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DELL’ ALTO
MEDIOEVO
Ricerca di Alice, Giulia, Nicole, Wendy
Classe 1^A
ABBIGLIAMENTO DELL’ ALTO MEDIOEVO
Nessuno, ricco o povero che fosse, uomo o donna, indossava le mutande, conosciute dai Romani, ma
di cui si era perso l’uso.
Si pensava infatti, che ostacolassero "il prendere aria" delle loro parti intime.
Esse ricomparvero durante il Rinascimento ma solo sulle natiche delle prostitute e solo nell’800
divennero un indumento essenziale e obbligatorio, almeno in pubblico.
La camicia, che si indossava sotto la veste, era una specie di tunica chiusa sui lati e aperta in
basso davanti e dietro, lunga fino a metà polpaccio e con le maniche strette ai polsi: ricadeva sopra
le brache (erano il solo capo d'abbigliamento riservato esclusivamente all'uomo)
e le calze. Le quali erano bianche, di lino o di seta, le camicie più belle avevano i polsi e il colletto
ricamati e la pettorina lavorata.
D'inverno, fra la camicia e la veste si infilava una specie di lungo panciotto senza maniche, un
capo di lusso, caldo e comodo, costituito da una pelliccia cucita fra due stoffe. Si trattava di
calzoni di tela sottile lunghi fino alle caviglie e che potevano essere stretti, a sbuffo o
pieghettati.
Erano strette in vita da una cintura di tessuto o di cuoio e talvolta delle specie di giarrettiere che
reggevano le calze.
Esse arrivavano fino a metà coscia, erano morbide, aderenti alla gamba, e potevano essere di tela,
di maglia di lana, e anche di seta.
Erano di colore scuro, tranne quelle da cerimonia, che avevano righe orizzontali di colore
contrastante.
La tunica era l'abito aristocratico per eccellenza: simile a un abito, poteva essere di lana o di seta,
aveva un'ampia scollatura, che permetteva di infilarla dalla testa.
Le maniche arrivavano a metà braccio o poco sotto ed erano molto larghe e la gonna, ampia,
pieghettata e aperta davanti e dietro, arrivava fino ai piedi (era chiusa in vita da una cintura).
Anche il mantello era un indumento riservato ai nobili, che poteva essere di vari tipi.
La forma più comune era quasi a ruota, di mezza lunghezza e senza maniche. In genere era di
tessuto pesante foderato di pelliccia, ricamato e ornato di frange; aveva un apertura laterale
e si chiudeva sulla spalla destra per mezzo di un fermaglio o di un legaccio.
Per uscire gli uomini portavano una mantellina che li riparava dalla pioggia e dalla neve in
mancanza dell’ombrello.
In testa portavano un cappello a punta o un berretto di feltro o pelle.
Poiché non esistevano i bottoni, si faceva largo uso di fibbie, cordoni e lacci.
Chi però credesse che dall’abito non si potesse distinguere il ricco dal povero, sbaglierebbe; questi,
infatti, erano gli indumenti base usati da tutti, ma chi poteva si sbizzarriva nella qualità dei
tessuti, nelle rifiniture, negli ornamenti, in quelli che oggi si chiamano “accessori”.
La tunica poteva essere di due tipi: quella normale era una veste semplice lunga fino a metà
polpaccio, mentre quella composta, comparsa verso la fine del XIII secolo, aveva il corpetto
modellato con rinforzi aderente sul petto.
Aveva poi, una larga fascia che sottolineava la vita e una gonna lunga aperta sui fianchi.
La vita doveva essere stretta, e le gonne assai ampie e molto ricamate.
Il corpetto aveva il compito di slanciare la figura e disegnare la forma dei fianchi, del ventre e
della schiena. Aveva una scollatura rotonda, ampia, dalla quale potevano uscire la camicia e le
maniche lunghe svasate a partire dal gomito.
Gli abiti avevano lunghi strascichi di stoffa preziosa e colorata, che venivano avvolti sul braccio.
L'eleganza imponeva che la donna completasse la tunica o la veste con una cintura, di cuoio
intrecciato, di seta o di lino, sapientemente allacciata. Si effettuava un primo giro all'altezza della
vita, un nodo sulle reni, poi un secondo giro all'altezza dei fianchi, un nuovo nodo all'altezza del
bacino ed infine si lasciavano cadere le estremità in due strisce uguali fino a terra.
Le calze erano simili a quelle degli uomini ma sempre sorrette da giarrettiere, perché non
potevano essere agganciate alla cintura delle brache.
Il mantello femminile era una pellegrina semicircolare che non veniva chiusa sulla spalla come quella
degli uomini ma sul petto.
A partire dal XII secolo i mantelli vennero chiusi con doppi bottoni che si infilavano in due occhielli
e potevano essere sferici, piatti, di cuoio o di tessuto, d'osso, di corno, d'avorio o di metallo.
Il mantello si prestava ad una grande varietà di invenzioni quanto alla forma, alla lunghezza, alla
decorazione, alla materia usata.
Prima di uscire di casa o di entrare in chiesa ci si copriva la testa con un velo di lino o di seta.
Di solito esso era molto lungo e copriva non solo il volto ma anche le spalle e un diadema lo incollava
alla fronte.
Le vedove e le suore portavano il soggolo, un ampio copricapo di tessuto leggero che nascondeva
completamente i capelli, le tempie, il collo e la parte superiore
del petto.
Il primo anno di vita dei bambini era una vera e propria tortura: dalla testa ai piedi venivano tutti
strettamente avvolti nelle fasce, in tal modo si cercava di tenere caldo il loro corpo e
contemporaneamente prevenire o correggere le malformazioni scheletriche, tanto frequenti nei
secoli passati.
Poi via via che il bambino cresceva gli venivano sfasciate prima le braccia, poi il tronco ed infine le
gambe.
Da 1 a 5 anni di età
Da ora in poi fino quasi a 5 anni i bambini indossavano una veste lunga, cioè una tunica molto
semplice, generalmente a tinta unita (nera, rossa, marrone), con spacchi laterali per facilitare il
movimento delle gambe.
Ma il vero emblema dell'abbigliamento infantile furono le dande, quelle strisce di tessuto che
scendevano dalle spalle sulla schiena del bambino: sembra che servissero per insegnare ai bimbi a
muovere i primi passi impedendo loro di cadere, ma furono utilizzate specialmente con uno scopo
decorativo, dal momento che continuarono ad essere conservate negli abiti di bambini che di aiuto
per camminare non ne avevano più certo bisogno. La consuetudine di vestire i bambini maschi e
femmine con la vestina lunga o con la sottana liscia o a pieghe, senza alcuna distinzione di sesso,
rimase inalterata fino ai primi del Novecento.
Ad un certo punto il bambino, quando arrivava verso i 5 - 6 anni di età, abbandonava l'abito
infantile per entrare nell'età adulta ed indossare vestiti adatti al suo nuovo stato all'interno della
famiglia: questo tipo di abbigliamento si rifaceva pedissequamente alle fogge degli adulti,
riproducendo in miniatura le mode, maschili e femminili, che mutavano nel corso dei secoli a
seconda del cambiamento politico che si verificava e dei gusti e le abitudini della nazione che in
quel momento dominava l'Europa.
In verità questo rito di passaggio, che dalla veste lunga portava all'abito "da grande", era più
evidente e marcato per i maschi, che lasciavano la "sottana per indossare le braghe"; le femmine,
invece, continuavano a vestirsi come le loro mamme (senza più grembiule e dande), ingabbiate in
crinoline e guardinfante, strette in rigidi corsetti, irrigidite da lamine di metallo e stecche di
balena, inamidate come le alte ed ingombranti gorgiere. Queste complicate forme di abbigliamento
erano in stridente contrasto con la natura gioiosa che l'infanzia avrebbe dovuto incarnare. I
bambini erano considerati dei piccoli adulti e come tali dovevano vestirsi e comportarsi.
Purtroppo sono pochi i vestiti originali pervenuti integri fino ai nostri giorni, vuoi per la
deteriorabilità dei tessuti, ma soprattutto per la consuetudine di utilizzare lo stesso tessuto per
fare tanti altri abiti o accessori. Gli indumenti smessi erano anche venduti a straccivendoli o
robivecchi che ne facevano mercato con i poveri.
La svolta decisiva
L'opinione del grande pedagogo settecentesco era condivisa da tempo da medici, igienisti, filosofi
ed educatori che scrissero importanti trattati sull'educazione dei bambini, condannando l'uso della
costrizione e della violenza nell'insegnamento e proponendo rispetto per il bambino e metodi
d'apprendimento appropriati all'età. Grazie certamente a tutto ciò, anche nell'abbigliamento
infantile, dalla seconda metà del Settecento avvenne una svolta che portò ad una maggiore libertà
e informalità nel vestire; questo non voleva dire che improvvisamente si smise di abbigliare i
bambini come dei piccoli adulti, ma si incominciò lentamente ad ammettere un nuovo modo di
vestire i propri figli, pensando soprattutto alle loro diverse esigenze; e allora, dalla seconda metà
dell'Ottocento, si eliminò dal guardaroba infantile, ad esempio, i cerchi delle sottogonne, si
adottarono gonne corte, tessuti più leggeri e tinte pastello. Ormai si stava facendo strada la
tendenza a realizzare capi di abbigliamento appositamente creati per l'infanzia, che venivano
pubblicizzati in appositi spazi riservati sulle innovative riviste di moda femminile. Si insistette
maggiormente su tre tipi di abiti, che continueranno per lungo tempo a condizionare i gusti di tutta
l' Europa, diventando quasi il segno distintivo dell'infanzia:
il vestito alla marinara: una blusa blu o bianca rimborsata in vita con grande collo di piquet
bianco quadrato dietro ed ornato da ancore o da galloni militari; venne indossato da entrambi
i sessi, con la variante femminile della gonna a pieghe. Comune a tutti era il cappello alla
marinara, nella versione invernale come berretto di lana con pon pon, ed estiva in paglia a
tese larghe con nastro intorno alla cupola decorato con motivi marinari. Era consigliato per
bambini dai 5 agli 8 anni.
il vestito da "piccolo lord" pantaloni al ginocchio, lunga marsina, collare e polsini di pizzo
detto anche "alla paggio", perché liberamente ispirato alla mode dei paggi della corte
francese del secondo quarto del seicento, che si rifà all'abbigliamento del protagonista del
classico della letteratura per ragazzi
il vestito alla Eton calzoni lunghi e giacca corta alla vita con punta al centro dietro la
schiena.
COLORI
NOBILI
Arti, professioni e mestieri disponevano di colori propri. Gli uomini di legge, gli studiosi, i notai e gli
avvocati prediligevano il nero, che era anche il colore del lutto tranne che per le regine di Francia
per cui era di rigore il bianco in caso di vedovanza. Ai medici si addiceva il viola, ai cavalieri il rosso.
Per il resto della popolazione, ovvero per gli umili artigiani, i contadini, i popolani, gli ordini religiosi
mendicanti i colori erano il grigio, il marrone o il colore naturale della lana grezza. L’azzurro era
considerato non solo un colore sacro (il manto della Vergine Maria), ma anche di alta nobiltà se non
addirittura di regalità, spesso era il fondo sul quale spiccavano dei simboli in oro. Il verde non era
un colore particolarmente apprezzato, e un tessuto di colore verde non costava particolarmente.
Per un tintore non era difficile da ottenere e spesso era un colore abbastanza diffuso tra le classi
sociali medio-basse. Si narra che indossare un cappello di colore verde significasse aver fatto
fallimento, chissà se il moderno modo di dire “restare al verde” non sia ricollegabile a questo
infausto dettaglio della moda medioevale.
Il colore dominante nei canoni di bellezza che permangono fino al Rinascimento è il biondo. È
sufficiente osservare dipinti realizzati nelle più disparate località italiane per notare che le donne
sono tutte bionde o al limite con riflessi ramati.
I procedimenti di tintura dei capelli spesso erano simili
a quelli usati per le stoffe. Il più semplice di questi è
l’esposizione al sole con la testa cosparsa di infuso di
camomilla, ma con il viso coperto dal sole da un cappello
di paglia per evitare antiestetiche tracce di
abbronzatura (la cupola del copricapo veniva tagliata
per permettere ai capelli di fuoriuscire). Da questo si
passava a combinazioni di erbe, acidi e a volte sali
metallici che schiarivano il capello ossidandolo fino a
“spolparlo”. Ovviamente la concezione di effetti
collaterali non esiste.
Bionde ma a capo coperto le donne sposate. E con i capelli corti. Essi venivano tagliati a volte
subito dopo il matrimonio ma nelle maggioranza dei casi dopo qualche anno da questo. Questo
accorgimento doveva servire a mantenere viva la passione del marito almeno per tre o quattro anni
dopo il Sacro Vincolo. Di conseguenza la donna, mutilata del suo più prezioso ornamento, rinunciava
simbolicamente alla vanità femminile. Tale usanza era comune alle religiose ed è rimasta in uso per
lunghissimo tempo, fino quasi ai giorni nostri. Durante la Consacrazione delle suore infatti il taglio
dei capelli era uno degli elementi che richiamavano il matrimonio mistico con Cristo, oltre alla
rinuncia alle lusinghe dei piaceri terreni.
Il velo è l’acconciatura più comune. Copre i capelli ma lascia scoperto il viso. È realizzato in lino,
seta e cotone. Oltre alle caratteristiche intrinseche dei materiali, a determinare la pesantezza e il
grado di trasparenza sono i differenti tipi di filatura e tessitura. Si passa da pesanti panni di lino e
cotone, a mussole degli stessi materiali fino ad aeree ali di organza inconsistenti e quasi
completamente trasparenti.
Alla preziosità del filato possono essere fatte numerose aggiunte. Nelle opere è possibile cogliere
un riflesso dorato del tessuto, dato probabilmente dall’inserimento di trame metalliche in
tessitura. E poi i listati, particolari tessuti che presentavano aree di colore bianco interrotte da
righe colorate e con inserti metallici e le decorazioni ai bordi.
Scritte, moduli decorativi floreali, geometrici e addirittura zoomorfi, ricamati in seta policroma e
fili d’oro o d’argento, concorrono a rendere quello che nasce come uno strumento per mortificare la
vanità un mezzo potentissimo per esaltare e trasfigurare la bellezza del volto.
Man mano che l’età avanza al velo si aggiunge un complicato intreccio di bende che fa prendere
all’acconciatura nel suo complesso il nome di Soggolo. Le bende sono realizzate negli stessi
materiali dei veli, solitamente bianche e più consistenti del velo stesso. Agli occhi maschili, la loro
funzione è quella di nascondere il viso ingiuriato dallo scorrere del tempo. Ma in fondo
trasformarle in gioiello non è difficile. Innanzitutto l’onnipresente ricamo, figlio delle lunghe ore
passate all’interno della case senza altre occupazioni o di manodopera a basso prezzo, come quella
delle Suore senza dote e quindi costrette a lavorare, o gratuita come quella delle schiave. Ricamo
con fili di seta, metallo e con l’inserimento di perle o pietre preziose. Forse il massimo lo si
raggiunge a Venezia in tela di seta o velluto colorato ed arricchite fino all’inverosimile.
Durante il Medioevo e il Rinascimento era forte la morale cristiana, di conseguenza il modo di
acconciarsi i capelli subisce alcune variazioni: tutto diviene più rigoroso e sobrio. Le donne si
facevano una scriminatura centrale, che divideva morbidamente la chioma, poi raccoglievano i
capelli sulla testa, con una treccia piatta arrotolata intorno alla nuca e su questa applicavano un
morbido velo che incorniciava il volto. Gli uomini portavano soprattutto tagli corti e tondi, mentre
le donne avvolgevano la propria testa in bende, nascondendo così le loro chiome.
Avere una fronte alta è stata considerata una risorsa per le donne durante il medioevo. Coloro
che non sono stati benedetti con la stessa andato nella misura di rasatura fuori dei loro capelli per
acquisirla.Questi fronti erano decorate con cerchietti gioiello. Un altro fattore strano stava
uscendo e dando una ciocca di capelli che è stato considerato come un modo di essere gentile con
gli altri.
Portavano cappelli con foggia (lunga coda), i loro capelli erano accuratamente tagliati ed il loro viso
era rasato; portavano inoltre un farsetto molto corto, sulle gambe indossavano una calzamaglia
aderente di un tessuto tagliato di traverso; come calzari portavano scarpe a punta che
raggiungevano a volte i 46 cm,e le cui punte venivano imbottite di muschi per mantenere la forma.
Per uscire gli uomini indossavano una mantellina che li riparava dalla pioggia e dalla neve in
mancanza dell’ombrello.
In testa portavano un cappello a punta o un berretto di feltro o pelle.
Poiché non esistevano i bottoni, si faceva largo uso di fibbie, cordoni e lacci.
La pettinatura variava secondo l'età: le fanciulle e le donne più giovani portavano i capelli divisi
da una riga al centro e due trecce che scendevano sul petto, talvolta lunghe fino alle ginocchia,
o ulteriormente allungate da pendenti appesi a ciascuna estremità.
Dopo il 1200 la moda delle lunghissime trecce tende a scomparire per lasciare il posto a capelli più
corti tenuti fermi da un cerchietto e lasciati liberi sulle spalle.
Prima di uscire di casa o di entrare in chiesa ci si copriva la testa con un velo di lino o di seta,
importato in Italia dai crociati.
Di solito esso era molto lungo e copriva non solo il volto ma anche le spalle e un diadema lo incollava
alla fronte.
Portavano anche immensi cappelli a cono con velo:e per questo portavano i capelli raccolti in una
rete dorata.
RELIGIOSI
Nel Medioevo l'abito aveva un alto valore simbolico, i diversi gruppi si differenziavano anche per
la veste che indossavano. Così, ad esempio, i Frati Minori o francescani indossavano
una tunica color grigio cinta in vita da una corda e sandali senza calze.
Questo perché Francesco (figlio di un ricco mercante) avendo deciso di vivere in povertà
aveva scelto di indossare un abito la cui forma ricordasse la croce e che fosse realizzato con la
stoffa più povera che esistesse, cioè la lana grezza non tinta.
Anche per i monaci ed i frati di altri ordini l'abito da indossare era stabilito dalla regola che
seguivano che ne fissava forma, tipo di stoffa e colori.
In ogni caso si trattava di abiti semplici ma funzionali, adatti al lavoro anche manuale che essi
dovevano affrontare.
Normalmente avevano calzature, calze e due tuniche leggere per l'estate; lo stesso,
in tessuti pesanti, per la stagione fredda.
Se rivolgiamo lo sguardo alle più alte cariche della Chiesa
la situazione ci appare molto diversa.
Il vescovo
Il cardinale
Tutti questi signori ecclesiastici esibivano sia nel modo di vivere, sia nel vestire, un lusso poco
"adatto" al loro ruolo di capi spirituali.
Si circondavano di un seguito di cavalieri riccamente vestiti con stoffe preziose che spesso
riproducevano i coloridello stemma familiare del loro signore.
Nella vita pubblica indossavano l'abito ecclesiastico, che nel caso dei cardinali era rosso,
ma spesso anche abiti preziosi e gioielli di gran valore.
Qualora la novizia avesse preso i voti avrebbe indossato l’abito delle vere e proprie monache.
Avevano solitamente due abiti: i quali erano la sotto tunica bianca e la tunica vera e propria,
scura, sopra la prima. L’abito delle suore non è sempre stato scuro. Gli abiti chiari, sul grigio,
vengono utilizzati presso alcuni monasteri nel nord-ovest europeo, come in Irlanda
La sposa nobile in genere faceva il bagno, indossava della biancheria pulita e poi indossava l’abito.
Il capo era acconciato in trecce attaccate al capo e coperte da un copricapo magnificamente
lavorato a mano. L’abito variava anche secondo il tempo e della moda. Nelle case principesche
l’abito era sontuoso e in tessuti preziosissimi. In questi casi la sposa era affiancata durante
l’ascesa all’altare da damigelle vestite tutte ugualmente e coronate da fiori di campo.
Nel 1184 il cambiamento, l’evoluzione del matrimonio da rito civile d’appannaggio dell’impero a
sacramento religioso, venne infatti riconosciuto dalla chiesa cattolica di Roma come uno dei sette
sacramenti, a partire dal X- XI secolo, riconoscendo nel matrimonio l’alto significato, la Chiesa lo
trasforma in una cerimonia religiosa, consolidando la sua autorità su questa istituzione, e bandisce
le cerimonie civili. Nonostante ciò, il matrimonio avviene solo per motivi di denaro e di interesse,
un modo per unire patrimoni e terreni. L’abito nuziale non segue regole precise: la sposa indossa il
più bello che la famiglia può permettersi. Essendo un abito che sarebbe stato utilizzato anche in
futuro, nelle occasioni più speciali, le tinte predilette erano prevalentemente quelle con colori
caldi, spesso veniva usato il rosso in quanto ritenuto propiziatorio alla nascita, e pesanti per
riparare dal freddo, mentre le fogge dei vestiti divennero molto varie, pur mantenendo una certa
semplicità.
Lo strascico, però, appare solo attorno al XVI secolo entrando anch’esso a far parte degli
“indicatori” sociali: più lo strascico era lungo, ricco e decorato, più era indicatore di ricchezza e
prestigio. Strascico che, lungo o corto che sia, è sopravvissuto nel tempo, rimanendo uno degli
elementi essenziali dei vestiti da sposa.
Come per lo strascico, anche le maniche erano emblema della posizione sociale della famiglia:
venivano ampiamente decorate e non mancavano casi in cui, nello stesso tessuto, venissero
incastonate delle pietre preziose. Le maniche, solitamente molto attillate, costituiscono un vero e
proprio tesoro per via dei sontuosi ricami e delle pietre preziose incastonate.
Il primo abito da sposa documentato è quello della principessa Filippa che indossò una tunica e un
mantello di seta bianca bordati di pelliccia di vaio e di ermellino. Ma questo non significa che non
esistesse già negli anni precedenti.
IL COLORE BIANCO NELL’ABITO DA SPOSA
Il colore bianco, in relazione ad un abito, è presente nella nostra storia sin dai tempi più antichi. Si
pensi solo al fatto che le donne romane e greche andavano a sposarsi con una tunica bianca donata
dalla famiglia, annodata sul davanti. Ma esso non compariva solo nei matrimoni: in ogni cerimonia
ufficiale esso era presente, in quanto simbolo di gioia. Per quanto riguarda le spose, veniva scelto
il bianco, in quanto questo colore stava ad indicare il prestigio economico della famiglia di
appartenenza. Nel tempo, soprattutto nel periodo medievale, esso assunse anche il significato di
purezza e castità, caratteristica importantissima per qualsiasi fanciulla che si apprestasse al
matrimonio. Questa tradizione subì una battuta d’arresto solo intorno al secolo XII, periodo in
cui si desiderava sfoggiare la propria ricchezza con vestiti dorati, con ornamenti preziosi, per poi
tornare ad imporsi negli anni a seguire, arrivando fino ai nostri giorni.
IL VELO
Nel Medioevo il velo da sposa era fatto di tanti strati di lino sovrapposti, fissati alla testa
attraverso fili d’oro e di perline. In passato, e per tutto il corso della storia in cui i matrimoni sono
stati combinati, lo scopo del velo da sposa è stato funzionale più che decorativo: il vero scopo del
velo era quello di nascondere la sposa dalla vista del futuro marito fino a compimento della
cerimonia, ed evitare che lo sposo venisse meno all’impegno preso, mandando all’aria nozze e
interessi ad esse legati. Nel Rinascimento anche il velo si adeguò ad una mentalità che prevedeva
sfarzi e lussi per la cerimonia nuziale: il velo divenne così un lungo strascico che avvolgeva e
proteggeva la sposa; era ancora colorato e realizzato in tessuti preziosi.
Nel XVI secolo il periodo del Rinascimento le donne delle classi alte osarono veramente al limite
con le acconciature: arrivavano a strappare capelli all’attaccatura della fronte per dare
l’aspetto di un fronte più alta! Ciò che oggi si fa con le sopracciglia. Il resto dei capelli erano ben
tirati indietro per mostrare le acconciature elaborate del giorno. Questa era una pratica comune in
Europa, mentre le signore dell’alta borghesia d’Italia preferivano coprire l’attaccatura dei capelli
con turbanti, veli e gioielli. Per colorare i capelli utilizzavano sia zafferano che bucce di cipolla!
Intorno al XVII secolo, la Regina Elisabetta fu la principale icona femminile che portò le
tendenze dell’epoca. La sua carnagione bianco latte e le trecce rosse portarono le donne di tutto il
mondo a correre dietro ad abbondanti quantità di cipria bianca e a parrucche rosse. Per ottenere
un colorito pallido utilizzavano piombo bianco, altamente velenoso, luminoso, con l’aggiunta sulle
guance di rosso, il tutto ricoperto da un sottile strato di albume per legare tutto insieme e si era
pronti alla festa. Le acconciature durante il periodo rinascimentale sono molto sfarzose ed
elaborate, rispetto al precedente periodo medievale, dove le donne portavano i capelli
semplicemente sciolti o legati da una treccia con nastri o una coroncina di fiori. Le donne
rinascimentali amano i capelli raccolti sul davanti, abbastanza tirati e sciolti dietro cadenti a
boccoli, riempiti di nastri e gioielli. A volte raccolti da una retina a volte intrecciati in una maniera
indescrivibile. Le donne sposate avevano i capelli raccolti completamente e coperti da veli o retine,
mentre le celibi e le spose portavano i capelli sciolti.
➢ SINTESI
uomini
l’ abbigliamento degli uomini era uguale per tutti: camicia abbondante e pantaloni
aderenti, indossavano anche una tunica fermata alla vita da una cintura per uscire si
mettevano un mantello.
L'ultimo capo d'abbigliamento era costituito dai guanti.
Nessuno indossava le mutande ma divennero obbligatorie solo nell’800
le brache (erano il solo capo d'abbigliamento riservato esclusivamente all'uomo)
D'inverno, fra la camicia e la veste si infilavano lungo panciotto costituito da una
pelliccia cucita fra due stoffa, calzoni di tela lunghi fino alle caviglie
La tunica era l'abito aristocratico, poteva essere di lana o di seta
Le maniche arrivavano a metà braccio
Per uscire gli uomini portavano una mantellina in testa portavano un cappello a punta o
un berretto di feltro o pelle.
Questi erano gli indumenti base usati da tutti portavano gioielli, catene d’ oro e abiti
colorati e sontuosi.
donne
Il primo anno di vita, i bambini venivano tutti strettamente avvolti nelle fasce; via via
che il bambino cresceva gli venivano sfasciate prima le braccia, poi il tronco ed infine le
gambe.
Da 1 a 5 anni di età
verso i 5 - 6 anni di età, abbandonava l'abito infantile per entrare nell'età adulta
La svolta decisiva
colori
nobili
i religiosi
suore
Le suore portavano il soggolo che nascondeva completamente i capelli, le tempie, il collo e
la parte superiore del petto
Le anziane indossavano un altro abito e un altro velo.
Avevano solitamente due abiti: la tunica bianca e sopra la tunica scura
li abiti chiari venivano utilizzati nel nord-ovest europeo, come in Irlanda