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LOGICA MATEMATICA

(In 20 lezioni)

P. G. Odifreddi
A cura di C. Cella
September 2007

INDICE

Pag.

Lezione1: La logica matematica . 1


Lezione2: Il naso di Pinocchio . 10
Lezione3: Le gambe di Achille 19
Lezione4: Il teatro dellassurdo ... 28
Lezione5: Idee accademiche . 37
Lezione6: Una metafisica liceale .. 46
Lezione7: Lezione sotto il portico ........ 54
Lezione8: Interregno . 63
Lezione9: Un inglese calcolatore .. 71
Lezione10: Un tedesco sensato e (in)significante 79
Lezione11: Un Nobeluomo paradossale ... 87
Lezione12: Alle ricerche del trattato perduto 96
Lezione13: Questioni di forma . 105
Lezione14: Lintuizione al potere .... 114
Lezione15: Un austriaci (mica tanto) completo . 124
Lezione16: Metamorfosi di un teorema .. 132
Lezione17: Risposta a Pilato . 141
Lezione18: Lenigma dellinformatica 150
Lezione19: Gran finale . 159
Lezione20: Un secolo di fondamenti . 167

Note: Le seguenti 20 lezioni di logica matematica sono state da me trascritte dalle relative
videolezioni del Prof. P. G. Odifreddi, adattate al linguaggio scritto, aggiustate e da me interpretate,
spero in modo corretto, in certi passaggi non del tutto chiari o espliciti. Ho fatto questo lavoro spinto
solo dallinteresse per questa materia, che non ho potuto soddisfare nei lontani tempi delluniversit,
per mancanza del materiale didattico adeguato o difficolt di reperirlo.
Questo corso di logica mi ha aperto le idee sulla matematica moderna, in particolare lalgebra
astratta e la teoria insiemistica avanzata, ostiche per me quandero studente di fisica, soprattutto
nella comprensione di certi teoremi.
Consiglio di seguire questi corso agli studenti dei primi anni di fisica e naturalmente di matematica.
Prof. C. Cella

LEZIONE 1: La logica matematica


Mi chiamo Piergiorgio Odifreddi e vi invito a seguire un corso di logica matematica. Questa la prima
lezione, una lezione introduttiva che divideremo in due parti, poi naturalmente sar seguita da un lungo ciclo
di 19 altre lezioni in cui entreremo ovviamente nei dettagli di questa materia. Cerchiamo per di capire che
cos' la logica matematica, anzi dovrei cercare di convincervi a seguire le prossime lezioni, perci cercher
di spiegarvi in parole povere e anche cercando di attirare la vostra attenzione, che cos' la logica
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matematica. Cominciamo subito a vedere qualcuna delle slide. Vi dico anche, gi dagli inizi, che queste
slide voi potrete trovarle sul sito del Nettuno e quindi ogni volta che faremo una nuova lezione potrete
andare a rivedervi queste cose, piano piano e a ripassare ci che stato detto. Allora, dicevo, incominciamo
con una definizione, perch come avrete capito dall'aggettivo matematica, questo corso qualche cosa che
ha a che fare appunto con la matematica e soprattutto con i procedimenti della matematica. Ora questi
procedimenti, qualcuno di voi lo sapr, anzi mi immagino che la maggior parte di voi, visto che seguite
corsi di questo genere, sapr cosa significa fare matematica, significa in particolare seguire il metodo
matematico, che un metodo assiomatico, che parte da definizioni, parte da assiomi e poi sviluppa via via
nozioni pi complesse e proposizioni pi complicate che vengono derivate dagli assiomi. Allora
cominciammo, anche noi subito, dalla migliore tradizione della matematica con una definizione: che cos' la
logica? Beh, la logica si pu definire in tanti molti, ma io ho scelto questo modo qua: la logica
semplicemente la scienza del ragionamento. Ci sono ovviamente due termini del discorso, cio scienza e
ragionamento e su questi dobbiamo soffermarci per un momento, anzitutto ragionamento. Questo significa
LOGICA
che stiamo cercando di costruire una teoria per non una
Scienza del ragionamento
teoria, per esempio di come fatto il mondo, di come
LOGICA MATEMATICA
fatto il cervello o tante altre cose; a noi interessa in questo
Scienza del ragionamento matematico
corso e soprattutto nell'ambito della logica, della logica
matematica, ma pi in generale della logica, ci interessa studiare come l'uomo ragiona, luomo inteso
ovviamente come essere umano. Questo il primo termine di questa definizione, ma c' anche quest'altro
termine che ci dice anche come noi cercheremo di studiare questo ragionamento, cio il termine scienza e
per lappunto scienza significa che cercheremo di usare il metodo scientifico, che poi nel caso nostro sar in
particolare il metodo matematico. Quindi vi ho detto in breve quale sar l'argomento del nostro discorso,
cio il ragionamento e quale sar il metodo con cui noi affronteremo questo discorso, cio il metodo
scientifico. Ora questo, gi in parte dovrebbe, dirvi come mai si parla di logica matematica, cio il
matematica, in questo titolo logica matematica pu stare a significare per lappunto, il fatto che noi
seguiremo, adotteremo, useremo il metodo della matematica per studiare il ragionamento. In effetti, cos in
parte, ma solo in parte e questo il motivo o uno dei motivi, per cui la logica matematica si chiama, per
lappunto matematica, a differenza dalla logica in generale, che era invece una scienza o meglio un
argomento che veniva studiato gi dai tempi dei greci, come diremo anche fra pochi minuti, ma in un modo
forse un po' diverso, in maniera pi discorsiva, pi filosofica, pi intuitiva e quindi non in maniera
scientifica, anche per un ovvio motivo, perch all'epoca la scienza non era ancora nata. Ma andiamo oltre e
proseguiamo con una seconda definizione e qui veramente stiamo cercando di definire quale sar il nostro
soggetto, il soggetto di queste 20 lezioni, cio che cosa la logica matematica. Se la logica la scienza
del ragionamento, si pu immaginare per analogia che la logica matematica sar la scienza del
ragionamento matematico. Ed ecco che allora qui il matematico interviene in una maniera diversa, non
soltanto come nella prima definizione, come metodo di studio del ragionamento, ma anche come oggetto del
ragionamento stesso, cio ci interesseranno non soltanto i ragionamenti in generale, anche perch questo tra
l'altro un campo enorme, vastissimo su quale poi ovviamente diremo anche qualcosa, per noi cercheremo
di concentrarci, com tipico tra l'altro del metodo scientifico di non fare grandi castelli, su un particolare
aspetto del ragionamento, che il ragionamento matematico. Questo per tanti motivi, in parte anche storici,
ma anche dovute al fatto che nella matematica si pensa, si sempre pensato fino dall'antichit, fino dai
tempi di Pitagora, che il ragionamento matematico sia forse la forma pi perfetta, pi astratta, pi sviluppata
di ragionamento. Ed ecco che allora si va a studiare matematicamente il ragionamento che viene fatto nella
matematica. Dunque la matematica interviene in due maniere contrapposte, in parte come oggetto dello
studio ed in parte come metodo di studio. Quindi questo pi o meno quello che vorremmo fare. Allora
adesso cerchiamo di avvicinare il nostro soggetto. Ovviamente, come vi ho gi detto, questa una lezione
introduttiva, tutte le cose di cui parleremo quest'oggi, a cui accenner quest'oggi, saranno riprese in lezioni,
anzi dedicheremo a ciascuno degli argomenti di cui parler adesso e a ciascuno dei personaggi a cui
accenner in seguito, una lezione speciale e poi naturalmente parleremo anche di altre cose, ma questa
lezione introduttiva vuole essere un invito per lappunto, una specie di scheletro, per cercare di farvi vedere
quali saranno gli argomenti da una parte e i personaggi dall'altra, di cui parleremo in queste lezioni.
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Vediamo pi da vicino quali sono appunto gli argomenti che ho indicati in questo modo, premetto che
cercheremo sempre di usare dei titoli un pochettino anche fantasiosi, per cercare di attirare l'attenzione,
perch questo anche il modo di insegnare, allora dicevo le tre vie della logica: come si arriva a studiare la
logica, perch si pensato in certi periodi storici di studiare la logica, cio di studiare in maniera scientifica
e poi successivamente in maniera matematica il ragionamento?. Le tre vie che ho indicato sono:
la dialettica, i paradossi e le dimostrazioni, su ciascuna delle quali dir adesso alcune parole e poi in
seguito cominceremo gi dalla prossima lezione ad affrontare
pi da vicino e pi in dettaglio. La prima via, come ho detto,
la via della dialettica, che stata iniziata perlomeno in
Occidente dalla Scuola greca dei sofisti e qui nella slide
vediamo un'immagine di sofista. Sofista oggi un aggettivo
non particolarmente piacevole, perch quando si d a qualcuno
del sofista questo lo si fa in genere maniera negativa, significa
che questo qualcuno sta facendo un discorso capzioso, sta
cercando di menare il can per laria, sta usando parole spesse
volte senza significato, giocando pure sull'equivoco e cos via.
Ebbene i sofisti erano in parte anche questo, non soltanto
questo. Ci furono grandi personaggi nella Scuola sofista, in
particolare questi due che si chiamano Protagora e Gorgia.
Qualcuno di voi li riconoscer, coloro che hanno fatto gli studi
classici, perch sono i titoli di due famosi dialoghi di Platone,
che appunto Platone dedic a questi due personaggi. Platone era
i sofisti e quando
ovviamente in contrapposizione con
parleremo di Platone, perch a lui dedicheremo una lezione,
vedremo meglio, pi da vicino, come mai c'era questa
contrapposizione. Ora i sofisti erano interessati in particolare
all'arte della parola, all'arte del discorso e allora per cercare di
catturare il discorso, per cercare di fare il discorso in una
maniera pi incisiva possibile, ecco che i sofisti incominciarono
anzitutto a studiare quali erano le regole che stavano dietro, che
soggiacevano al discorso, per cercare di usarle ai propri fini. Su questa tradizione io non dir molto di pi,
perch in realt questa una via che se ne va, noi diremo in matematica per la tangente, se ne va da un'altra
parte e dico soltanto per concludere questa idea, questa prima via che approccia alla logica, che in realt la
via della dialettica qualche cosa che viene usata ancora oggi ovunque; la si usa nei tribunali, la si usa nei
parlamenti, la si usa nei media, in televisione, eccetera. E la via meno scientifica, ma quella che poi tutto
sommato noi usiamo, quando cerchiamo di convincere un avversario o un pubblico, qualcuno appunto che
cerchiamo di convincere di qualche cosa, usando le arti del discorso e l'arte del discorso per antonomasia era
per lappunto la dialettica e per usare l'arte del discorso bisogna conoscerne le regole. Questo il primo
motivo per cui storicamente si cominciata a studiare la logica. Per come vi ho detto, questo un motivo
che noi non tratteremo, perch una cosa pi filosofica, certamente meno matematica e meno scientifica.
La seconda via invece, che la via dei paradossi, qualche cosa che veramente ha a che fare con il nucleo
del nostro di discorso e infatti a questi paradossi, cio al paradosso del mentitore e al paradosso di Achille e
la tartaruga che sono i due pi famosi paradossi della storia ai quali brevemente accenner fra un momento,
dedicheremo per ciascuno un'intera lezione, cio un'intera lezione al paradosso del mentitore e unintera
lezione al paradosso di Achille e la tartaruga, ma prima di parlare di queste paradossi vediamo meglio che
cosa sono i paradossi. Ebbene i paradossi sono dei ragionamenti che apparentemente sono corretti e che,
per tutto sommato, dovrebbero essere sbagliati, perch le loro conclusioni sono per lappunto paradossali,
vanno contro l'opinione comune, paradoxa significa proprio questo. Doxa, qualcuno di voi si ricorder che
c' addirittura un'azienda che fa inchieste, indagini su ci che la gente pensa, che si chiama per lappunto
doxa e para significa oltre, quindi paradoxa significa oltre l'opinione comune. Invero questi paradossi
ebbero un'origine antichissima, non soltanto in Grecia, ma addirittura in Cina, lo vedremo meglio quando
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parleremo nelle due prossime lezioni di questi argomenti, cio dei due paradossi pi famosi, il paradosso del
mentitore e il paradosso di Achille e la tartaruga. Qual il paradosso del mentitore? Molto semplicemente il
paradosso del mentitore il paradosso di qualcuno che dice io sto mentendo. Come mai paradossale?
Perch a prima vista questa un'affermazione che potrebbe sembrare sensata e coerente, per se voi ci
pensate bene, se andate a riflettere un momentino da vicino, uno che vi dica io sto mentendo, non si
capisce bene se sta dicendo la verit o se sta dicendo il falso. Infatti, se supponiamo che sta dicendo la
verit, allora quello che sta dicendo vero, per sta dicendo che sta mentendo, quindi se dice la verit dice il
falso. Va bene, voi potrete dire, allora non dice la verit, dice il falso; beh, la storia perfettamente
simmetrica. Se dice il falso, allora quello che sta dicendo, cio dice di mentire, non vero, vero il
contrario, ma se non vero, ovviamente allora dice la verit. Quindi se supponiamo che, chi dice io sto
mentendo, dica il vero, allora abbiamo dedotto che dice il falso e se invece supponiamo che dica il falso,
abbiamo dedotto che dice il vero, perci siamo entrati in un circolo vizioso. Se la cosa vi sembrata un po'
veloce, un po' da mal di testa, magari da farvi girare la testa, aspettate con pazienza la prossima lezione e la
prossima lezione parleremo per lappunto del paradosso del mentitore, cercheremo di affrontarlo pi da
vicino e quindi andremo a scavare non soltanto nella sua storia, ma cercheremo anche di vedere qual , o se
c, una soluzione di questo paradosso. Il secondo paradosso invece, di cui parliamo oggi, il famoso
paradosso di Achille e la tartaruga, che qui illustrato. La storiella forse tutti la conoscete, una gara tra
Achille pi veloce e la tartaruga zampa lenta, cio i due simboli della velocit e della lentezza. Ora
sembrerebbe una gara poco sensata a far correre Achille contro la tartaruga, quindi per dare alla tartaruga,
almeno un minimo di vantaggio, si permette alla tartaruga di partire un po' davanti ad Achille. Quindi
Achille parte in questo punto (v. grafico) e la tartaruga parte in questaltro. Scatta il cronometro, si sente lo
sparo della pistola che d il via alla gara, ecco che tutti e due partono. Naturalmente la tartaruga fa quello
che pu, cio si muove un pochettino e ad un certo punto percorre un certo percorso. Nel momento in cui
Achille ha raggiunto il punto in cui partita la tartaruga, la tartaruga si mossa di una certa quantit di
spazio. Benissimo, Achille continua la sua corsa molto veloce, percorre la quantit di spazio che la tartaruga
aveva percorso nel tempo in cui lui aveva raggiunto il punto d'inizio della gara della tartaruga, la tartaruga si
a sua volta mossa di nuovo di un altro pezzettino di spazio. Achille percorre quel pezzo di spazio e cos via
e il problema sta proprio nel cos via, perch sembra che a questo punto il gioco possa andare avanti
all'infinito; dunque Achille non raggiunger mai la tartaruga perch
ogni volta deve prima percorrere lo spazio che, anzitutto lo separa dal
punto di partenza della gara della tartaruga, poi lo separa dal punto in
cui la tartaruga arrivata mentre lui faceva il primo pezzo e cos via.
Sembrerebbe, dunque, che Achille non possa mai raggiungere la
tartaruga. C' qualcosa di sbagliato, perch sappiamo tutti che se ci
mettiamo a correre dietro una tartaruga prima o poi, anzi molto prima,
la raggiungiamo; dove sta l'errore, qual' il problema, eccetera? Quindi
vedete che ci sono effettivamente dei problemi dietro a queste cose,
dietro a questi ragionamenti e la logica cerca anche di studiare, questa
la seconda via, per lappunto la via dei paradossi, cerca di studiare

quali sono i problemi che stanno dietro a questi tipi di


ragionamenti, cerca di andar a vedere dove sta l'inghippo, come
diremmo oggi, dove sta l'errore, se c' un errore, qual il modo di
riformularli, insomma cerca di analizzare queste cose. Quindi
questa la seconda via a cui dedicheremo, come ho detto, due
intere lezioni, le prossime due. Ma c' una terza via, che invece
quella che ci interessa pi da vicino, perch come vi ho detto
prima stiamo facendo o cercheremo di fare, di avvicinarci pian
piano alla logica matematica e dunque ci interessa la matematica,
il ragionamento matematico e la terza via la cosiddetta via delle
dimostrazioni. Come mai? Ma perch come forse qualcuno di voi sapr, agli inizi la matematica nata
senza dimostrazioni; qualcuno intuiva che c'erano dei risultati che si potevano ottenere, li scriveva, per
esempio il famoso papiro di Rhind, che riporta alcuni dei risultati egiziani che risalgono a 2000 anni a.C. e
pi. Ebbene questi risultati venivano semplicemente scritti, trascritti senza nessuna giustificazione, senza
nessun motivo per il quale noi avremmo dovuto credere. Ci fu un momento nella storia della Grecia, cio
verso il 600 a.C. in cui i greci capirono che non si doveva pi fare cos, anche perch non c'era modo di
sapere se un risultato era giusto o sbagliato, a volte gli egiziani effettivamente intuivano il risultato corretto,
altre volte invece si sbagliavano e intuivano, per modo di dire, quello sbagliato. Allora come si fa a decidere
di fronte ad un'intuizione, a quello che ci sembra vero, se questa cosa effettivamente vera oppure no?
Bisogna dimostrare. Oggi per noi la cosa lapalissiana, lampante che per avere un teorema matematico
bisogna avere una dimostrazione. Ebbene non stato sempre cos lampante e i greci inventarono questo
nuovo modo di fare matematica; in particolare furono stimolati allo studio delle dimostrazioni da due famosi
risultati che sono collegati fra di loro, anche a questo personaggio di cui parliamo adesso, cio Pitagora, a
cui dedicheremo un'intera lezione perch Pitagora il punto di partenza della filosofia occidentale, della
scienza occidentale, della matematico occidentale, quindi veramente un personaggio in cui si racchiudono
tantissime idee, tantissime cose che furono scoperte per la prima volta in quel periodo e quindi torneremo a
parlare, forse non con molta profondit, ma per un'ora intera di questo personaggio. Il teorema di Pitagora, il
famoso teorema che tutti riconoscono, tutti conoscono, tutti ricordano, ebbene questo teorema di Pitagora, il
fatto che, se si prende un triangolo rettangolo, si ha che il quadrato costruito sull'ipotenusa equivalente in
area alla somma dei quadrati costruiti sui cateti, un qualcosa che molte civilt intuirono, come i babilonesi,
gli egiziani, i cinesi, gli indiani eccetera, ma un conto intuire, come dicevo prima e un conto dimostrare.
La dimostrazione del teorema di Pitagora, perlomeno la prima dimostrazione che c' pervenuta negli
elementi di Euclide, una dimostrazione molto complicata. Ed ecco che allora sorge immediatamente il
motivo, il bisogno di andare ad analizzare queste dimostrazioni, cercare di capire che cosa sta dietro alle
dimostrazioni, quali sono i mezzi che fanno s che una dimostrazione sia corretta e la logica parla, si
interessa precisamente di questo argomento. Il secondo risultato di cui parleremo a fondo, quando
affronteremo nella terza lezione l'argomento di Pitagora, la fa molta scoperta che, se voi prendete un
quadrato e considerate la diagonale del quadrato, ebbene non c' nessuna unit di misura che stia in una
maniera intera, sia nel lato che nella diagonale. Questo viene detto, in altri modi, dicendo che la diagonale e
il lato del quadrato sono fra loro incommensurabili, cio non c' nessuna misura comune, misura intesa nel
senso di numeri interi ovviamente. Ebbene questo che oggi esprimiamo dicendo che la radice quadrata di 2,
cio la diagonale del quadrato irrazionale per lappunto, non si pu scrivere come un rapporto di numeri
interi, in maniera razionale, anche questo un qualche cosa che scoprirono i pitagorici, una scoperta
veramente dovuta Pitagora o perlomeno alla sua scuola. Questa scoperta basata su una dimostrazione, non
qualcosa che si veda ad occhio e questa dimostrazione, la dimostrazione che sta dietro alla irrazionalit
della radice di 2, qualche cosa che era nuovo all'epoca e forse il primo esempio di quello che viene
chiamato dimostrazione per assurdo. Ed ecco quindi un nuovo motivo per cercare di capire che cosa sta
dietro alle dimostrazioni, quali sono le leggi che regolano queste dimostrazioni e dunque una nuova via, un
altro modo di arrivare a questa logica matematica. Quindi queste sono le tre figlie: la dialettica, i paradossi
e le dimostrazioni. Sulla dialettica, come ho detto, non diremo altro, ma sui paradossi e sulle dimostrazioni
invece diremo parecchio, perch cercheremo di andare a fondo. Che cos'altro faremo in queste lezioni?
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Ebbene oltre che a parlare di teoremi, di risultati, di pensieri, faremo anche un tentativo di affrontare
l'argomento in una maniera pi umana o umanistica, se cos vogliamo, cio cercando anche di parlare di
coloro che questi pensieri hanno pensato, cio dei pensatori e in particolare faremo tutto una serie, anzi
organizzeremo le nostre lezioni proprio sulle vite dei logici e quindi si potrebbe quasi dire che i simboli, il
motto delle nostre lezioni potrebbe essere vite da logico, che non ovviamente un gioco di parole, come
scritte da cani, ma vite da logico non cos brutto, appunto come tante altre. Praticamente questoggi io
voglio soltanto farvi familiarizzare con le facce e i nomi di coloro dei quali parleremo, quindi andremo
molto brevemente ad affrontarli o meglio a presentarli e poi ripeto, a ciascuno di questi dedicheremo una
lezione per vedere esattamente quali sono stati i loro contributi.
ANTICHITA
Ci sono stati tre periodi principali della storia della logica: l'antichit, poi l'era
Platone
moderna, per cos dire e poi un'era contemporanea. La logica oggi un qualche
Aristotele
cosa che parte dalla matematica, una delle grandi aree della matematica mo Crisippo
derna, ma non stato sempre stato cos, agli inizi dovete nascere ovviamente,
poi svilupparsi, adesso ha raggiunto completa maturit. Quindi vedremo anche, cercheremo di affrontare in
qualche modo le basi storiche, di vedere da dove sono nati e chi ha fatto nascere, chi stato il primo o chi
sono stati primi a pensare in termini logici. Ebbene, questa prima parte della storia della logica la storia
dell'antichit. I tre personaggi, coloro che hanno fatto di pi per la logica moderna sono appunto: Platone,
Aristotele, Crisippo. Platone e Aristotele sono due personaggi sul quale non c' bisogno di aggiungere
molto, perch tutti certamente conoscerete perlomeno i nomi; sono i due pi famosi filosofi dell'antichit,
coloro che ancora con le loro teorie oggi in qualche modo informano la filosofia moderna. Crisippo meno
noto, ovviamente su Crisippo faremo anche su di lui una lezione, ma forse sar pi una scoperta, mentre
invece su Platone e Aristotele sar pi un dire qualche cosa che gi sapevamo o magari rivedere le cose che
hanno fatto in maniera diversa, dal nostro punto di vista, dalla nostra angolazione. Cominciamo subito con
Platone. Sotto Platone vedete iscritto Accademia, perch ovviamente questa era la scuola che Platone aveva
fondato e credo che il pi grande risultato che Platone port.
Platone ovviamente questo signore che voi vedete nella statua,
mentre alla destra c una parte del dipinto famoso della scuola di
Atene di Raffaello. Ebbene il regalo che Platone port alla logica,
che fece alla logica, quello che oggi viene chiamato il principio di
non contraddizione. Ho parlato poco fa dei sofisti, i sofisti non
usavano questo principio di non contraddizione, non chiaro che
non lo usassero perch non lo conoscevano o se invece lo
conoscevano e facevano finta di non conoscerlo, cio facevano i finti
tonti come si potrebbe dire. Il principio di non contraddizione
significa che non si pu impunemente dire una cosa e il suo contrario
allo stesso tempo. Non si pu dire oggi piove e dire oggi non
piove e poi pretendere che la gente creda a tutte le due cose, se ci stiamo riferendo allo stesso momento e
allo stesso giorno. Ebbene, la prima formulazione del principio di non contraddizione per lappunto in
alcuni dei dialoghi platonici dei quali parleremo. Quindi questo un grosso risultato, il primo tentativo di
isolare una delle grandi leggi della logica. Aristotele, invece, viene considerato in realt il padre fondatore
della logica moderna e se dobbiamo dire il nome del pi grande logico mai vissuto, ebbene questo forse
veramente Aristotele e se invece dobbiamo dirne due, allora questi
due sono Aristotele e Goedel, di cui parleremo fra poco, verso la
fine di questa lezione. Qui di nuovo abbiamo Aristotele anche lui
ritratto come Platone alla scuola di Atene, mentre qui alla sx c'
un'altra statua dedicata a lui. Qual stato l'apporto fondamentale di
Aristotele alla logica? Beh, stato lo studio dei quantificatori, cio
lo studio delle leggi che regolano il funzionamento e l'uso di
particelle come nessuno, qualcuno e tutti. Nessuno e tutti sono
ovviamente contrapposti fra di loro, qualcuno sta a met, non
nessuno n tutti. Ebbene, Aristotele fece uno studio dettagliato di
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queste particelle che vengono chiamate quantificatori. I quantificatori solo una delle parti fondamentali della
logica moderna.
Il terzo personaggio della logica antica, della logica greca,
Crisippo. Platone aveva la sua Scuola che era l'Accademia,
Aristotele aveva la sua Scuola che era il Liceo, Crisippo aveva
anche lui la sua scuola che era la Sto. Questi erano le tre grandi
Scuole di Atene, cio lAccademia, il Liceo e la Sto e di ciascuna
di queste parleremo. Qual' stato il contributo invece di Crisippo?
Ebbene, mentre Aristotele studi le regole dell'uso di questi
quantificatori, Crisippo invece studi ci che oggi viene chiamata
la logica proposizionale o meglio queste particelle linguistiche
che sono quelle che servono a mettere insieme delle frasi semplici per costruirne di pi complicate, queste
particelle vengono chiamate connettivi. Si chiamano connettivi perch connettono, mettono insieme per
lappunto queste parti diverse. I connettivi che useremo e abuseremo anzi, verranno forse persino a noia,
perch ne parleremo tantissimo e d'altra parte sono le parti pi essenziali del discorso logico, sono (questa
la prima volta che li sentiamo, ma non sar l'ultima) la negazione (il non), la congiunzione ( le), la
disgiunzione ( lo) e inoltre, il pi importante di tutti dal punto di vista matematico e dal punto di vista del
ragionamento, la implicazione (il se ... allora). Un esempio con non: se voi avete una frase oggi piove,
potete negarla, potete ottenere una frase che dice il contrario di questa, dicendo oggi non piove oppure
non vero che oggi piove. Un esempio con e: se voi avete due frasi: oggi piove ed io ho l'ombrello,
potete metterle insieme dicendo: oggi piove e io ho l'ombrello, questa la congiunzione. Un esempio con
o : poich la disgiunzione il connettivo che si usa quando si ha la possibilit di scegliere fra due cose,
quando si ha un'alternativa , perci oggi mangio una pastasciutta o una bistecca, questa l'alternativa, la
disgiunzione. Infine il se... allora, come dicevo, il connettivo tipico dei ragionamenti matematici: se
questo vero, allora anche quest'altro vero, cio se l'ipotesi vera, allora anche la conclusione vera. Il
se.... allora per lappunto la congiunzione, la connessione, appunto per questo si chiamano connettivi, la
connessione tra l'ipotesi e la tesi, cio tra ci che si postula e ci che invece viene dimostrato. Quindi questi
furono i grandi risultati della logica greca, a parte Platone che appunto fu praticamente un precursore,
abbiamo da una parte Aristotele lo studio dei quantificatori, dall'altra parte Crisippo, con lo studio dei
connettivi e su questo appunto, come vi ho detto, ci fermeremo a lungo. Veniamo pi da vicini all'era
moderna ed ecco che dopo lunghi secoli, naturalmente nella logica ci furono altri personaggi che si
interessarono di logica nei secoli, in particolare durante la Scolastica, durante il Medioevo, ma di quelli
parleremo poi in una delle lezioni che abbiamo chiamato interregno, appunto per far capire che era il
passaggio dalla logica antica, dallera antica, all'et moderna, ma oggi non il caso di vederli, stiamo
soltanto citando i nomi e i risultati pi importanti . Quando veniamo all'epoca moderna, ecco che qui
abbiamo un'altra trinit e questa trinit costituita da Leibniz,
Boole e Frege. Vediamo appunto pi da vicino anzitutto le loro
facce e poi cerchiamo di dire due parole su ci che fecero.
Questa la faccia di Leibniz, naturalmente non pensate che
questo signore avesse questi bei boccoli in testa, erano delle
parrucche, ci sono anche delle foto di Leibniz senza parrucca,
completamente calvo, ma forse sono cose meno piacevoli da
vedere, quindi non le ho messe qua. Leibniz, come tutti sapete,
stato un grandissimo e poi dovrebbero esserci dei puntini,
perch stato tantissime cose: stato giurista, diplomatico,
ambasciatore, filosofo, matematico e cos via e fra le tante cose
che ha fatto un uomo cos versatile e cos multiforme, stato
anche un grande logico. stato colui che verso il 1600, fine del
1600, ebbe la visione non in sogno, ma la visione filosofica, cio
precorse i tempi e praticamente inform con il suo pensiero, con i
suoi sogni quella che poi sarebbe diventata la logica moderna. Il
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suo sogno pi grande fu quello di avere, quello che appunto lui chiamava in latino la caracteristica
universalis, cio di riuscire a costruire una lingua formale ovviamente, una lingua che fosse adatta a poter
esprimere tutti i contenuti delle scienze, un qualche cosa che non fosse come la lingua naturale, che usiamo
tutti i giorni, che ha le sue imperfezioni, che ha anche i suoi problemi, tipo le antinomie che abbiamo visto,
come quella del mentitore, eccetera, ma una lingua costruita a tavolino in qualche modo e che fosse per
formalmente perfetta. Ed ecco che questo sogno, che all'epoca era. soltanto un sogno, poi piano piano nel
corso degli anni, dei decenni, perch praticamente questo cominci verso il 1850 e sono passati dunque 150
anni, questo sogno si concretizzato ed diventato praticamente quello che oggi noi potremo dire la lingua
della logica matematica, ma per rendere pi chiaro la cosa, oggi che stiamo appunto soltanto facendo
soltanto l'introduzione a questo argomento, si potrebbero dire che il sogno di Leibniz oggi si concretizzato
in quella che diventata la lingua dei calcolatori elettronici. L'informatica o meglio i programmi informatici
sono precisamente versioni di quello che Leibniz sognava si potesse fare di questa caratteristica
universale, questo linguaggio perfetto e puramente formale. Il prossimo personaggio invece quello che
forse potremo considerare veramente il primo logico moderno. Con Leibniz, con questo suo sogno si era
appunto nel 1676, mentre con Boole siamo nel 1849. Ebbene, a met dell'800, finalmente la logica
matematica incomincia ad uscire dal bossolo, a trasformarsi in qualche cosa d'altro e a prendere vita
autonoma. Boole, questo signore di cui ci sono pochissime foto, soltanto questa anzi io conosco, ebbene
questo signore introdusse quella che oggi addirittura diventata qualche cosa che si chiama con il suo
cognome, cio la cosiddetta algebra booleana. Sulla algebra booleana di
nuovo parleremo per un intera lezione, perch l'algebra booleana da
una parte un uovo di colombo, cio un'idea brillante che viene in mente
soltanto a persone geniali, perch cos semplice che noi tutti ci
passiamo vicino senza mai riuscire ad usarla. Ebbene, questa algebra
booleana semplicemente l'idea di usare lo zero e l'uno, cio i primi
due numeri interi, come se fossero l'analogo, dal punto di vista
matematico, di ci che nella logica, nel linguaggio, sono il vero e il
falso. L'uno corrisponde al vero, lo zero corrisponde al falso, la
scoperta di Boole fu che le leggi logiche, che regolano il
comportamento di vero e falso, sono praticamente le stesse leggi che regolano matematicamente o
algebricamente il comportamento dello zero e dell'uno. Ed ecco che allora algebra booleana significa
precisamente questo, cio comportarsi, lavorare, fare operazioni sullo zero e sull'uno, come se in realt
questi zero e uno stessero l ad indicare il vero e il falso. Ebbene questa una grande scoperta e fu
veramente in qualche modo il punto finale, dico finale, dell'evoluzione della logica. Come mai il punto
finale? Perch in realt con l'algebra booleana si poteva descrivere da una parte la logica aristotelica, il
comportamento di quei quantificatori di cui abbiamo parlato prima, perlomeno nel modo in cui li usava
Aristotele e dall'altra parte il comportamento dei connettivi come veniva usato da Crisippo, cio l'algebra
booleana un unico mezzo che permette di parlare e di prendere sotto lo stesso tetto, due cose
apparentemente diverse, come la logica aristotelica e la logica di Crisippo. Questo era in qualche modo la
chiusura, il completamento, la fine di un'epoca. Subito dopo ci si
poteva fermare l, ma invece venne questo signore austero, che si
chiama Frege, colui che veramente inizi la logica moderna, perch,
come ho detto, Boole era pi che altro un completatore. La logica che
Frege introdusse, per la prima volta fu qualche cosa che andava oltre
la logica che avevano gi studiato i greci, in particolare Aristotele e
Crisippo. Si chiama oggi logica predicativa ed la logica dei
predicati, la logica delle relazioni, quello che veramente serve
nella matematica, perch in matematica non si parla soltanto di cose
tipo soggetto e predicato alle quali si interessava Aristotele, ma si
parla di relazioni in cui c' non soltanto un soggetto, ma ci possono essere pi soggetti, pi complementi
anche, quindi una struttura molto pi complicata. Tanto per fare un esempio, la relazione d'uguaglianza o
disuguaglianza fra numeri, ecco che coinvolge due numeri e non soltanto uno, la relazione di maggiore
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oppure di minore e cosi via, sono relazioni che coinvolgono per lappunto due cose e non soltanto una e poi
ce ne sono tante altre che ne coinvolgono pi di due addirittura. Senza una logica che permettesse di parlare
di queste relazioni multiple, invece che univoche, unarie come quelle di Aristotele, ebbene senza una logica
di questo genere il sogno di Leibniz di avere una lingua per le scienze non si sarebbe potuto concretizzare.
Quindi a Frege, anche lui, dedicheremo un intera lezione. Poi finalmente arriviamo allera contemporanea,
cio al 900, a coloro che, non sono forse pi vivi, ma di cui, in qualche modo, abbiamo la memoria ben
viva. E questi personaggi sono Post e Wittgenstein, che sono due persone, non una sola, non un cognome
doppio e Goedel e Turing. Questi sono veramente grandi nomi. Di questi ovviamente parleremo non
soltanto una volta, ma pi di una volta, ma per ora appunto cerchiamo di dare un anteprima e di fare un
ERA CONTEMORANEA
trailer come nei film. Ebbene Post, nel 1920, scopre che la logica di
Post-Wittgenstein
Crisippo, la cosiddetta logica proposizionale era completa. Non si
Goedel
poteva andare oltre, lanalisi che aveva fatto Crisippo, bench lavesse
Turing
fatta 2200 anni prima in realt era un analisi conclusiva.Boole laveva
riformulata in termini algebrici, ma oltre Crisippo, se si rimaneva
POST
nellambito dei connettivi, non si poteva andare. Questo fu un grande
(1920)
risultato che fu scoperto non solo da Post, ma in qualche modo fu
Completezza della
intravisto anche da Wittgenstein in quegli stessi anni, il 1921.Anche
logica proposizionale
Wittgentein stato un famoso filosofo, oggi certamente pi famoso
come filosofo soprattutto del linguaggio, che non come logico matematico, perch il suo contributo stato un pochettino minimale e
marginale, ma qualche cosa rimane e rimangono in particolare queste
tavole di verit, che sono dei mezzi di cui parleremo quando sar il
momento, dei mezzi per cercare di capire qual il valore di verit, cio
il vero e il falso di una proposizione composta, riducendola in base ai
valori di verit delle proposizioni che la compongono, cio sapendo che
se le proposizioni semplici che costituiscono una proposizione
composta sono vere o false, allora possiamo con questo mezzo delle
tavole di verit dedurre se la proposizione intera vera o falsa, quindi
qualche cosa di tecnicamente utile. Ma a questo punto veniamo
veramente al secondo logico della storia, qualcuno dice addirittura il primo, comunque uno delle due grandi
divinit di questo corso e non soltanto del corso, ma anche addirittura di questo soggetto, cio della logica
matematica. Goedel che questo signore che vedete qui vestito con panama, con un vestito bianco e con
questa aria piuttosto truce, fu uno dei pi grandi pensatori del 900, scrivo qui 1930-31, perch Goedel fece
tantissime cose e a lui dedicheremo pi di una lezione, perch
non possibile appunto fare un corso di logica e poi trattarlo
come tutti gli altri ovviamente, per i suoi due primi grandi
risultati furono nel 1930 e 1931. Nel 30 dimostr la
completezza della logica predicativa, cio lanalogo di ci che
Post aveva fatto per la logica proposizionale. Post aveva
dimostrato che oltre Crisippo non si poteva andare, cio
lanalisi di Crisippo era stata completa per quanto riguardava
quei connettivi, ebbene Goedel dimostr che lanalisi di Frege
per quanto riguarda invece la logica predicativa anchessa era
stata completa, oltre Frege non si poteva andare, se si voleva
rimanere allinterno di quellambito li. E poi invece nel 1931, Goedel dimostr il suo pi famoso teorema, il
cosi detto teorema di incompletezza della aritmetica; mentre sia la logica proposizionale, che la logica
predicativa sono complete e quindi in qualche modo noi siamo arrivati alla fine della storia della logica e
quindi non c pi altro da aggiungere, a meno di non scoprire, inventare altre logiche nuove, ebbene invece
in matematica le cose stanno diversamente. Il teorema di Goedel dice per lappunto che laritmetica
incompleta, non nel senso che oggi non si sono ancora trovati tutti i suoi assiomi, tutte le sue propriet e
dunque bisogna aspettare qualche altro genio che lo faccia, ma lo dice nel senso che qualunque sistema di
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assiomi per laritmetica sar sempre incompleto, laritmetica non si pu completare; cio mentre con la
completezza della logica predicativa siamo arrivati alla fine della storia della logica, con lincompletezza
dellaritmetica invece siamo arrivati di fronte ad un muro, abbiamo capito che noi come uomini abbiamo
delle limitazioni nei confronti della matematica e questo il motivo per cui il risultato di Goedel cos
importante. Lultimo personaggio invece di cui parliamo questoggi, ma anche a lui dedicheremo una
lezione e non sar lultimo di cui parleremo quando faremo
le nostre 20 lezioni, ebbene questo signore si chiama Turing, che
come vedete era uno sportivo, Turing correva poi con questo
numero 01, che sta appunto a significare la logica dei computer e
cos via; non a caso la logica dei computer, perch nel 1936
questo signore invent quella che allepoca fu chiamata e tuttora
viene chiamata nei dipartimenti di matematica e di informatica la
machina di Turing, che non un automobile, non una
competizione per la General motors o per la Ford o per la Fiat,
quello che oggi noi chiameremo semplicemente il computer.
Lidea del computer venne precisamente ad un logico
matematico, venne a questo sig. Turing, quando poi aveva tra
laltro 24-25 anni, cos come Goedel, cio questi geni dimostrano i loro risultati quando sono molto giovani,
ebbene gli venne, dicevo a Turing, lidea della machina del computer studiando i teoremi di Goedel,
cercando di affrontare un problema diverso, che era appunto il problema della decibilit della logica
predicativa. Ho detto prima che le tavole di verit di Wittgenstein sono qualche cosa che permette di
decidere per le formule, per le proposizioni della logica proposizionale di Crisippo, se sono vere o false, c
un metodo che permette di fare questa decisione. Ebbene ci che Turing dimostr che non c un metodo
analogo per la logica, quindi bench la logica predicativa sia completa, come ha dimostrato Goedel, in realt
qualche problema ce lha gi e non c nessun metodo che permetta di decidere ci che vero o falso in
generale per la logica predicativa. Ebbene mi sembra di aver dato pi o meno un idea di ci che sar questo
corso e soprattutto di ci che la logica matematica, cio qualche cosa che ha a che fare con tre aree
differenti, infatti se avete fatto attenzione, abbiamo parlato praticamente di tre aspetti molto diversi tra di
loro, che sembrerebbero essere staccati a prima vista, che sono la filosofia anzi tutto, con Platone,
Aristotele, Crisippo e cos via, poi abbiamo parlato di matematica , abbiamo visto Boole, Frege e cos via,
che facevano analisi matematica e poi siamo arrivati alla fine a parlare di machina di Turing, cio di
computer, cio di informatica. Ebbene uno dei motivi, non il solo, ma uno dei motivi che rendono la logica
matematica interessante proprio questo: il fatto che sia una materia che non soltanto serve, ma che sta in
qualche modo nellintersezione di tre aree cos diverse, da una parte la filosofia, dall'altra parte la
matematica e dallaltra parte linformatica e allora la logica matematica pu essere interessante, per
lappunto, per i filosofi, coloro che si interessano di filosofia, interessante per i matematici, perch parte
della matematica e studia la matematica, studia il ragionamento matematico con metodi matematici ed
interessante anche per gli infornatici perch linformatica nata precisamente da problematiche logiche,
stata creata da uno dei logici ed una parte praticamente di quella che la logica matematica moderna.
Quindi questi sono i grandi argomenti di cui parleremo nelle prossime 19 lezioni e vi do semplicemente
larrivederci alle prossime lezioni, sperando di avervi convinto che la logica matematica un qualche cosa
che vale la pena di conoscere, vale la pena di studiare.

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LEZIONE 2: Il naso di Pinocchio


Sono Piergiorgio Odifreddi e sono qui per incominciare finalmente il corso di logica matematica. Abbiamo
avuto una lezione introduttiva, in cui abbiamo cercato di familiarizzarsi con alcuni dei problemi e delle
nozioni della logica matematica e anche soprattutto con alcuni dei personaggi, ma finalmente siamo arrivati
agli inizi del corso di lezioni e questo corso di lezioni ho pensato di organizzarlo sulla base dei personaggi,
di alcuni dei quali abbiamo gi parlato, cio ogni lezione sar dedicata ad uno dei grandi logici del passato o
a uno dei grandi problemi della logica del passato. Cominceremo ovviamente molto da lontano, verso il 500
- 600 a. C., parleremo di filosofia per qualche lezione, poi piano piano ci avvicineremo alla matematica, alla
logica matematica come stata sviluppata a partire da Leibniz, Boole, Frege, Russell e cos via, tutti nomi
alcuni dei quali avete gi sentito e finalmente poi concluderemo in bellezza, diciamo cos, il gran finale di
questo corso con l'informatica, perch ho gi detto appunto un'altra volta che logica matematica ha questo
interesse, il fatto di essere nell'intersezione di tre aree molto diverse fra di loro, che sono appunto quelle che
ho appena citato, cio la filosofica, la matematica e l'informatica, quindi uno strumento molto versatile,
molto variegato che permette di essere utilizzato appunto in tanti campi differenti. Benissimo,
incominceremo come ho detto molto da lontano e quest'oggi la nostra prima lezione di questo corso sar
fatta su uno dei paradossi pi importanti, che qualcuno di voi avr gi capito, il paradosso del mentitore.
Questa lezione, anzi tutte le lezioni saranno intitolate in una maniera un pochettino inventiva, per cercare di
stimolare anche l'attenzione. Il naso di Pinocchio ovviamente il simbolo della menzogna e quindi
quest'oggi parleremo di menzogna, cercheremo di andare ad analizzare pi da vicino questo concetto di
verit e di falsit e soprattutto lo faremo parlando per lappunto di uno dei paradossi pi famosi, il famoso
paradosso di Epimenide, di questo signore raffigurato nella slide o perlomeno uno che gli rassomigliava.
Naturalmente quando si tratta di andare cos lontano nel tempo, il sesto
secolo a. C., non mai chiaro di quali personaggi fossero queste
raffigurazioni. Comunque era un greco del sesto secolo a. C., in realt un
cretese, che un giorno ebbe la bella idea di dire questa frase i cretesi sono
bugiardi. Intendeva dire tutti i cretesi sono sempre bugiardi,
dicono
sempre la falsit. Ebbene, che cosa pensate di una frase di questo genere
detta da un cretese, che cosa significa? Pu essere vera una frase di questo
genere? Ovviamente non pu essere vera, perch se vero che i cretesi sono
dei bugiardi, il signor Epimenide viene da Creta, quindi un cretese e se
essere dei bugiardi significa dire sempre la falsit, beh, insomma questo era semplicemente qualche cosa
che non poteva essere vero. Allora abbiamo gi fatto un primo passo, abbiamo gi ottenuto un qualche
risultato, abbiamo scoperto che questa frase detta da Epimenide, non pu essere vera. Il problema per che
la cosa si ferma qui, perch non c' nessun motivo di credere che questa frase possa essere vera. Che cosa
vuol dire che questa frase non pu essere vera? Vuol dire che non vero che tutti i cretesi dicono sempre il
falso, il che significa che qualche cretese a volte dice la verit. Ora quel qualche cretese, non affatto
detto che sia per forza Epimenide, colui che parlava e se anche fosse lui, poich qualche cretese dice a volte
la verit, non affatto vero, non affatto detto che sia proprio questa la frase di cui si sta parlando. Quindi
abbiamo una frase di fronte a noi che sembra problematica, ma semplicemente una frase falsa, che non
pu essere vera, ma la cosa si ferma qui, non c' ancora nessun paradosso. Il fatto che questa frase che in
genere viene ripetuta, perch una frase molto famosa appunto, viene ripetuta come se fosse un paradosso,
gi dice che forse ci sarebbe bisogno, per coloro che lo fanno, di seguire questo corso che appunto un
corso di logica, che ci insegner pian piano a districarsi in questi rompicapo, a cercare di capire dove sono i
problemi in questo caso. Benissimo, se non un paradosso questa frase, per abbastanza vicina ad un

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paradosso. Questaltra frase invece dovuta a un signore che si chiama


Eubulide di Megara del quinto secolo a. C., il quale ovviamente di nuovo
non lui nella raffigurazione, questo Pinocchio appunto, al cui naso
abbiamo intitolato la nostra lezione; ebbene Eubulide riformul
quest'osservazione di Epimenide, che diceva tutti i cretesi mentono, ma io
sono un cretese, perch cera qualche cosa di strano e la riformul
dicendo semplicemente io sto mentendo, cio quello che sto dicendo in
questo momento una menzogna. Allora andiamo a vedere pi da vicino
se effettivamente questa frase di Eubulide ha dei problemi. Pu essere vera una frase di qualcuno che dice
io sto mentendo?. Beh, ovviamente no, perch se fosse vera sarebbe vero che lui sta mentendo e dunque
quello che sta dicendo dovrebbe essere falso; quindi certamente non pu essere vera, ma questo era gi il
caso anche della frase di Epimenide. Vediamo adesso se questa frase pu essere falsa. Beh, se fosse falsa,
allora sarebbe vero il contrario di quello che dite, ma sta dicendo io sto mentendo, dunque il contrario
dovrebbe essere io sto dicendo la verit. Allora nemmeno falsa pu essere questa frase. Ed ecco che
finalmente Eubulide un secolo o un secolo e mezzo dopo Epimenide, riusc a trasformare questa frase di
Epimenide in un vero e proprio paradosso, a costruire una frase che a prima vista sembra innocua, per
attenzione, c' un qualche cosa di molto interessante, qui c' un autoriferimento, si sta parlando di se stessi,
anzi la frase sta dicendo qualche cosa su se stesso, sta dicendo di essere falsa, cio colui che parla sta
dicendo qualche cosa su se stesso, sta dicendo che sta mentendo. Ebbene, abbiamo costruito una frase che
non pu essere n vera n falsa. Questo fu effettivamente un trauma, perch si pensava che la verit fosse un
concetto universale, che le frasi appunto fossero tutte o vere o false, le frasi ovviamente ben poste, ben
formate nel linguaggio e invece Epimenide e Eubulide scoprirono questo trucco, fecero vedere che la verit
ha dei problemi e vedremo che ne ha parecchi. In questa lezione cercheremo di vedere varie versioni, varie
metamorfosi di questo paradosso, per cercare di familiarizzarsi proprio con questa nozione di verit. Una
delle prime versioni quella data dallo stoico Diogene Laerzio nel secondo secolo a. C., una storiella che
parla di una mamma e di un coccodrillo. Eccolo qua il coccodrillo, questo non naturalmente la mamma,
nella figura ci sono due coccodrilli. Ebbene la storiella la seguente: i coccodrilli, si sa sono cattivelli, a d
un certo punto un coccodrillo rapisce il figlio di questa mamma e ad
un certo punto le dice: te lo rid questo figlio, altrimenti me lo
mangio, te lo rid se tu riesci a indovinare che cosa io far. La
mamma gioca con il fuoco ovviamente e dice al coccodrillo: io credo
che tu ti mangerai mio figlio. Ovviamente questa una
riformulazione del paradosso del mentitore, perch se la mamma ha
detto il vero, se ha indovinato che coccodrillo voleva mangiare il
figlio, allora effettivamente il coccodrillo ha promesso che nel caso
che la mamma indovinasse le avrebbe restituito il figlio. Quindi la
madre, giocando con questo trucco, diciamo cos, inventato da
Eubulide e Epimenide, riesce a salvare il bambino dalle fauci del
coccodrillo, che come vedete qui erano gi ben aperte per papparsi il povero bambino. Quindi questa una
riformulazione in chiave, diciamo cos, scherzosa, storica del
paradosso di Epimenide. Un'altra riformulazione, naturalmente
facciamo salti, passi da gigante in questo corso, in cui stiamo
imparando molto, la ritroviamo nel quattordicesimo secolo, anche
perch le metamorfosi del paradosso di Epimenide, cio il
paradosso del mentitore, sono infinite, non possiamo fare altro
che parlarne un pochettino cos, dare un accenno a qualcuna di
queste metamorfosi. Una di queste metamorfosi, una di queste
forme, fu inventata dal famoso Buridano, dico famoso non come
filosofo, ma perch tutti conoscono il cosiddetto asino di
Buridano, che a un certo punto mor di fame perch si trovava
alla stessa distanza da due mucchi di fieno e non sapeva quale
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scegliere di due e non riusc a decidersi, ad andare da nessuna parte e cos mor. Ebbene, Buridano in realt
non invent soltanto la storiella dell'asino, ma era un logico, per lappunto, del quattordicesimo secolo, che
formul una versione molto interessante del paradosso di Epimenide, perch si era sempre pensato fin a
quell'epoca, durante la Scolastica, che i problemi del paradosso del mentitore, fossero per lappunto in
questa autoreferenza, nel fatto che si sta parlando di qualche cosa dicendo io sto facendo qualche cosa,
io sto mentendo e si pensava che il problema fosse per lappunto quello. Ebbene, Buridano fece vedere
che il problema non era affatto quello, perch immagin una storiella in cui c'era da una parte Socrate e
dall'altra parte Platone due dei grandi filosofi che aprirono un pochettino la storia della filosofia occidentale,
della filosofia greca. Ebbene, Buridano immagin il seguente dialogo fra i due, Socrate questo signore
qua gi, che sta parlando appunto ai suoi discepoli e dice Platone dice il falso. Platone che cosa risponde?
Platone qua gi, nel dipinto di Raffaello, la Scuola di Atene, Platone dice ovviamente che Socrate dice
il falso. Allora abbiamo una situazione in cui il maestro dice che lallievo sta dicendo il falso e lallievo
sta dicendo che invece il maestro dice il falso, cio l'autoriferimento si semplicemente spezzato in due
parti e non c' pi quell'autoriferimento diretto, diciamo cos, che c'era invece nel paradosso del mentitore.
Possiamo vedere questo autoriferimento pi da vicino, in una
maniera un pochettino pi logica, forse un pochettino pi seria, in
questa slide: la prima fase dice la frase seguente falsa. La
seconda fase dice la fase precedente vera. Queste frasi, una
qualunque di quelle frasi, vera o falsa o qual' la situazione?
Proviamo a vedere, cominciamo con la prima. Questa frase, se
appunto la verit fosse qualche cosa che merita il nome del
delegato, dovrebbe o essere vera o falsa. Cominciamo a
supporre che sia vera: se la prima frase vera, quello che dice
deve essere effettivamente quello che succede, cio la frase seguente deve
La frase seguente falsa
devessere falsa. Allora quello che dice la frase che segue non pu essere
vero, poich la frase che segue dice la fase precedente vera, allora
La frase precedente vera
poich questa frase non pu essere vera, questo significa che la frase
precedente deve essere falsa. Allora abbiamo supposto che la prima frase fosse vera, abbiamo dedotto che
la seconda frase non pu essere vera, poich la seconda frase stava dicendo che la prima era vera, dunque
abbiamo dedotto che la prima falsa, quindi non possibile che la prima frase sia vera, devessere allora
falsa. Ora vediamo se vera: se la prima frase fosse falsa, sta dicendo che la frase seguente falsa e se
questa non vera, allora la frase seguente deve essere vera. Andiamo a vedere che cosa dice la frase
seguente; beh, la frase seguente dice: la precedente vera; abbiamo supposto che la prima frase fosse falsa,
abbiamo dedotto che quello che diceva la seconda era vera, la seconda diceva che la prima era vera. Quindi
qui notate, non c' nessun autoriferimento, si sta soltanto parlando della frase seguente; se sopra ci fosse
scritto la frase seguente falsa e sotto ci fosse scritto io sono il capo di governo, effettivamente sarebbe
stata una situazione perfetta, perch io non sono capo di governo, quindi la frase seguente sarebbe
effettivamente stata falsa e cos pure per questa frase qui la fase precedente vera, se sopra ci fosse stato
scritto io sono professore di logica che sta facendo il corso adesso a Nettuno, insomma questa frase
sarebbe stata vera, la frase precedente sarebbe stata vera. Queste due frasi di per s, staccate, possono
benissimo essere vere e naturalmente possono anche benissimo essere false, non c' nessuna contraddizione
in nessuna delle due, ma nel momento in cui le si mette insieme, ecco che succedono i pasticci, un po' come
a volte succedono nei matrimoni o nei fidanzamenti, che le persone singolarmente possono essere
simpaticissime eccetera, quando poi le si mettono insieme succedono i pandemoni. Questo precisamente
quello che succede in questo caso. Allora, abbiamo capito gi una cosa, che nel paradosso del mentitore, nel
paradosso di Epimenide, di Eubulide, nel fatto di dire io sono falso e di trovare dei problemi, delle
conseguenze non aspettate e non piacevoli in questa frase, ebbene il problema non sta nel fatto che ci si sta
autoreferendo, non sta nel fatto di dire: bah, una frase che dice io sono falsa, insomma potrebbe non avere
nessun significato, perch possibile spaccare questo autoreferenza, distruggere, diciamo cos,
l'autoreferenza, il circolo vizioso e separare la frase in due frasi differenti che hanno gli stessi problemi della
frase precedente. Benissimo, quali sono le soluzioni che sono state proposte di questo paradosso?
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Naturalmente prima dei tempi moderni, perch la logica matematica fortunatamente ha fatto dei passi avanti
e quindi arrivata a dei risultati molto concreti. Ebbene delle soluzioni che sono state proposte dai greci e
dagli Scolastici soprattutto, perch queste sono le due scuole filosofiche che pi si sono interessate di questi
argomenti, prima per lappunto dei tempi moderni, la prima soluzione stata semplicemente quella di
dire che le frasi paradossali erano cose senza senso, erano dei non sense, direbbero gli inglesi o senza
Soluzioni del paradosso
senso, come diremo noi in italiano, cio addirittura arrivarono
1. Non-senso
a sostenere che la verit qualcosa di sottile, di evanescente, di
2. Uso e menzione
sfuggente e che ci sono delle frasi e degli esempi, del tipo io
3. Linguaggio e metalinguaggio
non sono vero, io sto dicendo il falso, che sono per lappunto
4. Pi valori di verit
frasi che non possono essere ne vere ne false, ma per l'unico
motivo che non hanno nessun senso. Sono frasi che sembrano grammaticalmente corrette, sembrano fatte
come le altre frasi e quindi dovrebbero a prima vista essere o vere o false, poi per c' qualche cosa di
nascosto, qualche germe che inficia la loro correttezza sintattica. C' stato un tentativo differente di dire, bah
bisogna stare attenti, perch qui si sta facendo una confusione tra quello che oggi noi chiameremo l'uso e la
menzione, cio quando si dice che una frase vera, si sta parlando di un qualche cosa di diverso, si sta
usando la frase, mentre invece la frase che dice di se stessa di non essere vera, non sta usando un'altra frase,
perch lei stessa che lo sta dicendo e quindi c' questo circolo vizioso e forse dicevano gli scolastici
potrebbe esserci la soluzione del paradosso in questa separazione fra queste due nozioni. Vedremo poi in
seguito che, in realt, non qui il problema. Questa invece che una proposta Medioevale, una proposta
Scolastica, pi vicina a quello che oggi noi diremo la vera soluzione del paradosso del mentitore, cio
una distinzione tra linguaggio e meta-linguaggio. Qui bisogna che diciamo due parole su questi due concetti
che sono veramente importanti: il linguaggio praticamente la lingua di cui si sta parlando e il metalinguaggio la lingua in cui noi parliamo del linguaggio. Il modo pi semplice di capire la differenza fra
linguaggio e meta linguaggio supporre, per esempio, di stare imparando una lingua straniera, ad esempio
l'inglese. Quando noi impariamo l'inglese, agli inizi ovviamente non cominciamo subito a parlare in inglese,
si va a scuola e si comincia a dire, bah, l'inglese fatto cos, scritto in questo modo, ci sono queste regole
eccetera. Notate, stiamo imparando una lingua, che si chiama per lappunto il linguaggio dal p. di v. logico,
ma ne stiamo parlando, la stiamo imparando in unaltra lingua che si chiama per lappunto il
metalinguaggio. Nel caso dellesempio che ho appena fatto, cio di imparare una lingua straniera, la lingua
straniera il linguaggio e l'italiano in cui noi descriviamo la grammatica, la sintassi, la semantica eccetera,
di questa lingua che non ancora conosciamo si chiama metalinguaggio, quindi questi due livelli. Ebbene,
l'idea di questa soluzione, di distinzione tra linguaggio e meta- linguaggio appunto quella di dire: quando
si dice che qualcosa vero o qualche cosa falso, si fa un'affermazione nel meta-linguaggio (italiano),
mentre si sta parlando del linguaggio(inglese) e le frasi che dicono io non sono vera, fanno una confusione
fra questi due livelli, perch mischiano i due livelli in uno solo. Dicono io non sono vera, ma io dovrei
essere nel linguaggio (inglese) e il fatto di dire vera, vuol dire che mi sto ponendo invece fuori dal
linguaggio, mi sto ponendo nel metalinguaggio (italiano). Vedremo che questo precisamente uno dei
tentativi di soluzione di Tarski. Un altro tentativo, a cui accenno soltanto, ma per dirvi che in realt la logica
si sviluppata anche in direzioni differenti, quello di dire, bah, ci sono forse tanti valori di verit, il vero e
il falso sono due prime approssimazioni, sono i pi importanti valori di verit che una frase pu avere, ma il
fatto che ci siano delle antinomie, come quella appunto del mentitore, ci fa supporre che ci possono essere
altri valori di verit, cio ci possono essere delle frasi che non possono essere ne vere e ne false e devono
essere qualche cosa altro, cio questo anche un modo molto elegante di uscire dall'impasse che il
paradosso del mentitore, ma pi in generale i paradossi provocano, dicendo appunto troppo restrittivo
limitarsi a considerare soltanto verit e falsit, ci devono essere altri valori di verit e i paradossi sono
precisamente delle frasi che hanno quegli altri valori di verit. Queste sono appunto alcune delle soluzioni,
diciamo cos , classiche medioevali. Veniamo un po' pi vicino a noi, questa una fotografia e questa la
firma del famoso scrittore spagnolo Cervantes che scrisse per lappunto il Don Chisciote. Ebbene, in uno
degli episodi del Don Chisciote, ad un certo punto Sancho Panza, che voi tutti ricorderete era il cavaliere, lo
scudiero di Don Chisciote della Mancha, diventa governatore di una di una provincia della Spagna, il

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Barataria. Diventa governatore e come sempre succede ai governatori, gli si presentano dei casi molto
strani , in particolare un giorno arriva in tribunale un signore che dice: ad un certo punto ci siamo trovati,
noi siamo dei militari, ci siamo trovati di fronte ad una situazione insostenibile perch siamo stati messi
in origine di fronte ad un ponte, con l'idea che possiamo far passare da questo ponte soltanto coloro che
diconola verit e dobbiamo invece impiccare coloro che chiedono
invece impiccare coloro che chiedono di passare il ponte che ci
dicono il falso, quando ne chiediamo il motivo. Quindi in questo
ponte possono passare i veritieri, coloro che dicono il vero, ma
non possono passare i bugiardi, coloro che dicono il falso.
Ebbene, succede dicono i militari, che un giorno arriva un signore,
lo fermano, gli dicono: tu vuoi passare questo ponte, dici come
mai vuoi passare questo ponte. Questo signore dice: sono venuto
qui, voglio passare il ponte perch voglio farmi impiccare in base
a questa legge ed ecco che di nuovo si riproduce il paradosso del
mentitore. Se fosse vero che lui vuole farsi impiccare in base alla
legge, starebbe dicendo il vero e dunque bisognerebbe farlo passare e viceversa. Allora Sancho Panza ha
una sentenza molto salomonica. Dice, bah, evidentemente questo signore, una parte della frase che ha detto
era vera, l'altra parte era falsa, voi militari dovreste implicare la parte di questo signore che ha detto il falso
e lasciare passare la parte di questo signore che invece ha detto il vero; naturalmente una soluzione un
pochettino ironica, tipica appunto di questo romanzo, di quest'epoca. Bene, vediamo invece pi vicino a noi,
perch in realt stiamo facendo un corso di logica per lappunto e quindi vorremmo cercare di capire pi da
vicino dove si situano i problemi.
Ebbene, nel 1908 questo filosofo Grelling, non molto noto, noto soprattutto per questa riformulazione del
paradosso del mentitore, scopr appunto che situazioni analoghe a quelle del paradosso del mentitore si
trovano in tanti campi del sapere e in particolare si trovano addirittura anche nella linguistica, nella
Grelling
grammatica normale. Lui defin due aggettivi di cui non avete mai
(1908)
sentito parlare, perch appunto li ha definiti questo signor Grelling.
autologico:
Il primo aggettivo si chiama autologico e come dice la parola
si riferisce a se stesso
qualche cosa che si riferisce a se stesso. Quand che un aggettivo
eterologico:
autologico? Quando si riferisce a se stesso. Per es. corto, beh, corto
non si riferisce a se stesso un aggettivo molto corto, quindi per lappunto un aggettivo autologico.
Lungo, beh, lungo non pi lungo di corto, perch ha lo stesso numero di lettere, quindi certamente non si
riferisce a se stesso e allora Grelling invent per questo tipo di aggettivi, come lungo, la parola eterologico,
cio che non si riferisce a se stesso. Quindi ricordatevi autologico, un aggettivo che descrive una propriet
che vera per se stessa e eterologico un aggettivo che descrive una propriet che invece non vera
dell'aggettivo stesso. Il problema che Grelling pose fu: eterologico come aggettivo autologico o
eterologico?
Eterologico :
Cio laggettivo eterologico, cio che non si riferisce a se stesso, si riferisce a
autologico?
se stesso oppure no? Ed chiaro che qui siamo di nuovo alle stesse solfe. Avrete
capito che il paradosso del mentitore nasce sempre quando si tratta di parlare di
eterologico?
un caso di vero e falso, in questo caso di riferirsi a se stesso oppure no. Si fa una
frase oppure si costruisce un concetto, che anzitutto si riferisce a se stesso e che poi usano, nel caso della
verit il falso e nel caso del riferirsi a se stesso usano leterologico, cio non riferirsi a se stesso. Potete fare
come esercizio, se volete a casa, cercate di vedere se eterologico autologico o eterologico, ovviamente vi
accorgerete che in tutti e due i casi non c' possibilit di rispondere, perch se eterologico fosse autologico
dovrebbe essere qualche cosa che si riferisce a se stesso e dunque dovrebbe appunto essere eterologico e
dunque non riferirsi a se stesso e cos via. Quindi queste cose sembrano un po dei giochi di prestigio, dei
giochi d'equilibrio, ma fanno vedere come il paradosso del mentitore non ha niente a che vedere con la
verit o con la falsit, si pu anche riformulare in un modo che appunto si riferisce soltanto alla grammatica.
Andiamo avanti e qui vediamo un signore che stato uno dei pi grandi logici di questo secolo. Ho detto
pi volte in altre edizioni che il pi grande logico del secolo e forse della storia stato questo Goedel, di cui
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abbiamo gi accennato, ai cui teoremi abbiamo gi accennato, ma


allo stesso livello o poco meno, diciamo cos, del livello di Goedel
cera questo signore, Tarski, un logico polacco che emigr negli
Stati Uniti e che nel 1936 fece uno dei grandi teoremi appunto
della logica moderna,cio riusc a dare una definizione di verit. Di
questa definizione di verit parleremo molto estesamente in una
lezione che dedicheremo soltanto a Tarski, perch cercheremo di
andare nei dettagli, di vedere com che Tarski defin la verit, ma
la cosa che c'interessa in questo momento da vicino che, questa
definizione di verit, Tarski la diede ovviamente per i linguaggi
formali, per i linguaggi della matematica, ma il grande teorema, il teorema importante di Tarski fu il
seguente: il fatto che la verit, cos come lui la defin, non definibile nel linguaggio, ma soltanto nel
metalinguaggio. Ricordate la distinzione che abbiamo fatto prima: il linguaggio quello nel quale parliamo
(inglese) e il metalinguaggio il linguaggio nel quale parliamo del linguaggio (italiano), cio in qualche
modo un livello superiore. Ebbene la definizione di verit di Tarski una definizione per la verit del
La verit non definibile nel linguaggio,
linguaggio e nel caso del linguaggio della matematica,
solo nel metalinguaggio
per esempio, dell'aritmetica, Tarski diede una descrizione
molto precisa, molto matematica, diciamo cos, senza assolutamente nessun problema filosofico. Per il
problema che, questa definizione di verit che viene data per il linguaggio, deve essere data nel
metalinguaggio, cio in un linguaggio diverso; non possibile per una teoria matematica, che il linguaggio
matematico sia in grado di dare la sua stessa definizione di verit. Come mai? Beh, non possibile proprio
perch c' il paradosso del mentitore, cio nel 1936 Tarski riscopre non il paradosso del mentitore, perch
quello non era mai stato dimenticato, ma scopre diciamo cos meglio, la possibilit di utilizzare il paradosso
del mentitore all'interno della matematica. Trova una definizione di verit per il linguaggio e dimostra che,
se questa definizione fosse esprimibile nel linguaggio stesso, allora sarebbe possibile derivare nel linguaggio
il paradosso del mentitore e dunque ci sarebbe una contraddizione nella matematica; se noi invece
supponiamo che la matematica sia libera da contraddizioni, ossia quella che i logici chiamano consistente,
ebbene in qualunque teoria consistente non possibile costruire nessun paradosso, in particolare il
paradosso del mentitore e questo significa che non possibile dare la nozione di verit, la definizione di
verit all'interno del metalinguaggio. Questa in realt una versione del teorema di Goedel, che dice che le
teorie matematiche sono incomplete, sono limitate e questo tipo di limitazione che scopr Tarski proprio
una limitazione che oggi chiameremo semantica. la limitazione del fatto di non poter parlare della
propria verit all'interno del sistema. Quindi in pratica proprio la soluzione o perlomeno un uso moderno
delle soluzioni medioevali a cui ho accennato poco fa, dicendo che appunto non si poteva pensare di
risolvere il paradosso del mentitore, separando questi due livelli, cio il linguaggio e il metalinguaggio e
dicendoio dico il falso qualcosa che non si pu costruire, perch mi obbliga a stare nel linguaggio e
dico il falso, mi obbliga invece a stare fuori, a stare nel metalinguaggio e queste due cose devono essere
distinte, devono essere tenute separate. Il teorema di Tarski dimostra, per lappunto, che devono essere
separate, perch esiste una definizione di verit, ma se questa definizione di verit del linguaggio fosse
dentro il linguaggio ci sarebbe una contraddizione e allora deve stare fuori. Questo per appunto uno dei
grandi risultati della logica moderna.
Qui vediamo invece Bertrand Russell che fu insomma un famoso filosofo, come logico agli inizi del secolo
sembrava che sarebbe stato destinato a diventare il pi importante,
invece forse i suoi contributi non furono cos grandi, ma oggi ne
parliamo per quanto riguarda il paradosso del mentitore, anche a lui
dedicheremo una lezione molto pi in l, verso la fine del corso e
quindi vedremo meglio quali sono stati i suoi contributi. Ebbene,
Russell nel 1918 scopre questa riformulazione del paradosso del
mentitore: consideriamo un barbiere in un villaggio che rade
tutti e soli gli abitanti del villaggio che non si radono da soli,
cio il villaggio piccolo, non c' bisogno di pi di un barbiere
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comune, questo barbiere fa la barba a tutti gli abitanti del villaggio che non si fanno la barba da soli, ma
soltanto a loro. Allora domanda che Russell pose : chi rade il barbiere? Ovviamente il barbiere non si pu
radere da solo perch, per definizione, abbiamo appena detto che questo un barbiere, che fa la barba
soltanto agli abitanti della citt che non si fanno la barba da soli, quindi non se la pu fare lui. E allora non
si rade, voi direte, eh, no, perch se lui non si rade, allora uno degli abitanti della citt che non si fanno la
barba da soli, quindi deve andare dal barbiere, quindi deve farsi la barba. Ed ecco che di nuovo, il solito
trucco, il solito circolo vizioso viene scoperto in una forma molto diversa. Attenzione, questo non un
paradosso, perch questo vuol soltanto dire che non c' nessun barbiere di quel genere, non esiste un
villaggio in cui ci sia un barbiere che rade tutti e soltanto gli abitanti della citt. Per possiamo avvicinarci
un pochettino di pi e andare a scavare, diciamo cos meglio, sotto questo paradosso del mentitore nella
forma del barbiere. Questa nuova riformulazione fu fatta nel 1947 da questo filosofo Reichenbach, un
filosofo della scienza che non , ovviamente, questo signore, lavrete conosciuto, Kirk Douglas, il pap di
Michel Douglas, che oggi forse pi famoso per i giovani. Questo un fotogramma di un famoso film di
Kubrick che si chiama orizzonti di gloria, un grande film antimilitarista degli anni 50, un bellissimo film,
forse uno dei pi belli di Kubrick; ebbene, lo abbiamo messo qui
soltanto perch Reichenbach diede una riformulazione del paradosso
del mentitore nella forma di Russell del barbiere, parlando di barbieri
della caserma. Che cos' cambiato questa volta? E cambiato il fatto che
quando si in caserma, qualcuno di voi avr fatto il militare, qualcuno
di voi dovr farlo primo o poi, ebbene sapete tutti che in caserma,
quando si danno gli ordini, agli ordini si deve obbedire e non si pu
stare a questionare, a dire, mah, scusi il suo ordine non mi sembra un
qualche cosa di logico, mi sembra contraddittorio, perch si finisce
subito in galera e quindi bene non farlo. Allora la riformulazione data da Reichenbach del paradosso del
barbiere, nella forma di Russell, la seguente: supponiamo di essere in caserma, supponiamo che questo
signore con l'aria veramente burbera, stia dicendo a questo signore, che sempre un militare, tu devi
radere tutti e soli i militari della caserma che non si radono da soli. Ora ci troviamo nella stessa situazione
in cui ci eravamo trovati prima, parlando ovviamente di Russell, cio non sarebbe possibile per il militare
radere tutti e soli i militari della caserma che non si radono da soli, perch c' questo circolo vizioso, se lui
non si rade, allora dovrebbe radersi e se invece si rade, allora non dovrebbe radersi. La differenza, quello
che cambiato dal caso precedente, che il signore (qui appunto Kirk Douglas) ha dato un ordine e il
militare non pu rifiutarsi di obbedire; per l'ordine contraddittorio, quindi che cosa pu fare il povero
militare? Ed ecco che stiamo scoprendo che l'antinomia, diciamo cos, il paradosso del mentitore, che
sembrava essere poi un giochetto di questi poveri greci, cretesi che dicevano tutti i cretesi mentono
eccetera, in realt pu avere anche delle applicazioni nella vita quotidiana e in particolare possono esserci
delle situazioni in cui qualcuno si trova, per lappunto, come questo povero soldato nella caserma, a
dover ubbidire o a dover sottostare a degli ordini che sono contraddittori. Che cosa succede? Ebbene
succedono delle cose purtroppo molto spiacevoli, perch come
ci ha insegnato questo signore, vedete Gregory Bateson, uno
dei grandi filosofi della fine della seconda met del secolo
ventesimo, che ha spaziato in tanti campi, che ha scoperto che
il paradosso del mentitore, sta alla base praticamente o i
meccanismi che sottostanno al paradosso del mentitore, stanno
alla base di alcune malattie mentali ed in particolare, guardate
un po, c' questa malattia che si chiama ebefrenia, forse pochi
di voi la conoscono. Lebefrenia una fissazione sul
linguaggio; molti di voi, io non posso dirlo perch stiamo
registrando in televisione, ma molti di voi a volte avranno detto
ai loro amici, ma vai..., per esempio possiamo dare una versione edulcorata, ma vai a dormire; ebbene
lebefrenico che ha questa malattia mentale, sente la frase del linguaggio, io gli dico vai a dormire e lui va a
dormire, nel senso che non capisce che vai a dormire un modo cos, diciamo, obliquo di dirgli togliti dai
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piedi. Crede che il linguaggio dica effettivamente quello che effettivamente il linguaggio dice in maniera
aperta e c' questa sensazione, cio l'incapacit di capire che dietro il linguaggio, dietro il primo strato,
dietro appunto l'aspetto linguistico, ci pu essere il metalinguaggio, ci pu essere un secondo significato e
sentirsi dire vai a dormire, pu significare appunto semplicemente togliti dai piedi. C' una malattia uguale e
contraria che si chiama paranoia; la paranoia invece la fissazione sul metalinguaggio. Questa volta il
paranoico invece cerca sempre un livello diverso delle cose che gli vengono dette e non riesce mai a capire
che a volte le cose che gli vengono dette sono quelle che vengono dette; per esempio, se incontrate una
signora o una signorina paranoica e le dite; oh, come sei bella quest'oggi, magari intendendolo, la signorina
paranoica, ah, ho capito cosa vuoi dire, ecco mi stai dicendo che sono bella perch in realt hai visto che
sono vecchia o cose del genere. Il paranoico fa questa cosa. Ed ecco che allora la distinzione fra linguaggio
e meta- linguaggio che sembrava essere una distinzione innocua, praticamente, semplicemente linguistica e
logica, in realt sta sotto per lappunto queste malattie e quindi si potrebbe dire un motto, in qualche modo
sintetizzare il pensiero di Bateson in un motto, dicendo o si logici o si riesce a distinguere tra linguaggio
e meta linguaggio o si patologici, cio si diventa dei malati mentali in qualche modo. Quindi l'idea del
paradosso del mentitore pu aiutare, addirittura, secondo Bateson a superare queste malattie mentali, che
non riescono a capire la differenza tra linguaggio e metalinguaggio e uno degli ordini che hanno reso
famoso per lappunto Bateson nelle sue terapie con i malati mentali il seguente ordine: disobbedisci! Ora
un malato che si trovi di fronte ad un ordine di questo genere, ma non soltanto malato, ma anche chiunque di
noi, si troverebbe nei problemi. Come si fa a disobbedire, a obbedire ad un ordine che dice disobbedisci.
Disobbedire significa non stare a seguire l'ordine che ti sto dicendo; se ti ordino per di disobbedire, allora
se tu effettivamente mi disobbedisci, stai obbedendo e se invece
obbedisci deve disobbedire e quindi c' questo circolo vizioso.
sembra, io non ho esperienza, fortunatamente di questi ambienti,
per sembra che effettivamente questa terapia paradossale, questo
tipo di ordini che cercano di rompere i circoli viziosi che si trovano
a volte nelle malattie mentali, si possono effettivamente utilizzare
per questo tipo di ordini, per lappunto, per spezzare la malattia e in
qualche modo squilibrare lo squilibrato, cio per evitare che
continui questa fissazione. Ebbene allora, abbiamo capito, credo
che ci stiamo avvicinando per lo meno, alla comprensione del fatto
che la verit e la menzogna non sono poi cose cos secondarie, non

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sono cose di cui si devono interessare soltanto i logici, soltanto i matematici o se volete, pi in generale,
soltanto i filosofi; sono qualche cosa che hanno a che fare con la vita quotidiana. Ebbene, allora per finire,
per arrivare pi vicini a noi, voglio farvi alcuni esempi di come effettivamente si riesca anche nell'arte,
anche nella cultura, ad usare il paradosso del mentitore in maniera a volte abbastanza inaspettata. Noi non ce
ne accorgiamo, ma una volta che noi siamo stati allertati, quindi forse anche voi
dopo questa lezione, incomincerete a vedere che effettivamente verit e menzogna
sono un pochettino ubique dappertutto, si trovano anche nella cultura pi in
generale. Questo signore che molti di voi conosceranno, uno dei grandi scrittori
di questo secolo, uno scrittore che ebbe dei grandi problemi a causa delle sue
preferenze sessuali e del fatto che poi fin in galera, fin sotto processo ed Oscar
Wilde. Ebbene, Oscar Wilde fece della menzogna addirittura una bandiera e una
delle sue frasi celebri, Oscar Wilde era famoso per i suoi aforismi, una delle sue
frasi pi celebri precisamente questa che la menzogna lo scopo dell'arte. Ebbene, se voi ci pensate un
momentino, effettivamente capite che l'arte in realt tutta fatta sulla menzogna. Quando voi guardate per
esempio un dipinto o quando guardate anche soltanto una figura, una raffigurazione, una immagine, una
fotografia, ebbene tutto questo menzogna. Qui si sta ponendo, sulla carta, diciamo cos, del colore e questo
colore, che una raffigurazione, dovrebbe in qualche modo indicare una persona, ecco la differenza fra il
linguaggio e il metalinguaggio. Il linguaggio l'immagine, la fotografia, il meta linguaggio il significato,
Oscar Wilde stesso in questo caso. Ebbene, l'arte tutta basata su questo; pensate alla prospettiva per
esempio, che un modo di distorcere le linee in maniera apposita, cos da far pensare, da far risultare
l'immagine che poi noi vediamo, come se fosse vera. Si mente per
dire la verit, si disegnano le cose appositamente distorte in modo
da farle apparire quasi vere, di farle apparire proporzionali. Per
esempio la famosa anamorfosi: voi andate a Roma a visitare la
Cappella Sistina, ebbene ci che voi vedete dal basso della
Cappella Sistina, queste meravigliose immagini di Michelangelo, vi
appaiono in perfetta proporzione. Se avete visto alcuni dei filmati
che sono stati fatti vedere quando vi era per esempio il restauro
della basilica, ebbene se voi questi dipinti che stanno sulla volta
della Cappella Sistina poteste vederli da vicino, vedreste che sono
tutti distorti. Perch? Ma perch sono stati disegnati da
Michelangelo per lappunto in modo distorto, cos che, coloro che li
guardano dal di sotto, possono vederli come se fossero invece nelle
proporzioni giuste. Quindi la menzogna effettivamente non
soltanto una boutade, quello che diceva Wilde, cio la menzogna
un po lo scopo, ma anche il linguaggio dell'arte, cio l'arte parla
attraverso queste menzogne. Un altro artista molto noto, questo
signore dal sorriso molto simpatico, dalla risata simpatica che John
Cage, il famoso musicista, famoso anche per alcune delle
provocazioni pi grosse della musica, per esempio scrisse un pezzo per pianoforte che si chiamava 4 minuti
e 33 secondi e questo pezzo in realt pi famoso come il silenzio, perch consisteva nel fatto di sedersi
di fronte al pianoforte e non suonare nulla, non suonare nulla, perch Cage voleva farci capire che in realt
il silenzio non esiste, quindi se un'artista si pone di fronte ad un pianoforte e non suona assolutamente nulla,
poi in realt si sentono lo stesso dei rumori, si sentono dei signori che tossiscono, quelli che si muovono o
magari l'uccellino che entrato dentro la sala da concerto e cos via, quindi l'idea che il silenzio non c'. Ma
in parte Cage era anche l'espressione di una poetica moderna, quella che l'opera d'arte finita, che non c'
pi niente da dire. Ed una delle frasi pi famoso proprio questa non ho niente da dire e lo sto dicendo.
Anche questa, una versione molto sottile del paradosso del mentitore, perch uno che non ha niente da dire
dovrebbe star zitto e invece sta dicendo, per appunto di non aver niente da dire. Bene, siamo arrivati alla
fine di questa nostra carrellata sul paradosso del mentitore e ritroviamo qua gi Pinocchio. Potremmo dire
forse alla conclusione della nostra lezione che forse abbiamo capito che tutto menzogna. Per, attenzione,
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perch tutto menzogna una frase del tipo di quelle di Epimenide tutti i cretesi mentono, perch se
fosse vero che tutto menzogna, allora anche questa frase sarebbe vera e in particolare sarebbe falsa, perch
tutto se falsa pu dire che non menzogna, lei sarebbe falsa. Quindi non possibile che questa frase
sia vera, allora deve essere falsa, ma se falsa allora vuol dire che non vero che tutto menzogna, vuol
dire che ci sono alcune le verit. Quindi oggi abbiamo scoperto qualche cosa e questo per i logici certamente
c'importa, perch abbiamo scoperto che ci sono delle verit e nel futuro cercheremo di avvicinarsi a queste
verit, di scoprirne altre, comunque per quest'oggi abbiamo finito..

LEZIONE 3: Le gambe di Achille


Siete ormai stati introdotti nelle lezioni precedenti ad alcuni dei problemi della logica. La scorsa lezione, che
stata la prima vera lezione di questo corso, abbiamo cercato di parlare di uno dei paradossi pi famosi, il
paradosso del mentitore. Questoggi faremo una seconda lezione sui paradossi che, come ricorderete forse
da alcune delle lezioni introduttive, sono stati uno dei motivi introduttori della logica, uno dei motivi che
hanno spinto i logici filosofi ad interessarsi di questa materia, che per l'appunto la logica, che poi sarebbe
diventata la logica matematica. Se il paradosso del mentitore uno dei pi famosi paradossi della storia, il
pi famoso di tutti, forse, quello di cui si vede qui il nome, cio Achille. Abbiamo intitolato come al solito
la nostra lezione in maniera un po' scherzosa, la scorsa volta era il naso di Pinocchio, per ricordare appunto
la menzogna, che un po' caratterizzata da Pinocchio e invece in questo caso siamo passati ad un'altra parte
del corpo e questa volta le gambe, le gambe di Achille. Avete capito immediatamente che stiamo cercando
di parlare, stiamo cercando di introdurre, il discorso sul paradosso diZenone, i famosi paradossi di Zenone,
uno dei quali, il pi famoso di tutti tra questi paradossi di Zenone, per lappunto quello che si chiama
Achille e la tartaruga. Vediamo pi da vicino di cosa si tratta. Questo signore per lappunto Zenone o una
statua che ricorda le fattezze di questo filosofo, che vissuto nel quinto secolo a. C. Vedete qui scritto sotto
a Zenone Scuola di Elea, perch in realt Zenone non stato il fondatore di questa Scuola. Il vero
fondatore della Scuola di Elea, la Scuola cosi detta Eleatica che si
trovava vicino a Napoli, una delle grandi Scuole della Magna Grecia,
era Parmenide. Parmenide aveva questa idea, che tutti forse
ricorderanno dagli studi di filosofia, che per lui esisteva l'essere e non
il divenire. Il divenire era in qualche modo la filosofia di Eraclito e
invece la filosofia di Parmenide era la filosofia dell'essere, cio che
tutto statico, niente succede, niente si muove e ci che noi pensiamo
invece si muova, il movimento appunto, un illusione in qualche
modo. E allora proprio per cercare di dare man forte al suo maestro
Parmenide, Zenone il quale bisogna anche dire cos, in vena di
aneddoto, non era soltanto discepolo, ma anche amante di Parmenide, quelli erano tempi un pochettino
diversi e succedevano queste cose anche nelle scuole, ebbene Zenone cerc di inventare degli argomenti che
poi sarebbero diventati quasi pi famosi addirittura degli argomenti del suo maestro Parmenide, a favore
dell'essere. Questi argomenti Zenone li propose, questo era uno dei motivi per cui diventarono cos famosi,
sotto forma di paradossi. I paradossi sono delle storielle, lo abbiamo gi visto altre volte nella lezione
introduttiva e nella scorsa lezione, sono delle storielle che cercano di avere una morale nascosta; c un
ragionamento che sembra corretto, per il sembra dovuta al fatto che in realt la conclusione
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paradossale, sembra quasi che non stia in piedi. Cerchiamo di vedere pi da vicino quali sono stati i
paradossi per lappunto che Zenone ha introdotto nella filosofia. Sono tutti paradossi che si riferiscono al
moto, perch come abbiamo appena ripetuto e appena ricordato, Parmenide era contrario a questa idea del
moto. L'idea sua era che c'era per lappunto quest'essere immobile; allora il primo paradosso di Zenone che
ovviamente un paradosso, che non si pu partire. Come mai? Mah, supponete di essere in una certa
posizione, in un certo punto della citt per esempio e di dover andare in un' altra parte della citt.
Paradossi del moto
Potete partire? Evidentemente no, perch per partire questo
non si pu partire
significherebbe che dovette incominciare un viaggio che va dal
punto di partenza al punto di arrivo, ma questo viaggio non si
non si pu essere in viaggio
non si pu arrivare
pu incominciare, perch prima di andare dal punto di partenza
al punto di arrivo dovete andare dal punto di partenza a met strada. Voi direte, va bene, questa met del
mio viaggio, met del proposito che mi sono posto; per per arrivare dalla partenza a met della strada,
dovete prima arrivare dalla partenza ad un quarto della strada e cos via ovviamente, perch questi paradossi
si basano tutti su questo regresso all'infinito, su questo e cos via, su questi puntini che sono lasciati cos
in sospensione. Allora, per andare dagli inizi alla fine, bisogna prima arrivare a met, bisogna prima arrivare
ad un quarto, bisogna prima arrivare ad 1/8 e cos via, per distanze sempre pi piccole, il che significa che
non si pu mai partire, perch bisognerebbe sempre percorrere una distanza ancora pi piccola di quella che
si dice che serva per iniziare il viaggio. Bene, il secondo paradosso di Zenone che non si pu essere in
viaggio. Questo il famoso paradosso della freccia. Come mai non si pu essere in viaggio? Ma perch,
prendete per esempio una freccia che sta volando in cielo oppure un'automobile oggi, un aeroplano che sta
volando nel cielo, le automobili oggi volano, in genere su autostrade ad una velocit che non dovrebbe
essere permessa, ebbene dicevo, se voi prendete una freccia o qualche cosa che si muova nello spazio e
incominciate a fare delle fotografie di questa freccia, vedete che la freccia ferma, in qualunque momento
del suo motto, in qualunque momento del suo viaggio la freccia sta ferma. E allora il paradosso : com'
possibile essere in viaggio, se il viaggio consiste di una serie infinita di momenti in ciascuno dei quali si sta
fermi, cio il paradosso sta appunto in questa paradossale commistione; da una parte il fatto che c' un
movimento, tutti sappiamo che effettivamente ci si muove da una parte all'altra e dall'altra parte invece c'
questa assurdit che sembra che il moto sia fatto invece di tanti istanti in ciascuno dei quali noi siamo fermi,
cio il moto fatto di tante fermezze, per cos dire. Oggi chiaro che soprattutto questo secondo paradosso
di Zenone poco convincente, perch noi siamo abituati, tutti noi abbiamo avuto forse delle cineprese e
soprattutto quelle vecchie cineprese in cui si metteva una pellicola; oggi si fanno le cose diversamente, in
maniera digitale, ma quando c'era la pellicola, la pellicola era fatta di una serie di fotogrammi ed era proprio
basata su questo trucco, cio in altre parole il cinematografo era una incarnazione del paradosso di Zenone,
nel senso che si faceva una serie di fotogrammi, una serie di fotografie, ciascuna delle quali statiche, perch
la fotografia in qualche modo congela il movimento e poi facendo percorrere, facendo vedere velocemente
queste fotografie in successione una dietro l'altra, si creava un'illusione di movimento, ma proprio questo
voleva dire sia Parmenide che Zenone, che il movimento un illusione, perch noi in realt siamo sempre
fermi e ci sembra che sia noi che gli altri ci muoviamo, ma in realt se andiamo a vedere l'essenza di questo
movimento, se andiamo a vedere gli istanti di cui questo movimento si compone, ci accorgiamo che non
siamo mai movimento. Quindi questo secondo paradosso dice che non soltanto non si pu partire, ma non si
pu nemmeno essere in viaggio e il terzo simmetrico a questo qui ovviamente, cio non si pu nemmeno
arrivare, come mai? Beh, l'argomento ovviamente simmetrico a quello per cui non si pu partire. Se
dovete partire da un certo punto e arrivare ad una certa met, prima di arrivare a quella meta, dovete
percorrere la prima met della strada, questo lo stesso inizio che abbiamo gia usato nel primo paradosso,
quando siete a met della strada, dovete ancora percorrere la seconda met, ma prima di fare lintera
seconda met, dovete fare la sua met, cio un quarto, poi dovete fare 1/8, poi dovete fare 1/16 e cos via e
non arriverete mai alla vostra meta. Questo praticamente in sintesi, diciamo cos, il succo dei paradossi di
Zenone sul moto. Il moto impossibile perch non possibile partire, non possibile arrivare e non
possibile essere in moto e quindi insomma non ci pu assolutamente muoversi. Naturalmente, come ho
detto, questi paradossi sono convincenti fino ad un certo punto, perch coloro che non credono che la vita in
generale e il movimento pi in particolare siano un'illusione, magari qualcuno ci crede, ad esempio altre
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filosofie, altre culture per esempio quelle orientali, effettivamente sono pi vicine a questi tipi di
atteggiamenti, ma noi che siamo occidentali, non crediamo che la vita sia una di un'illusione, non crediamo
che il movimento sia una un'illusione e dunque prendiamo questi paradossi di Zenone o i paradossi pi in
generale della scuola di Elea come delle contraddizioni. Ci dev'essere qualche cosa di sbagliato in questi
ragionamenti e la logica ha come uno degli scopi, quello di andare ad analizzare questi ragionamenti pi da
vicino, cercare di vedere dove sta l'errore, dove sta l'inghippo. E allora vediamo che cosa succede nella
storia della logica riguardo in questo caso, quest'oggi, al paradosso di Zenone. Naturalmente questi
paradossi, come ho detto prima nel titolo, non c pi il caso di ripeterli, raccontando la storiella di Achille e
la tartaruga, l'abbiamo gi fatto in una delle lesioni introduttive, una delle storie di Zenone era per lappunto
questo fatto, il fatto che, se la tartaruga parte con un handicap che gli viene dato da Achille per esempio 10
m, ebbene Achille in qualche modo si giocato l'intera gara perch non potr mai superare la tartaruga,
perch prima dovr percorrere la distanza che le ha concesso come handicap, nel frattempo la tartaruga si
mossa di una certa distanza, Achille deve percorrere questa seconda distanza e cos via all'infinito e quindi
quella soltanto una forma pi duratura, pi sempiterna, perch anche letterariamente pi efficace degli
stessi tipi di paradossi che qui abbiamo analizzato in una maniera un pochettino pi astratta; per, poich
non vogliamo essere assolutamente astratti, vogliamo cercare di vedere pi da vicino come il paradosso si
mosso nella storia, ma prima di andare a vedere appunto altre metamorfosi di questo paradosso, dobbiamo
cercare di capire che cosa i greci dedussero da questo paradosso. Ebbene i problemi che i greci videro in
questi argomenti eleatici furono due sostanzialmente: il primo, un problema di fisica, cio il paradosso
funziona soltanto se possibile fare un'ipotesi che in questo ragionamento nascosta ed , appunto questo
che dicevano, che la logica cerca di mettere in maniera esplicita queste assunzioni implicite. L'assunzione
Problemi
implicita che sta fisicamente dietro questi paradossi che
Fisica: divisibilit dello spazio
lo spazio sia divisibile all'infinito, cio che sia possibile dire
che tra questi due punti ce ne stanno una infinit. Ora da
Logica: regresso allinfinito
un punto di vista matematico questo vero, ma da un punto
di vista fisico questo non assolutamente detto che sia vero e infatti di qui o per lo meno, in base a questi
ragionamenti, nacque poi anche la teoria dell'atomismo, che sosteneva, che supponeva che, in realt, i corpi
che ci sembrano essere fatti in maniera divisibile all'infinito, in realt sono fatti di particelle indivisibili che i
greci chiamavano atomi e poi sono diventati gli atomi della chimica della fine dell'800, quando si pensava di
essere effettivamente arrivati ai mattoni dell'esistenza e che poi oggi invece sono diventate le particelle che
costituiscono la materia, i quanti di energia, le stringhe, alle quali accenneremo in una lezione seguente e
cos via. Quindi effettivamente questo problema che esiste, cio dietro gli argomenti di Zenone, dietro i
paradossi di Achille e la tartaruga e alle sue varianti, c' questo problema della divisibilit dello spazio.
possibile dividere lo spazio, dividere un segmento fisicamente spaziale in una infinit di punti oppure questa
soltanto una idealizzazione che fanno i matematici e invece i fisici non possono permettersi queste
idealizzazioni, perch lo spazio non divisibile oppure siamo nel caso contrario? Questo il problema
sollevato per quanto riguarda la fisica. Per quanto invece riguarda la logica, il problema quello al quale
abbiamo gi accennato altre volte ed il regresso all'infinito. Tutti questi paradossi si basano sul e cos
via, sui puntini, sulla possibilit di ripetere lo stesso argomento decine e decine di volte, anzi un'infinit
di volte. Ed proprio questo che appunto i greci rifiutarono allepoca , rifiutando il concetto di infinito.
Benissimo, andiamo a vedere allora pi da vicino quali sono le possibili soluzioni di questo paradosso e le
soluzioni sono per l'appunto queste: rifiuto dell'infinito da una parte fisico, cio lo spazio non si pu
dividere all'infinito e dall'altra parte rifiuto dell'infinito logico, cio non possibile fare regressi
all'infinito. Ebbene, questo sostanzialmente l'impianto del pensiero greco, l'impianto del pensiero greco,
Soluzione
del pensiero eleatico e quali sono stati i problemi che ha sollevato, quali sono
Rifiuto dellinfinito
state le soluzioni che sono state proposte. E adesso invece affrontiamo quello
che abbiamo annunciato poco fa, cio le metamorfosi del paradosso nella storia. Una prima metamorfosi
come vedete molto vicina al Zenone, qualcuno pensa che sia addirittura indipendente, un secolo soltanto
dopo in Cina, dall'altra parte del mondo all'epoca sconosciuto.
Questo filosofo che si chiama Chuang Tzu, un filosofo della scuola
22

Taoista che ha una storia praticamente simile, che dice: beh, se voi
prendete un bastone, anzi addirittura uno scettro reale e se ogni volta che
muore il re, tagliate met dello scettro e consegnate quello che rimane al
successore di questo re, non importa perch in fin dei conti le dinastie
potranno andare avanti, come diceva lui, per 10.000 anni, che era il modo
di dire dei greci all'infinito. Anche qui, c' un'idea del bastone che si pu
praticamente tagliare a met ogni volta, senza che il bastone mai
scompaia, sempre ci sar una parte di questo bastone che rimane, cos
come questa cosa che io ho in mano (bastone!), lo possiamo prima
dividere a met, poi dividere a met, poi continuare a dividerlo a met, qui io mi fermo, ma naturalmente nel
paradosso si pu continuare all'infinito. Quindi anche in Cina, non soltanto in Grecia, questi argomenti
furono scoperti pi o meno nello stesso tempo. Invece nell'occidente, che la parte su cui noi ci
concentreremo per ovvi motivi, ci fu tutta un'intera scuola, che si chiama la Scuola dello scetticismo, di
cui ho elencato qui tre dei massimi esponenti, cio Pirrone nel quarto secolo a. C., Agrippa nel primo secolo
a. C. e Sesto empirico nel secondo secolo d. C, che quello da cui poi in realt traiamo quasi tutte le nostre
informazioni, perch lasci una enorme variet di scritti, dei quali poi parleremo anche in seguito, quando
Scetticismo
parleremo della logica stoica. Quali sono gli argomenti su cui
Pirrone (IV secolo a. C.)
si basarono gli scettici? Ebbene gli scettici si basarono su un
argomento molto interessante, cio il fatto di dire che il tipo di
Agrippa (I secolo a. C.)
Sesto Empirico (II secolo a. C.)
argomento che Zenone aveva inaugurato con i suoi paradossi, in
realt si poteva trasportare nel campo in questo caso della logica, che proprio quello che interessa a noi e in
particolare si potevano ottenere, io qui ho scritto problemi, ma sono anche qui dei paradossi, delle
antinomie, problemi che hanno a che fare con il concetto di dimostrazione e con il concetto di definizione,
che sono per lappunto due concetti essenziali della matematica e delle scienze in generale, ma soprattutto
della logica, perch di questo che noi ci interessiamo.
Problemi
Il primo paradosso che niente si pu provare. Come mai niente
Niente si pu provare
si pu provare? Ma perch, se voi volete dimostrare qualche cosa,
ebbene questo qualche cosa o lo prendetelo come evidente, ma
Niente si pu definire
questa non una dimostrazione, non si pu dire tu devi accettare questo
perch lo dico io perch la cosa evidente, ma le dimostrazioni sono qualcosa che si basano su un'ipotesi.
Benissimo, allora se una certa affermazione viene dimostrata basandola su un'ipotesi, allora quest'ipotesi per
quale motivo noi dovremmo accettarla? Beh, per lo stesso motivo per cui accettavamo la conclusione,
perch in qualche modo si basa anche lei su un'altra ipotesi e questa seconda ipotesi che sta ancora monte
della prima, come mai dovremmo accettarla? Per lo stesso motivo, perch dovremo ridurre questa ipotesi ad
una terza ipotesi e cos via. Quindi vedete qui, lo stesso regresso all'infinito che abbiamo visto prima nei
paradossi del moto, riappare nello stesso modo praticamente e crea un problema per quanto riguarda le
dimostrazioni. Non possibile dimostrare nulla perch dimostrare significa basarsi su ipotesi, questa ipotesi
a loro volta devono essere dimostrati e cos via. Stessa cosa per quanto riguarda le definizioni. Vogliamo
definire un termine, quando parliamo con qualcuno che ci chiede, mah, che cos' lamore per esempio e
questo spesse volte succede: che cos' l'amore? Allora bisogna definire in qualche modo, con qualche frase,
che cosa significa per amore. Ma questa frase user delle parole e se vogliamo intenderci su quelle parole,
dovremmo definire anche quelle parole; a loro volta tutte queste definizioni saranno basate su parole, le
quali hanno bisogno di definizione e cos via. Si risale allindietro e non c' mai possibilit di arrivare alla
fine. Qual stata la soluzione di questi problemi, perch se prima i problemi del moto non davano poi molto
fastidio, perch se si dice che Zenone dice che Achille non pu raggiungere la tartaruga, a noi importa
abbastanza poco, perch sappiamo benissimo che se dobbiamo andare da una parte all'altra della citt,
partiamo la mattina, partiamo al momento in cui dobbiamo partire e arriviamo, perch, insomma, facciamo
il moto, quindi quei paradossi l erano poco convincenti. Ma quando invece si parla di logica, quando si
tratta di provare qualche cosa, di definire qualche cosa, beh, questi sono problemi che non si possono
semplicemente spazzare sotto il tappeto. Ed ecco che allora le soluzioni che sono state trovate dai greci,
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sono le soluzioni che ancora oggi vengono accettate dalla comunit dei matematici, dalla comunit dei
logici, perch sono quelle che effettivamente in qualche modo sono definitive.
Soluzioni
Per quanto riguarda il primo problema, cio il fatto che non si possa
Assiomi
dimostrare niente, perch se uno vuole dimostrare tutte ipotesi sulle
quali si basa un ragionamento, allora dovr risalire indietro l'infinito,
Nozioni primitive
ebbene si traduce semplicemente nel fatto che, ad un certo punto,
questo regresso all'infinito bisogna fermarlo, bisogna arrivare ad un punto in cui non si dice pi, questa
cosa la dobbiamo ancora dimostrare, ma semplicemente questa cosa l'accettiamo, perch altrimenti non
sarebbe possibile fare nessun ragionamento. Queste cose, queste affermazioni, queste proposizioni che noi
accettiamo senza dimostrazione, vengono chiamate in matematica assiomi. Ed ecco qui che abbiamo
introdotto, magari cos scherzando, parlando di paradossi, uno dei concetti fondamentali della matematica,
non soltanto moderna, ma gi anche di quell'antica, gi euclidea, perch Euclide fece questo primo grande
lavoro, questo primo grande trattato di geometria elementi di geometria di Euclide, che si basavano
proprio questo impianto, cio sul fatto di stabilire una volta per tutte quali sono i punti di partenza,dopo di
che si prendono questi per buoni e si deducono i teoremi, si deducono le conclusioni, ma prima insomma
bisogna in qualche modo porre le fondamenta e le fondamenta si chiamano per lappunto assiomi.. Questo
per quanto riguarda le dimostrazioni, ma per quanto riguarda le definizioni dobbiamo fare qualche cosa di
analogo. E allora ci che corrisponde agli assiomi per i teoremi, nel caso delle definizioni sono le nozioni
primitive, cio molte delle cose, molti dei concetti di cui si parla in matematica, nelle teorie matematiche,
anche in filosofia, sono ovviamente delle cose che definiamo, sono concetti definiti, ma tutte le definizioni,
per avere un senso, devono ad un certo punto arrivare al punto di partenza e fermarsi, cio devono arrivare a
dei punti che non sono pi definiti, cos come le proposizioni, devono arrivare a dei punti in cui non si
dimostra pi. Le cose che non si dimostrano si chiamano assiomi, le cose che non si definiscono si
chiamano nozioni primitive e proprio su questo impianto, Euclide bas la sua grande opera, il suo grande
monumento alla matematica, appunto questi elementi.
Quindi i cinque famosi assiomi di Euclide, di cui parleremo poi ancora in seguito, quando arriveremo
verso il 700-800 e le nozioni primitive. Bene, facciamo un salto nel tempo e andiamo a vedere che cosa
successe ai paradossi di Zenone nel campo della teologia invece, perch verso il 1300, ma anche prima, tra
il 1000 e il 1300 fior questo movimento, il cosiddetto movimento della Scolastica, che fu il movimento che
diede vita alla teologia razionale di cui abbiamo gi parlato in una delle lezioni introduttive. Qui ho segnato
alcun dei tre, anzi i tre personaggi pi importanti, la trinit diciamo cos di questa teologia razionale: sono
Aristotele, Avicenna e Tommaso.

Tutti e tre questi personaggi cercarono di utilizzare queste nozioni per arrivare a definire e dimostrare
l'esistenza di Dio; quindi vedete che gi queste nozioni di definizione e di dimostrabilit erano entrate nel
saper comune, erano entrate nella pratica filosofica e anche teologica. Allora vediamo pi da vicino che cosa
succede, cio le nozioni di Dio che questi signori avevano in mente. Nelle figure ci sono Aristotele e
Tommaso dAcquino, un po i due capisaldi, linizio e la fine di questo genere di discussioni e ci sono anche
le cinque famose definizioni che si riferiscono alle cinque vie di Tommaso, cio i cinque modi per arrivare
alla divinit. La divinit viene definita come l'ente necessario, cio qualche cosa che non richiede nessun
motivo per esistere, esiste semplicemente perch l, perch necessario che esista. La seconda definizione
lente perfetto, perch la divinit in contrapposizione con l'ente imperfetto, con tutte le cose che noi
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vediamo sulla terra che sono ovviamente imperfette e Dio dovrebbe essere lastrazione di queste cose e
lastrazione di ci che noi abbiamo intorno, un essere per lappunto perfetto. La terza definizione il primo
motore, cio vediamo in terra cose che si muovono il cui moto causato da qualche cos'altro e se noi
risaliamo all'indietro in questa successione, in questa catena di cause, arriviamo,ad un certo punto a quello
che si chiama il primo motore, cio ci che muove senza essere mosso. La quarta definizione la causa
prima lo stesso tipo di argomento, lo stesso tipo di nozione, per riferito non pi al moto, bens alla
casualit. La quinta definizione il fine ultimo semplicemente l'ente simmetrico dall'altra parte, cio
guardare non a che cosa causa, ma a che cosa viene causato, perch si fanno le azioni e allora ciascuna delle
nostre azioni ha un certo fine, il fine a sua volta avr un altro fine e cos via, per se vogliamo evitare questo
regresso all'infinito o in questo caso progresso all'infinito, dobbiamo ad un certo punto fermarci e arrivare a
dire, bene, ci dev'essere qualcosa che fine di ci che viene prima, ma che non ha a sua volta un fine,
l'ultimo fine, cos come la cosa prima o il primo motore erano i primi. Ebbene tutte queste nozioni di Dio,
tutti gli argomenti della scolastica o perlomeno anche della teologia, alla maniera in cui la faceva Aristotele,
sono tutti basati su argomenti che sono lanalogo costruttivo di questi paradossi di Zenone, cio il rifiuto del
regresso all'infinito. Per come potete immaginare, queste cose oggi sono un pochettino passate in
giudicato, diciamo cos, non sono pi quelle che noi oggi seguiamo nella nostra storia. Ebbene, allora
cerchiamo di venire pi da vicino a noi e cercare di vedere come il paradosso di Zenone stato affrontato
nei secoli pi moderni. Il 1600, questo signore Gregorio di San Vincenzo, che era un filosofo, anche lui un
teologo, finalmente per la prima volta introduce quella che oggi , o una di quelle, che oggi vengono
considerate come le soluzioni del paradosso di Zenone. Gregorio di San Vincenzo rivede il paradosso di
Zenone e scopre che cosa? La cosa pi ovvia diremmo oggi, cio che qui abbiamo un segmento che
possiamo chiamare uno, che non sappiamo quanto sia, per esempio 1 km o 1 m, quello che vogliamo, una
distanza che vogliamo percorrere. Che cosa dice il paradosso? E
impossibile percorrere questa distanza, perch prima dobbiamo fare
met di questa distanza ed ecco che met, lo scriviamo adesso in
termini matematici, 1/2, poi dobbiamo fare la met di quel che
rimane, che sarebbe met di met, cio un quarto, che scriviamo di
nuovo in termini matematici con +1/4, perch lo dobbiamo sommare
a quello che gi abbiamo gi fatto, cio alla prima met del percorso,
poi dobbiamo sommare la met della met della met, cio +1/8 e
cos via. Il cos via lo scriviamo, come si scrive ovviamente, cio con
i puntini, perch bisogna andare all'infinito e la soluzione di Gregorio
di San Vincenzo che non c' nessun paradosso. Queste una somma
infinita, ci sono infiniti termini, ma non c' nessun paradosso nel supporre che una somma dinfiniti termini
sia in realt finita lei stessa, cio possibile introdurre delle somme analoghe a quelle solite che facciamo
con i numeri interi o frazionari, per se di solito aggiungiamo soltanto una quantit finita di numeri, ebbene
in questo caso ne aggiungiamo una quantit infinita, ma la somma in questo caso rimane finita. Questo
l'inizio di quello che viene chiamata l'analisi matematica moderna, cio la cosiddetta teoria delle serie; una
somma di questo genere viene chiamata serie, perch appunto ci sono tanti termini in serie. Ebbene, qui si
scopre per la prima volta, che il risultato di Zenone poteva essere interpretato in maniera positiva dicendo:
una serie di numeri infiniti sommati l'uno all'altro pu avere una somma finita. Attenzione, non tutte le serie
possono avere una somma finita, se voi fate per esempio 1/2+1/3+1/4+1/5+, cio l'inverso di tutti i
numeri, questa una serie che invece non ha somma. Ed ecco che allora di l nasce il problema, il bisogno di
sapere quand che una serie ha una somma, quand' che non ce lha e di qui nasce per lappunto l'analisi
che sar poi portata allo sviluppo da Newton, Leibniz e cos via ed proprio l'analisi che serve per far
nascere la fisica moderna, quella su cui si basano le teorie della fisica, della meccanica e cos via, fino alle
teorie pi moderne. Quindi vedete come un paradosso apparentemente innocuo e poi magari anche
fastidioso, potrebbe sembrare una storiellina da nulla, in realt
nascondeva una perla come in un'ostrica e la perla era che Zenone
aveva scoperto un fatto importante e questo gli sembrava
paradossale, ma 2000 anni dopo sembrer meno paradossale, aveva
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scoperto che una somma infinita di numeri che sono tutti positivi, bench via via pi piccoli, pu avere
come somma una quantit finita. Bene, questo un risultato molto importante, ma il paradosso di Zenone
ovviamente venne usato in tante maniere. Per l'appunto in questo caso, ho riportato Lorence Sterne, che
scrisse questo famoso romanzo Tristam Shandy, nel 1760. Sterne fece un uso abbastanza paradossale esso
stesso del paradosso di Zenone dicendo che non
possibile scrivere la propria autobiografia.Vi leggo la sua paginetta, perlomeno una frase del suo
capolavoro. La frase dice la seguente cosa: questo mese sono un intero anno pi vecchio di quand'ero a
questa epoca 12 mesi fa; essendo arrivato, come potete vedere, quasi a met del mio quarto volume, ma non
oltre il primo giorno della mia vita, questo dimostra che ho 364 giorni in pi da scrivere ora di quando ho
iniziato, cosicch invece di avanzare nel mio lavoro come qualunque altro scrittore mi ritrovo al contrario
in ritardo di altrettanti volumi. Se ogni giorno della mia vita fosse cos denso e gli avventi le considerazioni
su di esso richiedessero altrettante descrizioni, a questo ritmo, vivrei 364 volte pi veloce di quanto possa
scrivere; ne consegue che, pi scrivo, pi avr da scrivere e di conseguenza voi lettori pi leggete e pi
avrete da leggere. Beh, il paradosso di Sterne era precisamente questo, cio che lui si mise a scrivere la
propria autobiografia nel 1760, produsse quattro volumi come dice e alla fine del quarto volume aveva
appena finito di raccontare il primo giorno della sua vita. A questo ritmo chiaro che ogni volta che un
giorno della vita passato, bisogna scrivere quattro volumi che richiedono un anno di tempo e ovviamente
la vita se ne va, perch questa cosa si ingigantisce sempre pi e il paradosso che non possibile scrivere la
propria autobiografia, perch pi si vive pi c' da scrivere e pi c' da scrivere, ovviamente, pi c' bisogno
di tempo per scrivere eccetera. Quindi questo ovviamente un modo scherzoso, ma molto interessante,
molto arguto, perfettamente inglese tra l'altro, di usare il paradosso di Zenone. Sempre per rimanere in
Inghilterra, ma per arrivare pi vicini a noi, Lewis Carroll, che tutti voi conoscerete, questo signore vestito
da prete, perch prete era, lavorava in un collegio di Oxford, era un professore di matematica, ma voi lo
conoscete quasi tutti per motivi differenti. Lewis Carroll noto per aver scritto due romanzi, due racconti
molto noti per bambini, che si chiamano appunto Alice nel paese delle meraviglie e Alice attraverso lo
specchio. Ebbene, Carroll insegnava matematica, scriveva questi racconti per delle sue amichette, delle
bambine a cui li raccontava e per ogni tanto si interessava anche di logica, perch di professionista quello
faceva. Ebbene scrisse un saggio che si intitola Ci che la tartaruga disse ad Achille nel 1895, quindi la
fine dell'800, nel periodo in cui incominciavano ad arrivare questi paradossi anche nella matematica, il
paradosso di Russell a cui abbiamo accennato e su cui ritorneremo; ebbene Lewis Carroll propose un
paradosso che faceva vedere che non possibile ragionare. E un
paradosso molto simile a quello degli scettici a cui abbiamo
accennato prima; gli scettici dicevano non possibile dimostrare
nulla perch c' bisogno sempre di riportare all'indietro l'ipotesi, non
possibile definire nulla, perch c' sempre bisogno di spostare
indietro le definizioni. Ebbene, Lewis Carroll dice che non
possibile nemmeno ragionare perch bisogna usare delle regole, ma
come facciamo a capire come si usano le regole; beh, c' bisogno che
qualcuno ce lo dica. Ebbene, dirci come si usano le regole significa
dare un'altra regola, una metaregola, per cos dire, che ci dice come usare le regole. Benissimo, ma questa
meta-regola come facciamo a capirla? Anche lei a sua volta avr bisogno di un'altra meta-metaregola che si
spiega come fare a usare questa metaregola e cos via; quindi anche le regole che noi diamo del
ragionamento, non soltanto i punti di partenza, non soltanto gli assiomi, ma anche le regole stesse del
ragionamento logico, sono cose che in teoria dovrebbero continuare a risalire all'infinito. Quindi vedete lo
stesso tipo di argomenti usati in maniera scherzosa e il titolo si riferisce al fatto che il saggio di Lewis
Carroll scritto come un dialogo tra Achille e la tartaruga e il dialogo fatto quando si suppone che in
realt Achille e la tartaruga si siano fermati Ovviamente sappiamo che, per il paradosso Achille, non poteva
raggiungere la tartaruga, si suppone che la tartaruga si sia fermata, Achille arriva, si siedono e incominciano
a discutere di logica matematica. Quindi, vedete come queste cose, ancora 2500 anni dopo, continuavano ad
avere vitalit. Un'altra formulazione molto interessante del paradosso di Zenone questo qui, dato da Joshua
Royce, che un filosofo verso la fine dell'800. Questo che vedete qui, in questo rettangolo, dovrebbe essere
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l'Inghilterra, perch Royce era anche lui inglese, tanto per rimanere in questa scia. Ebbene, questa una

mappa dell'Inghilterra, come potete vedere, un pezzo soltanto del territorio. Se questa mappa ben messa,
ben fatta, cio riporta tutti i particolari, poich sul territorio dell'Inghilterra c' anche lei, c anche la mappa,
all'interno di questo territorio ci dev'essere una parte che abbiamo segnato qua gi con un altro rettangolino
(fig. centrale) che la mappa della mappa, cio la mappa riporta tutto ci che sul territorio; una parte del
territorio la mappa stessa e il rettangolino verde quello che allinterno del territorio individua la mappa
dentro il territorio. Benissimo, ma una volta che abbiamo fatto questo gioco, allinterno di questa mappa ci
sar una mappa della mappa e cosi via e infatti qui (fig. dx) ne abbiamo messo una dentro laltra di questo
genere. Ebbene, la cosa interessante che questo ragionamento di Royce si pu rivoltare, lungi dall'essere
un paradosso, si pu far diventare una teorema e il teorema il cosiddetto teorema del punto fisso. Eccolo
qua (fig. dx), se voi continuate a prendere una mappa all'interno della quale c' una mappa, della mappa,
della mappa, della mappa, ad un certo punto arriverete a definire un unico punto, soltanto uno e questo ha
una particolarit molto speciale, cio un punto che ovviamente sta sul territorio, perch la mappa posata
sul territorio, ma sta anche sulla mappa, perci un punto che coincide sia sulla mappa che sul territorio.
Notate per esempio che questo angolo qui sulla mappa (fig.1a, angolo dx in alto), quando noi andiamo a

vedere dove messo dentro la mappa questo qui (segui la mano), questo quello, questo quello e cos
via; quasi tutti i punti vengono spostati man mano che noi andiamo a prenderli e metterli dentro la mappa,
ma uno di questi punti rimane fermo, si chiama punto fisso, per lappunto ed un teorema questo, il
teorema del punto fisso, cio quando si fanno giochi di questo genere, questi tipi di contrazioni, c'
sempre almeno un punto che rimane fermo. Bene, un altra versione del paradosso di Zenone data da
Franca Kafka. Anzi si dice che tutti i romanzi di Kafka siano in realt delle incarnazioni del paradosso di
Zenone, perch se voi pensate i protagonisti dei romanzi di Kafka sono sempre l di fronte ad infiniti
ostacoli, ne passano uno e poi alla fine c' ne un altro, ce n' un altro, ce n' un altro, ce n' un'infinit, sono
tutti dello stesso genere, uno pi piccolo, l'altro pi grande; quindi l'intera letteratura kafkiana basata sul
paradosso di Zenone. Qui invece ho citato un particolare esempio, si chiama il messaggio dell'imperatore,
solo una pagina, ve la lego perch proprio una versione letteraria del paradosso di Zenone, si tratta di un
brevissimo racconto.
Dice: l'imperatore, cos si racconta, ha inviato a te, ad un singolo,
ad un misero suddito, minima ombra
sperduta nelle pi lontane delle lontananze del sole imperiale,
proprio a te l'imperatore ha inviato un messaggio dal suo letto di
morte. Ha fatto inginocchiare il messaggero al letto, sussurrandoli
il messaggio e gli premeva tanto che se le fatto ripetere
all'orecchio; con un cenno del capo ha confermato l'esattezza di
ci che gli veniva detto e dinanzi a tutti coloro che assistevano alla
sua morte, dinanzi a tutti ha congedato il messaggero. Questi si
messo subito in moto, un uomo robusto, instancabile, manovrando or con l'uno or con l'altro braccio, si fa
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strada nella folla; se lo si ostacola accenna al petto su cui ha segnato il sole e procede cos pi facilmente di
chiunque altro, ma la folla cos enorme e le sue dimore non hanno fine. Se avesse via libera, all'aperto
come volerebbe e presto ascolteresti i magnifici colpi della sua mano alla tua porta, ma invece si stanca
inutilmente. Cerca di farsi strada nelle stanze del palazzo pi interno, non uscir mai a superarle e anche se
gli riuscisse, non servirebbe a nulla, dovrebbe aprirsi un varco scendendo tutte le scale e anche se gli
riuscisse non servirebbe a nulla; c' ancora da attraversare tutti i cortili, dietro a loro il secondo palazzo e
cos via per millenni e anche se riuscisse a precipitarsi fuori dell'ultima porta, ma questo mai e mai e poi mai
potr venire, c' tutta la citt imperiale di fronte a lui, il centro del mondo ripieno di tutti i suoi rifiuti,
nessuno riesce a passare di l e tanto meno con il messaggio di un morto, ma tu vai alla finestra e ne sogni
quando giunge la sera. Quindi vedete proprio una riedizione, un riscrivere il paradosso di Zenone in
maniera letteraria, questi infiniti ostacoli che si frappongono al messaggero che cerca di portare il messaggio
dell'imperatore che limperatore gli ha mandato dal suo letto di morte. Voi siete l che aspettate che arrivi il
messaggero, il messaggero non arriver mai; proprio semplicemente lo stesso paradosso di Zenone rifatto
in maniera letteraria. Ebbene, ci sono tanti altri autori che hanno scritto sul paradosso di Zenone, ne ho
citato soltanto uno dei miei preferiti, soltanto non vi posso leggere di nuovo altre pezzi, perch ormai il
tempo vola e arriveremo purtroppo alla fine della lezione anche se c' il paradosso di Zenone che dice che
intanto non saremmo mai arrivato alla fine. Ebbene, per vi consiglio perlomeno di leggere alcuni dei saggi
di Jorge Louis Borges, in particolare questi passaggi sulla metempsicosi della tartaruga. Borghese aveva
fatto degli studi sui paradossi di Zenone, li ha raccontati nella maniera impareggiabile che sapeva fare lui, li
ha anche usati in alcuni dei suoi racconti originali, per esempio in questo qui la morte e la bussola del
1944, in cui c' un assassinio; ebbene c' un detective che sta seguendo questo assassino, sta cercando di
capire dov' che avverr il prossimo delitto, ad un certo
punto arriva nel luogo che lui prevede quello del prossimo delitto e
l trova effettivamente l'assassino che
sta aspettando, che aveva fatto i delitti precedenti semplicemente per
attirare lui, detective, in quel luogo e ammazzarlo. Allora il detective
gli dice: per mi hai fregato in una maniera un po' strana, la prossima
volta fammi almeno un labirinto come quello di Zenone, cio
attirami in un luogo, poi a met, poi ad , poi ad 1/8, eccetera e
laltro gli dice, si va bene, la prossima volta in unaltra vita, in
unaltra delle tue metempsicosi, per lappunto, come in uno di questi
casi, ti aspetter cos, ma per questa volta ti sparo e ti faccio fuori
adesso. Quindi questo il modo in cui Borges, appunto uno dei grandi scrittori latino americani di questo
secolo, ha usato anche lui il paradosso. Quindi vedete che il paradosso stato usato nella filosofia, stato
usato nella teologia, lo abbiamo visto nelle prove dellesistenza di Dio, stato usato nella letteratura,
abbiamo fatto degli esempi abbastanza vari, nella letteratura inglese con Sterne e Louis Carroll, nella
letteratura di lingua tedesca con Kafka, nella letteratura di lingua spagnola con Borges. Quindi
effettivamente una grande profusione di questi argomenti, ma per finire vorrei invece farvi vedere delle
rappresentazioni grafiche del paradosso di Zenone ed ho scelto uno degli autori che pi si prestano a
raccontare queste cose dal p. di v. matematico, perch un autore che a met tra la matematica e larte, si
chiama Escher. Molti di voi lo conosceranno, perch alcune delle sue pitture sono precisamente delle pitture
paradossali, lui ha usato molti dei paradossi visivi cercando di farli diventare arte indipendente, fine a se
stessa. Ebbene due di questi due lavori che si chiamano appunto Sempre pi piccolo del 1956 e Limite
del quadrato del 1964, sono basati direttamente sul paradosso di Zenone e sono questi qui (fig.1a) fatti
vedere in piccolo, che adesso vediamo pi da vicino in grande.

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Il primo quadro Sempre pi piccolo, un tentativo di far vedere il paradosso di Zenone quando ci sono
delle figure; vedete qui delle specie di pesci, che sono fatte a grandezza naturale nel centro del quadrato e
poi si avvicinano verso il bordo del quadrato in maniera da diventare appunto come dice il titolo, sempre pi
piccoli, ma lidea che ovviamente ha mutuato, come tutti gli altri di cui abbiamo parlato poco fa, dai
paradossi di Zenone che questo dipinto non pu mai essere terminato, perch ogni volta questi pesci
diventano pi piccoli, per non c mai la fine, cio se voi prendete una lente di ingrandimento vi accorgete
che potete farne ancora di pi piccoli, ancora di pi piccoli, Escher stesso lavorava con delle enormi lenti di
ingrandimento, cercando di incidere figure sempre pi piccole. E questa lidea quindi, vedete come dal
centro si dipartono delle figure che diventano sempre pi piccole. Nel quadro successivo limite del
quadrato si ha invece, per questo lo scelto, la figura esattamente opposta, cio in questo quadro voi vedete
figure di nuovo analoghe, questa volta sono delle lucertole, per la grandezza naturale sui lati e sui bordi e
le figure rimpiccioliscono andando verso il centro, quindi una figura perfettamente speculare, ogni volta
diventano pi piccole, ma anche qui verso questo centro, c questo buco, diciamo cos, che non ha mai fine,
che non viene mai completato, che non viene mai raggiunto, perch precisamente c quel famoso punto
fisso di cui abbiamo parlato poco fa. Notate che il punto fisso qualcosa che anche Dante aveva in mente,
perch ad un certo punto c un verso della Divina Commedia che dice io sentiva osannar di coro in coro al
punto fisso che li tiene uniti. Ebbene io credo che con questa citazione tratta dalla Divina Commedia,
possiamo concludere questa nostra lezione sul paradosso di Zenone.
Spero di essere riuscito a convincervi che il paradosso di Zenone, cos come laltra volta quello del
mentitore, non soltanto un giochetto. I paradossi sono delle spine nel fianco, sono degli argomenti che
possono essere presi in maniera sotto gamba, per cos dire, per possono anche essere presi in maniera seria
e si possono analizzare da un p. di v. matematico, da un p. di v. filosofico, da un p. di v. letterario e artistico

LEZIONE 4: IL teatro dellassurdo


Benvenuti a questa terza lezione del nostro corso di logia matematica, dopo quella introduttiva naturalmente. Nelle prime due lezioni abbiamo cercato di analizzare una delle tre radici della logica, che avevamo anticipato. La prima radice labbiamo appena toccata nellintroduzione, poi non ne abbiamo pi
parlato ed era la dialettica, il tentativo di formalizzare gli argomenti che usano i giuristi , i politici nelle
discussioni e cos via: Il secondo argomento, la seconda via, la seconda radice della logica matematica era lo
studio dei paradossi ed abbiamo cercato di vedere in dettaglio due dei paradossi pi importanti, cio il
paradosso del mentitore e il paradosso di Achille e la tartaruga, i paradossi cosiddetti di Zenone.
Oggi invece entriamo pi nel vivo, nella faccenda, il nostro corso si chiama per lappunto logica matematica e quindi dovremmo incominciare a parlare di matematica, ma non vi preoccupate perch in realt la
matematica qualche cosa che a che vedere con l'intera cultura e il modo con cui ne parleremo oggi per
lappunto cercare di vedere qual stato l'influsso di uno dei pi grandi matematici della storia, che si chiama
appunto Pitagora, di cui parleremo per tutta l'ora. Il nostro personaggio Pitagora, nacque verso il 570 a.C. e
mor il 496 a. C., quindi sesto secolo a. C. stato uno degli iniziatori della matematica greca, stato uno dei
matematici a cui viene associato uno dei teoremi pi famosi, il teorema di Pitagora, di cui parleremo verso la
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fine di questa nostra lezione. Cerchiamo di vedere pi da vicino quale era il tipo di lavoro che faceva
Pitagora. Pitagora era in realt un profeta, era l'iniziatore di una scuola, era un qualcuno che veramente
trascinava folle di studenti e cos via. Ebbene, forse non molti di voi sanno da dove arriva il nome di
matematico. Pitagora faceva lezione a due tipi di pubblico differenti, il primo pubblico era un pubblico di
uditori, erano quelli che oggi potremmo identificare con coloro che vanno a vedere, a sentire pi che
altro, le conferenze divulgative dei
grandi
maestri,
dei
premi
Nobel,
ma
anche
dei
professori
come
noi,
Acusmatici = uditori
che cercano di spiegare alcuni
aspetti della scienza, della matematica
e di tante altre cose. Questi
uditori ovviamente vogliono sentire delle
Matematici = apprendisti
cose che si possono capire,
vogliono sentire delle conferenze di natura didattica, ebbene gli uditori
in greco venivano chiamati acusmatici, come tutti voi e anche coloro
che non sanno greco, intuiranno che acustica per l'appunto la scienza
dell'udito, la scienza di ci che si sente con l'orecchio. Per il lavoro
del professore, il lavoro del ricercatore non soltanto quello di divulgare i suoi risultati, di far capire ad un
pubblico pi vasto, quali sono le cose che ha ottenuto, ma ovviamente anche di ottenere queste cose, prima
di andare a divulgarle e per ottenere queste cose ci vuole naturalmente una ricerca molto approfondita, un
lavoro quotidiano di studio e di fatica. Questo lavoro viene in genere fatto dai professori nelle universit
oggi diremmo, cio parlando, facendo lezione, come quella che stiamo facendo oggi insieme, ebbene coloro
che avevano invece accesso a questo secondo livello dell'insegnamento pitagorico, cio coloro che non
erano dei puri e semplici uditori, ma che erano dei veri e propri apprendisti, cio che cercavano di andare a
scuola per imparare la matematica e poi mettere in pratica, per diventare a loro volta loro stessi dei
matematici, dei professori e cos via, questi apprendisti venivano chiamati in greco matematici, perch mat
era per lappunto lapprendimento. Ecco che matematico allora vuol soltanto dire apprendista, cio
matematico colui che non si ferma al primo livello, che non vuole soltanto fare l'ascoltatore di cose che gli
possono interessare, ma che sono cose che lo interessano pi da vicino, nel profondo, vuole in realt
apprendere, vuole diventare qualcuno che sappia sporcarsi le mani, che sappia imparare il mestiere
praticamente. Il mestierante, diciamo cos, i ragazzi di bottega di Pitagora, erano quelli che in realt si
chiamavano matematici e oggi il termine naturalmente stato esteso, perch matematici oggi sono coloro
che invece si applicano pi precisamente nel campo della matematica e la matematica diventata
semplicemente un nome per ci che Pitagora insegnava ai matematici, cio a questo pubblico ristretto di
uditori. Che cosa insegnava Pitagora? Pitagora aveva una visione dell'universo molto precisa , molto
particolare, di cui appunto adesso cercher di darvi di alcuni cenni, ma questa visione non era una visione
campata per aria. Pitagora stato forse il primo grande scienziato della storia, perch la sua visione
matematica e la sua visione filosofica, in realt era entrambe queste cose, nata da un episodio molto
particolare, di cui adesso vi racconto. Si dice che Pitagora passeggiava un giorno in citt, pass vicino ad
un'officina di un fabbro che stava lavorando con i suoi garzoni, anche lui aveva i suoi matematici, gli
apprendisti e cerano anche gli uditori, coloro che sentivano i rumori dei martelli. Pitagora passa e sente dei
martelli che battono e si accorge, cosa che non ci voleva molto a capire, che alcuni suoni sono consonanti,
cio non stridono fra di loro e alcuni suoni invece sono dissonanti, cio danno fastidio quando vengono
suonati insieme. Io penso che, come siamo abituati oggi, se entrassimo in una bottega d'un fabbro ci
darebbero fastidio tutti i rumori, ma all'epoca forse c'era una battuta di martelli ogni tanto. Allora cosa fece
Pitagora? Entr dentro questo negozio di fabbro, dentro quest'officina e volle andare a fondo e questa la
differenza tra noi e Pitagora, che noi forse passeremo, sentiremo i rumori, ci piaccia e non ci piaccia e poi ce
ne andremo. Lui cerc invece di andare a fondo e di indagare, scoprire qualera il motivo per cui alcuni
suoni erano dissonanti e alcuni suoni erano consonanti. Che cosa scopr? Scopr anzitutto questo primo
fatto, che quando due suoni erano lo stesso suono, noi diremmo oggi la stessa nota, per esempio due do,
ovvio che i due martelli devono avere lo stesso peso (devo fare una piccola premessa, cio se due martelli

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sono uguali devono avere lo stesso suono, il cosiddetto unisono e il rapporto fra due martelli devessere per
lappunto uno a uno).
Rapporti armonici Rapporti numerici
Per il problema che a volte lo stesso suono pu succedere
ottava
2:1
ad altezze diverse; per esempio un do ad una certa altezza
quinta
3:2
e poi un do un'ottava superiore. Allora Pitagora scopr che
quarta
4:3
i rapporti tra i pesi dei martelli che risuonavano ad un'ottava
erano di due ad uno, cio due martelli che suonavano la stessa nota,
per a distanza di un'ottava uno dall'altro (cio a frequenza doppia),
erano uno il doppio dell'altro, cio pesavano uno il doppio dell'altro.
Benissimo, altri esperimenti, altro suono. Pitagora scopre che c' un
rapporto anche fra due suoni che stanno fra di loro come una quinta
diremmo noi, per dirla in termini musicali moderni, per esempio tra il
do e il sol, quindi una differenza di cinque note della scala solita
(do, re, mi fa, sol, la, si; do 1, re 1 , mi 1 , fa 1 , sol 1 , la 1, sil 1 ; do 2, re 2., . . . . . .
eccetera). Ebbene, la scoperta di Pitagora fu che il rapporto tra i pesi
dei martelli per la quinta era di tre a due, cio invece di essere uno
doppio dell'altro, perch in questo, come caso abbiamo detto prima, ci sarebbe stato un suono di 1/8, erano
una volta e mezza dell'altro, 50% in pi di peso e il suono che risuonava fra i due, era un accordo di
quinta. Ancora una cosa, per l'accordo di quarta, per esempio do e fa, cio la differenza di quattro
note, i rapporti peso erano di quattro a tre. Ebbene questa fu una scoperta sensazionale, perch in realt
Pitagora si accorse che era possibile esprimere quelli che oggi ancora chiamiamo rapporti armonici, cio i
rapporti tra note, per esempio l'ottava, due note a distanza di un ottava, per esempio do-do 1 , la quinta
per esempio do-sol, la quarta do-fa e quindi rapporti musicali, cio quelli che oggi noi faremo su una
tastiera, facendo degli accordi, ebbene era possibile esprimere questi rapporti armonici mediante rapporti
numerici, cio mediante delle frazioni, che in realt non erano soltanto dei numeri, ma indicavano i rapporti
tra i pesi dei martelli. E questa fu veramente una scoperta sensazionale, che ho cercato di indicare qui in un
triangolo, in cui si vede da una parte la matematica che interviene con questi rapporti che ho detto 2 a 1, 3 a
2, 4 a 3 e cos via e dall'altra parte la fisica, perch i pesi dei martelli sono cose che riguardano il mondo
fisico. Da una parte abbiamo una certa quantit in peso del martello e dall'altra parte la musica, cio i
rapporti musicali e c'era questa specie di trinit, questa specie di rapporto tra tre cose, cos apparentemente
diverse come la matematica, (lo studio delle idee, dei numeri, delle figure), la fisica, (lo studio del mondo
esterno, i pesi, le lunghezze eccetera) e la musica lo studio dei suoni. Pitagora su questo ovviamente medit,
cerc di costruire addirittura un'intera filosofia e da questo nacque il pitagorismo per lappunto. Ora questa
commistione tra musica, matematica e fisica, oggi non moderna, bench anche su questo vedremo tra poco
che c' qualche cosa da dire, per se dimentichiamo per un momento la musica, oggi il rapporto tra
matematica e fisica qualche cosa di strettissimo ed veramente ci che sta alla base, se vogliamo
chiamarla in questo modo, dell'ideologia scientifica, cio il fatto che la fisica, cio lo studio delle cose che
succedono nel mondo esterno, qualche cosa che si pu descrivere attraverso un linguaggio che il
linguaggio della matematica, il linguaggio dei numeri, che a prima vista insomma non hanno niente di
comune. Questa fu veramente una scoperta grandiosa e come abbiamo visto per Pitagora c'era anche
qualche cosa in pi, c'era addirittura anche la musica, cio larte, quindi c'era la scienza, c'era l'arte, c'era la
matematica che metteva un po' tutto insieme. Ebbene su queste basi, su questi esperimenti di natura
musicale e anche appunto di natura fisica e matematica, Pitagora scrisse un credo, che non un credo
naturalmente del tipo di quelli a cui siamo abituati quando andiamo, chi ci va naturalmente in chiesa, un
credo che per cui non si deve credere semplicemente perch qualche profeta l'ha detto. Veramente anche
all'epoca i seguaci di Pitagora facevano effettivamente cos, tutti voi ricorderete il detto ipse dixit, che in
genere viene riferito ad Aristotele, perch cos si diceva nella Scolastica nel Medioevo, lo ha detto lui
Aristotele, siccome i greci non parlavano in latino, l'analogo di questo detto lipse dixit era e fu usato per la
prima volta dai seguaci di Pitagora, il genio che aveva scoperto questi segreti della natura, il fatto che la
natura aveva qualche cosa a che vedere con la musica e con la matematica, il fatto che la matematica era
questo linguaggio segreto, quasi arcano, esoterico che poteva permettere di raccontare da una parte come era
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fatta l'arte, dall'altra parte la scienza. Ebbene Pitagora divenne quasi un profeta ed il credo fu effettivamente
una specie di credo religioso. Questo credo era tutto numero nazionale. Come mai?
Il Credo di Pitagora
Tutto numero nazionale perch Pitagora aveva scoperta che questi
Tutto
rapporti musicali si potevano esprimere attraverso una frazione, cio
numero razionale
appunto attraverso quello che oggi noi chiamiamo numero razionale e su
questa terminologia arriveremo, ritorneremo tra un momento. Dicevo, una volta scoperto che in un caso
cos strano, come quello della musica, si poteva trovare la possibilit di usare la matematica, il linguaggio
della matematica per esprimere delle cose che fossero fondamentali per quanto riguarda musica e fisica,
ebbene Pitagora fece quello che fanno in genere i visionari, cio decise che questo non era un caso, non era
soltanto un esempio fortuito, ma era il segno tangibile di qualche cosa di invisibile, per dirla in termini pi
vicina al credo, cio era effettivamente l'idea che poteva stare dietro ad un'intera filosofia, che non soltanto
quel caso particolare dei suoni creati da martelli e dei rapporti armonici musicali potevano essere espressi
mediante numeri razionale, ma tutta la natura, tutta l'arte e cos via. Quindi Pitagora fu il primo, colui che
introdusse questa nozione che la matematica poteva essere un linguaggio di natura universale. Vediamo pi
da vicino per questa terminologia, perch molto importante capirla, spesse volte poi si fa anche
confusione. Come chiamavano i greci ci che noi oggi chiamano rapporto, rapporto numerico, cio tra
frazioni? Ebbene anzitutto vediamo come lo chiamavano i latini: lo chiamavano ratio, cio la ratio, la
razionalit per i latini era semplicemente quello che i greci chiamavano il logos ed era semplicemente la
possibilit di esprimere cose attraverso i rapporti, cio erano cose veramente basate sulla matematica.
Il razionale era ci che si poteva descrivere in modo matematico attraverso la matematica che allora si
logos = ratio = rapporto
conosceva , cio quella dei numeri razionali. Lirrazionale,
su cui torneremo poi tra un pochettino, all'epoca Pitagora
linguaggio = pensiero = matematica
non laveva ancora scoperto, non pensava che ci fosse
qualche cosa di irrazionale, che non era ci che noi oggi, dopotutto il romanticismo, per esempio dopo
l800, pensiamo come qualche cosa che va al di l della ragione, ma era semplicemente ci che non si
poteva scrivere in termini di rapporti matematici. Il logos anche qui una parola universale, che descrive
tantissime cose, per ricordatevi, per esempio il Vangelo secondo Giovanni che era scritto in greco e
linizio, la prima frase, del Vangelo secondo Giovanni noi la traduciamo malamente come in principio era
il verbo, il verbo era Dio, il verbo era presso Dio, ebbene la parola che si usa in greco era logos, perci in
principio era il logos e il logos era Dio, se voi logos lo traducete in questi termini, andrebbe tradotto
letteralmente in principio era la ragione, cio in principio era il rapporto numerico, cio la frazione e allora
la divinit era che cosa? Era la ragione in un senso ed era il numero dall'altro, quindi vedete che l'inizio del
Vangelo secondo Giovanni, che tra l'altro un vangelo gnostico, cio un vangelo di tipo differente dai tre
vangeli cosiddetti sinottici che lo precedono, il Vangelo che insomma si presta a delle interpretazioni
molto diverse, anche da quelle che ormai si sono sedimentate nella storia delle religioni, ma questo un
altro discorso che abbiamo gi affrontato in un'altra sede. Ebbene questa identit tra logos in greco, fra ratio
in latino e fra rapporto in italiano, qualche cosa che sta sotto un'identit pi importante, perch il rapporto
per l'appunto qualche cosa di matematico, la ratio nel momento in cui noi intendiamo ragione con
qualche cosa di pi generale, diventa la razionalit, la possibilit di pensare e il logos , come si fa in genere
nelle traduzioni del Vangelo secondo Giovanni, il verbo, il linguaggio. Ed ecco che allora il credo pitagorico
qualche cosa di pi generale, che dice che in realt il linguaggio, il pensiero e la matematica sono
indissolubilmente legati, non soltanto una questione di legare fra loro il linguaggio universale della
matematica e la fisica, cio scienza, musica e arte, bens di legare fra loro tutto praticamente, la capacit di
parlare, la capacit di pensare, con la matematica. Benissimo, allora cerchiamo di analizzare pi da vicino,
visto che questo credo pitagorico era cos importante, quali sono stati i suoi influssi in tre campi diversi, cio
la scienza, musica e la matematica.
Pitagorismo in:
Allora cominciamo subito con la scienza; ebbene il primo che prese
1. Scienza
seriamente questo credo pitagorico fu Platone il quale, perlomeno in uno
2. Musica
dei suoi dialoghi pi importanti, pi esoterici che si chiama il Timeo,
3. Matematica
quarto secolo a.C., costru un'intera cosmogonia, cio cerc di capire, di
far capire come era fatto il mondo e il mondo secondo il Timeo di Platone era un mondo fatto di natura
32

Scienza

matematica, cio il mondo era costituito da oggetti le cui forme elementari,


Platone
quelle che noi oggi chiameremo gli atomi, le particelle elementari, erano
(IV secolo a. C.)
in realt gli angoli, cerchi, quadrati e cos via. Sono poi quelli che Galileo
Timeo
avrebbe detto sono i simboli dell'alfabeto del linguaggio della natura.
Quindi pensate che gi subito dopo Pitagora, gi qualcuno avesse pensato di costruire una cosmogonia, un
immagine dell'universo basata su un pensiero matematico, che all'epoca era ovviamente ancora rudimentale,
ma che poi la scienza avrebbe sviluppato, avrebbe fatto diventare quello che poi diventato effettivamente
oggi, cio la possibilit di descrivere un'infinit enorme veramente di fatti disparati, attraverso un unico
linguaggio comune che quello della matematica. Ebbene altri personaggi che s'ispirarono a Pitagora
furono per esempio Keplero e Newton a cui arriveremo tra breve.
Keplero
Keplero addirittura intitol uno dei suoi capolavori, uno dei suoi libri
Armonia del mondo
pi importanti Larmonia del mondo, 1619; De armunicae mundi
(1619)
era questo mondo, in cui da una parte c' la natura, l'universo e dall'altra
Terza legge
parte c la musica e la musica si esprime appunto attraverso l'armonia.
Ebbene Keplero era talmente addentro a questa filosofia pitagorica che i suoi calcoli, le sue scoperte anche
nel campo della fisica, vengono fatte proprio riferendosi a questo credo pitagorico, al fatto che ci sia
un'identit tra linguaggio, tra matematica, tra musica e cos via. Addirittura vi ricordo, come saprete tutti,
che Keplero scopr, usando i risultati di esperimenti fatti da astronomi, le famose tre leggi di Keplero, le tre
leggi che poi Newton deriv dai suoi principi, ebbene le tre leggi, la prima di esse molto semplice, diceva
che i pianeti girano intorno al sole seguendo delle orbite ellittiche e il sole sta in uno dei fuochi, mentre la
seconda legge diceva come si muovono questi pianeti, cio spazzano delle aree che sono proporzionali, cio
le stesse aree sono spazzate in tempi uguali, poich lellissi non una figura regolare come un cerchio, per
cui in un cerchio semplicemente si sarebbe detto in tempi uguali si fa un percorso uguale, mentre invece
nellellisse bisogna andare pi veloci o pi lenti, a seconda di dove ci si trova, cio che larea che viene
spazzata la stessa in un tempo che lo stesso, infine la terza legge, che una legge strabiliante, molto
difficile da derivare e addirittura non nemmeno una legge precisissima, tanto che Newton la deriv
soltanto in maniera approssimata, ebbene la terza legge diceva che la distanza al quadrato di un pianeta
proporzionale al cubo del tempo che il pianeta ci mette a fare la rivoluzione intorno al sole, non importa
quali siano i dettagli di questa legge, quello che vi invito a considerare sono questi due numeri, il quadrato
della distanza e il cubo del tempo impiegato, cio 2 e 3, cio il rapporto di 3 a 2; ebbene Keplero disse
d'aver scoperto questa terza legge perch doveva esserci per l'appunto un armonia dell'universo, un armonia
del mondo e uno dei modi in cui l'armonia si manifesta precisamente attraverso i rapporti musicali e
questo rapporto di 3 a 2 significava che c'era un rapporto di quinta. Quindi pensate voi che oggi, che
queste cose sono state completamente abbandonate, come invece ragionavano i nostri predecessori, i primi
scienziati della storia, cio ragionavano in questi termini musicali. Scoprirono le leggi perch ci dovevano
essere dei numeri che corrispondevano a delle cose musicali. Veniamo a Newton ora, noi crederemo che
Newton quando scrive il suo capolavoro i principi di filosofia naturale, del 1619, pensi in una maniera
differente, cio scopre la legge di gravitazione in una maniera che non questa che avevamo detto di
Newton
Keplero e invece no. Newton disse in uno dei commenti ai Principia
Principia Naturalis
matematica, disse di aver scoperto la legge di gravitazione universale
Philosophiae
semplicemente andando a vedere quali erano le leggi che Pitagora
(1619)
aveva scoperto per l'armonia. Poich l'universo doveva essere in realt
Legge di gravitazione
come una lira che veniva suonata da Apollo e le corde della lira erano
una forza che teneva unite da una parte il sole e dall'altra parte i pianeti, siccome una delle leggi pitagoriche
dell'armonia era precisamente che la frequenza era inversamente proporzionale al quadrato della lunghezza,
ebbene Newton disse allora che la frequenza, cio semplicemente quello che corrisponde, diciamo cos alla
forza di attrazione, doveva essere inversamente proporzionale al quadrato della distanza del pianeta dal sole
ed ecco quindi la famosa legge quadratica che lega la forza di gravit del sole con i pianeti, una forza che,
secondo Newton, stata scoperta da lui semplicemente mettendosi nell'ottica del pitagorismo. Ora voi
direte, va bene, insomma queste sono cose un po' passate, sono cose di tanti secoli fa, ma passiamo quasi
con un salto felino a oggi, questo signore che vedete qui in una fotografia, gi la fotografia vi dice che
33

ovviamente non possiamo essere molto lontani perch non cosa di un secolo fa, ebbene questo Witten in
realt uno dei vincitori della medaglia Fields, che Fields lanalogo del premio nobel per la matematica, il
premio Nobel non esiste per la matematica, c una medaglia analoga che si chiama appunto medaglia
Fields e questo signore lha vinta nel 1990. La medaglia Fields viene data ogni 4 anni, quindi tre volte fa,
perch poi c stato soltanto il congresso nel 94 e 98. Ebbene questo signore Witten uno dei matematici
che vanno per la maggiore, anzi uno dei fisici matematici che stanno cercando di trovare l'unificazione
delle forze, cio cercando di trovare quello che si chiama in realt la teoria del tutto, di mettere insieme da
una parte la teoria della gravitazione universale e dall'altra parte la meccanica quantistica. Una delle forme
che Witten ha trovato per cercare di risolvere questo dilemma
profondissimo della scienza moderna, la cosiddetta teoria delle
stringhe. Ebbene, le stringhe che cosa sono? Sono l'analogo degli
atomi per questi signori moderni, cio invece di pensare la materia
come se fosse fatta di puntini, fate presente un piccolo sistema
solare in cui c' un nucleo e poi degli elettroni che girano intorno,
ebbene invece di pensare alle particelle come punti materiali, questi
signori pensano le particelle come stringhe, come dei lacci da scarpa
che vibrano in qualche modo nello spazio. Queste vibrazioni sono
precisamente l'analogo delle vibrazioni delle corde musicali di cui gi parlava Pitagora e si pensa oggi che ci
sia un solo tipo di stringhe, cio questo sarebbe l'unificazione delle forze, tutte particelle sono la stessa
particella, se uno guarda da un punto di vista fisico, sono tutti pezzi di corda, ma la differenza fra le varie
particelle, per esempio ci che fa di una stringa un elettrone e di un'altra stringa un protone per esempio,
semplicemente il fatto queste stringhe vibrano in maniera diversa, detta in termini musicali le particelle
sarebbero le armoniche delle stringhe moderne. Quindi vedete come, questa visione, che unisce la
matematica, la fisica e la musica, in realt che partita da Pitagora, continua ad essere ancora viva al giorno
d'oggi e pu essere forse, una delle soluzioni di uno dei problemi pi fondamentali della fisica moderna.
Quindi effettivamente il pitagorismo molto forte nel campo della scienza. Vediamo pi da vicino invece il
suo influsso nel campo della musica. Nel campo della musica ci fu subito un problema. Pitagora stesso,
come dice questo nome del comma pitagorico, scopr una cosa abbastanza interessante, cio se voi
prendete cinque ottave, cio 5 scale musicali di 7 note, (il rapporto frequenze tra una scala e la successiva
doppio, doppio peso dei martelli, quindi alla seconda ottava corrisponde un peso del martello 2x2 , alla terza
ottava (2x2)x 2, alla quarta ottava, (2x2x2)x2 e alla quinta 2 elevato 5), ebbene cinque ottave dovrebbero
essere uguali a 12 quinte, (cio partendo da do 1 si arriva a do 5 ), coloro di voi che suonano il pianoforte lo
sanno. Ora ricordate che un'ottava realizzata con un rapporto peso tra martelli 2 ad 1 e una quinta con
rapporto peso tra martelli di 3/2, ebbene Pitagora scopr che da un punto di vista numerico non c' modo di
Musica
elevare 2 ad un esponente 5 in modo che venga uguale a 3/2 elevato ad
Problema
un altro esponente perch c' quel 3 che d fastidio; quindi gi Pitagora
Comma pitagorico
sapeva che non possibile dopo 5 ottave ritornare esattamente
5 ottave = 12 quinte
all'analogo di 12 quinte detto e che il ciclo delle quinte, le 12 note che
corrispondono a queste quinte in realt non si chiude. Per Pitagora il ciclo delle quinte in realt era una
spirale infinita. Questa qualche cosa che diede molto fastidio e che produsse appunto un problema che
venne risolto molto tempo dopo, in realt secoli dopo, verso le 1700 circa, da quello che oggi viene
chiamato il temperamento. C l'idea di dire, vero che i toni pitagorici sono toni che corrispondono a dei
rapporti di tipo razionale 2 a 1 per le ottave, 3 a 2 per le quinte, per se noi vogliamo continuare a
mantenere questi numeri razionali, abbiamo il problema precedente, cio abbiamo il fatto che il ciclo delle
Soluzione
quinte non si chiude. E allora, qual la soluzione? La soluzione
Temperamento
quella di temperare laccordatura degli strumenti e di far s che
Tono = radice 12a di 2
le 12 quinte vengano forzatamente a corrispondere a 5 ottave.
Questo per corrisponde a far s che un'ottava, ci che quello che corrisponde 2 a 1, cio ad un peso o una
lunghezza di 2, si possa ottenere mediante 12 applicazioni di qualche cosa che corrisponda ad un intorno.
Come si fa a fare 12 applicazioni? Bisogna fare un elevamento alla dodicesima potenza, se noi vogliamo
invece farne una sola, noi dobbiamo fare una radice dodicesima di 2. Ed ecco il motivo per cui Pitagora non
34

poteva risolvere il problema; non poteva risolverlo perch la radice dodicesima di 2 ovviamente un
numero irrazionale, come vedremo fra poco, gi anche altri numeri molto pi semplici sono irrazionali.
Quindi in questo problema del temperamento musicale c'era in realt un altro problema, che era il problema
appunto degli irrazionali.
Bach
Il temperamento, qui ho messo soltanto un esempio, il massimo esempio forse
Clavicembalo
di colui che lo prese seriamente, che scrisse quest'opera che si chiama appunto
ben temperato
clavicembalo ben temperato e che fece in due parti, la prima parte del 1722,
(1722-1744)
la seconda del 1744; 48 magnifici, grandissimi preludi e fughe, scritti per
strumenti che fossero ben temperati. All'epoca, si diceva che non era possibile temperare gli strumenti,
perch l'orecchio non avrebbe accettato queste approssimazioni; invece Bach fece vedere che non solo era
possibile, ma che si poteva fare della grande musica e il temperamento finalmente venne accettato dai
musicisti. Quindi questa fu, in qualche modo, la fine del pitagorismo nella musica, perlomeno per quanto
riguarda l'uso dei rapporti razionali nel campo della musica. Ma, ovviamente, quello che a noi interessa pi
da vicino, l'aspetto di Pitagora come matematico, cio l'influsso che le idee di Pitagora hanno avuto
nella matematica e in particolare nella logica, perch di questo che stiamo parlando. Ebbene, i risultati pi
4. Matematica
importanti della Scuola pitagorica o di Pitagora stesso sono due:
Teorema di Pitagora
uno quello che si chiama il teorema di Pitagora e vedremo tra
poco che in realt questa la conclusione pi che l'inizio di una
Irrazionalit della
diagonale del quadrato
storia e il secondo invece quello che probabilmente fu scoperto
effettivamente dai pitagorici, cio il cosiddetto problema della
irrazionalit della diagonale del quadrato. Vediamo questi due
risultati pi da vicino, anzitutto il teorema di Pitagora; qui ho
messo due immagini che fanno vedere come il teorema di Pitagora
fosse gi noto in tempi ben precedenti a Pitagora stesso. A sx c'
una figura di un dio egizio, a dx c' una statua greca, al centro ho
fatto una lista di coloro che nella storia hanno dimostrato prima di
Pitagora o anche in seguito, che per hanno dimostrato di essere
arrivati probabilmente in maniera indipendente, alla scoperta di
questo fondamentale teorema di Pitagora, cio gli egiziani, i
babilonesi, i greci, gli indiani, i cinesi, che in parti completamente
diverse del mondo probabilmente senza nessuno contatto diretto, erano riusciti a scoprire appunto il teorema
di Pitagora. Vediamo un po' da vicino invece, come ci siamo arrivati noi, cio la nostra civilt. In realt non
sappiamo molto, perch Pitagora non ha lasciato niente di scritto. Il primo passo della letteratura classica in
cui si parla dei problemi legati al teorema di Pitagora nella filosofia greca, un passo del Menone ed
anche il primo passo, notate questo un dialogo di Platone, un dialogo filosofico, che stato il primo
luogo in cui si trova una dimostrazione nel senso in cui la
intendiamo oggi. La matematica prima dei greci, non era fatta in
maniera dimostrativa, se voi prendete i papiri egizi, per esempio il
famoso papiro di Rhind, che sta a Mosca, li trovate un certo numero
di problemi matematici, trovate le soluzioni, quasi sempre corrette,
ma non sempre, per non c' nessuna dimostrazione, cio le
soluzioni venivano date in maniera oracolare. Si diceva: voi sapere
come si fa a risolvere questo problema? Questa la soluzione.
chiaro che su questo non si pu basare una scienza, perch come si
fa a trasmettere delle soluzioni che vengono in qualche modo
indovinate o divinate, come se ci fosse quasi qualche cosa di divino che le suggerisce. La scienza nata con
i greci, proprio perch i greci hanno inventato questa nozione di dimostrazione, cio la possibilit di arrivare
ai risultati e di convincere gli altri che questi risultati sono corretti, perch questi risultati vengono proposti
attraverso una dimostrazione allegata e non si dice soltanto la soluzione questa, ma si dice la soluzione
questa perch c' questo motivo e questo motivo. Ebbene dicevo, la prima registrazione storica di una
dimostrazione nel Menone, in questo dialogo platonico, in cui questo Platone, che sta parlando quaggi,
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vedete i suoi interlocutori a cui pone il problema del raddoppio del quadrato. Il problema del raddoppio del
quadrato questo: supponete di avere un quadrato di lato qualunque, come dev'essere il lato d'un quadrato
che abbia area doppia? La soluzione ovvia che viene in mente subito, a coloro che non hanno studiato
matematica, quella di dire: abbiamo un quadrato, poi abbiamo l'area doppia, raddoppiamo il lato; per
sapete tutti, che se raddoppiamo il lato, per esempio se il quadrato originale ha lato uno e la sua area
dunque uno, se raddoppiate il lato, il lato diventa due e l'area diventa quattro, quindi non doppia, ma
quattro volte. Ebbene, dopo un lungo percorso e discussioni, Pitagora scopr e Platone racconta nel dialogo
come si fa ad arrivare a questa soluzione, che l'assoluzione del problema del raddoppio del quadrato quella
di prendere met del quadrato, cio questo triangolo cosiddetto rettangolo, considerare l'ipotenusa oppure se
volete la diagonale del quadrato e costruire su questa diagonale un quadrato ed ecco che qui si vede subito
che questo quadrato ha area doppia, come mai?

Perch fatto di 4 triangolini, questi triangolini che vedete qui in blu, 4 ovviamente il dopo di 2, ebbene
questi triangolini blu sono di area uguale a questo triangolino marrone e due triangolini marroni formano il
quadrato originale. Quindi effettivamente vedette come la soluzione sia corretta, cio bisogna prendere la
diagonale del quadrato. Il problema del raddoppio del quadrato in realt qualche cosa che non era limitato
soltanto a questa forma qui.
Qui nella slide sulla destra ho fatto l'esempio dell'oracolo di Delo e questa una parte delle rovine di Delo;
a Delo cera il tempio di Apollo, ad un certo punto scoppi una pestilenza ad Atene, gli ateniesi erano molto
devoti di Apollo e credettero che andare al tempio di Apollo, dall'oracolo, per chiedere all'oracolo che cosa
voleva il dio per far smettere la peste, sarebbe stata la soluzione giusta. Ci fu una missione che and a
chiedere all'oracolo quale doveva essere il responso e il responso dell'oracolo fu: la peste finir quando
l'altare del Dio, che era un altare cubico questa volta, invece che quadrato, cio a tre dimensioni, sar
raddoppiato, cio quando il volume dell'altare di Apollo sar raddoppiato. I greci fecero lerrore a cui avevo
accennato prima, raddoppiarono i lati di questo altare, il volume divenne ovviamente 2 x 2 x 2, cio otto
volte invece che due, Apollo rimase infuriato come prima e la peste non fini. Il problema della raddoppio
del cubo ovviamente analogo al problema del raddoppio del quadrato, si tratta di fare non la radice di due,
ma la radice cubica di due in questo caso e il problema che bisognava introdurre gli irrazionali per
lappunto, che sono ci di cui parliamo tra poco. Per quel particolare esempio, a cui abbiamo accennato
poco fa, cio un triangolo rettangolo i cui lati sono i lati di un quadrato un caso molto particolare del
teorema di Pitagora. Il teorema di Pitagora per la prima volta ce lo abbiamo dimostrato soltanto negli
elementi di Euclide, quindi verso il 300 a.C. Nel Menone c la prima dimostrazione di un qualunque
teorema di matematica e in particolare di un caso speciale del teorema di Pitagora, ma il caso generale del
teorema di Pitagora c' soltanto negli elementi di Euclide nella proposizione 47, la penultima del primo libro
ed eccolo qua, in un esempio, questa la figura che poi diventata classica, che tutti voi avrete visto
andando a scuola e questo un caso particolare il teorema di Pitagora che comunque era gi noto per

36

esempio agli egiziani e ai


babilonesi. I casi in cui i due cateti del triangolo rettangolo siano di lunghezza 3 e lunghezza 4, cio larea di
questo quadrato di lato 3 nove come si vede dai quadratini, l'area di quest'altro quadrato di lato 4 16
come si vede dai quadratini, lipotenusa in questo caso cinque e il quadrato sullipotenusa 25, quindi 9
pi 16 fa effettivamente 25, ma questa ovviamente non una dimostrazione di nulla, la dimostrazione che
c' negli elementi di Euclide, una dimostrazione molto complicata ovviamente, perch il teorema non
affatto semplice. Ebbene che cosa mancava in tutta questa storia? Mancava ancora l'elemento pi
importante, cio quella seconda scoperta a cui ho accennato poco fa, che fece Pitagora, probabilmente
proprio lui, mentre appunto come ho gi detto pi volte, anche in questa lezione, il teorema di Pitagora era
qualche cosa che anche senza dimostrazione, per lo meno, era nell'aria. Ebbene la scoperta veramente
geniale e anche traumatica dei pitagorici, fu che la diagonale del quadrato, di cui abbiamo parlato poco fa
irrazionale, cio se il quadrato ha lunghezza uno per esempio, ebbene non c nessun numero nazionale che
esprima la lunghezza del quadrato. Oggi noi diremo che la radice di 2 irrazionale.
Aristotele
La prima dimostrazione del fatto che la radice quadrata di 2 irraAnalitici primi(I, 23)
zionale si deve ad Aristotele o perlomeno, la prima testimonianza
Irrazionalitdella diagonale
che noi abbiamo, ancora pi tarda di quella del Menone, pi o meno
contemporanea a quella di Euclide, quella di Aristotele. Negli analitici primi, versetto 23, del primo libro
si dimostra questa irrazionalit. Allora questoggi vorrei finire questa lezione facendo veramente la
dimostrazione dellirrazionalit della radice di due, non facendola nel modo in cui la fece Aristotele, perch
una cosa un po' macchinosa, si basa sul rifiuto del regresso allinfinito di cui abbiamo parlato nella
precedente lezione, cio il problema del paradosso di Zenone. Allora vediamo da vicino qual la
dimostrazione che oggi noi daremo della irrazionalit della radice di 2. Allora supponiamo di avere due
numeri m ed n che siano in questa relazione, cio m2 = 2n2, questo precisamente ci che vorremo avere
nel caso in cui la radice di 2 fosse razionale, cio ci fosse un numero m diviso n il cui quadrato fosse
Se m2 = n2
uguale a 2, (m/n)2=2 . Ebbene, allora andiamo a vedere
allora lesponente di 2 :
qual dovrebbe essere l'esponente di 2 nella decomposizione in fattori di 2 di queste due parti. Cominciamo a
Pari nella decomposizione di m2
vedere la parte a sinistra , cio m2, che un quadrato
Dispari nella decomposizione di 2n2
Comunque si faccia la decomposizione in fattori primi,
Contradizione
qualunque fattore avr un esponente che deve essere
pari a causa di questo quadrato, cio perch m2 sia pari, quindi in particolare l'esponente di 2 deve essere
pari nella decomposizione di m2. Andiamo a vedere la parte invece che a destra delluguale 2n2 e qui
abbiamo una cosa che analoga a quella di prima, cio anche n2 quadrato deve avere un esponente, nella
decomposizione in fattori primi di 2, pari; per qui c' un 2 in pi e quindi la parte a destra tale che,
quando facciamo la decomposizione in fattori primi e andiamo a vedere l'esponente di 2, in questa
decomposizione in fattori primi, questo esponente deve essere dispari. E allora abbiamo un uguaglianza tra
due numeri; facciamo la decomposizione in fattori primi di questi due numeri che sono uguali, per da una
parte lesponente di 2 devessere pari in m2, dall'altra parte lesponente di 2 devessere dispari in 2n2, perch
c' un 2 in pi e questo non possibile perch i due numeri dovrebbero essere uguali. Quindi questa una
dimostrazione veramente geniale, per una dimostrazioni per assurdo e quindi un nuovo tipo di
ragionamento che in matematica probabilmente non c'era fino a Pitagora ed stato questo che veramente ha

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cambiato la storia della matematica, perch poi di l le dimostrazioni per assurdo sono diventate qualche
cosa di pragmatico, cio che si usa praticamente tutti i giorni.
Ebbene questa contraddizione allora questo significa che non esistono dei numeri m ed n che hanno
quella propriet, significa che la radice di 2 irrazionale. Quale stato il risultato di questa scoperta?
Anzitutto da un punto di vista politico stata una cosa veramente traumatica, cio i pitagorici giurarono
fedelt, giurarono che nessuno avrebbe potuto dirlo in giro, cio loro sapevano che la radice quadrata di 2
era irrazionale, non si doveva dire in giro che c'erano degli irrazionali, perch il credo di Pitagora, ve lo
ricorderete, era che tutto numero nazionale e allora, se poi si scopre che la diagonale di un quadrato,
cio qualche cosa di cos elementare, in realt gi lei non pi razionale, ecco che allora succedono dei
pasticci. Giurarono quindi il segreto, qualcuno come sempre succede quando si giura di non dire qualche
cosa, qualcuno trad, si chiamava Ipaso di Metaponto, i pitagorici lo maledirono, lo raccomandarono
malamente a Giove, Giove fecce affondare la nave su cui Ipaso di Metaponto andava in vacanza o forse
scappava dai pitagorici, Ipaso mor, pag con la morte il tradimento del giuramento, per il mondo venne a
sapere che effettivamente esistevano dei numeri irrazionali.
Nel momento in cui l'irrazionalit fa capolinea nella storia, nella filosofia, succede il patatrac. Quindi i
pitagorici, praticamente perlomeno in quel momento, subirono una grande debacle, la filosofia e la
matematica incominciarono a fare i conti con lirrazionale. Ricordate che razionale significava soltanto ci
che si poteva esprimere attraverso un rapporto e irrazionale era ci che non si poteva esprimere attraverso
un rapporto, come appunto la diagonale di un quadrato. Ebbene come veniva chiamato un numero
irrazionale dai greci? Veniva chiamato surdo, nel senso di sordo, proprio come direbbero i latini e allora
l'assurdo era ci che derivava dagli irrazionali. Ecco perch abbiamo intitolato questa nostra missione teatro
dell'assurdo, oggi assurdo vuol dire una cosa completamente diversa, cos come daltra parte irrazionale
vuol dire qualche cosa di diverso. Ebbene assurdo semplicemente ci che deriva da questa scoperta
pitagorica. Noi ci fermiamo qui oggi e naturalmente proseguiremo in seguito con altre lezioni.

LEZIONE 5: Idee accademiche


Nelle precedenti lezioni abbiamo anzi tutto introdotto largomento naturalmente e poi abbiamo incominciato
ad interessarci dei logici, dei personaggi, i grandi pensatori di questa materia, della logica matematica pian
piano. Abbiamo incominciato a parlare di paradossi, soprattutto parlato del paradosso del mentitore, del
paradosso di Achille e la tartaruga e poi abbiamo finalmente cominciato nella scorsa lezione ad affrontare i
personaggi. Abbiamo iniziato con Pitagora che stato il primo grande matematico, filosofo, filosofo della
matematica anche e questoggi invece parleremo di quello che stato forse il primo grande filosofo della
Grecia, cio Platone. Voi direte come mai Platone? Platone, in realt, interviene in una delle due lezioni di
logica matematica. Platone molto pi noto ovviamente per altre cose che ha fatto, perch stato, come
dicevo, il grande filosofo, colui che ha iniziato praticamente la filosofia greca, per lo meno quella che viene
dopo i presocratici e che ha in cominciato a fare le grandi opere della filosofia greca. Per la cosa
interessante che Platone in realt aveva una concezione della filosofia, come vedete qui nella

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slide, come matematica e


quindi proprio di questo che oggi vorremmo parlare, cio parlare degli aspetti matematici della filosofia di
Platone che in genere vengono trascurati, perch si parla ovviamente di altre cose che interessano di pi i
filosofi, anche perch i filosofi di oggi non sono pi dei matematici, come quelli di allora. Quindi andiamo a
vedere pi da vicino questa figura: Platone quaggi che sta parlando, molto concentrato, queste sono le
date di inizio e fine della sua vita, cio la nascita nel 428 e la morte nel 347 circa a.C. e qui c' questo motto
in cui ho cercato di condensare l'idea della filosofia di Platone, che appunto la filosofia come matematica.
Vediamo allora da vicino come Platone intendeva effettivamente mettere in pratica, mettere in essere questa
filosofia. Anzitutto incominciamo dalla didattica. Platone come tutti sapete, ha scritto decine e decine di
dialoghi e questi dialoghi sono le opere di cui abbiamo gi parlato una volta le cosiddette opere essoteriche,
cio opere che oggi chiameremo di divulgazione, in cui si cercava di raccontare in parole semplici, anche
letterariamente interessanti, le cose che Platone poi raccontava oralmente in maniera esoterica ai discepoli,
seguendo in questo una tradizione che aveva iniziato in realt Pitagora, di cui abbiamo parlato la scorsa
volta, ebbene incominciamo appunto da due dei grandi dialoghi che parlano della didattica, cio come
Platone pensava che bisognasse insegnare ai giovani ateniesi a diventare degli uomini, a diventare
soprattutto dei bravi cittadini. La cosa interessante che in questi due grandi dialoghi, che sono i pi lunghi
che lui ha scritto, dei veri e propri libri, soprattutto Le leggi, ma anche La Repubblica, che oggi
vengono stampati separatamente perch hanno l'autosufficienza, lautonomia, diciamo cos, proprio come se
fosse dei veri libri, ebbene sia nella Repubblica, che nelle Leggi, dove vengono trattati decine di argomenti,
ovviamente di tutti i generi, su alcuni dei quali torneremo poi in seguito, in particolare si parla della
didattica, si parla dell'educazione e qui nella slide vedete una scuola, in cui ci sono oggi naturalmente i
maestri, i professori come saremo noi, come sareste voi all'universit. Ebbene la cosa interessante che
Platone sosteneva in entrambi questi dialoghi che per fare un bravo cittadino, per insegnare l'educazione agli
studenti bisognava imparare l'aritmetica e la geometria, cio il fondamento dell'educazione doveva un
qualche cosa di matematico, perch la matematica stava alla base di tutto praticamente, di tutto il pensiero e
vedremo appunto in seguito anche della sua filosofia. Quindi l'aritmetica venne prima vista, non tanto come
si fa oggi purtroppo, come una preparazione tecnica, cio la matematica si studia questo oggi soprattutto nei
licei scientifici e poi nelle facolt e nelle universit tecniche, ma si studia perch serve per la fisica, serve
per la chimica, pi in generale serve per le scienze naturali. Ebbene questo non era l'atteggiamento di
Platone. L'atteggiamento di Platone era invece che aritmetica e geometria dovessero essere imparate da tutti
gli studenti perch erano il fondamento della vita ed anche pi vicine all'umanesimo e alletica. Ecco qui
l'etica la scienza del comportamento, ma nessuno all'epoca avrebbe parlato di scienza del comportamento
e oggi si incomincia parlare di questo perch le scienze hanno un po' invaso, se non direttamente con i loro
di pensare del mondo moderno. Il nostro mondo, parlo del mondo occidentale contemporaneo, un mondo
ETICA
basato sulla tecnologia, sulle macchine, su tante cose; per
(Filebo, Protagora)
esempio, di fronte a me ho una telecamera, intorno a me
Proporzione (giusto mezzo)
ho delle luci elettriche, qui vicino ho un computer, quindi
misura (pi/meno, maggiore/minore)
effettivamente la tecnologia oggi un po' il modo in cui noi
viviamo, che caratterizza questa nostra epoca, ma come tutti sanno la
tecnologia basata sulla scienza, la scienza naturale appunto, di cui fanno
parte la fisica, la chimica e varie altre materie. Ebbene tutte queste materie
in realt traggono il loro linguaggio e anche i mezzi che usano per studiare
il mondo dalla matematica ed per questo che in qualche modo la
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matematica sta oggi a fondamento di tutta la nostra educazione scientifica, per all'epoca non era cos
naturalmente o meglio noi pensiamo, quasi sempre, che non fosse cos. Ebbene qui per sfatare questo mito,
volevo appunto parlare della concezione che delletica aveva Platone. Mi riferisco a due altri dialoghi, che
sono dialoghi non cos importanti ovviamente come la Repubblica e come le Leggi, per due dei dialoghi,
cio il Filebo e il Protagora, ma soprattutto il Protagora, sono stati centrali nel pensiero platonico. Se noi
guardiamo da vicino che cosa ci insegnano questi due dialoghi, dal punto di vista dell'etica, ebbene ci
insegnano che la cosa importante per quanto riguarda il nostro comportamento avere il senso delle
proporzioni, cio non esagerare in un senso, non esagerare nell'altro, ma seguire quello che in qualche modo
si potrebbe chiamare la via di mezzo, la golden mean la chiamerebbero gli inglesi. Il giusto mezzo
precisamente qualche cosa che Platone collegava con un atteggiamento matematico; sapere che cos' il
giusto mezzo significa conoscere la teoria delle proporzioni, sapere che tra due cose che noi abbiano di
fronte, tra due alternative, si pu parlare di una, si pu parlare dell'altra, si pu cercare in qualche modo di
quantificare le cose a favore e le cose contro e poi bisogna seguire quella che la strada del giusto mezzo.
Quindi in realt anche nel caso del comportamento umano Platone pensava che i metodi, non tanto i risultati,
della matematica in questo caso, potessero essere importanti e potessero essere da guida del comportamento
e poi in realt c anche questa teoria della misura, cio che cosa significa sapere come comportarsi?
Significa sapere per lappunto che cosa scegliere tra il pi e il meno, tra il maggiore e il minore, saper
scegliere, saper mettere in fila, saper ordinare in qualche modo le alternative che ci vengono proposte. Ed
ecco che allora quello che in aritmetica ed in geometria potrebbero essere considerate come delle nozioni
puramente tecniche, come la proporzione, le relazioni, gli ordini che ci sono in genere fra grandezze o fra
numeri, tipo il maggiore o il minore o l'uguaglianza, in realt hanno questa valenza molto pi universale,
molto pi importante che quella di aiutarci a comprendere, anche nelle situazioni quotidiane della vita, che
cosa si deve fare, a stabilire quand che una cosa migliore, quand che una cosa peggiore e a scegliere
quella che Platone sosteneva fosse la via giusta, cio la via del giusto mezzo. Ed ecco, quindi, che abbiamo
gi visto come non soltanto la matematica interviene nella filosofia platonica come mezzo per insegnare agli
studenti, cio nella didattica e nelleducazione, ma interviene anche addirittura nel comportamento, cio
nella vita di tutti i giorni e nel comportamento corretto soprattutto, nelletica, cio nel sapere come
comportarsi. Naturalmente queste sono cose oggi possono sembrare sorprendenti, ma certamente non sono le
applicazioni pi importanti della matematica, perch la matematica si sviluppata in un'altra direzione e in
particolare gi all'epoca, gi nella filosofia platonica la matematica serviva praticamente per fare da
fondamento a quella che oggi noi chiameremo la fisica. Il dialogo platonico che parla della fisica, che parla
di come costruito mondo, di quale la struttura dell'universo, diremmo oggi, il famoso Timeo. Dico
famoso perch il Timeo un
dialogo difficile, un dialogo esoterico nel senso in cui noi oggi
intendiamo la parola, non soltanto nel senso in cui la intendevano
Pitagora e Platone, che era linsegnamento da dare al circolo degli iniziati, cio agli studenti e non al
pubblico che viene a sentire la divulgazione. Dicevo che in un senso moderno un dialogo esoterico, perch
molto misterioso, racconta di cose che non si capiscono bene, riporta anche il sapere di civilt diverse,
come vedremo tra poco nelle successive slide. Il Timeo ha in realt una concezione della natura, una
concezione del mondo che si pu sintetizzare dicendo che la natura geometrica, cio se noi guardiamo
all'essenza vera dell'universo, se andiamo a vedere le forme che compongono l'universo queste sono
geometriche. Qui per esempio abbiamo una goccia d'acqua, guardate come la goccia d'acqua si dispone,
effettivamente in una forma perfettamente geometrica, quando la goccia cade quaggi fa un qualche cosa che
a prima vista sembrerebbe poco geometrico, ma che oggi viene studiato con le teorie del caos, con le
cosiddette immagini frattali e cos via. Per noi oggi una cosa assodata, cio per noi che siamo figli
praticamente della scienza moderna, figli di Galileo, dopo 400 anni di sviluppo sappiamo benissimo
effettivamente che la scienza e la fisica si basano sulla geometria e sulla matematica, per all'epoca la cosa
non era affatto ovvia e lo era certamente poco dopo Pitagora.
Se ricordate la scorsa lezione, l'idea di Pitagora era che la fisica e la natura fossero non geometriche, ma
aritmetiche, cio si basassero sull'altra parte della matematica che era appunto lo studio non delle forme,
non delle figure geometriche, ma lo studio dei numeri. Come mai c' stato questo cambiamento che oggi
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chiameremo di paradigma, seguendo il filosofo della scienza Kuhn? Come mai sono cambiati i paradigmi
nel passaggio da Pitagora a Platone? Beh, non soltanto perch ai filosofi piace ovviamente contraddire i
predecessori, anche per avere qualche cosa di nuovo da dire, ma soprattutto perch la filosofia pitagorica,
cio il fatto che lidea della natura fosse aritmetica fu messa in crisi dalla scoperta della irrazionalit di
radice di 2 di cui abbiamo parlato e su cui torneremo tra breve a riflettere. Allora questa scoperta fece
vedere che laritmetica aveva dei problemi, aveva bisogno di una fondazione e i greci pensarono che la
fondazione che si poteva dare alla aritmetica fosse una fondazione di natura geometrica, soprattutto fu poi
Euclide che tradusse questo cambiamento di paradigmi nella sua grande opera gli Elementi, i cosiddetti
Elementi di Euclide. Ebbene, per l'idea basilare c' gi in Platone che viene appunto prima di Euclide e
soprattutto in questo dialogo Il Timeo. Andiamo a vedere pi da vicino che cosa succede in questo
dialogo, che un dialogo di cosmologia, cio ci spiega come fatto il mondo. Per spiegarci come fatto il
mondo, Platone introduce quelli che oggi vengono chiamati i solidi platonici, cio c' tutta una teoria che
una teoria per lappunto geometrica, basata sia sulle forme piane, triangoli, quadrati, cerchi e cos via, ma
soprattutto sulle forme solide, cio sui solidi e le figure che vedette qui intorno. Platone narra, racconta,
discute di cinque solidi in particolare che sono i solidi che ho qui elencato e che possiamo vedere anche
nella figura: il cubo precisamente questo solido nella fig. in alto a destra, un solido fatto con sei facce
quadrate, il tetraedro che invece il solido nella fig. gi a destra sotto il cubo, che praticamente una
piramide, una piramide non come quelle egizie perch quelle
egizie avrebbero una base quadrata, bens una piramide
triangolare, perfettamente simmetrica, che ha soltanto quattro
lati, ma questi quattro lati sono lati triangolari; poi c' lottaedro
che vediamo invece sulla sinistra in alto; lottaedro anche lui
fatto di piramidi, questa volta per le piramidi sono due, come
incollate una sull'altra e sono precisamente piramide quadrate,
anzi si pensa addirittura che met dellottaedro sia stata la figura
che ha ispirato gli egiziani nel fare le loro grandiose piramidi,
soprattutto le tre grandi piramidi che stanno vicino al Cairo, le
piramidi di Giza. Il prossimo solito il dodecaedro, si chiama
dodecaedro, per un ovvio motivo, cio c' qualche cosa che ha
che fare col 12, ebbene 12 sono le facce di questo dodecaedro, che sono facce pentagonali. Ricordate i primi
tre solide che abbiamo visto, avevano facce o triangolari o quadrate e invece questo, che il solido
successivo, ha facce pentagonali. E l'ultimo di questi cinque solidi si chiama icosaedro, un solido che
fatto di 20 triangoli, mescolati in questo modo, una figura piuttosto complessa e che certamente non fu
facile scoprire per i greci. Ebbene, come mai questi si chiamano solidi platonici? Si chiamano solidi
platonici forse perch il primo punto, il primo luogo in cui si trovano elencati precisamente questo dialogo
platonico, questo Timeo. Questi solidi ovviamente non sono stati inventati da Platone; Platone tra l'altro non
era un matematico professionista, bench conoscesse benissimo la matematica e lo dimostrano per lappunto
i suoi dialoghi. Ebbene questi solidi sono stati probabilmente scoperti, perlomeno una parte di loro e
soprattutto le parti che riguardano questi tetraedri e questi ottaedri, cio le parti piramidali sono state
scoperte dagli egizi. I pitagorici anche loro hanno avuto un buon ruolo nel definire questi solidi, ma Teeteto
Egizi
che anche il personaggio che ha dato poi luogo a uno dei dialoghi di
Pitagorici
Platone, uno dei dialoghi pi matematici, pi scientifici su cui torneremo
Teereto
in seguito per un motivo diverso, ebbene dicevo, Teeteto che era il nome di
Platone(Timeo)
un matematico, fu colui che dimostr che i solidi platonici, i solidi cosiddetti
Euclide (XIII)
regolari, erano soltanto cinque, cio i cinque che ho elencato prima, i cinque
che Platone usa nella sua cosmologia o nella sua cosmogonia, non sono messi caso, sono gli unici che si
possono costruire. Che cosa vuol dire solido regolare? Solido regolare vuol dire un solido in cui le facce
sono tutte fatte dello stesso poligono, cio devessere un poligono regolare, cio tutti i lati uguali, per
esempio un triangolo equilatero oppure un quadrato oppure un pentagono regolare e cos via; come vedete,
soltanto queste tre figure piane, cio triangolo, quadrato e pentagono regolare, generano dei solidi come
quelli che abbiamo visto, cio dei solidi regolari. Come mai? C' una dimostrazione che non il caso di fare
41

oggi, ma la cosa importante che questa dimostrazione fu trovata dai greci, cio da Teeteto e in realt
Platone gi la conosceva e questo dimostra come Platone fosse al corrente degli ultimi sviluppi della
matematica del suo secolo e anche insomma del suo tempo. Platone, come ho appunto detto, ne parla nel
Timeo e soprattutto la teoria matematica di questi solidi sar poi sviluppata perfettamente da Euclide nel suo
monumento alla geometria che si chiama Gli elementi di geometria, nell'ultimo libro, il tredicesimo, che
quello che conclude quest'opera maestosa, questa sinfonia.. Nell'ultimo libro Euclide dimostra che si sono
soltanto questi cinque solidi, cio dimostra il teorema di Teeteto e fa vedere come costruirli soprattutto,
perch non affatto facile, soprattutto nel caso di quelli pi complicati come il dodecaedro, che fatto
appunto di 12 facce pentagonali e licosaedro di 20 facce triangolari. Voi direte che cosa c'entra tutto questo
con la cosmologia e con l'immagine del mondo? Ebbene c'entra, perch per Platone, vi faccio un esempio
soltanto ovviamente perch come vi ho detto il Timeo un dialogo, molto complicato, molto difficile da
leggere, ma un esempio molto illuminante perch fa vedere come Platone avesse gi in mente in realt
l'idea fondamentale della scienza e della chimica moderna. Secondo Platone l'acqua un qualche cosa, un
corpo fatto di una parte di fuoco e due parti d'aria. Ora nella cosmologia platonica l'acqua veniva
identificata con licosaedro, il solido che fatto di 20 facce triangolari; il fuoco era identificato con il
Acqua = un corpo di fuoco
tetraedro e l'aria era identificata con lottaedro. Allora state attenti,
e due daria
perch se andiamo a vedere il numero di facce che corrispondono al
tetraedro, che come ho detto sono quattro facce triangolari e il
icosaedro = un tetraedro e
numero che corrisponde ad un ottaedro, che come dice il nome sono
due ottaedri
8 facce triangolari, ebbene se prendiamo un tetraedro e due ottaedri
abbiamo quattro facce per il tetraedro, 16 per i due ottaedri, perch
20
=
4 + 16
sono 2 x 8, allora 16+4 fa 20 e 20 diventa licosaedro. Ora questo
strabiliante, perch oggi noi sappiamo che la molecola di acqua, oggi noi diremo, fatta non di un corpo,
ma fatta appunto di atomi, un atomo di ossigeno e due atomi di idrogeno, la famosa formula H 2 O eccola
qui fatta in maniera geometrica, la stessa formula che oggi ancora noi ripetiamo da un punto di vista
chimico. Quindi vedete come leggendo Platone, gi si scoprono in nuce, in embrione le teorie che poi
diventeranno la scienza e poi la chimica moderna. Passiamo ora a cose pi vicino a noi, cio all'aritmetica e
alla geometria. Nei dialoghi di Platone si scoprono molti di questi risultati ed in particolare i dialoghi
aritmetici che sono il Menone, il Teeteto e Le leggi, riportano dei fatti, dei risultati, dei teoremi che
furono scoperti appunto dai greci e di cui brevemente vorrei parlare, per farvi vedere anche come nei
dialoghi filosofici, cio in quella che oggi viene considerata filosofia, quella che si insegna nei licei e
nell'universit,come filosofia, in realt ci fosse molta matematica, anzi non ci fosse nemmeno la distinzione
tra filosofia e matematica, come se fossero la stessa cosa. Nel Menone c' il problema delle radici quadrate,
nel Teeteto, il problema delle radici arbitrarie, cio radici non soltanto di 2, ma radici di 3, radici di 4 e
cos via e nelle Leggi c' un problema legato al fattoriale, che vediamo uno per uno adesso un pochettino
Aritmetica
pi nel dettaglio. Ora incominciamo col Menone: sul Menone c'
Menone: radici quadrate
poco da riflettere, c' poco da soffermarci, perch lo abbiamo gi
Teereto: radici arbitrarie
considerato abbastanza la scorsa volta quando abbiamo parlato di
Leggi: fattoriale
Pitagora; vi ricordo soltanto che questa la figura principale che
appare nel Menone, che questo triangolo rettangolare, che un triangolo particolare perch i due cateti,
cio la base e l'altezza sono due lati della stessa lunghezza, un triangolo un rettangolo equilatero in
questo senso. Il problema che si pone Menone o meglio che Socrate
pone allo schiavo, che rappresenta il personaggio di cui si parla nel
Menone, precisamente com possibile raddoppiare l'area di un
quadrato. La soluzione che lo schiavo trova in questo processo di
anamnesi, cio che Socrate gliela tira fuori praticamente dalla bocca
pezzo per pezzo, che per raddoppiare l'area d'un quadrato come
questo qui, bisogna costruire un quadrato sull'ipotenusa o diagonale.
Il Menone importante perch la prima testimonianza storica di una
dimostrazione. Voi direte, ma come la matematica non c'era prima di
greci? Certo, c'era matematica in Egitto, c'era matematica in
42

Babilonia e ce n'erano parecchi, ma non c'erano dimostrazioni. Il problema della dimostrazione, l'idea che
fosse necessario dimostrare i risultati che venivano in qualche modo indovinati o di divinati, l'idea che
bisognasse dimostrarlo un idea che risale probabilmente a Talette, verso 6oo a.C., ma noi non abbiamo
testimonianze storiche di dimostrazioni matematiche fino al Menone, cio per lappunto nel quarto secolo a.
C. Il Menone, questa storia del dialogo tra Socrate e lo schiavo, precisamente la prima registrazione di una
dimostrazione, in particolare di uno dei teoremo pi noti, cio una forma speciale del teorema di Pitagora.
Come dicevo, su questo abbiamo gi discusso la scorsa volta, ne abbiamo gi parlato e quindi meglio
invece che andiamo a vedere altre cose e in particolare questaltro aspetto che si trova nel Teeteto. Teeteto,
come vi ho detto, il nome di questo matematico che, tra le altre cose, dimostr che ci sono soltanto cinque
solidi regolari, i famosi cinque solidi platonici. Nel Teeteto, in questo dialogo platonico, lui il personaggio
principale, lui che parla, lui il protagonista del dialogo ed in particolare si racconta ad un certo punto di
questo problema, cio che la radice quadrata di un numero intero, che non sia un quadrato, un numero
irrazionale. Cosa vuol dire questo? La cosa innanzi tutto interessante gi da un punto di vista
matematico, quindi cerchiamo di capirla meglio, di affrontarla pi da vicino. Il disegno precedente, cio
il problema de l Menone, faceva vedere la diagonale di un quadrato;
ora se quel quadrato, noi supponiamo che abbia lato unitario, cio il
cui lato sia 1, ebbene la diagonale, sappiamo tutti per il teorema di
Pitagora, ha come lunghezza la radice di 2. Ora radice di 2, per il
grosso risultato a cui ho accennato prima, caus la crisi dei fondamenti
della matematica pitagorica, perch la radice di 2 un numero
irrazionale, cio che non si pu scrivere come rapporto di due numeri
interi. Ebbene, ci che Teeteto dimostr, fu che in realt questo
vero, non soltanto per la radice quadrata di 2, ma vero anche per la
radice di 3, vero per la radice di 5, di 6, di 7, di 8, di 10, di 11, di 12
e cos via, cio vero per la radice quadrata di qualunque numero intero che non sia ovviamente gi un
quadrato, cio nel caso di 4 chiaro che la radice di 4 2, nel caso di 9 la radice quadrata di 9 3, nel caso
di 16 la radice quadrata di 16 4 e cos via, ma a parte i numeri che sono gi dei quadrati e cio 4, 9, 16, 25
e cos via, le radici di ogni altro numero provocano dei numeri irrazionali, cio diventano dei numeri
irrazionali. Ora la cosa interessante che nel Teeteto c' anche una testimonianza storica, perch si dice che
Teeteto fu colui che dimostr questo teorema e che prima di lui si sapeva soltanto che il risultato era vero,
cio che la radice di un numero che non sia un quadrato irrazionale soltanto per numeri fino a 17, come
mai fino a 17 ? Questo non lo sa nessuno, ma si suppone che il motivo fosse nascosto nella figura che sta al
fondo della slide, cio se noi prendiamo il primo triangolo, qui raffigurata la radice di 2 , poi la radice di 3
con il secondo triangolo, poi la radice di 4, poi la radice di 5 e cos via e se facciamo tutta la spirale ad un
certo punto concludiamo la spirale con la radice di 17. Il problema che quando arriviamo a 17 non si pu
pi fare da un punto di vista geometrico la figura, bisognerebbe incominciare a scrivere sulla sabbia oltre
questa spirale, cio la spirale si avvolge su se stessa; quindi si pensa che, il motivo per il quale prima di
Teeteto si sapesse che la radice di un numero che non fosse quadrato era irrazionale soltanto fino al 17,
forse proprio questo perch si aveva unidea geometrica della cosa, mentre invece probabilmente Teeteto
dimostr la cosa in maniera aritmetica, cio fece un passo avanti. La dimostrazione di questo risultato
Platone non ce la dice, ci dice solo che Teeteto trov il risultato, comunque questo una conseguenza,
una testimonianza del fatto che Platone conoscesse effettivamente molta matematica. Invece questa una
curiosit che si trova nelle Leggi, quel famoso dialogo di cui vi ho detto prima, il pi lungo dialogo fra
quelli platonici: ad un certo punto Platone si pone il problema di come dividere un appezzamento in parti,
perch? Ma perch ovviamente sarebbe interessante riuscire a dividere un appezzamento in un numero di
parti che avesse molti divisori, cosicch quando c' bisogno di fare eredit, per esempio di smembrare
quest'appezzamento, lo si pu fare in tanti modi diversi. Ebbene, ad un certo punto, in questo dialogo
Platone considera il numero 5040. Dice che sarebbe interessante che un appezzamento avesse area 5040 m2
Leggi
oppure acri e cos via. Come mai 5040? Se ci pensate per un
5040 = 1x2x3x4x5x6x7
momentino forse vi trovate anche voi la soluzione; 5040 non

43

= 24 x32 x5x7
nient'altro che il prodotto di tutti i numeri fino a sette, cio di
Divisori = 5x3x2x2 1 = 59
1 x 2 x 3 e 4 x 5 x 6 x 7, quello che i matematici chiamerebbero
oggi il fattoriale di sette, che viene scritto come 7!, cio 7 con un punto esclamativo, che non una
affermazione, ma semplicemente un modo per scrivere appunto questo prodotto. Ebbene, se voi guardate
questo prodotto, qui c' un 2, poi ci sono altri 2 nel 4 e poi ce ne ancora uno nel 6, quindi il prodotto dei 2
2 4; poi abbiamo il 3 che compare una volta nel 3 e unaltra volta nel 6 e quindi il prodotto dei 3 3 2 ; poi
abbiamo un 51 e poi 71. Se voi andate a vedere quanti sono i possibili divisori di questo numero, ebbene ce
ne sono cinque, perch qui c' un 2 esponente 4, poi ce ne sono altri tre perch c un 3 con esponente 2, poi
ce ne sono altri due che derivano dal fatto che abbiamo un 5 ed un 7 hanno esponente 1, cio ogni volta che
c' un esponente c' un divisore in pi e quindi ci sono tutti questi quadrati meno uno, perch ovviamente il
numero stesso 5040 non ci interessa come divisore. Ebbene, questo numero 59. Io ho fatto tutti i conti, per
lappunto ve lo fatto vedere, il numero dei divisori di 5040 59, ebbene lo sapeva anche Platone. Platone
non dice com arrivato a questo risultato, per dice che bene prendere gli apprezzamenti di area 5040,
perch li si possono dividere in 59 modi diversi e quindi sono apprezzamenti che si prestano molto bene
all'eredit e allo smembramento. Quindi vedete come e non a caso tra laltro che questo veniva appunto fatto
nelle leggi, perch bisognava imporre con una legislatura queste misure. Passiamo ora finalmente a cose che
sono pi vicine a quelle di cui dovremo interessarci in questo corso, cio la logica. Ebbene i dialoghi logici
di Platone sono parecchi, questi sono i pi importanti: il Cratilo, il Teeteto di nuovo, perch uno dei
dialoghi pi importanti che parlano di argomenti scientifici, il Sofista e la Repubblica nuovamente, uno dei
grandi dialoghi. Andiamo a vedere quali sono stati, non soltanto in ciascun dialogo, ma nella loro
Logica
globalit le innovazioni, le scoperte di Platone per quanto riguarda
Cratilo
la logica. Ebbene la prima scoperta importante fu che Platone cap
Teeteto
come bisognava intendere la negazione. Ho scritto nella slide contro
Parmenide, che questo signore raffigurato in questa statua, nel senso
Sofista
che Parmenide credeva che la negazione fosse qualche cosa di
Repubblica
contraddittorio. Chi di voi ha studiato filosofia, anche al liceo per
esempio o nelle scuole superiori, si ricorder che Parmenide aveva
un problema col non essere e pensava che il non essere fosse
qualche cosa di contraddittorio perch il non essere, se ci fosse,
sarebbe da una parte qualche cosa che e dall'altra parte qualche
cosa che non , quindi ci sarebbe questa contraddizione. . Platone
cap che la negazione nel modo in cui la usava Parmenide era una
negazione sbagliata. Si trattava di una negazione assoluta che non
aveva senso, bisogna considerare soltanto negazioni relative, cio
dire delle cose non che sono o non sono, ma che sono qualche
cosa, che hanno certe propriet o che non hanno quella propriet; per esempio una rosa pu essere rossa, ma
una rosa che non rossa, non significa che non c' come rosa, ma semplicemente che ha un colore diverso
dal rosa. Questo oggi ci appare talmente lapalissiano che si pu sembrare strano che qualcuno lo abbia
anche pensato. Il problema che ci appare lapalissiano perch questo diventato il nostro modo di pensare
e questo modo di pensare si scopre appunto nei dialoghi platonici dedicati alla logica, quindi in particolare
abbiamo questo primo avanzamento, la scoperta della negazione. Successivamente direi soprattutto nel
dialogo i sofisti, contro i sofisti Platone introdusse quello che oggi noi chiameremo principio di non
contraddizione, cio il fatto che non possibile negare e affermare nello stesso tempo una stessa cosa. Ora,
oggi di nuovo, moltissime persone lo fanno nei tribunali, nei parlamenti, tipico degli avvocati, tipico dei
politici fare queste cose sistematicamente, dire una cosa e immediatamente dopo negarla, ma questo, tutti
noi sappiamo, qualche cosa che va contro la logica. All'epoca non lo sapevano tutti, anzi Platone stato il
primo che ha scoperto, per lappunto, che ci volesse, ci fosse bisogno di questo principio di non
contraddizione. I sofisti invece non lo sapevano o perlomeno facevano finta di non saperlo e quindi
basavano il loro insegnamento su questo atteggiamento dialettico, un momento si diceva una cosa , un
momento dopo si diceva lesatto contrario di quella e ovviamente,allora qualunque ragionamento
funzionava o nessun ragionamento funzionava, perch se non c' il principio di non contraddizione l'intera
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impalcatura della logica crolla. Quindi questi sono i due risultati principali diciamo di Platone, ma c' un
altro risultato che in genere viene attribuito ad Aristotele e in realt si trova gi in parecchi dei dialoghi di
Platone, cio la definizione della verit. Detta oggi, la definizione di verit fa quasi venire mal di testa.
Che cosa vero, dice Platone? E vero dire di ci che che e dire di ci che non che non , cio
Definizione di verit
vero tutto ci che viene detto e che in realt si accorda con
Vero
ci che succede effettivamente nel mondo. E che cos' falso?
= dire ci che che
L'esatto contrario falso dire di ci che che non e dire
= dire di ci che non che non
di ci che non che , cio in altre parole non possibile
parlare in maniera veritiera, cio si dice il falso quando si dice il contrario di ci che effettivamente succede.
Ora, di nuovo, questa una cosa lapalissiana che per si pensa, si pensava quasi sempre, sia stata scoperta
da Aristotele, mentre invece gi nei dialoghi di Platone c. Quindi vedete come tra il principio di non
contraddizione, tra il fatto che Platone scopr l'uso corretto della negazione e il fatto che scopr la
definizione di verit, anche soltanto queste cose, soltanto tra virgolette, sarebbero sufficienti a fare di
Platone un grandissimo logico e un grandissimo matematico. Non soltanto questo che Platone fece,
Platone incominci a isolare la struttura linguistica e a cercare l'analisi logica, l'analisi logica che distingue,
da una parte il soggetto e dall'altra parte il predicato, che distingue da una parte il senso, cio come
vengono dette le cose e dall'altra parte il significato, cio che cosa viene detto e infine che distingue da una
parte il nome il nome e dallaltra parte la cosa. Anche queste sono
cose molto difficili da distinguere, perch all'epoca il linguaggio
aveva una valenza magica, parlare e fare erano praticamente la
stessa cosa, le formule magiche, le preghiere che ancora oggi molti
di noi recitano per ottenere qualche cosa, l'idea che sia possibile
cambiare il mondo semplicemente parlando, ebbene queste cose
erano ancora confuse all'epoca. Platone capii benissimo la
differenza tra le cose che stanno nel mondo e i nomi che invece
stanno nel linguaggio, quindi effettivamente questo grande
risultato. Cap inoltre anche il principio di identit, il fatto che le
cose sono uguali a se stesse e sono diverse da tutte le altre e su
questa identit, nel Timeo, tra laltro, Platone pone in realt i fondamenti dell'universo, cio sostiene che il
Identit
mondo effettivamente fu plasmato dal demiurgo, fu modellato dal
Origini del mondo
demiurgo sulla base del principio di identit, che quello che ho
Ogni cosa uguale a se stessa scritto qui sopra e qui sotto, ogni cosa uguale a se stessa. Che altro
fece Platone nei suoi dialoghi logici? Fece una cosa molto importante,
che di nuovo oggi quasi una scoperta per coloro che la conoscono,
cio che questa scoperta gi si trova nei dialoghi platonici e fu quella
che oggi viene chiamato l'albero di Porfirio. L'albero di Porfirio
in maniera figurata rappresentato nella slide sulla destra in alto, cio
semplicemente il cercare di dare la definizione di un qualche
oggetto, incominciando a dividere per casi . Ancora oggi in genere si
dice i casi sono due, cio uno e tutti gli altri ovviamente. Ebbene questa la cosiddetta divisione
dicotomica, cio una divisione binaria in cui le cose vengono distinte tra quelle che hanno una certa
propriet e quelle che non ce l'hanno e poi all'interno delle cose che hanno una certa propriet, una seconda
divisione distingue le cose che hanno quella seconda propriet da quelle che non ce l'hanno e cos via.
Ebbene questo modo di indagare che appunto Platone identificava con l'arte della dialettica, che noi oggi
chiamiamo albero di Porfirio quella che i logici chiamano la forma normale disgiuntiva delle
proposizioni ed precisamente un tentativo di dare definizioni di qualche oggetto, cercando di andare ad
analizzare tutti i possibili casi che possono capitare e cercando di mettersi nell'unico ramo di questo albero
che appartiene alla cosa di cui si sta parlando. Naturalmente la cosa pi importante che Platone fece e che da
un punto di vista sia logico che matematico e filosofico, che oggi ancora c lo ricorda, la famosa teoria
delle idee, che qui viene scherzosamente rappresentata attraverso la
lampadina che si accende. Ovviamente le idee platoniche non sono quel
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tipo di idee l, non sono le idee quando noi diciamo: ah, me venuta un idea!, ma sono cose un pochettino
diverse. Oggi noi diremo che le idee sono il tentativo platonico di capire la differenza tra unit e
molteplicit, cio il fatto che le cose in qualche modo quando le si guarda da un certo punto di vista,
appaiono come un tutto unico e che poi invece quando si vada ad analizzarle appaiono come un qualche
cosa che molteplice. Per esempio un Parlamento: il Parlamento ovviamente un'entit astratta, un'idea, per
lappunto, che una unit quando si parla del Parlamento, non a caso si usa l'articolo determinativo, il
Parlamento, uno Parlamento. quando per si va a vedere dentro il Parlamento, si vede che questo
Parlamento costituito di parlamentari e dunque c anche questa molteplicit, ad esempio in Italia abbiamo
circa un migliaio di parlamentari tra deputati e senatori. Ecco questa divisione, questa dicotomia,
quest'alternanza di modi di vista, che guardano uno stesso oggetto, uno stesso argomento da due punti che
sono complementari, che sono distinti, ma anche legati, cio da una parte l'unit, che fa s che quelloggetto
sia un oggetto e dall'altra parte la molteplicit, che ci dice come quell'unico oggetto costituito di parti, cio
il tutto e le parti sono precisamente le due distinzioni importanti che Platone fece nella sua teoria delle idee.
La teoria delle idee era praticamente una teoria di natura matematica che questoggi invece viene
contrabbandata, insegnata come una teoria filosofica, anche un pochettino strana, un pochettino metafisica,
ma in realt idea in greco voleva dire semplicemente forma. La parola greca eids e eids vuole dire
precisamente forma, cio quello che Platone voleva fare era cercare di fare una teoria degli oggetti
matematici. Platone si pone la domanda espressamente in tanti dialoghi, ma soprattutto nei dialoghi logici,
in particolare nella Repubblica, che un po' la summa del suo pensiero, in cui la teoria dell'idee ha la sua
formulazione quasi definitiva, ebbene la domanda fondamentale che un filosofo dellepoca, la cui filosofia
come abbiamo detto agli inizi era praticamente coincidente con la matematica, la seguente: che cosa sono
gli oggetti della matematica? Ho detto agli inizi che gli oggetti della matematica dell'epoca di Platone erano
gli oggetti geometrici, perch i numeri erano stati un po' accantonati dopo il problema pitagorico, dopo la
scoperta degli irrazionali, perci Platone si pone la domanda che cosa sono gli oggetti geometrici, perch
quella era per lui la matematica. Tra gli oggetti geometrici prendiamo per esempio un triangolo, ebbene noi
possiamo fare la figura di un triangolo, prima abbiamo visto alcuni triangoli che componevano dei solidi
platonici, per i triangoli che noi facciamo, i triangoli che noi disegniamo sulla carta o loro greci
disegnavano sulla sabbia, erano ovviamente e sono triangoli imperfetti. Se noi andiamo a vederli col
microscopio, se cerchiamo di allargare le loro dimensioni, vediamo che le linee che dovrebbero essere rette
in realt non sono proprio perfettamente rette, gli angoli che dovrebbero essere uguali, magari non sono
perfettamente uguali e cos via. Allora queste figure non sono certamente ci di cui parla la matematica e la
geometria, perch la geometria si interessa di enti astratti, non delle loro rappresentazioni concrete sulla
sabbia, sui fogli o sullo schermo e cos via. Allora la domanda platonica era, per lappunto, ma allora che
cosa sono queste figure geometriche? E la risposta che Platone si d precisamente quella che oggi di
nuovo lapalissiana, perch noi labbiamo semplicemente interiorizzata e l'abbiamo imparata, cio abbiamo
imparato semplicemente a pensare in questi termini. La risposta : il triangolo non il particolare triangolo
che si trova disegnato o che noi cerchiamo di disegnare, ma ci che c' di comune a tutti questi triangoli,
cio la loro forma ed in greco, per lappunto ripeto, sottolineo, forma si diceva eids, cio l'idea del
triangolo ci di cui parlano i matematici e non le concretizzazione reali dei triangoli nel mondo quotidiano
ed ecco che questa teoria delle idee divenne il fondamento di una metafisica. Per Platone il triangolo che c'
quaggi sul mondo, che c' quaggi sulla sabbia, sul foglio qualche cosa che in qualche modo la
proiezione del triangolo che sta lass, tra virgolette, nei cieli, cio la forma perfetta che quando viene
proiettata nel nostro mondo diventa imperfetta, perch si adatta a quello che la realt. Ed ecco allora di qui
il famoso mito della caverna, cio che noi vediamo queste ombre, crediamo che queste ombre, cio le
proiezione delle cose siano le cose stesse e non capiamo che dietro a queste proiezioni in realt c' ci che
viene proiettata, cio l'idea astratta. Ed ecco che allora l'idea metafisica in qualche modo si decostruisce e si
capisce anche meglio, parlando da un punto di vista matematico, che cosa Platone aveva in mente. Questa
teoria delle idee poi confluir nella grande sintesi della matematica di fine 800 e inizio 900, cio in quella
che viene chiamata la teoria degli insiemi di Cantor, Frege di cui abbiamo accennato in una delle lezioni
introduttive, sui quali torneremo quando parleremo di questi personaggi. Per concludere questa lezione su
Platone volevo in qualche modo dire che Platone non ha fatto soltanto cose corrette, ma questo non
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importante perch Platone non era un dio, era un filosofo, era qualcuno che aveva capito molte cose, ma
certe cose non le aveva capite. In particolare ci sono degli errori nella filosofia platonica e c' un errore che
lui fa sistematicamente in quasi tutti i dialoghi e qui c' un esempio, la frase che dice se l'anima
temperante buona, l'anima non temperante cattiva. Se voi ci pensate un momento, questo quello che
Errori
i logici chiamerebbero un non sequitur, perch se l'anima
Se lanima temperante buona,
temperante, cio l'anima che agisce nei modi propri dell'etica,
lanima non temporanea cattiva
cio secondo il giusto mezzo, buona, allora se abbiamo di
fronte qualche cosa che non buona, possiamo dedurre da ci che l'anima non temperante, ma il fatto che
l'anima non sia temperante, non significa che questa cattiva, cio non deriva dalla frase precedente. La
stessa cosa che dire se piove esco con l'ombrello, questo non vuol dire che se non piove, non esco con
l'ombrello, ma ho voluto soltanto dire che, se non sono uscito con ombrello, allora non piove, perch ogni
volta che piove esco con ombrello. Bene, quindi questo per dire che effettivamente ci sono degli errori
anche in Platone, ma la nostra lezione finita.

LEZIONE 6: Una metafisica liceale


Benvenuti ad una delle lezioni pi importanti della logica matematica. Nelle precedenti lezioni abbiamo anzi
tutto introdotto l'argomento e poi nelle ultime due abbiamo parlato di due grandi personaggi, Pitagora da una
parte e Platone dall'altra. Pitagora stato un grandissimo matematico, forse il primo grande matematico della
storia greca, matematico universale in questo senso e Platone stato forse il primo grande filosofo universale
del pensiero greco, per di tutti e due abbiamo in qualche modo parlato anche di altri contributi, in
particolare della matematica di Pitagora e della filosofia di Platone, che era una filosofia prettamente
matematica che ha dato anche dei contributi sostanziosi e sostanziali alla logica matematica, ma quando si
parla di logica matematica o pi in generale della logica e quando si parla della logica greca il nome che
viene subito in mente ovviamente quello di Aristotele, perch considerato ancora oggi, praticamente
2500 anni dopo, il pi grande logico che sia mai esistito. Aristotele stato un sistematore, stato un
innovatore, ha portato degli enormi contributi e questo oggi cercheremo di rivedere e di spiegare insieme.

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La nostra lezione si chiama una metafisica liceale in maniera un pochettino scherzosa, per sottolineare due
degli aspetti della vita e dell'opera di Aristotele. Una delle sue opere pi importanti la metafisica, forse
la novit pi rilevante da un p. di v. logico, per in uno di capitoli o libri, come si chiamavano allora, cio il
libro quarto, il cosiddetto libro gamma della metafisica, ci sono dei contributi essenziali che tra breve
cercheremo di ricordare e oltre questo grande libro anche nel il Liceo . Il liceale non ovviamente un
aggettivo denigratorio, non ho inteso dire che in realt la metafisica di Aristotele era semplicemente cose da
liceale, il Liceo era la Scuola che Platone fond, ma prima di arrivare a questi sviluppi cerchiamo di
inquadrare meglio la sua figura sia come studente, sia nei primi passi della sua carriera di insegnante.
Aristotele si situa anche lui, nel quarto secolo a.C., nacque nel 384, mor nel 321 ed questo signore nella
slide che fu immortalato nella Scuola di Atene di Raffaello. Ebbene agli inizi della sua carriera da studente,
come spesso succede a tanti che poi diventeranno professori, and a scuola. Vedete nella slide che tra i 367 e
347, per venti anni, Aristotele stava a scuola, non come si farebbe oggi, come fanno i nostri allievi, stanno a
scuola venti anni per prendere una laurea, ma semplicemente perch prese quello che sarebbe l'equivalente
all'epoca del titolo di studio e poi incominci a fare l'assistente, noi

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diremmo oggi, di Platone. Era allievo di Platone all'Accademia, a


questa grande Scuola che all'epoca era lunica Scuola che esisteva
o la pi grande Scuola che esisteva ad Atene. Era stata fondata da
Platone stesso, si chiamava Accademia in onore dell'eroe
Accademo, ebbene Aristotele fu praticamente l'allievo prediletto di
Platone e lui stesso sperava, che alla morte di Platone, avrebbe
potuto succedergli alla guida dell'Accademia e infatti per venti
anni lavor col maestro, impar ci che Platone aveva da
insegnare e non era poco ovviamente. Ricordatevi anche, tra
l'altro, che una buona parte dell'insegnamento platonico avveniva
oralmente e quindi effettivamente Aristotele pot abbeverarsi
direttamente alle fonti dell'insegnamento platonico. Quando per Platone mor il suo sogno di diventare
direttore, rettore diremo noi oggi, della Scuola dell'Accademia, non si avver e quindi Aristotele fu costretto
ad andarsene da Atene, girovag per un po' di tempo, ma poi trov
lavoro, trov lavoro perch suo padre era amico del re di Macedonia;
questo re di Macedonia aveva un figlio, questo figlio aveva bisogno di
studiare da re, come si dice, si chiamava Alessandro il Macedone,
nientepopodimeno. Ecco che per cinque anni, tra il 342 e il 347,
Aristotele insegn, fece il tutore di quello che poi sarebbe diventato
Alessandro Magno, ma che all'epoca era semplicemente il principe
ereditario Alessandro il Macedone. Aristotele non fu un'insegnante
qualunque per Alessandro, anzi oggi noi possiamo dire che, se
effettivamente Alessandro diventato quello che diventato, stato
grazie ad Aristotele o per colpa, a seconda di come lo si voglia
vedere, se uno pacifista o guerrafondaio, perch Aristotele gli
install nella mente, gli insegn lidea che la cultura greca era la
vera cultura, la cultura con la C maiuscola ed era una cultura che
aveva un destino di potenza, diremmo noi oggi dopo il 900, cio
aveva una tale grandiosit ed era cos profonda che aveva quasi il
diritto di potersi espandere per il mondo intero e di diventare la

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cultura del mondo. Ebbene Alessandro impar queste cose, impar da Aristotele soprattutto la cultura greca,
la filosofia greca, la filosofia platonica e Aristotelica e poi incominci a mettere in pratica, a concretizzare il
sogno del maestro, cio si mosse, incominci a conquistare il paese vicino, and fino all'India, come sapete,
and fino in Egitto, il suo impero enorme fu veramente la prima realizzazione di questo ideale di conquista
culturale, oltre che militare ovviamente del mondo, da parte dei greci. L'impero, come sapete tutti, dur
poco, perch Alessandro mor giovane, all'et di trent'anni o poco pi; per in realt Aristotele lasci
l'impronta attraverso questo suo pupillo nella storia, ma ovviamente quello che a noi interessa non la storia
militare e la storia politica, ma la storia delle idee, la storia della filosofia e qui Aristotele viene ricordato
allo stesso modo in cui in politica si ricorda oggi o nella storia si ricorda Alessandro Magno, stato un
conquistatore anche lui, ma non conquistatore di terreni, bens conquistatore di idee. Vediamo da vicino che
cosa successe subito dopo. Ritornato ad Atene nel 335 a.C., finalmente Aristotele pot coronare il suo sogno
di diventare rettore, ma non rettore dell'Accademia, perch l'Accademia continu ad esistere e fu una Scuola
alternativa, in qualche modo a quella che fond Aristotele, che invece si chiamava Il Liceo. Anche qui, il
nome deriva semplicemente dal fatto che era in un parco dedicato ad Apollo licio. Vedete qui, alcuni
studenti che non sono ovviamente studenti del liceo di Aristotele, ma questa lidea, perch questi capelli
che oggi identificano gli studenti delle universit americane sono in realt il simbolo di quello che Aristotele
fece effettivamente; l'Accademia ovviamente era una scuola di quelle che oggi noi chiameremo liceali,
ebbene invece il liceo di Aristotele fu veramente la prima universit e addirittura la prima facolt di scienze,
perch Aristotele insegnava praticamente tutte le materie; insegnava la fisica, la biologia, la filosofia
naturalmente e cos via. Era effettivamente il maestro, il tutore, era
il professore tra l'altro, faceva quasi tutti i corsi lui, per aveva
naturalmente una gran numero di assistenti che sguinzagli a fare
ricerche e moltissimi dei suoi libri, i libri che oggi ci rimangono di
questa sterminata opera, che l'opera di Aristotele, sono costituiti
dagli appunti delle lezioni che Aristotele teneva e dalle ricerche,
oggi diremmo, dai lavori che venivano pubblicati degli studenti di
questo grande Liceo. Ebbene le opere di Aristotele che ho appena
citato sono una cosa enorme veramente; si dice che sono state
calcolate addirittura il numero di righe di cui esse si compongono,
sono quasi mezzo milione di righe di lavoro. Ora vedete qui nella
slide due parole che si ripetono, di cui cio ne abbiamo gi parlato a proposito di Pitagora, le abbiamo
ripetute a proposito di Platone e anche nel caso di Aristotele c'e questa divisione fra l'insegnamento
esoterico e l'insegnamento essoterico. Ricordate l'insegnamento essoterico, oggi praticamente le conferenze
divulgative, era quello dedicato a quelli che i greci chiamavano gli acusmatici, cio gli uditori cio il
professore che va, spiega in parole povere, come diremmo noi o forse attraverso metafore letterarie, per in
maniera discorsiva, ci che in realt si fa dietro le quinte. Dietro le quinte invece si facevano appunto delle
cose esoteriche, cio nascoste, per iniziati e gli esoterici erano coloro che non erano soltanto uditori, ma
coloro che anche volevano apprendere, gli apprendisti che i greci li chiamavano matematici, cio la parola
matematica deriva precisamente da questo, cio dal fatto che i matematici erano gli apprendisti del sapere
che non veniva divulgato, non veniva detto a tutti, anche perch
aveva una certa complicazione, ma veniva soltanto discusso nelle
cerchie interne. Ebbene di queste opere che Aristotele scrisse, ce ne
furono di esoteriche e ce ne furono di essoteriche. Aristotele
esattamente come Platone scrisse una grandissima quantit di
dialoghi. Alcuni di questi dialoghi erano ancora considerati al tempo
dei romani come delle cose veramente ispiratrici. Addirittura
Cicerone ci racconta di aver letto un dialogo di Aristotele che oggi
perduto, che si chiama il protrepticon e di aver dedotto o ricavato
dalla lettura di questo dialogo lispirazione anche per la sua carriera
politica, per le idee etiche che poi profess nella sua vita. Ebbene tutte queste opere essoteriche di Aristotele
sono andate perdute. Oggi noi non abbiamo pi nulla di divulgativo di Aristotele stesso, ci che lui scrisse
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per il pubblico, per la gente, ci che scrisse di divulgativo andato perduto. Cosa ci rimane delle opere di
Aristotele? Purtroppo per un motivo che spiegher tra breve, ci rimangono soltanto le opere esoteriche. E
come se oggi di Einstein, per esempio, ci rimanessero soltanto i lavori scritti della relativit, della meccanica
dei quanti, eccetera, ma non quelle grandi opere di divulgazione che sono poi quelle che hanno fatto
conoscere Einstein al grande pubblico, perch il pubblico ovviamente non si mette a leggere gli articolo
tecnici, gli articoli dove ci sono i calcoli matematici, si mette a leggere le spiegazioni pi in generale. Ebbene
di tutto quello che Aristotele scrisse in questo campo, appunto delle opere esoteriche, non rimane pi nulla,
rimangono soltanto pi le cose che sono state prese, gli appunti che sono stati presi dagli studenti, i suoi
appunti per le lezioni. In effetti quando si leggono queste opere di Aristotele purtroppo la cosa si vede; la
differenza tra Platone e Aristotele sta proprio in questo, che di Platone ci sono rimaste soltanto le opere
esoteriche, soltanto le opere di divulgazione, cio soltanto le opere che ha senso leggere e che diverte
leggere, mentre di Aristotele ci sono rimaste soltanto le altre, cio soltanto le opere dure per cos dire,
soltanto le opere di ricerca, che ovviamente passano di moda molto velocemente. Anche oggi leggere, agli
inizi del 2000, le ricerche fondamentali, ma originali dei grandi fisici, per l'esempio del 900, una cosa che
fanno ormai soltanto gli storici, perch il linguaggio passato, le cose si possono fare pi facilmente in un
altro modo, eccetera e quindi leggere gli originali qualche cosa che non serve pi, diciamo cos, a
trasportare questo sapere. Purtroppo di Aristotele, come dicevo, c' rimasto solo quello e quello dobbiamo
sorbire, c' poco da fare, ma in queste opere esoteriche, cio in questi appunti di lezioni, in questi lavori di
ricerca, c' veramente una miniera e soprattutto c' anche una miniera di cose logiche. Ora incominciamo
anzi tutto a parlare di ci che successe nel primo grande libro che Aristotele scrisse, cio la metafisica.
La metafisica di nuovo un nome che oggi viene usato spesse volte, si chiama metafisica tutto ci che ha a
Metafisica
che vedere con qualche cosa che al di l del mondo fisico, metafisica
(Libro IV)
significa per lappunto questo, oltre la fisica, per all'epoca metafisica
Assiomi dellessere
voleva dire una cosa molto pratica, cio quando Aristotele mor e i suoi
allievi, i suoi esecutori testamentari, diremmo oggi, misero in ordine le sue opere, arrivati ad un certo punto,
pubblicarono le opere di fisica e poi ci fu una collezione di opere che veniva dopo quelle di fisica, non
sapendo come chiamarle, perch in realt si parlava di molti argomenti separatamente ed era un po'
un'accozzaglia di cose diverse, di libri di diverse ispirazioni, allora i suoi esecutori chiamarono questa opera
la metafisica, cio l'opera che viene dopo la fisica. Ed ecco, vedete, come i nomi a volte prendono un loro
sapore e una loro identit diversa. Oggi metafisica vuol dire una cosa completamente diversa, vuol dire
appunto ci di cui si parlava in quelle opere che venivano dopo la fisica. In particolare, lo gi citato prima,
nella metafisica c un libro che veramente importante dal punto di vista logico ed il cosiddetto libro
quarto. Anche la metafisica stessa un insieme di opere, 12-13, una dozzina di opere separate, scritte in
periodi diversi della vita di Aristotele, non tutti scritti da lui, alcuni appunto scritti dai suoi studenti; quindi
un'opera molto difficile che oggi nessuno leggerebbe dall'a alla zeta, perch non ha nemmeno una sua unit,
ma per coloro che si interessavano di logica, il libro quarto, che poi si chiama libro, ma che in realt un
piccolo capitolo, un fascicolo, in realt nelle libro quarto si trovano quelli che oggi vengono chiamati gli
assiomi dell'essere, cio le due propriet fondamentali dellessere. Ricordatevi che ovviamente stiamo
parlando degli albori del pensiero greco e agli inizi del pensiero greco c'era in effetti questa divisione tra due
visioni della vita o del mondo completamente diverse, da una parte Eraclito e dall'altra parte Parmenide.
Eraclito sosteneva, come tutti forse ricorderanno, che il mondo un continuo divenire, il motto famoso di
Eraclito era panta rei, cio tutto scorre e la metafora, l'immagine che Eraclito ci ha lasciato, cio che non si
entra mai due volte nello stesso fiume, perch nel momento in cui noi rientriamo nello stesso fiume, il fiume
cambiato, il fiume scorso, l'acqua non pi la stessa e cos via, ebbene questa una visione del mondo,
ma la visione pi naturale, forse non per noi, che ci siamo abituati ad un'altra visione a cui arrivo tra un
momento, ma la visione pi intuitiva. Se noi guardiamo il mondo intorno a noi effettivamente questo
mondo un mondo in continuo divenire, in continuo cambiamento, noi stessi ci guardiamo allo specchio
tutti i giorni e notiamo che incominciano ad arrivare le rughe, incominciano a diventare i capelli bianchi, la
barba bianca e cos via, si cambia, ci nascono i figli, ci muoiono i genitori e cos via, quindi effettivamente il
mondo in cambiamento. Ebbene per ad un certo punto si taglia, oggi potremmo dire, perch vicino a
Napoli, ad Elea, arriv una filosofia contrapposta a quella di Eraclito, cio la filosofia di Parmenide che era
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la filosofia dell'essere. Parmenide disse, pens e propagand queste sue idee. Sostenne che dietro a questo
divenire che l'apparenza, quello che ci sembra che il mondo sia, in realt il mondo statico, c' un essere
che l fermo, che non il divenire, ma appunto semplicemente un essere, con la E maiuscola. L'idea di
questo essere, l'idea che il mondo potesse essere costituito non da eventi fluenti, ma da cose, da oggetti
statici, ebbene fu da qui che part, diciamo cos, il pensiero occidentale, perch la scienza oggi si basa
proprio sulla visione di questo genere, cio il fatto che il mondo sia fatto di oggetti, questi oggetti sono l, si
pu cambiare, ci sono dei cambiamenti, ma sono dei cambiamenti apparenti, qualche cosa rimane, la
sostanza dietro questo cambiamento. Ebbene, quali sono i principi fondamentali di questo essere? chiaro
che nel momenti in cui la filosofia viene in essere una filosofia in divenire, se cos possiamo dire, ebbene nel
momento in cui si crea, nasce una filosofia, i concetti sono ancora un pochettino sfumati, sono anche
nebulosi, bisogna cercare di andare a capire effettivamente che cosa ci sta dietro. Il primo che riusc forse
effettivamente a dare concretezza e anche dare una certa coerenza logica alla filosofia di Parmenide fu
proprio Aristotele, con quelli che oggi si chiamano gli assiomi dell'essere. Gli assiomi dell'essere sono
principalmente due, che adesso vi ricordo: il primo il principio di non contraddizione: non possibile,
per una stessa proposizione, che questa proposizione sia in uno stesso momento sia vera che falsa.
Principio di
Ora pensate che, nel caso della filosofia del divenire, il principio di
non contraddizione non affatto un principio n ovvio n vero,
non contraddizione
Non (A e non A)
perch abbiamo detto prima, non si entra mai due volte nello stesso
fiume, perch il fiume un giorno pu essere per esempio calmo e il giorno dopo pu essere invece
minaccioso, perch c' stato un temporale, quindi dire che il fiume o calmo o non calmo e che non pu
esser tutte due queste due cose insieme, non ha senso, perch il fiume pu essere benissimo sia calmo che
non calmo in momenti differenti della sua storia. Quando invece si pensa non a cose in divenire, ma a cose
statiche, ecco che allora non si pu pi dire, non si pu pi predicare di uno stesso oggetto, in uno stesso
momento, una propriet e la sua negazione. Questo fu il primo grande risultato della filosofia aristotelica,
ovviamente queste cose erano gi sottintese in lavori di altri, in particolare quelli sia di Parmenide che di
Platone. Per Aristotele fu il primo che effettivamente fece un'analisi sistematica di questi principi e li isol
appunto stabilendo che erano alla base della filosofia dell'essere, della filosofia di Parmenide. Il secondo
grande principio, l'altra faccia della medaglia di questi assiomi dell'essere, quello che viene chiamato
il principio del terzo escluso. I latini lo chiamavano tertium non datur, cio non esiste un terzo caso
Principio del
e se non esiste un terzo caso, il terzo caso escluso, perci si chiama
terzo escluso
anche terzo escluso perch non c' un terzo caso, ce ne sono soltanto
A o non-A
due. Quali sono questi due? Eccoli qui espressi in forma simbolica, cio
una proposizione vera o la sua negazione vera, cio la proposizione falsa. Il terzo escluso significa
semplicemente che quando si parla di logica alla maniera di Aristotele e alla maniera di Parmenide e non alla
maniera di Eraclito per esempio, si pensa a vero e falso come le due uniche possibili alternative. Una
proposizione o vera o falsa, non pu essere tutti e due per il principio di non contraddizione e deve
essere almeno una delle due per il principio del terzo escluso. Ed ecco che si incomincia a delineare nella
metafisica di Aristotele l'idea fondamentale di quella che poi diventer la logica classica che si chiama
classica non a caso, perch da allora diventata la logica quotidiana, quella su cui poi si basa la matematica,
la scienza moderna e cos via. Quindi questa doppia alternativa, c la verit e c la falsit, verit e falsit
sono contrapposte fra di loro e di fronte ad una proposizione, che abbia senso e che sia una proporzione
compiuta, si possono presentare soltanto due alternative, queste due alternative sono o che la proposizione
sia vera o che la proposizione sia falsa e una delle due alternative deve succedere effettivamente e questo il
principio del terzo escluso, tutti e due insieme non possono succedere e questo il principio di non
contraddizione. Questo il fondamento, diciamo cos, che Aristotele nel libro quarto della metafisica pose per
la logica dell'essere, ma ovviamente, questo era soltanto un primo passo. La metafisica un lavoro,
perlomeno in questo libro, un lavoro giovanile di Aristotele e quello che successe dopo cambi
effettivamente la storia. Cambi la storia nel senso che le opere logiche di Aristotele addirittura vengono
ricordate con un nome collettivo che si chiama Organon, che significa strumento e le opere che adesso
ricorderemmo sono diventate appunto lo strumento, per gli eredi, per i discepoli di Aristotele, lo strumento
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per studiare la logica. Di queste opere ce ne sono parecchie, in realt ce ne sono sei e adesso vediamo quali
sono gli argomenti..
Organon
Oggi non si leggono pi se non per voler fare la storia
Categorie: soggetti, predicati atomici
della filosofia come ho detto, cio le si leggono ancora
nei corsi di filosofia, quando si prende un corso come
Interpretazione: proposiz. Composte
questi di logica matematica, si ricordano queste cose,
Analitici (I, II): argomenti
per la cosa interessante che gli argomenti di cui ha
Topici: dialetica
Confutaziono: sofista
trattato Aristotele in questi sei opere sono precisamente
gli argomenti in cui ancora oggi si dividono i corsi di logica matematica che noi facciamo all'universit.
Quindi vediamo il primo di questi libri che compongono lOrganon, lo strumento di Aristotele, questo libro
si chiama le Categorie. Ora le categorie oggi sono completamente passate di moda, sono rimaste di moda
praticamente sino al 1700, alla fine del 700 con la filosofia kantiana, per l'idea fondamentale delle
categorie di Aristotele era un qualche cosa di essenziale che ancora oggi rimane ed era un'analisi di cosa
significa essere il soggetto di una proposizione e che cosa significa essere un predicato atomico. I predicati
atomici sarebbero i predicati che predicano di cose che si chiamano soggetti e atomici significa che non si
possono scomporre ulteriormente; atomico ovviamente ci che deriva dall'atomismo greco di Democrito,
oggi che c' stata da la chimica nell'800, nel 900, sappiamo benissimo che cosa vuol dire atomico. Atomico
vorrebbe essere il mattone costituente, oltre il quale non si pu andare nell'analisi. Ecco che le categorie di
Aristotele sono precisamente questo: un'analisi di ci che fondamentale a livello linguistico, cio da una
parte i predicati, cio quelli che non si possono scomporre ulteriormente e dall'altra parte i soggetti di questi
predicati. Notate che non ci sono i complementi. La cosa pu sembrare strana, perch per noi, che abbiamo
fatto analisi logica nelle elementari e nelle medie, l'analisi logica tipica sarebbe soggetto, predicato e
complemento, quindi relazioni in cui intervengono pi di un soggetto; c' qualche cosa che fa un'azione, c'
qualche cosa sulla quale si fa l'azione, per esempio il professore che tiene una lezione: professore soggetto,
tiene ovviamente predicato e lezione complemento. Ebbene queste cose stranamente non erano analizzate da
Aristotele,questo era il limite pi grosso della logica aristotelica, cio il fatto di riferirsi soltanto a dei
predicati che avessero un soggetto, ma che non avessero degli oggetti o che non avessero pi soggetti.
Quindi erano quelli che i logici oggi chiamerebbero i predicati atomici e i predicati unari, unari nel senso che
hanno un solo soggetto. Questa era una limitazione, come dicevo, piuttosto grande che per non fu
sorpassata fino praticamente a Frege, 1879. Quindi, pensate, ci sono voluti oltre 2000 anni per riuscire ad
andare oltre quella che era stata la fondazione della logica di Aristotele. Il secondo libro di Aristotele
l'interpretazione, perch ovviamente nel momento in cui abbiamo fatto un'analisi delle proposizione
atomiche, il passo successivo quello di considerare come si possono mettere insieme queste proposizione
atomiche per formarne di altre composte. Ebbene, l'interpretazione proprio questa, cio lo studio delle
proposizione composte. Poi finalmente si viene a due libri che sono i due libri pi importanti, quelli pi
citati, si chiamano Analitici e ce ne sono due, appunto gli Analitici I e II. In questi analitici vengono
analizzati gli argomenti, cio ci che fa veramente il centro, il nucleo della logica all'epoca e anche della
logica oggi, cio il modo di ragionare, non soltanto come sono costituite le proposizioni, ma soprattutto
come si passa da proposizioni a proposizioni mediante ragionamenti. Gli altri libri sono forse meno
importanti, cio nei Topici si parla della dialettica e nelle Confutazioni si parla della sofistica. Oggi
queste parti sono un po' cadute in disuso, per bene forse parlarne un momentino, dire perlomeno qualera
l'idea che Aristotele aveva dei tipi di argomenti e qualera la
sua classificazione. La classificazione delle varie parti, delle
varie branche, diremmo noi, della logica secondo Aristotele
si faceva in base alla verit dell'ipotesi e alla correttezza o
meno degli argomenti. Allora la prima, quella che veramente
veniva chiamata logica, era un ragionamento corretto, cio un
argomento corretto che parte da delle l'ipotesi vere, cio
abbiamo delle assunzioni, queste assunzioni sono vere, sono
effettivamente quello che succede nel mondo, facciamo dei
ragionamenti corretti, questa la logica.. Per ci sono altre possibilit, per esempio la dialettica, cio il
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ragionamento ancora corretto, ma le ipotesi non sono pi soltanto vere, anzi non sono pi vere, ma sono
soltanto pi verosimili; verosimili significa potrebbero essere vere, non sono contraddittorie, non sono false,
ma non detto che siano vere. Allora nel caso in cui il ragionamento sia corretto, ma le ipotesi siano solo
verosimili, ma non vere, non si parla pi di logica, si parla di dialettica, quindi come se fosse ad un gradino
inferiore ed infatti labbiamo messa sotto. Nel caso in cui il ragionamento continui ad essere corretto, ma le
ipotesi lungi dallessere vere o anche verosimili, sono false, allora ecco che c' il terzo gradino che interessa
poco, perch,quando si parte da ipotesi false, poi si pu arrivare dove si vuole, anche se il ragionamento
corretto, questa terza parte della logica Aristotele la chiamava Eristica. Infine c'era quella che lui chiamava
la sofistica e appunto nell'ultimo libro le confutazione dell'Organon si interessava di questi argomenti,
degli argomenti sofisti. Per la sofistica non ha importanza come siano le sue ipotesi, perch fa dei
ragionamenti scorretti e allora quando il ragionamento scorretto, poi se si parte da ipotesi false o vere o
verosimili non importa pi, perch il problema sta proprio nel ragionamento. Questa era lidea, l'impianto
della logica aristotelica, la divisione in varie branche, che oggi come ho detto diventata un pochettino
secondaria. I principali contributi di Aristotele alla logica sono in tre campi diversi: il primo campo lo
studio dei sillogismi, di cui diremo tra poco qualche cosa, poi c' il campo dei quantificatori, cio
l'isolamento che Aristotele fece delle particelle di linguaggio che oggi sono tra le pi studiate nella logica
moderna, cio nessuno, qualcuno, tutti e anche di questi diremo alcune cose pi precise tra poco e da ultimo
le modalit, cio lo studio del possibile, dell'impossibile e del necessario.
Contributi principali
Allora vediamo pi da vicino quali sono stati effettivamente i
risultati che Aristotele riusc a raggiungere all'interno di questi
Sillogismi (assiomi, regole)
casi, anzi tutto i sillogismi. Sui sillogismi ho scritto soltanto
Quantificatori
(nessuno, qualcuno, tutti)
due parole praticamente assiomi e regole, per indicare il
Modalit
fatto che Aristotele comp un'analisi completa, assolutamente
(impossibile, possibile, necessario)
completa e per i suoi tempi veramente strabiliante, di tutti i
possibili tipi di sillogismi. Quindi notate che di sillogismi ce ne sono tanti, sillogismi tipici di quelli che
Sillogismi
considerava Aristotele erano per esempio ogni uomo mortale, Socrate un
Assiomi
uomo, dunque Socrate mortale, cio il passare da due premesse, una delle quali
Regole
veniva chiamata premessa maggiore e laltra premessa minore , ad una
conclusione. Quindi i sillogismi sono dei tipi di ragionamento, degli schemi di ragionamento, diremmo noi
oggi, in cui ci sono due premesse e una conclusione. Ora a seconda del tipo di premesse, che si potevano
basare sui vari tipi di quantificatori, come ho appena detto per esempio una premessa poteva essere tutti gli
uomini sono mortali, per invece del quantificatore tutti si potevano considerare qualcuno, nessuno
e cos via, ebbene Aristotele fece una tassonomia dei possibili tipi di sillogismo e scopr che ce n'erano 256.
Di questi 256 and alla ricerca di quali erano corretti; ovviamente qualcuno sbagliato, qualcuno corretto,
per insomma quali sono corretti? Quali sono sbagliati? Aristotele fece una lista che risult poi, ma questo
2000 anni dopo, non completa perch un paio di sillogismi corretti gli erano scappati e uno o due di quelli
che lui considerava corretti, oggi noi li consideriamo scorretti per motivi per abbastanza tecnici. Quindi
l'analisi di Aristotele che riusc a isolare all'interno di un campo cos vasto di 256 possibili tipi di sillogismi,
quella dozzina e mezza che erano effettivamente corretti, prendi uno, togli uno, ebbene effettivamente fu un
grandissimo risultato, ma Aristotele non si ferm a questo, perch introdusse delle regole che permettevano
di passare da un sillogismo all'altro e fece vedere come tutti i sillogismi corretti in realt possono essere
derivate da uno solo, il famoso sillogismo cosiddetto in barbara. I nomi dei sillogismi sono nomi medievali
che oggi insomma vengono usati soltanto pi per motivi storici, ma comunque noi oggi il sillogismo in
Barbara lo chiameremo la transitivit dell'implicazione, cio se da a discendi b e da b discende c, allora
da a discende c, questa lidea, limpianto essenziale. Aristotele riusc a far vedere che tutti i 18 tipi di
sillogismi che lui considerava corretti, effettivamente potevano essere ricondotti attraverso regole di
trasformazione a quell'unico sillogismo in barbara, che diventava quindi praticamente l'assioma della
teoria dei sillogismi. Questo un qualche cosa che fa veramente impressione, soprattutto vederlo oggi che
abbiamo sviluppato nell'ultimo secolo, secolo e mezzo, un numero enorme di tecniche per dimostrare cose di
questo genere, insomma pensare che Aristotele potesse farlo, senza tutto questo armamentario, qualche
cosa di veramente incredibile ed molto simile da questo punto di vista a ci che fece Archimede pi o
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meno in un periodo analogo per quanto riguarda la matematica. Anche oggi i risultati di matematica di
Archimede sono cose che si studiano nelle scuole e che tutti dovrebbero sapere, per il pensare che
Archimede riusc a farlo con i mezzi tecnici della matematica greca veramente strabiliante. Quindi questi
sono forse i due grandi nomi del pensiero greco, Aristotele nella filosofia e soprattutto nella logica e
Archimede nella matematica.
Per quanto riguarda invece gli altri aspetti dell'opera di Aristotele passiamo ai quantificatori. Ora i
quantificatori sono quelle paroline di cui avevo parlato prima: qualcuno, nessuno e tutti, ebbene Aristotele
fece una tabella e riusc a vedere quali sono i legami fra queste particelle del linguaggio. Questo quadrato
cosiddetto delle opposizioni, il quadrato quello che qui si vede in blu, quello che ancora oggrimane i e
che stato inglobato nella logica moderna attraverso leggi di trasformazione da un quantificatore ad un altro.
Aristotele distinse due tipi di quantificatori, quelli affermativi e quelli negativi e praticamente distinse anche
due categorie di quantificatori: l'universale ed il
particolare. Vediamo anzi tutto l'universale. L'universale
affermativo tutti, mentre l'universale negativo nessuno. Qui
ho messo un simbolo, tanto dobbiamo anche familiarizzarci
con il linguaggio tecnico formale della logica moderna; oggi
invece di scrivere tutti, si scrive soltanto una lettera che
l'inverso di A, A ovviamente l'iniziale della parola inglese
All, che significa per lappunto tutti, un simbolo oggi
diventato un simbolo indipendente, cio i logici matematici
scrivono questa A girata, per indicare tutti. Quindi ci sono due
tipi di quantificatori universali, uno affermativo tutti e laltro negativo nessuno. Poi ci sono due tipi
analogamente di quantificatori particolari: uno affermativo che dice qualcuno e laltro negativo che dice non
tutti. Il qualcuno ha anche lui un simbolo associato, che una E, che significa esiste, ovviamente un E
rovesciata esattamente come la A rovesciata e nella slide c la tabella che Aristotele consider dei tipi
possibili di quantificatori, cio nessuno, qualcuno e tutti e poi anche questo non tutti, che quando si fa la
tabella si vede che serve, quindi come riempire un buco e anche una scoperta, diciamo cos, di analisi
logica. Cerchiamo di vedere, pi da vicino, quali sono le propriet di questi tutti, qualcuno ecc. Ebbene
queste propriet sono una delle grandi conquiste di Aristotele, perch sono cose sottili; adesso ve le legger e
voi dovete pensarci un momento per capire effettivamente, per convincervi che sono corrette e per darmi
ragione. Cominciamo a vedere da prima questo quantificatori universale affermativo tutti.
Tutti fanno
Ebbene dire una frase del tipo tutti fanno qualche cosa la
= non vero che qualcuno non fa
stessa cosa che dire non vero che qualcuno non la fa ed
Qualcuno fa
ecco che allora qui c' un legame scoperto per lappunto da
= non vero che tutti non fanno
Aristotele fra il tutti e il qualcuno. Se noi abbiamo la
negazione, usando due negazioni, cio non vero che qualcuno non fa, possibile ricostruire il
quantificatore universale, cio la scoperta veramente grandiosa di Aristotele fu che vero che sembra che ci
siano in particolare due quantificatori, cio il qualcuno e il tutti, per in realt questi due quantificatori
sono sovrabbondanti, basta averne uno per ricavare l'altro. E allora, se per esempio si ha la possibilit di
parlare di qualcuno, si pu dire non vero che qualcuno non fa qualche cosa ed la stessa cosa che dire
tutti fanno quella cosa l. Quindi il tutti si pu eliminare quando si abbia ovviamente il qualcuno e si
abbia ovviamente anche la possibilit di negazione. Ma non che il tutti si pu eliminare a favore del
qualcuno, si pu anche fare l'esatto contrario e allora ecco che, dire che qualcuno fa una certa cosa, la
stessa cosa che dire non vero che tutti non la fanno; questo non propriamente in italiano, in italiano si
direbbe non vero che nessuno la fa, per lho scritto in questo modo per fare risaltare il legame tra
qualcuno e tutti. Quindi, uno qualunque dei due quantificatori, sufficiente per ricostruire l'altro,
insieme alla negazione.

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Per quanto riguarda la modalit, Aristotele fece una grande


scoperta e cio che le modalit possibile, impossibile,
necessario e contingente sono praticamente un analogo dei
quantificatori. Infatti come vedete, qui c' una tabella, che parla
di nuovo di affermativo e negativo esattamente come nel caso
dei quantificatori. Le modalit non si chiamano pi
universali e particolari, ma si chiamano apodittiche e
problematiche, insomma la parola non cos importante. Per il
caso di modalit apodittiche il necessario l'analogo del tutti, l'impossibile l'analogo del nessuno.
Il simbolo logico che viene usato oggi per il necessario un quadratino. Similmente nel caso delle
modalit problematica c' il possibile e il contingente, analoghi al qualcuno e a non tutti. Anche
qui c' un simbolo per il possibileche un rombo, che simile a quello per il necessario, cio un
quadrattino rovesciato. Ed ecco che, facendo questa tabella, questi quadrati di opposizione, Aristotele non
solo riusc a fare un'analisi delle modalit, cio possibile, necessario, impossibile e contingente, simile a
quello dei quantificatori, ma riusc a far vedere che praticamente erano la stessa cosa, cio si trattava di due
serie di operatori, di due serie di particelle del linguaggio, che per godevano delle stesse propriet. Per far
vedere che effettivamente cos , vi faccio vedere come effettivamente si pu passare da possibile a
necessario oppure da necessario a possibile, esattamente come si poteva prima passare da tutti a qualcuno
o da qualcuno a tutti.
E necessario fare
Vediamo se ci convinciamo di questo: necessario fare una certa
= non possibile non fare
azione significa che non possibile non farla, quindi di nuovo la
E possibile fare
modalit necessario si pu ridurre alla modalit possibile quando
= non necessario non fare
si abbia la possibilit di usare la negazione. Quindi necessario
significa non possibile non farlo, viceversa, esattamente come nel caso precedente possibile fare
qualche cosa significa che non necessario non farla, perch se fosse necessario non farla allora lei
sarebbe impossibile. Ed ecco che di nuovo impossibile si pu definire, si pu ridurre al necessario e alla
doppia negazione. Ecco questi sono i grandi contributi che Aristotele effettivamente fece per quanto riguarda
la logica. Che cosa rimane oggi di questa sua eredit? Rimane anzitutto il suo grande nome, perch il nome
di Aristotele, come ho detto prima, considerato il nome del pi grande logico mai vissuto, forse soltanto
un'altra persona, un altro logico pu competere a questo livello con Aristotele ed Goedel di cui abbiamo
parlato in una lezione introduttoria, di cui ovviamente parleremo verso la fine di questo ciclo di lezioni.
Aristotele e Goedel sono un po' l'Alfa e l'omega, il principio e la fine di questa grande avventura che stata
la logica, prima semplicemente e poi logica matematica. Ebbene dei contributi tecnici di Aristotele io credo
che i quantificatori e le modalit sono l per rimanere, come si direbbe in inglese, sono state delle scoperte
che veramente hanno portato alla luce parti sommerse dell'analisi linguistica, per in realt stanno a un
livello che non ancora il livello pi basso, il livello pi atomico di possibile analisi.
Aristotele era arrivato fino a un certo punto, ma nemmeno la mente di un genio cos universale, cos grande,
era arrivato alla fine della storia. Infatti sotto l'analisi di Aristotele c'era ancora qualche cosa da scavare,
c'era ancora quella che oggi si chiamerebbe la logica proporzionale, la logica di quelli che si chiamano i
connettivi, cio le particelle che mettono insieme proposizioni semplici per costruire proposizioni pi
complicate, cio la congiunzione, la disgiunzione, l'implicazione, la negazione, eccetera. Ovviamente
Aristotele usava le negazioni come vedete qui, ma non fece un'analisi sistematica di quali particelle fossero
necessarie per costruire le frasi composte. Quest'analisi sistematica fu fatta da una scuola alternativa a quella
aristotelica, sempre ad Atene, che fu la Scuola degli stoici e di cui anche qui dovremo parlare nella prossima
lezione. Il pi grande stoico si chiama Crisippo ed insieme ad Aristotele c' effettivamente questo altro
grande nome di cui andremo parlare nella prossima lezione.

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LEZIONE 7: Lezione sotto il portico


Questoggi finiremo un periodo della logica matematica, in realt il periodo arcaico, cio il periodo greco.
Come vedete dal titolo della nostra lesione, Lezione sotto il
Portico, questoggi andiamo a fare una gita scolastica, come si
dice e usciamo da questo studio di registrazione, andiamo per
lappunto sotto un portico; capirete, tra breve, come mai abbiamo
intitolato la lezione in questo modo e cerchiamo anzitutto di
andare a vedere dove ci troviamo. Ci troviamo ad Atene, questo
il famoso dipinto ovviamente di Raffaello che abbiamo gi visto
tante volte a pezzi o intero. Il dipinto si chiama la Scuola di
Atene, ma in realt c' un errore, perch la Scuola di Atene
erano in realt le Scuole di Atene, cio ce nerano tre e le tre
famose scuole di Atene erano, per lappunto, le due delle quali
abbiamo gi parlato in lezioni passate e una delle quali parleremo questoggi. La prima Scuola, l'Accademia,
vi ricorderete, la Scuola che stata fondata da Platone, la Scuola che ha avuto degli ospiti illustri, degli
studenti illustri, tra cui Aristotele. Aristotele come abbiamo detto la scorsa lezione uno di studenti
dell'Accademia, ma non diventato preside, rettore dell'Accademia, fond una sua Scuola alternativa che si
chiamava il Liceo e poi finalmente c' una terza scuola che si chiama appunto la Sto di cui parleremo in
questa lezione, che per divenne praticamente il terzo corno di questo triangolo importante di scuole di
Atene. E le tre scuole di Atene furono veramente importanti, anche perch ciascuno di esse aveva
ovviamente una discendenza differente, chi discendeva da Platone, chi discendeva da Aristotele e chi
discendeva per lappunto dagli stoici che prendevano il nome dalla loro Scuola e per farvi un esempio di
quanto fosse importante, poi in realt, questa trilogia di Scuole, faccio un esempio che abbastanza
successivo, cio 156 a.C. Qualcuno di voi ricorder che questo pi o meno il periodo in cui i romani
conquistano la Macedonia e cominciano a diventare i vicini politici, preoccupanti anche un po' fastidiosi dei
greci. I greci cominciano a sentire che la loro civilt sta ormai decadendo e che dovranno passare la torcia,
come si dice, come diceva Platone anzi, dovranno passare la torcia a qualcun altro. Mentre invece i romani
sono in piena espansione, quindi sono gi arrivati ormai alle porte della civilt greca e i greci ritengono,
soprattutto gli ateniesi, di dover mandare a Roma una loro missione. Che cosa farebbero questoggi i nostri
politici se dovessero mandare una missione, non so, ad un paese che sta conquistando i nostri vicini. Beh,
ovviamente sceglierebbero i rappresentanti pi importanti, gli uomini pi prestigiosi della citt o del paese e
li mancherebbero lappunto in missione diplomatica. Ebbene, che cosa
fecero gli ateniesi nel 156 a.C.? Non pensarono ad altro, cio non
trovarono di meglio, ma questo era nuovamente difficile, perch queste
erano le scuole migliori che si potessero immaginare, non trovarono di
meglio, dicevo, che mandare un'ambasciata composta da tre
ambasciatori e i tre ambasciatori provenivano uno dell'Accademia di
Platone, l'altro dal Liceo di Aristotele e il terzo dalla Sto. I loro nomi
non sono molto importanti, l'unico, di cui forse qualcuno di voi si
ricorder, il Carneade, che era appunto il prescelto dall'Accademia
platonica. Carneade si ricorda oggi perch nessuno se lo ricordava nei
Promessi sposi, dove c quella famosa frase, quando ad un certo punto
si dice: Carneade chi era costui? Ebbene, costui era precisamente un discepolo, diciamo cos, un esponente
dell'Accademia platonica che fu scelto tra i tre missionari, cio tra o tre ambasciatori che andarono a Roma.
Gli altri due erano Critolao, per lappunto, lesponente del Liceo di Aristotele e Diogene che era invece
l'esponente della Sto. Questo l'ho detto , appunto, soltanto per farvi capire come, in realt, queste tre
scuole, che arrivarono ad Atene in periodi successivi, Platone e Aristotele e poi questa nuova Scuola a cui
dedichiamo questo oggi la nostra lezione, queste tre scuole in realt entrarono a far parte del tessuto della
citt, diventarono veramente tre poli in qualche modo, che si combattevano ovviamente intellettualmente, ma
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che fecero ovviamente progredire il pensiero intellettuale greco. Bene, vediamo invece pi vicini a noi,
cerchiamo di parlare di ci che dobbiamo affrontare oggi e parliamo, per lappunto, di come mai questa
lezione l'abbiamo chiamata lezione sotto il portico. Si chiamava lezione sotto il portico, perch la Scuola
prese il nome da questa frase greca Sto poichil; Sto significava, per lappunto, portico e poichil
significava dipinto.Quindi poich l'ambiente era molto interessante, gli studenti evidentemente amavano fare
Zenone di Cipro
lezione all'aperto, sotto questo portico, tra laltro circondato dai dipinti,
(300 a. C.)
la Scuola prese il nome in questo modo. Ricordatevi che anche il Liceo
Sto poikil = portico dipinto
e l'Accademia avevano acquistato i loro nomi per motivi puramente
Contingenti; l'Accademia perch era nata nel parco dell'eroe Accademo, il Liceo perch era nato in un parco
dedicato ad Apollo licio e la Sto, anche lei, prese il nome da questo fatto contingente, cio dal fatto che le
lezioni venissero fatte sotto un portico. Il primo esponente, il fondatore di questa nuova scuola che
c'interessa particolarmente, come vedrete, una scuola molto importante dal punto di vista, proprio nostro,
della logica matematica, il fondatore fu Zenone; per attenzione, non Zenone di Elea, colui di cui abbiamo
parlato, quando abbiamo parlato dei paradossi, in particolare il famoso paradosso di Achille e la tartaruga,
quello era Zenone di un'altra scuola. Zenone era un nome comune all'epoca, questo qui invece era Zenone di
Cipro, cio era un cipriota che arriv ad Atene e fond questa Scuola verso il 300 a.C.. Vediamo meglio,
per, che cosa successe in questa scuola. Zenone era il fondatore, ma a differenza di Aristotele e a differenza
di Platone, che come fondatori sia dell'Accademia che del Liceo in realt erano anche gli esponenti pi
importanti e furono il massimo risultato di questa Scuola, cio la Scuola era la loro Scuola, invece la Sto
divenne famosa, per lo meno per quanto riguarda gli studi di logica e di logica matematica di cui noi ci
interessiamo, divenne famosa, dicevo, non tanto per quello che fece il suo fondatore Zenone di Cipro, ma per
questo personaggio che si chiamava Crisippo, Crisippo di Soli e che visse tra 280 e il 210 circa a.C. Ora qui
ho riportato una frase, che si trova nei classici dell'epoca, una frase che dice anche quanto fosse l'importanza
di questo personaggio Crisippo, che oggi arriveremo a conoscere molto meglio, anche se purtroppo, per
Crisippo di Soli
motivi che vi spiegher tra breve, in realt stato molto dimenticato e
(280-210 a.C.)
nei libri di testo se ne parla poco, dicevo la frase questa qui, cio la
senza Crisippo non
citazione senza Crisippo non ci sarebbe stata la Sto, cio la Sto
ci sarebbe stata la Sto
che fu fondata da Zenone di Cipro, in realt era una piccola scuola
quando inizi e divenne una scuola cos importante, tanto importante
da poter arrivare a essere considerata alla pari della Accademia e di
Liceo, divenne importante proprio grazie alle opere, al pensiero, al
lavoro, all'insegnamento di questo signore Crisippo. Crisippo lo
abbiamo gi visto in una delle lezioni introduttive, quando vi avevo
appunto detto che nella terna dei logici, diciamo cos, del periodo
greco era effettivamente alla pari di Platone e di Aristotele. Quindi
possiamo immaginarci che da questo solo fatto che qualcuno vi dica
che, effettivamente al livello di Aristotele come logico c'era gi anche
questo Crisippo, gi ci potrebbe far capire che effettivamente stato
un personaggio veramente fondamentale. E oggi cercheremo di capire
che cosa lui ha fatto. Bene, andiamo pi da vicino appunto, a cercar di capire che cosa effettivamente fece
Crisippo, ma prima volevo concludere praticamente questa breve carrellata sullo stoicismo e anche spiegare
come mai, per lappunto, oggi non si parla pi tanto dello storicismo, non si parla pi tanto di Crisippo,
come mai anche non c' pi quasi una testimonianza diretta, cio nel senso che i loro testi sono scomparsi.
Anzitutto, questa slide si riferisce allo stoicismo tardo, cio c' stato non soltanto uno storicismo greco, per
lappunto nato nella Sto di Atene e poi mandato avanti da personaggi come Crisippo, ma c' stato anche
uno stoicismo romano e alcuni degli esponenti di questo storicismo romano sono stati veramente importanti.
Il primo, forse il pi importante di tutti, stato Seneca, che visse circa dall'anno zero, cio il momento della
nascita di Cristo, al 65 d.C.; qui, questo signore che vedete raffigurato nella parte sinistra in basso dello
schermo, non n Seneca n quest'altro personaggio di cui parleremo tra un momento, Marco Aurelio, bens
Nerone. Ora Nerone famosissimo, passato alla storia certamente per motivi, forse non tutti piacevoli, vi
ricorderete, a parte la Domus aurea, che stata riscoperta, piena di affreschi eccetera, che era stata cancellata
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perch sopra di questo furono poi costruite in segno dispregiativo le


terme, addirittura i bagni pubblici, ma Nerone ricordato oggi per
l'incendio, perch mise a fuoco la citt di Roma, Nerone aveva avuto
Seneca come precettore. Ecco che qui vedete tra l'altro un pattern,
come direbbero gli inglesi, cio una riproduzione di eventi, abbiamo
parlato in una delle scorse lezioni per la punto di Aristotele, Aristotele
che ad un certo punto divenne il precettore di Alessandro il Macedone,
di Alessandro il Grande; ebbene Seneca, anche lui un filosofo
importante che diventa precettore d'un imperatore come Nerone.

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Quindi all'epoca effettivamente i filosofi erano parte dell'insegnamento,


soprattutto l'insegnamento della nobilt, di coloro che poi sarebbero
arrivati al governo. Questo era molto legato ovviamente all'idea
platonica; Platone aveva sostenuto nella Repubblica che la vera
repubblica, il vero stato che si fosse indirizzato, che si fosse
costituito su basi razionali avrebbe dovuto essere governato
direttamente dai filosofi. Platone lo diceva per motivi ovvi, perch
lui era un filosofo, quindi a tutti piace governare, forse gli sarebbe
piaciuto anche a lui diventare presidente o imperatore di imperi, non
potendolo fare direttamente, quello che i filosofi poi riuscirono a
fare effettivamente fu di essere perlomeno l'educatore del principe,
leducatore di colui che sarebbe diventato poi il regnante. Ebbene
Seneca, dicevo per lappunto, fu il precettore di Nerone. Un altro
invece famoso esponente dello storicismo romano fu Marco Aurelio,
che visse tra il 121 e 180 d.C. e Marco Aurelio divenne lui direttamente imperatore; quindi vedete, come lo
stoicismo non soltanto fu importante da un punto di vista intellettuale ad Atene, perch era una delle tre
scuole all'avanguardia, ma fu importante anche da un punto di vista pratico, perch o attraverso
l'insegnamento di Seneca o direttamente attraverso il governo di Marco Aurelio arriv addirittura ai massimi
vertici del potere romano. Che cosa successe per? Oggi lo stoicismo in realt non molto noto, rimasta la
parola stoico, l'aggettivo che significa qualcuno che effettivamente sa controllare le proprie emozioni, sa
andare contro quasi la propria natura per sacrificarsi; ebbene, questo era uno degli aspetti effettivamente
dello storicismo. Gli storici erano personaggi che avevano un estremo autocontrollo, erano veramente
filosofi nel senso che oggi daremo alla parola, non nel senso di qualcuno che fa, che pratica la professione di
filosofia, una professione di filosofia, ma qualcuno che chi vive veramente la filosofia. Ebbene, per questo
storicismo era quasi una religione laica e ovviamente se voi guardate queste date, soprattutto la prima, l'anno
zero, beh, questo arrivato in un momento che forse era il momento sbagliato. Ci fu un'altra religione che
era tutt'altro che una religione laica, una religione fideistica, cio il cristianesimo che in quello stesso periodo
arriv a contrastare, diciamo cos, lo stoicismo; il cristianesimo ebbe la partita vinta e allora da quel
momento, questa religione sarebbe stata una religione, un modo di comportamento, un etica razionale, lo
stoicismo pass in secondo piano, non si ripubblicarono pi i libri e all'epoca non ripubblicare libri
significava non riscriverli pi, perch le cose ovviamente venivano tramandate semplicemente per coppie,
fatte a mano e bastava che si cominciasse a non scrivere pi un libro che questi libri andavano naturalmente
persi nella memoria e questo successe effettivamente agli stoici. L'intera scuola stoica, non soltanto quella
romana, ma dal nostro punto di vista molto pi importante quella greca, cio dal punto di vista della logica,
tutte le opere degli stoici andarono perdute e oggi non ce ne sono pi, in particolare le opere di Crisippo, che
era, come abbiamo detto, l'esponente principale dello stoicismo greco, uno dei logici pi importanti insieme
ad Aristotele. Crisippo era quel che oggi chiameremo un grafomane, perch letteralmente scriveva 500 righe
al giorno. Nella lezione su Aristotele abbiamo detto che, pi o meno, c' stato un calcolo di ci che Aristotele
ha lasciato, erano circa 450.000 righe; 500 righe al giorno, significa che per arrivare a 500.000 righe basta
passare 1000 giorni, che sono circa tre anni, cio in tre anni Crisippo aveva scritto o scriveva ogni tre anni
lanalogo o lequivalente di ci che Aristotele ci ha lasciato, quindi un enorme quantit di volumi. Si calcola,
si dice che Crisippo avesse scritto 700 libri. Ora vero che allepoca i libri non erano quelli che sono oggi,
cio erano magari capitoli, per 700 libri erano comunque una somma enorme, che un po simboleggiata
qui dal fatto che abbiamo fotografato una di queste opere , 28 di questi libri erano addirittura soltanto sul
paradosso del mentitore, quindi Crisippo analizzava il paradosso del mentitore, proponeva delle soluzioni,
molte di queste soluzioni, molte di queste analisi sono andate perdute, perch come vi ho detto, oggi di libri
di Crisippo non c ne nessuno. Pensate un po' alla tragedia intellettuale di qualcuno che passa la sua vita a
scrivere 500 righe al giorno, che arriva alla morte avendo lasciato 700 libri e poi dopo qualche anno, dopo
qualche secolo tutto passato, non rimasto nulla. Beh, non proprio pi nulla, perch alcune fonti e qui,
scherzosamente, abbiamo posto come fonte l'immagine di una fonte in un altro modo naturalmente, alcune
delle fonti e qui scherzosamente abbiamo posto limmagine di una fonte, in un altro modo naturalmente,
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alcune delle fonti ci sono rimaste, in particolare sono rimaste le opere di Sesto Empirico che vissuto circa
nel 200 d.C.; per attenzione, perch stiamo parlando di un pensatore come Crisippo, che vissuto, come vi
ho detto tra il 280 e il 210 a.C. e qui invece stiamo parlando di fonti che ci sono state tramandate da uno
scrittore vissuto nel 200 d.C., quindi 400-450 anni dopo che il pensiero di Crisippo era stato formulato ed era
stato scritto. Questo lo dico soltanto, perch effettivamente quando si va a leggere Sesto Empirico, bisogna
andare a scavare, sarebbe come se oggi praticamente parlassimo di qualcuno che vissuto verso il 1450,
prima della scoperta dell'America. Ora chiaro che ci noi diciamo oggi di quello che avvenuto prima
della scoperta dell'America, insomma non siamo proprio dei testimoni oculari, come potremo dire e Sesto
Empirico era tutt'altro che un testimone oculare, raccontava cose che aveva sentito dire da altri, che lo
avevano sentito dire da altri e cos via per un certo numero di generazioni. Come se non bastasse una delle
opere in cui troviamo i riferimenti a Crisippo, una delle opere di Sesto Empirico, si chiamava Contro i
matematici ed anche il titolo ovviamente ci lascia presagire poco di buono, un opera critica quindi e non
soltanto veniamo a sapere ci che Crisippo e gli storici hanno fatto nel campo della logica da gente che non
era loro contemporanei, bens erano persone vissute 4-5 secoli dopo, ma oltretutto erano anche persone che
non condividevano la filosofia stoica, che non condividevano l'analisi stoica del linguaggio e della logica e
che invece combattevano questa Scuola ed addirittura scrivevano gi subito nel titolo quale era la loro
professione di fede, cio contro i matematici. Questo per dire che bisogna stare molto attenti oggi
effettivamente a leggere queste opere, per la cosa interessante questa: che anche leggendo le opere di un
signore vissuto molto tempo dopo e che combatteva quello di cui stava parlando, ebbene nonostante tutto
ci, da queste opere emerge la figura di un grandissimo logico, si pu ancora riuscire a capire quanto
importante fosse, anche soltanto attraverso le critiche. Per darvi l'idea, chiaro che se qualcuno volesse
scrivere per esempio la biografia di un capo di governo, per esempio DAlema e fosse per un giornalista
della parte avversa, per esempio Emilio fede, beh, forse noi non presenteremo molta fede ad una biografia di
questo genere o viceversa ovviamente, quindi c da stare molto attenti. Per fortunatamente la logica
anche qualcosa di oggettivo, ci sono dei risultati, ci sono delle definizioni, si sono dei teoremi, ci sono delle
dimostrazioni che si possono ricavare dalle opere di Sesto Empirico e c' stato qualcuno, in particolare un
professore americano che si chiamava Benson Maids, che ha fatto praticamente verso il 1950 uno studio
approfondito di questi testi, quindi soltanto una cinquantina di anni fa ed emersa finalmente quasi
dall'oblio, quasi dal nulla, questa Scuola e questi riferimenti, che ci hanno fatto capire come gli storici in
realt fosse arrivati pi avanti di tutti nella logica, molto pi avanti di Aristotele, praticamente avevano
scoperto cose che noi in Occidente e nell'era moderna avremo riscoperto soltanto verso la fine dell'800 e gli
inizi del 900, quindi pensate erano avanti di 2000 anni! Vediamo allora di avvicinarci, pi da vicino, a
quello che sono stati i risultati di Crisippo, che come vi ho detto siamo andati a raschiare al fondo del barile
di queste fonti.
Ebbene ci sono concezioni della logica opposte anzitutto. Aristotele e Crisippo erano due Scuole
contrapposte e non a caso il Liceo e la Sto erano appunto considerate, gi all'epoca, come delle Scuole
rivali. Per quanto riguarda noi, appunto le concezioni della logica, quale era la concezione della logica che
aveva Aristotele, che abbiamo gi visto pi volte, anche in fotografia diciamo cos? Aristotele pensava che la
logica fosse qualcosa di propedeutico alle scienze, cio c'erano le varie scienze, le scienze della natura, in
particolare la fisica, quella che noi chiameremo oggi la biologia e cos via; ebbene la logica era qualche cosa
di precedente, cio non faceva parte delle scienze, era una specie di strumento, era il linguaggio che avrebbe
dovuto servire agli scienziati per portare avanti i loro discorsi, per scrivere le loro dimostrazioni e cos via.
Quindi uno strumento e infatti se ricordate dalle lezioni di Aristotele, le opere di Aristotele che parlano di
logica sono state raccolte, per lappunto, sotto il titolo di Organon, lo Strumento. Per questo fatto di essere
Concezioni della logica
uno strumento ovviamente le poneva in una posizione secondaria,
Aristotele:
cio quando si va, per esempio, a fare l'agricoltura, chiaro laratro,
Propedeutica alle scienze
la vanga, eccetera, sono strumenti importanti, ma non sono cos
Crisippo:
importanti come il grano, come i frutti, perch quelli sono le cose
parte autonoma delle scienze
che effettivamente a noi interessa avere, cio ci interessa coltivare i
campi per ottenere il grano, per ottenere i frutti, per ottenere la verdura e cos via, mentre invece la vanga e
l'aratro sono strumenti per arrivare a questo fine e questo era il modo in cui Aristotele concepiva la logica.
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Per Crisippo invece la cosa era completamente diversa, la logica era una parte autonoma delle scienze, cio
era una delle scienze, forse la prima nel senso che era precedente a tutte queste, ma non propedeutica
soltanto, non soltanto un linguaggio, era essa stessa una scienza che aveva tutta la dignit, tutte le
caratteristiche per poter essere considerata autonomamente. Quindi Crisippo, se vogliamo, stato veramente
il primo logico, colui che ha capito che la logica poteva essere considerata come qualche cosa di a s stante,
qualche cosa d'importante e fine a se stesso. Ora possiamo andiamo a vedere pi da vicino quali sono i
risultati e le definizioni anche di Crisippo.
Come vedeva Crisippo la logica? Abbiamo parlato di Aristotele, abbiamo visto che Aristotele distingueva le
parti della logica, a seconda che le premesse fossero vere o verosimili o false e i ragionamenti fossero
corretti oppure che i ragionamenti fossero scorretti. Crisippo faceva una distinzione diversa per e mentre la
distinzione di Aristotele ormai passata in cavalleria, come diremo, ormai non si studia pi se non come
storia, la distinzione di Crisippo quella su cui ancora oggi noi fondiamo i nostri corsi di logica; quando
insegniamo un corso di logica, per esempio questo, ci basiamo su queste distinzioni, non su quelle di
Aristotele, che quindi sono state pi importanti e pi feconde. Il primo campo della logica secondo Crisippo
era la semiotica.
La semiotica lo studio dei segni che si usano nella
logica. Quando noi vediamo qualche cosa scritto, ebbene la
prima cosa che ci colpisce di una frase scritta l'enunciato,
cio il modo in cui noi l'abbiamo scritta, il modo in cui noi
abbiamo espresso le cose. Ebbene per la semeiotica, che poi
tra l'altro diventata una scienza a s stante soltanto verso
l'800 e il 900, il pi famoso d'Italia Umberto Eco, che tutti
voi conoscete, perch fa anche altre cose, comunque il suo
campo di ricerca precisamente lo studio dei segni in
generale, non soltanto i segni linguistici, ma anche per esempio i segni che si usano nella comunicazione,
oggi noi diremmo nei media. Quindi diciamo che la semiotica il primo livello, Il secondo livello quello
che oggi chiamiamo la sintassi. La sintassi parla non soltanto di segni, non soltanto del modo in cui le cose
sono scritte, ma anche del modo in cui sono espresse e allora il modo, in cui sono espresse queste cose, si
chiama senso e l'enunciato che sta alla base ha un giudizio, cio esprime un giudizio. Il terzo livello, che
invece il livello forse pi importante, la semantica, cio ci che vogliamo dire. Ora i segni sono ci che
usiamo per dire le cose, il senso il modo in cui noi diciamo le cose e il significato ci che vogliamo dire,
quindi questi tre livelli che gli stoici con un'analisi molto sottile sono usciti a separare, mentre l'enunciato,
che il modo come noi diciamo le cose, esprime un giudizio e questo giudizio ha come significato, come
contenuto una proposizione. Questi tre livelli, semeiotica, sintassi e semantica, sono quelli che adesso
consideriamo un po' pi da vicino e di cui poi parleremo praticamente per tutto il resto del corso, perch
sono effettivamente quelli in cui noi oggi ancora dividiamo la logica.
1. Semiotica
Vediamo ora il primo livello, cio la semiotica; qui gli stoici
Variabili proposizionali: p, q,
non andarono molto lontani, come vi ho detto, la semiotica
Connettivi: non, e, o, seallora
come scienza a se sestante, un qualche cosa di molto moderno,
per riuscirono ad analizzare che cosa stava l e in particolare analizzarono i segni che servono nella logica
dividendoli in due parti, cio le variabili (proposizionali) ed i connettivi. La logica di cui parlavano gli stoici
era la logica proporzionale, qualche cosa che Aristotele aveva intuito, ma che non aveva analizzato a
fondo, ebbene i due tipi di segni che vengono usati nella semiotica del linguaggio della logica proporzionale
sono anzitutto le variabili (proposizionali), che oggi si indicano generalmente con delle lettere p, q, eccetera.
p e q non vogliono dire nulla, stanno per delle proposizioni, stanno per delle affermazioni o proposizioni
che noi chiameremo atomiche e si noti che i primi ad usare veramente i n maniera sistematica le variabili,
come variabili proporzionali sono stati proprio gli stoici, che quindi gi nel 200 a.C., prima che ancora si
usassero le variabili come espressione di numeri indefiniti, cio nel modo in cui noi le siamo tutti i giorni,
gi avevano questo uso delle variabili a livello della logica e che quindi ha preceduto l'uso pi quotidiano
nella matematica. Laltro tipo di segno sono i connettivi dei quale abbiamo gi parlato pi volte, perlomeno
in maniera indiretta, ma oggi finalmente arriviamo ad affrontarli direttamente. I connettivi sono la negazione
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non, la congiunzione e, la disgiunzione o, limplicazione soprattutto, cio il connettivo della deduzione il


se..... allora. Quindi questo a livello di segni, con questi segni, cio con questi connettivi e con queste
variabili si possono costruire le frasi della logica proporzionale, che poi gli stoici sono andati ad analizzare.
Vediamo ora il secondo livello, cio la sintassi; qui gli stoici sono andati ad analizzare i segni, connettivi e
2. Sintassi
variabili, da un punto di vista della sintassi ed hanno anzitutto definito quale
Formule
la nozione di formula, cio una combinazione ben formata dei segni, hanno poi
Regole
enunciato gli assiomi pi importanti per ciascuno dei connettivi e le regole (di
Assiomi
deduzione). Notate anche, che quando abbiamo parlato di Aristotele, abbiamo
parlato dassiomi e regole, per in quel caso si trattava degli assiomi e delle regole relativi solo ai sillogismi,
cio una parte un po' diversa della logica sulla quale torneremo e che coinvolgeva i quantificatori tutti,
qualcuno, nessuno. Qui invece gli stoici hanno fatto un'analisi analoga a livello proposizionale.
Per esempio, per quanto riguarda le regole, la prima regola, la pi importante il cosiddetto modus ponens
che si pu facilmente enunciare dicendo questo: se noi abbiamo un'ipotesi, chiamiamola a e se da questa
ipotesi a possiamo dedurre una conseguenza b, allora siamo arrivati, appunto, alla conseguenza b, cio
abbiamo due punti di partenza, due assiomi per cos dire, a e il fatto che da a derivi b, allora messe
insieme queste due cose, l'ipotesi a e il fatto che da a derivi b si pu
arrivare a concludere b, cio alla conclusione. Questoggi ci appare
naturalmente ovvio, ebbene all'epoca non lo era affatto, i primi che
sono stati chiari, che hanno visto chiaramente che questa era una delle
regole principali della logica sono stati precisamente gli stoici e
l'hanno chiamata, non in latino ovviamente, perch non parlavano
latino, ma gli scolastici hanno poi ritradotto queste cose in questa
espressione che oggi viene usata normalmente e che si chiama il
modus
ponens.
Altro esempio che riguarda le regole la contrapposizione, cio se
qualcuno di voi ricorda la fine della lezione su Platone, quando abbiamo d etto che effettivamente ha fatto
dei passi avanti, per faceva anche degli errori, ebbene gli errori su cui abbiamo messo il dito nel caso di
Platone riguardavano praticamente tutti i dialoghi esenti di errori di contrapposizione. Ad esempio, vedete
questo l'ombrello qui nella slide, voi direte che cosa c'entra su questo non ci piove, ebbene no, l'esempio
dell'ombrello precisamente il tipico esempio che si fa quando si vuol far capire com la contrapposizione
corretta, cio la fase tipica : se oggi piove esco con ombrello. In genere si pensa se uno dice se piove
esco con ombrello, allora se non piove non esco con lombrello, ma la cosa non affatto vera, perch
se piove esco con ombrello vuol dire che ogni volta che piove io prendo l'ombrello ed esco con
ombrello, non dico nulla assolutamente su che cosa io faccio nel caso in cui non piova e quindi in
particolare non affatto vero che dal fatto che se piove esco con ombrello, allora se non piove non
esco con ombrello, per poich ogni volta che piove esco con ombrello, se su un giorno voi mi vedete per
la strada senza l'ombrello, anche senza guardare il cielo, si pu dedurre da questo fatto che non piove, perch
se ogni volta che piove io esco con ombrello, allora se non esco con ombrello non piove, questa la
contrapposizione corretta. Quindi ricordatevi l'ombrello, ricordate la pioggia e ricordatevi quando uscite
con lombrello e con la pioggia che i primi ad aver capito come effettivamente bisognava comportarsi, non
con la pioggia e con ombrello, ma con questi tipi di ragionamento logico, cio con la contrapposizione, erano
per
lappunto
gli
stoici.
Un altro esempio che riguarda il ragionamento tipico il cos detto riduzione all'assurdo, cio il procedimento di riduzione all'assurdo, cio la dimostrazione per assurdo. E stato anche questo uno dei procedimenti che gli stoici hanno usato e che hanno formalizzato; naturalmente il procedimento veniva gi usato in
precedenza, abbiamo ricordato nelle lezioni passate che, per esempio, il teorema di Pitagora era dimostrato
attraverso una dimostrazione per assurdo, ma gli stoici hanno isolato qualera il principio di dimostrazione
per assurdo, cio se noi vogliamo dimostrare una certa proposizione e la vogliamo dimostrare per assurdo,
allora supponiamo che questa proposizione non sia vera, deriviamo una contraddizione, cio un assurdo
e allora da questa contraddizione denunciamo che l'ipotesi non poteva funzionare, cio avevamo supposto la
negazione della nostra ipotesi, quindi possiamo derivare la nostra ipotesi. In altre parole, detto con le lettere,
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come avrebbero fatto gli stoici, supponiamo di voler dimostrare a, cio una certa proposizione a, partiamo
dall'ipotesi non a, deriviamo una contraddizione, allora vuol dire che non a non poteva funzionare,
perch ha portato contraddizione e quindi vero il contrario, cio vero a, contrario di non a, per
lappunto. Questo che anche oggi non poi una cosa cos immediata e cos semplice, il fatto che gli
storici l'avessero capito e l'avessero formalizzata vuol dire che erano arrivati ad un livello molto avanzato
di logica. Bene, questo era quello in cui consisteva l'apporto degli stoici per quanto riguarda le regole. C'
ancora un esempio molto particolare di uso della logica da parte degli stoici, che quello della cosiddetta
consequentia mirabilis. Il primo esempio di consequentia mirabilis stato fatto da Platone, che ha
Consequentia mirabilis
dimostrato che qualche cosa di assoluto ci deve essere,
Platone: qualcosa assoluto
come mai? Beh, in uno dei suoi dialoghi dice: supponiamo
Aristotele: qualcosa vero
che non ci sia niente di assoluto, allora quello che ho appena
Crisippo: qualcosa dimostrabile
detto effettivamente qualche cosa di assoluto. Dunque non
possibile allora supporre che non ci sia niente di assoluto perch porta alla conclusione che c qualche
cosa di assoluto e questo un ragionamento molto sottile che stato ripetuto nel corso della storia da tante
persone. Un altro che lo ripet in un altro ambiente, in un'altra situazione, fu Aristotele che dimostr in
questo modo che ci deve essere qualche cosa di vero. Come mai? Supponiamo che tutto sia falso, allora se
tutto falso, la frase che dice che tutto falso vera; quindi anche nel caso che noi supponiamo il contrario
di quello che vogliamo dimostrare, in realt poi arriviamo lo stesso a dimostrare che qualche cosa di vero ci
deve essere, perch o c' qualche cosa di vero o non c' niente di vero, ma allora il fatto che non ci sia niente
di vero una verit e dunque abbiamo dimostrato che qualche cosa di vero ci devessere. Ebbene gli stoici
portarono avanti questo tipo di ragionamento e Crisippo dimostr che qualche cosa deve essere dimostrabile,
come mai? Perch se niente dimostrabile questo sarebbe una dimostrazione di qualche cosa, cio del fatto
che niente dimostrabile. Quindi vedete come la logica a questo punto incominciava a diventare un qualche
cosa di veramente sofisticato.
Il terzo livello della logica stoica, la semantica, forse il pi importante di tutti, un qualche cosa che
proprio a causa della rimozione dei testi stoici stato dimenticato ed stato riscoperto con molta difficolt in
parte soltanto nella Scolastica e poi finalmente nell'800, fine 800, inizi 900 in maniera completa.
3. Semantica
Pensate che per 2000 anni praticamente, una di quelle parti della logica
Definizioni vero-funzionali
di cui noi andavamo pi fieri, prima che si studiassero questi testi
dei connettivi (vero-falso)
nascosti, queste testimonianze nascoste della logica storica, era proprio
questa parte della logica proporzionale di cui adesso vi dico brevemente i risultati. Quello che gli storici
fecero fu di trovare delle definizioni cosiddette zero-funzionali dei connettivi, cio riuscire a descrivere
qual il comportamento delle particelle di cui abbiamo parlato poco fa, cio non, e, o, se....allora, solo in
base alla verit o falsit delle loro componenti, cio in base al vero o falso e per questo si chiamano zerofunzionali, cio una descrizione che dipende soltanto dalla verit e dalla falsit di questi connettivi. Vediamo
pi da vicino come si fa ad arrivare ad una descrizione zero-funzionale della negazione. Tra parentesi, tra i
vari connettivi ho messo, per vostra conoscenza i simboli formali con i quali essi vengono usati oggi. Ce ne
sono in genere di due tipi, il primo quello che si usa nella logica, il secondo quello che si usa nella teoria
. Negazione (, )
degli insiemi. E bene che ci si impratichisca anche con questi simboli.
Negazione vera se
La negazione anzi tutto: quand' che una negazione vera? Quando ci
negato falso
che viene negato falso; per esempio, se dico oggi piove, allora se
Negazione falsa se
falso che oggi piove vero che oggi non piove; dunque la negazione
negato vero
vera quando ci che si nega falso e ovviamente la cosa perfettamente
simmetrica, una negazione falsa quando ci che si nega vero. Quindi vedete che la negazione si pu
descrivere in modo completo semplicemente in base a qual il suo effetto sui cosiddetti valori di verit,
cio su verit e falsit delle proposizioni.
Congiunzione (^, )
La congiunzione, di nuovo tra parentesi ci sono due simboli che
congiunzione vera se
si riferiscono alla congiunzione nella logica e nella teoria degli
tutti i congiunti veri
insiemi. Quand che una congiunzione vera? E vera soltanto
congiunzione falsa se
se tutti i congiunti di cui essa parla sono veri. Per esempio, se
almeno un congiunti falso
dico oggi piove e ho fame, ebbene quand che una frase di
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questo genere, dove c' un e in mezzo, vera? Quando sono vere tutte e due le parti, cio quando vero sia
che oggi piove, sia che oggi ho fame; quindi la congiunzione vera, se queste parti, che si chiamano appunto
congiunti, sono tutte vere. E quand' che invece una congiunzione falsa? Beh, per rendere falsa una
congiunzione basta che uno dei due casi non sia pi vero e allora non pi vera la loro congiunzione e
dunque la congiunzione falsa se almeno uno dei congiunti falso. Per esempio, se dico oggi piove e ho
fame e dico questa congiunzione falsa, vuol dire o che non vero che oggi sta che piovendo oppure che
non vero che oggi ho fame, una delle due sufficiente a rendere falsa la congiunzione.
Disgiunzione (v, U)
La disgiunzione, vedete i simboli, dove v sta per vel, che era
disgiunzione falsa se
la parola latina con la quale si indicava la o. Il comportamento
tutti i disgiunti falsi
della disgiunzione semplicemente simmetrico a quello della
disgiunzione vera se
congiunzione. Quand' che una disgiunzione falsa? Siccome
se almeno un disgiunto vero
disgiunzione vuol dire che uno dei due disgiunti devessere vero,
allora falsa la disgiunzione se tutte e due i disgiunti sono falsi e viceversa ovviamente in modo simmetrico,
una disgiunzione sar vera se almeno uno dei due disgiunti vero. Quindi vedete che potete gi intuire che
congiunzione e disgiunzione sono degli operatori molto simili, si comportano in maniera che oggi diremmo
simmetrica, in matematica si usa la parola duale, cio si possono scambiare tra di loro, soltanto che quando
si scambia disgiunzione con congiunzione bisogna allora scambiare vero con falso; quindi la regola che ci
dice quand che una disgiunzione falsa (tutti i disgiunti sono falsi), la stessa regola che si dice quand'
che una congiunzione vera (tutti i congiunti sono veri) e viceversa per la regola della disgiunzione vera.
Quindi si incomincia a capire dal punto di vista della logica proporzionale che proprio gli stoici, gi 2000
anni fa, avevano enunciato perfettamente tutte queste regole.
Implicazione (>,
)
L'implicazione, l'ultimo operatore importante se..... allora,
implicazione falsa se
si indica formalmente nella logica col simbolo di una freccia e
ipotesi vera e conclusione falsa
dal punto di vista insiemistico con questo ferro di cavallo girato.
implicazione vera se
Ebbene gli stoici capirono una cosa essenziale che, mentre le
ipotesi falsa o conclusione vera
cose che ho d etto poco fa, cio le regole per la negazione, la
congiunzione, la disgiunzione sono cose abbastanza ovvie, sulle quali non ci piove se vogliamo tornare
sull'esempio del parapioggia, per quanto riguarda l'implicazione le regole molto pi sottili. Ebbene nessuno
discuterebbe il fatto che una implicazione, cio un ragionamento deve essere falso se siamo partiti da
un'ipotesi vera e siamo arrivati ad una conclusione falsa, vuol dire che per via ci siamo persi: siamo partiti da
un assunto che era vero, abbiamo fatto un ragionamento e siamo arrivati ad una conclusione falsa, qualcosa
nel ragionamento andato storto, quindi l'implicazione che congiunge lipotesi e la conclusione falsa.
Ebbene gli stoici ebbero una visione, diciamo cos, un lampo di genio, un uovo di colombo, il dire che se nel
caso precedente un implicazione falsa, tutti gli altri casi renderanno invece l'implicazione vera, cio il caso
banale di ipotesi vera e conclusione vera e i casi di ipotesi falsa e conclusione vera, ipotesi falsa e
conclusione falsa. Ebbene quando si parte da un'ipotesi falsa, quindi non ci interessa pi ormai il
ragionamento appunto perch siamo gi partiti da un'ipotesi falsa, possiamo fare un ragionamento corretto o
scorretto, cio arrivare ad una conclusione vera o falsa, che non ci interessa perch arriveremo comunque a
qualche cosa che non pi collegata con l'ipotesi, allora limplicazione vera; idem, quando la conclusione
vera, non ci importa se siamo partiti da un'ipotesi falsa, se abbiamo fatto un ragionamento corretto, perch
sappiamo gi che la conclusione vera. Ed ecco che questo uovo di colombo, cio di trasformare l'unica
condizione, cio la condizione quando l'implicazione falsa, in una condizione necessaria e sufficiente,
come direbbero i matematici, per la verit dellimplicazione, cio di dire che in tutti gli altri casi
l'implicazione vera, quella che oggi si chiama in realt implicazione megarica, perch anche una
Scuola greca, appunto la Scuola di Megara, l'aveva intuito, gli stoici la ritrovarono e oggi quella che viene
usata in matematica. Quindi effettivamente sempre un po' difficile, per questo lo lasciata per ultimo,
convincere coloro che vedono per la prima volta limplicazione, che essa sia vera quando l'ipotesi falsa o
la conclusione vera, perch sembra un modo poco soddisfacente di definire l'implicazione, ma l'uovo di
colombo appunto questo, che questo tipo di definizione sufficiente per tutti gli usi che si vogliono fare
della logica in matematica e quindi inutile andare a complicarci la vita, basta rimanere su questo livello.
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L'ultima cosa che gli storici videro e questo ancora pi sorprendente, fu quello che oggi noi chiamiamo il
teorema di completezza. In realt il teorema di completezza fu dimostrato negli anni 20 da Wittgenstein e
da Post; il teorema di completezza dice addirittura che le regole sintattiche e gli assiomi enunciati da
Teorema di completezza
Crisippo sono sufficienti a derivare tutte e sole le verit
Gli assiomi e le regole sintatiche
semantiche, cio che la sintesi che gli stoici avevano
sono sufficienti a derivare tutte e
isolato era, in realt, un qualche cosa di sufficiente,
sole le verit matematiche
ma anche di completo, cio descriveva completamente
l'intera logica. Questo veramente un risultato stupefacente; ovviamente gli storici non avevano una
dimostrazione di questo fatto, ma avevano gi un enunciato che stesse in piedi e che riporta effettivamente
cos.
Bene, io spero di avervi convinto che effettivamente gli stoici sono stati dei precursori veramente
lungimiranti di quella che l'odierna logica matematica. Con questo noi abbiamo concluso la prima parte del
nostro corso, cio la parte che si riferisce alla logica greca. Nella prossima lezione parleremo dell'Interregno
e poi finalmente, dopo la prossima lezione, incominceremo a vedere quali sono stati gli usi e i risultati della
logica moderna, cio arriveremo ai nostri giorni. Bene, vi invito dunque alla prossima lezione.

LEZIONE 8: Interregno
Siamo arrivati, dunque, in queste nostre lezioni di logica matematica ad un periodo intermedio che abbiamo
chiamato Interregno. Come mai questo periodo intermedio o questo Interregno nel nostro corso? Ebbene
nelle lezioni precedenti abbiamo visto quali erano stati i risultati, quali sono stati i grandi passi che sono stati
fatti dai greci soprattutto, di cui vi ricordo tra pochi minuti quali furono i personaggi principali, mentre poi
invece dalla prossima lezione incominceremo veramente ad addentrarci in quelli che sono stati i risultati
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moderni, perci l'ambito della logica contemporanea. Ora dai greci, quindi dal 200 a. C., cio da Crisippo,
di cui abbiamo trattato la scorsa lezione, fino al 1850, quando invece incominceremo dalla prossima lezione
a parlare di Boole, sono passati praticamente 2000 anni e in questi 2000 anni naturalmente ci sono stati i
secoli bui (linterregno), in questo periodo per qualche cosa stata fatta, per cui in questa lezione appunto
vogliamo parlare di ci che stato fatto tra i greci e i moderni. Per prima di parlare di questo interregno
rivediamo brevemente ci di cui abbiamo trattato nel passato, cio nelle scorse elezioni, riguardo alla logica
greca. Abbiamo parlato di tre grandi personaggi, tre grandi filosofi che sono stati importanti nel campo della
filosofia in generale, ma anche e soprattutto, per quello che riguarda noi, nel campo della logica. Questi tre
personaggi sono qui raffigurati e nominati, sono Platone, Aristotele e Crisippo.
Vi ricordate, Platone stato colui che ha iniziato lo studio della
logica andando contro i sofisti, ha cercato di enucleare quali erano i
risultati, diciamo cos, gli assiomi pi importanti della logica, in
particolare il principio di non contraddizione, che i sofisti non
avevano ancora capito, cio il fatto che non si potesse allo stesso
tempo affermare e negare la stessa proposizione. Poi c stato invece
Aristotele, che considerato tuttoggi il pi grande o uno dei due pi
grandi logici che siano mai esistiti e nel caso si pensi ai due pi
grandi logici questo Goedel, che sar il punto di arrivo di questo
nostro percorso. Aristotele ha trattato i sillogismi, cio la teoria di questi tipi di ragionamenti che partono da
premesse maggiori e minori, per arrivare ad una conclusione e queste premesse abbiamo visto che
coinvolgono le particelle del linguaggio tutti, qualcuno e nessuno, che abbiamo chiamato i
quantificatori. Poi invece, Crisippo che stato anche lui un grande logico, il pi grande esponente forse
della logica stoica, vi ricordo anche che Platone, Aristotele e Crisippo facevano parte di tre Scuole che erano
in competizione tra di loro ad Atene e che erano rispettivamente l'Accademia, il Liceo e la Sto, ebbene
Crisippo ha parlato, ha trattato della logica proporzionale che un livello di analisi pi basso, ma basso
non da un punto di vista di valore, ma di analisi e quindi pi raffinato di quello a cui si riferiva Aristotele ed
il livello della cosiddetta logica proporzionale, che la logica dei connettivi, di cui connettivi, vi
ricordo, perlomeno i loro nomi, che sono la negazione non, la congiunzione e, la distruzione o e
l'implicazione il se.... allora. Bene, questo era pi o meno quello che era stato fatto dai greci nel periodo
che va dal 400 al 200 a. C. I greci arrivarono veramente ad uno sviluppo che era eccezionale, cio la logica
greca, soprattutto la logica storica, che quella che stato l'ultimo passo, l'ultimo grido, diciamo di questo
sviluppo, stata veramente un qualche cosa di molto profondo. Per come ho detto nella scorsa lezione in
realt la logica storica stata dimenticata, gli storici sono stati rimossi dalla storia del pensiero e anche dalla
storia pi in generale, oggi di loro rimane molto poco e questo simbolizzato anche dal fatto che, se voi
pensate alle tre Scuole greche, oggi di accademie pieno mondo, per esempio l'Accademia dei Lincei,
l'Accademia reale e cos via, non soltanto ovviamente in Europa, ma anche negli Stati Uniti e in tutto il
mondo. Le accademie sono diventate i gruppi in cui si uniscono i sapienti della nazione di cui l'accademia fa
parte. I Licei sono diventati per antonomasia le scuole, liceo scientifico, il liceo classico, dovunque anche in
Francia e in varie altre nazioni. Oggi la parola liceo rimasta come simbolo di scuola, che invece poi in
realt era pi propriamente una universit. Ebbene di Sto invece non rimasta nessuna, mentre di
accademie e di licei appunto pieno il mondo, di Sto non ce ne nessuna, rimane soltanto l'aggettivo stoico
a simboleggiare il fatto che c' stata questa tradizione di autocontrollo da parte degli stoici, ma della logica e
di ci che gli storici hanno pensato, poco rimasto. Bene, questo era comunque semplicemente un riassunto,
un riepilogo di ci che abbiamo fatto finora.
Andiamo, invece, a vedere pi da vicino che cos' successo nel secondo periodo in cui la logica stata al
centro dell'attenzione dei pensatori e dei filosofi e questo secondo periodo il cosiddetto periodo della
Scolastica, che qui rappresentata dalla figura di Guglielmo di
Ockham, che come vedete, era un religioso. Effettivamente la
Scolastica stata una filosofia molto legata alla Chiesa cattolica,
perch in realt stato il tentativo di avvicinare la teologia alla
filosofia e addirittura alle scienze e pi in particolare alla matematica
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e alla logica. La Scolastica stato il tentativo che va da circa il 1000 al 1300, pi o meno, come periodo
storico, d. C. ovviamente ed stato appunto questo tentativo di dimostrare attraverso la ragione, con
ragionamenti o puri o magari con ragionamenti che si basassero su dei fatti contingenti, la cosiddetta
teologia razionale e la cosiddetta teologia naturale, cio di basare la teologia, la fede, il discorso sulla
divinit, su un ragionamento di natura logica, di natura scientifica, di natura matematica. Ora gli scolastici
sono stati ovviamente importanti, per sono molto pi ricordati, per esempio oggi, di quanto lo siano gli
stoici, come mai? Perch ovviamente non c' stata una rimozione del pensiero cristiano e la nostra civilt,
anzi la nostra civilt in realt una civilt che si basa su questo pensiero cristiano, anche per coloro che non
credono in queste cose, che non sono religiosi. Pensate per esempio al saggio di Benedetto Croce, che si
intitolava, per l'appunto, Perch non possiamo dirci non cristiani, cio dobbiamo per forza noi che viviamo
in Occidente pensare in termini, magari per contrapposizione, per pensare in termini che sono cristiani
perch questa la nostra origine, questi sono i fondamenti del nostro pensiero e quindi per questo motivo o
anche per questi motivi, la scolastica certamente ricordata quest'oggi, nei testi di filosofia per quanto
riguarda la storia del pensiero.
Che cosa ha fatto la scolastica? Beh, la scolastica vista col senno di poi, cio vista dal nostro punto di
prospettiva, in realt non ha fatto moltissimo perch si limitata, fra virgolette, a riscoprire quello che i
greci gi avevano scoperto e che poi era stato dimenticato. Quindi moltissime le innovazioni, soprattutto le
innovazioni storiche, perch ovviamente nel periodo della Scolastica Aristotele stato studiato, diventato
un pensatore molto importante, stato inglobato in parte della teologia cristiana attraverso soprattutto la
teologia di San Tommaso d'Aquino, ma anche il pensiero degli stoici rinato, quello di Aristotele
direttamente perch si leggevano i suoi testi, quello degli storici indirettamente stato riscoperto. Quindi gli
scolastici sono interessanti, sono importanti soprattutto da un punto di vista storico. Oggi a noi interessa
forse andare a vedere chi per primo ha trovato certe idee, certe nozioni e allora noi andremo direttamente a
Crisippo, agli stoici stessi, ma se invece vogliamo sapere chi ci le ha fatte conoscere queste nozioni, ecco che
allora bisogna studiare la scolastica. Io qui ho messo tre nomi simbolici, significativi del pensiero scolastico
per quanto riguarda la logica e questi nomi sono Abelardo, Pietro Ispano e Ockham, di cui dir poche parole
perch in realt, come ho detto, ci che loro hanno scoperto era gi
noto e noi l'abbiamo gi considerato quando parlavamo appunto
degli stoici. Abelardo stato l'iniziatore praticamente della
scolastica, vissuto proprio agli inizi del millennio, cio dal 1079
fino al1142, ha avuto una vita molto avventurosa, qui lo vedete
seppellito, questa la sua tomba, lui l e qui c' una signorina che
si chiama Eloisa.
Se voi guardate la slide, nellanno 1119 Abelardo stato evirato,
come mai? Perch questa Eloisa, che era la padrona, di cui lui si
era innamorato, in realt era una ragazza molto giovane, era la figlia del suo protettore, di colui con cui stava
in casa, gliela aveva data perch lui la educasse e lui l'ha educata a tante cose, comprese certe cose che forse
non avrebbe dovuto fare; lha messa incinta come diremmo oggi, la povera Eloisa ha dovuto partorire, avere
questo bambino e poi stata messa in un convento e come segno di dispregio ovviamente, i parenti hanno
preso Abelardo e lhanno evirato. Quindi dal 1119 Abelardo, aveva quarant'anni, come vedete, rimasto
senza una parte essenziale della sua persona e si dedicato ad altre cose. diventato anche lui un religioso,
per nel 1121 la sua filosofia, anzi la sua teologia stata condannata dal concilio ecumenico, il concilio di
Reims. Ebbene, vedete la vita di Abelardo molto avventurosa, ha avuto traversie sia fisiche, sociali che
teologiche e nel 1140 addirittura stato scomunicato, perch entrato in rotta di collisione con il potere
ecclesiastico e quindi ha avuto dei problemi. Ora il suo grande antagonista era Bernaldo di Chiara Valle,
per qualera l'idea dal punto di vista logico della teologia di Abelardo, cio come basava Abelardo la
teologia scolastica? Ebbene la basava sul motto capisco per credere e allora anche noi capiamo, come
Abelardo:
mai abbia avuto dei problemi. Perch per Abelardo il capire era precedente
capisco per credere
al credere, cio la ragione stava prima della fede. Abelardo era disposto a
Anselmo:
credere ai dogmi della teologia, ai dogmi della chiesa cattolica, ma soltanto

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credo per capire


dopo che li aveva capiti, cio la fede veniva per lui soltanto dopo che era
passata al vaglio della ragione. Questo ovviamente un atteggiamento molto pericoloso, perch pone in
secondo piano ci che per la Chiesa cattolica dovrebbe essere in primo piano ed era ovviamente
contrapposto ad un atteggiamento veramente diverso, che era quello invece di Anselmo d'Aosta. Anselmo
era un abate che poi divenne un vescovo e questo vi fa capire come il suo atteggiamento fosse pi consono ai
bisogni della Chiesa cattolica. Qual'era questo suo atteggiamento? Era per l'appunto di invertire i termini in
cui Abelardo pensava e di porre la fede prima della ragione, cio credo per capire, invece che capisco per
credere. Prima credo e il fatto di credere mi permette di capire per l'appunto i dogmi. Ebbene questi erano i
due atteggiamenti che hanno poi guidato la scolastica praticamente per due secoli. Da un punto di vista
logico per, che quello che ci interessa pi da vicino, l'opera pi importante che Abelardo scrisse, si
chiama Sic et non, cio cos e non cos, diremmo oggi. In quest'opera, che non tanto importante per
i risultati che ottenne da un p. di v. logico, Abelardo introdusse quello che poi divenne il metodo essenziale
Sic et non
della Scolastica, che quello che si chiama il metodo delle
metodo delle questioni
questioni. Se voi leggete per esempio la summa teologiae
di San Tommaso d'Aquino, ebbene l questo metodo delle questioni trova proprio il suo fulgore massimo,
cio Tommaso tratta di tutti gli argomenti della teologia proprio seguendo il metodo di Abelardo, che
questo metodo di porre prima, di fronte a s, da una parte un'affermazione, dall'altra parte un'affermazione
contraria, incominciare a dare delle giustificazioni a favore delle affermazioni o cercare delle giustificazioni
a favore della negazione, ad un certo punto eliminare una delle due alternative e rimanere soltanto con quella
che poi alla fine risulta essere quella vera. Quindi praticamente oggi diremmo che il contributo di Abelardo
alla scolastica stato un contributo metodologico, cio ha insegnato, ha portato avanti per la prima volta e ha
introdotto per la prima volta questo metodo che sarebbe poi stato cos fondamentale appunto per la teologia
scolastica, il metodo delle questioni. Bene, vediamo il secondo logico di cui abbiamo parlato, il secondo
logico della Scolastica Pietro ispano che come vedete qui tra parentesi, nientepopodimeno era addirittura o
divenne addirittura papa col nome di Giovanni XXI.
Giovanni Ispano si chiamava cos perch veniva dalla Spagna, in
realt dal Portogallo, quello che oggi chiameremo Portogallo.
Quindi Pietro Ispanico nato nel 1210, morto nel 1277 e scrisse un
libro che fu veramente importante, a differenza di Abelardo , che
stato l'iniziatore di un movimento, Pietro Ispano era ormai ben
inserito in un movimento gi maturo e questo testo Summulae
logicales furono per un lungo periodo, durante la scolastica, il
testo di riferimento, cio il testo con cui gli studenti studiavano le
cose di logica. Attenzione, Pietro Ispano fu logico molto sottile,
riscopr proprio lui personalmente alcune, anzi molte direi, delle scoperte che erano gi state fatte dagli stoici
e poi alla fine divenne papa. Dur pochissimo come papa, credo soltanto qualche mese, dopo di che gli
croll il palazzo del Vaticano, quello che sarebbe stato poi il palazzo del Vaticano in tempi successivi, gli
croll sulla testa e lui mor sotto le macerie. Questa la sua figura che viene ancora oggi ricordata. Se andate
a San Paolo fuori le mura, la basilica romana, potete vedere la sua immagine tra quelle dei papi; quindi
addirittura i logici hanno avuto un Papa fra i loro predecessori o nella loro storia.
Guglielmo da Ockham
Guglielmo da Ockham che come vedete era anche lui un religioso,
(1290-1349)
vissuto tra il 1290 e il 1349, quindi ormai gi la tarda scolastica,
Summa totius logicae
per Ockham forse il punto massimo di questo sviluppo; anche
lui ha scritto un manuale, anche lui ha scritto un compendio, questa la sua opera pi importante la summa
totius logicae, cio la somma di tutto della logica, praticamente c'era questo gusto enciclopedico, questo
voler mettere insieme in un unico manuale tutto ci che effettivamente si poteva dire della logica. Ockham
un filosofo anche, un nome abbastanza noto nella filosofia moderna per le due cose di cui adesso parliamo:
la prima, forse, tutti l'avrete sentita nominare, quello che si chiama il rasoio di Ockham. Cosa vuol dire
rasoio di Ockham? Ovviamente non ha niente a che fare col rasoio, il rasoio serve soltanto perch si tagliano
Rasoio di Ockham
le cose. Che cos che Ockham voleva tagliare via con questo
Proprietatis terminorum
suo rasoio? Ebbene il suo motto, che pare lui non abbia mai
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pronunciato, che perlomeno non si trovi nei suoi scritti, ma che comunque rispecchia il suo pensiero, gli
enti non si devono moltiplicare senza necessit, cio il rasoio di Ockham in qualche modo il tentativo di
fare una filosofia, di fare dei ragionamenti senza moltiplicare gli enti che non necessario introdurre, cio
fare un discorso smembrato, un discorso essenziale in cui si vada diritti al filo e diritti alla conclusione, senza
dover fare delle grandi divagazioni. Questo vero sia da un punto di vista puramente linguistico,
semplicemente di esposizione, che soprattutto che quello che interessa a noi, da un punto di vista
semantico, diciamo cos, cio i ragionamenti devono essere essenziali, bisogna andare dritti alla conclusione.
Ora questo importante e questo motto, appunto di questo uso del rasoio di Ockham, qualche cosa che
oggi soprattutto nel 900 stato molto apprezzato, cio la filosofia positivista, per esempio, stato un
tentativo di mettere in pratica, di usare sistematicamente questo mezzo, il rasoio di Ockham nel campo della
filosofia e nel campo della logica, cio cercare di togliere tutto ci che non essenziale, cercare di limitarsi
veramente al succo della questione. Una seconda cosa che Ockham fece lo studio di quello che lui
chiamava proprietatis terminorum, cio le propriet dei termini e qui, per la prima volta effettivamente, si
scopre, si vede che c' il tentativo di andare oltre la filosofia, oltre la logica dei greci. Tentativo non si sa
quanto conscio, perch appunto come ho detto, gli scolastici non conoscevano moltissimo della storia e del
passato della filosofia greca e della logica greca, in particolare non conosceva niente di ci che gli stoici
avevano lasciato scritto, di Aristotele conoscevano purtroppo soltanto le opere che erano rimaste
ovviamente, che erano le opere di cui abbiamo parlato qualche lezione fa, cio le opere dell'Organon.
Ebbene dicevo, per, che fosse un tentativo conscio o che fosse un tentativo inconscio, c' in questo studio
delle cosiddette proprietatis terminorum, che ha caratterizzato non soltanto il lavoro di Ockham, ma pi in
generale il lavoro della Scolastica, il tentativo di andare oltre la logica greca. In che senso andare oltre la
logica greca? Beh, c' il tentativo di parlare di quella che oggi noi chiameremo non pi logica proporzionale,
cio soltanto a livello delle proposizioni, ma logica predicativa, cio il tentativo di cominciare a descrivere i
soggetti, andare a vedere all'interno delle proposizioni come queste proposizioni sono formate, le cosiddette
proposizioni atomiche della logica proporzionale, cio quelle che dal p.di v. della logica proporzionale non si
possono pi analizzare perch non sono composte di connettivi e, o, non, se... allora ; ebbene lo studio
delle proprietatis terminorum propriamente questo, cio cercare di andare a vedere dentro queste
proposizioni cosiddette atomiche, se possibile smembrarle in strutture pi elementari. Ora la struttura pi
ovvia che si possa immaginare quella che oggi noi chiameremo nell'analisi logica appunto la struttura
soggetto, predicato, complemento. Ebbene, soggetto, complemento eccetera, che sono i soggetti e gli
oggetti dei discorsi vengono in genere raccontati, vengono in genere espressi nella logica del linguaggio
attraverso i cosiddetti termini, cio i termini sono nomi che possono essere nomi atomici, nomi semplici
oppure nomi composti, tanto per farti un esempio, si pu dire un nome proprio Giorgio, tanto per dire oppure
si pu dare la descrizione di un soggetto, attraverso una descrizione complessa, per esempio il figlio di
Sandro. E allora, questo Giorgio, che ha come nome atomico, come nome proprio, questo nome, pu essere
descritto da un termine pi complicato il figlio di suo padre. Ecco che allora, lo studio di questi temi uno
studio molto complesso che in genere nella nostra logica, oggi, quando si insegna logica, viene fatto dopo la
logica proporzionale e precisamente, anche storicamente cos successo, mentre la logica proporzionale, per
lappunto, stato il risultato sommo della logica stoica, la logica dei termini, la struttura dei termine anche
cercare di capire come si debbano interpretare da un punto di vista sia sintattico che semantico questi
termini, cio qual il senso e qual' il significato che bisogna attribuire a questi termini, questo stato uno
dei grandi risultati della logica di Ockham in particolare, ma della scolastica pi in generale. Quindi questo
quello che pi o meno fecero gli scolastici. Dopo gli scolastici si cominci a parlare di altre cose e in
particolare intervenne questa idea della logica, come scienza universale. Ricorderete, forse, quando abbiamo
parlato di Crisippo, avevamo citato il fatto che per Aristotele la logica era semplicemente propedeutica
alla scienza, era uno strumento lOrganon, che permetteva di trattare le scienze. Questo era porre la logica
Logica, scienza universale
in una posizione molto subordinata ovviamente. Per Crisippo,
Lullo:
invece, la logica diventa parte delle scienze, ma vedete qui,
ars magna(1274)
che c' un passo successivo, da puro strumento a parte delle
G. Bruno:
scienze, una delle tante scienze, a finalmente scienza universale,
ars memoriae(1582)
cio la cosa pi importante di tutte, cio stato praticamente un
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Leibniz:
completo capovolgimento, che c' stato dal periodo di Aristotele
ars combinatoria(1666)
passando attraverso Crisippo e arrivando a questo periodo qua.
Questo periodo di cui stiamo parlando incomincia formalmente, per lo meno, nel 1274, quando questo
interessante personaggio che si chiamava Raimondo Lullo, scrisse questo trattato che si chiamava invece la
ars magna. Qui tutti parlavano di arte e per Lullo, per l'appunto, la logica era un'arte ed era la magna ars, la
pi grande arte che si potesse immaginare. Lullo, anche lui, ebbe una vita molto interessante, esattamente
come Abelardo, anche se le sue traversie furono di tipo diverso.Ad un certo punto, Lullo decise che doveva
convertire gli infedeli, se n'and a convertire gli infedeli e stranamente il metodo che lui pensava sarebbe
stato vincente in questo tentativo di conversione era, guarda caso, la logica; invece di andare a combattere
crociate, di arrivare con alabarde o con le scimitarre, ecco che Lullo cerc di andare a convertire gli infedeli
con la logica. Vi lascio immaginare come la cosa fin, quando si trov di fronte ai nemici, lo decapitarono e
la cosa in quel momento fin l. Comunque ci fu perlomeno questo tentativo, il cosiddetto tentativo di porre
la logica come scienza universale, come arte, la massima arte. Un secondo personaggio che and in questa
stessa scia, molto pi noto, ovviamente di Lullo, ma soprattutto da noi, anche per altre traversie che sub,
Giordano Bruno. Nel 1582 giordano Bruno scrisse un trattato che si chiama invece ars memoriae, anche
stavolta siamo sempre a livello dell'arte, l'arte non pi la magna arte, la massima arte, ma diventa l'arte
della memoria. E Bruno che, anche lui fin male, come tutti sapete, il 17 febbraio del 1600 fin al rogo perch
come tanti altri prima di lui che avevano subito sulla propria pelle, avevano sentito il dilemma tra fede e la
ragione. Giordano Bruno ovviamente era anche lui partito come religioso, era un domenicano, poi insomma
fu scomunicato, usc dall'ordine e cos via, finch alla fine sub il processo dell'Inquisizione e fin al rogo.
Per nei suoi lavori principali giovanili e in particolare questo qui l'arte della memoria, ecco che era anche
uno studioso di logica o perlomeno di queste tecniche. In quel momento la logica era qualche cosa di strano,
ormai la Scolastica era stata dimenticata, era passato il Rinascimento e quindi la logica veniva considerata
come qualcosa di diverso,una tecnica e in particolare in Giordano Bruno era la tecnica della memoria. Come
si faceva ricordare le cose secondo Giordano Bruno e anche secondo questo metodo che risale, per
lappunto, a Lullo? Beh, per esempio si dovevano incominciare a disporre degli oggetti in una stanza e poi a
ciascuno di quei soggetti, la cui posizione veniva memorizzata, si potevano associare delle parti di un
discorso che si voleva mandare a memoria. E allora, ricordandosi la disposizione delle parti degli oggetti,
ecco che ritornava alla memoria il discorso, ma c' questa nozione, qui sotto nascosta, di struttura e questo
modo anche di combinare fra di loro delle parti separate in modo da dar loro una unit. Ebbene, questo che
pu sembrare cos lontano dalla logica moderna, in realt nel terzo personaggio che vede la logica come
scienza universale, che era Leibniz, ecco che questa rimane un'arte, ma finalmente dall'arte della memoria
diventa arte combinatoria, cio si perde questo aspetto anche pratico di dover applicare la logica a fini
mnemonici, di ricordo, di apprendimento e l'arte diventa puramente combinatoria. Sono passati un centinaio
di anni, 1666, Leibniz giovanissimo, ha vent'anni soltanto, scrive questa opera. Ed ecco qui Leibniz, la sua
fotografia e Leibniz sar in questo intermedio, che va tra i greci e la Scolastica, diciamo, fino alla logica
moderna, sar proprio la figura pi di rilievo, pi importante, colui che oggi considerato come il vero
precursore della logica moderna. Come mai il vero precursore della logica moderna? Anzitutto Leibniz,
parliamo un po' il tiro di lui, un personaggio veramente eclettico, veramente interessante, nato nel 1646,
morto nel 1716 a settant'anni.
Leibniz
Leibniz fu tutto, tutto nel senso che ancora uno di quei personaggi in cui si possono
(1646-1716)
compendiare professioni completamente diverse. Era un giurista, era un avvocato, era un
diplomatico, era un matematico, era un logico, uno scienziato e cos via, insomma uno di quei personaggi
veramente universali. E allora, detto da lui, che la logica doveva essere la scienza universale, la cosa acquista
subito un sapore differente, perch detto da chiunque conosca soltanto quello universale, vuol dire poco, ma
detto da uno come Leibniz che effettivamente aveva una conoscenza gi universale di per s, allora se la
logica per lui appariva come la scienza universale, questo poteva avere effettivamente un certo valore. Nel
periodo della sua giovinezza, Leibniz studi, come ho detto, giurisprudenza, fece una tesi molto giovane, in
filosofia del diritto, quindi gi si interessava alla filosofia, in particolare e al diritto dall'altra parte. Il diritto
Giurisprudenza
importante da un p.di v. logico, perch molto simile a ci
Tesi in filosofia del diritto
che succede nella logica. Ci sono degli assiomi che sono
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Dottorato in antinomie giuridiche


Memoria assiomatica

praticamente le leggi, cio quello che viene promulgato


e ci sono delle deduzioni che sono i tentativi di derivare

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sullelezione del re di Polonia


dalle leggi ci che implicito in esse, in modo da poterlo
applicare ai casi espliciti della vita che non sono direttamente considerati dalle leggi. Quindi c' un'analogia
molto precisa tra diritto e logica ed per questo che poi Leibniz fu portato a pensare alla logica. Il dottorato
invece lo prese in antinomie giuridiche, pensate voi, cio in quelle situazioni in cui secondo la legge ci si pu
comportare per un giudice in due maniere contrapposte, cio alcuni precedenti o alcune leggi permettono di
assolvere l'imputato e altre leggi invece, altri precedenti, permettono di condannarlo. Sono l'analogo delle
antinomie di cui abbiamo parlato tempo fa, invece delle antinomie di Zenone, per esempio lantinomia di
Achille e la tartaruga oppure l'antinomia di Epimenide del mentitore, solo che queste non sono antinomie
puramente logiche, sono antinomie giuridiche, qui si tratta di applicarle alla vita reale, cio si tratta di avere
di fronte a noi un imputato e di poterlo condannare o poterlo lasciar libero, in base alla legge, entrambe le
volte; quindi il giudice ha la capacit, ha la possibilit di scegliere una delle due alternative, ma di fare tutto
in maniera puramente legale. Subito dopo Leibniz si laure a vent'anni, lo stesso periodo in cui aveva scritto
larte combinatoria. Fu preso al servizio di alcuni potenti dell'epoca e il suo primo lavoro fu una memoria
assiomatica, pensate voi, sull'elezione del re di Polonia. Lui voleva convincere, anzi il suo protettore, voleva
convincere che, come re di Polonia, doveva essere eletto un certo personaggio, ebbene che cosa fece
Leibniz? Pi o meno come Lullo, invece di fare delle battaglie politiche, fece delle battaglie logiche, cio
dimostr anzitutto che di tutti i candidati che erano stati proposti per il trono di Polonia, dimostr
matematicamente soltanto uno rimaneva, solo uno poteva essere eletto, ma questo non era ancora una prova
a favore, era soltanto una prova di esclusione di tutti gli altri. Ebbene, poi diede una ventina di dimostrazioni
diverse del fatto che proprio quello l doveva essere eletto. Quindi vedete come la logica veniva applicata
alla politica, in una maniera che era antesignana di comportamenti che poi sono stati usati in questo secolo.
Queste per, sono cose un po' strane, oggi se ne parla poco forse di questo aspetto giuridico dell'opera di
Leibniz, mentre invece, l'aspetto matematico fu molto importante. Pochi anni prima Blaise Pascal, questo
signore che vedete qui sulla sinistra nella slide, aveva inventato la prima macchina calcolatrice, una
macchina a rotelline che poteva fare somme. Ora sembrerebbe
poco, naturalmente facendo girare le rotelline al contrario la
macchina poteva fare le differenza anche, quindi somma e
differenza, un'operazione e il suo contrario e Leibniz fece un
passo avanti, cio riusc a costruire una macchina che poteva fare
somme e prodotti e dunque facendola girare al contrario,
sottrazioni e divisioni. Ora somma e prodotto, sottrazione e
divisione sono le quattro operazioni fondamentali dell'aritmetica e
quindi certamente su questo si pu basare l'intera matematica e
qui nato il sogno poi del calcolatore, attenzione, perch questa

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fu la prima macchina, il primo aggeggio meccanico che riusc effettivamente a meccanizzare qualche cosa
che si pensava sino ad allora fosse caratteristico dell'uomo, cio fare delle operazioni matematiche. L'altra
grande invenzione matematica di Leibniz che lui dovette dividere con questo suo antagonista, che il grande
Isacco Newton, fu il calcolo infinitesimale. Leibniz, come se non bastasse, come se non avesse gi fatto
abbastanza tra tutte le cose che ho citato finora, anche uno dei due inventori di questo mezzo potentissimo
che quello che si chiama,appunto calcolo infinitesimale o analisi infinitesimale o semplicemente
analisi, oggi. E l'analisi quello che si studia in tutti licei scientifici, in tutti istituti tecnici ed veramente
la propedeutica a tutte le scienze. Oggi non si pu fare fisica, non si pu fare chimica eccetera, se non si
conosce il calcolo infinitesimale, l'analisi. Ebbene, il cosiddetto teorema fondamentale del calcolo
infinitesimale, quello che dice che l'operazione di derivazione e l'operazione di integrazione sono due
operazioni inverse una dell'altra, cos come la somma e la sottrazione oppure come il prodotto e la divisione,
ebbene, questo teorema fondamentale precisamente il teorema di Leibniz e Newton. Quindi vedete, anche
se non si dovesse parlare pi di altre cose che Leibniz fece, gi soltanto questa parte di risultati matematici,
lo porterebbe ad essere uno dei pi grandi pensatori della storia. E per la cosa non finiva l, perch Leibniz
considerato anche e ricordato moltissimo come filosofo. Una filosofia reale, qui ho messo scherzosamente
lo stemma di Savoia, ma non ci sta a caso lo stemma dei Savoia,
perch le opere pi importanti che Leibniz scrisse e che ancora
oggi vengono studiate nei dipartimenti di filosofia, ebbene sono
due opere: la Teodicea e la Monadologia che furono scritte per
Reali. La prima, la Teodicea fu scritta per Sofia Carlotta di Russia
e la famosa Monadologia, cio l'idea che il mondo sia costituito di
Monadi senza finestre, come diceva Leibniz, che sono in contatto
non tra di loro direttamente, perch appunto non hanno finestre, ma
con una monade centrale, che poi dovrebbe essere Dio, ebbene
questa Monadologia fu scritta per il principe Eugenio di Savoia.
Ora questo di nuovo unaltro degli eventi che abbiamo gi visto avvenire da Pitagora a Platone, ad
Aristotele eccetera, il fatto che questi pensatori da una parte parlassero coi loro studenti, coi loro colleghi di
cose molto elevate e poi per, facessero un'intensissima opera di divulgazione e appunto anche le opere pi
importanti di Leibniz erano opere di divulgazione, le cosiddette opere esoteriche. Ma veniamo invece al
dunque, perch quello che c'interessa di Leibniz stato il suo apporto alla logica matematica e qui due
furono le sue grandi idee. Leibniz non ottenne dei risultati cos importanti, come il teorema fondamentale del
calcolo differenziale, perch nel campo della logica un pensatore troppo l'avanguardia, cio le cose che lui
ha pensato, che ha sognato, sarebbero poi state realizzate in realt un paio di secoli dopo, a partire dal 1850,
da Boole, di cui parleremo in una delle prossime elezioni. Per le sue due idee fondamentali sono veramente
l e sono rimaste l, diciamo cos, in agguato, in attesa, fino a quando non si riusciti a realizzarle con la
logica moderna. La prima idea, a cui lui diede due nomi diversi, ma che pi o meno significavano la
stessa cosa,
Logica
era l'idea di una lingua filosofica, di una caratteristica universale,
Lingua philosophica o
cio di arrivare a trovare una lingua che fosse quella che noi oggi
caracteristica universalis
chiamiamo un linguaggio formale, diverso dai linguaggi tipici
Calculus ratiocinator
naturali, tipo l'inglese, litaliano eccetera, una lingua che non
avesse tutte le difficolt, le ambiguit delle lingue naturali e che permettesse di descrivere esattamente tutto
ci che vogliono descrivere gli scienziati. Ora questa idea, che all'epoca poteva sembrare abbastanza assurda
o difficilissima da realizzare, quella che oggi noi chiameremo la lingua dei computer, la cosiddetta logica
matematica. Caracteristica universalis vuol dire per lappunto questo, una lingua filosofica nel senso che
perfettamente astratta, universale, si pu applicare ad ogni scienza. La seconda parte, altrettanto
importante, quella del cosiddetto Calculus ratiocinator, cio un calcolo, cio Leibniz ebbe l'idea che queste
cose dovevano essere fatte attraverso il calcolo, cio si doveva
riuscire a ridurre il ragionamento a qualche cosa che fosse di
natura matematica, esattamente come fare delle operazioni di
natura algebrica e questo calcolo poi in effetti riusc a farlo
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Boole. La sua idea, la sua vera filosofia era quello che noi potremmo chiamare oggi un panlogismo, cio
tutto logica. Qui allora ho fatto una tabella per farvi capire la differenza che Leibniz poneva tra i tipi di
verit e c'era anzitutto quella che lui chiamava la verit di ragione. Le verit di ragione sono quelle
verit che hanno come caratteristica la necessit, cio sono verit necessarie e da un p. d. v. di
dimostrazioni, si
possono dimostrare con le dimostrazioni della logica, quindi dimostrazioni finite. Ma Leibniz vedeva anche
un secondo tipo di verit, che erano le cosiddette verit contingenti, cio verit di fatto, non di ragione, con
cui non si pu arrivare attraverso la ragione, ma sono quelle che succedono nel mondo. Queste verit non
sono necessarie, bens l'esatto contrario, sono contingenti e si possono, secondo lui, dimostrare, ma non pi
con dimostrazioni finite, sono molto pi complicate, sono di natura infinita, praticamente solo Dio le pu
vedere. Ed ecco che allora la nostra ragione arriva fino al finito, cio arriva fino ad un certo punto e soltanto
Dio pu dimostrare che le verit di fatto sono effettivamente dello stesso genere delle verit di ragione. Le
verit di ragione sono in realt di tipo diverso dalle verit di fatto per questo motivo:
Verit di ragione:
sono vere in tutti i mondi possibili, non fanno riferimento a questo
Vere in tutti i mondi possibili
mondo, ma sono vere ovunque, sarebbero vere anche in altri mondi,
Verit di fatto:
perch sono verit che riguardano soltanto la ragione, soltanto la
vere nel mondi contigente
necessit e non la contingenza, mentre invece le verit di fatto sono
vere nel mondo contingente, in questo mondo, non in tutti i mondi possibili, ma soltanto in questo. Ed ecco
che questa distinzione, questa divisione tra le verit di ragione e le verit di fatto qualche cosa che al giorno
d'oggi diventata veramente importante. Come mai? Ma perch le verit di ragione sono oggi considerate le
cosiddette verit della logica, cio le verit del ragionamento, sono quelle che quando facciamo la logica
matematica effettivamente riusciamo a dimostrare con dimostrazioni finite. Ora la cosa non affatto ovvia,
perch chi lo dice che dal solo fatto che una verit si possa vedere con l'occhio della ragione, allora da questa
ipotesi si possa poi dimostrare che la verit si pu ridurre ad una dimostrazione di tipo matematico? Non
affatto ovvio e il contenuto, cio questa affermazione che ho appena fatto in una maniera un pochettino pi
formale, quello che si chiama il teorema di completezza, cio ogni verit di ragione effettivamente
dimostrabile, cio tutte le verit logiche sono dimostrabili. Ebbene questo teorema di completezza per logica
proporzionale, cio la logica degli stoici fu dimostrato da Post nel 1920-21 e per la logica predicativa di
cui parleremo in seguito, fu dimostrato da Goedel nel 1930. Quindi Leibniz aveva intravisto o previsto la
possibilit addirittura di questo cosiddetto teorema di completezza, la possibilit di riuscire a dimostrare tutte
le verit di ragione in una maniera matematica. Per quanto riguarda invece le verit di fatto, invece queste
sono vere nel mondo contingente, le dimo- strazioni di cui parlava Leibniz sono dimostrazioni di natura
infinita. La cosa strana che, mentre oggi le verit di ragione sono identificate con le verit della logica, le
verit di fatto sono identificate da una parte con le verit della matematica e dall'altra parte con le verit della
scienza. Quindi qual la differenza tra logica, matematica e scienza? Ebbene, la logica effettivamente
permette un cosiddetto teorema di completezza, cio tutto ci che vero nella logica si pu dimostrare in
maniera finita, mentre invece la matematica non permette niente del genere, c' un cosiddetto teorema di
incompletezza, cio le verit di fatto, cio le verit che sono vere nel mondo della matematica non si
possono in generale dimostrare attraverso dimostrazioni finite e questo il contenuto appunto del teorema
di incompletezza di Goedel. Naturalmente questi tentativi di Leibniz di precorrere i tempi non furono capiti
durante la sua era.
Voltaire
Ora parliamo di Voltaire, il famoso romanzo di cui forse qualcuno
Candide(1759)
di voi avr sentito parlare o che avr letto Candide (1759), Voltaire
Il migliore dei mondi possibili
sbeffeggia praticamente proprio questa idea, che il nostro mondo
sia il migliore dei mondi possibili, che era appunto quello che Leibniz sosteneva, cio le verit di fatto sono
verit che, bench siano vere in un solo mondo, questo mondo il migliore dei mondi possibili. Bene, siamo
arrivati alla fine di questa carrellata sullInterregno della logica, tra gli stoici e i tempi moderni; vi invito alla
prossima lezione sulla logica moderna, di l incominceremo.

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LEZIONE 9: Un inglese calcolatore


Finalmente siamo arrivati al dunque, come si dovrebbe dire. Abbiamo fatto varie lezioni introduttive, poi ci
siamo interessati dei primordi della logica matematica, quando ancora non era matematica, era soltanto
logica, che sono per lappunto il periodo greco. Abbiamo parlato di Aristotele, di Crisippo, prima ancora di
Platone, poi abbiamo fatto una lezione sul cosiddetto Interregno, cio la parte intermedia, questi 2000 anni
fatti in un batter d'occhio, che sono passati da Crisippo, dalla fine della logica stoica, cio verso il 200 a. C.,
fino a Leibniz, ai sogni precursori di Leibniz, passando attraverso la scolastica. Ebbene finalmente siamo
arrivati, come dicevo al dunque. Questa volta incominciamo veramente con quella che si chiama logica
matematica e ormai siamo siano vicini a noi, perch in questo volo che abbiamo fatto, in questo volo
d'uccello, abbiamo passato questi 2000 anni e ormai siamo arrivati al 1850, a circa la met dell'800. Ancora
abbiamo circa met delle nostre lezioni e ci interesseremo uno a uno di tutti i logici matematici, meglio dei
pi grandi logici matematici che hanno segnato con il loro nome la storia di questa materia.
Questoggi parliamo, come si vede dal titolo, di un inglese calcolatore, calcolatore non nel senso etico di
una persona cattiva che fa i suoi conti per fregare gli amici, ma semplicemente nel senso letterale. E un
personaggio che nato in Inghilterra e che ha portato nella logica matematica o nella logica, diciamo cos,
questo aspetto di calcolo e parlo di George Boole, ma adesso ne parleremo pi diffusamente. Devo subito
dire una cosa, cio avvertirvi che mentre nelle precedenti lezioni siamo riusciti a uscire anche dai nostri
confini, dai nostri limiti, perch la logica matematica tutto sommato una piccola parte della matematica
moderna, per cui siamo riusciti a parlare di tante cose, di filosofia, di teologie e cos via, ebbene man mano
che invece ora ci avviciniamo verso la contemporaneit, verso i nostri anni, tutte queste belle cose dovremo
lasciarle un pochettino da parte, dovremo incominciare a parlare pi da vicino di aspetti tecnici della logica
matematica. Anche i personaggi stessi, cio coloro di cui parleremo, coloro che hanno lasciato la loro firma
sotto questo grande libro della logica matematica sono ovviamente meno interessanti, come si pu dire,
meno pieni di vita e di attivit di quelli che li hanno preceduti, per insomma questo tipico dell'evoluzione
della scienza. Agli inizi i personaggi sono estremamente poliedrici, fanno di tutto come per ricordarci, per
esempio Leibniz lultimo di cui abbiamo parlato, che era un po' di tutto, giurista, filosofo, matematico e
anche logico, ebbene invece questi personaggi moderni incominciano a diventare specialisti, proprio perch,
quando la scienza acquista maturit, diventa un qualche cosa di settoriale, comunque cercheremo di rendere
ciononostante le lezioni un pochettino allegre e cominciamo a vedere che cosa successo. Abbiamo parlato
prima di quali sono i precursori della logica moderna, ora cerchiamo brevemente di ricordare ci che hanno
fatto. Il primo, il pi grande dellantichit, stato ovviamente Aristotele, che ha creato la teoria dei
sillogismi. In realt i precursori della logica moderna, in questo senso li vogliamo intendere come precurPrecursori della logica moderna
sori di George Boole, cio di colui di cui parleremo oggi
Aristotele: sillogismi
ed per questo che ci soffermeremo su alcuni aspetti di
Crisippo: logica proposizionale
ci che hanno fatto questi grandi precursori, in particolare
Leibniz: characteristica, calculus
Aristotele di cui voglio ricordare la teoria dei sillogismi,
cio la teoria che deduce delle conseguenze da una premessa maggiore e da una premessa minore e che
coinvolgono i cosiddetti quantificatori: tutti, nessuno, qualcuno. Laltro grande precursore Crisippo
ovviamente, con la logica proposizionale di; ricordatevi che la logica proposizionale la teoria del mettere
insieme al livello proposizionale, appunto,delle frasi attraverso i cosiddetti connettivi, che sono quelle
particelle del linguaggio di cui abbiamo parlato spesse volte ormai, che sono la negazione non, la
congiunzione e, la disgiunzione o, limplicazione il se.allora. Anche nel caso di Crisippo, nel caso della
logica proposizionale ne citiamo i contributi, perch Boole di cui parleremo, in realt ha dato un nuovo
modo di vedere i risultato di Aristotele o Crisippo. Poi da ultimo Leibniz, che abbiamo trattato nellultima
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lezione e per Leibniz le due nozioni fondamentali, le due idee fondamentali erano da un lato quello della
characteristica universalis, cio della lingua filosofica, cio il trovare un linguaggio tecnico, un linguaggio
astratto che permetta di esprimere tutto ci che le scienze vogliono dire e i particolare, tra le scienze, anche
la matematica. Invece il secondo aspetto di Leibniz laspetto del calculus ratiocinator, cio il fatto non
soltanto di riuscire a scrivere ci che si vuole scrivere, cio il linguaggio della scienza, ma anche di tradurre
il tutto in un calcolo proprio del tipo di quelli che si fanno nella matematica, per esempio e lo dico non a
caso, perch qui che voglio arrivare, per esempio il calcolo algebrico, cio le operazioni dellalgebra, la
somma, il prodotto, la sottrazione, la divisione che sono quelle tipiche che si usano in matematica, anche ai
livelli pi elementari, che sono le operazioni che servono per andare a far la spesa, a comprare, addizionare,
moltiplicare, dividere, sottrarre eccetera, per poter fare di conto come si diceva una volta. Bene allora,
arriviamo dunque al nostro personaggio, che questo signore di cui abbiamo questa fotografia e niente altro.
Praticamente non ci rimasto molto, vi ho gi anticipato appunto che questi personaggi, dal punto di vista
folkloristico, sono meno interessanti di colore che li hanno preceduti. Boole ha avuto una vita piuttosto
breve come vedete, nato il 1815 ed morto il 1864. Una vita per niente avventurosa, stato un professore
universitario, ha insegnato, ha scritto qualche libro, pochi, ha fatto un
po di ricerca e la cosa finita l. Quindi non vi posso raccontare grandi
aneddoti, per cerchiamo di vedere invece pi da vicino che cosa ha
fatto da un p. di v. scientifico. Ebbene Boole ha scritto praticamente due
sole opere, una nel 1847 e una nel 1854. La prima opera si chiamava
lanalisi matematica della logica ed ecco qui che interviene
finalmente questo aggettivo, cio matematica unito a questo sostantivo
che quello della logica. Nel 1847 finalmente la logica che era appunto
Opere
una impresa filosofica di analisi del linguaggio, delle antinomie del
1847: lanalisi matematica della logica
ragionamento, che si fa nei fori, nei parlamenti e cos via
1854: le leggi del pensiero
e anche ovviamente nelle scienze, perci una analisi di tipo
soprattutto filosofico, finalmente con Boole diventa un'analisi matematica, cio Boole riuscito a far vedere
e questo oggi lo vedremo in dettaglio, ebbene spero di farvi vedere come riuscito a legare da una parte la
logica e dall'altra parte la matematica, cio questa analisi matematica della logica. Boole scrisse questo
libretto, perch veramente un piccolo libretto, che tra l'altro se volete potete anche leggerlo, perch stato
tradotto in italiano da Massimo Mugnai ed stato pubblicato dalla Boringhieri, quindi un piccolo libretto,
che vale la pena leggere perch effettivamente ancora oggi moderno e li si pu effettivamente vedere il
nascere di questa nuova disciplina. Per Boole non era soddisfatto di questo libretto, anche perch la
risonanza che ebbe non fu grandissima, una risonanza che ovviamente era ristretta all'ambito accademico,
lo lessero alcuni dei suoi colleghi, qualcuno degli studenti e poi insomma si sparse la voce, diciamo cos, in
Europa. Notate che Boole era un inglese, si chiamava Gorge ed era la prima volta che parliamo di uno che
faccia parte del cosiddetto continente, cio in precedenza abbiamo parlato di greci ovviamente, abbiamo
parlato di tedeschi come Leibniz e cos via, per in realt tutto avveniva nel continente e anche il fatto che
questa nuova analisi, questo nuovo nascere della logica matematica, sia avvenuto in un ambiente, in una
nazione che non era una di quelle solite, gi dice che c'era effettivamente qualcosa di nuovo, ci voleva anche
un luogo di nascita differente per far nascere una materia differente. Ebbene, dicevo, poich il
riconoscimento che Boole ebbe nel suo primo lavoro del 1847 non fu quello che lui sperava, lui scrisse un
altro libro nel 1854 che si chiamava nientepopodimeno che le leggi del pensiero e qui si vede anche un
pochettino l'aspetto pubblicitario della questione, cio Boole capisce che un titolo come l'analisi
matematica della logica pu attirare soltanto degli specialisti, mentre invece scrivere un libro sulle leggi del
pensiero un qualche cosa che pu estendere l'ambito e il riconoscimento che si possono avere. Notate,
tanto per cambiare, ancora una volta ritroviamo anche nell'opera di Boole, nell'opera del primo logico
matematico in senso letterale, quella divisione che abbiamo gi visto essersi riproposta da Pitagora, a
Platone, Aristotele, Leibniz e cos via, cio la divisione fra la ricerca e la divulgazione, fra l'esoterico e
lessoterico, fra ci che si indirizza agli specialisti del campo, come nel caso di Boole il suo primo libro e
ci che invece vuole indirizzarsi anche ai curiosi, diciamo cos, a coloro che vogliono ricevere della
divulgazione, che vogliono essere informati di quali sono le novit del campo. Ebbene, vediamo pi da
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vicino, quale stata l'idea fondamentale di George Boole. George Boole ha inventato quella che oggi si
chiama guarda caso algebra booleana, cio il suo nome diventato cos naturale, cos importante nel
campo della matematica da diventare addirittura un aggettivo. Questa algebra booleana, di cui parler a
Algebra booleana =
lungo questoggi, una cosa veramente importante, anche un
Interpretazione algebrica
pochettino luovo di colombo, cio quando vedremo i risultati
della logica
di questa realizzazione, ci accorgeremo che tutto sommato, forse
se ci avessimo pensato, anche noi avremo potuto essere l al momento giusto e avere anche le idee giuste,
come spesso succede con le uova di colombo. Ebbene questa algebra booleana, in due parole, si pu
semplicemente dire che una interpretazione algebrica della logica, cio algebrica ovviamente, questo lo
dice gi il nome, perch appunto il nome deriva dall'algebra e per anche un'interpretazione della logica,
cio l'idea di Boole fondamentale stata quella di dire, ma insomma quello che io cerco, quello che voglio
cercare di fare, di dare una veste matematica agli studi di logica che sono venuti prima di me. Ovviamente
Boole, ormai eravamo nel 1850 circa, a met dell'800, conosceva benissimo i precursori, aveva letto
Aristotele, aveva letto Platone, ovviamente conosceva Leibniz e cos via. Quindi non che Boole sia nato in
un vuoto, in un vacuum, come si potrebbe dire in inglese, la lingua che parlava lui, Boole nato in una certa
cultura e sapeva benissimo dove voleva arrivare a parare, cio voleva fare un'interpretazione matematica
della logica. Ora quando si cerca di fare un'interpretazione matematica, si ha di fronte a s un certo numero
di possibilit, una gamma di possibilit, perch matematica appunto per esempio l'algebra, ma anche
l'analisi di cui abbiamo parlato, che Leibniz e Newton avevano inventata, il cosiddetto calcolo differenziale,
poi ci sono tante branche della matematica, per esempio la geometria, perci bisogna fare anzitutto una
scelta e la scelta di Boole fu la scelta forse pi naturale, la scelta di usare l'algebra per fare questo tipo di
ricerche e di incominciare a scrivere i risultati della logica che all'epoca non era ancora matematica, ma lo
stava diventando, dicevo, di incominciare a scrivere il linguaggio, le regole della logica e anche gli assiomi
in maniera algebrica. Ora come si pu fare questo? Beh, la logica parla di vero e falso tutto sommato, cio la
vera essenza della logica proprio questo, lo studio di ci che vero e di conseguenza anche lo studio di ci
che falso e allora bisogna cominciare, tanto per fare il primo passo, ad associare al vero e al falso degli
oggetti matematici. Questo non tanto semplice, non tanto immediato, per bisogna fare una scelta;
ebbene la scelta che fece Boole fu questa qui (v. slide) e bisogna veramente dargli atto che fu la scelta
giusta, la scelta corretta, perch il vero e il falso da un punto di vista logico, da un punto di vista filosofico
sono concetti molto complicati. Pensate, per esempio, alla famosa domanda che pose Pilato a Ges, durante
Valori di verit
il processo famoso che poi si concluse alla fine con la condanna di Ges
Vero = 1 Falso = 0
e con la passione e cose poi che tra laltro ha costituito l'essenza del
cristianesimo. Ebbene, durante il processo di Ges, quando Ges arriv di fronte a Pilato, che gli era stato
mandato, vi ricorderete da Erode, allora arrivato di fronte a Pilato ci fu questo scambio di convenevoli,
potremo dire oggi e ad un certo punto Ges ripet una delle frasi che era solito dire io sono la verit e la
vita e cos via e Pilato per un momento fu colpito, se qualcuno dicesse io sono la verit e chiese a Ges
che cos' la verit? Ora questa domanda di Pilato la domanda essenziale della logica che cos' la verit?
Quale sarebbe la risposta che dareste voi? Beh, insomma la cosa interessante che Pilato non stette ad
aspettare la risposta, pose la domanda, che cos' la verit e se ne and senza aspettare la risposta, cos
dicono i Vangeli. Come mai? Beh, ovviamente non si tratta di dare troppo affidamento, anzi tutto, a ci che
viene raccontato, viene tramandato, ma soprattutto alla capacit analitica, alla capacit logica di Pilato.
Pilato se ne and, non perch sapeva che Ges allepoca non avrebbe potuto dargli una risposta logica, se
n'and per motivi suoi. Ma oggi noi possiamo reinterpretare questo cose per lappunto cos, cio 2000 anni
fa, 1850 anni prima di Boole, la risposta alla domanda di Pilato che cos' la verit non si poteva dare,
perch questa risposta fu una risposta molto tardiva, cio richiedeva ancora 2000 anni di sviluppo. Ora nel
caso di Boole, cio nel caso in cui viene associato al vero un numero e al falso un altro numero, tutti questi
problemi filosofici e etici che stanno dietro le nozioni del concetto di verit, praticamente scompaiono, si
dissolvono. Il vero non ci interessa pi definirlo in qualche maniera filosofica, ci interessa semplicemente
associarlo a qualche numero e il falso, idem, lo associamo a qualche numero, per la cosa importante che
la scelta di questi due numeri, che sono 1 e 0, deve essere poi tale da far funzionare tutto il resto della
logica. Ora si potrebbe fare anche l'inverso per esempio, non ci sarebbe niente di sbagliato a dire che il vero
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lo zero e il falso l'uno, per in genere si fa questa associazione, perch in qualche modo il vero positivo
e il falso negativo, per cui meglio forse associare lo zero al falso e al vero associare qualche numero che
sia maggiore di zero e quindi questa fu la scelta originale di Boole. Bisogna metteterselo in testa perch sar
utile per lo meno nelle prossime slide, perch su questa base, che una base appunto quasi lapalissiana,
come ho detto l'uovo di colombo, si pu costruire tutta la logica. Ora vediamo allora come si pu andare
avanti. Anzitutto bisogna ricordarsi di una cosa, che il fatto che lo 0 e l'1 siano associate al vero e il falso e
che pretendano di essere praticamente i fondamenti dell'intera logica, non poi un fatto cos banale, ma non
nemmeno cos campato in aria, perch in precedenza, guardate qui addirittura nel 600 a.C., quindi 600
anni prima di quell'episodio che ho appena ricordato di Pilato, gi nel 600 a.C. dicevo i Ching, un famoso
classico della filosofia confuciana, qui vedete l'immagine, per lappunto, di Confucio, ebbene questi Ching
erano basati su quella che oggi viene chiamata laritmetica binaria, di cui dir adesso due parole.
L'aritmetica binaria significa fare l'aritmetica non con tutti i numeri interi 0, 1, 2, 3 e cos via, fino
all'infinito, non addirittura con i numeri reali, quindi non soltanto
quelli, ma i razionali, gli irrazionali, per esempio, come greco, radice
di 2, ma soltanto con quei due numeretti l 0 e 1. Aritmetica binaria
significa fare la solita aritmetica, le solite operazioni somma, prodotto
e le loro inverse, sottrazioni e divisioni, ristrette ai numeri 0 e 1. Voi
direte, ma per quale motivo dovremmo limitarci a queste cose, come
legarci le mani e cercare di fare tutto quel che si pu fare, soltanto per
con le mani legate. Ebbene, i Ching avevano ovviamente un motivo
completamente sui generis, che era un motivo astrologico. I Ching
hanno costruito delle figure come quelle che vedete quaggi, queste
qui si chiamano trirami, per l'ovvio motivo che sono fatte in tre linee, queste linee, intere o spezzate; l'intero
o spezzato ovviamente un simbolo, una metafora, di che cosa? Del bene e del male, del giusto e dello
sbagliato, del vero e del falso, del maschile e del femminile, insomma per dirlo in una parola, che tutti
conoscete, dello Yin e dello Yan, cio la contrapposizione cinese. Questo simbolo qua, che Confucio tiene
in mano, precisamente il simbolo dello Yin e dello Yan, la compenetrazione di due qualit contrapposte,
una nera e l'altra bianca, per lappunto lo Yin e lo Yan. Ebbene, quindi linea intera, linea spezzata sono
misture, diciamo cos, sono simboli Yin e Yan e quindi in particolare, dal nostro punto di vista logico, sono
simboli del vero e del falso. Se noi combiniamo insieme queste linee e ciascuna di queste linee pu essere
intera o spezzata, abbiamo due possibilit per la prima, altri due per la seconda, cio quattro in tutto e altre
due per la terza, cio otto in tutto. I Ching fanno una cosa un po pi complicata, cio invece di avere
soltanto dei trigrammi usano degli esagrammi, cio sei linee intere o spezzate e su queste praticamente
impiantano l'intero sistema astrologico, perch quello che loro volevano fare, era cercare di indovinare il
futuro. A noi questo non interessa assolutamente niente, per la cosa importante qui, che gi i cinesi
avevano capito che lo zero e l'uno erano in qualche modo i numeri essenziali, su questi numeri si potevano
costruire praticamente tante altre cose, in particolare si potevano costruire otto trigrammi, si potevano
costruire 64 esagrammi e quindi praticamente era possibile solo con lo 0 e con l1 o se volete solo con linee
intere e spezzate, arrivare fino ai numeri da 0 a 64. Leibniz, il solito, nel 1784, che dopo la sua morte,
voglio dire che questa un'opera postuma, nel 1784 fu pubblicato un libro di Leibniz, in cui il Leibniz che
era a conoscenza di questo classico confuciano, perch Leibniz conosceva i gesuiti che erano andati in Cina
ed era in corrispondenza con loro, questi gesuiti lo misero in contatto con la filosofia cinese e cos via,
ebbene Leibniz fu folgorato, dice: mah, non ce nessun bisogno di fermarsi a 64, usando soltanto lo zero e
l'uno possibile costruire tutti i numeri ed ebbe l'idea di quella che oggi viene chiamata aritmetica binaria
e che poi tra l'altro l'aritmetica sulla quale si basano i computer, guarda caso. Come si fa a scrivere numeri
con l'aritmetica binaria? Lo zero lo zero, l'uno l'uno, fin qui non c' problema, perch sono questi i due
numeri. Il due, che noi scriviamo 2 nel nostro sistema decimale, avendo il simbolo per il due speciale,
ebbene, nel sistema binario bisogna scrivere 2 usando soltanto lo 0 ed l'1 e allora lo si scrive come dieci 10.
10 significa 2 elevato 1, pi 2 elevato 0, ecco che il 3 si pu scrivere come 11, 4 si pu scrivere come 100,
5 si pu scrivere come 101 e cos via; usando soltanto combinazioni di 0 e 1 si possono scrivere tutti i
numeri. Quindi gi l'idea di Boole, di limitarsi a 0 ed 1 per interpretare il vero e falso, un'idea che sembra
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meno balzana, se la si situa in questo contesto, nel fatto che appunto si possono gi scrivere tutti i numeri
con lo 0 e 1 Che cosa fece per Boole pi precisamente? Beh, fece la seguente cosa: cap che una volta
interpretato l'1 come vero e lo 0 come falso, la negazione si poteva interpretare semplicemente come
sottrazione da 1. Vediamo qui la tabellina e cerchiamo di capire questa cosa.
Negazione = sottrazione
Supponiamo di avere 1 qua; questo 1 significa che la proposizione
11=0 10=1
che stiamo considerando vera, ma allora 1 meno 1 diventa 0,
Congiunzione = prodotto
cio la negazione di una proposizione vera diventa falsa, che
1x0=0x1=0x0=0
precisamente una delle regole di cui parlato nella scorsa lezione
o due lezioni fa quando parlavamo di Crisippo; idem quando partiamo invece di una proposizione falsa, il
cui numero associato sia 0; 1 meno 0 1, quindi la negazione di una proposizione falsa una proposizione
vera. Ecco che allora, associare 0 e 1, a falso e vero, permette di associare alla negazione la solita
operazione di sottrazione. Idem per la congiunzione ed ecco vediamo allora in questo modo come sia
possibile passare da questi numeretti a tradurre le regole della logica. La congiunzione invece secondo
Boole e adesso lo verifichiamo tra un momento, un prodotto semplicemente, il prodotto dei numeri 0 e 1,
vediamo: quand' che la congiunzione di due proposizioni vera? Soltanto in un caso, se ricordate la
tabellina che abbiamo fatto, per lappunto degli stoici, che definiva quand che la congiunzione era vera.
La congiunzione di due congiunti vera soltanto quando tutti e due i congiunti sono veri; prendiamo due
congiunti veri, cio prendiamo il numero 1, due volte, moltiplichiamo uno per se stesso, 1 x 1 continua a
rimanere uno. Quindi il prodotto di due uni uguale a uno, cio la congiunzione di due proposizioni vere
vera, questo lidea. Vediamo che cosa succede negli altri casi. Beh, negli altri casi almeno uno dei due
congiunti deve essere falso, o il primo o il secondo o tutti e due addirittura devono essere falsi. In questo
caso la congiunzione di almeno un congiunto falso, deve essere falsa; vediamo se tutto ci corrisponde
effettivamente ai numeri. Qui abbiamo il prodotto di uno per zero, che corrisponde alla congiunzione di una
proposizione vera e di una falsa, quanto fa 1 per 0? Fa 0, effettivamente, la congiunzione falsa. Il caso
simmetrico ovviamente, per lappunto simmetrico, la stessa cosa, se la prima proposizione falsa e la
seconda proposizione vera, questo corrisponde a fare il prodotto di 0 per 1 e dunque continuiamo ad
ottenere 0. L'ultimo caso, che il caso in cui tutti e due i congiunti, cio tutte e due le proposizioni che
mettiamo insieme sono false, anche qui come si direbbe, non ci piove, 0 x 0 continua rimanere zero. Dunque
il prodotto di numeri che possono essere o zero o uno, 1 soltanto quando tutti e due i numeri sono 1 ed 0
se almeno uno dei due numeri 0, magari anche tutti e due. Questo esattamente la propriet fondamentale
che abbiamo gi visto nella precedente lezione, che definiva la caratteristica principale della congiunzione.
Ed ecco che allora, questo trucchetto di Boole, di associare il vero all l, il falso allo 0, la negazione alla
sottrazione e la congiunzione al prodotto, permette di ritradurre tutto ci che sembrava molto arzigogolato,
molto complicato e molto sottile anche nel campo della logica proporzionale degli stoici, la fa diventare
semplicemente un giochetto da ragazzi, perch sottrarre un numero che pu essere 0 o 1 da 1, oppure
moltiplica due numeri tra di loro, ciascuno dei quali pu essere 0 o 1, risponde semplicemente a delle regole
che sono banali, che qualunque ragazzo delle elementari potrebbe fare. Ed ecco che allora questa algebra di
Boole veramente un idea geniale, un idea fondamentale, perch dietro questo aspetto, si cela la possibilit
di interpretare aritmicamente o algebricamente la logica. L'algebra booleana non nientaltro che fare
algebra, cio fare le quattro operazioni solite ristringendosi ai numeri 0 e 1. Quale fu per la scoperta
fondamentale di Boole, a parte questo aspetto che sembra cos banale? La scoperta fondamentale fu, che
quest'algebra booleana, bench cos semplice, quasi banale, anzi quasi imbarazzante da un punto di vista
matematico, ebbene questa algebra booleana uno strumento universale. Ora questo forse pu sembrare
persino eccessivo, che cosa significa universale? Beh, adesso non esageriamo, non che si possa applicare
dovunque, per certamente si pu applicare in tantissimi campi diversi di cui adesso vi far perlomeno una
serie di esempi, tanto per convincervi che effettivamente sia Boole che noi, oggi quando impariamo
l'algebra booleana, siamo arrivati a toccare, uno dei punti cruciali, a mettere il dito nella piaga, diciamo cos,
della logica moderna. Quindi vediamo alcuni esempi; il primo esempio, ne abbiamo appena parlato adesso,
precisamente l'applicazione logica, cio Boole riusc a far vedere che quelle tabelline che abbiamo appena
considerato, erano effettivamente in grado di descrivere le regole della logica proporzionale, cio quella
logica che aveva inventato o scoperto o descritto o analizzato Crisippo. Ma immediatamente Boole fece
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anche una seconda scoperta, cio che anche la logica sillogistica, cio quell'altro aspetto della logica che era
stata analizzato da Aristotele e sembrava in contrapposizione alla logica proposizionale di Crisippo, non lo
era affatto. Ricordate che le due Scuole, da una parte la Scuola del Liceo aristotelico e dall'altra parte la
Logica
Scuola della Sto di Crisippo erano in contraddizione tra
Proposizionale(Crisippo)
di loro, si sentivano contrapposte, perch i peripatetici seguaci
Sillogistica(Aristotele)
di Aristotele dicevano che la loro analisi era pi fondamentale
perch parlava di tutti, qualcuno, nessuno e questo era il vero livello del loro discorso, mentre gli stoici con
Crisippo dicevano che erano loro ad aver fatto un'analisi logica pi fondamentale perch erano andati pi
gi, pi a fondo nell'analisi del linguaggio con la scoperta dei connettivi, ebbene dal p.di v. di Boole, dal p.
di v. della matematica, sia la logica proposizionale dei connettivi di Crisippo, che la logica sillogistica dei
quantificatori di Aristotele si possono descrivere con la stessa algebra booleana. Ed ecco che un solo
strumento matematico, tra l'altro come dicevo, imbarazzantemente semplice, permette di scrivere due cose
che a prima vista sembravano diverse, cio si scopre dopo 2000 anni, che i peripatetici, cio i liceali di
Aristotele e gli stoici di Crisippo non erano in contrapposizione, avevano fatto due analisi, che per da un
p.di v. matematico erano la stessa analisi. Questo un risultato veramente grandioso, cio prendere i due pi
grossi risultati, le due pi grosse analisi della filosofia logica greca e far vedere che, tutto sommato, sotto di
esse c lo stesso tipo di analisi e che sono soltanto due modi di vedere, anzi lo stesso modo di vedere due
cose diverse, ecco questo gi qualche cosa di veramente fondamentale, praticamente senza aver fatto nulla,
notate, perch si semplicemente tradotto vero e falso, negazione e congiunzione mediante delle semplici
operazioni. Ma non basta ovviamente, perch Boole soprattutto del suo secondo libro le leggi del
pensiero, il cui titolo, come dicevo prima, significativo, perch Boole cap di avere in mano uno
strumento veramente potente, uno strumento veramente universale ed per questo che ha scritto il secondo
libro, per far vedere tutti questi esempi. Un'intera parte del suo secondo libro, nel primo non c', ma nel suo
secondo libro si, un'intera parte dicevo, dedicata all'analisi della probabilit. La probabilit naturalmente
il tentativo di cercare di catturare matematicamente e qui vedete il caso pi casuale di tutti, cio la pallina
della roulette, quando si va al casin a giocare non bisognerebbe giocare, lo si sa, perch le leggi del caso,
insomma, sono cose su cui non si possono mettere le mani. Ebbene per, ci fu verso il 700 e anche verso il
600, ci fu un tentativo che poi divent un tentativo riuscito, tanto da diventare quella che oggi si chiama la
teoria delle probabilit, un tentativo per cercare di descrivere matematica mente quali erano le leggi della
probabilit. Boole nel 1850, per lappunto, cerca di descrivere
algebricamente le leggi della probabilit e che cosa scopre?
Scope precisamente che le leggi della probabilit sono di nuovo,
tanto per cambiare, esattamente le leggi dell'algebra booleana,
che gi era riuscita a descrivere i sillogismi di Aristotele, che gi
era riuscita a descrivere la logica proporzionale di Crisippo e che
adesso, lo stesso strumento, riesce a descrivere anche la teoria
delle probabilit. Come mai? Mah, l'idea fondamentale che, in
realt, quando si prendono due eventi indipendenti fra di loro,
ebbene se si sa la probabilit di uno e si sa anche la probabilit
dell'altro, la probabilit dell'evento composto, quando succedono tutti e due, semplicemente il prodotto
delle due probabilit. Ed ecco che allora, si incomincia capire che, se le probabilit si moltiplicano per
eventi indipendenti, ci sar qualche cosa che li lega, come l'algebra. La probabilit di due eventi che siano in
alternativa uno con l'altro, uno succede se e soltanto se non succede quell'altro, sono legate dal fatto che la
probabilit di uno il contrario della probabilit dell'altro. Ora per, contrario che cosa significa? Qual la
certezza matematica, qual la probabilit pi certa di tutte? La probabilit 1, quando non si pu scappare.
Qual' la probabilit meno certa di tutte, quella sicurezza di non avere nessuna possibilit, quella che si
chiama probabilit 0, per lappunto. Ed ecco che, allora lo 0 e l1 che prima venivano identificate con il vero
e con il falso, adesso vengono identificate con certo o necessario e con l'impossibile e le loro leggi sono
precisamente le leggi della negazione e della congiunzione, cio
le leggi della sottrazione e del prodotto e quindi di nuovo
l'algebra booleana riesce a descrivere queste leggi della
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probabilit. Quindi abbiamo gi fatto tre esempi, matematicamente molto importanti, non pi soltanto la
logica che viene coinvolta in questa analisi, ma anche la teoria della probabilit. Ma non basta, perch ho
detto prima, non parleremo pi di teologia, per poi scappa sempre la voglia di farlo, ecco qui in teologia,
questo signore il filosofo arabo Avicenna, che introdusse quella che viene chiamata la prova cosmologica
dell'esistenza di Dio, di cui adesso non ci interessiamo, perch non questo il succo del discorso, per la
cosa interessante che nel suo libro Boole, ad un certo punto dice: guardate che l'algebra booleana non
soltanto uno strumento per analizzare teorie matematiche, pu anche essere applicata in campi differenti, per
esempio la teologia e dedica un intero capitolo del suo libro ad un'analisi della prova cosmologica nella
versione pi moderna che lui conoscesse, la versione in inglese tra l'altro, che si chiamava Clarke.
Quest'inglese aveva messo in maniera puramente formale la dimostrazione cosmologica dell'esistenza di
Dio, Boole analizza la sua dimostrazione e scopre degli errori. Scopre che facendo i conti con la sua piccola
algebra booleana, molto facile andare a vedere quand' che un ragionamento corretto e quando no e
scopre che Clarke aveva fatto effettivamente degli errori. Quindi un uso anche filosofico, addirittura
teologico dell'algebra booleana. Ma non basta, andiamo avanti, vediamo qui un'applicazione e questa una
applicazione che potrebbe sembrare veramente da attribuire addirittura all'ingegneria. Ho scritto qui
nella slide una
parola tra parentesi, per significare che si parla di circuiti elettrici, se
non si usano le parentesi oppure elettronici in caso contrario, cio sia i
circuiti elettrici, quelli con fili e lampadine e cos via, sia i circuiti
elettronici, cio valvole, chip e cos via, hanno una logica interna che
si pu descrivere attraverso l'algebra booleana. Ma come direte voi,
pure questo? Ebbene, purtroppo o per fortuna proprio anche questo.
A che cosa risponde lo 0, a che cosa corrisponde l'1? Molto
semplicemente, lo zero corrisponde al rubinetto chiuso, cio
all'interruttore chiuso, l'uno corrisponde all'interruttore o al rubinetto
aperto, cio 1 significa la corrente pu passare, 0 significa la corrente viene ininterrotta. Ed ecco che,
mettere insieme questi chip o mettere insieme questi fili si pu fare seguendo le leggi dell'algebra booleana,
perch, per esempio, fare la negazione significa fare semplicemente quello che oggi viene chiamato un
commutatore, un qualche cosa che lascia passare la corrente quando il filo precedente non la lasciava
passare e che non la lascia passare quando invece la corrente precedente passava nel filo, cio che cambia,
commutata per lappunto, quello che succedeva nel caso precedente. La congiunzione la stessa storia,
quando due fili arrivano e noi vogliamo far passare la corrente soltanto nel caso che tutti e due ce lavessero
e invece fermarla, se arrivava soltanto da una delle due parti o se non arrivava da nessuna, allora in quel
caso non c'era niente da fermare, ecco che questo si pu di nuovo spiegare e descrivere attraverso l'algebra
booleana ed per questo che l'algebra booleana oggi usata e studiata, insegnata in qualunque corso di
ingegneria, dal p.di v. della logica dei circuiti. Ma non basta, perch qui le cose vanno avanti, qui vediamo
addirittura un computer; vi ho gi detto prima che la cosa rimane forse meno sorprendente quando si sa che
l'aritmetica binaria, laritmetica basata sui soli numeri 0 e 1, in realt l'aritmetica su cui si fondano i
computer e i computer non fanno altro che avere questi bit, come vengono chiamati e se qualcuno di voi ha
visto, a volte sugli schermi, queste schermate di programmi scritte in linguaggio macchina, cio il
linguaggio che capisce il computer, sono soltanto successioni di zero e uno. Ebbene per, nel 1943 Mc
Culloch-Pitts cercarono di fare un'analisi di ci che era possibile sul funzionamento dei meccanismi e
scoprirono questa nozione che si chiama la nozione di automa
finito. Che cos' un automa finito?
Beh, oggi tutti lo sappiamo, all'epoca ovviamente nel 43 non lo
sapeva nessuno, perch questa stata una scoperta, gli automi finiti
non sono nientaltro che i computer senza la memoria, cio
lintreccio di fili o se volete i circuiti elettrici che costituiscono i chip
che costituiscono il computer e la logica, la matematica che sta
dietro a queste cose, attenzione, alla costruzione dei computer,
precisamente l'algebra booleana. Quindi abbiamo vistoo che
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effettivamente parecchi esempi, ma non ancora tutto, perch qui nella slide vediamo la fotografia di un
cervello e addirittura nella cibernetica che lo studio delle strutture cerebrali, lo stesso lavoro che ho appena
citato prima, di Mc Culloch-Pitts che identificava questa classe di automi cosiddetti finiti, in realt permette
anche di identificare quelle che si chiamano oggi le reti neurali. Come mai? Ma perch un circuito elettrico
praticamente la stessa cosa o perlomeno molto simile, a un funzionamento dello stesso genere di quello
che succede dentro il nostro sistema nervoso centrale. Il nostro cervello, come tutti probabilmente sapete,
costituito di neuroni che sono in collegamento fra di loro, attraverso i cosiddetti
assoni che fanno arrivare delle scariche elettriche e i dendriti che invece le fanno uscire, una specie di
rete, una gigantesca rete pi o meno come una rete di circuito
elettrico, ebbene, che cosa succede dentro questi neuroni? Beh, i
neuroni sono semplicemente delle porte, diciamo cos, che
aspettano di essere aperte e queste porte si aprono o si chiudono
semplicemente attraverso scariche elettriche, queste scariche
elettriche seguono delle regole, cio aspettano, diciamo cos, che si
arrivi ad una certa soglia, quando questa soglia viene superata, la
porta si apre, la scarica parte, si richiude la porta e si aspetta di
nuovo. Ebbene, tutta questa logica che sta dietro al funzionamento
del sistema nervoso centrale, di nuovo la stessa logica dei circuiti elettrici, la logica degli automi finiti e
cos via ed la logica che oggi noi descriviamo attraverso lalgebra booleana. Io mi fermo qui con la serie
degli esempi, perch ovviamente credo di averne fatti parecchi. Siamo partiti da un piccolo sistema di
matematica, cio laritmetica binaria dello 0 e dell1, con due operazioni, la sottrazione e il prodotto e poi
abbiamo visto che tutto questo piccolo armamentario, questo piccolo toolkit, come direbbero gli inglesi, si
poteva usare per aprire un sacco di porte. Abbiamo visto lapplicazione alla logica e anzi tutto il primo
risultato, il primo grosso risultato di Boole, cio che sia la logica aristotelica che la logica stoica si potevano
in realt interpretare come due facce di una stessa medaglia, come due incarnazioni di una stessa algebra che
era, per lappunto, lalgebra booleana. Poi abbiamo visto che anche la teoria della probabilit si poteva
interpretare nello stesso modo; ci sono state applicazioni dello stesso Boole alla teologia e poi in tempi pi
recenti la teoria dei circuiti elettrici, la teoria degli automi finiti, la teoria delle reti neurali che permette di
costruire degli analoghi meccanici del sistema nervoso centrale del cervello, tutte queste cose sono in realt,
come dicevo, delle reincarnazioni dellalgebra booleana. Ed ecco che allora, lalgebra booleana che
sembrava semplicemente un granellino, in realt un granellino di sabbia che stato messo dentro un
ostrica e poi alla fine, col passare degli anni, col passare del tempo, si aperta lostrica e dentro lostrica
cera effettivamente una perla. L'algebra booleana oggi uno degli strumenti pi generali che si possano
applicare in matematica; per, c' un per, c' una piccola limitazione ed con questa che finiamo per
lappunto la nostra lezione. L'algebra booleana non va oltre la logica greca, cio descrive precisamente,
come avevo detto, la logica di Aristotele e la logica di Crisippo, ma niente di pi.
Limitazioni
E allora se noi vogliamo arrivare alla logica moderna,se
Lalgebra booleana non va
vogliamo arrivare a quella che si chiama la logica predicativa,
oltre la logica greca
dovremo fare dei passi successivi che sono precisamente quelli ai
quali dedicheremo le prossime elezioni. Quindi anche questo grande strumento dell'algebra booleana ha le
sue limitazioni, cio pu fare tantissime cose purch siano di un certo livello di complessit. La logica
moderna va oltre quel livello di complessit, ma questo lo vedremo nelle prossime elezioni.

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LEZIONE 10: Un tedesco sensato e (in)significante


La scorsa lezione abbiamo veramente incominciato a parlare della logica contemporanea e abbiamo parlato
del primo grande logico matematico della contemporaneit, dell'era moderna della logica, che era
incominciata con i greci e poi passata attraverso gli scolastici, attraverso Leibniz e cos via e questo primo
personaggio stato George Boole, l'inglese che ha introdotto l'algebra booleana. Abbiamo visto quanto
importante sia stata l'algebra booleana e quante applicazioni essa possa avere nelle aree pi disparate del
sapere e delle scienze. Oggi invece affrontiamo un altro grande personaggio, forse ancora pi grande di
Boole, se possibile dirlo per i motivi che vedremo e questo personaggio un tedesco, che ho chiamato e
pensato insignificante, anche qui per scherzare, perch in realt stato colui che ha fatto conoscere al mondo
contemporaneo, al mondo moderno, la distinzione fra senso e significato. Di questa distinzione, tra
l'altro, ne abbiamo parlato in precedenza perch gi gli stoici, gi Crisippo, laveva sottolineata e laveva
capita. Per, come ricorderete, gli stoici sono stati dimenticati, il pensiero stoico, le conquiste stoiche sono
state rimosse e quindi anche questa distinzione fra senso e significato che poi stata riscoperta e poi
ridimenticata durante la scolastica, stata finalmente portata alla luce in maniera definitiva, si spera
quest'oggi, da Frege. Allora abbiamo chiamato questo signore insignificante, perch ho gi detto la scorsa
volta che i nuovi personaggi della logica non sono pi quei personaggi eclettici e interessanti, che avevano
corrispondenze e che trattavano con reali o con filosofi e cos via, ma sono semplicemente degli studiosi,
sono diventati i ricercatori moderni. L'insignificanza non certamente uninsignificanza intellettuale, pi
che altro un'insignificanza di cose che hanno fatto durante la vita e di aspetti, diciamo cos, teatrali della loro
vita. Bene, cominciamo a vedere anzitutto, a familiarizzarci con l'immagine di Frege e con le date di nascita
e morte che sono in genere gli inizi con cui partiamo. Frege nato nel 1848, un anno importantissimo,
molti di voi ricorderanno le rivoluzioni che ci sono state in Europa, il manifesto, il partito comunista e
cos via. Ebbene questo stato anche l'anno di nascita di questo grandissimo logico che poi morto nel 1925
Per in realt la vita intellettuale di Frege stata pi breve, perch come
vedremo tra poco, nel 1902 stata portata a termine praticamente la sua
impresa intellettuale dalla scoperta del famoso paradosso di Russell, al
quale abbiamo gi accennato una volta e che questoggi riprenderemo e
di cui poi ancora tratteremo pi profondamente la prossima volta,
quando parleremo appunto di Russell e dedicheremo a Russell un'intera
lezione. Cerchiamo di vedere allora pi da vicino i contributi di Frege. I
contributi di Frege sono praticamente contenuti dentro tre opere
fondamentali. Le tre opere fondamentali che Frege ha scritto sono
anzitutto la ideografia, poi i fondamenti dell'aritmetica e i principi
Opere
dell'aritmetica. Quindi la nostra lezione sar praticamente
1. Ideografia (1879)
incentrata su questi tre libri e noi la struttureremo proprio
2. Fondamenti dellaritmetica (1884)
in tre parti differenti, cercando di far vedere da vicino, in
3. Principi dellaritmetica (1893,1903)
maniera non tecnica, per in maniera un po precisa, quali
sono stati i risultati di ciascuno di questi tre libri. Anzitutto come vedete, sono periodi diversi, lideografia
il primo libro importante che Frege scrisse nel 1879, i fondamenti dell'aritmetica invece di pochi anni
dopo, il 1884 e poi la grande opera di Frege, quella che avrebbe potuto essere, perlomeno nelle sue
intenzioni la grande opera, cio i principi dell'aritmetica, un titolo che non rende giustizia a ci che lui
voleva fare, in realt i principi dell'aritmetica erano i principi dell'intera matematica. Poi diremo meglio
come mai bastava fare i principi dell'aritmetica, per poi fondare l'intera matematica, comunque questa
un'opera che Frege progett in due grossi tomi, il primo usc nel 1893, sembrava linizio appunto di un
avventura, sembrava linizio della storia per Frege, cio il fatto che effettivamente lui fosse arrivato alla
conclusione dei suoi studi. Si trattava soltanto di portare a termine quello che ormai era in qualche modo in
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nuce, in embrione nelle opere precedenti, per il secondo volume del 1903 nacque praticamente morto, un
aborto, uno di questi poveri bambini che nascono appunto senza vita, perch nel 1902 cera stato appunto il
paradosso di Russell che aveva posto fine, che aveva fatto crollare il suo enorme edificio. Andiamo a vedere
allora da vicino che cosa Frege ha fatto in questi libri. Incominciamo col primo tomo, la prima opera, la
prima grande opera della logica moderna contemporanea, cio la Ideografia.
1. Ideografia
Anzi tutto cerchiamo di vedere da vicino, che cosa significa il titolo stesso,
Linguaggio in formule
perch ideografia una parola un po strana, che significa grafia di idee;
del pensiero puro
ebbene il sotto titolo dellopera di Frege spiega in maniera pi precisa pi
dettagliata che cosa lui volesse fare; lideografia doveva essere un linguaggio in formule del pensiero puro.
Quindi ci sono tre aspetti praticamente, c il linguaggio, c il pensiero e soprattutto ci sono le formule e
allora facciamo un passo indietro, ricordiamoci di quali erano stati i sogni che Leibniz aveva posto sul
tappeto della logica matematica, su quella che sarebbe diventata la logica matematica, uno di questi sogni era
quello che Leibniz chiamava la lingua filosofica o la characteristica universalis, che doveva essere un
qualche cosa, un linguaggio precisamente, che permettesse di esprimere in maniera tecnica, in maniera
formale ed qui che interviene la parola formule, che permettesse di esprimere i fondamenti di ogni scienza
ed in particolare, poich le scienze si fondano quasi tutte, soprattutto le scienze naturali, sulla matematica,
questo sogno di Leibniz della lingua caratteristica, doveva essere un linguaggio formale per la matematica.
Naturalmente Frege che era anche un filosofo, soprattutto un filosofo all'epoca, era interessato a mettere in
formule, a scrivere un linguaggio che parlasse del pensiero puro. Ora il pensiero puro per noi
semplicemente quello che oggi chiamiamo la logica per l'appunto e allora scrivere o inventare un linguaggio
per la logica che fosse scritto in formule, era di nuovo un passo avanti nella stessa scia di Boole che abbiamo
trattato la scorsa settimana. Per Boole aveva proposto un linguaggio algebrico, quindi puramente
matematico che usava concetti e simboli che gi si conoscevano, vi ricorderete che l'idea fondamentale
dellalgebra booleana, era quella di associare alla verit il numero 1, alla falsit il numeri 0 e poi alle
operazioni dei connettivi del calcolo proposizionale, le solite operazioni algebriche sui numeri, cio in
particolare alla negazione veniva associata la sottrazione e alla congiunzione veniva associato il prodotto di
numeri; ebbene questo era un tentativo, certamente anche un tentativo riuscito tra laltro, come abbiamo
ricordato pochi minuti fa, di concretizzare, di rendere concreto, di riuscire a realizzare il sogno di Leibniz,
per era in qualche modo insoddisfacente, perch si faceva ancora riferimento, troppo riferimento alle
operazioni della matematica e quindi era praticamente una riduzione della logica proposizionale di Crisippo
e poi abbiamo visto anche della logica del sillogismo di Aristotele, al linguaggio della matematica stessa;
ebbene non era proprio questo lobbiettivo di Frege, perch Frege voleva trovare un linguaggio in cui la
stessa matematica si sarebbe potuta esprimere in una maniera pi generale, in una maniera pi pura, molto
pi astratta, cio lalgebra una parte della matematica e allora ridurre la logica ad una parte della
matematica, non poteva essere soddisfacente, il vero obbiettivo doveva essere quello di trovare un
linguaggio autosufficiente, un linguaggio autonomo, che venisse prima dei linguaggi della matematica e in
cui lintera matematica si potesse esprimere, non solo una sua parte come lalgebra, ma anche tutto il
resto,come lanalisi, eccetera, di cui parleremo tra poco. Quindi lidea della Ideografia era appunto, detta in
parole povere, concretizzare il sogno di Leibniz di una lingua per il pensiero puro scritta con formule.
Benissimo, che cosa fece allora, in questo suo tentativo di realizzare questo sogno? Anzitutto fece quello
che praticamente lo consegn alla storia, lo fece diventare uno dei pi grandi logici di questo periodo, cio
fece dei passi avanti, finalmente rispetto ai Greci e a Boole. Ricorderete che abbiamo concluso la scorsa
lezione su Boole dicendo che nonostante tutti risultati che era riuscito ad ottenere con lalgebra booleana
e nonostante tutte le applicazioni che l'algebra booleana aveva
poi realizzato, sia con Boole stesso che soprattutto nel mondo
contemporaneo del 900 attraverso i legami con i circuiti elettrici,
con il computer se ricordate, addirittura con le reti neurali del
cervello e cos via, non era riuscito comunque a fare passi avanti
rispetto ai greci. Il grandissimo risultato di Boole fu quello di
esprimere in maniera matematica, in maniera algebrica ci che i
greci erano riusciti a fare nella logica, di finire praticamente, di
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mettere la ciliegina sulla torta, ma non di andare oltre, di concludere un'impresa che era iniziata 2000 anni
prima. Ebbene Frege ovviamente si trova in questa situazione, viene venti-trent'anni dopo Boole, non pu
pi fare le stesse cose, doveva andare avanti. Ora il problema era: possibile andare avanti? Non affatto
detto, sembrava che un'analisi cos profonda, fatta tra l'altro, da menti cos eccelse, da due Scuole come la
Scuola peripatetica di Aristotele e la Scuola stoica di Crisippo, fosse l'analisi conclusiva, che si fosse gi
arrivati praticamente al punto finale e che non si poteva andare oltre. Notate che questa era effettivamente
l'impressione che non soltanto i contemporanei di Aristotele e di Crisippo avevano, ma questo abbastanza
evidente, perch erano di quell'epoca l, ma anche gli Scolastici e soprattutto addirittura anche lo stesso Kant
aveva. Kant aveva sostenuto che ormai la logica era stata completata, l'analisi logica non si poteva portare
oltre quello dove l'avevano portata Aristotele e Crisippo e quindi praticamente in quella direzione non c'era
pi niente da fare. Quindi ci voleva anche un certo coraggio intellettuale per cercare, come fece Frege, di
andare oltre. Dove si and oltre, quali sono i punti di riferimento in cui Frege si pose per andare oltre i greci
e oltre Boole?. Ebbene sono due, di cui ho scritto qui i nomi, cio le relazioni e i quantificatori. Cerchiamo
di vedere pi da vicino, come mai ci riusc ad arrivare, a fare passi avanti.
Aristotele
Parliamo anzitutto delle relazioni; ricorderete, lo abbiamo citato
Relazione: Soggetto/predicato
un certo numero di volte, che la logica di Aristotele si basava su
Frege
un'analisi delle strutture linguistiche, su un'analisi del linguaggio
Relazioni: soggetti/ predicato
e del pensiero ad esso collegato, che per era praticamente una
/complementi
analisi con un soggetto e un predicato Aristotele considerava
quelli che oggi i logici chiamano predicati unari, cio che hanno soltanto un verbo praticamente e un
soggetto che si riferisce a quel verbo, quindi soltanto soggetto e predicato. Per oggi, chiunque sia andato a
scuola, chiunque abbia fatto soltanto anche ci che si insegna nelle medie, sa che in realt l'analisi logica, sa
che il linguaggio pi complesso di questo, le azioni coinvolgono anzitutto non soltanto sempre un solo
soggetto, ma ci possono essere pi soggetti e poi soprattutto ci pu essere anche qualche cosa che questi
soggetti fanno, ci pu essere un complemento. Oggi questo, come dicevo, diventato lapalissiano perch
diventato talmente classico che lo si insegna anche ai bambini. Ebbene, questo fu uno dei risultati che Frege
riusc ad introdurre, cio lestendere le relazioni di cui parlava Aristotele dal solo caso molto semplice di
soggetto e predicato al caso in cui ci sono pi soggetti, ci possono essere oltre che soggetti anche i
complimenti e quindi non soltanto soggetto e predicato, ma soggetti, predicato e complementi; quindi la
possibilit di considerare non relazioni unarie come nel caso di Aristotele, ma come diremo oggi in
matematica, relazioni ennarie, dove n sta per un numero qualunque o relazioni se volete multiple, cio in
particolare relazioni binarie, ternarie, quaternarie e cos via, cio a due o pi soggetti o complementi. Come
mai c' bisogno di questa estensione per poter fare un linguaggio puro, un linguaggio in formule del pensiero
puro e in particolare dell'aritmetica? C' ne bisogno, basta pensarci momentino, quando si parla di numeri
una delle cose essenziali di paragonarli fra di loro, paragonarli perch ci si chiede se sono uguali per
esempio; ebbene l'uguaglianza gi di per s un predicato che ha due soggetti, perch si cerca di mettere
insieme, di comparare, di paragonare due numeri e di vedere se questi due numeri sono uguali oppure no.
Ecco quindi subito, immediatamente, gi nell'aritmetica, anche gi nellaritmetica dei numeri 0,1 il fatto di
vedere se due numeri sono lo stesso numero oppure no, che si ha una relazione binaria. Ci possono essere
altre relazioni binarie molto ovvie nel caso in cui due numeri siano diversi, cio ci si pu chiedere, per
esempio, quale dei due maggiore dell'altro oppure quali dei due minore dell'altro e allora il maggiore o il
minore sono di nuovo due relazioni binarie e quindi abbiamo gi tre esempi, appunto luguaglianza, il
maggiore e il minore, di relazioni binarie che vengono usate correttamente in matematica e delle quali la
logica aristotelica non poteva trattare perch non erano relazioni unarie, non erano del tipo soggetto e
predicato. Come esempio di relazioni ternarie, la cosa pi ovvia, si ha quando prendiamo due numeri e ci
chiediamo se la somma di questi due numeri uguale ad un terzo numero, quindi due numeri e poi se la loro
somma uguale ad un terzo, l'essere uguale alla somma di due numeri una relazione ternaria, che
coinvolge tre numeri, idem per il prodotto e cos via. Quindi in matematica le relazioni a pi soggetti, a pi
complimenti sono ubique, si usano correntemente e quindi c' bisogno, se si vuole fare effettivamente un
linguaggio formale per la matematica, di estendere il campo delle relazioni a questi tipi di analisi. Ebbene
questo fu proprio quello che fece Frege. Quindi una prima estensione della logica greca e poi una seconda
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che praticamente consegue automaticamente dalla prima, perch gi Aristotele, lo abbiamo detto pi volte,
aveva considerato i quantificatori, cio tutti, qualcuno e nessuno, per lui li considerava soltanto ristretti
all'unico soggetto di cui si poteva considerare il predicato, perch come abbiamo detto poco fa l'analisi di
Aristotele si riferiva soltanto a relazioni del tipo soggetto e predicato.
Nel momento in cui Frege introdusse relazioni, in cui ci possono essere
Quantificatori
tutti, qualcuno, nessuno
soggetti e complementi multipli, ecco che allora questi quantificatori
automaticamente possono essere riferiti ad uno qualunque di quei soggetti. Allora i quantificatori che nel
caso di Aristotele, se ne stavano l isolati da soli, si poteva dire per esempio per ogni x, oppure per ogni
uomo, luomo mortale, cio tutti gli uomini sono mortali; adesso invece si pu cominciare a parlare di
due o pi soggetti. Ad esempio per ogni numero ne esiste qualcun altro maggiore di esso, ecco che usando
il predicato maggiore, che appunto un predicato binario, possiamo usare due quantificatori(ogni e qualcun
altro)) che in logica vengono chiamati alternati. Ed ecco che qui, la complicazione della logica di Frege
salta immediatamente agli occhi; la logica di Aristotele non era praticamente molto diversa dalla logica
proposizionale di Crisippo proprio per questo motivo, perch bench trattasse dei quantificatori, in realt
erano quantificatori riferiti soltanto ad un soggetto e allora questo praticamente riduceva la logica sillogistica
di Aristotele alla logica proposizionale. Questo qualche cosa di cui si accorse immediatamente Boole
quando fece la sua analisi attraverso le algebre booleana; infatti abbiamo ricordato la scorsa volta che
effettivamente le stesse algebre booleane servono per descrivere sia il calcolo proposizionale che il calcolo
sillogistico. Come mai? Ma perch evidentemente queste due cose sono soltanto una la riformulazione
dellaltra; nel momento invece in cui i quantificatori possono avere questa complicazione, possono
incominciare ad alternarsi uno con laltro, allora la logica esplode, diventa molto pi complicata ed proprio
questo ci che Frege cap e incominci a studiare. Quindi vedete, in effetti un passo avanti molto importante.
Questo quello che lui fece nel suo primo libro la ideografia del 1879, che viene considerata in genere
lanno di nascita della nuova logica, della logica moderna.
Nel secondo libro I fondamenti dellaritmetica, del 1884, Frege si pone un problema differente e il
problema quello che ho scritto qui, cio la la riduzione dellaritmetica alla logica, cio una volta
2. Fondamenti dellaritmetica (1884)
fondata la nuova logica nel suo primo libro lIdeografia,
Riduzione dellaritmetica alla logica
Frege voleva riuscire a ridurre tutta l'aritmetica alla sola
logica. Ora questo poteva essere un pensiero abbastanza malsano, perch se noi andiamo a vedere
allindietro quelli che erano i fondamenti della filosofia, soprattutto della filosofia kantiana, Kant aveva
Kant
sostenuto che aritmetica ci che si chiama, secondo il suo linguaggio, un
Laritmetica
qualche cosa di sintetico a priori, cio sintetico richiede un'esperienza del
sintetica a priori
mondo ed a priori richiede la ragione per poter essere considerata. Ora
Frege
lidea di Kant, che l'aritmetica fosse sintetica a priori, era un'idea molto
Laritmetica
importante, che fece epoca in qualche modo e soltanto Frege fu il primo che
analitica a priori
riusc o che decise di metterla in dubbio. Qual lalternativa? A Frege non
piaceva questo fatto, cio che per capire i numeri bisognasse avere un'esperienza sintetica a priori, che in
qualche modo bisognasse fare riferimento al mondo. Allora l'idea di Frege fu la seguente, cio che
l'aritmetica era analitica. Ho scritto analitica a priori soltanto per simmetria, perch in realt analitica a priori
un surplus, basta dire analitica, perch non c' nessuna analitica a posteriori, mentre invece il sintetico pu
essere a priori o a posteriori e dunque qui c' effettivamente una scelta. Ebbene, dire che l'aritmetica
analitica significa precisamente questo: possibile trattare l'aritmetica o meglio definire tutti i concetti di cui
si parla nellaritmetica semplicemente attraverso la ragione, cio attraverso l'analisi razionale. Ora questo
un qualche cosa che si pu fare, che si pu porre come programma, per difficile da realizzare. Qualera
l'idea, come mai a Frege interessava questo aspetto? Linteressava perch, in precedenza, questi due signori,
di cui abbiamo parlato in una delle lezioni introduttive che si chiamano appunto Cantor e Dedekind, due
grandi matematici dell'800, della seconda met dell'800, erano gi riusciti a ridurre l'analisi all'aritmetica.
Per chi non si ricordasse o che non sapesse che cos lanalisi, lanalisi la teoria dei numeri reali, mentre
Cantor-Dedekind
laritmetica la teoria dei numeri interi. I numeri interi sono 0,1,2,3,e cos
Riduzione dellanalisi
via, mentre i numeri reali sono invece un po pi complicati, sono anzitutto i
allaritmetica
numeri razionali, cio le frazioni, cio i rapporti fra i numeri e poi soprattutto
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anche i numeri irrazionali, i soliti numeri di cui almeno alcuni esempi sono noti a tutti, come la radice di 2,
di cui abbiamo parlato a lungo quando parlavamo della incommensurabilit della diagonale rispetto al lato
del quadrato oppure greco che il rapporto tra la circonferenza e il diametro di un cerchio e cos via.
Questi numeri non si possono scrivere attraverso rapporti di numeri interi e linsieme di tutti questi numeri,
razionali e irrazionali costituisce la teoria dei numeri reali che si chiama in matematica analisi, per lappunto.
Ora la cosa interessante che Cantor e Dedekind erano riusciti a ridurre lanalisi alla sola aritmetica, come?
Numero reale =
Beh, erano riusciti semplicemente dando una definizione di numero
Successione infinita di interi
reale come una successione infinita di interi. Guardiamo qui lesempio
2 = 1,4142 = 3,1415
che ho appena fatto, la 2 e , 2 qualche cosa del tipo 1, 4142 e ci
sono qui dei puntini, questi puntini stanno ad indicare il fatto che dopo la virgola nello sviluppo decimale,
come diremo oggi, di 2, c una successione infinita e questo infinito il punto cruciale, per lappunto degli
interi. Se ci fossero soltanto un numero finito di interi dopo la virgola, quello sarebbe un numero razionale;
in effetto ci sono anche dei numeri razionali che si possono scrivere come una successione infinita, ma che si
chiamano periodici, quindi linfinito l mascherato, in realt si ripetono sempre gli stessi blocchi di cifre,
ma nel caso di 2 , cos come nel caso di che 3,1415 eccetera, questi numeri non si ripetono con una
regolarit fissa e allora questi numeri vengono detti appunto irrazionali e anche i numeri irrazionali sono
riconducibili a successioni di interi, a successioni che per devono essere infinite. Allora questa idea di
considerare i numeri reali come successioni infinite di interi era il modo che trovarono appunto Cantor e
Dedekind di ridurre lintera teoria dei numeri reali, lanalisi, allaritmetica. Ed ecco che allora riuscire, come
cercava di fare Frege, a ridurre l'aritmetica alla logica, avrebbe significato ridurre praticamente lintera
matematica alla logica, perch i numeri reali gi erano stati ridotti alla aritmetica, se adesso si riusciva a
ridurre laritmetica alla logica, allora anche i reali sarebbero stati ridotti alla logica e praticamente l'intera
matematica sarebbe diventata un qualche cosa che si fondava sulla logica. Ecco perch, la Scuola che nacque
dal pensiero di Frege, si chiamava e si chiama ancora oggi Logicismo, cio il tentativo di porre la logica a
fondamento di tutto; quindi la logica diventa veramente la cosa pi importante della matematica e delle
scienze, soltanto che c' un cambiamento, quasi un capovolgimento rispetto a ci che invece si pensava al
tempo dei greci. Pensate ad Aristotele che sosteneva semplicemente che la logica era una propedeutica per le
scienze, era un linguaggio introduttorio, era l'organon, cio lo strumento che serviva per trattare delle tesi.
C'era stato un passo avanti naturalmente con Crisippo, che aveva ritenuto che la logica non era solo
propedeutica, ma era parte delle scienze, era una delle scienze, ma adesso con Frege effettivamente se fosse
riuscito a ridurre l'intera aritmetica alla logica, allora la logica sarebbe diventata la Scienza, tutto il resto
sarebbe stato una riformulazione della logica. Quindi vedete che questo argomento, siamo partiti agli inizi
parlando di paradossi e di piccole cose, adesso addirittura nell800, alla fine dell'800, diventava il nucleo
centrale di tutta la scienza. Vediamo che cosa Frege cerc di fare e fin dove riusc ad arrivare. Anzitutto
Frege cap che era possibile dare delle definizioni logiche di numero: per esempio, che cos' lo zero?
Definizioni logiche di numeri
Lo zero praticamente qualche cosa che non ha niente, cio il
0 = insieme vuoto
numero di un insieme che non ha nessun oggetto dentro, cio un
1 = insieme che contiene
cestino vuoto per esempio; quante uova ci sono in un cestino
Linsieme vuoto
vuoto, non ce ne nessuna. Ed ecco che allora l'idea fondamentale
.
di Frege fu quella di identificare fra di loro un cestino vuoto o
meglio in termini matematici, un insieme vuoto e il numero zero. Il numero 1 che cosa sarebbe? Beh, deve
essere un cestino dentro il quale c' qualcosa. Ora per, se si siamo partiti da un cestino vuoto e l'abbiamo
identificato con lo zero, allora basta mettere dentro un cestino un cestino vuoto, ed ecco che abbiamo
qualche cosa che possiamo identificare con l'uno; quindi c' una differenza tra linsieme vuoto e linsieme
che contiene come suo unico elemento un insieme vuoto, uno corrisponda allo zero, l'altro corrisponde
all'uno. Per fare un esempio che tutti forse possono capire, anche se non sono matematici di natura o di
elezione, pensiamo ai conti bancari per esempio. Insieme vuoto significa non avere un conto bancario, un
insieme che contiene in insieme vuoto significa avere un conto bancario che non ha dei soldi dentro ed una
cosa molto diversa, un conto non aver nessun conto e un conto avere un conto bancario che ha dentro
nessun conto, quindi questa la differenza fra lo zero e l'uno. E continuando a mettere cestini vuoti uno
dentro l'altro, praticamente Frege riusc a dare definizione di tutti i numeri interi. Sembrava fatto, la frittata
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sembrava fatta, per lappunto si riusciva a formulare l'intera aritmetica basandosi soltanto sul concetto di
insieme, che ovviamente un concetto logico e per questo Frege poteva sostenere di aver ridotto l'aritmetica
alla logica, alla teoria degli insiemi. Che cosa successe in seguito? Beh, a questo punto Frege poteva pensare
di aver finito il suo lavoro introduttivo della riduzione dell'intera matematica alla logica, poteva pensare di
rivolgersi a scrivere il suo grande lavoro, la sua grande opera. Questa sua grande opera decise di chiamarla
3. Principi dellaritmetica (1893-1903)
Principi dell'aritmetica. Come ho detto, tutti sapevano
Teoria ingenua degli insiemi
all'epoca che l'aritmetica ormai era il fondamento della
matematica, perch l'analisi era stata ridotta ad essa, la geometria, tra laltro non lho detto prima, anchessa
era gi stata ridotta all'analisi da Cartesio, perch la geometria cartesiana era proprio questo, sostituire i punti
con le coordinate, cio con due numeri reali, sostituire le linee con delle equazioni lineari e cos via. Quindi
Cartesio aveva ridotto la geometria all'analisi, Cantor e Dedekind avevano ridotto l'analisi all'aritmetica ed
ecco che allora, l'ultimo passo in questo tentativo di riduzione, era appunto quello che cercava di fare Frege,
cio ridurre l'aritmetica alla logica. Frege pens di averlo fatto con quelle definizioni che vi ho citato poco
prima dei numeri e allora nei principi dell'aritmetica, un titolo modesto, che in realt stava a significare i
principi di tutta la matematica e dunque di tutta la scienza, cerc di costruire i fondamenti della teoria degli
insiemi. Ricordate il numero 0 era insieme vuoto, il numero 1 era insieme che conteneva linsieme vuoto e
cos via, quindi bisognava fondare questa volta non pi l'aritmetica, bens la teoria degli insiemi. Benissimo,
qual il fondamento che Frege pose alla teoria degli insiemi? Due soli assiomi, molto semplice, li abbiamo
una volta citati un po' di corsa, adesso cerchiamo di vederli pi da vicino.
Estensionalit
Il primo assioma si chiamava assioma di estensionalit, cio due
Due insiemi sono uguali
insiemi sono uguali se hanno gli stessi elementi, cio due cestini
se hanno gli stessi elementi
sono praticamente intercambiabili, se voi andate a comprarli, se
Comprensione
dentro hanno gli stessi oggetti, questa l'idea fondamentale.
Ogni propriet di insiemi
Detto in termini filosofici, questa una formulazione del famoso
determina un insieme
principio di identit degli indiscernibili, che aveva gi formulato
Leibniz, tanto per cambiare, anche lui uno dei grandi precursori di questa linea di pensiero. L'identit degli
indiscernibili significa che due cose che non si riescono a distinguere sono praticamente la stessa cosa. Ora
due cestini, chiaro che nel mondo fisico si riescono a distinguere, perch anche due cestini che abbiano lo
stesso numero di uova dentro, insomma avranno delle differenze in altre cose, ma nel caso della matematica,
quando si parla di insiemi, ormai siamo arrivati al livello delle idee, se abbiamo due insiemi che hanno
esattamente gli stessi elementi, da un di vista logico sono la stessa cosa e il principio di estensionalit cattura
precisamente questa idea.
Il secondo principio, invece molto pi importante, il cosiddetto principio di comprensione. Che cosa
corrispondono gli insieme? Beh, ricordatevi, Frege stava cercando di fare una fondazione logica dell'intera
matematica e allora le propriet di insiemi determinano gli insiemi, e allora che cosa sono gli insiemi.? Sono
semplicemente collezioni di oggetti, ma che sono definiti da propriet ed ecco che con questo principio di
comprensione Frege metteva insieme da una parte gli insiemi e dall'altra parte le propriet, cio da una parte
la teoria degli insiemi matematica e d'altra parte la teoria logica delle propriet, cio il linguaggio e cos via.
E in questo modo basandosi su questi due assiomi Frege riusc effettivamente nel primo volume e poi anche
nel secondo che aveva gi molto avanzato verso la fine dell'800 e inzi dell900, riusc a costruire o a
ricostruire l'intera aritmetica, cio quelle idee intuitive a cui avevo accennato prima, cio le definizioni di 0 e
1 e cos via, ma poi anche tutte le propriet caratteristiche dei numeri interi, Frege riusc a derivarle da
questi due soli assiomi. Ed ecco che allora, aveva coronato non soltanto il suo sogno, ma addirittura il sogno
di Leibniz, l'idea di riuscire a costruire un linguaggio perfetto per la matematica, sufficientemente generale e
di riuscire a basare su questo linguaggio, su questo fondamento, l'intera matematica. Per succede un
patatrac, cio nel 1902, ecco che arriva questo signore, questo Lord inglese, stessa nazionalit di Winston
Churchill che rivendica questa volta il possesso della logica
all'Inghilterra e Russell nel 1902, dunque l'anno prima che esca
il secondo e ultimo volume dell'opera di Frege, scopre quello
che viene chiamato il paradosso di Russell. Guardate la sua aria

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soddisfatta, anche un po' sorniona, lui mand nel 1902, era un giovane ragazzo all'epoca, aveva una trentina
d'anni, forse 25-30 anni, mand una lettera a Frege dicendogli: caro signor Frege, ho letto con molto
interesse il suo primo volume, l'opera della sua vita, per mi sono accorto che sulla base dei suoi principi
possibile dedurre questa contraddizione e la contraddizione molto semplice, cio linsieme degli insiemi
che non appartengono a se stessi contraddittorio. Come mai? Beh, ci sono soltanto due possibilit:
considerate linsieme di tutti gli insiemi che non appartengono a se stessi, anzitutto che cosa vuol dire per un
insieme appartenere a se stessi? Russell faceva lesempio delle tazzine da t; lui era un inglese, ovviamente
ogni giorno alle cinque della sera si prendeva una tazzina da t, linsieme delle tazzine da t ovviamente non
un insieme che appartiene a se stesso, perch non una tazzina da t, tante tazzine messe insieme non
formano una tazzina, per linsieme delle idee astratte, per esempio, a sua volta un'idea astratta, quindi un
insieme che appartiene a se stesso. Sembrerebbe che ogni insieme deve o appartenere o non appartenere a se
stesso. Linsieme degli insiemi che non appartengono a se stessi appartiene o no a se stesso? Supponiamo di
s, supponiamo che appartenga a se stesso: beh, allora deve essere uno degli insiemi che non appartengono a
se stessi e questo non possibile. Supponiamo che non appartenga a se stesso, allora non pu essere uno
degli insiemi che non appartengono a se stessi, dunque deve appartenere a se stesso. Uno di quei rompicapi
molto simili ai paradossi, che gi avevano trovato i greci, molto simile al paradosso del mentitore, di cui tra
l'altro una delle riformulazioni, che per mette in crisi completa l'intero armamentario che Frege aveva
sviluppato. Frege naturalmente entra in crisi, scrive nell'appendice al secondo volume che ormai era gi
finito ho ricevuto l'altro giorno una lettera del signor Russell che mi ha messo in crisi e Frege non riusc
pi a uscire da questo patatrac, diciamo della sua carriera. Oggi che cosa succede? Frege non trov la
soluzione di questo paradosso, Russell propose delle risoluzioni di cui parleremo la prossima volta, perch
bene che a Russell dedichiamo un intera lezione e vedremo anche come lui cerc di risolvere il suo
paradosso. Oggi per le soluzione proposte da Russell, non sono quelle sono accettate dai matematici o che
sono diventate di moda fra i matematici.
Soluzione
La soluzione dei problemi di Frege quella che ho scritto qui nella
Classi/insiemi
slide, cio la soluzione quella di dividere gli insiemi in due grandi
Russell ha definito una classe
famiglie, una si chiama ancora insiemi, ma l'altra si chiama classi
propria, non un insieme
L'idea quella che il principio di comprensione in realt non
definisce degli insiemi, ma definisce delle classi, quindi quando si parla di propriet, non si sta parlando di
insiemi, ma si sta parlando di una cosa pi generale che si chiamano classi e allora ci che Russell ha
definito linsieme di tutti gli insiemi che non appartengono a se stessi, in realt quello non un insieme,
la classe di insiemi che non appartengono a se stessi e in questo il paradosso scompare; sembrerebbe essere
una soluzione molto elegante, c' un unico problema ed che questa soluzione non risolve molto, perch nel
momento in cui noi riformuliamo il principio di comprensione, dicendo che ogni propriet di insiemi
determina una classe, ecco che qui allora arrivano i problemi, perch se le propriet determinano delle
Comprensione
classi e come facciamo a sapere quando abbiamo di fronte un insieme?
ogni propriet di insiemi
Beh, dobbiamo dirlo espressamente, possiamo farlo soltanto a partire
determina una classe
da propriet di insiemi, ma dobbiamo avere qualche insieme per poter
Problema
parlare di propriet di insiemi e non possiamo certamente ottenerli dal
come costruire insiemi?
principio di comprensione perch il principio di comprensione
determina soltanto delle classi. Questo un vero problema e in particolare il problema quello che ha scritto
qua: come facciamo a costruire degli insiemi? Beh, vediamo qual il tipo di soluzioni che oggi stato
accettato. E una soluzione che Russell defin semplicemente, che ha lo stesso vantaggio del furto nei
confronti del lavoro onesto. Ogni volta che a noi piacerebbe di dire che qualche cosa un insieme, lo
diciamo per definizione, per assioma. Ora questo non era certamente ci che pensava Frege di fare, non
certamente ci che pensava Russell di fare, loro speravano di fare
una fondazione della teoria degli insiemi da un p.di v. logico, se poi
invece ogni volta che abbiamo di fronte un insieme lo dobbiamo dire
che questo un insieme, semplicemente perch abbiamo descritto un
assioma che lo dice oppure lo perch si riferisce ad altri insiemi che
abbiamo gi costruito, questa una soluzione molto poco
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soddisfacente. Comunque vediamo questa soluzione, che quella che stata proposta da questi due signori
Zermelo nel 1904 e Fraenkel nel 1921 e oggi infatti la teoria degli insiemi si chiama non pi teoria di Frege
ingenua, che quindi ancora nominata, ma si chiama teoria di Zermelo e Fraenkel. Gli assiomi
che
Fraenkel e Zermelo hanno proposto sono i seguenti praticamente: anzitutto non si pu nemmeno usare il
principio di comprensione, pensate per dire che c' un insieme vuoto, cio un insieme i cui elementi
soddisfano una propriet contraddittoria, perch c una classe vuota, basta prendere una qualunque propriet
contraddittoria, tipo essere diversi da se stessi ed chiaro che nessuna cosa diversa da se stessi e quindi
non c nessun oggetto che soddisfa quella propriet, ma il principio di comprensione dice che linsieme
degli oggetti che soddisfano una propriet contraddittoria formano non un insieme, ma una classe per poter
Insieme vuoto
dire che linsieme vuoto un insieme c' bisogno di un assioma
Operazioni su insiemi
particolare. Poi bisogna fare delle operazioni sugli insiemi, le
Insieme infinito
operazioni sono simili, si ha che linsieme vuoto corrisponde al
..
numero 0, allora sugli insiemi si possono fare delle operazioni
Insieme inaccessibile
che corrispondono alle operazioni che si fanno su numeri, cio
Grandi cardinali
la somma, il prodotto, l'elevamento a potenza e cos via. Questi
.
si pongono per assiomi. C' anche il bisogno in matematica, lo
abbiamo visto prima nella definizione di numero reale, di parlare di insiemi infiniti, perch un numero reale
che non sia razionale ha uno sviluppo infinito di decimali, allora c' bisogno di un assioma specifico che ci
dica che esiste un insieme infinito e cos via, poi c bisogno in matematica, oggi soprattutto, di insiemi via
via pi grandi, ma gli assiomi precedenti non permettono di dimostrare lesistenza di questi insiemi via via
pi grandi e dunque c bisogno di una cornucopia, di una lista enorme di propriet di insiemi, di assiomi che
bisogna mettere gi piano piano . Questo chiaramente un po la fine del sogno, cio il sogno era bello
quando lo si sognava alla maniera di Frege, cio fondare laritmetica sulla logica, sulla teoria degli insiemi e
fondare la teoria degli insiemi su due sole propriet, su due soli assiomi che erano da un punto di vista logico
perfettamente naturali, cio da una parte lassioma di estensionalit, cio due insiemi sono uguali se hanno
gli stessi elementi e dallaltro lassioma di comprensione, cio gli insiemi sono determinati da propriet
che dicono quali sono le propriet dei loro agenti. Nel momento in cui crolla questa fondazione, c bisogno
di fare queste liste, che tra laltro, vedete, sono liste molto lunghe, ci sono i puntini che stanno ad indicare
che la lista degli assiomi di Zermelo e Fraenkel non finita tra laltro, non finita nel senso che noi non
labbiamo finita, ma nel senso che infinita, ci sono infiniti assiomi. Come se non bastasse c ancora un
ulteriore problema che stato scoperto da questo signore, di cui abbiamo gi parlato pi volte e con cui
arriveremo a concludere questo percorso nella logica moderna, cio Kurt Goedel.
Goedel (1931)
Nel 1931Goedel dimostra o meglio una delle conseguenze del suo pi famoso
nessuna lista
teorema, che si chiama teorema di completezza, proprio che nessuna lista
esaustiva
di propriet o di assiomi per gli insiemi pu essere esaustiva. Quindi, come se
non bastasse, non soltanto la teoria degli insiemi non si pu fondare su quei due belli assiomi che aveva
trovato Frege, cio lestensionalit e la comprensione, ma non si pu nemmeno fondare sulla lista che hanno
stabilito Zermelo-Fraenhel, che gi una lista infinita, ma non c' nessuna lista di assiomi che permetta di
dire quale sono tutte le propriet degli insiemi. Questo veramente un pochettino la fine del sogno di Frege,
ma anche la fine del sogno di Leibniz, cio il tentativo di fare, non soltanto una lingua, perch questo Frege
riusc a farlo benissimo nella ideografia, cio la lingua formale in cui esprimere i pensieri puri della
matematica. Il linguaggio di Frege, non direttamente quello che lui ha inventato come simboli, perch quelli
sono stati poi usati e adottati in maniera diversa e i simboli che oggi si adottano sono quelli di Peano, di cui
parleremo poi in seguito, dicevo il linguaggio c', ma la fondazione logica della matematica, questa stata
sognata, ma non stata realizzata da Frege, poi soprattutto Goedel ha dimostrato che non potr essere
realizzata da nessun altro. Quindi questa la conclusione in qualche modo di un sogno ed anche la
conclusione della lezione di oggi.

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LEZIONE 11: Un Nobeluomo paradossale


Benvenuti a una delle lezioni sul personaggio forse pi interessante della logica matematica, non dico il pi
importante, anche se certamente lo stato per un certo periodo, perlomeno alla fine dell'800 e agli inizi del
900, ma la sua vita stata una vita veramente avventurosa, una vita lunghissima tra l'altro, che durata 98
anni, quindi oggi ci divertiremo a vedere quante cose riuscito a fare questo signore nell'arco di quasi un
secolo. Questo signore di cui sto parlando Bertrand Russell, qualcuno di voi avr gi sentito il suo nome,
anzi in realt, io credo che fra tutti i logici di cui abbiamo parlato, forse quello che pi noto al grande
pubblico, anche per le tante cose che ha fatto al di l e al lato della logica. Quindi, oggi parleremo un
pochino di questa sua vita. Allora la lezione l'ho intitolata un nobile paradossale per due motivi, perch
Russell famoso nel campo della logica matematica per il suo paradosso, il cosiddetto paradosso di Russell,
di cui abbiamo gi accennato una volta, ma che oggi rivedremo brevemente e poi famoso al grande
pubblico, perch ha ricevuto il premio Nobel. Voi vi chiederete come pu un matematico prendere un
premio Nobel, lo vedremo tra un pochettino, quando arriviamo al momento del premio Nobel. Per ora
invece, incominciamo per lo meno di definire quali sono gli estremi di questa lunga vita. Come ho detto
Bertrand Russell nato nel 1872 ed morto, pensate voi, nel 1970; si pensava quasi fosse addirittura
Russell
immortale, non moriva pi, continuava a scrivere libri, eccetera.
(1872-1970)
Veramente di libri ne ha scritti tantissimi, stato un autore prolifico
100 libri
da morire, qui ci sono, diciamo cos, le cifre della sua vita, pensate
4 mogli
100 libri ha scritto; naturalmente la anche sua vita ha avuto non
1 premio Nobel
dico 100 mogli, questo sarebbe stato esagerato, comunque un bel
numero di mogli, 4 mogli e per l'appunto, come ho detto, un premio Nobel. Si dice che sia la persona che ha
letto pi libri nella storia dell'umanit, qualcuno arriva a sostenere addirittura che abbia letto 100.000 libri, il
che mi sembra francamente una cifra spaventosa, comunque certamente nell'ordine di migliaia. Pensate, gi
soltanto, al lavoro che ci vuole per prescriverne 100 di libri. Ora questi 100 libri non erano i libri tascabili,
che vengono oggi prodotti uno dietro l'altro con gran facilit, qualcuno di questi libri era un tomone enorme
e uno di questi, il famoso Principia matematica in tre volumi, che conta soltanto come un libro, pensate
voi, tre volumi di formule molto complicate delle quale parleremo tra un momento. Quindi un po' tra questi
100 libri che dovremmo andare a cercare quali sono le cose interessanti che Russell ha lasciato in eredit,
diciamo cos, alla logica matematica; ce ne sono tante, forse meno di quelle che lo credeva, perch
certamente lui era un Lord inglese, ma era anche una persona, credo, molto piena di s, certamente ha parlato
di se stesso, a lungo ha raccontato gli episodi della sua vita e molte delle cose che sappiamo le sappiamo
proprio perch lui ce le ha dette, ripetute e cos via. In particolare due dei libri che lui ha scritto, sono due
libri importanti, che consiglio perch sono veramente una specie di introduzione al suo pensiero, oltre che
agli avvenimenti di questa vita. Il primo libro la famosa autobiografia di Bertrand Russell, che stata
scritta nell'arco di un certo numero di anni, dal 1956 al 1969; un'autobiografia in tre volumi, dei quali
Autobiografia (1956-1969)
parleremo brevemente tra un momento e poi un secondo
La mia vita in filosofia (1959)
libro, una aggiunta diciamo cos, che si chiama la mia
vita in filosofia. Questo uscito nel 59 dopo che era gi uscito il primo volume della autobiografia, cio il
primo volume che raccontava gli episodi della vita, Russell ha pensato di dover raccontare, ormai era gi il
1960, aveva quasi 90 anni, quali erano gli episodi pi significativi della sua vita intellettuale, perch questo
che veramente lha caratterizzato ed questo il modo in cui a lui piaceva caratterizzarlo, come una grande
mente effettivamente, come qualcuno che aveva cambiato la storia della filosofia. Ed ecco che questo libro,
la mia vita in filosofia, forse il pi rappresentativo, quello in cui lui racconta effettivamente le sue scoperte
dal paradosso, quand'era giovane, fino pian piano, a tutte varie fasi della sua filosofia. Ce ne sono state
tantissime di fase della sua filosofia, si diceva all'epoca, che pi o meno Bertrand Russell, cambiasse idea
praticamente fiilosofia una volta ogni cinque anni e poich vissuto cos a lungo effettivamente ha avuto
tempo di cambiare idea una dozzina di volte per lo meno e ogni volta si interessava di cose nuove, come
vedremo quando citeremo perlomeno i titoli delle sue opere pi significative, cambiava argomento, si
interessato non soltanto di logica, non soltanto di matematica, ma di letteratura, di politica e cos via, quindi
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veramente un vulcano perlomeno di attivit, quindi questo un libro che potete certamente leggere con
profitto. Per quanto riguarda l'autobiografia, beh, il profitto ci sarebbe, se voi avete la pazienza ovviamente
di andar leggervi questi tre volumi, che sono tre volumi molto autocelebrativi e che per raccontano
effettivamente un sacco di aneddoti, un sacco di cose. Cominciano a vedere il primo volume, molto
modestamente i volumi sono sottotitolati da lui, non da me, parlando di personaggi che hanno avuto la
fortuna, secondo Lord Russell, di vivere durante la sua vita, cio il primo volume un volume che va dalla
regina Vittoria a Lenin, cio dal 1872, l'anno della sua nascita, al 1914, cio l'inizio della prima guerra
mondiale. Come mai la Regina Vittoria e Lenin? Ebbene Russell sceglieva questi personaggi, non a caso,
come sottotitolo della sua autobiografia, lui ne ha conosciuti moltissimi.Era come vi ho detto un Lord e come
voi sapete il titolo di Lord un titolo ereditario, quindi ovviamente anche la sua famiglia era una famiglia
nobile, che conosceva primi ministri, eccetera, lui si ricorda di aver
giocato o perlomeno di essere stato bambino tenuto sulle gambe,
fatto giocare dal primo ministro Disraeli e cos via e la regina
Vittoria era per lappunto una di queste persone che l'hanno
conosciuto da bambino. Quanto a Lenin, che si potrebbe pensare
fosse un personaggio completamente l'antitesi di Lord Russell, cio
il bolscevico che ha fatto la rivoluzione russa e cos via, anche
Lenin, Russell ha conosciuto, lo ha conosciuto andandolo a trovare
in Unione sovietica dopo la rivoluzione, cio nel 1920 e Lenin non
gli fece una grande impressione, era ovvio anche che non glielo potesse fare, Russell arriv in Unione
Sovietica, era il 1920, nel pieno della guerra civile, Lenin non aveva molto tempo ovviamente, perch
doveva dirigere le operazioni di questa guerra enorme, che metteva in forse l'esistenza dello Stato sovietico
con tutto quello che aveva fatto per anni, che aveva preparato per anni e Russell arriv nel 1920, nell'inverno
russo a raccontare al Lenin il suo paradosso sulla teoria di insiemi, chiaro che Lenin non aveva molta
voglia di starlo a sentire e questo fece una pessima impressione a Russell che scrisse un libro sui bolscevichi
teoria e pratica del bolscevismo; questo un libro che all'epoca fece abbastanza sensazione, perch Russell
si professava socialista e vedremo che molte delle cose che fece, effettivamente andarono in questa
direzione, si professava socialista, ma quando and a vedere le realizzazioni, diciamo cos del socialismo
reale, di quello che poi sarebbe stato chiamato il socialismo reale, non fu soddisfatto, torn indietro e scrisse
appunto questo libro che diventato un po' un classico, perch Russell era uno dei primi personaggi di
spicco, personaggi pubblici, che potevano accedere, potevano andare oltre le linee, andare a curiosare nella
rivoluzione russa e vedere che cosa stava effettivamente succedeva. Questa la prima parte della sua vita e
nel 1914 Russell aveva appena terminato la sua grande opera
matematica, i Principia della matematica, a cui avevo gi
accennato prima e di cui parleremo pi a lungo in seguito. Il
secondo volume della sua biografia un volume che si racchiude
tra il 1914 il 1944, quindi praticamente tra l'inizio della prima
guerra mondiale e la fine della seconda guerra mondiale, quindi il
periodo tra le due guerre. I due personaggi che Russell ha scelto
come sottotitolo del suo secondo volume di autobiografia sono
Freud e Einstein. Einstein l'ha conosciuto ovviamente abbastanza
bene in America, perch Russell ha vissuto parecchio negli Stati Uniti, appunto in questi anni, negli anni
della guerra, perch se ne and negli Stati Uniti verso il 39, quando ormai la guerra poi scoppio e non pot
pi tornare indietro; come sapete tutti a quell'epoca non c'erano aerei, si viaggiava per nave e l'oceano era
diventato ormai impossibile da attraversare, quindi Russell si ferm in America, ebbe alcune traversie molto
interessanti di cui vi parler tra breve. Comunque uno degli episodi della sua vita americana fu appunto il
fatto che lui andava regolarmente a Princeton, dove si trovava Einstein e dove si trovava anche Goedel di
cui noi abbiamo gi parlato pi volte, che era il pi grande logico del secolo e questo a Russell non poteva
far piacere. Russell non cap mai durante la sua vita, quali furono i risultati dimostrati da Goedel, anzi pi
volte scrisse sui teoremi di Goedel in una maniera che tradiva questa incomprensione, era chiaro che non
aveva capito molto di quello che stava succedendo nella logica dopo la sua grande opera, dopo i Principia
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matematica. Per quanto riguarda Freud, invece, Russell si interess anche di psicoanalisi, di psicologia e cos
via e vedremo in particolare almeno un titolo in seguito, perch scrisse anche lui libri su questo argomento.
Il terzo volume invece della sua autobiografia il volume che va praticamente dal 44 a quasi la morte,
perch nel mor nel 1970. E chiaro che le autobiografia sono sempre incomplete, perch ormai scrive
l'ultima parte della sua vita, cio la morte e quello che succede subito dopo o quasi fin di scriverlo quando
ormai aveva pi che novantanni, novantacinquenne e lasci in eredit per lappunto quasi tutto il racconto
della sua vita.
I personaggi con cui si confront in questo terzo segmento della sua
vita, che scelse come sottotitolo, sono Churchill e Mao. Churchill
ovviamente era il primo ministro inglese durante la guerra, ma non a
caso, perch il premio Nobel a cui ho accennato prima, che Russell
prese, ebbene lo prese soffiandolo proprio a Churchill, erano loro i
due ultimi candidati del 1950 e quando si dovete arrivare alla
conclusione finale, quando si dovete scegliere chi era il vincitore tra
l'ex primo ministro Winston Churchill e il filosofo logico,
matematico, letterato politico e cos via, Bertrand Russell, il comitato di Stoccolma scelse Bertrand Russell,
quindi in qualche modo, ci fu anche una battaglia diretta tra Churchill e Russell. Per quanto riguarda invece
Mao, la situazione un po' pi complicata, perch effettivamente nell'ultima parte della sua vita, cio negli
anni 50-60 Russell ormai vecchio, evidentemente non si poteva pi pretendere che facesse ricerche
filosofiche o matematiche, si era dedicato all'attivit politica e in particolare all'attivit pacifista, cio cercava
di fare tutto quello che era possibile per la pace nel mondo, anzi io penso che. tutto sommato, poich c'era
anche una certa parte di carattere in tutto questo, sperava probabilmente di prendere un secondo premio
Nobel, oltre quello che prese nel 1950, questa volta per la pace. Non ci riusc, per effettivamente lasci
anche un segno in questa parte della sua attivit e vedremo poi meglio in seguito, in che modo ancora oggi si
trasmette questa sua eredit. Quindi a brevi linee, a grandi linee stata questa sua vita di quasi un secolo,
testimone di un secolo di storia, vista attraverso suoi gli occhi e quindi certamente per questo vi consiglio di
leggere soprattutto il primo libroni cui ho detto, la mia vita in filosofia, ma anche di sfogliare, per lo
meno, questi tre volumi della sua autobiografia, che tra l'altro sono scritti in maniera interessante, perch
met del libro il racconto diretto che Russell fa di ci che gli successe e di ci che lui pot testimoniare, ma
la seconda parte, cio la seconda parte di ogni capitolo in realt una collezione di lettere, che lui mand e
che lui ricevette da personaggi famosi, i pi svariati, quindi anche una testimonianza diretta di ci che fu la
vita sociale intorno a lui. Personaggi che non erano soltanto logici, anzi quasi nessuno di quelli che vengono
considerati e trattati in questi tre volumi sono personaggi matematici, ci sono filosofi, ci sono politici, ci
sono personaggi di quello che oggi chiameremo il jet set, che allora non esisteva ovviamente, perch non
c'era il jet set, ma era una cosa analoga. Bene, andiamo a vedere pi da vicino qual stata la vita intellettuale
di Russell e quali sono stati i suoi contributi alla logica matematica e pi in generale alla storia del pensiero.
Ebbene la vita di Russell, in particolare dal punto di vista intellettuale, nasce nel 1900. Nel 1900 ci fu
un famoso Congresso di Parigi, che qui rappresentato con un
dipinto di Delaunay la torre Eiffel. Ebbene nel 1900 questo
congresso lasci il segno, perch prima ci fu un congresso di
filosofia e poi subito dopo un congresso di matematica e di
questo parleremo quando arriveremo alla lezione dedicata a
Hilbert, che propose proprio in questo Congresso 23 problemi
che sarebbero diventati in qualche modo il filone di ricerca della
prima parte del 900 nella matematica. Invece la settimana prima
ci fu questo Congresso di filosofia a cui Russell, che era un
giovane studente all'epoca o per lo meno un giovane ricercatore,
oggi diremmo, ventottenne, and, partecip e fece questo
famoso incontro con Peano., famoso perch lui ce lo raccont pi volte. Peano questo signore, Giuseppe
Peano, un matematico, un matematico torinese anche lui un bel tipo, una persona abbastanza strana e in
particolare Peano era un po una specie di secondo Leibniz. Fu un tentativo quello di Peano di ideare una
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lingua perfetta per la matematica, che era proprio quello che cercavano di fare in quell'epoca, vi ricorderete
dalle scorse lezioni, prima Boole, poi Frege e anche Russell per conto suo, indipendentemente era arrivato a
progettare una lingua di questo genere. Quando incontr Peano si accorse, disse lui, che in tutte le
discussione Peano si alzava, era sempre pi preciso di tutti gli altri, parlava in una maniera assolutamente
forbita, senza fare nessun errore, in maniera che rispecchiava, disse Russell, quasi una chiarezza di pensiero
attraverso le sue parole. Allora Russell and da Peano, gli chiese tutti i suoi lavori, Peano per combinazione
aveva una valigia piena di reprint, diremo oggi, di suoi lavori, li diede a Russell, Russell non aspett
nemmeno che cominciasse il congresso di matematica, se ne and a casa disse e per due mesi si mise a
studiare questa logica di Peano, questi risultati di Peano e fu colui che poi li propagand nel mondo intero,
perch Russell effettivamente era un grande propagandista di se stesso, ma anche delle idee degli altri, in
particolare di Peano e di Frege. Quindi questo fu il punto di inizio, 1900 scocca l'inizio del secolo e scocca
anche l'inizio della vita intellettuale di Bertrand Russell. Vediamo che cosa succede in seguito. Poco tempo
dopo nel 1902, Russell scopre studiando non soltanto le opere di Peano, ma ormai gi anche quelle di
Frege, il suo famoso paradosso del quale abbiamo gi parlato una volta, ma possiamo certamente
riprenderlo, rivederlo brevemente da vicino, cio scopre che linsieme degli insiemi che non appartengono
a se stessi e contraddittorio. Ricordate quando abbiamo parlato di Frege, abbiamo gi introdotto questo
Paradosso di Russell(1902)
fatto, il fatto cio che verso la fine dell'800, si cercava di
linsieme degli insiemi che
mettere in piedi una fondazione logica della matematica,
non appartengono a se stessi
per cercare di ridurre la matematica alla logica e il modo
contraddittorio
in cui Frege aveva cercato di fare questa riduzione era,
appunto, quello di ridurla a quella che oggi viene chiamata la teoria degli insiemi, gli insiemi che sono
praticamente le estensioni dei predicati. E allora Russell scopre che linsieme degli insiemi che non
appartengono a se stessi era problematico, come mai? Ma perch i casi sembrerebbero essere soltanto due,
cio questo insieme o appartiene a se stesso oppure non appartiene a se stesso. possibile che appartenga a
se stesso? Beh no, perch se appartiene a se stesso, allora non pu essere un elemento di se stesso, perch gli
elementi che stanno dentro questo insieme sono proprio quelli che non appartengono a se stessi. Idem per il
contrario, cio questa una versione, voi ormai l'avrete capito, semplicemente una riformulazione, un
travestimento del paradosso del mentitore o di tutte le sue varianti, per la cosa importante che, mentre il
paradosso del mentitore si riferiva al linguaggio naturale e quindi non dava molto fastidio ai matematici o
anche filosofi, questo invece, il paradosso di Russell, si riferisce alla teoria degli insiemi che, appunto
abbiamo detto doveva essere il fondamento della matematica moderna. Allora questo diventa pi
problematico, quindi una riformulazione per importante, sostanziale. Con questo paradosso che
probabilmente l'unico vero contributo che Russell diede alla logica matematica, per un contributo
importante, scosse le fondamenti di questa teoria degli insiemi, mise in crisi il progetto di Frege e vi
ricorderete che Frege praticamente fin il suo secondo volume della sua grande opera I fondamenti della
matematica, dicendo che non c' niente di cos pi insoddisfacente purtroppo, di pi triste per un autore
quando arriva alla fine della sua opera, di ricevere una lettera come quella che gli aveva mandato allepoca il
giovane Bertrand Russell che scopre, che gli fa vedere che quest'opera praticamente fondata sulla sabbia,
cio che le fondamenta non stanno in piedi. Ebbene questo il contributo di Russell, per lappunto, ai
fondamenti della matematica. Cosa successe subito dopo? L'anno dopo, il 1903, Russell pubblica la sua
prima opera sostanziosa, un'opera che ancora oggi tradotta in italiano, che si continua a vendere, perch
effettivamente scritta nel linguaggio magistrale che Russell usava. Russell era un gran parlatore, era un
grande scrittore, aveva il dono della scrittura, un po' come Mozart aveva il dono della musica, scriveva, ci
sono i suoi manoscritti, perch all'epoca ovviamente non si scriveva con il computer, ci sono questi
manoscritti quasi senza cancellature, probabilmente era quasi come un flusso di coscienza, le cose venivano
fuori dalla sua mente e passavano direttamente attraverso il braccio e poi sulla carta. Quindi questo pensiero
molto chiaro e questo libro il principio della matematica effettivamente una scrittura molto agevole,
I principi della matematica
molto chiara, di quelli che dovevano essere i fondamenti
(1902)
logici della matematica, perch Russell, come ho detto
Matematica = logica
prima, era arrivato indipendentemente sia da Frege che da

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Peano a concepire questa idea, cio l'idea di ridurre tutta la matematica alla sola logica, cio di fare della
logica il vero fondamento della matematica, che poi anche quello di cui abbiamo parlato praticamente
nelle scorse lezioni, cio l'idea che la logica sia non soltanto una parte delle scienze, una parte della
matematica, ma che sia praticamente la parte pi importante perch su di essa in realt si pu porre tutto
linsieme del resto della matematica. Ebbene, quindi questa equazione che ho scritto matematica = logica
un po' la caratteristica di questo libro, la caratteristica del pensiero, del progetto di Russell, ma anche
quella di Peano e di Frege che Russell poi confess di non avere conosciuto praticamente fino alla fine, cio
Russell aveva cominciato questo libro ovviamente molti anni prima, quando scopr i lavori di Peano, il
linguaggio di Peano, per i lavori di Frege li conobbe proprio molto alla fine e in un un'appendice a questo
suo libro parla per lappunto di ci che la filosofia e quali sono i risultati della logica di Frege, dicendo mi
dispiace di esserne venuto a conoscenza troppo tardi per poterli inglobare all'interno del testo; di nuovo non
c'erano i computer, che oggi permettono di fare queste cose, di scrivere testi in maniera molto facile,
attualmente all'epoca si poteva soltanto aggiungere un'appendice. Quindi questo il primo grande lavoro,
che per non fu la pietra definitiva, perch Russell in realt in questo lavoro pot soltanto parlare del suo
paradosso, il suo paradosso che aveva s messo in crisi ovviamente il progetto di Frege, ma aveva
ovviamente messo in crisi il progetto di Russell stesso, quindi non era soltanto Frege a doversi preoccupare,
Frege ormai era alla fine della sua carriera e concluse il suo secondo volume dicendo, bah, insomma
qualcun altro trover la soluzione. Ebbene questo qualcun altro Russell decise doveva essere lui stesso, lui
aveva sollevato il problema, lui doveva risolverlo. Allora incominci a produrre una serie di articoli in
preparazione di quello che doveva essere poi la soluzione finale, diciamo dei problemi della logica, che sar
poi questo grande libro i principia matematica che usc in seguito. Ebbene, in questo percorso di
soluzioni dei problemi, uno dei problemi era quello cosiddetto della denotazione, cio Russell non capiva
bene, ma non soltanto lui, tutti gli altri non lo capivano, come potesse essere possibile parlare di cose che in
realt non esistono, come si poteva dire di una frase in cui si parla di cose che non esistono, sia vera o falsa.
Il famoso articolo sulla denotazione del 1905. Qui vedete nella slide una fotografia, voi penserete
si sono sbagliati a mettere la fotografia d i un ciclista, tutti lavrete
riconosciuto, Pantani che vinse il giro di Francia, come mai? Ma no,
questa naturalmente soltanto una metafora, per la frase di cui Russell
tratta in questo suo famoso articolo sulla denotazione. La frase di cui
Russell vorrebbe sapere il valore di verit, vorrebbe sapere se questa
frase vera o falsa, la frase che dice il Re di Francia calvo. Ora il
problema che all'epoca non cera nessun Re di Francia e quindi
chiedersi se il re di Francia calvo oppure no, non poteva essere dal
p.di v. di Russell e anche dal p.di v. del linguaggio naturale, qualche
cosa che non poteva essere n vero e n falso, perch in realt non c'era
nessuno Re di Francia. Il motivo per cui ho messo appunto qui Pantani perch la cosa pi vicina, che ci
pu avvicinare al re di Francia, in un momento in cui appunto il re di Francia non c', probabilmente il
vincitore del tour de France; oggi lo sport la vera essenza del nostro mondo, chi vince il campionato di
calcio, chi vince il giro di Francia, il giro d'Italia, il vero eroe della situazione, il vero Re. Ebbene eccolo
qua, questo sarebbe un re di Francia, per lo meno nel 1998, che in questo caso particolare era calvo, perch
come sapete, Pantani si mette questa bandana per nascondere, diciamo cos, una testa un po' pelata. Per con
questo non risolvo ovviamente il problema di Russell; come si fa a risolvere il problema della denotazione in
una frase in cui c appunto qualche cosa, si parla di qualche cosa che non esiste? La soluzione di Russell fu
una soluzione tecnica che soddisfa poco ancora oggi. Russell riformula una frase da un p.di v. logico del tipo
il re di Francia calvo, dicendo c' qualche cosa, che qualcuno che sia Re di Francia e allo stesso
tempo anche calvo. Ed ecco che allora, una frase di questo genere diventa falsa, perch una congiunzione
per essere vera deve esser tale che tutti e due i suoi congiunti sono veri. Ora il primo congiunto sarebbe c'
qualche cosa che Re di Francia e non c' nessun re di Francia, quindi quella parte falsa, quindi tutta la
congiunzione falsa. Dunque questa frase non solo ha un senso, ma ha anche un valore di verit ed
semplicemente falsa. Questa la soluzione che in realt lascia abbastanza il tempo che trova, ma comunque
Russell all'epoca ne fece insomma, ne fece un gran strombazzamento, in qualche modo fu molto soddisfatto.
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Ancora pi soddisfatto fu della seconda soluzione al suo paradosso, il paradosso di Russell. Il paradosso di
Russell parla di insiemi che appartengono a se stessi, Russell decise che proprio questo era il problema, cio
il potersi riferire a se stessi. L'idea di Russell fu di costruire quella che oggi viene chiamata una teoria dei
tipi logici. L'articolo in cui fece questo del 1908, la teoria dei tipi logici praticamente quello che appunto
si vede qui, una scala, in cui ciascun scalino contiene delle cose che vengono definite riferendosi allo scalino
precedente, ma ogni volta che noi stiamo parlando di cose che stanno su uno di questi scalini, in realt
stiamo salendo di uno scalino; in particolare, quando noi parliamo di insiemi che appartengono o no a se
stessi, stiamo parlando di cose che dovrebbero, da un lato stare su
uno scalino e dall'altro lato stare anche sul successivo, perch si
stanno riferendo a se stessi. Ebbene, secondo la teoria dei tipi logici
questo non possibile, perch il linguaggio deve essere stratificato e
quindi per esempio una frase che parli della verit di un'altra frase sta
a un livello superiore, ad uno scalino superiore di quella frase di cui
si sta parlando e allora non ci potr mai essere nemmeno una frase
che dice di se stessa di essere falsa, quindi questa teoria dei tipi
logici esattamente risolve non soltanto il paradosso di Russell, ma risolve anche per esempio il paradosso del
mentitore che abbiamo gi detto che era in realt una variante il paradosso di Russell, unaltra versione.
Quindi questa una teoria che fu soddisfacente all'epoca, oggi non la si adotta pi, perch complicherebbe
molto le cose, per ha delle applicazioni, per esempio in informatica, nella teoria dei linguaggi di
programmazione, cosiddetti tipati, dove il tipato deriva, per lappunto, da questa idea di tipo logico; quindi ci
sono state del applicazioni, anche se non quelle che Russell
credeva poi fossero cos importanti. Bene, il passo successivo di
Russell, che credeva di aver risolto i problemi che si era posto, a
questo punto fu di scrivere la summa, la grande opera della sua
vita. Questa grande opera si chiama i Principia matematica, fu
scritta insieme ad un altro autore, che era questo filosofo, si
chiama Alfred Whitehead, filosofo molto importante, che poi
fece delle cose molto diverse, questo fu un periodo della sua vita
e anche un matematico ovviamente. Questi sono i due grandi
autori, quelli che all'epoca, 1910-13, si pensava fossero un po il punto di arrivo finale dell'evoluzione della
logica. Russell stesso, immaginava lui stesso di essere l'erede di Aristotele, pensava di essere ormai il pi
grande logico della storia. Ebbene, 1910- 913 sta ad indicare che in realt, ci furono pi volumi dei Principia
mathematica, ce ne furono tre, l'opera era stata progettata come quattro volumi, il quarto non fu mai scritto,
perch dopo un po', magari queste cose seccano e si passa ad altri argomenti; per in realt, gi questi tre
volumi, erano considerati un monumento alla logica. Ma sappiamo tutti, ne abbiamo gi parlato altre volte,
che il risultato poi di Goedel, nel 1931, fece vedere che i Principia matematica non potevano essere la
soluzione finale, per un motivo molto semplice, non perch Russel e Whitehead non fossero stati
sufficientemente intelligenti, sufficientemente bravi da trovare questa soluzione finale, ma perch la
soluzione finale dei problemi dei fondamenti della matematica non esiste, cio i fondamenti della
matematica possono essere un sistema assiomatico, ma qualunque sistema assiomatico incompleto, non
potr mai provare tutte le verit che si possono esprimere nel suo linguaggio; quindi questo un difetto, non
di Russell e Whitehead, non dei Principia matematica, un difetto di qualunque sistema che venga proposto,
una limitazione intrinseca del sapere, una limitazione di ci che noi possiamo conoscere nella matematica.
Ebbene questo fu praticamente quindi la fine della storia, la fine del sogno di provare, di trovare un sistema
universale, un linguaggio universale, che tra l'altro appunto quello della logica, un sistema universale in cui
ci fossero tutte le verit di cui si poteva parlare. Nel 1918 Russell scrive l'ultimo suo volume importante sulla
logica matematica, che si chiama Introduzione alla filosofia della matematica.
Introduzione alla filosofia
Lo scrisse nel 1918, che come tutti sapete l'ultimo anno della
della matematica(1918)
guerra. L'ultimo anno della guerra Russell fece anche propaganda
Sei mesi in prigione
pacifista contro la guerra e cominci a fare propaganda politica,
per pacifismo
ormai aveva finito la sua grande opera, cominci a dedicarsi alla
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politica e in particolare questo gli cost sei mesi di prigione. Ebbene Russell mise a frutto questa sentenza
che gli fu comminata, cio sei mesi di prigione li spese a scrivere questo libro che diventato un classico
della divulgazione praticamente. In questo libro lui spieg al popolo in maniera divulgativa, in maniera
essoterica, come gi tutti i suoi predecessori da Pitagora a Platone, ad Aristotele eccetera avevano fatto,
spieg quelli che erano i suoi risultati. Questo stato un bestseller e continua ad essere venduto ancora ai
giorni d'oggi e se io vi dovessi consigliare un altro libro, oltre la mia vita in filosofia, vi consiglierei di
leggere proprio questo, questo un po la summa di ci che Russell fece in logica. Fatto questo,
praticamente la sua vita nella logica, nella matematica fin. Russell non si dedic pi alla matematica, ormai
era cinquantenne, quindi a quellet l aveva anche tutti diritti di farlo e quindi decise di pensare ad altro. In
particolare negli anni 20- 21 scrisse un libro che si chiama lanalisi della mente, che era un tentativo di
fare una filosofia di quella che oggi forse chiameremo forse neuroscienza , cio la filosofia della mente.
Analisi della mente (1021)
Oggi questi argomenti sono di gran moda, all'epoca lo
Analisi della materia(1927)
forse erano un po' meno, era un po strano che un filosofo,
un matematico soprattutto, si interessasse di cose di questo genere, Russell fu un precursore anche in questo
e subito dopo nel 1927 fece un'analisi dell'altra faccia della medaglia, cio la mente e la materia, cio i due
cardini, diciamo cos, della filosofia cartesiana, del dualismo; ebbene li analizz tutti e due e questi anche
sono due classici della filosofia, ovviamente molta acqua passata sotto i ponti, questi libri sono forse pi
interessanti per gli storici che per tutti noi che c'interessiamo magari di questi argomenti, per Russell pose
le basi per diventare non soltanto matematico, per lasciare il suo segno anche nella storia della filosofia.
Cosa successe in seguito? Ebbene, qui successe una cosa, cio Russell fece forse quello che oggi potremmo
chiamare un passo falso, cio scrisse un libro che era molto provocatorio, anzi ne scrisse un paio negli anni
29-30, in parte lo complet lui stesso, lo fece anche perch aveva bisogna di quattrini, aveva ormai una
famiglia, vi ricordo che aveva, per lappunto, quattro mogli, vari figli eccetera, quindi aveva bisogno di un
po' di denaro. Nel 1929 scrisse un libro che si chiamava matrimonio e morale.
Matrimonio e morale(1929)
Ebbene, Russell propose, pensate sono gli anni 29-30, gli
La conquista della felicit(1930)
anni della depressione, eccetera, quindi del puritanesimo
inglese, in questa situazione Russell propone agli studenti di andare a vivere insieme prima di sposarsi, di
fare l'universit, uomini e donne affittandosi degli alloggetti, di vivere come se fossero marito e moglie, per
lappunto, more uxorio, di avere ovviamente rapporti sessuali, purch con contraccettivi e anticoncezionali e
poi, quando avessero finito l'universit, gli studenti potevano poi pensare se continuare questa relazione,
sposandosi dunque oppure lasciarsi e andare poi a vivere ciascuno per conto suo. Immaginate il putiferio che
questa cosa fece. Lanno dopo scrisse la conquista della felicit, un ribadire questi argomenti, quindi
divenne anche un vero e proprio provocatore. Ormai se lo poteva permettere, era un matematico famoso, un
filosofo di fama, aveva libert di insegnare, lui aveva questo idee, molto all'avanguardia, effettivamente
molto interessanti. Cosa successe in seguito? Successe che, come vi ho detto prima, Russell and in
America, a fare un ciclo di conferenze ad Harvard e a Princeton, verso il 1938-39, scoppi la guerra, non
pot pi tornare indietro in Inghilterra e quindi rimase in America ad insegnare. Per un professore come lui
ovviamente non cera problema, notate che era il 1940, Russell aveva ormai 68 anni, quindi era quasi
settantenne, non c'era problema per lui a trovare cattedre dovunque, gli furono proposte moltissime cattedre,
lui accett la cattedra al City college di New York, che una delle universit di New York e qui, questo fu
veramente la sua tragedia, perch il pap e la mamma di una delle studentesse che andavano al City college,
lesse per caso o qualcuno sugger ai genitori di leggerloMatrimonio e morale.
Caccia alle streghe(1940)
Questi due signori lessero il libro, furono scandalizzati da ci
City College di New York
che videro, erano appunto gli anni 40, quindi l'ambiente vittoriano,
puritano e fecero causa, non a Russell stesso, perch questo forse sarebbe stato pi facile per lui come difesa,
fecero causa al college. Dissero, ma come, noi mandiamo la nostra figlia, il povero angelo illibato in questa
universit e voi pagate un professore come questo, perch le faccia lezione. Noi vogliamo che tutte queste
cose non succedano. Ebbene ci fu quella veramente che si pu chiamare una vera e propria caccia alle
streghe, nel 1940, nel regno della libert, per cos dire, negli Stati uniti d'America, nel land of freedom, come
si chiamano loro, succedevano queste cose. Ebbene Russell fu estromesso dall'insegnamento, pi nessuno,
nessuna universit ovviamente si azzard a dargli l'incarico, nemmeno Harvard, nemmeno Princeton, dove
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prima lo aveva invitato a fare conferenze e lo avevano osannato, Russell si trov sul lastrico praticamente,
ormai settantenne, come dicevo,non aveva pi lavoro, non aveva pi nulla. E allora quello che successe fu
che si mise a scrivere, perch questo era il suo lavoro e scrisse un capolavoro, scrisse una storia della
filosofia occidentale in tre volumi, che oggi vengono pubblicati in un unico grande volume e questo forse il
libro che rimane interessante, pi divertente da leggere, pi divulgativo fra tutti i libri che lui scrisse. Una
storia della filosofia occidentale, in cui non prov nemmeno a mascherarsi dietro le apparenze, a far finta di
essere un professore equidistante da tutte le posizioni, cercando di fare l'oggettivo, una trattazione oggettiva
di quella che era la filosofia, quando un filosofo non gli piaceva lo prendeva a pesci in faccia, quando un
filosofo gli piaceva invece lo osannava e lo raccontava in una maniera che era effettivamente molto
simpatetica; quindi una storia della filosofia veramente affascinante, che fece un sacco di soldi
effettivamente e gli diede per lo meno la possibilit di vivere e di mantenere la sua famiglia, che come vi ho
detto era piuttosto numerosa. Quindi questo fu il risultato della sua opera negli anni 40. Dopo la guerra,
Russell torn in patria, ormai ottantenne, non era pi il caso che andasse ad insegnare nelle universit e
naturalmente in Inghilterra le cose erano cambiate e comunque lui si fece un gran vanto di quello che era
questa condanna, di questo processo della caccia alle streghe di cui era stato, in qualche modo, l'oggetto e la
vittima e poi, sorpresa nel 1950, i genitori di questa signorina che avevano fatto causa al Russell, lessero una
mattina il giornale e si accorsero che questo professore, questo sporcaccione, come l'avevano accusato di
essere, aveva vinto nientepopodimeno che il premio Nobel per la letteratura. Nel 1950 in parte per
Matrimonio e morale e in parte per la Storia del filosofia occidentale Russell vinse il premio Nobel per
la letteratura. Quindi coron in qualche modo questa sua ricerca del successo, arrivando al massimo
Premio Nobel (1950)
grado e arrivando lui matematico, lui filosofo, addirittura a competere
per la letteratura
con i letterati, con i grandi nomi della letteratura ed a vincere questo
premio veramente ambizioso, a ottant'anni. And a prendere il premio e la storia anche molto interessante,
lui era molto preoccupato, perch il 1950 era 300 anni dopo lanno in cui Cartesio era andato nello stesso
posto, cio a Stoccolma, a trovare la regina ed era morto per il freddo, perch Cartesio era uno che amava
molto il caldo, se ne stava a letto la mattina per ore e ore, invece la regina di Svezia lo faceva alzare la
mattina presto e mor. Russell era un po' preoccupato, io sono un filosofo, come Cartesio devo andare a
prendere il premio, non si sa mai che cosa mi succede. L'aereo sul quale viaggiava cade, cadde in acqua,
molte persone morirono, Russell si salv a nuoto, aveva 78 anni, si salv a nuoto nuotando per 2 km, and a
riva e and a prendersi il premio Nobel. Quindi effettivamente un personaggio fuori del comune, ma la sua
storia non finita; in questi brevi minuti che ci rimangono, possiamo ancora guardare all'ultima fase della
sua vita, che fu la fase della politica. Nel 1961 c'era stato il problema negli anni 60, della crisi dei missili a
Cuba, Russell era ormai impegnatissimo su questi fronti, sul fronte del pacifismo, sul fronte della resistenza
non violenta ai governi e alla guerra, and a fare un sit in, una serie di sit in a Trafalgar square nel 1961 e
venne arrestato. Ormai novantenne ritorn in prigione esattamente dove era gi stato nel 1918 per
propaganda pacifista e ritorn in prigione per una sola settimana, ovviamente non ebbe tempo di scrivere
nessun libro, per effettivamente fu molto felice, perch questo diede di nuovo una notoriet ai suoi obiettivi
politici, ai suoi risultati, effettivamente diventa il leader, diciamo cos, della protesta giovanile, della protesta
contro la guerra, in Inghilterra. Ebbene questo non l'ultimo atto perch pochi anni dopo, nel 1966, Russell
costitu quello che viene chiamato oggi il tribunale Russell. All'epoca non era effettivamente chiamato cos,
Tribunale Russell(1966)
veniva chiamato il tribunale contro i crimini di guerra, in generale.
Contro i crimini
Pensate, questo filosofo ormai 95nne, con un premio Nobel alle spalle,
di guerra in Vietnam
con questi grandi volumi, questa filosofia, matematica, letteratura e
cos via, questo filosofo che prende posizione e incomincia nel 66, attenzione, quindi molto prima delle
contestazioni nostre, nel 68 e nel 69, incomincia a fare questa battaglia, ad accusare gli americani di essere
esattamente, lui diceva, come i nazisti e come i giapponesi, cio di essersi posto sullo stesso livello politico
di questi criminali, diciamo cos, del 900 e di aver fatto veramente dei crimini di guerra in Vietnam. Il
tribunale Russell fu effettivamente qualche cosa di stupefacente, cio incominciarono a sfilare testimoni che
il tribunale chiamava dal Vietnam stesso, cio venivano testimoni che portavano testimonianze sul
bombardamento al napalm, sulle torture che gli americani facevano in Vietnam e questo fu veramente una
delle pugnalate che vennero inflitte alla politica americana. Ovviamente la guerra in Vietnam fin molto
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dopo, ovviamente queste sono delle azioni dimostrative, ma servirono molto a creare una coscienza e anche
in parte a creare quella che poi fu la contestazione giovanile in Europa. Ebbene questa a grandi linee la vita
di Bertrand Russell. Come vi ho detto, ci siamo anche soffermati forse su molti aspetti della sua vita, perch
come ho detto dal p. di v. logico certamente Russell stato importante, il suo paradosso qualcosa che l
per rimanere, la sua teoria dei tipi logici una buona soluzione, a parte dei problemi che questo paradosso
poneva, la sua teoria sulla denotazione anche l qualche cosa che pu servire ai filosofi, ma forse non in
questo che risiede il vero valore della vita di Russell, il vero valore stata questa universalit, questo essere
partito come matematico e poi essere diventato via via filosofo, letterato, aver preso il premio Nobel, poi
politico e cos via. Quindi veramente una mente, diciamo cos, al servizio del suo secolo. Con questo
abbiamo finito questa carrellata sugli episodi della sua vita. Ci rivedremo la prossima volta per parlare di
altri logici che hanno lasciato un segno in questa materia, in particolare parleremo la prossima volta di
Wittgenstein che fu l'erede, il testimone spirituale diciamo cos, di quello che Russell aveva voluto fare.

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LEZIONE 12: Alle ricerche del trattato perduto


La scorsa lezione abbiamo parlato di quello che forse il personaggio pi famoso, se non il pi importante
della logica matematica, cio Bertrando Russell. Abbiamo visto una vita avventurosa, piena di eventi e di
avvenimenti. Oggi vedremo invece un personaggio che certamente non da meno da questo punto di vista,
anche lui forse non un grandissimo logico, certamente stato importante agli inizi del 1900 ed Ludvig
Wittgenstein, un filosofo, molto noto come filosofo, forse meno importante come logico, che fu per
lappunto un allievo di Russell. Quindi quest'oggi parleremo anche di lui, della sua vita altrettanto
avventurosa e piena di avvenimenti pure questa, quindi spero che anche questa volta lezione possa essere
perlomeno interessante. Vediamo un pochettino, come al solito, i paletti della vita di Wittgenstein.
Wittgenstein, nacque nel 1889, mor nel 1951, certamente non arriv al secolo o quasi, a 98 anni del suo
maestro B. Russell.

La famiglia di Wittgenstein, era una famiglia veramente ricca, veramente importante nella Vienna,
nell'Austria di fine secolo 800, inizi 900. La famiglia era molto numerosa, erano sei, sette figli, tanto per
fare un'idea di che tipo di famiglia, quali tipi di fratelli e sorelle Wittgenstein avesse, ecco qui nella slide
questo bel ritratto di una delle sorelle, Margaret che quando si spos nel 1905 si fece fare un ritratto di
matrimonio, cos si usava, pensate voi, nientepopodimeno che da Klimt, appunto semplicemente un ritratto
su commissione. Klimt era amico di famiglia, ma in questa famiglia circolavano artisti di ogni genere. Il
secondo artista di cui vogliamo parlare in questo momento invece legato al fratello, a uno dei fratelli di
Wittgenstein, che si chiamava Paul. Questo nella slide naturalmente non Paul Wittgenstein, un musicista,
forse qualcuno di voi lo avr riconosciuto, ben noto per aver scritto un pezzo di musica che adesso anche
popolarissimo, grazie anche ad un film di cui non possiamo certo far vedere le immagini qui e questo pezzo
il famoso bolero di Ravel. Ebbene, che cosa c'entra Ravel con la famiglia Wittgenstein? C'entra, perch il
fratello di Wittgenstein, era un grande pianista, un grande musicista, un genio musicale pi o meno del tipo
di Mozart, uno di questi bambini prodigi che suonano, compongono. Paul and in guerra e purtroppo ebbe
un incidente e perse la mano destra; ora la mano destra per un pianista la mano pi importante, perch in
genere i pezzi del pianoforte si basano, si fondano sulla musica che si pu suonare con la mano destra ed
anche la mano pi forte, perci un pianista senza la mano destra certamente pu fare poco. Pu fare poco a
meno che non conosca dei compositori, amici suoi che gli permettano di fare qualche cosa, che gli scrivano
addirittura dei pezzi e infatti il famoso concerto per la mano sinistra di Ravel, del 1931, fu scritto appunto
per il pianista Paul Wittgenstein, cio per il fratello di Ludvig Wittgenstein. Ebbene vedete gi che questa
era una famiglia che attraeva intorno a s musicisti del tipo, del calibro di Ravel, artisti, pittori del calibro di
Klimt e non erano gli unici, perch soprattutto verso la fine dell800, in casa Wittgenstein circolavano
personaggi come Brahms, Maler e cos via. Wittgenstein addirittura disse una volta in una delle sue
memorie, che il suo primo ricordo, la sua prima immagine della vita, era quella della barba bianca di
Brahms, che lo solleticava nella culla, quindi immaginative voi. Ovviamente era una famiglia ricchissima, il
padre era praticamente l'analogo di Krupp in Germania, erano costruttori, avevano ovviamente degli
interessi nei metalli pesanti, nel ferro e cos via, le traversine e ovviamente i binari delle ferrovie, quindi una
grande famiglia piena di artisti, piena di geni e piena di personaggi interessanti. Uno di questi fratelli
quello di cui oggi ci interessiamo, cio Ludvig Wittgenstein che fu per lappunto un logico. Che fece
Wittgenstein nella sua vita? Beh, anzitutto, come sempre succede, si va scuola e dove and a scuola il
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piccolo Ludvig? And a scuola a Linz, una cittadina dell'Austria e frequent per tre anni questa scuola, dal
1903 al 1906. Uno dei compagni di scuola di Wittgenstein era nientepopodimeno che Hitler. Hitler e
Wittgenstein frequentarono la stessa scuola per un anno, erano pi o meno coetanei, erano nati lo stesso
anno o a un anno di differenza, ma la cosa interessante, a parte l'aneddoto, ovvio che con qualcuno Hitler
sar andato scuola, che sia Hitler che Wittgenstein, uscirono da questa scuola tutti e due con un'idea fissa
Linz (1903-1906)
e l'idea fissa era quella della soluzione finale. Ora il caso tragico,
Compagno di scuola di Hitler
quello di Hitler, era la soluzione finale contro gli ebrei, cio lo
Soluzioni finali
sterminio, il genocidio che poi ha portato alla seconda guerra
mondiale. Anche nel caso di Wittgenstein c'era quest'idea, della soluzione finale, cio l'idea di arrivare a
risolvere una volta per tutte i problemi della logica e poi ritirarsi in buon ordine, finire perch la cosa era per
lappunto completata. Ora io non so bene che tipi di professori ci fossero in questa scuola, ma se due
personaggi come questi, da una parte il Hitler e d'altra parte Wittgenstein, uscirono fuori con l'idea della
soluzione finale forse qualcuno gliela avr insegnata, ma forse questa non era la migliore scuola dove si
poteva andare. E infatti Wittgenstein cambi ad un certo punto la scuola e si spost da un'altra parte; come
vi ho detto la famiglia era molto ricca, quindi non cerano problemi ad andare a studiare nel miglior posto
che si potesse pensare all'epoca e per chi voleva studiare matematica e per chi volesse studiare filosofia, il
miglior posto o perlomeno dei uno dei migliori posti all'epoca era l'universit di Cambridge e infatti
Wittgenstein si spost laggi negli anni tra il 1911 e 1913, studi logica matematica, insieme
nientepopodimeno che Bertrand Russell. Bertrand Russell che fu suo maestro e che lo consider per un
certo periodo il suo erede designato.
Cambridge (1911-1913)
Russell ormai in quegli anni, ricorderete la scorsa lezione,
Allievo di Russell
era all'apogeo della sua carriera, al punto pi folgorante,
aveva gi scritto, nel 1910, i Principia matematica che era gi usciti sul mercato, un mercato ristretto perch
ovviamente quel genere di libri non certamente importante per il numero di coppie che vende, ma per le
cose che dice e per l'influenza che poi ha nella storia del pensiero. Nel 1911, cio nell'anno in cui
Wittgenstein arriv a Cambridge era uscito il secondo volume e nel 13 poi sarebbe uscito il terzo volume.
Russell veniva considerato il guru della logica mondiale ormai, grazie appunto anche alla sua attivit di
propaganda, agli articoli che scriveva, eccetera, era universalmente riconosciuto come il pi importante
logico della modernit, perlomeno fino a quel periodo. Ebbene Russell vide in Wittgenstein, in questo
brillante allievo, che gli faceva indagini penetranti, che lo metteva ovviamente in imbarazzo con le sue
domande, con le sue pulsioni, il suo erede. Pensava ormai che dopo i Principia matematica si sarebbe
ritirato, avrebbe fatto altre cose e sappiamo bene quante ne fece dalla scorsa lezione, ebbene lui pensava che
la logica sarebbe andata avanti sulla scia che lui ovviamente aveva iniziato, grazie all'attivit di
Wittgenstein. E cosa successe nel 1913? Lo sapete tutti, perch, ad un certo punto, questo il periodo in cui
si stavano sentendo i venti di guerra, nel 1914 sarebbe scoppiata la guerra. In realt Wittgenstein se ne and
da Cambridge nel 13, perch ormai aveva formulato, bench fosse molto giovane, una certa serie di ipotesi
sulla logica, che erano in realt molto contrarie allidea che ne aveva Russell e vedremo meglio fra qualche
minuto in che senso, ebbene si era ritirato in Norvegia, voleva lavorare per qualche anno da solo, senza
avere nessun contatto con nessun altro, scrivere, eventualmente avere uno scrivano, che nel caso di
Wittgenstein era un famoso filosofo che si chiamava G. E. Moore, quindi poteva permettersi Wittgenstein
anche questo, di poter dettare i suoi pensieri, i suoi quaderni a
qualcuno che in realt era assolutamente in grado di scrivere opere
per conto suo. Ebbene dicevo, se ne and per qualche mese in
Norvegia e isolato lavor l a quelli che poi furono chiamati i
quaderni di quegli anni; poi per scoppi la guerra e ovviamente i
giovani di quell'epoca andarono al fronte. Anche Wittgenstein
effettivamente se ne and in guerra. La sua traversia in guerra fu
molto lunga, incominci a patire nelle retrovie, lavor per un paio
di anni nelle retrovie e poi per fu spostato sul fronte; per due
anni combatt e ovviamente chi combatte al fronte una guerra come la prima guerra mondiale, un vero
carnaio insomma, certamente cambia sue opinioni, cambia le sue idee, medita sul significato della vita e
102

cos via. Questo libro di logica che Wittgenstein stava concependo e che aveva incominciato a scrivere o
perlomeno ad abbozzare nei quaderni che scriveva in Norvegia, piano piano si modific e infatti il grande
libro che poi Wittgenstein pubblic, dopo pochi anni, di cui parleremo fra un momento, alla fine nella
seconda parte, nella sua parte finale tutto dedicato al misticismo, ai problemi dell'etica, al significato del
senso della vita e cos via; quindi effettivamente la guerra fece una grande impressione su Wittgenstein,
come su tanti altri. Wittgenstein perse un fratello, tra l'altro in guerra, quello che era ufficiale dell'esercito e
che si suicid ad un certo punto, quando l'esercito austriaco si sfald, perch doveva comandare un
battaglione, una compagnia e non riusc pi a farsi ubbidire dai soldati, allora usc, si spar un colpo in testa
e quindi mor cos. Non l'unico fratello di Wittgenstein che morto in circostanze tragiche, ma anche un
altro fratello che era un altro genio musicale della famiglia, era colui che componeva gi all'et di 3-4 anni,
non lo stesso Paul, che poi invece in realt sopravvisse alla guerra e divenne il famoso pianista con la sola
mano sinistra, ma unaltro genio, perch la famiglia Wittgenstein era una famiglia veramente di persone
molto dotate per la musica; Wittgenstein stesso suonava il clarinetto e il pianoforte come le sorelle e i
fratelli, ma sapeva fischiettare benissimo, sembra che sapesse fischiettare intere sinfonie, in maniera
perfettamente corretta con tutte le note. Ebbene questa comunque ovviamente soltanto una parentesi,
dicevo Wittgenstein stette al fronte, fra il 16 e il 18 e nessuno pi sapeva dove fosse finito, in particolare
Russell non sapeva dove fosse finito e in qualcuno dei suoi scritti, lui dice questo problema stato posto da
un mio allievo Ludwig Wittgenstein, ma non so nemmeno se labbia risolto, ma addirittura non so nemmeno
se sia vivo o se sia morto. Wittgenstein era vivo, per era stato preso prigioniero e tra il 1918 e il 1919
effettivamente rimase in prigionia, dove? L'abbazia di Monte Cassino, Wittgenstein fu preso prigioniero a
Cassino, quindi in Italia. Naturalmente continu a scrivere, continu a limare il suo trattato logico filosofico,
la sua opera pi importante effettivamente la parola limare, forse la parola giusta perch quella
un'opera quasi di poesia pi che di scienza, su cui parleremo tra un momento. giunto dunque il momento
per lappunto di elencare le opere di Wittgenstein. Ricorderete che il maestro di Wittgenstein, Russell, aveva
scritto praticamente 100 libri nella sua vita e questa volta abbiamo potuto parlare soltanto di qualcuno,
accennare ai titoli, perch ovviamente in unora non si pu nemmeno fare l'elenco di tutti questi libri che
Russell scrisse. Ebbene lelenco completo delle opere che Wittgenstein pubblic, non solo addirittura nella
sua vita, ma che lasci pronte per la pubblicazione dopo la sua morte, questo qua, completo: due opere.
Nel 1921 il Tractatus, il cosiddetto trattato logico filosofico e nel 1953, ricorderete che Wittgenstein era
gi morto, per postumo apparve queste Ricerche filosofiche ed ecco che per questo motivo abbiamo
intitolato la nostra lezione alle ricerche del trattato perduto, in qualche modo giocando sulle parole.
Opere
Parliamo allora brevemente di questi due libri, cercando di soffermarci su
Tractatus
quello che ci hanno lasciato da un p.di v. logica; non sono gli unici libri che
Ricerche
voi troverete o trovereste in libreria o in biblioteca, perch in realt dopo
la morte di Wittgenstein questo era pronto, cio Wittgenstein laveva preparato per la pubblicazione, in
realt aveva pensato di pubblicarlo pi volte e poi non era perfettamente convinto che fosse ormai arrivato
nella sua formulazione definitiva e quindi non si decise mai a pubblicarlo; per il libro era pronto, quindi
effettivamente questo il libro che scrisse lui. Wittgenstein era non dico un grafomane, ma anche lui un
grande scrittore, cio grande nel senso che aveva una produzione molto prolifica e lasci casse e casse di
appunti, ordinati pi o meno, qualcuna di queste casse erano gli appunti pi o meno ordinati messi dentro
cartellini e quindi abbastanza organicamente disposti, altri erano buttati alla rinfusa, pensieri un pochettino
cos in maniera congestionata. Ebbene, quello che successe fu che gli eredi testamentari, molti di loro, cio
un gruppo di filosofi di Cambridge che avevano avuto in eredit questo lascito testamentario di
Wittgenstein, incominciarono a pubblicare molte e molte opere; non so quanto e fino a che punto, per lo
meno, questo sia stato un qualche cosa di utile, certamente da un punto di vista mercantile o di successo fu
un grande successo perch moltissime opere vendettero, ce ne sono di tutti generi, su letica, su pensieri
sparsi, sulle ricerche filosofiche, abbozzi di questi due libri, versioni preliminari e cos via. Molti altri, si
vede chiaramente che sono un pochettino raffazzonati, Wittgenstein non si sarebbe mai sognato di
pubblicarli, non si sogn mai di pubblicare nemmeno le ricerche che erano in ben altro stato di progresso e
di organizzazione. Quello che addirittura a volte pu anche essere un pochettino seccante, fu che questi
eredi, questi esecutori testamentari, pubblicarono addirittura gli appunti delle lezioni che Wittgenstein
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teneva. Ora Wittgenstein pensava in classe, cio le sue lezioni erano lezioni dal vivo, non preparate con
lucidi perch all'epoca non si usavano, ma neanche con degli appunti, cio si poneva problemi, pensava ad
alta voce di fronte ai suoi allievi, faceva lezione tra l'altro in camera sua, nel collegio dove viveva, viveva in
maniera molto parca, bench appunto fosse molto ricco, ma aveva lasciato, si era spogliato di tutta la sua
eredit, di tutto il suo patrimonio ed aveva lasciato tutto alla famiglia e viveva praticamente di molto poco,
quindi una vita che perlomeno era coerente da un punto di vista filosofico, gli interessavano le idee, non gli
interessavano i quattrini, se ne liber e incominci a vivere come facevano i professori appunto, come
facevano i ricercatori. Ebbene, dicevo, alcuni di questi libri sono veramente soltanto degli appunti presi a
lezione da persone che capivano, poi fino ad un certo punto quello che il maestro diceva, anche perch
quando si pensa ad alta voce ovviamente i pensieri non vengono fuori in maniera coerente, soprattutto da un
personaggio come Wittgenstein che era estremamente tormentato e che quindi pensava, si correggeva,
rifletteva, cambiava idea e cos via. Quindi, questo per dirvi, se volete avvicinarvi alle opere di Wittgenstein
io vi consiglio di concentrarvi su queste due e ne avrete gi a sufficienza perch, come ho accennato prima,
queste due opere sono anche o soprattutto opere letterarie, pi che opere filosofiche, cio la forma in cui le
cose vengono dette importante e bisogna stare attenti a capire quello che viene detto e non un impresa
facile. Non so se questo vi aiuter, ma comunque cercheremo almeno di enunciare alcune delle idee. La
prima opere, ho gi detto il titolo, il trattato logico filosofico, pubblicato nel 1921 con una prefazione
Tractatus
di Russell che Wittgenstein immediatamente sconfess e disse
logicus-philosophicus(1921)
insomma Russell non aveva capito nulla di quello che io cercavo
ci che si pu dire
di dire, ormai fuori del gioco e quindi cerc in tutti i modi di
si pu dire in tre parole
non farla pubblicare, ci per dirvi quale potesse essere il rapporto
fra il maestro e l'allievo. Questo il motto che Wittgenstein pose al trattato logico filosofico, ci che si pu
dire si pu dire in tre parole, ci significa che il libro sar fatto tutto di massime, di aforismi e di cose
molto concentrate, un sapere in pillole si potrebbe dire. Qual' l'idea fondamentale del trattato? Wittgenstein
proprio perch pensava in una maniera molto sui generis, molto originale, in realt ebbe lidea del trattato
una volta che lesse sul giornale che c'era stato un processo, un processo per un incidente automobilistico e
che i feriti erano andati in tribunale e per far capire che cos'era successo in questo incidente automobilistico,
avevano usato delle macchinine, dei modelli di macchine ed ecco, qui appunto, che abbiamo importato
questi modelli di macchine, ma l'idea che venne a Wittgenstein era che le macchinine, in qualche modo,
erano un'immagine dell'evento che era successo, cio dell'incidente ed erano una rappresentazione fatta
attraverso un particolare tipo di linguaggio. L'idea fondamentale del
trattato viene appunto da
questa intuizione e l'intuizione
fondamentale Wittgenstein lha espressa, perlomeno la esprimeremo
noi oggi con le nostre parole dicendo che c' un duplice
isomorfismo, lisomorfismo una parola matematica che molti di
voi conosceranno, significa identit di struttura, non uguaglianza,
cio il mondo, il pensiero e il linguaggio, che sono i tre enti che sono
coinvolti in questo duplice isomorfismo non sono la stessa cosa.
Nessuno pensa che il mondo sia la stessa cosa del pensiero,
Wittgenstein non era affatto un idealista, non pensava che l'unica
cosa che esistesse fossero i pensieri, fossero le idee e certamente non
pensava che gli unici pensieri fossero quelli che si possono dire a parole, per pensava che ci fosse una
identit di struttura tra il mondo da una parte e il pensiero e dall'altra parte, fra il pensiero e il linguaggio. In
altre parole, ci che noi diciamo riflette non soltanto nei concetti, ma addirittura nella struttura ci che noi
pensiamo e ci che noi pensiamo riflette nella sua struttura ci che il mondo . Questa l'idea fondamentale
per lappunto del Tractatus logicus-philosophicus. Qual' quindi lo studio importante, se noi vogliamo
studiare il mondo? Beh, poich il monito isomorfo al pensiero, allora dovremo studiare il pensiero e
poich il pensiero isomorfo a linguaggio dovremo studiare il linguaggio, questa l'idea. Allora l'idea
fondamentale del trattato che interessa studiare il linguaggio e con il linguaggio riusciremo a capire come
fatto il pensiero e di conseguenza come fatto il mondo. La seconda idea fondamentale del trattato logicofilosofico che gi mette nel suo titolo la parola principale logico, ebbene l'idea proprio questa, che il
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linguaggio sia nient'altro che quella che oggi noi chiamiamo logica proporzionale. Questo pu parere un
pochettino strano, in fin dei conti, dopo tutte le lezioni che abbiamo fatto, dopo tutti gli avanzamenti che ci
sono stati, tanto per dire Frege ad esempio, rispetto alla logica greca, ma gi Aristotele era andato oltre in
linguaggio
qualche modo alla logica sillogistica, ecco che qui sembra quasi che ci
=
sia un regresso, cio il linguaggio che appunto dai greci fino alla fine
logica proposizionale
l'800, con Russell compreso, si era analizzato, si era capito che aveva
una certa complessit, ora Wittgenstein cerca di riportare questa complessit ad una semplificazione, cio
alla semplicit del linguaggio della logica proporzionale. Ebbene l'idea fondamentale, la filosofia
fondamentale che sta dietro questo trattato quella che oggi viene chiamata il cosiddetto atomismo
logico. Non a caso qui ho messo la fotografia di una statua di Crisippo perch voi ricorderete che Crisippo
era stato colui che, ai tempi dei greci, aveva studiato il linguaggio proposizionale, la logica proposizionale.
Ed ecco che Wittgenstein in qualche modo un ritorno al passato,
una riscoperta della logica stoica. Notate una riscoperta che in parte
Wittgenstein fece, perch lui si vantava, ma forse non c'era da
vantarsi di questo, ma comunque certamente bisogna dirlo perch era
quello che faceva, si vantava di non leggere i classici del passato, lui
diceva a me piace pensare e non mi interessa ci che gli altri
abbiano pensato, voglio pensare con le mie gambe, diciamo cos,
naturalmente intellettuali, voglio pensare con la mia testa. Ed ecco
che pensando con la sua testa, ovviamente arriv pi o meno ai
primordi di quello che si era fatto, quello che in genere poi succede,
chi vuole fare da s, pi o meno pu fare quello che stato fatto, ma insomma i primi passi in questa
direzione. Wittgenstein ritorn dunque nella sua filosofia, diciamo cos, che poi da Russell verr battezzata
atomismo logico, all'idea del linguaggio della logica che gi aveva Crisippo, cio ci sono dei fatti atomici
nel mondo che vengono rispecchiati da dei pensieri atomici, i quali vengono espressi mediante proposizioni
o formule atomiche. Queste formule atomiche vengono messe insieme, in formule pi complicate attraverso
quelli che si chiamano i connettivi, i soliti negazione, congiunzione, disgiunzione, implicazione, cio non, e,
o, se.... allora e cos via. Secondo noi i logici di oggi non considerano Wittgenstein un grande logico
proprio per questo, perch tutto sommato, la sua idea era un po un regresso, era un ritornare allindietro con
idee che erano gi state in qualche modo orecchiate. Wittgenstein ci mise qualcosa di suo e il passo
successivo, di quello che ci mise di suo, fu quello che venne in seguito chiamato approccio semantico,
cio lapproccio di Wittgenstein alla logica, che sembrava una grande novit soprattutto a Russell che non lo
concepiva, non lo riusciva a capire, Wittgenstein stesso pensava che fosse qualcosa di completamente
diverso da ci che faceva Russell era l'approccio semantico che si basava su valori di verit, su un calcolo
dei valori di verit e non invece come l'approccio di Frege e di conseguenza anche quello di Russell su
assiomi e su regole. Russell e Frege avevano scritto le loro grandi opere, in particolare i principi della
matematica che erano stati completati da poco, si basavano su un sistema assiomatico, come quello di
Euclide alla maniera dei fondamenti della geometria di Hilbert, di lui parleremo presto in una prossima
lezione, cio basati su ipotesi, appunto gli assiomi e definizioni elementari e poi su regole di deduzione che
permettevano di dedurre da questi assiomi delle formule, delle conseguenze pi complicate. Lapproccio di
Wittgenstein non prende assolutamente questa strada, ne prende una che a prima vista e dico a prima vista,
perch in seguito vedremo che in realt non era poi cos differente, ma a prima vista sembra completamente
diversa, sembra ortogonale alla precedente, cio Wittgenstein usa quelle che oggi noi chiamiamo le tavole di
verit e si concentra su quello che noi chiamiamo oggi tautologia, cio una formula che sempre vera.
Approccio semantico
Lidea di verit logica per Wittgenstein la stessa idea che gi aveva
Tavole di verit
Leibniz s e ricordate, le verit logiche sono le verit di ragione, sono
Tautologie
quelle che sono vere in tutti i mondi possibili e nel caso della logica
proposizionale i mondi vengono descritti da tutte le possibili combinazioni di valori di verit delle
proposizioni atomiche e dunque tautologia precisamente quello che Leibniz considerava una verit di
ragione, cio qualche cosa che vera in tutti i mondi possibili, cio vera per qualunque assegnazione di
valori di verit alle proposizioni elementari. Come si fa a vedere se una formula o no una tautologia? Si
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costruisce una tavola in cui si pongono tutte le possibili combinazioni, si fanno i calcoletti per ciascuna di
queste combinazioni dei valori di verit, se tutti questi risultati di valori di verit sono sempre il vero, ecco
che allora siamo di fronte ad una tautologia. Voi direte, beh, questo esattamente qualcosa di importante,
un bellavanzamento, per questa idea era gi perfettamente compresa e perfettamente usata da Crisippo.
Quindi dal nostro punto di vista, non bisogna dimenticare ovviamente che gli stoici non erano cos noti, la
rinascita degli studi sugli Stoici fu praticamente negli anni 50 del 1900, quindi posteriore di una trentina
danni a Wittgenstein, per certamente oggi noi, col senno di poi, diremo Wittgenstein non andato molto
al di l di quello che fece Crisippo. In realt, come ho detto, questi due approcci all'epoca apparvero
veramente differimenti, apparvero contrapposti, da una parte la Scuola di Frege, di Peano e di Russell basata
su assiomi e su regole di deduzione, la Scuola cosiddetta sintattica e dall'altra parte la Scuola semantica,
Scuola per modo di dire, perch c'era solo Wittgenstein all'epoca, costituita per lappunto da questo
approccio attraverso valori di verit, attraverso tavole di verit, ma non assiomi e regole. E allora
Wittgenstein nel suo trattato dice chiaramente, il modo giusto di vedere la logica il mio, quello di Russell
sbagliato, quindi una specie di diatriba tra due grandi menti filosofiche. Chi aveva ragione? Beh, la cosa
ironica che in realt non aveva ragione nessuno, perch il problema non si poneva, se Wittgenstein fosse
stato un matematico migliore di quello che era o fosse stato matematico invece che un filosofo, si sarebbe
accorto di quello che, negli stessi anni, anzi addirittura nello stesso anno 1921-1922, si accorse invece
un matematico che si chiamava Emil Post. Post nel 1921 dimostr quel che si chiama il teorema
di completezza della logica proporzionale. Il teorema di completezza della logica proporzionale dice che
Teorema di completezza
l'approccio di Frege e di Russell esattamente equivalente
Post(1921)
all'approccio di Wittgenstein, cio l'approccio sintattico
Frege = Wittgenstein
equivalente a lapproccio semantico. Il teorema di
completezza dice che attraverso il sistema assiomatico di Frege e Russell, cio il sistema di assiomi e di
regole, si possono dimostrare dei teoremi e attraverso il sistema semantico di Wittgenstein si pu vedere se
una formula una tautologia. Qual' la relazione fra i teoremi del sistema di Frege e Russell e le tautologie
di Wittgenstein? Sono esattamente la stessa cosa, cio una formula dimostrabile nel sistema di Frege e
Russell, cio un teorema, se e solo se una tautologia. In altre parole, questi due approcci cos diversi, su
cui in realt si combattevano queste battaglie, si mostra alla fine, si dimostra in maniera matematica che
sono la stessa cosa. E questo fu un grande risultato, un risultato che
mise insieme addirittura due approcci differenti, fece vedere che
erano due aspetti complementari, invece che due aspetti contrapposti,
erano due facce di una stessa medaglia. Ebbene che cosa successe
dopo questa cosa? Anzitutto il trattato di Wittgenstein ha tutta una
parte che si interessa di misticismo, di etica e di cose di questo
genere. Una parte di queste formulazioni mistiche, qui nella slide c'
ne una molto tipica, in realt percorreva un pochettino i tempi; quindi
se c' qualche cosa di novit nel trattato logico filosofico di
Wittgenstein, in realt proprio in questa parte ed ecco qui una di
queste formulazioni che vi lego: non tutto ci che si pu mostrare attraverso il linguaggio, si pu anche
dire. Ora chiaro che queste formulazioni si possono reinterpretare benevolmente col senno di poi,
all'epoca erano semplicemente oscure, non si capiva bene che cosa volessero dire, per puntavano nella
direzione del fatto che il linguaggio avesse delle limitazioni, cio che ci fossero delle cose che non si
potevano dire nel linguaggio, il linguaggio le poteva mostrare, ma non ne poteva dire. Che cosa erano le
cose che Wittgenstein aveva in mente, che il linguaggio poteva mostrare, ma non dire? Ebbene era tutta la
parte della sua struttura; la struttura di un linguaggio un qualche cosa che il linguaggio pu mostrare,
perch quando noi parliamo in realt la usiamo e quindi dal di fuori siamo consci di questa struttura, per
Wittgenstein credeva che non si potesse parlare della struttura del linguaggio all'interno del linguaggio. Ora
qui nella slide ho messo la fotografia di Tarski vicino a Wittgenstein, questa volta sulla destra invece che
sulla sinistra, per indicare che dopo di Wittgenstein arriv effettivamente qualcuno che fece non soltanto dei
proclami, non soltanto degli aforismi cos come faceva Wittgenstein, bens dimostr un teorema che
effettivamente diede ragione a Wittgenstein, perlomeno se lo si interpreta nel modo che ho appena detto,
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cio per esempio il linguaggio pu mostrare la verit di una proposizione perch basta che la affermi in quel
modo, cio quando noi affermiamo qualche cosa stiamo dicendo ad altri che stiamo considerando quella
affermazione vera, per non si pu all'interno del linguaggio dare una definizione della verit. Parleremo
meglio di questo contributo di Tarski quando dedicheremo a lui la lezione e quindi parleremo appunto del
problema della definizione di verit, per questa effettivamente un dare ragione a Wittgenstein. La verit
un qualche cosa che il linguaggio pu mostrare, ma di cui non pu parlare, perch all'interno del linguaggio
non pu esserci una definizione di verit, che non contraddittoria,. Ecco che quindi c' qualche cosa che
effettivamente il trattato ci ha insegnato, per bisogna dire che, fino a quando Tarski non dimostr il suo
teorema, questa parte del trattato non fu molto compresa e forse, come ho detto, oggi noi benevolmente la
reinterpretiamo come unanticipazione di queste cose, ma in realt era probabilmente un aforisma di cui
Wittgenstein non aveva proprio compreso bene la portata. Fatto questo che cosa succede? Beh, alla fine del
trattato di Wittgenstein, l'ultimo capitolo del trattato semplicemente questa frase, che divenne molto
famosa, stata ripetuta 100 volte, che dice semplicemente su ci di cui non si pu parlare, bisogna tacere,
in cui si arriva a conoscere, a sapere che effettivamente il linguaggio ha delle limitazioni. Ed ecco che allora
ci troviamo di fronte al problema fondamentale, il problema etico,
che cosa facciamo quando ci si trova di fronte a delle limitazioni?
Ebbene il linguaggio ha delle limitazioni, se non pu dire certe
cose, l'unica cosa che possiamo fare in questo caso, cio delle cose
di cui il linguaggio non pu parlare, stare zitti, cio non possiamo
fare nient'altro. Ovviamente Wittgenstein non pensava che
sarebbero poi arrivati Goedel, Tarski e cos via e che effettivamente
il linguaggio sarebbe stato piegato proprio a questi bisogni, cio lo
si sarebbe forzato a parlare di se stesso, per esempio a parlare di
formule che dicono di non essere dimostrabili e cos via e quindi in qualche modo, questo aforisma
rimasto cos, per insomma certamente una bella frase, non si pu negare questa cosa. Lho messa qui in
questa slide, facendola dire a Wittgenstein, perch questo quello che immediatamente i suoi critici gli
imputarono, quello di dire va bene, met o quasi di tutto questo libro sta dicendoci che ci sono delle
limitazioni di linguaggio, di cui non bisogna parlare e il libro parla effettivamente proprio di questo, in
particolare questa stessa frase sta dicendo che bisogna sapere proprio sulle limitazioni di cui non
bisognerebbe parlare. Quindi c' una certa circolarit, ma ovviamente in questo sta anche il fascino del libro.
Che cosa successe dopo? Wittgenstein, che era anche una persona, insomma, con un certo carattere, pens
di aver risolto tutti problemi come detto prima, ci fu quella che lui pens la soluzione finale ai problemi
della logica. Aveva risolto tutto quello che si poteva fare, era inutile che continuasse a fare il logico e allora
abbandon l'universit, abbandon il suo posto e se n'and in montagna, non a fare il montanaro, non a fare
passeggiate, ma divenne pensate voi maestro elementare e tra il 1920 e il 1926 insegn in una di queste
Maestro elementare
scuole di montagna. Forse non era la cosa migliore che poteva fare, perch
(1920-1926)
apparentemente come insegnante non era molto bravo, come vi ho detto
prima, anche le sue lezioni gi anche all'universit erano un pochettino sui generis, quando arriv nelle
scuole, forse perdeva la pazienza, si sa che picchiava anche i bambini, alcuni di questi li fece sanguinare,
insomma non era una bella cosa. Nel 26 fu costretto a battersela in ritirata in qualche modo; ci fu una
denuncia addirittura dal pap di una bambina alla quale lui aveva tirato le trecce e che appunto aveva avuto
anche dei versamenti e quindi ci fu questa specie di causa. Wittgenstein se ne and, ma nel frattempo erano
passati alcuni anni e Wittgenstein aveva problemi che lui credeva di aver risolto in maniera definitiva,
assoluta, forse non era stati risolti in maniera cos perfetta e in particolare ebbe quelle che si chiamano
epifanie; io qui, scherzosamente, naturalmente ho giocato con la parola epifanie e ho messo, come
immagine quella della Befana. Voi sapete bene che invece epifania una specie di esperienza mistica, ci
che si vede in qualche modo e che lascia veramente perplessi. Le due
epifanie che lui ebbe furono una legata agli ordini e una legata ai
gesti. Circa gli ordini si accorse che in tutto il suo linguaggio, in tutto il
trattato logico filosofico aveva dimenticato una cosa importante del
linguaggio, cio si era dimenticato che linguaggio serve non soltanto a dire
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delle cose che sono vere o false, ma serve anche a dare ordini. Quando se ne accorse? Se ne accorse quando
sua sorella aveva bisogno di una casa e lui decise di progettargliela e di costruirgliela, di fare l'architetto.
Allora costru questa casa e si accorse che per far muovere i muratori, per farli mettere i mattoni al posto
giusto, doveva dare degli ordini, questi ordini non erano compresi nel suo linguaggio proposizionale. Il
linguaggio proposizionale non parla di ordini: questo il primo problema. Secondo problema: si accorse che
i gesti provocavano dei problemi nella sua teoria del linguaggio. Passeggiando un giorno con un famoso
economista italiano si chiamava P. Sraffa, Sraffa gli disse: ma tu sei proprio sicuro che ci sia questo
isomorfismo tra il linguaggio e il mondo? E Wittgenstein disse, beh, certamente s e allora Raffa che era
napoletano gli disse, ma scusami allora a cosa e corrisponde nel mondo questo gesto? E gli fece questo
famoso gesto napoletano (v. slide) e Wittgenstein rimase veramente perplesso; disse, gi giusto,
effettivamente quando faccio delle frasi, quando dico delle frasi, c' qualche cosa del mondo che
corrisponde al contenuto di queste frasi, ma quando qualcuno mi fa questo gesto, effettivamente non so che
cosa corrisponda nel mondo. Ecco che allora gli ordini e i gesti furono due cose che Wittgenstein scopr
appunto non far parte della sua trattazione, decise all'ora di ritornare all'universit e ritorn a Cambridge e
incominci a lavorare al suo secondo libro. Il suo secondo libro, che come vi ho gi detto prima, si chiama
le ricerche filosofiche e fu pubblicato poi postumo nel 1953. Wittgenstein ci lavor praticamente dal
1930 fino al 51, quando mor, cio per vent'anni. Ci sono
Ricerche filosofiche(1953)
molte versione preliminari come vi ho detto, i quaderni blu, il
Il progresso appare sempre
quaderno marrone e cos via. Il motto delle ricerche filosofiche
pi grande di quello che
un motto autobiografico e Wittgenstein scelse questo motto,
cio il progresso appare sempre pi grande di quello che . Ovviamente in questo caso il progresso era il
progresso che lui aveva realizzato col suo primo libro e si accorge nel suo secondo libro, che questo
progresso, che nel 1921 gli era sembrato chiss che cosa, poi in realt lui lo aveva sopravvalutato, gli era
apparso pi grande di quello che . Il libro e le ricerche filosofiche incomincia, non facendo un mea culpa,
per dicendo: io mi sono sbagliato a dare al linguaggio una certa valenza, non mi sono dimenticato degli
ordini, ma lui accusa Sant'Agostino di essersene dimenticato, dice Agostino nelle Confessioni questo, cio
che si dimenticato di certe cose, quindi in qualche modo il mea culpa era obliquo,
diceva che lui aveva sbagliato, poi per non si prese tutte le colpe e in qualche modo
cerc di aggirare la cosa. Quale fu la nuova grande invenzione delle ricerche filosofiche?
Fu un'altra delle sue solite scoperte; vi ricordate che all'inizio nel Trattato c'era stato un
problema di macchinine, lui aveva avuto questa visione delle macchinine e aveva capito
queste cose. Ebbene nel caso delle ricerche filosofiche, un giorno passeggiando con
quello che oggi un famoso fisico, che si chiama Freeman Dyson, pass vicino ad un
campo da calcio, un campo da calcio dove si giocava una partita e lui scopr che
effettivamente ci sono al mondo, oltre che persone che parlano, ci sono persone che giocano. Fu talmente
colpita da questo fatto, evidentemente non si era mai accorto prima che cera un pallone da calcio e
incominci a pensare a quelli che oggi vengono chiamati i giochi, lui stesso li chiam i giochi linguistici,
cio per lui, il linguaggio questa volta non si trattava pi di raccontarlo, di esprimerlo attraverso il sistema di
Frege e Russell, cio assiomi e regole, che come sappiamo era l'equivalente alla sua versione semantica, ma
si trattava di giocare un gioco di cui bisognava imparare delle regole. Il linguaggio era pi o meno la stessa
Giochi linguistici
cosa che imparare appunto a giocare a scacchi e imparare
Non esistono linguaggi universali
a parlare era come imparare a giocare a scacchi o
n parti privilegiate
come imparare a giocare qualunque altro gioco. Ebbene in
particolare se ci sono dei giochi linguistici, allora non ha pi senso parlare di linguaggio universale, come
quello che i logici pensavano di aver scoperto nella logica, perch non c un gioco universale, si pu
giocare a scacchi, si pu giocare a dama, si pu giocare a carta e cos via e anche nel linguaggio c la stessa
cosa; ci sono dei giochi che si possono giocare, ma lidea di gioco universale non ha senso e quindi non ha
nemmeno senso lidea di linguaggio universale. Idem non si pu nemmeno dire: ma gli scacchi sono meglio
della dama o sono meglio delle carte, perch sono giochi differenti, cio naturalmente in certe condizioni
uno meglio, in certe altre condizioni un altro meglio, qualcuno preferisce luno, qualcuno preferisce
laltro. Dunque non ci sono nemmeno parti privilegiate, non ci sono nemmeno giochi linguistici privilegiati,
108

in particolare la logica, che fino a Frege, fino a Russell pretendeva di essere il


fondamento della matematica, il fondamento delle scienze, soltanto un gioco fra
gli altri, quindi certamente non il gioco privilegiato, perch di giochi privilegiati
non ce ne nessuno. Forse la cosa pi importante che deriva da queste ricerche
filosofiche fu quella che poi venne presa come spunto e poi posta come
fondamento dalla corrente filosofica che si chiama Positivismo logico; qui lho
simbolicamente rappresentata con un cerchio, perch la corrente del famoso
circolo di Vienna. Ebbene lidea fondamentale, molto nuova in questo caso,
delle ricerche filosofiche, che il significato di una parola non qualche cosa che
noi possiamo venire a scoprire andando a fare un analisi linguistica Il significato di una parola,
naturalmente, lo impariamo come impariamo un gioco e quindi semplicemente con la pratica, ma il suo
vero significato definito dalluso che questa parola ha nel linguaggio. Quando noi impariamo ad usare la
parola, allora in questo modo in maniera indiretta, stiamo imparando a capire qual il suo significato.
Quindi questa equivalenza tra significato e uso proprio quella che sta sotto, diciamo cos a fondamento di
questa filosofia del positivismo logico. Ebbene che cosa si pu dire oggi della filosofia di Wittgenstein e
soprattutto dei contributi della logica di Wittgenstein? Mah, forse si pu dire poco, ve ne siete gi accorti
mentre parlavo, che non stato un grande avanzamento, non ci sono stati dei grossi progressi tecnici, le
tavole di verit erano gi note, tutto sommato da Crisippo, dagli stoici, forse il modo migliore di esprimere
ci che ritornare di Klimt e ricordare una frase che disse Frege, quando lesse il trattato logico filosofico ,
cio lopera di Wittgenstein arte, ma non scienza. Forse questo effettivamente in una sola frase
rispecchia, quello che oggi potrebbe essere il significato o meglio il giudizio sullopera di Wittgenstein. Con
questo abbiamo concluso, nelle prossime lezioni continueremo questa carrellata sui personaggi della logica
contemporanea.

109

LEZIONE 13: Questioni di forma


Nelle precedenti lezioni abbiamo praticamente esaurito l'influsso sulla logica matematica dei filosofi, alla
fine abbiamo parlato di Russell, di Wittgenstein e cos via e finalmente siamo arrivati proprio al centro, al
nucleo del nostro corso, del nostro argomento, cio siamo arrivati a parlare finalmente di logica matematica
nel senso proprio vero, perch la lezione di oggi e la prossima lezione saranno incentrate questa volta non
pi su filosofi finalmente, ma su due veri matematici, due grandi matematici che hanno lasciato il loro
segno ovviamente nella matematica di questo secolo, del '900 e che per hanno anche lasciato il loro segno
molto importante nella logica matematica. Oggi parleremo di Hilbert, la prossima volta parleremo invece di
Brower. Brower forse un po meno noto tra coloro che non sono addetti ai lavori, invece Hilbert un
grandissimo matematico a cui dedicheremo questa nostra lezione, che si chiama come vedete dal titolo
Questioni di forma, perch in realt di Hilbert associato, per quanto riguarda la sua filosofia della
matematica, il suo apporto alla logica matematica, a quella corrente che viene chiamata formalismo.
Vediamo meglio subito, tanto per cominciare, quali sono i punti di partenza e di arrivo della sua vita, cio il
1862 e 1943. Come vedete gi dalle date immediatamente, Hilbert stato a cavallo tra i due secoli, a
Hilbert
cavallo tra l'800 e il 900. Nella prima met della sua vita, cio la fine dell'800,
(1862-1843)
ha costruito una grande teoria matematica, ha dimostrato grandissimi teoremi a
cui quest'oggi accenneremo soltanto, perch il nostro interesse la logica e non la matematica e come
abbiamo gi fatto anche nelle lezione precedenti e come faremmo nelle lezioni successive, cerchiamo di
inquadrare il personaggio in una maniera un pochettino pi generale, cercando di dire che cosa fatto anche
in altri campi. Nella seconda met invece della sua vita, cio in particolare dopo il 1900, proprio come
anno, cio allo scadere del secolo e all'inizio del nuovo secolo, Hilbert si dedicato principalmente a
questioni di fondamenti di matematica, di fisica e di tante altre cose, quindi sono proprio questi gli
argomenti, sono queste le cose di cui parleremo in questo momento. Volevo dire per prima di parlare, di
cominciare ad affrontare dall'interno il lavoro di Hilbert, che il Hilbert stato praticamente il pi grande
matematico che esistito in quel periodo, cio nel passaggio fra l'800 e il 900. Dico praticamente, perch
in realt erano due coloro che si contendevano questo titolo di miglior matematico, di pi grande
matematico di quel periodo, uno era Hilbert e l'altro era Poincar. Di Poincar, di cui in realt noi non
parleremo, perch stato un grande matematico, ma in realt dei fondamenti e soprattutto della logica
matematica non si interessato, anzi era estremamente sdegnoso contro la logica matematica, non gli
interessava come argomento, prendeva in giro coloro che se ne interessavano, quindi noi oggi parleremo di
Hilbert. Ci concentreremo, come ho detto, sulla parte della sua vita, sulla parte della sua produzione
dedicata ai fondamenti; come vedete qui ho messo quattro argomenti, perch Hilbert si interessato non
soltanto di fondamenti della matematica, ma anche di altre cose, quindi parleremo brevemente dei
fondamenti della geometria, perch di l nata tutta lintera questione della logica moderna praticamente,
dei fondamenti della logica matematica, perch questo il nostro argomento, dei fondamenti della mateFondamenti
matica e addirittura i fondamenti della fisica; poich per i fondamenti
della geometria
della fisica sono anche un qualche cosa di marginale rispetto ai nostri
della logica
interessi li affrontiamo subito, bench nella vita di Hilbert vengano
della matematica
abbastanza tardi, cio siano riferiti agli anni 1915-1920; sono qualcosa
della fisica
di marginale, ma talmente importante che difficile non parlarne,
perlomeno non citarle, perch soprattutto fanno parte di quest'analisi dei fondamenti che era proprio lo
spirito logico, quindi anche se Hilbert in questi suoi lavori particolari dedicati alla fisica non ha parlato
direttamente di logica matematica, lo spirito che li informava era lo stesso che poi informava quello dei
fondamenti pi propriamente della matematica, quindi praticamente erano una applicazione della logica o
meglio dei metodi, delle idee, della ideologia della logica, perci siamo in tema praticamente. Bene allora,
vediamo da vicino quali sono stati i due contributi essenziali che Hilbert ha portato ai fondamenti della
fisica. Come tutti sapete la fisica moderna si divide praticamente in due grandi tronconi, la prima parte la
110

relativit speciale prima e poi ristretta, il grande lavoro di Einstein del 1905 e poi del 1915, mentre la
seconda parte della fisica moderna la cosiddetta meccanica quantistica; quindi da una parte lo studio della
relativit, perci dellinfinitamente grande, del macrocosmo, della cosmologia, dell'universo nella sua
interezza e dall'altra parte invece la meccanica quantistica, l'esatto contrario, cio lo studio del microcosmo,
Fisica
dellinfinitamente piccolo, dei quanti, delle particelle che compongono
relarivit
l'universo e naturalmente queste due visioni sono visioni complementari,
meccanica quantistica
perch nell'universo c' sia il piccolo che il grande ovviamente, ci sono
gli atomi e ci sono anche le galassie e cos via. Per fino ad oggi non si ancora riusciti a fare una
unificazione di questi due argomenti ed per questo che in genere vengono presentati separatamente
Ebbene i contributi che Hilbert ha lasciato a questi argomenti sono molto importanti, li vediamo
brevemente. Anzitutto la relativit ed abbiamo qui nella slide questa immagine potente tra l'altro, che
dimostra anche qual'era la profondit d i pensiero, la si legge subito negli occhi di Einstein, che tutti
conoscono perch stato lo scienziato pi famoso del '900 ovviamente, addirittura il personaggio del
secolo secondo la rivista Times, non soltanto, ma in generale
stato colui che ha caratterizzato il '900 con il suo pensiero. Ebbene
Einstein, come molti sapranno, ha creato nel 1905 la relativit
speciale e poi nel 1915 invece la relativit generale che , come che
dicevo prima, lo studio della gravitazione da un p. di v. matematico,
un tentativo di riformare le leggi di Newton sulla gravitazione e di
scriverle in maniera che fossero invarianti rispetto ad ogni sistema
di riferimento. Per poter far questo c'era bisogno di un grande
apparato matematico, quindi Einstein che era in realt un fisco di
professione, conosceva ovviamente benissimo moltissime parti della matematica, per ha dovuto
appoggiarsi, proprio lui, sul lavoro e anche su l'aiuto a volte di matematici contemporanei a lui e anche
precedenti a lui. Ebbene nel 1915 per l'appunto, lo anno stesso in cui Einstein riusc alla fine, a portare a
termine la relativit generale, dopo un periodo di quasi 10 anni di lavoro e soprattutto un periodo di due
anni molto intenso di attivit, in cui si dice addirittura che fosse diventato quasi autistico, cio chiuso nel
suo mondo, nei suoi pensieri, non parlava pi nemmeno con gli amici, nemmeno con la famiglia, era
praticamente sempre l a pensare a queste equazioni che avrebbero dovuto caratterizzare nientemeno che
l'universo. Ebbene la cosa ironica della storia che a queste equazioni Albert Einstein arriv secondo,
arriv secondo nel giro praticamente di un paio di settimane, perch per prima ci arriv nientemeno che
Hilbert appunto; Hilbert disse sempre che, in realt, lui non voleva prendersi nessuno merito per quanto
riguardava la relativit, che gliela aveva insegnata Einstein stesso, i principi fondamentali della relativit
erano stati posti da Einstein e su questo non c'erano nessun dubbi, quindi lintera costruzione fisica, l'intero
fondamento della relativit era certamente dovuto Einstein; per Hilbert aveva di fronte ad Einstein, nei
confronti di Einstein per l'appunto questo vantaggio, cio di essere un grande matematico, di avere una
piena consapevolezza, un pieno controllo, diciamo cos, dei mezzi tecnici della matematica moderna e
quando Einstein gli spieg alla fine che cosa voleva fare, Hilbert ci pens e raggiunse per l'appunto queste
equazioni qualche settimana prima di Einstein. L'importanza appunto non tanto nel fatto che lo abbia fatto
prima o dopo, ma che l'abbia fatto in maniera puramente matematica, mentre l'approccio di Einstein stato
un approccio appunto di natura fisica, cio l'intuizione di Einstein era un'intuizione fisica, l'intuizione di
Hilbert invece era un'intuizione di tipo matematico. Questo stato il primo grande risultato che ha portato
per l'appunto dei grossi risultati nel campo della fisica matematica e nel campo dei fondamenti della fisica.
Il secondo campo invece, in cui dicevo che Hilbert si interessato, invece quell'altro, la meccanica
quantistica. La meccanica quantistica nata verso il 1925-1926 grazie a questi due signori che vedete nella
side, due premi Nobel giovanissimi, uno nel 1932 e l'altro nel 1933; questo signore qui a sinistra si chiama
Shroedinger e questo altro sulla destra si chiama Heidelberg, due dei grandi nomi della fisica moderna.
Insieme a Bohr, che aveva preso il premio Nobel qualche anno prima, ebbene questi tre nomi sono coloro
che hanno creato questo studio della meccanica quantistica. Che cosa c'entra Hilbert con tutto questo? Beh,
c'entra perch in quegli anni Shroedinger ed Eisenberg arrivarono a due formulazioni diverse della
meccanica quantistica, erano anni appunto di ricerca, questi signori lavorarono in campi diversi,
111

Shroedinger era originario dell'Austria, Eisenberg era originario della Germania, questi due signori, questi
due studiosi, i due fisici, trovarono due teorie che in realt sembravano quasi in contrapposizione fra di
loro. Ebbene, dal punto di vista matematico nessuno dei due era appunto un grande matematico, erano
entrambi fisici e quello che si scopr poi nel 1927, era che entrambe le teorie che avevano portato avanti,
che avevano scoperto Shroedinger e Eisenberg, erano in realt formulabili in uno stesso ambiente, con uno
stesso linguaggio matematico e questo linguaggio matematico quello che ancora oggi viene usato in
questo campo e si chiama appunto "spazi di Hilbert". Gli spazi di Hilbert sono spazi geometrici ad infinite
dimensioni, cio analoghi a quelli in cui noi ci muoviamo, cio lo spazio Euclideo, del quale tra l'altro
parleremo tra breve per i fondamenti della geometria, soltanto che invece di avere tre o quattro dimensioni,
come quelli soliti a cui siamo abituati, cio le tre dimensioni spaziali ed eventualmente una quarta
dimensione temporale, questi spazi di Hilbert hanno infinite dimensioni. Hilbert svilupp questa geometria
di spazi ad infinite dimensioni, lo fece per motivi di natura matematica e poi si scopr nel 1927 che quello
era veramente il linguaggio adatto a parlare della meccanica quantistica. Quindi questo fu un grande
contributo matematico di Hilbert, che poi risult essere utile per i fondamenti della fisica. Affrontiamo ora
meglio da vicino quelli che furono gli interessi pi matematici di Hilbert e vediamo brevemente qual' stato
il percorso che poi ha portato a grandi risultati anche di logica matematica.
Nel 1899, l'anno prima dello scadere del secolo, Hilbert scrive un libro che si chiama i Fondamenti della
geometria, lo scrive come lezioni di un corso che aveva tenuto per un paio danni, in quegli anni e introduce
un atteggiamento nuovo verso lo studio della geometria; non pi tanto, lo studio, lo sviluppo, diciamo cos,
Fondamenti della geometria (1899)
della geometria, perch quello era ormai, soprattutto della
Metageometria:
geometria euclidea, un qualche cosa che si conosceva
completezza
ormai benissimo da 2000 - 2500 anni, ma quello che
interessava a Hilbert erano soprattutto i fondamenti della
indipendenza
geometria, cio cercare di studiare il sistema assiomatico
consistenza
di Euclide e studiarlo da un p. di v. che noi oggi chiameremo di meta-geometria, cio porsi al di sopra della
geometria, fare della geometria l'oggetto di studio della matematica
stessa. In particolare parleremo brevemente in questa lezione di questi
tre tipi di problemi, cio "la completezza, l'indipendenza e la
consistenza degli assiomi". Sono tutte nozioni alle quale abbiamo gi
accennato in precedenti lezioni, per sono proprio nate praticamente,
hanno visto la luce in questo libro di Hilbert. Qual' stata l'origine
storica di queste nozioni; ebbene eccolo qua il nostro Euclide, ne
abbiamo gi parlato pi volte, nel terzo secolo a.C. Euclide fonda la
matematica greca, la matematica moderna ai suoi tempi ovviamente, fonda la matematica su un sistema
assiomatico, cio stabilisce cinque assiomi che sono i cinque mattoni principali su cui si fonda tutto
l'edificio della geometria. Questi cinque assiomi sono in particolare assiomi che dicono, per esempio, che
tra due punti passa una e una sola retta, che dato un segmento e dato un punto possibile costruire un
cerchio che abbia quel segmento come raggio e quel punto come centro e cos via, ma poi ci fu in
particolare un quinto assioma, il famoso quinto assioma di Euclide che parlava di rette parallele; il quinto
assioma diceva che data una retta un punto al di fuori di essa possibile tirare una e una sola parallela
alla retta data. Vedremo poi meglio, in particolare tra qualche minuto, che cosa significa questo assioma.
L'importanza di questi cinque assiomi che Euclide credette, sottolineo questo verbo, di poter derivare da
essi tutti i suoi teoremi che sono centinaia nell'intero libro degli elementi, in 13 volumi; ebbene dicevo
che credette di poter derivare tutti i suoi teoremi dai cinque assiomi, quella era la base logica su cui si
fondava la geometria. Per c'erano i problemi ed i problemi del sistema assiomatico di Euclide erano in
particolare due: il primo problema quello della completezza e il secondo quello dell'indipendenza.
Problemi
Cosa vogliono dire brevemente queste due cose? Completezza vuol dire
completezza
che effettivamente tutti teoremi che Euclide enunci nei suoi elementi,
indipendenza
nei suoi libri si potevano effettivamente derivare degli assiomi, questa
la prima cosa e indipendenza significa invece che quei cinque assiomi erano indipendenti tra di loro, cio
112

nessuno dei cinque poteva essere derivato dai rimanenti quattro, cio
erano proprio necessari tutti e cinque, non si potevano in qualche
modo fare a meno di qualcuno. Questi sono i due grandi problemi
che storicamente furono generati dall'edificio di Euclide. Quale fu la
scoperta? Beh, la scoperta, notate, molto successiva, cio questi
personaggi, alcuni di quali li abbiamo gi visti, in particolare Leibniz,
a cui abbiamo dedicato un'intera lezione, Gauss e Riemann
grandissimi nomi della matematica, Leibniz l'inventore del calcolo
infinitesimale insieme a Newton. Gauss lo si chiamava, il principe
dei matematici, forse uno dei pi grandi matematici mai esistiti,
Riemann l'inventore di quella che oggi viene chiamata la geometria
riemanniana, che proprio la geometria che serviva ad Eistein tra
l'altro, per il descrivere il mondo, la cosmologia della relativit
generale, quindi vedete grandissimi matematici che svilupparono
questi strumenti importantissimi; ebbene questi matematici, uno
dopo l'altro, leggendo i libri, l'edificio degli elementi di Euclide,
scoprirono che molti dei teoremi che Euclide credeva che si potessero dimostrare a partire dai suoi assiomi,
in realt non erano cos, non si potevano dimostrare, non derivavano da questi assiomi. Ad esempio si
scopr addirittura che il primo teorema che Euclide dimostrava nel primo libro degli elementi, quindi
proprio il primo passo che faceva, gi quello non era una conseguenza degli assiomi, perch questo teorema
diceva che si poteva costruire un triangolo equilatero a partire da un segmento, la costruzione ovvia, si
prende un segmento, si punta il compasso da una parte, si fa un pezzo di cerchio, si punta il compasso
dall'altra, si fa un altro pezzo di cerchio, dove i due cerchi si incontrano si tirano i due lati e quello un
triangolo equilatero. Il problema nel dove i due cerchi si incontrano, perch Euclide non aveva posto
nessun assioma che assicurasse che, se noi prendiamo due linee che non sono parallele, due curve che a un
certo punto sembrano intersecarsi, queste due curve effettivamente s'intersecano; questo era un problema
cosiddetto di completezza della linea. Questo per uno solo dei problemi, ci sono tantissimi altri risultati
di Euclide che si scopr che non derivavano direttamente le sue assiomi, c'era bisogno di altri assiomi. E ci
che Hilbert fece, per l'appunto in questo libro nel 1899, a cui abbiamo accennato, cio I fondamenti della
geometria, fu precisamente quello di riuscire a rimettere in sesto gli assiomi di Euclide, di trovare gli
assiomi che fossero sufficienti per dimostrare tutti i teoremi della geometria classica. Come vedete dalla
slide, qua gi, gli assiomi che Hilbert enunci erano in realt 20. Di questi 20 assiomi, notate la differenza,
Euclide credeva che cinque fossero sufficienti, in realt, da un punto di vista moderno Hilbert riusc a fare
meno di tante assunzioni, per a non fare a meno di meno di 20 assiomi. Quindi c'era effettivamente un
ingrossamento, diciamo cos, dell'apparato tecnico assiomatico che era necessario per la geometria, per
riusc anche a dimostrare la completezza, per la prima volta riusc a far vedere che effettivamente tutti i
teoremi che si potevano dimostrare della geometria euclidea, si potevano far derivare da questi assiomi che
lui aveva enunciato ed quindi da qui nasce il problema della completezza degli assiomi. Questo soltanto
uno dei punti di vista che Hilbert introdusse, uno dei suoi famosi motti e adesso qui l'abbiamo illustrato, in
questa maniera un pochettino figurativa, era che in realt la cosa importante era quella di fare le cose in
maniera assiomatica, cio di non descrivere la matematica parlando di enti che non sono definiti. Gli enti
della matematica sono ovviamente i soliti della geometria, punti, linee e
piani, Hilbert per diceva, l'importante non basarsi su un'intuizione,
non credere di sapere a priori che cosa siano i punti, che cosa siano le
linee e che cosa siano i piani, ma punti, linee e piani sono
semplicemente oggetti che soddisfano le propriet che gli assiomi
stabiliscono. Infatti diceva che dovrebbe essere possibile sostituire, ad
esempio, ai punti le tavole, alle linee le sedie e ai piani i boccali di birra
e ciononostante, se quei soggetti soddisfano gli assiomi, dobbiamo poter
derivare per tavole, sedie e boccali di birra, anche per essi, gli stessi
teoremi della geometria euclidea che valgono per punti linee e piani; qui ovviamente per tavole intendevo
113

ovviamente i tavoli, abbiamo cos un po' scherzato e fatto vedere queste immagini che si riferivano a questo
suo famoso motto. Quindi questa l'idea del sistema assiomatico, del formalismo di Hilbert; ricordatevi che
la nostra lezione si chiama questione di forma, l'idea del formalismo era appunto questa, cio quando si fa
un sistema assiomatico non si deve supporre di conoscere il significato dei termini che vengono usati negli
assiomi. Gli assiomi definiscono in maniera implicita che cosa significano questi termini ed in particolare se
altri termini, appunto questi, cio tavoli, sedie e boccali di birra, soddisfano questi assiomi, allora anche tutti
i teoremi dovranno essere veri, per questo tipo di concetto. Quindi questo un approccio molto formale,
molto moderno, molto diverso ovviamente da quello che aveva Euclide, il quale invece s'era fatto per
l'appunto in qualche maniera fuorviare dall'intuizione, perch lui aveva messo su 5 assiomi che credeva gli
potessero servire, credeva che potessero essere sufficienti per la geometria, ma in realt poi procedeva
intuitivamente e quindi spesse volte usava delle propriet che erano in qualche modo nascoste dentro di
oggetti di cui lui aveva una perfetta conoscenza. Hilbert questo non lo fa ed proprio il formalismo che
permette di costruire dei sistemi assiomatici che siano completi perch non si fa riferimento all' intuizione.
Il secondo problema invece, che era il problema dell'indipendenza, nasce appunto dal quinto assioma di
Euclide, che ovviamente diventa non pi quinto, ma un altro della serie dei 20 assiomi di Hilbert, ma
rimane l, cio l'assioma delle parallele. Come abbiamo gi detto prima,
l'assioma delle parallele dice soltanto che, se noi abbiamo una retta ed
un punto fuori di essa, allora c' una sola parallela che passa per quel
punto alla rete data. Il problema : l'assioma delle parallele
necessario, oppure si pu far derivare dai rimanenti assiomi? Questo
un problema che gi s'erano posti molti altri prima di Hilbert
ovviamente, di cui adesso vedremo, per l'appunto brevemente, la storia
ed in particolare se lo erano posti di nuovo grandi matematici, come
Gauss che ritorna ovviamente, perch nell'800 c'era lui, il suo spirito
galleggiava nella matematica e altri due personaggi, che sono questo
signore Bolyai e Lobachevski, due personaggi che vengono da quella
che oggi chiameremo l'Europa dell'est. Ebbene agli inizi dell'800
questi due personaggi, dopo decenni, anzi secoli in realt, di tentativi
di dimostrare che l'assioma delle parallele era indipendente dagli altri
quattro, ebbene loro effettivamente ne dimostrarono lindipendenza o
perlomeno svilupparono una geometria che viene chiamata appunto
geometria iperbolica, in cui gli altri quattro assiomi di Euclide
continuano a valere e quindi c' una parte comune con la geometria
euclidea, ma l'assioma delle parallele invece non vale, cio si sono
infinite parallele, che passano per un punto, parallele ad una retta data, invece di essercene una sola ce ne
sono infinite. Ora questa una geometria che, a prima vista, potrebbe sembrare qualche cosa di strano,
qualche cosa di inconsistente addirittura e in effetti questo era il tentativo, cio di supporre che non valesse
l'assioma delle parallele, vedere se da questa negazione si poteva dedurre una contraddizione e quindi
dimostrare per assurdo appunto con il procedimento che noi ben conosciamo, che l'assioma delle parallele
discendeva dagli altri quattro assiomi. Per invece quello che riuscirono a fare Gauss, Lobyai e Lobachevki
fu di costruire una geometria alternativa senza per mai arrivare a delle inconsistenze, senza mai arrivare a
delle contraddizioni. Questo non ancora ovviamente una
dimostrazione di indipendenza, ne parleremo tra un momento, per
nel 1868 Beltrami,un geometra italiano scopr una cosa importante,
cio quello che oggi viene chiamato un modello euclideo della
geometria non euclidea, cio il modello euclideo della geometria
iperbolica, in altre parole scopr che possibile all'interno del piano
euclidea fare un modello della geometria iperbolica, il modello
quello che vediamo nella slide e le rette questa volta sono questi
archi di cerchio che sono perpendicolari ad un cerchio dato e
queste figure che noi vediamo sulla slide, che sono figure storte, in
114

realt sono dei triangoli della geometria iperbolica; ebbene questo modello euclideo fu veramente
importante perch dimostr una cosa fondamentale, cio dimostr che la geometria iperbolica poteva
anche essere inconsistente, cio ci potevano essere anche delle contraddizioni, ma se c'erano delle
contraddizioni l, poich c'era un modello euclideo di questa geometria, le contradizioni dovevano gi stare
anche nella geometria euclidea e quindi non era possibile dimostrare in quel modo l'indipendenza
dell'assioma delle parallele, perch se c'erano da una parte le contraddizioni, dovevano esserci anche
dall'altra. Vediamo pi da vicino altri modelli della geometria iperbolica che sono un pochettino pi
artistici, ma sono dello stesso genere e sono due modelli d'un pittore che gi conosciamo, che abbiamo usato
in precedenza due, tre volte, nelle nostre lezioni, che si chiama Escher appunto. Questi modelli si chiamano
"tutti i limiti del cerchio"; sono quattro rappresentazioni, qui nelle slide ne faccio vedere soltanto due, sono
quattro rappresentazioni del 1958, lanno in cui Escher scopr la geometria iperbolica, in cui si diverte a
rappresentare graficamente, in maniera artistica per, i modelli appunto di Beltrami e anche i modelli di

altri, di Klein, di Poincar, che erano stati trovati nei decenni successivi. In particolare vediamo il primo; il
primo tentativo di Escher fu questo qua (v. slide al centro); vedete il modello lo stesso di quello che avevo
fatto vedere prima, ci sono queste linee curve che sono perpendicolari al bordo di questo cerchio, queste
linee sono le rete della geometria iperbolica, vedete qui tra l'altro ce ne sono altre e capite subito che
effettivamente in questa geometria possibile data una retta trovare tante parallele a quella retta data che
passano per un punto. Ovviamente qui stiamo considerando soltanto una parte del piano euclideo e i
triangolini del precedente modello di Beltrami sono diventate delle figure. Escher per non era tanto
soddisfatto di questo modello, era ancora poco artistico, infatti ci lavor nello stesso anno, ne produsse altri
due e questo l'ultimo (v. slide a sx), forse il pi bello dal punto di vista artistico, la geometria iperbolica
diventa oggetto di arte, ci sono dei pesci che stanno andando verso il bordo e vedette queste linee bianche,
che si vedono sullo schermo, sono precisamente le tracce delle rette della geometria iperbolica; quindi la
geometria iperbolica addirittura fece da tramite, diciamo cos, tra la matematica e l'arte, arriv ad ispirare
qualche artista in modo da fargli fare delle opere che sono piuttosto interessanti. Notate che, dal punto di
vista della geometria iperbolica, questi animali hanno tutti la stessa dimensione, dal punto di vista della
geometria euclidea no ovviamente, perch vediamo che si rimpiccioliscono man mano che vanno verso il
bordo, ma questo non significa nulla perch questa un'immagine dell'intero piano iperbolico e quindi,
praticamente, se noi fossimo su questo piano, se noi fossimo questi animaletti, saremmo semplicemente noi
che ci stiamo spostando, ma senza diventare pi piccoli, sembra a noi che queste cose siano una pi piccola
dell'altra, ma non lo sono e questo gi vi dice come la geometria iperbolica sia strana per l'appunto. Ebbene
la stranezza sta proprio in quello che dicevo, cio si riesce a dimostrare in qualche modo matematico,
corretto, che la geometria iperbolica non ha delle contraddizioni, Vediamo meglio che cosa succede in
questo campo.
Il punto di partenza, in realt di tutta la storia, fu Cartesio, lo abbiamo gi citato altre volte, che nel 1637
invent o scopr quella che oggi si chiama la geometria cartesiana, cio l'idea di associare a dei punti le loro
coordinate, cio ciascuna coordinata ovviamente la misura di una distanza, che un numero reale e a

115

ciascun punto si associano


due numeri reali, che sono le sue coordinate, cio le distanze dagli assi x e y.. Ebbene, nel 1899 Hilbert
scopr nel suo libro famoso I fondamenti della geometria, che questo modo di fare di Cartesio si poteva
portare avanti, si poteva portare talmente avanti da dimostrare che i numeri reali, cio l'analisi, costituivano
un modello della geometria euclidea; in altre parole abbiamo visto prima poco fa, che Beltrami fece vedere
che c'era un modello della geometria iperbolica nella geometria euclidea e adesso Hilbert sta facendo un
passo avanti, sta facendo vedere che possibile fare un modello della geometria euclidea nell'analisi, cio
sta cercando di spostare il problema della consistenza dalla geometria allanalisi. Il non riuscire a
dimostrare che non si possono produrre delle contraddizioni si spostato prima dalla geometria iperbolica
alla geometria euclidea con Feltrami. Abbiamo detto che lessenza del teorema di Beltrami era appunto
questo, che se c'erano delle contraddizioni nella geometria iperbolica, in realt queste contraddizioni
dovevano gi esserci nella geometria euclidea, ebbene il passo successivo, quello che Hilbert fece, fudi far
vedere che se c'erano delle contraddizioni nella geometria euclidea, queste contraddizioni dovevano gi
esserci nell'analisi, cio nella teoria dei numeri reali e allora che cosa succede? Succede quello che
scherzosamente qui abbiamo indicato con uno scarica barile. Stavamo cercando di convincerci, che la
geometria iperbolica non possedeva delle contraddizioni, era qualche cosa che abbiamo chiamato
consistente, non l'abbiamo direttamente dimostrato, ma abbiamo fatto
vedere che, se la geometria iperbolica inconsistente, lo deve gi
essere anche la geometria euclidea e quindi da questo punto di vista,
le due geometrie sono uguali, dal punto di vista della consistenza;
poi abbiamo citato il risultato di Hilbert che, se la geometria euclidea
inconsistente, lo deve gi essere l'analisi, per nessuna di queste
dimostrazioni una vera e propria dimostrazione di consistenza,
soltanto appunto uno scaricabarile, cio dire bah, se questa
inconsistente lo anche qualche cos'altro, se questo qualche cosa
inconsistente, a sua volta lo qualche cos'altro, ma stiamo semplicemente spostando il problema da una
parte all'altra. Bisogna, cos disse Hilbert ad un certo punto, arrivare ad un punto in cui si ferma questo
scaricabarile. E dove si deve fermare questo scarica barile? Bisogna arrivare ad un punto in cui direttamente
si dimostra la consistenza di uno di questi sistemi, cio o si dimostra direttamente che la geometria
iperbolica consistente, cio non ha delle contraddizioni o si dimostra direttamente che la geometria
euclidea non ha delle contraddizioni o si dimostra che l'analisi non ha delle contraddizioni o qualche
cos'altro. Vedete qui ci sono dei puntini, invero abbiamo gi citato altre volte il fatto che a sua volta l'analisi
stessa era stata ridotta all'aritmetica, vi ricorderete appunto la lezione su Frege per esempio, dove abbiamo
parlato del modo in cui si pu pensare un numero reale, cio come un insieme infinito di cifre decimali e
quindi lo scaricabarile in teoria potrebbe ancora andare avanti ed arrivare all'aritmetica, ma ad un certo
punto sarebbe bene fermarsi, bisogna arrivare una volta per tutte a dimostrare la consistenza dell'ultimo
barile, per cos dire, in modo che tutte le altre teorie che si basano su quelle, cio l'analisi che si basa sulla
aritmetica, la geometria euclidea che si basa sull'analisi, la geometria iperbolica che si basa su quelle
euclidea, tutte queste teorie alla fine vengono dimostrate automaticamente essere consistenti e allora non c'
contraddizione nella matematica, dormiamo in altre parole i nostri sogni tranquilli. Bene, chi riusc
effettivamente fare questo? Beh, anzitutto perlomeno ci prov e quando lo si prov? La storia di questa
avventura incominci nel congresso di Parigi del 1900; qui Parigi ovviamente simboleggiata con la torre
Eiffel. Ricorderete che, quando abbiamo parlato in un'altra lezione di Russell, abbiamo detto che and nel
1900 a Parigi, era l'anno ovviamente di passaggio da un secolo all'altro, c'era questa grande fiera
internazionale, si fece prima un congresso di filosofia e poi un congresso di matematica.
116

Nel congresso di filosofia Russel scopr Peano, incontr Peano per


lappunto, come ricorderete e di l nacque praticamente in quella
settimana, quella che poi divenne la logica matematica, la logica di
questo secolo perch Russell fu il suo pi grande propagandista. Quindi
vedete che, in quel particolare momento, a Parigi stavano succedendo
tante cose. Ebbene la settimana dopo il congresso di filosofia si tenne a
Parigi il congresso di matematica che era il secondo congresso mondiale
di tutti i matematici del mondo, il secondo perch il primo stato nel
1897 a Zurigo. Che cos'era successo Zurigo? Si invitato ad aprire il congresso, uno dei due pi grandi
matematici, che come ho detto erano soltanto due all'epoca, Hilbert e Poincar e fu Poincar colui che era
stato invitato. Invece nel congresso di Parigi del 1900 fu Hilbert colui al quale fu dato l'onore e anche
l'onere di aprire i lavori e di fare questa grande prolusione. Hilbert si trov anche un pochettino
nell'imbarazzo, perch ovviamente era il 1900, non poteva soltanto parlare dei suoi lavori, decise di fare
qualcosa di visionario, cio disse stiamo nel 1900, siamo nel primo anno appunto del 900, il nuovo secolo,
quello che io far di dare, disse lui, una lista ai matematici di tutto il mondo che erano convenuti a Parigi,
di darvi una lista dei pi importanti problemi aperti, di quelli ch'io considero i pi importanti problemi
aperti, perch poi andiate a casa e invece di dire, come diceva papa Giovanni, dite ai vostri bambini di
risolverli, cercate voi di risolverli. In realt questa lista di 23 problemi divenne cos importante che oggi i
problemi di questa lista si chiamano appunto problemi di Hilbert, perch sono associati al suo nome. Sono
23 problemi che hanno in qualche modo segnato la storia della prima met del 1900 e che i matematici
tentarono di tutti molti di riuscire a risolverne qualcuno. Chiunque avesse avuto la fortuna e anche
ovviamente l'abilit, la capacit di risolvere uno di questi problemi di Hilbert, sarebbe diventato e in effetti
cos fu per molte persone, un simbolo della matematica moderna, un genio riconosciuto. Ebbene, uno dei
problemi di Hilbert, anzi il secondo problema della lista di Hilbert, fu precisamente quello della
consistenza dell'analisi. Ovviamente qui l'abbiamo scritto con un punto interrogativo perch nel 1900
questo era un problema aperto, cio Hilbert stava dicendo: io non conosco la soluzione di questi problemi,
vedete voi di lavorare tutti insieme per risolverli. Il secondo problema, che Hilbert mettendolo al secondo
punto della sua lista, faceva vedere, dimostrava che era uno dei problemi pi importanti che si potessero
pensare, era precisamente quello della consistenza dell'analisi, cio l'idea di dire basta con lo scaricabarile,
abbiamo dimostrato la consistenza della geometria iperbolica rispetto a quella della geometria euclidea,
abbiamo dimostrato la consistenza della geometria euclidea rispetto a quella dell'analisi, adesso dobbiamo
dimostrare la consistenza dell'analisi non rispetto qualche cosa altra, ma rispetto a se stessa, con dei metodi
che siano direttamente scientifici in qualche modo, costruttivi, che non si possono mettere in dubbio.
Questo fu un grande apporto di Hilbert alla matematica, ai fondamenti della matematica. Un altro grande
apporto fu di nuovo in un Congresso nel 1928 , quindi molti anni dopo il Congresso del 1900, in una citt
diversa che come vedete nella slide Bologna, queste sono due famosi torri di Bologna.. Hilbert era ormai
vecchio a quell'epoca, per ancora pensava ai fondamenti, ancora pensava ai problemi aperti e in particolare
nel congresso di Bologna propose due importanti problemi: il primo problema era il problema di
completezza della logica ". Vi ho detto prima, che nel 1899 Hilbert
dimostr che in realt la geometria era completa, era stato trovato un
sistema di assiomi completo per la geometria, dai quali si potevano
derivare tutti i teoremi di Euclide, ebbene Hilbert si chiede a questo
punto nel 1928: forse esiste un sistema di assiomi che completo per la
logica? Proprio di questo ne abbiamo parlato pi volte e in particolare
c'era un sistema che era un po l'analogo, per quanto riguarda la logica,
del sistema assiomatico di Euclide e poi in seguito di Hilbert, cio era il
sistema di Frege o se volete il sistema di Russel, come l'avevano poi
ritrascritto Russell e Whitehead nei "principia matematica". Ora Hilbert pone il problema della
completezza di questo sistema, cio se ci sono verit logiche che non si possono dedurre dagli assiomi di
Frege oppure questo sistema completo, nel senso che tutto ci che vero, tutto ci che deducibile, si pu
dedurre da quegli assiomi e questo il primo grande problema del 1928.
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Il secondo grande problema il problema della decidibilit


della logica, cio possibile decidere, data una formula della
logica, se questa formula vera o falsa, se questa formula
deducibile oppure no, dai teoremi? Ricordatevi che per la logica
proposizionale la risposta a tutti e due questi problemi una
risposta positiva, la completezza della logica proposizionale era
stata dimostrata nel 1921 da Post, ne abbiamo parlato quando
abbiamo parlato di Wittgenstein e in particolare le tavole di
verit di Wittgenstein erano precisamente un metodo di decisione
della logica proposizionale, cio se voi avete una formula della logica proposizionale, cio fatta attraverso i
connettivi, che praticamente la logica di Crisippo, ebbene gli assiomi della logica proposizionale sono
sufficienti per dimostrare tutte le verit logiche, le cosiddetti
tautologie e sapere se una formula una tautologia oppure no,
si pu fare facilmente usando appunto queste tavole di verit.
Ebbene che cosa succede? Succede che nel 1930-1931, quindi
due anni dopo soltanto il congresso di Bologna, ecco che questo
signore che Goedel, di cui abbiamo gi parlato e del quale tra
poco finalmente arriveremo a parlarne addirittura per due
lezioni, circa i risultati pi importanti della logica moderna,
dimostr anzitutto nel 1930, la completezza della logica,
quindi risolse in modo positivo il primo problema di Hilbert del
congresso di Bologna, cio che effettivamente gli assiomi di Frege sono sufficienti per dimostrare tutte le
verit logiche e questo un primo passo, molto importante, costituisce l'analogo del risultato di Post per la
logica proposizionale. Poi nel 1931 Goedel dimostra invece "l'indimostrabilit della consistenza", cio
risolve nientepodi- meno il secondo problema di Hilbert, quello vero, quello del congresso del 1900. Sono
passati 31 anni e finalmente si trovata la risposta. Qual' la risposta:? La risposta che l'analisi non si
pu dimostrare consistente con dei metodi elementari, nessuna teoria matematica in realt si pu
dimostrare essere consistente con dei metodi elementari, in altre parole la consistenza di una teoria deve
essere sempre fatta dal di fuori, bisogna usare dei metodi pi forti per dimostrare la consistenza di una
teoria pi debole. Ed ecco che allora questo scarica barile in realt qualche cosa di necessario, cio non si
pu arrivare alla fine e dire che lo scaricabarile si ferma qui e dimostrare direttamente la consistenza di un
sistema, ma dimostrare la consistenza di un sistema significa sempre doversi appoggiare a qualche cosa di
pi forte. Questa la soluzione del problema di Hilbert, cio questo scarica barile non si pu finire. Per
quanto riguarda invece l'ultimo problema, al quale abbiamo appena accennato per l'appunto, che Hilbert
pose nel congresso di Bologna, cio la decidibilit della logica, questo problema fu risolto pochi anni dopo
nel 1936, da questi due signori, Turing e Church. Anche a Turing, che molto noto fra l'altro, dedicheremo
una delle nostre ultime lezione, Church uno dei logici pi famosi di quegli anni, degli anni 30, tutti e due
indipendentemente con due metodi diversi dimostrarono che la logica indecidibile, stiamo parlando
ovviamente della logica dei predicati. La logica di Crisippo, la logica dei proposizionale ovviamente, cio
il calcolo proposizionale, era decidibile attraverso le tavole di verit, ebbene quando si sale al livello dei
predicati, non c' nessun metodo di decisione, non c' un procedimento meccanico che ci permette di
decidere, data una formula, se questa formula vera oppure no, se questo un teorema oppure no. Questo
praticamente il risultato finale, dal percorso che Hilbert fece a partire dal 1899, attraverso i fondamenti della
geometria fino al 1931 e '36, con grandi risultati di Goedel e Turing e cos via, cio i problemi che Hilbert
pose, i problemi fondazionali che vennero posti e come gli si risolse, in maniera a volte positiva, a volte
negativa, da Goedel, da Church e da Turing. L'ultima cosa appunto che posso dire sul percorso di Hilbert fu,
che verso la fine della sua vita, (vedete nella slide Hilbert ormai vecchio e anche questo signore che era un
suo studente che si chiamava Bernays), Hilbert e Bernays scrissero a loro volta una grande opera in due
volumi, 1934 e 1939, che si chiama I fondamenti della Matematica. E' lopera che in qualche modo
eredita tutta la problematica che era stata aperta da Frege, da Russell e cos via e che in qualche modo
chiude la storia di questo periodo, perch in questa opera confluiscono tutti questi risultati che vi ho detto, i
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risultati di Goedel sulla completezza della logica dei predicati, sui teoremi di incompletezza, sui teoremi di
indimostrabilit della consistenza, sullindecidibilit della logica e cos via. E con questo abbiamo concluso
questa nostra lezione sul lavoro dei fondamenti della matematica di Hilbert e vi do appuntamento alla
prossima lezione ovviamente.

LEZIONE 14: Lintuizione al potere


La scorsa volta abbiamo parlato di un grande matematico, Hilbert e del suo ruolo sui fondamenti della
matematica. Vi avevo gi parlato anticipato la scorsa volta che nella prossima lezione, che adesso
diventata questa, avremmo parlato d'un altro grande matematico, che si chiama Brouwer. Brouwer era un
olandese, anche lui un grande matematico, prestato in qualche modo agli studi sui fondamenti e questo
Brouwer divenne in realt il leader di un vero e proprio movimento alternativo, un qualche cosa che oggi si
potrebbe chiamare un movimento di contestazione dall'interno della matematica e questo movimento di
contestazione si chiam Intuizionismo . La parola era derivata ovviamente dalla parola intuizione, ma il
fondamento dell'intuizionismo era un fondamento filosofico, basato sulla filosofia kantiana, ecco perch
abbiamo chiamato questa nostra lezione l'intuizione al potere; vi mando un pochettino i motti che
andavano di moda, andavano d'uso negli anni 60, nel 68 quando c'era la contestazione giovanile. Si diceva
la fantasia al potere, qui invece lidea di Brouwer agli inizi del secolo era appunto l'intuizione al potere, cio
un modo nuovo per lappunto di concepire non soltanto la matematica, ma anche la logica, prima di tutto
forse la logica, da un punto di vista filosofico e fondazionale e poi di conseguenza anche un modo nuovo di
concepire la matematica. Vediamo allora oggi in questa lezione che cosa significa, che cosa signific
l'intuizionismo. Partiremo un pochettino da lontano, perch in realt le problematiche che vennero sollevate
da Brouwer all'inizio del 900 sono in realt problematiche molto antiche, che affondano le loro radici, in
realt nella storia addirittura nella storia molto antica, addirittura della matematica greca e cos via; questo
forse lo avrete un pochettino capito nelle nostre lezioni, che quello che succede oggi in realt soltanto
un'immagine, un riflesso di ci che successo ieri e ovviamente contiene il germe, il seme come un granello
di sabbia nell'ostrica, in realt contiene la perla del futuro, cio non c' un distacco tra il passato, il presente
e il futuro, c' una continuit; ovviamente i problemi nascono, crescono, poi diventano maturi, si risolvono e
cos via, viene acquistata una nuova maturit, si conoscono nuove tecniche, insomma la storia prosegue e
tutto questo era per dire che appunto andremo a curiosare di nuovo nel passato, come abbiamo gi fatto
molte volte, per vedere, per trovare nel passato i germi di quali sono i problemi del presente. In particolare
parleremo di ci che si chiama in matematica il costruttivismo, cio questa teoria di cercare di costruire
i propri oggetti. Il motto del costruttivismo essere significa essere fatti. Non una lezione metafisica
Costruttivismo
questa, dell'esistenza del costruttivismo, ma una nozione molto pratica,
Essere = essere fatti
cio esiste ci che si costruisce, esiste ci che si fa, il resto appunto
1. in geometria
fuori del mondo in qualche modo, perlomeno fuori del mondo del
2. in algebra
costruttivista. Noi affronteremo il costruttivismo in tre parti diverse,
naturalmente, come al solito, andremo un pochettino a volo d'uccello,
3. in logica
accenneremo ai problemi e poi lascio a voi ovviamente la cura di andare ad approfondire queste cose;
comunque dicevo, accenneremo ai problemi del costruttivismo in tre aree molto diverse, anzitutto la
geometria, poi l'algebra e poi la logica. Questi sono i tre punti in cui noi abbiamo diviso la nostra lezione;
per vi ricordo non c' una grande differenza tra queste cose, perch la logica matematica precisamente,
come vi dicevo agli inizi delle lezioni, lo studio matematico del ragionamento matematico e quindi ovvio
che tutte le volte noi continuiamo a fare riferimento a ci che successo nel corso dei secoli nella
matematica, in particolare in questo caso oggi nella geometria e nellalgebra, perch proprio di questo,
perch proprio di ci di cui s'interessa la logica matematica, analizzare i tipi di ragionamenti che si sono
usati in matematica e questo in particolare del costruttivismo, questo particolare p.di v. del costruttivismo
precisamente uno dei nodi essenziali della logica moderna. Quindi vediamo questo nuovo argomento,
affrontiamolo anzitutto come vi ho detto dalla geometria. Vediamo che cosa significa costruire in geometria.
Ebbene, qui abbiamo una figura, la vedete qui, in realt due figure, due strumenti che sono gli strumenti
119

principali del geometra, la riga e il compasso. La geometria greca


negli elementi di Euclide del quale abbiamo parlato ormai decine di
volte, ebbene negli elementi di Euclide si sottolinea e per sottolineare
c bisogno appunto di una riga, si sottolinea sempre questo fatto,
che le costruzioni devono essere sempre costruzioni fatte con la
riga e con il compasso. Dove arriva questa fissazione dei greci per
questi due strumenti, ci sono tanti altri modi di costruire, per esempio
si pu fare disegno a mano libera e cosi via. Come mai i greci si
fissavano sulla riga e sul compasso? Beh, l'idea di questa fissazione
arriva in realt da Platone, un idea filosofica, lidea che la riga e il compasso sono gli strumenti che
permettono di costruire le due figure geometriche pi perfette, da una parte la riga permette di costruire le
rette ovviamente, per quello che interessa al geometra l'intera cosa ed che permettono di costruire la
retta, la retta una figura perfettamente equanime in qualche modo, uguale in tutte le sue parti e il cerchio,
anche lei, una figura che uguale in tutte le sue parti, per perfetta questa volta nella sua conclusione,
nell'essere rinchiusa su se stessa. E allora l'idea della geometria euclidea era questa precisamente: poich la
retta e il cerchio sono le due figure pi perfette che si possano immaginare, allora proprio su queste si
dovranno basare le costruzioni, l'intero edificio della geometria. E allora moltissime cose che si sarebbero
potute fare e che i greci sapevano come fare, usando per mezzi diversi dalla riga e dal compasso, queste
rimasero fuori da questa grande summa che furono appunto gli elementi di Euclide. Euclide non raccont,
non descrisse tutta la geometria che era nota ai suoi tempi, tutta la geometria greca, lasci fuori tutto ci che
non rientrava in questa visione platonica, in questa visione estetizzante, quasi filosofica della matematica,
come basata su questi enti perfetti, riga e compasso. Vediamo pi
da vicino i problemi che in realt affrontarono i greci. Anzitutto ci
sono dei problemi solubili e poi parleremo di problemi insolubili. I
problemi solubili ve li ho enunciati qui nella slide, ve li dico
brevemente uno per uno, sono problemi che risalgono pi o meno al
quinto secolo a. C., circa 500-600anni a.C.; Talete fu il primo
grande geometra e poi vari altri, Ippocrate, non ovviamente il
medico, ma il geometra e cos via. Quattro grandi problemi dei
quali adesso parler brevemente, che poi si riflettono in quattro
simili problemi che per sono insolubili; naturalmente, quando si
parla di solubile o insolubile, qui io faccio riferimento

120

semplicemente al fatto che i problemi si possono risolvere oppure no mediante gli strumenti che detto
prima, cio mediante la riga e il compasso. Il primo problema il problema della duplicazione del quadrato,
eccolo qua il quadrato, abbiamo un quadrato di un certo lato, vogliamo sapere, vogliamo costruire, in
qualche modo, un quadrato che abbia un'aria doppia; ne abbiamo parlato pi volte anche qui, perch questo
un problema che sta alla base della scoperta degli irrazionali, della radice di 2, ebbene come si fa a
costruire un quadrato che abbia radice doppia? Basta costruire la diagonale, quindi praticamente gi
labbiamo l. Il secondo problema quello della costruzione del pentagono, che non abbiamo qui in figura;
il pentagono regolare una figura non semplice da costruire, se ci
pensate un momentino forse cos ad occhio non sapreste dire come
fare con riga e compasso un pentagono regolare oppure quello che
si iscrive dentro, cio le due diagonale che formano la stella
pitagorica, ebbene questa fu una delle grandi costruzione per la
punto della scuola pitagorica, la costruzione di un poligono
regolare, che il poligono che viene subito dopo il quadrato, cio
quel poligono regolare con quattro lati, mentre il pentagono un
poligono regolare a cinque lati. Il problema della bisezione
dell'angolo: avendo un angolo dato, come si fa a dividere l'angolo
in due? Beh, questo abbastanza semplice: si costruisce un
triangolo che abbia quell'angolo come angolo al vertice e poi si tratta semplicemente di fare una costruzione
abbastanza semplice, che quella invece immagino potete immaginarvi da soli, per dividere in due questo
angolo. L'ultimo problema invece un problema un po' meno intuitivo, il problema di riuscire a costruire un
quadrato che abbia la stessa area di una figura che non nemmeno coi lati regolari, cio non nemmeno un
poligono, diciamo, ed una figura curvilinea come questa che si chiama lunetta. Una lunetta semplicemente
la parte di piano che compresa fra due archi di cerchio, naturalmente cerchi con raggi diffidenti. Ebbene,
la grande scoperta di questo signore, Ippocrate, che ho citato poco fa, fu appunto proprio questa, cio che
era possibile quadrare, era possibile costruire con righe e compasso dei quadrati che avessero la stessa area
di particolari lunette e allora che cosa successe? Successe immediatamente che i greci proposero alcuni altri
problemi che per rimasero aperti per secoli, per millenni addirittura, perch, come vedete qui, questi sono
problemi insolubili, che furono dimostrati essere insolubili, nel secolo diciannovesimo. Esattamente come
prima ripassiamo brevemente questi quattro problemi, che corrispondono riga per riga ai precedenti. Il
primo ricordate era la duplicazione del quadrato; ebbene, qui c' il problema analogo di duplicazione del
cubo, ne abbiamo gi parlato una volta, questo il problema famoso dell'oracolo di Delo. Come si fa a
costruire mediante riga e compasso un cubo che abbia o meglio un segmento che sia il lato d'un cubo che
abbia il volume doppio d'un cubo dato? Ebbene, questo non possibile farlo, per si dimostr che non era
possibile farlo soltanto nel secolo diciannovesimo. Notate che i problemi sono molto simili, in un caso
coinvolta la radice quadrata di 2, nellaltro caso la radice cubica di 2, la radice quadrata di 2 si pu costruire
con righe e compasso, la radice cubica no. La costruzione dell'ettagono: lettagono di nuovo un poligono
regolare con sette lati questa volta, ebbene lesagono molto facile farlo, basta dividere insomma in qualche
modo un triangolo regolare, un triangolo equilatero in due parti, si costruisce l'esagono regolare in maniera
molto semplice. L'ettagono invece non riuscirono a farlo e per un motivo molto semplice per cui non
uscirono a farlo, non si poteva fare con riga e compasso, ma il fatto che non si potesse fare, di nuovo, si
dovette attendere il 1800. Trisezione dell'angolo: un problema similissimo a quello di prima; come si fa a
dividere un angolo in due? Beh, si fa una piccola costruzione e lo si divide in due parte uguali. Ebbene,
come si fa a dividere in tre? Non c' modo di farlo con riga e compasso. E da ultimo il problema pi famoso
di tutti i problemi insolubili e insoluti dei greci, che era per lappunto, il problema della quadratura del
cerchio. Nel momento in cui si trova che possibile trovare un quadrato equivalente a certe figure
curvilinee, cio certi archi di cerchio, viene subito l'idea che, se insomma, invece di lunette, si considera il
cerchio intero, che cosa succede? Ebbene anche questo, il problema della quadratura del cerchio fu
dimostrato nel 1800 essere un problema irresolubile; quando si parla di irresolubile e insolubile, mi
raccomando e sottolineo questo fatto, significa che non lo si pu risolvere con certi mezzi, cio in questo
caso particolare con la riga e con il compasso. Questa era la prima parte, diciamo cos, di questa carrellata
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sul problema della costruibilit, che in geometria, l'idea della costruibilit era di costruire con riga e
compasso. Molte cose si possono fare, abbiamo visto, altre non si possono fare e questo dividere in due i
risultati di possibili teoremi della geometria fra fattibili e non fattibili, tra costruibili e non costruibili.
Il secondo tipo di argomento che oggi tratteremo invece il problema dell'algebra. In algebra ci sono
equazioni, il problema l di trovare delle formule che usino le radici, il famoso problema di soluzione di
equazioni attraverso formule che usino soltanto radicali cosiddetti, per questo in maniera un po' scherzosa
abbiamo qui fatto una figura di radici che ovviamente non sono
proprio quelle matematiche. Anche qui la storia parallela a
quella precedente; ci sono equazioni risolubili attraverso i radicali,
ci sono equazioni che non sono risolubili. Vediamo brevemente le
equazioni risolubili. Io ho detto 16 secolo, cio 1500, ma
ovviamente il primo caso delle equazioni di secondo grado non
lho nemmeno preso in considerazione, ovviamente sono
equazioni che si sapeva gi dall'antichit come risolverle. La
famosa formula per la risoluzione delle equazioni di secondo grado, una formula che tutti voi ricorderete
mi immagino e questa formula era infatti gi nota nell'antichit, 2000 anni a.C. dai babilonesi addirittura. Il
problema successivo, le equazioni di terzo grado, un problema molto complicato e infatti ancora oggi si
dice mi fa un terzo grado oppure quando si va dalla polizia, si
viene arrestati, i poliziotti fanno un terzo grado. Come mai
quest'espressione terzo grado? Il terzo grado deriva proprio da
qui, dal fatto che lequazioni terzo grado fosse molto difficile da
risolvere e fu risolta da questo signore sulla sinistra che si
chiama per lappunto Tartaglia e anche da un altro, Cardano,
forse questo qui Cardano adesso non lo so, perch ovviamente
tutti questi personaggi si perdono nella notte dei tempi, 1500. E
subito dopo, immediatamente dopo questo signor Ferrari, che
era allievo di Cardano, che invece questo signore sulla destra, o per lo meno raffigurato in maniera
analoga sulla destra, ebbene, trov una formula per la soluzione delle equazioni di quarto grado. Quindi
verso la fine del 1500, del sedicesimo secolo, si era in possesso di formule per la soluzione do equazioni di
tutti i gradi fino al quarto compreso, 1, 2, 3 e 4. Si poteva ovviamente immaginare che formule pi
complicate avrebbero permesso di risolvere equazioni pi complicate, di grado pi complicato. Vediamo
che cosa succede. E analogamente a quello che successe per i problemi di geometria, in cui molti problemi
erano risolubili con riga e compasso e poi per problemi molto simili a prima vista erano invece impossibili
da fare, i greci non riuscirono e poi i matematici dell'800 dimostrarono che non si potevano risolvere con
riga e compasso, analogamente anche qui nel algebra ci fu una situazione simile, cio sempre nel 1800, nel
secolo diciannovesimo, si dimostr che c'erano dei tipi di equazioni irresolubili, in particolare questi signori
che sono qua, Ruffini e Abel, Ruffini un italiano di fine 700 e Abel invece un norvegese di inizio 900,
che mor molto giovane, sotto i trent'anni, verso i 25- 30 anni, ebbene dimostrarono che non era possibile
trovare delle formule per la risoluzione dell'equazione generale di quinto grado, formule che invocassero
soltanto i radicali, delle radici per lappunto, cos come lequazione di secondo grado si pu risolvere con
radici quadrate. Non era possibile nel senso che non finora non lo
si era fatto, perch questo lo sapevano tutti che non c'erano
formule che facessero risolvere le equazioni in generale di quinto
grado, ma dimostrarono che non solo non c'erano, ma che non si
sarebbero potute trovare, queste formule non esistevano
semplicemente. E questo diede inizio a una parte fondamentale
dell'algebra moderna che si chiama per la punto la teoria dei
gruppi. Le basi di questa teoria furono gettate da questo signore
che si chiama Evarist Galois, anche lui mor giovanissimo, a 22
anni, in un duello. Questo signore port avanti i risultati di Ruffini e Abel, dimostr che non soltanto
l'equazione generale di quinto grado non era risolubile, ma costru, trov quello che si chiama un criterio di
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risolubilit, cio data una qualunque equazione di qualunque grado, a volte ovviamente qualche anche
equazione di quinto grado risolubile, ad esempio x5 1=0 si pu ovviamente risolvere, perch una delle
sue soluzioni semplicemente uno, per l'equazione della quinta in generale non ammette una formula
risolutiva con radicali, Galois descrisse esattamente quali erano le equazioni che avevano una formula
risolutiva e quali invece non lavevano. In qualche modo si concluse, in questo modo, il problema della
costruibilit nell'algebra moderna. Fin qui abbiamo gi parlato praticamente di due argomenti, la
costruzione, il costruire qualcosa in geometria con le mani praticamente, con riga e compasso e l'analoga
costruzione di fare la stessa cosa questa volta in algebra, dove costruire significa trovare delle formule che si
possano maneggiare con le mani, cio formule che facciano intervenire le radici, i cosiddetti radicali.
Ora passiamo al terzo argomento, che quello ovviamente che ci interessa pi da vicino, cio la
3. Logica
costruibilit in logica. In logica che cosa si fa? Si fanno
dimostrazioni non costruttive
dimostrazioni soltanto, non ci sono equazioni, non ci sono
esistere = impossibile non esistere
figure geometriche, ci sono dimostrazioni. E allora cosa
vuol dire dimostrazione non costruttiva in logica e poi ovviamente poich la logica lo strumento della
matematica, in matematica in generale?Ebbene quando si dice che un teorema ha dato una dimostrazione,
per esempio di esistenza non costruttiva, significa che non si dimostrato che l'ente di cui si sta parlando,
per esempio non lo so, un poligono, un certo oggetto matematico esiste, non si dimostrato che esiste
facendolo vedere dicendo eccolo qua, tu volevi sapere se c'era un oggetto fatto in questo modo e io te lo
costruisco e alla fine della costruzione ce lhai di fronte. Si dimostra che l'oggetto esiste facendo una
dimostrazione indiretta, dimostrando che impossibile che non esista. Ora questa non appunto una
dimostrazione diretta che fa vedere la costruzione dell'oggetto, ma dimostra soltanto che da un punto di vista
logico ci sarebbe una contraddizione se uno suppone, supponesse che quest'oggetto non esistesse. Ora capite
che questo un modo un po' convoluto, un po' indiretto di mostrare le cose e non tutti furono convinti; a
volte quando si trovano delle dimostrazioni di esistenza non costruttive queste lasciano un pochettino il
sapore amaro in bocca, cio sembra che ci sia stato un trucco, cio non si fatto vedere che cos
quell'oggetto che si voleva invece vedere, si dimostrato che non pu non esistere, dimostrazione appunto
in diretta. Vi faccio tre esempi brevemente per farvi capire che tipo di dimostrazioni si fece, notate le date. Il
primo esempio che faccio del 1873. Cantor di cui abbiamo parlato pi volte, inventore della teoria degli
insiemi, dimostra nel 1873 l'esistenza di numeri trascendenti; che cosa vuol dire trascendenti, non
Cantor
molto importante nel nostro discorso in questo momento, comunque
(1873)
per chi lo vuole sapere, si pu semplicemente dire che sono dei numeri
Numeri trascendenti
reali che non sono soluzioni di equazioni algebriche. Equazione algebrica
significa che un polinomio con dei coefficienti interi, si pone il polinomio uguale a zero, questo polinomio
avr certe radici, ebbene queste radici si chiamano numeri reali algebrici, cio che derivano dall'algebra,
da delle equazioni algebriche. Ci sono tantissimi numeri che non sono soluzioni di equazioni algebriche
appunto, questi numeri si chiamano numeri trascendenti. Cantor non fu il primo matematico che dimostr
che questi numeri trascendenti esistevano, il primo matematico fu Liouville. Liouville fece effettivamente
quello che dicevo prima, cio costru a mano un numero, che fece vedere, disse questo il numero con
queste cifre e adesso vi dimostro che questo numero trascendente. Ebbene, nel 1873 Cantor d una
dimostrazione indiretta dell'esistenza di numeri trascendenti. Come fece a farlo? Fece in questo modo,
dimostr anzitutto che i numeri reali sono infiniti, dimostr che i numeri algebrici sono anche loro infiniti,
ma dimostr che i due infiniti dei numeri algebrici e dei numeri reali in generale sono diversi, cio di numeri
algebrici ce n' pochi, cio ce n' un'infinit pi piccola possibile, c ne tanti quanti i numeri interi e i
numeri reali invece ce ne sono tanti, sono sempre infiniti, ma di un'infinito maggiore e allora chiaro che se
i numeri algebrici sono infiniti, ma di un'infinito piccolo e numeri reali sono infiniti, ma di un'infinito
grande, quasi tutti i numeri reali non saranno algebrici, saranno trascendenti. Questa una dimostrazione per
lappunto indiretta, fa vedere che ci sono tanti numeri trascendenti, ma non ne fa vedere nessuno, dimostra
semplicemente che insomma devono esistere, devono esserci numeri di questo genere. Questo fu una
dimostrazione molto importante perch completamente diversa da quella di Liouville originale dell'esistenza
di numeri trascendenti.

123

Un altro teorema molto famoso che fu dimostrato nel 1888, quindi vedete sempre in questi anni, da Hilbert,
che abbiamo gi conosciuto per bene, abbiamo dedicato a lui l'intera scorsa lezione si chiama teorema della
base. Ovviamente qui scherziamo, abbiamo vestito Hilbert da giocatore di baseball, per la base di cui
parlava Hilbert non era ovviamente una basa su cui lui doveva planare con i suoi piedi per conquistarla, era
un teorema che dimostrava, per lappunto, che data una insieme di polinomi, questo insieme di polinomi
aveva una base finita nel senso, esattamente come nella
geometria, come se ci fossero un numero di dimensioni finite,
per dimostrava l'esistenza della base, senza far vedere come era
costruita questa base. Questa dimostrazione fu attaccata, perch
mentre nel caso precedente di Cantor lesistenza dei numeri
trascendenti era gi stata dimostrata, quindi c'erano degli esempi
concreti, nel caso di Hilbert lesistenza di questa base non solo
non era stata dimostrata prima, ma era uno dei grandi problemi
aperti della matematica e il fatto che Hilbert dimostrasse in questo
modo indiretto l'esistenza di questa base e notate con una dimostrazione di una sola paginetta, beh, questo
diede molto fastidio a tutti i matematici, per esempio Croeneker, il famoso costruttivista dell'epoca, che
avevano cercato di risolvere questo problema; trovarono che la dimostrazione di Hilbert era in realt un
trucco; qualcuno disse addirittura questa non matematica, questa teologia, questo lo dissero proprio a
quell'epoca, verso la fine dell'800, i matematici rivali di Hilbert. E quindi Hilbert introdusse questo nuovo
metodo di dimostrazioni in algebra.
Un altro risultato molto importante, che fu dimostrato qualche anno dopo, come vedette 1910, fu dimostrato
da Brouwer, il teorema cosiddetto del punto fisso. Qui ho messo una pallina da tennis, non perch
continuammo a scherzare, ma perch uno dei risultati, uno dei modi
di enunciare, per esempio il teorema del punto fisso di Brouwer,
per lappunto quello di dire che se prendiamo una palla da tennis,o
palla pelosa, ma anche la nostra testa ma noi in genere non abbiamo
i capelli dovunque, sulla faccia non abbiamo i capelli, perlomeno
sulla fronte eccetera, ebbene se noi prendiamo una palla che abbia
peli dovunque e cerchiamo di pettinare questa palla, se la pettiniamo
in maniera uniforme ci deve essere almeno un punto che non si viene
mosso; per esempio, se nel caso invece di avere una palla da tennis,
avessimo la terra, per esempio con i venti che fossero sulla terra,
ebbene se questi venti fossero in maniera regolare dovunque sulla
terra, ci deve essere almeno un punto in cui i venti soffiano in maniera perpendicolare alla superficie, cio ci
deve essere almeno un tornado. Queste sono tipiche applicazioni del teorema del punto fisso di Brouwer;
non ci importa qui dare una definizione precisa,un enunciato preciso del teorema del punto fisso, quello che
c'importa che Brouwer dimostr l'esistenza di questo punto fisso, che nel caso della palla da tennis il
punto in cui bisogna fare il cerchio e infatti anche noi quando in genere ci pettiniamo abbiamo un punto
sulla testa attorno al quale andiamo, oppure il ciclone per lappunto. Ebbene, l'esistenza di questo punto
fisso veniva dimostrato da Brouwer in maniera non costruttiva, in maniera indiretta. E questo provoc uno
scandalo, in particolare insomma si incominci a credere che la matematica stava andando in una direzione
che non era quella giusta, stava prendendo una brutta strada come si dice di alcuni ragazzi che non fanno ci
che dovrebbero fare; in particolare si cre questa scuola alla quale ho alluso agli inizi, questa scuola che in
realt il prodotto, lopera nientepopodimeno che il signor Brouwer, cio lo stesso matematico che nel 1910
dimostra questo suo grande teorema per il quale ancora oggi viene ricordato, ad un certo punto si pente,
dice, ma io in fin dei conti ho peccato, ho fatto questo teorema in maniera non costruttiva, non il modo
giusto di farlo, devo creare una filosofia della matematica che la pensi diversamente. Qual' l'idea
fondamentale dell'intuizionismo per lappunto sul quale si basa la filosofia di Brouwer? Ebbene, l'idea
dellintuizionismo di Brouwer, un matematico che fa pienamente parte a tutti titoli del 900 , le cui date di
nascita e di morte sono appunto 1881 e 1966, quella che abbiamo, in qualche modo, abbiamo

124

raffigurato qui con questo grande


occhio, perch l'idea dell'intuizionismo che si deve credere soltanto a ci che si vede, naturalmente ci che
si vede, siamo in matematica, non che lo si possa vedere con l'occhio fisico, lo si vede con l'occhio della
mente, cio Brouwer non era proprio un costruttivista di quelli che dicevano, ah, soltanto quello che si pu
costruire in qualche modo diretto, lo si pu fare, cio si poteva in qualche modo usare i sensi o i sensi estesi
dell'intelletto, per non si potevano fare dimostrazioni come quelle che ho detto prima, dimostrazione di tipo
indiretto. Anzi vi faccio vedere subito quali sono le conseguenze di questa filosofia, cio di accettare
soltanto ci che si pu toccare con mano in qualche modo, con la mano appunto dell'intelletto, cio col
risultato di questa filosofia si rifiutano molte cose di ci che invece i matematici fino all'epoca
avevano accettato in maniera quasi indolore.
Ed ecco qui i rifiuti, questo nella slide Brouwer, che sta portando
via un cestino pieno di rifiuti di cose della matematica che lui non
accetta e i tipici rifiuti che vengono associati con questa filosofia
dell'intuizionismo, del costruttivismo, sono i seguenti, li guardiamo
brevemente uno per uno: terzo escluso, doppia negazione e le
dimostrazione non costruttiva. Cominciamo col terzo escluso; questa
una nostra vecchia conoscenza, ricorderete da quando abbiamo fatto
la lezione su Aristotele, che il principio del terzo escluso insieme al
principio di non contraddizione era praticamente la base della
logica classica. Il principio del terzo escluso dice che se noi abbiamo una propriet, questa propriet, cio
una affermazione, una formula A , questa propriet o vera o falsa, cio o A accade, deve valere oppure
accade la sua negazione. Ebbene, Brouwer dice io non vedo per quale motivo debba valere o luna o laltra;
o tu mi dimostri che vale una, o tu mi dimostri che quella non vale, cio vale la sua negazione, ma mi devi
dimostrare una delle due cose, io non posso accettare a priori che valga luna o valga la sua negazione e
quindi la logica di Brouwer, la logica intuizionista rifiuta questo principio del terzo escluso. La legge della
doppia negazione, stessa storia; nella logica classica deriva dal terzo escluso il fatto che valga la legge della
doppia negazione, cio una doppia negazione afferma; ebbene Brouwer dice io questo non lo credo, perch
una doppia negazione dice semplicemente che, se io suppongo che non sia vero qualche cosa e alla fine
faccio una dimostrazione, ottengo una contraddizione, non derivo dal fatto che dalla negazione di una
proposizione ho derivato una contraddizione, il fatto che la proposizione sia vera, derivo soltanto che ho
dimostrato una contraddizione della sua negazione, cio una doppia negazione e la doppia negazione nella
logica intuizionista non coincide con laffermazione. Ecco due principi basilari, cio il terzo escluso e la
doppia negazione che valevano nella logica classica e non valgono pi nella logica intuizionista, cio la
logica intuizionista si chiude in qualche modo a riccio, non accetta queste cose. E naturalmente ovviamente,
perch questo il punto di partenza, non accetta nemmeno le dimostrazioni di esistenza non costruttive, in
particolare rifiuta la dimostrazione del teorema del punto fisso di Brouwer, che Brouwer stesso aveva dato.
Sembra quasi darsi un po la zappa sui piedi; per notate negli anni 30 il teorema di Brouwer fu poi
dimostrato in maniera costruttiva; effettivamente quando si da una dimostrazione costruttiva di un teorema,
ovviamente ci sono pi informazioni, si dice di pi di quando di quando si da soltanto una dimostrazione
non costruttiva, quindi lintuizionismo qualche cosa di pi restringente, di pi esigente, vuole di pi di
quello che non voglia semplicemente la logica classica. Bene, vediamo un pochettino, visto che abbiamo gi
parlato di alcuni dei grandi personaggi della logica moderna, vediamo pi da vicino come vedevano questi
personaggi, in particolare Frege, Hilbert e Brouwer il problema dellesistenza degli enti matematici.
125

Esistenzialismi a confronto
realismo(Frege)
formalismo(Hilbert)
intuizionismo(Brouwer)

Qui ho parlato di esistenzialismi a confronto, non nel senso


dellesistenzialismo della filosofia esistenziale, per esempio
di Sartre o di altri, ma nel senso di esistenza in matematica.
Che cosa significa esistere per Frege, per Hilbert e per
Brouwer. I nomi di filosofie esistenzialiste, che vanno a braccetto con questi nomi, sono rispettivamente il
Realismo per Frege, il Formalismo di cui abbiamo parlato la scorsa volta in una lezione dedicata ad Hibert e
lIntuizionismo di cui stiamo parlando oggi di Brouwer. Vediamo pi da vicino, allora, che cosa significa
innanzi tutto per Frege il Realismo? Dire che qualche cosa esiste; beh, il che significa la cosa pi ovvia del
mondo in qualche modo, cio significa dire che esiste ci che c'; voi direte che bella scoperta, certo che
Frege
altro potrebbe esistere, se non ci che c', ma il problema di dire che esiste ci
esiste ci che c
che c', significa in questo c', dire in realt che c' un mondo eterno, c un mondo
in questo caso di oggetti matematici, ma nel caso della fisica di oggetti fisici, c una realt esterna e
l'esistenza qualche cosa che ha a che vedere con la realt, cio quando si fanno delle affermazioni di
natura esistenziale, quando si dice qualche cosa esiste, si sta dicendo una frase del linguaggio ovviamente, la
cui verit per ovviamente dipende da come fatto il mondo, quindi si fa in qualche modo riferimento al
mondo esterno, si appoggia il linguaggio, la sintassi alla semantica e si fa un qualche cosa che non permette
alla logica di essere autonoma, cio si fa riferimento appunto a qualcosa di fuori. Ricordiamoci che
Realismo per Frege significa dire che esiste ci che c' in un mondo platonico praticamente, in un mondo in
cui esistono effettivamente gli oggetti matematici. chiaro che Frege non pensava, non credeva, che gli
oggetti matematici avessero lo stesso tipo di esistenza degli oggetti fisici, cio che li si potesse toccare con
le mani, per credeva effettivamente che avessero delle propriet analoghe, che la matematica, il senso della
matematica, l'intuizione, la ragione fossero dei modi per arrivare a conoscere, a capire, a vedere, diciamo
cos, gli oggetti di un mondo che era un mondo platonico, il mondo delle idee che stava l, ma che aveva una
sua esistenza indipendente da noi.
Vediamo invece il formalismo di Hilbert. Hilbert, nel caso dell'esistenza, sosteneva che esiste ci che pu
Hilbert
esserci. Notate che un approccio, un modo di vedere le cose
esiste ci che pu esserci
proprio diverso dal di dire che esiste ci che c'. Esiste ci che
pu esserci significa, bah, noi ci che c non sappiamo, anzi non crediamo almeno che ci siano queste cose,
che per Hilbert che non era, appunto un platonista, non che ci fosse un mondo di oggetti matematici l,
che noi dovevamo semplicemente andare a giudicare, esiste ci che pu esserci significa che la matematica
devessere consistente, non ci devono essere contraddizioni. Tutto ci che non contraddittorio, in altre
parole che potrebbe esserci, se ci fosse la possibilit di costruire tutti i mondi possibili, dei quali vi
ricorderete aveva gi parlato Leibniz, ebbene ci che c' in un mondo possibile per un matematico questo
esiste. In altre parole per Hilbert non c' un solo mondo, il mondo platonico come c'era per Platone per
lappunto e come c'era anche per Frege, ma ci sono tanti mondi, sono i mondi possibili, sono i mondi che il
matematico costruisce, l'unica richiesta che si pu fare, si deve fare a un matematico, di costruire dei
mondi che siano consistenti, cio di costruire una storia ben fatta in altre parole, la stessa cosa della
letteratura realista, della lettura verista nel campo dell'arte, cio possono esserci ovviamente racconti
fantastici, per a volte nei racconti fantastici si introducono delle leggi che non sono quelli della nostra
fisica, del nostro mondo; se per voi fatte un racconto verista invece e semplicemente costruito mondo che
magari non quello che veramente esistito, non tutti i racconti realistici, sono racconti storici, che
raccontano ci che effettivamente esistito nel mondo, per se sono delle storie possibili perch in realt
raccontano mondi che non sono magari mai stati, ma che avrebbero potuto essere, per il matematico questo
sufficiente. E quindi voi capite che in questo caso si passa dal problema dell'adeguatezza tra linguaggio e
mondo esterno, si passa semplicemente a qualche cosa che puramente interno al linguaggio, per Hilbert
l'importante era che non ci fossero delle contraddizioni. E ricorderete dalla scorsa lezione, che abbiamo
appunto dedicato a Hilbert, che il problema della consistenza era precisamente uno dei grandi problemi che
Hilbert pose sul tappeto fra i suoi 23 problemi, nel congresso famoso di Parigi del 1900. Il secondo
problema richiedeva la consistenza dell'analisi, ricorderete, brevemente per dirvi due parole su quello che
abbiamo fatto la scorsa lezione, che si era pensato alla geometria iperbolica, la geometria iperbolica era
126

consistente rispetto a quella euclidea, c'era un modello della geometria iperbolica in quella euclidea, la
geometria euclidea era consistente rispetto all'analisi, sono tutti i mondi possibili, mondi in cui se c' una
contraddizione in uno allora automaticamente c' negli altri; per Hilbert voleva sapere se nell'analisi non
c'erano contraddizioni, di modo che tutti questi mondi sarebbero diventati automaticamente e
simultaneamente tutti possibili allo stesso tempo e per il matematico sarebbe stato sufficiente. Infatti questo
poi l'atteggiamento che, molti di noi, ancora oggi hanno della matematica, nessuno pi pensa come
pensava Euclide e come pensavano ancora forse fino agli inizi dell'800 i geometri, che l'unica vera
geometria sia quella euclidea, ma oggi si pensa, nel caso che non sia quella euclidea, che bisogna misurare il
mondo per vedere qual quella giusta perch bisogna scegliere tra le varie geometrie. La geometria euclidea
serve in certi casi, la geometria iperbolica serve in altri casi, ce ne sono tante altre di geometrie, quella
riemaniana alla quale abbiamo accennato in una delle scorse lezioni, che poi serv ad Einstein per costruire
la sua relativit generale, ebbene tutte queste geometrie sono geometrie alternative, sono mondi possibili,
l'unica cosa che interessa al matematico che non ci siano contraddizioni, cio esistenza in questo caso
significa che esiste ci che pu esserci. E l'ultima filosofia dell'esistenza, alla quale accenniamo quest'oggi,
la filosofia appunto dell'intuizionismo, la filosofia di Brouwer, che si pu indicare dicendo che esiste ci
che costruiamo; quindi non si fa pi tanto riferimento al mondo esterno, certamente non si fa riferimento
Brouwer
soltanto alla consistenza, perch ci che pu esistere in realt, la
esiste ci che costruiamo
dimostrazione di esistenza non una dimostrazione in generale
costruttiva, Brouwer voleva mettere sue mani, diciamo cos, sui fatti concreti, cio per lui esistevano le cose
che si potevano costruire. Si potrebbe dire, forse, parlando di ci di cui abbiamo parlato agli inizi di questa
lezione, che nel campo della geometria per Brouwer, se per lui gli unici strumenti fossero stati quelli per
lappunto della riga e del compasso, allora sarebbero esistiti, per esempio i quadrati, sarebbero esistiti i
pentagoni, sarebbero esistiti gli esagoni, ma non gli ettagoni, perch i poligoni regolari a sette lati non si
potevano costruire oppure per esempio, si poteva fare la bisezione dell'angolo, possibile fare la posizione
dell'angolo, ma non si pu fare la trisezione dell'angolo, il terzo di un angolo non esiste, perch non lo si pu
costruire con riga e compasso. Capite che come legarsi le mani, cio decidere di fare soltanto le cose che si
possono fare a mano, per lappunto con mezzi costruttivi. Questo in punto di vista, un punto di vista che
all'epoca quando per lappunto Brouwer lo incominci ad esporre e a predicare, perch queste cose poi
acquistano questo sapore a volte anche un pochettino mistico e religioso, dicevo, agli inizi del 900 fu
attaccato molto spesso dai matematici, poi lo si molto meno attaccato, perch oggi noi parliamo attraverso
questa macchina qua, cio attraverso i computer, molta della matematica si fa attraverso i computer,
ovviamente costruttivo oggi significa che si pu fare al computer, ci che il computer non pu fare per noi
in realt un pochettino fuori della nostra portata e quindi lintuizionismo diventato una filosofia importante
per la matematica odierna e soprattutto per linformatica e infatti, stranamente, se voi andate nei
dipartimenti di matematica, quando si insegna la logica, in genere si insegna la logica classica, se voi andate
nei dipartimenti di filosofia si insegna la logica aristotelica, eccetera, forse si arriva fino a Frege, a Goedel,
insomma, ma non molto oltre, se andate invece nei dipartimenti di informatica si insegna per lappunto la
logica intuizionista, la logica di Brouwer, quindi vedete anche
nella logica, in realt, ci sono tanti modi, tanti aspetti, tante
famiglie diciamo cos e ciascuno si segue la sua, perch ci sono
applicazioni diverse. Per c' ancora una cosa dire per quanto
riguarda questo problema del costruttivismo e questa cosa tanto
per cambiare, ormai l'avrete capito, lha detto tutto lui, lha fatta
Goedel.Goedel finalmente, vedete qui, la faccia ormai la
conoscete da lungo tempo, perch ne abbiamo parlato 100 volte
e presto appunto, come vi ho gi annunciato precedentemente,
faremo due lezioni su Goedel. Ebbene, dicevo, Goedel questa
volta non il risultato del 1930, non il risultato del 1931, un risultato diverso del 1933, Goedel dimostra
che c un modello intuizionista della logica classica; esattamente come nel caso della geometria era
possibile fare un modello euclideo della geometria iperbolica e quindi scaricare tutti problemi della
geometria iperbolica su quella euclidea, in questo caso possibile fare un modello intuizionista della logica
127

classica, attenzione non il contrario e cio, in altre parole, se la logica classica contraddittoria, cio se
Brouwer aveva paura che la logica classica fosse contraddittoria e quindi restringeva i suoi mezzi soltanto
alle dimostrazioni costruttive, ebbene Goedel gli dice stai attento, perch se la logica classica
contraddittoria anche la tua logica lo deve gi essere, quindi in qualche modo il problema della
contraddizione viene spostato dalla logica classica alla logica intuizionista. E questo, in qualche modo, per
lappunto, non dico una debacle, ma un certo risultato negativo per Brouwer, perch Brouwer si restringeva,
aveva cercato di fare questa sua filosofia, che come vi ho detto predicava anche in maniera molto vigorosa,
perch credeva che ci fossero dei veri problemi nella logica classica, diceva l'unico modo per salvarsi dai
problemi, per salvarsi le spalle, per cos dire, dai problemi della logica classica quello di fare la sua logica,
cio mettersi nell'ambito della logica intuizionista. Goedel gli fa vedere che in realt non cos, perch se
c'erano dei problemi, se c'erano delle inconsistenze nella logica classica, nella matematica, in realt, pi in
generale nella matematica classica, in realt queste inconsistenze, queste contraddizioni si devono gi
riflettere nella logica intuizionista e quindi questo modo di pararsi le spalle non poi cos importante.
Vediamo meglio, un po' pi da vicino che cosa dice il teorema di Goedel, questo nuovo teorema di Goedel
del 33; dice che appunto che se la matematica classica inconsistente, lo deve gi essere anche quella
Se la matematica classica inconsistente
intuizionista. E per quello che ho detto poco fa
lo anche quella intuizionistica
l'intuizionismo non una difesa cos grande rispetto
ai problemi della logica moderna e d'altra parte se volete invece rienunciare questo teorema di Goedel in una
maniera pochettino diversa, moderna, si pu dire che ci che vero classicamente non falso in
intuizionisticamente. Ovviamente
non si pu dire ci che vero classicamente gi vero
intuizionisticamente, altrimenti le due logiche sarebbero la stessa logica, per la verit classica
Ci che vero classicamente non
si riflette nella non falsit intuizionista; qui vedete che ci
falso intuizionisticamente
sono due negazioni, una sta nel non, l'altra sta nel falso,
per lappunto significa non vero, per questo motivo l'interpretazione di Goedel della logica classica in quella
intuizionista si chiama per lappunto interpretazione della doppia negazione. Tutte le verit classiche
diventano verit intuizioniste se le si nega due volte. Bene, abbiamo fatto brevemente appunto questa
introduzione al costruttivismo, io finisco qui per oggi, vi do appuntamento finalmente per le prossime due
lezioni in cui parleranno questa volta dei risultati di Goedel e in particolare uno di questi il grande risultato
della incompletezza.

128

LEZIONE 15: Un austriaco (mica tanto) completo


Benvenuti ad una delle lezioni centrali del nostro corso di logica. Come avete sentito nelle precedenti
lezioni, abbiamo parlato di un personaggio forse pi di tutti, cio di Kurt Goedel e vi ho detto pi di una
volta che effettivamente Goedel viene considerato il massimo logico certamente della contemporaneit,
forse dell'intera storia e se dobbiamo sceglierne due questi sono Aristotele e Goedel. Ebbene, per significare
appunto la sua preminenza all'interno del campo di azione nel quale ci siamo mossi, cio della logica
matematica, abbiamo deciso di dedicare due lezioni a Goedel. Questa di oggi sar una lezione fatta come al
solito, cio cercheremo brevemente di accennare ai risultati che Goedel ha dimostrato durante la sua vita,
anche ad alcuni fatti della sua vita privata e personali e invece la prossima volta ci dedicheremo finalmente
proprio al nucleo centrale di tutte queste lezioni, cio andremo un pochettino pi a fondo di quanto non
abbiamo fatto con gli altri personaggi nella dimostrazione e nelle idee fondamentali del famoso teorema di
incompletezza di Goedel. Come ho detto prima oggi cerchiamo di parlare dei risultati di Goedel in
generale, cercando anche di spaziare in altri campi che non sono soltanto quelli della logica matematica, ma
stranamente anche di altre materie. Allora veniamo appunto al dunque, ebbene Goedel colui al quale oggi
dedichiamo una lezione che si intitola "un austriaco (mica tanto) completo"; come mai mica tanto? Beh,
certamente ci sono come al solito due sensi, anzi tutto laustriaco ovviamente lui, che nato in Austria, a
Brno, all'epoca la cittadina di Brno non era in Austria come oggi, ma era in Cecoslovacchia, comunque oggi
lo chiameremo un austriaco, perch all'epoca faceva parte dell'impero austroungarico, Goedel parlava
tedesco per lappunto, quindi a pieno titolo si pu dire un esponente della cultura austriaca. Poi come mai
mica tanto completo? Ma perch ovviamente c' un riferimento ai tipi di risultati che Goedel ha dimostrato.
Il suo nome stato legato nel 1930 al famoso teorema di completezza, e questa la parte appunto di
"completo" che nel titolo e nel 1931 agli altrettanti famosi, anzi pi famosi ancora teoremi di
incompletezza. Quindi il mica tanto si riferisce in un primo significato, in una prima accezione a questo
fatto, che Goedel dimostr i teoremi di incompletezza, oltre che i teoremi di completezza ; poi si riferisce
ovviamente al fatto che Goedel fosse un personaggio piuttosto singolare e certamente oggi lo definiremmo
anche un pochettino matto. In realt mor di consunzione addirittura, spaventato temeva che qualcuno lo
volesse avvelenare e quindi a un certo punto smise di mangiare e in quel modo ovviamente mor e quindi il
risultato fu effettivamente come se qualcuno l'avesse avvelenato, ma questi sono in realt gli aspetti meno
interessanti della vita di un personaggio di questo genere. La vita di Godel stata soprattutto non fatti nel
mondo fisico, ma idee nel mondo platonico ed di questo che cercheremo di dare appunto una specie di
excursus in questa lezione. Dunque anzitutto le solite date di nascita e di morte: Godel nato nel 1906 ed
morto nel 1978, quindi dopo 72 anni di pensiero.
129

Godel

Dove ha vissuto Goedel praticamente? La sua vita stata divisa in due parti meno
(1906-1978)
pi o uguali la prima parte a Vienna, la seconda parte a Princeton. Quindi abbiamo
anche noi organizzato la nostra lezione in due parti che si riferiscono ai risultati che Goedel ottenne quando
era giovane studente a Vienna e poi invece quelli che ottenne quando era ormai maturo professore a
Princeton. Il periodo che Goedel pass a Vienna, naturalmente andando avanti e indietro, perch poi quando
divenne famoso incominci ad andare in America, ma di questo ne parleremo in seguito, il periodo
Vienna (1906-1938)
comunque dalla nascita fino al 1938 ed in questo periodo, notate che Goedel
aveva soltanto 32 anni quando se ne and poi definitivamente dall'Austria,
1. completezza
2. incompletezza
per motivi abbastanza ovvi, la data quella di inizio della seconda guerra
3. consistenza
mondiale. Ebbene i risultati pi importanti del suo lavoro li abbiamo elencati di
4. intuizionismo
lato, sono anche forse i pi importanti della logica moderna, quelli che hanno
cambiato l'immagine di ci che questa materia era all'epoca ed lhanno fatta diventare una parte essenziale
della matematica moderna. I risultati li abbiamo divisi in quattro parti, per la prima parte della sua vita:
sono il teorema di completezza, il teorema di incompletezza, i problemi relativi alla consistenza ed i
problemi
relativi allintuizionismo. Quindi affrontiamoli uno per uno, ma prima di parlare di questi
problemi, diciamo solo qualche parola sul momento in cui Goedel fu studente, cio guardate qui nella
slide, nel 1925 entra nell'universit di Vienna, giovanissimo ovviamente e che cosa succede? Succede che
viene subito attratto nell'orbita di quello che si chiamava e si continua a chiamare ancora oggi il Circolo di
Vienna. Questo gruppo di filosofi, i cosiddetti neopositivisti, coloro che agli inizi erano nella scia di
Wittgenstein, al quale abbiamo dedicato un'altra lezione, quindi
ricorderete alcune delle idee principali di Wittgenstein, in particolare
quest'idea del costruttivismo, l'uso e il significato di una parola sta
nell'uso che viene fatto e cos via. Ebbene uno dei personaggi
importanti di questo positivismo logico, di questo neopositivismo del
circolo di Vienna quello che viene raffigurato nella fotografia, cio
Rudolf Carnap. Carnap era professore all'epoca a Vienna, era colui
che agli inizi soprattutto di quel periodo, era considerato un po' il
simbolo del circolo di Vienna, scrisse molti importanti libri, immagini
del mondo e cos via e il motivo per cui abbiamo scritto qua 1925 perch fu quello l'anno in cui Goedel
entr nell'universit a Vienna, se ne and da Brno dov'era nato a Vienna e fu attratto in particolare da questo
personaggio ed attraverso Carnap che Goedel sent parlare per le prima volta dello studio della logica, di
Russell, di Wittgenstein, dei problemi che venivano posti anche soprattutto nella logica matematica e questo
fu praticamente il suo allenamento e il suo studio, perch immediatamente gi da studente, molto giovane
come vedremo tra pochissimo, Goedel risolse alcuni dei problemi pi importanti che erano stati proposti
per la logica matematica e che sono appunto quelli ai quali ho accennato prima in quell'elenco
Incominciamo a parlare appunto del primo problema, il cosiddetto problema della completezza.
Naturalmente siamo ormai ben allenati a questo problema e quindi la prima parte in qualche modo insomma
la faremo un pochettino velocemente, perch sappiamo gi anzitutto in parte quali sono stati i fondamenti di
questi problemi che Goedel ha cercato di risolvere ed in parte abbiamo gi anche anticipato, parlando di
questi problemi, qual' stato il tipo di soluzione, ma adesso venuto il momento di mettere tutto insieme e
di tirar le fila di questo discorso. Allora vediamo qui nella slide un signore alla cui faccia ormai ci siamo
abituati, anche per il fatto che c' soltanto questa fotografia qui, che abbiamo continuato a riproporla per
tutte le nostre lezioni, ebbene questo signore Frege e come ricorderete nel 1879 inaugura il nuovo corso
della logica matematica moderna scrivendo questo libro che diventa
un classico, che si chiama lappunto l"Ideografia". Che cosa fa
Frege in questo libro? Beh, inventa praticamente un nuovo
linguaggio, un linguaggio formale, realizza il sogno che era stato di
Leibniz di trovare una lingua universale per la matematica nella
quale si potessero esprimere tutti i concetti che erano necessari
appunto al linguaggio di questa materia. Ebbene lideografia per la
130

punto un linguaggio formale, ma tratta di logica matematica e pone le basi della logica matematica moderna
in che modo? Beh, enunciando per la prima volta forse in maniera cos chiara e completa gli assiomi da una
parte della logica e dall'altra parte le regole necessarie a dimostrare i teoremi. Ricorderete che l'impianto
assiomatico formale della logica moderna precisamente basato su questi due concetti, cio si parte da degli
assiomi che sono delle proposizioni che non vengono dimostrate perch si accettano appunto come assiomi
e poi si dimostrano teoremi partendo dagli assiomi e usando delle regole. Ora alcune di queste regole della
logica erano note dai tempi dei greci, cio da Aristotele e da Crisippo, dagli storici soprattutto, che avevano
analizzato quali erano le regole del calcolo proposizionale, che ricorderete abbiamo trattato abbastanza
diffusamente nelle prime lezioni del nostro corso. Ebbene, in particolare Aristotele aveva anche introdotto
oltre al calcolo proposizionale quello che noi oggi chiameremo i quantificatori " tutti, nessuno, qualcuno" e
aveva enunciato una teoria del sillogismo. Qualcosa per mancava ancora a questo impianto della logica
greca per farlo diventare ci che in realt era il sogno da realizzare di Leibniz, mancava l'estensione a quello
che oggi viene chiamato il calcolo dei predicati. I quantificatori servono, ma Aristotele li usava soltanto
per predicati unari, con un solo soggetto. L'analisi del linguaggio di Aristotele, ricorderete, era soggetto e
predicato, mancavano i complementi ed il soggetto era unico, non c'erano pi soggetti. Ebbene uno dei
grandi risultati di Frege per lappunto di introdurre una analisi pi generale, di parlare non soltanto di
soggetto e predicato, ma di soggetti, predicato e complementi e quindi di permettere luso e la
considerazione di relazioni a pi di un solo argomento, a pi di una sola variabile. Ebbene Frege allora
deve enunciare in particolare le regole che stanno, che giacciono al calcolo dei predicati e anche agli assiomi
della logica dei predicati e questo ci che lui fa nel 1879 in questo libro, che diventato oggi un classico
ed un libro insieme a questa data 1879 nel quale viene identificata la nascita della logica moderna. Gli
assiomi e le regole di Frege sono stati enunciati e servono a dimostrare molti teoremi. Ma potevano essere
sufficienti per dimostrarli tutti? Questo problema fu enunciato da Hilbert nel 1928, anche di questo
abbiamo gi parlato. Ricorderete che Hilbert introdusse anche altri problemi che sono quelli che per
antonomasia vengono chiamati i problemi di Hilbert, ma di questi parleremo fra un momento, perlomeno di
alcuni di questi; invece qui ci vogliamo soffermare non sul Congresso di Parigi del 1900, ma sul Congresso
di Bologna del 1928.
Hilbert
A quell'epoca Hilbert ormai vecchio, cerca comunque di continuare
(1928)
a proporre problemi che dovrebbero essere centrali per lo studio che
Congresso di Bologna
gli sta a cuore e in questo caso, per lappunto, dopo trentanni del
Problema della completezza
900 praticamente ci che gli sta a cuore lo studio della logica
matematica e il problema che Hilbert pone al congresso di Bologna precisamente quello che viene
chiamato il problema della completezza. Ricorderete che nel 1920-21 era stato dimostrato da Emil Post
negli Stati Uniti, il teorema della completezza per la logica proposizionale, cio praticamente dell'analisi
stoica del linguaggio. Completezza significa che gli assiomi e le regole che vengono date sono sufficienti
per dimostrare tutte e ovviamente anche sole le verit logiche, quelle che nel calcolo proposizionale
vengono chiamate secondo la terminologia di Wittgenstein, che abbiamo gi visto, le tautologie. Ebbene il
problema della completezza che Hilbert enuncia nel 1928 il problema analogo a questo qui, cio sapere se
gli assiomi e le regole sono sufficienti e necessarie a dimostrare tutte e sole le verit logiche, non pi per il
livello basso, diciamo cos, della logica del calcolo proposizionale, bens per questo livello alto che Frege
appunto aveva introdotto per il calcolo dei predicati. Ebbene che cosa succede? Succede per lappunto che
nel 1930, eccoli qua i due grandi logici moderni, sulla sinistra Goedel e sulla destra Frege, Goedel dimostra
che il sistema di Frege completo, cio il teorema della
completezza per la logica predicativa. Nel 1930, notate che
Goedel, nato nel 1926, ha 24 anni, quindi praticamente
quello che oggi noi chiameremo un laureando e infatti
questo il risultato che lui ha dimostrato l'anno prima, che
pubblica nel 1930 nel corso della sua tesi di laurea. La tesi
che addirittura risolve uno dei pi grandi problemi aperti
della logica, uno dei problemi del grande matematico Hilbert.
Che cosa significa il risultato di Goedel? Significa appunto
131

quello che c' scritto qui, cio che Frege aveva fatto un'analisi del calcolo o della logica dei predicati, era
un'analisi completa, cio non aveva dimenticato niente di essenziale, ovviamente non che avesse
dimostrato tutti i teoremi, aveva per enucleato, era riuscito ad enucleare gli assiomi e le regole che erano
sufficienti per dimostrare tutti i teoremi che si potevano dimostrare, cio tutte le verit logiche. Questo
ovviamente, un grande successo e per qualche cosa che tutto sommato era aspettato. Infatti come ho detto
poco fa, era stato dimostrato una decina di anni prima, nel 1920-21, da parte di Post che il teorema analogo
della completezza valeva per il calcolo proposizionale, adesso Goedel estende questo teorema, una
dimostrazione pi complicata, anche perch siamo in una logica molto pi potente e anche molto pi sottile;
ebbene goedel estende qualche cosa che per gi si sapeva, si pensa appunto che si stia facendo un passo
avanti e che in quella direzione bisogner andare perch ci saranno altri teoremi da dimostrare di
completezza per altre teoria ancora pi forti. Che cosa ci pu essere di pi forte della logica dei predicati?
Beh, nel campo della logica forse poco, si pu estendere la logica in altre direzioni, per esempio gi
Aristotele aveva indicato una delle possibili direzioni, in particolare aggiungere al linguaggio della logica
fatto dai connettivi e dai quantificatori, aggiungere altri operatori che sono i cosiddetti operatori modali
e dunque si potrebbe pensare di dimostrare un teorema di completezza per la logica modale e questo
invero sar fatto per molto pi recentemente, cio negli anni 60 di questo secolo, da un filosofo che poi
diventato famoso, che si chiama Kripke; per non era in questa direzione che Goedel andava, perch non era
quella la moda dell'epoca, in realt quello che interessava fare come passo successivo dopo il risultato per la
logica proposizionale di Post e dopo il suo risultato per la logica dei predicati, era interessarsi
dell'aritmetica, che in realt era non pi soltanto la logica, ma aveva a che fare con i fondamenti della
matematica, cio il nucleo della matematica stessa e quindi Goedel inizia come progetto da post dottorato o
meglio quello che oggi chiameremo da dottorato, lo studio per la dimostrazione del teorema di completezza
dell'aritmetica. In realt Goedel non si interessa direttamente dell'aritmetica, ma si interessa del sistema dei
cosiddetti "principia mathematica" di Whitehead e Russell che furono scritti, come ricorderete, dalla lezione
su Russell tra il 1910 e il 1913, in tre volumi di questa grande opera. Agli inizi del secolo i principia
matematica di Russell e Whitehead vengono considerati il monumento della matematica moderna,
vengono considerati l'analogo, soprattutto da Russell
2. incompletezza
stesso e Whitehead, l'analogo degli elementi di Euclide per quanto riguarda
Whitehed e Russel
la matematica e dei principia di Newton per quanto riguarda le scienze;
(1910-1913)
infatti il titolo non a caso viene scelto da Russell e Whitehead apposta, in
Principia matematica
modo da richiamare l'inizio, il titolo della grande opera di Newton, cio i
"principia naturalis philosofiae". Ebbene questo sistema studia appunto non soltanto i numeri interi, ma
quello che oggi noi diremo praticamente una formalizzazione di una versione della cosiddetta teoria degli
insiemi e allora il passo successivo per Goedel sarebbe stato dimostrare che gli assiomi e le regole che
erano stati enunciati da Russell e Whitead per la teoria degli insiemi, per quella che loro invece chiamavano
la teoria dei tipi, erano complete, cio permettono di dimostrare tutto ci che dimostrabile e tutto ci che si
pu dimostrare. Ebbene in realt qui invece arriva veramente la scoperta, ci che rende Goedel veramente
famoso, cio nel 1931 Goedel dimostra che ci sono verit indimostrabili. Qui abbiamo scherzosamente
riportato una scena del padrino, il famoso film che parla di
mafiosi; come mai abbiamo parlato di questo ?
Beh, perch evidentemente la matematica non l'unico campo in
cui ci sono delle verit indimostrabili. Sapete benissimo, per
esempio, che al Capone il grande mafioso degli anni 30, fu in
realt catturato dagli agenti delle FBI e messo in galera poi alla fine
per evasione fiscale, non certamente per crimini di mafia. Come
mai? Ma perch si sa benissimo e questa appunto la parte delle
verit, che la mafia fa molti delitti, ne compie di cotte e di crude
come si dice, ma quasi tutti questi delitti sono fatti in maniera da
essere indimostrabili, cio le verit che noi tutti conosciamo riguardo alla mafia, poi quando alla fine si
fanno i processi non si possono dimostrare, quindi i mafiosi non si possono condannare. Ebbene questa
una metafora che potete tenere in mente, per lappunto, per ricordarvi qual' il contenuto del famoso
132

teorema di incompletezza di Goedel. Nel 1931 Goedel, a 25 anni, dimostra che anche in matematica ci
sono delle verit indimostrabili, in particolare nel caso dei principia matematica, ci sono delle verit che si
posso esprimere nel linguaggio di questa famosa opera e che sono appunto vere, ma che non sono
dimostrabili all'interno del sistema, il che significa che per la matematica, un campo diverso da quello della
logica dove le verit logiche erano tutte dimostrabili all'interno del sistema che Frege aveva isolato e questo
il contenuto del teorema di completezza di Goedel, per le verit dellaritmetica e poi via via se si sale,
per le verit insiemistiche e cos via, ce ne sono molte che sono indimostrabili nel sistema che si sta
considerando. Si pu cambiare sistema ovviamente, alcune di queste verit, che non lo erano prima
diventeranno dimostrabili, per nel nuovo sistema ci saranno altre verit indimostrabili, insomma Goedel
mette il dito sulla piaga della matematica moderna. In altre parole la matematica a differenza della logica, ha
una incompletezza essenziale, una specie di malattia e questa malattia il fatto di non riuscire ad essere
catturata da un sistema formale, la verit va oltre le possibilit umane, che devono sempre risolversi in
dimostrazioni. E che cosa succede dunque? Goedel diventa famoso con questo teorema, ma una delle
conseguenze del suo teorema la soluzione di un altro problema, che era il famoso problema della
consistenza e di questo abbiamo parlato a lungo quando abbiamo fatto la lezione sul Hilbert. Nel 1900,
ricorderete, al Congresso di Parigi, il secondo problema di Hilbert era quello di riuscire a dimostrare la
consistenza dell'analisi, cio la consistenza della teoria dei
3. consistenza
numeri reali oppure visto che gi i numeri reali erano gi stati ridotti a
congresso di Parigi
numeri interi e quindi l'analisi ridotta all'aritmetica, di riuscire a dimostrare
Hilbert (1900)
la consistenza dell'aritmetica. Hilbert sperava che fosse possibile dare una
secondo problema
dimostrazione di consistenza molto elementare e che quindi mettesse al
riparo la matematica dai problemi tipo le contraddizioni, che agli inizi del secolo, eravamo appunto nel
1900, erano nate qui e l. Ebbene il teorema di Goedel arriva come un fulmine a ciel sereno e una delle
conseguenze del teorema di Goedel sulla quale poi ci soffermeremo a lungo nella prossima lezione perch
cercheremo di andare, come ho detto, nel dettaglio di questa dimostrazione, per lappunto che la
consistenza indimostrabile. In che senso la consistenza indimostrabile? Beh, se voi prendete un sistema
formale che consistente, per esempio come si suppone essere quello dei principia matematica , ebbene
la consistenza del sistema dei " principia matematica" si pu dimostrare, ma soltanto al di fuori del sistema,
non dal di dentro e quindi in particolare non attraverso mezzi elementari
che sono gi in qualche modo tutti esprimibili dentro il sistema. Come mai
qui abbiamo messo, invece che i mafiosi, un pazzo in camicia di forza?
Ma perch, in realt, per fare una metafora del secondo teorema di
Goedel, come viene chiamato o del teorema di Goedel sulla inconsistenza,
in realt i pazzi sono la metafora qui indicata, cio quanti di voi hanno mai
detto a qualche vicino o qualche parente io non sono pazzo? Le uniche
persone che dicono io non sono pazzo sono in genere queste persone
qua e soprattutto lo dicono nel momento in cui vengono portate via in
camicia di forza dagli infermieri verso il manicomio, cio le persone sane non possono dire e non dicono di
non essere pazzi. Il teorema di Goedel dice esattamente la stessa cosa, solo che nel caso dei sistemi formali
della matematica essere sani significa essere consistenti, non dimostrare contraddizioni. Gli unici sistemi
che possono asserire, possono dimostrare la propria consistenza, sono precisamente quelli analoghi dei
matti, cio i sistemi matematici che non sono consistenti sono gli unici che possono dire io sono
consistente, cos come i matti sono gli unici che dicono io non sono matto, tutti gli altri sistemi che sono
consistenti matematicamente non possono dimostrare la propria consistenza, analogamente quelli che sono
sani di mente non dicono io non sono matto, cos come i sistemi consistenti non dicono io sono consistente.
Quindi ricordate queste due metafore, una mafiosa e quell'altra psichiatrica, per avere in mente per
lappunto delle immagini intuitive del teorema di Goedel, che vedremo pi tecnicamente la prossima volta.
Il terzo campo di azione di Goedel invece quello che ho detto prima, cio l'intuizionismo.
3. Intuizionismo
Ebbene l'intuizionismo,di cui abbiamo parlato parecchio nel caso di
Brouwer
Brouwer quando abbiamo a lui dedicata una lezione, un tipo di
matematica, in particolare di logica costruttiva e sembrava soprattutto a Brouwer che fosse qualche cosa
133

totalmente di diverso dalla matematica classica. Brouwer chiedeva di scegliere tra la sua matematica
intuizionistica e quella classica, che era in qualche modo simboleggiata, capitanata da Hilbert, sembrava una
battaglia di titani, di giganti, ma Goedel nel 1933 arriva con uno dei suoi soliti risultati sorprendenti e
dimostra che c' un modello intuizionistica della logica classica, cio in altre parole dimostra che la
matematica intuizionista sar anche qualcosa di costruttivo, ma certamente non qualche cosa di pi
Godel
consistente sulla quale si possa fare pi affidamento della logica classica,
(1933)
perch esiste un modello intuizionista della logica classica e dunque se la
Modello intuizionista
logica classica fosse inconsistente, se avesse dei problemi, se fosse matta
della logica classica
riguardo alla metafora che abbiamo gi fatto prima, ebbene poich c' un
modello della logica classica nella logica intuizionista, anche la logica intuizionista sarebbe inconsistente,
anche la logica in intuizionista sarebbe matta, quindi come una trasmissione genetica di questa pazzia e
dunque la logica intuizionistica non qualcosa di pi solido, di meglio fondata della logica classica, se ci
sono problemi nella logica classica, questi problemi ci sono gi anche nella logica intuizionista; di nuovo un
risultato sorprendente, di quelli proprio alla Goedel, nel 1933. Questi sono pi o meno i grandi risultati che
Goedel dimostra prima della guerra mondiale. Che cosa succede nel caso della guerra mondiale? Beh,
ovviamente succede anzitutto che scoppiano le ostilit; Goedel viveva all'epoca in Austria, aveva gi avuto
gravi problemi psichiatrici, era entrato e uscito da ospedali psichiatrici, da manicomi, perch aveva avuto
delle gravi crisi nervose, degli esaurimenti nervosi, per nel 1938 si accorge che sta arrivando la guerra, il
38 ricorderete l'anno dell'Anschluss, dell'invasione dell'Austria da parte di Hitler e Goedel decise di
scappare, di andarsene dall'Austria; se ne va, ormai tardi per poter passare l'oceano e quindi costretto a
prendere un treno che lo porta attraverso tutta la Russia, percorre tutta la parte della Russia fino a
Vladivostock; prender di l un piroscafo, una nave che lo porter sulla costa californiana dell'America e
dalla costa californiana dell'America prende un treno che la porter invece Princeton. Ebbene, a Princeton
Goedel vivr per il resto della sua vita, dal 1938 al 1978, facendo risultati importanti, certamente non cos
importanti come i precedenti dei quali abbiamo parlato, risultati sulla teoria degli insiemi, sulla relativit,
sulla teologia, ai quali accenniamo adesso brevemente. Per, volevo dirvi prima brevemente che,
Princeton(1938-1978)
per lappunto, Goedel se ne and dall'Austria con un certo risentimento,
5. teoria degli insiemi
era molto seccato di questo fatto che sono arrivati i nazisti, non era una
6. relativit
persona particolarmente politicizzata, per fino ad arrivare a distinguere
7. teologia
fra il nazismo e il suo posto ci arrivava ed ecco che Goedel rifiut nella
sua vita, in questi quarant'anni che gli rimanevano da vivere, rifiut sempre non soltanto di andare di nuovo
a visitare lAustria, ma addirittura le onorificenze che lAustria propose di dargli nel corso degli anni.
Goedel ovviamente quando divenne famoso ricevette onorificenze da tutte le parti, non ricevette mai il
premio Nobel, perch come abbiamo gi detto altre volte, il premio Nobel non esiste per la matematica, in
particolare non esiste per la logica, non ricevette mai la medaglia Fields che l'analogo del premio Nobel
per la matematica, perch ormai aveva pi di quarant'anni e la medaglia Fields viene data soltanto a persone
che hanno meno di quarant'anni e notate che la prima venne data praticamente nel 1936 e poi non ne
vennero date pi altre fino al 1950, quindi quei due riconoscimenti, quelle due onorificenze Goedel non li
ottenne, il Nobel o la medaglia Fields. Per ebbe tantissimi riconoscimenti da varie parti del mondo, in
particolare lAustria che pi volte cerc di dare delle onorificenze, a questo suo figlio, diciamo cos, tra pi
importanti; forse insieme a Schroedinger, Goedel l'austriaco che nel campo della scienza in questo secolo
ha fatto di pi, per portare avanti il nome della sua nazione. Ebbene Goedel ha sempre rifiutato queste
onorificenze, non ne volle pi sapere di sentire parlare dell'Austria.
Vediamo per che cosa successe a Princeton. A Princeton Goedel and, non and all'universit, ma a quello
che si chiama, Institute for Advanced Studies, l'istituto degli studi avanzati. Un istituto che un Istituto di
pura ricerca, dove ci stavano per esempio Einstein, dove ci stava Von Neumann, queste grandi menti, dove
si stava Herman Wiles, quindi moltissime persone. Che cosa succede qui? Goedel si dedica soltanto alla
ricerca; non riesce pi a ottenere quei grandissimi risultati, anche perch quelli erano risultati epocali, li
aveva gi ottenuti, per continua a produrre delle cose di altissimo livello. Vediamo dunque pi da vicino
che cosa fece Goedel in questi anni. Anzitutto si interess di teoria degli insiemi, in particolare dell'ipotesi
134

del continuo. Vi ricorderete che cos' l'ipotesi del continuo: l'ipotesi del continuo praticamente la domanda
che chiede quanti sono i numeri reali. La risposta ovvia che voi pensereste e anchio penseremo di dare che
ce ne sono infiniti ovviamente non vale, perch da Cantor oggi sappiamo che di infiniti ce ne sono tanti;
quindi sapere quanti sono i numeri reali significa dire che si certo ce ne sono infiniti, ma quale ordine di
infinito? Cantor dimostr che ci sono pi numeri reali che numeri interi, cio che l'infinito dei numeri reali
maggiore di quello dei numeri interi. Il problema per era sapere quanto maggiore, cio poich gli infiniti
sono tutti ordinati in fila, cio esattamente come i numeri interi, c' l'infinito dei numeri naturali, c'
l'infinito dei numeri reali che pi grande, in mezzo che cosa c'? In mezzo c' qualche cosa, ci sono altri
infiniti oppure no? Questo il grande problema che Cantor chiam lipotesi del continuo, si chiama
continuo perch i numeri reali spesso vengono chiamati appunto il continuo, perch sono messi con
continuit su una retta; ebbene l'ipotesi del continuo chiedeva se ci fossero degli infiniti a met tra l'infinito
di numeri interi e l'infinito dei numeri reali.
5. Teorie degli insiemi
Questo problema Cantor cerc di risolverlo, anche lui fin in manicomio
Ipotesi del continuo
pi volte, perch ovviamente questi studi di matematica sono talmente
avanzati che stremano completamente coloro che li fanno; ebbene Cantor, non riuscii a risolverlo
ovviamente durante la sua vita e nel 1900 di nuovo allo stesso congresso di Parigi del quale abbiamo gi
parlato poco fa, parlando del problema della consistenza, Hilbert propone questa volta il problema di Cantor
come primo problema della sua lista di 23 grandi problemi per il secolo venturo. Ricordatevi, il secondo
problema era la consistenza dell'analisi; Goedel aveva gi risolto questo secondo problema dimostrando
Hilbert
congresso di Parigi
che non possibile dimostrare la consistenza dell'analisi o
(1900)
Primo problema
dellaritmetica all'interno del sistema stesso. Adesso quando
arriva a Princeton, Goedel attacca in realt il primo problema, il pi importante di tutti, quello appunto che
Hilbert aveva posto agli inizi della sua lista per significare il fatto che effettivamente era quello il problema
al quale teneva di pi. Ebbene qual' il risultato di Goedel? Il risultato che Goedel ottenne nel 1938, pi o
meno nel momento in cui arriva a Princeton, probabilmente ci aveva gi pensato prima, che l'ipotesi del
continuo non refutabile. Voi direte questo un modo strano di affrontare un problema; che cosa significa
che non refutabile?
Godel
Significa che non si pu dimostrare che falsa e dunque come fa Goedel
(1938)
a dimostrare un risultato di questo genere? Si inventa un universo che
Lipotesi del continuo
si chiama l'universo degli insiemi costruibili; ricorderete costruibile
non refutabile
ci che viene in qualche modo identificato con la filosofia, la logica e
la matematica intuizionista di Brouwer, questa pi o meno un'idea analoga, cio l'idea di Goedel di
prendere soltanto insiemi che si possono effettivamente costruire a mano. Goedel dimostra che questi
insiemi formano quello che oggi viene chiamato un modello, un universo della teoria degli insiemi,
soddisfano tutte le propriet degli assiomi della solita teoria degli insiemi e in pi soddisfano anche
allipotesi del continuo ed ecco che allora, poich c' un mondo in cui tutti gli assiomi della teoria degli
insiemi sono soddisfatti e anche l'ipotesi del continuo soddisfatta, non possibile dimostrare la negazione
dell'ipotesi del continuo, perch se questa negazione fosse dimostrabile sarebbe appunto vera la negazione e
dunque falsa l'ipotesi del continuo in tutti i mondi possibili e invece Goedel ne fa vedere uno in cui l'ipotesi
del continuo non falsa, in cui l'ipotesi vera. Questa soltanto una parte della storia, perch dire che non
refutabile molto meno che dire che invece provabile; ovviamente nel caso in cui una formula, un'ipotesi
sia provabile, se il sistema consistente non pu essere certo refutabile, altrimenti ci sarebbe una
contraddizione. Quindi sembrava all'epoca, il 1938, che questo fosse un risultato secondario, cio Goedel
aveva dimostrato che l'ipotesi del continuo non si pu refutare, per in realt sarebbe forse venuto qualcun
altro che avrebbe fatto passare in secondo ordine questo risultato di Goedel, dimostrando che invece l'ipotesi
era provabile. Ebbene invece questo non successe e successe stranamente l'esatto contrario, cio nel 1963,
quindi molti anni dopo questo risultato di Goedel, questo signore che si chiama Paul Cohen dimostr che
questipotesi del continuo non dimostrabile, cio l'altra faccia della medaglia. In altre parole Goedel aveva
dimostrato che l'ipotesi del continuo non refutabile, Cohen dimostra che la stessa ipotesi non
dimostrabile; i loro metodi di dimostrazione sono simili, in un caso Goedel si costruisce un universo in cui
l'ipotesi del continuo vera e dunque non si pu refutare, nell'altro
135

caso Cohen si costruisce un universo o meglio tanti universi, perch


poi se ne costru effettivamente parecchi, addirittura infiniti, in cui
l'ipotesi del continuo falsa e dunque non si pu provare. E allora che
cosa succede questo punto? Lipotesi del continuo, il grande
problema, il primo della lista di Hilbert, il problema che aveva fatto
impazzire addirittura Cantor, non si pu risolvere con i mezzi della
matematica moderna. Non n dimostrabile n refutabile, in altre
parole un esempio di quelle verit indimostrabili che Goedel aveva
dimostrato esistere per qualunque sistema matematico; in questo caso per mentre la dimostrazione di
Goedel era una dimostrazione generale e come vedremo nella prossima lezione in realt qualche cosa di
abbastanza indiretto, fa un uso di una frase che dice di se stessa di non essere dimostrabile all'interno del
sistema e dunque interessante per i logici, ma non per matematici, in questo caso invece, dicevo, Goedel
ha trovato insieme a Cohen un esempio molto concreto di questo suo teorema di incompletezza e l'esempio
addirittura il pi famoso problema della matematica di quegli anni, cio l'ipotesi del continuo, che appunto
non n dimostrabile n refutabile all'interno del sistema. Che cosa succede in seguito? Beh, succede che
Goedel sinteressa di altro. Una volta che ha risolto i problemi legati alla logica col teorema di completezza,
quelli legati all'aritmetica e allanalisi col teorema di incompletezza, una volta dimostrato il secondo
teorema sulla consistenza dellaritmetica che non si pu provare allinterno di un sistema, una volta che ha
risolto perlomeno una met, una parte del primo problema di Hilbert sulla teoria di insiemi, che cosa gli
rimane da fare? In matematica, perlomeno nella matematica di cui si interessava lui, poco e dunque quindi si
rivolge altrove, si rivolge in particolare a questo signore che come voi tutti sapete, conoscete benissimo, si
chiama Albert Einstein. Einstein, come vi ho detto, era anche lui un membro dell'Institute di Princeton, era
uno di quei signori, dei cervelloni che non insegnavano, facevano soltanto ricerca. Einstein e Goedel
diventano molto amici e in particolare Goedel si interessa della
relativit generale. Nel 1948 Goedel scopre una cosa interessante,
cio dimostra un'importante teorema nel campo della relativit
generale, per il quale poi gli viene data addirittura quella che oggi si
chiama il premio Einstein, la medaglia Einstein, uno dei pi grandi
riconoscimenti in questo campo e scopre un risultato sugli universi
rotanti, cio dimostra che bench la relativit del tempo fosse
qualche cosa che andava contro il senso comune, allepoca tutti i
modelli noti della relativit generale avevano una nozione di tempo
assoluta, che scorre cio sempre in un senso, ebbene dimostra che si sono degli universi in cui non c' una
nozione assoluta di tempo, una nozione comune di tempo; anzi dimostra addirittura di pi, una cosa molto
strana e questo si che lo fece diventare, come dire, quasi un personaggio singolare della relativit, dimostra
cio che possibile fare il viaggio in avanti e indietro nel tempo.
Eccolo qua Goedel vestito da astronauta, che se ne va in giro per
l'universo; notate viaggio nel tempo, ovviamente quando si parla di
viaggio nel tempo non si fa riferimento al viaggio nel futuro, perch tutti
ci stiamo andando nel futuro, pian piano arriviamo dal passato al futuro.
Il viaggio di cui parla Goedel il viaggio nel passato e Goedel dimostra,
sembra quasi fantascienza, anzi in realt lo addirittura, dimostra che ci
sono dei modelli della relativit generale in cui possibile fare il giro
dell'isolato, esattamente come nel nostro mondo facciamo il giro dell'isolato e andiamo sempre a destra per
esempio, ad un certo punto ci ritroviamo nel punto di partenza perch abbiamo fatto tutti e quattro angoli del
caseggiato, ebbene nel caso degli universi di Goedel possibile fare una cosa analoga, solo che questa volta
lo si fa non solo nello spazio, ma addirittura nello spazio tempo; si va avanti, si va avanti, si va avanti e ad
un certo punto si ritorna indietro e ci si ritrova nello stesso punto, per nello stesso punto non soltanto
spaziale, cio nelle tre coordinate spaziali, ma nello stesso punto dello spazio tempo, cio stesso luogo e
stesso istante, cio si tornati indietro nel tempo, cio Goedel dimostra che il viaggio allindietro nel tempo
non contrario alle leggi della fisica moderna Se non piace, come infatti non piace alla maggior parte dei
136

fisici moderni, allora non bastano l'equazioni della relativit generale per impedire che si possa fare questo
viaggio allindietro nel tempo, c' bisogno di qualche cosa di pi. Benissimo, abbiamo visto questa
progressione dei risultati di Goedel, che partito dalla logica, arrivato alla matematica, risolti magari
parzialmente i pi importanti problemi, passa alla fisica, studia addirittura questo problema del tempo,
dimostra che possibile fare viaggi nel passato, che cosa gli rimaneva da fare? Ebbene, quando si arrivati
a questi livelli di astrazione, l'unica cosa che rimane oltre quello Dio. E infatti Goedel sinteressa
nell'ultima parte proprio della sua vita, nella parte finale della sua vita, della teologia e in particolare
affronta la cosiddetta prova ontologica dell'esistenza di Dio. Questo signore che vedete qui Santa Anselmo
d'Aosta che nel 1079, verso la fine del 1000, aveva dimostrato, aveva introdotto una dimostrazione
dell'esistenza di Dio.
La dimostrazione fece parlare di s praticamente per 900 anni, perch
la famosa dimostrazione praticamente una dimostrazione di struttura
veramente matematica, cio ha un assioma, ha una definizione, ha un
enunciato e una dimostrazione. Qual' la definizione? Beh, una
definizione di Dio. Che cosa Dio? Dio l'essere che ha tutte le
perfezioni. Qual' l'assioma? L'assioma che l'esistenza una
perfezione, meglio esistere che non esistere. E il teorema? Il teorema
che dio esiste. E la dimostrazione? Beh, la dimostrazione a questo punto banale, perch se Dio un
essere che ha tutte le perfezioni e una delle perfezioni l'esistenza e allora Dio ha quella propriet l e
dunque Dio esiste. Ora questa dimostrazione poteva andar bene nellanno 1000 per lappunto, poi col
passare il tempo, con l'affinarsi dei metodi scolastici e ovviamente con l'arrivo della nuovo filosofia, della
filosofia moderna, con Cartesio, soprattutto del razionalismo con Cartesio, con Leibniz, con Spinosa e cos
via, ebbene questo tipo di ragionamento continua ad attrarre i filosofi, ma la dimostrazione originale di
SantAnselmo non soddisfa pi. Ebbene nel 1970 Goedel studia la versione che Leibniz aveva dato di
questa prova ontologica, che era gi un rifacimento della versione di Cartesio e le d una versione
puramente matematica, puramente logica. Goedel non credeva nell'esistenza di Dio, per voleva in realt
dimostrare che era possibile riformulare questi argomenti da un punto di vista matematico e farli diventare
qualche cosa che non avesse gli errori che invece i filosofi precedenti e i santi precedenti avevano in qualche
modo fatto. Quindi vedete come questo percorso in realt stato un percorso veramente grandioso, cio
Goedel partito con i problemi forse pi terra terra, cio legati alla logica, al linguaggio eccetera, salito
via via nel campo della astrazione, arrivato alla teoria degli insiemi e poi addirittura arrivato alla
cosmologia e all'esistenza di Dio. Bene, questa stata la lezione che in qualche modo ci ha introdotti al
personaggio e ai risultati di Goedel, ma nella prossima lezione affronteremo da vicino questo suo famoso
teorema di incompletezza, al quale abbiamo oggi soltanto accennato. Vi do appuntamento a quella che sar
la pi importante lezione del nostro corso, cio alla lezione sui teoremi e non sul personaggio di Goedel.

LEZIONE 16: Metamorfosi di un teorema


Benvenuti alla seconda lezione su Goedel, l'unica persona a cui dedicheremo in realt due lezioni. Nel
nostro corso, nella nostra serie di lezioni abbiamo parlato ogni volta di un personaggio, abbiamo cercato di
introdurre le sue idee, i risultati, la sua vita e cos via, per a Goedel dobbiamo ovviamente dare qualcosa di
pi. Goedel, come vi ho detto pi volte, in realt il pi grande logico certamente della contemporaneit,
forse il pi grande logico della storia insieme ad Aristotele, uno dei due pi grandi logici e quindi giusto
che al teorema di Goedel o meglio a quello che viene considerato il teorema di Goedel dedichiamo un
pochettino pi di attenzione. Nella scorsa lezione abbiamo visto la vita e le opere di Goedel in una maniera
pi generale, abbiamo gi accennato pi di una volta, tra l'altro, a
questo famoso teorema di incompletezza che dimostr nel 1931 e
quest'oggi arrivato il momento di parlare un po pi a fondo di questo
teorema, cercare di spiegarlo, cercare di vedere da dove arriva e
ovviamente lo faremo in maniera il pi possibile indolore, cercando di
andare a vedere anzitutto alcune metafore del teorema di Goedel, cio
137

cercare di capire che cosa questo teorema dice veramente, facendo degli esempi tratti di altri campi.
Parleremo di fisica, di letteratura, di filosofia e cos via e poi nella seconda parte della lezione andremo
veramente a scavare un pochettino pi a fondo per cercare di capire effettivamente quali sono i meccanismi
che regolano questo teorema. E per questo che abbiamo chiamato questa lezione metamorfosi di un
teorema, cio i modi diversi di vedere questo teorema come si presentato nella storia e come si pu
presentare nelle metafore. Cominciamo subito con la metamorfosi, che la metafora pi significativa e
anche pi semplice di tutte, cio quella che arriva dal mondo fisico. Vediamo qui nella slide una
rappresentazione del mondo fisico. Questo triangolono che vediamo pi o meno l'universo come si
comporta, come si espanso dal suo inizio, che come tutti sapete si chiama Big Bang Ebbene questo
universo cominciato ad un certo punto circa 15 miliardi di anni fa e ad un certo punto siamo arrivati nella
sua storia, ma ci che per possiamo vedere dell'universo soltanto una sua piccola parte, cio quello che
viene chiamato l'orizzonte degli eventi dell'osservatore la parte che possiamo osservare perch la luce ha
gi potuto percorrere la distanza che separa quella parte dell'universo da noi; come vedete dalla figura,
questa parte dell'universo a cui possiamo accedere, che noi possiamo direttamente vedere, soltanto una
piccola parte dell'intero universo, cio c' tutta una parte dell'universo che in qualche modo nascosta alla
nostra osservazione e che noi non possiamo ancora vedere Ed ecco che allora una delle metafore del
teorema di Goedel quella che ho scritto qui sotto nella slide, cio che nessun osservatore pu avere
un'immagine completa dell'universo, in questo caso si tratta
ovviamente di osservatori fisici, mentre nel caso di Goedel saranno
osservatori matematici. Detta cos non sembra una grande scoperta,
per in un certo qual modo certamente significativa ed tipica
anche del 900, un teorema caratteristico di limitatezza o di
limitazione delle possibilit umane.:L'uomo qui, guarda
l'universo intorno a s, per pu vedere soltanto una piccola parte
dell'universo e quindi c' una certa incompletezza, una certa
incapacit della conoscenza a ricoprire tutto l'universo nella sua
interezza. Questa la prima metafora, vediamo pi da vicino
invece un qualche cosa che ci porta anche al vero teorema.
Guardate questo testo di letteratura, abbiamo qui di fronte a noi un
grande libro aperto, da una parte porremmo delle cose che si riferiscono alla letteratura e dall'altra parte
faremo la metafora, cio guarderemo invece ai sistemi matematici.
Cominciamo anzitutto con la prima parte, cio quando noi leggiamo un testo letterario ci troviamo di fronte
per lappunto un testo, cio la storia che viene raccontata cos come ha voluto raccontarcela l'autore. In
matematica il corrispondente, il corrispettivo di un testo quello che si chiamano gli assiomi. Gli assiomi
sono praticamente le proposizioni che vengono poste agli inizi della storia e che noi consideriamo come un
testo dal quale dobbiamo dedurre le cose, dal quale dobbiamo dedurre la nostra immagine di ci che ci viene
detto. La critica letteraria o perlomeno l'esegesi del testo ci che i matematici chiamano invece le
dimostrazioni, cio un tentativo di andare a fare un'analisi di ci che l'autore ha scritto, cos come i
matematici fanno invece un'analisi di ci che gli assiomi dicono, cercando di ricavare le conseguenze, anche
le parti pi recondite, quelle che magari l'autore ha soltanto in qualche modo accennato. La stessa cosa si fa
in matematica, cercando di prendere questi assiomi e di analizzarli andando a vedere ci che nascondono
dietro l'apparenza. Ebbene il risultato di questa critica o di queste dimostrazioni sono nel caso della
letteratura i cosiddetti aspetti impliciti, quelli di cui a prima vista non ci eravamo accorti perch il testo non
ne parlava in maniera esplicita, che per si possono dedurre dalle informazioni che ci vengono date
dall'autore. Ebbene i teoremi in matematica sono precisamente l'analogo di questi aspetti impliciti, cio il
tentativo di dedurre dagli assiomi ci che era nascosto e tirarlo fuori attraverso dimostrazioni. Cosa c'entra il
teorema di Goedel in tutto questo? Beh, anzitutto guardiamo che cosa succede in letteratura; prendiamo un
testo letterario per esempio i promessi sposi e vediamo che cosa succede nella realt descritta dai
promessi sposi. Ebbene quello che qui ho scritto precisamente una metafora del teorema di Goedel che
dice nessun testo descrive una realt sufficientemente complessa in modo completo. Ho fatto l'esempio
dei promessi sposi perch tutti probabilmente siamo stati torturati a scuola, costretti a leggerlo e la domanda
138

che vi potrei fare, una delle domande che vi potrei fare sui Promessi sposi per esempio, che dopo tutte le
vicende che, come ovviamente voi tutti sapete, si conclusero
Felicemente, Renzo e Lucia si sposano, ebbero dei figli, ebbene
quanti figli ebbero Renzo e Licia? Immagino che voi ci pensiate
un momento, non vi viene in mente quanti figli ebbero, per un
motivo molto preciso, perch Manzoni dice semplicemente dopo
di questo, dopo il primo figlio, ne ebbero chiss quanti altri e non
precisa, non lascia determinato, qual' il numero, la consistenza,
diciamo cos, della famiglia Tramaglino. Ebbene questo non
un'eccezione, perch vero sempre che quando si ha di fronte a
noi un testo che racconta una realt che sufficientemente
complessa, non ci possono essere tutte le informazioni, per
esempio il colore dei vestiti che Renzo aveva in un certo
momento oppure, non so, la forma delle scarpe di Lucia quando
scappava dai Bravi e cos via, sono tantissime cose che il testo
non riesce descrivere, cio c una realt, ma questa realt sottodeterminata in qualche modo, non si pu
raccontare in maniera completa. Ebbene questa ovviet che si potrebbe dire letteraria, da un punto di vista
matematico diventa invece qualche cosa di molto profondo; cos come nessun testo descrive una realt
letteraria sufficientemente complessa in maniera completa, ebbene nessun testo matematico, in questo caso
nessun sistema aritmetico sufficientemente complesso completo. Ecco per che quello che da un vista
semplicemente letterario non ci dava forse molto fastidio, da un punto di vista matematico c' ne da molto di
pi, perch di certo vi ricorderete quando abbiamo parlato di Frege, quando abbiamo parlato di Russell e di
Wittgenstein, dell'idea, del sogno di poter arrivare a un sistema che fosse appunto una descrizione completa
di tutta la matematica o perlomeno del sistema aritmetico, della realt che tratta dei numeri interi, ebbene,
purtroppo, il risultato di Goedel dice precisamente questo, che per quanto riguarda anche soltanto la piccola
parte o perlomeno quella parte importante, certamente non totale della matematica che tratta dei numeri
interi, gi di questa parte non si pu dare una descrizione completa, non ci pu essere il libro, il testo
letterario nel quale sono descritte, non esplicitamente ovviamente perch questo non ce lo potremmo
aspettare, ma nemmeno implicitamente, tutte le propriet del sistema, cio qualunque sistema di assiomi che
noi poniamo per i numeri interi sar incompleto, non sar una descrizione completa, ci saranno sempre delle
verit aritmetiche che non sono n dimostrabili n refutabili all'interno di questo sistema, cio il testo
aritmetico della matematica non completo; il che significa che non ci pu mai essere la fine della storia,
che la matematica se vogliamo paragonarla per lappunto a qualcosa di letterario, non un libro, ma una
biblioteca che non viene mai terminata perch bisogna sempre continuare ad aggiungere volumi uno dietro
l'altro. Quindi qui vediamo che questa metafora che nel caso della letteratura permetteva alla letteratura di
continuare a vivere, cio nessun libro era completa, ma questo va bene, il che significa possiamo continuare
a leggere altri romanzi, nel caso della matematica va un po' meno bene, comunque questa effettivamente la
realt. Questa era la seconda nostra metafora, mentre la prima era una metafora fisica, il fatto che gli
osservatori non possono ricoprire col loro sguardo, naturalmente non solo fisico, ma anche attraverso i
telescopi l'intero universo, questa seconda metafora letteraria, cio nessun testo matematico ci pu
raccontare l'intera storia della matematica, ci sar bisogno non soltanto di tanti testi, ma addirittura di infiniti
testi, nessun numero finito di testi sufficiente a dirla tutta per cos dire.
Bene, passiamo ad un'altra metafora che ancora pi vicina proprio alla dimostrazione del teorema di
Goedel ed una metafora che ci viene invece dalla filosofia. Questo signore nella slide lo riconoscere tutti,
ovviamente Kant; ebbene Kant scrisse un opera molto importante verso la fine del 700 e questa opera,
come tutti almeno sapete dal titolo, si chiama la critica della
ragion pura. Ebbene la critica della ragion pura ovviamente un
monumento della filosofia contemporanea, il tentativo di mettere
insieme da una parte il razionalismo di Cartesio, di Spinosa e
dall'altra parte invece lempiricismo, l'empirismo inglese di Hume e
Locke e cos via, cio un tentativo di sintesi ed per questo che
139

Kant effettivamente considerato forse il pi importante filosofo del 700, ma anche forse il pi importante
filosofo dell'era moderna. Ebbene tra le tante cose che si trovano nella critica della ragion pura si pu
guardare, come vogliamo fare noi adesso in questi brevi istanti, qual' l'impianto, qual l'idea essenziale
della critica della ragion pura. Ebbene l'idea l'ho espressa in questo modo, cio lidea di Kant questa: se la
ragione vuole essere consistente, non pu essere completa. Cerchiamo di capire meglio che cosa significa
questo; Kant aveva questa idea, che noi ci troviamo di fronte, quando parliamo con noi stessi o con altri,
quando pensiamo alle nostre idee, al problema dell'estensione delle potenzialit della ragione. Ora ci sono
in qualche modo due tensioni quando si parla di ragione, da una parte vogliamo che la ragione sia
consistente, ricorderete, per esempio dalla lezione su Platone, che uno dei principi fondamentali della logica
per lappunto il cosiddetto principio di non contraddizione, cio noi possiamo dire una cosa oppure il
suo contrario, ma non certamente possiamo dire la stessa cosa e il suo contrario nello stesso momento,
perch questo sarebbe una contraddizione che appunto contraria a tutta la storia, a tutto l'impianto della
logica contemporanea e la mancanza di contraddizione proprio ci che si chiama consistenza. Quindi
questo sembrerebbe essere una delle richieste fondamentali che noi imponiamo alla ragione, vogliamo che
le ragioni sia consistente. Ebbene l'altra propriet invece che ci piacerebbe che la ragione avesse, sarebbe la
completezza, cio riuscire con la sola ragione ad arrivare a capire praticamente tutto ci che si pu capire,
cio ogni verit dovrebbe essere accessibile alla ragione. Questa completezza per lappunto l'altra faccia
della medaglia, quindi da una parte la consistenza, la mancanza di contraddizioni, dall'altra parte la
completezza, la possibilit di capire, di arrivare a capire ogni verit. Ebbene l'essenza della critica della
ragion pura proprio questo, cio se la ragione vuole essere consistente non pu essere completa, cio
queste due caratteristiche, queste due richieste non vanno d'accordo, perch se noi vogliamo avere la
completezza non possiamo avere la consistenza e viceversa. Questo di nuovo una limitazione della ragione
umana, non si pu avere tutto ci che si piacerebbe avere, soltanto una di queste due possibilit. Vediamo
pi da vicino come Kant ha cercato di dimostrare questo suo appunto, ovviamente non possiamo fare in un
minuto la critica della ragion pura, ma l'idea fondamentale di Kant questa: quando la ragione si spinge ai
suoi limiti estremi, ci che trova sono le idee trascendentali, come lui le chiama.
Dimostrazione
Le tipiche idee trascendentali sono il concetto di Dio, il
Le idee trascendentali, ottenute
concetto di anima, il concetto di mondo e cos via. Ebbene
con passaggi al limite,
quando si considerano queste idee trascendentali ottenute come
producono contraddizioni
dicevo con un passaggio al limite, spingendosi oltre le colonne
d'Ercole della ragione, queste idee trascendentali producono delle contraddizioni, cio una parte della critica
della ragion pura precisamente la parte delle cosiddette quattro antinomie della ragione, cio chi arriva a
considerare, chi si spinge oltre i limiti della ragione, perch si cerca di avere la completezza e in particolare
si vuole poter parlare di Dio, dell'anima, del mondo, si cade nell'inconsistenza, perch si arriva a dimostrare
delle antinomie, delle contraddizioni. Allora la completezza implica l'inconsistenza, il che significa per il
principio di contrapposizione che abbiamo usato gi pi di una volta e che stato trovato appunto da
Aristotele, completezza implica inconsistenza e significa che,se noi vogliamo la consistenza, allora non
possiamo avere la completezza. Quindi questo limpianto della critica della ragion pura ed proprio ci
che in realt poi Goedel fece poi per la matematica. Anche qui dire che un sistema consistente non pu
essere completo, un buon modo di riformulare il teorema di Goedel di cui parleremo tra poco. Bene,
avviciniamoci ancora un pochettino di pi e cerchiamo questa volta di vedere la matematica, cio un modo
di affrontare il teorema di Goedel da un p. di v. matematico. Da un punto di vista matematico il teorema di
Goedel si pu dire molto facilmente, basta dire che la verit diversa dalla dimostrabilit, ci che vero
Matematica
un conto, ma ci che si dimostra solo una parte di tutto quello
verit dalla dimostrabilit
che vero, cio la verit non coincide con la dimostrabilit, non
..
si riesce a dimostrare tutta la verit, ci saranno delle cose vere

1
che non si riesce a dimostrare, questa l'idea. Come mai? Oggi
certamente non sarebbe poi cos complicato convincersi della verit del teorema di Goedel, perch la verit
coinvolge un numero potenzialmente infinito di quantificatori, cio tutti, nessuno, qualcuno. che aveva gi
introdotto Aristotele: naturalmente si possono fare combinazioni a piacere di questi quantificatori e allora la
140

verit un qualche cosa la cui complessit potenzialmente infinita, mentre invece la dimostrabilit
qualche cosa la cui complessit molto semplice, cio dire che una formula, unaffermazione
dimostrabile, significa dire che dunque esiste un solo quantificatore, esiste una sua dimostrazione. Allora
pu anche essere intuitivo questo fatto, che la verit diversa dalla dimostrabilit, perch infiniti
quantificatori sono diversi da uno, cio praticamente dal p.di v. matematico il teorema di Goedel si riduce a
questa constatazione, che linfinito diverso dal numero 1. Naturalmente questo un po mascherato, ma
questo uno degli aspetti, laspetto matematico del teorema di Goedel. Vediamo pi da vicino ancora una
riformulazione matematica, in particolare aritmetica perch come ho gi detto prima il teorema di Goedel
riguarda in particolare il romanzo dellaritmetica e quindi bene guardare queste cose pi da vicino.
Aritmetica
Consideriamo qui una propriet che abbiamo chiamato P, ovviamente
P = per ogni x e y,
in onore di questo signore che era per lappunto Pitagora; ebbene il
x2 2x2
contenuto del teorema di Pitagora, per lo meno del fatto che ci sono dei
P vera se x, y interi
numeri irrazionali, si pu esprimere dicendo che per ogni x e y, per
(V2 non razionale)
ogni numero x e y il quadrato di x diverso da due volte il quadrato di
P falsa se x, y reali
y, cio il rapporto tra x e y al quadrato non pu essere uguale a 2, questo
(V2 reale)
il significato appunto di ci che Pitagora scopr come conseguenza del
suo famoso teorema, cio il fatto, oggi diremo, che la radice di 2 un numero irrazionale. Ebbene
guardiamo allora questa propriet P, questa propriet vera o falsa? Beh, ho appena detto naturalmente che
questa propriet vera, se noi supponiamo che i numeri inseriti siano numeri interi, non c nessuna coppia
di numeri interi il cui rapporto al quadrato uguale a 2, quindi abbiamo qui una propriet che vera nel
caso dei numeri interi perch la V2 non un numero razionale; per se invece dei numeri interi noi
considerassimo dei numeri reali, allora la V2 ovviamente un numero irrazionale e ci sarebbero dei numeri
x e y che hanno questa proprit e quindi significa che noi abbiamo una propriet che vera in un caso
quando noi interpretiamo queste variabili come se fossero dei numeri interi ed falsa in un altro caso
quando invece interpretiamo queste variabili come se fossero dei numeri reali. Ora com possibile che una
propriet sia vera e falsa? Beh, ovviamente stiamo parlando di ambienti diversi, per da questo fatto che una
stessa propriet vera in un caso e falsa nellaltro, possiamo ricavare la seguente conseguenza: questa
propriet P, che praticamente esprime il fatto che la V2 non
razionale,
non n
P non dimostrabile n
dimostrabile n refutabile in un qualunque sistema i cui assiomi
refutabile in un sistema
siano veri sia per i numeri interi che per i numeri reali. Come mai
i cui assiomi valgano
questo? Supponiamo di metterci in un sistema di assiomi in cui
sia per i numeri interi
gli assiomi siano veri in entrambi i casi, cio sia che parlino dei
che per i numeri reali
numeri reali e sia che parlino dei numeri interi; per esempio una
propriet che vale in tutti e due i casi questa: se prendiamo x e aggiungiamo a x zero, otteniamo ancora x,
x + 0 = x; questo vero sia che x sia un numero intero, sia che x sia un numero reale. Possiamo mettere una
lista anche infinita di propriet di questo genere, che sono vere sia per i numeri interi che per i numeri reali.
Ebbene possiamo considerare questa lista come un particolare sistema di assiomi dellaritmetica, come una
particolare descrizione di questo romanzo dellaritmetica, per comunque abbiamo qui una proposizione che
non pu essere n vera n falsa, cio non pu essere n dimostrabile n refutabile in quel sistema, perch?
Ma perch una proposizione che vera per i numeri interi, ma falsa per i numeri reali; se gli assiomi
sono veri in entrambi i casi, sia per i numeri interi che per i numeri reali, anche tutte le loro conseguenze
dovranno essere vere sia per gli interi che per i numeri reali, ma qui abbiamo una formula che vera in un
caso e falsa nellaltro e quindi non possibile che questa formula sia derivabile da assiomi che sono veri in
tutti e due i casi. Ebbene questo praticamente, quasi quasi il teorema di Goedel; lunica differenza che
Godel riusc a trovare una proposizione molto simile, fra laltro, alla proposizione che abbiamo trattato poco
prima, che non n dimostrabile n refutabile in un qualunque sistema di assiomi in cui gli assiomi siano
veri per i numeri interi, cio Goedel riusc a far cadere questo riferimento allaritmetica dei numeri reali, che
in effetti qualche cosa che centra poco quando si parla dei numeri interi e questo sembrerebbe un piccolo
miglioramento, in realt una grande complicazione da un punto di vista matematico; per lidea pi o
meno quella che gi si ottiene dal teorema di Goedel, cio ci sono cose che non si riescono n a dimostrare
n a refutare in sistemi di assiomi, i cui assiomi siano veri per i numeri interi.
141

Quindi siamo ormai arrivati praticamente al dunque. Come fece Goedel a dimostrare il suo teorema che
adesso enunceremo per bene, di cui accenneremo alla dimostrazione. Bene, Goedel fece questo, cominci a
considerare la storia della logica e si rifece alla famosa antinomia con la quale abbiamo cominciato
praticamente il nostro corso di lezioni, cio la famosa antinomia del mentitore. Ve la ricordo brevemente, la
nostra lezione si chiamava il naso di Pinocchio per lappunto, perch era qualche cosa che aveva a che fare
con la verit e con la menzogna. L'antinomia del mentitore che dovuta ad Epimenide consiste
Epimenide
semplicemente nel considerare una frase che dice io non sono vera
io non sono vera
oppure considerare una persona, un pinocchio che dice io sto mentendo.
Una frase di questo genere, vera o falsa? Beh, vediamo da vicino che cosa succede: la frase che dice io
non sono vera non pu essere vera, perch? Perch se fosse vera quello che dice sarebbe vero, ma dice di
dire falso, di non essere vera e allora se fosse vera sarebbe falsa. Questa una cosa che non pu
Non pu essere vera
fare e quindi non pu essere vera. Cosa succede nel caso contrario?
(altrimenti direbbe il falso)
Vediamo: non pu nemmeno essere falsa, perch se fosse falsa, la
frase che dice io non sono vera, sarebbe vero il contrario di quello che dice, ma dice di non essere vera, il
suo contrario essere vera e dunque se fosse falsa sarebbe vera. Sono sicuro che naturalmente la vostra
testa sta girando come succede sempre ogni volta, anche a me tra l'altro, quando parlo di queste antinomie,
di questi paradossi, per se provate a farlo ovviamente su un foglio di carta o nell'ambito della vostra mente,
vi accorgerete presto che effettivamente il dire io non sono vera un qualche cosa che non sta n in cielo
n in terra, perch una frase che non pu essere n vera n falsa. Ora che cosa fece Goedel? Goedel fece
un piccolo cambiamento a prima vista, che per provoc un grande sconquasso, cio invece di considerare
una frase che dice io non sono vera e di ottenere in questo modo un paradosso e quindi non saper bene che
cosa fare, perch poi alla fine quando si ha di fronte a s un paradosso, i paradossi sono sempre delle cose
un po fastidiose, non si sa come risolverli, ebbene Goedel riusc a fare una modifica del paradosso del
mentitore che non paradossale, che diventa appunto quello che si chiama il teorema di Goedel. Vediamo
da vicino come arriv a questa cosa Il cosiddetto primo teorema di incompletezza, perch vedremo presto
che c ne un secondo che deriva da esso, ebbene in questo primo teorema di incompletezza, Goedel invece
di considerare la frase che dice "io non sono vera", considera la frase che dice "io non sono dimostrabile",
cio fa questo passaggio appunto dalla verit alla dimostrabilit. Primo problema: "io non sono vera" una
Primo teorema di incompletezza
frase punto e basta, perch o si veri o non si veri, mentre
io non sono dimostrabile in F
invece dire "io non sono dimostrabile" semplicemente non
ha nessun senso, perch essere dimostrabili non qualche cosa di assoluto, come la verit, ma qualcosa di
relativo al sistema di assiomi in cui ci si pone. Si pu non essere dimostrabili in un certo sistema, ma poi
magari si pu diventare dimostrabili in un altro sistema; per esempio, un modo molto semplice per far s che
una certa formula sia dimostrabile consiste nel prenderla come assioma e certamente se prendiamo una
formula come assioma, poi quella diventa dimostrabile perch l'abbiamo gi presa agli inizi, quindi non si
pu dire cos come si diceva "io non sono vera", non si pu dire "io non sono dimostrabile", bens bisogna
dire "non sono dimostrabile in un certo sistema F ", che abbiamo indicato appunto con F , che sta per
sistema formale. Allora per ciascun sistema formale F ci sar in realt una frase di Goedel e su questa
dovremmo ragionare, in altre parole mentre il paradosso del mentitore lavorava in assoluto, valeva in
assoluto, qui ci si riferisce ad un particolare sistema formale F che abbiamo fissato per il momento. Fissato
questo sistema formale F, consideriamo la frase che dice "io non sono dimostrabile in quel sistema formale
F" e vediamo che cosa succede, vediamo se otteniamo magari addirittura un paradosso
analogo a quello del mentitore. Cominciamo subito con la prima parte; la prima parte effettivamente la
stessa storia del paradosso del mentitore, no? Vediamo questa frase che dice "io non sono dimostrabile", pu
essere dimostrabile? Anzi tutto dipende, dipende molto da come fatto il sistema formale di cui stiamo
parlando, ma supponiamo che il nostro sistema formale F sia un sistema che si chiama in logica " corretto",
cio un sistema che dimostra soltanto delle verit. Ebbene, se il sistema dimostra soltanto delle verit e se la
frase che dice di se stessa "io non sono dimostrabile" fosse dimostrabile, allora avremo di fronte a noi una
frase che dimostrabile, che dice di non esserlo, dunque sarebbe falsa, per questo non possibile perch il
sistema corretto, dimostra solo verit, quindi questo lo stesso procedimento del paradosso del mentitore,

142

sembreremo avviati verso la stessa via e dunque avviati verso gli stessi problemi; per attenzione nel caso
della frase di Goedel le cose cambiano.
Non pu essere dimostrabile
Abbiamo gi ottenuto questo primo passo, che la frase
se F corretto
che dice "io non sono dimostrabile in un certo sistema
(cio se F dimostra solo verit)
F", se il sistema corretto effettivamente non
Non pu essere refutabile
dimostrabile e allora questo che cosa significa? Beh,
(perch, non essendo dimostrabile,
significa semplicemente che questa frase vera, perch
vera e allora F non pu dimostrare
dice di non essere dimostrabile, non dimostrabile,
la sua negazione, che falsa)
dunque vera. Allora se vera, la sua negazione falsa
ovviamente, ma stiamo parlando di un sistema corretto, in un sistema corretto non possibile dimostrare
delle falsit, dunque la negazione della frase di Goedel non pu essere dimostrabile, la frase stessa non pu
essere dimostrabile perch il sistema corretto, dunque vera, dunque la sua negazione neppure pu essere
dimostrabile se il sistema corretto e allora siamo arrivati di fronte ad una frase che non dimostrabile, la
sua negazione non dimostrabile, quindi la frase di partenza non nemmeno refutabile, siamo arrivati di
fronte ad una frase che il sistema non pu descrivere. Abbiamo una frase che vera, noi sappiamo che
questa frase vera, ma il sistema non pu sapere se questa frase vera oppure no. Non lo pu sapere?
Abbiamo appunto fatto vedere che questa frase non dimostrabile e ovviamente non pu nemmeno
dimostrare che questa frase falsa, cio la negazione di questa, perch altrimenti dimostrerebbe una falsit,
quindi con un piccolo cambiamento, piccolo per modo di dire ovviamente, effettivamente Goedel riusc a
dimostrare che c una frase che parla di se stessa, dice di non essere dimostrabile, vera e non
dimostrabile e dunque non essendo dimostrabile, ma essendo vera, nemmeno la sua negazione
dimostrabile, Questo molto peggio del giramento di testa che viene dopo un paradosso; effettivamente il
teorema di Goedel quando apparve o meglio quando fu annunciato e enunciato da Goedel nel 1930-31,
effettivamente fece scalpore, moltissimi non lo capirono, moltissimi continuarono a credere per anni che
effettivamente fosse semplicemente una versione del paradosso, che ci fosse qualche inconsistenza nel
ragionamento di Goedel, eccetera. Goedel aveva allepoca 24 anni quando scopr questo teorema, era
praticamente il risultato che ottenne subito dopo la sua tesi di laurea, come abbiamo gi detto nella scorsa
lezione, la sua tesi di laurea nel 1930 dimostr il teorema di completezza della logica proposizionale e
predicativa e nel 1931 Goedel dimostra invece lincompletezza della aritmetica e di tutto ci che poi
estende laritmetica, in particolare di qualunque sistema matematico che sia sufficientemente potente e
sufficientemente grande da contenere in particolare laritmetica. Benissimo, vediamo allora che cosa si pu
dedurre da questo teorema; ebbene, la conseguenza pi importante del teorema di Goedel o meglio il modo
di formulare in maniera indipendente da questa formulazione che abbiamo visto prima, cio da questa frase
il teorema di Goedel, il seguente: se noi prendiamo un sistema che sia vero matematico, cio che sia
corretto e abbiamo gi visto che cosa significa corretto, lo ripeteremo fra poco, ma comunque brevemente
possiamo dire che dimostra soltanto delle verit e che sia anche sufficientemente potente e su questo ritorno
tra un momentino, allora questo sistema incompleto. Incompleto significa che non pu dimostrare
Un sistema matematico corretto
tutte le verit, cio ci troviamo di fronte ad una verit, che
e sufficientemente potente
vera perch appunto una verit, ma non dimostrabile;
incompleto
qual questa verit che vera, ma non dimostrabile? E
proprio la frase che dice "io non sono dimostrabile". Ora tutto questo labbiamo gi detto prima, abbiamo
considerato lipotesi di correttezza, perch altrimenti non saremmo riusciti a derivare il fatto che la frase di
Goedel non era dimostrabile, abbiamo dedotto l'incompletezza proprio dal fatto che c una verit che non
dimostrabile, non abbiamo parlato di questa aggiunta, il fatto che il sistema debba essere sufficientemente
potente. Beh, qui sta veramente il trucco del teorema di Goedel, perch in realt quello che abbiamo fatto
noi praticamente il gioco delle tre palle, cio abbiamo fatto un pochettino i prestigiatori. Ora per, mentre
nel caso del paradosso di Epimenide non c'era nessun trucco, cio avevamo considerato la frase che dice "io
non sono vera "oppure "io sono falsa" e poi avevamo visto quali erano le conseguenze di questa frase, nel
caso del teorema di Goedel abbiamo considerato una frase che dice "io non sono dimostrabile in un certo
sistema formale F", per questa una frase del linguaggio naturale. Nel caso del paradosso del mentitore
per lappunto stavamo lavorando nel linguaggio naturale, ma nel caso del teorema di Goedel stavamo
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lavorando in un sistema formale per la matematica; nei sistemi formali per la matematica abbiamo soltanto
delle formule. Ora come si fa a scrivere una formula che dica "io non sono dimostrabile in un certo sistema
formale", ci sono alcune cose che abbiamo lasciato, per cos dire, in sospeso. Il primo problema questo
fatto, cio che si possa parlare, all'interno di un sistema formale, di dimostrabilit; in genere i sistemi
formali, soprattutto quelli per i numeri, parlano di propriet dei numeri, somma, prodotto, uguaglianze e cos
via, mentre qui invece abbiamo cercato di parlare di cose che erano al livello met matematico, cio non di
cose che stanno dentro il sistema, ma di cose che stanno fuori e che noi guardiamo dall'alto, in particolare la
dimostrabilit. Come possibile questo? Qui sta proprio il trucco della dimostrazione di Goedel, si tratta di
far diventare in maniera molto pitagorica tutto numero, cio di associare ad ogni parte del linguaggio un
numero, in modo tale che poi alla fine tutto ci che noi diciamo nel linguaggio si trasformi in numeri e
dunque si possa parlare non delle frasi del linguaggio bens dei numeri che le rappresentano. Oggi queste
cose sono abbastanza normali, il linguaggio dei computer, come tutti sapete, semplicemente fatto di zeri e
uni. Voi scrivete sul computer fammi questa figura, per esempio oppure colora di rosso questa fa parte della
figura, per poi il computer in realt capisce soltanto zeri e uni. Anche prima che ci fosse il computer c'era
questo modo di associare dei numeri a delle cose, per esempio, non so quanti di voi siano mai stati arrestati,
che abbiano mai avuto queste belle foto segnaletiche di fronte al quale cera un numero che identificava il
carcerato, non so quanti di voi siano poi finiti in galera con un bel numero sullo stomaco che lo identificava
per lappunto, ebbene il sistema di numerazione dei carcerati era precisamente questo: assegnare a ciascuno
carcerato dei numeri, in modo che ci si potesse dimenticare del fatto che erano uomini, della loro identit e
parlare soltanto di numeri. L'idea di Goedel non molto diversa, cio si tratta di fare un'enorme prigione,
un enorme sistema carcerario in cui tutto diventa identificato in questo moto, se non vi piace la metafora del
carcerato, perch naturalmente un po' fastidiosa, non ci piace pensare che noi potremo essere o siamo stati
carcerati, ebbene pensate per esempio alla vostra automobile; anche quella in realt la si identifica con una
targa, che semplicemente un numero oppure anche un sistema con delle lettere, quindi in realt questo
sistema di associare i numeri a cose, a persone, un qualche cosa che si fa indipendentemente dal teorema
di Goedel, per Goedel lo sfrutt a fondo e allora questa sufficiente potenza vuol dire proprio questo, cio
che il sistema che stiamo considerando qualche cosa che ci permette di parlare dei numeri e dunque ci
permette di fare ragionamenti sul linguaggio, per tramutati, travestiti da numeri. Questa la prima cosa e la
seconda cosa, il secondo aspetto di questa potenza sufficiente il fatto che la frase di Goedel non dice
soltanto non dimostrabile in esso, ma dice io non sono dimostrabile in esso; questa una cosa un po' pi
complicata, cio la possibilit di una formula di essere autoreferenziale, per il parlare di se stessi. Questo
qualche cosa che veramente nuovo, perch in realt nel linguaggio naturale si dice io, ma si parla di noi
stessi, mentre invece nel linguaggio formale sembrava una cosa difficilissima riuscire a fare queste
autoreferenze, queste circolarit e il trucco del teorema di Goedel, il trucco tecnico proprio questo. Non vi
posso spiegare qui, ma naturalmente vedrete sui testi che sono consigliati per queste lezioni, come Goedel
arriv a fare effettivamente questa autoreferenza. Ecco che allora, un sistema in cui possibile fare
autoreferenza e in cui possibile parlare di dimostrabilit, permette di esprimere la frase che dice io non
sono dimostrabile in questo sistema, dunque se il sistema corretto, quella frase vera e non
dimostrabile, cio il sistema incompleto, questa lidea del teorema di Goedel. Che cosa succede allora?
Vediamo pi brevemente, ma in maniera scritta per lo meno, quali erano queste ipotesi: corretto significa
dire che il sistema non dimostra delle falsit, sufficientemente potente significa dire che il sistema
permette di esprimere autoreferenze, io e concetti come la dimostrabilit e da ultimo l'incompletezza era
semplicemente il fatto di dire che ci sono delle asserzioni non dimostrabili e non refutabili.
Corretto =
Questo praticamente il teorema di Goedel e un
non dimostra falsit
accenno alla sua dimostrazione, per c' certamente
Sufficientemente potente =
l'idea fondamentale, questo fatto di considerare la frase
permette di esprimere autoreferenze
che dice "io non sono dimostrabile". C' un secondo
e concetti come dimostrabilit
teorema di Goedel, che si chiama secondo teorema di
Incompleto =
incompletezza che cercheremo di enunciare in questi
ci sono asserzioni non dimostrabili
brevi minuti che ci separano dalla fine della lezione.
e non refutabili
Consideriamo ora, esattamente come prima abbiamo
144

considerato la frase P che si riferiva a Pitagora, la frase G che Goedel ha inventato, per non possiamo
usare la sola frase G perch ce n' una per ogni sistema formale, quindi usiamo la frase G F , con un indice
Secondo teorema di incompletezza
che sta ad indicare che stiamo nel sistema formale F,
GF :
ebbene qual'e la frase di Goedel? Dice "io non sono
"io non sono dimostrabile in F"
dimostrabile nel sistema F"; ebbene io sono proprio
ovvero
quella frase di Goedel, che dice semplicemente G F
"G F non dimostrabile in F"
non dimostrabile nel sistema F, va bene? Qualera
Il 1 teorema dice:
il contenuto del primo teorema di Goedel? Il primo

F corretto G F
teorema di Goedel diceva: se il sistema corretto, la
frase G con F non dimostrabile in F, ma dire che la frase G con F non dimostrabile in F dire niente
altro che G con F, perch G con F dice proprio questoo. Allora il primo teorema diceva se abbiamo un
sistema corretto allora vale questa frase, per attenzione adesso, perch noi sappiamo gi che questa
formula non dimostrabile nel sistema; se fosse possibile dimostrare all'interno del sistema formale corretto
che il sistema formale corretto, potremo dimostrare l'ipotesi di questa implicazione e dunque potremo
dimostrare anche la sua conclusione, ma la sua conclusione proprio la frase di cui Goedel ha dimostrato
che non era dimostrabile e allora non dimostrabile nemmeno il fatto che il sistema sia corretto. Ora questo
lo rivediamo, lo riduciamo in una maniera un pochettino pi formale, cio un sistema matematico che sia
corretto, che sia sufficientemente potente e questo labbiamo gia visto, in cui vale il teorema di Goedel,
cio il fatto che se il sistema formale allora vale quella certa frase in cui il primo teorema di Goedel sia
dimostrabile allinterno del sistema, non pu dimostrare di essere corretto. Questo quello che in qualche
modo fece scalpore perch sfrondato da tutti questi tecnicismi, diciamo cos, che possono anche in qualche
Un sistema matematico
modo distrarre dal succo faccenda, il secondo teorema di
corretto
Goedel dice semplicemente che se voi avete di fronte un
sufficientemente potente
sistema corretto, che quello che volete avere, cio un
in cui si pu dimostrare
sistema che non dimostra delle falsit, ebbene questo
l'implicazione precedente
sistema non pu sapere lui di essere corretto, cio non pu
non pu dimostrare di essere corretto
sapere che le cose che dimostra sono soltanto verit oppure
se volete, avete di fronte a voi una persona che l'analogo del sistema formale, questa persona non fuori di
testa, non una persona pazza, ebbene se in altre parole ha la consistenza, diciamo cos, dentro la sua testa,
non pu sapere di essere consistente. Il secondo teorema di Goedel dice semplicemente che le uniche
persone che dicono guarda che io non sono matto sono quelle che sono effettivamente matte e in effetti
tutte le scene che voi avete visto nei film e spero soltanto nei film, quando si porta in manicomio qualcuno
in camicia di forza, in genere quello che viene detto da questo qualcuno proprio la famosa frase io non
sono matto. Le frasi frase del tipo io non sono matto le possono dire soltanto i matti. Le affermazioni del
tipo io sono corretto, cio non dimostro delle falsit, le possono dire soltanto i sistemi che non lo sono
corretti, perch i sistemi che sono corretti non possono avere questa capacit. Questa una grossa
limitazione perch significa che non ci pu essere questa specie di autoriflessione che i sistemi matematici
possono fare. Che cosa succede dopo Goedel? Questo in parte lo vedremo nelle successive lezioni,
per quello che effettivamente si fece fu di togliere questo riferimento alla correttezza, che in qualche modo
lega il sistema con il mondo esterno, che dice che le frasi che si
Miglioramento
Si sostituisce la
dimostrano dentro il sistema sono vere, mentre vero qualche
correttezza (esterna)
cosa che si riferisce al mondo, ebbene si sostitu questa ipotesi
con la
di correttezza con la sola consistenza. La consistenza non
consistenza (interna)
fa riferimento all'esterno, ma fa solo riferimento all'interno,
significa che non possibile dimostrare allo stesso tempo una frase e la sua negazione, non possibile
ottenere delle inconsistenze. Il teorema di Goedel vale anche sotto questa ipotesi pi debole, quindi c la
forma pi forte del teorema di Goedel, in particolare un sistema consistente non pu dimostrare la propria
consistenza. Se ricordate questo era effettivamente quello che era il famoso problema di Hilbert, il tentativo
di Hilbert di fondare la matematica in qualche modo che fosse autofondante, cio cercare dimostrare la
consistenza dei sistemi all'interno dei sistemi stessi. Questo teorema di Goedel riformulato in questo modo,
145

riferito alla consistenza, distrusse in qualche modo proprio il programma, il sogno di Hilbert. Bene, io spero
che non vi siate annoiati, che non abbiate avuto paura, questa stata forse la lezione pi tecnica che
abbiamo fatto, ma valeva la pena, in qualche modo, di vedere pi da vicino anche che cosa fanno i logici e
anche di capire che effettivamente non si vive di soli aneddoti, perch molte delle nostre lezioni passate e
anche qualcuna delle lezioni future si un po limitata raccontare a grandi linee quello che succede. Oggi
invece, abbiamo cercato di andare un pochettino pi a fondo e di vedere effettivamente, perlomeno nel caso
pi l'importante della logica moderna, qual'era lo stato delle cose. La prossima volta ripartiremo di nuovo
con qualcuna delle lezioni generali.

LEZIONE 17: Risposta a Pilato


Benvenuti ad una lezione su uno dei temi centrali del nostro corso, la logica matematica in generale, anzi
addirittura la logica, anche quella filosofica, cio il tema della verit. Vi ricorderete siamo partiti dagli inizi
parlando di uno dei paradossi pi importanti, quello del mentitore, che oggi riprenderemo brevemente e
abbiamo detto allepoca, che proprio da questi paradossi, dallo studio della verit era nata la logica prima e
poi la logica matematica in seguito. Oggi cercheremo di tirare le fila, dopo tutto quello che abbiamo gia
detto riguardo ai vari personaggi e introdurremo in particolare uno dei personaggi pi famosi della logica
moderna che si chiama Alfred Tarski, che non considerato forse al livello di Goedel, ma insomma poco
dopo, forse il secondo logico, soprattutto negli anni 30, che ha portato un contributo essenziale a questo
studio della logica matematica. La nostra lezione viene intitolata oggi risposta a Pilato, come mai?
Sembra quasi una cosa blasfema, ma in realt c un motivo molto preciso che vediamo subito. Nella slide
c un'immagine della passione di Cristo che forse qualcuno di voi avr riconosciuto, la met di un famoso
quadro di Piero della Francesca che si chiama la flagellazione, manca la seconda parte del quadro, ma
questo non ci interessava in questo momento; ebbene chiunque, anche coloro che non sono religiosi
conoscono la storia di questa faccenda, cio il fatto che uno dei due a un certo punto sub un processo e tra
le varie traversie, tra le varie stazioni di questa via crucis, come
ancora oggi viene chiamata, una di queste
stazioni fu quando Ges si trov di fronte a Ponzio Pilato. Ci fu
uno scambio di opinioni tra il governatore romano della Palestina
dellepoca e Ges, per lappunto, il profeta di questa nuova
religione. La cosa che a noi interessa in questo particolare momento
furono queste due frasi riportate qui sulla slide, cio ad un certo
punto Ges parlava e disse una delle frasi che ripeteva spesso io
sono la verit. Pilato gli chiese, gli domand che cosa la verit?
Beh, la risposta ovviamente Pilato non stette ad aspettarla, io non so
se Pilato fosse un logico matematico, se sapesse che la risposta a Ges non avrebbe potuto dargliela, non
perch non la conosceva, ma perch nessuno la sapeva. La verit non esiste all'interno del linguaggio,
diremmo noi oggi dopo 2000 anni, ma di questo appunto parleremo quest'oggi. Quindi in altre parole
cercheremo di andare a rispondere in maniera ovviamente non religiosa, in maniera scientifica alla domanda
di Pilato che cos' la verit? Ebbene poniamoci anche noi questa domanda e cerchiamo di andare a vedere,
come abbiano trattato di questa domanda, anzitutto nel periodo passato, quando ci siamo interessati della
logica al tempo dei greci, eccetera e poi anche di venire pi vicini a noi e di vedere qual la soluzione al
problema su che cosa sia la verit che stata proposta nei tempi moderni. Dir subito, che non c' una
146

soluzione, qui non c' la soluzione del problema, ce ne sono tante, quella che a noi interessa di pi, visto che
questo un corso di logica matematica, la soluzione che diede Alfred Tarski, cio la definizione formale
della verit nel meta linguaggio e la dimostrazione che una definizione della verit nel linguaggio non
esiste, per accenneremo molto brevemente al fatto che ci sono appunto altre teorie della verit, che forse
sono state anche pi influenti, pi interessanti per coloro che studiano invece filosofia del linguaggio, che
studiano filosofia in generale. Quindi volevo sottolineare appunto questo fatto, che noi cercheremo di dare
questa risposta alla domanda di Pilato "che cos' la verit", ma la daremo questa risposta ovviamente dal
nostro p.di v., che il p.di v. di un logico e di un matematico. Quindi cerchiamo di tracciare le fila allora di
ci che abbiamo detto finora, di andare a rivedere l'inizio della nostra storia. Ricorderete che abbiamo fatto
questa lezione sul paradosso del mentitore di Eubulide del IV-V secolo a.C., che disse ad un certo punto "io
sto mentendo". La storia del paradosso del mentitore non la sto a ripetere, potete andare a vederla in una
delle prime lezioni, ma la cosa importante rivedere qual il problema in
Eubulide
questa frase "io sto mentendo". Euna frase che apparentemente non pu essere n
(V secolo a. C.)
vera n falsa, come mai? Proviamo a supporre che questa frase "io sto mentendo"
Io sto mentendo
sia vera; ebbene le frasi vere dicono la verit per lappunto e allora ci che dice
questa frase, se vera, devessere effettivamente cos nel mondo, ma la fase dice io sto mentendo, quindi
se vera la frase che dice "io sto mentendo" dovrebbe anche essere falsa, perch vero ci che dice, ma
dice di essere falsa. Quindi questa un'ipotesi assurda, per cos dire, non si pu supporre che una frase io
sto mentendo sia vera, perch altrimenti sarebbe anche falsa. A prima vista uno potrebbe dire, allora sar
falsa; ebbene per, se noi supponiamo che questa frase sia falsa, allora dovrebbe essere vero il contrario di
ci che dice, ma poich dice io sto mentendo, il contrario sarebbe io sto dicendo la verit, quindi anche
supponendo che questa frase sia falsa si arriva al suo posto, ad una contraddizione; in altre parole, in breve
se si suppone che la frase sia vera, allora si dimostra che falsa e se si suppone che la frase sia falsa allora si
dimostra che vera ed ecco qui che i greci scoprirono un impasse praticamente, scoprirono che c'erano delle
frasi, tra l'altro frasi anche molto semplice come questa, che ha semplicemente soggetto e predicato e
nient'altro, ebbene frasi di questa semplicit che per mettono in forse, mettono in dubbio il cardine
essenziale di quello che la logica classica, cio il fatto che le frasi, perlomeno le frasi affermative, cio
quelle che esprimono un pensiero compiuto debbano essere o vere o false, non tutte e due assieme e questo
il famoso principio di non contraddizione e almeno una delle due dev'essere vera, esattamente una delle
due e questo il principio del terzo escluso. Quindi questa base, questo fondamento della logica classica,
cio di basare la teoria della verit praticamente sul fatto che ci siano due soli valori di verit, il vero e il
falso, il fatto che ciascuna frase debba avere uno dei due valori di verit e non tutti e due, cio il principio
del terzo escluso e il principio di non contraddizione, ebbene questa semplice teoria della verit viene
messa in dubbio, viene in qualche modo minata dallesistenza di un paradosso di questo genere appunto da
una frase cos semplice che dice io sto mentendo, che non pu essere n vera n falsa, perch qualunque
delle due supposizioni porta al suo contrario e dunque porta a una contraddizione. Questo l'inizio, questo
il problema della verit, problema che in qualche modo forse poteva essere noto a Pilato, quando chiede a
Ges appunto che cos' la verit. Voi direte insomma come potete sapere notizie di questo genere, perch in
realt ci sono delle testimonianze storiche; per esempio San Paolo nella lettera a Tito cita espressamente il
paradosso del mentitore, lo conosceva, non lo aveva capito molto bene, se andate a rileggere la lettera a
Tito, vi accorgerete subito che fa un po' di pasticci quando lo riprende, quando lo riporta, per certamente
queste erano cose che ormai erano entrate nel saper comune, che risalivano al quinto secolo a. C.; San Paolo
ovviamente e prima di lui Ges Cristo vivevano nel primo secolo d. C. e quindi insomma qualche cosa si
sapeva e non sera certamente persa memoria di questi avvenimenti e allora andiamo a vedere che cos'
successo. Ovviamente prima di Ges Cristo i filosofi greci incominciarono a cercare di avvicinarsi a
precisare la nozione di verit, una definizione della verit. Il primo che cerc di fare questo fu Platone. Ecco
qui nella slide Platone, lo abbiamo visto pi volte nella rappresentazione di Raffaello, questa l'ultima
volta probabilmente che lo vediamo nelle nostre lezioni, questa la famosa Scuola di Atene, Platone colui
che indica il cielo, il mondo delle idee, Aristotele invece colui che guarda in basso al mondo della natura e
naturalmente quando Raffaello fece questa immagine non aveva in mente quale fosse la figura di Platone,
questo non ve l'ho mai detto, ma molti di voi lo sapranno, questa non
147

nient'altro che un'immagine di Leonardo da Vinci, cio Raffaello si ispiro


a Leonardo, al grande scienziato per rappresentare un grande pensatore
come Platone. Che cosa fece Platone? Platone ovviamente nel campo
della logica fece molte cose, se non ve le ricordate, ritornate alla lezione
che abbiamo dedicato a lui, ma in particolare fece qualche cosa che ha a
che fare con il problema di cui trattiamo oggi, cio con la definizione di
verit e in questo suo dialogo nel sofista diede per la prima volta nella
storia quella che oggi viene considerata, spesse volte in maniera un
pochettino riduttiva, la definizione di verit. Se voi leggete testi filosofici, si pensa quasi che questa sia la
definizione di verit e Tarski in qualche modo fece cattiva propaganda a se stesso quando nel suo lungo
articolo del 1936, un centinaio di pagine, affront questo problema della verit e diede poi quella che tra
poco riporteremmo e che ricorderemmo e che divenne per i filosofi, finalmente per i filosofi, quasi la
definizione di verit per antonomasia, ma in realt non era su questo che Tarski aveva lavorato e vedremo
meglio quali sono i problemi che aveva affrontato lui. La prima parte, quella che in genere viene citata nella
definizione di verit, gi risale in realt al dialogo di Platone "il sofista", per cui prima vediamo meglio
qual la definizione che Platone d della verit. Ovviamente ci sono due parti: la definizione di verit deve
dire quand' che una frase vera e quand' che una frase falsa. Andiamo a vedere la prima parte anzitutto.
Quand' che qualche cosa vero? Ci sono due casi e sono i casi, che ho scritto appunto sulla slide, cio
vero dire di ci che che e dire di ci che non che non . Ora questo sembra quasi uno scioglilingua,
cerchiamo di capire meglio, di affrontare meglio il problema. Quand' che una frase vera? Una frase
vera quando ci che dice effettivamente succede nel mondo, cio questo significa dire di ci che che ;
Definizione di verit
significa che noi stiamo dicendo che qualcosa succede e questo
Vero
effettivamente succede nel mondo oppure il caso contrario,
= dire di ci che che
stiamo dicendo che qualcosa non succede, qualcosa non ha una
= dire di ci che non che non
certa propriet e questo non ce lha effettivamente nel mondo,
cio in altre parole lidea di Platone, della definizione di verit basilare, per i fatti atomici perlomeno, come
diremo oggi nel linguaggio logico, cio la definizione di verit semplicemente che ci devessere
corrispondenza tra ci che si dice nel linguaggio e ci che accade nel mondo, cio un legame tra il
linguaggio da una parte e i fatti e la realt dall'altra. C' l'altra faccia della medaglia, cio dire quando una
cosa falsa. Ora chiaro che una volta che si sa quand' che una frase, unaffermazione vera, il contrario
varr per definire quand che un'affermazione analoga falsa; per vediamo anche questo pi da vicino,
cerchiamo di capire quand' che una frase secondo Platone falsa. Ebbene nella sua formulazione una frase
falsa quando falso dire di ci che che non e dire di ci che non che . Si tratta semplicemente di
capire che cosa Platone avesse in mente quando intendeva dire queste cose; ebbene dire di ci che che
non , significa fare una affermazione nel linguaggio che contraddice ci che succede nel mondo, cio si
Falso
dice che una cosa vale, che succede, che accade. quando in realt
= dire di ci che che non
poi nei fatti succede il contrario oppure si dice che una cosa non
= dire di ci che non che
accade quando invece nella realt essa accade. In altre parole, per
dirla brevemente, la definizione di verit secondo Platone semplicemente un accordo, come ho gi detto
prima, tra ci che succede nel linguaggio e ci che succede nel mondo. Se si afferma qualche cosa nel
linguaggio, quella affermazione vera se ci che esprime vero nel mondo e se si nega qualche cosa nel
linguaggio, ebbene quella negazione vera se effettivamente ci che essa nega non accade nel mondo;
viceversa invece, un'affermazione falsa quando dice, afferma qualche cosa, ma nel mondo succede il
contrario e una negazione falsa quando invece nel mondo accade ci che . Quindi in altre parole ci deve
essere accordo per lappunto, una specie di isomorfismo avrebbe poi detto Wittgenstein qualche tempo
dopo, un isomorfismo tra ci che succede nel linguaggio e ci che succede nel mondo. Ricordatevi per che
Platone parlava a livello praticamente di quelli che abbiamo chiamato i predicati atomici, come
raffigureremo noi oggi queste definizioni? La frase che citavo prima appunto, che poi Tarski ha reso noto
nel suo linguaggio, questa qui: la frase che dice "la neve bianca" se e solo se la neve bianca. Se per io

148

lo dico a parole, ovviamente la cosa non si capisce assolutamente, perch dire che la neve bianca se e solo
perch la neve bianca, sembra una tautologia. E rosso ci che
rosso e cos via; in realt, notate nel motto scritto nella slide, la
prima frase la neve bianca tra virgolette, la seconda frase la
neve bianca senza virgolette. Che cosa significa questo?
Significa dire che la frase la neve bianca vera nel linguaggio
se e solo se effettivamente la neve bianca. La seconda parte senza
virgolette esprime un fatto, mentre la prima parte tra virgolette
esprime invece una citazione, sta parlando di una frase del
linguaggio. Ecco qui la raffigurazione metaforica di questa frase la neve bianca, abbiamo qualcuno che
scia, ovviamente visto che queste sono cose che succedevano in Grecia, questi sono i campi del monte
Olimpo, dove ovviamente c sempre molta neve e dove si scia da dei si potrebbe dire, ma non si scia da
dio. Ebbene, scherzi a parte, comunque bisogna stare attenti, perch in realt identificare questa con la
definizione di verit sarebbe un errore nuovo. La neve bianca se e solo se la neve bianca, cio la neve
bianca tra virgolette, se e solo se la neve bianca senza virgolette, un'affermazione che definisce
effettivamente che cosa vuol dire essere vero, ma lo definisce soltanto per frasi di questo genere, cio frasi
del tipo la neve bianca. Ora queste frasi che cosa hanno? Hanno un soggetto, cio la neve, hanno un
predicato, cio essere bianchi e la frase la neve bianca semplicemente un predicato applicato ad un
soggetto. Ebbene queste frasi sono quelle che noi abbiamo chiamato formule atomiche, quando abbiamo
parlato di Crisippo agli inizi del caso proposizionale, allora la definizione di Platone era praticamente il
primo passo, cio diceva che cosa significa essere vero e naturalmente di conseguenza che cosa significa
essere falso, ma soltanto per le formule pi semplici, pi rudimentali del linguaggio, cio quelle che per
lappunto vengono chiamate formule atomiche. Ora il linguaggio in generale, ma soprattutto quello che a
noi interessa il linguaggio matematico, un linguaggio costruito a strati. Si parte dalle formule atomiche e
per le formule atomiche la definizione di verit sar questa qui, cio una forma atomica vera, se ci che
essa esprime succede effettivamente nel mondo, se c' corrispondenza tra il linguaggio e il mondo stesso, fra
il linguaggio e la realt, ma non bastano le formule atomiche. Se noi parlassimo soltanto con formule
atomiche saremo insomma quasi degli schizofrenici, diremmo la neve bianca, oggi ho mangiato, eccetera,
senza mai mettere insieme queste frasi, farle diventare delle cose pi complicate e soprattutto senza mai
fare dei ragionamenti, perch i ragionamenti fanno coinvolgere le particelle del linguaggio, tipo i connettivi,
in particolare le implicazioni. Allora il secondo livello per la definizione di verit consiste nel dire quand'
che una frase composta vera, una volta che noi sappiamo quando le sue componenti, cio proprio queste
frasi atomiche, sono vere o sono false, si tratta di fare un passo avanti oltre Platone, di non limitarsi soltanto
alle frasi atomiche, ma di cominciare a considerare le frasi pi complesse e questo stato per lappunto il
secondo livello. Il secondo livello che ovviamente si fece molto in seguito a Platone; in realt, subito dopo
Platone venne Aristotele, ma anche Aristotele nella metafisica non va oltre la definizione di verit per via di
Platone, molto spesso qualcuno dice che in realt la definizione di verit la si trova per la prima volta nella
metafisica, cio si consci che non fu Tarski a dare questa prima definizione, ma si pensa che Aristotele sia
Aristotele
stato il primo. Ora vero che nella Metafisica, soprattutto nel quarto libro, nel libro
Metafisica
gamma della metafisica che quello pi logico, di cui abbiamo parlato spesso e
soprattutto nella lezione dedicata ad Aristotele, c questa definizione di verit, cio vero dire di ci che
che e di ci che non che non ed falso dire di ci che che non e di ci che non che , sembra
quasi uno scioglilingua, ma in realt questo risale a Platone. Stavo dicendo insomma che bisogna salire ad
un secondo livello, bisogna andare oltre e andare oltre significa andare alla logica degli stoici, cio andare a
fare questa seconda analisi del linguaggio, cio l'analisi proposizionale che consiste dei connettivi. Questa
analisi, come voi sapete, la fece Crisippo, al quale pure a lui abbiamo dedicato un'intera lezione, quindi
vedete stiamo un pocercando di tirare i fili di ci che abbiamo detto, per concentrandoci questa volta su
questo problema essenziale della verit, che il centro, il nucleo della logica moderna ed anche antica.
Crisippo diede come suo contributo massimo, essenziale alla logica, la definizione di cosa significa verit
nel caso della logica proporzionale, delle formule proposizionali. Rivediamo allora brevemente, qual' l'idea
fondamentale di questa definizione di verit di Crisippo. Anzi tutto dobbiamo rivedere brevemente che cosa
149

significa logica proposizionale. Abbiamo parlato poco fa di predicati atomici e la logica proporzionale
mette insieme questi predicati atomici attraverso delle particelle del linguaggio che si chiamano appunto i
Crisippo
connettivi. Quali sono i connettivi? I connettivi sono i soliti, li abbiamo
Verit proposizionali
detti tante volte, ormai dovreste averli imparati anche voi che avete
seguito queste lezioni, sono la negazione, la congiunzione, la disgiunzione e l'implicazione. In
corrispondenza a ciascuno di questi quattro connettivi fondamentali della logica proporzionale, c' una
definizione di verit che va a dire quand' che una negazione vera o falsa, quand' che una congiunzione
vera o falsa, quand' che una disgiunzione vera e falsa e quand' che una implicazione vera o falsa.
Queste definizioni di verit sono il nucleo centrale della logica proporzionale, cos come oggi viene
insegnata attraverso, per esempio, le tavole di verit che risalgono a Wittgenstein, ma che stata gi
introdotta e definita per la prima volta da Crisippo. E allora andiamo a ripassare anche queste nozioni,
vediamo com definita la verit a livello proporzionale per i vari connettivi. Primo connettivo la
negazione: ricordatevi che questi sono i simboli quello logico e quello insiemistico che corrispondono alla
Negazione (, )
negazione (, ). Quand' che una negazione e vera e quand' che una
Negazione vera se
negazione falsa? La negazione un operatore che inverte il valore
negato falso
di verit, tramuta il vero nel falso e il falso nel vero ed ecco che allora
Negazione falsa se
una negazione sar vera se ci che viene negato falso e una negazione
negato vero
sar falsa se ci che viene negato vero. In altre parole, la definizione di
verit della negazione si rif completamente alla verit o falsit di ci che viene negato; una volta che noi
sappiamo che ci che viene negato vero o falso, sappiamo anche se vera o falsa la sua negazione e in
particolare basta prendere il valore di verit di ci che viene negato, cambiarlo nel suo contrario, cio
cambiare il vero nel falso, il falso nel vero e si ottiene la definizione di verit per la negazione. Tutto questo
abbastanza banale e abbastanza semplice. Il prossimo passo passare al connettivo di congiunzione e
vediamo allora che cosa succede in questo caso Anzitutto abbiamo qui i due simboli quello logico e quello
insiemistico che corrispondono alla congiunzione (^, ) ed ecco che abbiamo i seguenti due casi, cio
Congiunzione (^, )
dobbiamo dire quand' che una congiunzione vera e dobbiamo dire
congiunzione vera se
quand' che una congiunzione falsa. Nel caso della congiunzione
tutti i congiunti veri
abbiamo anzitutto un qualche cosa che chiaro dagli inizi, cio
congiunzione falsa se
stiamo dicendo che vero questo e quellaltro e allora cosa vuol dire
almeno un congiunto falso
che vera una congiunzione? Vuol dire che i suoi congiunti, cio le
due parti che formano la congiunzione sono tutti e due veri ed ecco perch abbiamo scritto da prima qui
nella slide, che una congiunzione vera se tutti i congiunti sono veri; dico tutti i congiunti perch si possono
fare ovviamente congiunzioni non soltanto con due congiunti, questo e quello, ma con un numero
qualunque, questo e quello e quellaltro e quellaltro ancora, eccetera e comunque una congiunzione, anche
plurima in questo caso, sempre vera nel caso in cui tutte le sue parti sono vere e allora di conseguenza
abbiamo immediatamente che una congiunzione falsa se almeno un congiunto falso. Basta una delle cose
di cui stiamo affermando la congiunzione, basta che una sia falsa per rendere falsa tutta la congiunzione.
Ovviamente anche tutte le altre potrebbero essere vere, ma se noi diciamo vero questo e quello e quello e
quello e un primo congiunto gi falso, anche se tutti gli altri sono veri, ovviamente lintera congiunzione
rimarr falsa. Quindi in questo modo, attraverso questa che praticamente una forma verbale della tavola di
verit della congiunzione, Crisippo riusc a decidere che cosa significa verit per i due connettivi principali
negazione e congiunzione. Quindi la negazione scambia fra di loro il valore di verit, vero e falso e la
congiunzione vera solo in un caso, cio quando tutti i congiunti sono veri ed falsa negli altri casi. Notate,
nel caso di due congiunti, i casi sarebbero quattro, perch potrebbero essere tutti e due veri o tutti e due falsi
o il primo vero e il secondo falso o il primo falso ed il secondo vero, ebbene questa definizione di verit dice
che solo il caso in cui tutti e due sono veri rende la congiunzione vera, gli altri tre casi, sono tutti casi che
rendono la congiunzione falsa. Ora non ci sarebbe bisogno di andare oltre, perch si potrebbe definire tutta
la logica proposizionale, anzi si pu definire la logica proposizionale usando soltanto i due connettivi
fondamentali, cio negazione e congiunzione, per naturalmente si possono dare direttamente le definizioni
di verit anche per gli altri connettivi ed quello che adesso facciamo direttamente senza preoccupazioni.
150

Quand che la disgiunzione vera e quand che la disgiunzione falsa? Innanzi tutto, qui ci sono i due
simboli che si riferiscono alla disgiunzione, come al solito quello logico e quello insiemistico (V, U). Ora
la disgiunzione praticamente il contrario, cio si comporta in una maniera che i logici tecnicamente
Disgiunzione (V, U)
chiamano duale rispetto alla congiunzione. Nel caso congiunzione
disgiunzione falsa se
cera un solo caso in cui la disgiunzione era vera ed era quello in cui
tutti i disgiunti falsi
tutti i congiunti fossero veri, ebbene qui nel caso della disgiunzione
disgiunzione vera se
la cosa analoga, poich si comporta al contrario, cio analoga al
almeno un disgiunto vero
caso della falsit. Questo significa che una disgiunzione falsa, quando
tutti i suoi disgiunti sono falsi. Se stiamo dicendo che o questo succede oppure quellaltro oppure quellaltro
oppure quellaltro, c un solo caso in cui non vero quello che stiamo dicendo ed quando tutte queste
cose, tutte queste alternative che noi stiamo mettendo insieme sono tutte false. Quindi la disgiunzione falsa
solo in un caso, quando tutti i disgiunti sono falsi e allora in tutti gli altri casi la disgiunzione sar vera. Ora
per quali sono tutti gli altri casi? Se non vero che tutti i disgiunti sono falsi, almeno uno di essi sar vero
ed ecco che la disgiunzione vera se almeno un disgiunto vero. Allora in questo modo abbiamo
praticamente data la definizione di verit dei tre connettivi pi semplici, pi elementari, cio negazione,
congiunzione e disgiunzione; in particolare siamo riusciti a ridurre verit o falsit della congiunzione, della
disgiunzione e della negazione, alla verit o falsit delle cose che vengono negate o che vengono congiunte
o che vengono disgiunte. Rimane ancora un connettivo, che come ho gi detto prima si potrebbe eliminare,
perch ovviamente questo connettivo, l'implicazione, si pu definire in base a questi altri, cio in base alla
negazione e alla congiunzione oppure in base alla negazione e alla disgiunzione; per possiamo andare a
vedere direttamente come viene definita la verit per l'implicazione, perch anche questo istruttivo. Al
solito abbiamo la tabellina, le due forme sintattiche della negazione, i due simboli che corrispondono alla
negazione, il primo quello logico e il secondo quello insiemistico(=>, ). Quand che una implicazione
vera o quand' che un'implicazione falsa?
Implicazione (=>, )
Qui le cose sono un pochettino pi complicate, per ricorderete
dalla lezione di Crisippo, che Crisippo riusc proprio in questo o
implicazione falsa se
ipotesi vera e conclusione falsa
meglio la Scuola Megarica riusc pi che la Scuola stoica,
implicazione vera se
riuscirono comunque questi greci, a definire il valore di verit
ipotesi falsa o conclusione vera
dell'implicazione, usando soltanto i valori di verit della premessa
e della conclusione di questa implicazione. Come fecero ad arrivare a questa definizione vero funzionale,
l'abbiamo chiamata, dell'implicazione? Ebbene lo fecero appunto andando ad analizzare la definizione di
verit di questa implicazione ed in particolare osservando la prima parte della nostra slide, cio
l'implicazione falsa se l'ipotesi vera e la conclusione falsa. Facciamo un momento di meditazione su
questo, perch questo un punto veramente centrale. Cosa significa quando noi partiamo da un'ipotesi vera,
facciamo un ragionamento ed arriviamo alla fine ad ottenere una conclusione falsa? Siamo partiti dal vero,
abbiamo fatto un ragionamento, siamo arrivati al falso ed chiaro che il ragionamento devessere stato
sbagliato, perch se il ragionamento fosse stato corretto e questo il motivo per cui si ragiona, partendo dal
vero, facendo un ragionamento corretto, saremo arrivati a qualche cosa di vero e invece qualcosa andato
storto, cio siamo partiti dal vero, abbiamo fatto un ragionamento e siamo arrivati al falso. Quello che
andato storto e precisamente l'implicazione. Allora un'implicazione in cui si parta dal vero, cio la premesse
vera e si arrivi al falso, cio a una conclusione falsa, deve essere un ragionamento sbagliato e per questo
abbiamo scritto che un'implicazione falsa, se l'ipotesi vera e la conclusione falsa. Benissimo su questo,
come si dice, non ci piove. Il problema : gli altri casi come funzionano? Cio quando si parte, per esempio,
dal vero e si arriva al vero, il ragionamento corretto? A prima vista ovviamente non c' nessun motivo di
credere che il ragionamento sia corretto, si potrebbe essere partiti da un'affermazione vera, aver fatto un
ragionamento completamente fuori dal seminato e poi dopo essere arrivati comunque ad una conclusione
vera oppure essere partiti dal vero ed essere arrivati appunto a qualche cosa di diverso. Allora se si parte dal
vero e si arriva ad una conclusione vera, questo non automaticamente un motivo per credere che il
ragionamento sia corretto, per quello che a noi interessa sono soltanto i valori di verit. Se siamo arrivati
ad una conclusione vera, non c'importa da dove siamo partiti e questa l'idea per lappunto fondamentale
della logica stoica, della logica di Crisippo, in altre parole quella condizione che abbiamo visto prima, che
151

una condizione necessaria per la verit della implicazione, cio non pu essere vera un'implicazione che
parte da un ipotesi vera e arriva a una conclusione falsa, se questa condizione la si mette a testa in gi e la si
fa diventare una condizione, direbbero i matematici, necessaria e sufficiente, la si fa diventare una
definizione dell'implicazione, allora l'implicazione falsa soltanto nel primo caso e in tutti gli altri casi
vera. Allora oltre al primo al caso in cui lipotesi vera e la conclusione falsa, gli altri casi sono quelli in
cui l'ipotesi falsa oppure la conclusione vera. Ed ecco allora che abbiamo la seconda parte della nostra
definizione di verit per l'implicazione: un'implicazione vera se o lipotesi falsa o la conclusione vera.
Questa quella che dall'epoca della Scuola Megarica e della Scuola stoica viene considerata come la
definizione della implicazione. Questo il campo di implicazione megarica oppure se volete di implicazione
vero funzionale. un tentativo, riuscito tra l'altro, di completamente dimenticarsi di tutti i connotati
semantici, diciamo cos, del ragionamento, limitarsi soltanto al fatto di vedere se l'ipotesi vera o falsa e se
la conclusione vera o falsa. In base a queste quattro possibilit, ipotesi vera o falsa, conclusione vera o
falsa, tutte combinate fra di loro, ebbene abbiamo una definizione vero funzionale della implicazione. Bene,
cosa abbiamo fatto finora? Abbiamo ricordato la soluzione di Platone e Aristotele per quanto riguarda la
definizione di verit delle formule atomiche, abbiamo ricordato la definizione vero funzionale delle formule
proporzionali data da Crisippo nella logica stoica. Che cosa rimane? Beh, rimane quello che stato
introdotto di nuovo nella logica moderna. Ora questo che stato introdotto di nuovo da Frege in avanti sono
stati i quantificatori praticamente, lo studio di tutti, qualcuno, nessuno. Ora sembrerebbe a questo punto
molto semplice estendere la definizione di verit e l'idea sarebbe la seguente che ho indicato per come
problema nella slide, quindi capirete che c' qualche cosa che non va. Anzitutto cominciamo a considerare,
ricordatevi, la frase famosa: la neve bianca, tra virgolette, se e solo se la neve bianca, senza virgolette,
cio una frase che dice la neve bianca vera se e solo se effettivamente succede che la neve sia bianca nel
Problema
mondo.Come si pu pensare di risolvere la questione della verit in una frase che
per ogni x, A(x)
faccia intervenire un quantificatore, per esempio questo quantificatore universale
se e solo se
per ogni. Si potrebbe dire la frase che dice: per ogni x, A di x vero, cio la
per ogni x, A(x)
frase vera se e solo se effettivamente nel mondo per ogni x., A di x vero. Ora
qui per c' un problema ed per questo che appunto abbiamo intitolato questa slide problema. Il problema
che mentre questo trucchetto di Platone e di Aristotele funzionava per quanto riguarda le formule
atomiche, nel caso dei quantificatori la cosa non funziona pi, perch? Ma perch la neve bianca senza o
con virgolette sono due cose che hanno senso indipendentemente; per dire qui per ogni x, A di x,
effettivamente questa una frase che tutta insieme ha senso, ma se noi diciamo per ogni x, A di x e
vogliamo andare a vedere se A di x vero, ecco che questo non ha pi nessun senso, perch qui c' una
variabile, sarebbe come se io vi chiedessi: vero che x uguale due? Voi mi direste, ma scusi, che cosa
significa x, perch fino a quando non mi si dice che cosa vuol dire x, allora effettivamente io non posso dire
se x uguale due oppure no; posso dire se ogni x uguale a due, questo chiaramente falso perch ci sono
molti x che non sono uguali a due oppure se qualche x uguale due, allora questo certamente vero perch
qualche x in particolare 2 uguale a 2, ma nel momento in cui io lascio cadere questo quantificatore, lascio
cadere per ogni oppure in qualche caso, ebbene ecco che rimane qui una frase, rimane una formula tipo
A di x, per esempio x uguale 2 che non ha pi nessun senso, perch c' una variabile. Questo il vero
problema che i logici hanno dovuto affrontare negli anni 30, non il problema che la neve sia bianca oppure
no, che appunto sapevano gi risolvere Crisippo e ovviamente anche i filosofi dell'antichit greca. Allora chi
risolse questo problema? Chi risolse questo problema fu Tarski e il modo in cui lo risolse fu anzitutto
introdurre una distinzione tra il linguaggio e il meta linguaggio; non vi posso dire nei dettagli qual
effettivamente la soluzione, posso soltanto accennarla e l'idea di Tarski che effettivamente noi non
possiamo dire che x uguale 2 vero o falso, perch dipende da che cosa significa x, per possiamo
Tarski
far finta di non avere delle variabili, cio possiamo introdurre, possiamo
(1936)
ampliare il nostro linguaggio, mettendoci dentro dei nomi che corrispondono
Linguaggio e
ad ogni oggetto e allora una volta che abbiamo dei nomi che corrispondono a
metalinguaggio
ogni oggetto, dire per ogni x, A di x vero significher andare a vedere se
vero che A vale per ogni cosa di cui abbiamo un nome, cio poich, abbiamo dato nome ad ogni cosa,
questo significa precisamente andare a vedere se A vero per ogni cosa che esiste nel mondo. Echiaro che
152

detta cos questa soluzione sembrer assolutamente fumosa, non si pu d'altra parte parlare cos di fronte ad
una telecamera, raccontare quello che una definizione, una soluzione piuttosto tecnica. La cosa importante
per noi comunque ricordarsi anzitutto che Tarski introdusse questa distinzione di livelli tra linguaggio e
metalinguaggio e ci che riusc a fare fu questo: anzitutto capire che stiamo cercando di definire la verit in
un certo linguaggio, il linguaggio ci di cui trattiamo; per esempio quando stiamo cercando di imparare
una lingua straniera, per esempio linglese, andiamo a scuola e ovviamente le prime cose che ci vengono
dette sono in italiano, noi stiamo cercando di imparare l'inglese, ma parliamo fra di noi con la professoressa
o il professore in italiano,; ecco allora che abbiamo due lingue, la lingua di cui si sta parlando, che
l'inglese e la lingua nella quale si parla di quell'altra lingua che viene chiamata invece metalinguaggio, che
litaliano. Ebbene in matematica succede la stessa cosa; la lingua di cui si sta parlando viene chiamata il
linguaggio e la lingua nella quale si parla di quell'altra lingua viene chiamata metalinguaggio e la scoperta di
Tarski fu che queste due cose sono separate fra di loro. La prima parte della scoperta di Taski fu capire che
si pu definire la verit nel meta linguaggio, non all'interno del linguaggio stesso.
Definibilit nel metalinguaggio
La verit si definisce nel caso di Tarski per le formule atomiche,
formule atomiche
come faceva Platone ed Aristotele, nel caso dei connettivi come
faceva Crisippo, nel caso dei quantificatori in questo modo che
connettivi
quantificatori
vi ho detto, cio allargando il linguaggio, introducendo nomi per
tutti gli oggetti che ci sono nel mondo. Questa per una definibilit della verit nel metalinguaggio. Che
cosa succede nel linguaggio? Nel linguaggio succede quello che ci si potrebbe aspettare, cio succede che il
paradosso del mentitore si pu riprodurre, si potrebbe riprodurre all'interno del linguaggio se ci fosse una
definizione di verit che sta dentro al linguaggio e allora il teorema di Tarski dice che questa definizione
che lui ha dato e qualunque altra definizione della verit, si pu
Indefinibilit nel linguaggio
Paradosso del mentitore
dare nel meta linguaggio, ma non si pu trasferire all'interno del
linguaggio, in altre parole Tarski ha scoperto, esattamente come Goedel, una limitazione del linguaggio
formale, del linguaggio matematico, nessun linguaggio matematico pu contenere la propria definizione di
verit, perch se lo potesse fare si potrebbe riprodurre il paradosso del mentitore. Come vi detto prima,
naturalmente queste non sono le uniche teorie del linguaggio che sono state proposte. Ed ecco che allora vi
faccio vedere semplicemente qui le figure di due personaggi, due famosi filosofi, Austin che questo
signore qui in primo piano e Kripke che questo signore che gli sta
dietro alle spalle gridacchiandosela.
Sono due filosofi degli anni 50, uno pi vicino a noi, ancora tuttora in
attivit negli anni 70-80, due fra i tanti, che hanno proposto teorie
alternative a quella di Tarski per la verit. Come mai? Perch quella di
Tarski non funziona? Funziona ovviamente benissimo, per in realt
funziona per i linguaggi formali, cio i linguaggi tipo quelli della logica
matematica, i linguaggi della matematica e delle scienze, ci che Tarski
non riusc a fare fu quello di dare una definizione di verit per l'intero
campo dei linguaggi; per esempio per l'italiano, per linglese, per i
linguaggi soliti che noi usiamo nella vita. Austin e Kripke cercarono di fare questo e in particolare vi dico
soltanto due delle parole essenziali di queste nuove teorie, Austin (qui scherzosamente abbiamo introdotto
invece che la foto di Austin, la foto di un qualcosa che si chiama Austin pure lei, cio la famosa mini minor,
che era fatta dalla casa automobilistica Austin e si chiamava la Austin mini), ebbene, l'idea della teoria del
linguaggio di Austin, quella che il linguaggio si riferisce soltanto a situazioni, non c' una verit
assoluta praticamente nell'empireo, ma ci sono soltanto verit relative

153

a certe situazioni, ci che pu essere vero in una situazione pu essere


falso in un'altra situazione, tutto deve essere riferito alla situazione.
Dunque la teoria del linguaggio di Austin qualche cosa che non parla di
verit di una frase, ma parla di verit di una frase in una certa situazione,
introduce qualche cosa di pi. Invece Kripke fece qualcosa di diverso, nel
1975 fece una teoria che parla di atterraggio; ovviamente quando
parliamo di atterraggio pensiamo ad aerei ed ecco che per questo che
abbiamo messo qui in questa figura. Lidea di Kripke che le frasi del
linguaggio comune possono essere
anche molto complicate,
ovviamente molto pi complicate di quelle del linguaggio formale;
la semplicit del linguaggio formale, rispetto a quello del linguaggio
naturale, che praticamente noi prendiamo una qualunque frase, la
scomponiamo, togliamo i quantificatori, togliamo i connettivi,
arriviamo alla fine a qualche cosa che sono le formule atomiche,
delle quali formule atomiche la verit nota, perch si riferisce
appunto a quel trucchetto di Platone e Aristotele la neve bianca se
e solo se la neve bianca. Kripke dice il linguaggio naturale
qualcosa di molto pi complicato, quindi in generale non possibile fare questa discesa cio scomporre le
frasi, diciamo cos, in modo da arrivare a delle costituenti atomiche alle quali ci si pu riferire per definire la
verit, per dice Kripke in qualche modo bisogna avere appunto un atterraggio, perch ci sono tante frasi
che non hanno nessun valore di verit, proprio perch in qualche modo non riescono mai a discendere dal
livello dellastrazione fino ad atterrare a livello della concretezza. In altre parole, la teoria di Kripke fa
vedere che possibile in certe situazioni non assegnare i valori di verit a delle frasi e questo in qualche
modo si ricollega al problema che il paradosso del mentitore gi aveva gi messo in luce agli inizi di questa
storia, cio in altre parole le frasi che possono essere dichiarate vere o false effettivamente sono soltanto
quelle che prima o poi riescono ad atterrare dallastrazione nella concretezza e allora riescono a fondarsi sul
mondo reale. Naturalmente non ho preteso in questo modo di riuscire a spiegarvi quale fosse la teoria di
Austin nel caso delle situazioni o la teoria di kripke nel caso dell'atterraggio, per certamente volevo almeno
dirvi che in realt la soluzione di Tarski che viene considerata pi che soddisfacente per quanto riguarda i
linguaggi formali, non sufficiente per quanto riguarda invece i linguaggi naturali. Per i linguaggi naturali
la storia un pochettino pi complicata e quindi effettivamente bisogna fare qualche cosa di pi. Che cosa
bisogna fare di pi adesso dal p.di v.nostro? Beh, noi siamo arrivati alla fine di questa lezione, quasi alla
fine ormai del nostro corso sulla verit, comunque ho voluto soffermarmi per un'intera lezione, perch
questo era uno dei punti centrali della nostra storia e in effetti era uno dei punti con i quali siamo partiti.
Abbiamo detto che uno degli scopr della logica moderna era precisamente quello di arrivare a definire
esattamente quali sono i confini della verit, ebbene credo che vi ho fatto vedere, pi o meno, che attraverso
passaggi successivi, attraverso Platone, Aristotele e Crisippo e poi altri si effettivamente riusciti
Wilde
a risolvere questo problema. Termino questa lezione semplicemente
chi dice la verit prima
con una battuta, che una battuta di Oscar Wilde, che riguarda la verit
o poi viene scoperto
e questo potreste impararlo attenzione, perch diceva Oscar Wilde: chi
dice la verit prima poi viene scoperto. Ebbene allora vi rilascio con questo gioco di parole e vi do
appuntamento per le ultime lezione del corso di logica che ci rimangono.
.

154

LEZIONE 18: Lenigma dellinformatica


Benvenuti all'ultima lezione sui personaggi della logica. Non l'ultima lezione del nostro corso, ne faremo
ancora due di seguito, le prossime due, che poi saranno lezioni di ricapitolazione e invece questa l'ultima
lezione nella quale ci interessiamo di un personaggio, come abbiamo fatto praticamente per tutto il corso.
Questo personaggio forse uno tra i pi interessanti tra quelli della logica matematica, un personaggio
ovviamente abbastanza recente, contemporaneo, vissuto nella prima met del secolo e si chiama Alan
Turing . La nostra lezione si intitola "l'enigma dell'informatica", come mai? Vediamo anzitutto perch il
termine enigma, in effetti questo personaggio ha avuto una vita che stata in molti sensi, in molti versi
enigmatica, ma c anche un motivo pi preciso che dir al momento opportuno. Inoltre come mai
dell'informatica? Perch, vi ricorderete, abbiamo iniziato la nostra carrellata dei personaggi, la nostra storia
della logica ai tempi della Grecia, ai tempi quindi della filosofia e poi ci siamo accorti pian piano che la
logica stava mutando aspetto, incominciata come un'analisi filosofica e tra l'altro i primi logici erano per
lappunto dei filosofi; ricorderete i nomi dei primi grandi logici dei quali abbiamo parlato, Platone,
Aristotele, Crisippo e cos via, poi siamo arrivati attraverso il Medioevo, attraverso la Scolastica e poi
nell'800 ci siamo accorti che la logica matematica ha avuto quasi una mutazione genetica, cio diventata,
per lappunto quello che indica l'aggettivo nella seconda parte del suo nome, cio diventata parte della
matematica, cio partita come un'analisi filosofica del ragionamento, diventata un'analisi matematica del
ragionamento matematico. Ebbene questa stata la sua seconda vita, la sua seconda pelle come i serpenti,
ma nell'ultima parte della nostra storia, che anche poi tra l'altro quella che ci introduce ai tempi moderni,
vedete qui vicino a me appunto un computer, ebbene dicevo nell'ultima parte della sua storia la logica
matematica stata collegata con l'informatica, collegata addirittura in un senso molto preciso, perch
l'informatica, cio lo studio dei computer nata proprio da problematiche logiche ed nata soprattutto con il
personaggio del quale parliamo oggi che si chiama Alan Turing. Come al solito introduciamo perlomeno i
paletti della sua vita, la data di nascita e la data di morte. Turing nato nel 1912 ed morto nel 1954;

155

noterete subito immediatamente che morto piuttosto giovane, ha 42 anni e spiegheremo anche come mai,
non morto in maniera naturale, si suicidato addirittura e vedremo anche
perch si suicidato.
Ebbene per dobbiamo incominciare a vedere quali sono stati i risultati, le
problematiche che Turing ha studiato nella sua vita e quali sono stati
soprattutto i frutti di questa sua ricerca. Turing stato veramente un
personaggio singolare, anche perch nella sua vita, nella sue ricerche ha
trattato gli argomenti che hanno spaziato dall'analisi dei primi computer,
dalla invenzione dei primi computer fino a cose completamente slegate
apparentemente da quelle che ho appena detto, come lo spionaggio, lo
studio del DNA e cos via; quindi avremo in questa nostra lezione da spaziare in argomenti che sono
abbastanza diversi uno dall'altro. Andiamo a vedere meglio la lista di questi argomenti, la lista di questi
contributi che Turing ha lasciato al pensiero moderno. Questi contributi, come vedete, sono parecchi; noi ci
concentreremo meglio su cinque punti , che sono anzitutto le macchine Turing, quelle che portano il
suo nome; poi parleremo di spionaggio e vedremo come mai, parleremo di informatica, di intelligenza
1. macchine di Turing
artificiale e morfogenesi. Argomenti che, come vi ho detto, non sono
2. spionaggio
completamente legati l'uno all'altro, perch Turing in realt come tra
3. informatica
l'altro succede spesso agli scienziati, ha fatto nella sua vita sempre la
stessa cosa, cio aveva un interesse particolare che era quello di cercare
4. intelligenza artificiale
5. morfogenesi
di capire, di carpire anzi addirittura i segreti che stavano nascosti, scritti
da qualche parte in qualche linguaggio. Ecco che allora, questa idea di carpire i segreti un po' quello che
il filo conduttore, diciamo cos, di questa sua ricerca, perch ovviamente la ricerca sulle macchine di Turing
era il tentativo di capire quali sono i segreti della macchina, cio cercare di vedere che cosa pu fare una
macchina, che cosa pu pensare una macchina, che cosa pu calcolare una macchina. Lo spionaggio, non
c' bisogno che lo dica, ovviamente l il carpire segreti effettivamente la questione centrale, la questione
cruciale. L'informatica nata per lappunto da una realizzazione pratica di quelle che sono state le macchine
di Turing, che invece erano un modello teorico di calcolatore. L'intelligenza artificiale cercare di spingere
ai limiti del possibile le potenzialit del computer.Turing stato colui che ha inventato praticamente, che ha
sognato, non si sa se questo sia un sogno o un incubo e naturalmente se questa un'attivit onirica dipende
dai p.di v. sul quale dei due aspetti sia determinante, comunque Turing stato il primo che effettivamente ha
sognato di far pensare le macchine, cio ha cercato di carpire il segreto per lappunto del pensiero e di
riuscire a metterlo addirittura su una macchina e poi la morfogenesi, cio il tentativo di capire com
possibile creare degli organismi come quelli che sono viventi, dalle piccole cose della vita, dalle piccole
piante eccetera, fino a quelle pi grandi, animali, uomo e cos via. Com possibile creare delle forme che
abbiano altre dimensioni a partire da un'informazione che come tutti sappiamo codificata nel DNA. Questi
sono le direttive, diciamo cos, del pensiero e della ricerca di Turing. Andiamo pian piano a vedere da vicino
che cosa ha fatto effettivamente Turing nella sua vita e ovviamente il suo nome, come ho gi detto, legato
a questa invenzione che si chiama macchina di Turing.
La macchina di Turing, Turing lha studiata nel periodo che va dal 36 al 39. Vi ho detto che Turing
nato nel 1912, quindi nel 36 aveva 24 anni. La domanda che si pose praticamente per scrivere la sua tesi :
che cosa si pu calcolare meccanicamente, cio che cos' possibile far
1. Macchine di Turing
Cha cosa calcolabile
fare a una macchina dal p.di v. dei calcoli? Ora, anzi tutto, richiamiamo
meccanicamente?
la questione dellincompletezza di Goedel, perch qui si ripete la stessa
e storia sattamente, cio Turing che nato nel 1912, fa la sua prima grande ricerca, la sua prima scoperta nel
1936, cio a 24 anni, esattamente l'et che aveva Goedel quando fece la sua tesi di laurea e dimostr il suo
primo grande teorema di completezza della logica dei predicati e come ricorderete dalle due lezioni che
abbiamo fatto su Goedel, nel 1931 a 25 anni dimostra il suo teorema pi noto, quello che gli ha dato la
rinomanza che ancora oggi ha, il famoso teorema di incompletezza, che era il tentativo di far vedere che i
sistemi matematici usuali sono incompleti, cio ci sono, ricorderete la metafora che abbiamo usato facendo
vedere un immagine di un mafioso, delle verit indimostrabili, ebbene queste due cose di Turing e Goedel
non sono slegate. Ora questo teorema naturalmente all'epoca fece un certo scalpore, la sua dimostrazione era
156

abbastanza complicata, perlomeno per gli schemi tecnici dell'epoca e allora molte persone cercarono di
studiare questa dimostrazione e di riformularla in una maniera diversa e questo precisamente quello che
fece Turing nella sua tesi agli inizi, cio cercare di dire: io vorrei riformulare questi teoremi di Goedel in
una maniera che sia pi lontana possibile da questa astrazione legata alla matematica e pi vicina possibile
alla concretezza, di quello che oggi noi diremmo dei computer, ma all'epoca ricordiamoci che i computer
non c'erano. In questo tentativo di riformulare l'essenza del teorema di Goedel attraverso un modellino
meccanico Turing arriv appunto alla progettazione, diciamo cos, teorica di quelle che oggi si chiamano le
macchine di Turing. La domanda come ho detto : che cosa calcolabile meccanicamente? Ora cerchiamo
di vedere pi da vicino che cosa effettivamente fece Turing. Dunque anzitutto voi sapete, lo avete provato
anche voi, perch sarete andati a comprare, a fare la spesa al mercato, in un negozio e cos via, avrete
dovuto prima o poi fare dei calcoli e quando si fanno dei calcoli in genere si seguono delle regole, che sono
regole meccaniche, cio s'insegnano queste regolette ai ragazzi gi nelle scuole elementari e fare calcoli,
fare di conto non una cosa molto complicata, ma appunto l'idea di Turing che questo fare di conto,
questo fare calcoli, dovrebbe esser qualcosa di talmente poco complicato, che dovrebbe essere possibile
farlo fare direttamente ad una macchina. Ora questa un'idea vecchia come il mondo ovviamente, non
stato Turing il primo a pensare di costruire delle macchine che potessero fare i conti. Infatti i primi che
hanno provato al mondo a fare delle vere e proprie macchine calcolatrici, notate macchine calcolatrici e non
un calcolatore, dir presto qual la differenza fra queste due approcci, dicevo, quelli che hanno provato a
fare questo primo tentativo sono questi due signori, che notate sono stati due filosofi, cio Pascal, questo
signore che sta sulla sinistra e Leibniz che invece abbiamo gi visto pi volte nelle nostre lezioni
precedenti, tutti e due vissuti nel secolo diciassettesimo, nel 1600 e la loro risposta perlomeno provvisoria
era che possibile calcolare meccanicamente perlomeno la somma ed il prodotto di numeri interi, cio per
esempio fare 3+5 non complicato, lo pu fare certamente una macchinetta, fare 3 x 5 un pochettino pi
complicato, ma certamente non una cosa cos stratosferica da non essere possibile da essere fatta da una
macchina. Ora che cosa fece effettivamente anzitutto Pascal? Pascal costru un meccanismo che era fatto
attraverso delle ruote dentate e questo meccanismo era la prima macchina, la prima vera e propria macchina
calcolatrice della storia, cio ruote che giravano in maniera che si
potesse impostare sulle varie rotelle le cifre dei numeri che si
volevano sommare e qualcuno di voi forse ricorder, certamente
non i pi giovani, ma io ricordo ancora mio padre per esempio,
che aveva una vecchia calcolatrice a manovella, questa manovella
appunto girava, si impostavano i numeri facendo praticamente
girare delle rotelle, si faceva girare questa manovella tante volte
quanto serviva e si facevano in questo modo le somme. Io come
potete vedere non che abbia 200 anni, cio sono nato del 1950,
questo vuol dire che quando io ero bambino ancora negli anni 50, negli anni 60, questo era il modo in cui
venivano fatti i calcoli in maniera automatica negli uffici normalmente. C'erano gi ovviamente computer a
quell'epoca, ma non erano cos ubiqui come sono oggi su tutte le scrivanie, anche dove non dovrebbero
essere forse. Ebbene dicevo, l'inizio di questa storia, diciamo cos, della meccanizzazione del calcolo, per
lappunto la macchinetta di Pascal e poi Leibniz che era un gran matematico, come vi ho gi detto pi volte
e che stato colui che ha inventato addirittura anche l'analisi infinitesimale, il calcolo infinitesimale insieme
a Newton, miglior questa invenzione di Pascal, la miglior facendo fare alla macchinetta di Pascal,
aggiungendo ovviamente alcune rotelle, cambiando un pochettino il meccanismo, anche i prodotti. Ora
allepoca si pensava che questa fosse la fine, perch in realt facendo girare le rotelle al contrario invece di
fare le somme si potevano fare le sottrazioni, facendo girare al contrario le rotelle della macchinetta di
Leibniz, invece di fare i prodotti, si potevano fare le divisioni, quindi le quattro operazioni fondamentali,
quelle che sono per lappunto la base dell'aritmetica, cio somma, prodotto, sottrazione e divisione. Queste
quattro operazioni fondamentali dopo Leibniz e Pascal si potevano meccanizzare, cio c'erano delle
macchinette, le famose macchine calcolatrici, che potevano fare queste operazioni. Ora per i matematici la
storia finisce l, perch i matematici sanno che tutte le altre operazioni delle quali si fa uso nella matematica
correntemente, vengono definite a partire dalla somma e il prodotto, anzi addirittura gi il prodotto
157

definito a partire dalla somma, perch il prodotto , quello che dicono i matematici, una iterazione della
somma e poi iterando via via il prodotto si ottengono le funzioni esponenziali, tutti gli esponenziali e cos
via. Quindi praticamente tutte le altre funzioni sono combinazioni della somma e del prodotto, al punto che
quando si dovete dare un'assiomatizzazione della aritmetica, Peano, Dedekind, Hilbert e cos via, cercarono
quali erano le verit fondamentali dell'aritmetica e scoprirono appunto che era necessario dare le propriet
fondamentali di somma e prodotto, il resto seguiva. Per ovviamente molto complicato ridurre tutto a
somma e prodotto; quindi man mano che crescono le necessit, man mano che c' bisogno di calcolare pi
funzioni, le macchine calcolatrici di una volta diventavano via via pi grosse, si faceva quello che aveva
incominciato a fare Leibniz, cio si potenziava via via la macchinetta di Pascal e si aggiungevano nuove
funzioni. Qualcuno di voi ricorder che ancora qualche anno fa, questa volta non nel 30-40, ma una decina
di anni, una quindicina di anni fa semplicemente, si andava in giro con nel taschino una di queste
calcolatrici tascabili, Texas-intrument per esempio, che avevano alcuni tipi di operazione aritmetiche, cio
c'erano ovviamente la somma e prodotto, c'erano a volte le radici, gli esponenziali, i logaritmi, le funzione
trigonometriche e cos via, un certo stock, una certa quantit di funzioni che queste macchine potevano
calcolare. Il problema di quest'approccio precisamente che ogni volta che si vuole avere una calcolatrice
pi potente, bisogna aggiungere delle funzioni, bisogna aggiungere delle rotelle. Naturalmente queste prime
macchine calcolatrici erano fatte per lappunto in maniera meccanica, poi pian piano sono diventate
macchine elettriche, macchine elettroniche, si dovevano aggiungere dei circuiti, cio non ci sarebbe stata
mai fine in teoria allaggiunta di quello che si poteva mettere in una macchina calcolatrice, ma l'idea
fondamentale di Turing, nel 1936, fu di capovolgere l'intera questione. Turing si pose la domanda che
abbiamo detto, cio che cos' che si pu calcolare attraverso la macchina, diede questa risposta che oggi
sarebbe forse una risposta banale, ma che non lo era perch all'epoca non c'erano i computer, la risposta di
Turing che si pu calcolare mediante una macchina esattamente ci che pu calcolare un computer. Ora
cerchiamo meglio di qualificare questa sua risposta, cio Turing capii che non si doveva continuare a
potenziare via via le macchine calcolatrici facendole diventare sempre pi grandi, sempre pi potenti, ma
era sufficiente trovare una sola macchina che avesse un minimo di potenza necessaria per leggere quello che
oggi si chiamano semplicemente i programmi, cio si trattava non di ampliare la macchina, ma di arrivare
ad una macchina che fosse in grado di leggere ed seguire programmi e allora tutto il calcolo sarebbe stato
riversato sul programma e la calcolatrice in questo caso diventa una calcolatrice universale, cio calcolatore
Questa fu un'idea veramente geniale, notate 1936, prima che sinventassero quelli che si chiamavano i
computer; anzi in realt fu proprio Turing a capire
che da questa sua invenzione, che appunto era
partita da problematiche completamente logiche, cio il tentativo di riformulare il teorema di Goedel,
sarebbe stata possibile costruire effettivamente una macchina
Turing (1936)
universale in grado di fare praticamente tutti i calcoli possibili. Ebbene
Ci che pu calcolare
vi ricordate, lho appena detto poche frasi fa, lidea Turing era in realt
un computer
quella di riformulare i teoremi di limitazione che Goedel aveva scoperto
nella sua ricerca e allora il famoso teorema per cui Turing introdusse queste macchine si chiamava il
problema della fermata, cio Turing allepoca era interessato alle limitazioni del meccanismo del
calcolatore o del computer e solo in seguito poi l'accento venne spostato sulle potenzialit di questa
macchina. E allora come mai e abbiamo messo qui un cartello di stop? Appunto perch Turing riformul le
limitazioni dei sistemi formali in termini di macchine e divenne famoso questo problema che lui introdusse,
che si chiama il problema della fermata. In altre parole i computer appunto si programmano, questi
programmi possono essere programmi che a volte danno dei risultati quando li si usa con certi dati e altre
volte invece possono non dare dei risultati, possono entrare in quella che ormai un'espressione linguistica
inglese, ma che diventata di uso comune, cio quella che si
chiama entrare in loop, che significa semplicemente un circolo
vizioso, incominciare a circolare; ebbene le macchine calcolatori
fanno praticamente questo a volte, quando il programma li porta a
fare questo. Allora ci si trova di fronte a due comportamenti diversi
del computer, da una parte un comportamento per cui il computer
lavora per un certo periodo di tempo, magari molto lungo, ma poi
158

ad un certo punto si ferma con una risposta e che dice la risposta questa, il risultato del calcolo questo
oppure c' questa possibilit che il computer entri in loop ad un certo punto e che quindi abbia questo
comportamento infinito praticamente, non si ferma mai. Allora Turing si chiese: possibile distinguere a
priori, dal di fuori, quando dato un certo programma e dato un certo input, il programma su quell'input l si
fermer oppure no? Questo quello che appunto viene chiamato il problema della fermata; la fermata ha a
che fare con il fatto che il calcolo prima o poi arriva ad un risultato, dunque si ferma oppure prosegue
all'infinito. Ebbene Turing riusc a dimostrare che questo problema della fermata indecidibile, non c'
nessun modo meccanico, non c' nessun algoritmo, non c' nessuno computer che sappia in generale
risolvere questo problema della fermata. Quindi vi accorgerete qui che c una limitazione, un teorema di
impossibilit ed proprio questa la versione che Turing diede dei risultati di incompletezza, dei risultati di
indecidibilit che erano stati scoperti da Goedel e da i suoi seguaci nella logica matematica. Quindi una
versione completamente diversa legata alla macchina. Bene, fatto questo, che cosa fece Turing? Era passato
un pochettino di tempo, arrivarono gli anni della guerra e Turing nel 40 45 incominci a lavorare per lo
spionaggio inglese. Naturalmente qui abbiamo messo il simbolo dello spionaggio, cio il Pentagono
americano; gli inglesi e americani comunque erano alleati e quello che fecero gli americani e gli inglesi, in
particolare il team di Turing, fu una cosa che ebbe un grande influsso sulla guerra, cio i tedeschi usavano
ovviamente un meccanismo per codificare i loro messaggi, lanciavano degli ordini, ogni mattina si alzavano
come tutti naturalmente, per lanciavano anzi tutto la codifica del linguaggio che avrebbero usato durante
la giornata e poi da quel momento l in poi davano gli ordini
soltanto in questa maniera codificata, che si chiama appunto in
gergo tecnico crittografato, cio in qualche modo mascheravano
i loro ordini, li traducevano in una lingua che non
era possibile tradurre per coloro che non avessero a disposizione
la macchina di traduzione e qual' la questa macchina? Questa
macchina si chiamava lEnigma, eccola qua, questa una foto
ovviamente, si capisce abbastanza
poco da una foto, ma potete vedere
comunque un certo
numero di
rotelle. Non era nient'altro che una
macchina calcolatrice, ma era una
macchina che non serviva in questo
caso per fare dei calcoli, serviva
bens per codificare le lettere
dell'alfabeto; in altre parole queste
rotelline avevano un certo numero
di
dentini,
ciascun
dentino
corrispondeva ad una lettera
dell'alfabeto, venivano piazzate agli
inizi della giornata in una maniera
che era completamente casuale e
dunque non c'era modo di
prevedere come
sarebbe stata la disposizione di
queste rotelline e da quel momento
in poi e per tutta la giornata i messaggi venivano codificati scrivendo al posto della A la lettera che la prima
la rotella diceva di scrivere, al posto delle altre lettere quello che dicevano le altre rotelle e la cosa diventava
molto complicata. Ovviamente sempre stato molto utile sapere durante la giornata come venivano
codificati i messaggi, perch i tedeschi erano sicuri che nessuno sarebbe riuscito a decodificare i loro
messaggi, a decodificare il loro trucco crittografico e quindi tranquillamente continuavano a trasmettere
senza nessuna preoccupazione i loro ordini. Ebbene lavorando per lappunto a questo problema, Turing
riusc effettivamente a decodificare il linguaggio degli Enigma. Agli inizi ci volle molto tempo, cio ci
volevano alcuni giorni per riuscire a capire come funzionavano i messaggi di una certa giornata. chiaro
che dal punto di vista bellico non era molto utile sapere una settimana dopo quali erano stati gli ordini, ma
alla fine le cose si affinarono e negli ultimi anni della guerra, pensate voi, i tedeschi lanciavano questi
messaggi, comunicavano tra di loro e senza sapere che effettivamente i comandi alleati riuscivano a
decrittare i loro messaggi praticamente in tempo reale, questo grazie Turing, a lavoro di Turing che aveva
gi fatto appunto sulle macchine di Turing e che per riusc in qualche modo ad applicare anche alla
crittografia e ci furono anche degli episodi piuttosto tragici, poich non si poteva far capire ai tedeschi che
ormai si era capito quale era il loro linguaggio perch altrimenti avrebbero cambiato il metodo e tutto il
159

vantaggio se ne sarebbe andato in fumo e quindi molte volte quando la cosa era piuttosto grave allora s
esitava, si faceva finta di arrivare per caso magari sul luogo del bombardamento, dove i tedeschi avevano
detto la mattina che sarebbero andati e riuscire a fermare le navi, le portaerei, gli aerei e cos via. Altre volte
purtroppo quando l'obiettivo magari non era cos importante, gli alleati fecero finta di nulla, quindi sapevano
che i tedeschi sarebbero andati a bombardare una citt, sarebbero andati magari a distruggere un paese e cos
via, stavano zitti, facevano finta di nulla e forse con la morte nel cuore vedevano queste distruzioni.
Comunque questo un aspetto un po' strano, cio quest'uso bellico del calcolatore. Che cosa successe negli
anni immediatamente successivi? Beh, successe che proprio queste ricerche arrivarono a produrre quello che
oggi viene chiamato l'informatica.
3. Informatica
Notate, gli anni sono tra i 45 e 50, quindi immediatamente dopo la fine
(1945-1959)
della guerra e l'informatica non nient'altro che la costruzione pratica di quelli
Costruzione
che sono effettivamente i computer teorici, che Turing si era inventato nella
del computer
sua tesi di laurea. Ora come mai l'informatica nacque da questi problemi? Ma
perch, proprio da una parte Turing, quando doveva fare questo lavoro di controspionaggio e dall'altra parte
in America, quando gli americani stavano cercando di costruire la bomba atomica, si accorsero che c'era
bisogno di fare un enorme numero di calcoli e questo enorme numero di calcoli, come veniva fatto? Oggi
l'avremmo fatto con i computer, ma all'epoca non c'erano i computer, quindi c'era una schiera di signorine
letteralmente, cio tante ragazze che venivano arruolate, decine di migliaia, pensate voi, a Los Alamos e poi
in Inghilterra e queste ragazze funzionavano come oggi funzionano tutti i computer, cio erano dedicate a
fare tutto il giorno sempre la stessa operazione. Qualcuno scriveva un programma e diceva tu fai quello, tu
fai quello, tu fai quell'altro e questa specie di orchestra che aveva ovviamente un direttore, quello che noi
oggi chiameremo il programmatore, faceva questi calcoli enormi. Dopo la guerra, con pi tranquillit, sia
Turing da una parte che Von Neumann dall'altra pensarono che forse sarebbe stato meglio automatizzare
questa cosa. L'idea del computer nacque per lappunto da problemi veri, lo spionaggio da una parte e la
bomba atomica, il nucleare dall'altra. Guardate qui, vi faccio vedere due foto dei primi computer, questo il
computer al quale lavor Turing in Inghilterra, si chiamava Colossus e come vedete il nome era
perfettamente adeguato. Il computer di oggi, che ha un piccolo hard disk, come quello che abbiamo, per

esempio sul nostro tavolo,


enormemente pi potente di questo Colossus che Turing aveva a disposizione. In realt oggi questi
computer sono i computer di quelli che all'epoca sarebbero stati supercalcolatori. Guardate come il
computer in realt prendesse l'intera stanza e poi anche stanze vicine; guardate qui i nastri che giravano
attraverso le rotelle, i famosi loop, che oggi naturalmente sono semplicemente correnti elettriche che
passano dentro il calcolatore. Guardate qui delle valvole che si intravedono e naturalmente i primi computer
venivano programmati in questo modo, cio si andava col camice bianco e col cacciavite, quando si doveva
aprire un programma non si batteva mica sul tasto della tastiera come si fa oggi, com' facile fare, ma
bisognava andava a svitare delle valvole, cambiare il posto delle valvole e cambiando le valvole si cambiava
la struttura del computer, lo si riprogrammava. Quindi una cosa completamente diversa e per questo, fino a
quando non furono inventati i computer da tavola, l'informatica era qualche cosa per addetti ai lavori.
Un'immagine invece dell'altro computer, il famoso Eniac, che fu costruito negli stessi anni in America da
Von Neumann questo qui. Anche qui vedete un enorme batteria di aggeggi che venivano usati e questa la
foto di Von Neumann orgoglioso vicino al suo giocattolo, vicino a questo Eniac. Linformatica nacque
precisamente da queste problematiche qui, con la costruzione di queste enormi macchine, di questi

160

enormi cervelli elettronici. Allora la metafora dei cervelli elettronici fu un qualche cosa che prese in qualche
modo la spinta da queste ricerche e fece arrivare Turing a proporre una domanda che sarebbe stata
abbastanza imbarazzante. Siamo nel 1950, Turing si pone la domanda fatidica. A questo punto le macchine
che noi abbiamo costruito, che io Turing prima ho progettato e poi ho contribuito a realizzare fisicamente,
queste macchine che sanno fare questi calcoli in maniera molto veloce, in maniera molto pi reliable
direbbero gli inglesi, affidabile, di quanto non potessero fare forse le signorine dell'epoca, ebbene queste
macchine possono addirittura pensare? Cio possibile credere
che ad un certo punto le macchine si svilupperanno cos tanto da
diventare quasi l'analogo degli esseri umani e del loro cervello?
Questa la grande domanda di ci che oggi si chiama il progetto
dellintelligenza artificiale. Notate che del progetto della
intelligenza artificiale oggi se ne parla parecchio, ma in realt
nato di nuovo nella mente di Turing, in un famoso articolo del
1950. Qui abbiamo un esempio di questa intelligenza artificiale,
qui nella slide, tutti voi lo avrete riconosciuto, una scena de film
"2001 Odissea nello spazio" e l c'era questo computer che
mandava effettivamente avanti l'intera astronave, questo uno degli astronauti che vanno a toccare la
memoria del computer; vi ricorderete che mettevano dentro cassette che facevano parte della memoria dei
computer; per questa fantascienza ovviamente. Questa invece era una domanda scientifica, cio Turing
voleva scrivere non il copione di un film, ma voleva sapere effettivamente se la sua domanda aveva una
risposta, se era possibile spingersi, a continuare a sviluppare queste macchine fino a quando fossero
diventate intelligenti. Ora il problema : come si fa capire quando una macchina e intelligente? Beh, si pu
fare come nella filosofia, si pu dare una definizione di che cosa significhi essere intelligente e poi vedere se
questa macchina si adatta alla definizione. Turing era uno scienziato e non un filosofo, insomma provoc il
dibattito in un altro modo e introdusse quello che fu chiamato il test di Turing: che cos' il test di Turing? Il
test di Turing semplicemente un modo operativo per capire se la macchina pensa oppure no. Se linvent
Turing appunto in quell'articolo che vi ho detto, del 1950; l'idea la seguente: si tratta di mettere in una
stanza un uomo e in un'altra stanza qualche cosa, non sappiamo
se sia un uomo o se sia una
macchina; si comunica attraverso una radio per esempio, attraverso
una tastiera e cos via, ci si scrive domande, l'uomo fa domande a ci
che si trova nell'altra stanza, ottiene delle risposte; ebbene se attraverso
questa conversazione, dopo un certo periodo di tempo, l'uomo non
riesce a capire se dall'altra parte ci sia una macchina oppure ci sia un
uomo, ecco che allora ci che c' dall'altra parte qualche cosa di
intelligente; poi si apre la porta e si va a vedere cosa c' dall'altra parte;
se cera un uomo, bene, tanto meglio per lui, ma se invece c'era una macchina, quella la macchina ha
superato il test, riuscita in qualche modo a simulare il comportamento mentale di una persona in modo tale
che comprensibile da questa persona ed ecco che allora, si dice che ha superato il test di intelligenza di
Turing e la si pu dichiarare intelligente. Finora l'unico computer che abbia effettivamente superato il test di
Turing questo computer per lappunto Al nel film "2001 Odissea nello spazio"; ma che cosa si fa
effettivamente nella vita reale, quali sono le realizzazioni di questi sogni? Andiamo a vedere, effettivamente
la realt questa: nella slide non c un computer, c il campione mondiale di scacchi che si chiama Garry
Kasparov, il campione mondiale attualmente in carica, questa una partita di scacchi, come vedete qui, qui
c' scritto, Kasparov, qui c' scritto Deep blue e al posto di Deep Blue non c' nessuno, come mai? Perch,
come vedete nella slide in realt sembra che ci sia uno
schermo, Kasparov sta giocando una partita di scacchi contro
una macchina, contro un programma. Che cosa successo? E
successo che i programmi per gli scacchi, che furono gi
subito un sogno di Turing, che appunto scrisse a mano il primo
programma per scacchi, ma il computer suo era talmente lento
161

che era pi facile simulare il programma a mano che non farlo giocare dal computer, infatti Turing simul il
suo programma, gioc una partita di scacchi contro un suo amico, un essere umano e l'amico vinse subito in
26 mosse, ebbene pian piano negli anni questi programmi per gli scacchi sono diventati sempre pi
complicati, sono diventati sempre pi raffinati, ad un certo punto hanno incominciato a giocare nei tornei,
hanno incominciato a prendere punti, a diventare maestri, a diventare grandi maestri e ad un certo punto
successo il patatrac, successo lirreparabile, cio in una partita di scacchi del 1996 Kasparov, campione
mondiale in carica, stato battuto da un computer. Voi direte, va beh, succede a tutti, una brutta giornata e
cos via e in effetti Kasparov all'epoca cos la prese. Dopo qualche anno nel 1998 Kasparov fece un torneo
contro questo programma che si chiama deep blue, un torneo in sei partite, insomma prese due punti e
mezzo e come potete immaginare, il computer ne prese il rimanente, cio tre punti e mezzo, cio ci fu, era
un giorno fatidico del 1998, la prima sconfitta da parte di un campione mondiale di scacchi contro un
programma. Che cosa succeder domani? Beh, ovviamente questi programmi diventeranno via via pi
potenti, ormai battono il campione del mondo, presto neppure pi il campione del mondo potr giocare
contro queste cose, non c' da preoccuparsi ovviamente, perch non ci saranno i programmi che diventano
campioni mondiali di scacchi, cos come l'automobile, cos come i treni non diventano campioni olimpici
quando si tratta di correre, cio le Olimpiadi si continuano a fare tra gli atleti, che sono degli umani e le
macchine vanno si pi veloci degli uomini, ma chi se ne importa tutto sommato, perch insomma far
simulare ad una macchina, una automobile o il treno un'attivit umana, come quella motoria, non un
qualche cosa che mette in dubbio la nostra unicit nel creato, per quando si arriva invece a questi punti,
cio a far fare al computer qualche cosa che noi credevamo essere tipico dell'uomo, ecco che allora
cominciamo ad essere un pochettino pi a disagio. Dove per potranno arrivare i computer? Beh, questo
non pi la realt, questo il sogno, quello che ci sta di fronte nella slide e il sogno quello di arrivare
appunto a costruire degli androidi. Ora la parola androidi, forse qualcuno di voi lavr gi vista, perch
questo fa parte ancora della fantascienza, non vi preoccupate, questo un domani chiss quanto lontano;,
ebbene qui ci sono due personaggi, questa bellissima signorina che qualcuno di voi riconosce Sten Young
e questo signore Harrison Ford agli inizi della sua carriera e questo
un famoso film che si
chiama Blade runner. Ebbene il problema di Blade runner era
precisamente questo: il signor Ford era un cacciatore di androidi e gli
androidi sono degli organismi, sono delle macchine che sono
indistinguibili da un essere umano, credo che tutti voi, per lo meno
coloro che sono dei maschietti tra il pubblico, saranno d'accordo che
anche se questa una macchina insomma andrebbe benissimo a
chiunque di noi; ebbene quando arriviamo a questi punti, a costruire
macchine che non si possono pi distinguere da un essere umano, maschile o femminile, ebbene allora si
abbiamo effettivamente superato il limite, siamo arrivati ad un punto in cui la convergenza tra la macchina e
l'uomo indistinguibile, completa e questo appunto il sogno, io direi in realt un incubo; non credo che
oggi ci dobbiamo preoccupare troppo, per mettendo insieme non soltanto i progressi dellintelligenza
artificiale, ma anche quelli dell'ingegneria genetica e cos via, della robotica, delle protesi, eccetera,
effettivamente si pensa che ci sia questo incubo di fronte a noi, che ci sar un giorno un mondo in cui
circoleranno degli esseri e non si sapr bene che cosa succede. Nel famoso racconto di Philip K. Dick che
colui che ha scritto il libro cacciatore di androidi da cui stato tratto questo film Blade runner, dice che il
momento cruciale arriver il giorno in cui ci sar una macchina di fronte ad un uomo, l'uomo sparer alla
macchina e si accorger con sua grande sorpresa che la macchina incomincia a sanguinare. La macchina
risponde e si accorger, sparando all'uomo, con sua grande sorpresa che invece dall'uomo esce una nuvoletta
di fumo, cio saremo arrivati al punto in cui credevamo di avere un uomo contro una macchina e invece
esattamente il contrario, cio non ci si riesce pi a distinguere. Questo dove siamo arrivati partendo dalle
macchine di Turing, con questa evoluzione dei computer.
Problema
Bene, negli ultimi minuti invece della nostra lezione, vogliamo parlare
dal DNA lineare alle
di cose un pochettino diverse, ma non troppo slegate, perch Turing

162

forme tridimensionali
nell'ultima parte appunto della sua vita, si interess della morfogenesi.
Nel 1952, praticamente l'anno in cui mor, pubblic un famoso lavoro in cui la domanda questa volta non
era pi come una macchina pu pensare oppure che cosa significa fare calcolare una funzione ad una
macchina, bens come si forma un organismo. Qui nella slide vedete due esempi di organismi, questa una
conchiglia, il famoso nautilus, di lato invece c qualche cosa di
organico, ebbene il problema dell'organismo che in realt, come
tutti sapete, l'organismo si forma in base ad una informazione e
notate la teoria dell'informazione e linformatica non sono poi cos
slegate fra di loro, anzi sono due aspetti, due facce di uno stesso
studio, di una stessa medaglia. Ebbene, qual' il problema per che
sta sotto? Il problema che l'informazione, come tutti sapete,
codificata in qualche cosa che si chiama il DNA e poi da questo
DNA si formano delle forme per lappunto.
Ora il DNA che cos? Il DNA fatto in maniera lineare, una
striscia praticamente come tutte le cose che noi scriviamo, per esempio prendiamo un libro, questo libro
Problema
fatto in maniera tridimensionale, ha uno spessore, una larghezza e
unaltezza, per in realt il libro semplicemente una grande linea
Dal DNA lineare alle
forme tridimensionali
che comincia dall'inizio e va fino alla fine e tutta linformazione
attraverso questa linea, ovviamente la si piega questa linea in modo da farla stare in un dm3, cio molto
meglio leggere un libro che sta in un dm che non andare a leggere un libro che si lungo un kilometro.
Ebbene il DNA un qualche cosa di estremamente lungo, naturalmente intrecciato, come tutti sapete, in
questa cosa che si chiama doppia elica, ma la cosa importante che lineare. Ora questa informazione
lineare, cio messa praticamente su una linea, come fa a produrre un organismo che invece in genere ha tre
dimensioni, cio come si fa a passare dalla linearit dell'informazione alla tridimensionalit, quindi questo
salto in tre dimensioni degli organismi viventi. Questo il problema che Turing voleva risolvere, un
problema che non stato ancora oggi completamente risolto, la sua soluzione una soluzione che
effettivamente in qualche modo precorre i tempi ed la soluzione che diede appunto Turing, il fatto che ci
sia un equilibrio instabile nella materia e che questo equilibrio instabile venga rotto.
Soluzione
Che cosa questo equilibrio instabile? Non vi posso dire ovviamente
Rottura di
nei dettagli, ma lo vedete qui immaginato, per esempio una ballerina che sta
equilibri instabili
sulle sue punte in equilibrio instabile, se voi andate vicino ad una ballerina
e la toccate, probabilmente questa casca per terra. Ebbene equilibri instabili sono per lappunto quelle cose,
quelle situazioni, quegli eventi che sranno in equilibrio, ma che per basta un piccolo cambiamento a far
degenerare, a far cadere da una parte o dall'altra. Turing pensava che fosse questa rottura spontanea di
equilibri per lappunto instabili, che permettesse di passare dal DNA lineare alle forme tridimensionali.
Questo il percorso che poi stato ripreso da vari premi Nobel, per esempio Prigogine che ha preso il
premio Nobel per la chimica, Edelman che ha preso il premio Nobel per la medicina, che sono persone che
appunto hanno portato avanti queste ricerche di Turing ed strano leggere libri di chimica, libri di medicina
e scoprire che uno degli antenati, che questi signori, oggi titolati attraverso premi Nobel, considerano uno
dei loro precursori, che uno di questi precursori appunto Alan Turing, cio un logico, un informatico.
Bene, siamo arrivati pi o meno alla fine, all'ultimo atto di questa sfida; come vi ho gi anticipato dagli
inizi, l'ultimo atto di questa sfida in realt una tragedia. Nel 1954 Turing muore, muore suicidato. Come
mai? Qui la cosa abbastanza pruriginosa in qualche modo, Turing aveva delle abitudini sessuali che non
erano proprio standard, era un omosessuale e nell'Inghilterra di quell'epoca, nell'Inghilterra degli anni 50,
Suicidio(1954)
ma anche pi recentemente credo, fino a qualche anno fa e forse ancora adesso,
l'omosessualit in Inghilterra era proibita per legge. Dunque Turing un giorno ospita un ragazzino che aveva
rimorchiato per la strada, come si direbbe oggi, lo ospita in casa sua, fanno delle cose che non il caso che
vi racconti adesso e la mattina questo ragazzino scappa dalla casa e ruba degli oggetti dalla casa di Turing.
Turing, ingenuo come spesso succede ai matematici, ai filosofi, ai grandi pensatori, va dalla polizia a
denunciare il fatto. Denuncia questo fatto, dice c stato un furto in casa mia. La polizia gli chiede,
naturalmente al buio brancolando, ma lei ha un'idea di chi possa essere stato a fare questo furto? E Turing
163

disse certo che ce lho, stato quel signore che stato a casa mia. Ma lei lo conosce quel signore? Lho
rimorchiato ieri sera, come rimorchiato, per fare cosa? Beh, io ho queste tendenze, Turing non pensava che
la cosa sarebbe stata cos grave, Ebbene, immediatamente fu arrestato, fu processato, per poich era un
eroe di guerra, non lo sapeva nessuno, ovviamente non lo sapevano i carabinieri della stazione di polizia,
per immediatamente quando Turing venne arrestato si muovono gli alti comandi che dicono appunto ai
giudici, ai carabinieri che Turing in realt un eroe di guerra, perch stato un eroe del controspionaggio.
Queste cose sul controspionaggio, sull'Enigma che vi ho raccontato, sarebbero poi state rivelate soltanto
molti decenni dopo, negli anni 70-80 e allora come grande gentilezza verso questo grande eroe della patria,
che aveva cos contribuito a salvare, anche a far vincere la guerra, che cosa gli si propone? Si propone una
scelta o andare in galera per 10 anni oppure essere curato. Ora come si fa curare una persona dalla
omosessualit? Negli anni 50 si era molto ingenui, gli americani semplicemente castravano gli omosessuali,
ne hanno castrato 50.000 negli anni 60, ebbene gli inglesi fanno una cura di ormoni a Turing, una cura di
ormoni femminili, pensando che questo potesse guarire l'omosessualit, Turing sviluppa addirittura il seno e
gli cadono i capelli e cos via e in preda ad una crisi emotiva pi che comprensibile, si suicida, si suicida
come? Si suicida mangiando una mela avvelenata perch non voleva che sua madre capisse che era stato un
suicidio. Fin da bambino lui era ossessionato dalla storia di Biancaneve, dalla storia della mela, cantava
sempre l'incantesimo di Biancaneve e della strega ed ecco che usa alla fine della sua vita questo mezzo per
ammazzarsi. Questa la strana fine per lappunto, di un personaggio cos importante per la storia della
tecnologia ed anche la fine dei nostri excursus storici biografici sui grandi personaggi della logica.
Abbiamo ancora due lezioni, che sono due lezioni ricapitolative dove parleranno invece di ci che
successo in questo secolo, da una parte da un punto di vista della logica, della logica contemporanea, la
logica moderna e dall'altra parte invece dal punto di vista dei fondamenti.

LEZIONE 19: Gran finale


Benvenuti alla penultima, purtroppo, lezione del nostro corso di logica matematica. Vedete qui il titolo della
lezione, si chiama gran finale, in realt questo il finale nel senso che abbiamo gi praticamente esaurito i
personaggi di cui volevamo trattare. Abbiamo praticamente parlato di 16-17 grandi personaggi della storia
della logica, siamo partiti dai greci, siamo passati attraverso la Scolastica e abbiamo finito con un buon
numero di personaggi della modernit, della contemporaneit e ora faremo una specie di carrellata sulla
contemporaneit, cio su quello che succede oggi nella logica e quello che successo ieri e l'altro ieri, cio
molto vicino a noi, poi ci sar ancora una lezione conclusiva, in cui invece parleremo di ci che stata la
logica per quanto riguarda il problema dei fondamenti. Quindi questa lezione di oggi una specie di
conclusione, una delle possibili conclusioni, poi ce ne sar una seconda, che sar veramente l'ultima lezione.
Dicevo che quest'oggi parliamo di ci che successo negli ultimi tempi, lo dir in poche parole e
naturalmente voi non cercherete di capire esattamente tutto quello che dir, a differenza invece delle altre
lezioni, perch l'idea di questa lezione soltanto di farvi familiarizzare con alcuni dei termini che sono
diventati quotidiani nella logica matematica contemporanea e anche di dirvi quali sono i personaggi che
sono ancora sulla scena o che l'hanno lasciata da poco e che praticamente stanno facendo la logica in questi
anni. Divideremo la nostra lezione nelle quattro parti in cui si dice oggi che la logica viene divisa; notate che
la logica come labbiamo trattata finora stata un'analisi del processo di ragionamento, soprattutto del
processo di ragionamento matematico e man mano che ci siamo pi avvicinati ai giorni nostri, man mano
che siamo entrati soprattutto nel vivo del 900, nel vivo del nuovo secolo per la logica matematica, ecco che
questa logica stava prendendo vita, stava diventando matura, acquistava maturit ed diventata oggi un
qualche cosa di indipendente, diventata una branca della matematica moderna ed per questo che oggi si
chiama logica matematica e la si divide in genere in quattro parti che si chiamano: 1) teoria dei modelli, 2)
teoria della dimostrazione, 3) teoria della discorsivit, 4) teoria della ricorsivit, 5) teoria degli insiemi.
La logica contemporanea
Le origini di ciascuna di queste branche sono ovviamente in ci
164

1. teoria dei modelli


che abbiamo gi visto nel passato e poi per la contemporaneit,
2. teoria della dimostrazione
vi dir brevemente, dove sta e quindi vedremo pian piano
3. teoria della discorsivit
ciascuna di queste branche. Incominciamo subito con la prima
4. teoria degli insiemi
parte, cio la teoria dei modelli".
Naturalmente qui nella slide abbiamo voluto scherzare, quando si parla di modelli ci vengono subito in
mente le passerelle, dove ci sono questi indossatori e poich io sono
maschietto ovviamente, come si dice, ho preferito invece prendere
delle modelle, quindi questo soltanto un riferimento, si potrebbe
meglio dire che questa sarebbe una teoria delle modelle. Per scherzi a
parte, che cosa fa la teoria dei modelli? La teoria dei modelli non
nient'altro che lo studio della semantica; vi ricorderete che quando
abbiamo parlato di linguaggio, a partire da Crisippo e poi pian piano
venendo vicino a noi Frege, Russell, Wittgenstein e cos via, molta
parte della logica stata una teoria del linguaggio. Per ricorderete
anche che il linguaggio praticamente si divide in due parti, da una parte
c' la sintassi, cio i segni, ci che si scrive e dall'altra parte c la semantica, cio il significato, ci che si
vuole dire. Ebbene la teoria dei modelli oggi diventata lo studio formale, matematico, di questa seconda
parte alla quale ho appena accennato, cio la semantica, invece la teoria della sintassi, c' pure quella, si
chiama oggi in logica matematica la teoria della dimostrazione, ne parleremo tra breve. Vediamo allora
meglio, da dove partita questa teoria dei modelli. E partita da un personaggio che abbiamo gi visto pi
volte, anche recentemente abbiamo dedicata a lui un'intera lezione, che si chiama Tarski e ricorderete, da ci
che abbiamo fatto, che nel 1936 Tarski introdusse quello che il suo risultato pi importante nella logica
Tarski (1936)
matematica ed uno anche dei cardini veramente fondamentali della logica
Definizione di verit
matematica moderna ed quella che abbiamo chiamato definizione di verit.
La definizione di verit di Tarski, come ricorderete, data nel meta linguaggio e una parte del teorema di
Tarski dice, invece, che non esiste nessuna definizione di verit che si possa fare invece a livello del
linguaggio. Ebbene questo risultato, per lappunto del 1936, sottolineatevi questa data, perch stranamente
ci sono delle connessioni quasi numerologiche, cio il 1935-36 l'anno in cui praticamente sono nate tutte
queste quattro branche della logica moderna, poi stranamente il 1963 l'anno cui si sono dimostrati alcuni
dei teoremi pi importanti in ciascuna di queste branche, quasi per una specie, come si pu dire, di
stravaganza numerica, comunque nel 1936 questo teorema importante di Tarski, mette finalmente sul
terreno quello che la nozione logica, la nozione precisa, formale della verit. Ricorderete che una delle
nostre prime elezioni, anzi il primo ciclo dedicato ai personaggi, era dedicato appunto al paradosso del
mentitore. Il paradosso del mentitore che, ricorderete tutti, diceva "io mento", in qualche modo si imbatteva
in una antinomia, una frase che non poteva essere n vera n falsa, ebbene dopo 2500 anni praticamente,
questo risultato di Tarski fece intervenire questa nuova definizione di verit e praticamente risolse
perlomeno da un certo p. di v., che quello che interessa noi come logici matematici, risolse questo
paradosso. La soluzione del paradosso del mentitore precisamente che il paradosso del mentitore non si
pu riprodurre all'interno di un sistema formale, non si pu riprodurre all'interno dei sistemi matematici,
perch la frase che dice "io sono falsa" non possibile scriverla; non possibile scriverla, non perch si
possa parlare di io, lautoreferenza, non perch non si possa parlare del non, della negazione, ma perch non
si pu parlare della verit all'interno del linguaggio. La verit qualcosa che sta fuori, sta appunto, come ha
dimostrato Tarski, nel meta linguaggio. Questo stato l'inizio della cosiddetta teoria dei modelli.
Naturalmente Tarski era negli anni 30, ha vissuto fino agli anni 70 e ha continuato a produrre un gran
numero di risultati, ma non questo che oggi ci interessa, noi vogliamo ora a vedere qualche altro
personaggio che appartenuto o ha creato questa teoria dei modelli. Uno di questi personaggi questo
signore dall'aria un po' triste e anche un po' sorniona in qualche modo che si chiama Abraham Robinson (v.
slide); abbiamo messo il nome, in genere non lo facciamo, in genere identifichiamo i nostri personaggi
soltanto col cognome, ma nel caso di Robinson c'era bisogno perch

165

di Robinson anche nel campo della logica ce ne sono stati tanti. Ce


ne sono stati almeno tre: Raffael, Duia e Abraham, quindi
necessario distinguerli. Ebbene questo signore Abraham Robinson
stato negli anni 50-60 il massimo esponente di questa teoria dei
modelli; Tarski effettivamente ha iniziato questa teoria dei modelli
facendo questo studio fondamentale della verit, che notate, non ve
lo mai detto nelle altre lezioni, era uno studio lunghissimo, cio il
suo risultato originale era stato scritto all'interno di un lavoro di
centinaia di pagine e questo molto atipico, perch in genere i lavori della matematica moderna sono di
qualche pagina, molto densi ovviamente, molto difficili anche da leggere, ma in genere molto contenuti,
soprattutto quando riferiscono, quando parlano, quando trattano, quando dimostrano un solo teorema,
ebbene nel caso di Tarski invece cera un teorema molto lungo, proprio perch il risultato di Tarski che
parlava della verit, aveva che fare con molte speculazioni filosofiche e quindi era qualche cosa di pi
ampio respiro. Ebbene, dicevo, il risultato di Tarski stato poi a posteriori ci che ha iniziato questa teoria
dei modelli, ma all'epoca la teoria dei modelli non si chiamava teoria dei modelli, si chiamava
semplicemente logica matematica. Tarski era uno di coloro che dimostravano teoremi all'interno della logica
matematica, invece negli anni 50-60 proprio grazie all'opera di questo signore Abraham Robinson, la
teoria dei modelli si staccata dal resto della logica, cos come le altre branche ed ha acquistato una vita
indipendente, diventata matura in qualche modo, come i figli di una famiglia che prima vivono tutti
insieme sotto lo stesso tetto e poi ad un certo punto ciascuno se ne va per la sua strada e crea nuove
famiglie. Qualcuno di voi sa che cosa ha fatto Abraham Robinson senza saperlo, perch in realt Abrahm
Robinson prima di diventare un logico matematico era un matematico applicato ed colui che ha inventato
le ali a delta degli aerei. Tutti voi avrete visto, per esempio i caccia americani sopra tutto, che hanno questa
strana forma delle aria a triangolo, ebbene Robinson si interessava appunto durante la guerra, negli anni 4050 di questi problemi di fluidodinamica e una delle sue invenzioni stata questa. Dopo di che invece
diventato un logico matematico ed ha creato per due grandi cose, che sono questi due risultati: anzitutto
quella che si chiama oggi l'analisi non standard. L'analisi non standard sono sicuro che non la conoscerete
perch una versione appunto, come dice il nome, non standard, dell'analisi infinitesimale.
L'unica cosa che vi posso dire, nel caso poi siate interessati per andare
Robinson Abraham
(anni50-60)
a sviluppare, ad approfondire questo risultato e soprattutto questa teoria
Analisi non standard
che Robinson ha creato, ebbene, quello che dicevo, quello che vi posso
Strutture algebriche
dire, che una versione dell'analisi f atta come sarebbe piaciuto a
Leibniz, cio usa gli infinitesimi, usa gli infiniti in una maniera precisa. Gli infinitesimi, soprattutto nel
campo dell'analisi, sono stati rimossi per secoli, praticamente per un bel po' di anni si cercato di non
parlarne, perch erano cose con cui ci si sentiva a disagio, non si capiva bene che cosa potessero essere.
Ebbene la teoria della logica matematica, soprattutto la teoria dei modelli, ha permesso al Robinson di
costruire un'analisi basata su questi concetti e poi il secondo campo di azione di Robinson stato quello
dello studio delle strutture algebriche, cio uno studio, attraverso la logica, di ci che sono le strutture per
l'algebra per, quindi in particolare, ne abbiamo gi parlato, ma rivedremo meglio nell'ultima lezione quella
conclusiva della prossima volta, le strutture algebriche introdotte da Burbaki. Ebbene lo studio che
Robinson ne fece fu uno studio da un p.di v. logico, che poi praticamente nel corso dei decenni andato a
confluire direttamente nella vera e propria matematica. Quindi non ho potuto dire nemmeno uno dei risultati
ormai tra quelli, tanti, che ha dimostrato Robinson, perch ormai queste cose sono troppo tecniche, non sono
pi adatte a un corso introduttivo sulla logica matematica come il nostro e anche nel caso del prossimo
personaggio che io conosco tra laltro personalmente, perch insegna a Cornell, universit dove anchio
insegno parecchio soprattutto destate, ebbene questo signore di cui non ho trovato nessuna foto, si chiama
Michel Morley e nel 1963, quella data di cui vi ho gi parlato prima, ha dimostrato un famoso teorema di
categoricit. La categoricit, in due parole, semplicemente lo studio di strutture che sono oppure possono
non essere isomorfe l'una con l'altra. Ebbene Morley ha dimostrato una famosa congettura che aveva a
che fare con questa nozione di categoricit. Come vedete andiamo molto a volo d'uccello soltanto per

166

Morley (1963)
impratichirci con alcune delle nozioni della logica moderna. Invece il
Categoricit
personaggio forse pi importante degli ultimi anni della teoria dei modelli,
nel campo della teoria dei modelli, si chiama Shelah ed un israeliano e veramente negli anni 80, ma anche
negli anni 90 praticamente, stato un po' il re, il personaggio pi importante di questa teoria, al punto che
ha sfiorato la vittoria in quella che si chiama la medaglia Fields, che lanalogo del premio Nobel per la
matematica, perch per la matematica la fondazione Nobel non
assegna il Nobel per motivi che non andremo a toccare
quest'oggi, ebbene per c' una medaglia che si chiama la
medaglia Fields, di cui parleremo anche a proposito anche di una
altro personaggio verso la fine della lezione, ebbene dicevo questa
medaglia Fields considerata l'analogo del premio Nobel, il
massimo riconoscimento che viene assegnato ai matematici in
generale, non soltanto i logici. Ebbene Shelah lha sfiorata, non
era uscito a ottenerla appunto negli anni 80, ma ci andato molto
vicino e questo dimostra che effettivamente anche i matematici
avevano in qualche modo ormai capito che la teoria dei modelli la parte, forse, della logica matematica pi
vicina al resto della matematica classica. Ci che Shelah ha fatto, stato fare grandi teoremi di
classificazione di strutture, cio queste strutture che servono per modellare la semantica, di cui parla la
teoria dei modelli, ebbene Shelah riuscito a classificarle in vari modi. Naturalmente le figure che sono qui
sono strutture geometriche che non hanno niente a che vedere con quelle algebriche di cui parla invece la
teoria dei modelli, di cui parla lalgebra, ma ovviamente pi facile fare delle fotografie di strutture
geometriche che non di strutture astratte, ma la cosa importante sapere questo, che appunto negli anni 80,
quindi circa 50 anni dopo il momento in cui Tarski ha iniziato questo studio della semantica, si arrivati
ormai a dei risultati di classificazione di queste strutture, si sa esattamente quante sono le famiglie di queste
possibili strutture, quali sono esempi di queste strutture e si cerca di fare quello che si fa ormai nel resto
della matematica, cio i teoremi di classificazione. Questo brevemente quel che successo dagli inizi, da
Tarski a Shelah nel campo della teoria dei modelli.
2. teoria della dimostrazione
La seconda parte invece, come ho gi detto prima, l'altra faccia
della medaglia, cio se la teoria dei modelli era lo studio della
studio della sintassi
semantica, del significato, lo studio invece della sintassi, dei segni, di ci che si scrive sulla carta, delle
formule cos via, quello che viene chiamato la teoria delle dimostrazione. Dov' nata questa teoria della
dimostrazione? Ebbene nata con un personaggio del quale non abbiamo ancora parlato; notate sempre il
1936, questo aspetto numerologico, questo personaggio si chiama Gentzen, un matematico che morto
molto giovane purtroppo in campo di concentramento durante la guerra; come vedete i suoi risultati sono
appunto del 36, anteriori di poco a lla guerra mondiale, poi Gentzen morto giovane in un campo di
Gentzen(1936)
concentramento, non ha potuto continuare questa carriera che
Consistenza dell'aritmetica
probabilmente sarebbe stata molto brillante e il problema che
Gentzen ha affrontato stato il problema della dimostrazione della consistenza dell'aritmetica. Voi direte,
com possibile dimostrare la consistenza dell'aritmetica, non era forse quello che diceva il teorema di
Goedel che era impossibile fare? Ebbene certamente la conseguenza del teorema di Goedel dice che
impossibile dimostrare la consistenza dell'aritmetica all'interno dell'aritmetica e questo fa cadere per
lappunto i sogni su i quali s'era basata forse la logica matematica prima di Goedel, prima del 1931, ma
questo non significa che non sia possibile fare una dimostrazione di consistenza al di fuori dell'aritmetica
della stessa aritmetica, usando altri mezzi che poi ovviamente per forza di cose, grazie o per colpa del
teorema di Goedel dovranno essere pi potenti dell'aritmetica. Ebbene la prima dimostrazione di consistenza
dell'aritmetica che stata data nella storia proprio quella di Gentzen del 1936 e per coloro che forse hanno
sentito, hanno gi orecchiato queste cose, Gentzen usa principio di induzione transfinita; sembrerebbe quasi
strano voler dimostrare la consistenza dell'aritmetica che usa un principio di induzione fino al pi piccolo
numero infinito, cio a omega, usando per un'induzione molto pi grande, ma qui insomma ci sono dei
problemi molto sottili, vi posso appunto soltanto dire che certamente si usano induzioni su dei numeri molto
pi grandi, per per formule molto pi semplici, quindi in qualche modo c' un aspetto di trade off come
167

si direbbe in inglese, un dare e avere, che permette di dire che questa una dimostrazione per lappunto di
consistenza dell'aritmetica dal di fuori, che ci dice qualche cosa di pi sullaltimetrica che non sapevamo
prima. Che cosa succede una volta che uno ha dimostrato la consistenza dell'aritmetica? Beh, deve passare
al secondo livello, cio a quella che viene chiamata, in genere, l'analisi. Vi Ricorderete dalle scorse lezioni,
che abbiamo gi parlato di questo fatto, che c'era la teoria dei numeri interi che, per lappunto, si chiama
aritmetica e la teoria dei numeri reali che invece si chiama analisi. Allora, una volta dimostrata la
consistenza dell'aritmetica, il prossimo passo cercare di dimostrare la consistenza dell'analisi. Qui abbiamo
scherzato ancora una volta , abbiamo messo la targa che Freud, inventore ovviamente di un altro tipo di
analisi, la psicoanalisi, aveva fuori del suo studio a Vienna. Come vedete qui ci sono due nomi, perch

negli anni 50-60 sono stati questi due signori,


Schutte che era un tedesco e Takeuti che era un giapponese, quasi a voler fare una specie di asse,
continuare l'asse che c'era stato durante la seconda guerra mondiale, ebbene dicevo, sono stati questi due
logici che hanno cercato di dimostrare la consistenza di parti dell'analisi come vedete scritto nella slide.
Come mai soltanto parti? Ma perch si cercato di estendere i risultati di Gentzen, il teorema di consistenza
dell'aritmetica, cercando di dimostrare nello stesso modo, usando gli stessi mezzi che erano dei mezzi
costruttivi con i quali insomma si lavorava praticamente a mano, la consistenza dell'analisi, cio della teoria
dei numeri reali. Non si riusciti come si vede qui nella slide, perch appunto ho scritto consistenza di parti
dellanalisi. Ci sono state delle difficolt oggettive, per qualcuno, subito dopo, riuscito effettivamente ad
arrivare a dimostrare la consistenza dell'intera analisi, per, come vedete anche dalla slide, in maniera non
costruttiva e questo signore si chiama gi Janin Girard , che negli anni 80 90 stato praticamente il
personaggio pi importante di questa parte della logica della teoria della dimostrazione. Girard
un francese, molto interessante, molto strano, un personaggio di quelli certamente singolari, un
personaggio che ogni 4-5 anni inventa una teoria completamente nuova e naturalmente questi logici, tutti
coloro che fanno teoria della dimostrazione, sono l che gli corrono dietro, cercano di capire questa nuova
teoria, ci mettono in genere mesi, anni, per riuscire a capire quello che lui diceva in certo periodo e nel
momento in cui dicono, ah, finalmente incomincio capire qualche cosa, Girard ha gi prodotto un'altra
teoria, altri risultati nuovi e cos via, quindi tante Scuole che sono state praticamente iniziate da lui, un vero
piccolo genio effettivamente della logica moderna. Quindi in particolare Girard che ha identificato il suo
nome con la teoria della dimostrazione degli ultimi anni del secolo, degli anni 80-90. Girard riuscito a
dimostrare la consistenza dell'analisi in maniera globale, quindi non soltanto di parti, ma in maniera per
non costruttiva ed ecco che allora il compito della teoria della dimostrazione del XXI, del 2000, degli
anni che seguiranno al 2000 sar proprio questo, cio di riuscire a mettere insieme, in qualche modo, le
dimostrazioni costruttive che Schutte e Takeuti hanno dato di parte dell'analisi dal di sotto e la dimostrazione non costruttiva che Girard ha dato dell'intera analisi, quindi dal di sopra. C' ancora questo gap, questa
forbice, fra questi due tipi di risultati e bisogner riuscire a colmare il divario. Invece questa logica lineare,
come indicata qui nella slide, una di quelle teorie, come ho detto appunto, che Girare inventa a getto
continuo, un'estensione non soltanto della logica classica, perch quella gi ce lavevamo, ne abbiamo
parlato n el corso della lezione su Brouwer, che aveva inventato la logica intuizionista, ebbene questa
logica lineare praticamente il passo dopo a quella intuizionista. Si pu dire facendo una proporzione,
visto che parliamo di logica matematica, che la logica lineare sta alla logica intuizionista, come la logica
intuizionista sta alla logica classica. E un'analisi ancora pi sottile, ancora pi profonda dei meccanismi
del ragionamento. Questa pi o meno l'avventura della parte della teoria della dimostrazione che stata
fatta durante questo secolo.
168

La terza parte, abbiamo detto, del nostro corso, quella che oggi viene chiamata la logica matematica
contemporanea, si chiama invece teoria della ricorsivit. Questa qualche cosa di cui pi o meno tutti
siamo a conoscenza, in maniera magari inconscia, perch la teoria della ricorsivit oggi si pu definire
semplicemente dicendo che studia le potenzialit e le limitazioni dei calcolatori. Ora naturalmente all'epoca
quando nata la teoria della ricorsivit i calcolatori non c'erano, ma quando abbiano fatto l'ultima lezione
3. Teoria della ricorsivit
su Turing, l'ultima lezione con la quale abbiamo chiuso il nostro
potenzialit e limitazioni
corso, la nostra carrellata sui personaggi, vi ricorderete che
dei calcolatori
Turing nel 1936, tanto per cambiare, sempre lo stesso anno, aveva
inventato la macchina di Turing. Che cosa era la macchina di Turing? Era un tentativo di fare col pensiero,
cercare di catturare col pensiero, costruire un modello, naturalmente un modello astratto, un modello fatto di
carta, di una macchina che fosse in grado di calcolare tutto ci che possibile effettivamente calcolare
all'uomo. Ebbene questa macchina di Turing che all'epoca era soltanto un qualche cosa fatto sulla carta, poi
col tempo, negli anni 40-50 diventato quello che oggi chiamiamo i computer. Quindi precisamente il
padre dell'informatica moderna, ma l'informatica moderna, l'informatica teorica, quello che in logica viene
chiamato appunto teoria della ricorsivit e quindi ricorsivit precisamente questo, cio lo studio delle
potenzialit e delle limitazioni di questa nuova macchina che Turing ha posto sul mercato, nel caso suo delle
idee e poi ovviamente entrata sul mercato anche per lappunto degli oggetti che si comprano. Allora quali
sono i personaggi che hanno caratterizzato questa teoria della ricorsivit? Il personaggio che negli anni 4050 stato il dominatore di questa teoria si chiama Stephen Kleene, era un allievo di Goedel, un allievo
Kleene(anni40-50)
di Church, quindi uno dei grandi della logica per lappunto, uno di quei
ricorsivit classica
quei personaggi che faceva o parte della ristretta cerchia di logici come
Goedel, Church, Turing e cos via, che hanno dato inizio, hanno dato origine a questa nuova avventura di
questa branca della matematica. Ebbene al nome di Kleene associato praticamente lo studio di quella che
viene chiamata oggi ricorsivit classica. Che cosa vuol dire classica? Beh, vuol dire calcolare sugli oggetti
pi naturali che si possano immaginare, cio i numeri interi. Ricorderete che l'analisi di Turing era
precisamente questa, ovviamente veniva dopo l'algebra booleana, che era lo studio della calcolabilit, se
cos vogliamo dire, sui numeri 0,1. Ebbene Turing ha esteso questo studio, ha dato una definizione di cosa
significa calcolare su numeri interi, ebbene questo studio della calcolabilit sui numeri interi che si chiama
appunto ricorsivit classica e i teoremi pi fondamentali sono stati dimostrati da Kleene. Che cosa
succede una volta che si fatto questo studio sulla ricorsivit classica? Beh, ovviamente bisogna guardare
altrove, bisogna guardare ad altre cose e colui che ha fatto queste cose, che ha studiato la ricorsivit
generalizzata precisamente questo signore che si chiama Gerald Sacks. E un personaggio anche lui
molto singolare, questa la foto che lui ha messo sulla sua home page, sullWeb ed una foto che fa vedere
che sta dormendo, in realt l'impressione, credo, che voglia dare semplicemente che sta apparentemente
dormendo. E uno dei pi grandi pensatori, pi profondi pensatori
della logica matematica contemporanea e quindi probabilmente uno
scherzo questo qua che ci sta facendo. Ebbene qui nella slide ho
citato uno dei suoi primi pi importanti teoremi, lo citato di nuovo
solo per nome, come nel caso del teorema di Morley sulla
categoricit, non vi posso dire molto su questo, ma che il teorema
della densit dei gradi cosiddetti ricorsivamente enumerabili, ma
stato dimostrato, guarda caso, di nuovo nel 1963, quindi questo anno
fatidico esattamente come il 1936, che se notate sono le stesse cifre
per soltanto invertite, ci deve essere qualcosa di miracoloso che ha
fatto s che questi due anni fossero gli anni effettivamente pi
fecondi della logica matematica del secolo. Sempre invece a Sacks si deve lo studio della ricorsivit
generalizzata, in particolare tanto per capirci, cos come Kleene aveva studiato la ricorsivit classica,
cio lo studio della calcolabilit dei numeri interi, ecco che Sacks fa lo
studio della calcolabilit, sui numeri reali, quindi l'analogo di ci che
successo nella teoria della dimostrazione, quando Gentzen dimostra la
consistenza dell'aritmetica, cio dello studio dei numeri interi e poi
169

Takeuti, Schutte e Girard cercano di studiare la consistenza dell'analisi, cio la teoria dei numeri reali. Qui
si fa la stessa cosa, per non pi dal p. di v. della consistenza, ma dal p.di v. della possibilit di calcolare con
questi oggi. Oggi invece il personaggio pi importante di questa teoria della ricorsivit, di questa branca che
viene chiamata teoria dei gradi, questo signore che si chiama Clark Slaman, che un allievo tra l'altro
di Sacks che abbiamo visto prima. Questa di nuovo la foto che Slaman ha messo sulla sua home page,
vedete che di fronte a un'esplosione, un'eruzione di un vulcano e effettivamente credo che labbia fatta in
maniera metaforica, perch anche lui con i suoi risultati effettivamente paragonabile ad un vulcano,
perch precisamente colui che forse ha dato il maggior
contributo in questi ultimi anni alla teoria della ricorsivit. Ed ecco che arriviamo praticamente alla quarta
parte di questa nostra carrellata, che la parte relativa alla teoria degli insiemi. Questa la parte pi
classica, diciamo cos, della logica matematica. La teoria degli insiemi, lo sappiamo gi, lo studio degli
insiemi. Che cosa sono gli insiemi? Beh, gli insiemi sono un oggetto matematico, un po' diverso da quelli
soliti dei quali abbiamo parlato anche questo oggi, cio non i soliti numeri interi o i numeri reali, che sono
qualche cosa di abbastanza concreto, con i quali tutti pi o meno abbiamo familiarit fin gi dalla scuola,
4. teoria degli insiemi
bens sono oggetti molto astratti, sono appunto collezioni di oggetti e
studio degli insiemi
in genere nella teoria degli insiemi si fanno collezioni talmente astratte
che non ci sono nemmeno degli elementi dentro, si parte come ricorderete quando abbiamo parlato di Frege,
di Cantor e cos via, come ancora ricorderemo nell'ultima lezione conclusiva, si parte praticamente dal
nulla, dallinsieme vuoto che quello che corrisponde al numero zero e a partire soltanto dallinsieme vuoto
si riescono a costruire insiemi via via pi complicati e questo l'oggetto, diciamo cos, questo l'ambito di
studio della teoria degli insiemi. Perch questi insiemi sono cos importanti? Ma perch, quando furono
introdotti per lappunto da Cantor alla fine dell'800, dal 1870 al 1890, furono studiati proprio perch la
matematica ormai era arrivata a questa necessit, cio ci che studiava Cantor, che erano praticamente
funzioni sui numeri reali, avevano bisogno di un uso della teoria degli insiemi, perch queste funzioni si
comportavano in maniera un po' singolare in certi punti e Cantor scopr che effettivamente era importante
sapere su quanti do questi punti. Ora nel caso di numeri reali difficile, perch i numeri reali sono tanti,
sono infiniti, non si pu soltanto dire su uno, su due, su tre punti, a volte bisogna dire su infiniti punti, ma
bisogna andare anche scavare all'interno di questi infiniti e cercare di fare una gerarchia di infiniti. Il grande
risultato di Cantor fu precisamente questo, cio che riusc a dimostrare che di infiniti in matematica non c
ne uno solo, ma ce ne sono tanti, quanti? Infiniti, per di nuovo appunto poich ce ne sono tanti,
bisognerebbe essere pi precisi. Ora questa teoria degli infiniti quella da cui poi nacquero tutti i problemi,
cio i famosi problemi dei paradossi, ricorderete la lezione su Russell, che scopr il paradosso appunto che
porta il suo nome e che mise in qualche modo in forse la consistenza, anzi in realt dimostr l'inconsistenza
della teoria ingenua degli insiemi di Cantor e di Frege. Ebbene la teoria degli insiemi praticamente qualche
cosa che si era sviluppata indipendentemente dal resto della logica matematica, si pu dire che le origine
della logica matematica sono praticamente due nell'800: da una parte la logica algebrica, cio ci che
arrivava dalla tradizione di Boole, per cercare di manipolare le propriet dei connettivi, le propriet dei
quantificatori attraverso operazioni matematiche, che poi oggi per si chiama algebra booleana e l'altro filone
importante, forse di pi ancora di quello dell'algebra booleana fu per appunto quello della teoria degli
insiemi di Cantor e di Frege. Allora non stupefacente pensare che questa teoria degli insiemi, questoggi,
una delle quattro parti importanti della logica matematica moderna. Chi stato colui, che da un punto di
vista moderno, ha fatto i risultati pi importanti nella teoria degli insiemi? Potete immaginarlo, perch di
nuovo doveva saltar fuori questo suo nome, si chiama come al solito Goedel. Guardate l'anno, non proprio
Goedel(1938)
quello di prima, cio il 1936, ma siamo molto vicini, il 1938. Che cosa
Consistenza dellipotesi
fece Goedel? Notate un problema di consistenza anche qui, siamo alle
del continuo
solite, perch ovviamente ad un certo punto stiamo parlando di logica
matematica e quindi i problemi sono sempre quelli. Oggi abbiamo gi parlato di consistenza in vari campi,
cio consistenza della teoria dei numeri interi, cio l'aritmetica,
consistenza dei numeri reali, cio l'analisi, ecco che Goedel dimostra
o meglio affronta il problema della consistenza dell'ipotesi del
continuo. Cosa significa questo? Anzitutto dobbiamo dire due parole,
170

molto brevemente, su che cos' la ipotesi del continuo. L'ipotesi del continuo molto semplice da dire ed
questo: Cantor dimostr che i numeri reali sono infiniti, questo lo sappiamo tutti, non c' bisogno di Cantor,
ma che sono di un infinito maggiore di quello dei numeri interi, quindi c' praticamente l'infinito piccolo dei
numeri interi e poi c linfinito grande dei numeri reali; l'ipotesi del continuo semplicemente la domanda:
che cosa c' in mezzo? E possibile avere un insiemi di numeri reali che sia infinito, ma che abbia un infinito
pi grande di quello di numeri interi, ma pi piccolo di quello dei numeri reali oppure queste sono le due
uniche possibilit, l'infinito dei numeri interi e l'infinito dei numeri reali, cio non c' niente di mezzo?
Questa la famosa ipotesi del continuo, l'ipotesi del continuo che Cantor cerc disperatamente di dimostrare
durante la sua vita, finendo anche malamente, perch come forse sapete, fin in manicomio addirittura,
perch un problema difficilissimo, cerc in tutti i modi di trovare questa dimostrazione e alla fine ne and,
insomma, della sua sanit mentale. Ebbene il problema dellipotesi del continuo, tra l'altro come ricorderete
da alcune altre lezioni, era praticamente il primo problema che Hilbert pose nel famoso congresso di Parigi
del 1900, cio era semplicemente una riformulazione del famoso problema dell'ipotesi del continuo di
Cantor, ebbene questo problema, il primo problema di Hilbert fu risolto in una maniera inaspettata in due
parti successive. Il primo passo quello appunto a cui stiamo accennando, nel 1938 Goedel dimostr che
l'ipotesi del continuo consistente. Cosa significa essere consistenti in questo caso? Significa che non
possibile dimostrare che falsa, pu anche darsi che lo sia, per non possibile dimostrarlo, cio in altre
parole ci sono dei mondi, degli universi matematici, delle strutture come quelle che si studiano in teoria dei
modelli per lappunto, ebbene ci sono dei mondi matematici in cui l'ipotesi del continuo vera e quindi non
possibile certamente refutare, dimostrare che falsa in assoluto. Per, c' l'altra faccia della medaglia e
l'altra faccia della medaglia quella di questo signore, che si chiama appunto Paul Cohen, che nel 1963,
guarda caso, dimostr che l'ipotesi del continuo indipendente. Che cosa significa questo? Ho detto pochi
minuti fa che Goedel ha dimostrato che esistono dei mondi in cui l'ipotesi del continuo vera, cio che
effettivamente non c' nessuna infinito tra quello dei numeri interi e quello dei numeri reali ; ebbene Cohen
ha dimostrato lesatto contrario. Non ovviamente la negazione di quello che ha fatto Goedel, ma ha
dimostrato che si sono altri mondi, ovviamente non quelli di cui parlava Goedel, ci sono altri mondi
possibili in cui invece ci sono tanti infiniti, cio c l'infinito dei numeri interi, c' l'infinito dei numeri
reali e in mezzo ce n' uno, due, tre, anzi in realt Cohen ha fatto vedere che se ne possono mettere a
piacere, cio ci sono mondi in cui succede praticamente di tutto. Questo cosa vuol dire? Beh, il risultato di
Goedel diceva che non possibile refutare l'ipotesi del continuo all'interno della teoria degli insiemi, il
risultato di Cohen dice che non ne meno possibile provarla e allora non possibile provarla, non
possibile refutarla, ecco che di fronte a noi abbiamo un esempio di quelle famose proposizioni indecidibili
che Goedel aveva dimostrato esistere in qualunque sistema matematico che avesse un minimo di potenza. Vi
ricorderete la lezione che abbiamo dedicato proprio a questo famoso teorema di Goedel, ebbene per le frasi
di Goedel che non sono n dimostrabili, n refutabili, sono in genere delle frasi costruite ad hoc, sono frasi
che dicono io non sono dimostrabile all'interno del sistema, non sono frasi che hanno un interesse
matematico intrinseco, ora nel caso della teoria degli insiemi, ecco che i risultati congiunti di Goedel nel
1938 e di Cohen nel 1963, dimostrano che effettivamente ci sono degli esempi concreti, naturali di queste
proposizioni indecidibili, al punto che addirittura l'ipotesi del continuo, cio quel problema che Cantor ha
cercato inutilmente di dimostrare prima di rompersi la testa, proprio nel senso letterale e che Hilbert aveva
posto come primo problema nella famosa lista del congresso del 1900, ebbene dicevo, proprio questo
problema un esempio delle affermazioni goedeliane, cio di queste affermazioni che non si possono
allinterno della teoria degli insiemi, n dimostrare n refutare. Ho detto prima, quando ho introdotto questa
slide, che Cohen ha dimostrato l'altra faccia della medaglia, era una specie di allusioni sottile al fatto che
Cohen la medaglia Fields riusc a vincerla, perch con questo risultato del 1963, che risolveva il pi
importante problema della lista di Hilbert del congresso di Parigi, la comunit matematica disse che questo
era un risultato di altissimo livello e Cohen praticamente il logico che riuscito a prendere la medaglia
Fields facendo questi risultati. Che cosa successo nella teoria degli insiemi dopo Cohen? Beh, ci sono due
personaggi ai quali accenno brevemente per lappunto, che sono anzitutto questo signore Solovay, negli anni
70. Vedete qui nella scritta do sotto, dei simboli che sembrano quasi esoterici, sulla sx in alto vediamo il
simbolo a otto dell'infinito potenziale, gi in fondo a sx vediamo un omega e che come voi ricorderete,
171

Solovay

lalfa linizio e lomega il termine, il fine di cui si parla in teologia,


(anni70)
ebbene in matematica l'omega viene usata per indicare la fine in questo
Conseguenza di assiomi
caso dei numeri interi, cio omega quello che sta oltre i numeri interi
dellinfinito
che sono finiti e quindi quello che si chiama il transfinito. Quindi c
l'infinito potenziale, c' il transfinito e poi c' in alto a dx della scritta un omegone, un omega maiuscolo
che viene chiamato l'infinito attuale, l'infinito assoluto in qualche modo. Come mai abbiamo messo questi
tre simboli ? Perch i risultati di Solovay, negli anni 70, sono stati precisamente il tentativo di vedere che
cosa succede nella teoria degli insiemi quando si aggiungono ai soliti assiomi di cui si parla regolarmente
nella matematica, gli assiomi che si chiamano appunto assiomi dell'infinito, cio si chiede via via se
esistono degli infiniti sempre pi grandi e quest'ipotesi aggiuntive, che si chiamano appunto assiomi
dell'infinito, hanno delle conseguenze stranamente anche livello molto basso, cio ci si chiede se esista
qualche cosa di enorme e ci si accorge che lesistenza di queste cose enormi in realt poi si ripercuote sulle
cose minime, cio sui numeri interi. Ebbene questi risultati sono risultati che hanno fatto s che Solovay
venisse considerato come uno dei pi grandi insiemisti, si chiamano cos nel gergo, quel periodo. L'ultimo
insiemista invece di cui parliamo si chiama Woodin ed un signore che ancora oggi direi molto giovane, fra
i 40 e 50 anni. Anche lui stato uno di quelli che hanno sfiorato la medaglia
Fiele; il motivo per cui poi non ha presa, probabilmente proprio questo,
perch i n realt gi stata data alla logica un'altra medaglia Fields per i
risultati di Cohen e quindi forse darne una seconda, sempre nello stesso
campo, forse veniva considerato un qualcosa di troppo. Che cosa ha fatto
invece Woodin? Vi ricorderete Solovay ha cercato di dimostrare le
conseguenze degli assiomi dell'infinito, cio laggiungere assiomi che
riguardano questi numeri molto grandi. Ebbene Woodin ha fatto una
cosa analoga, ha cercato di analizzare quali sono le conseguenze, ma di un
altro tipo di assiomi, che diventato di moda negli anni 90 e che si
chiama assioma di determinatezza. E un po' difficile dire che cosa
significa assioma di determinatezza, ma la scacchiera che ci sta sotto cerca di dirlo in maniera metaforica,
cio la scacchiera, per esempio in questo caso la scacchiera sono gli scacchi , vedete qui che ci sono i
personaggi, le pedine, i testi degli scacchi, ebbene nel caso degli scacchi il gioco determinato, come si dice
in gergo matematico, cio si pu dimostrare, da un p. di v. matematico, che esiste o una strategia vincente
per il nero o una strategia vincente per il bianco o una strategia che permette, a tutti e due di pareggiare. Il
che non significa dire la cosa pi ovvia di tutto, cio se si giocato a scacchi o uno vince o uno perde o si
pareggia, non vuol dire questo, vuol dire che possibile, c', esiste, ma non sappiamo quale di queste tre
possibilit esista, un modo che se il nero segue vince sempre oppure un modo che se il bianco segue vince
sempre oppure un modo che tutti e due i giocatori possono seguire per arrivare sempre alla patta. Il motivo
per cui oggi non si sa, quale di queste tre alternative sia quella vera, che ovviamente la dimostrazione del
tipo non costruttivo, dice che c una di queste possibilit, ma non dimostra quale sia. Ebbene, comunque
aggiungere alla teoria degli insiemi assiomi, che vengono appunto chiamati assiomi di determinatezza,
significa fare lipotesi che per giochi molto pi complicati degli scacchi, molto pi complicati nel senso che
le partite degli scacchi durano sempre un numero finito di mosse soltanto, ma anche per giochi matematici
che possono durare all'infinito, ebbene gli assiomi di determinatezza dicono che anche per quei giochi l
che possono durare all'infinito, succede una cosa come nel caso degli scacchi, cio uno dei due giocatori
deve avere una strategia vincente. Ebbene questo sembrerebbe avere poco a che fare con la teoria degli
insiemi e infatti per molti anni questi assiomi di determinatezza venivano studiati isolatamente da coloro che
facevano teoria dei giochi. Poi si scoperto e soprattutto grazie ai di lavori di Woodin negli anni 90, che
questi assiomi di determinatezza si possono riformulare in termini insiemistici, sono molto legati agli
assiomi dell'infinito ai quali abbiamo accennato prima, parlando di Cohen e quindi questi sono i grandi
risultati che appunto hanno portato all'ultima parte, di cui abbiamo parlato, di questa logica matematica.
Bene siamo arrivati alla fine di queste lezioni, come vi ho detto, la prossima volta invece parleremo degli
influssi, da un punto di vista fondazionale della logica e allora per concludere questa carrellata di personaggi
ai quali abbiamo dedicato o una lezione intera o una recente oppure come nel caso di oggi una specie di volo
172

d'uccello, abbiamo fatto una foto di gruppo, semplicemente facendovi vedere come il termine logica un
acronimo che si riferisce ad alcuni dei personaggi di cui abbiamo trattato,cio la L a Leibniz, la O a Ocram,
la G a Godel, la I non sapevamo a chi metterla, il milite ignoto in qualche modo, il logico ignoto che
abbiamo indicato con un punto interrogativo e la C a Crisippo e la A ad Aristotele. Quindi con questo
terminiamo la nostra carrellata di personaggi, vi do ancora appuntamento alla prossima volta, per l'ultima
lezione sui fondamenti della matematica. Vi ricordo, comunque come sempre, di ritornare al sito internet del
Nettuno e di rivedere le slide di questa lezione anche per capire meglio, anche perch questoggi abbiamo
cercato di fare questo volo d'uccello, siamo andati molto velocemente, quindi alla prossima lezione.

LEZIONE 20: Un secolo di fondamenti


Benvenuti allora all'ultima lezione del nostro corso; in realt
l'argomento l'abbiamo concluso la scorsa volta, abbiamo
visto una carrellata degli ultimi risultati degli ultimi
personaggi della logica matematica, ma questoggi vogliamo
finire, non so se in bellezza, ma certamente parlando di un
aspetto della logica matematica che non abbiamo toccato o
perlomeno al quale abbiamo accennato pi volte nel corso del
nostro corso, ma che non abbiamo sviscerato in qualche
modo ed l'aspetto della logica matematica come
fondamento della matematica. Vi ricorderete la prima volta
che abbiamo parlato di logica matematica, abbiamo detto che
la logica era la scienza del ragionamento, ma la logica matematica era la scienza del ragionamento
matematico e uno degli aspetti del ragionamento matematica proprio questo che costituisce una
fondazione dell'intero edificio e allora la logica, nel corso dei secoli e soprattutto nel corso del 900, ma gi
prima al tempo dei greci, come presto vedremo, stata il tentativo, ovvero ci sono stati parecchi tentativi di
cui questo uno, di fondare la matematica su basi certe, su basi che fossero anche oltre che certe complete.
Ebbene quindi finiamo allora questo nostro corso parlando di questo aspetto e poi ci saluteremo. Allora
questo secolo di fondamenti naturalmente sar introdotto, come abbiamo fatto spesso, guardando
allindietro, cio cercando di andare a vedere quali sono stati anzitutto i fondamenti classici della
matematica. Ce ne sono stati parecchi, ma qui accenneremo brevemente ad alcuni personaggi di cui
abbiamo gi parlato, cio Pitagora, Euclide, e Dedekind, quindi una breve carrellata di 2000 anni di storia.
Fondamenti classici
A Pitagora, ricorderete, abbiamo dedicato un'intera lezione e i
Pitagora (Aritmetica)
fondamenti della matematica secondo Pitagora erano in realt
Euclide (Geometria)
l'aritmetica, cio i numeri interi. Il famoso motto di Pitagora
Cartesio (Analisi)
tutto numero voleva dire precisamente proprio questo, cio
il fatto che l'intera matematica si poteva ridurre in essenza al
Dedekind(Aritmetica)
concetto di numero, tutto il resto veniva derivato. Che cosa successe ai tempi di Pitagora lo sappiamo, lo
abbiamo ricordato in quella lezione dedicata a lui, cio successe ad un certo punto che Pitagora scopr il suo
famoso paradosso, cio questa scoperta degli irrazionali, il fatto che ci fossero delle quantit geometriche, in
questo caso in particolare la diagonale di un quadrato, che non erano commensurabili con altre quantit
geometriche, in questo caso in particolare il lato del quadrato, cio due grandezze cos semplici, cos
naturali, come il lato e la diagonale del quadrato non potevano essere espresse attraverso numeri interi
usando una stessa unit di misura. Ed ecco che questo provoc una crisi proprio dei fondamenti, cio la vera
crisi pitagorica fu una crisi di fondamenti, cio capire che l'aritmetica non poteva essere sufficiente come
fondamento della matematica. Questo ovviamente gener una contro crisi, si guard esattamente al
contrario e Euclide nel terzo secolo avanti Cristo costru questo suo monumento che dur per pi di 2000
anni, cio gli "elementi di matematica", gli elementi di Euclide in 13 libri e l'idea di Euclide fu di ribaltare
la costruzione, cio se Pitagora aveva cercato di fondare la matematica sui numeri interi e quindi
173

sullaritmetica e non era riuscito, per la crisi degli irrazionali, ebbene Euclide cercava di fare il contrario,
cio di fondare l'intera matematica sulla geometria. Cosa ci sta a fare per laritmetica? Naturalmente
fondare la matematica non significa buttare via dei pezzi, cio l'aritmetica doveva rimanere come parte della
Euclide
matematica, per non doveva essere pi la parte fondamentale. Ridurre
(secolo III a. C.)
l'aritmetica alla geometria era qualche cosa che ancora oggi noi facciamo;
Geometria
per esempio pensate allidea di sommare due numeri usando per due
rappresentazioni geometriche, quindi mettendo uno dietro l'altro due segmenti e misurando quindi i numeri
attraverso due segmenti . Per il prodotto dei numeri per esempio, anche qui si prendono i due segmenti che
ancora corrispondono ai due numeri e poi si considera un rettangolo che abbia come lati quei due
segmenti,cio si considera l'area del rettangolo. L'area del rettangolo appunto la figura, diciamo cos, il
concetto geometrico che corrisponde al prodotto di due numeri. Se ci fosse il prodotto di tre numeri, si
dovrebbe fare una figura che praticamente un parallelepipedo e il volume del parallelepipedo
corrisponderebbe a tre numeri e cos via. Ed ecco che su questa base, naturalmente questi sono soltanto gli
inizi di questa fondazione, su questa base Euclide riusc praticamente a ridurre l'intera matematica alla
geometria. Se voi leggete gli elementi di Euclide, si parla solo di geometria, per alcuni libri sono
effettivamente dedicati ai numeri primi, ai numeri interi e cos via, quindi alle solite costruzione aritmetiche,
per viste sotto l'ottica geometrica. Questa fu la seconda fondazione che and avanti a lungo e non ci fu una
crisi immediata di questa fondazione e nemmeno al momento di Cartesio nel secolo diciassettesimo, il 1637;
in particolare quando Cartesio scrisse "il discorso di un metodo " non cera un problema, una questione di
fondamenti, non c'era tanto una crisi, non c'era bisogno di sostituire la geometria con qualche cosaltro, non
Cartesio
c'era bisogno, ma si poteva fare e l'idea geniale di Cartesio fu appunto di introdurre
(secolo XVII)
quella che noi oggi chiamiamo la geometria cartesiana. Quindi vedete ancora
Analisi
la geometria che al centro dell'attenzione, per la geometria cartesiana una
geometria molto diversa da quella Euclide, mentre nella geometria euclidea, gli enti geometrici sono
rappresentati fine a se stessi, in qualche modo si studiano i triangoli, si studiano i cerchi eccetera, perch li si
vuole studiare in quel modo l, ebbene nella geometria cartesiana si continua a studiare questi enti per in
maniera indiretta. L'idea geniale, fondamentale di Cartesio fu quella di associare agli enti geometrici delle
quantit numeriche, ovviamente non delle quantit intere, questo lo si sapeva gi appunto dalla crisi
pitagorica che gli interi non erano sufficienti, quello che Cartesio fece fu di associare, per esempio ai punti,
le coordinate cartesiane che si rappresentano con numeri reali. Allora la geometria fu fondata questa volta,
perlomeno si pot ricostruire la geometria sulla base dell'analisi dei numeri reali. Abbiamo parlato
abbastanza lungo di questo problema, quando abbiamo dedicato una lezione a Hilbert, perch poi di l
nacque un altro tipo di crisi dei fondamenti, che port poi ai risultati dei teoremi di Goedel e cos via, per
ora ci stiamo interessando soltanto ai fondamenti della matematica e questo di Hilbert era un modo di
sostituire la geometria euclidea praticamente con la teoria dei numeri reali. Poi finalmente in qualche modo
il cerchio si chiude con Dedekind, nel secolo diciannovesimo, che riesce a ricostruire l'intera fondazione di
nuovo ritornando all'aritmetica. Con laritmetica ovviamente cera il problema di Pitagora, non che si
Dedekind
fosse risolto, gli irrazionali rimanevano e allora scoperta di Dedekind
(secolo XIX)
fu un qualche cosa che metteva insieme da una parte i numeri interi,
Aritmetica
cio laritmetica e dall'altra parte la teoria dell'infinito. Lidea oggi
talmente naturale che sembra quasi strano che ci sia voluto qualcuno che la introducesse, in realt l'idea
semplicemente la seguente: un numero reale, per esempio radice di due, che sia irrazionale, che quindi non
si possa esprimere come rapporto diretto di due numeri interi, si pu ci nonostante esprimere mediante una
successione infinita di interi, che semplicemente il suo sviluppo decimale. Una successione infinita di
numeri, compresi fa zero e nove, ripetuti infinite volte ed ecco che allora la teoria dell'infinito pi
l'aritmetica, permettono appunto di chiudere questo cerchio e di ritornare all'aritmetica come fondamento
della matematica.
Ed eccolo qua il triangolo, quindi siamo partiti dallaritmetica con Pitagora, poi abbiamo visto la crisi dei
fondamenti, la matematica viene fondata da Euclide sulla geometria, Cartesio scopre che la geometria si

174

pu fondare su un'analisi e poi finalmente Dedekind scopre


che anche l'analisi si poteva fondare sull'aritmetica, mancava a
Pitagora un ingrediente essenziale che era appunto quello che
mancava poi in realt non soltanto a lui, ma a tutti i greci,
la cio capacit di considerare l'infinito come qualche cosa
di attuale, come qualche cosa di esistente; fino a quando si
considerava all'infinito come qualche cosa di potenziale, non
era possibile prendere l'aritmetica a fondamento, ma dal
momento in cui invece,si permette la considerazione
dell'infinito, ecco che successioni infinite di numeri interi
permettono di rappresentare anche i numeri reali e dunque i
punti della geometria e in quel modo l tutta l'intera matematica. Questo a grandi linee ovviamente, a
grandissime linee, a volo d'uccello, il percorso dei fondamenti della matematica praticamente dagli inizi
della matematica greca, dal sesto secolo a. C., fino alla fine circa dell'800, con il lavoro di Dedekind del
1888. A questo punto che cosa succede? Ci fu veramente una crisi, la crisi veramente dei fondamenti.
Quella che viene identificata come crisi dei fondamenti nella storia della logica, nella storia della
matematica avvenne alla fine dell'800, anzi in realt agli inizi del 900 con quel famoso paradosso di Russell
di cui abbiamo parlato pi volte, a cui abbiamo dedicato un intera azione, ma poi labbiamo citato anche
quando abbiamo parlato di Frege e cos via. E allora cosa successe? Successe di nuovo che ci fu il bisogno
di fare quello che era successo ai tempi di Pitagora, cio di ricostruire le fondamenta di questo edificio della
matematica in modo tale da permettere di rifondarlo, in modo da dare appunto una fondazione solida
all'intero edificio e nel 900 in realt ci furono parecchi tentativi e di questi appunto voglio accennare in
questa lezione. I fondamenti moderni, che pi o meno corrispondono a un cambiamento di moda, un
cambiamento di interessi ogni vent'anni nel secolo. Verso gli anni 20 ci fu questo tentativo di fondare la
matematica sulla nozione di insieme e sullarelazione di appartenenza.
Ovviamente questo un tentativo che viene da lontano,che risale gi a Frege, 1879, ebbene anche di questo
parleremo brevemente, l'idea comunque fu la nozione centrale di insieme. Negli anni 40 si propose invece
questa nuova nozione di struttura, cio insieme con operazioni. Negli anni 60 si pass a considerare

Fondamenti moderni
1. Anni20: nozione di insieme/relazione di appartenenza
2. Anni 40: insieme con operazioni o struttura/relazione di appartenenza
3.Anni60: nozione di funzione/relazione di composizione
4. Anni80: nozione di funzione/applicazione di una funzione ad un argomento
non pi la nozione di insieme, ma la nozione di funzione e non pi la relazione di appartenenza,
bens quella di composizione e negli anni 80, sempre la nozione di funzione e una nuova relazione che
non quella di composizione, ma quella di applicazione di una funzione ad un argomento.
Naturalmente non pretendete, nemmeno io pretendo di avervi insegnato in una slide quali sono stati i
fondamenti e adesso andiamo a vedere uno per uno quali sono stati i concetti essenziali di queste quattro
fondazioni della matematica degli anni 80, di cui finora ho detto soltanto i nomi e poi concluderemo il
nostro sguardo su come la logica stata applicata in queste cose. Ebbene cominciamo allora dalla prima
fondazione degli anni 20, la cosiddetta teoria degli insiemi. Notate che bench ci sono state altre tre
fondazioni in successione, in realt la teoria degli insiemi ancora oggi considerata dai matematici come un
fondamento sufficientemente adeguato per l'intera matematica. Oggi non ci sono pi questi grandi sogni che
c'erano una volta, quella di avere un fondamento unico, un fondamento completo per l'intera matematica,
come mai? Perch ormai dopo un corso di logica matematica, dopo 20 lezioni certamente lo saprete anche
voi, perch c' stato Goedel, ci sono stati i suoi teoremi, si capito che la matematica inerentemente
incompleta, non ci pu essere un unico fondamento, perch nessun fondamento sufficiente e quindi
nessuna area della matematica pu essere sufficiente a fondare su di s l'intero edificio. Quindi questo il
motivo per cui oggi forse si sente di meno il bisogno, dal 1931 in avanti, di fondare la matematica su un
unico argomento; per in realt i matematici, diciamo cos, i lavoratori matematici, coloro che fanno la
175

matematica effettivamente, gli analisti, i geometri, coloro che studiano la teoria dei numeri eccetera, si
accontentano diciamo cos della fondazione insiemistica. Quindi questa rimasta un pochettino la
soluzione, anche se questa, come tutte le altre soluzioni, sono appunto soggiacenti alle limitazioni del
teorema di Goedel, cio il fatto che nessuna fondazione completa. Dov' nata questa teoria degli insiemi?
Lo abbiamo detto poc'anzi, in realt nata verso la fine dell'800 in due maniere abbastanza differenti, una
maniera che quella logica di cui abbiamo parlato in un'intera lezione dedicata Frege e l'altra maniera
invece una maniera pi matematica, cio Cantor, che arrivato a questa fondazione della teoria degli
insiemi per motivi completamente differenti; non era interessato n particolarmente a problemi logici, n a
1. Insiemi
problemi fondazionali, era interessato allanalisi, solo che le cose che lui studiava, che
Cantor-Frege
si chiamavano in analisi serie, erano molto complicate, si trattava di andare a vedere
(fine ottocento)
quando queste serie convergevano oppure no, quali erano i punti di convergenza e cos
via via Cantor fu condotto a considerare degli insiemi sempre pi complicati dei punti di convergenza e alla
fine cap che si stava in qualche modo allontanando un pochettino dalla matematica, andava a mettersi in
campi che erano un pochettino le sabbie mobili, campi perigliosi e allora cera il bisogno per lui, come
matematico, di costruire una teoria solida con cui potesse lavorare nell'analisi. Fu proprio per questo motivo
che Cantor incominci a costruire la teoria degli insiemi, in maniera indipendente da Frege che invece aveva
i suoi bisogni logici e le sue caratteristiche erano differenti. Per la teoria che sia Cantor che Frege
produssero fu pi o meno lo stesso genere di teorie ed era basata, fondata su due assiomi che noi gi
conosciamo. Adesso li ripetiamo brevemente, anche perch c' un motivo, questo oggi li rivedremo in un
altra luce, in un'altra forma, quando parleremo della quarta fondazione, cio del calcolo lamda.
Estensionalit
Vi ricordo brevemente i due assiomi sui quali Frege e Cantor
due insiemi sono uguali
fondavano la loro teoria intuitiva degli insiemi. Il primo assioma
se hanno gli stessi elementi
era il cosiddetto assioma di estensionalit, cio il fatto che due
insiemi sono uguali se hanno gli stessi elementi, cio il fatto che due insiemi non si possono distinguere uno
dall'altro se non per le cose che ci stanno dentro, cio gli elementi, ebbene due insiemi indistinguibili l'uno
dall'altra, cio che hanno gli stessi elementi devono essere lo stesso oggetto, devono essere lo stesso
insieme. Questo principio di estensionalit per lappunto una forma, una versione del famoso principio
di identit degli indiscernibili, un parolone dovuto a Leibniz, cio l'identit degli indiscernibili vuol dire
proprio questo, cio due cose che non si possono discernere, che non si possono separare l'una dall'altra
attraverso propriet caratteristiche, devono essere identiche e devono essere la stessa cosa. Quindi il
principio di estensionalit qualche cosa di lapalissiano, bisogna certamente accettarla. Il secondo principio
diverso ed quello precisamente su cui Frege fond la sua teoria degli insiemi, si chiama principio di
comprensione. E un modo di legare da una parte la logica, cio le propriet e dall'altra parte la
matematica, cio gli insiemi.
Comprensione
Il principio di comprensione dice semplicemente che ogni propriet
ogni propriet di insiemi
di insiemi determina un insieme, cio ogni volta che noi vogliamo
determina un insieme
costruire un insieme, basta che diciamo qual la propriet che determina
i suoi elementi, ebbene una volta determinata la propriet, viene automaticamente determinato linsieme,
che per il principio di estensionalit dovr essere unico, quindi ciascuna propriet determina uno e un solo
insieme. Su questa fondazione Frege pensava di essere riuscito a fondare l'intera matematica. Che cosa
successe lo sappiamo, perch su questo abbiamo parlato a lungo; successe che nel 1902 arriv Beltrand
Russell che produsse il suo famoso paradosso, il paradosso di Russel1 che dimostr che alcuni concetti
riferiti alla teoria degli insiemi, in particolare il concetto di insieme di tutti gli insiemi oppure il concetto
di insieme degli insiemi che non appartengono a se stessi erano concetti fastidiosi, perch in particolare
Paradosso di Russell (1902)
quest'ultimo erano contraddittori. Non vi ripeto per lennesima
Linsieme degli insiemi
volta la dimostrazione o per lo meno laccenno del fatto che
non appartengono a se stessi
l'insieme degli insiemi che non appartengono a se stessi non pu
contraddittorio
n appartenere, n non appartenere a se stesso, la stessa cosa del
paradosso del mentitore, della frase di Goedel e cos via, sono questi i circoli viziosi che comunque nel 1902
provocarono questa crisi dei fondamenti. Che cosa successe? Questo labbiamo gi visto una volta, oggi
stiamo soltanto ripetendo, perlomeno in questo momento, cose che abbiamo gi visto, ebbene la soluzione
176

che i matematici accettarono, notate non la soluzione che diede Russell con la sua teoria dei tipi logici e cos
via, non quella che diede Frege, che in realt non riusc all'epoca a dare una soluzione, ma quella che oggi
viene comunemente accettata la cosiddetta teoria assiomatica degli insiemi che fu proposta da questi due
signori: Zermelo nel 1904, diede la prima lista di assiomi per la teoria degli insiemi, qualche cosa rimase
fuori di importante, fu aggiunto da Fraenkel nel 1921, naturalmente anche vari altri contribuirono a questa
Soluzione
lista e oggi c' una lista di assiomi che si chiama teoria
Zermelo (1904)
Fraenkel(1921)
degli insiemi di Zermelo e Fraenkel che prende il nome
assiomi
da questi due signori. Notate, attenzione, perch il teorema
di Goedel dice precisamente che ha lista degli assiomi di Zermelo e Fraenkel non completa, ci sono
moltissime propriet degli insiemi che sono vere e che non si possono dedurre da questa lista di assiomi;
per abbiamo oggi dopo Goedel che questo non un problema della lista di Zermelo e Fraenkel, ma un
problema della matematica in generale. Qualunque altra lista anche pi lunga, anche diversa, certamente
avrebbe lo stesso problema, perch il teorema di Goedel un teorema universale, che dice appunto che ci
sono queste limitazioni in generale. Per gli assiomi di Zermelo e Fraenkel sono quelli che i matematici
hanno scoperto essere sufficienti per le cose che fanno o perlomeno che facevano fino ad un certo punto;
quindi questo il motivo per cui oggi si continua pi o meno a tenere la lista degli assiomi di Zermelo e
Fraenkel, perch sono sufficienti per la maggior parte, perlomeno per una buona parte della matematica
moderna, una parte quindi non significa Ovviamente ci sono delle parti della matematica in cui questo
approccio, sia l'approccio insiemistico, che la lista particolare degli assiomi di Zermelo e Fraenkel non sono
sufficienti e questo il motivo per cui ci sono altre fondazioni della matematica. In particolare vorrei parlare
della seconda fondazione, degli anni 40, alla quale invece non abbiamo mai accennato e quindi bene che
oggi ne parliamo in maniera un po pi diffusa. La seconda fondazione quella che si chiama delle
strutture, cio invece di basare la matematica su insiemi soltanto, su insiemi che in qualche modo solo
collezione di oggetti, ebbene viene basata la matematica sulla nozione di struttura. La struttura
semplicemente un insieme con operazione o meglio con una o pi
operazioni, in altre parole si considera la nozione di insieme non
sufficiente a caratterizzare quello che l'essenza dell'oggetto
matematico, soprattutto della matematica moderna e si pensato,
verso gli anni 40, che fosse necessario considerare insiemi in qualche
modo vestiti, non nudi, cos si dice nel gergo matematico, cio non
semplicemente insiemi senza nessunaltra propriet, ma insiemi che
hanno in pi delle operazioni e adesso faremo subito degli esempi.
Prima volevo dirvi chi che ha introdotto praticamente quello che ha
reso famosa questa seconda fondazione, ebbene questo personaggio Bourbaki, che ha cominciato dal
1939, ispirandosi ovviamente ad Euclide, a scrivere una grandissima opera, grande proprio nel senso di
fisico, tantissimi volumi, 39 volumi finora, quella che si chiama gli elementi di matematica. Vedete che,
anche nel titolo, c' un tentativo di rimpiazzare l'opera di Euclide, come fondazione. Gli elementi di
matematica di Bourbaki incominciarono nel 39 e come vi ho detto ci furono, guarda caso 39 volumi e poi
fu sospesa semplicemente per esaurimento dei suoi autori, dico dei suoi autori e non del suo autore, perch
questo Bourbaki semplicemente uno pseudonimo, in realt Bourbaki il nome di un generale di
Napoleone Bonaparte, che ad un certo punto si spar perch non riusc a farsi obbedire dai suoi
commilitoni. Questo sembra un modo un po' strano per essere un matematico, infatti Bourbaki non era
affatto un matematico, semplicemente lo pseudonimo che alcuni studenti all'epoca, il 39, che poi
naturalmente divennero grandi matematici, presero come loro pseudonimo, come gruppo di ricerca. Uno di
questi studenti questo signore che vedete nella slide, molto noto, forse uno dei pi grandi matematici della
met del secolo, che si chiama Andr Weil; qualcuno di voi forse conosce la sorella che si chiama Simone
Weil, una filosofa, molto nota, religiosa, che poi alla fine mor molto giovane e della quale sono pubblicati
moltissimi libri. Andr Weil meno noto ovviamente al grande pubblico, perch le sue opere che sono
opere certamente molto pi profonde di quelle della sorella, sono in realt molto complicate, molto difficili,
di altissima matematica, la matematica moderna e quindi per volevo almeno farvi vedere un membro della
famiglia Weil e soprattutto un membro della famiglia Bourbaki. Dicevo che le strutture sono non insiemi
177

nudi, ma insiemi rivestiti, cio insiemi con pi operazioni. Facciamo degli esempio per rendere un
pochettino pi chiara questa nozione. Prendiamo ad esempio linsieme dei numeri reali, che come abbiamo
visto ad un certo punto, da Cartesio in avanti potevano essere considerati come la fondazione della
matematica. Ora coi numeri reali si possono fare tante cose, per esempio si possono fare delle somme,
somme che ancora appartengono allinsieme dei numeri reali, allora linsieme dei numeri reali con
loperazione somma sono un esempio di
Esempi
una struttura che Bourbaki chiama monoide, per naturalmente
numeri reali con
oltre alla somma si possono fare anche differenze, cio sottrarre
Somma: monoide
due numeri, differenze che ancora appartengono allinsieme dei
Differenza: gruppo
numeri reali ed ecco che linsieme dei numeri reali con le
Prodotto: anello
operazioni di somma e differenza sono un esempio di quello che
Quoziente: campo
viene chiamato un gruppo e la struttura di gruppo una delle
Radici di polinomi: campo alg. chiuso parti essenziali di quella che oggi l'algebra moderna, ma
naturalmente con i numeri reali si pu fare di pi, per esempio si pu fare il prodotto. Allora un gruppo in
cui si possono fare somme e differenze, ma che insieme alla somma e differenza permette anche di fare dei
prodotti, prodotti che ancora appartengono allinsieme dei numeri reali, ma che inoltre tra di loro si
comportano come si dovrebbero comportare, per esempio che sono associative, distributive e cos via, cio
che hanno le solite propriet della somma e del prodotto quando li si usa sui numeri interi e sui reali, si
chiama un anello. Esattamente come prima, quando si faceva la somma e poi si diceva che si poteva anche
fare cio la differenza, cio linverso della somma, anche nel caso del prodotto si pu fare l'inverso del
prodotto, cio il quoziente e allora un anello in cui si possono fare quozienti, con quozienti che ancora
appartengono allinsieme dei numeri reali, si chiama campo. Naturalmente questa non la fine della storia,
su campi si possono per esempio fare delle radici, radici che ancora appartengono allinsieme dei numeri
reali, inoltre si pu andare a cercare le radici di polinomi ed ecco che un campo che abbia le radici di tutti i
polinomi, in cui i coefficienti di questi polinomi sono scelti in questo campo si chiama campo
algebricamente chiuso. Vedete che lo stesso esempio dellinsieme dei numeri reali, lo stesso insieme in
realt pu essere visto da molti p.di v. diversi a seconda che si consideri solo la somma, la somma con la
differenza, la somma e la differenza con il prodotto, la somma, la differenza e il prodotto con il quoziente
oppure tutte queste operazioni insieme pi le radici di polinomi e cos via, l'insieme sempre lo stesso, per
questi sono p.di v. differenti ed ecco perch utile considerare delle strutture, perch mentre linsieme non
cambia, possono cambiare per altre cose che sono altrettanto importante. Questa l'idea fondamentale.
Quanti tipi di strutture sono stati proposti da Bourbaki? Beh, tantissime, per in generale le tre famiglie pi
importanti sono le seguenti: le famiglie cosiddette pure e poi ci sono varie combinazioni.
Tipi di strutture
La prima famiglia quella che abbiamo identificato poco tempo fa, cio la
(pure e miste)
famiglia delle cosiddette strutture algebriche, cio gruppi, insiemi di
algebriche
elementi sui quali si possono fare le solite operazioni, somma, prodotto e le
loro inverse e cos via. Ci sono poi strutture d'ordine, per esempio sempre
d'ordine
topologiche
linsieme dei numeri reali, ora dimentichiamoci della somma, del prodotto
e cos via, ora i numeri reali si possono per esempio confrontare fra di loro, cio presi due numeri, ad
esempio ed oppure e radice di 2, si pu andare a vedere qual pi piccolo, qual pi grande; questo
qual' pi piccolo e quale pi grande una relazione che si chiama relazione d'ordine ed ecco allora che
ci sono vari tipi di strutture d'ordine, in cui la cosa importante non fare delle operazioni sopra, bens
guardare delle relazioni e poi ci sono strutture topologiche, sempre linsieme dei numeri reali; per esempio i
numeri reali hanno la possibilit di essere usati in analisi, per fare i limiti per esempio, la cosa interessante
guardare cosa succede nei dintorni dei numeri reali, non tanto confrontarne fra di loro due oppure sommare
o moltiplicare o dividere o sottrarre due numeri ed ecco che allora, quando si guarda ai dintorni dei numeri
reali, si ha una struttura che si chiama struttura topologica. Allora ci sono tre tipi quindi di strutture pure:
le strutture algebriche, le strutture d'ordine, le strutture topologiche, ma naturalmente si pu guardare ad
una struttura algebrica, per esempio un gruppo, che abbia anche una relazione d'ordine e cos via, quindi si
considerano strutture miste. Questo quello che effettivamente si fa spesso in certe parti della matematica,
soprattutto l'algebra, la geometria, la geometria algebrica e cos via. Ed per questo che in questi particolari
178

campi soprattutto, la fondazione della matematica che oggi viene preferita, non tanto la teoria degli
insiemi, che viene considerata un po' poverella e poi soprattutto che si basa su nozioni come gli assiomi che
non interessano molto i matematici, ma pi che altro questo tipo di fondazione, cio la fondazione
strutturale, perch proprio quella che isola, enuclea in qualche modo le propriet essenziali che interessano
agli algebrici che studiano strutture di questo genere. Ebbene questo il secondo tipo di fondazioni.
C un terzo tipo di fondazioni, che prosegue in questo processo di successiva astrazione, siamo partiti degli
insiemi, poi abbiamo aggiunto agli insiemi delle operazioni, il terzo passo la cosiddetta fondazione delle
3. Categorie
categorie, che cominci ad essere di moda verso gli anni 50-60.
Insiemi
strutture
Che cos' una categoria? Per fare l'esempio di una categoria
----------= ----------possiamo fare questa proporzione: gli insiemi stanno alle funzioni
funzioni
morfismi
come le strutture ai morfismi, cio insiemi che si possono collegare
x+y
x
y
= 2 2
fra di loro attraverso le funzioni, sono un analogo di quello
2
che
succede quando si considerano le strutture e le si collega non pi soltanto con funzioni che sono cose che
mandano un elemento in un elemento, bens con cose che chiamiamo in matematica morfismi, cio i
morfismi sono funzioni che preservano la struttura. Ed ecco che allora le nozioni fondamentali della
matematica che nel caso insiemistico erano semplicemente insiemi , cio collezioni di oggetti e funzioni,
cio modi di mettere in relazione tra di loro queste collezioni, nel caso delle strutture diventano cose un po'
pi complicate, perch non ci sono solo pi insiemi, ma si sono insiemi con operazioni e allora non ci
saranno pi soltanto funzioni che collegano degli insiemi, ma ci saranno funzioni che preservano delle
strutture. Vi faccio un esempio qui: 2 elevato ad x per 2 elevato ad y, sapete tutti che quando si fa la
moltiplicazione con una stessa base gli esponenti si sommano e 2 elevato ad x per 2 elevato ad y diventa 2
elevato ad x+y. Guardate che cosa successo sulla destra: 2 elevato ad x per 2 elevato ad y, per una
propriet delloperazione prodotto, sulla sinistra loperazione di prodotto diventata un'operazione di
somma. Questo un tipico morfismo, un morfismo che manda dei numeri reali in numeri reali e che per
trasforma i prodotti in somme. Ed ecco che allora quello che in realt era lo stesso insieme, cio numeri
reali, diventa un qualche cosa di diverso; qui sulla sinistra ci sono numeri reali col prodotto, qua sulla destra
ci sono numeri reali con la somma, cio due strutture diverse, lo stesso insieme, ma con strutture diverse,
differenti. Allora, viene naturale introdurre questa nuova nozione appunto introdotta da questi due signori
Eilenberg e MacLane verso il 1945. La figura di questo baldo giovine che abbiamo nella slide in realt
Maclane esattamente quando era giovane, oggi MacLane ha novant'anni, io lo ho visto qualche anno fa e
non era pi cos, comunque questo era quello che succedeva 55 anni fa. La nozione che Eilenberg e
MacLane introdussero appunto nel 45 si chiama categoria. La categoria una classe, un grande insieme di
strutture che sono collegate da morfismi che appunto preservano la struttura, cio in altre parole nel
momento in cui la nozione per esempio di gruppo, isola l'idea di un insieme con un'operazione di somma e
sottrazione, ci si pu poi chiedere che cosa c'e in comune fra tutti i vari gruppi, cambiano gli elementi
ovviamente, cambia linsieme che ci sta sotto, per l'idea sempre la stessa, la struttura sempre la stessa e
allora l'idea di MacLane quella di dire prendiamo tutti i possibili esempi di gruppi e cerchiamo di vedere
come li si pu collegare uno con l'altro mediante funzioni che preservano la struttura. Ebbene tutti questi
esempi di gruppo vengono appunto a costituire quella che oggi viene chiamata una categoria. La teoria delle
categorie si pu addirittura fondare senza parlare pi di insiemi e senza parlare pi di strutture.
Questa stata la scoperta di Eilenberg e Maclane che invece di dire che la struttura un insieme con
(dimenticando gli insiemi e le strutture) certe operazioni e poi di considerare un insieme di strutture
Categoria
che hanno certe relazioni fra di loro che si chiamano morfismi,
classe di morfismi che
l'idea quella di considerare soltanto i morfismi, dimenticarsi
si compongono associativamente
degli insiemi che ci stanno sotto e considerare soltanto le
che ammettono identit
relazioni tra queste strutture.

179

Ecco allora, che la definizione di categoria diventa una classe di


morfismi, non pi di strutture che si compongono in maniera
associativa e che ammettono identit. Non pretendo ovviamente che
si capisca che cosa questo significa in due parole, per la cosa
importante questa, cio che non c' pi bisogno nel momento in cui
si parla di categorie di parlare anche di insiemi, di parlare di quello
che era l'altra fondazione, mentre sembrava che la teoria degli
insiemi fino a due minuti fa fosse la vera fondazione della
matematica, in realt si scopre che le categorie possono essere
fondate indipendentemente senza pi parlare degli insiemi.
Effettivamente questo quello che successe, lidentit o meglio la proporzione che abbiamo trovato prima
tra insiemi e funzioni, tra strutture e i morfismi, si pu estendere addirittura, si pu trovare una nozione pi
generale di morfismo, che si chiama funtore e naturalmente sorge il problema esattamente come per la
teoria degli insiemi, cio che cosa corrisponde allinsieme di tutti gli insiemi, che in questo caso diventa
alla categoria di tutte le categorie? E chiaro che questo sar un concetto contraddittorio, esattamente
come nel caso del paradosso di Russell, ma c stata una soluzione.
insiemi
strutture
categorie
Fra le varie soluzioni che sono state considerate,
--------- = ------------ = ------introdotte nell'arco degli anni, anzitutto ci fu questa
funzioni
morfismi
funtori
idea di considerare soltanto le categorie piccole, cio
quelle che si potrebbero considerare come piccoli
Problema
insiemi, per questa una limitazione che in matematica
Categoria di tutte le categorie?
risultata poco utile e allora questo signore, che vedete
nella slide, che sembra quasi uno marine, in realt un matematico, si chiama Grothendieck, uno dei grandi
matematici del secolo, che prese la medaglia Fields l'analogo del premio Nobel, fu quella di considerare
degli universi, cio delle categorie enormi, che in realt, dal p.di
v. della teoria degli insiemi, sarebbero state contraddittorie e dal
p.di v. della teoria delle categorie rimangono in qualche modo
autosufficienti. Un'altro modo invece che stato proposto da
questo signore che si chiama Lawvere, stato quello di proporre
unassiomatizzazione della nozione di categoria, esattamente
come Zermelo e Fraenkel avevano proposto una
assiomatizzazione della teoria degli insiemi. Quindi vedete, la
teoria delle categorie diventata qualche cosa di
autosufficiente, che ha cercato di sostituire, dal p.di v. della matematica, quella che era la nozione di
insieme. Quanto ci sia riuscito, questo naturalmente qualche cosa che si dibatte, alcuni matematici
continuano a ritenere che la teoria degli insiemi sia sufficiente, che non ci sia bisogno di fare altro, molti
altri matematici soprattutto quelli che come questo signore qui, Grothendieck, fanno geometria algebrica, si
interessano di certe aree piuttosto complessa della matematica, ritengono che la teoria delle categorie sia
pi adatta invece come fondamento della matematica. A noi, che siamo dei logici, la cosa va benissimo in
ogni caso, perch queste sono tutte parte di cui la logica poi si interessa, quindi a noi interessa essere utile a
tutti e non certamente essere monopolisti. Ma c' un quarto tipo di fondazione che stato introdotto, come
vedete nel 1933, da questo signore che si chiama Church, che era un grande logico, uno dei discepoli di
Goedel, uno di quelli che cap immediatamente i risultati di Goedel negli anni 30 e che anzi li estese e cos
via; per la cosa interessante che questa teoria fondata da Church, di cui adesso dir poche parole, in realt
divenne importante verso gli anni 80. Come mai?
4. Lambda calcolo
Vediamo anzi tutto com fondata questa teoria del lambda calcolo;
Church
beh, l'idea un po' l'uovo di colombo, la teoria del lambda calcolo
(1933)
fondata esattamente come la teoria degli insiemi ingenua, cio
esattamente come la teoria di Frege e di Cantor. Solo che invece di fondarla sulla nozione di insieme la si
fonda sulla nozione di funzione. Che cosa corrisponde all'elemento di un insieme? Corrisponde l'argomento
di una funzione. Che cosa corrisponde all'appartenenza ad un insieme? Corrisponde al fatto di applicare la
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funzione al suo argomento. Cosa corrisponde allastrazione, cio al processo che data una descrizione degli
elementi di un insiemi determina linsieme stesso? Corrisponde quello che Churchl chiamava per lappunto
la lambda astrazione, cio invece di definire gli insiemi attraverso le propriet, si definiscano le funzioni
attraverso le descrizioni dei valori. E allora sembrerebbe per che una fondazione della teoria del lambda
insieme
funzione
calcolo, data esattamente come la fondazione ingenua della
elemento
argomento
teoria degli insiemi, provochi gli stessi problemi; anzitutto
appartenenza applicazione
cominciamo a vedere che cosa succede nel caso di questa
astrazione
lambda astrazione
fondazione. Vi ricordate che il primo assioma della teoria
degli insiemi era il cosiddetto assioma di estensionalit, cio due insiemi che hanno gli stessi elementi
devono essere uguali. Cosa succede per lestensionalit nel caso del lambda calcolo? Pi o meno la
stessa cosa, cio due funzioni che abbiano gli stessi valori sono uguali per il principio di
comprensione, che diceva nel caso degli insiemi, che un insieme viene determinato dalle propriet dei suoi
Estensionalit
elementi, mentre ora il principio di comprensione diventa pi o meno la
due funzioni sono uguali se
stessa cosa, cio una funzione viene determinata da una descrizione dei
hanno gli stessi valori
suoi valori. Allora sembrerebbe daver messo in piedi una teoria delle
Comprensione
funzioni ingenua, molto analoga, molto simile alla teoria ingenua degli
ogni decisione di valori
insiemi, basata sugli stessi principi, basata su una analogia. C' un unico
determina una funzione
dubbio per, che ci viene in mente e il dubbio : ma il paradosso di
Russell? Cio se c'era un paradosso nel caso della teoria degli insiemi, se questa teoria del lambda calcolo
stata fondata nello stesso modo della teoria degli insiemi, succeder di nuovo un patatrac, cio il paradosso
di Russell verr riformulato in un paradosso analogo per il lambda calcolo? C' un unico problema per e il
problema questo, cio quando si faceva il paradosso di Russell, che ho citato poco tempo fa, ebbene il
paradosso di Russell parlava di insiemi che non appartengono a se stessi. Ora insieme, va bene, perch
questa parte della teoria degli insiemi, appartenere o no a se stessi, questa di nuovo parte della teoria
degli insiemi, perch lappartenenza la relazione fondamentale della teoria degli insiemi, ma c' questa
negazione che d fastidio, perch la negazione nel caso della teoria degli insiemi qualche cosa che viene
inglobata nella teoria, la negazione un predicato logico, ma qui nel lambda calcolo si parla soltanto di
funzione, non c' nessuna cosa che corrisponda alla negazione e allora non c' la possibilit di usare la
logica, il lambda calcolo in qualche modo immune dalle cose che derivano dalla logica e allora questa
fu la scoperta di Church, cio il paradosso di Russell diventa un teorema, il famoso teorema del punto fisso
di Curry, quindi non c' problema ed per questo che la teoria della lampada calcolo un qualche cosa
di dimostrabilmente consistente. Questo divent una fondazione della matematica che ai matematici
il paradosso di Russell
interess poco per molti anni, ma che per negli anni 80 diventata
diventa
importante perch diventata la fondazione dell'informatica teorica,
il teorema del
in particolare il teorema del punto fisso praticamente la fondazione
punto fisso di Curry
in informatica di quello che si chiama oggi la programmazione
ricorsiva. Bene, io non credo di essere riuscito, ovviamente soltanto nel giro di un'ora, a darvi un'idea di
quelli che sono stati i fondamenti della matematica in questo secolo, per quello che volevo dire era appunto
che la logica non stata soltanto, in questi due millenni che abbiamo pi o meno percorso a volo duccello
in queste 20 lezioni, una problematica che ha interessato la filosofia, che ha interessato l'informatica e la
matematica da un p.di v. puramente logico, cio puramente di analisi del linguaggio, analisi del
ragionamento, stata anche e soprattutto questo ed su questo che ci siamo concentrati ovviamente, ma
questo stato quello che ho cercato di dimostrare o perlomeno di dire, di accennare in quest'ultima lezione,
la logica stata anche un tentativo di dare una fondazione, una possibile fondazione salda, sicura, certa alla
matematica. Bene, siamo comunque arrivati pi o meno alla fine di queste lezione, vi ricordate abbiano
introdotto la logica come scienza del ragionamento, abbiamo fatto 18 lezioni dedicate ai grandi personaggi
della logica, non soltanto di questo secolo ovviamente, ma dell'intera storia, siamo partiti molto alla lontana,
da Pitagora, Platone, Aristotele, Crisippo e poi ci siamo avvicinati piano piano ai giorni nostri, passando
attraverso la Scolastica; abbiamo parlato soprattutto dei grandi logici tipo Frege, tipo Russell, Wittgenstein e
soprattutto ovviamente Goedel, Turing che ha fondato l'informatica e abbiamo scoperto che la logica in
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realt qualche cosa che coinvolge e interessa perlomeno tre campi del sapere, cio la filosofia, perch
questa stata la sua origine, la matematica, perch questo il suo oggetto fin dagli inizi e l'informatica,
perch di l, proprio dalla logica, nata l'informatica. Bene, a questo punto non mi resta altro che invitarvi a
continuare lo studio della logica, andando a vedervi i testi che vi suggerisco nelle indicazioni
bibliografiche, perch questo non pu essere stato altro che semplicemente un invito alla lettura, alla
conoscenza della logica. Io finisco in maniera manzoniana, spero che comunque non lo sia stato troppo
noioso e se in qualche modo siamo riusciti ad annoiarvi, credete che non s fatto apposta.

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