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Comunicare, ascoltare valutare: i segreti per creare un

collettivo.

Ormai siamo molto vicini alla partenza della nuova stagione e per far si che tutto vada nel verso
giusto durante la stagione, dobbiamo programmare tutto con la massima accuratezza: dalla
preparazione atletica alla parte tecnica, dalla parte tattica alla parte psicologica.
La programmazione di una buona preparazione atletica pone le basi per un’annata calcistica in
discesa, non per nulla la fase di preparazione a mio avviso è una delle più importanti
dell’annata.
Pianificare per bene, già in fase di preparazione, le parti tecniche e tattiche fa si che i giocatori
inizino a capire come ed a rapportarsi gli schemi e le soluzioni tattiche adottate dal mister.
Tutto questo visto e rivisto in fase di preparazione può farci aiutare a non essere impreparati
agli appuntamenti importanti della stagione imminente.
Un aspetto, ultimo in elenco ma non di importanza, da curare è sicuramente il fattore
psicologico dei giocatori.
Ogni allenatore già dalle fase iniziali delle preparazione deve cercare di valutare a livello
psicologico ogni singolo giocatore in modo da rapportarsi con lui in un modo più semplice,
diretto ed efficace. Ogni giocatore ha i suoi pregi e difetti caratteriali, capire quali sono e capire
come meglio riesce a mettere in pratica le nostre parole, è di fondamentale importanza.
Non bisogna concentrare tutte le proprie attenzioni sulla parte visibile del gioco del calcio
( tecnica, tattica, preparazione atletica) e alle singole qualità tecniche di ogni giocatore ( stop,
tiro, passaggio , colpo di testa, ecc), ma parte delle nostra attenzione deve essere rivolta
all’aspetto psicologico del giocatore: i suoi pregi e difetti caratteriali, motivazioni crescenti o
decrescenti, come si rapporta con la dirigenza, con i compagni e con lo staff tecnico.
Analizzare tali aspetti può essere vantaggioso anche per individuare chi tra il gruppo può essere
“il secondo allenatore in campo”, ovvero il leader , una figura che può essere di grande aiuto
per il benessere della squadra, ma anche chi può avere l’effetto contrario ossia chi può portare
sulla cattiva strada il gruppo. Sapere individuare queste due figure può renderci il lavoro meno
faticoso e più efficace.
Sostanzialmente: prima si riesce a capire,a valutare il carattere del giocatore, prima l’allenatore
riuscirà ad interagire positivamente con lui, prima i concetti e le nostre idee possono essere
condivise e apprese prima possono arrivare i risultati.
In ogni discussione che parli di sport di squadra entra sempre in gioco una parola ormai d’uso
comune: il gruppo.
Riuscire a favorire l’amicizia, la coesione di gruppo in campo e fuori, la stima, il rispetto tra i
componenti della squadra, è un aspetto che nessuna squadra può fare a meno. Molte volte il
compito dell’allenatore non è solo quello di creare una squadra ma un gruppo. Un gruppo
capace di far fronte alle difficoltà tutti insieme, di aiutarsi a vicenda; molte volte il segreto per
essere vincente è proprio il gruppo.
Entrare nei rapporti tra i giocatori molte volte può essere d’aiuto per l’economia della squadra
altre può essere deleterio, per questo bisogna farlo con molta discrezione senza dimenticarsi
che all’interno privato del gruppo, seppur essendo il capo, l’allenatore è un estraneo.
Oltre a conoscere in tutte le sue forme il gruppo, l’allenatore deve dimostrarsi e guadagnarsi,
con l’arma “conoscenza” , il rispetto del gruppo. L’allenatore deve dimostrare di sapere la
materia calcistica e essere preparato su ogni domanda gli venga posta. Questa è la maggiore
arma di autorevolezza per farsi riconoscere ed accettare dal gruppo.
Il dialogo è uno degli aspetti fondamentali dell’allenatore. Saper dialogare e ascoltare sono doti
che l’allenatore deve possedere. Un esempio banale può essere il discorso dopo partita al primo
allenamento dove si parla della partita sia dal punto di vista dell’allenatore e successivamente
anche chiedere al gruppo cosa ne pensa delle proprie parole e che pensano loro a riguardo
dell’ultima partita.
Tutti all’interno della squadra devono capire che bisogna sacrificarsi per il gruppo e che bisogna
mettersi a disposizione di esso: l’individualità non porta lontano il collettivo è una certezza.
Comunicare, ascoltare, consigliare sono la tattica migliore per creare un gruppo che sappia
sacrificarsi in campo per il bene della squadra e per il bene delle tattiche e degli equilibri di
squadra.
Autore Angelo Iervolino
Allenatore di Base UEFA-B
Istruttore scuola calcio CONI- FIGC

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