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Sergio Cesaratto Gli spread al tempo di ABC

17 APRILE 2012

Gli spread al tempo di ABC (l'Unit 16 aprile 2012)

Sergio Cesaratto e Lanfranco Turci Gli spread sovrani spagnoli e italiano sono ritornati, come molti si attendevano, ai livelli elevati dello scorso autunno, sebbene non fossero mai scesi a livelli veramente sostenibili. Infondate erano, infatti, risultate a molti le dichiarazioni di Monti (e di Draghi) che il peggio della crisi era ormai passato, cos come inattendibile la dichiarazione che, con le attuali politiche europee, non ci saranno nuove manovre. A dicembre Monti ci aveva illuso che, al prezzo dellennesima inutile e iniqua manovra, egli avrebbe ottenuto dalla Germania ladozione di misure volte a fronteggiare seriamente la crisi. Il piglio vagamente duro con quel Paese durato per lo spazio di pochi giorni. Draghi riusc comunque a far passare loperazione Ltro con cui la Bce mise un trilione di euro a disposizione delle banche al tasso dell1%, con la speranza che parte fosse poi impiegata a sostenere le aste di titoli pubblici. Questo in certa misura accaduto e a ci dobbiamo la diminuzione degli spread delle settimane scorse. Il problema che le banche dei Paesi periferici si sono cos imbottite di titoli pubblici, mentre le cause che hanno determinato la crisi di fiducia verso quei titoli non si sono certo attenuate, anzi. Evidentemente il Ltro stato un surrogato di una garanzia sui debiti sovrani che, se emessa dalla Bce avrebbe calmato le acque probabilmente senza dover sborsare un quattrino. Le preoccupazioni della Germania erano per il possibile "moral hazard" da parte dei governi periferici. Un intervento della Bce nella direzione di una drastica riduzione dei tassi di interesse avrebbe in verit consentito una stabilizzazione dei rapporti debito pubblico/Pil, su cui esercitare un eventuale rigido controllo, e politiche di bilancio meno restrittive nei paesi periferici. Purtroppo le cose non stanno andando cos e a diagnosi sbagliate seguono ricette peggiori, come dimostra la modifica in corso dellarticolo 81 della Costituzione sullobbligo del pareggio di bilancio. Modifica approvata per di pi con una maggioranza bulgara che impedisce anche un futuro referendum abrogativo e rappresenta un triste segnale di soggezione a una deriva culturale oltre che economica che va invece fermata. Com ormai assodato, la crisi della periferia europea una classica crisi di bilancia dei pagamenti, frutto di una mal disegnata unione monetaria fra Paesi disomogenei e del mercantilismo tedesco, di cui la crisi dei bilanci pubblici un mero riflesso. Raddrizzare questa situazione implica una potente spinta da parte dei Paesi con avanzi esteri che dovrebbero accettare una dinamica salariale e di bilancio pubblico improntate al sostegno della domanda aggregata nellambito di una politica monetaria accomodante. Non solo la Merkel, ma anche una parte significativa della Spd sono lontani da questa consapevolezza, ripetendo il mantra dellausterity e delle misure di flessibilizzazione quali quelle che la Germania adott anni fa. Si dimentica che queste politiche avrebbero gettato quel Paese nella recessione se non fosse stato per le esportazioni verso i Paesi della periferia europea sostenuti dai flussi di capitale tedeschi e dalla rigidit del tasso di cambio, un modello che ha poi condotto lEuropa alla crisi. Che fare dunque? Crediamo che la formazione economica di Monti, rigidamente neo-classica/liberista, gli impedisca di comprendere a fondo natura e gravit della situazione. Si muova dunque la politica! Il 20 e 21 aprile ci sar la riunione del G20, in concomitanza con il meeting di annuale del Fmi. Stati Uniti e Paesi emergenti sono certamente interessati a un capovolgimento delle politiche europee pericolose per tutti. LItalia vada con delle proposte e faccia fronte comune con questi Paesi, isolando chi sostiene lausterity a oltranza. Crediamo che Bersani dovrebbe proporre ad Alfano e Casini di definire nel prossimo vertice di mercoled 18 aprile con Monti una posizione coraggiosa del nostro Paese. Anche tra gli amici di Alfano circola una certa insofferenza per lasse Merkozy e soprattutto non alberga il dogma religioso del debito pubblico come peccato da cui redimersi, sentimento che purtroppo dimora nelle nostre fila. Vediamo se la politica ha la forza di un colpo di reni di fronte a una situazione sociale che potrebbe travolgerla definitivamente, insieme alla residua democrazia in cui ancora viviamo. (l'Unit, 16 aprile 2012)

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