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La
DOMENICA 21 AGOSTO 2011/Numero 340
le storie
cultura
di
Repubblica
spettacoli
a richiesta su carta intestata, Harvard University, Department of Social Relation, Centro per gli studi sulla personalit. La data il 6 dicembre 1960, destinataria Olympia Press, Paris, France: Carissimi, vogliate gentilmente inviarmi una copia di Pasto nudodi William Burroughs. Mi occorre per le ricerche che sto facendo sulle droghe e il loro effetto sulla creativit. Sto provvedendo personalmente ad accordarmi con le autorit doganali americane perch possa essere ammesso negli States. Firmato: Timothy Leary. Chiudete gli occhi. E poi riapriteli. Anzi: Turn on, tune in, drop out, cio accendetevi, sintonizzatevi e lasciatevi andare, secondo lo slogan pi famoso degli anni Sessanta che quel professore matto, il profeta dellLsd, coni dopo un pranzo con Marshall McLuhan, linventore del Villaggio Globale. (segue nelle pagine successive)
n un certo senso fu per lui la cosa pi normale che gli potesse capitare dopo morto: sei grammi delle sue ceneri spedite con un razzo nello spazio. Cos Timothy Leary concluse, in maniera eclatante, la sua vita. Che non fu n lunghissima, ma neppure breve. Se ne and, nel 1996, settantacinquenne dopo che gli fu diagnosticato un cancro alla prostata. Ma prima di raccontare la sua fine che si circond di effetti speciali, occorre fare un passo indietro. Tornare a quellAmerica degli anni Trenta, quando fu mandato a studiare presso una scuola di gesuiti. Si pu capire la propria vocazione in tanti modi. Tim realizz immediatamente che il rigore, la disciplina e quella subdola inclinazione machiavellica che si nascondeva nei seguaci di Ignazio di Loyola non era esattamente ci a cui il giovane puntava. (segue nelle pagine successive)
i sapori
lincontro
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32 LA DOMENICA DI REPUBBLICA
la copertina
L.S.D.
Sono 335 scatoloni. larchivio del professore di Harvard che divent il profeta psichedelico, influenz la Beat Generation e fu definito da Nixon lessere vivente pi pericoloso dAmerica. La Biblioteca di New York
lo ha acquistato. Lo abbiamo consultato
ANGELO AQUARO
(segue dalla copertina)
provate allora a lasciarvi andare davvero nel tempo scorrendo le dieci righe che hanno sconvolto il mondo e adesso riposano nelle 335 scatole dellarchivio pi psichedelico della storia. Lettere, foto, cartoline, filmati e oggetti ricordo, perfino vestiti. La straordinaria testimonianza di un sogno che sembra un incubo: o viceversa. La New York Public Library ha acquistato tutto questo ben delluomo: poco meno di un milione di dollari. William Stingone, il curatore dei manoscritti della biblioteca, spiega al New York Times che qui spera di trovare, finalmente, la verit al di l del mito. Ma guardate questa: una delle tantissime foto che la Library ha messo a disposizione di Repubblica. Ci sono Paul Bowles, quello de Il t nel deserto, e lo stesso Burroughs, naturalmente tutto di nero vestito perfino l, sul tetto di quella casa sotto il sole di Tangeri, 1961. E guardate ancora questaltra: c Allen Ginsberg, il poeta da Urlo, Peggy Hitchcock, lereditiera che metter a disposizione dei professori pazzi la sua casa di Millbrook, nei boschi di New York, e poi ancora Lawrence Ferlinghetti, il libraio dei Beat, e sempre lui, Leary, 1963. E come fai a non rincorrere il mito? In fondo nato tutto dalle dieci righe di quella lettera. Nel dicembre del 1960, a Parigi, gli impiegati della piccola casa editrice specializzata in operette erotiche, che due anni prima ha conosciuto improvvisa fama dando alle stampe un romanzo chiamato Lolita, non possono neppure a immaginare le conseguenze di quella curiosa livrasion ltrangerche sapprestano a fare. Sfogliando quel Burroughs tutto droga e sesso, il romanzo che nei suoi States, dove stato appena eletto un certo John Kennedy, ancora proibito, il professor Leary, chiamato in cattedra nella pi antica e prestigiosa universit dAmerica per le sue interessanti idee, si convince che la strada che sta seguendo giusta. Nellestate di quello stesso anno, durante una gita in Messico, ha provato per la prima volta i funghi sacri, cio allucinogeni, e ha deciso di studiare gli effetti sul comportamento umano della psilocibina, la sostanza costitutiva che la Sandoz, il colosso della farmaceutica, ha prodotto in laboratorio. Pescando unaltra carta da questo archivio delle meraviglie: La prima volta che presi la psilocibina 10 pillole ero davanti al caminetto di Cambridge, scrive proprio Allen Ginsberg in uno di quei report che il professore chiede alle sue illustrissime cavie. Lesperimento cos devastante che in questo documento rimasto nascosto per mezzo secolo il poeta confessa di trovarsi nudo e in preda alla nausea. Comincia ad avere paura. Ma in quel momento il professor Leary entr nella mia stanza, mi guard negli occhi e mi disse: sei un grande. Per gli esperimenti dellHarvard Psilocybin Project sfilano alluniversit Aldous Huxley, lo scrittore visionario de Il mondo nuovo che allora insegna anche al Mit, Arthur Koestler, lo scrittore che in Buio a mezzanotte denunci lo stalinismo, oltre naturalmente a tutta la compagnia dei Beat: da Ginsberg a Jack Kerouac, da Peter Orlovsky a Neal Cassady. E quando, finalmente, arriva anche il suo eroe pi grande, Burroughs, il professor Leary gi oltre: in tutti i sensi. Accade giusto cinquantanni fa, settembre 1961. Un medico, Michael Hollingshead, arriva da New York per incontrare il professore sui divani dellelitario Harvard
Faculty Club: porta con s un piccolo vasetto in cui, mischiato in una pasta di zucchero, ha portato un grammo di una nuova sostanza prodotta dalla solita Sandoz, e che si chiama Lsd. Da allora davvero nulla sar pi come prima. Il professore ha cominciato a sperimentare con gli allucinogeni per liberare la psicologia dalla gabbia del comportamentismo che sembra disegnato su misura per il perbenismo americano: solo il comportamento esplicito scientificamente osservabile, ogni introspezione interpretazione personale e, quindi, non oggettiva. Ma negli anni Cinquanta gli Stati Uniti sono gi unimmensa farmacia: c una pillola per ogni tipo di malattia, insegnano il mercato e la pubblicit. E il ricorso ai farmaci, che in inglese si chiamano drugs, perch non pu funzionare per i disturbi dellanima? Com finita lo raccontano le immagini di questo archivio. Lo scienziato che a cinquantanni sar costretto a fuggire in Afghanistan sorride dalla foto che lo ritrae ancora con la divisa da cadetto di West Point, da dove era stato cacciato per insubordinazione. Lo psicologo che propose di liberare i carcerati imbottendoli di Lsd scrive giochi di parole sul retro delle cartoline. E poi schizza, tutto fiero e tutto in maiuscolo: James Joyce sarebbe orgoglioso di me!. Luomo che Richard Nixon defin lessere vivente pi pericoloso dAmerica lancia su carta legale proclami in rima baciata che non avrebbero fatto paura a nessuno: Cominci tutto a primavera / John e Yoko a Montreal / Una settimana a letto per la pace / mandando in onda una frase sola: la guerra deve finire!. Ci si avventura tra le sue carte come in un trip attraverso questo cinquantennio che sembra lungo intere ere geologiche. E ideologiche. Il professore che a trentanni vestiva in cravatta e tra i suoi amici aveva Cary Grant, vero fan degli allucinogeni, a settanta veste quasi solo in jeans, e quando muore lelegia funebre gli sar letta da unaltra diva di Hollywood, Wynona Ryder: sua nipote. Luomo che verr cacciato da Harvard, che finir in galera e fuggir con laiuto delle Pantere nere, il 17 luglio 1961 ha tra le mani una lettera firmata da Bill Wilson, il fondatore degli Alcolisti anonimi che gli chiede di poter utilizzare la sua Lsd per combattere la bottiglia. Ci vorranno almeno due anni prima che le carte possano essere mostrate al pubblico. Perch nelle lettere dellinesauribile archivio la storia di questo mistero del Nove-
Leary
I segreti delluomo che sconvolse il mondo
cento tragicamente segnata, allinizio e alla fine, dal suicidio della prima moglie e, quarantanni dopo, della figlia si comprime davvero come in un acido. C un manifesto per un meeting in una discoteca tedesca, Normal, con due tizi che posano come i Kraftwerk: il 1982 e quei due tipi sono Leary e G. Gordon Liddy, lex capo dellFbi che laveva spedito in galera e poi finito in galera lui stesso per il Watergate. Insieme, ora girano il mondo in tour, come due stanchi Buffalo Bill: non uno spettacolo? E che cosa sarebbe successo se nella corsa a governatore della California, 1970, il professore fosse riuscito a insidiare un ambiziosissimo ex attore, Ronald Reagan? Questa, appunta Leary, la canzone che Lennon mi ha regalato per la campagna elettorale.... No, la storia non si fa con i se: ma di Lsd qui si strafatta davvero.
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LA DOMENICA DI REPUBBLICA 33
Il surfista dellanima
ANTONIO GNOLI
(segue dalla copertina) ra inquieto, curioso, indisciplinato e dotato di una bellezza segaligna che sarebbe diventata tipica in certi ambienti hippy degli anni Sessanta. Era soprattutto un conversatore. Sarebbe stato un brillante avvocato. Ma prefer laurearsi in psicologia ad Harvard, dove cominci la sua carriera di insegnante. Ora, immaginate gli anni Cinquanta, il solido perbenismo dellAmerican Way of Life, il benessere che esplode e contagia orizzontalmente pi di una classe, letica intransigente che guida le azioni di un paese. in questo crogiolo di sentimenti e aspettative tradizionali che la Beat Generation con i suoi poeti, i suoi scrittori, figure che sarebbero diventate le vestali dei decenni successivi inizia la sua opera di demolizione letteraria e civile di un paese ritenuto troppo conformista. Anche Leary avvertiva il morso del conformismo. Non aveva una grande opinione del proprio operato di psicologo. Si sentiva un travet dellanima. Racconta che fu una vacanza in Messico a cambiargli la vita. Luso di certi funghi allucinogeni presi per curiosit e perch aveva letto Le porte della percezione di Aldous Huxley (un vero trattato sulla dimensione profonda della mente) gli apr un nuovo mondo. Tornato alla comoda civilt americana cominci gli esperimenti con le sostanze allucinogene. Si mise a studiare gli effetti della psilocibina, un alcaloide presente in alcuni funghi. Harvard, improvvisamente, divenne il laboratorio dove sperimentare sostanze che, solo qualche anno dopo, sarebbero state proibite. Leary venne a sapere che in Europa, Albert Hofmann, nei laboratori svizzeri della Sandoz, aveva casualmente scoperto lLsd. Una sostanza simile, nei risultati, ai funghi assunti in Messico, ma molto pi potente e soprattutto ricavata artificialmente. N Leary n Hofmann credevano che lLsd fosse uno strumento di evasione, bens di conoscenza, di ampliamento di quella percezione che gi nellOttocento poeti come Baudelaire o scrittori come De Quincey avevano sperimentato con lhashish. Ma Leary diversamente da Hofmann che dopotutto era un vero scienziato immagin che lassunzione dellLsd sarebbe stata uneccellente terapia per la cura di depressi, alcolisti, e criminali, e che il suo uso liberalizzato avrebbe dato alla societ americana nuovi valori spirituali. Fu buttato fuori da Harvard per i suoi esperimenti considerati deleteri. Qualche anno dopo, ormai braccato dallFbi, fu lo stesso Nixon a dargli laureola di martire, definendolo luomo pi pericoloso dAmerica. Laneddotica ricorda gli anni di galera, la fuga prima in Africa poi in Europa, lincontro con Hofmann in Svizzera, di nuovo la cattura e poi quella voce insidiosa secondo la quale gli furono condonati parecchi anni di prigione in cambio della collaborazione con lagenzia governativa. In pratica spiffer allFbi un po di nomi di amici coinvolti nelluso di sostanze allucinogene. Direte che questa fu la fine ingloriosa di Timothy Leary. Vi sbagliate. Gli anni Sessanta e Settanta ne amplificarono la popolarit grazie alla penetrazione che lLsd e sostanze simili ebbero tra gli studenti, gli attori, gli artisti e gli scrittori. Burroughs e Ginsberg divennero i suoi santi protettori, John Lennon rest affascinato dalla sua multiforme personalit. E i Moody Blues, gli dedicarono Legend of a Mind. Leary fu un impasto di eversivit, creativit e di fumosa cialtroneria. Aveva il talento di arrivare cinque minuti prima degli altri sul farsi di un nuovo evento. Quando negli anni Novanta i computer si imposero definitivamente, Leary se ne usc con una mezza verit. Disse che il Pc era il nuovo Lsd. William Gibbons e la sua cultura cyberpunk prese il posto degli ormai sorpassati protagonisti della Beat Generation. Mor, come ricordavamo allinizio, alla grande. Come un piazzista si mise a discettare sulla bellezza della morte. Una telecamera lo film negli ultimi giorni di vita mentre da una sedia a rotelle freneticamente rilasciava interviste e sentenze. La sua casa era diventata un via vai continuo di gente la pi diversa. Paragon la propria morte a una finale del Super Bowl. Non era un individualista. Credeva nellesaltazione del caos, nel rispetto delle leggi della leggerezza, nellilluminazione interiore e nel surfing cerebrale come sport di squadra. Per essere un americano fu piuttosto insolito.
LE IMMAGINI
Il materiale che illustra queste pagine fa parte dellArchivio Timothy Leary della Public Library di New York. Nella foto grande, lo psicologo nei primi anni Novanta
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34 LA DOMENICA DI REPUBBLICA
le storie
Sliding doors
Lui sulla linea U7, lei sale a Suedstern. Uno sguardo, poche parole. Lei scende, lui la guarda mentre scompare nella folla. Non si rivedranno pi
A meno di non ricorrere, come fanno ormai migliaia di berlinesi, alla bacheca online della compagnia dei trasporti
ANDREA TARQUINI
BERLINO
olo la bianca, fredda luce al neon illumina i volti nel treno in galleria: stop and go tra le stazioni, fuori dai vagoni il buio pesto dei tunnel, dentro pareti grigiochiaro, sedili blu rossi e violetti, sostegni gialli, e poi il rumore del treno sui binari interrotto dallannuncio della prossima stazione. Non davvero lambiente pi romantico. Ma non sempre allamore servono lumi di candela: il metr, a Berlino come altrove, diventato il luogo degli incontri casuali, il momento in cui due sguardi sincontrano e sboccia un sorriso, listante in cui ci si scambiano le prime timide parole, ma poi ognuno scende alla sua stazione. E questo il guaio. Ma adesso c un rimedio online: ci ha pensato galeotta la Bvg, lazienda dei trasporti urbani berlinesi. Cerchi www.bvg.de/augenblicke, (Augenblicke vuol dire istanti), ti iscrivi come su un qualsiasi social network, e puoi scrivere messaggi allanima gemella che hai incontrato e sognato per un momento su
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Sono sceso dal treno sorriso alla della Savignyplatz po fermata co prima delle 11.00
16.08.2011 Mikaton
11:00
101 Sguar Ok, ci pr di nel bus p e o nero) er vo. Io biondo (u r Neuklln o sedu ., zain
16.08.2 Rick 011 16:00
etto to nel bu dir. Trep s1 t scuri, je ow. Tu (d., cap 01, e a bianche ns, scarpe da t lli e occhi ennis ), sei sa li alla Wid enbruch ta, credo, platz o g i di l
nosciuta capelli n d e in direzio ri! Oggi eri sul ai lunghi bus 256 ne Ichte sceso a nberg, io L ma tu ha andsberger All sono ee i proseg uito
U7, stazione Suedstern. Ah, hai esclamato con la tua voce squillante, eri contenta di non aver perso il treno, con un gesto rapido e seducente ti sei scrollata lacqua dai capelli, hai annaffiato il giornale che leggevo. Scusi, mi hai mormorato, ma non fa nulla, ti ho subito risposto. Ti ho appena sorriso, poi ho finto di riprendere a leggere il giornale, invece non facevo che cercare di vedere se mi guardavi... te ne sei accorta? Alla stazione Kleistpark mi hai detto ciao con un sorriso, sei scesa, invano ti ho rincorso
con lo sguardo mentre la U7 riprendeva la sua corsa. C chi chiede fatti viva, splendida ragazza dagli stivali verdi, eri sulla linea U2 poco prima delle 17, chi cerca quelluomo cos divertente col pullover blu e il cagnolino. Sulla linea sopraelevata S1 poche parole scambiate hanno acceso qualcosa: Ciao cara sconosciuta, forse leggerai qui? Eravamo sul treno in corsa verso Oranienburg, abbiamo parlato un po sorridendo perch avevamo scoperto di leggere entrambi a bordo libri di
Stephen King. Sulla S41 un giovane si invaghito duna ragazza che non sapeva dove gettare i resti del suo currywurst: Ti ho guardato, hai espresso il tuo imbarazzo con un sorriso stupendo. Avrei voluto avere una salvietta per te, ti ricordi? Ero quello con la t-shirt celeste, i jeans e una copia della Tageszeitung, vorrei mangiare un currywurst con te, e rivederti. Dieci linee sotterranee, sedici sopraelevate: in quegli oltre quattrocento chilometri, i luoghi del possibile flirt dun momento sono tanti. Il metr luo-
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S57
Ringbahn / S7 verso Ahrensfelde Ciao, bella sconosciu ta Oggi abbiamo fatto un pr percorso insieme sulla imo Ringbahn tu appoggiata alla po rta; poi ci siamo rivisti su l tra in direzione Ahrensfe m S7 lde, e
chrimo
17.08.2011
14:00
U12
ia Tu, scar a scacchi off @ p Z camicia e nere, pantalo oo ore 14.47 ni jeans a scacc semilun , hi bianc o g e labbra a, capelli corti -azzurra r di fronte piene, occupav icci, braccia i il posto a me; all ti sei alz ato e se e 14.47, allo Zo i sceso o,
16.08.2 011
15:00
rrone, je e zainet to a Tu (d., b ) sono salito a ns Zehlend ionda, o orf cchiali) sul tren o e di sbiec . Ero seduto di f ri gi o r si sono , i nostri sguard onte a te incontra i ti pi vo lte. Qua ndo
N7
a Ra Grazie per lincantev th.Neuklln ole so che mi ha salvato la se rriso rata
17.08.2011
02:00
Ehi tu (bruna in giacc a sportiva e calzamaglia), siam o appena saliti insieme sulla M2 a Pr enzlauer / Mollstrasse, eravam o in piedi proprio sul davanti, ac ca al conducente. Io dove nto vo scendere a Prenzlaue r/
Ok, ci provo Quan do sono scesa (d., bruna, scarpe da tennis bianche) alla fermata Altstadt Spandau e mi sono diretta vers o la mobile, tu (u., addetto scala alla sicurezza per cont o della
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36 LA DOMENICA DI REPUBBLICA
CULTURA*
la mattina del 21 agosto 1911 Un italiano entra al Louvre, ruba la Monna Lisa e scompare
Ora un libro ricostruisce la storia ma pone molti dubbi. A partire dai misteriosi mandanti
I primi sospetti ricaddero su Apolinnaire, fu scomodato anche linventore di Arsenio Lupin. Il capolavoro di Leonardo
era diventato fenomeno di massa, la prima icona pop
IL FURTO
GIOCONDA
Laudace colpo del solito ignoto
FABIO GAMBARO
DELLA
l 21 agosto 1911, per il direttore del Louvre, fu una pessima giornata. Di quelle che non si dimenticano pi. Alle nove di mattina, allapertura delle porte del celebre museo, i guardiani si accorsero che la Gioconda non era pi al suo posto, sul muro di fronte alle Nozze di Cana del Veronese. Poco dopo, in un angolo di una scala di servizio, vennero ritrovate la cornice e la teca di vetro che gi allora proteggeva il ritratto di Monna Lisa dai vandali. Iniziava cos la storia rocambolesca e misteriosa del furto del capolavoro di Leonardo da Vinci, una storia che si sarebbe conclusa oltre due anni dopo, l11 dicembre del 1913, quando la tela dal valore inestimabile ricomparve in una stanza dellAlbergo Tripoli Italia di Firenze. A quel furto eccezionale, Jrme Coignard ha dedicato un libro accuratissimo, Une femme disparat, in cui lintera vicenda viene ricostruita nei minimi dettagli sulla base di tutti i documenti e di tutte le testimonianze disponibili. Con vero talento di narratore, il critico darte francese descrive fatti e personaggi, fa luce sulle zone dombra e soprattutto propone una lettura suggestiva di tutta la storia. Per Coignard, infatti, furono proprio lo scalpore e lo scandalo suscitati dal furto a rendere immensamente celebre il dipinto leonardesco. Certo, la Gioconda era gi un quadro molto noto, specie tra gli aristocratici, gli artisti e gli amatori darte, ma stato il furto a trasformare il sorriso di Monna Lisa in unicona internazionale, producendo per la prima volta un interesse di massa per unopera darte. Anche le classi popolari che non erano mai entrate in un museo finirono per interessarsi del quadro di Leonardo, spiega lo studioso francese. Dopo il furto, limmagine di Monna Lisa venne riprodotta da tutti i giornali, venne utilizzata per manifesti, cartoline, caricature e persino r-
clame pubblicitarie. Ispir spettacoli teatrali e Gabriele DAnnunzio immagin perfino di farne un film. Insomma, il furto cre una nuova relazione con lopera, producendo un culto che andava ampiamente al di l delle sue qualit intrinseche. Quella curiosit fenomenale per un quadro scomparso la dimostrazione che molto spesso cinteressiamo di unopera per ragioni che non hanno nulla a che vedere con lestetica. Non pi larte che cinteressa, ma il mito. Se il furto suscit tanto scalpore e contemporaneamente polemiche e sospetti (ad esempio, quelli che condussero in prigione per qualche giorno il poeta Apollinaire) anche perch agli occhi dellopinione pubblica quel furto sembrava unazione impossibile. Unimpresa degna di Arsenio Lupin, il cui nome non a caso venne evocato dalla stampa, che si precipit a intervistare Maurice Leblanc, linventore del ladro gentiluomo. In realt, spiega Coignard, rubare la Gioconda fu facilissimo. Il ladro era entrato nel museo alle sette di mattina da una porta laterale. Aveva staccato il quadro dalla parete e tolto la tela dalla cornice, laveva arrotolata, nascosta sotto la giacca, uscendo poi tranquillamente dalla scalinata principale del museo, sotto gli occhi della Vittoria di Samotracia. Il tutto non era durato pi di mezzora. A compiere il furto era stato un imbianchino italiano di trentanni, Vincenzo Peruggia, emigrato in Francia qualche anno prima, il quale poi nascose il dipinto a casa sua. Cos, mentre la polizia lo cercava dappertutto, immaginando che fosse stato venduto a qualche collezionista doltreoceano, mentre certa stampa sinventava a tutti costi un capro espiatorio (ci fu perfino chi accus i mercanti darte ebrei), mentre qualcuno si rivolgeva addirittura a maghi e sensitive, il capolavoro leonardesco era tranquillamente nascosto in un
LA CRONACA. Lillustrazione sul furto del capolavoro di Leonardo pubblicata nel settembre 1911 su La domenica del Corriere
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LA DOMENICA DI REPUBBLICA 37
TESTIMONIAL
Nella pagina a fianco, unillustrazione del guardiano del Louvre; in questa pagina, alcuni manifesti e cartoline disegnati dopo il furto In basso a sinistra, loriginale di Leonardo
IL LIBRO
uscito in Francia Une femme disparat di Jrome Coignard (Le Passage, 360 pagine, 18 euro) Le immagini di queste pagine sono tratte dal libro
minuscolo alloggio popolare del quartiere dellHpital Saint-Louis. E l rimase per pi di due anni, fino al dicembre del 1913, quando Peruggia lo port in Italia per venderlo a un antiquario fiorentino, Alfredo Geri, in cambio di 500mila franchi. A Firenze per il ladro, che i francesi cercavano inutilmente da due anni, venne immediatamente arrestato e la Gioconda recuperata nella stanza dellalbergo in cui alloggiava. Come ricorda Coignard, le motivazioni dellimmigrato italiano che in seguito fu condannato dal tribunale di Firenze a soli sette mesi di carcere restarono sempre assai confuse: Durante il processo, egli dichiar di aver voluto restituire al suo paese uno dei capolavori sottratti da Napoleone durante la campagna dItalia. In realt, tutti sanno che la Gioconda fu venduta direttamente da Leonardo al re di Francia Francesco I, quindi non aveva nulla a che fare con le spoliazioni di Bonaparte, che per costituivano per gli italiani un ricordo traumatico. Probabilmente fu proprio per questo che il ladro imbianchino insistette molto sulla valenza patriottica del suo gesto, presentandolo come un atto di rivalsa sullarroganza dellimpero francese. Peruggia si rivel essere un personaggio abbastanza naif, una specie di Candido contemporaneo. Apparentemente aveva agito dimpulso, anche se forse era stato manipolato da un misterioso agente tedesco, come lui stesso lasci intendere quando usc dal carcere. Tuttavia, a differenza di Arsenio Lupin, egli non fu certo un ladro gentiluomo e in fondo ancora oggi non sappiamo esattamente perch avesse rubato il dipinto. E soprattutto perch lo tenne in casa per due anni prima di riportarla in Italia. Le autorit italiane decisero subito di restituire la Gioconda al Louvre, ma prima ne approfittarono per presentarla al pubblico che mai aveva avuto loccasione di vederla da vici-
no. La tela venne cos esposta a Firenze, Roma e Milano, attirando ovunque grandissime folle. Il primo giorno alla Galleria degli Uffizi sfilarono cinquantamila persone. A Roma, ad ammirare il celebre dipinto vennero il re Vittorio Emanuele III e la regina madre. A Milano, il quadro fu esposto alla Pinacoteca di Brera, prima di ripartire per la Francia il 30 dicembre del 1913. In Italia, lo spettacolare successo popolare della Gioconda fu il primo esempio di fruizione di massa di unopera, chiosa lautore di Une femme disparat, per il quale, se il furto assunse una valenza simbolica tanto forte, soprattutto perch si trattava di unopera eccezionale: In questi casi conta la forza unica dellopera, la sua presenza straordinaria. Se non ci fosse stato il fascino enigmatico del quadro, il successo non sarebbe durato, a poco a poco Monna Lisa sarebbe tornata nellombra. E anzi tanta pubblicit avrebbe potuto perfino ucciderne limmagine, banalizzandola e desacralizzandola. Si pensi ad esempio ai famosi baffi che qualche anno dopo Duchamp sovrappose proprio al sorriso della Gioconda, nel tentativo di sfregiare provocatoriamente il simbolo della tradizione artistica rinascimentale. Un gesto di trasgressione che, alla luce di tutto quello che era accaduto negli anni precedenti, in fondo un exploit abbastanza relativo, conclude Coignard, aggiungendo: In realt, grazie alla pubblicit del furto, la Gioconda era diventata un simbolo a cui chiunque poteva affiancare qualsiasi tipo di rivendicazioni, senza per scalfirne il valore. Un valore unico. In fondo, se ancora oggi la Gioconda lopera darte pi famosa al mondo, perch dietro al suo mistero c qualcosa che non si trova altrove. Il mistero di un sorriso che nessun ladro potr mai portarsi via.
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IL TESTIMONE
Alfredo Geri, lantiquario a cui era stata proposta la Gioconda rubata
LA RICONSEGNA. La Gioconda viene restituita allambasciatore francese Barrre (a sinistra, appoggiato al tavolo). Da LIllustration, 27 dicembre 1913
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SPETTACOLI
Il 27 agosto Sofia Coppola salir sullaltare in Basilicata, ultima diva a scegliere lItalia per dire s
Dallevento Tyrone Power al castello di Tom Cruise allimprovviso no della Hepburn: quando un rito diventa un infinito ciak
LAURA LAURENZI
iak ci si sposa. E per sposarsi va di moda lItalia. Specie fra le star del cinema. qui che corrono divi e celebrity a coronare il loro sogno damore. Il 27 agosto toccher a Sofia Coppola, la regista Leone doro con Somewhere e gi premio Oscar con Lost in Translation. Un ritorno alle radici: per sposare Thomas Mars, il cantante dei Phoenix, ha scelto Barnalda, in Basilicata, il paesino da cui emigr il bisnonno in cerca di fortuna. Rito nuziale allaperto, allamericana, nei giardini di Palazzo Margherita, dove Sofia ha girato alcune scene di Somewhere e che suo padre Francis Ford Coppola ha comprato per riconvertirlo in hotel a cinque stelle. A seguire lussuoso ricevimento; fra gli invitati Al Pacino, George Lucas, Steven Spielberg, Nicolas Cage, Sylvester Stallone. Stelle di Hollywood & matrimoni come in Wedding and Movie Stars, appena pubblicato nel Regno Unito dalla Nourmand and Marsh, (288 pagine, 49,5 sterline) spesso sontuosi, ben pi di rado sottotono, sempre e comunque carichi di glamour. In villa, in salotto, nel parco, a bordo piscina, qualche volta in chiesa, meglio ancora in un castello. in uno dei manieri storici pi maestosi dItalia, quello di Bracciano, che il 18 novembre del 2006 Tom Cruise ha giurato
Scene daun
LE IMMAGINI
Wedding and MovieStars (Nourmand and Marsh) da cui sono tratte le foto di queste pagine amore eterno con rito di Scientology a Katie Holmes, attrice di non eccelsa celebrit che da ragazzina teneva appeso in camera il poster di Top Gun e giurava alle amiche: Un giorno lo sposer. Il sogno si realizza sotto forma di kolossal nel quattrocentesco castello Orsini Odescalchi, lo stesso dove festeggiarono le loro nozze Martin Scorsese e Isabella Rossellini, ma non con la medesima pompa. Per Tom e Katie, vestiti da Armani come i due figli adottivi di lui, sbandieratori in calzamaglia, valletti, clangore di trombe e rulli di tamburi, oltre a un diluvio di fuochi dartificio. Sfilano sul red carpet e sul ponte levatoio Richard Gere, Brooke Shields, Jennifer Lopez, Will Smith, Victoria Beckham, Jim Carrey: non pi Hollywood sul Tevere, piuttosto Hollywood sul lago per queste
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LA DOMENICA DI REPUBBLICA 39
CITY LIGHTS
In alto, Frank Sinatra e Ava Gardner Qui sotto, Cary Grant e Virginia Cherill; Audrey Hepburn e Mel Ferrer. Nella foto grande, Grace Kelly e il principe Ranieri di Monaco
vanti alla torta nuziale sono il simbolo di quellipocrisia puritana ancora ben radicata nella Hollywood anni Cinquanta: Hudson si sposa subito dopo che il magazine Confidentialaveva ipotizzato la sua omosessualit. Il divorzio arriva tre anni dopo, ma la Gate parler dei gusti sessuali dellex marito solo dopo la sua morte nell85. Ed a causa di quello stesso puritanesimo, non esente da venature razziste, che Frank Sinatra consiglia al suo amico afro-americano Sammy Davis Jr. di rimandare le nozze con lattrice bianca May Britt per non rovinare la campagna elettorale a John Kennedy. Ma tra minacce di morte e articoli diffamatori, i due si sposano lo stesso. Resta laltra faccia della storia nascosta nelle trecentoquindici fotografie del libro: tra i divi del cinema ci si sposa quanto si divorzia sin dagli anni Trenta. Sar stata colpa dellet precoce, come per Shirley Temple, che si spos a diciassette anni; o dellincompatibilit, come per Rita Hayworth che spieg la separazione da Orson Welles perch non poteva pi sopportare la sua genialit. Ma a giudicare dai quattro divorzi di Bette Davis, i tre di Marylin Monroe, fino ai sette di Liz Taylor, nessun divo ha ancora trovato un motivo per non riprovarci.
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IMAGINE
Da sinistra, Peter Sellers e Britt Ekland; John Lennon e Yoko Ono; Orson Welles e Rita Hayworth; Clark Gable e Carole Lombard
ROPE
A destra, Alfred Hitchcock e Peggy Fremant; Jimmy Stewart e Gloria Hatrick McLean
vestito, gi pronto e finito, anche Audrey Hepburn, che nel 52 era a Roma per girare con Gregory Peck Vacanze romane. Il suo fidanzamento con il ricchissimo e nobile imprenditore britannico Lord James Hanson era stato annunciato sul Timesdi Londra, la data delle nozze gi fissata. Ma allultimo momento Audrey si tir indietro: il suo futuro marito le imponeva di lasciare il lavoro e lei non se la sent di fare langelo del focolare. Ma volle che il suo vestito da sposa semplice eppure lussuoso, in satin bianco avorio, accollato, maniche lunghe fosse regalato a una ragazza povera. Labito and a una contadina di Latina, Amabile Altobella, incredula di tanta fortuna, che anni fa lo ha restituito volentieri perch nel 2009 fosse messo allasta a Londra per fini benefici.
C anche chi, in controtendenza, sceglie la segretezza pi assoluta, ma come set vuole la citt pi romantica del mondo, cio Venezia. il caso di Woody Allen, che lantivigilia di Natale del 1997, indossando un cappotto vecchio, mimetizzandosi, senza neppure un fiore, ha sposato in un clima carbonaro la sua ex figliastra Soon-Yi. Lui sessantadue anni, lei ventisette, non hanno voluto fotografi fra i piedi, nessun estraneo ma neppure nessun amico, giusto i testimoni. Bravissimo stato il sindaco Massimo Cacciari a tenere nascosta la notizia. Salendo le scale (ma chi cera a sentirlo?) Woody Allen avrebbe snocciolato una delle sue battute seriali: sono contrario ai rapporti prima del matrimonio, fanno arrivare tardi alla cerimonia.
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40 LA DOMENICA DI REPUBBLICA
le tendenze
Su due ruote
Il bomber di cuoio si trasforma in giacca di moda, il vecchio chiodo si ammorbidisce, gli anfibi neri diventano chic, zip e inserti tecnici rendono speciali
ANTIFREDDO
La New Brad Jacket di Belstaff in montone con doppia chiusura: zip sormontata da bottoni Perfetta contro il freddo
FIBBIE
Boots con cerniere e fibbie laterali in morbida pelle spazzolata Proposti da Nero Giardini
TANK
Sono in pelle con puntale a coda di rondine e fondo in gomma, gli anfibi pi cool firmati Prada
Motard
SIMONE MARCHETTI
n quella gabbia dorata che il completo maschile, lo stile da motociclista oggi una delle poche ore daria che gli uomini riescono a concedersi. Chiusa a doppia mandata nella prigione di giacca, camicia e cravatta, leleganza dei maschi ha imparato, dalla seconda met del Novecento in poi, a usare le due ruote e il loro universo estetico non solo per fuggire in un coast-to-coast immaginario, ma soprattutto per evadere dalla monotonia dellabito da ufficio. Complice di questa suggestione stato il cinema americano, con pellicole come Easy Rider e Il selvaggio, ma anche con film come Matrix o Tron: Legacy. Il grande schermo, per, si ispirato a un piccolo reporter americano che, negli anni Sessanta, ha fatto del movimento dei motociclisti americani una tendenza planetaria. Si tratta di Danny Lyon, giovane fotografo che fu impegnato, allinizio della carriera, a ritrarre le manifestazioni per i diritti civili negli Stati Uniti. Nel 1963, decise di lasciare i cortei e di salire in sella a una Triumph a carburatore singolo piuttosto malandata. Con s prese solo una Nikon Rolleiflex. Destinazione: il coast-to-coast americano sulle orme dei Chicago Outlaws, una delle bande di motociclisti pi famose degli States. Il risultato di questavventura The Bikeriders, un libro di foto e racconti che ha creato un universo di riferimento, una galassia popolata da teschi, caschi, stivali, giacche
di pelle nera, manopole, tubi di scappamento e soprattutto di quellodore di libert che solo le due ruote riescono a regalare. Il libro e le foto di Lyon hanno fatto il giro del mondo per pi di cinquantanni: alle pagine piene di macchie dolio e di uomini imbronciati si deve la suggestione che oggi si ritrova sulle passerelle. A differenza del passato, per, ora il look da biker degli uomini come la giacca di Chanel per le donne: un classico senza tempo, un pezzo di rivoluzione trasformato in un must della tradizione. E puntuale come un orologio svizzero il trend si ripresenta ogni stagione. Certo, le nuove tecnologie regalano agli appassionati paraschiena fluo che somigliano alle divise di eroi da videogame e giubbotti air-bag (che si azionano in un millesimo di secondo dopo la caduta) perfetti per star da action-movie. Non bisogna poi dimenticare che stilisti come Neil Barret, Trussardi, Jean Paul Gaultier e Lanvin hanno ibridato il classico chiodo di pelle mixandolo con audacia a giacche formali e cappotti di cachemire. Ma la suggestione delle due ruote e del look che gli stilisti hanno contribuito a lanciare resta sempre la stessa. Per capire cosa significa salire in sella, scrive Danny Lyon, bisogna immaginare di stare su una piccola barca, in mezzo alloceano. Lebbrezza sapere di essere soli, liberi e microscopici. Unidea che la moda ha imparato a tradurre in capi di pelle e milioni di stivali neri. Dettagli che aiutano a fuggire senza bisogno di girare la chiave daccensione.
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ERGONOMICO
Ergonomico il paraschiena di Dainese con placche
SPORT
Armani abbina al giubbotto in fustagno avana un pantalone jogging in maglia punto Milano
METROPOLIS
Da perfetto centauro metropolitano il look Dirk Bikkembergs: giacca di pelle con zip su jeans delav
DARK
Giubbotto in pelle e lana con pantalone trapuntato il biker dark Jean Paul Gaultier
MILITARE
Giacchino dispirazione militare e pantaloni con inserti protettivi in pelle Neil Barrett
Repubblica Nazionale
LA DOMENICA DI REPUBBLICA 41
CASCO
rivestito in pelle di vitello rosso il casco Numero 3 di Andrea Cardone
OCCHIALI
Sono tutti in plastica e metallo gli occhiali da sole Hogan
CRONOGRAFO
Ha undici funzioni e registra il miglior tempo su tre giri Per prove in moto. Tissot
STIVALI
In pelle, doppia fibbia e suola antiscivolo: da biker di Harley Davidson
TENEBROSO
Il motociclista Trussardi indossa un chiodo in pelle nera con zip a contrasto. Da tenebroso
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Repubblica Nazionale
42 LA DOMENICA DI REPUBBLICA
i sapori
Riscoperte
Per secoli ravanelli & famiglia sono stati il simbolo dellindigenza e confinati a zuppe e insalate, oggi per grazie allestro degli chef tornano a nuova vita. Brutte ma sane, dal gusto modesto eppure
Rapebuone ma
LICIA GRANELLO
venne il tempo delle rape. Sono questi i giorni della semina per la Cenerentola degli orti, che ritroveremo a fine estate, trasformata in foglie, infiorescenze e radici globose, sugli scaffali dei negozi o nelle ceste dei mercati, pronta per minestre e pur. Difficile trovare verdura pi snobbata, sottovalutata, irrisa. Per quanto povera e modesta, infatti, la patata sua compagna di coltivazione ipogea gode di una storica dignit alimentare, che sconfina nella nobilt gastronomica quando dalle preparazioni basiche (bollita, al forno) si passa allinnegabile golosit della frittura o, salendo ancora di livello, si arriva alla sofisticata eleganza delle dauphinoise. Esistono infinite variet di patate (nel solo Per se ne contano quasi tremila) con attitudini culinarie tanto diverse che a nessun gastronomo verrebbe in mente di usare le patate nuove per fare un pur o quelle farinose per delle chips super croccanti. A nessuno verrebbe in mente di insultare qualcuno dandogli della testa di patata: in confronto alla rapa, insomma, la patata regina. La rapa rappresenta il terminale della catena alimentare sotto cui comincia la miseria. Film e libri, quadri e fotografie lhanno immortalata migliaia di volte come cibo simbolo dellindigenza. Forse perch cresce senza chiedere quasi nulla alla terra di coltivazione al di l dellacqua, incurante di umidit e terreni avari. Forse perch, in quanto originaria della Siberia, sa resistere al freddo come nessun altro ortaggio, rimanendo integra e vitale anche quando la temperatura scende ben sotto lo zero. Forse perch, una volta raccolta, non richiede cure o manutenzione: a dimenticarla nel cassettone del frigorifero, si limiter a ingiallire le foglie del ciuffo apicale. Le variet sono poche almeno se si considera la famiglia delle rape propriamente dette a testimonianza della sua condizione di alimento primigenio, a basso livello di evoluzione botanica: al momento di acquistarla, nessun ortolano chieder conto delle vostre intenzioni culinarie per suggerirvi la qualit pi idonea. In pi, avendo un gusto di base abbastanza neutro, facile renderla complice di vere gastrotruffe, mascherandola da candito o da marmellata per panettoni di basso profilo. Lunico vero quarto di nobilt le compete solo nella versione barbabietola, vuoi per laltissimo tasso zucche-
versatili, non richiedono conservazioni speciali e nellunione con i men asiatici danno il meglio di s
Ravizzone
Coltivata massicciamente nella Pianura padana, che a primavera si inonda dei suoi fiori gialli, la rapa campestris regala semi minuscoli da cui si ottiene olio simile a quello di colza
Barbabietola
Ricca di vitamine e sali minerali, dolce e lassativa, lalternativa alla canna per la produzione di zucchero. Amatissima nei paesi del nord, si usa in zuppe, sformati, insalate
Daikon
La grossa radice (tradotto dal giapponese), simile a una gigantesca carota bianca, usata in tutte le cucine orientali: dal sushi alle zuppe, agli stufati di carne
Ravanello
Date le dimensioni ridotte, il nipotino della rapa si mangia crudo, tagliato a fettine nellinsalata o intero, dopo averlo inciso a croce, tuffato nel pinzimonio
Rapa
Rappresentante negletta della grande famiglia delle brassicacee, un ingrediente-base della cucina rurale. Si usa nelle minestre di verdura mista o in zuppe dedicate
Rapa di Caprauna
protetta da un presidio Slow Food, la rapa a pasta giallastra coltivata in alta Val Tanaro, che fruttifica in autunno e irrobustisce la ricetta dei maltagliati con funghi e noci
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LA DOMENICA DI REPUBBLICA 43
itinerari
S. Pietro al Natisone (Ud)
DOVE DORMIRE
HOTEL NATISONE Via Alpe Adria 38, tel. 0432-727057 Doppia da 80 euro, colazione inclusa
Perugia
DOVE DORMIRE
HOTEL LA ROSETTA Piazza Italia 19, tel. 075-5720841 Doppia da 75 euro, colazione inclusa
Monopoli (Ba)
DOVE DORMIRE
MASSERIA LUCE S. Antonio dAscula 211, tel. 333-1786710 Doppia da 85 euro, colazione inclusa
DOVE MANGIARE
SALE E PEPE Via Capoluogo 19, Stregna, tel. 0432-724118 Chiuso marted e mercoled, men da 30 euro
DOVE MANGIARE
ANTICA TRATTORIA SAN LORENZO Piazza Danti 20, tel. 075-5721956 Chiuso domenica, men da 40 euro
DOVE MANGIARE
MASSERIA TORRE COCCARO (con camere) Contrada Coccaro 8, Savelletri, tel. 080-4829310 Sempre aperto in stagione, men da 45 euro
DOVE COMPRARE
ALIMENTARI TOSOLINI Via Alpe Adria 85, tel. 0432-717640
DOVE COMPRARE
DROGHERIA BAVICCHI Via Priori 15, tel. 075-5722633
DOVE COMPRARE
AZIENDA AGRICOLA VITO AL Contrada LAssunta 100, tel. 080-801091
35 cm
la lunghezza massima del daikon
20
le calorie per 100 grammi di barbabietola
4
settimane di macerazione per fare la brovada
2 stinchi di maiale 1 piedino di maiale 1 rapa di buone dimensioni 1 bicchiere vino bianco aceto balsamico tradizionale 100 grammi di farina 2 uova 200 grammi di pane grattugiato sedano, carote e cipolla aceto di vino rafano fresco a piacere pepe nero e chiodi di garofano senape
avare il sangue da una rapa. Il compito non rose e fiori. Ma rientra pur sempre nelle mansioni affidate allortolano da unantica maledizione: E in cul ti ficcherai quel rapanello. Il detto riportato, gi nel Settecento, dal vocabolario dellAccademia della Crusca, assieme a unaltra antologia di motti e giochi di parole. Testa di rapa cuore di rapa rapare arrapare. Pochi vegetali, anche tra i pi nobili, vantano tante citazioni. E un primo motivo dinteresse per un ortaggio apparentemente cos sciapo e volgare sta proprio nellabbondanza dei modi di dire che lo accompagnano: non vale una rapa rimanere come una rapa scalare una cima di rapa. La radice vegetale diventa un simbolo proverbiale, unimmagine della pochezza. Un torsolo. Varr meno di un centesimo; ma cos sembra suggerire il retro pensiero della saggezza popolare alla fin fine potrebbe valere qualcosa in pi di uno zero. Un paradosso da coltivare nei tempi magri, quando la rapa sembra poter evocare altri aggettivi: rustica, veloce, produttiva, durevole. Il passaggio dalla rapa come emblema astratto alla rapa vera e propria pu porre in verit qualche problema di identificazione. La confusione in materia, tuttavia, fa parte del gioco. Sia perch le rape propriamente dette (dalla brassica campestris alla brassica napus) per quanto sorelle possono presentarsi in forme diverse, da regione a regione, ma anche da provincia a provincia. Sia perch, attorno a queste stesse variet, aleggia lincertezza che circonda le grandi famiglie quando diventano troppo allargate e popolari. Gi il solo genere brassica, accanto alle rape, contempla un gran numero di parenti stretti, a partire da cavoli e cavoletti. Il giro dei cugini e degli affini un ginepraio di tuberi e radici: cima di rapa e ravanello, broccolo e raperonzolo. Senza contare tutta unaltra genia di parenti poveri, se non selvatici, che si accompagnavano tradizionalmente alle rape nei men chiusi da un caff alle radici di cicoria: ramolacci e babbagigi, scorzonera, topinambur. Nominata rappresentante e portavoce di un intero proletariato vegetale, dopo aver sfamato per millenni la nostra civilt, la rapa si ritrova ora improvvisamente e drasticamente emarginata dalla storia culinaria italiana. Il cibo virt dei padri fondatori, nel giro di un paio di secoli, tra lavvento della patata e la fine della Seconda guerra mondiale, stato declassato a foraggio. E i pochi rappresentanti della famiglia ancora in circolazione sono solo quelli che si sono adattati agli standard e alle esigenze, anche cromatiche, della grande distribuzione. Si vedano i ravanelli, in versione rassodata, edulcorata, formattata. O i daikon, quei carotoni bianchi sbarcati dallOriente che vengono grattugiati come condimento, o tagliati sottili per accompagnare il sashimi. La povera rapa, quella sempliciotta, resta solo come un modo di dire, un monito sempre sospeso sui destini dellortolano e un pro memoria di tempi che non si rimpiangono, ma forse bene non dimenticare.
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Pur
Coltivato nel Veronese, il sedano rapa (o di Verona) ha forma sferica e dimensioni di un pompelmo Squisito in versione pur, cotto nel latte, passato o frullato con una noce di burro
Minestra
Nulla di pi rinfrescante della zuppa di miso, elaborata a partire da foglie di cavolo, cipolla, funghi shiitake, carote e daikon tagliato a rondelle A fuoco spento si aggiunge il miso
Risotto
D colore rosato e gusto morbido la barbabietola cotta e frullata da aggiungere al soffritto di cipolla A cottura ultimata, gorgonzola a pezzetti e qualche cucchiaio di panna liquida
Orecchiette
Il piatto simbolo della cucina pugliese celebra la variet locale dei broccoli (cime di rapa), bolliti insieme allacqua di cottura della pasta e spadellati (strascinati) con olio, aglio e acciughe
LA RICETTA
Salmistrare gli stinchi di maiale con pepe e chiodi di garofano Cuocere in acqua acidulata e aromatizzata con odori e spezie Disossare, condire con balsamico, senape, sale, pepe, pressare e refrigerare un giorno intero Cucinare i piedini di maiale in brodo acidulato e ricco di odori Disossare, condire, pressare e raffreddare. Quando sono compatti, tagliare a cubetti, impanare e friggere Pelare la rapa, tagliare in strisce sottili, sbollentare alcuni secondi e saltare in padella con olio, aglio e riduzione daceto. Affettare la terrina di stinchetto poi guarnire con rape acidule, rafano fresco grattugiato e i cubetti dorati
1. Per quotidiani a diffusione nazionale si intendono quelli aventi una significativa diffusione, in termini di vendita, in tutte le regioni e destinati prevalentemente a fornire contenuti informativi di interesse generale; per quotidiani a diffusione locale si intendono quelli aventi una significativa diffusione, in termini di vendita, nel territorio di riferimento e destinati prevalentemente a fornire contenuti informativi di interesse generale concernenti anche, in misura significativa, la cronaca locale; sono equiparati ai quotidiani a diffusione locale i periodici, a diffusione locale, che abbiano almeno due uscite settimanali e che abbiano il formato, l'impostazione grafica e i contenuti redazionali tipici dei giornali quotidiani.
Brovada
Rape a colletto viola, tagliate a fettine, macerate con vinacce e aceto, per la versione friulana dei crauti, che accompagnano il guanciale del maiale (muset), carni arrostite e bollite
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44 LA DOMENICA DI REPUBBLICA
lincontro
Maestri
Giuseppe Tornatore
La mania di conservare montagne di appunti, il vezzo di dipingersi come un outsider, incompreso da critica e sceneggiatori. E mentre sta preparando un enorme progetto sullassedio di Leningrado, in passato accarezzato anche da Sergio Leone, il regista a cinquantacinque anni confessa: Ho girato Baara non per dire a mio padre quello che non gli ho mai detto, ma per onorare i tanti eroi ignoti come lui
Ci voleva, ero addolorato dopo laccoglienza a Una pura formalit. Il suo film pi audace. Con Depardieu e Polanski. Il quarto, dopo Il camorrista, Nuovo Cinema Paradiso, Stanno tutti bene. Una sfida metafisica e apparentemente anticinematografica. Non fu per niente una sterile esercitazione di stile, come spesso viene ripetuto. Fu una folgorazione narrativa. Secondo la sensazione chiara, la convinzione esaltante di aver messo le mani su qualcosa di totalmente originale, su un prototipo. Il vecchio Mario Cecchi Gori, sulle mie intenzioni, disse difficile, non far una lira, ma me lo fece fare e anche con una certa larghezza di mezzi. Il figlio Vittorio, alla fine, disse non si capisce niente ma si capisce che un grande film. E al festival di Cannes lo fecero a pezzi, me ne dissero di tutti i colori, mi offesero e umiliarono. Mi fer il fatto che nessuno cap il mio coraggio. Il giudizio pi gentile fu velleitario. Rif capolino linvincibile tentazione di Tornatore di dipingersi come incompreso, come outsider, come artista che ha raggiunto importanti risultati malgrado i bastoni tra le ruote da parte della comunit/lobby del cinema nazionale: critico-giornalistica e creativa. Di chi si fida il solitario Tornatore, a chi sottopone quello che sta pensando e preparando? Avevo quattro persone, solo quattro, e purtroppo di queste, tre non ci sono pi. Me n rimasta una sola, un amico. lui il mio test. S, lo so, una mia incapacit quella di non essere riuscito a costruirmi un gruppo. Colpa del mio carattere. Io sono ossessivo e non sopporto che uno sceneggiatore, magari impegnato contemporaneamente anche con un altro regista, non condivida in pieno la mia immersione totale. Ti manca il contraddittorio, cos, certo che un rischio. Devi fare e al tempo stesso essere il critico di quello che hai fatto, lavvocato del diavolo di te stesso. faticoso, ma ho rinunciato a correggermi. Mi accetto come sono, mi sento in pace. Figuriamoci che neanche riuscivo a fare i compiti in compagnia, da ragazzo. Degli sceneggiatori di professione, siano stati pure prncipi di questa professione, Tornatore non si mai troppo fidato (forse perch non mi sono sentito preso sul serio). La sola eccezione proprio la collaborazione con De Rita per Leningrado (e per il film di debutto, Il camorrista). Per il resto quando ci ho provato non andata bene (Malna) e quindi ho fatto da solo: per Baara come per La leggenda del pianista sulloceano, per dire solo i due capitoli pi pesanti e impegnativi. Un discorso o una confessione da parte sua, che dice parecchio di Tornatore. Parla di quella che passa per la sua presunzione, ma parla anche del caricarsi tutte le responsabilit e sbattere la faccia. Ma torniamo a Baara. giusto dire che tutto quel lavoro cos faticoso e cos articolato parla essenzialmente di una cosa: dellesempio ricevuto? assolutamente cos. Per: mi capitato proprio qualche giorno fa di sentirmi chiedere se avevo fatto quel film per dire a mio padre qualcosa che non gli avevo mai detto. Non cos nel senso che non ho motivi di rimpianto, perch non ho mai perso loccasione di comunicare a mio padre adesione, stima, affetto, complicit. Era anzi la persona, lunica, alla quale raccontavo tutto quello che mi succedeva. In realt quando lidea di Baara ha cominciato a prendere corpo e mio padre cera ancora, e per me era immortale non voleva essere un film sulla figura paterna. Del resto il primo spunto risale a prima del mio primo film, Cinema Paradiso. Anzi, Nuovo Cinema Paradiso fu una costola, un estratto dellidea, disordinata e confusa, di quello che sarebbe molto tempo dopo diventato Baara. Insomma, per me Baara, la storia del luogo dal quale provengo, il film. Quello che ho progettato sin dallinizio della mia carriera. Ecco perch non prima dei sessantanni. Poi vero che diventato un film su mio padre: sul mio luogo di provenienza, sulle mie origini e radici. E su mio padre. Sul suo essere stato protagonista della sua esistenza, sul suo essere stato un piccolo grande protagonista della storia della nostra collettivit siciliana. Uno dei tanti portatori di quel singolare patrimonio che stato il comunismo italiano. Uno dei tanti eroi ignoti italiani ai quali tutti dobbiamo molto.
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PAOLO DAGOSTINI
ROMA
e vi capita di passare per Bagheria, quasi alle porte di Palermo, e di visitare il singolare gioiello della settecentesca Villa Palagona, non potrete fare a meno, se siete fedeli spettatori di Peppuccio Tornatore, di ricordare limpietoso confronto finale, nel suo film Baara dedicato al paese natale, tra la cittadina comera o come nellinfanzia gli era stata raccontata quella che ha reinventato in Tunisia e come oggi. La Villa, che si trova a unestremit del vecchio corso del paese, assediata, circondata e sepolta dallaggressiva e disordinata crescita edilizia. E bisogna fare uno sforzo di fantasia (aiutati dalla visione del film) per immaginare come tutto deve essere stato prima. Tornatore. Un comunicato emesso durante il festival di Cannes dal produttore Avi Lerner ha annunciato che il regista realizzer, da fine 2012 con cento milioni di dollari di budget, il famoso progetto sullassedio di Leningrado, gi accarezzato da Sergio Leone con i suoi sceneggiatori Benvenuti e De Bernardi, epopea di ventinove mesi tra linizio di settembre 41 e la fine di gennaio 44 (la popolazione della citt pass da 3,2 milioni a 2,5), dopo che per anni e anni lo aveva inseguito dovendosi infine rassegnare allimpossibilit di superare troppi ostacoli. Nel suo luminoso ufficio nel cuore del cuore dei Parioli, a Roma, Tornatore neanche sfiora largomento, che ritiene tab fino a che non sar tutto stabilito e certo. Bisogna dunque chiederglielo con un po di insistenza: conferma o smentisce? Riluttante, conferma. Che il
Repubblica Nazionale
FOTO EMMEVI
progetto effettivamente sulla strada. Che stato Lerner a cercarlo e quindi a rilanciare. Che la preparazione inizier nel 2012 (e dunque probabile che le riprese sconfinino nel 2013). Che il copione rimane quello a suo tempo scritto con Massimo De Rita, con qualche ritocco. Che, a parte lo stretto necessario sui luoghi veri, le riprese verranno effettuate nei teatri bulgari di Avi Lerner. E che il cast sar composto da grandi nomi internazionali: Tornatore ritiene prematuro largomento, tuttavia ricordiamo che in passato stato fatto il nome di Nicole Kidman. Ma si percepisce che il regista combattuto tra la soddisfazione per lopportunit di rimettere in moto la sua ambiziosa e monumentale idea e listinto che gli suggerisce di mantenere un profilo basso e discreto fino a che il complesso mosaico non sar completato e ci sar la sicurezza di poter varare quello che si annuncia come un transatlantico. Giuseppe Tornatore ha compiuto questanno a maggio cinquantacinque anni e torna in mente una cosa che si era pubblicamente ripromessa. Che Baara cos autobiografico, cos emotivamente impegnativo non avrebbe potuto farlo prima dei sessantanni. Anzi necessariamente dopo aver superato quelle colonne dErcole. E invece poi i produttori mi convinsero ad anticipare. La verit per unaltra. Io pensavo che quel film, come io lavrei voluto fare, non si sarebbe potuto fare mai, n prima n dopo. La mia utopia dellambiente esattamente riprodotto comera si scontrava da una parte con la vera Bagheria di oggi e dallaltra con linsormontabile costo del rifarla altrove. Insomma la storia dellet era un alibi, una civetteria. Poi invece Le racconto questo: io uso un sistema quando si tratta di decidere che cosa mettere in cantiere e lo ripropongo ritualmente e scaramanticamente perch ha sempre funzionato. Quasi sempre. Mi presento alla riunione con una rosa di titoli e proposte, che mi piacciono tutte ma in cuor mio so quale la mia priorit anche se non voglio scoprirmi, e lascio al produttore la scelta. Cos accadde per la scelta di partire con Baara. Furono i produttori a sceglierlo. Qui Tornatore tira fuori magicamente un foglietto. Magicamente perch la sua sterminata scrivania-portaerei completamente ricoperta di fogli e appunti e carte. Insomma vado con questo foglietto con cinque progetti (quando si era trattato di decidere per La sconosciuta ne avevo portati sei). E racconto gli altri quattro, lascio per ultimo Baara. Alla fine si fanno raccontare il quinto. E io comincio. La memoria. Li-
nizio e il finale. In mezzo tutto larco di tempo attraverso lidea di assenza di tempo. Il bambino che corre a comprare le sigarette e la sua corsa dura tutto il film. Peppuccio Tornatore tiene e conserva tutto a giudicare dalla mole di appunti sparsi ovunque. Che spesso vengono da lontano, da molto prima che i film venissero fatti (quelli che sono stati fatti; perch poi c tutto larchivio delle idee rimaste tali, anche se lui per primo cita la massima felliniana, esistono solo i film che hai fatto, quelli che hai immaginato non esistono). I miei appunti sono anche di due righe. Per esempio quello che prefigurava Luomo delle stelle. Lavevo buttato gi dopo il racconto di un amico che rievocava il dopoguerra, ricordava un avventuriero che girava i paesi fingendo di fare provini per il cinema facendosi pagare per poi sparire. Avr avuto diciassette anni. Mi sono trovato tra le mani queste due righe e ho fatto il film, il pi veloce della mia carriera.
Non sono mai riuscito a costruirmi un gruppo e cos un rischio Devi fare e al tempo stesso giudicare Ma sempre andata cos: neanche
da ragazzo facevo i compiti in compagnia