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Le infinite possibilit

S, cos: in ogni attimo, in ogni territorio, ci sono sempre moltissime, praticamente infinite possibilit. Potenzialit di creazione, trasformazione, aggiunte, deviazioni, innovazioni sorprendenti e pacifiche passioni, innamoramenti di un gi noto e incanti davanti all'inimmaginato. Siamo dei? s, certo. Siamo anche persone che hanno un'ombra, sudano e non battono le palpebre, tutte caratteristiche da cui, invece, gli dei greci sono esonerati. Sappiamo levitare e sappiamo inciampare, confonderci, intuire con precisione, cogliere le stelle puntando alla luna e siamo anche capaci di lasciar bruciare l'arrosto. E ci serve abitarli tutti, questi mondi. Il dispiegarsi illimitato di ci che alla nostra portata non ci regala nessuna indicazione del dove andare, come muovere lo sguardo, quale canto ascoltare o se costruire un silenzio che ci avvolga e ci faccia suoi in un tempo al di fuori del tempo. Sappiamo di fisica quantistica e controlliamo l'orologio per non perdere il treno, possiamo accedere alla stanza dei bottoni del dna, interrompere una metastasi e sospendere un diabete quanto continuiamo a prendere il raffreddore e a puntare la sveglia per iniziare la mattina. Quello che sto cercando di suggerire che la consapevolezza, benedetta e necessaria, delle nostre infinite possibilit e potenzialit non ci esclude per nulla , non ci dispensa dal semplice, serissimo interrogativo: che cosa voglio farne? verso dove? ora, qui, dove vado a cercare, quale dei miei infiniti mondi voglio evocare? Il punto, allora, identificare, riuscire a sapere, conoscere prima ancora che capire, come faccio a scegliere, i criteri che guiderebbero una scelta: si intende, per quel momento, in quel luogo, verso quellobiettivo. Certamente mi balza davanti per prima la famosa verifica ecologica: se tutto connesso, visto che siamo un tutt'uno con il cosmo e con le cellule, con gli altri e con la cosiddetta natura, che mai potrebbe succedere in giro se sposto di un nonnulla questo dettaglio? Se davvero, ed cos, ho ad esempio la possibilit di divenire nuovamente giovane, come farei a valutare l'impatto di questa trasformazione sul mio intero insieme, sul mio habitat relazionale, fisico, di pensiero e concettuale? Le fiabe ci avvertono: attenti a avanzare desideri senza soppesarne la grandissima importanza che rivestono, potrebbero essere esauditi senza che ce lo fossimo neppure pienamente immaginato. Potremmo non essere in gradi di apprezzarne la meraviglia. La fiaba narrata dai fratelli Grimm del pescatore che pesca il rombo magico descrive perfettamente questa sequenza: la riporto di seguito perch mi incanta sempre rifare passo passo il percorso. C'era una volta un pescatore e sua moglie; abitavano in un lurido tugurio presso il mare, e il pescatore andava tutti i giorni a pescare con la lenza, e cos fece per molto tempo. Una volta se ne stava seduto vicino alla lenza a guardare nell'acqua liscia come l'olio. Se ne stava cos quando la lenza and a fondo, gi gi, e quand'egli la sollev c'era attaccato un grosso rombo.

E il rombo gli disse: Ti prego, lasciami vivere; io non sono un vero rombo, sono un principe stregato. Ributtami in acqua e lasciami andare!. Eh, disse l'uomo, non hai bisogno di fare tanti discorsi: un rombo che parla, l'avrei certo lasciato libero. Lo rimise in acqua e il rombo si tuff e lasci dietro di s una lunga striscia di sangue. L'uomo torn allora a casa da sua moglie, nella lurida catapecchia, e le raccont che aveva preso un rombo che aveva sostenuto di essere un principe stregato; poi lo aveva lasciato andare. E non gli hai chiesto niente?, disse la donna. No, disse l'uomo, cosa avrei dovuto chiedere? Ah, disse la donna, pur brutto abitare sempre in questo buco! Puzza ed cos sporco! Vai e domandagli una piccola capanna. L'uomo non voleva, tuttavia and sulla riva del mare e, quando giunse, il mare era tutto verde e giallo. Egli and fino all'acqua, si ferm e disse: Piccolo rombo, ticchete tacchete, stammi a sentire, zicchete zacchete, mia moglie parlar troppo suole, e ci ch'io voglio lei non vuole! Allora il rombo giunse nuotando e disse: Beh, che vuole dunque? Ah, disse l'uomo, io ti avevo pur preso, invece ti ho lasciato andare; ora mia moglie mi ha detto che avrei dovuto chiederti qualcosa. Non vuole pi abitare in un buco, vorrebbe una capanna. Va' a casa, rispose il rombo ce l'ha gi. Allora l'uomo and a casa e sua moglie era sulla porta di una capanna e gli disse: Vieni dentro, guarda, adesso molto meglio. E dentro alla capan na c'era una stanza, una camera da letto e una cucina. E dietro c'era anche un giardinetto con verdura e alberi da frutta e un cortile con polli e anitre. Ah, disse l'uomo, ora vivremo felici. S, disse la donna, ci proveremo. Dopo un paio di settimane, la donna disse: Marito mio, la capanna troppo stretta e il cortile e il giardino sono cos piccoli! Vorrei abitare in un gran castello di pietra; va' dal rombo, che ce lo regali. Ah, moglie, disse l'uomo, il rombo ci ha gi dato la capanna: non posso tornare, se ne potrebbe avere a male. Macch disse la donna, pu benissimo farlo e lo far volentieri! Allora l'uomo and con il cuore grosso, ma quando giunse al mare, l'acqua era tutta violetta azzurro cupa e grigia; per era ancora calma. Egli si ferm e disse: Piccolo rombo, ticchete tacchete, stammi a sentire, zicchete zacchete, mia moglie parlar troppo suole, e ci ch'io voglio lei non vuole! Beh, cosa vuole? rispose il rombo. Ah, disse l'uomo tutto turbato, mia moglie vuole abitar e in un castello di pietra. Va', gi davanti alla porta rispose il rombo. Allora l'uomo and a casa e sua moglie stava davanti a un gran palazzo. Guarda, marito mio ella disse, com' bello! Entrarono insieme e dentro c'erano tanti servi, le pareti risplendevano nelle stanze c'erano sedie e tavole tutte d'oro. E dietro il castello c'erano un giardino e un parco che si estendeva per un mezzo miglio, dov'erano cervi, caprioli e lepri; e un cortile con stalla e scuderia. Ah disse l'uomo, in questo bel castello si pu essere contenti! Vedremo disse la donna, intanto dormiamoci su. E andarono a letto. Il mattino dopo la donna si svegli allo spuntar del giorno, diede una gomitata nel fianco dell'uomo e disse: Alzati, marito, potremmo

diventare re di tutto il paese. Ah, moglie disse l'uomo, perch mai dovremmo diventare re; io non voglio! Bene, allora voglio esserlo io. Ah, moglie disse l'uomo, perch vuoi essere re? Al rombo non piacer. Marito disse la donna, vacci difilato, io devo essere re. Allora l'uomo and ed era tutto turbato che sua moglie volesse diventare re. E quando arriv al mare, il mare era tutto plumbeo e nero e l'acqua ribolliva dal profondo. Egli si ferm e disse: Piccolo rombo, ticchete tacchete, stammi a sentire, zicchete zacchete, mia moglie parlar troppo suole, e ci ch'io voglio lei non vuole! Beh, che cosa vuole?disse il rombo. Ah disse l'uomo, mia moglie vuole diventare re. Va' pure, che lo gi disse il rombo. Allora l'uomo torn a casa e quando arriv al palazzo c'erano tanti soldati, trombe e timpani. Sua moglie sedeva su di un alto trono d'oro e diamanti e aveva una grande corona d'oro in testa; e al suo fianco stavano in fila sei damigelle, dalla pi alta alla pi piccola, cos da formare una scala. Ah disse l'uomo, adesso sei re? S rispose la donna, adesso sono re. Dopo averla guardata per un po', egli disse: Ah, moglie, che bellezza che tu sia re! non c' pi niente da desiderare. No, marito disse la donna mi viene in uggia, non posso pi resistere: sono re, ora voglio diventare imperatore! Ah, moglie disse l'uomo, perch vuoi diventare imperatore? Marito diss'ella, va' dal rombo: voglio essere imperatore. Ah moglie, disse l'uomo egli non pu fare imperatori, non pos so dir questo al rombo. Io sono re disse la donna, e tu sei mio marito, vacci subito! Allora l'uomo and e mentre camminava pensava: "Non va, non va, imperatore troppo sfacciato; alla fine il rombo si stancher". Cos arriv al mare, l'acqua era tutta nera e gonfia e ci soffiava sopra un gran vento che la sconvolgeva. L'uomo si ferm e disse: Piccolo rombo, ticchete tacchete, stammi a sentire, zicchete zacchete, mia moglie parlar troppo suole, e ci ch'io voglio lei non vuole! Beh, che vuole? disse il rombo. Ah disse egli, mia moglie vuole diventare imperatore. Va' pure disse il rombo, lo gi. L'uomo se ne and e, quando arriv a casa, sua moglie sedeva su di un trono altissimo fatto di un solo pezzo d'oro, e aveva in testa una gran corona alta tre braccia; al suo fianco stavano gli alabardieri, l'uno pi piccolo dell'altro, dall'enorme gigante al piccolissimo nano, grosso come il mio mignolo. E davanti a lei c'erano tanti principi e conti. L'uomo pass in mezzo a loro e disse: Moglie, sei imperatore adesso?. S diss'ella, sono imperatore. Ah,disse l'uomo contemplandola, che bellezza che tu sia imperatore! Marito disse la donna, non incantarti! Ora sono imperatore, ma voglio anche diventare papa. Ah, moglie disse l'uomo, perch vuoi diventare papa? Di papa ce n' uno solo nella cristianit. Marito diss'ella, voglio diventare papa oggi stesso. No, moglie disse l'uomo, il rombo non pu far papi, questo non va. Chiacchiere, se pu fare imperatori pu fare anche papi. Vacci subito! Allora l'uomo and, ma era tutto fiacco, le gambe e le ginocchia gli vacillavano, e soffiava un gran vento e l'acqua sembrava che bollisse. Le navi, in pericolo, invocavano soccorso, danzavano e saltavano sulle onde. Tuttavia il cielo era ancora un p azzurro al

centro, ma ai lati saliva un color rosso, come durante un gran temporale. Allora egli si ferm, sconfortato, e disse: Piccolo rombo, ticchete tacchete, stammi a sentire, zicchete zacchete, mia moglie parlar troppo suole, e ci ch'io voglio lei non vuole! Beh, cosa vuole? disse il rombo. Ah disse l'uomo, mia moglie vuole diventare papa. Va' pure disse il rombo, lo gi. Egli se ne and e quando arriv a casa sua moglie sedeva su di un trono alto tre miglia e aveva tre grandi corone in testa, intorno a lei c'erano tanti preti, e ai suoi lati c'erano due file di lumi, dal pi alto, spesso e grosso come un'enorme torre, fino alla pi piccola candela da cucina. Moglie disse l'uomo guardandola, sei papa adesso? S diss'ella, sono papa. Ah moglie disse l'uomo, che bella cosa che tu sia papa! Moglie, ora sarai contenta: sei papa, non puoi diventare niente di pi. Ci penser disse la donna. E andarono a letto, ma ella non era contenta e la cupidigia non la lasciava dormire: pensava sempre che cosa potesse ancora diventare. Quand'ella vide dalla finestra il sole che sorgeva, pens: "Ah, non potrei forse far sorgere anche il sole?". Piena di rabbia, diede una gomitata al marito e disse: Marito, vai dal rombo, voglio diventare come il buon Dio!. L'uomo era ancora addormentato, ma si spavent tanto che cadde dal letto. Ah, moglie diss'egli, rientra in te e contentati di essere papa. No,grid la moglie e si strapp la camiciola di dosso, non sono tranquilla e non posso resistere quando vedo sorgere il sole e la luna e non posso farli sorgere io stessa. Voglio diventare come il buon Dio. Ah, moglie, il rombo questo non lo pu fare. Pu fare imperatori e papi, ma questo non lo pu fare! Marito diss'ella, e gli rivo lse uno sguardo terribile, voglio diventare come il buon Dio, va' subito dal rombo. Allora l'uomo and pieno di paura; fuori infuriava la tempesta che sconvolgeva i campi e sradicava gli alberi, il cielo era tutto nero, lampeggiava e tuonava; il mare si gonfiava in onde nere, alte come montagne e tutte avevano una bianca corona di spuma. Egli grid: Piccolo rombo, ticchete tacchete, stammi a sentire, zicchete zacchete, mia moglie parlar troppo suole, e ci ch'io voglio lei non vuole! Beh, cosa vuole? disse il rombo. Ah rispose l'uomo, vuole diventare come il buon Dio. Va' pure, che tornata nel suo lurido tugurio. E ci stanno ancora. *************** Ora, a far pulizia della rapacit della moglie, della sua perenne insoddisfazione e del dissenso fra moglie e marito, il senso mi sembrerebbe: se dovesse esaudirsi un tuo desiderio, sappi che tu ne saresti trasformato, il tuo desiderio un anelito che si mostra da qui dove sei, da come ti trovi ad essere ma va' a collocarti nel futuro, l dove il tuo desiderio si avverato e controlla che nulla e nessuno ne abbiano un danno o uno sconcerto intollerabili, per quanto originato da un regalo smisurato. Non voglio assolutamente, ovvio, negare il valore e lo straordinario motore di vita che il desiderare, aggirarsi nel luogo dove si gi avverato e abitarlo a saziet. Ma, appunto, occorre andarlo ad abitare, coglierne il sapore, il suono, la percezione

differente, quell'odore sconosciuto che solletica la pelle quando scorriamo il panorama con lo sguardo e ne agganciamo dettaglio su dettaglio. E da qui dove siamo, nel giardino del futuro, andiamo a contagiare il momento presente, gli offriamo la proposta, la modifichiamo ch divenga adeguata senza nulla perdere della sua incantevole magia. Credo che questo sia uno degli aspetti pi importanti del nostro mestiere quando affianchiamo una persona perch si lanci con tremore e sicurezza a vivere il suo desiderio: chi si affianca deve saper aprire varchi di esplorazione e di verifica, porre domande che sollecitino nuove costruzioni di pensabilit, che creino risposte accedendo a risorse fresche. Per questo andiamo a interloquire con gli organi del nostro corpo: sono i nostri migliori consulenti perch ci conoscono, davvero il caso di dirlo, nei dettagli pi minuti, perch gli organi sanno cosa significa comporre e coesistere con precise individualit in un organismo ecologico, perch sono in perenne trasformazione e vivendo nel movimento continuamente accedono al nuovo, perch sono nostri alleati per definizione nel comune intento di una buona sopravvivenza. Parliamo e ci intendiamo con loro. Ed ecco che, accedendo in contemporanea a tutti i mondi, le parole si fanno chiavi, illuminano, creano contrasti di luce, sondano il profondo e si allungano verso le stelle. Fino a che l'universo intero che ruota intorno alla persona si assesta in una nuova, inesprimibile saggezza felice. Tutta da abitare.

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