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Luca Beltrami Gadola SINDACO PISAPIA CHIEDICI SE SIAMO FELICI Valentino Ballabio LE PEDINE DI PISAPIA E LA MOSSA DEL CAVALLO Francesco Silva TRA PUBBLICO E PRIVATO: LA BUONA "GOVERNANCE" Eleonora Poli NON SOLO CORSERA. GIORNALISTI, MA QUALI PRIVILEGI Antonio Piva
IL GRANDE NUSEO DEL DUOMO DI MILANO: UNO SPAZIO DI FASCINO
Giorgio Fiorese RINASCIMENTO MILANESE: VILLA SIMONETTA E BERNARDO LUINI Martino Liva TORNA BOOK CITY, CON LA GIUSTIZIA E LE CARCERI IN APERTURA Franco D'Alfonso PER I CATTIVI MARINAI IL VENTO NON MAI AMICO Elisabetta Strada BILANCIO IN CONSIGLIO: DEMOCRAZIA O FOLLIA Rita Bramante BOOK CITY: MARATONA DI LETTURA A MILANO Isabella Steffan EXPO PER TUTTI: PARTIAMO DAL DUOMO? Luciano Crespi ARREDO URBANO O "INTERNI URBANI"?
rubriche di attualit CINEMA - Anonimi milanesi MUSICA - a cura di Paolo Viola ARTE - a cura di Virginia Colombo LIBRI - a cura di Marilena Poletti Pasero SIPARIO - E. Aldrovandi - D. G. Muscianisi www.arcipelagomilano.org
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nell'immobilismo rettilineo dell'assetto istituzionale e amministrativo attuale la causa delle numerose disfunzioni oggettive (condizioni di disagio nei quartieri sopratutto periferici) e soggettive (ripiegamento nelle rimostranze di piccolo raggio o peggio nell'apatia e indifferenza di non pochi gruppi di cittadini). Ci tanto pi grave a Milano dove il blocco di ogni prospettiva di seria di trasformazione verso una forma metropolitana, oltre a ostruire la riforma nel resto della regione (vedi la fuga dei lodigiani e dei monzesi) e del Paese, ricade pesantemente sulla propria possibilit di autentico e funzionale decentramento. Resta infatti invariata la fittizia ripartizione in nove circoscrizioni di cartapesta, costrette per loro stessa ammissione a far da tramite tra le istanze del territorio e il potere vero, centralizzato fin dai tempi dell'annessione dei Corpi Santi e dei comuni circostanti avvenuta a cavallo dei due secoli precedenti. Utile allora a favorire i commerci dentro un'ampia cinta daziaria ma (a quarant'anni esatti dalla riforma Preti che abol l'antica gabella comunale!) oggi del tutto anacronistica sia verso l'area metropolitana esterna, sia verso il proprio interno: segnata-
mente le zone e i quartieri periferici. I quali ultimi, privi di un riferimento politico-amministrativo costante in loco, rischiano emarginazione e abbandono, non sanati dai pur encomiabili ma isolati interventi di questo archi-star o di quel superassessore. Eppure basterebbe sollevare di poco lo sguardo verso i tanti medi comuni dell'hinterland e della seconda fascia che, grazie sopratutto alla assidua partecipazione reciproca tra amministratori e amministrati, hanno saputo trasformare i quartieri dormitorio degli anni della grande immigrazione in moderne cittadine dotate di servizi, verde pubblico attrezzato, vivace aggregazione sociale. Essi caso mai mancano dell'effetto opposto, ovvero la capacit di coordinare gli interventi e sovra-ordinare il governo del territorio, della mobilit, delle risorse ambientali. (In questo senso si segnalano particolarmente Monza e Sesto S. Giovanni, spesso ritenentesi cittstato, rinchiuse rispettivamente nel liturgico rito romano e nel nostalgico mito stalingradiano). Pertanto non si vedono, a mandato inoltrato dell'Amministrazione milanese, segni politici significativi al di la degli ennesimi studi, consulen-
ze, assessorati e incarichi dirigenziali dedicati che annuncino un assetto istituzionale moderno, innovativo da noi ma ben consolidato e collaudato nel resto d'Europa. Il destino della Citt metropolitana passivamente affidato agli improbabili conati romani di riforma istituzionale e costituzionale. Il mediocre e confuso ddl Del Rio naviga in Parlamento tra velleit di abolizione/svuotamento delle province e rocciose resistenze corporative. In ogni caso rimanda alla stesura di uno Statuto (ovviamente entro i fatidici sei mesi!) su cui a Milano e dintorni non si vede neppure l'avvio di una discussione di merito. Le pur puntuali proposte elaborate da qualche volonteroso nel corso delle partecipative fabbriche, officine, cantieri, ecc. delle passate tornate elettorali vengono ignorate a prescindere, in attesa della prossima chiamata alla collaborazione popolare. A proposito: esauriti con la perdurante crisi manifatturiera tutti i luoghi produttivi noti, cosa si inventer? (salvo passare all'agricoltura: orti, serre, fioriere, ecc.).
www.arcipelagomilano.org quello privato, cos che l'eventuale subalterneit dell'azionista rispetto allo stakeholder lede gli interessi del primo e di conseguenza la possibilit di sviluppo prospettico della societ, stante l'incapacit delle amministrazioni pubbliche di accompagnare le politiche aziendali di sviluppo. Da questa eventuale negligenza non trae dunque gran giovamento neppure l'amministrazione pubblica. Ma torniamo al punto. Se l'azionista/stakeholder pubblico si fa carico di interessi pur sempre collettivi, ma in qualche misura difendibili autonomamente da soggetti diversi dall'amministrazione pubblica si pensi al sindacato in realt esonda, svolgendo un ruolo di per s improprio. Diverso il caso degli interessi effettivamente pubblici, come l'ambiente, o l'attenzione al territorio e alla cittadinanza. Qui l'elemento dirimente una valutazione: preferibile incidere sulle scelte per via contrattuale, tramite contratti di servizio o accordi di vario genere e farli rispettare, oppure esercitando proprio ruolo di azionista nei consigli di amministrazione, essendo peraltro consapevoli che si potrebbero in tal modo ledere gli interessi dello stesso azionista? Forse non solo per via di Freud, ma anche per un'oggettiva scarsa conoscenza dei meccanismi societari i politici privilegiano la seconda soluzione. La mia convinzione invece che la prima via sia preferibile, anche se richiede un'amministrazione ben organizzata. Tuttavia, se si pensa o si costretti a pensare diversamente, bisognerebbe allora essere consapevoli che la societ trova una maggiore chiarezza gestionale quando non mescola voci politiche e private dissonanti in un unico consiglio di amministrazione. Meglio sarebbe disporre di ambiti separati, come offre il sistema dualistico.
www.arcipelagomilano.org que, in qualunque modo possibile, di mettere piede in una redazione, magari anche lavorando quasi gratis (non sarebbe meglio gratis del tutto?). In fondo scrivere sempre un bel lavoro e, lo si ripete allinfinito, da cosa nasce cosa, a qualcuno andata bene Pi che altro in pa ssato, per, difficilmente ora. Su questo equivoco, che il lavoro del giornalista sia tanto ambito e, in un futuro sempre pi incerto, anche ottimamente retribuito, si arrivati allo svilimento di una rappresentanza significativa di questa professione: limmensa categoria del giornalista medio. Di svilimento si tratta, perch pagare cos poco un lavoro intellettuale induce inevitabilmente a ridurre limpegno e a far scadere la qualit, a contrarre il tempo dedicato alla stesura di un testo, ad attingere da Internet senza verifiche minime delle fonti. Perch di fronte a certi compensi, lunica temporanea scappatoia puntare sulla quantit, sempre che sia possibile moltiplicare le pubblicazioni a proprio nome per guadagnare di pi. Altro aspetto preoccupante che non sono coinvolti solo i giovani alle prime armi, i praticanti, i neofiti, bens tantissimi professionisti con decenni di esperienza che per qualsiasi motivo non sono pi fissi nelle redazioni. Mi domando quale sia la soluzione, se un Ordine o una Federazione Nazionale della Stampa non possano considerare questa come priorit assoluta. La difesa dei compilatori di giornali (rubo lespressione ad Antonio Franchini, dal suo libro Labusivo dedicato a Giancarlo Siani) che lavorano con retribuzioni ridicole e da un giorno allaltro possono non venire pi chiamati a scrivere pezzi. Fatto sta che se qualche anno fa un freelance poteva vivere del proprio lavoro, ora ci concesso a pochi di loro. Sarebbe interessante un confronto con le altre professioni, con altri lavoratori autonomi, spesso non per scelta o per idiosincrasia verso la condizione di dipendente, ma per necessit e direzione obbligata: come architetti, consulenti, ricercatori universitari con o senza contratto, avvocati; questi ultimi, soprattutto in alcune regioni italiane, lavorano per anni senza stipendio n rimborso spese negli studi - per fare esperienza anche dopo avere superato lesame di Stato. Tornando ai giornalisti, come convincere gli editori ad applicare equi compensi in cambio di un lavoro di cui hanno comunque assoluto bisogno per riempire pagine cartacee o virtuali? Possiamo rimproverare al settore, almeno a una parte di esso, di avere per decenni sprecato risorse, spesso a vantaggio di professionisti supertutelati sotto ogni aspetto. Ma quanto sta succedendo ora lesatto opposto e comunque non stanno pagando le stesse persone che hanno usufruito in passato di agevolazioni e vantaggi economici. Sono questi i motivi per cui rimango un po scettica di fronte allappello dei giornalisti del Corriere, pur legittimo e nellottica del bene comune. Trovo fin troppo facile, per chi ha lanciato la petizione, correre anche sulle note della memoria, smuovere le corde emotive di tutti coloro che identificano il giornalismo milanese con il Corriere della Sera. Mentre intorno i colleghi di altre redazioni, o di nessuna redazione, si dibattono in problemi quotidiani dal valore molto meno simbolico.
IL GRANDE MUSEO DEL DUOMO DI MILANO: UNO SPAZIO DI FASCINO Antonio Piva
Sono stato tra le prime persone del pubblico a entrare negli stessi spazi rinnovati di questo grande Museo che ricordavo nella versione proposta dallarchitetto Reggiori nel 1953. I tempi da allora sono molto cambiati, come del resto gli interessi del pubblico cui gli spazi e i contenuti si rivolgono. Anche se le opere del Museo del Duomo sono le stesse di allora, nellesposizione di Guido Canali tutto cambiato. Cambiano lorganizzazione dello spazio, i percorsi destinati al pubblico, levidenza delle opere esposte, la cucitura degli spazi che, appartenendo a epoche diverse, si susseguono con tutte quelle variazioni dimensionali e di dettaglio che le rendono differenti e uniche. Cambia lilluminazione e di conseguenza gli effetti provocati dai fasci di luce artificiale che esaltano le ombre dei modellati i luccichii dei metalli, i bagliori dei bianchi delle pietre e dei marmi. Canali introduce un pavimento grigio di cemento che uniforma tutte le superfici di calpestio, si sbarazza dei marmi di Reggiori con un atto di coraggio. Con pendenze diverse regolarizza i dislivelli lasciando poi alle pareti, dove possibile, le loro finiture dorigine, concentrando lattenzione sulle opere, molte, diverse tra loro, importanti per origine e fattura. Lungo il percorso si presenta uno spettacolo. Le presenze delle statue come quella di Santa Agnese, marmo di Carrara del 1491, oppure di SantAgapito, marmo di Candoglia del 1605, oppure ancora della grande testa in rame dorato dellOnnipotente, appaiono come figure di un dramma, personaggi che quasi potresti toccare tanto sono vicini osservabili in ogni dettaglio. I tagli diagonali introdotti negli spazi facilitano prospettive che concentrano lattenzione in particolare sulle opere pi significative non da ultimo sul grande modello del Duomo entrato nella memoria dei piccoli di allora che entrer di buon grado anche nella memoria dei piccoli visitatori di oggi. Nella sala in cui sono esposte le oreficerie trionfano gli ori e le pietre preziose, come nella saletta ovale si susseguono le vetrate dellApocalisse e di San Giovanni Evangelista della seconda met del XV secolo. Le piccole sculture di gesso sono raccolte ed esposte come in una libreria e la saletta di passaggio in cui sono inserite offre un insieme leggibile con un colpo docchio. Canali attento ai dettagli, sa scegliere i materiali poveri che a volte trasforma in qualcosa di prezioso. Ha sempre lavorato senza seguire le mode e senza protagonismi a Parma nella Pilotta, a Siena nel Museo Archeologico e in altre occasioni in cui si distinto per la misura dei suoi interventi. Ha lavorato quasi sempre con Italo Lupi che ha curato con la stessa misura ed eleganza la parte riguardante la comunicazione. Tutto questo comunque lascia aperte ancora osservazioni e dubbi su alcune scelte. Lorganizzazione funzionale dello spazio sembra a volte penalizzare alcune destinazioni come quella dellingresso troppo angusto per lo svolgimento dellaccoglienza, come del resto molti passaggi possono sembrare troppo esigui per rendere fluido il percorso di scolaresche e dei gruppi. Un amico mi ha fatto notare come possa essere pericolosa la piccola e bassa transenna che delimita i percorsi. Altri hanno espresso dubbi sulla rinunzia della luce naturale che avrebbe in alcuni casi permesso una comunicazione visiva con lesterno, anche verso il
www.arcipelagomilano.org Duomo nelle due ultime salette alluscita. Posso condividere alcune di queste osservazioni cui non ho dato peso eccessivo. Al termine della mia visita al museo ho incontrato Canali e Lupi cui ho affidato il senso del piacere del benessere che mi veniva dal loro lavoro. Il benessere ha a che fare anche con lottimismo che a volte vacilla per le realizzazioni modeste che invadono la citt e fanno stare male. Il loro lavoro invece contribuisce alla conciliazione perch oltre a tutto traspare impegno nel fare, sensibilit, entusiasmo che mette alla prova e ogni volta invita a superare inevitabili errori con animo dubbioso e disponibile a una nuova ricerca.
www.arcipelagomilano.org Confraternita di Santa Corona, dedita ad assistenza e cura; quindi, dopo quellanno, potrebbe essere stato smembrato. Solo 2 sono le Stazioni sicure: la 5, la Deposizione (laffresco oggi in restauro) e la 3, lEcce Homo. Questo era un affresco sul fronte esterno della Cappellina e fu distrutto dalle bombe del 43 (gli studiosi, stranamente, hanno ignorato questopera, non eccelsa, forse di un aiuto). Possibile (se non probabile) era la Stazione 1: in quegli anni, Bascap aveva commissionato a Zenale anche un Cristo deriso (passato nel 1830 ai Borromeo), un capolavoro. Binaghi e Stefania Buganza, importanti studiose, lo propongono giustamente come immagine di devozione della Confraternita di Santa Corona, fondata nel 1497, alla quale Bascap lavrebbe donato subito, ben prima di morire. Qui invece sipotizza che Bascap si sia tenuto il Cristo deriso per almeno otto anni, nella Cappellina o in un locale della Villa; e che solo successivamente sia passato al Santa Corona, in eredit. Perch questipotesi? Basta osservare lEcce Homo bombardato. Cristo e il suo aguzzino sembrano appena usciti dal Cristo deriso Borromeo: stesse pose, stessi dettagli e vestimenti dei due personaggi, in particolare del Cristo. Sulla Stazione 2 ci si pu solo sbilanciare: potrebbe essere la Flagellazione (Nrodn Muzeum, Praga) o assomigliare a questa. La Stazione 4, Crocifissione, la si tralascia. Si pu passare ora al confronto tra i due Cicli, escludendo solo le Stazioni 4 e 5, ovvero le due Crocifissioni e le due Deposizioni, cercando gli imparentamenti nelle altre tre. Personalmente, mi sento di sostenere che Luini riprende pi o meno nettamente - tipo, schema e posa dei due episodi zenaliani di inizio 500, Ecce Homo e Cristo deriso: questultimo soggetto, poi, Luini non lo riprende solo qui, ma in altre due opere. Mentre le somiglianze tra le due Flagellazioni, pur evidenti, sono meno valutabili: chissamai che siano frutto di collaborazione o che addirittura limprestito sia inverso. Concludo: si pu pensare di risarcire (almeno parzialmente) la Cappellina di tutti i danni e le incurie che ha subito nel secolo scorso, e anche prima? Alluopo, potrebbero servire queste ipotesi? Fermandomi qui, sottolineo solo quanto divertente studiare la pittura del nostro Rinascimento.
(Politecnico di Milano)
www.arcipelagomilano.org questo senso, sembrano accadere, a Milano. Anche per la buona volont dellamministrazione Comunale che, nellottobre del 2012, durante la seduta straordinaria del Consiglio Comunale, tenutasi proprio a San Vittore, istitu il Garante dei diritti delle persone private della libert personale. Ora il Book City Milano, che ha il merito di far luce sullimportanza delle parole. Poi, a fine novembre, con il Sindaco e il Presidente della sottocommissione carceri, una nuova proiezione pubblica del documentario Levarsi la cippa dagli occhi. Leggere e scrivere aspettando la libert di Carlo Concina e Cristina Maurelli. Piccoli passi, come ha scritto Ermanno Olmi ai detenuti, per aiutarsi in solidariet. E per riflettere sullarticolo 27 della Costituzione, spesso tradito, talvolta addirittura dimenticato.
www.arcipelagomilano.org logica fa fatica a comprendere come ci possano essere delle variazioni in soli 15 giorni. Ma la gestione finanziaria pubblica necessita di questi passaggi. E le tempistiche della ratio naturale della societ civile non corre alla stessa velocit di quella pubblica. Terzo paradosso: il bilancio fatto con queste premesse sarebbe dovuto essere un bilancio semplice da approvare in quanto speso al 70% e con poche possibilit di modifiche. Quarto: la Lega presenta oltre 600 emendamenti. Gli altri gruppi pochi. Quinto: dopo che viene deciso di contingentare i tempi, per la necessit di chiudere il bilancio e stilare i mutui per far partire le opere pubbliche del 2013. Lopposizione si inventa una trappola intelligente per tenere in scacco la maggioranza: presentare 5/7 "subemendamenti" per emendamento. Gli emendamenti non vengono neppure presentati a voce, onde evitare di far scendere il tempo contingentato a disposizione con gli interventi programmati, ma di mantenerli tutti. Ogni emendamento viene altres presentato con un "ordine dei lavori" sul quale si pu intervenire. Viene utilizzato questo strumento per discutere l"emendamento" ma facendolo passare come "ordine dei lavori". Questa modalit mette in scacco la maggioranza. Non si hanno strumenti per sbloccare la situazione. Durante la prima nottata vengono approvati una decina di emendamenti soltanto. Sesto: non esiste nel Regolamento Comunale una regola che limiti il numero degli ordini del giorno. Ogni intervento pu essere di 15 minuti. Ogni emendamento presentato deve ottenere un parere della Giunta, prima di essere votato. Lopposizione decide di sfoderare un altro trucco per far perdere tempo. Non prendere parte al voto. Di nessun emendamento. Per regolamento il Presidente dopo ogni voto deve dichiarare quanti sono stati i voti a favore, i contrari e gli astenuti. Poi affermare ad alta voce una sorte di appello dei Consiglieri che non hanno partecipato al voto ma erano presenti in aula. Per metterlo a verbale. Un rito che si ripete per tutti i circa 200 emendamenti che sono stati votati. In 6 giorni. In oltre 100 ore. Sesto: tuttavia esprimo complimenti politici allopposizione per aver trovato la smagliatura del regolamento che ha loro permesso di mettere in scacco la maggioranza. Una modalit di gestione consigliare che pu inchiodare la parte governante in eternit. I subemendamenti non hanno un limite, possono essere presentati in continuazione. Gli ordini del giorno possono essere infiniti. Settimo: i cittadini con cui ho parlato in questi giorni si chiedono come sia possibile una maratona di questo tipo. I cittadini che hanno buonsenso si rendono conto della follia di questa situazione. Non capiscono il motivo di dover stare in Consiglio di notte a discutere. Non si capisce perch si debba rimanere bloccati per giorni, come se si fosse in galera, senza poter uscire dallaula consigliare per timore di far cadere il numero legale, e buttare a mare tutta la fatica fatta fino a quel momento. Credo si debba modificare il Regolamento del Consiglio Comunale e su questo non ci sono dubbi. Va modificato in unottica di miglioramento e efficentamento del lavoro del Consiglio., nel rispetto dellintel ligenza umana, della democrazia e del senso del pudore. Ma soprattutto con il Regolamento si pu garantire tutela della minoranza e il rispetto della governabilit. Senza aver paura di cambiare qualcosa rispetto al passato. Senza dover sempre rimanere legati a delle esperienze antiche. Credo sia fondamentale il rispetto della diversit. Il rispetto di poter esprimere le proprie istanze, che devono essere diverse e rappresentare tutte le facce della citt. Ma credo fortemente anche nel confronto serio e costruttivo. Un confronto che permetta la governabilit ma con lascolto delle istanze degli altri. Un confronto rispettoso che non pu che portare a un miglioramento dellidea o del progetto. Un confronto che non venga strumentalizzato n si basi sulla demagogia. Ma sia un cammino democratico verso la visione della citt. Mi viene spontaneamente una domanda. Se alla fine alla Lega non fosse prevalso il buon senso e il senso di responsabilit, avrebbe potuto bloccare lo svolgimento dei lavori fino a Natale. Ma logico tutto questo? Questa modalit di far politica con unimpostazione vecchia, follia o democrazia?
www.arcipelagomilano.org fruizione dellopera, il Silent reading, che consiste nell'ascolto di brani letti dagli autori di Nobook recepiti attraverso cuffie wireless. Obiettivo la lettura come intimit sonora, al riparo da distrazioni e disturbi acustici esterni. Accanto al Silent reading anche la pratica del gruppo Donatori di voce, sviluppatasi a Vicenza, che prevede la formazione e laccompagnamento di unattivit di lettura ad alta voce presso i reparti di pediatria e di oncologia. I migliori prodotti di editoria digitale saranno premiati nella prima edizione dei LibrInnovando awards, vetrina per la presentazioni di start-up innovative e creative dal mondo delleditoria e per lindividuazione del Prodotto editoriale digitale dellanno. E ancora spazi di confronto con esperti del Politecnico per riconoscere quali siano gli elementi che rendono appetibile una copertina, non solo in libreria, ma anche in uno store on line e quali siano le differenze tra progettare una copertina di carta e una cover di bit; e dibattiti sulle caratteristiche liquide di un testo digitale e su come pu cambiare lapprendimento attraverso linterazione del multitouch. Oltre cinquecento appuntamenti per tutti i gusti invadono la citt. Da gioved 21 a domenica 24 novembre per l'intera giornata.
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www.arcipelagomilano.org Milano sta lavorando per un turismo accessibile a tutti, in vista di Expo? Esperta in ergonomia e Design for All
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ARTE questa rubrica a cura di Virginia Colombo rubriche@arcipelagomilano.org Musica e grandi emozioni per i Visitors di Ragnar Kjartansson
The Visitors, la mostra installazione di Ragnar Kjartansson allHangar Bicocca, una di quelle ormai rare mostre-esperienze darte che lasciano davvero qualcosa allo spettatore, che commuovono e che ci fanno sentire parte di qualcosa, di unesperienza lirica ed emoziona nte. Lartista islandese, gi affermato sulla scena internazionale e sperimentatore di vari linguaggi, come la musica, il teatro e il cinema, propone una grande e suggestiva installazione di nove video proiezioni in scala 1:1, per una mostra di grandissimo successo che stata prorogata fino al 5 gennaio 2014. The Visitors, il cui titolo rimanda allultimo e malinconico album degli ABBA, racconta una storia musicale. Nove musicisti diversi, tutti amici di Kjartansson, cantano e suonano visivamente in contemporanea per pi di unora, ognuno con il proprio strumento, la stessa canzone, una poesia intitolata Feminine Ways, composta dallex moglie dellartista e musicata da Kjartansson stesso. I musicisti, tra cui le sorelle fondatrici della band Mm e alcuni membri dei Sigur Rs, sono ripresi da una videocamera fissa, allinterno di nove stanze differenti, tutte parte di una antica e malinconica dimora di propriet della famiglia Astor, nellUpstate di New York. In uno dei video, in cui viene ripresa lottocentesca veranda della casa, sono presenti anche alcuni dei proprietari stessi, che interpretano una
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www.arcipelagomilano.org sorta di coro e di accompagnamento vocale. Le nove tracce audio e video sono girate separatamente, ma vengono proiettate in contemporanea sui grandi schermi, per far s che lo spettatore venga circondato, nonch reso partecipe, di questa straordinaria performance ed esperienza sensoriale. Non solo la melodia straziante e commovente in alcuni momenti, ma anche la fotografia delle scene, che sembrano tableaux vivant daltri tempi, riesce a proiettare lo spettatore al centro di questa situazione, estraniandolo totalmente dalla realt quotidiana che lo aspetta dietro la porta dingresso. Figura trainante dellintera opera proprio lartista stesso, che canta, accompagnato da una chitarra, in una vecchia vasca da bagno, facendo da direttore dorchestra a questo improbabile e suggestivo coacervo di artisti islandesi che tramite cuffie, seguono il ritmo, suonano, cantano, e sono parte dellopera. Kjartansson non nuovo a questo tipo di operazioni, che vogliono esprimere concetti per lui fondamentali: la forza della musica, le sensazioni e le connessioni psicologiche che una melodia pu creare, larte come forza di collaborazione tra diverse persone ed elementi, lamore per la performance. Si potrebbe dire molto altro. In realt meglio lasciar la magia e la sorpresa della scoperta di questopera, cos forte emozionalmente e di grande impatto emotivo. In contemporanea sar possibile visitare la mostra Islands, di Dieter Roth e Bjorn Roth, artisti tedeschi, padre e figlio, maestri dellaccumulazione e del creare opere in cui si uniscono pittura, scultura, fotografia, video ed editoria. Senza dimenticare una serie di opere fatte interamente di zucchero e cioccolato, inediti busti ritratto dartista. Ragnar Kjartansson The Visitors a cura di Andrea Lissoni e Heike Munder. La mostra riaprir gioved 5 dicembre. prorogata fino al 5 gennaio 2014. Dieter Roth Bjrn Roth - Islands a cura di Vicente Todol Fino al 9 febbraio 2014 HANGAR BICOCCA via Chiese 2 Orari: Lun-mar-merc: chiuso Gioven-sab-dom: 11-23 Entrata gratuita
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www.arcipelagomilano.org ha saputo trasformare un materiale difficile come il marmo in qualcosa di tenero e seducente. Lillusione della carne e della sensualit infatti il tema intorno a cui si sviluppa la prima sezione, nella quale sono raccolte alcune opere giovanili e di stampo classico. Protagonista indiscusso di questa prima parte Il bacio, che spicca, anche per dimensioni, su tutta la sala, e che fece scalpore nella Francia di fine Ottocento per la libert e la sensualit dei due amanti colti in un gesto proibito. La seconda sezione propone alcune fra le sculture pi conosciute di Rodin e dimostra la piena maturit del maestro anche dal punto di vista della capacit di elaborazione delle figure che emergono dai candidi blocchi di pietra. Accanto a ritratti di grande intensit, lontani dalla fredda precisione dinizio carriera, come il busto dedicato alla compagna di una vita Rose Beuret, si alternano richiami alleros e alla disinibita r icerca formale ed estetica del maestro, manifestando la sua necessit di tentare nuovi percorsi scultorei. Qui le commoventi Mains damant sono un richiamo lirico allamore e alla sensualit, ma lasciano gi pienamente comprendere il lavoro di recupero della tradizione che Rodin conduce insieme allaffermazione di una nuova idea di scultura. La poetica dellincompiuto caratterizza la terza sezione dove c il trionfo del non finito, espediente che rimanda immediatamente a Michelangelo e che Rodin rielabora in una chiave di assoluta novit. Una mostra che spiega anche la modernit del pensiero di Rodin, gi conscio dellimportanza di avere opere darte riproducibili e che chiama a lavorare con alcuni tra i pi valenti maestri lapicidi dellepoca, diretti e indirizzati proprio da Rodin stesso nel creare e sbozzare marmi preziosi. Scrive Aline Magnien conservatore capo del patrimonio del Muse Rodin di Parigi: Se la mano dello scultore fondamentale per i suoi interlocutori, evidente come Rodin tenga separate le cose: da una parte lideazione e il modello, di cui si assume la piena responsabilit, dallaltra lesecuzione, aperta mente delegata e alla quale non esita a far partecipare il committente, a cui lascia talvolta scegliere il titolo che preferisce. Rodin era considerato un maestro ineguagliabile, i contemporanei dicevano che davanti a lui la materia tremava. Dominatore di quella stessa materia, il marmo gli permetteva di studiare la luce e la vita, cos come il bronzo era strumento per studiare le ombre. E alcuni marmi sembrano vivi davvero, sembrano scavare e farsi strada tra la materia grezza e incompiuta di alcune opere, e che a fatica fa emergere volti di fanciulle, amanti abbracciati, mani che si rivolgono al cielo. Rodin il marmo, la vita Palazzo Reale - Sala delle Cariatidi Fino al 26 gennaio 2014 Orari Luned dalle 14.30 alle 19.30 Marted, mercoled, venerd, domenica dalle 9.30 alle 19.30 Gioved e sabato dalle 9.30 alle 22.30 Biglietti: Intero 11,00, Ridotto 9,50
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www.arcipelagomilano.org pi famose di Warhol, una Marilyn blu che venne colpita da un proiettile in piena fronte, sparato senza motivo da unamica dellartista nel 1964. Da quella data lopera venne chiamata, per lappunto, Blue Shoot Marilyn. Ennesimo esempio del circo che circondava lartista e che lui osservava quasi in disparte, dietro i suoi occhiali da sole e al riparo di una parrucca argentata. Warhol, dalla collezione Peter Brant Palazzo Reale fino al 9 marzo 2014 Orari: Luned: 14.3019.30 Dal marted alla domenica: 9.3019.30 Gioved e sabato: 9.30-22.30 Prezzi: Intero 11 euro, ridotto 9,50 euro.
Josef Albers. Sublime optics, Milano, Fondazione Stelline (corso Magenta 61), fino al 6 gennaio 2014, orario di apertura: dalle 10 alle
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www.arcipelagomilano.org zo, con liperrealismo di Chuck Close e il Nouveau Realisme di Raysse. In un mondo in cui siamo bombardati di immagini e i nostri autoritratti impazzano sui social network, la mostra del Pompidou aiuta a contestualizzare e a comprendere perch questa fame di immagini ci , forse, scaturita. ll Volto del '900. Da Matisse a Bacon - I grandi Capolavori del Centre Pompidou Palazzo Reale Fino al 9 Febbraio 2014 Prezzi: Intero 11 euro, ridotto 9,5 euro. Luned 14.30-19.30; da Marted a Domenica 9.30-19.30; Gioved e Sabato: 9.30-22.30
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www.arcipelagomilano.org risultati sono stati straordinari: L3 ha realizzato il primo prototipo funzionante al mondo dellAutomobile di Leonardo, hanno ricostruito il Grande Nibbio e la Clavi-Viola, il primo modello fisico della Bombarda Multipla, il primo vero modello del Pipistrello Meccanico, il Leone Meccanico e il Cavaliere Robot, oltre a interpretazioni virtuali e fisiche inedite di innumerevoli altre macchine del genio vinciano. Non solo macchine per. Fondamentali per la riscoperta e la creazione dei prototipi sono stati i tanti codici leonardeschi, tra cui il famoso Codice Atlantico interamente digitalizzato, cos come il Codice del Volo, presentato in Alta Definizione, in cui ogni singolo elemento interattivo. E queste tecnologie diventeranno, in futuro, sempre pi utili per studiare manoscritti antichi e fragilissimi, come i diversi Codici e taccuini, gi molto rovinati dallusura e dal passare dei secoli. Una mostra che divertir grandi e bambini, che potranno toccare con mano le macchine e i modellini ricostruiti, testarsi sui touch screen per comporre, sezionare o vedere nel dettaglio, tramite le ricostruzioni 3D, i vari pezzi delle macchine di Leonardo, far suonare la Clavi-Viola e costruire, davvero, un mini ponte autoportante. Una delle ultime sezioni poi dedicata ai dipinti di Leonardo, su tutti la famosa Ultima Cena. Una ricostruzione digitale e una prospettica permettono di ricostruirne strutture e ambienti, di capirne perch Leonardo sbagli di proposito la prospettiva e di approfondire alcuni dettagli. I modelli sono stati costruiti rispettando rigidamente il progetto originale di Leonardo contenuto nei manoscritti composti da migliaia di pagine, appunti e disegni. Il visitatore avr anche la possibilit di leggere i testi di Leonardo invertendo la sua tipica modalit di scrittura inversa (da destra a sinistra). L3 si gi fatto conoscere nel mondo, le mostre sono state visitate da centinaia di migliaia di persone in citt e Paesi come Torino, Livorno, Vigevano, Tokyo, Chicago, New York, Philadelphia, Qatar, Arabia Saudita e Brasile. Occasione imperdibile. Leonardo3 Il Mondo di Leonardo -piazza della Scala, ingresso Galleria Vittorio Emanuele II, fino al 28 febbraio 2014 luglio, orari: tutti i giorni dalle ore 10:00 alle ore 23:00, biglietti: 12 intero, 11 studenti e riduzioni, 10 gruppi, 9 bambini e ragazzi, 6 gruppi scolastici.
LIBRI questa rubrica a cura di Marilena Poletti Pasero rubriche@arcipelagomilano.org Sarah Dunant Sangue e onore. I Borgia
Neri Pozza 2013, pp.576, euro 18
Gioved 21 novembre,ore 18,30 il romanzo verr presentato a Palazzo Sormani, sala del Grechetto,via F. Sforza 7, Milano a cura di Unione Lettori Italiani Milano, nel contesto di Book City "Impeccabile per padronanza di stile , ritmo e istinto" cos definisce questo romanzo The Financial Times a riprova della grande abilit della Dunant di tessere le numerose fila di un romanzo a sfondo storico, di sicuro intrattenimento, non disgiunto dalla qualit. Questo binomio la carta vincente dell'Autrice, che sarebbe riduttivo relegare nella sola prima tipologia del "romance". L'amore per il dettaglio dei costumi del tempo, il Rinascimento italiano, rende i suoi testi assai stimolanti. Essi sono frutto di profondi studi del periodo esaminato come si vede dai numerosi riferimenti bibliografici citati, tutti di autori anglosassoni moderni e gli unici italiani sono Machiavelli e la Bellonci. La Storia del Rinascimento anche oggetto dell'insegnamento universitario della Dunant e il fatto che viva lunghi periodi oltre che a Londra, anche a Firenze l'ha aiutata a entrare nello spirito di quel tempo ... Al punto che dice: "per dodici anni non ho fatto altro che scrivere romanzi ambientati nel Rinascimento italiano, e il nome di una sola famiglia risuonato a lungo nella mia testa .. .i Borgia". E cos accanto ai precedenti The Birth of Venice e The Company of the Courtesan, Le notti di S. Caterina, con questo Sangue e onore l'Autrice termina (per ora) il suo ciclo sul 1400-1500 italiano. Nella "Nota dell'Autore" a fondo testo apprendiamo che la Dunant ha affrontato la storia dei Borgia, (personaggi, nella vulgata, brutali e corrotti), esaminando documenti, lettere, diari, discorsi, che ha inserito nel testo, con l'attenzione puntata pi che sui fatti storici, che fanno da sfondo, sulla verit psicologica delle personalit esaminate, esaltando la loro umanit, eccessiva nel bene e nel male. Ecco allora scorrere sotto i nostri occhi le vicende dei principali attori del romanzo, il papa Alessandro VI, alias Rodrigo Borgia (vicecancelliere di cinque papi, tra i quali Innocenzo VIII di cui fu successore al soglio papale nel 1492, una delle principali cause della Protesta e della Riforma di Lutero) e i suoi quattro figli illegittimi, Cesare, Juan, Jofr, Lucrezia (avuti da Vannozza Cattanei), in un groviglio inestricabile di alleanze, inimicizie, matrimoni di interesse con le pi importanti famiglie italiane come gli Sforza, i Medici, gli Este, gli Orsini, i Della Rovere, gli spagnoli Aragona, con lo spettro incombente dell'esercito francese alle porte della citt santa. Emerge il ritratto di un papa Alessandro VI, spietato, astuto, amorale, tutto teso a ripristinare invano l'ordine in un'Italia divisa in una moltitudine di citt stato, a differenza della realt europea, ove erano gi riconoscibili entit geografiche e politiche definite quali la Francia, la Spagna, l'Inghilterra, la Scozia, il Portogallo. Un papa che ama la Madonna, dedito alle emozioni pi plateali dinnanzi ai suoi figli, come la scena finale del suo pianto dirotto quando in un gelido inverno rincorre con lo sguardo da un finestrone all'altro del suo palazzo romano, la carrozza che porter via per sempre la sua adorata figlia Lucrezia, in viaggio per incontrare il suo nuovo sposo Alfonso D'Este. L'ambizioso,crudele e perverso figlio Cesare (il modello per il Principe di Machiavelli), privo di qualunque afflato religioso: deporr l'odiato abito cardinalizio alla morte oscura del fratello Juan, prediletto del padre, e potr intraprendere la sua carriera di condottiero conquistando, pi con
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l'astuzia e la corruzione che con la forza, le indifese citt del nord come l'Imola dei Sassatelli, la cui facile conquista fa dire al sardonico francese D'Algre "Non c' paese migliore dell'Italia per guerreggiare. Sono tutti cos ... cos ragionevoli quando si tratta di evitare la battaglia"; o la Forl di Caterina Sforza, passionaria e coraggiosa combattente. Indimenticabile la scena del suo incontro con Cesare, quando con voce melodiosa lo attrae subdolamente fin sul ponte levatoio della citt, a tre passi di distanza l'uno dall'altro, per poi indietreggiare con
agile salto quando il ponte comincia ad alzarsi con uno scossone, inducendo l'accorto duca Valentino, alias Cesare,a un rocambolesco salto indietro, oltre i nove passi che lo separano dalla groppa del suo cavallo. E conosciamo infine una Lucrezia Borgia, (iperamata non solo dal padre ma anche dal fratello Cesare dall'inconscio incestuoso), che come molte altre eroine della Dunant esprime una natura contraddittoria, calcolatrice ma indifesa, adescatrice, subdola, ma prona al volere della famiglia, e che solo in un faticoso
percorso di formazione sentimentale alla fine riuscir ad affrancarsi dalla volont prepotente dei maschi della sua famiglia, che la usano per le loro ambiziose alleanze diplomatiche, costringendola a tre matrimoni. Un romanzo sfarzoso questo della Dunant, ricco di dialoghi fluenti e di rimandi alla straripante potenzialit di un periodo d'oro della nostra grande storia, che ha segnato per sempre le traiettorie del mondo occidentale e non solo.
SIPARIO questa rubrica a cura di E. Aldrovandi rubriche@arcipelagomilano.org Lhistoire de Manon, il soffocamento di una vita indesiderata Balletto neoclassico drammatico in 3 atti e 7 scene [Royal Ballet, Royal Opera House, Covent Garden di Londra, 1974, 107].
Coreografia di Kenneth MacMillan, ripresa da Karl Burnett. Musiche di Jules Massenet, riarrangiate da Martin Yates Scene e costumi di Nicholas Georgiadis Orchestra dellAccademia Teatro alla Scala diretta da David Coleman / Manon Natalja Osipova Des Grieux Claudio Coviello Lescaut Mick Zeni Monsieur Guillot de Monfortaine (G.M.) Massimo Garon Lamante di Lescaut Alessandra Vassallo Madame Monica Vaglietti. Solisti e Corpo di Ballo del Teatro alla Scala.
Con LHistoire de Manon si conclude la stagione ballettistica 2012/13 del Teatro alla Scala di Milano. Un balleto diverso, Manon, rispetto a quelli cui si abituati. Infatti, la principessa del balletto una giovane ragazza charmant, ma amorale [], che ama la vita e non sa resistere al piacere che le offre (Kenneth MacMillan); nessuna nobile fanciulla dai sentimenti puri e dalla accettazione dignitosa e determinata della sciagura. Manon, nonostante ami sinceramente il cavaliere Des Grieux (giovane, benestante
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www.arcipelagomilano.org studente), non accetta la propria condizione di povera e con tutti i mezzi cerca lappoggio pi vanta ggioso. Il balletto si configura come una prova molto complessa per i due protagonisti, non solo a livello tecnico, ma soprattutto a livello interpretativo. Nei tre atti e quasi in ogni scena i caratteri dei personaggi cambiano, non si comportano in modo razionale e consequenziale, ma per istinti, illogicit e utilitarismo. Manon si mostra adolescentemente compiaciuta delle attenzioni di pi uomini nel primo atto, maliziosa, frivola e impertinente durante la festa a luci rosse di Madame tipica situazione di una Francia del XVIII secolo nel secondo atto, ruoli in cui la splendida Natalja Osipova stata eccellente (essendo il suo cavallo di battaglia il ruolo della vivace e spensierata Kitri nel Don Chisciotte, nonch la variazione della eslposiva gitana Esmeralda). Nel terzo atto, quando Manon e Des Grieux sono deportati oltreoceano nella colonia della Louisiana per laccusa di omicidio, Manon da burattinaia di uomini diventa burattino e, delirante e febbricitante, confessa il proprio amore al sempre fedele Des Grieux con un pathos e una forza espressiva che Osipova ha saputo perfettamente instillare empaticamente negli spettatori. Nel suo primo debutto nel ruolo di Des Grieux, Coviello ha dimostrato una grande abilit nel sentire lintimo mutevole del personaggio. Des Grieux un ingenuo amante nel primo atto: da questa originaria comunione di ingenuit su due livelli diversi di Des Grieux e di Manon nasce il vero amore che lega i due personaggi. Alla festa di Madame diventa ombroso, rude e geloso nel vedere la propria Manon perfettamente a suo agio tra le fatue glorie di gioielli e pellicce di Monsieur G.M.. Nel finale Des Grieux diventa profondo e drammatico, arriva a commettere lomicidio del carceriere che approfitta di Manon, fino a perdere la propria amata tra le sue stesse braccia nellappestata e malarica palude della foce del Mississippi. Coviello riuscito a mostrare al pubblico le sfaccettature del personaggio, grazie a una mirabile tecnica e una grande abilit mimica. I danzatori sono stati eccellenti nellesprimere e imprimere allo spettatore quello che, secondo me, il vero fil rouge dellintreccio de LHistoire de Manon: il senso di soffocamento. Soffocante la povert per Manon e suo fratello Lescaut, che per uscirne si dedicano ad attivit illecite (prostituzione lei, rapine e omicidi lui); soffocante lincapacit di Des Grieux di accontentare Manon nelle sue venalit; soffocanti sono Monsieur G.M. e Madame che nei loro saloni chiusi e soffocanti riescono a raggirare tutti i personaggi, facendo leva proprio sul punto debole dellinsofferenza soffocante alla povert (splendido e abilissimo in questo stato Massimo Garon nei panni del ricco spregiudicato); soffocanti sono il cortile della locanda parigina e le paludi della colonia americana, che hanno dato inizio e fine alla Storia di Manon. Domenico G. Muscianisi Teatro alla Scala di Milano, spettacolo del 10 novembre 2013.
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