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Romeo e Giulietta

Traduzione Salvatore Quasimodo


PROLOGO

Entra il CORO CORO L'azione si svolge nella bella Verona, dove fra due famiglie di uguale nobilt, per antico .odio nasce una nuova discordia che sporca di sangue le mani dei cittadini. Da questi nemici discendono i due amanti, che, nati sotto contraria stella, dopo pietose vicende, con la loro morte, annientarono l'odio di parte. Le tremende lotte del loro amore, gi segnato dalla morte, l'ira spietata dei genitori, che ha fine soltanto con la morte dei figli, ecco quello che la nostra scena vi offrir in due ore. Se ascolterete con pazienza, la nostra fatica cercher di compensare qualche mancanza. Esce [I. I] Entrano SANSONE e GREGORIO, armati di spade e di scudi, della casa dei Capuleti SANSONE Sulla mia parola, Gregorio, non manderemo insulti gi nella strozza. GREGORIO Certo, perch saremmo degli strozzini. SANSONE Volevo dire che se la collera aumenta tireremo fuori la spada.

GREGORIO Credo che finch sarai vivo, tirerai fuori il collo dal collare. SANSONE Io faccio presto a muovere le mani, quando mi eccito. GREGORIO Gi, ma non ti ecciti facilmente per muovere le mani. SANSONE Basta un cane di casa Montecchi per farmi eccitare. GREGORIO Ma eccitarsi significa muoversi, mentre chi ha coraggio resta fermo; se ti muovi troppo finirai per scappare. SANSONE Dico che un cane di quella casa mi ecciter a star fermo. Avr il lato del muro da qualunque servo, ed anche serva, di casa Montecchi che incontrer. GREGORIO Ci dimostra che sei un debole schiavo, perch chi debole va sempre al muro. SANSONE Verissimo; e per questo le donne, che sono i vasi pi deboli, sono spinte sempre contro il muro. Caccer, dunque, via dal muro i servi del Montecchi e forzer al muro le sue serve. GREGORIO La lite fra i nostri padroni e fra noi servitori. SANSONE Non importa. Voglio fare il tiranno; quando mi sar battuto con gli uomini, sar duro con le ragazze e le sferzer tutte. GREGORIO Sferzare le ragazze? SANSONE S, sferzare o sforzare le ragazze. Prendilo nel senso che vuoi. GREGORIO Loro devono prenderlo nel senso giusto, quando lo sentiranno. SANSONE E lo sentiranno finch potr tener duro. Sono un bel pezzo di carne, questo si sa. GREGORIO Meglio per te: se tu fossi un pesce, saresti certamente un baccal. Fuori la spada: ecco qualcuno di casa Montecchi.

Entrano ABRAMO e un altro servo dei Montecchi SANSONE La mia lama fuori: su, litiga; io ti star alle spalle. GREGORIO E come? Voltando le spalle e fuggendo? SANSONE Non aver paura di me. GREGORIO Ma no, veramente: aver paura di te! SANSONE Stiamo dalla parte della legge; lascia che siano loro i primi. GREGORIO Passando vicino a loro li guarder di traverso. E la prendano come vogliono. SANSONE Anzi, come avranno coraggio. Li guarder fissi mordendomi il pollice; un'offesa, se la sopportano. ABRAMO Vi mordete il pollice per noi, signore? SANSONE Io mi mordo il pollice, signore. ABRAMO Vi mordete il pollice per noi, signore? SANSONE [a parte a GREGORIO] La legge dalla nostra parte, se rispondo di s? GREGORIO [a parte a SANSONE] No. SANSONE No, signore; non mi mordo il pollice per voi. Ma mi mordo il pollice, signore. GREGORIO Volete litigare, signore? ABRAMO Litigare, signore? No, signore. SANSONE Ma se voleste, signore, sono ai vostri ordini. Io servo un padrone che vale quanto il vostro. ABRAMO Ma non di pi. SANSONE Dunque, signore? Entra BENVOLIO GREGORIO [a parte a SANSONE] Digli che vale di pi: c' un parente del padrone. SANSONE S, vale pi del vostro, signore. ABRAMO Tu menti. SANSONE Fuori le spade, se siete uomini. Gregorio, ricorda il tuo colpo da spaccone.Si battono

BENVOLIO Separatevi, sciocchi! Gi le spade. Non sapete che cosa fate. Entra TEBALDO TEBALDO Come, hai alzato la spada fra questi vili servi? A me, Benvolio, e guarda in faccia la tua morte. BENVOLIO Io cerco di mettere pace; riponi la spada, o aiutami con essa a separare costoro. TEBALDO Come? Con la spada in pugno parli di pace? Odio questa parola come l'inferno: e cos te e tutti i Montecchi! A te, vile. Si battono Entrano tre o quattro CITTADINI armati di mazze CITTADINO Avanti con le mazze, le picche, le partgiane! Colpiteli! Annientateli! A morte i Capuleti! / A morte i Montecchi! Entrano CAPULETI, in veste da camera, e DONNA CAPULETI CAPULETI Perch questo fracasso? Portatemi la mia grande spada su! DONNA CAPULETI Una gruccia, una gruccia semmai. Che volete farne della spada? Entrano MONTECCHI e DONNA MONTECCHI CAPULETI- La mia spada, ho detto. Il vecchio Montecchi qui e agita la spada per sfidarmi.

MONTECCHI- Vile Capuleti! - Non mi tenere; lasciami andare. DONNA MONTECCHI- Non muoverai un passo contro il nemico. Entra il Principe DELLA SCALA con il seguito PRINCIPE Sudditi ribelli, nemici della pace, che profanate le spade col rosso del sangue cittadino... Ah, non mi ascoltate! Dico a voi, belve, non uomini, che volete spegnere il fuoco della collera impetuosa nei rossi ruscelli che scorrono dalle vostre vene. Pena la tortura, gettate le spade dalle mani piene di sangue e udite la condanna del vostro principe gi la terza volta che una rissa civile nasce per colpa vostra da parole d'orgoglio e di insulto, e che voi, vecchio Capuleti e voi Montecchi turbate la quiete delle nostre strade costringendo perfino i vecchi di Verona a lasciare i loro abiti severi e a riprendere con mano tremante le vecchie partigiane arrugginite nella pace, per dividere voi, arrugginiti nell'odio. Se ancora una volta oserete turbare la nostra citt pagherete con la vita la vostra colpa. Per oggi, vada. Allontanatevi di qua. Voi Capuleti seguitemi, e voi Montecchi: trovatevi stasera nel vecchio castello di Villafranca, dove udrete la mia sentenza per i fatti avvenuti, nel luogo di giudizio ordinario. Allontanatevi, ripeto, pena la morte. Escono [tutti tranne MONTECCHI, la MOGLIE e BENVOLIO] MONTECCHI Chi stato a riprendere questa antica lite? Eravate qui, caro nipote, quando cominciata? BENVOLIO Quando giunsi, i vostri servi e quelli del vostro nemico erano gi in lotta. Io ho cercato di separarli con la spada, ma proprio allora intervenuto il violento Tebaldo, che sibilando parole di sfida al mio orecchio ha cominciato ad agitare la spada intorno al suo capo e a tagliare il vento, che, incolume, rispondeva coi suoi fischi d scherno. Mentre eravamo l e i colpi si seguivano ai colpi, la folla cresceva sempre pi a estendere la mischia. Poi arrivato il Principe a dividere le due parti. DONNA MONTECCHI E Romeo dov'? Lo avete visto oggi? Sono felice che non abbia partecipato a questa rissa, BENVOLIO Signora, un'ora prima che il divino sole apparisse al balcone dell'oriente, una vaga tristezza mi spinse nel boschetto che si stende sul fianco di Verona, e l ho visto Romeo nell'ora mattutina. Volevo andargli incontro, ma appena mi vide scomparve nella selva. Misurai la sua tristezza dalla mia che cercava conforto dove non c'era; e stanco di me, della mia noia, ho seguito cupi pensieri m Ila solitudine, e volentieri ho lasciato Romeo, che mi fuggiva, alla sua malinconia. MONTECCHI Pi volte l'hanno visto l prima dell'alba accrescere col pianto la rugiada fresca del mattino, dare nuvole alle nuvole

con profondi sospiri; ma non appena il sole, che fa lieta ogni cosa, comincia nel lontano limite d'oriente ad aprire le buie cortine al letto dell'Aurora, quel dolente mio figlio fugge in casa, chiude le finestre alla sua stanza perch non entri la bella luce del giorno, e fa notte per s. E l'oscura tristezza sovrumana lo far molto soffrire in solitudine se non avr qualcuno che l'aiuti. BENVOLIO Mio nobile zio, sapete perch si tormenta? MONTECCHI Non lo so; n lo posso sapere da lui. BENVOLIO Ma lo avete costretto in qualche modo? MONTECCHI Io e molti amici abbiamo provato: ma egli confida solo a se stesso i suoi dolori (non so con quanta verit), ed cos chiuso e segreto che difficile scoprire quello che ha dentro, come il germoglio d'un fiore divorato da un verme odioso prima di poter aprire nell'aria i teneri petali e offrire al sole la sua bellezza. Se potessimo conoscere la causa dei suoi tormenti, cercheremmo con amore di guarirli. Entra ROMEO BENVOLIO Ecco che viene. Se non vi dispiace allontanatevi un poco. Sapr ci che l'addolora o ancora una volta tacer. MONTECCHI Spero che restando, tu riesca ad avere una leale confessione. Venite, signora, andiamo. Escono MONTECCHI e DONNA MONTECCHI BENVOLIO- Buon giorno, cugino. ROMEO- ancora cos presto? BENVOLIO- Sono appena le nove, ROMEO- Ahim, come sembrano lunghe le ore tristi. Quello che si allontanato cos in fretta, era mio padre? BENVOLIO- S. Quale tristezza fa lunghe le ore di Romeo? ROMEO- Non avere ci che le farebbe brevi. BENVOLIO- Sei innamorato? ROMEO- Privo... BENVOLIO- D'amore? ROMEO- Privo delle grazie della donna che amo. BENVOLIO- Ahim, perch Amore, di aspetto cos gentile poi, alla prova, cos aspro e tiranno? ROMEO- Ahim, perch Amore, anche bendato, deve vedere senza occhi il sentiero che lo guidi ai suoi desideri. Dove andremo a pranzare? Povero me! Che lite c' stata qui? inutile che parli, ho gi capito tutto. Qui c' molto da fare per l'odio, ma pi ancora per l'amore. O amore furioso! O odio amoroso! O tutto, creato dal nulla! O leggerezza che gravi! O seria vanit! Caos informe di graziose forme! Piuma di piombo! Fumo luminoso! Gelido fuoco! Inferma salute! O sonno che ha sempre gli occhi aperti e non mai sonno! Questo l'amore che provo, senza sentire amore in esso. E tu, non ridi? BENVOLIO- No, cugino, invece piango. ROMEO- Perch, mio dolce cuore?

BENVOLIO- Perch il tuo tenero cuore tormentato, ROMEO-Ma cos quando l'amore non corrisposto. La pena grave nel mio petto, e tu vuoi ancora aggiungere il peso della tua, perch l'affetto che mi dimostri accresce il dolore gi troppo grande. L'amore una nuvola che si forma col vapore dei sospiri: se la nuvola svanisce l'amore un fuoco che brilla negli occhi degli amanti; se s'addensa ai venti contrari pu diventare un mare che cresce con le lacrime dell'amante. E che cos' l'amore, se non una pazzia mite, un'amarezza che soffoca, una dolcezza che da sollievo. Addio, cugino. BENVOLIO- Piano. Vengo anch'io; se mi lasci cos mi offendi. ROMEO- Ho smarrito me stesso. Io non sono qui; questo non Romeo; Romeo in un altro luogo. BENVOLIO- Dimmi seriamente chi ami. ROMEO- Come? Dovrei allora piangere per dirtelo? BENVOLIO- Piangere? Ma no; dimmi con seriet, chi ? ROMEO- Diresti a un ammalato di fare con seriet il suo testamento? Sarebbe una parola mal diretta a uno che sta gi cos male. Seriamente, cugino, amo una donna. BENVOLIO- Colpivo quasi nel segno quando supponevo che tu fossi innamorato. ROMEO- Sei un perfetto tiratore. E la donna che amo bella.

BENVOLIO- Un bellissimo bersaglio, mio bel cugino, pi facile colpire. ROMEO- Va bene; ma con questo colpo hai mancato il segno: essa non sar colpita dalla freccia di Cupido perch ha la saggezza di Diana; poi ben difesa nella forte armatura della sua castit e vive serena, lontana dal debole e infantile arco d'Amore. Essa non permette di essere assediata da parole amorose, evita gli sguardi che tentano l'assalto, e non apre il grembo nemmeno all'oro che seduce perfino i santi. Essa ricca di bellezza ed soltanto povera in questo: che quando morir, con la bellezza morir la sua ricchezza. BENVOLIO- Allora ha deciso di conservare la purezza? ROMEO- S; e con questo risparmio, sperpera immensamente, perch la bellezza che non viene nutrita dall'amore, a causa della sua severit, ruba ai posteri la bellezza. Essa troppo bella, troppo saggia, troppo saggiamente bella perch vuole meritare la felicit celeste con la mia disperazione. Ha giurato di non amare, e per quel voto io vivo essendo morto, e vivo per dirtelo ora. BENVOLIO- Ascoltami, non pensare pi a lei. ROMEO- Insegnami come posso non pensare pi. BENVOLIO- Libera i tuoi occhi e guarda altre bellezze. ROMEO- Questo sarebbe proprio il modo di ricordare ancora di pi la sua rara bellezza. Le fortunate maschere

che baciano il viso delle belle donne, col loro colore [nero non ci fanno pensare alla bellezza che nascondono? Chi diventato cieco non pu dimenticare il prezioso tesoro che i suoi occhi hanno perduto. Fammi vedere una donna che sia bellissima fra le altre; la sua bellezza non sar altro per me che una pagina dove legger di quella che supera tutte per bellezza. Addio; tu non puoi insegnarmi a dimenticare. BENVOLIO Ti devo questo insegnamento o morir con un debito. Escono [I. II.] Entrano CAPULETI, PARIDE e un SERVO COMICO d Capuleti CAPULETI Anche Montecchi ormai legato come me, con la minaccia della stessa pena. Penso, del resto, che non sar difficile a uomini vecchi come noi di stare in pace. PARIDE Tutti e due siete molto stimati ed penoso che per lungo tempo sia durata la vostra discordia. Ma, signore, che cosa rispondete alla mia domanda? CAPULETI Non posso che ripetere quello che ho gi detto. Mia figlia non ha esperienza del mondo, non ha ancora quattordici anni. Prima che sia matura per le nozze lasciamo che l'estate inaridisca ancora per due volte nelle sue fiamme. PARIDE Molte fanciulle pi giovani di lei sono gi madri felici.

CAPULETI . Gi; ma quelle che si sposano troppo presto perdono subito la loro bellezza. La terra ha inghiottito tutte le mie speranze e ora ho lei sola; e ogni mia grande speranza in lei, padrona della mia terra. Intanto, fatele la corte, mio gentile Paride, cercate di conquistare il suo cuore. La mia volont una parte della sua. Se essa contenta, avrete il mio consenso insieme alla sua dolce parola che ve lo accorda. Questa sera, per antica usanza, c' festa in casa mia: ho invitato molte persone, fra le pi care. Venite ad accrescere quel numero: sarete il prediletto. Nella mia povera casa potrete vedere stanotte le stelle che camminano sulla terra, stelle che danno al buio del ciclo. Questa notte, in casa mia, [luce in mezzo ai fiori ancora chiusi delle fanciulle, sentirete la gioia che provano i giovani allegri quando l'aprile con la sua bella veste alle calcagna dell'inverno che se ne va zoppicando. Parlate con tutte, guardatele tutte, e amate quella che, per le sue doti, vi sembrer che valga pi delle Tra le molte fanciulle vi sar anche la mia, [altre. una rispetto al numero, ma non nel valore. Andiamo, venite con me. [Al SERVO] E tu, miserabile, va in giro per la bella Verona; cerca le persone segna[te qui, [gli consegna un foglio] dirai che saranno bene accolte nella mia casa. Escono [CAPULETI e PARIDE] SERVO "Cerca le persone segnate qui"? Sta scritto che il calzolaio si deve servire de! metro, il sarto della forma delle scarpe, il pescatore del pennello e il pittore delle reti? E a me si comanda di cercare le persone segnate in questa carta, quando io non sono capace di leggere i nomi che vi ha scritto chi l'ha

scritta. Bisogna che cerchi qualcuno che ha studiato. Benissimo! Entrano BENVOLIO e ROMEO BENVOLIO Eh, mio caro: un fuoco spegne un altro fuoco, un dolore s'attenua con la pena d'un altro dolore; se girando ti viene il capogiro, per farlo passare giri in senso contrario. Un dolore disperato si guarisce con un nuovo dolore. Se il tuo occhio avvelenato assorbe un altro veleno, quest'ultimo distrugge l'azione del primo veleno. ROMEO La tua foglia di piantggine ottima per questo. BENVOLIO Per che cosa, scusami? ROMEO Per il tuo stinco, se rotto. BENVOLIO Ma Romeo, tu diventi pazzo. ROMEO Pazzo, no; ma pi legato d'un pazzo, chiuso in prigione, affamato, frustato, torturato, e... [Al SERVO] Buona sera, caro ragazzo. SERVO Dio renda a voi la buona sera. Scusate, signore, sapete leggere? ROMEO S, la mia sorte nella mia sventura. SERVO Forse non l'avete imparata sui libri; ma vi prego, sareste capace di leggere qualunque cosa vedete? ROMEO Certo, purch si tratti di un alfabeto e di una lingua SERVO Benissimo; state allegro. [che conosco. ROMEO Aspetta, ragazzo: so leggere. (Legge) "II signor Martino con la moglie e le figlie; il conte Anselmo e le sue graziose sorelle; la vedova del signor Vitruvio; il signor Piacenzio e le sue leggiadre nipo-

ti; Mercuzio e suo fratello Valentino; mio zio Capuleti con la moglie e le figlie; la mia bella nipote Rosalina; Livia; il signor Valente e suo cugino Tebaldo; Lucio, con la sua allegra Elena." Una bella comitiva. E dove si devono riunire? SERVO Lass. ROMEO Dove? SERVO A cena, in casa nostra. ROMEO In casa di chi? SERVO Del mio padrone. ROMEO Gi, avrei dovuto chiedertelo subito. SERVO Ora ve lo dir senza bisogno di domandarmelo: il mio padrone il ricchissimo Capuleti. E se non siete uno di casa Montecchi, vi prego, venite a bere con noi una tazza di vino. State allegro! Esce BENVOLIO Alla festa che i Capuleti danno per tradizione, troverai a cena la bella Rosalina, che tu ami tanto, e le pi ammirate bellezze di Verona. Va' l, e con occhio imparziale confronta il suo viso con quello di altre fanciulle che ti indicher, e vedrai che il tuo cigno un corvo. ROMEO Se la viva fedelt dei miei occhi si dimostrasse cosi possano le mie lacrime mutarsi in fuoco. [falsa, E questi trasparenti eretici, che non possono morire (e tante volte annegarono nel pianto), siano bruciati come stregoni. Un'altra donna pi bella del mio amore! Il sole, che tutto vede, non ne vide mai una simile a lei, dal principio del mondo. BENVOLIO Certo! La credi bella perch non l'hai vista mai insieme ad altre e perch stata valutata sempre sola, dall'uno o dall'altro dei tuoi occhi; ma su queste bilance cristalline, metti da una parte la fanciulla che ami e dall'altra

qualcuna che vedrai risplendere nella festa, e Rosalina ti sembrer appena bella mentre ora ti pare la pi bella. ROMEO Verr; non per quello che mi vuoi mostrare, ma per avere gioia dallo splendore della mia fanciulla. Escono [I. III.] Entrano DONNA CAPULETI e la NUTRICE DONNA CAPULETI Nutrice, dov' mia figlia? Chiamala, che venga qui, NUTRICE L'ho gi avvertita di venire qui; ve lo giuro sulla verginit di quando avevo dodici anni. Ehi, agnellina! Dove sei, coccinella? Dio la guardi! Dov' questa bambina? Ehi, Giulietta! Entra GIULIETTA GIULIETTA Che c'? Chi mi vuole? NUTRICE Vostra madre. GIULIETTA Madonna, sono qui; che volete? DONNA CAPULETI Ecco di che si tratta... Nutrice, lasciaci sole un mo[mento, dobbiamo parlare in segreto... No, torna qui, nutrice. Ci ho ripensato; meglio che tu assista al nostro colloquio. Tu sai che mia figlia ha ormai NUTRICE [una bella et. Potrei dire la sua et senza sbagliare d'un'ora. DONNA CAPULETI Non ha ancora compiuto quattordici anni.

NUTRICE Posso scommettere quattordici dei miei denti ( ma per mia disperazione ne ho soltanto quattro) che essa non ha ancora quattordici anni. Quanto manca al mese d'agosto? DONNA CAPULETI Quindici giorni o poco pi. NUTRICE Pi o meno non importa; per, quando fra tutti i giorni dell'anno, verr il primo agosto, la notte della vigilia essa avr quattordici anni. Susanna e lei (pace, mio Dio, a tutte le anime cri[stiane!) avevano allora la stessa et. Ora Susanna con Dio. Era troppo buona per me. Ma, come dicevo, essa [compir i quattordici anni proprio alla vigilia del primo agosto. Senza dubbio, cos; mi ricordo benissimo. L'ho svezzata il giorno di quel forte terremoto, undici anni fa. Non lo dimenticher mai; proprio in quel giorno avevo messo un po' di assenzio e stavo seduta al sole contro il muro, [al capezzolo sotto la colombaia. Il signore e voi eravate allora a Mantova (eh, ho una memoria, io!); ma, come diappena succhi l'assenzio del capezzolo [cevo, e lo sent amaro, bisognava vederla con che furia picchiava sulla mammella! Fugg, disse a un tratto la colombaia; ma credetemi, non ci fu bisogno che mi dicessero di scappare... Sono passati undici [anni, da quel tempo, ed essa stava gi in piedi da sola; certo, per la Croce, e correva e sgambettava dovunII giorno avanti aveva battuto la testa per terra, [que. e fu mio marito (Dio salvi la sua anima! Era un uomo molto vivace! ) a tirare su la bambina; "Ehi" le disse "sei caduta con la faccia in avanti: quando sarai pi abile, imparerai a cadere

all' indietro, non vero Giulietta?" E allora, per la la piccina smise di piangere e disse: "S!". [Vergine, Guardate un po' come uno scherzo, a volte, pu cogliere nel segno. Vi assicuro che non lo dimenticher mai, anche se vivessi mille anni: "Non vero, Giulietta?" disse lui, e la piccola capricciosa smise di piangere e disse: "S". DONNA CAPULETI Ora basta; taci, ti prego. NUTRICE S, signora. E non posso fare a meno di ridere quando penso che smise di piangere per dire: "S". E gi, ve lo assicuro, aveva sulla fronte un bernoccolo grande come un testicolo di galletto; aveva preso un brutto colpo ed urlava forte. "Come" fece mio marito "tu cadi sulla faccia? Quando avrai l'et buona cadrai sulla schiena, non vero, Giulietta?" Lei si calm e disse: "S". GIULIETTA E, per favore, taci anche tu, nutrice, dico io. NUTRICE Pazienza, ho finito. Dio ti protegga. Tu sei stata la bambina pi graziosa che io abbia allattato, e se posso vivere fino a vederti maritata, non desidero altro. DONNA CAPULETI Maritata! Proprio di questo voglio parlare. Dimmi, Giulietta, bambina mia, che cosa ne pensi? Ti senti di maritarti? GIULIETTA un onore che non sogno neppure. NUTRICE Un onore! Se non fossi stata io la tua sola nutrice direi che hai succhiato saggezza dalla tua mammella, DONNA CAPULETI Bene, tempo che tu pensi al matrimonio;

qui a Verona vi sono fanciulle molto stimate che, pi giovani di te, sono gi madri; se non mi sbaglio nel conto, io alla tua et non ero fanciulla come te, ma gi tua madre. Ecco, allora, in poche parole: il nobile Paride ti chiede di amarlo. NUTRICE Un uomo, ragazza mia! Un uomo che tutto il mondo... proprio un uomo fatto di cera! DONNA CAPULETI L'estate di Verona non ha un simile fiore. NUTRICE S, un fiore, un bellissimo fiore davvero! DONNA CAPULETI Che ne dici? Puoi amare quel gentiluomo? Questa notte lo vedrai alla nostra festa: e vi troverai la felicit che vi fu scritta con la penna della bellezza: osserva i lineamenti e vedrai come uno faccia felice l'altro, e ci che oscuro nel bel libro, cercalo scritto ai margini degli occhi. Questo prezioso libro d'amore, questo amante non legato, per diventare pi bello ha bisogno di una sola legali pesce vive nel mare; la bellezza visibile [tura: che in s nasconde l'altra bellezza invisibile, ha grandissimo valore. Agli occhi di molti ha pi valore quel libro che in fermagli d'oro racchiude la sua dorata storia: cos tu, avendolo come sposo, avrai tutto ci che egli possiede, senza diminuire te stessa. NUTRICE Diminuire! Anzi, diventer pi grossa: le donne ingrossano per colpa degli uomini. DONNA CAPULETI Allora dimmi, senti di poter amare Paride?

GIULIETTA Lo guarder, se il guardare spinge ad amare; ma non lascer che il mio occhio s abbandoni a Paride non pi di quanto il vostro consenso gli dar forza di farlo. Entra un SERVO SERVO Madonna, sono qui gli invitati, la cena servita, tutti chiedono di voi e della mia padroncina; gi bestemmiano contro la nutrice e ogni cosa va all'aria. Io scappo a servire; vi scongiuro, seguitemi subito. Esce DONNA CAPULETI Eccoci, veniamo. Giulietta, il conte l che attende. NUTRICE Va', bambina, e trova notti felici ai tuoi giorni felici. Escono [I.IV] Entrano ROMEO, MERCUZIO e BENVOLIO, insieme a cinque o sei maschere, portatori di fiaccole e altri ROMEO Dunque, questo discorso per scusarci si fa, o entriamo senza preamboli? BENVOLIO II tempo di queste chiacchiere passato! Noi non avremo nessun Cupido bendato, con la sua sciarpa e armato con l'arco di legno dipinto alla Tartara, per spaventare le dame come uno spauracchio; e neppure entreremo recitando fiocamente il prologo a memoria con l'aiuto del suggeritore; lasciate

che ci misurino con la misura che vogliono, noi misureremo loro una "misura", e via! ROMEO Dammi una torcia, non ho voglia d ballare, mi sento pesante e porter la luce che leggera. MERCUZIO No, gentile Romeo, noi vogliamo che tu balli. ROMEO No, credetemi, voi avete scarpini da ballo con suole leggere: io ho l'anima di piombo che m'inchioda al suolo; non posso muovermi. MERCUZIO Tu sei innamorato: fatti prestare le ali di Cupido e vola al di l di ogni limite. ROMEO Io sono ferito troppo profondamente dalla sua freccia per potere volare con le sue penne leggere: e cos legato, non posso sorvolare l'altezza del triste dolore: sotto il grave peso dell'amore, io precipito. MERCUZIO E tu precipitando su di lui schiacceresti l'amore: troppo grave peso per una cos tenera cosa. ROMEO L'amore una tenera cosa? troppo rude, troppo brutale, troppo aspro e punge come una spina. MERCUZIO Se Amore brutale con te, sii brutale con Amore, rendi a lui puntura per puntura, e lo metterai gi. Datemi una guaina per metterci dentro il mio viso. Una maschera sopra una maschera! Che m'importa se un occhio curioso cercher di scoprire i miei diQuesto" mascherone arrossir per me. [fetti? BENVOLIO Via, bussiamo ed entriamo; e, non appena dentro, ognuno si affidi alle proprie gambe.

ROMEO Una torcia a me; i giovani dal cuore leggero accarezzino con i loro talloni le insensibili stuoie; per me va bene l'antico proverbio: "Tengo il cande[liere e sto a vedere". La caccia non stata mai tanto bella, ma io ho gi cacciato. MERCUZIO Be'! Il topo, gi, come dice il conestabile. Se sei gi ti tireremo su dal pantano, o, con tutto il rispetto, dall'amore, nel quale sei affondato fino alle orecchie. Vieni, faremo luce al giorno, alla fine. ROMEO No, non cos! MERCUZIO Dico, signore, che perdendo tempo sprechiamo le nostre luci inutilmente, come lampade accese di giorno. Prendilo con buona [intenzione, cio in senso buono, perch il nostro senno ha cinque volte pi buon senso dei nostri cinque sensi. ROMEO Infatti con buona intenzione noi andiamo a questa ma non sarebbe di buon senso andarci, [mascherata, MERCUZIO Perch, si pu sapere? ROMEO Ho fatto un sogno questa notte! MERCUZIO Anch'io. ROMEO Ebbene, che hai sognato? MERCUZIO Che i sognatori spesso mentono... ROMEO Quando dormono e sognano cose vere. MERCUZIO Ecco: la regina Mah certo venuta da te, Mab, levatrice delle fate, appare non pi grande d'un'agata che splende sull'indice a un priore. In volo, la tira una muta d'invisibili farfalle sul naso di chi dorme. Le ruote del cocchio girano con raggi di lunghe zampe di ragno. Sono le redini di lieve ragnatela, il mantice d'ali di cavallette, i finimenti d'umidi raggi di luna; un osso di grillo serve per la frusta, la sferza una membrana, cocchiere un moscerino in livrea grigia grande meno della met del verme che gonfia il dito alle fanciulle pigre. Il suo cocchio un guscio di nocciola: uno scoiattolo che lavora il legno

o un vecchio lombrico, da tempo assai lontano, fanno i piccoli carri delle fate. E cos Mab galoppa, notte dopo notte, dentro i cervelli degli amanti, ed essi sognano d'amore, o sulle ginocchia dei cortigiani che allora sognano inchini e cerimonie o sulle dita dei legali che allora sognano compensi, o su labbra di donne che allora sognano baci: labbra che spesso Mab copre di bollicine perch fiatano aria di guaste confetture. Talvolta galoppa sul naso a un cortigiano che allora sogna l'odore d'una buona carica, o s'avvicina al naso d'un prelato che dorme, e lo sfiora piano con la coda d'un porcellino della decima, ed ecco il sogno d'un nuovo beneficio. Altre volte passa sul collo d'un soldato, che allora sogna gole nemiche tagliate, brecce, imboscate, lame spagnole, brindisi con tazze profonde cinque braccia; poi risuona di colpo un tamburo al suo orecchio: il soldato si scuote Impaurito e si sveglia, bestemmia una preghiera e s'addormenta ancora. Questa Mab, la stessa che di notte arruffa le criniere dei cavalli e impasta, nei luridi e grassi crini, nodi d'elfi, che a scioglierli portano sventura; Mab la strega che se trova supine le ragazze le costringe all'abbraccio, ed cos che insegna a "portare" per la prima volta; e le fa donne d buon "portamento". Questa colei ROMEO Basta, basta, Mercuzio! Taci! Tu parli di nulla. MERCUZIO Parlo infatti, dei sogni, figli della mente in ozio, che nascono da una vana fantasia la quale ha natura leggera come l'aria e pi incostante del vento, che ora in amore sul grembo gelido del Nord, e poi sdegnato se ne va sbuffando con la faccia al Sud, fresco di rugiada. BENVOLIO II vento di cui parli ci soffia da noi stessi; la cena ormai finita, arriveremo tardi. ROMEO Troppo presto, temo; perch il mio cuore predice un triste avvenimento, ancora sospeso nelle stelle: questa notte, durante la festa, avr un tremendo inizio, che alla vita inutile, chiusa nel mio petto, segner un limite con una vile morte violenta. Ma chi guida il mio viaggio

diriga ora la vela. Allegri, compagni, andiamo! BENVOLIO Batti, tamburo! Marciano su e gi per la scena mentre entrano i SERVITORI [di casa Capuleti] con tovaglioli [e allestiscono un rinfresco]

PRIMO SERVO Dov' Pentola, che non ci aiuta a sparecchiare? Ah, s; proprio lui che cambia un piatto, che raschia un tagliere! SECONDO SERVO Quando la pulizia nelle mani di uno o due uomini che, per abitudine, non se le lavano, la cosa sporca. PRIMO SERVO Va gli scanni, scosta la credenza, occhio all'argenteria! A te, caro: mettimi da parte un pezzo di marzapane; e se mi vuoi bene, avverti il portiere di lasciare entrare Susanna e Nella. Antonio e Pentola! TERZO SERVO Eccomi, ragazzo! PRIMO SERVO Vi cercano, vi chiamano, vi desiderano, nel salone. TERZO SERVO Non si pu essere qua e l nello stesso tempo. Svelti, ragazzi: chi campa pi a lungo prende tutto. Escono Entrano [CAPULETI, con GIULIETTA, DONNA CAPULETI, TEBALDO e] tutti gli invitati e le maschere CAPULETI Benvenuti, signori. Le donne che non hanno calli vogliono fare un giro con voi. Ah, ah! Signore mie! Chi di voi, ora, rifiuter di ballare? Chi far la sdegnosa, lo giuro, ha qualche callo. Ho toccato il punto debole? Benvenuti, signori! Ho conosciuto anch'io il tempo in cui con una maschera sul viso, mormoravo all'orecchio di qualche bella dama delle storie piacevoli: ora passato, passato, pas[sato! Siate i benvenuti, signori. Avanti, suonatori, musica. Largo, largo! Fate spazio! E voi, ragazze, ballate. La musica suona e si balla

Altri lumi, furfanti! Sgombrate le tavole e spegnete il fuoco: fa troppo caldo qui dentro. Ah, bravo! Questa festa improvvisata va proprio [bene. Qui, sedete, sedete, mio buon cugino Capuleti, perch per voi e per me non pi tempo di ballare. Quanti anni sono passati da quando ci vedemmo l'ultima volta in maschera? SECONDO CAPULETI Per la Vergine: trentanni! CAPULETI Ma, no, caro. Di meno, di meno! L'ultima volta fu alle nozze di Lucenzio; quando verr la Pentecoste (ci mascherammo allora) saranno venticinque anni. SECONDO CAPULETI Di pi, di pi! Il figlio di Lucenzio ha di pi; ha trent'anni. CAPULETI Ma che dite? Due anni fa era ancora sotto tutela. ROMEO [A un SERVO] Sai chi quella donna che con la sua onora quel cavaliere? [preziosa mano SERVO Non so, signore. ROMEO Oh, essa insegna alle torce come splendere. Sembra pendere su! volto della notte come ricca gemma all'orecchio d'una Etiope. Ma bellezza di valore immenso che mai nessuno avr, troppo preziosa per la terra. Come colomba bianca in una lunga fila di cornacchie sembra la fanciulla fra le sue compagne. La voglio vedere, dopo questo ballo; come sarei felice se la mia mano rude sfiorasse quella sua. Ha amato mai il mio cuore? Negate, occhi: prima di questa notte non ho mai veduto la bellezza.

TEBALDO La sua voce sembra quella d'un Montecchi. Vammi a prendere la spada, ragazzo. Come! Quel vile ha il coraggio di venire qui con una maschera dell'antica commedia sulla faccia per ghignare sulla nostra festa? Ebbene, per la nobilt e l'onore della mia stirpe credo che se lo colpisco a morte non commetto un CAPULETI [peccato. Ma che c', nipote? Perch sei cos in collera? TEBALDO Zio, costui un Montecchi, un nemico, un miserabile che venuto questa sera per disprezzare la nostra festa. CAPULETI Non il giovane Romeo? TEBALDO Proprio lui, quel miserabile Romeo! CAPULETI Calmati, mio gentile nipote, e lascialo stare. Si comporta come un vero gentiluomo, e, per la verit, Verona orgogliosa di lui perch un giovane virtuoso e bene educato. Io non vorrei, per tutte le ricchezze della citt, che egli venisse offeso in casa mia; quindi, abbi pazienza, non curarti di lui, cos voghe: e s- vuoi rispettare la mia volont, sii di buon umore e rasserena la tua faccia, che nessuno ha voglia di vedere buia in una festa. TEBALDO Anzi, il viso che ci vuole, quando fra gli ospiti c' un miserabile come lui; non lo sopporter. CAPULETI Invece lo sopporterai, ragazzo mio! Ripeto; lo sopporterai. Andiamo! Qui, sono io il padrone o Ma, andiamo: non lo sopporterai! [tu? Dio mi guardi l'anima! Vorresti provocare una rissa

fra i miei invitati? Non fare il galletto! Saresti proprio l'uomo adatto! TEBALDO Ma, zio, questa una vergogna! CAPULETI Andiamo, andiamo sei un ragazzo insolente; non vero? Questo scherzo lo potresti pagare caro; so quello che sto dicendo. Non contrariarmi! Hai scelto il momento buono, te lo dico io. - Benissimo, cari ragazzi! - Sei un arrogante, va' e stai tranquillo. - Pi luce, pi luce. - una vergogna; ci penser io a tenerti fermo, -Allegri, ragazzi! TEBALDO La pazienza alla quale sono costretto, urtando con la mia collera furibonda, mi agita il sangue per il contrasto delle due forze, Me ne andr; ma la presenza di Romeo, c he ora pu sembrare dolce, diverr amarissimo fiele. Esce ROMEO Se credete che io profani con la mano pi indegna questa sacra reliquia (peccato degli umili, del resto), le mie labbra rosse come due timidi pellegrini cerche[ranno di rendere morbido l'aspro contatto con un tenero GIULIETTA [bacio. Buon pellegrino, voi fate un grave torto alla vostra mano, che non ha fatto altro che dimostrare un'umile devozione. Anche i santi hanno le mani, e le mani dei pellegrini le toccano; palma contro palma: infatti questo il bacio sacro dei palmieri. ROMEO Ma i santi e i palmieri non hanno labbra? GIULIETTA S, pellegrino, labbra che servono per !a preghiera.

ROMEO Oh, allora, dolce santa, lascia che le tue labbra facciano come le tue mani; esse pregano, tu esaudi[scile, in modo che la fede non si muti in disperazione. GIULIETTA I santi non si muovono, eppure esaudiscono coloro che li pregano. ROMEO Allora non muoverti, cos la mia preghiera sar esaudita. [La bacia] Ecco, le tue labbra hanno tolto il peccato dalle mie. GIULIETTA Allora le mie labbra portano il peccato che hanno ROMEO [tolto. II peccato dalle mie labbra? O colpa dolcemente rimproverata! Rendimi il mio peccato! GIULIETTA Voi baciate come insegna il libro. NUTRICE Giulietta, vostra madre vuole parlarvi. ROMEO Chi sua madre? NUTRICE Come, giovanotto! Sua madre la padrona di questa casa, una dama buona, saggia e virtuosa. Io ho allattato sua figlia, la fanciulla con la quale avete parlato finora. Vi assicuro che essa sar oro sonante per chi avr la fortuna di averla. ROMEO Allora una Capuleti. Oh, caro prezzo! Sono debitore della vita alla mia nemica. BENVOLIO Via, andiamocene; il bello sta per finire! ROMEO Temo che sia cos; pi restiamo e pi l'infelicit s'ac[cresce.

CAPULETI No, signori, non andatevene: c' ancora una piccola [cena, tanto per stare un po' allegri. Ma volete proprio la[sciarci? Gli parlano all'orecchio Ebbene, allora vi ringrazio tutti, miei cari signori. - Grazie, buona notte. Altre fiaccole, qui! - Allora andiamocene a letto O amico, troppo tardi, vado a riposare. Escono tutti tranne GIULIETTA e la NUTRICE GIULIETTA Vieni qui, nutrice: chi quel gentiluomo? NUTRICE II figlio e l'erede del vecchio Tiberio. GIULIETTA E quello che sta uscendo in questo momento? NUTRICE Quello? Credo che sia il giovane Petruccio, GIULIETTA E l'altro che lo segue e che non ha voluto ballare? NUTRICE Non lo so, GIULIETTA Va' chiedi il suo nome. Se sposato, la tomba sar il mio letto di nozze NUTRICE Si chiama Romeo, ed un Montecchi, l'unico figlio del vostro grande nemico. GIULIETTA II mio unico amore nato dal mio unico odio! O sconosciuto, troppo presto visto, e troppo tardi conosciuto! O sovrumana forza d'amore, tu mi fai amare il nemico che odiavo. NUTRICE Che dici, che dici? GIULIETTA Alcuni versi che ho imparato ora da uno che ballava con me. UNA VOCE DALL'INTERNO Giulietta! NUTRICE Subito, subito! Andiamo: gli ospiti sono andati via tutti. Escono [II. PROLOGO] [Entra il CORO] CORO Ora l'antica passione sta sul letto di morte e un nuovo affetto vuole esserne l'erede. La bella fanciulla, per cui l'amante soffriva e desiderava la morte,

vicino alla soave Giulietta non pi bella. Ora Romeo amato e ama un'altra volta, i due amanti sono legati dall'incanto degli sguardi; ma egli deve soffrire credendola sua nemica, ed essa deve rubare la dolce esca d'amore da tremendi ami. Ed essendo cons VV'ato un nemico, egli non pu avvicinarla per mormorarle le promesse degli amanti; ma per lei che ama con uguale misura, sono pi difficili le occasioni per incontrarsi in qualche luogo con l'amato. Ma la passione presta loro la forza, il tempo, i mezzi [e il modo per incontrarsi e consolare le estreme sofferenze con estreme dolcezze. [Esce

[II. I.] Entra ROMEO solo ROMEO Posso andare avanti, se il mio cuore qui? Torna indietro, o mia instabile terra, e trova il tuo [centro. [Si nasconde nel giardino dei Capuleti] Entrano BENVOLIO e MERCUZIO BENVOLIO Romeo! Cugino Romeo! Romeo! MERCUZIO Sulla mia vita, quel Romeo saggio; e sono certo ch' gi a casa nel suo letto. BENVOLIO Invece lo vidi qui; andava in fretta e poi ha scavalcato il muro di questo giardino. Chiamalo, mio buon Mercuzio. MERCUZIO Non solo, ma lo evocher: Romeo! Capriccioso! Pazzo! Amante furioso! Rivelati almeno con un sospiro, con una rima, e io sar soddisfatto. Grida un semplice "ahim", pronuncia solo "bella" e "stella", trova una dolce parola per Venere, la mia comare, un soprannome per il figlio cieco, il suo erede, il giovane Abramo Cupido, che colp nel segno quando il re Cofetua s'innamor della fanciulla povera. Ma Romeo non ascolta, non si fa vivo, non si muove. Quella scimmia morta; bisogna proprio che lo evochi. Io ti scongiuro, per i luminosi occhi di Rosalina, per la sua bella fronte, per le sue labbra scarlatte, per i suoi piedi bellissimi e le sue gambe diritte. per le sue cosce vibranti e quello che vi sta vicino, di apparire a noi come veramente tu sei. BENVOLIO Se ti sente, certo andr in collera. MERCUZIO Questo non pu irritarlo. Avrebbe ragione di infuriarsi con me se facessi rizzare nel cerchio della sua amata, uno spirito di strana natura e ve lo lasciassi l diritto fino a che lei non l'avesse soddisfatto e placato. Questa sarebbe una vera offesa, ma la mia invocazione giusta e onesta, perch vuole solo far levare su lui in nome della sua

BENVOLIO [donna. Vieni; si sar nascosto fra quegli alberi, per avere compagna l'umida notte. Il suo amore cieco e quindi sta bene nell'oscurit. MERCUZIO Se l'amore cieco, non pu colpire il segno. Ora Romeo sta seduto sotto un nespolo e sogna con desiderio la sua donna; la vede nella forma di quel frutto che le ragazze ridendo chiamano "nequando sono sole. O Romeo, se ella fosse, [spola", se ella fosse un'aperta... eccetera... e tu una pera di [Poperin! Buona notte, Romeo! Vado a dormire nel mio letto, perch questo letto da campo troppo freddo per me. Vieni; andiamo via? BENVOLIO Andiamo, allora. inutile cercare chi non vuole farsi trovare. Escono [II. II.] ROMEO [facendosi avanti] Chi non ha mai avuto una ferita, ride di chi ne porta i segni.

[GIULIETTA appare al balcone] Ma quale luce apre l'ombra, da quel balcone? Ecco l'oriente e Giulietta il sole... Alzati, dunque, o vivo sole e spegni la luna gi fioca, pallida di pena, che ha invidia di te perch sei bella pi di lei, tu che la servi. E se ha invidia di te lasciala sola. Il suo manto di vestale ha gi un colore verde di palude, e pi nessuna vergine lo porta. Gettalo via! Oh, la mia donna, il mio amore! Ma non lo sa! Parla e non dice parola: il suo occhio parla, e a lui risponder. Ma che folle speranza; non a me che parla. Due fra le stelle pi lucenti, che girano ora in altre zone, pregano i suoi occhi di splendere nelle sfere senza luce, fino al loro ritorno. E se i suoi occhi fossero nel ciclo veramente e le stelle nel suo viso? Lo splendore del suo volto farebbe pallide le stelle, come la luce del giorno la fiamma d'una torcia. Se poi i suoi occhi fossero nel ciclo, quanta luce su nell'aria: tanta che gli uccelli credendo imita la notte comincerebbero a cantare. Guarda come posa la guancia sulla mano! Oh, se fossi un guanto su quella mano per sfiorarle la guancia! GIULIETTA Ahim! ROMEO Ecco, parla. Oh, parla ancora, angelo splendente! Tu in questa notte appari a me, dall'alto, di forte luce come un alato messaggero agli occhi meravigliati dei mortali, quando

varca lente nuvole e veleggia nell'aria immensa. GIULIETTA O Romeo! Romeo! Perch tu sei Romeo? Rinnega dunque tuo padre e rifiuta quel nome, o se non vuoi, legati al mio amore e pi non sar una Capuleti. ROMEO Devo rispondere o ascoltare ancora? GIULIETTA Solo il tuo nome mio nemico: tu, sei tu, anche se non fossi uno dei Montecchi. Che cosa vuoi dire Montecchi? N mano, non piede, n braccio, n viso, nulla di ci che forma un corpo. Prendi un altro nome! Che c' nel nome? Quella che chiamiamo rosa, anche con altro nome avrebbe il suo profumo. Anche Romeo senza pi il suo nome sarebbe caro, com', e cos perfetto. Rinuncia al tuo nome, Romeo, e per il nome, che non parte di te, prendi me stessa. ROMEO Ti prendo sulla parola, chiamami solo amore, e avr nuovo battesimo; ecco, non mi chiamo pi GIULIETTA [Romeo. Chi sei tu che difeso dall'ombra della notte entri nel mio chiuso pensiero.' ROMEO Con un nome non so dirti chi sono; odio il mio nome che ti nemico, straccerei il foglio dove fosse scritto. GIULIETTA II mio orecchio non ha bevuto cento parole

di quella voce, e gi ne riconosco il suono. Non sei Romeo, uno dei Montecchi? ROMEO N l'uno, mia bella fanciulla, n l'altro, se non ti caro n l'uno n l'altro. GIULIETTA Come, perch, sei giunto fino a qui? Alti sono i muri del giardino e aspri da scalare; e se qualcuno ora ti scopre, se penso chi sei, questo luogo di morte, ROMEO Con le ali leggere d'amore volai su questi muri: per amore non c' ostacolo di pietra, e ci che amore pu fare, amore tenta: non possono fermarmi i tuoi parenti. GIULIETTA Se ti vedono qui, ti uccideranno. ROMEO Ahim! Il pericolo pi nei tuoi occhi che non in venti delle loro spade: se mi guardi con dolcezza, sar forte contro il loro odio. GIULIETTA Non vorrei che ti vedessero qui, per tutto il mondo. ROMEO II manto della notte mi nasconde; ma se non mi ami lascia che mi trovino. Meglio che il loro odio tolga la mia vita, e non che la morte tardi senza il tuo amore. GIULIETTA Chi ti ha guidato in questo luogo? ROMEO Con i miei occhi, amore m'aiut a cercarlo, e con il suo consiglio. Io non sono pilota ma se tu fossi lontana, quanto la pi deserta spiaggia del pi lontano mare, io mi spingerei l, sopra una nave, per una merc tanto preziosa.

GIULIETTA La maschera della notte mi nasconde il viso: vedresti il rosso, allora, che copre le mie guance, per le parole dette questa notte! Oh, come vorrei volentieri, volentieri, smentire le parole; ma ormai, addio finzioni! Mi arni tu? So che dirai di s, ed io ti creder; ma se giuri, tu puoi ingannarmi. Dicono che Giove rida dei falsi giuramenti degli amanti. O gentile Romeo, se mi ami, dimmelo veramente; ma se credi che mi sia presto abbandonata, sar crudele (e lo diranno le mie ciglia), dir di no, e allora sarai tu a pregarmi; se non lo pensi, non saprei dirti di no per tutto il mondo. O bel Montecchi, vero, il mio amore troppo forte, e, con ragione, potresti dirmi leggera, mio gentile signore, ma vedrai che sono pi sincera delle donne che pi di me conoscono l'astuzia di appare timide. E pi timida, certo sarei stata, se tu, a mia insaputa, non mi avessi sentito parlare del mio amore. Perdonami dunque, e non attribuire a leggerezza questo mio abbandono, che l'ombra della notte ti ha rivelato. ROMEO Per la felice luna che imbianca le cime di questi alberi, io giuro... GIULIETTA Oh, non giurare per la luna, per l'incostante luna che ogni mese muta il cerchio della sua orbita: non vorrei che il tuo amore fosse come il moto della luna. ROMEO E per che cosa devo allora giurare? GIULIETTA Non giurare; o giura per te, gentile,

che sei il dio che il mio cuore ama, e sarai creduto. ROMEO Se il caro amore del mio cuore... GIULIETTA No, non giurare. Ogni mia gioia in te, ma non ho gioia dal nostro patto d'amore di questa notte; improvviso, inaspettato, rapido, troppo simile al lampo che finisce prima che si dica "lampeggia". Buona notte, mio amore! Questo germoglio d'amore che si apre al mite vento dell'estate, sar uno splendido fiore quando ci rivedremo ancora. Buona notte, buona notte! Un sonno dolce e felice scenda nel tuo cuore come nel mio! ROMEO Oh, tu mi lasci con tanto desiderio! GIULIETTA E che desiderio puoi avere questa notte? ROMEO Scambiare il tuo amore con il mio. GIULIETTA Prima che lo chiedessi, io t'ho dato il mio, e vorrei non averlo ancora dato. ROMEO Vorresti, forse, riprenderlo? E per quale ragione, amore mio? GIULIETTA Per offrirlo ancora una volta. Io desidero quello che possiedo; il mio cuore, come il mare, non ha limiti e il mio amore profondo quanto il mare: pi a te ne concedo pi ne possiedo, perch l'uno e l'altro sono infiniti. Sento qualche rumore nella casa; caro amore, addio! La NUTRICE chiama dall interno "Subito, mia buona nutrice." E tu, amato Montecchi sii fedele: aspetta un momento il mo ritorno. Esce ROMEO O felice, felice notte! Io temo, poi ch' notte,

che sia un sogno il mio, dolce di lusinghe e non realt. GIULIETTA torna al balcone GIULIETTA Due parole, mio caro, e poi davvero, buona notte. Se questo tuo amore onesto e mi vuoi come sposa, domani mandami a dire da chi verr da te, dove e in che giorno compiremo il rito, avrai allora ai tuoi piedi la mia sorte, e verr con te, mio signore, in tutto il mondo. NUTRICE (Dall' interno) Signora! GIULIETTA "Vengo subito! " Ma se il tuo amore non onesto, ti supplico... NUTRICE (Dall'interno) Signora! GIULIETTA " Vengo, vengo ! " Non parlarmi pi e lasciami al mio dolore; domani mander qualcuno... ROMEO Per la salvezza dell'anima mia... GIULIETTA Mille volte buona notte! Esce ROMEO Mille volte cattiva notte, ora che mi manca la tua luce. Amore va verso amore come i ragazzi fuggono dai libri; ma amore lascia amore con la malinconia dei ragazzi quando vanno a scuola. GIULIETTA torna al balcone GIULIETTA Pss! Romeo! Pss! O se avessi voce di falconiere per richiamare il mio falco gentile. Il prigioniero parla sottovoce, non pu urlare; certo saprei spezzare la caverna

dove Eco si chiude, e fare la sua voce aerea pi fioca della mia, a furia di ripetere il nome di Romeo. ROMEO Forse l'anima mia che mormora il mio nome. Come nella notte la voce degli amanti ha chiaro suono d'argento, di musica dolcissima, all'orecchio che ascolta! GIULIETTA Romeo! ROMEO Mia cara! GIULIETTA A che ora, domani, vuoi che mandi da te? ROMEO Alle nove. GIULIETTA Non tarder. Mancano vent'anni fino a quell'ora. Non ricordo perch t'ho richiamato. ROMEO Lasciami qui finch tu lo ricordi. GIULIETTA Allora lo scorder, perch tu resti, ricordando solo la cara tua compagnia. ROMEO E io rimango se ancora non ricordi, dimenticando qui ogni altra casa, tranne questa. GIULIETTA quasi giorno, ed io vorrei che tu fossi andato; ma non pi in l d'un uccello c he una fanciulla libera dalla mano, come un povero prigioniero dalle catene, e poi con un filo di seta lo riporta a s, amante gelosa di quella libert. ROMEO Vorrei essere io quell'uccello.

GIULIETTA Anch'io lo vorrei, caro; ma avrei paura d'ucciderti con le mie carezze. Buona notte, buona notte! Lasciarti dolore cos dolce che direi buona notte fino a giorno. Esce ROMEO Scenda sui tuoi occhi il sonno, e la quiete nel tuo cuore! Oh, fossi il sonno e la quiete per riposare cos dolcemente! Ora andr via, dal mio padre spirituale, a chiedere il suo aiuto, a dirgli del mio felice incontro di stanotte. Esce [II III.] Entra FRATE LORENZO con una cesta FRATE LORENZO II mattino dagli occhi grigi sorride alla cupa notte, mandando strisce di luce verso le nuvole d'oriente; e loescurit gi livida di macchie, come un ubriaco che [barcolla, si allontana dal sentiero del giorno e dalle ruote di [fuoco del Titano. Ora, prima che il sole giunga col suo occhio di fiamma a rallegrare il giorno e ad asciugare l'umida rugiada della notte, devo riempire questo paniere di vimini con erbe velenose e fiori dal succo prezioso, La terra madre e tomba della natura: i1 suo sepolcro il grembo dal quale ha origine la sua vita; e noi vediamo nascere da questo grembo figli di varie specie, che succhiano dal suo seno. Alcuni, ottimi per numerose virt (nessuno che ne sia privo), e ognuno differente dal[l'altro. Oh, come grande e potente la virt che risiede nelle [piante,

nelle erbe, nelle pietre, e nelle loro pi segrete quaInfatti nulla esiste sulla terra di cosi umile, [lit! che non possa dare alla terra qualche bene particolare; e nulla cos buono che, sviato dal suo uso, non si ribelli alla sua vera natura, cadendo nell'abuso. La virt stessa, male adoperata, pu diventare un [vizio, e qualche volta il vizio si nobilita per la sua azione. Sotto la tenera membrana di questo fragile fiore, c' insieme un veleno e un potere medico; infatti se l'odori, eccita ogni senso, se lo assaggi, ferma il cuore e tutti i sensi. Come nelle erbe, cos nell'uomo stanno accampati due re nemici: la grazia e la volont spietata. E quella pianta dove predomina la peggiore di queste forze, presto divorata dal cancro della morte. Entra ROMEO ROMEO Buon giorno, padre. FRATE LORENZO Benedicite! Quale voce mi saluta tanto dolcemente di primo mat[tino? Mio giovane figliolo, se tu dai cos presto il buon[giorno al tuo letto, significa che qualcosa agita la tua mente; solo negli occhi dei vecchi veglia l'inquietudine, e dove c' l'inquietudine non c' mai il sonno. Ma dove stende le membra la forte giovent, che ha la mente libera, l regna un sonno felice. Perci, la tua visita mattutina mi dice che qualche preoccupazione ti ha fatto alzare dal letto, o se non cos, questa volta credo d'indovinare: il nostro Romeo questa notte non andato a dormire. ROMEO Quest'ultima tua ipotesi vera; ma il mio riposo stato pi dolce delle altre notti.

FRATE LORENZO Dio perdoni il tuo peccato! Sei stato con Rosalina? ROMEO Con Rosalina? No, mio padre spirituale; ho dimenticato quel nome e ogni sua tristezza. FRATE LORENZO Bene, figliolo; ma dove sei stato, allora? ROMEO Te lo dir prima che me lo domandi un'altra volta. Sono stato a una festa in casa del mio nemico; e l di colpo fui ferito da chi avevo ferito. Non c' che un solo rimedio per tutti e due, ed il tuo aiuto e la medicina benedetta che tu ci Io non odio nessuno, padre; e come vedi, [darai, ti prego anche per il mio nemico. FRATE LORENZO Sii chiaro, mio buon figliolo, e dimmi brevemente 11 significato del tuo discorso; una confessione ambinon pu avere che un'assoluzione poco chiara, [gua ROMEO Allora ti dir apertamente che il mio cuore ha posto il suo amore pi caro nella bella figlia del ricco Capuleti; e come il suo amore posto nel [mio, cos il mio nel suo. Tutto combinato fra noi: resta solo da fare ci che spetta a te, celebrare il santo matrimonio. Quando, dove e come ci siamo incontrati, abbiamo parlato d'amore, e ci [siamo scambiate la nostra promessa, te lo dir strada fama intanto, ti prego di sposarci oggi stesso, [cendo; FRATE LORENZO Benedetto San Francesco! Che mutamento questo? Hai gi dimenticato Rosalina, che dicevi di amare cos teneramente? Allora l'amore dei giovani non si trova nel cuore, ma solo negli occhi. Gesummaria! Eppure, quante lacrime

hanno bagnato le tue pallide guance! Quant'acqua salata hai sparso inutilmente per dare sapore a un affetto che ora non vuoi pi [gustare II sole non ha ancora schiarito il cielo dalla nebbia dei tuoi sospiri, e i tuoi lamenti d'un tempo risuonano nel mio orecchio; e qui sulla tua guancia rimasto il segno di un'antica lacrima che non si ancora asciugata. Se tu eri te stesso e tuoi i sospiri, tu e i sospiri eravate unicamente per Rosalina. Sei tu dunque mutato? Allora ripeti questa sentenza: "Le donne possono cadere, dato che agli uomini manca ogni ROMEO [forza". Tu mi hai spesso rimproverato perch amavo RosaFRATE LORENZO [lina. Non di amarla, ma la tua furia nell'amore, mio fiROMEO [gliolo. E mi hai pure suggerito di seppellire quest'amore. FRATE LORENZO Ma non di mettere un amore nella tomba per tirarne fuori un altro. ROMEO Ti prego, non rimproverarmi: quella che amo ora, mi rende grazia per grazia, e amore per amore: l'altra non faceva cos. FRATE LORENZO Perch aveva capito che il tuo amore recitava a memoria, e non sapeva n leggere n scrivere. Ma, vieni, volubile ragazzo, vieni con me; andiamo: per una sola ragione voglio aiutarti: perch questo matrimonio potrebbe far mutare in sincero amore l'odio delle vostre faROMEO [miglie, Su, andiamo, bisogna fare presto. FRATE LORENZO Calma e saggezza: chi corre troppo inciampa. Escono

[II IV.] Entrano BENVOLIO e MERCUZIO MERCUZIO Dove diavolo sar questo Romeo? Non tornato a casa stanotte? BENVOLIO A casa di suo padre, no; ho parlato col suo servo. MERCUZIO Certo quella pallida sgualdrina dal cuore duro, quella Rosalina lo tormenta fino a farlo diventare BENVOLIO [pazzo. Tebaldo, parente del vecchio Capuleti, ha mandato una lettera a casa di suo padre. MERCUZIO Una sfida, certo. BENVOLIO Romeo gli risponder. MERCUZIO Chiunque sa scrivere, pu rispondere a una lettera. BENVOLIO Ma no, volevo dire che risponder con la sfida a chi gli ha scritto la lettera; sfida per sfida. MERCUZIO Povero Romeo, sei gi morto! Ferito dagli occhi neri di una bianca fanciulla, colpito all'orecchio da un canto d'amore, trafitto nel centro del cuore dalla freccia del piccolo arciere cieco. Ti pare un uomo che pu battersi con Tebaldo? BENVOLIO Perch? Che cosa dunque questo Tebaldo? MERCUZIO Certo pi del principe dei gatti, te lo posso assicurare. Oh, egli valoroso campione d cerimonie! Si batte con la stessa facilit con la quale tu canti un'arietta, sa tenere il tempo, la distanza e la misura; ti fa prender fiato in una pausa e poi, uno, due, tre, nel tuo petto! proprio un beccaio dei bottoni di seta: un vero maestro di spada, uno spadaccino; un gentiluomo d'antica stirpe, di prima e

seconda causa. Ah, che immortale "passado"! Che "punto reverso"! che "hai"! BENVOLIO Che cosa dici? MERCUZIO Peste ai grotteschi balbuzienti, bizzarri ambiziosi; a questi nuovi coniatori di parole! "Cristo, che buonissima lama! " "Che grand'uomo! " "Che perfetta puttana!" Vecchio mio, com' triste essere afflitti da questi mosconi stranieri, da questi figurini alla moda, da questi pardonnez-moi che tengono tanto all'ultimo modello, e che per non sciuparlo hanno paura di sedersi comodamente sulle vecchie panche! Oh, quei loro bons, quei loro bons! Entra ROMEO BENVOLIO Ecco Romeo, ecco Romeo! MERCUZIO Guarda com' secco e sfiancato, sembra un'aringa senz'uova. O carne, carne, diventata pesce! Ora per le rime nelle quali Petrarca era molto versato. Laura, a paragone della sua donna, era una lavapiatti (ma aveva un amante pi abile nel cantarla); Bidone, una cialtrona; Cleopatra, una zingara; Elena ed Ero, miserabili puttane; Tisbe, nient'altro che un occhio di gatto o qualcosa di simile: ma questo non importa. Signor Romeo, bon jour: ecco un saluto francese, per le tue brache alla francese. Ce l'hai fatta bella, stanotte! ROMEO Buongiorno a tutti e due. Ma che cosa ho fatto? MERCUZIO Ti sei ritirato di colpo, signore: una ritirata! Capisci? ROMEO Pardon, mio buon Mercuzio, avevo un grande affare, e in un caso come il mio, un uomo pu anche forzare la cortesia. MERCUZIO II che vuol dire che un caso come il tuo forza un uomo a piegarsi sulle natiche per... ROMEO Per fare un inchino? MERCUZIO L'hai capita nel modo pi gentile.

ROMEO Certo, un'interpretazione molto cortese. MERCUZIO S! Io sono proprio il pinco della cortesia. ROMEO Pinco per dire fiore. MERCUZIO Precisamente. ROMEO Allora anche il mio scarpino che ha la forma d'un pinco, un bel fiore. MERCUZIO Questo vero spirito; continua pure su questo tono, finch tu non abbia rotto il tuo scarpino; e quando l'unica suola di esso sar consumata, rester da consumare la tua arguzia unica e sola. ROMEO O arguzia a una sola suola; singolare solo per la sua mancanza di singolarit. MERCUZIO Vieni qui fra noi, Benvolio; il mio spirito sta per esaurirsi. ROMEO Vieni con frusta e speroni, frusta e speroni! O avr gi vinto la gara. MERCUZIO Anzi : se le nostre arguzie corrono alla caccia dell'oca selvatica, io sono spacciato, perch in una delle tue c' pi oca selvatica che in cinque delle mie: ne sono certo. E nella caccia, ero con te a fare la parte dell'oca? ROMEO Tu sei stato con me soltanto per fare l'oca. MERCUZIO Ti morder un orecchio in premio della tua arguzia. ROMEO No, buon'oca, non mordermi. MERCUZIO II tuo spirito agrodolce; una salsa molto piccante. ROMEO E non forse ben servita con un'oca dolce? MERCUZIO Ecco dello spirito di pelle di capretto, che dalla misura di un pollice, a furia di tirare, diventa largo come un braccio. ROMEO Io lo tiro fino a quella parola "largo" che aggiunta ad "oca" dimostra in lungo e in largo che sei una grossa oca. MERCUZIO Be'! Non meglio questo che spasimare d'amore? Ora, finalmente, sei trattabile; ora sei Romeo, ora sei veramente quale ti ha fatto natura e ar-

te; perch quest'amore che tormenta come un gran balordo che corre penzoloni in su e in gi per ficcare il suo balocco in un buco. BENVOLIO Basta! Basta! MERCUZIO Tu vuoi fermare il mio argomento proprio "contro il pelo". BENVOLIO Altrimenti lo avresti fatto troppo lungo, MERCUZIO Oh, ti sbagli; l'avrei fatto corto, perch ero gi arrivato in fondo, e non intendevo andare pi addentro con il mio argomento. ROMEO Ecco un bell'arnese! Entrano la NUTRICE e PIETRO Una vela, una vela! MERCUZIO Due, due! Una camicia da uomo e una da donna! NUTRICE Pietro! PIETRO Che c'? NUTRICE II mio ventaglio, Pietro. MERCUZIO Daglielo, mio buon Pietro: cos potr nascondere la faccia; quella del ventaglio pi bella. NUTRICE Dio vi conceda il buongiorno, signori! MERCUZIO E a voi la buona sera, bella gentildonna! NUTRICE gi ora della buona sera? MERCUZIO Appunto, ve lo dico io; poich l'asta oscena della meridiana sul buco di mezzogiorno. NUTRICE Finitela! Che uomo siete? ROMEO Un uomo, mia gentildonna, che Dio ha creato per far danno a se stesso. NUTRICE Parola mia, veramente ben detto, questo "per far danno a se stesso"! Signori, qualcuno di voi sa dirmi dove posso trovare il giovane Romeo? ROMEO Posso dirvelo io; ma il "giovane" Romeo, quando l'avrete trovato, sar pi vecchio di quando lo cercavate. In mancanza di peggio, io sono il pi giovane di questo nome.

NUTRICE Va bene! MERCUZIO Come: va "bene"il "peggio"? Molto ben detto, in verit: che saggezza, che saggezza! NUTRICE Se siete voi Romeo, signore, desidero farvi una confidenza. BENVOLIO Vorr, forse, comunicargli un invito a cena. MERCUZIO Una ruffiana, una ruffiana, una ruffiana! Attenzione: l! ROMEO Che cosa hai trovato? MERCUZIO Non certo una lepre, signore; a meno che non sia una lepre, signore, da pasticcio di quaresima, che sa di muffa prima d'essere mangiata. Gira loro intorno canticchiando: "Una vecchia lepre che puzza di muffa, una vecchia lepre che puzza di muffa, un'ottima pietanza di Quaresima: ma una lepre che puzza di muffa anche troppo per venti persone se gi puzza di muffa alla vista." Romeo, non vieni da tuo padre? Noi andiamo a pranzo a casa tua. ROMEO Vengo anch'io. MERCUZIO Addio, mia vecchia signora, addio! Signora, signora, signora! Escono MERCUZIO e BENVOLIO NUTRICE S, addio! Vi prego, signore, ditemi: che tipo di sfacciato mercante era costui, con tutta quella volgare merce da forca? ROMEO Un gentiluomo, nutrice, che gode ad ascoltarsi quando parla, e che in un minuto capace di dire pi parole di quelle che ascolta in un mese. NUTRICE Se crede di parlare contro di me, lo sapr mettere a posto, fosse pi forte di quanto , e pi forte di venti pezzi da forca come lui; e se non baster io, trover chi mi aiuter. Volgare furfante! Non sono una delle sue puttanelle, io; non sono una della sua brigata! (Rivolta a PIETRO) E tu, come puoi an-

cora stare l fermo e tollerare che un qualsiasi farabutto si serva di me per il suo piacere? PIETRO Io non ho mai visto un uomo servirsi di voi per il suo piacere. Se lo avessi visto, avrei sfoderato subito il mio stocco, ve lo assicuro. Io ho il coraggio di sfoderare la spada come chiunque altro, se mi capita l'occasione in una giusta lite, e quando la legge dalla mia parte. NUTRICE Ve Io giuro davanti a Dio: sono cos inviperita, che tremo tutta. Volgare farabutto! Vi prego, signore: una parola. Come vi stavo dicendo, la mia giovane padrona mi ha mandato a cercarvi. Terr per me quello che mi ha ordinato di dirvi. Ma lasciate che prima di tutto vi dica che, se avete intenzione di condurla nel paradiso dei pazzi, come si dice, vi comportereste, come si dice, in un modo indegno; perch questa gentildonna giovane, e se credete di fare con lei il doppio gioco sarebbe una cattiva azione verso una gentildonna, e il vostro modo di comportarvi veramente meschino. ROMEO Nutrice, puoi raccomandarmi alla tua signora e padrona! Io ti giuro... NUTRICE Che buon cuore! Vi assicuro che le dir tutto. O Signore, Signore! Sar una donna felice! ROMEO Ma che le dirai, nutrice, se ancora non ho parlato? NUTRICE Le dir, signore, che voi avete giurato; e, secondo me questa una promessa da gentiluomo. ROMEO Dille che trovi, nel pomeriggio, un pretesto per andare da frate Lorenzo a confessarsi. E nella sua cella, infatti, si confesser e si sposer. Questo per il tuo disturbo. NUTRICE No, signore, neppure un soldo, veramente... ROMEO Andiamo, accettalo, ti dico. NUTRICE Oggi nel pomeriggio, signore? Va bene sar l.

ROMEO E tu, buona nutrice, entro quest'ora, aspetta dietro il muro del convento; il mio servo ti porter una scala di corda che nel segreto della notte mi porter in alto, al colmo della felicit. Addio, sii fedele, ed io compenser le tue fatiche. Addio, raccomandami alla tua padrona. NUTRICE Ed ora, Iddio ti benedica! Ascoltate, signore. ROMEO Parla, mia cara nutrice! NUTRICE fidato il vostro servo? Non avete mai sentito dire che due persone possono serbare un segreto se soltanto una sola lo conosce? ROMEO Ti assicuro, non parla; il mio servo resiste come l'ac[ciao. NUTRICE Bene, signore. La mia padroncina la pi gentile delle fanciulle. Signore, Signore! Bisognava vederla quand'era una piccola cosa che cinguettava! Oh' C' in citt un nobile, un certo Paride, che si batterebbe volentieri per lei; ma lei, anima cara, quando lo vede, preferirebbe avere davanti un rospo, proprio un rospo. Io qualche volta la faccio andare in collera dicendole che Paride l'uomo adatto per lei: ma, vi assicuro, quando le dico cos, essa diventa pi pallida d'un panno. "Rosmarino" e "Romeo" non cominciano con la stessa lettera? ROMEO S, nutrice. E con ci? Tutte e due cominciano con R. NUTRICE Ah, buffone! Ma cos fa il cane. R per il... No; so che incomincia con un'altra lettera, ed essa unisce voi al rosmarino con un grazioso giro di parole, che se lo sentiste vi farebbe felice. ROMEO Raccomandami alla tua signora.

NUTRICE S; mille volte! Pietro! PIETRO Eccomi! NUTRICE Pietro, prendi il mio ventaglio e va' avanti. Escono [II V.] Entra GIULIETTA GIULIETTA Battevano le nove quando ho mandato la nutrice, ed essa mi aveva assicurato che sarebbe tornata in una mezz'ora. Forse non riuscita a trovarlo. No, non cos. Oh, ma zoppa! I messaggeri d'amore dovrebbero essere i pensieri, che corrono dieci volte pi dei raggi del sole, quando cacciano le ombre dalle cime dei monti. Per questo, colombe dalle ali veloci portano Amore; e per questo, Cupido, fulmineo come il vento, ha le ali. Il sole gi al punto pi alto del suo corso, e dalle nove alle dodici vi sono tre lunghe ore, ed essa non ancora tornata. Se il suo cuore fosse agitato dagli affetti e dal sangue caldo della gioviessa si muoverebbe rapida come una palla. [nezza, Le mie parole la lancerebbero verso il mio dolce e quelle di Romeo verso di me. [amore, Ma i vecchi, molte volte, sembrano gi morti: incerti, lenti, pesanti e lividi come il piombo. Entrano la NUTRICE e PIETRO Dio mio! Eccola! Che notizie mi porti, cara nutrice? L'hai veduto? Manda via quell'uomo! NUTRICE Pietro, aspettami fuori della porta. [PIETRO esce]

GIULIETTA "Dunque, mia buona e dolce nutrice?... Oh, Dio, per[ch hai un aspetto cos triste? Anche se le notizie sono [cattive, dimmele sorridendo: se sono buone., non guastare la loro dolce musica suonandole con un viso cos duro. NUTRICE Sono stanca! Lasciatemi riposare un momento. Ahi, come mi fanno male le ossa! Che corsa ho fatto! GIULIETTA Ti darei volentieri le mie ossa, per avere le tue noSu, parla, ti prego, cara, cara nutrice; parla! [tizie! NUTRICE Ges, che fretta! Non potete aspettare un momento? Non vedete che sono senza fiato? GIULIETTA Come puoi essere senza fiato, se hai fiato per dirmi che sei senza fiato? La scusa per non parlare subito pi lunga del racconto che ti scusi di non poter fare. Insomma, le notizie sono buone o cattive? Rispondi almeno a questo; dimmi l'una o l'altra parola, e poi aspetter il resto. Accontentami: sono buone o cattive? NUTRICE Ebbene, avete fatto una scelta infelice; voi non sapete proprio scegliere un uomo! Romeo? No, non l'uomo per voi. La sua faccia pi bella di tutte; per la sua gamba pi diritta di qualunque altra; delle mani, poi, dei piedi, dell'aspetto, inutile parlarne: sono incomparabili. Egli non il fiore della cortesia ma, ve lo garantisco, docile come un agnello. Segui la tua strada, fanciulla mia; servi Dio. Come, avete gi pranzato? GIULIETTA No, no! Ma tutto questo lo sapevo gi. Che cosa dice delle nostre nozze? Che ne pensa?

NUTRICE Dio, come mi fa male la testa! Oh, la mia testa! Me la sento spaccare in venti pezzi. Oh, la mia schiena, proprio qui dietro; oh, la mia oh, la mia schiena! Che cuore duro avete! [schiena, Mandarmi in giro di corsa in su e gi per afferrare la GIULIETTA [mia morte. Credimi, mi dispiace che tu non stia bene. Ma, mia cara, mia cara, mia cara nutrice: che dice il [mio amore? NUTRICE II vostro amore, da gentiluomo onesto, cortese, gentile, bello, e, ve lo assicuro, virtuoso, mi ha detto... Ma dov' vostra madre? GIULIETTA Dov' mia madre? Ma in casa; e dove dovrebbe [essere? Che strano modo di rispondere; "il vostro amore, da gentiluomo onesto, dice: dov' vostra madre?". NUTRICE O Madonna santa! Vi scaldate cos presto? Vergine mia, vi lascio immaginare... E questo sarebbe il balsamo per le mie ossa doloranti? D'ora in poi i vostri messaggi li porterete voi stessa. GIULIETTA Oh, quante storie! Su, che cosa dice Romeo? NUTRICE Avete avuto il permesso di andare oggi a confessarvi? GIULIETTA S. NUTRICE Allora, andate presto da frate Lorenzo. L c' un marito che vuole farvi sposa. Ecco che il sangue ardente vi sale alle guance; per qualsiasi sciocchezza diventano scarlatte. Correte in chiesa; io andr da un'altra parte a prendere una scala, con la quale il vostro amore, appena far buio, salir come al nido di un uccello. Ora lavoro come un facchino per la vostra felicit;

ma stanotte il peso lo porterete voi. Andiamo; io vado a cenare, e voi correte da frate GIULIETTA [Lorenzo. Volo verso la suprema felicit! Addio, mio buona [nutrice! Escono [II. VI.] Entrano FRATE LORENZO e ROMEO FRATE LORENZO II Cielo sorrida felicemente a questo sacro rito, e che l'avvenire non lo rimproveri con qualche dolore. ROMEO Amen, Amen! Ma nessun dolore potr mai uguagliare la gioia che mi da un solo istante della sua presenza! Congiungi le nostre mani con le tue devote parole; e poi sia fatta la volont della morte che divora l'amore. Io voglio soltanto chiamare mia il mio amore. FRATE LORENZO Le gioie violente hanno fine violenta, e muoiono nel loro trionfo come il fuoco e la polvere che si consumano in un bacio. Il miele pi soave nausea per la troppa dolcezza, e basta assaggiarlo, per non averne pi desiderio. Amatevi, dunque, con misura; cos l'amore durer pi a lungo. Chi troppo veloce, arriva tardi, come chi va troppo [lentamente. Entra GIULIETTA impetuosamente. Abbraccia ROMEO Ecco la fanciulla! Oh, un piede cos leggero non consumer mai la pietra eterna! Un amante pu cavalcare sul filo di ragno che oscilla nell'aria [vivace dell'estate, e non cadere, tanto leggera la vanit.

GIULIETTA Buona sera al mio padre spirituale! FRATE LORENZO Romeo ti ringrazier per tutti e due, figliola! GIULIETTA E saluto anche lui, altrimenti non meriterei il suo ROMEO [ringraziamento. Oh, Giulietta, se la misura della tua gioia piena come la mia, e la tua arte superiore alla mia [nell'esprimerla, allora fa dolce col tuo respiro l'aria che ci circonda e lascia che la soave armonia della tua voce esprima la felicit sovrumana che noi riceviamo l'uno dall'altro con questo caro incontro! GIULIETTA II sentimento, pi ricco di sostanza che di parole, si vanta della sua essenza, non delle forme vane. Solo i poveri possono contare le loro ricchezze; ma il mio amore sincero cresciuto in cos forte mi[sura, che io non posso calcolare nemmeno la met della mia FRATE LORENZO [ricchezza. Venite, venite con me; faremo in fretta; col vostro permesso, non posso lasciarvi soli, finch la santa Chiesa non vi abbia uniti in una sola persona. Escono [III. I.] Entrano MERCUZIO, BENVOLIO, e i loro servi BENVOLIO Ti prego, caro Mercuzio, con questo caldo meglio andare a casa; poi i Capuleti sono fuori e se dovessimo incontrarli, non potremmo evitare una lite; in queste giornate torride, il sangue s'infuria e ribolle.

MERCUZIO Mi sembri uno di quei tali che appena entrano in una taverna sbattono la spada sulla tavola e dicono: "Dio non voglia che abbia bisogno di te", e al secondo bicchiere la impugnano senza alcun motivo per minacciare l'oste. BENVOLIO Mi credi uno di quei tipi? MERCUZIO Ma va'. Sei cos focoso di natura, come nessun altro in Italia; e con tanta facilit ti lasci trasportare dalla collera quanto la collera pronta a trasportarti. BENVOLIO E che cosa ancora? MERCUZIO Oh, niente: se ci fossero al mondo due come te, li perderemmo subito, perch si ucciderebbero a vicenda. Insomma, tu litigheresti con uno soltanto perch la sua barba ha un pelo di pi o di meno della tua; con un altro perch schiaccia nocciole, e tu hai occhi color nocciola: e quale altro occhio, se non il tuo, sarebbe capace di vedere un tale motivo di lite? La tua testa piena come un uovo, ma di liti; e, a furia di litigare, ha ricevuto tante scosse che s' ridotta alla fine come un uovo fradicio. Hai litigato con uno che tossiva per la strada, dicendo che aveva svegliato il tuo cane che dormiva al sole; e poi con un sarto perch portava un giustacuore nuovo, prima di Pasqua; e con un altro perch aveva dei nastri vecchi alle sue scarpe nuove. E proprio tu ora vieni a farmi una predica contro le liti? BENVOLIO Ma io non sono come te pronto ad attaccare briga e, per dimostrartelo, potrei scommettere con chiunque un'ora e un quarto di vita, contro la propriet pura e semplice di tutta la mia vita. MERCUZIO La propriet pura e semplice? Oh, puro e semplice! Entrano TEBALDO e altri BENVOLIO Per il mio capo, ecco i Capuleti,

MERCURIO Per i tacchi delle mie scarpe, non me n'importa! TEBALDO State al mio fianco: voglio parlare con loro. Buongiorno, signori; una parola a uno di voi! MERCUZIO Soltanto una parola? E con uno solo di noi? Aggiungetevi qualcosa; facciamo, una parola e un colpo. TEBALDO Sono pronto anche a questo, ma datemene l 'occasione. MERCUZIO E non potete prendere voi l'occasione senza che vi sia data? TEBALDO Mercuzio, hai preso accordi con Romeo... MERCUZIO Accordi? Ci prendi per giullari? Se ci consideri giullari, preparati a udire i nostri "disaccordi". Ecco l'archetto del mio violino [tocca la spada]; con questo ti far ballare. E sentirai che accordi! BENVOLIO Stiamo parlando in mezzo alla gente; o ci appartiamo in qualche luogo chiuso a ragionare con calma delle nostre beghe, oppure separiamoci; qui tutti ci guardano. MERCUZIO Gli occhi sono fatti per guardare, lasciate dunque [che guardino. Non mi muover per far piacere a nessuno, io. Entra ROMEO TEBALDO Ah, la pace sia con voi, signore. Ecco il mio uomo. MERCUZIO Ehi, signore, mi far impiccare se porta la vostra [livrea! Avanti, scendete per primo sul terreno: lo vedrete al vostro "seguito"; e solo allora vostra Signoria potr veramente chiamarlo "suo uomo".

TEBALDO Romeo, l'amore che ho per te non trova un modo migliore di esprimersi: "Sei un vigliacco! ". ROMEO Tebaldo, la ragione per la quale ti voglio bene, mi permette di scusare l'offesa violenta del tuo saluto. Non sono un vile; perci, addio! Vedo che non mi conosci. TEBALDO Ragazzo, questo non ripara la tua offesa; voltati, dunque, e mano alla spada. ROMEO Ti assicuro che non ti ho mai offeso; e ripeto che ti voglio bene, pi di quanto tu possa immaginare. Potrai credere al mio affetto, quando ne conoscerai la ragione. E questo dovrebbe [bastarti, mio buon Capuleti (nome che mi caro quanto il MERCUZIO [mio). Che fredda, disonorevole e vile sottomissione! Ah, una stoccata la porti via. [Tira fuori la spada] Tebaldo, acchiappasorci, vuoi fare qualche passo? TEEALDO Vuoi qualche cosa da me? MERCUZIO Nulla, buon re dei gatti: solo una delle tue nove vite, con la quale intendo farmi pi audace. Poi, secondo come ti comporterai con me, mi propongo di picchiare secco sulle altre otto. Vuoi tirare per le orecchie la tua spada dal fodero? Sbrigati, se non vuoi avere la mia spada intorno alle tue orecchie prima che la tua sia fuori. TEBALDO Ai tuoi ordini. [Tira fuori la spada] ROMEO Metti gi la spada, caro Mercuzio. MERCUZIO Avanti, signore; il vostro colpo. [Si battono]

ROMEO Fuori la spada, Benvolo, e disarmiamoli con un colpo. Signori, vergognatevi: evitate questa infamia. Tebaldo! Mercuzio! Il Principe ha severamente proibito le risse nelle vie di Verona. Fermati, Tebaldo! Fermo, caro Mercuzio! TEBALDO ferisce MERCUZIO passando sotto il braccio di ROMEO e fugge MERCUZIO Sono ferito! Peste alle vostre due famiglie! finita: e quello se n' andato, e non ha nulla? BENVOLIO Come, sei ferito? MERCUZIO S, s, un graffio, un graffio; ma perdio, basta. Dov' il mio paggio? Va', furfante, cerca un medico! ROMEO Coraggio! La ferita non pu essere grave. MERCUZIO No, non profonda come un pozzo n larga come il portale di una chiesa. Ma sufficiente; baster! Chiedete di me, domani, e troverete un uomo severo. Ti assicuro che sono condito per questa terra. Peste sulle vostre due case! Perdio, un cane, un topo, un sorcio, un gatto per graffiare a morte un uomo! Uno spaccone, un furfante, un farabutto che si batte con precisione matematica! Perch diavolo vi siete messo fra noi due? Sono stato colpito di sotto al tuo braccio. ROMEO Io ho creduto di fare bene. MERCUZIO Aiutami, Benvolio; portami in una casa qualunque; mi sento mancare. Peste alle vostre famiglie! Mi hanno ridotto cibo per i vermi: l'ho presa e proprio secca. Ah, le .vostre case! Esce MERCUZIO [sorretto da BENVOLIO] ROMEO Questo gentiluomo, parente del Principe,

e mio vero amico, stato colpito a morte per causa mia. II mio onore macchiato dall'offesa di Tebaldo che da un'ora mio cugino. O dolce Giulietta, la tua bellezza mi ha reso effemi[nato e ha indebolito la tempra d'acciaio del mio coraggio. Rientra BENVOLIO BENVOLIO Oh, Romeo, Romeo, il valoroso Mercuzio morto! Quel nobile spirito, sdegnando la terra molto prima del tempo, ha voluto raggiungere le ROMEO [nuvole. Il cupo fato di questo giorno pender su molti giorni che verranno; questo inizia la svenaltri la compiranno. [tura: Rientra TEBALDO BENVOLIO Ecco di ritorno il furioso Tebaldo. ROMEO Vivo e in trionfo! E Mercuzio stato ucciso. Torna al cielo, o prudente dolcezza; e tu ora guidami, o furia dall'occhio di fuoco. Tebaldo, riprenditi il ["vile" che mi hai detto poco fa, perch l'anima di Mercuzio solo poco pi in alto delle nostre teste, e aspetta che la tua vada a farle compagnia. O tu o io, o insieme, dobbiamo raggiungerla. TEBALDO Tu, maledetto ragazzo, che fosti suo amico sulla terra, sarai con lui lass. ROMEO Questa spada lo decider. Si battono, TEBALDO cade

BENVOLIO Vattene, Romeo, fugg! I cittadini sono gi in allarme; e Tebaldo morto. Non stare l sbalordito. II Principe ti condanner a morte, se ti prenderanno; vattene, fugg, fugg! ROMEO Oh, come la sorte mi ha giocato! BENVOLIO Perch non te ne vai? Esce ROMEO Entrano dei CITTADINI, ecc. PRIMO CITTADINO Da che parte fuggito l'uomo che ha ucciso MerDov' andato quell'assassino di Tebaldo? [cuzio? BENVOLIO Ma Tebaldo qui a terra morto. PRIMO CITTADINO Via, signore, seguitemi, ve l'ordino in nome del Principe: obbedite! Entrano il PRINCIPE, MONTECCHI, CAPULETI, le loro mogli e altri PRINCIPE Dove sono i vili che hanno provocato questa rissa? BENVOLIO O nobile Principe, io posso raccontarvi come si svolta questa rissa fatale. Quell'uomo disteso l ha ucciso il valoroso Mercuzio, vostro parente; ed stato il giovane Romeo a ucciDONNA CAPULETI [derlo. Tebaldo, mio nipote! Il figlio di mio fratello! O Principe! O sposo! Si sparso il sangue di un mio caro parente! Principe, se sei giusto, per il nostro sangue, fa scorrere sangue dei MonO nipote, nipote! [tecchi!

PRINCIPE Benvolio, chi ha provocato questa rissa? BENVOLIO Tebaldo, che vedete qui morto, ucciso dalla mano di di Romeo che gli parlava gentilmente [Romeo; invitandolo a considerare quanto meschina fosse la ragione della lire, e quale grande dolore vi avrebbe procurato. E parlava con modi cortesi, quasi con le ginocchia piegate, umil[mente; e il suo sguardo era docile; ma non riusc lo stesso a calmare l'ira sfrenata di Tebaldo che, sordo ad ogni parola di pace, vibr un colpo della sua spada al petto del valoroso Mercuzio. E Mercuzio, con uguale furore, risponde punta contro e con eroico disprezzo, prima svia [punta, da se la fredda morte, e poi la rimanda a Tebaldo che pronto la respinge. Allora Romeo urla: " Fermi, arnie:, amici, dividetevi! ". E pi veloce della [lingua, il suo agile braccio riesce ad abbassare le loro spade, e poi si lancia :n mezzo a loro; ma un malvagio colpo vibrato al di sotto del braccio di Romeo, ferisce a morte Mercuzio. Tebaldo fugge; ma torna subito indietro verso Romeo, che medita vendetta Rapidi come lampi si precipitano l'uno contro l'altro. Prima ch'io potessi separarli con la mia spada, il forte Tebaldo veniva ucciso, e, mentre cadeva, Romeo fuggiva. Questa la verit, ch'io possa morire qui di colpo. DONNA CAPULETI Egli parente dei Montecchi, l'affetto gli fa dire bugie; non dice la verit. Erano almeno in venti a combattere in questa rissa mortale, e insieme riuscirono a uccidere un uomo. Chiedo giustizia, e tu, Principe, la devi fare.

Romeo uccise Tebaldo, e Romeo deve morire. PRINCIPE Romeo uccise Tebaldo, ma Tebaldo aveva ucciso Mer chi ora pagher questo sangue prezioso? [cuzio; MONTECCHI Non certo Romeo, Principe. Egli era amico di Mecue la sua colpa coincide col diritto della legge [zio, che condanna Tebaldo. PRINCIPE E appunto per questo arbitrio nei confronti della legge, lo condanniamo immedia[tamente all'esilio. Il vostro odio ha colpito anche me. A causa dei vostri violenti dissidi stato versato san[gue mio; e per questo v'impongo una multa cos forte che vi far pentire della perdita da me subita. Non ascolter n difese n scuse; n pianti n pre[ghiere serviranno a riscattare gli arbitrii in danno della [legge; perci saranno inutili. Dunque, Romeo s'allontani subito; se venisse trovato ancora qui dopo il bando sarebbe messo a morte. Portate via il corpo di Tebaldo e rispettate i miei [ordini: la clemenza un delitto quando perdona un assas[sino. Escono [III. II.] Entra GIULIETTA GIULIETTA Correte veloci, o cavalli dai piedi di fuoco

alla casa di Febo. Fetonte a colpi di frusta vi avrebbe spinto con furia in occidente e sarebbe gi qui la cupa notte. Stendi la tua cortina nera, o notte, che proteggi l'amore; e gli occhi della luce che fugge, chiuderanno le palpebre, e Romeo verr nelle mie braccia, in segreto e difeso dal silenzio. Agli amanti basta la loro bellezza come luce nei convegni d'amore; e se l'amore cieco, in armonia con la notte. Vieni, o gentile notte, signora nella semplice veste nera, e insegnami a perdere una gara che sto per vincere, dove si giocano due verginit intatte. Copri col nero manto il sangue acceso che batte sul mio viso, e fai l'amore timido pi audace, ma sempre puro in ogni suo abbandono. Vieni, o notte, vieni, o Romeo; vieni, tu giorno nella qui disteso sull'ali della notte [notte: pi bianco di fresca neve sopra un corvo. Vieni, dolcissima notte, amorosa notte dalle ciglia nere, dammi il mio Romeo, e alla sua morte scioglilo in piccole stelle: il volto del ciclo sar cos splendente che tutti avranno amore per la notte dimenticando di adorare il sole. Oh, io ho comprato la reggia dell'amore che ancora non possiedo. Io pure fui comprata ma ancora non goduta! Oh, la noia di questo giorno infinito come la notte a una fanciulla che attende la festa per adornarsi del vestito nuovo. Entra la NUTRICE torcendosi le mani; con la scala d corde Oh, ecco viene la mia nutrice che mi porta sue notizie.

Ogni lingua che pronunci soltanto il nome di Romeo parla un linguaggio celeste. Dunque, nutrice, che notizie mi porti? Che hai l? Le corde che Romeo ti disse di procurare? NUTRICE S, s, le corde. [Le getta per terra] GIULIETTA Ahim, che notizie hai? Perch tormenti cos le tue NUTRICE [mani? Ah, che giorno! Egli morto, morto, morto! Siamo perdute, o signora, siamo perdute! Ah, che giorno! andato, stato ucciso, morto! GIULIETTA II Cielo pu essere cos crudele? NUTRICE Romeo pu esserlo, ma il Cielo non pu. O Romeo! Romeo! Chi l'avrebbe mai immaginato? Romeo! GIULIETTA Che diavolo sei tu, che mi tormenti cos? Questo supplizio farebbe ruggire anche nel tremendo Romeo si ucciso? Dimmi soltanto s, [inferno! e questa sillaba "s" sar pi velenosa degli occhi del basilisco che lanciano frecce di morte. Io non son io, se vive questo "s" o chiuder quegli occhi che ti fan dire "s". Se egli morto, dimmi "s", altrimenti, dimmi "no". Queste due sillabe decideranno per me la felicit o la sventura. NUTRICE Vidi la ferita, la vidi con i miei occhi (Dio perdoni quello sfregio) sul suo forte petto! Un cadavere che destava piet, un cadavere insanguipallido, pallido come cenere: tutto sporco [nato: di sangue, di croste di sangue. Appena lo vidi ho perduto i sensi. GIULIETTA Oh, spezzati, mio cuore! Povero disperato, spezzati subito! In prigione, o miei occhi,

dove non potrete pi guardare liberamente! Vile terra, ritorna alla terra, e resta l immobile, e una sola pesante bara gravi su te e Romeo. NUTRICE O Tebaldo, Tebaldo, o mio pi caro amico! O gentile Tebaldo, vero gentiluomo! Non fossi mai tanto vissuta da vederti morto! GIULIETTA Che bufera infuria in ogni senso! Romeo ucciso? E Tebaldo morto? Il mio carissimo cugino e il mio signore ancora a me pi caro? Allora, o spaventosa tromba, suona il Giudizio Universale! Chi pu vivere ancora se loro sono morti? NUTRICE Tebaldo morto, e Romeo messo al bando. Romeo ha ucciso Tebaldo e sar mandato in esilio. GIULIETTA O Dio! La mano di Romeo ha sparso il sangue di NUTRICE [Tebaldo? L'ha sparso, l'ha sparso, maledetto giorno, l'ha sparso! GIULIETTA O cuore di serpente, in un corpo simile a un fiore! Quale drago abit in un antro cos bello? Bellissimo tiranno! Angelico demonio! Corvo con ali di colomba, agnello famelico come un Lurida materia dall'apparenza divina! [lupo! Perfetto contrario di quello che sembravi! Santo dannato! Nobile farabutto! O natura, che metterai nell'inferno, se hai accolto lo spirito di un demonio dentro il paradiso mortale di un corpo cos perfetto? Vi fu mai un libro cos ben rilegato, e di contenuto cos vile? Pu l'inganno

abitare in un palazzo cos sontuoso? NUTRICE Non c' lealt, n fede, n onest negli uomini! Tutti spergiuri, tutti bugiardi, tutti malvagi, tutti ipocriti. Ah, dov' il mio uomo? Datemi un po' di acquavite. Questi dolori, queste sciagure, queste pene mi fanno invecchiare. Disonore a Romeo! GIULIETTA Ti si gonfi la lingua, per quest'augurio. Romeo non nato per il disonore; il disonore non sarebbe onorato di stare sulla sua fronte, perch essa un trono sul quale l'onore potrebbe essere incoronato unico re dell'universo. Sono un mostro se ho potuto insultarlo! NUTRICE E potreste parlare bene di lui, che ha ucciso vostro cugino? GIULIETTA E dovrei parlare male di lui, che il mio sposo? Oh, mio povero signore; quale lingua dir bene del tuo nome, se io, tua sposa solo da tre ore, ti ho ingiuriato? Ma perch, crudele, hai ucciso mio [cugino? Perch quell'infame di mio cugino avrebbe voluto [uccidete il mio sposo. Tornate, tornate alla vostra sorgente, o lacrime sciocche; le vostre gocce sono un tributo che appartiene al dolore, e voi per errore le avete offerte alla gioia. Vivo il mio sposo, che Tebaldo avrebbe voluto uccidere; e morto Teche avrebbe voluto uccidere il mio sposo. [baldo, Questo mi consola; allora perch piango? Perch una parola, pi grave della morte di Tebaldo, mi ha annientata; -parola che vorrei dimenticare, ma ahim, essa pesa sulla mia memoria come un'azione dannata sull'anima del colpevole. "Tebaldo morto e Romeo bandito";

quel "bandito", quella sola parola "bandito" ha ucciso diecimila Tebaldi! La morte di Tebaldo sarebbe stato un dolore gi grave, se fosse rimasto ma se l'amaro dolore ama la compagnia, [solo; e ha bisogno di unirsi ad altri dolori, perch, quando la nutrice disse: "Tebaldo morto" non aggiunse anche "Tuo padre", o "Tua madre", e perch no, "Tutti e due sono morti"? Questo mi avrebbe dato una disperazione comune a ma quello che disse dopo "Tebaldo morto", [tutti; quel "Romeo bandito" mi colp come se avesse padre, madre, Tebaldo, Romeo, Giulietta, [detto: tutti uccisi, tutti morti! Romeo "bandito"! Non c' fine, non c' limite, non misura, n confine alla morte contenuta in quella parola. Nessuna parola pu esprimere quel dolore. Nutrice, dove sono mio padre e mia madre? NUTRICE Piangono e si disperano sul corpo di Tebaldo. Volete andare da loro? Vi condurr io. GIULIETTA Lavino le sue ferite con le lacrime: le mie saranno [versate per l'esilio di Romeo, quando le loro saranno secche. Prendi quelle corde! Povere corde, siete deluse come me perch Romeo in esilio? Egli aveva fatto di voi la strada maestra per giungere al mio letto. Ma io, ancora fanciulla, morir vergine e vedova. Andate, o corde, va' nutrice; io andr nel mio letto di nozze: la morte, non Romeo, prender la mia verginit. NUTRICE Andate nella vostra stanza: andr a cercare Romeo perch venga a consolarvi, io so dove si trova. Ascoltatemi; il vostro Romeo sar qui stanotte. Vado da lui: nascosto nella cella di frate Lorenzo,

GIULIETTA Oh, trovalo! Porta questo anello al mio fedele cavaliere e digli che venga a prendere il mio ultimo addio. Escono [III. III] Entra FRATE LORENZO FRATE LORENZO Vieni fuori, Romeo; vieni fuori, uomo pauroso! La sventura si innamorata delle tue doti e tu l'hai sposata. Entra ROMEO ROMEO Che notizie, padre? E la sentenza del Principe? Quale dolore che ancora non conosco vuole stringermi la mano? FRATE LORENZO II mio caro figliolo ha gi molta confidenza con quel suo triste compagno. Conosco la sentenza del Principe. ROMEO II giudizio del Principe, di quanto meno grave del Giudizio Universale? FRATE LORENZO Una sentenza mite uscita dalle sue labbra: non la morte del corpo, ma l'esilio del corpo. ROMEO Ah, l'esilio! Abbi misericordia; dimmi "morte", piuttosto. La paura pi negli occhi dell'esilio, molto di pi, che in quelli della morte. Non dirmi pi "esilio". FRATE LORENZO Tu sei bandito da Verona. Abbi pazienza, il mondo grande.

ROMEO Non esiste mondo oltre le mura di Verona; fuori c' solo il purgatorio, il tormento, l'inferno. Chi bandito di qui, bandito dal mondo, e l'esilio dal mondo la morte. Il bando la morte chiamata con altro nome. E tu, chiamando esilio la morte, mi tagli il capo con una scure d'oro e sorridi al colpo mortale che mi schianta. FRATE LORENZO O peccato mortale! Oh, dura ingratitudine! La nostra legge punisce con la morte una colpa come la tua; ma il Principe, clemente, si messo dalla tua parte e, trascurando la legge, ha sostituita la fosca parola "morte" con "esilio". Questa una grazia che dimostra l'affetto del Principe e tu non vuoi riconoscerlo. ROMEO Tortura, e non grazia. Il Cielo qui dove vive Giulietta. Ogni gatto, ogni cane, ogni piccolo topo, quello che c' di pi vile, pu vivere qui in Cielo, e guardare Giulietta; solo Romeo non pu. C' pi rispetto, pi cortesia, pi dignit per le mosche che girano intorno a una carogna, che per Romeo. Le mosche possono toccare la bianca meraviglia della mano di Giulietta, e rubare una felicit sovrumana alle sue labbra, che, nella loro modestia, diventano ancora pi rosse considerando peccato quei baci; ma Romeo non pu! Egli al bando. Questo possono fare le mosche, e io no, perch devo fuggire. Esse sono libere, e io al bando. E tu mi dici ancora che esilio non morte? Non avevi, per uccidermi, un veleno, un coltello

dalla punta affilata, un mezzo qualsiasi di morte, pi immediato di questo miserabile "bandito"? "Bandito"? O padre, i dannati nell'inferno dicono questa parola a cui fa eco un lungo lamento. Tu che sei un servo di Dio, un confessore di anime, uno che libera dai peccati, tu che dici di essere mio amico, come hai il cuore di annientarmi con la parola " bandito " ? FRATE LORENZO O amante forsennato, ascolta una parola. ROMEO Oh, ma tu parlerai ancora di esilio! FRATE LORENZO Ti dar un'armatura per difenderti da questa parola: il dolce latte d'ogni avversit, la filosofia. Ti sar di conforto anche nell'esilio. ROMEO Ancora "bandito"? S'impicchi la filosofia! Se non pu darmi una Giulietta, spostare una citt, cancellare la sentenza d'un Principe, la filosofia non aiuta, non serve a nulla: non parlarne pi. FRATE LORENZO Mi accorgo che i pazzi non hanno orecchie! ROMEO Come potrebbero averle, se i saggi non hanno occhi? FRATE LORENZO Parliamo insieme del tuo caso. ROMEO Tu non puoi parlare di ci che non provi: se tu fossi giovane come me, e Giulietta fosse il tuo [amore, se tu fossi sposato solo da un'ora e tu avessi ucciso [Tebaldo; se tu fossi innamorato follemente come me, e bandito allora potresti parlare, allora potresti [come me, strapparti i capelli e buttarti a terra, come io faccio ora per prendere

la misura di una fossa non ancora aperta, La NUTRICE bussa alla porta FRATE LORENZO Alzati, qualcuno bussa; nasconditi, Romeo. ROMEO Io no; a meno che il fiato dei miei dolorosi sospiri mi nasconda come una nebbia agli occhi che mi cerFRATE LORENZO [cano. Bussano Senti, come bussano! "Chi ?" Alzati, Romeo; non devi farti prendere! "Aspettate un momento." Bussano ancora Alzati! Corri nel mio studio! "Un attimo." Dio Santo, che sciocchezza questa? "Vengo, vengo." Bussano di nuovo "Chi bussa cos forte? Chi vi manda? Che volete? " NUTRICE [dall'interno] Lasciatemi entrare, e conoscerete il mio messaggio. Mi manda madonna Giulietta. FRATE LORENZO Allora, benvenuta! Entra la NUTRICE NUTRICE O padre santo, oh, ditemi, padre santo, dov' Io sposo della mia padrona, dov' Romeo? FRATE LORENZO l per terra, ubriaco di lacrime. NUTRICE Oh, proprio nelle condizioni della mia signora, proprio nell'identico stato! FRATE LORENZO Oh, dolore a cui risponde uguale dolore! Che situazione penosa! NUTRICE Anche Giulietta l per terra e singhiozza e piange, piange e sin[ghiozza. Alzatevi, alzatevi! Alzatevi, se siete un uomo!

Per l'amore di Giulietta, per il suo amore, alzatevi. Perch lasciarsi andare a una disperazione cos proROMEO [fonda? (Si alza) Nutrice... NUTRICE Ah, signore, signore! Su, su, soltanto la morte la fine d'ogni cosa. ROMEO Parlavi di Giulietta? Che cosa dice? Non mi ritiene un vero assassino, ora che ho macl'infanzia della nostra gioia con sangue [chiato che quasi il suo? E come sta? E che dice del nostro amore distrutto, la mia sposa segreta? NUTRICE Oh, non dice nulla, signore, ma piange e piange; e ora si getta sul letto, ora si alza e chiama Tebaldo; ora urla per Romeo e ricade sul letto. ROMEO Come se quel nome, quasi colpo d'arma mortale, l'avesse uccisa nello stesso modo col quale la mano maledetta di colui che porta quel nome uccise suo cugino. Oh, ditemi, padre, ditemi in quale parte miserabile di questo corpo chiuso il mio nome! Ditemelo perch io possa saccheggiare quel luogo odioso. Fa l'atto di pugnalarsi, ma la NUTRICE gli strappa II pugnale FRATE LORENZO Ferma la tua mano disperata! Sei un uomo? L'apparenza lo afferma, ma le tue sono lacrime di una donnetta! La tua violenza ricorda il furore selvaggio di una [belva. O donna che ti nascondi nell'aspetto d'un uomo, o, meglio, mostruoso animale che sei l'uno e l'altra insieme! Tu mi hai davvero meravi[gliato:

credevo che il tuo animo fosse pi forte. Hai ucciso e ora ti vuoi uccidere, e uccidere la donna [Tebaldo che vive della tua vita, con un atto di odio maledetto su te stesso? Perch maledici la tua vita, il ciclo e la Forse perch vita,, cielo e terra, in un attimo [terra? si unirono in te, tu ora vuoi perderle in un attimo? Via, via! Tu cos offendi la tua bellezza, il tuo amore, la tua intelligenza, e come un usuraio non usi queste tue grandi ricchezze nel modo pi che farebbe ancora pi amabile [giusto, la tua bellezza, il tuo amore, la tua intelligenza. La tua bellezza singolare un'immagine di cera che non ha pi valore d'uomo. L'amore che hai teneramente giurato un'infame rnenzogna, se uccide la donna che avevi promesso di adorare. La tua intelligenza (quest'ornamento della bellezza e dell'amore) incapace di guidare la bellezza e l'amore, e, come la polvere nella fiasca di un soldato inesperto, si accesa per la tua inesperienza, e ti riduce a brani invece di servire per la tua difesa. Su, alzati, ragazzo!La tua Giulietta, per amore della quale tu volevi morire, ora viva; per questo devi essere felice. Tebaldo voleva uccide[re te e tu hai ucciso Tebaldo; anche per questo devi essere [felice La legge che minacciava la morte, ti diventa amica e muta la morte in esilio. Devi essere felice. Un cumulo di benedizioni scende sul tuo capo; la fortuna si fa bellissima per piacerti; ma tu, come una ragazza ostinata e dispettosa, sdegni la fortuna e l'amore. Sta' attento, sta' attento perch facendo cos non avrai nulla. Dunque, va' dal tuo amore, come era deciso,

sal nella sua stanza, e confortala; ma non state l fino all'ora in cui monta la guardia, perch non potresti pi allontanarti per andare a Mantova. A Mantova dovrai vivere finch non avremo trovato il momento favorevole per rendere noto il vostro matrimonio, per mettere pace tra i vostri amici, chiedere perdono al Principe e per farti tornare a Verona. Allora avrai una gioia ventimila volte pi grande della disperazione che provi ora allontanandoti. Tu va' avanti, nutrice, saluta rispettosamente per me la tua padrona, e raccomandale di fare in modo che tutti vadano presto a letto, cosa che certo faranno, per il dolore che li tormenta. Dille che Romeo sta per arrivare. NUTRICE 0 signore! Starei qui tutta la notte ad ascoltare i vostri saggi consigli. Oh, che cosa vuoi dire essere [istruiti! O signore, avvertir la mia padrona del vostro arrivo. ROMEO Corri e avverti la mia dolce fanciulla che si prepari a rimproverarmi. La NUTRICE in atto di uscire si volge indietro NUTRICE Ecco, signore, un anello che essa mi ordin di consegnarvi. Su, sbrigatevi; gi molto tardi. Esce ROMEO O come rinasce il mio coraggio con questo dono! FRATE LORENZO Va', buona notte. Il tuo destino tutto qui: o andare via prima che monti la guardia, o, al rompere del mattino, fuggire di qui travestito. Ti fermerai a Mantova; io cercher il tuo servo, e di tanto in tanto egli ti dar notizia

d tutto ci che qui faremo per il tuo bene. Ora dammi la mano, tardi. Addio, buona notte! ROMEO Se una gioia che supera ogni gioia non mi attendesse altrove, proverei dolore a separarmi da voi cos preAddio! [sto! Escono [III. IV.] Entrano CAPULETI, DONNA CAPULETI e PARIDE CAPULETI All'improvviso, signore, accaddero fatti tanto dolo[rosi che non abbiamo avuto il tempo di parlare a nostra [figlia. Vedete, essa amava teneramente suo cugino Tebaldo, e io pure. vero, siamo nati per morire! molto tardi; questa sera Giulietta non scender pi. Credetemi, se non fosse stato per voi, sarei gi a letto da un'ora. PARIDE Questi giorni di dolore non ci consentono certo di fare promesse d'amore. Buona notte, signora, ricordatemi a vostra figlia. DONNA CAPULETI Lo far: e domattina sapr quello che pensa. Questa sera Giulietta tutta presa dal suo dolore. PARIDE si appresta ad uscire ma CAPULETI lo richiama indietro CAPULETI Conte Paride, voglio fare a voi la ferma offerta dell'amore di mia figlia: io penso che Giulietta si lascer guidare completamente da me, anzi ne sono [certo.

Moglie mia, andate da lei, prima di coricarvi, e ditele l'amore che mio figlio Paride ha per lei; e avvertitela (mi ascoltate?) che mercoled prossimo... Piano! Che giorno oggi? PARIDE Luned, signore. CAPULETI Luned? Be'! Be'! Allora mercoled troppo presto; facciamo gioved. Ditele che gioved sar sposata a questo nobile conte. E voi, sarete pronto? Vi fa piacere questa premura? Non faremo molto rumore: un amico o due, perch, vedete, Tebaldo stato ucciso da poco, e si pu pensare che non ci fosse caro, pur essendo nostro nipote, se facessimo grandi feste; quindi ci saranno una mezza dozzina di amici e non pi. Per gioved; ma, voi che ne dite? PARIDE Mio signore, vorrei che gioved fosse domani. CAPULETI Bene, e ora andate. Allora, d'accordo per gioved. Moglie mia, prima di mettervi a letto, andate da Giulietta, e preparatela per queste nozze, ditele il giorno che abbiamo fissato. - Addio, signore! Ehi! Fate luce nella mia stanza. Davvero cos tardi che fra poco si potr dire che presto. Buona notte! Escono [III. v.] Entrano ROMEO e GIULIETTA, in alto, al balcone GIULIETTA Vuoi andare gi via? Ancora lontano il giorno: non era l'allodola, era l'usignolo che trafisse i! tuo orecchio timoroso: canta ogni notte laggi dal melograno;

credimi, amore, era l'usignolo. ROMEO Era l'allodola, messaggera dell'alba, non l'usignolo. Guarda, amore, la luce invidiosa a strisce orla le nubi che si sciolgono a oriente; le candele della notte non ardono pi e il giorno in punta di piedi si sporge felice dalle cime nebbiose dei monti. Devo andare: la vita, o restare e morire. GIULIETTA Quel chiarore laggi non la luce del giorno, lo so: una meteora che si libera per te dal sole questa notte, la torcia per farti lume sulla via di Mantova; dunque rimani ancora, c' tempo per andare. ROMEO Mi prendano pure, sar certo la morte, ma sono felice se tu vuoi cos. E dir, allora, che l, quel grigio non l'occhio del mattino ma il fioco riverbero della fronte di Cinzia; che non l'allodola a battere la volta del cielo, cos alta su noi. Io voglio restare, non veglio pi partire: vieni, o morte, sarai la benvenuta! Vuole cos Giulietta. Che c'c, anima mia? Parliamo, non giorno. GIULIETTA E giorno, giorno: dunque, presto, va' via! l'allodola che canta fuori tono forzando su dissonanze e aspri acuti. Dicono che l'allodola divida con dolcezza ogni accordo: questa non ci divide con dolcezza; e ancora, che l'allodola e il rospo ripugnante abbiano scambiato i loro occhi: cos avessero fatto anche della voce, poi che quella voce lotta il nostro abbraccio, perch ti caccia da me, col suo richiamo al giorno. Oh, va', ora, va'; si fa sempre pi luce.

ROMEO Sempre pi luce! Sempre oscura di pi la nostra pena! La NUTRICE entra in fretta NUTRICE Signora! GIULIETTA Nutrice! NUTRICE Vostra madre viene qui. Il giorno spuntato; siate prudente, guardatevi intorno. [Esce] GIULIETTA Allora, o balcone, fai entrare il giorno e uscire la vita! ROMEO Addio, addio; ancora un bacio e scendo. Scende GIULIETTA Sei dunque andato via cos, amore, signore, mio sposo, mio amico? Voglio avere tue notizie ogni [giorno; ma ogni ora, ogni minuto sono molti giorni. Oh, con questo modo di misurare il tempo diventer vecchia prima di rivedere il mio Romeo. ROMEO Addio! Non perder un'occasione per mandarti i miei saluti, amore. GIULIETTA Ti ringrazio; ma ci rivedremo ancora? ROMEO Certo, e tutte queste sofferenze serviranno per fare pi dolci i colloqui nel tempo che sar nostro.

GIULIETTA O mio Dio, ho nell'anima un triste presagio. Ti vedo, ora che sei gi, come un morto in fondo alla tomba. Forse non vedo bene, ma tu mi sembri pallido. ROMEO Credimi, amore mio, anche tu ai miei occhi sembri [pallida: l'angoscia ha sete e beve il nostro sangue. Addio, [addio! Esce GIULIETTA O fortuna, fortuna! Tutti gli uomini ti chiamano volubile. Se tu sei volubile, che farai di lui, che tutti stimano cos fedele? Sii incostante, fortuna, perch cos spero che non lo terrai a lungo lontano, ma lo rimanderai presto da me. Scende dal balcone [e riappare in scena] Entra DONNA CAPULETI DONNA CAPULETI Figlia mia, sei alzata? GIULIETTA Chi mi chiama? mia madre? Non si ancora coricata, cos tardi, o si alzata cos presto? Per quale ragione qui? DONNA CAPULETI Come stai, Giulietta? GIULIETTA Non sto bene, DONNA CAPULETI Piangi ancora la morte di tuo cugino? Credi di poterlo strappare alla tomba con le lacrime? E- se anche tu potessi strapparlo di l, non potresti ridargli la vita. Basta, dunque: un dolore ragionevole segno di molto affetto, ma un dolore esagerato indica mancanza di saggezza.

GIULIETTA Lasciatemi piangere per una perdita cos sensibile. DONNA CAPULETI Ma cos sentirai la perdita, e non l'amico per cui piangi. GIULIETTA Ma sentire la perdita significa anche piangere l'amico. DONNA CAPULETI Tu, fanciulla, non piangi tanto per la sua morte, quanto per quel vile, ancora vivo, che l'uccise. GIULIETTA E chi quel vile? DONNA CAPULETI Quel vile si chiama Romeo. GIULIETTA Tra la vilt e lui c' una distanza di parecchie miglia. Dio lo perdoni, come faccio io con tutto il cuore, sebbene nessuno faccia soffrire il mio cuore quanto DONNA CAPULETI [lui. E questo perch quell'assassino e traditore vivo. GIULIETTA vero; perch lontano da queste mani. Potessi, da sola, vendicare la morte di mio cugino. DONNA CAPULETI La vendicheremo, non temere; dunque non piangere [pi! Mander qualcuno a Mantova, dove vive quel bane gli far dare una bevanda cos miracolosa [dito, che lo mander subito a tenere compagnia a Tebaldo. Spero che cos sarai contenta. GIULIETTA Non sar mai contenta, ve l'assicuro, finch non vedr Romeo... morto... il mio povero cuore cos tormentato per un parente! Se troverete chi procuri soltanto il veleno, io sapr mascherarlo in maniera tale, che dopo averlo mandato gi Romeo si addormenter subito tranquillamente. Oh, come il mio cuore soffre,

perfino a sentirlo nominare! Oh, non poter andare a trovarlo, per sfogare la perdita dell'amore che portavo a mio cugino, sul corpo di colui che l'ha DONNA CAPULETI [ucciso. Trova tu il modo di raggiungere lo scopo, e io trover l'uomo che ci occorre; ma ora eccoti delle novit che ti daranno molta gioia. GIULIETTA Venga infine la gioia in un momento in cui tanto necessaria. Vi prego, ditemi questa noDONNA CAPULETI [vita. Bene, ecco: tu hai un padre molto affettuoso, barn[bina, un padre che, per liberarti dal dolore, ha deciso improvvisamente di destinarti un giorno di felicit, per te inatteso e da me neppure immaginato. GIULIETTA Arriva a proposito, ma di che giorno si tratta? DONNA CAPULETI Ecco, bambina mia; la mattina di gioved prossimo, il valoroso, il giovane, il nobile gentiluomo conte Paride avr la fortuna di farti sposa felice nella chiesa di San Pietro. GIULIETTA Per la Chiesa di San Pietro, per lo stesso San Pietro, egli non far di me la sua sposa felice! Questa premura mi meraviglia. Io dovrei andare a [nozze senza che lo sposo mi abbia mai parlato d'amore. Vi prego, dite al mio signore e padre che per ora non penso a scegliermi lo sposo; quando vorr sceglierlo, vi giuro, che sar Romeo che io odio, come voi sapete, piuttosto che Paride. Davvero novit, le vostre! DONNA CAPULETI Ecco vostro padre; date a lui la vostra risposta. Vedremo come l'accoglier,

Entrano CAPULETI e la NUTRICE CAPULETI Quando il sole tramonta, l'aria goccia rugiada, ma per il tramonto del figlio di mio fratello, piove a dirotto. Ebbene, sei una grondaia, ragazza mia? Ancora in lacrime? Continui a diluviare? Tu, mia piccola, sei nello stesso tempo una barca, il mare, il vento; perch nei tuoi occhi, che potrei chiamare il mare, c' il flusso e il riflusso delle lacrime; la barca il tuo corpo che naviga in questo flutto salato; i tuoi sospiri, il vento. E questi sospiri lottano con le lacrime, e queste contro il vento, che, se non verr un'improvvisa calma, travolger il tuo corpo sbattuto dalla tempesta. Ebbene, moglie mia, le avete detto quello che abbiamo deciso? DONNA CAPULETI S, mio signore: ma non ne vuole sapere e vi ringrazia, Vorrei che quella sciocca sposasse la sua tomba! CAPULETI Calma! Fatemi capire bene, moglie, fatemi capire [bene! Come? Non ne vuoi sapere? Invece di ringraziarci? Non ne orgogliosa? Non crede di essere fortunata, indegna come , che siamo riusciti a convincere un gentiluomo cos degno, di sposarla? GIULIETTA Non sono orgogliosa, ma riconoscente. Non potrei mai essere orgogliosa di ci che odio; ma posso essere riconoscente perfino per l'odio inteso come amore. CAPULETI Come, come, come, come? Ehi, sofista! Che vuoi dire questo "sono orgogliosa", e "vi ringrazio" e "non vi ringrazio" e poi ancora "non sono orgogliosa"? Voi, graziosa padrona,

senza ringraziare o non ringraziare, con orgoglio o senza orgoglio, preparate per gioved [prossimo le vostre belle gambe per andare con Paride alla chiesa di San Pietro, o ti trasciner l su un gra[ticcio. Via, anemica carogna, via, puttana, faccia di sego! DONNA CAPULETI Via, via! Ma siete pazzo? GIULIETTA Padre mio buono, vi supplico in ginocchio, ascoltatemi con pazienza: almeno una parola! CAPULETI Alla forca, puttanella, ribelle sciagurata! Ascolta bene quello che ti dico: preparati per andare in chiesa gioved, o non mi guardare pi [in faccia. Non parlare, non ribattere, non rispondere. Mi sento prudere le mani! Moglie mia, noi credevamo di non essere abbastanza benedetti da perch ci aveva mandato soltanto questa figlia; [Dio, ma ora vedo che anche questa troppo, ed una vera maledizione. Vattene, bagasciona! NUTRICE Dio la benedica dal Cielo! Sbagliate, mio signore, a trattarla cos. CAPULETI E perch, madonna Saggezza? Frenate la vostra lingua, madonna Prudenza; andate a ciarlare con le vostre comari! NUTRICE Ma parlare non un delitto. CAPULETI Che Dio vi maledica! NUTRICE Non si pu parlare? CAPULETI Zitta, sciocca pettegola! Tirate fuori la vostra sapienza quando bevete con le comari; qui non serve. DONNA CAPULETI Vi scaldate troppo.

CAPULETI Per l'Ostia sacra, io divento pazzo! Giorno e notte, in ogni ora, in ogni minuto durante il lavoro, nei divertimenti, solo o in compa[gnia, la mia unica preoccupazione stata quella di marie ora che le ho trovato un uomo leale, [tarla; di famiglia patrizia, con un buon patrimonio, giovane, educato nobilmente, dotato, come si dice, delle pi alte qualit, che sempre si desiderano in un uomo, ecco quella ragazzaccia sciagurata che si lamenta semquella bambola piagnona, che all'offerta [pre, di una fortuna risponde: "Non voglio sposarmi", "Non posso amare", "Sono troppo giovane", "Perdonatemi, vi prego! ". Ma se non volete sposarvi, vedrete come vi perdoner: andate a brucare l'erba dove vi pare, perch non vi voglio pi in casa Attenta; pensateci! Io non scherzo mai: [mia. gioved vicino: mettetevi una mano sul cuore, e decidete. Se mi ubbidirete, vi dar al mio amico; altrimenti, impiccati, vai a stendere la mano, crepa, sulla strada, perch, per l'anima mia, [muori non ti riconoscer pi come figlia; nulla di ci che possiedo andr a te. Pensaci bene: io non mancher di parola, credimi. Esce GIULIETTA Non c' piet lass fra le nuvole, che veda nel profondo il mio dolore? O dolce madre mia, non mi cacciare; ritarda queste nozze, di un mese, di una settimana; o, se non lo puoi, prepara il mio letto nuziale in quell'oscuro sepolcro dove riposa Tebaldo. DONNA CAPULETI Non dirmi nulla, non ti risponder una parola; fa' quello che vuoi, ne ho abbastanza di te. Esce

GIULIETTA Dio! O nutrice, come si potr impedire tutto questo? Qui sulla terra ho lo sposo, e la fede nel Cielo. Come potr quella fede tornare sulla terra, se lo sposo mio non me la render dal Cielo lasciando la terra? Dimmi una parola di conforto, consigliami! Ahim! ahim! Il Cielo pu ingannare cos una povera fanciulla come me? Che dici? Non trovi una parola di gioia? Un po' di consolazione, nutrice! NUTRICE Allora, eccovela! Romeo bandito; e, scommetto tutto il mondo contro nulla, che non torner pi indietro a cercarvi, o, se lo far, lo dovr fare segretamente. E dunque, stando cos le cose, io penso sia meglio che sposiate il conte. Oh, egli un adorabile genti[luomo! Romeo al suo confronto uno straccio! Un'aquila, [signora, non ha l'occhio cos acuto, cos vivace, cos luminoso, come quello di Paride. Sia maledetto il mio cuore se non penso alla vostra felicit, perch queste senozze sono migliori delle prime. [conde E se anche non fosse cos, il vostro primo marito morto, come se fosse morto, dato che, pure essendo vivo, non potete goderlo. GIULIETTA Parli col cuore? NUTRICE E anche con l'anima; se dico una menzogna, siano maledetti tutti e due. GIULIETTA Amen! NUTRICE Come? GIULIETTA Ebbene, mi hai consolata meravigliosamente.

Ora va' a dire alla signora che, avendo fatto addolo[rare mio padre, ho pensato di andare da frate Lorenzo per confessarmi e ottenere l'assoluzione. NUTRICE Per la Vergine! Ma vado subito: questa una buona [idea. Esce GIULIETTA (seguendo con gli occhi la NUTRICE) O vecchia dannata! O demonio perfido tra i perfidi! Io mi domando se essa pecca maggiormente spingendomi a essere spergiura, o a disprezzare il mio sposo con la stessa lingua che lo ha lodato migliaia di volte mettendolo al di l di ogni confronto. Va' via, consiglier ! Tu e il mio cuore, d'ora in poi, sarete due cose distinte. Andr dal frate a chiedere consiglio e, se tutto fallisce, non mi resta che la morte. Esce [IV. I.] Entrano FRATE LORENZO e PARIDE FRATE LORENZO Gioved, signore? Il tempo veramente poco, PARIDE Mio padre Capuleti ha deciso cos, e io non sar tanto indolente da rallentare la sua premura. FRATE LORENZO Mi dite che non sapete nulla dei sentimenti della questo non mi piace, non giusto. [fanciulla; PARIDE Essa non fa che piangere la morte di Tebaldo, perci raramente ho potuto parlare con lei d'amore: Venere non sorride in una casa di lacrime. Suo padre teme che alla fine essa si lasci vincere

dal dolore, e con saggezza affretta le nostre nozze; spera cos di arginare la piena delle sue lacrime. Sta sempre sola, chiusa nel dolore, dal quale pu distoglierla soltanto la compagnia di qualcuno. Ora conoscete il perch di questa fretta. FRATE LORENZO [Fra s] Cos non conoscessi la ragione per la quale bisognerebbe rallentare questa fretta. - Ecco, signore, la fanciulla si dirige verso la mia [cella. Entra GIULIETTA PARIDE Felice incontro, mia signora e mia sposa! GIULIETTA Signore, mi chiamerete cos quando potr essere voPARIDE [stra sposa! E questo "potr essere", deve essere, amore mio, gioGIULIETTA [vedi prossimo. Ci che deve essere, sar. FRATE LORENZO Questa una sentenza sicura. PARIDE Venite dal padre a confessarvi? GIULIETTA Se rispondo, mi confesso a voi. PARIDE Non gli direte di non amarmi! GIULIETTA Invece confesser a voi che amo lu. PARIDE Confesserete anche, sono certo, che amate me. GIULIETTA Se lo far, avr pi valore la confessione fatta in vostra assenza, e non davanti a voi.

PARIDE Povera anima, come il pianto ha consumato il tuo GIULIETTA [viso! Le lacrime hanno avuto una tenue vittoria perch era molto sciupato prima ancora della loro PARIDE [furia. Con queste parole l'offendi pi che con le lacrime. GIULIETTA Non una calunnia, signore, la verit; e l'ho detta a viso aperto. PARIDE II tuo viso il mio, e tu l'hai offeso. GIULIETTA Pu darsi, poich non mio. Avete tempo ora, padre? O devo tornare stasera dopo la Messa? FRATE LORENZO Va bene ora, mia pensierosa fanciulla. Signore, dobbiamo restare un momento soli. PARIDE Dio non voglia che io disturbi i vostri esercizi reliGiulietta, gioved verr a svegliarti all'alba. [giosi. Addio fino a quell'ora. Eccovi un bacio di fedelt. Esce GIULIETTA Ora chiudi la porta e vieni a piangere con me; non c' pi speranza, non c' riparo, non c' aiuto. FRATE LORENZO Ah, Giulietta, conosco il tuo dolore; esso mi sconvolge la mente. So che gioved prossimo vogliono farti sposare Paride, senza possibilit di GIULIETTA [rinvio. Non parlarmi, padre, di queste nozze, se non sai aiutarmi a impedirle. Se nella tua saggezza non puoi darmi aiuto, ammetti per che la mia decisione saggia:

con questo coltello io mi salver subito. Dio ha unito il mio cuore a quello di Romeo, tu le nostre mani; ebbene, prima che questa mano, che tu hai congiunto col tuo rito a quella di Romeo, stringa un altro patto, o il mio cuore leale, con un perfido mutamento si abbandoni a un altro, questo coltello trapasser la mano e il cuore. Dunque, con la tua lunga esperienza, dammi consiglio; o, ascolta, tra me e la mia disperata follia questo coltello giudicher col sangue ci che l'autorit dei tuoi anni e la tua saggezza non hanno potuto risolvere. Perch tardi a risponNon voglio tardare la mia morte, [dere? se non mi dirai una parola di salvezza. FRATE LORENZO Calmati, figliola mia, forse possiamo sperare, ma dobbiamo tentare un'avventura disperata, come disperato ci che vorremmo impedire. Se mi dici che vuoi veramente morire piuttosto che sposare il conte Paride, allora tu, che gi sfido la morte, certo avrai il coraggio di accettare una prova che ha l'apparenza della morte, pur d'impedire quella vergogna. Se osi tanto, io trover un rimedio. GIULIETTA Oh, piuttosto che sposare il conte Paride, dimmi di lanciarmi dai merli di quella torre, o che m'avventuri per strade battute dai ladri: costringimi nel covo delle serpi; legami in catene dove urlano gli orsi, o chiudimi di notte dove crepitano ossa di morti, tibie guaste dalla muffa, e gialli teschi scavati; o dimmi di scendere in una fossa aperta e di chiudermi

insieme a un morto, stretta al suo lenzuolo. Tutte queste cose, al cui solo racconto prima tremavo [di paura, ora le accetterei con fermezza, senza timore, pur di restare la sposa purissima del mio dolce amore. FRATE LORENZO Ascolta, allora; va' a casa, fatti vedere contenta e acconsenti a sposare Paride. Domani mercoled; allora domani notte cerca di coricarti sola e non lasciare che la nutrice dorma nella tua stanza, e, quando sarai a letto, bevi il liquore di questa fiala. Subito il sangue scorsonnolento e freddo nelle tue vene, e il polso [rer arrester il suo battito; e non ci sar pi calore in te n respiro a rivelare la vita. Le rose delle labbra e del viso appassiranno nel pallido colore della cenere; sugli occhi le palpebre scenderanno come quando la morte scende sul giorno della vita. Le membra private del movimento, dure, rigide, fredde avranno l'aspetto della morte; resterai in questo stato simile alla morte per quarantadue ore, e dopo ti sveglierai come da un sonno tranquillo. Dunque, quando lo sposo verr al mattino per farti alzare dal letto, ti creder morta. Secondo l'usanza del nostro paese, ti metteranno in una bara scoperta, vestita con gli abiti pi belli; sarai portata nell'antica cripta dove sono sepolti tutti i Capuleti. Intanto, con una lettera avvertir Romeo

del nostro progetto, e lui verr con me ad aspettare il tuo risveglio. In quella stessa notte, Romeo ti porter a Mantova. Cos ti salverai dalla vergogna che ora ti minaccia, se un capriccio improvviso o un timore da femminuccia non ti faranno perdere il coraggio al momento d'agire. GIULIETTA Dammi, dammi, non mi parlare di paura. FRATE LORENZO Tieni, e va', presto: sii forte e serena nel tuo proposito. E subito io mander un frate a Mantova con una lettera per il tuo signore, GIULIETTA Dammi tu la forza, amore, e sar salva. Addio, padre. Escono [IV. II] Entrano CAPULETI, DONNA CAPULETI, la NUTRICE e due o tre SERVI CAPULETI Va', e invita tutte le persone segnate qui. E tu, furfante, corri a cercare venti cuochi molto [bravi. SERVO Non ne avrete neppure uno che sia cattivo, perch vedr prima se sanno leccarsi la punta delle dita. CAPULETI Ma questa una prova della loro bravura? SERVO Certo, signore; chi pessimo cuoco non pu leccarsi la punta delle dita, quindi non prender chi non se la pu leccare. CAPULETI Vattene; via! Il SERVO esce Non saremo ben preparati in questa occasione. Dunque, mia figlia andata da frate Lorenzo?

NUTRICE S, certo. CAPULETI Bene; chiss che non riesca a mutarla un poco; una ragazza cattiva, ostinata e chiusa. Entra GIULIETTA NUTRICE Eccola: guardate come torna felice dalla confessione. CAPULETI Dunque, che c', mia piccola testarda? Dove sei andata a vagabondare? GIULIETTA Dove ho imparato a pentirmi di aver disobbedito a voi e ai vostri desideri, e dove padre Lorenzo mi ha imposto d'inginocchiarmi ai vostri piedi e di chiedervi perdono. Perdonatemi, vi supplico! Da questo momento mi lascer guidare solo da voi. CAPULETI [A un servo] Andate dal conte: voglio che questo sia stretto domattina; diteglielo! [nodo GIULIETTA Ho incontrato il giovane conte da padre Lorenzo e gli ho provato il mio amore, come si conviene, nei limiti della modestia. CAPULETI Sono contento, va bene: alzati. Cos doveva essere! Lascia che ora veda il conte. Avanti, ripeto, andate: conducetelo qui. Ora, davanti a Dio, tutta la citt deve riconoscenza a questo frate venerabile e santo. GIULIETTA Nutrice, volete venire nella mia stanza per aiutarmi a scegliere le vesti e i gioielli che vi sembreranno pi adatti per domani? DONNA CAPULETI Ma no, aspettiamo gioved. C' molto tempo.

CAPULETI Andate, nutrice, andate con lei: domani andremo in [chiesa. Escono GIULIETTA e la NUTRICE DONNA CAPULETI Non. avremo molto tempo per prepararci; quasi notte! CAPULETI Ma no! Me ne occuper io e tutto andr bene, te lo assicuro, moglie mia. Va' da Giulietta e aiutala a vestirsi; stanotte non andr a dormire; far io la donna di casa per una volta. Ehi, ehi! Seno tutti fuori: andr io dal conte Paride a prepararlo per la giornata di domani; il mio cuore meravigliosamente leggero, ora che la mia ostinata ragazza ha messo giudizio. Escono [IV. III] Entrano GIULIETTA e la NUTRICE GIULIETTA S, quel vestito il migliore; ma, ti prego, cara nutrice, lasciami sola, questa notte; devo pregare a lungo perch il Cielo abbia piet e sia indulgente verso la mia penosa condizione che tu conosci, piena di peccati. Entra DONNA CAPULETI DONNA CAPULETI Come, avete ancora da fare? Volete che vi aiuti? GIULIETTA No, signora, abbiamo gi scelto quanto occorre per domani. Ora, se non vi dispiace, vorrei restare sola, e lasciate che questa notte

la nutrice vi aiuti, perch, sono certa, avrete molto da fare per questo avvenimento inatteso. DONNA CAPULETI Buona notte! Va' a letto, riposati; ne hai bisogno. Escono DONNA CAPULETI e la NUTRICE GIULIETTA Addio! Il Ciclo sa quando ci rivedremo! Sento nelle vene un leggero freddo brivido di paura che quasi gela il calore della vita. Ora le richiamo; ne avr conforto. "Nutrice! " Ma, che farebbe qui? Devo essere sola a recitare la mia lugubre scena. Vieni, o fiala! E se questa mistura non agisse? Allora, sarei sposa domattina? No, no, questo lo impedir. Tu aspetta qui. [Posando accanto un pugnale} E se fosse un veleno che il frate avesse preparato con astuzia per farmi morire, piuttosto che avere disonore da queste nozze, perch proprio lui mi aveva gi unita con Romeo? Temo che sia cos; ma penso poi che non possibile perch egli stimato come un santo. E se mi svegliassi nella tomba prima dell'arrivo di Romeo? Ecco un pensiero terribile! Non resterei soffocata nel sepolcro, in quella bocca fetida dove non entra un soffio d'aria pura, e non morrei l prima che giunga il mio Romeo? E se resto viva, non pu darsi che l'orribile pensiero della morte e della notte, unito al terrore del luogo

(di quel sotterraneo che una antica cripta, dove si alzano in cumuli le ossa dei miei antenati, sepolti qui da secoli e secoli; dove il corpo di Tebaldo, ancora sporco di sangue, gi si corrompe, mentre poco prima fioriva sulla terra; dove, come dicono, a una cert'ora della notte si adunano gli spiriti), ahim, ahim, non pu darsi che svegliandomi troppo presto in mezzo al nauseabondo lezzo di morte e a urla lamentose simili a quelle della mandragora tratta fuori dalla che fanno impazzire gli uomini che le odono; [terra, non pu darsi che svegliandomi allora, io diventi pazza fra questi terrori sovrumani? E cos pazza da mettermi a giocare con le ossa dei miei padri? E non strapper dal sule membra di Tebaldo, a brano a brano? [dario E in quest'impeto d'ira forsennata, alzando nella mano, come clava, la tibia d'un antichissimo avo, non colpir il mio capo tante volte fino a che ne schizzi via il cervello ormai spento? E ora, ecco, mi pare di vedere l'ombra di mio cugino inseguire Romeo, che lo trafisse con la spada. Fermati, Tebaldo, fermati! Eccomi, Romeo! Bevo per te. Si getta sul letto dietro la tenda [IV. IV.] Entrano DONNA CAPULETI e la NUTRICE recando spezie DONNA CAPULETI Tieni, nutrice, prendi queste chiavi e cercami altre [spezie.

NUTRICE I cuochi, per i dolci, chiedono datteri e mele cotogne. Entra CAPULETI CAPULETI Andiamo - svelte! Svelte! Svelte! Il gallo ha cantato per la seconda volta, la campana ha suonato: sono le tre. Sta' attenta al forno, mia buona Angelica; e non badare a spese. NUTRICE Andate, andate a letto, sbriga-faccende; giuro che domani starete male, dopo questa notte di veglia. CAPULETI Ma no, macch! Gi ho vegliato notti intere per ragioni meno importanti di questa, e non mi sono mai ammalato. DONNA CAPULETI E gi! Ai bei tempi eravate cacciatore di topi, ma d'ora in poi veglier io per non farvi vegliare. Escono DONNA CAPULETI e la NUTRICE CAPULETI La gelosa! La gelosa! Entrano tre o quattro SERVI con spiedi, legna e ceste Ebbene, giovanotto, che c' qui? PRIMO SERVO Non so; roba per il cuoco. CAPULETI Sbrigatevi! Sbrigatevi! Tu, furfante, va' a prendere un po' di legna pi secca; chiama Pietro, ti dir dove trovarla. SECONDO SERVO Ho anch'io una testa e sapr trovare quella legna senza seccare Pietro.

CAPULETI Bene-detto, per la Messa, allegro furfante; ti chiamer "testa di legno". Ma quasi giorno. Musica dall'interno II conte sar qui tra poco con la musica come aveva promesso. Sento che s'avvicina. Nutrice! Moglie! Su! Su! Nutrice, dico! Entra la NUTRICE Va' a svegliare Giulietta, e aiutala a vestirsi; io andr a chiacchierare un po' con Paride. Sbrigati, dunque; presto, presto! Lo sposo gi qui; presto, dico. Esce [IV. v.] NUTRICE [aprendo le tende del letto] Signora! Su, su, signora! Giulietta! Certo, dorme Su, agnellino! Su, signora! Su, dormigliona! [forte. Amore mio! Padroncina mia! Cuor mio! Su, sposa! Come, non una parola? Volete farvene una buona [scorta, ora? Dormite per una settimana; perch questa notte, vi [assicuro, il conte ha la ferma idea di lasciarvi ferma ben poco [nel sonno. Dio mi perdoni! Madonna! E amen! Come dorme! Ma bisogna assolutamente che la svegli. Signora! Si[gnora! Signora! Ma s, lasciatevi trovare a letto dal conte; vi far saltar gi dallo spavento, ve lo giuro! No? Come, siete vestita? Con i vostri abiti pi belli, vi siete ancora sdraiata?

Debbo svegliarvi ad ogni costo. Madonna, Madonna! [Madonna! Ahim! Ahim! Aiuto! Aiuto! La mia signora O che giorno! Oh, non fossi mai nata! [morta! Un po' d'acquavite, Dio mio! Mio signore! Mia si[gnora! Entra DONNA CAPULETI DONNA CAPULETI Che cosa sono queste urla? NUTRICE O giorno di pianto! DONNA CAPULETI Ma che accade? NUTRICE Guardate! Guardate! O giorno di sventura! DONNA CAPULETI Povera me, povera me! Bambina mia, mia unica vita! Svegliati, riapri gli occhi, o morir con te! Aiuto! Aiuto! Chiamate aiuto! Entra CAPULETI CAPULETI Vergogna! Fate scendere Giulietta; Io sposo gi qui. NUTRICE morta, morta, morta! Ahim che giorno! DONNA CAPULETI Ahim, che giorno! morta, morta, morta! CAPULETI Oh, lasciatemela vedere. Ahim, gi fredda! Il sangue s' fermato, le sue membra sono rigide; la vita ha lasciato da tempo queste labbra. La morte scesa su lei come brina inaspettata sul fiore pi delicato di tutto il campo. NUTRICE O giorno di lamenti! DONNA CAPULETI O giorno di sventura!

CAPULETI La morte che me l'ha presa per farmi urlare di dolore, mi frena la lingua per non farmi parlare. Entrano FRATE LORENZO e PARIDE FRATE LORENZO Andiamo; la sposa pronta per andare in chiesa? CAPULETI Pronta per andarci, ma non per ritornare! O figlio, la notte prima del giorno delle nozze, ecco la morte ha posseduto la tua donna: ora qui distesa, fiore violato dalla morte. La Morte mio genero, la Morte mia erede. La Morte ha sposato mia figlia; e io voglio morire e lasciare tutto a lei; la vita e ci che possiedo, tutto PARIDE [ della Morte. Ho desiderato lungamente di vedere il volto di questo mattino, ed ecco quale spettacolo mi offre. Tutti gridano e si torcono le mani DONNA CAPULETI Maledetto, fatale, sventurato, odioso giorno! Ah, ora pi infelice che il tempo abbia veduta nell'infinita fatica del suo pellegrinare! Non avevo che una figlia, una sola, un'unica adorata la sola cosa che mi dava gioia e conforto, [bambina, e la morte crudele l'ha tolta ai miei occhi! NUTRICE Ahim! O triste, triste, triste giorno! O giorno pi doloroso, o giorno pi triste che io abbia mai, mai veduto! O giorno, o giorno! O giorno! O odioso giorno! Mai si vide un giorno cos nero come questo! O triste giorno, o triste giorno!

PARIDE Tradito, allontanato, ingannato, offeso, assassinato! Tradito da te, odiosissima morte, da te, crudele, crudele, e ormai distrutto! O amore! O vita! Non pi vita, ma amore nella morte! CAPULETI Disprezzato, abbandonato, odiato, torturato, ucciso! O tempo desolato, perch sei venuto ora a distruggere, distruggere la nostra festa di nozze? O bambina, bambina mia! O anima mia; anima, pi che mia figlia! Tu sei morta, morta! Ahim, la mia bambina morta, e con lei tutte le mie gioie sono sepolte! FRATE LORENZO Tacete, vi prego. Vergogna! La disperazione non si vince disperandosi. Questa bella fanciulla era vostra e del Cielo; ora tutta del Cielo; ed la cosa pi bella per lei. Voi non avete potuto salvare dalla morte la parte della fanciulla che era [vostra, ma il Cielo serba la sua parte nella vita eterna! Il vostro desiderio pi alto era la sua gloria, perch il vederla pi in alto era il vostro cielo; e voi ora piangete, ora, che la vedete pi in alto delle nuvole, alta come lo stesso cielo? Oh, con questo amore, voi amate cos male la vostra e siete come pazzi perch essa felice! [figliola, Non bene maritata la donna che vive a lungo con il [marito; quella che meglio maritata la sposa che muore [giovane. Asciugate le lacrime e spargete questo bel corpo di rosmarino e, secondo l'usanza, fatelo portare in chiesa con le sue vesti pi belle. Sebbene l'amorevole natura ci spinga tutti al pianto, le lacrime della natura fanno sorridere la ragione.

CAPULETI Tutto ci che avevamo preparato per la festa servir ora per la cerimonia funebre; i nostri strumenti si mutino in malinconiche campane; la nostra allegria per le nozze in un rito di morte, i nostri inni solenni, in lugubri lamentazioni; i nostri fiori per la sposa servano per una tomba. Ogni cosa servir per il suo scopo contrario. FRATE LORENZO Signore, rientrate; e voi, signora, andate con lui; anche voi, Paride! Ognuno si prepari a seguire la bella salma fino alla tomba. Il Cielo in collera per qualche vostra colpa; cercate di non irritarlo ancora ostacolando la sua suprema volont. Escono tutti tranne la NUTRICE, che dopo aver deposto rametti d rosmarino presso Giulietta, chiude le tende del letto [Entrano i SUONATORI] PRIMO SUONATORE Credo che ormai possiamo mettere via i nostri flauti NUTRICE [e andarcene. Buona e onesta gente, metteteli via, s, metteteli via; lo vedete bene, ci ha lasciato un vuoto doloroso! [Esce] PRIMO SUONATORE S, vero, occorre riempire questo vuoto. Entra PIETRO PIETRO Suonatori, ehi, suonatori! "Pace del cuore!" "Pace del cuore! " Se mi volete ridare la vita, suonate "Pace del cuore!"

PRIMO SUONATORE Perch " Pace del cuore ! " ? PIETRO Oh, suonatori, perch il mio cuore gi suona: "II mio cuore pieno di tristezza!". Oh, suonatemi delle allegre cantilene, per consolarmi. SECONDO SUONATORE Non suoneremo nulla; non questo il momento! PIETRO Allora, non volete? PRIMO SUONATORE No. PIETRO Allora ve lo dar sonoramente. PRIMO SUONATORE Che cosa ci darai? PIETRO Non certo denaro, ma dello "strimpellatore", vi dar del "menestrello"! PRIMO SUONATORE E io ti dar del "servo-animale"! PIETRO Allora io vi batter la mia daga di servo-animale sulla zucca, e non far mai pause alle battute. Vi do "la fa re". Lo notate? PRIMO SUONATORE Con "la", "fa", "re'\ sei tu che ci di note. SECONDO SUONATORE Ti prego, metti dentro la daga, e tira fuori lo spirito. PIETRO Allora, attenti al mio spirito. Vi batter col ferro del mio spirito; metter dentro il ferro della mia daga. Rispondetemi da uomini: " Quando la pena ci ferisce il cuore e la tristezza amara grava l'anima la musica allora, col suo suono d'argento..." Perch suono d'argento? Perch la musica col suo suono d'argento? Che ne dici tu, Simon Cavata? PRIMO SUONATORE Be' signore, perch l'argento ha un dolce suono. PIETRO Non c' male! Che ne dici tu, Ugo Solfa?

SECONDO SUONATORE Dico che c' "suono d'argento" perch i suonatori suonano per l'argento! PIETRO Buona anche questa! Che ne dici tu, Giacomo del Suono? TERZO SUONATORE Davvero, non so che dire! PIETRO Oh, ti chiedo scusa: tu sei un cantante. Lo dir io per te. Ecco: "la musica col suo suono d'argento" perch i suonatori come voi non hanno oro da far suonare: "La musica allora, col suo suono d'argento d subito conforto di dolcezza." Esce PRIMO SUONATORE Che razza di sporco imbroglione! SECONDO SUONATORE Impiccate quella canaglia! Venite, entriamo! Aspetteremo i piagnoni; restiamo qui per mangiare. Escono [V. I.] Entra ROMEO ROMEO Se devo credere alla verit adulatrice del sonno, i miei sogni mi fanno presagire prossima qualche lieta [notizia. Chi padrone del mio cuore siede allegro sul suo [trono, mentre oggi, per tutto il giorno, una forza insolita mi solleva al di sopra della terra con pensieri felici. Ho sognato che la mia donna veniva e mi trovava [morto (strano sogno che permette a un morto di pensare), e suscitava coi baci sulle mie labbra una tale potenza di vita da farmi rivivere: ed ero padrone del mondo. Ahim! Quanta dolcezza si prova nell'amore, se soltanto le sue ombre sono cos ricche di gioia!

Entra BALDASSARRE Notizie da Verona! Ebbene, Baldassarre, non mi porti lettere del frate? Che cosa fa la mia donna? Mio padre sta bene? Come sta la mia Giulietta? Te lo chiedo di nuovo, perch nulla va male quando Giulietta sta bene. BALDASSARRE Allora Giulietta sta bene, e nulla pu andare male. Il suo corpo riposa nella tomba dei Capuleti e la sua parte immortale vive con gli angeli. Io la vidi distesa nella tomba, e subito mi misi in per venirvelo a dire. Oh, perdonatemi [cammino se vi dico tristi cose, mio signore; ma mi avevate laa Verona per darvi notizie. [sciato ROMEO davvero cos? E allora, vi sfido, o stelle. Tu sai dove abito; portami carta e inchiostro e noleggia dei cavalli di posta. Partir stanotte. BALDASSARRE Vi scongiuro, signore, calmatevi. Siete cos pallido e stravolto che temo qualche vostro atto disperato. ROMEO Sbagli; lasciami e fa ci che ti ho chiesto. Non hai lettere del frate per me? BALDASSARRE No, mio buon signore. ROMEO Non importa. Va', e noleggia i cavalli. Io verr subito. BALDASSARRE esce Allora, Giulietta, stanotte dormir con te. Vediamo come! O morte, come entri rapida

nei pensieri degli uomini disperati. Ecco: c' uno speziale che abita qui vicino; l'ho visto di recente con un vestito lacero, mentre pensieroso raccoglieva erbe medicinali. Aveva il volto scavato: la miseria pi crudele lo aveva distrutto fino alle ossa. Nella sua squallida bottega stavano appese una tartaruga, un coccodrillo imbalsamato e altre pelli di pesci di strane forme; sugli scaffali si vedevano sparse in mostra alcune scatole vuote, verdi vasi di terracotta, vesciche, sementi ammuffite, pezzi di spago e vecchie pasticche di estratto di rosa: davanti a tanta miseria, dissi a me stesso: "Se un uomo avesse bisogno di un veleno, la cui vendita punita a Mantova con la morte, certo questo miserabile glielo venderebbe" Questo pensiero non era che il presentimento del bisogno in cui ora mi trovo; e questo stesso uomo bisognoso deve ora vendermi il veleno. Oggi festa e la bottega di questo sciagurato chiusa, ma, se ben ricordo, questa dovrebbe essere la sua casa. Ehi, ehi, speziale! Entra lo SPEZIALE SPEZIALE Chi mi chiama, urlando cos? ROMEO Vieni qui, amico. Sei povero, tieni: ecco quaranta ducati, e procurami un forte veleno, che agisca cos rapido e con tale violenza, che, appena dentro le vene, chi lo prende perch stanco della vita, possa rimanere subito senza respiro e cadere morto con la fulminea violenza con cui l'accesa polvere s'avventa dal grembo fatale del cannone.

SPEZIALE Certo, ho dei veleni cos potenti; ma la legge di Mantova punisce con la morte chiunque li venda. ROMEO Tu, cos nudo e miserabile, hai paura di morire? Sulle tue guance c' la fame, nei tuoi occhi agonizzano le privazioni e le sofferenze, sulle tue spalle pendono il disprezzo e la miseria; il mondo ti nemico e cos la legge del mondo. Il mondo non ha legge per farti ricco; dunque, non restare povero, ma spezza la legge e prendi queSPEZIALE [sto. Acconsente la mia miseria, non la mia volont. ROMEO E io pago la tua miseria, non la tua volont. SPEZIALE Mettete questo veleno in un liquido qualunque e bevetelo. Morirete subito anche se aveste la forza di venti uomini. ROMEO Prendi il tuo denaro: il denaro il veleno peggiore per l'anima umana, in questo odioso mondo; esso uccide pi di queste deboli misture che tu non potresti vendere. Io, ti vendo il veleno; non sei tu a vendermelo. Addio! Comprati da mangiare e mettiti in carne. Vieni, per me sei un cordiale, non un veleno; andiamo insieme alla tomba di Giulietta: l mi ser[ virai. Escono [V. II.] Entra FRATE GIOVANNI FRATE GIOVANNI Frate di San Francesco! Fratello! Ehi!

Entra FRATE LORENZO FRATE LORENZO Questa mi pare la voce di frate Giovanni. Benvenuto da Mantova! Che dice Romeo? Oh, se egli mi ha scritto, dammi la sua lettera. FRATE GIOVANNI Ero andato a cercare un fratello scalzo, uno del nostro Ordine, che stava visitando gli ammalati in citt, perch venisse con me; l'avevo trovato, quando le guardie, sospettando che fossimo stati in una casa contagiata dalla peste, chiusero le porte e non ci lasciarono pasCos fin il mio viaggio a Mantova. [sare. FRATE LORENZO Allora chi ha portato la mia lettera a Romeo? FRATE GIOVANNI Io non ho potuto consegnargliela e l'ho ancora qui. E non ho trovato nemmeno un messaggero per rimandartela, tanta la paura che tutti hanno della peste. FRATE LORENZO Oh, destino avverso! O Ordine nostro! Non era una lettera inutile, ma molto importante per le sue notizie; e non averla recapitata pu essere causa di grande sventura. Frate Giovanni, va', procurami una leva di ferro e portala subito nella mia cella. FRATE GIOVANNI Fratello, vado a prenderla subito. Esce FRATE LORENZO Ora devo andare da solo alla tomba. Fra tre ore la bella Giulietta si sveglier, e io avr le sue maledizioni quando sapr che Romeo non stato informato dei nostri progetti; scriver ancora a Mantova,

e intanto terr Giulietta nella mia cella fino al ritorno di Romeo. Povera morta che vive chiusa nella tomba, destinata ai morti. [V. III.]

Esce

Entrano PARIDE e il suo PAGGIO, con fiori, acqua profumata [e una torcia] PARIDE Dammi la torcia, ragazzo, e allontanati. Anzi, spegnila, perch non voglio essere veduto. Va' sotto quegli alberi di tasso e poggia l'orecchio per terra; cos potrai udire ogni rumore di passi sul suolo del cimitero che risuona chiaro perch sempre sconvolto dagli scavi delle fosse. Se odi qualcuno che s'avvicina, fischia: questo sar il segnale. Dammi quei fiori, fa' come ti ordino, va'. PAGGIO Ho paura di trovarmi solo nel cimitero; ma dovr stare qui ugualmente. Esce PARIDE (spargendo fiori sulla tomba) O dolce fiore, io copro di fiori il tuo letto d nozze. Ahim, il baldacchino polvere e pietra, e io porter ogni notte a questi fiori dolce acqua o lacrime pure di pianto. Ecco le offerte funebri: i fiori e i lamenti. Il PAGGIO fischia Qualcuno s'avvicina: quale piede maledetto viene a turbare un rito d'amore?

Entrano ROMEO e BALDAS SARRE con una torcia, un piccone e una leva di ferro Vedo una torcia. Nascondimi, o notte! [Si ritira] ROMEO Prendi quel piccone e la leva di ferro. Tieni, prendi questa lettera; domani mattina consegnala a mio padre. Dammi la torcia. E ora, allontanati: qualunque cosa tu senta o veda, pena la vita, non interrompere il mio lavoro. Io scendo in questo letto di morte per ammirare ancora il volto della mia donna, e per togliere dal suo dito un anello prezioso, del quale ho bisogno per un uso a me caro. Va', dunque! Ma se tu tornassi per spiare Il mio lavoro, per il Cielo, ti far a pezzi e disperder le tue membra per questo cimitero insaziabile. Questo momento, e ci che decido, sono feroci, selvaggi e inesorabili pi delle tigri affamate e del mare che rugge. BALDASSARRE Vado, signore, e non vi disturber. ROMEO Cos mi dimostrerai la tua amicizia. Prendi questo, vivi e sii felice. Addio, caro amico. BALDASSARRE Io per mi nasconder qui vicino. Il suo sguardo mi fa paura: ho dei dubbi su quello che far. Esce ROMEO Tu, o bocca maledetta, tu ventre della morte, saziati col boccone pi dolce della terra!

Cos spalanco le marce mascelle e vi spingo a forza nuovo cibo. ROMEO apre il sepolcro PARIDE Questo il superbo Montecchi, bandito da Verona, che uccise il cugino del mio amore. Si pensa che la bella creatura sia morta di dolore. Forse viene qui per profanare questi morti. Io lo arrester. - Interrompi Il tuo infame lavoro, o vile Montecchi! Pu la vendetta continuare al di l della morte? Vile bandito, io ti arresto. Obbedisci e seguimi. Tu devi morire. ROMEO Infatti, devo morire. Per questo sono venuto qui. Sei buono e gentile, non sfidare un uomo disperato; vattene e lasciami solo. Pensa a questi morti e trema per te; ti scongiuro, o giovane, non aggiungere un'altra colpa sul mio capo eccitando la mia collera. Vattene, per il Cielo, io ti amo pi di me stesso, perch sono venuto qui armato contro me stesso. Non fermarti, vattene: vivi e racconta che la piet di un pazzo ti lasci fuggire. PARIDE Io sfido i tuoi ordini e ti arresto, o vile! ROMEO Vuoi provocarmi? Ebbene, a te, ragazzo. S battono PAGGIO O Dio! Si battono. Andr a chiamare le guardie. [Esce] PARIDE cade

PARIDE Oh, mi ha ucciso! Se tu fossi pietoso, dovresti aprire la tomba e mettermi accanto a Giu[lietta. Muore ROMEO Ti giuro, lo far. Ma lascia che guardi la tua faccia. un parente di Mercuzio, il nobile conte Paride. Che cosa diceva il mio servitore, quando-cavalcavamo durante il viaggio e la mia mente sconvolta non badava alle sue parole? Non diceva, forse, che Paride avrebbe dovuto sposare Giulietta? Non ha detto questo? L'ho sognato forse? O sono pazzo, sentendolo parlare di Giulietta, a pensare che egli dicesse questo? Ora dammi la tua [mano, tu che sei segnato con me nel triste libro della svenlo ti seppellir in una tomba sontuosa. [tura. Una tomba? Oh, no; in un faro, o mia giovane vit[tima, perch qui giace Giulietta, e la sua bellezza trasforma questa tomba in una sala di festa, piena di luce. O Morte, riposa, sepolta qui da un morto! [Depone PARIDE nella tomba] Spesso felice l'uomo in agonia e chi veglia chiama lampo della morte quell'istante. Io non avr quel lampo! O mio amore, mia sposa! La morte, che ha gi succhiato il miele del tuo respiro, nulla ha potuto sulla tua bellezza. Ancora non sei vinta, e l'insegna di bellezza, sulle labbra e sul viso, ancora rossa, e la pallida bandiera della morte su te non distesa. Tu sei l, Tebaldo, nel sudario insanguinato, ma con la mano che t'uccise spezzer la vita al tuo nemico, e sar grande onore per te. Perdonami. O amata Giulietta, perch sei ancora bella? Ti ama forse la morte senza corpo?

L'odioso, squallido mostro ti tiene qui nell'ombra come amante? Questo io temo, e rester con te, per sempre, chiuso nella profonda notte. Qui voglio restare, qui, coi vermi, i tuoi fedeli; avr qui riposo eterno, e scuoter dalla carne, stanca del mondo, ogni potenza di stelle maligne. Occhi, guardatela un'ultima volta, braccia, stringetela nell'ultimo abbraccio, o labbra, voi, porta del respiro, con un bacio puro suggellate un patto senza tempo con la morte che porta via ogni cosa. Vieni, amara guida, vieni, scorta ripugnante. E tu, pilota disperato, avventa veloce su gli scogli la tua triste barca stanca del mare. Eccomi, o amore! [Beve] O fedele [mercante, i tuoi veleni sono rapidi: io muoio con un bacio! [Muore] Entra FRATE LORENZO con una lanterna, la leva d ferro e una vanga FRATE LORENZO San Francesco m'accompagni! Quante volte stanotte i miei piedi hanno urtato contro le tombe! Chi l? BALDASSARRE Un amico che vi conosce bene. FRATE LORENZO Siate benedetto. Ditemi, mio buon amico, vedete quella torcia che vanamente illumina vermi e teschi? Mi pare accesa

nel sepolcro dei Capuleti. BALDASSARRE Infatti, padre, l c' il mio padrone, uno che vi ama. FRATE LORENZO E chi ? BALDASSARRE Romeo. FRATE LORENZO Da quanto tempo l? BALDASSARRE Da pi di mezz'ora. FRATE LORENZO Accompagnami al sepolcro. BALDASS ARRE Ho paura ; il mio padrone crede che io sia andato via. Non vuole nessuno, e per farmi allontanare mi ha minacciato di morte. FRATE LORENZO Allora rimani. Andr solo. Temo che sia successa una sventura. BALDASSARRE Mentre dormivo sotto quel tasso, ho sognato che il mio padrone si batteva con un altro, e lo uccideva. [Esce] FRATE LORENZO Romeo! Si china a guardare il sangue e le armi Ahim, che cosa vuoi dire questo sangue sull'entrata della tomba? Che significano queste spade sporche di sangue, in questo luogo di [pace? Romeo! Oh, come pallido! E chi c' ancora? Come? Anche Paride? E tutto insanguinato? E quando sar avvenuta questa sventura? La fanciulla si muove. GIULIETTA si sveglia

GIULIETTA O frate consolatore, dov' il mio Romeo? Ricordo bene dove avrei dovuto trovarmi. E infatti sono qui. Dov' il mio Romeo? FRATE LORENZO Sento rumore, esci da quel luogo di morte, di putrefazione e di sonno non naturale. Una forza superiore a cui non possiamo opporci ha contrastato i nostri progetti. Vieni, vieni via! Il tuo sposo morto e si trova al tuo fianco; e anche Paride. Vieni, ti far entrare in un convento di monache. Non perdiamo tempo, ora, non domandarmi; la guardia sta per arrivare. Vieni, andiamo via, buona Giulietta. Non prudente restare qui. GIULIETTA Ebbene, vattene; io non ti seguir. Esce FRATE LORENZO Che c' qui? Una tazza, stretta ancora dalla mano del mio fedele amore. Capisco, stato il veleno a ucciderlo prima del tempo, Oh, egoista! L'ha bevuto tutto e non ne ha lasciato una goccia amica per me. Ora lo bacer: forse un po' di veleno rimasto sulle sue labbra e baster a darmi una morte consolatrice. [Lo bacia] Le tue labbra sono calde! Entrano le GUARDIE e il PAGGIO di Paride PRIMA GUARDIA Guidaci, ragazzo. Quale la strada? GIULIETTA Ancora rumore! Devo fare presto. Oh, caro pugnale! Questo il tuo fodero! Riposa qui e fammi morire. Si uccide con il pugnale [di ROMEO]

PAGGIO Ecco, l: dove brilla quella torcia. PRIMA GUARDIA II terreno insanguinato; bisogna cercare qui intorno, e arrestare chiunque si trovi nel cimitero. [Alcuni escono] O spettacolo pietoso! Il conte stato ucciso ed qui a terra, e anche Giulietta coperta di sangue. morta da poco perch ancora calda: ed ra qui [sepolta da due giorni. Andate a chiamare il Principe. Correte dai Capuleti, svegliate i Montecchi. E si continui a cercare intorno. [Escono altre GUARDIE] Questo il luogo dove vediamo le vittime di pietose sventure, ma non potremo mai stabilire dove veramente ebbe luogo l'origine di esse, senza conoscerle in ogni particolare circostanza. Entrano [alcune GUARDIE con] BALDASSARRE SECONDA GUARDIA Ecco il servo di Romeo; l'abbiamo trovato nel cimiPRIMA GUARDIA [tero. Tenetelo al sicuro, fino all'arrivo del Principe. Entra un'altra GUARDIA con FRATE LORENZO TERZA GUARDIA Ecco qui un frate. Trema, sospira e piange; lo abbiamo preso con questa leva e questa vanga mentre veniva da quella parte del cimitero. PRIMA GUARDIA Arrestate anche lui: molto sospetto. Entrano il PRINCIPE e il seguito

PRINCIPE Quale sventura accaduta cos presto, che ci ha fatto interrompere il riposo mattutino? Entrano CAPULETI, DONNA CAPUTETI e altri CAPULETI Che cosa pu essere accaduto? Si sente gridare da DONNA CAPULETI [ogni parte. Il popolo strepita per le vie: alcuni gridano: "Ro[meo! " altri: "Giulietta!"; e altri ancora: "Paride!". E tutti corrono con grande tumulto verso la nostra PRINCIPE [tomba. Ma perch tante grida paurose? PRIMA GUARDIA Altezza, qui ci sono i cadaveri del conte Paride, di Romeo e di Giulietta. Giulietta, ch'era gi morta, stata uccisa da poco: ancora calda. PRINCIPE Domandate e cercate di sapere come avvenuta questa terribile strage. PRIMA GUARDIA Qui c' un frate e il servitore di Romeo, con alcuni ferri che possono servire a forzare le tombe. CAPULETI O Cielo! O moglie mia! Guarda com' insanguinata nostra figlia! Questo pugnale ha sbagliato. La sua custodia vuota al fianco di Montecchi: entrato per errore nel petto di mia figlia. DONNA CAPULETI Ahim! Questo spettacolo di morte come una campana che chiama la mia vecchiaia al sepolcro. Entrano MONTECCHI e altri

PRINCIPE Vieni, Montecchi: oggi ti sei alzato prima del tempo per vedere il tuo figlio ed erede coricato ancora prima del tempo. MONTECCHI Ah, mio Principe, mia moglie morta stanotte. Il dolore per l'esilio di Romeo ha fermato il suo re[spiro. Quale altra sventura si prepara contro la mia vecPRINCIPE [chiaia? Guarda e vedrai. MONTECCHI O figlio, mi hai mancato di rispetto. Che modo quedi affrettarti alla tomba prima di tuo padre? [sto PRINCIPE Calma per un momento la tua disperazione fino a che riusciremo a chiarire questi fatti e a conoscerne l'origine, la forza, e il vero scopo. Poi ti guider nel tuo dolore e ti sar compagno fino alla morte. Per ora, calmati e lascia che la sciagura sia schiava della pazienza. Fate venire le persone sospette. FRATE LORENZO Su di me grava il maggiore sospetto; ma io sono il meno capace di compiere questo orrendo delitto. Tuttavia il tempo e il luogo sono contro di me; eccomi dunque pronto ad accusare a difendermi, a condannarmi e ad assolvermi, [mi PRINCIPE Allora, racconta quello che sai. FRATE LORENZO Sar breve perch il mio fiato non sufficiente ad annoiarvi con un lungo racconto. Romeo era il marito di Giulietta

e lei era la sposa fedele di Romeo. Sono stato io a sposarli; il loro matrimonio segreto fu celebrato proprio nel giorno della morte di Te[baldo, morte che fece bandire Romeo da questa citt. Giulietta soffriva per lui, non per Tebaldo. Voi, per allontanare la causa del suo dolore, l'avevate promessa, e l'avreste data in sposa per forza al conte Paride. Giulietta, disperata, venne da me, e mi preg di trovare un mezzo per liberarla da questo secondo matrimonio; in caso contrario si sarebbe uccisa nella mia cella. Allora io, valendomi della mia arte, le feci prendere un sonnifero che ebbe l'effetto desiderato, perch le diede l'apparenza d'una morta. Intanto scrissi a Romeo di venire qui, in questa notte fatale, per aiutarmi a toglierla dalla tomba, appena cessato l'effetto del sonnifero. Ma frate Giovanni, che doveva consegnare la mia let[tera, fu trattenuto da un incidente, e la scorsa notte venne a riportarmela. Perci, all'ora in cui Giulietta si doveva svegliare, venni qui per toglierla dalla tomba e accompagnarla nella mia cella, dove intendevo nasconderla fino a quando non avessi trovato un mezzo opportuno per informare Romeo. Ma, appena giunto, alcuni minuti prima del suo risveglio, trovai morti il nobile Paride e il fedele Romeo. Intanto Giulietta si svegliava e io la supplicai di venire via e di sopportare con rassegnazione la volont del Cielo. Ma un rumore improvviso mi fece allontanare dalla tomba: e Giulietta, nella sua grande disperazione, non volle venire con me, ma, a quanto pare, fece violenza su se stessa. Questo quanto io so;

il matrimonio era a conoscenza della nutrice. Ora, se ho qualche colpa in questa sciagura, la mia vita sia sacrificata prima del suo tempo, con la pena della legge pi severa. PRINCIPE Noi ti abbiamo sempre ritenuto un santo. E ora, sentiamo il servo di Romeo. Che cosa puoi dire? BALDASSARRE Sono stato io a portare al mio padrone la notizia della morte di Giulietta, ed egli part subito da Mantova; e, appena qui, si rec alla tomba. Qui, mi ordin di consegnare, il mattino seguente, questa lettera a suo padre; e, prima di entrare nella tomba, mi minacci di morte se non mi fossi allontanato, perch voleva restare solo. PRINCIPE Dammi la lettera, voglio leggerla. Dov' il paggio del conte che chiam la guardia? Ditemi, giovanotto, che cosa faceva qui il vostro padrone? PAGGIO Venne a portare dei fiori sulla tomba della sua donna, e mi ordin di allontanarmi; e cos feci. Dopo un po' un uomo con una torcia si avvicin alla tomba per aprirla. Il mio padrone s'avvent su di lui con la spada in mano e io corsi a chiamare la guardia. PRINCIPE Questa lettera di Romeo conferma le parole del buon frate. Racconta il loro amore, l'annuncio della morte di Giulietta, come egli aveva comprato un veleno da un povero speziale, e come poi era venuto qui per morire e stare vicino a Giulietta! Dove sono questi nemici? Capuleti! Montecchi! Ecco quale punizione scesa sul vostro odio. Il Cielo ha ucciso con l'amore i vostri figli,

e io, per avere tollerato le vostre discordie, ho perduto due dei miei parenti. Siamo tutti puniti CAPULETI O fratello Montecchi, dammi la mano! Ecco la dote di mia figlia, poich io non posso domandare di pi. MONTECCHI Ma io posso darti molto di pi Io innalzer una statua tutta d'oro a Giulietta; e finch duri la citt di Verona, nessun'altra immagine sar tanto onorata, come quella della pura e fedele Giulietta. CAPULETI E Romeo con uguale splendore star accanto alla [statua della sua donna. Povere vittime del nostro odio! PRINCIPE Questo giorno porta con s una grigia pace. Il sole per 51 dolore nasconde la sua faccia. Andiamo: parleremo ancora di questi fatti dolorosi, perch fra coloro che vi parteciparono, alcuni saranno perdonati, altri puniti. Certo non vi fu mai una storia pi infelice di quella di Giulietta e del suo Romeo. Escono tutti

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