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gioved� 1 marzo 2007

PRIMO PIANO
IL PERSONAGGIO: 21 ANNI, GIULIANO RAGOZZINI � CONSIDERATO VICINO AI TRONCONE. �
USCITO DI CELLA A DICEMBRE

"GIALLO"

Accusato e poi scarcerato per l'omicidio Boccanfuso


A FUORIGROTTA
Era in auto col pregiudicato in via Campegna, di fronte alla chiesa di San Ciro:
si teme una vendetta di camorra
MISTERIOSO AGGUATO
NAPOLI. Ventun anni ed una storia alle spalle scritta nelle pagine nere della
malavita di Fuorigrotta. Giuliano Ragozzini, nel quadro tratteggiato dagli
inquirenti, � un giovane orbitante intorno ai clan della zona flegrea. Salito alla
ribalta delle cronache cittadine per un episodio di sangue che lo vide vittima e
protagonista, negli ultimi anni la sua vita � stata scandita da un'accusa di
omicidio e dalla presunta affiliazione alla cosca dei Troncone. Il 17 dicembre
2006 Ragozzini fu arrestato con l'accusa di omicidio perch� considerato l'autore
del pestaggio in cui perse la vita Domenico Boccanfuso, esponente della malavita
locale dedito al racket delle estorsioni. Tutti gli indizi sembravano portare a
lui: il violento

litigio con Boccanfuso sfociato nell'accoltellamento del giovane la sera prima del
pestaggio che cost� la vita al ras di Fuorigrotta, le macchie di sangue della
vittima sul suo giubbotto, la voglia di rivalsa nei confronti del boss che aveva
chiesto il "pizzo" ai suoi genitori. Ogni dettaglio di quell'omicidio fu chiarito,
ogni elemento raccolto sembrava confermare la colpevolezza di Ragozzini. Invece
tutto l'impianto accusatorio croll� come un castello di sabbia il 12 dicembre
scorso: il Tribunale del Riesame, dopo aver ascoltato la memoria difensiva del suo
legale, l'avvocato Gandolfo Geraci, dispose l'immediata scarcerazione del 21enne,
annullando l'ordinanza di custodia cautelare per insussistenza di elementi di col-

pevolezza. Un clamoroso colpo di scena in una vicenda, quella del violento


pestaggio in cui fu ucciso Domenico Boccanfuso, che sembrava chiarita per tutti.
In una dettagliata e brillante memoria difensiva, per�, il suo avvocato di fiducia
riusc� a dimostrare come in realt� tutte le prove raccolte contro il suo assistito
fossero assolutamente infondate per tre ragioni. La prima: le macchie di sangue
trovate sul giubbotto del Ragozzini risalivano alla colluttazione tra lo stesso ed
il Boccanfuso avvenuta la sera prima dell'omicidio di quest'ultimo. La seconda: il
Ragozzini non poteva trovarsi sul luogo del pestaggio del Boccanfuso in quanto
alla stessa ora stava lasciando il commissariato

San Paolo dove si era recato per sottoporsi ad interrogatorio insieme con i suoi
parenti. Infine, se il 21enne avesse veramente voluto vendicarsi del Boccanfuso,
non lo avrebbe denunciato alla polizia per tentato omicidio. Ieri un'ennesima
pagina � stata scritta in un libro nero che parla di sangue e vendetta. Una rapina
degenerata in una sparatoria, oppure un agguato per vendicare il capozona
massacrato a bastonate. Sar� il lavoro degli inquirenti a spiegare se davvero
fosse Ragozzini l'obiettivo dei pistoleri entrati in azione in via Campegna.
Ragozzini potrebbe essere finito nel mirino per una sete di vendetta mai sopita.
[DAGA]

| Maria Migliaccio,20 anni,colpita ad un piede da un proiettile:�Hanno cercato di


rapinarmi�.Ma gli inquirenti sono scettici
Ferita la fidanzata di Ragozzini
DAVIDE GAMBARDELLA
NAPOLI.

Ferita al piede sinistro da una pistolettata. Un colpo partito a bruciapelo,


mentre era a bordo di un'auto. Una punizione per aver reagito ad un tentativo di
rapina, la motivazione fornita agli agenti dalla vittima appena ricoverata in
ospedale. Ma la sua versione non ha convinto gli inquirenti. Maria Migliaccio, 20
anni, gi� nota alle forze dell'ordine per piccoli precedenti per furto, poLa
Twingo verde su cui si trovatrebbe invece essere finita per errore nel mirino di
sica- vano i due non � stata rintracciata ri della camorra. Il vero obietper tutto
il giorno. La giovane operativo di quella che ha tutto il sapore di essere una
spedi- ta e poi dimessa: non � in pericolo zione punitiva, potrebbe essere stato
un altro. La giovane donna, infatti, mase coinvolto. Giuliano Ragozzini, di
Pianura, sospetta� stata affiancata ieri pomeriggio, intorno alle 13,30, nel
quartiere Fuorigrotta, da due to di far parte della cosca capeggiata da Viuomini
in sella ad uno scooter mentre sta- tale Troncone, fu accusato per l'omicidio del
va percorrendo via Campegna a bordo di una ras Domenico Boccanfuso, personaggio
maRenault Twingo verde in compagnia del fi- lavitoso di spicco del quartiere dello
Stadio. danzato, Giuliano Ragozzini, 21 anni, pre- Con la sua scarcerazione
(avvenuta lo scorgiudicato ritenuto vicino agli ambienti ma- so 12 dicembre grazie
al tribunale del Riealavitosi del clan Troncone di Fuorigrotta. Di- me che ha
ravvisato la mancanza di gravi innamica ed orario in cui � avvenuto il raid la-
dizi di colpevolezza a suo carico), si sarebsciano presupporre agli inquirenti che
i pi- bero potuti ulteriormente alimentare dei stoleri avrebbero seguito l'auto
sulla quale dissapori sfociati nella sparatoria di ieri poi due viaggiavano per
poi aprire il fuoco in meriggio, con la quale i killer avrebbero deuna delle
strade semideserte del quartiere. ciso di vendicare la morte di Boccanfuso.

Nonostante le dichiarazioni dei due giovani, che appena giunti all'ospedale San
Paolo hanno detto di essere stati avvicinati dai malviventi che intendevano
rapinarli, le indagini del commissariato San Paolo (diretto dal vice questore
Alberto Francini) sono orientate a far luce sulla pista che porterebbe ad una
vendetta trasversale per un fatto di sangue avvenuto il 17 dicembre del 2006 a
Fuorigrotta, nel quale il giovane ri-

Via Campegna. Il luogo della sparatoria in cui � stata ferita una 20enne

Il raid, secondo la ricostruzione fornita dagli inquirenti, sarebbe avvenuto poco


dopo le tredici nei pressi della chiesa di San Ciro, al confine con Bagnoli. Due
uomini avrebbero affiancato l'auto sulla quale Ragozzini e la ragazza viaggiavano
per poi aprire il fuoco. Un proiettile ha raggiunto al piede Maria Migliaccio, che
ha iniziato a perdere sangue. I due malviventi hanno fatto

perdere immediatamente le loro tracce, mentre Ragozzini soccorre la giovane


accompagnandola al nosocomio di via Terracina. Ascoltata dagli agenti del
commissariato Bagnoli, la ragazza ha dichiarato di essere stata minacciata da due
rapinatori. Una volante si � allora recata sul luogo in cui sarebbe avvenuta la
sparatoria ma dell'auto

delle vittime (la Twingo verde), e di eventuali reperti utili ai fini


dell'indagini, come bossoli o altro, nemmeno l'ombra. Ragozzini � stato
interrogato per circa venti minuti dagli inquirenti. Le sue dichiarazioni paiono
lacunose, e ad alimentare ulteriormente i sospetti degli uomini in divisa � il
mancato ritrovamento della Twingo verde. Solo dopo qualche minuto, nel corso
dell'interrogatorio, il giovane dichiarer� di aver lasciato la vettura in
un'autofficina di carrozziere, alimentando cos� ulteriori sospetti da parte degli
investigatori. Non si capisce l'urgenza di portare a riparare un'auto pochi minuti
dopo una sparatoria. Solo in serata il mistero � stato (in parte) risolto: l'auto
era a Pianura, a casa dei suoceri di lui, i genitori della ragazza, che hanno
un'officina. Era stata prelevata dalla madre della Migliaccio poco dopo essere
arrivata all'ospedale San Paolo. La rabbia dei parenti della giovane Maria �
andata in scena puntuale nel reparto di chirurgia dell'ospedale di Fuorigrotta.
Urla, spintoni e minacce ai fotografi dei giornali: il solito invito a "cambiare
aria" scandito da insulti e parole grosse. Le condizioni della ragazza, intanto,
non destano le preoccupazioni dei sanitari del nosocomio che, dopo un intervento
chirurgico per estrarre il proiettile dal piede, l'hanno dimessa.

RAID E AGGUATI PER I TRAFFICI DI CAMORRA

Contesa tra cinque clan per il quartiere flegreo


NAPOLI. Vendette, atti dimostrativi, raid incendiari. Il modus operandi � sempre
orientato ad un obiettivo finale: l'intimidazione. Un metodo che negli ultimi anni
sarebbe maggiormente utilizzato nel quartiere di Fuorigrotta (nella foto
l'omicidio di Alessandro Esposito). Utilizzato per assestare gli equilibri su un
territorio conteso da almeno cinque clan che cercano di controllare gli affari
illeciti sul versante occidentale della citt�. Giuliano Ragozzini, personaggio
legato alla criminalit� organizzata del quartiere flegreo, potrebbe essere un
target entrato nel mirino delle cosche. Nella zona dello Stadio sono addirittura
cinque i clan di camorra che puntano ad impossessarsi del con-

parte dei traffici nel quartiere � quella dei Bianco, ben radicata sul territorio
flegreo ed alleata con la famiglia Iadonisi, a sua volta vicinissima agli
"scissionisti" di Secondigliano. Negli ultimi mesi l'organizzazione malavitosa
predominante si sarebbe scontrata per il controllo del racket dei mercati rionali
e delle estorsioni ai danni delle atticommerciali Un maxi-blitz alla fine
dell'anno vit�quartiere con del scorso ha frenato la guerra tra cosche. la
famiglia dei Zazo, legati a VenoFrizioni tra i Bianco e i Zazo per il sa ed ai
Frizziero, controllo del mercato di via Metastasio clan camorristico della
Torretta trollo degli affari legati alla crimina- che gode dell'appoggio della
potente lit�. Secondo una recente indagine cosca dei Mazzarella del rione
Mercondotta dalla Dda di Napoli, i cartelli cato. Secondo le ricostruzioni
effetcriminali che si fronteggiano per il tuate attraverso le intercettazioni
racket delle estorsioni e per il traffi- ambientali e telefoniche, almeno due co
degli stupefacenti, sarebbero da episodi di sangue sarebbero ricondutempo legati
ad altre "famiglie" ege- cibili al conflitto tra i due sodalizi camoni in altri
quartieri della citt� per morristici che si contendono lo scacgarantirsi un
supporto militare ed eco- chiere criminale della periferia nordoccidentale: due
agguati a distanza di nomico in caso di conflitti. Guerra che spesso sfocia in
aggua- pochi giorni nel mercatino di via Meti e atti intimidatori, ma che secondo
tastasio. Due ferimenti per marcare l'intelligence di polizia sarebbe stata un
vasto territorio, quello di Fuoristroncata sul nascere con le decine di grotta,
che garantisce fiumi di denaarresti messi a segno soprattutto ne- ro da
reinvestire in droga ed attivit� "pulite". gli ultimi mesi del 2006. La cosca che
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