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La crisi qui da noi: stentare all'italiana Joseph Halevi Su La Repubblica del 27 marzo Nouriel Roubini sviluppa delle previsioni

circa ripercussioni della crisi statunitense sull'economia mondiale. La premessa si onda sulla sua nota tesi circa le !dodici tappe verso la crisi". #li $sa si stanno diri%endo verso una pro onda de lazione da debito caratterizzata: a& da perdite nel valore delle cartolarizzazioni intorno ai '.((( miliardi di dollari come minimo) b& da una caduta del *(+ nei prezzi delle abitazioni , o%%i siamo al 2(+ , e allar%amento del crollo dei prezzi a%li edi ici commerciali) c& da un'estensione dei protesti ad altre orme di debito) come le carte da credito) d& dal allimento di istituzioni inanziarie non bancarie. Le dimensioni del problema sarebbero quindi tali che l'inondazione di liquidit del sistema bancario da parte delle banche centrali non pu arrestare la deflazione Usa, che Roubini considera prolungata nel tempo. Egli pertanto ipotizza una decelerazione delle crescita cinese e recessioni in Gran Bretagna, Spagna ed Irlanda a causa dello sgonfiamento delle loro bolle immobiliari e finanziarie. rancia e Germania do!rebbero "tenere#, a!endo una domanda interna pi$ robusta e maggiore competiti!it internazionale. %&Italia ' in!ece combinata peggio perch( non possiede le caratteristiche francesi e tedesche. Sinceramente penso che nei confronti dell&Italia Roubini si sbagli, non perch( l&economia italiana sia forte )Bellofiore, sul manifesto del *+,-. ma perch( ' un&economia "disgiunta#, non nazionale, a chiazze/ come gi nota!a oltre trent&anni fa Giorgio u. E le caratteristiche segnalate allora si sono accentuate nel corso degli anni. Roubini ha ragione nel dire che sul piano interno la domanda ' debole e lo rimarr per il fronte unito tra partiti )0dl, 0d., padronato e Bce in fa!ore della deflazione salariale. 1 2uesto si aggiunge che il paese ' nel mirino di rancia e Germania )e Bce. per ci che riguarda il debito pubblico/ per 2uesto un e!entuale go!erno 0dl non potr, 2uesta !olta, allentare la stretta di 3isco. 4uindi non c&' da sperare nella domanda interna. E& in!ece sul piano internazionale che si manfiesta il maggiore adattamento delle imprese italiane, soprattutto 2uelle delle aree austro5ba!aresi )da 6onza a Udine. e social5scandina!e )le 2uattro regioni e75rosse.. Un pesante rischio corrono in!ece le zone di industria classica del milanese, del torinese, liguri e pugliesi, nel caso la stagnazione europea producesse una caduta nella domanda di auto e prodotti siderurgici. ino a pochissimi anni fa pensa!o che Giacomo Becattini a!esse sopra!!alutato le capacit di ripiego 5 senza crisi drastiche, 2uindi 5 e di ricollocazione delle imprese dei distretti industriali. In!ece per ora i fatti gli danno ragione. 0rendendo la rile!azione statistica dell&Ice5Istat per il *889 ed il *88+, si osser!a che 5 in euro 5 l&insieme del deficit commerciale italiano si ' pi$ che dimezzato, mentre l&eccedenza con i paesi a!anzati ' aumentata del :8;. I tre grossi buchi dei conti esteri italiani sono i saldi negati!i con i paesi dell&unione monetaria europea, con i paesi produttori di petrolio e con la <ina. =utta!ia nei confronti dell&eurozona il deficit ' diminuito del -8;. <i significa che le aree di Becattini stanno affrontando bene il !incolo dell&euro. Si osser!i che il saldo negati!o nei conti energetici non comporta pi$ un deficit con l&area mediorientale. Infatti da un deficit di un milardo e ->? milioni di euro nel *88+, l&e7port !erso il medioriente ' passato a un&eccedenza di +-- milioni di euro, 2uasi interamente do!uti all&enorme surplus con gli Emirati 1rabi. Si allarga in!ece inesorabilmente il disa!anzo con la <ina. 4uesta dinamica non rimpiazza la stagnazione della domanda interna e con il rallentamento in corso sul piano mondiale ed europeo la spazio economico interno si restringer ulteriormente !ista la gabbia in cui sono stati messi i salariati. 6a credo che le zone "austroba!aresi# e "socialscandina!e# della penisola sapranno riadattarsi senza crisi eclatanti@ maggiori ritmi, nuo!e produzioni ed esportazioni, compressione salariale ecc. 0er il meridione non c&' grande speranza, eccetto i trasferimenti pubblici, la famiglia e le reti informali. Spesso dominate dalle mafie. Ultimo aggiornamento %unedA B* 1prile *8B8

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