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I Il guru della tecnica Il guru della tecnica SCHOPENHAUER CONTEMPORANEO?

Il guru della tecnica L'ultimo filosofo dell'Occidente a rivendicale l'idea di filosofia come sapere universale e sovrano in munto sapere che traduceva in concetti lo spirito ticll'cpoia stato Hegel; ma. paradossalmente, il filosofo clic, almeno a partire dalla seconda meri dell'Ottocento e in ccrra misura fino a oggi ha realizzato davvero questo programma, c Arthur Schopenhauer, avversario accanito M Hegel e risoluto negatore anche della sua idea della filosofia come espressione della razionalit presente nella storia. Questa, almeno, e l'ipotesi the si deve avanzare anche se con le dovute cautele quando si riflette sul senso di ovviet che prova ancora oggi il lettore di Schopenhauer; una owicr niente affatto svalutativa: Schopenhauer non ci dice cose banali, ma cose che ci paiono chiare perche ci sembra di saperle gii; come si dice, ci riconosciamo in esse. Questa impressione di ovviet particolarmente percepibile in un'opera come i Poragii t parahfomou (un titolo solo tcrminologicamcnte pomposo, che significa proprio il contrario: come dire scritti marginali e sparsi) la cui traduzione italiana esce ora presso l'editore Adclphi cura e con una introduzione di Giorgio Golii ( stato pubblicato il primo volume). Si tratta infatti dell'opera die Schopenhauer pubblic nel 18)1, nove anni prima di morire", e che gli diede finalmente fama e successo non *>lo presso il pubblico tedesco che tino ad allora l'aveva ignorato preferendogli Hegel ma anche e soprattutto in Francia e in Inghilterra. I Partrga diedero la pojmlariti a Schopenhauer non solo per il loro stile letterario brillante, niente affatto simile alla tradizionale pesantezza dell filosofia accademica tedesca (Schopenhauer era del resto nutrito di culrura francese e inglese, oltre che conoscitore del pensiero indiano, che per primo introdusse nel dibattito filosofico occidentale); c'era in essi una conce/ione della fi losofia che rifiutava la sua sempre pi accentuata identi ficazionc con la teoria della conoscenza scientifica, e cerca va invece di realizzarsi come ammaestramento etico,sag gez/a di vita. Tuttavia, n lo stile brillante, ne questa concezione pi largamente umana della filovilla (che per importantissima, perch apre la via a quel rapporto della filosofia con l'arre e la letteratura che carat (crizza il miglior pensiero del Novecento) spiegano a sufficienza la durevole presenza di Schopenhauer nella nostra culrura: una presenza che. per fare alcuni nomi anche molto lontani fra loro, si estende ad autori come Nicr/schc, Mann, Wittgenstein, Horkheimer, Heidegger. G che avvicina tutti questi pensatori a Schopenhauer, e che fa di lui il vero e proprio educatore del Novecento filosofico, non cerro il pessimismo, di cui fu convinto assertore; almeno non nel senso che nella filosofia e nella cultura del nostro secolo si possa riconoscere il pessimismo come il tratto pi comune e significativo. Da Schopenhauer, invece, il Novecento ha ereditato due temi, quelli appunto che emergono se cerchiamo di spiegarci il senso di ovviet che ha per noi la sua opera. Questi due temi si chiamano volont e criticit. * * II primo il nocciolo della visione ilei mondo che Schopenhauer ricava sviluppando lil>eramcntc l'eredit ili Kant. Questi aveva fondato la sua filosofia sul riconoscimento della pane attiva che il viggetto umano ha nel dare forma al mondo, anche prima di mettersi ad agire in esso e a manipolarlo con il lavoro; gi l'atto di guardare il mondo implica una attivit di organizzazione da parte della menrc: le sparse sensazioni ili colore, forma. |Ksantczza. che riceviamo dai sensi non darebbero mai l'immagine di un oggetto e. poi, di un mondo di cose, se la mente non lavorasse a unificarle e coordinarle. In tal minio, per, quello che a noi appare come il mimilo degli oggetti dati" gi una nostra costruzione; lottavia siccome li forme di organizzazione sono uguali in tut te le menti, gli uomini fanno tra loro discorsi validi e oggettivi, c si pu anche costruire la scienza. Ma che cosa c' dietro alle

rappresentazioni che costituiscono il mondo? Schopenhauer ritiene che la vera essenza del mondo sia la volont; e arriva a questo osservando che, tra tutte le cose del mondo, ce n' una che conosciamo non solo dall'esterno, ma anche da dentro: il nostro corpo; il quale, visto da dentro, si rivela come bisogno, pulsione, volont di vita. Analogamen te, argomenta Schopenhauer, anche ci che regge nel profondo rutti gli altri esseri non pu esser altro che volont L'ordine razionale dei fenomeni che noi conosciamo nella esperienza e nella scienza solo apparenza: la sostanza di tutto e la volont, la tendenza a vivere. ** Una tale visione del mondo' non cos remota come potrebbe sembrare dalla nostra esperienza moderna, foggiata dalla tecnica e dalla scienza. Anzi, proprio il nesso sempre pi stretto fra tecnica e scien za ha messo in luce che ci che muove il progresso scien tifico non un puro desiderio di conoscere, ma la volont di organizzare e dominare il mondo naturale, li" dunque plausibile sostenere (come fanno, dopo Schopenhauer, Nietzsche e Heidegger) che l'essenza del mondo tecnico moderno e la volont. O implica per una seconda conseguenza, ancora pi essenziale e caratteristica per la presenza di Schopenhauer nella nostra culrura: la separazione tra l'essere e il va lorc. su cui si fonda ogni radi cale pensiero critico (per esempio, nei suoi aspetti pi .intentili, quello di Horkhci mer. insieme con Adorno uno dei macsrri della scuola di Francoforte). Se l'essenza vera del mondo volont, e cio null'altro che tendenza indefinita a svilupparsi e ad affermarsi, senza nessuna mera finale allora non si potr pi dire che c' una struttura profonda dello inverso che coincide con il he ne: l'unica essenza di tutto il tendere verso nuove forme, ma non nella prospettiva di un piano che si regga su fini ultimi scritti da qualche parte nelle cose. E' quel che succede nella tecnica, dove ogni risultato ne rende possibili altri cui non si era mai pensato; c nell'industria, dove i prodott soddisfano a bisogni che essi stessi hanno creato, e che non sono naturali. La morale, cos, non potr mai essere adeguazione all'esistente '.sia questo la vera essenza dell'uomo o l'ordine storico di una certa societ) In questo senso, Schopenhauer fonda la pi radicale posizione critica nei confronti delle cose come sono. Egli ritiene che questo atteggiamento di critica radicale si attui nella negazione della volont di vivere: non nel suicidio, che ancora un atto forte del volere, ma nella non violenza, nel disinteresse esre tico, nella compassione, nella consumazione mistica dell'io. Ecco allora che la pi lucida consapevolezza dell'essenza volontaristica del mondo tee nico moderno si sposa a una ripresa di antiche tematiche ascetiche e a un'apertura verso I pensiero indiano. Il riconoscimento della volont come essenza del mondo moderno e la negazione dell'i dentila tra essere e valore sono fratti profondamente radicati nell'anima del Novecento. Pa rafrasando Oocc. forse non possiamo non dirci schopcn haueriani! Ma ci solo nel senso che ogni sforzo di anda re oltre i limiti della mentalit moderna, (costruendo una cultura post-moderna, per esempio) non pu che parrire da Schopenhauer, riconosccn dolo, come fece Nietzsche, come il proprio maestro e educa rorc. Gianni Vattimo Pagina 3 (23.09.1982) LaStampa - numero 204

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