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PREFAZIONE

Cinquecento quaranta anni sono trascorsi da quando


Caterina da Siena chiudeva, in una con la vita mirabile,
quel suo stupendo dialogare con la Divinit e quel
suo materno consigliare l' umanit, in cui Ella profuse
tanta copia di saggezza e tanto tesoro d'amore. Ricorrendo il giorno a Lei sacro, - per la prima volta da
quando la figliuola di Iacopo Benincasa insieme con
Francesco d'Assisi, e come lui espressione purissima di
questa nostra stirpe di santi e di guerrieri, stata
proclamata Patrona d'Italia, - m' caro presentare io
stesso il primo volume della nuova edizione critica delle
Lettere della Santa.
Queste lettere non sono soltanto la manifestazione
di un'anima trasfigurata da un fervore e da una passione religiosa che nella forma colorita e potente con la
quale si esprime, ha accenti di singolare eloquenza; ma
sono nel tempo stesso documento della pi alta importanza per la conoscenza ddla vita spirituale e politica
della Chiesa e d ' Italia nel secolo decimoquarto.
La vita dell'umile figliuola del popolo senese fu
tutta ispirata a questi tre dominanti pensieri: richiamare il Papato a Roma, riformare la Chiesa, spingere

VIII

PREFAZIONE:.

principi e popolo al << santo passaggio, cio alla Crociata.


A conseguire questi intenti Caterina si adoper nella
sua breve vita con un ardore, con una convinzione,
1c vestita dalla certezza del futuro, come essa stupendamente si esprimeva, e con un ardimento che ha del
miracolo nella povera donna di Fon te branda. Nelle sue
lettere dettate con una prosa calda ed impetuosa,
eppur agile e schietta cosl da eguagliare, senza che essa
ne avesse neppure il sospetto, la prosa dei nostri pi
grandi scrittori, parla a pontefici, a principi, a cardinali
con una sincerit e con una libert di linguaggio che
le rendono, per questa stessa ragione, documenti preziosissimi per la storia del Trecento.
Nell 'anima di Caterina da Siena vi qualche riflesso
dell'anima di Dante. Non fu anche l'anima di Dante
dominata dal desiderio del rinnovamento spirituale del
genere umano, della riforma della Chiesa, del ritorno
del Papato a Roma? Nella lettera di Dante ai cardinali italiani vi sono accenti di passione e di eloquenza
che ritornano, sotto altra veste, nelle lettere di santa
Caterina.
Ma su questo i'nsigne monumento della nostra lingua
e della nostra fede, consacrato dalla piet dei secoli, il
tempo non era passato senza lasciar tracce. Attraverso
la sequela delle trascrizioni e delle edizioni a stampa,
fatte con molto amore, ma non con altrettanta cura,
il testo delle Lettere si era venuto alterando ed allontanando dalla primitiva lezione, e della sua forma
vulgata s'ignoravano la genesi e la connessione con i
manoscritti. Si era oscurata la nozione dei fatti che
avevano dato motivo alle lettere, dei personaggi in esse

PREFAZIONE

lX

rammentati; n mai era stata presa in serio esame la


loro successione cronologica, fondamento indispensabile
per la ricostruzione degli anni che a Lei, persona storica, cos tituirono lo sfondo e l'ambiente. N era stata
mai affrontata la ques tione, pur fondamentale, della
formazione spirituale ed intellettuale di Caterina scrittrice, attraverso l' identificazione del ricchissimo materiale di citazioni e riferimenti , pi o meno diretti, di
cui le Lettere, come ogni altro testo consimile del tempo,
sono materiate. Infine, e come conseguenza di tale mancanza di elaborazione critica, lo studioso della Santa
era privo di ogni possibilit di ribattere le stolte accuse
d i falsit che, or dall'uno or dall'altro, venivano mosse
alle Lettere. Pertanto, esse avevano ormai perduto
gran parte del loro valore di monumento e documen to
storico.
Non poteva tardare l' Istituto Storico per il Medioevo
a dedicare ad esse le sue cure, tan to pi che, negli anni
dopo la guerra, erano apparsi segni manifesti di un
rinnovato in te resse per la Santa, e proprio le sue Lettere
com inciavano ad attirare l'attenzione di acuti critici
e storici, italiani ed anche stranieri. Una nuova edizione,
che rispondesse alle esigenze della scienza moderna, e
fosse opera di un italiano, era necessaria.
Nell'ottobre del 1928 decisi di affidarla ad Eugenio
Oupr Theseider, gi mio discepolo nell'Universit di
Roma, e singolarmente adatto a tale lavoro per le sue
doti di acribia, metodicit, tenacia, per le sue spiccate
propensioni verso gli aspetti storico-religiosi della vita
medievale come dimostra il suo eccellente volume su
I Papi dz Avz"gttone e la questione Romana nel secolo XIV.

PREFAZIONE

Egli ha ben meritato della fiducia che avevo riposta


in lui. Dopo pi di un decennio di lavoro (la maggior
parte del quale stata naturalmente assorbita dalla
necessaria fase preliminare), l' Epistolario Cateriniano,
esaminato e ricostruito in ogni sua parte, riappare per
la prima voi ta in veste e forma che si accostano, quanto
pi possibile, alla originale.
Potr sembrare lungo un decennio di preparazione,
potr ritenersi che simili lavori non con\'engann pi
ai tempi che ora viviamo, tempi di rapido incedere e <li
fervida azione, << dinamici n in una parola. \ la l'i ncongruenza, la non-convenienza 1> solo apparente Lavori
di tanta mole (l'edizione ultimata comprenJer quanro
volum i delle nos tre Fon ci 11, per un complesso di pi
che r 500 pagine) richiedono una piena dedizione, una
totale abnegazione, una lucida fed e, che si opponga
validamente ai tanti motiv i di sconforto ed inc~nti\ i
di abbandono, che la lunghezza stessa della via rnulciplica, e le difficolt di essa rendono pi insisten ti.
Tutte doti, codes te, senza le quali non si compiono n
si compiranno mai, in qualsivoglia campo, le grandi
opere destinate a perdurare per generazioni e secoli ,
ed a costituire la parte pi preziosa del pa trimonio di
una Nazione; opere di grandi linee, che sono essenzialmente ricostruttive, ma presuppongono la paz iente
analisi e su essa si fondano, tanto pi sicure e durature
quanto pi il lavoro di fondazione stato preciso, coscienzioso, onesto.
Possa questa nuova edizione delle Lettere di Santa
Caterina da Siena contribuire a diffonderne pi lari;amente la conoscenza, ed a far progredire gli studi sto-

PRE F :\ZIONE

Xl

ric1 intorno alla grande Santa d'Italia. Sar questo il


migliore co mpenso alla fa tica dell 'editore e la maggior
causa di soddisfazione per il nostro Istituto che ha
accolto l'edizione nella serie delle 1t Fonti per la storia
d ' I talia n, come una delle opere pi importanti che ha
pubblicato, e viene di continuo pu bblicando.
JO

aprile

1~0-XVlll .

PIETRO FEDELE.

INTRODUZIONE

Le Lettere di santa Caterina da Siena, che si dnno


ora alla stampa in nuova veste, e ridotte - come si
usava dire un tempo con molta propriet - e a miglior
e lezione secondo i metodi della moderna cri tica testuale,
e con novello ordinamento, sono state dettate dalla
Santa ai suoi segretari in un periodo di tempo che sembra non eccedere di molto il decennio: dal 1370 circa al
138o, anno della morte di Caterina.
E sse (a prescindere da otto originali) sono state
conservate e tramandate a noi in cinquantacinque
manoscritti, ventisette dei quali possono veramente
definirsi e raccolte delle Lettere, in quanto sorti con
una certa cura di compiutezza; i restanti contengono
soltanto alcune lettere, ricopiate frammezzo ad altri
testi devoti e di edificazione, e sono quasi tutti (come
lo dimostra la loro valutazione critica) praticamente
di scarsa importanza ai fini della nostra edizione.
I criteri direttivi di essa sono stati discussi nel mio
studio preliminare, dal titolo Il problema critico delle
Lettere di sa1f.la Caten"na da Sie1f.a, al quale rimando una
volta tanto il lettore. Sl.r sufficiente che in questa
I Pubblicato nel BulttiM iU'lstit. mw. lt.. ' Archivio M"ratorUino, 19H
n. 49. Vedi anche la piil breve ricerca, che l'ha preceduto, dal titolo Ch a>tliu ;Mdilo tlel1'1pistolario tI; s/Ullil Cariu tla Sioui, B..zwtiJtO cit., 19JI, o. 47.

XIV

E. DUPR THESEIDER

sede riassumiamo soltanto alcuni dei risultati pi importanti gi raggiunti, e pi a memoria di essi che per
riprenderne la discussione.
11 problema critico delle Lettere si presenta con tali
caratteristiche che pu ben dirsi un ico nel suo genere,
e non sembra richiamarsi ad altre esperienze filologiche.
Si pensi: l'autrice non sapeva scrivere (caso in verit isolato), dunque lettere u originali nel pi ampio
senso della parola non sono neppure esistite, in quanto
non erano u autografe , sebbene fossero autentiche .
Ella dovette servirsi costantemente di segretari ed
amanuensi, assai diversi da lei e fra loro per educazione, col tura, personalit, levatura men tale, ed era
esposta inev itabilmente al rischio di vedere alterato
- quando pi quando meno - il suo stile, e, con esso,
il suo pensiero. Che ci sia avvenuto realmente, lo
prova un 'ovvia considerazione. Caterina dett, se non
proprio in dialetto, certamente in lingua ricca di forme
vernacolari: ma ora le Lettere si presentano in veste
che potremmo dire quasi aulica, e che comunque
attenua ta nelle peculiarit senesi e per contro adeguata
alla forma letteraria corrente.
Le Lettere non vennero poi radunate in raccolta
da lei stessa, n - a quanto sembra - lei vivente, ma
dai suoi discepoli, e dopo la sua morte, a scopo non
biografico o comunque documentario, ma esclusivamente edificativo, e senza troppe preoccupazioni di
compiutezza, di fedelt, n quanto alla integrit dei
testi, n quanto alla retta successione cronologica di
essi. Vale a dire che i raccoglitori non ebbero scrupoli
cli eliminarne le parti che ritenevano senza interesse

I NTRODUZIONE

xv

per i devoti lettori e non si curarono di ordinarle a


seconda della data in cui erano s tate scritte. Non
fu composta subito una collezione canonica 11, che
radunasse tutte le lettere, e le rendesse con unit di
criteri. Si ebbero assai per tempo alcune piccole raccolte, curate dagli intimi della Santa, di carattere
strettamen te privato; un po' pi tardi si pens a riunire un maggior numero di lettere per diffonderle tra
i fedeli; solo ai primi del sec. xv il Caffarini pro\vide a
fo rmarne un co r pus il pi possibile complew.
Si pu comprendere, pertanto, che si sia presentato
e continui a presentarsi a pi di uno studioso il fondamentale dubbio se le Lettere siano veramente auten tiche, cosl come ora le conosciamo. :E un dubbio
che mi sono proposto anch'io; siccome per. a mio
modo di vedere, esso comporta una soluzione essenzialmente positiva, ne risulta ampiamente giusti ficata l'opportunit della presente edizione, oltre che
confermata la tradizionale attribuzione delle Lettere
alla Santa di Siena. Occorre dame qui le prove .
Il dubbio investe particolarmente l'attivit dei
segretari della Santa, suoi amanuensi prima. raccog litori delle sue lettere poi: in ogni modo costantemente interpos ti fra la Santa e noi. I n due momenti
successivi il loro operato acquista importanza essenziale: quando essi scrissero le lettere sotto dettatura;
quando le ricopiarono nelle racco!te.
Per il primo punto, parmi non verosimile che essi
abbiano volu tamente a lterato i concetti che mette-

I Su questo punto, vedi anche


mio scritto So"o auntiche lt Lttltrt di
s. Caurina l, in J'i/4 cristia"4, 1940, a. Xll, fase. a-m, pp. 211-48.

XVl

E. DUPR THESEIDER

vano m carta per la Santa, da loro cos fervidamente


venerata ed ammirata, quale rivelatrice di sovrumane
verit. Ma non si pu assolutamente escludere che
qualche alterazione lessicale o sintattica sia stata compiuta da essi t'lell'atto medesimo che scrivevano le
parole di Caterina, o involontariamente, o per migliorare, a loro modo di vedere, qualche costrutto non
ben riuscito. Ci anche pi probabile nel caso delle
lettere dettate << in estasi, quando la Santa avr
spesso parlato con disuguale rapidit o in modo saltuariamente inintelligibile. T ali lettere possibile che
siano state, almeno parzialmente, ricostruite in certo
modo, dagli appunti presi in fretta e sommariamente;
ed in quei casi le possibilit di interpretazioni o modificazioni personali degli amanuensi aumentano di molto.
Non siamo naturalmente in grado di dire se la Santa
controllasse queste o le altre lettere, - una volta che
erano state trascritte <<in buona copia, - prima di
autorizzarne la spedizione.
Per il secondo punto ha fondamentale importanza
l'ipotesi, da me formulata e svolta in quel mio studio
preliminare, della esistenza di una rudimentale cancelleria Cateriniana, ove si conservavano le minute
delle lettere spedite, o almeno i riassunti di esse, pi
o meno succinti, ma sempre tali da permettere di
ricostruirne lo sviluppo logico. Morta la Santa, i segretari, che vollero raccoglierne le lettere, seguirono
due vie diverse: o ne ricercarono gli originali, richiedendoli ai destinatari, o si valsero del materiale che
avevano nella cancelleria. Nel primo caso probabile che molte volte i raccoglitori non ricevessero

INTRODUZIONE

xvn

dagli interessati gli originali stessi, ma copie di essi,


pi o meno fedeli, onde nuove probabil it di alterazioni del testo. Nel secondo caso vi la possibilit,
molto interessan te, che le minute, se frammentarie o
troppo concise o addirittura in forma schematica, venissero interpretate e ricos truite in modo diverso,
a seconda della persona che se ne serviva per la propria raccolta.
Da queste constatazioni - che sembrano tutte logicamente fondate - deriva naturalmente che la tradizione delle Lettere assai co mplessa, e vi influiscono,
gi << in partenza , molteplici cause di alterazione.
Ad esse si aggiungono, poi, quelle che hanno agito, nel
secondo stadio della tradizione, sulle copie delle raccolte dell'Epistolario. Sono per lo pi le solite, che
valgono per ogni tradizione manoscritta; ma va tenuta
presente anche un 'altra fonte di variazioni, ch' in
rapporto con le caratteristiche proprie ad ogni raccolta di carattere miscellaneo, come sono in primo
luogo gli epistolari e le raccolte di rime. Cio, la
mobilit propria ai singoli pezzi della raccolta, i quali
possono venir facilmente spostati, scambiati fra loro,
tolti , sostituiti, senza che il loro complesso ne soffra,
poich ques to non ha una chiara coerenza interna (fatta
eccezione per la cronologia rela tiva degli elementi
che lo compongono, nonch per il loro logico susseguirsi, che sono due punti di vista cui gli amanuensi
non dnno quasi mai importanza), non ha una intelligibilit propria, ma non - esteriormente considerato - che la somma dei componimenti letterari che
lo costituiscono, i quali sono invece tutti dotati di un

'

XVIII

E . DUPR THESEIDER

proprio valore e di una significazione autonoma che


non s1 muta per qualsiasi spostamento o aggiunta.
In altri termini, vi sempre la possibili t che una
simile raccolta sia formata di elementi derivanti da
tradizioni eterogenee, che vanno rintracciate e tenute
presenti caso per caso. Per aggiungo subito che,
di fronte a questa possibilit di ordine teoretico, fon te
di infinite complicazioni, sta di fatto che le singole
raccolte si sono tramandate solitamente come un corpo
unico, con rare intrusioni di elementi di altra provenienza; onde mi stato possibile semplificare di molto
la cernita e la classifica dei codici, riconducendoli
quasi tutti a tre famiglie soltanto.
Tali presuppos ti conducono ad alcune importanti
conclusioni, alle quali mi riferir pi voi te nelle seguen ti
pagme:
a) pare accertato che non esistet tero varie redazioni, di questa o quella lettera, risalenti alla Santa
stessa, cosicch le eventuali varianti si debbono sempre
ad interventi seriori, di sillogisti o di amanuensi ;
6) l'ordine con il quale le lettere si presentano
nelle raccolte manoscritte non quasi mai in rapporto
con la loro cronologia reciproca; inoltre non si pu ricondurre neppur esso alla Santa personalmente, ad una
sua volont creatrice di opera d'arte ll, come si verifica per altri epistolari (ad esempio per quello del Petrarca), volont che occorrerebbe rispettare, a meno di
assai gravi e ponderati mo tivi;
e) poich Caterina non scrisse di proprio pugno
le Lettere, ma le dett, a quegli stessi suoi segretari
che poi le radunarono, possiamo e dobbiamo prestar

INTRODUZIONE

XlX

fede ad essi quando agiscono da raccoglitori delle lettere,


e d'altra parte ci manca ogni mezzo per esercitare un
controllo esteriore su codesta loro attivit;
d) dobbiamo rassegnarci parimenti a leggere le
Lettere nella forma in cui essi credettero bene di tramandarcele, per quanto riguarda sia la dizione del testo,
sia l'integrit di esso. Tuttavia il paragone con i pochi originali conservati, o con le copie pi sicure di essi,
esistenti in alcune minori raccolte non destinate alla
diffusione, dimostra che i raccoglitori procedettero,
nella massima parte dei casi, con sufficiente attenzione
e cura, limitandosi generalmente ad escluderne soltanto
i passi di impronta personale e confidenziale, e quelli
di carattere puramente informativo;
e) non vi ragionevole motivo di dubitare dell'autenticit delle Lettere, prese nel loro complesso,
anche se qualche incertezza pu permanere circa l'effettiva parte che, nella redazione di qualcuna di esse,
possono aver avuta i segretari della Santa. Sembra
per da escludere che siano avvenute vere e proprie falsificazioni integrali di lettere particolarmente importanti, come pure non convincente l'ipotesi che i tagli
esegui ti sulle lettere al momento della trascrizione nelle
grandi raccolte abbiano avuto lo scopo di far scomparire concetti ed asserzioni tali da compromettere
l'ortodossia di Caterina. Al contrario, quando i passi
in questione si sono conservati, risulta chiaramente e non lo si ripeter mai abbastanza - che le eliminazioni
sono state fatte per accentuare unicamente il carattere
Vcdi la documentazione radunata oel mio saitto U11 &oiu itudilo, cit.

xx

E. DUPR THESEIDER

ascetico religioso devoto delle lettere, il loro valore di


documento spirituale a detrimento di quello, - che
per noi altrettanto degno di considerazione, ma non
lo era per i contemporanei della Santa, - di documento
umano nel pi ampio senso del termine.
Un vero e proprio e p i s t o l a r i o dovrebbe comprendere anche le lettere che Caterina ricevette, nel
corso della sua copiosa ed intensissima corrispondenza.
Ma ne possediamo soltanto cinque '; nessuna in rapporto diretto con le Lettere della Santa che oggi possediamo, venendo quindi a trovarsi in logica connessione
con esse, a spiegarle meglio ed esserne ulterior mente
chiarite. Perci non avrebbero aggiunto nulla, se incluse
nella presente edizione, alla re tta comprensione delle
Lettere di Caterina, e, per contro, ne avrebbero interrotta la serie senza alcuna utilit. Le ho lasciate da
parte senza esitazione; del resto, gli editori dei Fontes
vitae s. Catharinae le hanno opportunamente comprese
nel loro programma di pubblicazione2. Cosi, dunque,
la mia edizione conterr soltanto le Lettere dettate dalla
Santa.
In armonia con quanto ho gi detto, mi sono fondato unicamente su quei manoscritti che possono ambire
Edite da F. Gk<rrrANELU, Leggnuia minore di santa Caurina da Siena e
ttm tin S@ discepoli, Bologna 1868. Le prime quattro lettere sono (pp. 153261): del Caffarini (1374), di Elisabetta di Baviera (1375 ?), del priore della
Gorgooa ( 17 aprile 1378), dell'abate di Monteoliveto (Il maggio 1378). Si
aggiunga la lenera di fnte Lazz:arino da Pisa, dcl 10 giugno 1375, conservata
in originale nel codice T. III. J della Comunale di Siena.
2 FO'llUS 11itae s. Calharincu Serunsis bislorici, cura et studio M. HTACNnll
LAUllE~-r O. P. et FRASClSCl VA.LLI, Firenze, Sansoni (R. Univ. di Siena. Cattedra Cateriniana).

INTRODUZIONE

XXI

al titolo di r a eco I te delle Lettere. Il loro cospicuo


numero - ventisette - si riduce per di molto quando
si esaminano e si pongono in evidenza i loro rapporti
ir1cemi. Il criteri~uida fondamentale per la cernita di
essi stato dato dall'ordine, dalla sequela con la quale
essi ridnno le lettere. Ho dimostrato' che determinati
aggruppamenti , particolari successioni di lettere (siano
esse disposte secondo un certo ordine od in un palese
disordine) sono indizi e appigli, per la classificazione dei
codici, altrettanto sicuri come gli elementi ricavati dal
testo stesso.
I manoscritti che possediamo appartengono tutti
(rrieno uno o due) a tre grandi famiglie, che derivano dalle raccolte fatte da tre dei segretari e discepoli di Caterina: Neri di Landoccio Pagliaresi,
Stefano di Corrado Maconi, frate Tommaso d' Antonio noto come il Caffarini ; pu darsi che un
altro segretario della Santa, Barduccio di Piero Canigiani, abbia radunato per proprio conto un'altra
raccolta, nota a noi in un solo esemplare (C), e rimasta senza discendenza; di altre collezioni abbiamo
notizia soltanto indiretta e nessun esemplare se ne
conservato, tranne il manoscritto F 3, del quale ignoriamo l' origine.
1 Particolarmente alle pp. 127-9 del mio Problema ,,.uito.
2 Il p. M.-H. l.AuRIDIT, ;iell:t dotta e precisa introduzione alla Vita di
santa Caterina da Siena, Sien:i, Cantagalli, 1938 - che po una volgarizzazione, curata dal p. G. Tinagli, del Suppltmmium - stato, credo, il primo
a rilevare che i documenti coevi non conoscono con tale nome il domenicano
Tommaso d'Antonio. Credo che egli sia nel giusto. Tunava, continuo a
valermi (come anch'egli, del resto, fa) dcl nome ormai consacrato da un uso
lunghissimo.

xxn

E. DUPR THESEIDER

Nelle pagine seguenti esamineremo i manoscritti' delle


Lettere, e ricorderemo brevemente anche le edizioni a
stampa che hanno preceduto questa mia; poi discuteremo i criteri dell'edizione, nei riguardi del testo, dell'apparato critico e delle note di commento.
Poich li csamioererno seguendo la loro apparteoenza alle varie famiglie,
dar qui, per comodit del lettore, il prospetto delle sigle di essi, secondo
l'ordine :llfabetico e con i necessari rimandi alle pagine dove sono descritti.
1

p. XXXIX

As p. LVU

p.

xxxm

Bo p. LVII
Bor p. LVIII
Bo> p. lVlil
U'-

e
ca
Ca
F

F
FJ
F

p. XlVlll
p. LVIII
p. LVUI
p. XLV
p. XLlV
p. XXXI
p. XXlX

Fs p.
f6 p.
G p.
Ge p.
H p.
L p.
M p.
Mop.
P p.
p. p.
PJ p.
P p.
Ps p.
Pa p.

lVIll
LVIIl
LIX
LIX
XXXIX
LIX
XXVI

xxm
Xl

xxxv
XLV
UV
XUH
LVI

$1

Pa p. LIX
Pa p. UX
R p. XLII
R p. XLVI
Rl p. LIX

p. Li
54 p. LV
Ss p. XXVII
56 p. XXVII

ss

51 p. LX

Rs

P LX
S9 p. LXI

R6
R1 P LX

T
V

RS
R9
Ra p.

Va (
Va
V:il) p. LXl

xxvrn

St p. XXXIX
$2

p. L

p. XLI
p. XLVII

Va
Ve p. LXl

Avverto, una volta tanto, che tutti i riferimenti alle lettere in questa
introduzione sono fatti sccoodo l'edizione dd Tommaseo e la su:i numer:uione,
per facilitate i c:ootrolli al lettore.

INTRODUZION E

X.Xlll

PARTE PRIMA
I MATERIALI DELL'EDIZIONE

I. - Le grandi raccolte delle Lettere.


1) GRUPPO PAGLI ARESI '.

(gruppo cx)
Comprende sette manoscritti, tre dei quali Mo F4 fl - sono sicuramen ce in di retto rapporto con un
certo numero di originali.
Mo =Vienna, biblioteca Nazionale, Palatino 3514.
Cartaceo della fine del sec. xiv, di cc. duecento ottantotto
(cm. 14,5 : 21,8), scritto su una sola colonna, senza rubriche, con iniziali ornate. Comprende duecentoventun
lettere, ma due essendo ripetute, il totale effettivo scende
a duecentodiciannove. Le tre ultime sono accompagnate da testi di altro genere 3 Nella trascrizione del
codice si sono alternate tre mani, che designo con le lettere a, b, c. L'amanuense a sicuramente Neri di LanI.

Nel mio Probuma critico lo avevo denominato, seguendo il F ,.Wl1Ell,


gruppo Neri, ma ora preferisco chiamarlo cosi, per maggiore uniformit
con gli altri gruppi.
Ampiamente descritto nel mio Un codice inedilc cit.
3 I seguenti: a) tre orazioni della Santa ( Grcu, I- III, T ... uats ...NO I e 111),
cui seguono le tre lettere JSO, 3s7 e 373 cd il tc:sto 371, erroneamente ritenuto una lettera; b) il e testamento spirituale (Gaorr. Pr1ghiera, n. I; TAuRISANO, p. 196 sgg.) ; e) il Transito (GRorr. Preghiera, o. III) ; ti) la visio
cuiusdam romane matrone; e) quattro orazioni (G1cu XXV, IV, I, II;
TAUlUSA.''10 IV, testo di p. :z, I).
e

XXIV

E. DUPRE THESEIDER

doccio Pagliaresi stesso, al quale il manoscritto appartenne, venendo poi da lui lasciato in eredit ai monaci
di Monteoliveto maggiore, quando mor (1406). Si pu
nutrire qualche dubbio circa l'effe ttiva distinzione di
persone fra a e e, che hanno molta somiglianza fra loro,
sebbene e scriva pi fittamente e finemente dell'altro;
ma sono sempre pi convinto della diversa indi\idua lit
di a e di b. Questo secondo amanuense anche persona di una certa cultura; infatti in molti punti del
codice egli corregge il testo gi scritto da a, per adeguarlo alle proprie vedute ortografiche grammaticali
sintattiche. Ne riparleremo.
La raccolta Mo offre grande interesse, perch a ssai
probabilmente il Pagliaresi fuse in essa alcune minori
raccolte, che forse erano state adunate in Siena ed in
Firenze ancora ai tempi della Santa, e per scopo di
privata edificazione, direttamente dagli originali. L 'inizio della raccolta, di centonove lettere, ha avuto certamente esistenza a s, come prova l'incontestabile fatto
che essa, scritta tutta per mano di a, quasi priva delle
correzioni di cui per solito prodigo b: anzi, determinate
peculiarit ortografiche e movenze stilistiche, che nel
resto del codice sono costantemente corrette da b su
rasura, in quel primo gruppo non appaiono affatto, e
sono sempre sostituite dalle forme accette a b. Pertanto
leci to concluderne che quel gruppo di centonove lett ere - che chiameremo Mo' - abbiano formato una raccolta isolata, che venne riveduta e corretta (forse d a b)
p r i ma della trascrizione in .\10. Essa comprende le
prime centocinquantasei carte del manoscritto, dunque
pi della met di esso (seguono per di pi ancora venti

INTRODUZIONE

xxv

carte, scritte tutte da 6, con altre diciotto lettere);


l'uniformit della scrittura e dell'inchiostro adoperato
balzano a ll'occhio: chiaro che Neri trascrisse quella
parte della raccolta in un periodo di tranquillo e continuato lavoro. Ora, noi sappiamo che egli. dopo una
serie di spostamenti (a Napoli il 22 maggio 1380, a
Siena il 30 gennaio 1381 , a Firenze il 18 febbraio successivo, presso il sarto Francesco di Pipino'), si stabil.
almeno dal 30 maggio 1381, nel romitorio di S. Luca
presso Agromaggio, soggiorno procuratogli dall'amico
Leonardo Frescobaldi. L rimase sino al maggio 1389,
quando il Maconi, dovendo partire per Milano, lo preg
di venire a Siena; probabile che egli abbia seguito
l' invito, perch nel 1391 il Maconi si lamenta di non
aver avuto pi sue notizie da due anni a quella parte,
ma non dice che sia trascorso pi lungo lasso di tempo
dal loro ultimo incontro. Ad ogni modo, Neri ci risulta
il 25 novembre 1391 stabilitosi nel romitorio fuore
(( della Porta Nuova da Siena 11, dove rester fino alla
morte, 14o6 .
Non da escludere (lo vedremo a proposito del
codice f4) che la trascrizione di Mo sia stata infaiata
durante i nove anni del ritiro di Agromaggio; ad ogni
modo la data finale della raccolta anteriore al 14o6
(morte di Neri), e pertanto Mo la pi antica raccolta vera
e propria delle Lettere che noi possiamo documentare.
1 Tali spostamenti sono documentati dalle lettere edite da.I GttOTrANELU,
Leggenda lflMre, nn. XVII. XVIII. XIX.
2 Per queste altre dau, cf. GaOTrANELLI, LeggnuJa .more, lettere nn.. XXI
(Jo maggio 1381), XXXll (2 maggio q89), XXXIV (2S noTcmbrc 1391),
XLVI ( 1406) .

XXVI

E. DUPR THESEIDER

Per costante accuratezza e bont delle sue lezioni non


ha l'uguale fra le altre raccolte; inoltre la circostanza
che Neri fu segretario ed intimo della Santa; la certezza
che il codice per gran parte scritto da lui personalmente, e, per l'altra porzione, copiato con il suo consenso: tutto ci attribuisce a Mo un valore veramente
eccezionale. E sso stato preso a fondamento dell'edizione. Purtroppo, non contiene tutte le lettere della
Santa. Ma alle sue mancanze supplisce quasi sempre
la collezione Maconiana, che proviene da un capostipite
comune (s).
La discendenza diretta della raccolta Pagliaresiana
piuttosto limitata d; numero, e non ha quasi alcuna
importanza, in quanto riproduce assai da vicino l'archetipo, Mo (nella forma emendata da b), oppure una sua
immediata filiazione.

M = Modena, codice della confraternita della


SS. Annunziata, in deposito presso l'archivio della Cattedrale'. Pergamenaceo, della fine del sec. xiv o dei
primi anni del successivo, di cc. cen toquindici pi tre
di guardia (cm. 22 : 29), scritto su due colonne con
bella minuscola libraria, con rubriche ed iniziali colorate. Non ha in cip i t. A c. I una bella iniziale miniata, con la Santa che detta in estasi a tre amanuensi,
in presenza di altra Mantellata. Il codice riproduce esattamente la sequela delle prime novantasei lettere di Mo',
pi il testo T o mm. 371, che in Mo si trova al n. 221,
2.

' Descritto da B. V DATTI, ltant.o od '"' codiu a1'tico di tpistolt di santa


Callri'114 da Sima, Opuscoli religiosi, letterari e morali , serie ll, to. vm, Modena, 1866, pp. 18s-204.

INTRODUZIONE

x.xvu

a chiusura della serie delle lettere. Ci basta ad escludere che M derivi da un esemplare mutilo di Mo, il
quale cio si interrompesse con la 96 lettera ; molto
probabile che discenda invece (attraverso qualche intermediario) da un esemplare integro affine a Mo. Il
testo delle lettere di M identico, salvo qualche variante
di non molta importanza, a quello offerto da Mo, vale
a dire lo riproduce nella forma gi corretta e non in
quella degli originali. Pertanto M non ha, per l'edizione,
interesse maggiore di Mo, e manca per di pi della autorit che deriva a questo dalla paternit Pagliaresiana.
3. S 1 = Siena, bibl. Comunale, ms. I VI 14. Cartaceo, di cc. centoquarantadue (23,8 : 16,7), scritto
su due colonne, con rubriche ed iniziali colorate, da
bella e regolare mano del sec. xv, forse della prima
met. Ha un inc ipi t (c. 1): Comincia el libro
delle lettere overe pistole della venerabile serva di Dio
sancta Chaterina da Siena, dell'abito della penitentia
di sancto Dominico, le quali mand a certe persone,
secundo lo stato loro, a bene e salute dell'anime,
nella quale mirabile doctrina data allei da Dio per
edificatione del proximo, sf corno in esso di sotto si
contiene 11. Contenuto identico a quello di M, ma oltre
le novantasei lettere riproduce i testi gi ricordati
nella descrizione di Mo, salvo per le lett. 350 e 357,
che in ss mancano. Il testo offerto da questo codice,
non molto accurato, riproduce esattamente quello di M.

s =

Siena, bibl. Comunale, ms. I . VI . I 2. Cartaceo, di cc. centosette, pi tre di guardia (28,8: 21),
4.

Cf. I.a aota J a p. nm.

xxvm

E. DUPRE THESEIDER

scritto su due colonne, con calligrafia nettamente umanistica, forse della seconda met del sec. xv. Rubriche
ed iniziali colorate; a c. I un' iniziale miniata, con la
Santa in estasi. Sequela di M, ma incompiuta, arrestandosi alla lett. 268, che la 52 di M, ma in S6 la 53a,
perch vi in pi, inserita fra la 11 e la 12 lettera,
la lett. 43. Dopo la lett. 268 1 incompiuta (la mutilazione anteriore per alla trascrizione), l'erudito senese
Celso Cittadini, che postill qua e l il codice con preziose annotazioni desunte da documenti di archivio,
copi di suo pugno la lett. 367, facendola precedere
dall'avvertenza Copiata da una lettera di man propia
di santa Caterina donata da me al sr Hippolito Agu stini hall di Siena per me Celso Cittadini. Hoggi si
(( conserva in Santa Lucia di Siena.
T erminata la trascrizione (c. 107 B), egli aggiunse:
Copia di una lettera di santa Caterina a fra Matteo
T olomei e a fra Jacomo de' frati predicatori, che si
conserva a Lecceto in sagrestia fra le reliquie, copiata
da fra Ambrogio olivetano da Siena 1520 . Forse
in tendeva far seguire la trascrizione di un altro originale
della Santa, che scomparso, come non esiste pi quello
della lett. 367, salvo che della lettera di Lecceto non
abbiamo pi nemmeno la copia nei manoscritti. S 6
un buon codice, di accurato testo, che riproduce fedelmente Mo, con le aggiunte di 6, e non M.

5. Ro =Roma, bibl. Nazionale Vittorio Emanuele,


fondo S. Pantaleo, ms. 9. Cartaceo di cc. trecento
(27, 6: 20,5), su due colonne, con iniziali colorate,
del sec. xv. A cc. 1 - 185 con tiene vari testi de-

INTRODUZIONE

XXIX

voti'; le cc. 185 B-189 B sono bianche. Incipit (c. 190):


Qui cominciano le pistole di Chaterina beata da Siena
e mandate a pi e diverse persone. Seguono cinquantasette lettere, cio le prime cinquantasei di Mo, con in
pi la lett. 43 (come in 56); la trascrizione della lett. 173
si interrompe (c. 300), ma il verso del foglio bianco,
dunque la mutilazione avvenuta prima della copiatura.
Al medesimo gruppo Pagliaresi si possono collegare,
per quanto siano sostanzialmente indipendenti, due
altri manoscritti, del pi alto interesse.
6. F4 =Firenze, bibl. Nazionale, Magliabechiano
XXXVIII, 130. Cartaceo di cc. settantaquattro (21,5:
14,3), scritto da pi mani toscane della fine del sec. xiv o
del principio del xv. La prima, che certamente di Neri
stesso, scrive la parte pi interessante del codicetto,
le prime cinquantacinque carte. Vi leggiamo vari testi
devoti, e, da c. 35 a c. 55 A, ventidue lettere, quasi tutte
munite di rubriche in rosso; il resto del manoscritto,
con altri testi, non interessa il nostro assunto. ~
Precisamente: c. 1 legenda del venerabile misscr sancto leronimo ";
e:. 34 B pisto~ la quale cl glorioso leronimo mand ad Eustocbia ; c. 63
1

ccerti sermoni e detti di sanc:to Aughustino volgbarizati ; c. 100 cel libro


della vita c:bristiana "; c. 130 la leggenda di sancto Pavolo "; c. 1 S 1 B una
e devota oratione di sanc:to leronimo; c. 152 B e sermone et tratuto c:ontn
molti difecti" di SIMONE DA CASOA.
2 li codice ~ stato descritto c:on molta cura dal FAWTIER, li, pp. 15-41.
Ma la sua segnalazione del prez:ioso materiale di laudi in esso contenuto non
sembra sia stata rilenta.. L'interessante che nel manoscritto riappare l'amanuense b in alternanza con a (ci~ Neri di Landoc:cio). Dalla piccola r.acc:olta
di laudi che chiude il codice, si rileva, a c. 6'4, l'esortazione e pregherete
e santo Simione .. e santo Gilio anc:bora pregherete /ch' capo e guida d'esta
conpangoia
Appartenne dunque alla compagnia di S. Gilio, fiorentina
(cf. G. M. Mmm, Le COtSfra/MniU mulievali, I, pp. 255-6).

xxx

E. DUPR THESEIDER

facile osservare che: a) il fascicoletto con le lettere ha


avuto esistenza a parte, come dimostra chiaramente il
fatto che in origine era provvisto di numerazione propria, e che la sua carta ha un'altra filigrana; 6) la calligrafia cambia abbastanza nettamentt' da un gruppo
all'altro di trascrizioni, pur conservando sempre le sue
caratteristiche fondamentali; e, precisamente, nelle lettere identica a quella del codice Mo, mentre nei testi,
che presentemente formano la prima parte del codicetto,
piuttosto modificata, quasi impacciata, irrigidita, con
una forte accentuazione di quella tendenza all'angolosit
che propria della grafia del Pagliaresi. Per me ne
trarrei la conseguenza che il fascicolo delle lettere pi
antico dell 'al tro '; e poich esso contiene tutte le missive di Caterina al sarto Francesco di Pipino (nonch
alla moglie di lui ed agli amici fiorentini), presso il quale
Neri fu nel febbraio del 1381, trascritte certamen te dagli
originali ed in forma integrale, ne deduco altresl che esso
fu scritto con molta probabilit in quell'anno; dopo di
che il Pagliaresi, ritirandosi in solitudine ad Agromaggio, diede inizio alla trascrizione di Mo, codice destinato
alla divulgazione, dove egli ricopi una seconda volta
le stesse lettere, ma senza i passi di carattere personale.
La differenza di duetus fra le due parti del codice salu all'occhio.
Sappiamo che Neri di Landoccio fu m'"11to, forse di mente, intorno al 1J91
(mi scrivi che se' stato tutto alienato , lett. XXXIV GaOTT.), e certamente
la vita di ascetica durezza condotta, prima ad Agrom2ggio, poi io Siena., lo
invccchi:iroao innanzi tempo. Per l'appunto la scrittura ddl1 leggenda di santa
Eu&osioa e delle laudi, mi pate quella di persona pi avanti negli anni o inde
boliu; quella delle lettere, piu giovanile. o, quanto meno, pib agile. Se ule
GODSUtazione corrispondesse alla raid, oc resterebbe coofmuto anche che il
codice Mo (per la parte scritta da Neri), appartiene esso pure al primo decennio

dopo il 138o.

INTRODU ZIONE

X.XXI

Cosicch a P viene ad assegnarsi una data relativamente


remota, anzi sarebbe il pi antico dei manoscritti deJle
lettere di cui abbiamo nozione sicura; e la sua importanza per l'edizione risulta essere anche pi grande di
quella dello stesso Mo, almeno per le non molte lettere
che con tiene.

7. F' =Firenze, bibl. Nazionale, Magliabechiano


XXXV, 199. Cartaceo di cc. quarantasette ( 19,5: 14,5),
scritto a piena pagina da tre mani, certamente toscane,
della fine del sec. xiv o del principio del xv. La prima,
che rammenta assai la grafia di alcuni originali delle
Lettere, e potrebbe perci ritenersi senese, scrive quasi
tutto il codice (cc. 4A-42B); la seconda ricopia (cc. 32 A32 B) una sola lettera, la 3 2 5, e le sue particolarit
ricordano abbastanza quelle della grafia del Caffarini (al quale del resto la lettera indirizzata); la
terza trascrive (cc. 42 B-46 A), prima la lettera di
don Giovanni dalle Celle a Barduccio Canigiani, sopra
della morte de la beata K. da Siena, poi la lauda: Si
forte di parlare io son costretto del Caffarini; a
c. 47A appare un'altra mano, che copia la fine di una
preghiera, che non sembra di Caterina, e poi (c. 47 B)
la lauda Su in ciel ritornata del Pagliaresi. Come
si vede, si tratta di testi (tranne forse il frammento di
preghiera) che sono strettamente connessi con l'ambiente
Cateriniano; F> ha tutti i caratteri di un pugillarium
devoto, appartenuto a qualcuno dei discepoli di Caterina. Ci lo rende interessantissimo. Esso contiene
inoltre diciannove lettere della Santa, le quali, ad eccezione di due (tra esse appunto la 325, che potrebbe

XXXII

E. DUPR TH ESEIDER

esser stata scritta nel codicetto in altro momento, approfittandosi di un foglio bianco, come spesso avviene), si
ritrovano anche in Mo', disposte con un ordine alquanto
diverso, ma non tanto da nascondere la parentela che
esiste fra le due raccolte. E per da escludere che l'una
sia copia dell'altra. Il paragone dei testi comuni a Mo
e a F 3 dimostra che questo codicetto risale, al pari di
F, direttamente agli originali, almeno in massima parte.
Infatti mantiene tutte le lectiones difficiliores , le
forme oscure che Mo non ha pi, o per averle eliminate prima della trascrizione, o per averle abrase per
opera di 6; abbastanza ricco di elementi vernacoli;
conserva inoltre due lettere con le loro chiuse integre
(258 e 325) ed una lettera ignota alle altre raccolte
(G a r d n e r IV), ma, d'altra parte, per un motivo
che ci sfugge, manca della chiusa della lettera 56 1 che
nor. conservata da nessun ms. del gruppo cr:, mentre
il Caffarini l'ha salvata (P). Tutto fa credere che in
F3 abbiamo una di quelle piccole raccolte parziali che
il Pagliaresi pose a contributo per la propria raccolta,
anche se non si valse giusto appunto di essa; dunque
anch'esso d ' importanza fondamentale.
2) GRUPPO MACONI

(gruppo ~)
a) Maconiani p,.imitiv i .

Comprende quattordici manoscritti, che derivano


tutti dalla collezione adunata da Stefano di Corrado
Maconi, che non si conservata in originale: nessuno
di essi sembra in diretto contatto con lettere originali.

INTRODUZIONE

xxxm

8. B = Milano, bibl. Braidense, ms. AD XII I 34.


Cartaceo, di cc. duecentottantanove (27,4: 10,9), scritto
a piena facciata da tre mani (una toscana), del sec. xv
in cip., con rubriche da c. I 24 A a c. 174 A. Contiene,
da c. 1 a c. 44 A, la Legenda al>reviata ed il sermone in
onore della Santa pubblicato dal Grottanelli '. Poi,
cc. 45 A-282 A, il testo di duecentocinque let tere, scritto
da due amanuensi diversi ( e ~. sui quali vedi il mio
Problemacn"tico, p. 157); il primo lostessoche trascrive
~. cio, quasi sicuramente, il senese Mariano di Vitali>.
Seguono cc. 282 B-289 B, sette lettere di don Giovanni
dalle Celle, l'ultima incompiuta.
Le lettere sono precedute da un i n ci p i t (c. 45):
e lncipiunt epistole gloriose virginis, beatissime Katec rine de Senis, recollecte per reverendum in Christo
patrem dominum Stephanum de Senis, priorem mona sterii Sancte Marie de Gratiis prope Papiam ordinis
Cartusie. Questo fu nell'anno .mccclxxvj. la quale
io scrissi )I >.
Vi anche un ex p I i e i t (c. 282): u Expliciunt
epistole composite per venerabilem et fidelissimam
Yhu Xpi sponsam beatam Katerinam de Senis de ha bitu beati Dominici, ordinis fratrum predicatorum,
numero [/a cifra rnasta in bi"anco] et scripte per
[il nome rimasto in bianco] 1.
La raccolta consta di due collezioni minori (B e
B) ognuna con proprio ordinamento gerarchico. La
1

GaoTTA~,

n primo

Prtgbiera &c., pp. 17-25.


gruppo di lettere saitto da Mariano (fino a. c. 12J a), c:be ne
comprende setunta, forma un &scicolo a parte, che ~ anc:bc Kritto su ana
di altn filigrana (fiore a cinque petali, come in P2).
~ Per qUC$U dicitun, d. il mio ProZ-0, p. I SS

XXXN

E.. DUPR~ THESEIDER

prima, che con tiene tutte lettere a persone di elevata


dignit sociale, sembra essere la collezione contenente
epistolas magis precipuas che il Caffarini attesta di
aver ricevuto dal Maconi, in una data che credo possa
determinarsi intorno al 1398 1 quando il Maconi abbandona l'Italia per andare a reggere il cenobio austriaco
di Seyz; la seconda venne formata pi tardi , fo rse col
materiale gi adunato per continuare la prima, - e
precisamente dopo il 1411, anno in cui il Maconi diviene
priore della Certosa di Pavia. In un secondo tempo ,
per opera di un compilatore sconosciuto, ma probabilmente dell'ambito della Certosa di Pavia o di Milano,
B' e B' vennero riunite in una unica collezione m ,
della cui formazione il Maconi sembra essersi disinteressato (ch altrimenti non avrebbe lasciato sussistere
il doppio ordinamento gerarchico). Tale collezione
anteriore al 1421 (data terminale di fh); il primo anello
della filiazione di m sembra essere B. A sua volta,
m sembra discendere da due (se non pi) collezioni
primitive, una delle quali (s) l'accomuna con Mo,
l'altra (s') lo apparenta con C.
Il raffronto tra B e Mo, condotto sulle sessantun
lettere che i due manoscritti hanno in comune, dimostra
che il testo di B concorda con quello di Mo a contro
Mo b; in altre parole, sempre vicino agli originali, e,
comunque, deriva da testi che non furono affatto corretti prima della trascrizione, salvo per le chiuse delle
lettere, che vennero semplicemente tralasciate all'atto
della copiatura. Cosicch B acquista molta importanza
per l'edizione, in quanto: I) nei casi in cui Mo ci d
un testo corretto, censurato prima della trascrizione,

INTRODUZIONE

xxxv

B pennette di risalire alla sua forma ongmana; 2)


l dove Mo a aveva conservato la lezione primitiva, e
!J l'aveva obliterata, B la restituisce, e la lezione sua
spesso confermata dai pochi segni che si possono ancora
scorgere sotto le rasure che alterano il testo di Mo;
3) l'origine senese dell'amanuense a garantisce la bont
delle lezioni del tes to da lui trascritto.
9. P 2 = Firenze, bibl. Nazionale, Palatino 6o. Cartaceo, di cc. duecentovencitre (28: 20), scritto su due
colonne, con rubriche (in rosso, come le iniziali, i capoversi, l'incipit e l'ex p l i ci t), tutto di una
sola mano, la stessa che verg la maggior parte di B.
Quasi certamente si tratta di Mariano di Vitali da
Siena, il cui nome appare nell' i n c i p i t e nell'ex p I i c i t come anche nel corso della lettera 318
(a C. 133 A)'.
I n cip i t (c. 1 A) Cominciano le pistole della glo riosa et beata vergine Katerina da Siena, ricol te per
Io reverendo in Xpo padre dono Stefano da Siena,
priore del monistero di Sancta Maria di Gratia presso
a Pavia de l'ordine di Certosa. E iscritte per Mariano
di Vitali da Siena, e cominciate questo di .xvj. di
febraio .mccccxxj. in Milano. Ex p I i ci t (c. 213 A):
Expliciunt epistole composite per venerabilem et fide lissimam Yhu Xpi sponsam beatam Katerinam de
e Senis, de habitu beati Dominici ordinis fratrum pre1 Terminate le lettere della Sanu, Mariano ricopia ancora le stes$e lettere
di don G10VA.'lNt DALLE :u.E clle sooo io B ("- 113-20a), poi la lauda di

IACOPO!.,..E DA Too1 cQ.wido t'alegri huomo d'altura ( cc. 2208-2218); seguono, trucritte da altra mano dcl sec. xv, alcune profezie pscudogioachimitiche
sui pontefici (a:. l2 l 11-2" A).

XXXVI

E. DUPR TH ESEIDER

dicatorum, numero .cc. et scripte per Mariano di


<<Vi tali de Senis .
Dei due codici scritti da Mariano, parrebbe che
B sia il pi antico, e P", scritto evidentemente in
buona copia, la derivazione. Ne ho date altrove
alcune prove. Si aggiunga anche che P seri tto con
palese cura di regolarit, men tre le pagine di B sono
ineguali, con righe or fitte or rade.
Paragonando i due manoscritti si nota per che, a
parte l' identit della stru ttura (ambedue hanno le stesse
lettere - tranne due, che P" ha in meno - e disposte
nello stesso ordine; coincidono perfino per avere, in
ultimo, alcune lettere di Giovanni dalle Celle), il testo
da essi offerto non si pu dire identico, ed alcuni salti
di riga, che si riscontrano in B, mancano in P. Ci
basta ad escludere una diretta derivazione di P" da
B, o almeno che P abbia avuto presente soltanto l'altro
codice; probabile invece che l'archetipo di P sia
stato il codice m.
P si allontana inoltre da B per un discreto numero
di varianti, le quali, a prima vista, destano l'impressione che i due manoscritti seguano tradizioni abbastanza diverse ed indipendenti'; ma molto probabilmente
esse si debbono ad una revisione stilistica compiuta
da Mariano stesso, fra la prima trascrizione (B) e la
seconda (P'). Ci rammenta vivamente l'attivit del
correttore 6 sulla collezione Mo, ed interessante che
le due collezioni abbiano subfto lo stesso processo: salvo
che P non ebbe- a quanto pare - alcun seguito, mentre
1 Vedi il mio Probltma crilico, p. r;J.
Noo escludevo allora una effettfra
diversit di tradizioce, ma mi sono coonnto dcl contnrio.

INTRODUZIONE

xxxvn

la redazione Mo /J stata capostipite di tutta la tradizione vulgata. Le varianti di P sono di genere alquanto diverso da quelle apportate da /J su Mo. Si
deve per notare che il testo di B offre assai meno
asprezze, minor copia di oscurit che non Mo a,
probabilmente perch la sua lontananza dagli originali
pi grande, quindi pi visibili gli effetti dell'immancabile lavorio anonimo di accomodamento stilistico. Per
tale causa, P2 trova minor numero di punti da chiarire
ed interpretare, e d'altra parte il suo gusto sembra
esser sta to un po' meno pedantesco che non quello di
6, onde egli accoglie lezioni che - come provano i raffronti con Mo a - derivano direttamente dagli originali,
mentre 6 le ha inesorabilmente radiate. All'incontro
P ha un senso tutto suo dell'architettura del periodo,
ama cambiare i raggruppamenti delle parole (specie
nei rapporti di sostantivo e aggettivo), modifica clausole ed attacchi di frasi, e cosi via: il lettore ne trover
copiosa documentazione nell'apparato critico delle Lettere. Spesso, inoltre, si ha l'impressione che egli abbia
voluto rendere meglio comprensibile, anzi rnaggiormen te accetto a lettori non senesi lo stile della Santa.
Cosl, il cavelle costantemente modificato in niente,
1< nulla , e altri senesismi
troppo accentuati (co me
1'11 ascaro della lett. 241, reso - e frainteso - con
amaro ) tradotti nel termine italiano corrispondente.
Ritengo che il raffronto tra Be P come quello tra Moa
e Mo 6, potr offrire materiale di interessanti considerazioni agli studiosi del nostro linguaggio trecentesco.
Nell'apparato critico ho tenuto conto della massima
parte delle varianti di P, ma non di tutte, ch avrei
2

XXXVIll

E. DUPR THESEIDER

appesantito oltre misura l'apparato critico. Non ho


registrato volta per volta le seguenti peculiarit di P.
Dal punto di vista morfologico esso oscilla tra senese e fiorentino (ma con predominio di quest'ultimo)
in forme tipiche, vernacolari, come gli infiniti deila
terza coniugazione, o forme come andar, andarebbe,
mesteri'o (cui vediamo sostituiti frequentemente andr,
andrebbe, misteri.o), ovvero in desinenze e forme arcaiche (servit1U:ne, fmse, ecc.), spesso conservate. Inoltre
P2 in un certo numero di casi sostituisce, come s' detto,
forme del tutto correnti con altre di suo gradimento.
Ne elenco alcune, che mi risparmio di registrare nell'apparato critico: stremi.t (per estrem), persegutJioni (per persecuti.onz), rinovel!atione (per rz.novatione),
guardare (per mi.rare), pel!egnno (per peregrz.no), angz.oti
(per angeli}, anzi (per anco), niente, nulla (per cave/le) ,
veruno (per neuno). Inoltre si notino le seguenti sue
correzioni rispetto a B : contro a (in luogo di contra,
ma non sempre), oltre a (per oltra a), gzusto al (per giusto et).
Dal punto di vista grafico osserviamo che il copista
tralascia assai spesso di segnare l'abbreviazione della
n (perci nnu#are, anutiare), o addirittura la i (minstrare); rappresenta con c la s linguale davanti alla i
(n.sucitare). Anche di tali casi non ho tenuto conto
nelle varianti.
I quattro manoscritti, che appresso si descrivono
assai brevemente, non sono, a quanto sembra, che la
riproduzione parziale di B1 , e non offrono interesse per
l edizione.

INTRODUZIONE

XXXL"<

A = Milano, bibl. Ambrosiana, ms. I 162 inf.


Cartaceo, miscellaneo, del sec. xv'. Da c. 99 in poi,
riproduce esattamente l' i n c i p i t e le prime ventise tte lettere di B.
10.

s =

Siena, bibl. Comunale, ms. T . Il I . 5


(antico T I I I 6). Cartaceo d el sec. xvm, miscellaneo.
Racchiude quasi tutto il testo originale del commento alle Lettere del Burlamacchi, due brev i scri tti
I I.

del Gigli &c. Da c. 308 a c. 359 B vi si leggono 11


solito i n c i pi t Maconiano e le rubriche, oltre alle
prime righe del testo, di quarantaquattro lettere, cio
le prime quarantasei lettere di B', nello stessi) ordine,
ma senza le lett. 348 e 362; da c. 342 in poi sono trascritte, ma dalla edizione a stampa di A ldo, come si
avverte esplicitamente, alcune le ttere (cio: 28, 29, 237,
348, 362, 331, 36, 312, 317, 55, 315).

H = Londra, British Museum, Harley 348o.


Membranaceo del sec. xv, di cc. centosessantuno (29,
12 .

3: 20,5), scritto su due colonne, probabilmente da mano


toscana, molto accurata, con rubriche ed in iziali in
azzurro (quella della prima let tera elegantemente ornata). I n c ip i t solito; contiene ottantacinque lettere, cio vi ricopia ta anche parte della collezione B
(manca per la 321 ).
1 Contiene : la i\foliri11a il &11orc del CAVALCA ; le Trenta sloltilJt del.lo
ste3so; il volgarizzamento dei du e libri della compunzione del cuore di san G10VANN I CRISOSTOMO; la Sloria illa Passione di Cristo dell'ererniuno BONO DE
STIJPANIS, scritta da tale Aloisio dc Surdis nel maggio del 1427 (c. 87 a); un
TriUtatM.s impaf tdMs i i triJa tt vna sapw ; infine le lettere della Santa.

XL

E. DUPR TH ESE I DER

13. P 1 = Firenze, bibl. Nazionale, Palatino 58.


Cartaceo di cc. centoventisette (28 18 : 21 1 7), scritto su
due colonne da mano nettamente umanistica (seconda
met del sec. xv ?)'. Con i n c i p i t in versione i ta
liana (come quello di P2 , ma senza 11 indicazione dello
scrittore) ; manca di ex p l i e i t . Con rubriche e
iniziali colora te. A c. I piccola iniziale miniata rappresen tante la Santa che regge nella sinistra un libro e
nella destra un giglio. La pagina inquadrata da una
decorazione che in basso circonda lo stemma degli
Albizzi. Contiene ottantasei lettere, cio le stesse di
H, con in pi la 321.
b) Maco1'iani ampliali.

Designo con questo termine alcuni codici Maconiani che appaiono accresciuti, risf.o etto a B, di ven ti
lettere che la collezione primitiva non conobbe, e Mo
soltanto in parte; precisamente le seguenti (indico tra
parentesi quali lettere si trovano anche in Mo): 3 (Mo),
296 (Mo), 77, 64 (Mo), 292, 17 (Mo), 80 (Mo), 4 1 (Mo),
25 , 74, 159, 59 (Mo), 2, 184, 121 (Mo), 140, 148 (Mo),
137, 124, 210 (Mo).
Essendo quasi tutte le lettere indirizzate a persone
residenti in Siena, possiamo parlare di una addizione
senese : essa venne inserita in un certo momento anteriormente al 1428 (vedi il ms. T) - in un esemplare
Maconiano, formando cos una ipotetica raccolta :r.
Si pu precisare inoltre che l' inserzione venne fatta su
Ct Calalogln tlti M4Ms,rilli tltlla R. Biblwtea Na{iDna/1 di
Codici P4Wi11 du"itti dal profusort Lmc1 GENTILE. voi. I, p. 65.

Firerc~1, I

INTRODUZ10NE

xu

un esemplare di B, o di m, che era mutilo del principio,


e cominciava con la 8~ lettera della serie primitiva;
l'altra met della stessa collezione, di ottantasei lettere,
ebbe esistenza a s, come abbiamo gi veduto (mss. H P
1

).

T =Torino, bibl. di S. M. il Re Imperatore,


Varia, ms. 155. Membranaceo, di cc. centotrentadue
(29: 21), scritte su due colonne, con rubriche ed inizil i al tema ti va men te in nero e rosso '. Non ha i n cip i t , come nessuno dei manoscritti di questo sottogruppo, per la mutilazione patita dal codice archetipo.
Ex p lici t (c. 129 B): Expliciunt epistolecompossite
per venerabilem et fidelissimam Yhu Xpi sponsam
beatam Katarinam de Senis, de habitu beati Domi nici ordinis fratrum predicatorum, numero centum
triginta novero. Finito libro, referamus gratias Xpo/
(( Destera scriptoris careat gravitate doloris. Scriptus
ll fuit hic liber per me Iohanem de Chocastello de
Montilio in castro novo civitatis Albe, de mandato
illustrissime domine domine Margarite de Sabaudi~
<l marchionisse Montisferati &c. de anno Domini mille
quatricentessimo .xx. octavo, et complectus die penul tima aprilis. O inextimabilis dilectio caritatis, ut
servum redimeres filium tradidisti. Iste liber est
illustrissime et excellentissime domine domine Marga rite de Sabaudia, marchionisse Montisferati &c..
Seguono altri testi senza interesse per noi.
L'ex p 1 i ci t chiaramente Maconiano nella sua
prima parte; dalla seconda desumiamo la data della
14.

1 C( E. FEllRBRO, Di im codiu delle lettere di Santa Caterina da Sie11a,


in Atti A"ad. Scie11z.e di Torino, 188o (XXV), pp. 873-90.

E. DUPR THESEIDER

XLII

trascrizione e il nome di chi 1a esegui - con molta cura


sebbene con copia di forme dialettali - per la beata
Margherita di Savoia (t 1464); nel 1832 il codice
venne dona to a re Carlo Alberto dall'avv. Lodovico
Cos ta.
Contiene centotrentanove lettere; l' addizione se nese vi figura inserita subito dopo la lett. 67, che in
B mu tila e lo era anche nell'arche tipo m. Ad ogn i
modo chiaro che tanto B quanto T sono filiazione
di m: a parte la detta addizione (e lo spostamento della
Jett. 309) i due codici sono fra loro quasi identici, anche
per quan to riguarda il testo delle lettere.
5. R 1 =Firenze, bibl. Riccardiana, ms. 1678. Membranaceo, di cc. cen tosettantasei (25,8: 18,2)', scritto su
due colonne, con rubriche e iniziali colorate (quella della
prima lettera reca una piccola miniatura con l'effige
della Santa); scrittura libraria probabilmente della
prima met del sec. xv. Contiene cen tosedici lettere;
come T , manca di in c i pi t, ma inoltre anche di
ex p li ci t, perch mutilo, ma dovrebbe avere avuto
lo stesso numero di lettere di T. Una lacuna (fra le
cc. 4 e 5), ha fatte scomparire la fine della lett. 243,
tutta la 136 e gran parte della 242. L'ordine interno
di R' d iverso da quello di T, perch R - oltre a ripetere )'incastro delle venti lettere della addizione senese
dopo la Jett. 67, a spostare la 309, - cambia di posto a
tu tto il blocco delle lettere femminili di B P, incastrandole fra due lettere maschili i>. Concludendo, R'
I

' Cf. I manoscritti della R. Biblioteca Riccnrdia11a di Firtti{t


italiani, a cura di S. MORPURCO, voi. l, pp. 626-7.

Manoscritti

INTROD UZ IONE

XLill

come T ha primaria importanza per le venti lettere


della addizione senese 11; fra i due, va attribuito maggior valore a R', per la notevole correttezza del testo.
16.

P' = Firenze, bibl. Nazionale, Palatino 59. Car-

taceo, di cc. centosessantanove, di cui l'ultima in pergamena (28,5 : 2 I ,3), scritto su due colonne, con rubriche,
ed iniziali alterna tivamente rosse ed azzurre'. In cipit
(c. 1) : Al nome di Yhu Xpo crucifixo e di Maria dole.
I ncominciano le pistole della venerabile vergine e
sposa di Iesu Cristo, beata Caterina da Siena dello
ordine di sancto Domenico ; e x p I i c i t (c. 169):
finite sono nello infrascripto libro pistole .clx.x. fatte
e compilate per la venerabile vergine e sposa di Yhu
u Xpo beata Caterina dassiena. Il quale libro de '
frati et suore del monasterio di Sancta Brigida,
detto il Paradiso di presso t ffirene. Scritto per
u mano di me frate Tomaso di Marcho da Firene,
professo et consecrato del detto monasterio; fu com piuto di scrivere adj .25. d 'aprile. MCCCCL. Ora
perch siate cau ti priegovi notiate questi pochi versi che
seguitano: "Udito dir che un fa male accento'' &c.
(seguono cinque quartine contro coloro che non restuiscono i libri a prestito; poi una recepta mirabilis con tra pestem ).
La collezione dunque completa e contiene centosettanta lettere; nonostante che l'ordinamento di esse
sia abbastanza mu tato (forse perch si cerc di dar
loro una migliore disposizione), l'esistenza del blocco
tura

CC. Codici Palatini cit., pp. 65-6. Avverto che recentemente la legain sca verde stata sostituita con altra in cuoio.

XLIV

E. DUPR THESEIDER

delle lettere delJa addizione senese e della 309, incastrate nel modo che si detto, apparenta evidentemente il ms. a TR'; ma le molte sviste e false letture,
di cui il codice abbonda, ne diminuiscono sensibilmente il valore.
17. F 1 = Firenze, bibl. Nazionale, Magliabechiano
XXXV, 187. Cartaceo, di cc. trecentocinque (29: 22)
su una colonna, con rubriche e iniziali colorate. Scritto
abbastanza fuggevolmente, da mano forse non d i amanuense di professione.
I n c i p i t in rosso (c. I s) Yhu. Sancta Chaterina
da Siena e alchuni dichono fu da Firenze pel nome
della madre, ora resti il vero in suo luogo, la madre
ebbe nome Lapa e'l padre Domenicho. La quale mor
a Roma adi 29 d'aprile 1380 e fu chanonizata santa
da papa Pio sechondo de' Picholuomini da Siena adi
29 di giugnio 1461. E perch ella mori adi 29 d'aprile
che il d di san Piero martire, ordin la Chiesa ne
cielebrassi la sua festa la prima domenica di maggio.
A presso versi schritti pe1 detto papa Pio [segue l'inno
composto dal papa]: 11 Caterinam beatam ne puta &c.".
In fondo alla pagina, di al tra mano: Questo libro
tocch a me Thomaso Benci nelle divixe l'anno 1506 .
Segue (cc. 2-6 B) la tavola del codice.
Nell'ex p 1 i ci t (c. 305) fuso uno del tipo di P 5,
con un'altra notizia esplicativa, che contiene anche il
termine post q u e m per la datazione del codice. Fi nite sono nello infraschritto libro pistole .CLXX. fatte
e e chonpilate per la venerabile vergine e sposa di yhu
expo beata Chaterina da Siena, la qU1.le fu merita-

INTRODUZIONE

XLV

mente canonizata da papa Pio sechondo de' Picholi


huomini da Siena, il quale papa fu choronato poeta
da ffederigho imperadore, e esso inperadore fu poi
cagione ch'elli fossi papa e detto inperadore fu re
fu coronato inperadore de' cristiani da papa Nicchola
"l'anno 1451 del mese di marzo, fu canonizata adl
.XVIIIJ. di giugnio anno Domini millequattrociento
sessantuno. Mor poi papa Pio andando contro a'
(( Turchi colla chruciata ad Anchona adi 14 d'agosto
<< 1464, e Ila 'npresa, morto il papa, si lasci poi per li
cristiani et non si seghul, forse fu volont anzi fu
volont di Dio che chosl andassi . Il codice riproduce esattamente in ogni parte P 5
18. F 1 = Firenze, bibl. Nazionale, II, VIII, 5 (Mag liabechiano XXXIX, 90). Membranaceo, di cc. centocinquantanove (22 : 15), scritto a piena pagina da
mano umanistica, con rubriche in rosso ed iniziali colorate. Della fine del sec. xv, come prova la nota a c. 159 B
Monasterii sancti Nicholai maioris de Chafagio. Anno
Domini .mcccclxxiiii. die .xxi. mensis mai . Contiene
cinquantun lettere, tutte femminili (il manoscritto era
destinato ad un monastero di Benedettine), ordinate in
modo assai particolare (vedi il mio Problema, p. 168).
Non ha interesse, anche per la sua data tardissima.
19. P' = Firenze, bibl. Nazionale, Palatino 57.
Cartaceo, di cc. centonovantasei (38,8 : 25,9), scritto su
L'ultimo periodo dcli' ex p I i e i t, come pure pane dd precedente, appatt
aggiunto in un secondo momento.
2 MAZZATINTI, Inwntari dei manoscritti tkl l1wlioUcbe d'Italia, voi. XI.
pp. UJ-2.
1

XLVI

E. DtJPRE THESEIDER

due colonne, con rubriche ed iniziali colorate ' . In c ip i t


Maconiano (c. 1) identico a quello di B; non v' per
e x p l i c i t , ch il codice deriva certamente da collezione mutila: infatti la sua ultima lettera (307) incompleta, e con la sua fine deve essere scomparsa anche
la l 76, che probabilmente era l'ultima in esso come in B.
Le lettere trascritte vanno fino a c. 190 B. Seguono
le cc. 191-3 bianche; sulle cc. 194-5 stato redatto, con
mano nettamente umanistica, un indice del codice, che
si riferisce naturalmente al suo stato presente. La
scrittura del codice, indubbiamente toscana (senese ?)
potrebbe essere della prima met del secolo xv.
P 3 il pi ricco dei Maconiani, perch ha le duecen totr lettere di B (mancano la 38 e, come detto,
la 276), ed inoltre le venti lettere di x. Tu tto questo
ma teriale s ta to riordinato in modo nuovo (perci
le venti lettere della addizione senese non form ano
pi un blocco unico), onde le caratteristiche Maconiane si sono molto attenuate; restato per, per
quan to meno rigoroso, il doppio ordinamento per lettere maschili e lettere femminili. Il codice merita
mol ta attenzione per la accuratezza del suo testo.
20. R 2 = Firenze, bibl. Riccardiana, ms. 1303. Cartaceo, di cc. ottantadue (29: 20,5), scritto su due colonne non prima della met del sec. xv. ~di contenuto
miscellaneo. Comprende due gruppi di lettere: il
Cf. Codici PalaJini, pp. 64-5.
Cf. Ma1t0scritti Riuard. pp. J7l-2. Comprende: PASSAVANTI, Sptubio
ddLi tera peniuntia (cc. r-27A); il primo gru ppo delle lettere (cc. 17B-4JB);
lauda e contro alle tentationi, lauda di FEo BBLCARI e Venga ciascun divoto e
oobil core , sregoletta della confessione (cc. 44A-SIA) ; pagine bianche
(cc. s1&-sa); il sccoodo gruppo delle letttre.
2

INTRODUZIONE

XLVII

primo, di diciassette lettere (cc. 27 B-43 B), provviste


di rubriche ma non scritte in rosso, e di iniziali colorate;
il secondo, di quindici lettere (cc. 53 A- 75 A), senza
rubriche, ma con iniziali colorate.
Le lettere sono disposte in ordine sicuramente Maconiano, ma la raccolta sembra riconnettersi ad un
ms. di tipo x, perch aderisce strettamen te alle lezioni
proprie di R'. Contiene per due lettere altrimenti
non rappresenta te (G a r d n e r II e I II ) e offre, per
la lettera 15 1, una chiusa che non si legge in alcun
altro manoscritto. Pertanto il codice ha un qualche
valore per l'edizione.

V = Volterra, bibl. Guarnacci, ms. 6140. Cartaceo, di cc. novantuno (24: 17), con ru briche ed iniziali colorate, scritto su una sola colonna forse intorno
alla met del sec. xv. Dopo il soliloqu io di sancto
Agus tino (cc. 1-36 s), contiene ventisette lettere.
I n ci pi t (c. 37 A): Epistole di sancta Ca terina da
Siena dell'ordine di Santo Domenico della penitentia,
le quali scrisse stando in Roma a diverse persone, el
corpo della quale sito in Santa Maria della Minerva
nella prefata Roma . Manca un ex p 1 i ci t , perch il manoscritto mutilo. Ha caratteristiche Maconiane nelle rubriche e nel testo; presuppone una raccolta del tipo ps o P3, perch ha nove lettere della
addizione senese , ma anche le lettere 28 e 29 che
mancano a TR '. Il testo notevolmente scorretto.
21.

I il fAWTIER, Il, P s a.ffcrm1 che ~ sfuggito al MAUATISTI, ma si sbaglia, eh~ lo troviamo descritto negli ln11111tari dei manoscritti, voi. Il, pp. 182- 3,
o. l J.

XLVIU

E. DUPR THESEID ER

Sembra possa accostarsi alla serie dei Maconiani


un manoscritto isolato, che per (come F ed F 3)
sotto altri aspetti essenzialmente un indipendente:
C = Roma, bibl. Casanatense, ms. 292. Cartaceo, di cc. duecentonovantaquattro (2 r : 14). Scritto a
piena pagina da tre mani diverse: la prima, alle cc. 2 A89 B, la seconda, da c. 90 A a 173 A, poi di nuovo la
prima, fino a c. 195 B; seguono cinque cc. bianche; poi
la prima mano trascrive quarantasette lettere (cc. 201 A287 B). Indi una terza mano, rozzissima, ricopia un
testo sulla nativit del Battista (fino a c. 290 A); le successive carte sono bianche.
Il codice contiene nella prima e principale parte il
Dialogo, in una redazione che certamente del pi
alto interesse (cc. 2- 195 B). Le lettere cominciano con
il seguente i n ci pi t: In nomine Domini nostri
Yhu Xpi crucifixi et beate virginis Marie. Qui ap presso scriver alquante devote et fructifere pistole
che la venerabile vergine Chaterina da Siena, vestita
del habito di sancto Domenico, mand a pi persone.
Esso, come si nota, non ha nulla in comune con
quelli esaminati finora '. Vi invece qualche indizio
che suggerisce un possibile accostamento di C a B. Il
Casanatense nelle sue quarantasei lettere ne ha diciannove che compaiono anche in B', ed altre ventitre
22.

' L'esprcssiooe qui appresso scriver si legge anche nel preambolo


alla narrazione dcl transito secondo Mo e S.S (Qui appresso scriver parte
dell'ordine dcl gloci0$0 fine .. ). Ma oon vi nulla da ricav:irc da questa
coasutniooe, in quanto chiaro che tanto C quanto Mo escono amLedue
direttamente dall'ambiente Cateriniano, e possono essere dcl tutto indipendenti
pur avendo in questo caso attinto alla medesima fonte.

INTRODUZI ONE

XLIX

che figurano in s (le restanti quattro sono lettere


erratiche , assai scarsamente rappresentate: la 258
in Mo F3 soltanto, la 356 in S 1 , la II e la XXXVII II
di C non sono note in altri manoscritti); ma, di tali
quarantadue lettere comuni a C ed a B, soltanto cinque esistono anche in Mo. E dunque possibile che C
derivi da una fon te che fu nota a. B (o al suo pro totipo, m), ma non a Mo (la indico con s 1 nella genealogia dei manoscritti, a pagina LXII). Per bene dire
subito che, come provano i raffronti testuali, il Casanatense, nei riguardi del testo e delle didascalie (che
ha molto ricche di indicazioni), segue una via quasi
del tut to indipendente. E come un manoscritto in dipendente va, in sostanza, considerato.
Poich questa collezione conserva ben sei delle
sette let tere scritte da Caterina a Piero e Ristoro Canigiani (non ha per la 299, che esiste in Mo), e, per
tre di esse (T o m m . 96 e 266; G a r d n e r VI I),
offre rubriche nettamente personali ( patri meo .. ger mano meo secundum carnem ), si pens logicamente
che si dovesse a Barduccio di Piero Canigiani stesso,
segretario della Santa dal 1378 al 1380, tanto pi che
il codice offre manifeste analogie grafiche con l'originale
della 365, firmato appunto da Barduccio. E siccome
egli mori nel 1382, la sua veniva ad essere la pi antica
fra le raccolte delle Lettere (insieme a F4 che, secondo
la mia congettura, sarebbe parzialmente del 1381). Ma
non si pu andare tanto oltre, e le identificazioni fond::tte unicamente su raffronti calligrafici, - se non nel
caso di grafie cosi personali come quella del Pagliaresi,
dove del resto l'identificazione confortata da molti

E. DUPRE THESEIDER

altri elementi di giudizio, - sono sempre soggette a cauzione. E per indubbio che C, per la sua indipendenza
dalle altre racco) te; per offrire le sue lettere i n t e g re ,
e per nulla affatto ordinate gerarchicamente; per essere
scritto con mano indubbiamente toscana del sec. xiv;
per la bont e senesit delle sue lezioni; per contenere anche uno dei pi autorevoli testi del Dialogo,
dimos tra di essere stato compilato da persona assai
vicina all'ambiente Cateriniano. Merita dunque di
esser posto su llo s tesso piano di Mo, di P, di fl, tra i
pi preziosi codici dell 'Epistolario.
Soltanto, il testo che esso ci d, paragonato con Mo e
B dimostra sl copiose e radicali varianti da far nascere
il dubbio che esso, in luogo d i risalire ad una fon te pi
pura delle altre o addirittura alle scaturigini prime, gli
originali, non sia stato piuttosto - per cos dire - libera mente interpre tato, in pi di un punto, da persona
che dominava a fondo il frasario e le movenze stilistiche della Santa. Ci troveremmo, in sosta nza, di
fronte al caso, che ho gi supposto nelle prime pagine
del presen te studio, di una ricostruzione indipendente e individuale di alcune lettere da minu te schematiche, e non ad una trascrizione fedele da originali
integri di esse.
Conseguentemente, C resta pur sempre un codice
di a lto pregio, ma le sue varianti rispe tto a B e Mo dovranno venir vagliate, volta per volta, con molta circospezione, e spesso essere non accolte nel testo, ma soltanto riportate nell'appa rato critico.

INTRODUZIONE

J) GRUPPO CAFFARINI

(gruppo r )
Comprende cinque manoscritti, sS 3 PS Pa; sembra
essere pi lontano dagli originali che non gli altri gruppi.
23/ 24. SZIJ = Siena, bibl. Comunale, mss. T II 2 e
T II 3. Membranacei, di cc. centoventi e centosessantasei (29,5: 21 ), scritti su due colonne, in modo regolarissimo, con bella scrittura gotica che denota l'amanuense di professione; abbonda il segno tironiano el
tagliato (f.), il che indica probabilmente una mano
non italiana. I due codici costituiscono una unica collezione, in quanto contengono,
le lettere a persone di
stato ecclesiastico (in numero di ottantuno, ma mutilo),
S 3 quelle a persone di cond izione laica (lettere cen totrentanove). Sono arricchiti, oltre che da rubriche e da
iniziali colorate, da diciannove miniature, rettangolari
per traverso su tutta la larghezza della facciata, nove di
numero nel primo, dieci nel secondo codice, disposte
ali' inizio di ognuna delle suddivisioni o sottogruppi
in cui spartita la serie delle lettere: rappresentano la
Santa che appare dall'alto ai fedeli (volta a volta individuati in modo diverso, a seconda del gruppo cui
il disegno si riferisce) e distribuisce loro le sue lettere, so tto forma di lunghi filatteri. Le miniature,
sobriamente colorate, sono condotte con mano assai
abile, ed hanno vero pregio artistico, soprattutto quelle
di S. Possono attribuirsi ad un miniatore dello stesso
s c r i p t o r i u m dal quale per certo uscirono i due

CL Codici PaWilli, p.

6+

UI

E. DUPR THESEIDER

codici, e molti altri ora esistenti nella stessa biblioteca


di Siena, tutti di argomento Cateriniano: l'officina libraria avviata dal Caffarini nel convento dei Ss. Giovanni e Paolo a Venezia, della quale si hanno alcune
notizie nel Pro ce s ~ u s. I due manoscritti sembrano
essere stati eseguiti so tto il diretto controllo del Caffarini, che ne lasci segno in numerose postille marginali.
Quando ne sia avvenuta la trascrizione, possiamo fissarlo con buona approssimazione. Nella sua deposizione a l Processo, che anteriore a l 1 agosto 1411 , il
Caffarini testimonia di aver visto in Venezia presso il
mercante lucchese Niccol dei Guidiccioni due manoscritti, il primo con centocinquantacinque lettere per" tinentes ad omnem statum ecclesiasticum utriusque
sexus , il secondo con centotren'tanove lettere per tinentes ad omnem sta tum secularem utriusque se xus . Le altre indicazioni, che egli ci d, circa la
suddivisione in tema in gruppi dei codici, ci accertano
che S2'3 debbono essere appunto quei due manoscritti.
Per S presentemente incompleto, perch la sua seconda met (comprendente le lettere dalla 821 alla I 55 1 )
fu spedita nel 1658 a Roma, volendola papa Alessandro VII esaminare, e non stata pi ritrovata. Cosi
i due manoscritti contengono ora, insieme considerati,
duecentoventi lettere, ma ne avevano allora duecento
novantaquattro: erano pertanto la pi copiosa raccolta
che fosse stata mai radunata, precedentemente all'edizione a stampa di Aldo Manuzio.
Il Caffarini form dunque la propria raccolta prima
del 1411 , includendovi probabilmente tutto il materiale
di B' (mentre quello di B gli rest sconosciu to, e difatti

INTRODUZIONE

LIII

tale raccolta, come abbiamo visto, deve esser stata composta dopo il 1411), e quasi tutte le lettere entrate a far
parte di Mo (soltanto dodici lettere di questa raccolta
mancano in S/3 ; altre settanta tre, mancanti presentemente, anch'esse debbono essere scomparse con la
seconda met di S). Non sembra probabile che il
Caffarini abbia conosciuto per l'appunto la collezione
Mo, - che rest presso Neri fino al 1460, - e la cosa poco
probabile anche per B'; pi prudente ritenere che il
copista di S/3 abbia utilizzato altri manoscritti derivanti da B' e da Mo (ma, per questo, gi nella forma
corretta Mo 6).
S raccoglie dunque soltanto lettere a religiosi, S>
solo a laici, disposte secondo una doppia scala, che
muove, in quella, dai papi, in questa, dai sovrani, e
scende rispettivamente ai terziari ed alle persone di carattere semireligioso, ed alle persone di pi umile condizione sociale; in ambedue i casi le donne sono collocate dopo gli uomini. Siffatto ordinamento, nuovo a
quanto pare, tipico della collezione del Caffarini; caratteristiche sono anche le didascalie che precedono ogni
sottogruppo. Viceversa, le due collezioni mancano di
i n c i p i t e di e x p l i c i t .
Dal raffronto testuale fra BMo e S/3 risulta che la
racco Ita Caffariniana non ha molto valore per l'edizione.
Le sue lezioni coincidono nella quasi totalit dei casi
con quelle di B; quanto ai rapporti con )a raccolta Pagliaresiana, Sl3 segue costantemente Mo 6 ed ignora
Mo a, che sappiamo offrire la lezione pi vicina all'originale. Pertanto, le varianti offerte da S13 non compariranno di solito nell'apparato critico.

E . O UP RE T HESEI OER

LIV

25.

~ =

Firenze, bibl. Nazionale, Palatino 56.


Membranaceo, di cc. centocinquantacinque (33,6: 23,4),
scritte su due colonne, con rubriche ed iniziali colorate'.
Presenta otto miniature, analoghe per soggetto a quelle
di S, ma condotte con assai minore finezza (l' attribuzione fattane a Sano di Pietro desti tuita di fondamento), e lo spazio per eseguirne altre sei; tutte, come
in s, in testa ai singoli gruppi di lettere, che sono inoltre distinti da apposite diciture. E scritto interamente
con scrittura libraria, da due mani diverse, la prima,
regolare ed accurata, fino a c. 146 A; poi la seconda, assai pi fuggevole, sino alla fine. Vi un lunghissimo
in e i pi t (c. 1): Ad laudem sanctissime et indi vidue Trinitatis, Patris videlicet et Filii et Spiritus
(( sancti, amen. In questo volume si contengono certe
<<quantit di epis tole che ci sono pervenute alle mani, di
quelle che la sanctissima et admirabile vergine et glo riosa sposa di Yhu Xpo sancta Katerina da Siena del l'ordine della penitentia di sancto Domenico fondatore
dell'ordine dei predicatori, le quali epistole sono cha tolice et piene di sancta, perfecta et laudabile docce trina, in tanto che sono quasi simili a quelle di sanc to
<1 Pavolo apostolo. Le quali essa gloriosa vergine mand
a diversi prelati, religiosi e altre persone ecclesiastice
utriusque sexus. Nota che le decte epistole sono
scripte ordinatamente sicondo li gradi, stati e dignit
delle persone a chi esse epistole furono mandate. Item
e nota che la sopradecta gloriosa vergine pass di questa
presente vita transitoria alla celestiale gloria di vita
eterna negli anni della salutifera incamatione del no stro signore Yhu Xpo mille trecento ottanta, nel pon-

DlTROD UZ I ONE

LV

tificato del sanctissimo in Xpo padre papa Urbano

sexto, nella citt di Roma , e li sepolto el suo sanc tis simo corpo nel convento della Minerva dell'ordine de'
frati predicatori. Item nota che Ila predetta vergine
gloriosa fu canonizata per lo nostro sanctissimo in
Xpo padre papa Pyo senese papa secu ndo, l'anno
terzo del suo pontificato, nel d della nati vi t di sancto
<< Pietro et di sanc to Pavolo apostoli, negli anni Domini
mille quatrocento sessantauno. Era la sopradetta
11 vergine d'et d'anni trentatre quando pass di questa
<<vita. In prima porremo alquante epis tole che la
11 decta vergine mand a diversi sommi pontifici e t vi carii di Dio in terra, cio papi e t vescovi di Roma, huo mini apostolici, et poi di grado in grado come soccedon
<< le ecclesiastice persone, secondo lo debito della ragione
e t ordine consueto . E x p I i c i t (c. l 55 s): << Ex
11 plicit liber iste.
Deo gratias, amen .
La raccolta contiene centosessantacinque le ttere,
tutte dirette a persone di stato ecclesiastico e religioso;
riproduce pertanto lo schema di S2, ma alquanto arricchito. La sua importanza sarebbe assa i grande se
Mo non esis tesse, perch, dopo la mutilazione sofferta
da S2, P sarebbe l'unica fonte per molte delle lettere
dirette al ceto religioso; ora invece si pu trascurare,
anche per la sua data piuttosto avanzata (posteriore al
1461, ma forse anteriore al 1464, anno di morte di papa
Pio II). II testo che offre segue fedelmente Mo b.
26. s = Siena, bibl. Comunale, ms. T. I I. IO.
Cartaceo, di cc. centoventi (27,9 : 18,9), scritto su due
colonne da mano del sec. xv; rubriche ed iniziali colo-

LVI

E. DUPR THESEIDER

rate soltanto da c. 61 in poi. Miscellaneo. Con tiene:


cc. 1-58A, quarantun lettere senza rubriche; cc. 58a-60
e 119 B-I 20, traduzione in volgare della leggenda di
san Cristoforo dalla Leggenda dorata; cc. 61-103 B trenta
lettere, con rubriche le prime quattordici; cc. 104 B
-II9, traduzione in volgare della vita di santa Eufrasia. Appartenne a tale E. Negrini che, 1'8giugno 1832,
ne seri ve va l'indice, sulla prima c. di guardia. Vi inoltre
sulla stessa una annotazione a matita Proviene dalla
Constabiliana. L,ebbe poscia il Cioffi di Napoli, indi
Silvio Bocca dal quale l'ho comprato per lire cinquanta
il quattro di novembre 1883. G[aetanoJ MrilanesiJ )).
A c. 104 A, dopo la seconda serie di lettere, un disegno
a penna, non colorato e incompiuto, riproduce la Santa
che d le sue lettere ad alcune donne. E desunto indubbiamente dalla parte mancante di S'. Le lettere
derivano tutte da quella raccolta. Testo assai scorretto
e senza interesse.
27. Pa = Parigi, bibl. N a tionale, fonds ltalien
ms. 1002. Cartaceo, di cc. duecentodue (20: 14), del
sec. xvn o xvm'. Contiene cinquantasette lettere, che
riproducono, con molte lacune, l'ordinamento di P.
Senza interesse per l'edizione.
IL - Le raccolte minori.

Raggruppiamo qui tutti i manoscritti che non hanno


carattere e finalit di raccolte delle Lettere della Santa,
ma soltanto poche di esse ne contengono, spesso le meI cr. A. Mus.uo. I "'41'0Scrilti il4lia"i tklla Regia Biblioteca Porigi,.a,
voi. Il, PP I

ss-6.

INTRODUZIONE

LVII

desime (specie la lettera 221, a suor Bartolomea della


Seta, sembra aver avuto una certa notoriet), trascritte
per cosi dire in modo erratico, fra altri testi devoti
e di edificazione. Non che siano, per tale motivo, da
trascurare del tutto; tanto vero che in alcuni di essi
troviamo lettere che sono rimaste ignote alle maggiori
sillogi sistematiche. Ma, fatta eccezione appunto per
quei singoli casi, vediamo che possiamo esimerci da un
esame approfondito di quei manoscritti e del loro contenuto, perch i testi che essi offrono sono in genere senza
interesse rispetto a quelli che leggiamo nelle g randi e pi
autorevoli raccolte, su cui si fonda la nostra edizione.
Cosicch l'elenco, che ora daremo, non giover - in ultima analisi - che a documen tare l'ambi to della diffusione delle lettere pi popolari della Santa. Avvertiamo che i manoscritti sono disposti secondo l'ordine
a lfabetico delle sigle, perch le troppo scarse lettere che
contengono non permettono di rintracciare elementi
sicuri ed in numero sufficiente da rendere possibile di
ascriverli a questa od a quella delle tre famiglie che abbiamo gi esaminate.
28. As = Firenze, bibl. Laurenziana, Ashbumhamiano 1028. Cartaceo, sec. xvu-xvu1. Reca il titolo Santa Caterina. Opuscoli, che per errato,
perch nel vario contenuto di esso (tutti scritti di indole
devota), non si nota che un unico testo Cateriniano,
la lett. 39.
29.

Bo = Bologna, bibl. Universitaria, ms. 2845.

Membranaceo, sec. xv.

Lettere 217 e 26.

LVlll

E. DUPR THESEIDER

30. Bo1 = Bologna, bibl. Universitaria, ms. 439.


Cartaceo, sec. xv. Faceva parte - come dimostra la
numerazione delle sue ventidue carte, da c. 84 a c. 105 di pi grande manoscritto, probabilmente miscellaneo,
e forse di origine monastica (certosina od olivetana).
Lettere 315, 173, 37, 4, 321.
31. Bo2 = Bologna, bibl. Universitaria, ms. 438.
Membranaceo, sec. xv. Contiene il Dialogo, scritto a
quanto sembra nello s c r i p tor i u m veneziano diretto dal Caffarini; poi l'orazione O spem miram e la
lett. 188.
32. C1 = Roma, bibl. Casanatense, ms. 2422. Cartaceo, sec. xvu-xvm. Lettera 192, in copia dall'originale
(cc. 17 5 e-176 A).
33. Ca =Cascia, bibl. Comunale. Cartaceo,sec.xv3
proveniente dalla libreria degli Agostiniani del luogo.
Lettere 315, 340, 213, 373.
34. F 1 = Firenze, bibl. Nazionale, ms. II IV 700.
Cartaceo, sec. xv4. Lettera 359, incompleta.
35. F' =Firenze, bibl. Nazionale, ms. II II 81.
Cartaceo, sec. xv5 Lettere 179, 288, 174.
r lnvtnlari dli mlUIOSCritti dtl 1"lict. d' Ita&, voi. XVII, p. 121 .
, Ibid.
3 A. Momn. I "'4110scritli 1 tli flalNJboli dJJa Biblioteca Comunale di
Casci4, o. llL L'autore di qucll'iovcutario mi comuni.c:a cort~cnte che
le lettere soo.o quattro, e ooo cinque, come aveva pubblicato; la lett. :z 1 J ~
riprodotta nel ms. due volte, la seconda volta in forma incompluu.
4 Immtlari &c., voi. XI, p. J 15.
s 11111t111ari &c.., voL VIII, pp. 197~.

INTRODUZIO NE

il'{

36. G = Grenoble, bibl. Municipale, ms. 404. Cartaceo, sec. xv; contiene, in traduzione latina, la le tt. 39
e 335, a due certosini; infatti il manoscritto proviene
dalla Certosa di Va Ilon.

37. Gc =Genova, bibl. Universitaria, manoscritto


B VIII 13. Cartaceo, intorno al 1790, Memorie storiche del monistero e badia di S. C olamo della Cervara.
Lettere 236 e 189 (a quel monastero), ma trascritte dall'edizione di Aldo Manuzio.
38. L = Firenze, bibl. Landau, ms. 1415. Cartaceo, sec. xv
Contiene la Leggenda maggi01'e; nell'ul timo foglio, il testo, incompleto, della lett. Fa w tier 15.
2

39. Pa1 = Parigi, bibl. Nationale, fonds I talien ,


ms. 97. Cartaceo, sec. xv 3 A c. 1 reca l'annotazione Rogerius de Longobardis pauper heremita de
Paulo olim e sancta Gennario (?) Este(?). Lettera 335.
40. Pa1 = Parigi, bibl. Nationale, Nouvelles acquisitions, Latin 1250. Cartaceo, sec. xv. Lettera 221 in
versione latina.

41. R 3 = Firenze, bibl. R iccardiana, ms. 1313.


Cartaceo, sec. xv . Lettera 221 1 ripetuta due volte
(c. 124 B e 144 B).
1

a.

C41alog"' gnral tks ma"uscrits cks

Biltliot~ de

FraNU, voi. VII,

p. 1.p.
2 Segnalato dal FA WTIEJt in Calherima"4.
3 MAAsA..-m, voi. 1, pp. 413-9; MA.z:urnm, MtUtoscri#i ltaUatti del Bibliot.
di Fra1'C4, voi. U, p. 67.

Manoscritti Riuard. voL I, p. 38o.

LX

E. OUPR THESEIDER

42. R' = Firenze, bibl. Riccardiana, ms. 1345.


Cartaceo, sec. xv. Lett. 17.
43. R 1 = Firenze, bibl. Riccardiana, ms. 1495.
Cartaceo, sec. xv
Lettera 335.
2

44 R 1 = Firenze, bibl. Riccardiana, ms. 2205.


Cartaceo, sec. xv. Lett. 367, preceduta dalla avvertenza Copia di una lettera scritta di propria mano di
S. Caterina da Siena, havuta in mano, e veduta, e
letta e registrata qui da me Tiberio Menaidi, canonico
e penitenziere pisano. A tergo: "Mag.ci defensori
del Populo e Comune di Siena". lntus vero: " t Al
nome " &c. .
45. R 7 = Firenze, bibl. Riccardiana, ms. 2967, 1.
Cartaceo, sec. xv1. Lett. 340 e 263.
46. R' = Firenze, bibl. Riccardiana, ms. 2322.
Cartaceo, sec. xv. Lett. 174, 179 e 288 (come in F').
47. R' = Firenze, bibl. Riccardiana, ms. 2272.
Cartaceo, sec. xv. Come in R'.
48. S 7 =Siena, bibl. Comunale, ms. I VI 13.
Cartaceo, forse della fine del sec. xiv. Contiene il Dialogo. Nelle prime cinque carte sono trascritte le lettere
292, 314, 221, 17, 187, 314 (ripetuta, ma lasciata interrotta).
49. S' = Siena, bibl. Comunale, ms. T . II . 9.
Membranaceo, principio del sec. xv. Contiene il DiaI

}bid., p.

, lbid.. p.

.o6.
sos.

INTRODUZIONE

LXI

logo: le rubriche dei capitoli sono scritte dall'amanuense


/J di Mo ! Finito il testo, dopo la c. 138, bianca, si leggono, da c. 139 a c. 148, la lett. J7J ed alcuni dei testi
devoti gi vis ti in Mo e 5 6 Pertanto si potrebbe anche
ricollegare il ms. alla tradizione Pagliaresiana.
50. S' = Siena, bibl. Comunale, ms. O VI 7.
Cartaceo, sec. xvm. Lett. 367.

Va1 = Roma, bibl. Apostolica Vaticana, Vat.


lat. 939. Cartaceo, sec. xv. Lett. 221 e 17 3, ambedue
m versione latina.
51.

52. Va1 = Roma, bibl. Apostolica Vaticana, Chigiano B VII 120 VI. Cartaceo, sec. xvn. Lett. 185,
291, 11, 199, 109, 243 e 16, tutte frammentarie, copiate
dal prete G. B. Corrado, u Romae, ex aede nuncupata
sancta domo b. Mariae virginis Lauretanae, nationis
Picenae, xv kl. Maias anno 1655 e dedicate ad
Alessandro VII. La stessa scelta si ritrova in
53. Va1 = Roma, bibl. Apostolica Vaticana, Ottob. 2462.
54. Va' = Rom:i, bibl. Apostolica Vaticana, Ottob. 2484.

55 . Ve =Venezia, bibl. Marciana, ms. ital. 4946.


Cartaceo, sec. xv'. Lett. 221, incompiuta.
Nel porre termine a questo elenco, giova ripetere
quanto ho gi detto nel mio studio preliminare: mentre
Fun e Sl!GAJUZZJ,

C4tialogo i codici Marciai italia11i, voL I, pp. 14J-4-

E. DUPR THESEIDER

LXII

non credo che si potranno trovare nuovi esemplari


delle grandi raccolte, sono certo che il numero delle
raccolte minori si accrescer col tempo, a mano a
mano che andr compiendosi il lavoro di inv.e ntario
dei manoscritti delle biblioteche pubbliche, e si conosceranno meglio quelli delle raccolte private'. Comunque, mi sembra assai improbabile che eventuali nuove
scoperte - di qualsiasi genere od importanza - abbiano
a modificare i lineamenti della tradizione manoscritta,
quale ci risulta dall'esame interno delle raccolte conosciute, e ci confermato dalle testimonianze dei contemporanei della Santa.
Essa tradizione si pu concludere, per quanto riguarda i pi importanti manoscritti, nel seguente
stemma:
Lettere originali
(non ordinate in raccolta)

RACCOLTE

A CARATTERE

JyAv~

PRIVATO

m
I

Moa
RACCOLTE

A CARATTERE
DIVULGATIVO

redazione originale

Mo6
BJ>2
redazione emend7 ~

Maconiana = m
Pagliaresiana = Mo
Caffariniana = S'IJ

"!.I~

56

ho s!( AS HP
/

PS4 Pa

" " R 1 TRJ

~I

PsF1F1PlV

vulgata
1 Ritengo utile segnalue qui due possibili tr:Lcce, che bo seguite per qualche tempo, senza per giungere ad un risultato positivo.
Lo ZosTA., nella sua Storia della Leturatura Italiana, voi. Il, 1, p. :u, riproduce fotograficamente una pagina della lett. G a r d ne r I, da un ma~

INTRODUZIONE

m. -

Le edizioni a stampa.

L'edizione p rin e i p e - almeno da quanto sappiamo - quella del Foncanesi, apparsa nel 1492. E un
incunabolo in ottavo ( 141 5 : 20) di quarantasette pagine, s tampato a caratteri gotici'. Dopo la prima
carta, tutta occupata nel diritto da una bella incisione
in legno, con la Santa che reca nella sinis tra un crocefisso e nella destra un cuore, e copre del suo manto, al
modo della Madonna della Misericordia, alcuni personaggi, leggiamo a c. 2 il seguente titolo: Epistole utile
e divote de li la beata e seraphicha vergillne Sancta
Chaterina da Siena del sancto ordine de la penicentia Il
de miser sancto Domenico: sposa singulare del salva tore nostro mil[ser Jesu Christo.
Le quale lei seri" veva a diverse persone; religiose e seculal'ri confor tando quelle che perseveraseno nell 'amore del dolce
Jesu Il crucifixo: animandoli a le sanc te virtute: et
fugere gli vitii. Et sono in Il tutto .xxxj. ne le quale
se contiene mirabel doctrina. e optimi documenti Il a
l'honor di Dio e salute del proximo )). La chiusa
(c. 47 s) dice: Finisse quelle epistole de la beata e
5a'itto quattrocenteSCO, che eg.li design.a come il Marciano J486. Son mi ~
stato possibile riotncciarlo, per quanto ne abbia fatte ricerche, col cortese
aiuto di funzionari di quella biblioteca.
A Perugia, nell'archivio della famiglia Baldesc.hl il MA.zum<n segnalava
(Gli Archivi tklla Stcria d' 114/ia, ToL I, p. 133) lettere di santa Caterina eh
Sicnaa. Gi il Fawtier tent inutilmeote di rintraccia.re il manoscritto. Purtroppo aon vi sono riuscito nemmeno io, perch gli odierni proprietari di quell'archivio non hanno voluto ~ mostnrmi il manoscritto, n danni la minima
iDdic:uionc aJ riguardo.
GIS4mmtkatalot dtr Wietendrvch, YOL VI, n. 611t.

txrv

E. DUPRE THESEIDER

sera phicha vergine sancta ChaJl terina da Siena: che


se contiene nel presente libro. correcte diligenll temente
et emendate per uno Fra te del ordine di frati predi catori. Il Impresse ne la nobel cit de Bologna per
mi Zohanne J allcorno di Fontanesi. Nel anno de la
"Christiana g ratia 11.MCCCCLxxxx1j. A di .xvnj. de
Aprile Regnante in celo e in terra J esu Christo
signore e salvator nos tro col suo eterno padre e
spirito sancto. Al qua le sia honor e gloria in secula
seljculorum. Amen.
Vero che la dieta gloriosa
virgine Caterina multe altre Epistole scrisse a diverse
persone. prela ti. religiosi. e seculari homini e donne
de diverse condil:tione: ma queste sole al presente
son recolette .

Il

Il

Il

li

Il

La raccolta Fontanesiana di proporzioni assai


modeste, ch riunisce soltanto trentun lettere, non si
comprende con quale intento trascelte. ~ probabile
che unica fonte della raccolta sia stato un manoscritto
del gruppo Pagliaresiano, non per uno della serie
M
S6 Ro, ch l' incuna bolo racchiude lettere che in
quelli non sono (come la 148 e la 373, che si leggono
al duecentosettesimo ed al duecentoventesimo pos to in
Mo). Era l'archetipo del Fonta nesiano un esemplare
di Mo estremamente mal ridotto, oppure una collezione
pan.iale, da esso derivata con criteri per noi incomprensibili ? L'esistenza di quattro lettere framm entarie
darebbe credito alla prima interpretazione, ma allora
resterebbe da spiegare come mai le lettere non si presentino, sia pure con lacune, nell'ordine con cui si succedono in Mo. Ma la questione non ha, in fondo, molta
importanza. Dal punto di vista del testo l'edizione

ss

INTRODUZIONE

LXV

del Fontanesi infelicissima, e peggiore di qualunque


pi trascurato manoscritto; un certo interesse hanno
invece le copiose didascalie che precedono le lettere, e
che non sembrano risalire ad alcuna fonte manoscritta
che conosciamo.
Ben altro valore ha la grande edizione di Aldo
Manuzio. E un volume in folio (21,5: 31 1 5), di carte
quattrocentoquattordici '. Precedono dieci carte, che
contengono: c. I: Epistole devotissime de Il sancta Ca<< tharillna da Siena.
Il Sappia ciascuno nele cui mano
verranno queste Epistole: che essendo state Il adunate
cc insemi con grandissima diligentia & faticha per spatio
di circa vinti Il anni per il Venerabile servo di Dio
frate Bartholomeo de Alzano da Bergallmo del or dine de la observantia de li frati Predicatori: & essendo
stampate dillligentissimamente: & con grande spesa:
stato impetrato da la Illu. 11 S. de Venetia che in
lochi & terre di quella da mo a dieci anni a niuno altro
sia licito restamparle o vendere o fallre vendere stam pate. Sotto pena corno Il in lo privilegio impell trato
se con ll tene 11 ; c. 1 B: dedica di Aldo Manutio
Romano al card. Francesco Piccolomini, in data 19 settembre 1500; cc. 2-J (non numerate dalla quinta in
poi): la deposizione di Stefano Maconi al Processo;
cc. 8-10 A: Inventario delle epistole del presente
volume; c. 10 B: incisione in legno con la Santa in
veste di mantellata, con il capo cinto da aureola, e,
sopra, due angeli volanti che reggono tre corone. Ella
tiene nella destra un libro, dietro il quale spuntano
I

Ibid. o.

TOl. I, pp.

6122; RENOUAR.D,

55~.

11nales de riwiprinurie da AJM. seconda cdiz.,

LXVI

E . DUPR THESEIDER

un giglio, un crocifisso, una palma; sul libro scritto


iesu dolce iesu amore. Nella sinistra regge un cuore
fiammante e raggiante, in cui la parola iesus . Un
cartiglio al disopra del cuore reca Dulce signum cha ri tatis Il dum ama tor castitatis Il cor mutat in Virgine .
Dalla stessa mano scende un filatterio su cui si legge:
(( cor mundum crea in me deus . In basso la scritta
<<Sancta Catharina de Senis ; in alto, fuori della riquadratura, leggesi Transiit ad sponsum tribus exornata
coroms .
Seguono le lettere, precedute (c. I) dal seguente
i n c i pi t: Epistole utile & diuote de la Bea ta e
<< Seraphica vergine Sancta Catharina da Siena del
Sancto ordine de la penitentia de Sancto Domenico
sposa singulare del saluatore nostro Jesu Christo: le
quale lei scriuea a Summi Pontifici. Cardinali. Archi" uescoui. Preti. Frati. Monachi. Heremiti. Ad Sore.
Monache. & altre persone deuote. & religiose de ogni
conditione. Item a Ri. Duchi. Conti. Capitani de
genti darme: & altri signori diuersi. Ad Communi11 tati. Regimenti. Ad Doctori. Caualeri: & altre persone
diuerse. Seculari. donne de ogni conditione confor tando quelli che perseuerasseno nel amore del dolce
Jesu Crocifixo. animandoli alle sancte virtute: &
fugere li uitii . Dopo le lettere, si leggono ventisei
orazioni della Santa, ed infine (c. 413 A) il colophon
Qui finiscono le sanctissime & utilissime epistole de
la seraphica Vergine sancta Catharina da Siena con
alcune deuotissime orationi sue. Al nome di Jesu
Christo crocifixo: & de la sua dolcissima Ma tre Vere gine Maria>. Poi, cc. 413 :e-414 A, il capitolo di

INTRODUZIONE

Nastagio da Montalcino ( O inven tiva mia pigra che


fai) e, c. 414 B, l'ufficio proprio della Santa.
Il volume contiene trecen tosessantotto lettere,
stando al numero d'ordine che figura nei titoli di esse:
ma in effetto sono trecentocinquanta tre, essendo la
numerazione della raccolta assai trascu rata (tre numeri sono stati saltati, quindici lettere sono doppie,
tre non hanno numero d'ordine)'. E la prima vera
raccolta delle Lettere. e la pi completa che si avesse
mai; se Aldo avverte che essa gli costata vent'anni di
lavoro e molte spese, egli dice certamente il vero, ch
tanto materiale non pot pervenirgli se non da molte e
diverse fonti, ed un sl vasto lavoro di raccolta a quei
tempi era assai difficile a compiersi. Non possibile,
na turalmente, notomizzare in questa sede la raccolta
Aldina, per cercare d 'identificare i manoscritti cui egli
ebbe ricorso. Certamente la collezione Caffariniana
cos ti tul il fondamento dell'edizione: anche se egli non
pot pi consultarla nella biblioteca dei Ss. Giovanni e
Paolo, non gli dovette esser difficile rin tracciarla a
Siena. Da essa deriv la suddivisione in classi delle
lettere ai religiosi e anche, a volte testualmente, le diciture dei titoli rela tivi. Ma, per un motivo che ignoriamo, Aldo non si valse che di S, e trascur o non conobbe 5 3, la collezione delle lettere laiche 3 Non gli
r Per avere un' idea del di.sordine in cui la numerazione, si veda quella
delle prime trcouquattro lettere : t-vnu, x1, xv, xn-xmt, -xvn, xvn, xvmxXIm, poi uoa lettera o.on o.umer:i.ta (ToMM. 7), poi i on. xxv1-xxxn, xxvm,

xxxnn, &c. I
, Cf: la supplica di Aldo per ottenere il privil~io di stampa, presso C. CA

La Slam~ in i'~ia, appendice n. 7.


Infatti la serie delle lettere a pcnooe di mto laico manca di suddivi
siooi interne, eccettuata quella in iziale (c. 219) Epistole che mand la beata

STELI.AN!,
J

LXVUl

E. DUPR THESEIDER

sfuggi la collezione B o una sua filiazione, forse del


tipo di P5 Sembra probabile anche la conoscenza dei
due tipi di manoscritti Pagliaresiani, Mo e M.
Un piccolo enigma offerto da un curioso contratto
stipolato il 17 aprile 1489 da Aldo con tale Margherita
Uglheimerin ', abbadessa di un monastero veneziano
non nominato. Per tale accordo, si mettevano a disposizione di Aldo per l'edizione:
a) volumi tre scripti a penna in charta bona de
le epistole de s. Chaterina da Sena et altre orationi et
meditationi . Nel caso di smarrimento era fissata
una penale di venti ducati per volume;
J) uno volume scripto a penna in charta de pa(( piro .. cum parte de alcune epistole, valutato lire
quatordaci de piccioli;
e) ((uno volume a stampa dove sono epistole nu mero 17 da stampare cum le altre, el quale volume ha
inserto el Dialogo de s. Catharina (valore non specificato).
Il primo punto si riferisce indubbiamente ad una
grande raccolta, forse del tipo Pagliaresiano, poich ha
incluse anche le orazioni, che n il Maconi n il Caffarini sembrano aver mai radunate. Nulla possiamo
utharina a diversi Ri & Principi & ad altre persone secolari , che evidentemente intesa come introJuziooe a tutta I.a serie.. Inoltre lordine interno
di essa diverso d.i quello di SJ, molte lettere del quale codice manc:mo nel
l'Aldina (e difatti furono aggiunte dal Gigli).
1 Cosi il suo nome, e non Ogle.mere ,come afferma il FAWTIER, appresso al testo del documento, riprodotto io C. CASTEI.LASI, L'aru della Stampa
nel Rinascimento italia110 (tavola a p. 1 s). Invece la soscrizione autografa
dcli' atto dice chiara.mente: Io margerita uglheimcrin son contenta dc quanto
sopres.:ripto . ~ un cognome prettamente tedesco, con codesta sua desinenza femminile.

INTRODUZIONE

LXIX

naturalmente supporre circa il volume menzionato m


secondo luogo. Quanto a l terzo, ritengo con il Fawtier che si tratti di una edizione a stampa del Dialogo
nella quale erano state ricopia te, forse su fogli inseriti,
quelle diciassette lettere, che erano appunto da stam pare. A ragione il Fawtier si meraviglia che Aldo
meni vanto del lunghissimo tempo occorsogli per l'edizione, quando aveva avuto a sua disposizione in Venezia stessa la grossa raccolta in tre volumi di quel monastero, che per certo gli riuni\'a almeno due terzi (se
era un esemplare del Pagliaresiano, di duecen todiciannove lettere) dell'intero materiale. Ma forse Aldo
ebbe nozione di quei manoscritti troppo tardi per trarne
vero vantaggio.
Il piano dell'edizione Aldina non si allontana dal
consueto tipo gerarchico, sul modello - come ho detto della raccolta Caffariniana. Quanto al testo delle Lettere, esso segue abbastanza fedelmente, ora 5 213 , ora B,
ora Mo6. Non si pu fame molto caso circa 1' esattezza delle lezioni, che sono spesso profondamente altera te e fraintese; e manca qualsiasi criterio di unit nella
grafia o nella resa delle varie accidentalit grammaticali
o sintattiche. Molti sono anche gli errori tipografici,
ma assai pi gravi (e indizio di lavoro ben poco accurato) sono le inesattezze nella numerazione progressiva
delle lettere e le ripetizioni di frammenti di lettere subito
dopo i tes ti integri delle stesse; si pu invece giustificare
l'aggiunta di un piccolo gruppo di lettere alla fine della
raccolta e fuori posto', come dovuta ad un lodevole
Sono sei lettere al Pagliaresi (Tenui. 228, 212, 42, 269, 1o6, 99), un:i a
Consiglio giudeo, una a Giovanni Treot:i. Vengono dopo il o }6o, lettera

LXX

E. DUPRE THESEIOER

scrupolo di compiutezza, al quale Aldo sacrific anche


la regolare apparenza della sua bella edizione.
Essa merit pienamente la fortuna che l'accompa
gn, - come la prima vera edizione, massima ed insuperabile, delle Lettere, - per pi di due secoli. Nessuno
si attent di modificarla, nelle tre ristampe che essa
ebbe nel corso del Cinquecento '.
fcmmi..ilc (a monna Costanza Sodcrini). Evidentemente Aldo ne ebbe
conoscenza dopo che aveva gi stam!".&to il gruppo delle lettere a Neri cbc
figura ai no. 28o-4. Ma da quale manoscritto? Si penserebbe a Mo, dove
per lappunto le sci lettere figurano staccate dille altre, e abbastanza vicine
a loro sono le due, a Consiglio cd al Trenta. Abbiamo ad ogni modo la riprova che Aldo non conobbe 53, c:hc ha tutte le lettere al Pagliaresi radunate
insieme.
1 Le seguenti:
a) e Epist0lc / et Orationi dcl/la scrapbica vergine/ santa Catharioa

In Vinetia appresso Federico T orc/sano. M.D. XLVUI. Con


lettera dedcatoria dcli' editore e alla R. serva di lcsu Christo M. Sorc Paul:i
e Sinistra nel monasterio di S.
della Giudcca io Vinctia . (Cf. RENOUAll.D,
seconda edir. voi. I, pp. 343-4). Vi si riproducono : la dedicatoria dcl Manuiio al Piccolomioi; la deposizione dcl Maconi; le Lettere, io numero di trcccntoscssantascttc, pcrcb~ il Torrcsaoo ba rettificato la numerazione Aldina.
Seguono le varie poesie in onore della Santa, cd una e Epistola prohcmialc
dcl domenicano tr. N. di S. Maria delle Grazie io Milano, dedkil<l ad Isabella
ed a Beatrice Sforza, anteriore :i.I I '494, perch Gian Galeazzo risulta ancora
vivente. Forse faceva parte di una raccolta delle Lettere destinata alle due
gentildonne., che pi non si conosce. Inoltre i si leggono la bolla di Pio Il
per la c:a.noniuazionc, e I' ufficio della Santa.
b) e Lettere/ devotissime dclJa /beata vergine santa/ Caterina da Siena,
e /nuovamente con tutta/ la diligcntia che si ha / potuto ristampate. / In Vcnctia,
e Nella contrada di Santa/ Maria formosa, al segno della Spc/ ranza. MDLXtt. .
t riprodotta soltanto la dedca di Aldo al Piccolomini. Le lettere sono nello
stesso numero dcli' cdiiione Torrcsano.
e da Siena...

&) e Lettere/ devotissime/ della beata vcrg. / S. Caterina da Siena/ Nuo vamcnte con tutta fla diligcntia che si ba potuto ristampate. / In V cnctia /
e Appresso Domenico Farri. .KDLXXXIUI. . t riprodotta solunto la dedica di
Aldo al Pi~omini. Stesso numero di lettere.

L' cdiiionc dd Farri ebbe bastante fortuna; il Gigli, il Sorio e perfino il


TOIDl:DUeO si riferiscono ad essa oltre che :i.Ila prima edizione Aldina.

INTRODUZIONE

LXXI

Al pnnc1p10 del secolo XVIII la conoscenza delle


opere della Santa fa un grande passo avanti, con la
pubblicazione integrale di esse da parte di Gerolamo
Gigli, con il dotto aiuto del gesuita Federico Burlamacchi '. :E la prima volta che si esce dall'empirismo
degli antichi editori, ed anche il commen to di cui il
Burlamacchi arricchisce le lettere costituisce un'assoluta novit.
Il materiale dell 'Aldina viene meglio sistemato, pur
conservandosene l'ordinamento gerarchico, ma temperato con qualche spostamento all'interno dei gruppi
di lettere dirette alla stessa personalit, onde rimediare
a troppo gravi alterazioni della cronologia, e con eliminazione dei molti doppioni. Inoltre il Gigli riesce a
trovare ventuno nuove lettere , valendosi, com'egli
stesso avverte, - dei manoscritti esistenti a Siena,
s 5 3 5 5 (ma non di 5 6 , forse non comunicatogli dalla
L' opere di s. Caterina da Siena nuovamente pubblicate da Girolamo
Gigli- [Il] L' Epistole della senfica vergine s. Caterina da Siena, scritte da
Lei a Pontefici, Cardim.li, Prelati, cd altre persone ecclesiastiche, tratte le delmente da' suoi migliori Esemplari, e purgate d3gli errori del!' ahre Im pressiooi, c:olle a0J1ot:uioni dcl Padre Fcderigo Burlamacchi, della c:ompagnia
di Gesu. Parte Prima, Tomo Secoodo. In Lucca. MDCCXXI. Per LcooarJo
., Vcoturini. Con licenza dc' superiori , pp. u vn-1044; (Ill) L' Epistole
della serafica vergine s. Caterina da Siena, scritte da Lei a Re, Regine, Repubbliche, Principi, e divene Persone Secolari, tratte, l!!lc . Colla giunta di
altre ventitre Lettere non piil stampate, e colle Annotazioni Sic. Parte se conda. Ali' Eminentiss. e Revcrendiss. Principe il signor Cardinale Gio.
Battista Tolomei. lo Siena, nella Stamperia di Francesco Quinza, 1713, con
licenza dc' superiori. pp. 8p.
Non venritre, com' egli dice nel titolo dd secondo volume. Sono le
seguenti : T oMM. 103, 367 (dall'originale), 131, 301, lfYl, 157, O (forse dalle
M"'""ie dcl Guidini, ma anche in Ro), 176, 145, 133, 143, q8, 68, 1 q,
111, Il s, 161, 162, 165, 97, 144- Derivano probabilmentc tune (tranne la

367 e la 43) da $3.

LXXII

E. DUPR THESEIDER

famiglia Cittadini), poi di Ro, di una copia - forse di B, e degli originali senesi. Cos la serie delle lettere
raggiunge il numero di trecentosettantatre, che res ter
immutato e caratteristico per altri due secoli.
Non occorre che ci soffermiamo a dimostrare che
l'edizione del Gigli tolse immediatamente ogni valore
a quella Aldina, anche nei riguardi del testo. Finalmente si pot leggerlo in buona veste letteraria, senza
pietose storpiature, e con giusta comprensione delle
peculiarit linguistiche del tempo, che anzi il Gigli ricerc con amore e pose in luce, da quel battagliero
buongustaio che era. Cosl egli, anche dal punto di
vista filologico, fece opera quasi definitiva, almeno per
quanto era in suo potere, ch il numero di codici su cui
egli lavor abbastanza ristretto, e gli mancava ogni
nozione critica sulle parentele di essi'. Le note del Burlamacchi aggiunsero naturalmente pregio alla sua fatica, chiarendo per la prima volta i molti punti dubbi e
bisognevoli di esegesi storica e teologica. Ma la sua
parte di collaborazione si poi rivelata la pi caduca,
e si comprende, perch egli difettava di senso storico e
critico, di equilibrio, pur con tutta la sua grande erudizione. Comunque, la fatica congiunta dei due dotti
consegui il grande scopo: da essa le Lettere uscirono
addirittura rinnovellate, e per la prima volta rese
veramente accessibili a tutti.
Nella prima met dell'ottocento vediamo dedicarsi
alle Lettere quell'infaticabile quanto poco sis tematico
editore di testi volgari medievali che fu il p. Bartolo1

Sui manosc:ritti da lui studiati, vedi I, pp. xv1-xvn, r8J, p5; II, pp. 316,

37S J8J &c.

INTRODUZIONE

LXXIll

meo Sorio, oratoriano'. Fra il 1842 ed il 1844 egli ripubblic per la Biblioteca Ecclesiastica di Ottavio Gigli
le Lettere, in quattro volumi, riproducendo l'edizione
dell'altro Gigli, ma con notevolissimi tagli nelle note.
Forse aveva in animo di stamparle tutte, ma si ferm alla
198 lettera, cio poco dopo aver cominciato a riprodurre il materiale del secondo volume. Nel complesso,
la sua fu una iniziativa mal riuscita. Non gli venne
fatto, poi, di pubblicare per proprio conto ed in seguito
a rielaborazione originale l'Epistolario completo; il manoscritto di tale mancata edizione si trova a Verona.
Nel r86o usciva a Firenze, per i minuscoli ma nitidi
tipi del Barbera, la nuova edizione di Niccol T ommaseo.
Chi voglia fars i un'idea dei criteri da lui segufti, poco
frutto ricaver dalla lettura dell'introdu7.ione dove egli,
con quel suo caratteristico fraseggiare, ricercato ma
anche con torto, e poco chia ro, cosl spesso, per soverchia
ricerca del nuovo, vi accenna assai vaga men te, pi che
non li spieghi. F ondamento della edizione gli fu ad
ogni modo quella del Gigli, con pochi ricorsi diretti a i
manoscritti, eseguiti a quanto pare dal Grottanelli,
il quale si limit ai manoscritti senesi, che sappiamo
non essere nemmeno i migliori. Il Braidense sembra
essere stato escluso perch ritenuto opera di un raccog litore non toscano: il Tommaseo afferma che il pa dre Stefano da Siena>> in esso ricordato non pu essere
cer tamente il Maconi . . . ma qualche Lombardo l Gli
sfuggi poi del tutto l'opera di Mariano di Vitali. Le
J Vedi il mio articolo n pa"
Bartt>lomt0 Sorio rd urca mOfl(Ola tdi1Jone
il uttert io Studi Caterirciam, 19J6, anno Xll.
i Avvertimento (voi. I), pp. 10-1.

LXXIV

E. DUPR THESEIDER

note del Burlamacchi gli furono assai utili, com'egli


attes ta; ma alla dotta prolissit del Gesuita si sostituirono l'indeterminatez:rn, la noncuranza critica proprie del Tommaseo, e pertanto le sue note non hanno
valore che come commento letterario-estetico, oltre
che come documento della inesauribile vena polemica
dello scrittore. Qualche miglioramento al testo il Tommaseo lo apport, ma in modo del tutto accidentale;
strano poi il suo criterio di eliminare gli idiotismi
senesi, quando siano idiotismi di mera pror.uncia,
come povaro, lggiare n '. In compenso, altre particolarit, ben pi importanti, furono quasi sempre da
lui fraintese.
Dal suo Avvertimento all'edizione risulta che, ci
cui egli teneva di pi, era il nuovo ordine dato alle Lettere. Infatti egli abbandon l'ordinamento gerarchico,
ormai vieto e senza senso, del Gigli, per sostituirgliene
uno nuovo, fondato giustamente su criteri cronologici. Alla buona idea mal corrispose l'at tuaz ione.
Tale lavoro, che implicava il totale sconvolgimento dell'Epistolario, non si poteva compiere che in seguito ad
accurata rielaborazione dei dati storici, ed a tale fatica
il Tommaseo (ormai vecchio e quasi cieco) non pot attendere, n altri la compi per lui. Cos fu costretto
a lavorare d i induzione - e con molta finezza ed abilit - sugli scarsi elementi che si erano conservati nelle
lettere della tradizione vulgata, o che incidentalmente
e senza ll)etodo gli venivano segnalati. I risultati,
bench ammirevoli in rapporto alle condizioni in cui
egli lavorava, furono necessariamente insufficienti. Ma
' Avvertimento (voi. I), p. 13.

INTRODUZIONE

LXXV

il merito di aver tentato la via del migliore ordinamento


delle Lettere gli rimane intatto.
Esaurita da tempo l'edizione del 186o, Piero Miscia ttelli provvide nel 191 2 a ristamparla '. Per,
nonostante che i suoi eleganti studi sull'ambiente storico e sul misticismo senese gliene dovessero dare la possibilit, non apport al testo del T ommaseo il minimo
cambiamento o miglioramento, la pi piccola correzione, anche di manifesti errori. Compiuta in cinque
volumi la vera e propria ristampa, ne aggiunse un sesto,
dedicato al nuovo materiale che nel frattempo era venuto alla luce, grazie soprattutto a sagaci ricercatori ,
il Gardner ed il Motzo.
Il primo, certamente uno dei migliori interpreti del
pensiero e della vita di Caterina, aveva rintracciate e
rese note nel 1907 alcune nuove lettere; nel 191 I il
Motzo 3 aveva studiato a fondo il Casanatense, desumendone il testo integrale di alcune a ltre. Tutto ci
venne pubblicato nuovamente dal Misciattelli in quella
sua appendice, bench sarebbe s tato pi logico che 1 Sieoa, Libreria editrice Giuotini e Bentivoglio.
Saint Calberiu of Sna. A Stwl7 in tbe ri lition, liurahm a1ul bislory
of the Xl Y Ctntur7 in ltaly, by EoMl!ND G. GARDN'ER. Lo ndon, Dent, 1907.
Le lettere da lui scoperte sono pubblicate oell' appendice dcl libro. Si usa
indicarle con il nome del G:trJncr ed un numero rom:tno d' ordine. Sono :
I. A Bartolomeo di Srneduccio (cb H P P3 Ps); Il. Ad UD ignoto (d:t R);
III, Ad UD ignoto (d:t RJ;
Ai priori di Firenze (d:t f J); V, A Fr..nccsco
di Pipino (TmcM. 289, testo integr.ile; da F); VI, A Bartolo Usimbardi (To.MlC. 89,
testo iotcgnle ; d:t F); VU. A Piero C:i nigi:tni (d:t q; Vili, Alla priora di

rm.

S. Agnes:t (da q.
3 BACCBlSIO MO'I'lo, Al&utU Zeturt di santa CauriM da Suno i11 paru ine
dite io BuIL Senese di noria patria, 1911, anno XVIJI, pp. 369-cJ5. RiJ il ltSto
delle lettere ToMM.. 322, 366, 328, n6, )2 1 (in p.irte), 334 (in pute), J44 (in
pute), 192 (dalu copia esistente iD C).

LXXVI

E. DUPR THESEIDER

per le lettere gi note - egli avesse sostituito addirittura


la redazione derivata da quei codici a quella vulgata,
divenuta ormai senza valore'.
Merita ricordo il tentativo, serio e coscienzioso,
compiuto da Matilde Fiorilli durante la guerra europea
e prima del 192 I - anno della sua morte - per dare il
testo critico (senza note) dell'E pistolario, per la collana degli Seri ttori d'Italia , dove ella aveva gi edito
il Dialogo. Vi si era preparata con l'esame di tutti i
manoscritti; ma, se lecito giudicare dalla nota preliminare che stata pubblicata su tale stadio delle sue
ricerche, non sembra che avesse trovato in tutto la
via giusta.
La serie delle edizioni annovera successivamente
quella del p. Ferretti, meno conosciuta di quanto in
Il volume contiene inoltre: le L1ttere dei disupoli, pura e semplice ristampa dalla edizione l.eggmda minore di santa Caterina da Siena e ltlttre dei suoi
discepoli, scriUure i11edi" pubblicate da F. GaoTTANELll. In Bologna, presso
Gaetano Romagnoli, 1868 (Collezione di opere inedite o rare dei primi tre secoli
della lingua, &c.); alcuni testi minori (e Certe puole le quali la benedetta vere gine Caterina da Siena oranJo disse. ; e Certi punti del Sermone cbe ella
e fec.e sentendosi agravare ; il Transito; i e Mi racoli della beata Catherina
di anonimo).
Della edizione del Tomm:uco-Misciattelli si~ iniziata nel 1939 una nuova
ristampa (Firenze, Marzocco), del tutto immutata; non si ~ provveduto neppure
ad aggiornare la bibliografia I
2 MATTU>E F10RILU, L'Epistolario di Santa C4UriM da Sna, e Miscellanea
e Dominicana in memoriam Vli a.ani saecularis ab obitu S. Patris Dominici ,
1913, pp. 196-105. 1! una pubblicazione postuma, che non autorizza a nessuna
conclusione sicura. Se ne dedunebbc cbe la Fiorilli individu esattamente i
gruppi Maconi e Caffarini, ma non quello Pagliaresi, nel quale divise F da
M Ss S6 Ro, che denomin e Raccolta Buoocooti Form inoltre una categoria
a parte, di codici misti , comprendente Ps F F R R T, cio, come si vede,
tutti e Macooiani ampliati. Ebbe il merito di riconoscere per prima che F
t autografo del Pagliaresi.

INTRODUZIONE

LXX\'Il

fondo meriti, sebbene essa pure non del tutto soddisfacente'. E una ristampa della edizione del Tommaseo,
con qualche emendamento e miglioramento di poco
conto; un certo pregio hanno invece le note, dirette soprattutto a chiarire dubbi teologico-dogmatici, ma anche passi particolarmente oscuri. Nulla ci dice il Ferretti , nella sua prefazione, circa il metodo segufto; non
pare tuttavia che abbia ricorso, almeno in via sistematica, ai manoscritti.
La serie delle scoperte di lettere inedite e delle relative edizioni si chiude con i ritrovamenti del Fawtier
e miei'".
ldtere di Sa:l/a Calerina da Sima tergiM domerri.cana. Con pref~icm e noie
del P. M. Looovtco Fuurn del medesimo ordine. Siena, Tipografia S. Catt:rin:i, 1918-30, cinque voli. in-16. Il quinto volume riproduce inoltre le ono
lettere dell' appendice dd Gardner, e le pcuti inedite delle len. ToMM. 192, }21,
p2, }28, H4. 136, J44. 356. Da ultimo contiene un e Elenco dei penonaggi
a cui sono direne le tenere e breve sunto delle medesime , di qualche
utilit.
2 R oBERT FAWTtER, Catherinia11a in Jfila11ges d' Archologie 1t d' Histoire,
1914, to. XXXIV, pp. 3-9S Pubblica le len. 179, 2sr, 148, 91, 176, 93, 300,
290, 249, 174, 265, 190, 262 (da F); 151 (da R2); FAWTIER XV (da L);
fAwnD XVI (dall'originale di Oxford); 319 (da11' originale, a Siena). Inoltre
$bmpa altri le$U Cateriniani.
EUGENIO Dunt TRESETOER, Urr eodice i1Udito dt ll' epis"'lario di suta Caurina da Silrra, in Bu/L d1ll' /stil. sterico ltaliallo e Archivio Muratoriano, 193 1,
n. 47. Riproduco, dal codice Mo, due nuoTe lettere : A monna Tora e a
monna Giovanna Trenta; a Gianc:tta, Antonia e Caterina, ed a quella da Vucelli, le quali sono tornate a Cristo.

LXX VITI

E. DUPR T H ESEIDER

PARTE SECONDA
I CRITERI DELL'EDIZIONE

a) 11 te s

o.

Ogn i le ttera viene riprodotta secondo il manoscritto


che per essa fornisce il testo pi au torevole. Si troveranno indicati, tra parentesi quadre collo~te a l disotto del titolo della lettera, tutti i manoscritti in cui
essa rappresenta ta, raggruppati secondo le rispettive
famiglie e la reciproca interdipendenza, che poi l'ordine con il quale sono descritti nella presente introduz10ne.
Il manoscritto preso volta per volta a fondamento
stato riprodotto con la ortografia originale. Tuttavia
le forme grafiche che non hanno corrispondenza nella
pronuncia sono state ridotte alla grafia moderna, e precisamente - bd - (p. es. in subdito) stato sostituito
con - dd - ; - bg- (in suogetto), con -gg- ; - lm - (in
abnegato) con - nn -; - /Jp - (in obprolm"o), con - bb - ;
- et-, con - tt - (nelle parole del tipo fructo), o con la
semplice - t - (in santo) ; - dc - (in ad) con - cc - ;
- mpn- (in dampnatione), con - nn - ; - nl - (in i"lluminato), con -li-; - nm - (in i"nmaculato), con -mm - ;
- pt -, con - tt - (in acceptare), o con - t - semplice
(in nuptzle, che si trova anche scritto nutiale); - z (in crucijixo), con - ss -. Inoltre ho riprodotto il
gruppo - mpt - (di presumptuoso) con - nt -, e quello
- 6st - (di o/Jstante) con - si-. Avverto inoltre : che

JNTRODUZION E

non ho conservato la le nelle sillabe - eh.a - , - glia - &c.;


che ho invece mantenuto le forme -t.f- (vitio) e - ct.f + voc.
(dilectione); come pure che ho riprodotto secondo l'ortografia del manoscritto i nomi propri di persona (salvo i
casi di - le - superflue, come in Barlholomeo o in Ceccha).
Le due sigle zpo yliu sono state sciolte costantemente
in Cristo Ges.
L dove il manoscri tto oscillava tra scempie e
doppie, ho per lo pi segufto la forma predominan te;
manifesti errori sono stati emendati ma ne stata fatta
menzione nell'apparato.
Naturalmente in questo campo, dove i maggiori filologi seguono spesso vie diverse ed applicano soluzioni
personali, non credo d i aver fatto opera che regga ad ogni
critica. Mi ha per guidato anche qui la convinzione
che la forma in cui le lettere si presentarono sin dal1'origine non risale n si deve personalmente a Caterina
stessa, ma, in parte forse notevole, ai suoi segretari, e
che ignoriamo, salvo rarissime eccezioni, quali lettere
siano state scritte dall'uno o dall'altro di quelli che
hanno retto il calamo per la Santa dettante, cosicch
non si pu nemmeno tentare di ricostruire le consuetudini e peculiari tgrafichedei vari scrittori, per desumerne
criteri di edizione possibilmente uniformi. Perci mi
sono attenuto al testo come era offerto caso per caso
dal manoscritto, riproducendolo in tutte le sue particolarit, senza cedere alla tentazione di unificarne le
lezioni (per esempio nel caso delle tipiche forme verbali senesi in - 'are), l dove il manoscritto le modificava in modo disuguale. Altrimenti mi sarei invece
comportato se avessi avuto la ce r te z z a di poter

LXXX

E. DUPR THESEIDER

risalire, sia pure attraverso intermediari, ad autografi


della Santa, o, quanto meno, a trascrizioni controllate
ed approvate da lei. Naturalmente l dove la lettera
originale esiste, l'ho riprodotta con la massima fedelt.
Altrettanto ho fatto per la lett. 43, che ho ridata dalla
copia del destinatario, il Guidini, che, per essere notaio,
certamente fu pi scrupoloso trascrittore di altri amanuensi.
Ho limitato l'uso di maiuscole ai soli nomi propri,
oltre che a quelli deila Divinit. Per la punteggiatura,
dato che n gli originali n i manoscritti pi autorevoli seguono un criterio uniforme, neppure secondo le
norme ortografiche medievali, mi sono ritenuto autorizzato a introdurre la punteggiatura moderna, senza
per trascurare di tener conto di quella dei manoscritti
l dove il testo presentava lezioni ambigue; ed infa tti
ho potuto correggere in questo modo molti errori
della vulgata. Ho usato le virgolette solo per le parole di Cristo o della Divinit, che Caterina riporta
o dalla Scrittura o dalle proprie visioni; quindi non
per le molte fittizie interrogazioni ed obbiezioni di
cui ella ama arricchire le sue lettere. Gli a capo dividono la materia delle lettere a seconda dei cambiamenti di argomento; le glosse marginali che, a norma
della consuetudine dell'Istituto Storico per il Medio
Evo, accompagnano il testo, aiuteranno a meglio articolarlo e spartirlo.
In testa alle lettere si trovano le didascalie corrispondenti, stampate a carattere spaziato. Esse hanno
molto valore, ed era indispensabile farle comparire finalmente insieme alle lettere (ci che finora non stato mai

INTR ODUZ I ONE

LXXXI

fatto in modo sistematico), perch - come ho documentato a suo luogo - esse in moltissimi casi ci forniscono
gli unici appigli di cui disponiamo per la datazione delle
lettere, e per l'identificazione dei destinatari e dei fatti
che indussero Caterina a esprimere per scritto i suoi
sentimenti. Avverto per che, nella scelta delle varie
forme di rubrica offerte dai manoscritti, ho tenuto conto
anche di alcuni che nei riguardi del testo avevo invece
lascia ti da parte, e non sempre ho accompagnato la
lettera con la s tessa rubrica che la introduce nel manoscritto prescelto per il testo. Ho adottato questo
criterio misto, - rendendomi per questo lato indipendente dalla graduatoria di valore dei manoscritti,
da me tracciata e costantemente seguita, - per due
motivi. Primo: perch le rubriche non fanno parte
del vero e proprio testo delle lettere e nemmeno ne
riproducono, salvo qualche rara eccezione, gli indirizzi
primitivi, n sono state dettate dalla Santa a mo'
di in troduzione esplicativa delle lettere (come sarebbe
probabilmente avvenuto se ella stessa avesse provveduto alla costituzione dell'Epistolario), ma sono opera
dei discepoli e raccoglitori, e si trovano pertanto su
un ben diverso piano di valore e di tradizione. Secondo: perch esse hanno valore unicamente come testimonianze coeve di fatti che altrimenti ignoreremmo,
ed i si11ogisti, che le premisero alle lettere, le svolsero
con maggiore o minore ampiezza, a seconda dei dati
di cui disponevano e dell'interesse che a ttribuivano
alla lettera in questione. Si tenga presente, inoltre,
che non sempre i migliori manoscritti hanno le rubriche pi circostanziate o pi interessanti; l' ho dimo-

L'\XXII

E . DUPRE THESEIDER

strato nella appendice al mio Problema cn'to, dove


il lettore trover per l'appunto radunate tutte le didascalie che forniscono materiale all'esegesi delle lettere.
Pertanto ho creduto bene di 1 sganciare le rubriche
dalle lettere e dalla tradizione relativa, nell' intento
di valermi soltanto di quelle che sono pi ricche di
materiale informativo, senza alcun riguardo al codice
da cui le desumo; ad ogni modo ho avvertito lettera
per lettera da quale manoscritto deriva la rubrica
adottata per l'edizione.
Le notissime formule con cui le lettere hanno principio e fine, le ho riprodotte secondo la lezione dei
manoscritti prescelti; quindi si noter che presentano
frequenti, bench non essenziali, oscillazioni di forma
rispetto ai due tipi fondamentali Al nome di Ges
Cristo crocifisso , e Ges dolce, Ges amore (quando
non mutano radicalmente o mancano affa tto). E impossibile decidere se tali variazioni risalgano a Caterina stessa, o non siano - come piuttosto ritengo dovute ad arbitrio di segretari o copisti. Credo che ci
sia probabile per la formula Ges dolce, Ges amore,
Maria (anche Maria dolce ), assai frequente in B P2
e che risale forse al Maconi stesso; non l' ho introdotta
nel mio testo.

/J) L ' a p p a r a t o c r i t i c o .
Si osserver che, rispetto al numero non piccolo dei
manoscritti considerati pi importanti per l'edizione,
ventisette, le varianti indicate sono in quantit piuttosto
scarsa. Ma non ho creduto affatto utile tener conto di

INTRODUZIONE

LXXXill

tutte le modificazioni che i tes ti hanno attraversato nel


corso della tradizione, che fu abbastanza movimentata
rispetto ai limi ti di tempo nei quali si svolta ed esaurita, un ottantennio circa. Avrei appesantito inutilmente
l'edizione e ricostituito, nel migliore dei casi, un testo . .
che non mai esistito. D'altra parte, non sembra
che le varianti possano risalire a correzioni emendamenti
aggiunte pentimenti, a quel lavoro di lima, insomma,
che ogni autore solito apporta re alla propria opera.
Caterina non lo ha mai fatto. Per varie ragioni: perch
ci non corrispondeva a l suo temperamento irruente;
perch le Lettere non dovevano sembrarle molto importanti - al contrario di quello che avvenne per il Dialogo,
cui ella dedic, a quanto sembra, pi lunga e complessa
elaborazione -; perch esse, andate a destinazione, non
fecero ri torno a lei, che non pens mai (a quanto ci risu lta) a fame raccolta. Cosicch se avessimo registrato
minuziosamente tutte le varianti al testo delle lettere,
avremmo soltanto conservato memoria delle modificazioni che vi introdussero i primi raccoglitori , e poi gli
amanuensi, che moltiplicarono le copie delle collezioni;
ma non di alcuna variazione voluta da Caterina s tessa.
Pochi manoscritti sono pertanto bastati alle varianti
che compongono l'apparato critico. Nel gruppo cx ho
solitamente paragonato il manoscritto fondamentale,
Mo (del quale ho accuratamente registrato tutte le
modificazioni apportatevi dall'amanuense b), con F, il
codice pi autorevole della serie Pagliaresiana. Nel
gruppo ~ il paragone stato condotto esclusivamente
fra B e P2, i due esemplari gemelli della collezione Maconiana, che si sostengono ed in tegrano a vicenda: pi

LXXXN

E. DUPR THESEIDER

oltre spiegher perch non ho creduto di preferire, fra


i due, P a B. Quanto alle lettere rappresentate sia in
Mo sia in BP, ho dato la preferenza al Pagliaresiano per
le parti che manifestamente erano state trascritte senza
l'intervento preliminare o susseguente del revisore b;
altrimenti al Maconiano B. Dove BP mancavano,
sono passato al pi interessante rappresentante della
addizione senese, R' , a preferenza di T, alquanto pi
antico ma troppo viziato da forme linguistiche piemontesi, e comunque non toscano come R'. Rare volte ho
attinto - per esempio nel caso di letture palesemente
corrotte - ad altri manoscritti Maconiani. Ho trascurato pressappoco del tutto le var ianti del gruppo r
che deriva, come sappiamo, dagli altri due gruppi, e
non offre, del resto, quasi mai elementi nuovi; qualche
singola occasione di ricorrervi, onde suffragare una
lezione adottata o tentare di emendare qualche passo
non comprensibile, non per mancata. Sono stati
attentamente considerati i due autorevoli codici indi<1 pendenti,, C e P, per quanto non sempre mi sia parso
che meritassero di fornire nuove lezioni al testo.
Un problema assai interessante mi presentavano le
copiosissime correzioni apportate dall'amanuense b al
testo di Mo. t evidente che non risalgono a Caterina
stessa, e perci le avrei potute trascurare del tutto,
soprattutto l dove, aiuta to dalla maggiore sensibilit
della lastra fotografica, ho potuto ricostruire le forme
abrase e risalire senza incertezza alle lezioni originarie
di Mo a. Ma per tutte le centonove lettere della prima
parte di Mo (dove BP non ci soccorrono quasi affatto),
e per quelle venti che, subito appresso, b stesso ha

INTRODUZIONE

LXXXV

trascritte, era impossibile ricostituire la forma originaria


del dettato, ed allora b dalla funzione in certa maniera
subordinata di amanuense passava necessariamente a
piena dignit di fonte. E poi, non era senza interesse
tener conto della sua curiosa attivit di revisore. Egli
fu senza dubbio un intimo collaboratore del Pagliaresi,
con il quale anzi stato da autorevole parte addirittura
identificato'. Come ho gi fatto notare, sottopose il
testo di a ad una minuziosa anzi pedantesca revisione,
fondandosi sui propri criteri ed il proprio gusto: non
accogliendo quasi mai la concisa, anzi aspra , pece trosa forma della frase Cateriniana, ricca di ellissi,
di costruzioni a senso, di oscurit anche, che pare
possano spiegarsi con la maniera particolarissima con
cui ella dettava, spesso in estasi, onde pi volte, dimentica del modo come aveva incominciato i suoi lunghi e
densi periodi, passava di inciso in inciso senza molto
preoccuparsi della comune sintassi e logica. Perci
acquista importanza l'opera paziente di b, che corregge,
inserendo completando modificando: e riesce - senza
dubbio - a dare un senso pi piano a parecchie frasi ed
a rimediare spesso a manifesti errori fatti dal Pagliaresi, ma al tempo stesso deforma, molte volte anche
in modo sensibile, il fraseggiare della Santa. Vi sono
poi forme verbali che non gli garbano, grafie cui egli
non accede, parole che non suonano bene al suo orecchio: egli modifica senza esitare, allontanandosi - nel
complesso - da quel tanto di senese che era rimasto nel
testo di a, per accostarsi, invece, al linguaggio fioren-

a. la recensione di Gruuo BERTONI al mio studio u,. codiu i.udito &c.,


nel Giorn. stcmo dtlla utt. ital. 193 I, voL 98, p. 292-3.

LXXXVI

E. DUPR THESEIDER

tino. Entrando nei particolari, osserviamo le seguenti


sue caratteristiche (che enumeriamo una volta tanto
in questa sede, e non registriamo nell'apparato critico,
perch costanti):
nell'ordine grafico, b usa delle pi semplici figure
nei gruppi palatali -gn- e -g!-, invece di -ngn-, -!g!- ,
che invece predominano in a; cosl anche solito sostistituire -nq- a -mq- (dumque), e per a pere (congiunzione finale);
nell'ordine fonetico, b mira evidentemente ad
attenuare le peculiarit dialettali senesi, attenendosi
invece alle forme fiorentine: 1 nelle formule derivanti
dal lat. -er- come prendere, povero, in luogo del senese
prendare, povaro; 2 per la -e..J.., cui sostituisce solitamente la -z- fiorentina (in casi come defendere, reconciliare, rebe!!o, respondere, ecc.); 3 ristabilendo -e-L
in luogo di -a-L in forme quali pzat, piatoso; 4 accogliendo tipi sincopati e assimilati nei futuri come
andr, vorr, terr (invece delle forme andar, volr,
tenr, che predominano in a). Lo stesso fenomeno di
abbandono delle forme senesi per quelle fiorentine lo
notiamo per catreda, la/dato e galdto, monterio, il plurale corpora, amendu.nt", uperto, steso, ladzo e vott"o,
l'avv. di luogo due (ai quali b sostituisce catedra, laudato e gamlt"o, monasterto, corpi, ambedue, aperto, laido
e voto, dove) ecc. Ancora: i verbi apresentare, inani.mare,
sono mutati da b in rapresentare, ammare, e la forma
verbale avi.amo sostituita costantemente con abiamo;
avan"t viene rifiutato, ma umilitade, servitudt"ne, spesso
accolti; in luogo di dunde troviamo corretto unde, e
invece di veruno, neuno. Inoltre b ama articolare i

INTRODUZIONE

LXXXVU

periodi inserendovi congiunzioni (unde, dunque, ma,


cio), e modifica spessissimo perch in pero che.
Tutto considerato, ho dunque preferito tener conto
nell'apparato critico della attivit di 6.
Anche i rapporti fra B e P mi hanno causato
qualche incertezza. Per quanto sia sempre difficilissimo decidere in merito alla precedenza cronologica fra
due testi vergati da una stessa mano, ho l'impressione,
come del resto ho gi detto, che B abbia preceduto
P e poi sappiamo gi che p si comporta alquanto
arbitrariamente nelle sue varianti. Perci ho adottato quasi sempre la lezione di B contro quella di P-,
che passata in variante; per nelle parti che vorrei
dire deteriori di B (quelle scritte dalla mano ~. pi
rozza e con lingua improvvisamente piena di forme del1'Alta Italia), ho dato pi importanza del solito alle
lezioni di P.
2

c) I 1 c o m m e n t o.
Ha un duplice carattere: storico e ascetico-teologico,
m correlazione del resto con i due aspetti principali
dell 'E p i s t o l a r i o, che pregevole, e come memoria
contemporanea di eventi e persone, e come documento
della vita spirituale della Santa dettatrice.
Per il primo aspetto l' E p i s t o 1 a r i o, come sappiamo, ha purtroppo perduto molta della sua primitiva
importanza, per colpa dell'inconsulto zelo dei discepoli
e raccoglitori, e delle mutilazioni da essi perpetrate
proprio in quella parte delle lettere - la chiusa - dove
Caterina forniva e chiedeva informazioni a suoi corri-

LXXXVUl

E. DUPR THESEIDER

spondenti. Quello che si salvato, il mio commento


lo pone nel dovuto rilievo. Per ogni lettera si troveranno infatti segnalati, almeno fin dove stato possibile, i motivi che ne hanno determinato la dettatura,
e con essi anche gli elementi cronologici che valgono
a datare con pi o meno grande probabi lit il documento; sono parimenti identificati i personaggi, i luoghi,
gli avvenimenti di cui fatta parola. Tu tto ci nel
modo pi conciso possibile, onde non allungare oltre
modo le note e, attraverso esse, tutta l'edizione. Molte
volte il lettore trover fatto richiamo alle mie Note
storhe e cronologiche ali' Epistolario, che costituiscono il necessario complemento ali' edizione. Col,
appunto, raduner tutto il materiale di commento cui
non ho credu to ' far posto nelle note all'edizione s tessa;
vi si troveranno, anche, esaminati con la necessaria
ampiezza, i mol teplici problemi connessi con la datazione delle Lettere, alla quale non sono giunto, in genere,
che attraverso un minuziosissimo, paziente ed a ttento
vagliare di ogni pi piccolo elemento di g iudizio. Grazie
a tale espediente ho potuto limitarmi, nelle vere e
proprie note all'edizione, a fissare le conclusioni di quel
mio pi diffuso ragionare. Al termine dell'edizione si
troveranno poi riunite le biografie di tutti i personaggi
che compaiono nelle Lettere, con l'indicazione delle
fonti di archivio che ne documentano l'esistenza.
Tutt'altro genere di note sono quelle che esaminano
il lato u spirituale dell'E p i s t o la r i o. Non ho creduto mio c6mpito di addentrarmi nell 'analisi estetica
delle Lettere; del resto non nemmeno incombenza di
alcun editore di testi. Per contro ho fatto ogni sforzo

INTRODUZIONE

LXXXIX

onde rintracciare le possibili e probabili scaturigini del


pensiero e della lingua di Caterina. Non mi sono limitato a quei soli passi dove la citazione vien fatta esplicitamente e con riferimento di autore, ma ho esteso le
mie ricerche anche a quei punti (e sono la maggioranza)
dove Caterina riecheggia, spesso a memoria,1 autorit
di cui ha nozione indiretta, e che erano patrimonio
comune a scrittori e predicatori del tempo. Posso dire
in coscienza che un'esegesi su cos vasta scala non era
stata ancor tentata. Infatti le note teologiche e dommatiche del p. Burlamacchi, dotte e ricche senza dubbio, ma compilate con mentalit del tutto antistorica,
sono rese in gran parte inu tili da riferimenti fuori luogo,
oltre che da incompiute o mancanti identificazioni di
fonti. Pochissime le volte in cui egli rintraccia e sistema definitivamente una citazione, al difuori di quelle
pi ovvie e facili, quelle cio che derivano dalla sacra
Scrittura. Il commento del Tommaseo quasi del tutto
inutile dal punto di vista storico, sebbene non manchi
di pregi dal lato estetico. Quanto al p. Ferretti, da
dolersi che egli non abbia pi largamente posto a contributo la sua preparazione di teologo; il suo commento rappresenta senza dubbio un passo innanzi (ma
solo nei riguardi del pensiero teologico della Santa, ch
egli non ci dice assolutamente nulla di nuovo dal lato
storico), raa non vi si giunge ad impostare il problema
delle fonti del pensiero Cateriniano. Esso si pone ora
per la prima volta. Il materiale che ho radunato nelle
note, come meglio mi permetteva la mia non specifica
preparazione in tale campo e l'ancor insufficiente conoscenza dell'immenso materiale offertoci da consimili

XC

E. DUPR THE S EIDER

fonti, se non ci d ancora la sicura conoscenza di tutti


i testi da cui Caterina, - per via diretta od indiretta,
poco importa la differenza, - desunse la sua non comune
cultura religiosa; se non ci concede ancora di ricostruire
compiutamente il mondo nel quale si form la sua personalit di credente e di scrittrice, giover comunque ad
additare alcune delle sorgenti alle quali ella attinse
pi di frequente. L' ultimo volume della mia edizione
riunir, in un copioso indice ragionato, tutto il materiale
di cui avr fatto uso a questo riguardo.
Non si trover alcun commento filologico vero e
proprio, fatta eccezione per pochi , indispensabili chiarimenti a qualche punto di difficile comprensione;
vocaboli e termini inusuali verranno di regola registrati e documentati nel Glossario che apparir in fine
dell'opera.
Un cenno ancora sull'ordinamento dell'E pi s to1 a r i o. Le Lettere sono disposte secondo la loro sequela
cronologica, ricostruita come meglio stato possibile.
Va da s che dei due ordinamenti che hanno preceduto
il mio, quello del Gigli, gerarchico, andato del tutto
in pezzi, ma anche quello del Tommaseo, che aveva
tentato di meglio rispondere alle esigenze della logica
e della cronologia, non ha retto che in minima parte
alla critica. Cosicch ora le Lettere si presentano con
un ordine quasi interamente nuovo. Quelle cui, nonostante ogni ricerca ed ogni sottigliezza interpretativa,
non mi stato possibile assegnare una data soddisfacente, sono state tutte radunate insieme nell'ultimo
vol1.1me della presente edizione.

INTRODUZIONE

xa

ti) I miglioramenti
apporta ti con la presente edizione.
Nelle pagine che seguono ho posti a confronto il
testo deJ Tommaseo ' e quello che risulta dalla mia
edizione, per documentare, con pochi opportuni esempi,
quello che vorrei definire il restauro ,, delle Lettere.
Mi sono limitato ai casi di maggior rilievo: segnalarli
tutti sarebbe stato impossibile. Non ho nemmeno creduto utile di registrare le copiosissi me varianti caratteristiche del testo vulgato, che risalgono agli emendamenti fatti su Mo dal revisore b, nonostante siano state
proprio esse a modificare profondamente il testo originario ed a determinare tutta la tradizione successiva.
Ma il lettore le trover tutte ricordate nell'apparato
critico. Ancora, non ho ritenuto necessario render conto
di quei casi - molto numerosi - dove mi bastato
un semplice mutamento nella punteggiatura per ricondurre la chiarezza in passi che si tramandavano incomprensibili od oscuri di edizione in edizione.
In alcuni di essi sarebbe bastato un attimo di riflessione per restituire la lezione giusta, anche senza un
diretto ricorso ai manoscritti. Si veda per un esempio
il secondo della lettera LXXXV ; ma molti altri ne
avrei potuto citare, dove vediamo il Tommaseo (e
appresso a lui il p. Ferretti, che non se ne distacca quasi
mai) affaticarsi in sottili ed ingegnosi emendamenti,
per cercare di cavare un senso profondo da parole che
Le citazioni sono fatte secondo l'edizione del 186o.

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