Sei sulla pagina 1di 17

Relazione di laboratorio 07/03/2007 e 28/03/2007

del corso di Fisica generale I


prof. Gerbaldo

IL PENDOLO SEMPLICE

1. Relazione di Camillo Stefanucci. Corso di laurea in Ingegneria Fisica


 OBIETTIVI DELL’ESPERIENZA IN LABORATORIO

Le due esperienze di laboratorio si proponevano di studiare il moto del pendolo semplice


secondo la meccanica classica per raggiungere sostanzialmente due diverse conclusioni
ben distinte:
- La verifica della legge teorica per angoli di oscillazione piccoli per ricavare un valore
approssimativamente esatto dell’accelerazione di gravità.
- La verifica della proporzionalità tra periodo e lunghezza in modo da ricavare da
un’esperienza una legge fisica.
- L’analisi statistica dei dati attraverso diagrammi e valutazione degli errori.

 MATERIALE UTILLIZZATO
- Pendolo semplice: costituito da un filo di nylon legato a un supporto stabile con
altezza regolabile alla cui estremità è collegata una sferetta metallica.
- Cronometro digitale: timer utilizzato per la determinazione del periodo del pendolo,
elettronico e maneggevole con diversi tasti e con la precisione di 0,001 s.
- Calibro: strumento per misurare le piccole misure di lunghezza con una precisione
di 0,02 mm (come indicato dalla casa produttrice)
- Metro a nastro: comunissimo metro usato per misurare lunghezze varie che presenta
una precisione di 1 mm.
 DESCRIZIONE DELL’ESPERIENZA
L’esperienza di laboratorio consisteva in varie fasi nel prendere delle misure con gli
strumenti a disposizione e rielaborarle attraverso un’analisi sia fisica che statistica.
1) Misurazione della lunghezza del pendolo
La prime misure prese in laboratorio sono state effettuate sulla massa sferica presente
all’estremità del filo (che consideriamo rigido e inestensibile per rispettare gli
standard della meccanica classica) per determinarne le dimensioni e di conseguenza
la lunghezza totale l del pendolo. Attraverso il calibro si è data una stima del diametro
d della massa cercando di essere i più precisi possibile nel centrare l’estremità dello

2. Relazione di Camillo Stefanucci. Corso di laurea in Ingegneria Fisica


strumento a metà della sfera. Ripetendo questa delicata operazione due-tre volte si è
giunti a una misura che è stata riportata in tabella a pag(7) con il relativo errore che
rappresenta in questo caso l’incertezza dello strumento usato. Oltre al diametro è
necessario però conoscere anche la lunghezza h del filo di nylon utilizzato. Essendo
in questo caso un oggetto considerabile unidimensionale si è ricorso al metro a nastro.
Poggiando un’estremità del metro sulla parte inferiore del supporto a cui era collegato
il filo (punto vincolante del pendolo semplice così considerato) e l’altra estremità
sulla parte superiore della massa (li dove finiva il filo) si è ricavata una lunghezza con
la relativa incertezza (maggiore della prima a causa di uno strumento meno sensibile)
dopo diverse misurazioni (3-4) cercando di tenere il metro il più aderente possibile al
filo teso. Purtroppo la lunghezza totale del sistema fisico sperimentale non è
determinabile solo attraverso la somma di queste due misurazioni ossia raggio+filo
perché ci si è accorti che il filo non è legato esattamente alla sfera ma a un pernetto la
cui dimensione non può essere trascurata. Per questo si è dovuto calcolarla ricorrendo
nuovamente al calibro e considerando questa volta la distanza verticale sfera+perno
che indichiamo con p. Quest’ultima misurazione ci permette di trovare la lunghezza l
della legge fisica presa in considerazione considerando la lunghezza del filo, quella
del pernetto e quella del raggio della massa come segue:

Una piccola nota che verrà approfondita in seguito riguarda la scelta di considerare
come l la distanza dal punto vincolante fino al centro della massa; questo non è un
caso perché meccanicamente il pendolo semplice dovrebbe avere alla sua estremità
un punto materiale e non una corpo fisico.
2)Misurazione del periodo di oscillazione
Il passo successivo consisteva nel misurare il periodo di oscillazione del pendolo. Per
questo ci siamo serviti del cronometro digitale a nostra disposizione e abbiamo
segnato i relativi tempi misurati che sono riportati in tabella a pag (5). Questi tempi,
tuttavia, non sono relativi a ogni singola oscillazione ma per diminuire gli errori sono
stati campionati sul minimo consigliato ossia ogni 5 oscillazioni. Per fare tali
misurazioni si è allontanata la massa dalla posizione di equilibrio di una distanza x

3. Relazione di Camillo Stefanucci. Corso di laurea in Ingegneria Fisica


tenuta costante da un supporto metallico su cui veniva poggiata. Lasciandola libera
essa iniziava le sue oscillazioni i cui tempi sono stati cronometrati però non a partire
dalla prima ma dalla terza o quarta in quanto le prime oscillazioni erano di
assestamento ossia necessarie alla massa per stabilizzarsi senza ulteriori oscillazioni o
rotazioni attorno al proprio asse che possono contribuire all’errore sperimentale. Altra
accortezza è stata quella di far si che il moto oscillatorio si svolgesse rigorosamente
su un piano e non su un’ellisse. Le oscillazioni sono state cronometrate 120 volte
questo per due ragioni: 1) diminuire in modo considerevole l’errore commesso sulla
misurazione e 2) per avere una quantità sufficiente di dati da manipolare per
dimostrare statisticamente che hanno una distribuzione normale. Eliminando tutti gli
errori sistematici possibili sulla misurazione hanno inciso soprattutto errori casuali
dovuti soprattutto dal ritardo di riflessi nel segnare le serie di oscillazioni concluse. In
queste misurazioni le uniche misure scartate sono state quelle di errori di conteggio o
di riflessi altamente evidenti, mentre le altre sono state iterate e considerate
nell’analisi statistica (che verrà approfondita in seguito).
3)Calcolo dell’accelerazione di gravità
Dalla teoria si è presa in considerazione la funzione f(l,T) che ci permetteva di
calcolare l’accelerazione di gravità nel laboratorio in cui è stato effettuato
l’esperimento (Torino). Avendo tutti i dati a disposizione (lunghezza del pendolo e
periodo medio) si è proceduti alla valutazione di tale costante. Ovviamente per vedere
se il valore ottenuto era corretto sperimentalmente bisognava calcolarne in relativo
errore e confrontarlo con il valore corretto di g. Questo è stato fatto dopo l’analisi
statistica e ci ha permesso di trarre una conclusione concreta dell’esperimento.
4)Misurazione di periodi a diverse lunghezze
La seconda e ultima esperienza di laboratorio prevedeva di calcolare invece la
costante gravitazionale g attraverso un metodo diverso. Per questo si è preso un altro
pendolo e sono state fatte le stesse misurazioni di cui al punto 1 per determinare la
lunghezza del sistema sferetta+perno. Considerato questo valore costante si è
calcolato il periodo di oscillazione del pendolo variando 6-7 volte la lunghezza del
filo. Dapprima si son considerate lunghezze molto piccole che prevedevano un valore

4. Relazione di Camillo Stefanucci. Corso di laurea in Ingegneria Fisica


elevato del periodo e su cui si sono commessi errori soprattutto dovuti ai tempi di
reazione degli sperimentatori. Scartate queste misure, inaccettabili, si è proceduto con
l’esperienza del punto 2 (calcolare il periodo di 5 oscillazioni una decina di volte) per
5 diverse lunghezze h del filo e di conseguenza del pendolo. Tutte le misurazioni
effettuate sono riportate nelle pagine 7-8. Abbiamo successivamente riportato le
misurazioni su un grafico T , l e attraverso il metodo dei minimi quadrati abbiamo
interpolato i dati raccolti ricavando una proporzionalità diretta tra le due misure
(verificando la legge teorica) e quindi la costante di proporzionalità che ci ha
permesso di calcolare l’accelerazione di gravità g.
 RACCOLTA E RIELABORAZIONE DEI DATI
Nella tabella seguente è riportato l’elenco dei tempi misurati ogni 5 oscillazioni che ci
ha permesso dividendo per 5 di ottenere il periodo di ogni singola oscillazione
approssimato a 0,001 s (l’incertezza dello strumento). Il valore medio risultante da tali
misurazioni corrisponde in effetti alla media aritmetica di questi e quindi:

A ogni periodo poi è possibile associare uno scarto che è importante nell’analisi
statistica e nella determinazione dell’errore commesso sulla misura, dato da:

(Curiosità: la somma degli scarti di tutte le misure effettuate è sempre nulla!)


Tempo Periodo Scarto Tempo Periodo Scarto
7,545 1,509 0,023 7,661 1,532 -0,001
7,547 1,509 0,022 7,662 1,532 -0,001
7,562 1,512 0,019 7,662 1,532 -0,001
7,570 1,514 0,018 7,664 1,533 -0,001
7,572 1,514 0,017 7,664 1,533 -0,001
7,576 1,515 0,016 7,664 1,533 -0,001
7,578 1,516 0,016 7,664 1,533 -0,001
7,588 1,518 0,014 7,665 1,533 -0,001
7,588 1,518 0,014 7,665 1,533 -0,001
7,590 1,518 0,014 7,665 1,533 -0,001
7,596 1,519 0,012 7,667 1,533 -0,002

5. Relazione di Camillo Stefanucci. Corso di laurea in Ingegneria Fisica


Tempo Periodo Scarto Tempo Periodo Scarto
7,599 1,520 0,012 7,669 1,534 -0,002
7,602 1,520 0,011 7,670 1,534 -0,002
7,609 1,522 0,010 7,670 1,534 -0,002
7,612 1,522 0,009 7,671 1,534 -0,003
7,614 1,523 0,009 7,671 1,534 -0,003
7,616 1,523 0,008 7,672 1,534 -0,003
7,618 1,524 0,008 7,675 1,535 -0,003
7,620 1,524 0,008 7,675 1,535 -0,003
7,620 1,524 0,008 7,675 1,535 -0,003
7,621 1,524 0,007 7,676 1,535 -0,004
7,622 1,524 0,007 7,676 1,535 -0,004
7,625 1,525 0,007 7,676 1,535 -0,004
7,625 1,525 0,007 7,677 1,535 -0,004
7,626 1,525 0,006 7,680 1,536 -0,004
7,626 1,525 0,006 7,680 1,536 -0,004
7,627 1,525 0,006 7,681 1,536 -0,005
7,627 1,525 0,006 7,681 1,536 -0,005
7,630 1,526 0,006 7,683 1,537 -0,005
7,635 1,527 0,005 7,684 1,537 -0,005
7,637 1,527 0,004 7,685 1,537 -0,005
7,637 1,527 0,004 7,685 1,537 -0,005
7,638 1,528 0,004 7,686 1,537 -0,006
7,638 1,528 0,004 7,688 1,538 -0,006
7,638 1,528 0,004 7,688 1,538 -0,006
7,638 1,528 0,004 7,689 1,538 -0,006
7,638 1,528 0,004 7,690 1,538 -0,006
7,640 1,528 0,004 7,693 1,539 -0,007
7,642 1,528 0,003 7,697 1,539 -0,008
7,643 1,529 0,003 7,697 1,539 -0,008
7,644 1,529 0,003 7,698 1,540 -0,008
7,644 1,529 0,003 7,700 1,540 -0,008
7,644 1,529 0,003 7,701 1,540 -0,009
7,645 1,529 0,003 7,701 1,540 -0,009
7,646 1,529 0,002 7,709 1,542 -0,010
7,646 1,529 0,002 7,710 1,542 -0,010
7,647 1,529 0,002 7,713 1,543 -0,011
7,648 1,530 0,002 7,713 1,543 -0,011
7,648 1,530 0,002 7,715 1,543 -0,011
7,649 1,530 0,002 7,715 1,543 -0,011
7,649 1,530 0,002 7,717 1,543 -0,012
7,649 1,530 0,002 7,719 1,544 -0,012
7,651 1,530 0,001 7,719 1,544 -0,012
7,651 1,530 0,001 7,720 1,544 -0,012

6. Relazione di Camillo Stefanucci. Corso di laurea in Ingegneria Fisica


Tempo Periodo Scarto Tempo Periodo Scarto
7,652 1,530 0,001 7,729 1,546 -0,014
7,653 1,531 0,001 7,737 1,547 -0,016
7,653 1,531 0,001 7,745 1,549 -0,017
7,654 1,531 0,001 7,759 1,552 -0,020
7,655 1,531 0,001 7,765 1,553 -0,021
7,658 1,532 0,000 7,767 1,553 -0,022

Nella prossima tabella sono invece stati riportati i valori calcolati di varie misure
associando a ognuno di essi un’incertezza che in questo caso è stata considerata come
la precisione dello strumento:
Misura effettuata Valore trovato Incertezza
Lunghezza del filo 0,567 m 0,001 m
Diametro della massa sferica 0,02452 m 0,00002 m
Lunghezza della massa sferica 0,02671 m 0,00002 m
compreso il perno superiore

Nella prossima tabella sono invece riportate le misurazioni fatte sulle diverse
lunghezze del filo del secondo pendolo con le relative incertezze strumentali:
Misura effettuata Valore trovato Incertezza
Diametro della massa sferica 0,02488 m 0,00002 m
Lunghezza della massa sferica 0,02654 m 0,00002 m
compreso il perno superiore
Lunghezza del filo dA 0,215 m 0,001 m
Lunghezza del filo dB 0,241 m 0,001 m
Lunghezza del filo d1 0,285 m 0,001 m
Lunghezza del filo d2 0,322 m 0,001 m
Lunghezza del filo d3 0,343 m 0,001 m
Lunghezza del filo d4 0,402 m 0,001 m
Lunghezza del filo d5 0,450 m 0,001 m

In quest’ultima tabella sono stati riportati invece i tempi misurati alle varie distanze d
del punto precedente con i relativi periodi di oscillazione divisi per 5 (il numero di
oscillazioni di ogni intervallo temporale) e i relativi valori medi calcolati nel metodo
analogo a quanto fatto per la prima tabella:

7. Relazione di Camillo Stefanucci. Corso di laurea in Ingegneria Fisica


Tempo Period Tempo Period Tempo Period Tempo Period Tempo Period
1 1 2 2 3 3 4 4 5 5
5,496 1,099 5,827 1,165 5,953 1,191 6,487 1,297 6,769 1,354
5,515 1,103 5,773 1,155 5,967 1,193 6,436 1,287 6,772 1,354
5,465 1,093 5,824 1,165 6,096 1,219 6,472 1,294 6,851 1,370
5,513 1,103 5,816 1,163 5,922 1,184 6,523 1,305 6,900 1,380
5,478 1,096 5,823 1,165 6,034 1,207 6,430 1,286 6,811 1,362
5,453 1,091 5,779 1,156 5,998 1,200 6,520 1,304 6,831 1,366
5,523 1,105 5,793 1,159 5,977 1,195 6,520 1,304 6,942 1,388
5,497 1,099 5,858 1,172 6,042 1,208 6,403 1,281 6,819 1,364
5,440 1,088 5,833 1,167 6,084 1,217 6,414 1,283 6,835 1,367
5,540 1,108 5,800 1,160 5,963 1,193 6,518 1,304 6,848 1,370

VALORI MEDI
1,098 s 1,163 s 1,201 s 1,294 s 1,366s

 ANALISI STATISTICA E ANALISI DEGLI ERRORI


Come ulteriore scopo dell’esperienza di laboratorio c’era da analizzare ed elaborare i
dati statisticamente. Dapprima servendoci degli strumenti della statistica descrittiva
abbiamo verificato che i dati raccolti sui periodi si distribuivano su una gaussiana. Per
far questo è stato utile l’utilizzo del calcolatore con il foglio di calcolo excel che ci ha
permesso di stilare degli istogrammi
molto significativi. Dividendo infatti i
dati in 10 classi equispaziate abbiamo
riportato la frequenza dei dati
ottenendo quanto segue:
Scala Tempi Frequenza

1 1,513 3
2 1,518 8
3 1,522 5
4 1,527 17
5 1,531 27
6 1,536 29
7 1,540 16
8 1,545 10
9 1,549 3
10 1,553 3

8. Relazione di Camillo Stefanucci. Corso di laurea in Ingegneria Fisica


(La scelta di 10 classi è presa sotto consiglio di dividere i dati approssimativamente in
√N classi dove N rappresenta il numero di dati raccolti).
Dal poligono di frequenza ottenuto dalla spezzata che unisce i picchi degli
istogrammi si individua la distribuzione “a campana” dei dati raccolti
sperimentalmente. Tale distribuzione è possibile confrontarla direttamente con una
gaussiana normalizzata. Prima però è necessario calcolare dei parametri statistici dai
dati, che sono riportati nella tabella seguente con le relative formule matematiche
utilizzate per calcolarli.

Devianza

Varianza

Deviazione standard

Deviazione standard media

35
La deviazione standard media
in particolare è considerabile 30 Valori
gaussiana
come l’incertezza sul periodo
25
medio calcolato T. Questa ci
20
permette di ricavare la formula
analitica della curva gaussiana 15
che segue l’equazione
10
seguente:
5

0
3

3
51

51

52

52

53

53

54

54

54

55
1,

1,

1,

1,

1,

1,

1,

1,

1,

1,

9. Relazione di Camillo Stefanucci. Corso di laurea in Ingegneria Fisica


Con l’aiuto di excel è stato facilmente possibile confrontare l’andamento dei dati
raccolti con la gaussiana normalizzata. (Per un buon grafico le aree che “di troppo”
sopra la curva devono compensare quelle “mancanti” sotto la curva).
Nella tabella successiva sono stati riportati i dati di ascissa e ordinata che hanno
permesso di disegnare la gaussiana e in particolar modo è sottolineata graficamente la
differenza tra una normale gaussiana e quella normalizzata (caratterizzata dal fatto
che ha media 0 e deviazione standard 1).
T Gaussiana Normalizzata T Gaussiana Normalizzata
1,509 1,571 0,853 1,531 45,823 24,893
1,510 2,037 1,107 1,532 45,796 24,878
1,511 2,615 1,420 1,533 45,294 24,605
1,512 3,321 1,804 1,534 44,333 24,083
1,513 4,175 2,268 1,535 42,943 23,328
1,513 5,194 2,821 1,536 41,164 22,362
1,514 6,394 3,473 1,537 39,050 21,213
1,515 7,790 4,232 1,537 36,661 19,915
1,516 9,392 5,102 1,538 34,061 18,503
1,517 11,207 6,088 1,539 31,317 17,012
1,518 13,233 7,189 1,540 28,495 15,479
1,519 15,464 8,400 1,541 25,659 13,939
1,520 17,883 9,715 1,542 22,865 12,421
1,521 20,467 11,118 1,543 20,165 10,954
1,521 23,180 12,592 1,544 17,598 9,560
1,522 25,981 14,114 1,545 15,200 8,257
1,523 28,819 15,655 1,545 12,992 7,057
1,524 31,635 17,185 1,546 10,989 5,970
1,525 34,366 18,669 1,547 9,199 4,997
1,526 36,945 20,070 1,548 7,621 4,140
1,527 39,307 21,353 1,549 6,248 3,394
1,528 41,385 22,482 1,550 5,069 2,753
1,529 43,122 23,425 1,551 4,070 2,211
1,529 44,465 24,155 1,552 3,234 1,757
1,530 45,375 24,649 1,553 2,543 1,381

50,000

45,000

40,000

35,000

30,000

25,000

20,000

15,000

10,000

5,000

0,000
1 4 7 10 13 16 19 22 25 28 31 34 37 40 43 46 49

(Blu- standard, verde-normalizzata).

10. Relazione di Camillo Stefanucci. Corso di laurea in Ingegneria Fisica


Dopo l’analisi statistica dei dati relativi ai periodi di oscillazione siamo passati a
calcolarci l’accelerazione di gravità g che come da teoria è data dalla formula:
con la relativa incertezza δg. Per calcolarla bisogna dunque avere a
disposizione il periodo, la lunghezza del pendolo e le relative
incertezze. Per quanto riguarda il periodo, il valore utilizzato è quello medio mentre
l’errore assoluto è la deviazione standard media precedentemente calcolata. Per la
lunghezza è stato dapprima necessario operare l’operazione descritta a pag (3) con cui
abbiamo ricavato il valore l:

Dalle leggi di propagazione degli errori si ha di conseguenza che l’incertezza su l è:

Essendo g una funzione di T ed l la sua incertezza δg è stata calcolata utilizzando le


derivate parziali della formula precedentemente mostrata che ha portato al seguente
risultato:

Il valore numerico di g calcolato nell’esperienza è ottenibile invece sostituendo i


relativi valori di T e l nella formula precedente:

Esaminando invece la seconda esperienza di laboratorio riportiamo qui le misure dei


periodi T(A) e T(B) relativi alle distanze dA e dB (non riportati nelle tabelle
precedenti) con le relative misure medie e deviazioni standard che sono state calcolate
utilizzando la funzione automatica di excel stdev(...) e l’intervallo di tolleranza di tale
misure. Come si nota facendo un confronto con i dati teorici c'è una profonda
discrepanza che ci ha portato ad escludere le misurazioni effettuate. L’errore relativo

11. Relazione di Camillo Stefanucci. Corso di laurea in Ingegneria Fisica


a tali misure risulta condizionato dal breve periodo di oscillazione del pendolo e
quindi da un errore sistematico dovuto ai tempi di reazione degli sperimentatori.

Tempo A Periodo A Tempo B Periodo B


4,856 0,971 5,106 1,021
4,890 0,978 5,107 1,021
4,865 0,973 5,010 1,002
4,826 0,965 5,116 1,023
4,858 0,972 5,090 1,018
4,799 0,960 5,082 1,016
4,868 0,974 5,106 1,021
4,891 0,978 5,086 1,017
4,860 0,972 5,066 1,013
4,817 0,963 5,061 1,012
VALORI MEDI SPERIMENTALI
0,971 1,017
VALORI MEDI TEORICI
0,960 1,013
DEVIAZIONI STANDARD MEDIE
0,002 0,002
RANGE SPERIMENTALE
0,969 0,973 1,015 1,019
Considerando invece le 5 lunghezze d prese in considerazione possiamo anche in questo
caso fare un confronto con i valori teorici e osservare che l’intervallo sperimentale
calcolato in questo caso è affidabile e quindi possiamo fare un’analisi dei dati attraverso
il metodo dei minimi quadrati approssimandoli su un diagramma cartesiano T 2, l.
Periodo 1 Periodo 2 Periodo 3 Periodo 4 Periodo 5
1,098 1,163 1,201 1,294 1,368
VALORI TEORICI
1,097 1,163 1,199 1,294 1,367
DEVIAZIONE STANDARD MEDIE
0,002 0,002 0,004 0,003 0,003
RANGE SPERIMENTALE
1,096 1,100 1,161 1,164 1,197 1,204 1,291 1,297 1,364 1,371

12. Relazione di Camillo Stefanucci. Corso di laurea in Ingegneria Fisica


Tale approssimazione è stata implementata utilizzando il software di calcolo Matlab
che adopera automaticamente il calcolo dei coefficienti A, B della retta approssimante
i dati (come ci si aspetta dalla teoria). In particolare in un diagramma T 2, L tali
coefficienti della retta y = A + B x si possono calcolare con le seguenti formule:

Gli errori assoluti relativi a questi due coefficienti sono dati invece dalle relazioni:

Calcolando si ha dunque:

13. Relazione di Camillo Stefanucci. Corso di laurea in Ingegneria Fisica


Script Matlab per il calcolo della gravità
x=[0.2991 0.3361 0.3571 0.4161 0.4641];
y=[1.0984 1.16252 1.20072 1.29446 1.36756];
y1=y.^2;
dx=0.00002;
dy=[0.002 0.002 0.004 0.003 0.003].*(2*y);
c=polyfit(x,y1,1);
b=c(1);
a=c(2);
disp(sprintf('La retta che approssima il grafico1 è y = %3.3f x + %3.3f',b,a))
g=4*pi^2/b;
bt=4*pi^2/9.8;
disp(sprintf('Il valore atteso di a era 0, quello di b era %3.3f',bt))
disp(sprintf('La gravità calcolata è pari a %3.3f m/s^2',g))
z=linspace(0.25,0.5);
p=polyval(c,z);
title('Grafico dei periodi relativi a lunghezze diverse (T^2,L)')
hold on grid on
xlabel('Lunghezze (m)');
ylabel('Periodi al quadrato (s^2)')
plot(x,y1,'bo',z,p,'r')
for i=1:5
fill([x(i)-dx x(i)-dx x(i)+dx x(i)+dx], [y1(i)-dy(i) y1(i)+dy(i) y1(i)+dy(i) y1(i)-dy(i)],1)
end
Output:
La retta che approssima il grafico1 è y = 4.026 x + 0.001
Il valore atteso di a era 0, quello di b era 4.028
La gravità calcolata è pari a 9.807 m/s^2

G r a fic o d e i p e r io d i r e la t iv i a lu n g h e z z e d ive r s e ( T 2 , L )
2 .4

2 .2

2
P e rio d i a l q u a d ra t o (s 2 )

1 .8

1 .6

1 .4

1 .2

1
0 .2 5 0 .3 0 .3 5 0 .4 0 .4 5 0 .5
L u n g h e z z e (m )

14. Relazione di Camillo Stefanucci. Corso di laurea in Ingegneria Fisica


Nel grafico disegnato dal software i pallini mostrano la posizione dei punti (x,y)
ricavati sperimentalmente e ogni punto si trova all'interno di un rettangolino colorato
entro i limiti delle barre di incertezza della misurazione. Tali rettangoli non sono
visibili (si intravedono solo delle lineette) in quanto l'errore commesso sulle
misurazioni è effettivamente molto piccolo (e quindi trascurabile).
Ora che abbiamo tutti i dati a disposizione possiamo valutare il valore dei coefficienti
A e B con le relative incertezze rispetto ai valori teorici che ci aspettavamo ottenendo:

Dagli intervalli di incertezza concludiamo che sia la misurazione su A che quella su


B, pur con poche misurazioni risulta attendibile.
Il valore sperimentale dell'accelerazione di gravità viene calcolato in questo caso
dalla seguente relazione cioè dalla pendenza della retta del grafico T 2, L.

L'ultimo calcolo che rimane da fare è la determinazione dell'incertezza relativa


all'accelerazione di gravità così calcolata, data da:

 COMMENTO DEI RISULTATI E CONCLUSIONE


L’errore commesso sul valore dell’accelerazione di gravità nel primo esperimento fa
si che l’intervallo di incertezza ricada entro i termini [9,761; 9,810] se si utilizza
l’approssimazione dei fisici mentre nell’intervallo [9,730; 9,842] secondo
l'approssimazione degli ingegneri. Sapendo che il valore corretto della gravità a
Torino corrisponde a 9,80549(1) m/s2 possiamo dire di aver ottenuto dei risultati più
che accettabili. Dalla seconda esperienza invece abbiamo ottenuto un intervallo di
incertezza pari a [9,761; 9,853] che pur essendo corretto risulta assai meno preciso, a
causa delle poche misurazioni.

15. Relazione di Camillo Stefanucci. Corso di laurea in Ingegneria Fisica


Dall’esperienza abbiamo verificato che raccogliendo un gran numero di misure
sperimentali ottenute in modo casuale esse hanno una distribuzione gaussiana su cui è
possibile operare con gli strumenti della statistica al fine di analizzare i dati. Con la
prima esperienza abbiamo verificato che la proporzionalità teorica ricavata da
formule matematiche ha un effettivo riscontro fisico-pratico, dalla seconda invece
abbiamo constatato una dipendenza lineare tra due grandezze e che la costante di
linearità è direttamente proporzionale all'accelerazione di gravità. Ultimo scopo
dell'esperienza era osservare la propagazione degli errori sperimentali con lo scopo di
sottolineare l'importanza di una misura che può essere molto imprecisa ma corretta al
contrario di un'altra precisissima ma non accettabile.
 APPROFONDIMENTI TEORICI
Il pendolo semplice è un sistema fisico schematizzabile
come in figura. Un punto materiale viene appeso a un
filo che in meccanica classica si considera inestensibile
e rigido e viene messo in oscillazione di un angolo θ
rispetto alla posizione di equilibrio verticale. Le forze
che agiscono sul pendolo sono esclusivamente la forza
peso e la tensione del filo. Possiamo scomporre la forza
in peso in due componenti una parallela alla direzione
del filo e un'altra perpendicolare alla stessa. Le
componenti di queste due forze variano al variare
dell'angolo θ che varia nel tempo. Si tratta quindi di un moto oscillatorio generato da
una forza di tipo elastico che tende a riportare il pendolo nella posizione di equilibrio
iniziale. L'equazione del moto del sistema è dunque:

Attraverso semplici calcoli matematici si può arrivare alla formulazione matematica


che lega tra loro le grandezze come il periodo di oscillazione, la lunghezza del filo,
l'accelerazione di gravità. Si dimostra che per angoli molto piccoli
(come quelli dell'esperienza) la formula è semplificabile come:

16. Relazione di Camillo Stefanucci. Corso di laurea in Ingegneria Fisica


Questo risultato deriva dalla soluzione dell'equazione differenziale di secondo ordine
resa possibile solamente grazie alla semplificazione sinθ = θ valida solo per angoli
minori di 7° ossia di 0,122 rad (per far questo nell'esperienza si consigliava di
discostare il pendolo di 1/10 della sua lunghezza rispetto alla sua posizione di
equilibrio. In effetti con un piccolo calcolo trigonometrico l'angolo usato
nell'esperimento è stato di 0,19 rad ossia 11°). In effetti il sistema utilizzato in
laboratorio è un pendolo fisico di cui bisognerebbe tener conto anche della massa
della sferetta oscillante. A causa di queste piccole differenze col modello teorico
abbiamo scelto come punto finale del pendolo il centro di massa della sfera utilizzata.
 UN PO’ DI STORIA
L’esperienza del pendolo che oggi è facilmente
riproducibile nei laboratori scolastici è vecchia più
di 400 anni. La scoperta dell’isocronismo delle
oscillazioni del pendolo venne infatti fatta da uno
dei padri fondatori della fisica, il famoso Galileo
Galilei. Si narra che egli a 18 anni, nel 1583, attratto
dall’oscillazione di una lampada nel duomo di Pisa,
volle controllarne la durata. Con i battiti del polso
scoprì che la durata era la stessa, qualunque fosse
l’ampiezza delle oscillazioni. Enunciò cosi la legge
dell’isocronismo del pendolo e noi oggi con
misurazioni più accurate abbiamo scoperto che la costanza delle oscillazioni è in
funzione dell’accelerazione di gravità. Oltre ad essere un esempio di moto oscillatorio
l’importanza della scoperta galileiana permise di creare gli orologi a pendolo (il
primo prototipo fu brevettato da Huygens) che migliorarono notevolmente
l’accuratezza della misurazione del tempo.
 GRUPPO DI SPERIMENTAZIONE
Stefanucci Camillo, Tonelli Piero.

17. Relazione di Camillo Stefanucci. Corso di laurea in Ingegneria Fisica

Potrebbero piacerti anche