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numero 40 anno V 20 novembre 2013


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Luca Beltrami Gadola SINDACO PISAPIA CHIEDICI SE SIAMO FELICI Valentino Ballabio LE PEDINE DI PISAPIA E LA MOSSA DEL CAVALLO Francesco Silva TRA PUBBLICO E PRIVATO: LA BUONA "GOVERNANCE" Eleonora Poli NON SOLO CORSERA. GIORNALISTI, MA QUALI PRIVILEGI Antonio Piva
IL GRANDE NUSEO DEL DUOMO DI MILANO: UNO SPAZIO DI FASCINO

Giorgio Fiorese RINASCIMENTO MILANESE: VILLA SIMONETTA E BERNARDO LUINI Martino Liva TORNA BOOK CITY, CON LA GIUSTIZIA E LE CARCERI IN APERTURA Franco D'Alfonso PER I CATTIVI MARINAI IL VENTO NON MAI AMICO Elisabetta Strada BILANCIO IN CONSIGLIO: DEMOCRAZIA O FOLLIA Rita Bramante BOOK CITY: MARATONA DI LETTURA A MILANO Isabella Steffan EXPO PER TUTTI: PARTIAMO DAL DUOMO? Luciano Crespi ARREDO URBANO O "INTERNI URBANI"?

VIDEO BASILIO RIZZO: MILANO E IL SISTEMA LIGRESTI-CANCELLIERI IERI, OGGI, DOMANI

suggerimento musicale Yelena Frolova canta DOPO UNA PIOGGIA

rubriche di attualit CINEMA - Anonimi milanesi MUSICA - a cura di Paolo Viola ARTE - a cura di Virginia Colombo LIBRI - a cura di Marilena Poletti Pasero SIPARIO - E. Aldrovandi - D. G. Muscianisi www.arcipelagomilano.org

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SINDACO PISAPIA, CHIEDICI SE SIAMO FELICI Luca Beltrami Gadola


Perch? Perch a met mandato non una domanda stravagante. Siamo felici? Forse s, forse no. Dipende. Tanto per cominciare cos la felicit? Ognuno la pensa come vuole ma io parlo di una felicit particolare che battezzofelicit civica: essere contenti della propria cittadinanza. una parente stretta della qualit della vita ma c di pi. Se una buona qualit della vita, come la intendono quelli che fanno le classifiche, fosse sufficiente a dare la felicit avrei chiuso il mio discorso e rimandato a una delle tante classifiche che in genere non ci fanno molto onore ma, a mio modo di vedere, si pu essere civicamente felici anche se la qualit della vita non ai vertici della classifica. La felicit civica, come tutte le felicit, unemozione legata in particolare alle attese suscitate da chi ci governa e ai nostri rapporti con lui. Le attese sono le promesse elettorali da mantenere e i rapporti sono la cosiddetta partecipazione. Le promesse sono state tante, alcune pi importanti altre meno: la pi importante diceva pressappoco: saremo pi uguali. Di strada ne stata fatta, o meglio si fatto quel che si potuto ma una maggior mobilitazione ad esempio sulla vicenda IMU non avrebbe guastato. La vicenda degli abbonamenti ATM per gli anziani non stata il meglio, le incertezze sullArea C e sulle Domeniche a Spasso sono state troppe. Tanto per citare qualche episodio. Certo non facile governare con i fondi tagliati e con unopposizione che si muove prima di tutto seguendo la logica del muoia Sansone con quel che segue e insieme cercando di tutelare gli interessi delle corporazioni che pensa la votino. Forse una discussione sul bilancio si poteva cominciare prima, dando ai cittadini la possibilit di condividere le scelte, partecipare e dunque di mobilitarsi per sostenerle. E proprio dicendo questultima cosa siamo arrivati al nodo della partecipazione. Chiariamo subito i termini del problema: la partecipazione non certo sinonimo di condivisione perch la condivisione uno dei risultati della partecipazione. La partecipazione un flusso dinformazioni e didee che si muove con un ininterrotto movimento dal basso verso lalto e viceversa, meglio sarebbe dire ora di qua ora di l per evitare gerarchie, alla ricerca di un equilibrio delle decisioni. un esercizio difficile per il quale necessaria una grande adattabilit e uninfinita pazienza da entrambe le parti. Sino a oggi ha prevalso il movimento dallalto verso il basso e questo non deve destare stupore perch le vecchie abitudini sono le pi difficili da sradicare: sono le stesse vecchie abitudini della politica. Siamo felici? Non ancora. Il pendolo deve dondolare meglio. Sempre. Spesso si dice che la richiesta, magari dura, di partecipazione viene solo da piccoli gruppi di cittadini e qualche volta si trasforma in aperta contestazione. vero. Dare ascolto solo a loro? Starei per dire s: perch sono la sola voce udibile. Sono troppo pochi rispetto alla totalit dei cittadini? Allora il problema quello di educarli alla partecipazione istituzionalizzandola con mano leggera e praticandola senza arroganza: governare , prima di tutto, ruolo di servizio. In Svizzera, dove si va a votare a ogni pi sospinto, quando li critichi per la scarsa affluenza alle urne, gli svizzeri ti rispondono che bisogna avere prima di tutto rispetto per i cittadini che votano, perch probabilmente gli altri hanno minor interesse al bene comune. La stessa cosa per la partecipazione. Possiamo, per finire, essere pi felici? S. Possiamo esserlo se finalmente riusciremo a conoscere qual la visione di citt che accomuna i membri della Giunta. C? Li accomuna? La felicit sta anche nel conoscere la visione, della quale tanto si parla per la sua temuta mancanza, e possibilmente condividerla. Linfelicit civica? Niente visione, niente condivisione. Galleggiare.

LE PEDINE DI PISAPIA E LA MOSSA DEL CAVALLO Valentino Ballabio


La discussione sullo stato della partecipazione, riaccesa dai commenti sull'assemblea al quartiere Adriano, viene a coincidere con l'opportunit di una valutazione complessiva, diciamo un bilancio di met legislatura dell'amministrazione Pisapia. La relativa distanza dalle future elezioni dovrebbe infatti consentire di ragionare, anche criticamente, sul bicchiere mezzo vuoto rimandando ad allora l'inevitabile e necessitato elogio del bicchiere (mezzo) pieno. Una verifica dei possibili punti critici riguardo lo stato dell'arte, taluni dei quali sostanziali dal PGT a Expo, stata ad esempio oggetto di un costante confronto svolto a partire dal programma del 2011 a tutt'oggi dal Forum Civico Metropolitano con cittadini impegnati sui problemi territoriali e sociali della citt e dell'area metropolitana. Ma accanto al giudizio sul fatto e il non fatto opportuno considerare i destini della partecipazione rispetto alla possibile delusione circa le aspettative e speranze che si erano accese con l'arcobaleno in piazza del Duomo oppure alla pi o meno interessata soddisfazione per il rientro nella normalit di una corretta e ordinaria amministrazione. Gli spunti offerti su queste colonne dal dibattito post assemblea Adriano appaiono interessanti per quello che stato detto e scritto, e anche per il non detto e purtroppo forse neppure pensato. Infatti la discussione tra tutti gli interlocutori, istituzionali e non, parsa correre lungo una filiera lineare: Assessore - Consigliere Comunale - Consigliere di Zona cittadino attivo - cittadino semplice, in una sequenza up/down, ben rappresentata dalla similitudine organicista del rapporto istituzione/cittadinanza con quello medico/paziente. Tale approccio, quali che siano le ragioni di ciascuno, ha tuttavia il difetto di escludere un pensiero lat erale - negli scacchi il salto a sghembo del cavallo - che vedrebbe

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nell'immobilismo rettilineo dell'assetto istituzionale e amministrativo attuale la causa delle numerose disfunzioni oggettive (condizioni di disagio nei quartieri sopratutto periferici) e soggettive (ripiegamento nelle rimostranze di piccolo raggio o peggio nell'apatia e indifferenza di non pochi gruppi di cittadini). Ci tanto pi grave a Milano dove il blocco di ogni prospettiva di seria di trasformazione verso una forma metropolitana, oltre a ostruire la riforma nel resto della regione (vedi la fuga dei lodigiani e dei monzesi) e del Paese, ricade pesantemente sulla propria possibilit di autentico e funzionale decentramento. Resta infatti invariata la fittizia ripartizione in nove circoscrizioni di cartapesta, costrette per loro stessa ammissione a far da tramite tra le istanze del territorio e il potere vero, centralizzato fin dai tempi dell'annessione dei Corpi Santi e dei comuni circostanti avvenuta a cavallo dei due secoli precedenti. Utile allora a favorire i commerci dentro un'ampia cinta daziaria ma (a quarant'anni esatti dalla riforma Preti che abol l'antica gabella comunale!) oggi del tutto anacronistica sia verso l'area metropolitana esterna, sia verso il proprio interno: segnata-

mente le zone e i quartieri periferici. I quali ultimi, privi di un riferimento politico-amministrativo costante in loco, rischiano emarginazione e abbandono, non sanati dai pur encomiabili ma isolati interventi di questo archi-star o di quel superassessore. Eppure basterebbe sollevare di poco lo sguardo verso i tanti medi comuni dell'hinterland e della seconda fascia che, grazie sopratutto alla assidua partecipazione reciproca tra amministratori e amministrati, hanno saputo trasformare i quartieri dormitorio degli anni della grande immigrazione in moderne cittadine dotate di servizi, verde pubblico attrezzato, vivace aggregazione sociale. Essi caso mai mancano dell'effetto opposto, ovvero la capacit di coordinare gli interventi e sovra-ordinare il governo del territorio, della mobilit, delle risorse ambientali. (In questo senso si segnalano particolarmente Monza e Sesto S. Giovanni, spesso ritenentesi cittstato, rinchiuse rispettivamente nel liturgico rito romano e nel nostalgico mito stalingradiano). Pertanto non si vedono, a mandato inoltrato dell'Amministrazione milanese, segni politici significativi al di la degli ennesimi studi, consulen-

ze, assessorati e incarichi dirigenziali dedicati che annuncino un assetto istituzionale moderno, innovativo da noi ma ben consolidato e collaudato nel resto d'Europa. Il destino della Citt metropolitana passivamente affidato agli improbabili conati romani di riforma istituzionale e costituzionale. Il mediocre e confuso ddl Del Rio naviga in Parlamento tra velleit di abolizione/svuotamento delle province e rocciose resistenze corporative. In ogni caso rimanda alla stesura di uno Statuto (ovviamente entro i fatidici sei mesi!) su cui a Milano e dintorni non si vede neppure l'avvio di una discussione di merito. Le pur puntuali proposte elaborate da qualche volonteroso nel corso delle partecipative fabbriche, officine, cantieri, ecc. delle passate tornate elettorali vengono ignorate a prescindere, in attesa della prossima chiamata alla collaborazione popolare. A proposito: esauriti con la perdurante crisi manifatturiera tutti i luoghi produttivi noti, cosa si inventer? (salvo passare all'agricoltura: orti, serre, fioriere, ecc.).

TRA PUBBLICO E PRIVATO: LA BUONA GOVERNANCE Francesco Silva


Il piccolo manuale per la buona governance delle societ ed enti a partecipazione pubblica (quello promosso da ArcipelagoMilano) un utile strumento analogo a quello che offre istruzioni teoriche per imparare a guidare un'auto. Per avere la patente bisogna per prima fare pratica. Non sembra questo il caso degli amministratori di queste societ che potrebbero essere nominati dalle amministrazioni pubbliche pur avendo competenze inadeguate e poca pratica sui modi in cui amministrare queste societ. Questa situazione, a cui il manuale cerca di far fronte, di per s un dato preoccupante: i soggetti pubblici sono vogliosi di possedere, ma non riescono a nominare un personale capace di gestire, poich il criterio di competenza affiancato o dominato da quello che chiamiamo politico, o di appartenenza. In questo, a mio avviso, gioca la pulsione conscia o inconscia al potere pi che non l'attenzione all'interesse collettivo: si propensi a ritenere che possedere sia preferibile rispetto a esercitare il ruolo di utente pubblico e di regolatore in modo serio. Il problema della governance di queste societ non per affrontabile solo con un bigino: va collocato in una prospettiva pi ampia. Tutte le societ di capitali si trovano a mediare tra gli interessi degli azionisti e quelli degli stakeholder privati lavoratori, creditori, fornitori, clienti, etc. - e pubblici che chiamiamo territorio-, e lo fanno in modo diverso a seconda della loro natura e delle circostanze. Le societ di capitale di servizio pubblico, e soprattutto quelle municipalizzate, pi di altre devono per fare i conti con una forte presenza di stakeholder pubblici: i cittadini con i loro diritti di cittadinanza, le tradizioni e la cultura locale, le diseconomie esterne prodotte dalla cittadinanza stessa rifiuti, inquinamento atmosferico, etc. Chi gestisce queste societ deve gestire il traffico di diverse forze spesso divergenti e deve sapere mediarle al meglio: richiesto agli amministratori un lavoro difficile. Il quesito allora: per far fronte ai diversi interessi pubblici necessario o meglio che il soggetto pubblico possegga azioni oppure che controlli/orienti la societ dall'esterno? L'essere azionisti si giustifica se per tal via si in grado di far governare manager o amministratori particolarmente capaci nella mediazione tra i vari interessi, oppure se si interessati a una politica di dividendi favorevole. Come si visto la prima ragione non certo la regola e la seconda, qualora esasperata, pu essere lesiva per la societ stessa, perch colpisce la sua capacit di investire o di far fronte ai debiti, a protezione dei quali vi sono spesso nelle s.p.a. quotate opportunamente, le societ di rating. Gli azionisti seri dovrebbero aver presente il funzionamento e le esigenze delle societ di capitale. A monte delle scelte sui dividendi vi sono per quelle che influenzano la redditivit della societ, ed soprattutto qui che si gioca la partita tra l'essere azionista e stakeholder, partita indubbiamente lacerante, se presa seriamente. Si noti, per inciso, che in molti casi accanto all'azionista pubblico vi

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www.arcipelagomilano.org quello privato, cos che l'eventuale subalterneit dell'azionista rispetto allo stakeholder lede gli interessi del primo e di conseguenza la possibilit di sviluppo prospettico della societ, stante l'incapacit delle amministrazioni pubbliche di accompagnare le politiche aziendali di sviluppo. Da questa eventuale negligenza non trae dunque gran giovamento neppure l'amministrazione pubblica. Ma torniamo al punto. Se l'azionista/stakeholder pubblico si fa carico di interessi pur sempre collettivi, ma in qualche misura difendibili autonomamente da soggetti diversi dall'amministrazione pubblica si pensi al sindacato in realt esonda, svolgendo un ruolo di per s improprio. Diverso il caso degli interessi effettivamente pubblici, come l'ambiente, o l'attenzione al territorio e alla cittadinanza. Qui l'elemento dirimente una valutazione: preferibile incidere sulle scelte per via contrattuale, tramite contratti di servizio o accordi di vario genere e farli rispettare, oppure esercitando proprio ruolo di azionista nei consigli di amministrazione, essendo peraltro consapevoli che si potrebbero in tal modo ledere gli interessi dello stesso azionista? Forse non solo per via di Freud, ma anche per un'oggettiva scarsa conoscenza dei meccanismi societari i politici privilegiano la seconda soluzione. La mia convinzione invece che la prima via sia preferibile, anche se richiede un'amministrazione ben organizzata. Tuttavia, se si pensa o si costretti a pensare diversamente, bisognerebbe allora essere consapevoli che la societ trova una maggiore chiarezza gestionale quando non mescola voci politiche e private dissonanti in un unico consiglio di amministrazione. Meglio sarebbe disporre di ambiti separati, come offre il sistema dualistico.

NON SOLO CORSERA. GIORNALISTI, MA QUALI PRIVILEGI? Eleonora Poli


Nelle ultime settimane tutti abbiamo letto, qualcuno anche firmato, la petizione del Comitato di redazione del Corriere della Sera che coinvolge i cittadini - milanesi e non solo - in difesa della storica sede di via Solferino, a rischio vendita per fronteggiare la crisi di Rcs. E non certo una notizia che scivola via, questa: nellopinione pubblica, sui social network, sui media, anche se i risvolti economici delloperazione non sono chiari per tutti, forse per una precisa volont. Cogliendo per loccasione di questa finestra per gettare uno sguardo sul mondo del giornalismo e delleditoria, credo che i motivi per indignarsi vadano ben oltre. Ben oltre la vendita (svendita, speculazione?) di un luogo che pure ha fatto la storia di un quotidiano e di una citt. Senza associarmi a chi accusa di snobismo i giornalisti del Corriere delle Sera, in mobilitazione per la questione che li riguarda da vicino, ritengo per che si dovrebbe compiere tutti un po uno sforzo, soprattutto chi conosce il settore, per esperienza diretta o indiretta; uno sforzo per constatare che questa soltanto la punta delliceberg, un segnale visibile in mezzo a tanti segnali non colti. Qualcosa che sta succedendo da anni, lontano dai riflettori. Giusto che si parli di via Solferino, che se ne scriva sulle pagine dei giornali o che ci si confronti in accese discussioni su Facebook. Ma nellottica di una completezza di informazione trovo molto meno comprensibile che di altre cose non si parli affatto. Ci sono storie di giornali e giornalisti che passano sotto assoluto silenzio, e fondamentalmente si fatica a costruire una visione dinsieme di un problema comune a cos tanti, differenti soggetti. E non aspettiamoci certo che un caso eclatante possa accendere lattenzione su tutto il resto, perch purtroppo non accadr. In Lombardia hanno sede pi gruppi editoriali e testate che nel resto dItalia, e la crisi li sta investendo tutti uno dopo laltro, in misura pi o meno cospicua. Si parla del Corriere della Sera che potrebbe forse, in un futuro comunque non tanto vicino, traslocale con i suoi attuali occupanti; si ignorano invece quasi del tutto tanto per restare nella stessa famiglia - quei periodici Rcs che, complice il torpore dellestate milanese, hanno chiuso questanno definitivamente i battenti; non si parla delle riviste che hanno abbandonato, probabilmente per sempre, la versione cartacea ripiegando sulla formula del digitale per contenere i costi. Si tende, un po ovunque, a fare passare per evoluzione tecnologica e di costume questa virata pressoch integrale verso digitale, che rappresenta in realt unaltra faccia della crisi. Accanto ai giornalisti che comunque continueranno a lavorare ce ne sono altri che restano a casa, o che lo sono da tempo. E nel mezzo c un limbo, una terra di nessuno, quella dei freelance. A parte le firme famose, gli esperti e alcuni professionisti particolarmente capaci, produttivi e ricercati in settori specialistici, accanto a chi ancora conserva collaborazioni di buon livello, la nuova generazione di giornalisti autonomi, a ritenuta dacconto o partita Iva, fatta di lavoratori tuttaltro che privilegiati. Sono pubblicisti, professionisti o aspiranti tali, new entry o habitu della carta stampata o del web, (giusto per non estendere il discorso a radio e tv locali), che le collaborazioni le cercano, a volte le trovano e soprattutto le perdono. La richiesta di contributi resta tutto sommato abbastanza aperta, scrivere un articolo e vederlo pubblicato non poi una velleit inarrivabile. Di contro, i compensi sono calati negli ultimi dieci-quindici anni con uninversione di tendenza e un ritmo di decrescita che ha pochi uguali nel mondo del lavoro. I tariffari delle case editrici per le collaborazioni esterne, in particolare per ricerche e stesure di testi, sono imbarazzanti sia per chi li riceve sia per chi li offre. Venti, quindici, addirittura cinque euro lordi per un pezzo o una notizia che, per quanto non richieda capacit giornalistiche da fuoriclasse della scrittura, porta via comunque tempo, energie, e implica a volte anche un investimento economico per spostamenti, telefonate, strumenti di lavoro e altro. In attesa di tempi migliori . Tutto questo passa sotto silenzio, anche da parte dei diretti interessati, un silenzio assordante. In questa situazione, per quanto probabilmente poco risolutivo, diventa quindi pi che comprensibile il gesto degli undici freelance che hanno recentemente scritto addirittura una lettera al Papa per denunciare questa condizione che potrebbe definirsi di disconoscimento professionale. Come si giustifica questo doppio metro di misura nel giudicare le questioni delleditoria e la sua crisi? I giornalisti o aspiranti tali che accettano compensi cos bassi rovinano il mercato perch avallano una prassi che dopo che a loro verr applicata ad altri, come un dato di fatto ormai acquisito. Daltra parte, come dare torto a chi cerca comun-

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www.arcipelagomilano.org que, in qualunque modo possibile, di mettere piede in una redazione, magari anche lavorando quasi gratis (non sarebbe meglio gratis del tutto?). In fondo scrivere sempre un bel lavoro e, lo si ripete allinfinito, da cosa nasce cosa, a qualcuno andata bene Pi che altro in pa ssato, per, difficilmente ora. Su questo equivoco, che il lavoro del giornalista sia tanto ambito e, in un futuro sempre pi incerto, anche ottimamente retribuito, si arrivati allo svilimento di una rappresentanza significativa di questa professione: limmensa categoria del giornalista medio. Di svilimento si tratta, perch pagare cos poco un lavoro intellettuale induce inevitabilmente a ridurre limpegno e a far scadere la qualit, a contrarre il tempo dedicato alla stesura di un testo, ad attingere da Internet senza verifiche minime delle fonti. Perch di fronte a certi compensi, lunica temporanea scappatoia puntare sulla quantit, sempre che sia possibile moltiplicare le pubblicazioni a proprio nome per guadagnare di pi. Altro aspetto preoccupante che non sono coinvolti solo i giovani alle prime armi, i praticanti, i neofiti, bens tantissimi professionisti con decenni di esperienza che per qualsiasi motivo non sono pi fissi nelle redazioni. Mi domando quale sia la soluzione, se un Ordine o una Federazione Nazionale della Stampa non possano considerare questa come priorit assoluta. La difesa dei compilatori di giornali (rubo lespressione ad Antonio Franchini, dal suo libro Labusivo dedicato a Giancarlo Siani) che lavorano con retribuzioni ridicole e da un giorno allaltro possono non venire pi chiamati a scrivere pezzi. Fatto sta che se qualche anno fa un freelance poteva vivere del proprio lavoro, ora ci concesso a pochi di loro. Sarebbe interessante un confronto con le altre professioni, con altri lavoratori autonomi, spesso non per scelta o per idiosincrasia verso la condizione di dipendente, ma per necessit e direzione obbligata: come architetti, consulenti, ricercatori universitari con o senza contratto, avvocati; questi ultimi, soprattutto in alcune regioni italiane, lavorano per anni senza stipendio n rimborso spese negli studi - per fare esperienza anche dopo avere superato lesame di Stato. Tornando ai giornalisti, come convincere gli editori ad applicare equi compensi in cambio di un lavoro di cui hanno comunque assoluto bisogno per riempire pagine cartacee o virtuali? Possiamo rimproverare al settore, almeno a una parte di esso, di avere per decenni sprecato risorse, spesso a vantaggio di professionisti supertutelati sotto ogni aspetto. Ma quanto sta succedendo ora lesatto opposto e comunque non stanno pagando le stesse persone che hanno usufruito in passato di agevolazioni e vantaggi economici. Sono questi i motivi per cui rimango un po scettica di fronte allappello dei giornalisti del Corriere, pur legittimo e nellottica del bene comune. Trovo fin troppo facile, per chi ha lanciato la petizione, correre anche sulle note della memoria, smuovere le corde emotive di tutti coloro che identificano il giornalismo milanese con il Corriere della Sera. Mentre intorno i colleghi di altre redazioni, o di nessuna redazione, si dibattono in problemi quotidiani dal valore molto meno simbolico.

IL GRANDE MUSEO DEL DUOMO DI MILANO: UNO SPAZIO DI FASCINO Antonio Piva
Sono stato tra le prime persone del pubblico a entrare negli stessi spazi rinnovati di questo grande Museo che ricordavo nella versione proposta dallarchitetto Reggiori nel 1953. I tempi da allora sono molto cambiati, come del resto gli interessi del pubblico cui gli spazi e i contenuti si rivolgono. Anche se le opere del Museo del Duomo sono le stesse di allora, nellesposizione di Guido Canali tutto cambiato. Cambiano lorganizzazione dello spazio, i percorsi destinati al pubblico, levidenza delle opere esposte, la cucitura degli spazi che, appartenendo a epoche diverse, si susseguono con tutte quelle variazioni dimensionali e di dettaglio che le rendono differenti e uniche. Cambia lilluminazione e di conseguenza gli effetti provocati dai fasci di luce artificiale che esaltano le ombre dei modellati i luccichii dei metalli, i bagliori dei bianchi delle pietre e dei marmi. Canali introduce un pavimento grigio di cemento che uniforma tutte le superfici di calpestio, si sbarazza dei marmi di Reggiori con un atto di coraggio. Con pendenze diverse regolarizza i dislivelli lasciando poi alle pareti, dove possibile, le loro finiture dorigine, concentrando lattenzione sulle opere, molte, diverse tra loro, importanti per origine e fattura. Lungo il percorso si presenta uno spettacolo. Le presenze delle statue come quella di Santa Agnese, marmo di Carrara del 1491, oppure di SantAgapito, marmo di Candoglia del 1605, oppure ancora della grande testa in rame dorato dellOnnipotente, appaiono come figure di un dramma, personaggi che quasi potresti toccare tanto sono vicini osservabili in ogni dettaglio. I tagli diagonali introdotti negli spazi facilitano prospettive che concentrano lattenzione in particolare sulle opere pi significative non da ultimo sul grande modello del Duomo entrato nella memoria dei piccoli di allora che entrer di buon grado anche nella memoria dei piccoli visitatori di oggi. Nella sala in cui sono esposte le oreficerie trionfano gli ori e le pietre preziose, come nella saletta ovale si susseguono le vetrate dellApocalisse e di San Giovanni Evangelista della seconda met del XV secolo. Le piccole sculture di gesso sono raccolte ed esposte come in una libreria e la saletta di passaggio in cui sono inserite offre un insieme leggibile con un colpo docchio. Canali attento ai dettagli, sa scegliere i materiali poveri che a volte trasforma in qualcosa di prezioso. Ha sempre lavorato senza seguire le mode e senza protagonismi a Parma nella Pilotta, a Siena nel Museo Archeologico e in altre occasioni in cui si distinto per la misura dei suoi interventi. Ha lavorato quasi sempre con Italo Lupi che ha curato con la stessa misura ed eleganza la parte riguardante la comunicazione. Tutto questo comunque lascia aperte ancora osservazioni e dubbi su alcune scelte. Lorganizzazione funzionale dello spazio sembra a volte penalizzare alcune destinazioni come quella dellingresso troppo angusto per lo svolgimento dellaccoglienza, come del resto molti passaggi possono sembrare troppo esigui per rendere fluido il percorso di scolaresche e dei gruppi. Un amico mi ha fatto notare come possa essere pericolosa la piccola e bassa transenna che delimita i percorsi. Altri hanno espresso dubbi sulla rinunzia della luce naturale che avrebbe in alcuni casi permesso una comunicazione visiva con lesterno, anche verso il

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www.arcipelagomilano.org Duomo nelle due ultime salette alluscita. Posso condividere alcune di queste osservazioni cui non ho dato peso eccessivo. Al termine della mia visita al museo ho incontrato Canali e Lupi cui ho affidato il senso del piacere del benessere che mi veniva dal loro lavoro. Il benessere ha a che fare anche con lottimismo che a volte vacilla per le realizzazioni modeste che invadono la citt e fanno stare male. Il loro lavoro invece contribuisce alla conciliazione perch oltre a tutto traspare impegno nel fare, sensibilit, entusiasmo che mette alla prova e ogni volta invita a superare inevitabili errori con animo dubbioso e disponibile a una nuova ricerca.

RINASCIMENTO MILANESE: VILLA SIMONETTA E BERNARDINO LUINI Giorgio Fiorese


Il restauro della cappella di villa Simonetta e la mostra su Bernardino Luini ci danno loccasione di parlare di Rinascimento anche se usare questo termine oggi diventato difficile, bisogna subito uscire dallequivoco: qui ne stiamo parla ndo in senso strettamente storico e non intendiamo abusare di questo termine cos come ne ha fatto la classe politica negli anni recenti. Nellultimo Ventennio del '400, anche grazie alla presenza e allinflusso di due grandi artisti, Bramante e Leonardo, Milano una capitale dellarte. Sia la corte (e i cortigiani) di Ludovico il Moro, sia le tante istituzioni religiose commissionano architetture, affreschi, pitture, sculture. Per, nei secoli seguenti, Milano perde molte, troppe, di queste opere; alcune, addirittura, vengono distrutte. Qui si scrive di unopera rinascimentale ritrovata e dellintento di riabilitarla. Villa Simonetta. sede della Scuola Civica di Musica della Fondazione Milano da quarantanni; per questo ben conosciuta sia dai milanesi, sia dai numerosi allievi che provengono dal resto dItalia e del Mondo. Delle vicende architettoniche della Villa si sa molto: la prima fabbrica fu edificata a inizio 500 da Gualtiero Bascap, un funzionario di Corte assai religioso, per abitarvi; a met 500 fu riattata da Domenico Giunti come Versailles in miniatura per il Governatore di Milano Ferrante Gonzaga; pass poi di mano in mano (anche ai Simonetta da cui prese il nome), indi deper . Al contrario si sa meno dellEdificio con la Cappella che laffianca, nato con la Villa a inizio 500, senza s ostanziali modifiche da quando fu approntato e fatto decorare dal Bascap. Ledificio con la Cappella fu parzialmente distrutto dalle bombe del 1943, indi definitivamente dimezzato nel Dopoguerra: in altre parole, fu continuato il lavoro delle bombe salvando la sola met affrescata. una met con due soli ambienti: la Cappella vera e propria e un retro da sempre adibito a deposito, allestito dieci anni fa per ospitare libri e spartiti. La Cappella in restauro. Ha un fronte interno con una minuscola abside, entrambi scanditi, ordinati e ornati con propriet e precetti bramanteschi: cornici con disegno e proporzioni classiche, lesene con capitelli (sia ionici, sia corinzi) e relative basi; il tutto, quando due lesene risvoltano sui due angoli dellabside, passa da due a tre dimensioni. Labside, con altare, ha sui muri tre affreschi: una Deposizione e due santi, Ambrogio e Gerolamo. Affreschi (ahinoi) rovinati dalla Guerra e dallincuria dei decenni successivi; meglio conservata la decorazione della volta. Grazie allimpegno dellAmministrazione comunale iniziato il restauro sia degli affreschi, sia degli apparati decorativi (vinse la Gara la Cooperativa CBC di Roma). Lautore, architetto e pittore. Rimase misterioso fino al 1987, quando Maria Teresa Binaghi Olivari finalmente lo indic su uno dei volumi Cariplo dedicati alla pittura lombarda: Bernardo Zenale di Treviglio, vissuto tra 1455-60 e 1526. Gli altri storici, in seguito, annuirono. Ma chi Zenale? Attualmente la sua caratura discussa e per niente condivisa; per indiscusse sono la sua centralit nellambiente artistico milanese nei decenni tra fine 400 e inizio 500 e la stima che godette tra i suoi contemporanei. Da Lionardo da Vinci fu tenuto maestro raro, ha scritto nel 1580 Giorgio Vasari; lartista lombardo forse pi celebrato della corte di Ludovico il Moro che Lomazzo pone tra i massimi esponenti dellarte lombarda, accanto a Mantegna e Bramante, per sapienza architettonica e passione prospettica, ha scritto nel 1960 Maria Luisa Ferrari; e si potrebbe proseguire. Come pittore, i milanesi lo conoscono (lo possono conoscere) sia per i rari quadri esposti a Brera (ahinoi, non eccelsi), Castello, Poldi Pezzoli, Bagatti Valsecchi; sia per i mirabili affreschi della Cappella Grifi nella chiesa di S. Pietro in Gessate (di fronte al Tribunale di Milano). Questi li dipinse con Bernardino Butinone, suo socio anche nella Pala di S. Martino, Treviglio, che Roberto Longhi defin la pi lucida struttura spaziale che ci abbia dato la seconda met del quattrocento in Lombardia, esaltando il ruolo svolto dal giovane Zenale in questopera. E come architetto? In sostanza, dopo quasi cinque secoli, a Bernardo Zenale riconosciuta finalmente una sua architettura. E non poco. Zenale e Luini, Luini e Zenale. A Brera esposta una bella e lieta Annunciazione, abitata da un nugolo di angioletti festanti: targata Bernardino Luini. Per, in una sua monografia su Bernardo Zenale (Leco di Bergamo Museo Bernareggi, 2009), Simone Facchinetti attribuisce questopera proprio al pittore trevigliese. (Poi, nel testo, esprime giudizi non positivi; chi scrive li ha sentiti anche da altri storici). Il sodalizio tra i due era solido, non solo nel lavoro; e non per niente raro lalternarsi di attribuzioni. Luini, pi giovane di almeno ventanni, sopravvisse allaltro per soli sei a nni; anche pi famoso. Per Zenale cre icone che laltro riprese, come di seguito si precisa. Su Luini in preparazione una Mostra, promossa da Comune e Pinacoteca di Brera, a cura di Giovanni Agosti e Jacopo Stoppa: un nuovo capitolo del lavoro fondamentale dei due storici sullarte lombarda. Due Cicli della Passione: di Luini (autentico) e di Zenale (idealmente ricostruito). Partiamo dal Ciclo di Bernardino Luini in S. Giorgio al Palazzo (via Torino), nella Cappella della Passione, dipinto per la Confraternita del Santissimo Sacramento nel 1516. I dipinti, che qui sono 5, chiamiamoli Stazioni, come nella Via crucis: 1. Cristo deriso (Incoronazione di spine); 2. Flagellazione; 3. Ecce Homo; 4. Crocifissione; 5. Compianto (Deposizione). Passiamo ora alle cinque Stazioni del Ciclo zenaliano che idealmente ricostruiamo (o, se si preferisce, ipotizziamo). Va immaginato nella Cappellina di Villa Simonetta, nei pochi anni tra inizio 500, creazione dei dipinti, e fino almeno al 1508, anno in cui Bascap mor. Questi lasci in eredit tutti i suoi averi alla

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www.arcipelagomilano.org Confraternita di Santa Corona, dedita ad assistenza e cura; quindi, dopo quellanno, potrebbe essere stato smembrato. Solo 2 sono le Stazioni sicure: la 5, la Deposizione (laffresco oggi in restauro) e la 3, lEcce Homo. Questo era un affresco sul fronte esterno della Cappellina e fu distrutto dalle bombe del 43 (gli studiosi, stranamente, hanno ignorato questopera, non eccelsa, forse di un aiuto). Possibile (se non probabile) era la Stazione 1: in quegli anni, Bascap aveva commissionato a Zenale anche un Cristo deriso (passato nel 1830 ai Borromeo), un capolavoro. Binaghi e Stefania Buganza, importanti studiose, lo propongono giustamente come immagine di devozione della Confraternita di Santa Corona, fondata nel 1497, alla quale Bascap lavrebbe donato subito, ben prima di morire. Qui invece sipotizza che Bascap si sia tenuto il Cristo deriso per almeno otto anni, nella Cappellina o in un locale della Villa; e che solo successivamente sia passato al Santa Corona, in eredit. Perch questipotesi? Basta osservare lEcce Homo bombardato. Cristo e il suo aguzzino sembrano appena usciti dal Cristo deriso Borromeo: stesse pose, stessi dettagli e vestimenti dei due personaggi, in particolare del Cristo. Sulla Stazione 2 ci si pu solo sbilanciare: potrebbe essere la Flagellazione (Nrodn Muzeum, Praga) o assomigliare a questa. La Stazione 4, Crocifissione, la si tralascia. Si pu passare ora al confronto tra i due Cicli, escludendo solo le Stazioni 4 e 5, ovvero le due Crocifissioni e le due Deposizioni, cercando gli imparentamenti nelle altre tre. Personalmente, mi sento di sostenere che Luini riprende pi o meno nettamente - tipo, schema e posa dei due episodi zenaliani di inizio 500, Ecce Homo e Cristo deriso: questultimo soggetto, poi, Luini non lo riprende solo qui, ma in altre due opere. Mentre le somiglianze tra le due Flagellazioni, pur evidenti, sono meno valutabili: chissamai che siano frutto di collaborazione o che addirittura limprestito sia inverso. Concludo: si pu pensare di risarcire (almeno parzialmente) la Cappellina di tutti i danni e le incurie che ha subito nel secolo scorso, e anche prima? Alluopo, potrebbero servire queste ipotesi? Fermandomi qui, sottolineo solo quanto divertente studiare la pittura del nostro Rinascimento.

(Politecnico di Milano)

TORNA IL BOOK CITY, CON LA GIUSTIZIA E LE CARCERI IN APERTURA Martino Liva


Il 21 novembre torna il Book City Milano, manifestazione che divamper in citt per tutto il week end. Una tre giorni di vera e propria cultura editoriale e libraria, che dopo il successo della prima edizione riapre i battenti per provare a interconnettere mondi, culture e tradizioni avendo come punto di partenza, appunto, i libri. In apertura della manifestazione, questanno, si parler (anche) di giustizia. Si chiama infatti Giustizia e Societ civile lappuntamento che il primo giorno si presta a monopolizzare latten zione del pubblico, nellAula Magna dellUniversit Statale. La crisi economica, infatti, ha acuito ancor di pi la crisi della giustizia e reso pi difficile e controverso il rapporto tra i cittadini e la giustizia stessa. una crisi, quella del diritto, che corre su tre binari. Il primo quello del farraginoso procedimento legislativo, da un lato lento e dallaltro promotore di un complesso e variegato numero di leggi, spesso oscure, quasi mai ordinate sistematicamente, a tal punto che, si chiedeva Guido Rossi in che modo il cittadino pu controllare la giustizia ?. Concludendo, amaramente (anche per chi scrive), che a causa delle asimmetrie informative se ne pu trarre una conclusione impietosa: la giustizia sta diventando assolutamente inutile. E proprio in questa inutilit si sono inserite le recenti crisi dei mercati finanziari (Guido Rossi, Perch filosofia, Milano, 2008). Il secondo binario quello del processo, che spesso (fortunatamente non sempre), per la sua lunghezza giunge a pronunce definitive che, se civili non hanno pi molta utilit economica concreta per il cittadino, se penali non sono del tutto in grado di ricompensare limputato delle sofferenze (anche mediatiche) patite durante lindagine e il dibattimento. Il terzo binario quello delle carceri. La civilt di uno stato, scriveva Voltaire, si misura anche dalla situazione in cui sono le sue prigioni. Quelle italiane, noto, versano in uno stato non degno di un paese giuridicamente evoluto. Il Presidente Napolitano, con il suo ultimo messaggio alle Camere, ha riportato il tema allattenzione di un Parlamento distratto, che su questi temi vive alla giornata, incapace di riforme strutturali. Viviamo, da tempo, il paradosso di un binomio di politica minima nel governo delleconomia, sempre pi affidata allopaco libero mercato, e dallaltro lato, un corposo panpenalismo, che si concretizza nel credere di poter risolvere ogni problema, anche sociale, con il codice penale. Con il risultato che le carceri si affollano e la recidiva, tra coloro che l vi scontano lintera pena, del 70%. Ma un altro sistema, improntato sul diritto penale minimo, di cui hanno scritto Giuliano Pisapia e Carlo Nordio, nel libro, del 2010, In attesa di giustizia. Dialogo sulle riforme possibili, (gi recensito su queste colonne) possibile. Ed possibile anche un diverso approccio al carcere. Lo dimostrer proprio la giornata inaugurale del Book City Milano. Infatti, nel pomeriggio, sempre alla Statale, prenderanno la parola gli operatori, gli insegnanti, i dirigenti carcerari, e i detenuti che da anni animano i laboratori di lettura e scrittura nelle carceri di San Vittore, Bollate e Opera. Luoghi dove si scommette sulla potenza della letteratura, della poesia, della lettura e della fotografia. Dove si scommette sulle persone e sullimportanza della funzione rieducativa della pena. Per rendersene conto, basta sfogliare i testi di poesie raccolti dalleditore Gerardo Mastrullo, che ha dato alle stampe alcune raccolte poetiche dei partecipanti al laboratorio del carcere di Opera. Oppure osservare il calendario con le fotografie di Margherita Lazzati, commentate dagli stessi detenuti. Sono testi, come scrive Alberto Figliola nellintroduzione al calendario, che contengono amore fraterno, pietas, domande. Anche rimorsi, certo, rimpianti, tanti. Ma soprattutto coscienza, desiderio di essere, oltre ogni separazione, con gli altri. In altre parole, sar poste allattenzione dei milanesi una realt silenziosa che sta raggiungendo risultati straordinari, nellinteresse di tutta la collettivit. Le carceri infatti, non sono (o meglio: non dovrebbero essere) unisola, lontana dalla vita reale della citt. Piccoli segni in

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www.arcipelagomilano.org questo senso, sembrano accadere, a Milano. Anche per la buona volont dellamministrazione Comunale che, nellottobre del 2012, durante la seduta straordinaria del Consiglio Comunale, tenutasi proprio a San Vittore, istitu il Garante dei diritti delle persone private della libert personale. Ora il Book City Milano, che ha il merito di far luce sullimportanza delle parole. Poi, a fine novembre, con il Sindaco e il Presidente della sottocommissione carceri, una nuova proiezione pubblica del documentario Levarsi la cippa dagli occhi. Leggere e scrivere aspettando la libert di Carlo Concina e Cristina Maurelli. Piccoli passi, come ha scritto Ermanno Olmi ai detenuti, per aiutarsi in solidariet. E per riflettere sullarticolo 27 della Costituzione, spesso tradito, talvolta addirittura dimenticato.

PER I CATTIVI MARINAI IL VENTO NON MAI AMICO Franco DAlfonso


In queste ore il commissario Olli Rehn ha stracciato in mille pezzi la legge di stabilit di Letta - Alfano, fissando il fabbisogno per lequilibrio in 8,4 miliardi di euro, notizia che per chi gioca da mesi alle tre carte per i 2,3 miliardi della rata Imu come una sentenza fine pena mai. Ma leurodemocratura, come fece gi con Monti fornendogli preziose e dettagliate indicazioni che portarono alla indispensabile e disastrosa riforma Fornero, non avendo tempo da perdere ha messo per iscritto quello che il Governo deve fare: deve privatizzare, cio deve vendere Eni e Finmeccanica e altre aziende individuate per abbattere il debito. Negli anni Novanta lo Stato italiano ha privatizzato aziende varie incassando circa 142.000 miliardi di lire, corrispondenti allora all11,9% del Pil: una operazione discutibile e molto probabilmente effettuata sottoprezzo e male (in quel giro cera lIlva, regalata a 0 lire ai Riva per risanarla gestionalmente e fisicamente : ecco, appunto ), ma che aveva un obiettivo, lentrata nelleuro e le dimensioni adeguate per perseguirlo (se interamente girata a riduzione debito, come in realt non fu, avrebbe portato a un taglio del 15 - 18% dello stesso). Qualsiasi sia il giudizio sullopera zione (il mio, ad esempio, che sia stata disastrosa sia per il basso incasso che per la storia successiva di Telecom, banche, assicurazioni ...) non si pu dire fosse priva di logica: gli oneri finanziari di gestione erano spesso diventati insostenibili e i capitali per gli investimenti necessari per entrare nella fase postindustriale erano disponibili sul nuovo mercato finanziario globale. Ma questa volta? Il ministro Saccomanni dice che potrebbero arrivare subito 500 milioni di euro: cio abbattiamo il debito dello 0,00025? E gli altri soldi, li troviamo con la spending review? Cio, tagliando le spese correnti non essenziali, magari quelle dei Comuni che gi lhanno scorso hanno lasciato sul campo 15 miliardi di euro, mentre qualcun altro (e non erano le Province ...) ne spendeva 41 in pi, portando il saldo netto a + 26, quasi il 4% di incremento sullanno precedente? Scriveva Seneca duemila anni fa: Nessun vento favorevole per il marinaio che non sa in quale porto vuole approdare. Possibile che nemmeno in questi frangenti si possa uscire dalla demagogia da tre soldi al kilo pensando solo a sfa ngarla nelle prossime ore, nemmeno nei prossimi giorni? Prima di rendere scalabile lEni, cedendo per un paio di miliardi un po di quote di una societ che non dellItalia, che lItalia in gran parte del mondo e che distribuisce questa stessa cifra ogni anno in dividendi, vorranno lor signori farci conoscere il ragionamento che hanno fatto in merito, quali sono i risultati che attendono, come pensano di arrivarci? La sensazione di essere in mano a sciagurati che vendono lauto per pagarsi la benzina veramente forte. Scrivo queste righe al termine di una inconcepibile maratona per approvare il bilancio del Comune di Milano, quasi cento ore per portare ad approvazione un bilancio preventivo 2013 facendo finta di non essere a novembre e solo grazie al pragmatismo e alla resistenza fisica della parte femminile della Giunta Pisapia, guidata dallinflessibile Balzani, che con le altre colleghe ha fatto sentire almeno me un infingardo imboscato, perch non mi hanno voluto in aula per pi di qualche decina di minuti. terribile pensare che le energie che qui a Milano costituiscono la speranza di un nuovo rilancio vadano sprecate politicamente in questo modo mentre sta iniziando lultimo giro di orologio delle partite vere che determineranno il volto dellEu ropa e del mondo per molti anni e, soprattutto, i prossimi anni della nostra vita quotidiana.

BILANCIO IN CONSIGLIO: DEMOCRAZIA O FOLLIA? Elisabetta Strada


appena terminata lultima maratona di Consiglio Comunale. 60 ore di seduta. Lultima in una settimana di sedute continue, fino a tarda sera e una notturna che viene sospesa il venerd mattina verso le 10 (per permettere ai consiglieri di recarsi al lavoro o farsi un piccolo riposo e una doccia meritata) per riprendere alle ore 15 del venerd, per terminare alle ore 02.00 del luned mattina successivo. Una maratona assurda per svariati motivi. Loggetto a dibattito in ordine del giorno. Lapprovazione del Bilancio del Comune di Milano. Un solo piccolo dettaglio. stato approvato in data 18 novembre 2013 il bilancio preventivo del 2013. Un bilancio da approvare ma che era gi stato praticamente speso nella maggior parte dei costi, essendo arrivati al 18 novembre. Un bilancio che non poteva venire definito prima di comprendere a quanto ammontassero i trasferimenti da parte dello stato. Cifra che purtroppo non si riesce a conoscere per tempo fino a quando i nostri governanti di Roma non smetteranno di fare flanella e inizieranno a prendere delle decisioni coraggiose e sollecite in tema di tasse da trasferire agli Enti Comunali. Solamente dopo aver capito le disponibilit delle entrate si possono prevedere le uscite. Lincertezza e la non decisione rischiano di annullare i servizi. Secondo paradosso: tra pochi giorni si dovr iniziare a discutere dellassestamento di bilancio. La

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www.arcipelagomilano.org logica fa fatica a comprendere come ci possano essere delle variazioni in soli 15 giorni. Ma la gestione finanziaria pubblica necessita di questi passaggi. E le tempistiche della ratio naturale della societ civile non corre alla stessa velocit di quella pubblica. Terzo paradosso: il bilancio fatto con queste premesse sarebbe dovuto essere un bilancio semplice da approvare in quanto speso al 70% e con poche possibilit di modifiche. Quarto: la Lega presenta oltre 600 emendamenti. Gli altri gruppi pochi. Quinto: dopo che viene deciso di contingentare i tempi, per la necessit di chiudere il bilancio e stilare i mutui per far partire le opere pubbliche del 2013. Lopposizione si inventa una trappola intelligente per tenere in scacco la maggioranza: presentare 5/7 "subemendamenti" per emendamento. Gli emendamenti non vengono neppure presentati a voce, onde evitare di far scendere il tempo contingentato a disposizione con gli interventi programmati, ma di mantenerli tutti. Ogni emendamento viene altres presentato con un "ordine dei lavori" sul quale si pu intervenire. Viene utilizzato questo strumento per discutere l"emendamento" ma facendolo passare come "ordine dei lavori". Questa modalit mette in scacco la maggioranza. Non si hanno strumenti per sbloccare la situazione. Durante la prima nottata vengono approvati una decina di emendamenti soltanto. Sesto: non esiste nel Regolamento Comunale una regola che limiti il numero degli ordini del giorno. Ogni intervento pu essere di 15 minuti. Ogni emendamento presentato deve ottenere un parere della Giunta, prima di essere votato. Lopposizione decide di sfoderare un altro trucco per far perdere tempo. Non prendere parte al voto. Di nessun emendamento. Per regolamento il Presidente dopo ogni voto deve dichiarare quanti sono stati i voti a favore, i contrari e gli astenuti. Poi affermare ad alta voce una sorte di appello dei Consiglieri che non hanno partecipato al voto ma erano presenti in aula. Per metterlo a verbale. Un rito che si ripete per tutti i circa 200 emendamenti che sono stati votati. In 6 giorni. In oltre 100 ore. Sesto: tuttavia esprimo complimenti politici allopposizione per aver trovato la smagliatura del regolamento che ha loro permesso di mettere in scacco la maggioranza. Una modalit di gestione consigliare che pu inchiodare la parte governante in eternit. I subemendamenti non hanno un limite, possono essere presentati in continuazione. Gli ordini del giorno possono essere infiniti. Settimo: i cittadini con cui ho parlato in questi giorni si chiedono come sia possibile una maratona di questo tipo. I cittadini che hanno buonsenso si rendono conto della follia di questa situazione. Non capiscono il motivo di dover stare in Consiglio di notte a discutere. Non si capisce perch si debba rimanere bloccati per giorni, come se si fosse in galera, senza poter uscire dallaula consigliare per timore di far cadere il numero legale, e buttare a mare tutta la fatica fatta fino a quel momento. Credo si debba modificare il Regolamento del Consiglio Comunale e su questo non ci sono dubbi. Va modificato in unottica di miglioramento e efficentamento del lavoro del Consiglio., nel rispetto dellintel ligenza umana, della democrazia e del senso del pudore. Ma soprattutto con il Regolamento si pu garantire tutela della minoranza e il rispetto della governabilit. Senza aver paura di cambiare qualcosa rispetto al passato. Senza dover sempre rimanere legati a delle esperienze antiche. Credo sia fondamentale il rispetto della diversit. Il rispetto di poter esprimere le proprie istanze, che devono essere diverse e rappresentare tutte le facce della citt. Ma credo fortemente anche nel confronto serio e costruttivo. Un confronto che permetta la governabilit ma con lascolto delle istanze degli altri. Un confronto rispettoso che non pu che portare a un miglioramento dellidea o del progetto. Un confronto che non venga strumentalizzato n si basi sulla demagogia. Ma sia un cammino democratico verso la visione della citt. Mi viene spontaneamente una domanda. Se alla fine alla Lega non fosse prevalso il buon senso e il senso di responsabilit, avrebbe potuto bloccare lo svolgimento dei lavori fino a Natale. Ma logico tutto questo? Questa modalit di far politica con unimpostazione vecchia, follia o democrazia?

BOOKCITY: MARATONA DI LETTURA A MILANO Rita Bramante


In occasione della seconda edizione di Bookcity Bibliobus, la biblioteca itinerante del Comune di Milano, approder nel Cortile delle Armi del Castello Sforzesco con pi di 1.500 volumi di narrativa e saggistica disponibili per il prestito. Durante i giorni della manifestazione far il suo esordio anche il taxi letterario: a bordo di alcuni radiotaxi uno scrittore legger ai clienti per il tempo della corsa alcune pagine del suo ultimo romanzo e produrr un video da postare sul sito di Bookcity. Una maratona di lettura invader anche i mezzanini del metr da Cordusio a Duomo per iniziativa delle Biblioteche Comunali, in collaborazione con ATM e associazioni culturali. Anche le facciate di alcuni dei pi prestigiosi edifici della Via della Lettura - Camera di Commercio, Universit Statale di Milano, Rotonda di via Besana e Biblioteca Sormani si animeranno con il volto dei ritratti dei pi grandi scrittori internazionali del Novecento. Quarantotto volti di grandi dimensioni accompagnati da citazioni creeranno il percorso della Via, per arrivare a una mostra di fotografia che incontra la lettura. Tante immagini di persone fermate in diverse posture dallobiettivo raffinato di Gianni Maffi nel mentre che stan leggendo. Per appassionati esperti di edizioni antiche unoccasione unica per un viaggio nellarte tipografica del Rinascimento, caratteri a stampa, incisioni, legature: in mostra nella casa Museo Bagatti Valsecchi un nucleo ristretto, ma di grande qualit, di preziosi capolavori della tipografia del Cinquecento appartenenti alla biblioteca storica di Fausto e Giuseppe Bagatti Valsecchi, come lHypnerotomachia Poliphili e il De architectura di Vitruvio. Nella Sala del Tesoro del Castello Sforzesco viene esposto eccezionalmente loriginale del Libretto di appunti di Leonardo da Vinci, unitamente al prototipo della postazione interattiva per sfogliare il codice nella versione digitale, che il Comune di Milano sta predisponendo grazie al sostegno di una banca statunitense. Non solo capolavori del passato, ma anche e soprattutto molte novit, nuovi mezzi dinterazione tra lettura e media, da Nobook che promuove lecosostenibilit del pensiero, ideando una modalit innovativa di

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www.arcipelagomilano.org fruizione dellopera, il Silent reading, che consiste nell'ascolto di brani letti dagli autori di Nobook recepiti attraverso cuffie wireless. Obiettivo la lettura come intimit sonora, al riparo da distrazioni e disturbi acustici esterni. Accanto al Silent reading anche la pratica del gruppo Donatori di voce, sviluppatasi a Vicenza, che prevede la formazione e laccompagnamento di unattivit di lettura ad alta voce presso i reparti di pediatria e di oncologia. I migliori prodotti di editoria digitale saranno premiati nella prima edizione dei LibrInnovando awards, vetrina per la presentazioni di start-up innovative e creative dal mondo delleditoria e per lindividuazione del Prodotto editoriale digitale dellanno. E ancora spazi di confronto con esperti del Politecnico per riconoscere quali siano gli elementi che rendono appetibile una copertina, non solo in libreria, ma anche in uno store on line e quali siano le differenze tra progettare una copertina di carta e una cover di bit; e dibattiti sulle caratteristiche liquide di un testo digitale e su come pu cambiare lapprendimento attraverso linterazione del multitouch. Oltre cinquecento appuntamenti per tutti i gusti invadono la citt. Da gioved 21 a domenica 24 novembre per l'intera giornata.

EXPO PER TUTTI: PARTIAMO DAL DUOMO? Isabella Tiziana Steffan*


Expo rappresenta per Milano la grande occasione per mostrarsi al mondo, accettando la sfida di porsi come citt ospitale e di accogliere quei venti milioni di turisti che secondo le previsioni visiteranno la citt nel 2015. Il Duomo, simbolo per eccellenza di Milano e dei suoi cittadini, sar la principale attrazione turistica per visitatori da tutto il mondo. Ho avuto il privilegio di salire sul ponteggio durante i lavori di restauro della facciata, alcuni anni fa, con una visita organizzata dal Collegio Ingegneri e Architetti di Milano. Scoprire da vicino lintrico delle guglie, poter toccare alcune statue. Salire fino al cospetto della Madonnina, ammirare lo skyline in costante evoluzione, spingendo lo sguardo fino a scorgere le Alpi unesperienza unica che tutti des idererebbero vivere, cittadini e turisti. Scott Rains, direttore di Rolling Rains, un servizio on-line di informazioni sul turismo accessibile, venne a Milano nel giugno 2012 e raccont di unesperienza frustrante: ci vollero 45 minuti solo per trovare una guida che sapesse se e come una persona in sedia a ruote potesse andare sul tetto del Duomo. Sconsigli la visita allamico Simon Darcy, un professore dellUniversity of Technology di Sidney, con ingombrante carrozzina elettrica, con il quale abbiamo organizzato un seminario sul turismo accessibile allUniversit di Milano - Bicocca nel luglio 2012. Nelloccasione inoltre, fu possibile trovare un solo albergo che potesse soddisfare le esigenze di accessibilit e di raggiungibilit desiderate dai due turisti esperti. I turisti a Milano sono sempre pi numerosi e il loro incremento mette una citt come Milano, indiscussa meta di turismo culturale, di fronte alla sfida di soddisfare un insieme sempre pi ampio di turisti, ciascuno con le proprie esigenze e aspettative. Sembrerebbe proprio nello spirito di unaccoglienza pi inclus iva che la citt si appresta a pensare anche al soggiorno di turisti con esigenze particolari, come famiglie con bambini, turisti con disabilit o con difficolt di mobilit o percezione perch anziani, o che necessitano di accessi agevolati. In questo contesto si inserisce il progetto promosso dalla Veneranda Fabbrica del Duomo che, dopo lapertura del neonato Museo del Duomo, ha avanzato la proposta di realizzare un nuovo ascensore per il Duomo di Milano, con lo scopo di permettere a pi turisti di accedere ai suoi punti pi panoramici, godendo di unesperienza unica e dello spettacolo che Milano offre dal suo tetto pi prestigioso. Il progetto porta la firma dellarchitetto Paolo Caputo e prevede la realizzazione di un ascensore sul lato Nord della cattedrale, inserito in una struttura ideata ispirandosi a un ponteggio: sar rimovibile dopo il termine di Expo e permetter alle persone con disabilit di raggiungere le terrazze del Duomo, impresa fino a ora impossibile a causa di una serie di scalini di collegamento tra lapprodo dei due ascensori esistenti e le terrazze. Il nuovo ascensore, non solo agevolerebbe la salita alle terrazze costituendo unalternativa alla salita a piedi attraverso le scale, bens supporterebbe il servizio reso dagli ascensori presenti, la cui capienza massima di sette persone, permettendo cos anche una gestione pi efficiente dei flussi di visitatori previsti. Il progetto Caputo tuttavia al centro di un acceso dibattito che vede schierati da un lato i suoi promotori, la Veneranda Fabbrica del Duomo, parte dellamministrazione pubblica, il commissario di Expo e, dallaltro, la Soprintendenza, che non vuole concedere il benestare per la realizzazione dellopera. Si generato un dibattito riguardante le caratteristiche del progetto: vi sono molte perplessit riguardanti la posizione, la statica e la conformazione della struttura, anche rispetto alle peculiarit artistiche e architettoniche della cattedrale e, al contempo, si fanno strada numerose proposte alternative al progetto. Non da sottovalutare la possibilit di realizzare una struttura ancorata ad altri edifici circostanti magari La Rinascente potrebbe essere interessata? - e collegata al Duomo tramite una passerella. Il nodo della questione sta nella mediazione tra due ordini di necessit: da un lato la volont di preservare il patrimonio storico-artistico e tutelare il pregio architettonico del Duomo e, dallaltro, la necessit per Milano di presentarsi come citt accessibile a tutti i turisti, determinando anche maggiori potenzialit di sviluppo del turismo urbano. La proposta va considerata come un mezzo che render pi comoda per tutti i turisti lesperienza di visita, visto che la struttura pu essere pensata per regalare ai turisti una visione panoramica sulla citt anche durante il percorso stesso di salita e discesa. Il 12 Novembre stata resa nota la lista delle 7 citt finaliste del prestigioso Premio europeo per le Citt Accessibili 2014: Belfast, Burgos e Mlaga, Dresda, Goteborg, Grenoble, Pozna. Il Premio Access City Award uniniziativa della Commissione Europea con il Forum Europeo della Disabilit per dare visibilit e premiare le citt che hanno preso iniziative per migliorare laccessibilit per le persone con disabilit anche in considerazione della crescente popolazione in et avanzata. Anche questa volta lItalia, nonostante limpegno di citt come Venezia, non arrivata a ottenere alcun riconoscimento.

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ARREDO URBANO O INTERNI URBANI? Luciano Crespi


In unopera del 1947 dal titolo Piazza, Alberto Giacometti tocca il cuore del problema del valore degli spazi pubblici della citt contemporanea, restituendo con pochi tratti lirriducibilit del conflitto tra il loro potenziale carattere collettivo e civile e la dimensione nevrotica, distratta, individuale del modo contemporaneo di abitare la citt. Ha dunque certamente ragione Pierluigi Nicolin quando sostiene la necessit di operare per sottrazione nei confronti degli spazi aperti urbani. Di fronte alla diffusa mancanza di un disegno capace di dare un senso alluniverso di oggetti che popolano i vuoti urbani, generando una sorta di paesaggio cacofonico, lidea infatti di prendersi cura della citt disponendo meglio o togliendo quanto gi c appare condivisibile. Ma potrebbe anche rappresentare una resa di fronte alla necessit di sperimentare tipi di interventi, come avviene in molti altri Paesi, rivolti ad adeguare gli spazi esistenti alle profonde trasformazioni delle modalit duso della citt contemporanea. Basterebbe tra i tanti ricordare ci che stato fatto sui piccoli spazi urbani dalle citt di Lyon e Sainttienne, questultima attraverso lesperienza dellAtelier Espace Publique, al quale hanno collaborato professionisti, studenti, rappresentanti dellamministrazione pubblica. O gli innovativi progetti dello studio Topotek a Berlino e Copenaghen. Oppure la piazza di San Gallo ridisegnata dallartista svizzera Pipilotti Rist. O i raffinati allestimenti effimeri degli spagnoli Luzinterruptus. Insomma dopo la presunta morte dello spazio pubblico dovuta, per il sociologo americano Richard Sennet allirruzione dellintimismo nella vita quotidiana e il cui effetto sarebbe stato di spingere la gente a cercare nella sfera privata ci che le viene negato in quella pubblica, si di fronte a una rivalutazione di tali spazi, il cui uso per appare cambiato rispetto al passato. In Italia si potrebbe stabilire la data di nascita di questo cambiamento: 25 agosto 1977, Estate Romana, regista Renato Nicolini. linizio di un nuova stagione al cui centro trova posto lidea che la citt con le sue piazze, strade, cortili, diventi teatro di eventi, la cui natura effimera non debba necessariamente fare di loro un genere minore. Ne ha diffusamente trattato il sociologo italiano Giandomenico Amendola, convinto che latteggiamento di c oloro a cui dovrebbe competere di dare risposte alla crisi dello spazio pubblico, progettisti, amministratori e studiosi, dovrebbe semplicemente essere quello di saper intercettare la attuale domanda di citt. Una domanda inedita, proveniente da una popolazione che esprime attese diverse, nelle quali sono rappresentate immagini che si sovrappongono luna allaltra e nelle quali convivono idee differenti di citt. In ciascuna di queste citt desiderate proprio la natura dello spazio pubblico a giocare un ruolo determinante. Nella ville la carte, come dicono i francesi, non sufficiente che esso sia reso accogliente, gli si chiede di pi. Perso il carattere, avuto un tempo, di luogo specializzato, allo spazio urbano contemporaneo viene richiesto di assecondare le molteplici modalit di autoconsumo da parte dellutente, consentendo a ciascuno di costruire una sorta di palinsesto personale, sulla base del quale poter anche interagire con i dispositivi presenti sul luogo, modificandolo. La Schowburgplein di Rotterdam, dei West 8, seducente scenografia urbana continuamente trasformabile da parte dei suoi frequentatori, costituisce una sorta di capostipite di questa generazione di spazi urbani. Per questo ritengo che il tema dellarredo urbano vada trattato, anche a Milano in una prospettiva pi ampia, che ruoti intorno alla nozione di urban interior design. Nella quale il riferimento allinterior sta a significare la scelta di operare nel solco di una cultura che mette in primo piano la questione del rapporto tra uomo e ambiente e la ricerca di una nuova civilt dellabitare, in cui le cose tornino ad avere un loro senso. Anche quando si tratta di una panchina o di unedicola per la vendita dei giornali. Associato al termine design, linterior acquista il significato di disciplina interessata alla trasformazione degli ambienti contemporanei, anche quelli che chiamiamo interni urbani, con lobiettivo di renderli non solo ospitali, ma anche ricchi di nuovi significati culturali, antropologici, simbolici grazie alluso di linguaggi in grado di compiere una sintesi delle diverse discipline interessate a misurarsi con il tema della qualit degli ambienti. Quindi non solo larchitettura o il design ma anche le arti visive, la comunicazione, le scienze sociali. Alcune delle piazze, per fare un esempio, progettate da Attilio Stocchi nel bergamasco sono da questo punto di vista esemplari. Lesperienza dei concorsi sulle piazze promossa qualche anno fa dal Comune di Milano stata interessante, ma limitata e ancora troppo condizionata dallidea che il cambiamento debba essere necessariamente di natura irreversibile, destinato alla lunga durata e dunque ad alto consumo di risorse. In una fase in cui le trasformazioni dei modi duso dello spazio appaiono imprevedibili e le risorse sempre pi scarse, lapertura di un nuovo corso indirizzato a lanciare idee e promuovere interventi sui suoi spazi aperti, attraverso il coinvolgimento sia dei professionisti sia dellUniversit, secondo un approccio fondato sulluso giudizioso delle risorse, anche attraverso interventi di natura reversibile e provvisoria seppure non necessariamente destinati allevento, potrebbe rappresentare un segnale importante di cambiamento da parte di questa amministrazione. E consentire alla citt di Milano di avere, su questo terreno, la stessa capacit di innovazione che altri paesi europei gi hanno dimostrato..

MUSICA questa rubrica curata da Palo Viola

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rubriche@arcipelagomilano.org Le sonate di Beethoven


Nella vita di un individuo non sono tante le occasioni per ascoltare dal vivo unopera mastodontica come il ciclo completo delle Sonate di Beethoven; ricordiamo quello di Maurizio Pollini alla Scala, nel 1995-96, e i due di Schiff al Conservatorio, dieci anni fa per le Serate Musicali e questanno per la Societ del Qua rtetto che in pieno svolgimento e che laltra sera arrivato a quota 19 su 32. Sicuramente ve ne sono stati diversi altri, ma certamente non cos tanti da farli considerare una normalit: lintegrale sempre un evento, una immensa fatica per il pianista, un impagabile godimento per gli ascoltatori. Lultimo concerto dellattuale ciclo stato dedicato alle tre Sonate dellopera 31 e alla famosissima opera 53, detta Waldstein o Aurora, le prime scritte fra la fine del 1801 e linizio del 1802, laltra due anni dopo; laccostamento di due atmosfere musicali tanto diverse a distanza di cos breve tempo, ha obbligato gli ascoltatori che gremivano la sala (come sempre quando suona Schiff) a riflettere su uno dei passaggi pi straordinari della storia della musica. Tralasciamo per un momento di commentare linterpretazione che ne propone Schiff - ne abbiamo pi volte scritto in questa rubrica, anche recentemente, mettendo in evidenza le inconfutabili qualit ma anche gli evidenti limiti del pianista ungherese - e soffermiamoci invece sullAutore di cui tutti amiamo lopera e conosciamo la biografia ma sulla cui evoluzione - e sulla rivoluzione della quale stato protagonista - non sempre abbiamo avuto modo di riflettere. Nellottobre del 1802 Beethoven, trentaduenne, capisce di essere definitivamente condannato alla sordit e, sopraffatto dallo scoramento, nei giorni compresi fra il 6 e il 10 del mese, scrive quella lettera ai fratelli che va sotto il nome di testamento di Heiligenstadt (dal nome del sobborgo di Vienna in cui allora abitava, un angolo delizioso ai piedi della celebre Wienerwald oggi luogo di culto per i turisti di tutto il mondo) e subito dopo, nellinverno che segue, la sua musica - ma dovremmo dire lintera storia della musica - subisce un mutamento epocale. Il classicismo di Mozart e di Haydn (il primo era morto una decina di anni prima, il secondo aveva gi settantanni e sarebbe morto sette anni dopo) si concludeva, si sgretolava proprio con quelle tre Sonate dellopera 31, con la seconda Sinfonia (opera 36) e con il terzo Concerto per pianoforte e orchestra (opera 37), tutti portati a termine nellestate del 1802. Con la Waldstein - e con le contemporanee Sonata per violino e pianoforte a Kreutzer opera 47 e con la terza Sinfonia Eroica opera 55, tutte del 1803 - iniziava lepoca romantica. In quel 1803 Bellini compiva due anni, Donizetti e Schubert sei, Rossini undici, mentre Mendelssohn, Chopin, Schumann, Liszt, Verdi, Wagner sarebbero tutti nati nei dieci anni immediatamente successivi! Di quegli anni anche lo sconvolgimento dellEuropa - e della felix Austria - a opera di Napoleone, leroe che aveva suscitato in Beethoven fiduciose speranze ma che sar detestato con tutte le forze non appena si far eleggere imperatore. La nuova musica esplode nei pentagrammi beethoveniani come una intima e dolorosa ribellione sia al male che incombe sulla sua vita sia alla delusione della vicenda politica; anche la commistione fra sentimenti privati e passione sociale una delle cifre di questo uomo cos diverso e introverso, certamente rivoluzionario, che gi a trentanni prende le distanze dalla solarit di Haydn e dalla leggerezza - nel senso calviniano, sintende! - di Mozart anticipando e preparando lo struggimento di Schubert e la passionalit del secolo nuovo, della scuola di Lipsia e di Weimar, del melodramma italiano. Alla luce di queste considerazioni il concerto di Schiff stato interessantissimo; tuttavia, a dispetto della eleganza formale e della precisione assoluta che caratterizza tutte le sue esecuzioni, noi non abbiamo avvertito la coscienza di questo passaggio. Ci sembrato che, come sempre, abbia prevalso la cultura del dettaglio. Ma forse ha ragione lui: le ragioni profonde della musica dobbiamo scoprirle noi che lascol tiamo, e il compito dellinterprete forse deve limitarsi (e non sarebbe poco) a farcela ascoltare senza prendere posizione, lasciando a noi la vera, reale, autonoma libert di interpretazione.

ARTE questa rubrica a cura di Virginia Colombo rubriche@arcipelagomilano.org Musica e grandi emozioni per i Visitors di Ragnar Kjartansson
The Visitors, la mostra installazione di Ragnar Kjartansson allHangar Bicocca, una di quelle ormai rare mostre-esperienze darte che lasciano davvero qualcosa allo spettatore, che commuovono e che ci fanno sentire parte di qualcosa, di unesperienza lirica ed emoziona nte. Lartista islandese, gi affermato sulla scena internazionale e sperimentatore di vari linguaggi, come la musica, il teatro e il cinema, propone una grande e suggestiva installazione di nove video proiezioni in scala 1:1, per una mostra di grandissimo successo che stata prorogata fino al 5 gennaio 2014. The Visitors, il cui titolo rimanda allultimo e malinconico album degli ABBA, racconta una storia musicale. Nove musicisti diversi, tutti amici di Kjartansson, cantano e suonano visivamente in contemporanea per pi di unora, ognuno con il proprio strumento, la stessa canzone, una poesia intitolata Feminine Ways, composta dallex moglie dellartista e musicata da Kjartansson stesso. I musicisti, tra cui le sorelle fondatrici della band Mm e alcuni membri dei Sigur Rs, sono ripresi da una videocamera fissa, allinterno di nove stanze differenti, tutte parte di una antica e malinconica dimora di propriet della famiglia Astor, nellUpstate di New York. In uno dei video, in cui viene ripresa lottocentesca veranda della casa, sono presenti anche alcuni dei proprietari stessi, che interpretano una

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www.arcipelagomilano.org sorta di coro e di accompagnamento vocale. Le nove tracce audio e video sono girate separatamente, ma vengono proiettate in contemporanea sui grandi schermi, per far s che lo spettatore venga circondato, nonch reso partecipe, di questa straordinaria performance ed esperienza sensoriale. Non solo la melodia straziante e commovente in alcuni momenti, ma anche la fotografia delle scene, che sembrano tableaux vivant daltri tempi, riesce a proiettare lo spettatore al centro di questa situazione, estraniandolo totalmente dalla realt quotidiana che lo aspetta dietro la porta dingresso. Figura trainante dellintera opera proprio lartista stesso, che canta, accompagnato da una chitarra, in una vecchia vasca da bagno, facendo da direttore dorchestra a questo improbabile e suggestivo coacervo di artisti islandesi che tramite cuffie, seguono il ritmo, suonano, cantano, e sono parte dellopera. Kjartansson non nuovo a questo tipo di operazioni, che vogliono esprimere concetti per lui fondamentali: la forza della musica, le sensazioni e le connessioni psicologiche che una melodia pu creare, larte come forza di collaborazione tra diverse persone ed elementi, lamore per la performance. Si potrebbe dire molto altro. In realt meglio lasciar la magia e la sorpresa della scoperta di questopera, cos forte emozionalmente e di grande impatto emotivo. In contemporanea sar possibile visitare la mostra Islands, di Dieter Roth e Bjorn Roth, artisti tedeschi, padre e figlio, maestri dellaccumulazione e del creare opere in cui si uniscono pittura, scultura, fotografia, video ed editoria. Senza dimenticare una serie di opere fatte interamente di zucchero e cioccolato, inediti busti ritratto dartista. Ragnar Kjartansson The Visitors a cura di Andrea Lissoni e Heike Munder. La mostra riaprir gioved 5 dicembre. prorogata fino al 5 gennaio 2014. Dieter Roth Bjrn Roth - Islands a cura di Vicente Todol Fino al 9 febbraio 2014 HANGAR BICOCCA via Chiese 2 Orari: Lun-mar-merc: chiuso Gioven-sab-dom: 11-23 Entrata gratuita

Perch il Museo del Duomo un grande museo


Inaugurato nel 1953 e chiuso per restauri nel 2005, luned 4 novembre, festa di San Carlo, ha riaperto le sue porte e le sue collezioni il Grande Museo del Duomo. Ospitato negli spazi di Palazzo Reale, proprio sotto il primo porticato, il Museo del Duomo si presenta con numeri e cifre di tutto rispetto. Duemila metri quadri di spazi espostivi, ventisette sale e tredici aree tematiche per mostrare al pubblico una storia fatta darte, di fede e di persone, dal quattordicesimo secolo a oggi. Perch riaprire proprio ora? Nel 2015 Milano ospiter lExpo, diventando punto di attrazione mondiale per il futuro, cos come, in passato, Milano stata anche legata a doppio filo a quelleditto di Costantino che questanno celebra il suo 1700esimo anniversario, con celebrazioni e convegni. Non a caso la Veneranda Fabbrica ha scelto di inserirsi in questa felice congiuntura temporale, significativa per la citt, dopo otto anni di restauri e un investimento da 12 milioni di euro. Il Museo un piccolo gioiello, per la qualit delle opere esposte cos come per la scelta espositiva. Larchitetto Guido Canalico lo ha concepito come polo aperto verso quella variet di generi e linguaggi in cui riassunta la vera anima del Duomo: oltre duecento sculture, pi di settecento modelli in gesso, pitture, vetrate, oreficerie, arazzi e modelli architettonici che spaziano dal XV secolo alla contemporaneit. E lallestimento colpisce e coinvolge gi dalle prime sale. Ci si trova circondati, spiati e osservati da statue di santi e cherubini, da apostoli, da monumentali gargoyles - doccioni, tutti appesi a diversi livelli attraverso un sistema di sostegni metallici e di attaccaglie a vista, di mensole e supporti metallici che fanno sentire losservatore piccolo ma allo stesso tempo prossimo allopera, permettendo una visione altrimenti impossibile di ci che stato sul tetto del Duomo per tanti secoli. Si poi conquistati dalla bellezza di opere come il Crocifisso di Ariberto e il calice in avorio di san Carlo; si possono vedere a pochi centimetri di distanze le meravigliose guglie in marmo di Candoglia, e una sala altamente scenografica espone le vetrate del 400 e 500, alcune su disegno dellArcimboldo, sopraffini esempi di grazia e potenza espressiva su vetro. C anche il Cerano con uno dei Quadroni dedicati a San Carlo, compagno di quelli pi famosi esposti in Duomo; c un Tintoretto ritrovato in fortunate circostanze, durante la Seconda Guerra mondiale, nella sagrestia del Duomo. Attraverso un percorso obbligato fatto di nicchie, aperture improvvise e sculture che sembrano indicare la via, passando per aperture ad arco su pareti in mattoni a vista, si potr gustare il Paliotto di San Carlo, pregevole paramento liturgico del 1610; gli Arazzi Gongaza di manifattura fiamminga; la galleria di Camposanto, con bozzetti e sculture in terracotta; per arrivare fino alla struttura portante della Madonnina, che pi che un congegno in ferro del 1700, sembra unopera darte contemporanea. E al contemporaneo si arriva davvero in chiusura, con le porte bronzee di Lucio Fontana e del Minguzzi, di cui sono esposte fusioni e prove in bronzo di grande impatto emotivo. Il Duomo da sempre il cuore della citt. Questo rinnovato, ampliato, ricchissimo museo non potr che andare a raccontare ancora meglio una storia cittadina e di arte che ebbe inizio nel 1386 con la posa della prima pietra sotto la famiglia Visconti, e che continua ancora oggi in quel gran cantiere, sempre bisognoso di restauro, che il Duomo stesso. Museo del Duomo Palazzo Reale piazza Duomo, 12 Biglietti: Intero 6 euro, ridotto 4 euro Orari: MartedDomenica: 10.00 -18.00.

Il marmo vivo di Rodin


Sessanta sculture e un allestimento che sembra un cantiere in corso, per dare lidea di un atelier vivo ma in momentaneo riposo. Cos la sala delle Cariatidi stata invasa e resa un cantiere artistico tutto in divenire, creato appositamente per ospitare i preziosi marmi di Auguste Rodin, celebre scultore francese, protagonista della rassegna pi completa sulle opere in marmo del maestro francese. Tre le sezioni presentate, che illustrano temi e modi del lavoro di un artista che, al pari di Michelangelo,

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www.arcipelagomilano.org ha saputo trasformare un materiale difficile come il marmo in qualcosa di tenero e seducente. Lillusione della carne e della sensualit infatti il tema intorno a cui si sviluppa la prima sezione, nella quale sono raccolte alcune opere giovanili e di stampo classico. Protagonista indiscusso di questa prima parte Il bacio, che spicca, anche per dimensioni, su tutta la sala, e che fece scalpore nella Francia di fine Ottocento per la libert e la sensualit dei due amanti colti in un gesto proibito. La seconda sezione propone alcune fra le sculture pi conosciute di Rodin e dimostra la piena maturit del maestro anche dal punto di vista della capacit di elaborazione delle figure che emergono dai candidi blocchi di pietra. Accanto a ritratti di grande intensit, lontani dalla fredda precisione dinizio carriera, come il busto dedicato alla compagna di una vita Rose Beuret, si alternano richiami alleros e alla disinibita r icerca formale ed estetica del maestro, manifestando la sua necessit di tentare nuovi percorsi scultorei. Qui le commoventi Mains damant sono un richiamo lirico allamore e alla sensualit, ma lasciano gi pienamente comprendere il lavoro di recupero della tradizione che Rodin conduce insieme allaffermazione di una nuova idea di scultura. La poetica dellincompiuto caratterizza la terza sezione dove c il trionfo del non finito, espediente che rimanda immediatamente a Michelangelo e che Rodin rielabora in una chiave di assoluta novit. Una mostra che spiega anche la modernit del pensiero di Rodin, gi conscio dellimportanza di avere opere darte riproducibili e che chiama a lavorare con alcuni tra i pi valenti maestri lapicidi dellepoca, diretti e indirizzati proprio da Rodin stesso nel creare e sbozzare marmi preziosi. Scrive Aline Magnien conservatore capo del patrimonio del Muse Rodin di Parigi: Se la mano dello scultore fondamentale per i suoi interlocutori, evidente come Rodin tenga separate le cose: da una parte lideazione e il modello, di cui si assume la piena responsabilit, dallaltra lesecuzione, aperta mente delegata e alla quale non esita a far partecipare il committente, a cui lascia talvolta scegliere il titolo che preferisce. Rodin era considerato un maestro ineguagliabile, i contemporanei dicevano che davanti a lui la materia tremava. Dominatore di quella stessa materia, il marmo gli permetteva di studiare la luce e la vita, cos come il bronzo era strumento per studiare le ombre. E alcuni marmi sembrano vivi davvero, sembrano scavare e farsi strada tra la materia grezza e incompiuta di alcune opere, e che a fatica fa emergere volti di fanciulle, amanti abbracciati, mani che si rivolgono al cielo. Rodin il marmo, la vita Palazzo Reale - Sala delle Cariatidi Fino al 26 gennaio 2014 Orari Luned dalle 14.30 alle 19.30 Marted, mercoled, venerd, domenica dalle 9.30 alle 19.30 Gioved e sabato dalle 9.30 alle 22.30 Biglietti: Intero 11,00, Ridotto 9,50

Autunno Americano parte 2: Andy Warhol


Dopo la grande mostra in Triennale del 2004, e una monografica di stampe al Museo del Novecento questa primavera, Andy Warhol torna a Milano con una super esposizione: le opere della collezione di Peter Brant. La mostra si presenta subito come una grande retrospettiva del lavoro dellartista originario di Pittsburgh, comprendente alcune delle sue opere pi famose e conosciute a livello mondiale, per un totale di oltre 150 opere darte, tra dipinti, serigrafie, sculture e fotografie. La mostra, curata da Francesco Bonami e dallo stesso Peter Brant, sar unoccasione interessante per approfondire la figura, a torto ritenuta spesso solo superficiale e frivola, di Andy Warhol, artista invece ben pi complesso e tormentato. Peter Brant, magnate americano, fu intimo amico di Warhol, e ad appena ventanni inizi a comprare i lavori dellartista, partendo proprio dalla famosa lattina di zuppa Campbell riprodotta da Warhol. Sar un legame lungo tutto una vita quello che accompagner lavventura di Brant e Warhol, che vissero e segnarono insieme i pazzi anni 60 e 70 della scena newyorchese. Un sodalizio di vita e lavoro il loro, che sfocer nella collaborazione tramite la rivista Interview, fondata dallo stesso Warhol nel 1969 e acquistata da Brant e dalla sua casa editrice dopo la morte dellamico, avvenuta nel 1987 in seguito ad unoperazione chirurgica finita male. La mostra presenta capolavori assoluti, che caratterizzano la collezione Brant come una delle pi importanti e significative a livello internazionale rispetto alla produzione warholiana. Attraverso un percorso cronologico si potr ricostruire a tutto tondo la figura di Warhol, partendo dai suoi inizi come grafico e pubblicitario, famoso gi allepoca per rivoluzionari e particolarissimi disegni di calzature femminili e per il suo atteggiamento irriverente. La pubblicit per era solo linizio. Warhol voleva far parte dellelite artistica, ecco perch si rivolse sempre pi allarte e al mondo pop, ovvero a quel substrato culturale che coinvolgeva tutti gli americani, dal Presidente alluomo comune. Il suo universo si popola di lattine di zuppa, di Coca-Cola, di scatole di detersivo Brillo; dalle sue tele si affacciano Liz, Marilyn, Elvis, Jackie e tanti altri divi osannati dallAmerica, e che per ebbero anche, quasi Warhol fosse stato un profeta, fini tragiche o destini infelici. Come a dire, lapparenza, nonostante i colori e i sorrisi smaglianti, inganna. Una presa di coscienza di quello che lamericano medio aveva sotto gli occhi tutti i giorni, visto al supermercato o sui giornali, e che Warhol ripropose ingrandito, ripetuto fino allo sfinimento, disarticolato, sovrapposto e modulato, ma senza mai criticare. Anzi. La pop art di Warhol lontanissima dal voler lanciare invettive contro il consumo smodato o il capitalismo. Warhol stesso ci era cresciuto, e la cosa pi naturale per lui era proprio partire da quello che conosceva meglio e che poteva riguardare tutti. Senza messaggi nascosti o significati troppo profondi. Oltre ai famosi Flowers multicolor e ai ritratti di Mao, paradossale vera icona pop, la mostra propone anche le rielaborazioni che Warhol fece di un grande classico come lUltima Cena di Leonardo; cos come stupiranno una serie di Portraits, di autoritratti che lartista si fece grazie alle polaroid che amava tanto, e che usava per riprendere anche i suoi amici Mick Jagger, Diana Ross e Jane Fonda. Tutti presenti in mostra. Emerge cos un Warhol non solo mondano e padrone del suo palcoscenico, la celeberrima Factory, in cui numerosi assistenti producevano effettivamente le sue opere, ma anche un Warhol pi introverso, spaventato forse da quella celebrit raggiunta e cercata, ma che era diventata perfino pericolosa. Fu infatti vittima di un tentato omicidio, per mano di una femminista, e dal quale si salv per miracolo nel 1968. Vittima di un diverso colpo di arma da fuoco fu invece una delle opere

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www.arcipelagomilano.org pi famose di Warhol, una Marilyn blu che venne colpita da un proiettile in piena fronte, sparato senza motivo da unamica dellartista nel 1964. Da quella data lopera venne chiamata, per lappunto, Blue Shoot Marilyn. Ennesimo esempio del circo che circondava lartista e che lui osservava quasi in disparte, dietro i suoi occhiali da sole e al riparo di una parrucca argentata. Warhol, dalla collezione Peter Brant Palazzo Reale fino al 9 marzo 2014 Orari: Luned: 14.3019.30 Dal marted alla domenica: 9.3019.30 Gioved e sabato: 9.30-22.30 Prezzi: Intero 11 euro, ridotto 9,50 euro.

Josep Albers torna a Milano


Milano celebra il genio di Josep Albers attraverso una mostra in due sedi che ripercorre alcuni degli aspetti fondanti della carriera del grande artista modernista ed esponente del Bauhaus, promossa dalla Josef & Anni Albers Foundation. Fino al 6 gennaio presso la Fondazione Stelline sar possibile visitare Josef Albers. Sublime Optics, prima mostra monografica milanese dedicata allartista tedesco. Curata e allestita da Nick Murphy (Projects Director della Josef and Anni Albers Foundation) la mostra offre una prospettiva unica su questo grande artista e maestro del Bauhaus, raccogliendo rari disegni giovanili, interessanti ed emozionanti vetri colorati, vetri sabbiati e una selezione di dipinti astratti. Il percorso espositivo presenta 78 lavori realizzati all'inizio della sua carriera artistica, quando Albers insegn in Vestfalia, per arrivare fino agli ultimi giorni della sua vita: dal primissimo disegno conosciuto fino all'ultimo e straordinario Omaggio al Quadrato. Una carriera artistica permeata, nonostante le rigide geometrie e strutturazioni delle sue opere, dalla sua religiosit cattolica e dal suo credere fermamente che, applicando il talento artistico con dedizione e verit, sarebbe stato possibile trasformare la realt quotidiana in modo miracoloso. La mostra - afferma Nick Murphy analizza gli esperimenti del maestro con la luce (attraverso raffinate manipolazioni di colore, forme e linee) in modo da creare ulteriori misteri nel mondo, misteri che possano funzionare come esercizi spirituali per nostri occhi. come un ottico mistico che ci fa indossare lenti per veder meglio il sublime intorno a noi. Liniziativa alla Fondazione Stelline il primo ritorno a Milano delle opere dellartista dopo quasi ottanta anni di assenza. Lultima volta che Albers ebbe una mostra personale in citt fu quando lamico e collega della Bauhaus Wassily Kandinsky organizz una mostra delle sue stampe presso la galleria Il Milione nel 1935, a un anno dalla chiusura del Bauhaus (di cui Albers fu studente e docente dal 1920 al 1933). La seconda esposizione Imparare a vedere: Josef Albers professore, dal Bauhaus a Yale in programma dal 2 ottobre al 1 dicembre 2013 nella Sala Napoleonica dellAccademia di Brera curata da Samuele Boncompagni e da Giovanni Iovane e approfondisce limpatto dellinnovativo metodo di insegnamento di Albers, dapprima al Bauhaus, quindi al Black Mountain College di Asheville (North Carolina, USA), dove emigr con la moglie alla chiusura del Bauhaus tedesco, e infine alla Yale University di New Haven (Connecticut, USA). La passione e la creativit impiegate da Albers durante le sue lezioni saranno rilette attraverso quattro Omaggi al quadrato di Albers e cento tra documenti, foto, libri, materiale didattico dello stesso Albers e dei suoi studenti, che documentano in maniera approfondita la qualit del suo insegnamento.

Josef Albers. Sublime optics, Milano, Fondazione Stelline (corso Magenta 61), fino al 6 gennaio 2014, orario di apertura: dalle 10 alle

Il volto del 900: capolavori dal Pompidou di Parigi


Cosa ci fanno insieme capolavori di Matisse, Bacon, Mir, Picasso, Magritte e unaltra cinquantina di artisti del secolo scorso? Sono solo alcuni dei protagonisti indiscussi della mostra Il Volto del 900, antologica con 80 opere darte provenienti dal prestigioso Centre Pompidou di Parigi e che ripercorre la storia del ritratto dallinizio del 900 ai (quasi) giorni nostri. Il ritratto una delle forme darte pi antiche della storia, il cui uso variato molto nel tempo, a seconda dellepoca e delle classi dominanti. Dallarte egizia al Rinascimento, dalla nascita della borghesia alla ritrattistica ufficiale, il ritratto stato veicolo di rappresentazione di mondi interi, ognuno col suo codice linguistico, di valori e di simboli. E nel '900? Il ritratto sembra essere giunto alla resa dei conti con la grande invenzione della fotografia:un confronto/scontro che se da una parte lo ha condotto allemarginazione dal punto di vista utilitario, dallaltra ne ha fatto riscoprire anche un nuovo utilizzo e un nuovo potenziale, come si resero conto anche gli stessi Impressionisti gi dalla fine dell'800. Il 900 stato il secolo difficile, nella storia come nellarte. Gli artisti, testimoni di guerre e genocidi, si sentono impossibilitati a esprimere il volto umano delle persone, ed ecco allora che ne rappresentano il volto tragico. La nascita della psicanalisi di Freud, lannientamento dellIo singolare a favore di un Io di massa portano a rivoluzionare il ritratto, che diventa non solo rappresentazione fisica ma anche e soprattutto rappresentazione intima e interiore del soggetto. Le avanguardie si scatenano: rovesciano tutti i canoni, lastrazione entra prepotente, i colori si allontanano dalla realt, i soggetti non sono pi seduti in posa nello studio dellartista ma vengono copiati da fotografie prese dai giornali, dando vita a opere fino a qualche anno prima impensabili, di grande rottura e scandalo. Picasso (in mostra con 3 lavori) docet. La mostra, curata da Jean-Michel Bouhours, conservatore del Centre Pompidou, presenta sei sezioni tematiche, incentrate su temi filosofici o estetici. I misteri dellanima, lautoritratto, il formalismo, il surrealismo, caos e disordine e infine larte dopo la fotografia coinvolgeranno il visitatore in questa galleria di opere che si snoda da sculture di eccezionale valore, come la Musa dormiente di Brancusi, e il Ritratto del fratello Diego, di Alberto Giacometti; passando per lautoritratto angosciante di Bacon e quello a cavallo tra futurismo e cubismo di Severini; senza dimenticare i dipinti stranianti di Magritte e Mir, e per poi concludere, con molti capolavori nel mez-

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www.arcipelagomilano.org zo, con liperrealismo di Chuck Close e il Nouveau Realisme di Raysse. In un mondo in cui siamo bombardati di immagini e i nostri autoritratti impazzano sui social network, la mostra del Pompidou aiuta a contestualizzare e a comprendere perch questa fame di immagini ci , forse, scaturita. ll Volto del '900. Da Matisse a Bacon - I grandi Capolavori del Centre Pompidou Palazzo Reale Fino al 9 Febbraio 2014 Prezzi: Intero 11 euro, ridotto 9,5 euro. Luned 14.30-19.30; da Marted a Domenica 9.30-19.30; Gioved e Sabato: 9.30-22.30

La Biennale enciclopedica di Gioni


Il 1 giugno ha aperto la 55 Esposizione internazionale d'arte di Venezia, firmata dal pi giovane curatore nella storia della Biennale, Massimiliano Gioni, gi direttore artistico della Fondazione Trussardi e direttore associato del New Museum di New York. Il titolo dellevento imponente: "Il Palazzo Enciclopedico", ripresa dichiarata del progetto pensato dall'artista-architetto italoamericano Marino Auriti, che nel 1955 aveva depositato il brevetto per realizzare un edificio di 136 piani destinato a contenere 'tutto il sapere dell'umanit, collezionando le pi grandi scoperte del genere umano, dalla ruota al satellite". Unimpresa chiaramente impossibile, rimasta utopica, ma che ha dato spunto a Gioni per creare una Biennale che si preannuncia essere ricca di sorprese e meraviglie. Concentrare in un luogo solo tutto il sapere (artistico) del panorama contemporaneo, con i grandi di ieri e di oggi: una sfida per Gioni, accettata per dai 150 artisti provenienti da 38 Paesi diversi. Sviluppata come sempre tra il Padiglione Centrale, i Giardini e l'Arsenale, la Biennale concepita come un museo contemporaneo, e, spiega Gioni l'esposizione sviluppa un'indagine sui modi in cui le immagini sono utilizzate per organizzare la conoscenza e per dare forma alla nostra esperienza del mondo". Insomma quel sogno che da sempre rincorre luomo di poter arrivare al sapere sommo e totale, viene abbozzato da Gioni nella sua Biennale, chiamando gli artisti a contribuire con un pezzetto di arte, a questa utopia. Un percorso e un allestimento che si preannunciano in stile Wunderkammer, le celebri camere delle meraviglie in voga tra 1500 e 1600, destinato a suscitare stupore e sorpresa, ma anche a far riflettere sul senso dellarte oggi, secondo una progressione di forme naturali e artificiali, messe insieme per strabiliare lo spettatore. Il Palazzo Enciclopedico una mostra sulle ossessioni e sul potere trasformativo dellimmaginazione e si apre al Padiglione Centrale ai Giardini con una presentazione del Libro Rosso di Carl Gustav Jung dice Gioni, riferendosi al manoscritto illustrato al quale lo psicologo lavor per sedici anni, posto in apertura del Padiglione Centrale. Un lavoro che stimola la riflessione sulle immagini, soprattutto interiori e sui sogni in chiave psicanalitica, cancellando le distinzioni tra artisti professionisti e dilettanti, tra outsider e insider - dice ancora Gioni l'esposizione adotta un approccio antropologico allo studio delle immagini, concentrandoci in particolare sulle funzioni dell'immaginazione e sul dominio dell'immaginario". La Mostra sar affiancata da 88 partecipazioni nazionali negli storici Padiglioni ai Giardini, allArsenale e nel centro storico di Venezia, con ben dieci Paesi new entry: Angola, Bahamas, Regno del Bahrain, Costa dAvorio, Repubblica del Kosovo, Kuwait, Maldive, Paraguay, Tuvalu e Santa Sede. E la partecipazione di questultima forse la novit pi forte, con una mostra allestita nelle Sale dArmi, fortemente voluta dal cardinal Bagnasco. E il sempre chiacchieratissimo Padiglione Italia? Questanno il compito curatoriale toccato a Bartolomeo Pietromarchi, che ha deciso di lavorare sugli opposti, con Vice versa, titolo scelto riprendendo un concetto teorizzato da Giorgio Agamben nel volume Categorie italiane. Studi di Poetica (1996), in cui il filosofo sosteneva che per interpretare la cultura italiana fosse necessario individuare una "serie di concetti polarmente coniugati" capaci di descriverne le caratteristiche di fondo. Binomi quali tragedia /commedia o velocit/leggerezza divengono cos originali chiavi di lettura di opere e autori fondanti della nostra storia culturale. Una attitudine al doppio e alla dialettica che particolarmente cara alle dinamiche dellarte contemporanea italiana. Quattordici gli artisti invitati e ospitati in sette stanze: Francesco Arena, Massimo Bartolini Gianfranco Baruchello, Elisabetta Benassi, Flavio Favelli, Luigi Ghirri, Piero Golia, Francesca Grilli, Marcello Maloberti, Fabio Mauri, Giulio Paolini, Marco Tirelli, Luca Vitone, Sislej Xhafa. Gli artisti, in un dialogo di coppia, compongono un viaggio nellarte italiana di ieri e di oggi, letto per non come una contrapposizione di stili, forme o correnti, ma piuttosto come un atlante del tempo recente che racconta una storia tutta nazionale. Insieme ai tantissimi eventi collaterali sparsi per la citt, non resta che scoprire, vivendola dal vivo, questa promettente, e ricca di citazioni, Biennale. Per scoprire i vincitori, clicca qui.

Leonardo e le macchine ricostruite


Come faceva Leonardo Da Vinci a progettare le sue macchine volanti? Potevano davvero volare? Che cosera il famoso Leone Meccanico? Perch non venne mai portato a termine il colossale monumento equestre di Francesco Sforza? Queste sono solo alcune delle domande che potranno avere risposta grazie allinnovativa - e unica nel suo genere - mostra che si appena aperta in una location deccezione: gli Appartamenti del Re nella Galleria Vittorio Emanuele. Tutto nasce dallidea di tre studiosi ed esperti, Mario Taddei, Edoardo Zanon e Massimilano Lisa, che hanno saputo mettere insieme e creare un centro studi e ricerca dedicato a Leonardo, alle sue invenzioni e alla sua attivit, con risultati sorprendenti sia sul fronte delle esposizioni, sia su quello della divulgazione. Leonardo3 (L3) parte di un progetto pi ampio, di un innovativo centro di ricerca la cui missione quella di studiare, interpretare e rendere fruibili al grande pubblico i beni culturali, impiegando metodologie e tecnologie allavanguardia. Sia i laboratori di ricerca sia tutte le produzioni L3 (modelli fisici e tridimensionali, libri, supporti multimediali, documentari, mostre e musei) sono dedicati allopera di Leonardo da Vinci. E i

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www.arcipelagomilano.org risultati sono stati straordinari: L3 ha realizzato il primo prototipo funzionante al mondo dellAutomobile di Leonardo, hanno ricostruito il Grande Nibbio e la Clavi-Viola, il primo modello fisico della Bombarda Multipla, il primo vero modello del Pipistrello Meccanico, il Leone Meccanico e il Cavaliere Robot, oltre a interpretazioni virtuali e fisiche inedite di innumerevoli altre macchine del genio vinciano. Non solo macchine per. Fondamentali per la riscoperta e la creazione dei prototipi sono stati i tanti codici leonardeschi, tra cui il famoso Codice Atlantico interamente digitalizzato, cos come il Codice del Volo, presentato in Alta Definizione, in cui ogni singolo elemento interattivo. E queste tecnologie diventeranno, in futuro, sempre pi utili per studiare manoscritti antichi e fragilissimi, come i diversi Codici e taccuini, gi molto rovinati dallusura e dal passare dei secoli. Una mostra che divertir grandi e bambini, che potranno toccare con mano le macchine e i modellini ricostruiti, testarsi sui touch screen per comporre, sezionare o vedere nel dettaglio, tramite le ricostruzioni 3D, i vari pezzi delle macchine di Leonardo, far suonare la Clavi-Viola e costruire, davvero, un mini ponte autoportante. Una delle ultime sezioni poi dedicata ai dipinti di Leonardo, su tutti la famosa Ultima Cena. Una ricostruzione digitale e una prospettica permettono di ricostruirne strutture e ambienti, di capirne perch Leonardo sbagli di proposito la prospettiva e di approfondire alcuni dettagli. I modelli sono stati costruiti rispettando rigidamente il progetto originale di Leonardo contenuto nei manoscritti composti da migliaia di pagine, appunti e disegni. Il visitatore avr anche la possibilit di leggere i testi di Leonardo invertendo la sua tipica modalit di scrittura inversa (da destra a sinistra). L3 si gi fatto conoscere nel mondo, le mostre sono state visitate da centinaia di migliaia di persone in citt e Paesi come Torino, Livorno, Vigevano, Tokyo, Chicago, New York, Philadelphia, Qatar, Arabia Saudita e Brasile. Occasione imperdibile. Leonardo3 Il Mondo di Leonardo -piazza della Scala, ingresso Galleria Vittorio Emanuele II, fino al 28 febbraio 2014 luglio, orari: tutti i giorni dalle ore 10:00 alle ore 23:00, biglietti: 12 intero, 11 studenti e riduzioni, 10 gruppi, 9 bambini e ragazzi, 6 gruppi scolastici.

LIBRI questa rubrica a cura di Marilena Poletti Pasero rubriche@arcipelagomilano.org Sarah Dunant Sangue e onore. I Borgia
Neri Pozza 2013, pp.576, euro 18
Gioved 21 novembre,ore 18,30 il romanzo verr presentato a Palazzo Sormani, sala del Grechetto,via F. Sforza 7, Milano a cura di Unione Lettori Italiani Milano, nel contesto di Book City "Impeccabile per padronanza di stile , ritmo e istinto" cos definisce questo romanzo The Financial Times a riprova della grande abilit della Dunant di tessere le numerose fila di un romanzo a sfondo storico, di sicuro intrattenimento, non disgiunto dalla qualit. Questo binomio la carta vincente dell'Autrice, che sarebbe riduttivo relegare nella sola prima tipologia del "romance". L'amore per il dettaglio dei costumi del tempo, il Rinascimento italiano, rende i suoi testi assai stimolanti. Essi sono frutto di profondi studi del periodo esaminato come si vede dai numerosi riferimenti bibliografici citati, tutti di autori anglosassoni moderni e gli unici italiani sono Machiavelli e la Bellonci. La Storia del Rinascimento anche oggetto dell'insegnamento universitario della Dunant e il fatto che viva lunghi periodi oltre che a Londra, anche a Firenze l'ha aiutata a entrare nello spirito di quel tempo ... Al punto che dice: "per dodici anni non ho fatto altro che scrivere romanzi ambientati nel Rinascimento italiano, e il nome di una sola famiglia risuonato a lungo nella mia testa .. .i Borgia". E cos accanto ai precedenti The Birth of Venice e The Company of the Courtesan, Le notti di S. Caterina, con questo Sangue e onore l'Autrice termina (per ora) il suo ciclo sul 1400-1500 italiano. Nella "Nota dell'Autore" a fondo testo apprendiamo che la Dunant ha affrontato la storia dei Borgia, (personaggi, nella vulgata, brutali e corrotti), esaminando documenti, lettere, diari, discorsi, che ha inserito nel testo, con l'attenzione puntata pi che sui fatti storici, che fanno da sfondo, sulla verit psicologica delle personalit esaminate, esaltando la loro umanit, eccessiva nel bene e nel male. Ecco allora scorrere sotto i nostri occhi le vicende dei principali attori del romanzo, il papa Alessandro VI, alias Rodrigo Borgia (vicecancelliere di cinque papi, tra i quali Innocenzo VIII di cui fu successore al soglio papale nel 1492, una delle principali cause della Protesta e della Riforma di Lutero) e i suoi quattro figli illegittimi, Cesare, Juan, Jofr, Lucrezia (avuti da Vannozza Cattanei), in un groviglio inestricabile di alleanze, inimicizie, matrimoni di interesse con le pi importanti famiglie italiane come gli Sforza, i Medici, gli Este, gli Orsini, i Della Rovere, gli spagnoli Aragona, con lo spettro incombente dell'esercito francese alle porte della citt santa. Emerge il ritratto di un papa Alessandro VI, spietato, astuto, amorale, tutto teso a ripristinare invano l'ordine in un'Italia divisa in una moltitudine di citt stato, a differenza della realt europea, ove erano gi riconoscibili entit geografiche e politiche definite quali la Francia, la Spagna, l'Inghilterra, la Scozia, il Portogallo. Un papa che ama la Madonna, dedito alle emozioni pi plateali dinnanzi ai suoi figli, come la scena finale del suo pianto dirotto quando in un gelido inverno rincorre con lo sguardo da un finestrone all'altro del suo palazzo romano, la carrozza che porter via per sempre la sua adorata figlia Lucrezia, in viaggio per incontrare il suo nuovo sposo Alfonso D'Este. L'ambizioso,crudele e perverso figlio Cesare (il modello per il Principe di Machiavelli), privo di qualunque afflato religioso: deporr l'odiato abito cardinalizio alla morte oscura del fratello Juan, prediletto del padre, e potr intraprendere la sua carriera di condottiero conquistando, pi con

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l'astuzia e la corruzione che con la forza, le indifese citt del nord come l'Imola dei Sassatelli, la cui facile conquista fa dire al sardonico francese D'Algre "Non c' paese migliore dell'Italia per guerreggiare. Sono tutti cos ... cos ragionevoli quando si tratta di evitare la battaglia"; o la Forl di Caterina Sforza, passionaria e coraggiosa combattente. Indimenticabile la scena del suo incontro con Cesare, quando con voce melodiosa lo attrae subdolamente fin sul ponte levatoio della citt, a tre passi di distanza l'uno dall'altro, per poi indietreggiare con

agile salto quando il ponte comincia ad alzarsi con uno scossone, inducendo l'accorto duca Valentino, alias Cesare,a un rocambolesco salto indietro, oltre i nove passi che lo separano dalla groppa del suo cavallo. E conosciamo infine una Lucrezia Borgia, (iperamata non solo dal padre ma anche dal fratello Cesare dall'inconscio incestuoso), che come molte altre eroine della Dunant esprime una natura contraddittoria, calcolatrice ma indifesa, adescatrice, subdola, ma prona al volere della famiglia, e che solo in un faticoso

percorso di formazione sentimentale alla fine riuscir ad affrancarsi dalla volont prepotente dei maschi della sua famiglia, che la usano per le loro ambiziose alleanze diplomatiche, costringendola a tre matrimoni. Un romanzo sfarzoso questo della Dunant, ricco di dialoghi fluenti e di rimandi alla straripante potenzialit di un periodo d'oro della nostra grande storia, che ha segnato per sempre le traiettorie del mondo occidentale e non solo.

CINEMA questa rubrica a cura di Anonimi Milanesi rubriche@arcipelagomilano.org Gravity


di Alfonso Cuarn [ USA, Gran Bretagna, 2013, 92'] con Sandra Bullock, George Clooney, Ed Harris, Orto Ignatiussen, Phaldut Sharma
Lultimo film americano di fantascienza, blockbuster da 500 milioni di incassi in tutto il mondo -6 milioni di euro in Italia per ora, ma destinati a crescere - ha nel nome la sua caratteristica, il suo contenuto e il suo fascino. Film spettacolare lascia impresse immagini straordinarie e affascinanti, ma soprattutto vere (fornite dalla NASA) dello spazio e della terra: la terra vista da lontano, aurore boreali comprese, e lo spazio visto da vicino. Un film sulla solitudine personale che il vuoto cosmico sottolinea e amplifica. Trama che parte da un episodio verosimile: uno spaventoso incidente trasforma una missione spaziale di routine in un disastro, che costringe i due astronauti superstiti, la dottoressa Ryan Stone (Bullock), donna di scienza, e il cosmonauta navigato Matt Kowalsky (Clooney). a una lotta estrema per la sopravvivenza contro l'ostilit del cosmo e degli eventi imprevedibili, e anche a confrontarsi con se stessi, i propri limiti, traumi e debolezze. Il personaggio di Clooney, molto 'americano', controllato, perfetto e rassicurante, si fa presto da parte, lasciando per insegnamenti e consigli per la sopravvivenza alla dottoressa Ryan, una Sandra Bullock smagrita e intensa che d spessore a un personaggio che insieme fragile e caparbio, duro e commovente, sempre in bilico tra l'arrendersi e il lottare con le proprie risorse. Le riprese estremamente realistiche, coniugate a una fotografia smagliante e agli effetti speciali in 3D di grande impatto e verosimiglianza, creano un'esperienza visiva singolare, e catapultano lo spettatore dentro l'avventura dei personaggi, in una dimensione spaziale parallela che innesca forti emozioni di paura, angoscia e speranza. Cuaron, dopo I figli degli uomini vince la sfida della messa in scena dello spettacolare, e si dimostra abilissimo a confezionare credibili dialoghi sulla fragilit, che reggono anche nel galleggiare e vagare nello spazio profondo. Babette

SIPARIO questa rubrica a cura di E. Aldrovandi rubriche@arcipelagomilano.org Lhistoire de Manon, il soffocamento di una vita indesiderata Balletto neoclassico drammatico in 3 atti e 7 scene [Royal Ballet, Royal Opera House, Covent Garden di Londra, 1974, 107].
Coreografia di Kenneth MacMillan, ripresa da Karl Burnett. Musiche di Jules Massenet, riarrangiate da Martin Yates Scene e costumi di Nicholas Georgiadis Orchestra dellAccademia Teatro alla Scala diretta da David Coleman / Manon Natalja Osipova Des Grieux Claudio Coviello Lescaut Mick Zeni Monsieur Guillot de Monfortaine (G.M.) Massimo Garon Lamante di Lescaut Alessandra Vassallo Madame Monica Vaglietti. Solisti e Corpo di Ballo del Teatro alla Scala.
Con LHistoire de Manon si conclude la stagione ballettistica 2012/13 del Teatro alla Scala di Milano. Un balleto diverso, Manon, rispetto a quelli cui si abituati. Infatti, la principessa del balletto una giovane ragazza charmant, ma amorale [], che ama la vita e non sa resistere al piacere che le offre (Kenneth MacMillan); nessuna nobile fanciulla dai sentimenti puri e dalla accettazione dignitosa e determinata della sciagura. Manon, nonostante ami sinceramente il cavaliere Des Grieux (giovane, benestante

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www.arcipelagomilano.org studente), non accetta la propria condizione di povera e con tutti i mezzi cerca lappoggio pi vanta ggioso. Il balletto si configura come una prova molto complessa per i due protagonisti, non solo a livello tecnico, ma soprattutto a livello interpretativo. Nei tre atti e quasi in ogni scena i caratteri dei personaggi cambiano, non si comportano in modo razionale e consequenziale, ma per istinti, illogicit e utilitarismo. Manon si mostra adolescentemente compiaciuta delle attenzioni di pi uomini nel primo atto, maliziosa, frivola e impertinente durante la festa a luci rosse di Madame tipica situazione di una Francia del XVIII secolo nel secondo atto, ruoli in cui la splendida Natalja Osipova stata eccellente (essendo il suo cavallo di battaglia il ruolo della vivace e spensierata Kitri nel Don Chisciotte, nonch la variazione della eslposiva gitana Esmeralda). Nel terzo atto, quando Manon e Des Grieux sono deportati oltreoceano nella colonia della Louisiana per laccusa di omicidio, Manon da burattinaia di uomini diventa burattino e, delirante e febbricitante, confessa il proprio amore al sempre fedele Des Grieux con un pathos e una forza espressiva che Osipova ha saputo perfettamente instillare empaticamente negli spettatori. Nel suo primo debutto nel ruolo di Des Grieux, Coviello ha dimostrato una grande abilit nel sentire lintimo mutevole del personaggio. Des Grieux un ingenuo amante nel primo atto: da questa originaria comunione di ingenuit su due livelli diversi di Des Grieux e di Manon nasce il vero amore che lega i due personaggi. Alla festa di Madame diventa ombroso, rude e geloso nel vedere la propria Manon perfettamente a suo agio tra le fatue glorie di gioielli e pellicce di Monsieur G.M.. Nel finale Des Grieux diventa profondo e drammatico, arriva a commettere lomicidio del carceriere che approfitta di Manon, fino a perdere la propria amata tra le sue stesse braccia nellappestata e malarica palude della foce del Mississippi. Coviello riuscito a mostrare al pubblico le sfaccettature del personaggio, grazie a una mirabile tecnica e una grande abilit mimica. I danzatori sono stati eccellenti nellesprimere e imprimere allo spettatore quello che, secondo me, il vero fil rouge dellintreccio de LHistoire de Manon: il senso di soffocamento. Soffocante la povert per Manon e suo fratello Lescaut, che per uscirne si dedicano ad attivit illecite (prostituzione lei, rapine e omicidi lui); soffocante lincapacit di Des Grieux di accontentare Manon nelle sue venalit; soffocanti sono Monsieur G.M. e Madame che nei loro saloni chiusi e soffocanti riescono a raggirare tutti i personaggi, facendo leva proprio sul punto debole dellinsofferenza soffocante alla povert (splendido e abilissimo in questo stato Massimo Garon nei panni del ricco spregiudicato); soffocanti sono il cortile della locanda parigina e le paludi della colonia americana, che hanno dato inizio e fine alla Storia di Manon. Domenico G. Muscianisi Teatro alla Scala di Milano, spettacolo del 10 novembre 2013.

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BASILIO RIZZO: MILANO IL SISTEMA LIGRESTI-CANCELLIERI IERI, OGGI , DOMANI https://www.youtube.com/watch?v=CzKJqR0z-bU

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