Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
2. Lopinione di Anassagora
La presente opinione venne confutata da alcuni antichi filosofi in tre modi. Primo, Anassagora che, pur avendo posto con gli altri Naturalisti dei principi di natura materiale e corporea, fu il primo a porre l'esistenza di un principio incorporeo, ossia l'intelletto. Stando, infatti, alla sua tesi, essendo tutti i principi corporei mescolati in tutte le cose, appariva impossibile che i corpi fossero in grado di separarsi l'uno dall'altro, a meno di non ammettere l'esistenza di un principio della separazione, assolutamente immisto e tale da non avere nulla in comune con la natura corporea. Ma la sua opinione, anche se si presentava certamente pi vera di quella degli altri, i quali ponevano soltanto una natura corporea, si discosta dalla verit in due punti. Primo, perch, come risulta dalla sua tesi, non ammise che un solo intelletto separato, il quale form questo mondo separando i corpi mescolati insieme; ora, poich noi attribuiamo a Dio la creazione del mondo, dalla sua opinione su questo punto, come su quello riguardante le sostanze incorporee chiamate angeli, inferiori a Dio ma superiori ai corpi, non ci dato di ricavare nulla. Secondo, perch anche a proposito dell'intelletto, che egli riteneva unico e immisto, parso che non sia riuscito a metterne chiaramente in luce la virt e la dignit. Consider infatti l'intelletto, che egli ritenne separato, non quale principio universale dell'essere, ma solo il principio della separazione; riteneva, infatti, che i corpi, fra loro mescolati, ricevessero dall'intelletto separato, non l'essere, ma soltanto la separazione.
3. Lopinione di Platone
Per cui Platone intraprese una strada pi valida per confutare l'opinione dei primi Naturalisti'. Poich costoro ritenevano che fosse impossibile per gli uomini conoscere con certezza
la verit delle cose, sia per il continuo divenire della realt corporea, sia per gli errori dei sensi con i quali vengono conosciuti i corpi, egli pose delle nature separate dalla materia delle cose divenienti, e nelle quali la verit fosse stabile, in modo che l'anima nostra, a esse aderendo, fosse in grado di conoscere la verit; per cui, dal momento che l'intelletto, nel conoscere la verit, apprende separatamente delle cose trascendenti la materia degli esseri sensibili, egli riteneva che esistessero degli esseri separati da quelli sensibili. Ora, il nostro intelletto, nella conoscenza della verit, fa uso di una duplice astrazione. La prima, quando apprende i numeri, le grandezze e le figure matematiche prescindendo dalla materia sensibile; infatti, pensando i due o il tre, la linea o la superficie, il triangolo o il quadrato, nella nostra apprensione non vi contemporaneamente qualcosa che sia di pertinenza del caldo o del freddo o di qualcosa di simile, che possa essere percepito dal senso. La seconda, quando il nostro intelletto si serve dell'astrazione per concepire l'universale senza pensare al particolare, come quando pensiamo l'uomo senza nulla pensare di Socrate o di Platone o di qualche altro uomo; e cos pure negli altri casi. Per cui Platone pose due generi di cose separate dagli esseri sensibili: gli enti matematici e gli universali, che chiamava specie o idee. Tra essi vi era la seguente differenza: negli enti matematici si possono pensare pi cose di una stessa e unica specie, per esempio due linee o due triangoli equilateri e uguali; nelle idee ci assolutamente impossibile: il concetto universale di uomo dal punto di vista specifico solo uno. Cos tra le specie o idee e gli esseri sensibili pose, come intermediari, gli enti matematici; i quali convengono con gli esseri sensibili in quanto ve ne sono molti sotto la stessa specie, e con le idee in quanto sono separati dalla materia sensibile. Nelle idee, poi, pose un certo ordine: ci che era pi semplice nell'intelletto veniva prima nell'ordine delle cose. Ora, nell'intelletto viene prima l'uno e il bene, tanto vero che chi non intende l'uno non intende nulla; l'uno, poi, e il bene si convertono l'uno nell'altro; per cui riteneva che l'idea prima di uno, chiamata uno in s e bene in s, fosse il principio primo delle cose, dicendo che era il sommo Dio. Al di sotto dell'uno, istitu, nelle sostanze separate dalla materia, diversi ordini di esseri partecipanti e partecipati; ordini che chiamava di secondi , come fossero delle unit sussistenti posteriori alla prima unit semplice. Di nuovo, dal momento che tutte le altre specie partecipano dell'uno, cos anche l'intelletto per intendere deve partecipare delle specie degli enti; quindi, come al di sotto altri corpi immortali, ossia i corpi aerei ed eterei, i quali partecipano delle anime perpetuamente. Ritenevano poi che alcune di queste fossero separate del tutto dai corpi terreni, che essi dicevano essere i corpi dei demoni; altre, invece, fossero dentro i corpi terreni, il che proprio delle anime degli uomini. Infatti, ritenevano che questo corpo umano e terreno, che noi tocchiamo e vediamo, non partecipasse immediatamente dell'anima, ma che l'anima avesse interiormente un altro corpo superiore e incorruttibile e perpetuo, dal momento che l'anima anch'essa incorruttibile; cos che l'anima, con il suo corpo perpetuo e invisibile, si trova in questo corpo pi grosso, non come la forma nella materia, ma come il nocchiero nella nave. E, dicevano, come ci sono uomini buoni e uomini cattivi, cos vi sono anche demoni buoni e demoni cattivi; mentre le anime celesti e gli intelletti separati e gli di sono tutti quanti buoni. Risulta cos quindi chiaro che tra noi e il sommo Dio essi ponevano quattro ordini di esseri: gli di secondi, gli intelletti separati, le anime celesti, e i demoni buoni e cattivi. Se ci fosse vero, tutti questi ordini intermedi verrebbero da noi messi nel novero degli angeli, poich pure nella Sacra Scrittura sono chiamati angeli anche i demoni; e le anime stesse dei corpi celesti, ammesso che siano animati, dovrebbero essere annoverate tra gli angeli, come stabilisce Agostino nell'Enchiridion.