nouty, poimén, pastore; roluvn, pdimné, e xol
egge; Touiatws, poin Jare, difend ar
chipdimén, primo pastore premo
anico (ef. il lita
sia alle di ia ai governanti. Questa locuzione compare in fo a
morti). Tutta lantichita segue questa usanza. Per quanto riguarda il
agano di Canaan, mai nora. testimor Un
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I : nd ° 1
1) Prin ny oh fara Vatiooo
bo v AT si dice che i patriarchi
2 1 i t idi pastore venne, di preferenza, tramandata ai membri di famiglia; nel caso delle
figlie, solo nell’immediata vicinanza della casa (cf. Es 2, 16). Dai pastori, come anche
dai servi corresponsabili ci si attendeva sorveglianza, cura premurosa e onesta. Non
era facile, in estati prive di piogge, e in un terreno ingrato trovare al momento
giusto nuove pasture in regioni desertiche, e alternare cibo, acqua, riposo ¢ marcia,
Il pastore doveva pensare instancabilmente agli animali deboli (cf. Ez 34, Iss). La
sorveglianza notturna degli armenti era la prova della fedelta al dovere, perché biso-
gnava stare attenti alle bestie selvagge e ai ladri, Spesso con pastori pagati, si facevano
brutte esperienze.
Con pdimnion i LXX indicano gli armenti di bestiame minuto, e soprattutto il
gregge (cf. Gn 29, 2s; 30, 40). Nel periodo neotestamentario, questi armenti compren-
dono un numero di animali che va da 20 a 500 (Le 15,4 parla di 100 pecore). Pecore
e capre pascolavano assieme; perd alla sera venivano separate, perché le capre erano
condotte nella parte interna pit calda dell’ovile oppure in un’aia cinta di muro (2d),
aulé) (su questo imposta il suo discorso Mt 25, 32)
Anche dopo la conquita del paese, I’allevamento del bestiame rimase, accanto
all’agricoltura, un’importante fonte di guadagno. Il ricordo del classico periodo nomade
d'lsraele antico, prima della conquista del paese, allorché il popolo conduceva ancora
un’esistenza da immigrati sotto le tende, dovette restare sempre vivo, perché ad esso
si ricollegava l'opera salvifica di Dio. Per questo i leviti — secondo I'interpretazione
posteriore — non ricevettero, dopo Ia conquista del paese, terreni da lavorare, ma
restarono pastori (Gs 21); i recabiti (una seta di radicali) vissero esemplarmente da
pastori durante il tempo dei profeti (Ger 35), e anche nel NT c’@ ancora !’eco dei
ricordi del periodo nomade (Eb 11, 9.13).
2) Solo Dio (Jahvé) @ il pastore del suo popolo Israele. Questo titolo onorifico
viene usato con disinvoltura solo in Ger 48, 15; 49,24. Per il resto, nei libri storici
dell’AT notiamo una certa diffidenza, per questo titolo divino, forse per i legami che
conservava col culto pagano (cf. J. Jeremias, ThW VI, 486s). A ogni modo le citazioni
sono sparse irregolarmente neil’AT. La figura del ‘pastore passa invece in primo
piano nel salterio e nelle profezie consolatorie dell’esilio (Sal 23; 28,9; 68,8; 74, 1;
21; 78, 379, 13; 80,2; 95,7; 100, 3; 121, 4; Ger 23, 2; 31, 10; 50, 19; Ez 34, 11s;
Is 40, 108; 49, 9s; Mi 4, 6s 7, 14). La confessione che Jahvé é il pastore d'Isracle cresce
nell’esperienza della pietd popolare e si differenzia dal rigido stile aulico dell’antico
oriente. Nell’invocazione di Dio, nella lode e nella richiesta di perdono, ma anche
nelle difficolta e nell’esperienza’ della propria nullita (Sal 73) ci si sente sotto la
protezione di Dio, pastore fedele (il passo pitt bello & il Sal 23). [1 pensiero dell’in-
condizionato dominio di Dio, che ha potere discrezionale sull’armento, non va perdu-
to, ma si collega, in unita dinamica, con la superiore coscienza del suo amore gratuito
e fedele.
Il popolo @ il gregge di Jahvé (cf. Ger 13,17; Is 40,11; Ez 34,31; Mi 7, 14;
Zc 10,3; Sal 79,13; 95,7; 100,53 ecc.). Israele, popolo eletto di Dio, riferisce solo
a se stesso l'immagine del gregge di Jahvé. Solo Sir 18,15 usa l'immagine in riferi-
mento a tutti gli uomini, che alla fine dei tempi saranno raccolti in un unico gregge
Cid rende impossibile dare ai regnanti d'Israele il titolo ufficiale e onorifico di
pastore, sebbene essi svolgano funzioni di pastori. Invece la loro infedelta, messa a
confronto con la fedelta del pastore divino, appare in tutta la sua gravita. E’ vero che
Davide « ha cura » del suo popolo, esso 2 i suo « armento »; perd anche con lui si
evita il titolo regale di « pastore » (cf, 2Sam 5,2 par.; 1Cr 11,2; Sal 78, 71s; 2Sam 24,
17 par.; 1Cr 21, 17). Nei minacciosi interventi profetici si parla in modo chiaramente
negativo dei pastori politici e militari; hanno completamente fallito a causa della loro
arbitrariet& € disobbedienza a Dio (Ger 2,8; 3,15; 10,21; 22,22; 25, 1-4; 25,34;
50,6; Ez 43, 2-10; Is 56,11; Zc 10,3; 11,5s.16s). In Is 44, 28 il re dei persiani Ciro
iene chiamato da Dio « mio pastore ». Secondo la volonta di Dio, si & impegnato,
come un buon pastore, per il bene dei rimpatriandi e per la ricostruzione di Gerusa-
lemme e del tempio. D’altro canto in Ger 25, 348s si minaccia ai « pastori » dei popoli
stranieri, cio’ ai loro signori, il giudizio annientatore (cf. Na 3, 18)
3) Il pastore messianico, mandato da Dio: quando comincia a comp’
catastrofe, compare improvvisamente il nome di pastore, a indicare il discendente-
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