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La Morale Socratica

• La virtù come ricerca


•La virtù come scienza
• L’insegnabilità della
virtù
• Virtù, felicità e
politicità
• I paradossi dell’etica
socratica

Rossano Monni 3^ F
La virtù come ricerca
La virtù come ricerca e come scienza è il punto chiave della
morale di Socrate.
I greci con il termine “virtù” intendevano il modo di essere
ottimale in qualcosa.
Riferito alla persona, questo concetto indicava la maniera
ottimale di essere uomo, quindi, il modo migliore di
comportarsi nella vita. La virtù veniva considerata come
qualcosa di garantito dalla nascita o dagli dei.
Per Socrate e i Sofisti invece, la virtù non è un dono degli
dei,ma un valore e un fine che deve essere conquistato con
sforzo e impegno.
La virtù come scienza
Socrate sostiene che la virtù è sempre una forma di sapere,
ossia un prodotto della mente.
Dal punto di vista del filosofo, per essere uomini nel modo
migliore è indispensabile riflettere, cercare e ragionare,
ossia, riflettere criticamente sull’esistenza.
Il BENE e la GIUSTIZIA, secondo Socrate, non sono entità
metafisiche già costituite, ma valori umani che scaturiscono
di volta in volta dal nostro ragionare.
Il sapere di cui parla Socrate è sapere, quando è bene fare
questa o quella azione, che diviene buona in quanto so che,
ora, è bene farla. Questo sapere non si può apprendere dai
libri o dai maestri ma scaturisce dal ragionare.
L’insegnabilità della virtù
La virtù socratica può essere insegnata e
comunicata a tutti. Per Socrate non bisogna
eccellere solamente nel proprio mestiere ma
bisogna che ciascuno impari anche il mestiere
del vivere, ossia la scienza del bene e del male.
Inoltre, la virtù è unica,in quanto ciò che gli
uomini chiamano le virtù non sono altro che
modi di essere al plurale di quell’unica “virtù”
al singolare che è la scienza del bene.
Virtù, felicità e politicità

Socrate fa coincidere il campo delle virtù umane con i valori


dell’interiorità e della ragione. “ I valori veri non sono quelli
legati alle cose esteriori, come la ricchezza,la potenza e la
fama,ma solamente i valori dell’anima, che si assommano tutti
quanti alla conoscenza”. Egli viene accusato così di aver ucciso
l’istinto, la gioia di vivere e tutti quei valori che li incarnano.
Socrate invece ritiene che la morale non sia una
automortificazione, ma un modo di essere che punta all’utilità e
alla felicità della vita. La virtù socratica non è una negazione
ascetica dell’esistenza ma un suo potenziamento tramite la
ragione, ossia un calcolo intelligente utile a rendere la vita più
felice e migliore. Il filosofo quindi non intende abolire i valori
vitali del benessere, del vigore ecc., ma semplicemente
sottoporli alla disciplina della ragione. Questa virtù tende a
risolversi nella politicità, poiché l’arte del saper vivere si
identifica e concretizza nell’arte del saper vivere con gli altri.
I paradossi dell’etica socratica
Dalla teoria della virtù come scienza Socrate deriva i paradossi:
“nessuno pecca volontariamente” e “chi fa male,lo fa per
ignoranza del bene”. Dicendo che nessuno fa male
volontariamente egli afferma che nessuno lo compie sapendo
davvero di farlo. Chi agisce fa sempre ciò che ritiene essere per
lui bene. A causa della sua ignoranza ad esempio scambia un
vizio per un bene.
Un altro paradosso socratico dice che “ è preferibile subire il male
che commetterlo”. Questo principio è basato sul pensiero che
solo la virtù e la giustizia rendono l’uomo felice, mentre
l’immoralità e l’ingiustizia gli portano solo alla bruttura e
infelicità.
Fine

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