133 (Cusa,


titoli

cit.,

51.5);

ed egli stesso

quei
di

nel

1143 (Cusa

1.

cit.

p.
1.

524)
cit.,

anche nello stesso anno,

arconte degli arconti (Cusa,

p.

70).

il

titolo

di

ammiraglio, in-

sieme a quello di n^diiOTov tv aQX'^vTai' oXcoi, troviamo nelle iscrizioni metriche


dipinte nel ritratto a musaico del fondatore nella chiesa dell'Ammiraglio o della
torana.

Mar-

Ma

due firme, che

si

leggono

nella

raccolta

del Cusa,

potrebbero indurci a
io

leggere diversamente del nostro sigillo,

contraddicendo a quanto

ho ritenuto sulla

necessit di riconoscere un titolo in quella abbreviatura seguita da


e

una congiunzione
si

da un'altro
il

titolo.
(p.

In un diploma della chiesa di Catania, del 1125,


la firma rtcQyioc di

troverebbe,
l'/T^y^rri^'^,

secondo
e in

Cusa

556)

chnox^i xn
del

fl^D^gc ficeQtvQ
'Eyi

un

altro

della

ciiiesa

Messina

1142(?)

ytMQyioi;

chiiaxitci xa

KBQGIO CALABRIA

\26

ini

REOIONB

III.

fiftt'Qn^ aixfh'ctK

X.

i.

}..

(C'usa,

p.

310).

In

permetto
del

di

dubitare dell'esattezza
arbitrario
o

di

queste due letture, tenendo conto,

massime,

sistema

seguito nella

raccolta del C'usa: o perA nel iicstro sigillo,

pi

che 'Avttuxlac

'Avitoxttc

credo

che

si

debba leggere

il

titolo

di

ammiraglio, pel quale fu distinto Georgio tanto dai

suoi contemporanei quanto dai posteri.

D
Tessere.

N. 32 (IO). Diametro mill. 34.


Dr. Croce latina pomata; nel
0(*o)r').
l'asino,

campo IC

XC YC OV

({^(Sov)c.

X{qi<STo)(;

i"'()c

In giro, grossi puntini. 9- Cristo, con la testa cinta dal nimbo,


le

siede sul-

cui redini paiono tenute da

una persona che precede. In

giro, grossi puntini.

Presso all'orlo di questa tessera sacra fu praticato un buco, perch potesse appendersi come amuleto.

E
Varia.

N. 33 (18). Diametro mill. 2G.


Dr. Iscrizione in duo righi.
I).

Liscio.

So

l'iscrizione si volesse

collocare verticalmente, potrebbe tiovarvisi qualche


la

mo-

nogramma, non dissimile per


tine;

forma

generale da quelli di alcune

monete bizan-

ma

me
e

paro che debba leggersi, cos come l'ho fatto disegnare, in due righi
in

orizzontali,

tenersi

conto di orientale. Si noti che

il

pionil)o

lia

qualche cosa di

inusitato nella sua fattura, perch pur essendo un sigillo diploinatico, traver.satfi

da

SARDINIA

427

TERRANOVA FAUSANIA
da

un

biico,

coniato

da

ima sola

faccia

inegualmente.

aspettare peitauto

il

trovamento di un esemplare migliore prima di dare un giudizio dotnitivo.

N. 34 (35). Piombo rettangolare, lungo mill. 17; largo mill. 11. Dr. Le lettore SVF legate insieme. IJ!. Tracce poco sicure di lettere.
Singolare
passasse una
la

forma di questo piombo,

il

quale ha pure una fenditura perch vi


sicch
in

striscia di

pergamena

una fettuccia;

chiaro
il

l'ufficio

suo di

sigillo pendente.

La

qual cosa

da notare tanto pi

quanto che

Picoroni pub-

blicando parecchi piombi pure di l'orma rettangolare {I piombi aalichi,


Pai-te I,
tav.

Roma

MDCCXL
fatto

XIX,

nn. 3, 5 e

altrove)

dice

espressamente
dei

(p.

61) che non sa se


egli

siano sigilli. Invece di tentare fantastiche spiegazioni

tipi,

avrebbe
l'uso

meglio a descrivere la fattura dei piombi


di sigilli

stessi,

perdio

riuscisse

chiaro

loro

di tessere.

A. S.VLINAS.

SARDINIA.
XV.

TERRANOVA FAUSANIA
notizia di alcuni vasetti
fittili

Esplorazioni compiute
dell'antica
Olbia.
io

nell'interno

di manufatti preistorici situati nell'agro

Avuta

provenienti da uno scavo eseguito nel nustesso le

raghe Belveghile, stimai opportuno di proseguire


ranza di nuovi e pi importanti trovamenti.
Il

indagini,

con

la spe-

nuraghe dista appena

tre chilometri

da Terranova,

in direzione della

montagna
ad una
e
il

di

Calia Abbas, e trovasi collocato sul rialto d'una collina, nella regione 15elveghile,
il

da cui prende

nome. Fino a questi ultimi anni esistevano

muri

di cinta

altezza considerevole,

ma

ne maucava la vlta franata da tempo immemorabile,


chiusura
ai

cui materiale era stato gi esportato per servire di


le

predi

vicini.

Anche

pareti vennero poco per volta abbattute, in guisa che oggi non ne rimangono che
i

pochi avanzi,

quali emergono circa un metro dal livello del terreno.

Si trovarono nella

camera

circolare,
e

sepolti a (30

centimetri

di

profondit, tre

vasetti d'impasto ordinario e nerastro,


nito di

lavorati rozzamente a
collo,

mano. Ciascuno
.

mu-

due manubri, poco staccati dal

foggiati ad arco
il

Un

vasetto alto

m. 0,18, con pronunziato rigonfiamento nel


che termina alla bocca con un
il

corpo, ed avente

collo piuttosto lungo

orifizio

di

m. 0,07

di diametro.

Gli altri due hanno

collo pi corto,
si

con la bocca pi larga, e sono alquanto pi corporuti. Nella terra

venuta fuori

notarono dei rimasugli di piccole ossa, probabilmente di animali, co-

piosa quantit di cenere vegetale, e alcuni pezzetti di bronzo insignificanti.

Frugato

cos

l'ambiente principale del manufatto, rivolsi l'attonziene ad un cusi

nicolo che internamento girava intorno allo Ibudazioiii dell'edificio. Vi

accedeva da
cos'i sti'etta

un'apertura quasi ovale, pra,ticata presso la porticina del nuraghe,

ma

era

da non potervi a mala pena passare


di altezza,

elio

un uomo ricurvo, misurando

esso

m. 1,20

por

ni.

0,80

di

larghezza alla base, che gradatamente restringevasi poi a

50 centimetri

lino

alla impostatura della vlta.

Questa presenta\asi

in

forma piana,

TERRANOVA KAUSANIA

428

SARDINIA.

costrutta con cantoni granitici


piutre minori.
alla sinistra vi
terra o cemento.

malamente squadrati,

rimboccati negli

interstizi

da

La

parte destra era l'ormata dalle fondazioni stesse del nuraghe, mentre

fu eretto

un muro d'uguale struttura cio

di

blocchi, senza

malta di

Aiutati dalla

poca

luce

che penetrava dal

foro di entrata, s'intraprese,


si

come

meglio
ferro,

si

pot,

uno scavo,

ma

senza alcun fintto; pi avanti

trov una spada di


lo

sospesa per la larijhezza del cunicolo, ossia collocata in


si

modo che

due

estre-

mit di essa
larga nel

trovavano solidamente intornato fra


sei centimetri,

lo fossure de'

due muri. La spada,

mezzo

due
il

tagli,

con la costola rilevata, e misura daltino alla

l'apice in cui

dovea essere impernato

manico

punta m. 1,20.
il

Non
arrivati a

fu per possibile di percorrere in tutta la sua longitudine

cunicolo, giacch

15 metri dall'apertura,

si

veritic che esso era


fatti,

otturato da enormi pietre


si

caduto dalla vlta, le quali, malgrado gli sforzi


vere, atteso lo spazio

non

poterono

nemmeno smuomanufatti, che


e
il

ristrettissimo.

All'intervallo
le

di

pochi metri dal nuraghe, sul


piccoli

pendio della collina, spuntano dal suolo

fondazioni di tre

indubbiamente devono esser

stati

altri

nuraghi,

attesa la loro

forma circolare,

grado di lavorazione delle pietre impiegatevi.

Compiute con

esito

cos'i

soddisfacente, queste prime ricerche, feci praticare un'altra

esplorazione nell'interno del nuraghe detto


di

Nuragudcaa.

il

quale trovasi alla distanza

circa un chilometro da Belveghile, e che,


i

com

il

primo,

mancante della cupola,

conservando solo

muri ad un'altezza

di

duo metri, o poco pi. Della camera se ne


il

pot solo esplorare una met, trovandosi

restante dell'area costituito da una roccia

ben dura
vari

tutta

d'un pezzo,
di cocci,

rivestita

da pochi

centimetri

di

terra.

Si

rinvennero

agglomeramenti

spettanti ad anfore preistoriche, un teschio

umano

in

avanzato grado di corrosione, ed altre ossa appartenenti allo scheletro.

Avendo
mie

poi appreso, nel giorno susseguente dai due scavatori, che in altro nuraghe
si

denominato Chidonza,
le

erano trovati, anni sono, molti pezzi di

bronzo, volsi

col

ricerche. Questo manufatto,


circa,
le

posto in cima ad un colle boscoso, e distante da

Terranova cinque chilometri


dei

a nord-ovest,

si

mostra nell'identica conservazione


e

due precedenti, cio con

muraglie smantellate
in.

privo di copertura.

Lo scavo

venne

fatto alla profondit di

0,70,

fino

al

primo strato delle pietre messo per


la

fondamenta. Sotto la direzione d'un vacuo quadrato, che al certo sar stata
ticina d'ingresso,
e

por-

furono trovate, sparpagliate, alcune ossa


in
l
si

umane

ricoperte di cenere

di terra

nera untuosa; e pi

estrasse

una scodella

rozzissima in forma
tre parti.

concava, lavorata a

mano con

argilla

ordinaria,

ma

rotta in

Molti

altri

cocci di stile arcaico, lasciati sul luogo perch inservibili, dinotavano di aver sopportato l'aziono del fuoco.

Ma

il

trovamento pi importante
a

quello di ventidue pezzi

informi di rame, che

si

raccolsero

contatto

del

muro,

fra

un

mucchio

di

pietre

sciolto e di cenere vegetale.

Oltre a questo

si

esplor pure la camera del

nuraghe

Criscu/a,

vicinissimo a

quello ora descritto, e che presenta lo stosso deplorevole stato di conservazione. Estirpato le radiche di annose pianto che ne occuparono l'area, e tolte le pietre cadutevi
dai muri,
si

cominci a frugare alla profondit

di

ni.

o.io.

Anche qui non manca-

SARUISIA

-129

fittili

TERRANOVA KAUSANIA

rono di comparire

residui di numerosi recipienti


le

lavorati a

mano,

e segnata-

mente
un
po'

di grandi anfore,

cui pareti misuravano lo spessore di

m. 0,07. Fu
per

raccolto,

lesionato nella bocca, un vasetto a due manichi, simile


in

fattura e mate-

riale a quelli recuperatisi

Belveghile; pi quattro pezzi informi di rame, un framferro,

mento

di osso

bianco lavorato, due pezzi di minerale di

alcune scheggie di

ossidiana lavorata, forse avanzi di antichissime armi.

Visitando attentamente le campagne vicine a questi due ultimi nuraghi, trovai


i

ruderi di alcune costruzioni dell'epoca romana. Nel luogo Pctrialvcddu, ove

si rin-

vennero casualmente nel mese scorso trentadue monete del basso impero, sorgono

le

fondamenta d'im manufatto quadrangolare

in

blocchi granitici, lungo


si

m. 25,60, largo
vedono
altri ru-

m. 17,20, con traccie di divisioni interne; nella regione Tamara


deri di caseggiati in mattoni e calcestruzzo, cen avanzi di
le

un largo cunicolo avente

pareti di pietre, e la volta concava in laterizi; nell'appezzamento


i

Fedra Bianca

sonvi a livello del terreno


fra loro;
e

resti

di

tre

piccoli manufatti in quadratura, vicinissimi

infine presso

il

fiumicello di

Sa/iia

Lucia, non lungi da una robusta mu-

raglia di pietre scalpellinate, la quale sopporta


e

met d'un arco fabbricato con mattoni


selciata,

cemento, esiste vm tratto di strada robustamente


di quella strada,
si

lungo

m. 11,40, largo
opposta del
il

m. 7,10. Altre vestigia


fiume
;

ripetono anche dalla

parte

per cui sarebbe lecito supporre che la muraglia sopra descritta, sia

residuo

d'un antico ponte che traversava quel fiume.


P.

Tamponi.

Eoma, 20 gennaio 1895.

481

INDICE TOPOGRAFICO

Barisciano

Iscrizione latina, spettante Anficlissinia


Anyarano
e

a pubs.

blico edificio, rinvenuta nella contrada

An-

Ancona
33-1

Tombe

costruzioni

di

et varia

gelo 288.

rimosse in Ince nella piazza

Cavour 2ol,

lASSANo VENETO
nosciuta

necropoli rico-

epigrafe sepolcrale greca scoperta nelib.

presso

1-59;

avanzi di

l'edifcio dell' Istituto tecnico

costruzioni
e tratto

romane

tegole con bolli sco-

Anzio

Frammenti

architettonici

di

perte nel predio Roberti 165.

via romana, riconosciuto sull'ingresso della


villa gi pontificia, ora Ospisio

Bene Vagiekna
torio 187.

Frammenti

di iscrizioni la-

marino

170,

tine provenienti da varie localit del terri-

314.

Aosta
ivi

Nuovi avanzi
ed
iscrizione

del recinto

romano

di

Benevento
Bologna

Epigrafi

latine scoperte in vari

Aosta

onoraria ad

Augusto
Maria

luoghi della citt 180, 387.

rinvenuta 367.

lesti di

costruzioni di et

romana
;

Arez7.o

Nuove indagini nell'orto di


93
;

s.

in

scoperti nella via

Pipa
latina

di

Beno 269

epi-

Gradi, nel luogo ove avvennero lo scoperte


delle figuline perenniane

grafe

sepolcrale
s.

riconosciuta

nella
stele

frammenti di

chiesa di

Giovanni in Monte 270:

vasi

fittili

a copertura rossa dissepolti nella


;

sepolcrale del periodo di Villanova, prove-

via

Guido Monaco 117


120

altri

avanzi di vasi
le

niente dagli scavi eseguiti nell'arca dell'Arsenale militare ib.

trovati a
citt

Fonte Pozzolo presso


;

mura

della
ri-

vasi dell'ofiicina di L. C'alidio

Borgomasino
comune
Boscorbai.e

Moneta

d'oro, dell'

imperatore

conosciuti nel podere detto delle Carciarelle


121
di
;

Maurizio Tiberio, trovata nel territorio del


73.

frammenti

fittili

relativi al

coronamento
270.

un tempio scoperti presso

l'abitato

Resti di antica villa suburbana

Assisi

Rilievo

sepolcrale scoperto nel fondo


s.

rinvenuti nel fondo de

Prisco

in

contrada

Del Bianco, presso

Potente 47.

Pisanello 385.

Brionano

Sepoltura di et romana, contenente

Nuovi
titoli sepolcrali latini

oggetti di corredo funebre, tornata in luce

B
Iaia

nel predio lireda 91.

Brindisi

della

(comune di Pozzuoli)

Epigrafe

sepol-

necropoli brindisina, scoperti

nel fondo de

crale latina riconosciuta nel castello di

Baia

Marzo-Monaco

17,

196.

287.

BuQNARA

Costruzione a blocchi di pietra calvia

Tomba di et romana scoperta Bariano un campo del convento 91.


Classe di scienze morali
ecc.

in

care e resti di

romana
;

scoperti
di

nella
poli-

contrada Difesa 254

avanzo

mura
55

Memorie

Voi.

II,

Serie 5', parte 2"


fonali riconoscinto
nella contrada
.

432

Crbremule
Cittadicale
Civitei.la di

Gio-

Statuetta di bronzo votiva recuil

vanni o Caia
Bussi

ib.

perata presso

nuraghe Martirio 290.

Avanzi

di antica via

romana
s.

ricono;

1()8.

V. Santa Rufina.

sciuti nella contrada

Piano di

Rocco 179

Romagna

Lucerna

fittile

con

frammento

di

lai>ide

sepolcrale latina rin-

marca

di

fabbrica recuperata nei pressi del

venuto nella chiesa de\&

Madonna
in

Ji ponte

comune

Marmore
Fossi
ib.;

ib.;

tomba scoperta
frammenti

contrada
fittili

CoLOONO AL serio
di
la

Scheletro amano e coltfllo


scoperto

laterizi e

di vasi

ferro dell'et barbarica,

presso

raccolti nelle contrade Vecchia e

Giardino

cascina Cantarano 92.

407.

Concordia-sagittaria

l-'rainmento architet-

tonico, spettante a pubblico edificio, ricono-

scinto ncll'abit.ito di Concordia 333; avanzo


delle

mura

della citt colonica rinvenuto nel

fondo Siro 399.

Cairo Montenotte
getti

Iscrizione latina ed ognel ter-

Cornkto-Tarqiikia

Nuovi

scavi della necro-

vari di et

ritorio del

romana rinvenuti comune 331.

poli tarquiniese in contrada

Monteroi:i 52.

Cortona

Urna con

iscrizione etrusca scoperta


;

Caltrano Vicentino -riati

Ripostiglio di Vitto-

nel fondo Petti 51

tomba

di et remotis-

scoperto sulla collina detta Castellare

sima, contenente armi di pietra e di bronzo,

259.

rinvenuta nel territorio del comune 168.

Campli

Ripostiglio di
il

tctradrammi

di

argento
l'JO.

CiGLiERi

Pietra terminale con menzione degli

scoperto presso

villaggio di Battaglia

antichi popoli della Sardegna, dissotterrata


nella localit detta Sessa 153.

Canosa

Statuine

fittili

ed urna di arte cano-

sina rinvenuto nel territorio del

comune

150;

avanzi architettonici marmorei e fistule plum-

bee inscritte,

scoperte

nella

contrada

Fi-

F
Fiesole

ijnale dell'Avena 408.

Caobso
3,

373.

Esplorazione della terramara Rovere

Stele funebre con rilievo di stile ars.

caico proveniente dal luogo detto

Ansano

Caprstrano
Capodimonte

Epigrafe sepolcrale latina sco-

116.

perta nella contrada Presciano 407.

l'ioKENzuoLA d'Auda

Fondi

di

capanne

del-

Nuovi scavi della necropoli

l'et neolitica scoperti alla

Palazzina d'Olza

Visentina eseguiti nelle contrade Palazzetta


e Polledrara 123.

113.

Firenze
riconosciuti

Antichit scoperte nei lavori di

ri-

Capolona

Avanzi di un'antica via


il

sanamento nel Centro della


mos.iico a

citt 237, 276;

presso

ponte a Buriano 48.


di Si'asa

decorazioni
gi
vicolo

geometriche rinve-

Casteli.eone
varie,

Resti

di

costruzioni
in luce nel-

nuto

nel

degli

Adimari 378

di

et romana,

tornati

tracce di via

romana riconosciute

nella via

l'arca dell'antica

Suasa 309.

Pellicceria

ib.

Castei.mada.ma

Statuetta di bronzo, rappre-

FicMANA
del

Armi

litiche rinvenute nel territorio

sentante Minerva, scoperta nel territorio del

comune

ICC, 275.

comune 381.
Castelnuovo
Camere)
(frazione del

FoRCHiA

Tombe

riconosciute in contrada del

comune

di s.

Pio delle

Crocefisso IC; tracce di acquedotto e resti di

Resti di antiche costruzioni e

opera reticolata scoperti entro l'abitato

ib.

frammenti architettonici scoperti nella contrada Colburclli 289


;

ForlI

Tombe romane
altre

dissotterrate nell'area
in

tomba a
detta

lastroni rin-

del palazzo Albicini

Borgo Schiavonia
fuori la barriera

venuta nella
ib.;

localitii

Taverna Nuova

115;

tombe scoperte

frammenti epigrafici riconosciuti entro

Ravaldino 275.

l'abitato ib.

FoRNovo SAN Giovanni


comune di Terra del romano di bronzo rinvenuto
rile

Testa marmorea
:

vi-

Castrocaro
Sole)

(frazione del

rinvenuta nel podere Brolo 89


suppellettile

oggetti
dalle

Sigillo

di

funebre

provenienti

presso l'abitato 275.

localit

Casarelti e Castelletto 00.


FossoMBnoNE

433

Sigillo di bronzo

statuetta di bronzo

rinvenuta

Meldola
JIii.AKO

scoperto nel ter-

"nella localit detta

Gulla

a nord dell'abi-

ritorio del

comune 37C.
lail

U\U

IT.

Lapidi sepolcrali con iscrizioni

tine scoperte presso

Ponte di Porta Ma-

genta 158.

G
Gran san
Bernardo Nuove esplorazioni neltempio
di

MoNTEMARCiANO
solari

Ripostiglio di monete con-

di

argento,

scoperto nella contrada

Gaggiola 234.
Arredi Montepulciano una tomba a camera,
sina 237.
funebri rinvenuti in
della necropoli chiu-

l'aj-ea del

Giove Penino,

al

Pian

de Jupiter, nel comune di Saint-Remy 33.

Grottaferrata

Iscrizione sepolcrale latina

scoperta nel fondo denominato

La Cipriana

MoNTERiGGioM
tile

Grande tomba a camera, con-

313; cippo con iscrizione funebre dissepolto


nel predio denominato Borghelto 380.

tenente sarcofagi ed oggetti della suppellet^


funebre, tornata in
luce
nell'altipiano

detto

Malacena

51.
selce

Mozzanica

Pugnale di

raccolto nel pre-

dio Camozzi 92.

Imola

Bronzi arcaici spettanti ad un ripo-

stiglio ritrovati a

Rivera, nel podere Guado

N
Napoli
171

272

coltello-ascia recuperato a

Monterone
ih.;

nel podere detto la Chiesuola

epigrafi

Scavi

scoperte
s.

in

Sezione Porto

sepolcrali latine tornate in luce nel predio

id. in

Sezione

Lorenzo 174.
oggetti della

Roncagli sulla
lia ib.;

sinistra dell'antica via

Emi-

Navelh

Tombe preromane ed
316.

tombe medievali scoperte


:

nella piazza

suppellettile funebre scoperte nella contrada

Maggiore 274

tombe barbariche riconoNoli

Camaia

sciute nella localit detta Villa Clelia ib.

Epigrafe sepolcrale

latina recuperata

tra

materiali di fabbrica della cattedrale

398.

Noto
Lenta

Sepolcreti siculi riconosciuti nei


(presso Pesaro)

colli a

nord dell'antica Neetum 152.

Tomba

di et

romana, lucerne

fttili

Novilara

Esplorazioni della

e vasi vitrei rinvenuti presso la strada

Ver-

necropoli arcaica nel predio parrocchiale de-

cclli-Galtinara 113.

Loro-Cilffenna

nominato Tomba,
della

e nel predio Servici 377.

Tesoretto di monete lucchesi

scoperto in una
di
s.

tomba

diruta chiesa

Miniato 309.
Osio Sopra

Urne

fittili

ossuario ed oggetti
Casello, di

M
Marcellina
(frazione
del

di bronzo, scoperti

nel podere

propriet Mongilli 92.

comune

di

s.

Polo

de' Cavalieri)

Sarcofago marmoreo sco-

perto nel fondo denominato Colonnelle 146.

Marsala

Epigrafe ricordante Sesto ed


al

Pompeo

Paganica

Tombe

di et

romana, con oggetti

relativa alle fortificazioni


l'antica Lilibeo 3S8.

porto del-

della suppellettile

funebre, rinvenute nella

contrada detta Colle del Vallone 253.

Maser.'v

Tombe
di

di et

romana contenenti ogfunebre rinvenute


3.

Palestbina

Epigrafe onoraria all'imperatore

getti della

suppellettile

Traiano scoperta nell'area del Foro prenestino 96.

in

un fondo

propriet Mellerio

Massa e Cozzile
a Colle
9.

Tombe

tornate in luce nel

Pausi'la

Avanzi
scoperti

di edifici della picena

Pan-

predio Mucci sul monte denominato

Monte

sulae,

nella

localit

denominata

Antico 189.


I'avia

434

di

Resti di un ponto
lii

romano

sul Ticino
to])rtffra-

Reggio

Calabria

Piombi mercantili,

tes-

riconosciuti presso
ficlif

citt

73; note

sere e sigilli bizantini con epigrafi


e latine, scoperti nella piazza

greclie

sallii

regione dell'iuiticu

Ticinum

81.

Vittorio luna-

I'kntima

Epigrafe sepolcrale

latina tornata
;

nuele 409.

in luce

lungo la via

ili

Jiaiano 179

nuovi

RiMiNi

di

Epigrafe sepolcrale

latina scoperta

frammenti

epi);rafici dell'apro corfiniese ri-

presso la chiesa della Colonnella, lungo l'antica via

coDosciati nel territorio del

comune

386.

Flaminia 309.

Pettorano siL

(I7.I0

Lapide dialettale pc-

Rocca

Papa

Resti di edificio termale sco-

lipna rinvenuta iircsso lu contrada detta delle

perti alle falde di

monte Cave,

in

vocabolo

Prete Regie 178.


l'iANETTO (frazione
del

Meszaraija 405.

comune

di Galeata)

Rolo Piano

Testa muliebre, marmorea, e tombe


;

Tomba
cioli

preromana, con armille e

fibule di

scoperte nella contrada Coste di Colle 385

bronzo, scoportii nel fondo di propriet Qner12


;

frammento

di iscrizione sepolcrale latina, reib.

tomba, puro preromana, riconosciuta


torrente Riosecco 167.

cuperato nella contrada J/oi/w/na di Corti

presso

il

Roma

(Regione

II)

Scavi e scoperte nella via

Pieve
di

di

Cadore

Statuetta di bronzo e disco


latina,

Capo d'Africa 242.


(Regione HI)
Scavi
e

rame con

epi'.'rafe

votiva, rinve-

scoperte

nella via della

nuti alle falde del

Monte Ricco
di

188.
latine,

Polveriera 13.
scoId. nella via

PizzoLi

Frammenti

epigrafi

Giovanni Lonza 141.


Serpenti 191, 242, 277.
ib.

perti nelle frazioni comunali di e


s.

Vallicella

Id. nella via dei Id. nella via

Lorenzo 195.

dell'Olmata
s.

Pompei

Scavi e scoperte nella regione


;

I, is.

Id. nella via di

Giovanni in Laterano 312,

60, 111

id.

regione V,
id.

is.

2* 14. Ili, 175,


is.

361, 379.
Id. nella via

193, 31-J, 382;


is.

regione ^^,

12406;
;

Curva 312.
Vito
ib.

14 252;

id.

regione
is.

VU,

is.

1 e 2 366

Id. nella via di s.

id.

regione YUI,
is.
is.

2* 147,

193, 287; id.


is.

Id.

nella via

Labicana 357.
Carlo Alberto
ib.

regione IX;

2 175, 251;
7 14;
;

3 252;
is.

is.

Id. nello via

6 60, 111

id.

regione XI,
e

1*

(Regione IV) Scavi e scoperte tra


e dei

le vie

Cavour

287

id.

regione XII

is.

14 381

tombe

Serpenti 13.

ed epigrafi latine rinvenute nel fondo Santini 15,

Id. nell'area del


il

tempio di Venere

Roma, presso

382; scavi a porta Stabiana 193;

Foro Romano

58, 93, 357.

scavi fuori le mura, a sud del tempio dotto


di

Id. in via

Viminale 141.

Ercole 287.

Id. nella via

Genova
Cavour

169, 191.
ib.

Pozzuoli
di

Tombe

scoperte presso la stazione

Id. nella piazza di

Termini
191.

Torre Gaveta 314.

Id. nella via


e

Prezza

Tombe

di et

preromana

romana

rico-

Id. all'angolo delle vie


Id. sotto la

Cavour
s.

e del

Lauro

278.

nosciute nella contrada detta la Chiuta 290-

chiesa di

Pudenziana 403.

(Regione V) Scavi e scoperte nella piazza DanteXZ.


Id tra
le vie

Ariosto e Manzoni 59.


Principessa Margherita 169.
s.

Id. nel Viale

Qi'ATRKLLE (frazione del comune

di Fellonica)

Id. nella via di

Giovanni 278.

Id. nella via

Machiavelli 357.

Tomba romana
iscrtto,

contenente

oggetti
di

della
Id. nella via

Alfredo Capellini 379.


Palestra 404.
le vie

suppellettile funebre ed

un peso

bronzo
Id. nella via

scoperta nella localit Merlino 291.

(Regione VI) Scavi e scoperte tra

Venti

Settembre

Firenze

13, 93.

R
Raiano

Id. nella via

Cadorna 169.
.

Id. nella via di

Martino 247.
Quattro Fontane 357.

Base

di calcare,

con epgrafe latina,


j.

Id. nella via delle

rinvenuta nella contrada


tracce
di

Petronilla 195

(Regione VII) Scavi e scoperte nella piazza di


s.

antico

mausoleo scoperte

nella

Silvestro 248.

piazza del

comune 255.

Id. nella via di

Capo

le

Case 279.


Roma

435

zione grafDfa rinvenuta nelle vicinanze dell'abitato 284.

(Regione

K)
s.

Scavi
1-t.

scoperte nella

via

Capo di ferro

Id. nella piazza di Id. nella via di

Stefano del Cacca 94.

Sant'Antioco

Nuove

epigrafi latine dell'an-

Monleroni 218.
s.

tica Silici, aggiunte alla raccolta lapidaria

Id. nella piazza Id. nella via

Pantaleo 248, 279.

Giulia 312.

Id. nella piazza di


Id. nella via

Montecitorio 312, 379.

del Museo nazionale San Giusto Canavese e romane e frammenti

di Cagliari 255.

Foglizzo
di

Tombe
scoperte
dei co-

stoviglie

dei

Falegnami 357.

nella regione

Meletto sul confine

Id. nella via di

Monte Brianzo 404.


S.

muni

187.

(Regione Xi Scavi e scoperte nello stadio Palatino 94.


Id. nelle

Maria Capua Vetere


(presso
s.

Epigrafe osca rin-

venuta nei pressi dell'abitato 406.

fabbriche di Caligola 249.

San Prisco
s.

Maria Cajiua Vetere)

Id. nella

Domus

liberiana 379.
e

Cippo con iscrizione osca rinvenuto


7'eoil

presso

(Regione XI) Scavi

scoperte nella via di

fondo Patturelli 147.


in

doro 358, 404.


(Regione XIII)
s.

San Quirico
e

val

di

Polckvera

Tesoretto

Scavi

scoperte

nella

via

di

di

monete medioevali

d'oro, rinvenuto nella

Sabina 141.
il

contrada Serro, nel greto del Polcevera 332.


191.

Id. presso

monte Testacelo

Santa Rufina
cale)

(frazione del
di

comune

di Cittadu-

Id. nell'area del

nuovo convento dei Benedettini,


313, 358, 405.
e scoperte

Frammento
e

iscrizione sepolcrale

sviW' Aventino

latina scoperto entro l'abitato 385.

(Regione XIV) Scavi


279.
Id. nei

s.

Cosimato

S.

Valentino

Bolognano

Tombe

a inu-

mazione, formate di lastre di


192, 380.

pietra, sco;

Prati di Castello 249, 358.


95,

perte nella contrada Sant'Andino 386

resti

Id.

naWalveo del Tevere

di costnizioni laterizie, e niccbie votive, in-

Id. nell'area del Policlinico 95.

cavate nella rupe, riconosciute nella contrada

(Suburbio) Scavi
142.
Id. nella via
Id.

scoperte nella via Flaminia

Santa Liberata 387


iscrizione
se])olcrale

tombe a
latina,
ib.

lastroni ed

scoperta nella

Nomentana

14, 143.
S.

contrada Sant'Angelo

nella via Ostiense 95.

Vittorino
Epigrafe

(frazione del

comune

di Pizzoli)

di

Id. nella via Id. nella via


Id. nella via

Portuense 192, 313.

sepolcrale

latina

scoperta
;

nella

Salaria

14, 143,

169, 365.

casa Cialone entro l'abitato 252


calcare e lucerna
fittile

lastre

Tiburtina 59, 145, 169, 193, 249,

con marca di fab-

280, 313, 365, 380.

brica
fa-

rinvenuta nel luogo detto

Torrione

Epigrafe latina spettante ad un cursor della


zione

406.

Prasina,

aggiunta

alle

raccolte del

Selinunte

Relazione degli scavi eseguiti


Selinunte dall'anno

nel-

Museo Nazionale romano 280. Roncaglia (frazione del comune


gienna)

l'area dell'antica
di

1887

Bene Va-

Esplorazioni nell'area del teatro

al 1892, 202; ripostiglio di monete campane rinvenuto nel territorio selinuntino 392.

romano
155.

dell'antica

Augusta Bagiennorum

Sentino

torio del

Ruvo

di

Puglia

Monete romane scoperte nel comune, in occasione dei


s.

terri-

lavori

Vasi dipinti provenienti da


in luce nel terri-

per la ferrovia

Arcangelo-Fabriano 168.

una tomba greca, tornata


torio del

Siracusa

Nuove

esplorazioni nella necropoli

comune 148

tombe

della
fittili

necrodipinti,

siracusana

del Fusco
di

152; indagini nelle


s.

poli ruvestina, contenenti vasi

catacombe cristiane

Giovanni

del-

scoperte nella contrada

Arena

182.

VAcradina

ib.

Sorgono

Gemma

incisa,

con rappresentanza

S
Salle

di

Giove Serapide, rinvenuta nella localit

detta Bingia de sailu Sarbadorc 220.

Avanzi

di

suppellettile

funebre, pre-

Sorrento

Colonna milliaria spettante

alla

romana, provenienti da tombe scoperte in


contrada Peschio della
S.

antica via che

da Napoli per Pompei an-

Valle 317.
iscri-

dava a Nocora 315.


Si'adarolo (fraziono del comune
di

Angelo

in

Formis

Di una tegola con

Rimiui)


la strada di

ossuario
fittili

Bronzi arcaici provenienti da un fondo presso

trovate nella collina di

i.

SimChi-

Vcrncchio 307.
di

plicio 396; esplorazioni eseguite nell'interno


onoraria,
dei nuraghi Belveghilc, Suraijadcna.
donili, Critcula, nell'agro olbiense

Stkomoli

Piedistallo

statua

posta a Miino Megonir) Leone nel Foro di


Petelia, con iscrizione dedicatoria e con un

427

resti

d antiche costruzioni riconosciuti nella lo-

nuovo

capitoli! del
IS.

1i-stnnun)M

ili

i|iiol

("T-

calit Pirtralveddu,

Tnnuim.

P,-dni

IHanca

s>ina);^io

429.
TiiAi'sos (penisola di Magnisi, presto Siracusa)

Esplorazioni della grande

necropoli

sicula

Taranto

Frammenti

di

epi^Tafi preche

ed

di

Thapsos 201.

iscrizioni sepolcrali,
in vari

latine, tornate in luce

Tivoli

Tomba romana
latina

con iscrizione
;

sco-

lno<;hi della citt

60

pavimenti ronella contrada

perta nella contrada Favale 146

epigrafe

mani

mosaico,

rinvenuti

onoraria
di

proveniente

dal

santuario

Montedoro 318.

Ercole Vincitore, aggiunta alle raccolte


del

Tkmpio
328.

Fittili di arte

rude scoperti nel Nu-

epigrafiche

Museo Nazionale
et romana, e

di

lioma

raghe del Muracciu, nella regione Padulu

283.

Torino

Sepolture di
;

frammento

Tf.rracina

Avanzi
96
j

del

tempio di Giove Aniure

epigrafico scoperto sul corso

Regina Marricuperata nel


via

scoperti sulla vetta di


la citt

monte
di

s.

Angelo presso
latina

gherita 397

anfora

fittile

frammento
il

epigrafe

punto

di

intersecazione

della

Foggia

recuperato presso
detto

monumento
171;

sepolcrale
varie

e del corso

Palermo

ib.;

tomba
di

di laterizi,

di

Valmarina

scoperte

rinvenuta nella via Pisa 398.

avvenute in occasione dei lavori per la nuova


conduttura d'acqua 250.

Tornimparte

Frammenti

iscrizioni latine

riconosciuti nel territorio del


in

comune

194.

Terranova fausama
frammenti

Tombe

muratura,
di bronzo,

Tregnago
e vasi

RADIA DI cALAvF.NA
di

Almi silicce
3.32.

di vasi fittili e

monete

fittili

industria rude e primitiva

scoperte in vocabolo la Conca di la

pudda

scoperti nei territori dei

comuni

29; tracce

di antico

acquedotto riconosciute
resti di costru-

nella regione

Moronsu 30;

zioni laterizie esistenti nella regione Frati

Zinnia

ib. tombe costruite con pietre e cemento tornate in luce nel predio vocabolo
;

Venezia

Iscrizione
s.

cretese

rinvenuta

nella

basilica di

Marco 232.
epigrafi etrusche della raccolta

Sticcatu ib

avanzi di antiche costruzioni,


e

Verona

Scavi e scupertc nell'area del teatro


:

monete romane imperiali


fici

frammenti epigra-

romano 223
dei Conti
di

rinvenuti in vari punti dell'abitato 30;


di

Gazzola 229; iscrizione cristiana


Sgulmero,
;

frammento
villa
in

diploma militare sci'perto nella


il

pro]>riet del sig. Pietro

))ro-

Tamponi, presso

porto 112;

tombe

vcniente da Lazise, sul Garda 231


vinarie rinvenute nella contrada
s.

anfore

laterizi, scoperte

nel predio

denominato
di

Giorgio

hcia Mariana 326, 395; tomba


rinvenuta presso la collina di
ib.;
s.

bambina
em-

presso la via detta dietro

mura

372.

Simplicio
di

Vericchio

Necropoli

arcaica

riconosciuta

monete

di

bronzo
tornati
;

frammenti
luce
nel

nel podere detto Lavatoio 292.

brici

romani
ib.

in

predio

Vetilonia
della

Nuove

esplorazioni
;

del

tumulo

Abbefritta

sepolcreto con oggetti della

Pietrera

3.35

scavi

della
le

necropoli

suppellettile

funebre rinvenuto nel


;

predio
e

vetuloniese, nel luogo detto

Migliorine

Acciaradalza 327

tombe

di et

romana

340;

tomba scoperta
;

nella valle di
sul

Fran-

resti di costruzioni laterizie, tornati

in luce

chetta 350

scoperte

paggio di Vetunuova Badia

nella regione Puzzolu alla

collina di Prodi

lonia 356

epigrafe dedicata all'imiieratorc


nella

Vania 392; cassa sepolcrale


stoviglie
di

piombo

Caracalla, riconosciuta

scoperto

presso la

chiesa

rurale

di Seslinga 401.

Cobu Abbas
della

.393;

tombe

romane

con

ViTTORiTO
nella

Frammenti

epigrafici riconosciuti
s.

oggetti

sup))ellettile

funebre
.394
;

rinve-

chiesa

dedicata a

Michele Arcan-

nute nella piazzetta del Darchile

urne

gelo 317.

439

INDICE DEL VOL.

II

SERIE

5^

Classe di scienze morali, storiche e filologiche.

Parte prima
Nallino. Al-Huvrizml e
il

Memorie.
3

suo rifacimento della Geografia di lolomeo. Pag,


'

Guidi. Il

Gadla 'Aragwl

^4
^^

Conti Rossini Carlo. Il


zione waldebbana

Gadla Takla Hymanot

secondo la reda"

Parte seconda
Notiiie degli Scavi.

Notizie degli Scavi.


"

Gennaio 1894
Febbraio

n
"

'
" "

^^
'^^


1,

Marzo
Aprile

113 1^^
^^'^

Maggio
Giugno
Luglio

" '
" " "

"

223
^^^
291 331

n
Il

Agosto
Settembre


"

OWore

Novembre
Dicembre

' > '

367
39/
'*'

Indice topografico

'

AS 222
R645 ser.5 V.2

Aocademia nazionale del Lincei, Boaa. Classe di scienze morali, storiche, critiche e filologiche Memorie

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UNIVERSITY

OF TORONTO

LIBRARY

Pubblicazioni della R. Accademia dei Lincei.

8i

1*

Atti VoL
Voi.

dell'Accademia pontificia dei Nuovi Lincei.

Atti della Beale Accademia dei Lincei.

Tomo I-XXIII. Tomo XXIY-XXVl.

Swie 2'

1.

(1873-74).
(1874-75).
1'

n.

Voi. III. (1875-76). Parte

Transdkti.

2*

Memorie

della

Cicute di teietue /Ittehe.


e naturali.

matematiche

8* Mbmorib della Ciotte di tciente morali,


storiche e ilologiche

Serie 3'

Transunti.
Mbmorib
Voi.
I.

VoL

IV. V. VI.

vn.

vili.

Voi. I-VIII. (1876-84).


Classe

della

(1, 2).

di

sciente

II. (1, 2).

III-XIX.
morali, ttoriche
e

fisiche,

matematiche

ncaurali.

MjDfORiB

della

Classe

di

sciente

biologiche.

VoL
Serie 4

I-XIII.

Kendiconti
Mbmorib

VoL

I-VII. (1884-91).
Classe

della

di

sciente

litiche,

matematiche

naturali.

Voi. I-VII.

Memorie
Serie 5'

della

Classe

dt

sciente

morali,

ttoriche

/Uologichi.

Voi. I-X.

Rendiconti
VoL

della Classe di scienze /itiche, matematiche e naturali.

I-V. (1892-96) 2 Sem. Paso. 3.


e /Ilologiche.

Rendiconti della Classe di sciente morali, storiche


Voi. I-V. (1892-96) Fase. 4<'-5.

Memorie della VoL I. Memorie della VoL I-UL

Classe

di

sciense

fisiclie

matematiche

naturali.

Classe di sciente morali, ttoriche e filologiche.

CONDIZIONI DI ASSOCIAZIONE
AI

BKNDICONTI DELLA CLASSE DI SCIENZE FISICHE, MATEMATICHE E NATURALI DELLA E. ACCADEMIA DEI LINCEI

I Rendiconti della Classe di scienze fisiche, matematiche e naturali delia R. Accademia dei Lincei si pubblicano due volle al mese. Essi formano due volumi all'anno, corris|)ODdenli ognuno ad un semestre. II prezzo di associazione per ogni volume per tutta l'Italia di L. flO per gli altri paesi le spese di posta in pi. Le associazioni si ricevono esclusivamente dai seguenti
;

editori-librai

Ermanno Loescher
Ulrico Hoepli.

<V C.**

Roma,

Tonno e

Firenze.

Milano, Pisa e ISapoli.

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