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SABATO 10 LUGLIO 2004

LA REPUBBLICA 43

DIARIO
DI

CINQUANTANNI FA LA CONQUISTA DELLA VETTA


Il 31 luglio del 1954 limpresa storica degli alpinisti italiani Le polemiche nella spedizione e la storia grande e terribile di quella cima
Il disegno di De Gaspari che celebrava limpresa sulla Domenica del Corriere

inquantanni fa, allepoca della scalata al K2, gli italiani avevano unidea assai approssimativa dellHimalaya in generale e del Karakorum in particolare. Le uniche informazioni erano passate appunto attraverso la spedizione di Ardito Desio, detto il ducetto che tutti ritenevano un esperto non di montagna, ma di deserto, visto che prima della guerra aveva lavorato soprattutto nel Fezzan nel sud della Libia conquistato dal maresciallo Graziani con i metodi spietati che sappiamo. La storia dei tradimenti e delle beffe e alla fine delle grandi bugie che aveva visto Bonatti in veste di vittima sacrificale, ben conosciuta da molti che si interessano alle vicende di montagna. Ma dopo aver detto quello che si poteva dire sullindegno comportamento di Desio e dei due che arrivarono in cima, generalmente si ammette che senza Desio proprio nessuno, n Lacedelli, n Compagnoni, n Bonatti avrebbero avuto la minima speranza di scalare una delle pi difficili montagne del mondo. Le altre notizie sullHimalaya riguardavano lAbominevole Uomo delle Nevi, e una famosa cura di albicocche secche di Gilgit, sponsorizzata dal National Geographic come toccasana per ogni male, cos come qualche anno prima queste capacit taumaturgiche erano affidato allo yogurt e alla crusca. Da qualche parte lessi che a Gilgit erano arrivati uno dopo laltro alcuni charter dagli Stati Uniti carichi di vegliardi pronti a ingoiare quantit smisurate di albicocche secche. La vicenda fin con una ritirata generale e con gli americani devastati dalla dissenteria, dovettero arrivare degli aerei ospedali per salvarli dalla sicura morte. Il tormentone dellAbominevole Uomo delle Nevi, la pi allegra e geniale panzana di tutte le storie himalayane, ha rallegrato la mia prima giovinezza insieme con il mostro di Lochness, invenzione di qualche ribaldo scozzese degli altopiani. Lunica persona che io conoscessi titolata a parlare dellHimalaya, del K2 e dellAbominevole, era il conte anglo-ciociaro Godwin Spani, adorabile persona, che viveva tutto lanno sulla montagna del Circeo. Era andato per mesi sulle tracce del presunto ominide, scrivendo suggestivi e romanzeschi articoli per Settimo giorno, accompagnati da innumerevoli foto delle impronte, che lui stesso, suppongo aveva contribuito a creare. Il suo racconto dellincontro con lAbominevole, avvenuto davanti alla grotta dove si era rifugiato coperto da una sola pelliccia, con niente indosso (quando arrivavi a 6000 metri di quota ci si vestiva cos diceva a noi ragazzi, senza mai spiegare perch) era uno dei pezzi forti delle vacanze. Anni pi tardi, dopo aver conosciuto montanari pi affidabili e finalmente arrivando a Skardu e Shigar nelle vallate del Karakorum in un giorno di rara bellezza, con il sole che appiattiva le rocce privandole della profondit del chiaroscuro, con i dettagli di ogni cosa inghiottiti dal nero assoluto dellombra in modo che il grandioso scenario che stava intorno aveva qualcosa di tea-

Ilmitodellamontagnapidifficiledelmondo
STEFANO MALATESTA
trale, molto adatto a una messa in scena, cominciai a capire perch scrittori non eccelsi, ma di fiuto sicuro avevano scelto questa regione per ambientare lutopia di Shangrila, la valle delleterna giovinezza, manipolata da Hollywood con film tremendi. Laria che si respirava mi sembrava di non averla mai provata altrove e provavo uno straordinario benessere anche se non avrei saputo individuarne esattamente le cause, se dipendevano appunto dallatmosfera incontaminata o dalla felicit di essere arrivati in un luogo simile. E la mattina, prima di avventurarmi per sentieri quasi sempre in quota, facevo colazione nellultimo motel dove si potevano assoldare gli sherpa per la scalata. E di fronte a me, raggomitolato in grandi anse come un immenso serpente e quasi immobile giaceva lIndo, e qui recuperava le sue forze prima di precipitare con una violenza inaudita verso i bassopiani del Pakistan. Erano giorni felici e la camminata verso Shigar, un paesetto gi quasi tibetano dove gli abitanti avevano una pelle del viso conciata dal sole e scura come i loro stivali si svolgeva in un continuo mutare di colori, dal grigio al mauve al tortora e avvicinandosi al paese venivi investito dal profumo delle rose della vallata, piccoli semplici fiori radunati in cespugli e

K2

FOSCO MARAINI

GLI ultimi passi come sa bene ogni alpinista sono tra tutti i momenti di unascensione, i pi belli. Proprio mentre arrivano sulla cima il sole appare tra uno squarcio nelle nubi e laria piena dun pulviscolo doro, sottilissima neve mulinata dal vento. Sotto i nostri piedi il terreno non sale pi. Guardo attorno, guardo in alto: sopra di noi c soltanto il cielo. La prima reazione un pianto dirotto. I due uomini contemplano adesso il mondo ai loro piedi, in una commozione che vibra lucidissima, nei corpi flagellati dalla fatica. Grazie ad Achille Compagnoni e a Lino Lacedelli il K2 adesso dominio umano. Ci vuole poco a capire che un momento solenne. Uomini erano partiti dalle citt dellAmerica, dai paesi della Val dAosta, dai villaggi del Solu Khombu ai confini del Nepal, ed ora giacevano per sempre chiss dove, laggi tra i ghiacci per le pareti del monte. Ma se essi erano caduti lungo il cammino, altri avevano ripreso a salire. E la mta era stata raggiunta.

K2.

considerati i capostipiti di tutte le rose che si trovano nel mondo. Ma il K2, lunico degli ottomila ad aver mantenuto la sigla inventata dai funzionari scientifici della Grand Trigonometrical Survey, che avevano appeso idealmente al collo delle montagne un cartellino di riconoscimento, non era visibile n da Skardu n da Shigar. Prima dellOttocento solo i gesuiti portoghesi di Goa stimolati dallesempio del grande Matteo Ricci in Cina erano riusciti a penetrare nelle stesse valli himalayane fino a raggiungere Ladakh. Pi tardi, quando il Geological Survey aveva iniziato il suo incredibile progetto di analizzare geologicamente tutta lIndia, qualcuno si ricord di uno strano colonnello scozzese che aveva capitanato anni prima una banda ditagliagole afgani e che si vantava di conoscere quelle contrade selvagge meglio di qualsiasi altro. Da allora nessuno riuscito a sapere se Gardiner detto Running gun, pistola a tamburo, trasformato da Kipling in uno dei protagonisti del suo pi famoso racconto Luomo che volle farsi re sia stato il pi grande viaggiatore del secolo scorso o il pi grande bugiardo. Il K2 venne avvistato e certificato per la prima volta in un giorno dellestate del 1856 dal tenente inglese William Henry Johnson che lavorava agli ordini di sir George Everest, ispettore generale e capo della missione geologica che in quel momento si trovava ancora nel Kashmir: Dietro le cime ricoperte di neve del Karakorum scrisse nel suo diario ho visto altre due magnifiche vette che sinnalzano di molto rispetto a tutte le altre. La prima, la pi grande, in realt composta da una doppia vetta venne chiamata col nome locale Masherbrum, la seconda pi piccola come dimensioni, ma pi alta venne registrata come K2. Nei decenni successivi tutte queste sigle furono abolite e la onnipossente Royal Geographic Society scelse i nomi da attribuire a quasi tutte le montagne pi interessanti seguendo in parte un ordine gerarchico. Cos il picco quindicesesimo del Nepal fu chiamato col nome dellispettore generale. E per il K2 vennero proposti numerosi nomi, ma nessuno risult convincente, anche se fino ad oggi la Bbc, depositaria dellorgoglio inglese sotto lapparenza e la fama di essere totalmente obiettiva, lo ha sempre chiamato Monte Godwin-Austen, dal nome di un frequentatore ottocentesco dellHimalaya occidentale. Quando passai da quelle parti il motel di Skardu era occupato, numerosi mesi lanno da scalatori americani che hanno sempre avuto una passione per questa montagna considerata difficilissima. Secondo loro la pi difficile in senso assoluto, la pi pericolosa era il Kanchenjunga dove il rischio di essere spazzato via dalle valanghe era altissimo. Il K2 era molto meno traditore, ma era molto pi difficile dal punto di vista tecnico e ti sfidava apertamente. Cos mi spieg un americano: non potrei giurarci ma mi pare che proprio la spedizione alla quale apparteneva venne investita da una valanga e due o tre di loro rimasero sotto la neve.

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DIARIO

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LE TAPPE PRINCIPALI

I GESUITI XVIII SECOLO I missionari della Compagnia di Ges gi nel Seicento si sono spinti nella zona. Il primo a parlare del passo Karakorum padre Ippolito Desideri, in viaggio dal 1714 al 1715

ECKENSTEIN E CROWLEY 1902 La prima spedizione espressamente diretta al K2 guidata dagli inglesi Oscar Eckenstein e Aleister Crowley. Dopo varie peripezie e aver raggiunto quota 6400 devono rinunciare.

IL DUCA DEGLI ABRUZZI 1909 Luigi Amedeo di Savoia, esploartore e viaggiatore, a capo della spedizione che raggiunger la quota record di 7493 metri. Spedizione che rester famosa anche per le fotografie di Vittorio Sella

ANTICIPAZIONE/IN UN LIBRO LACEDELLI RACCONTA PER LA PRIMA VOLTA LA SUA SCALATA

ERAVAMO IN VETTA MA NON LO SAPEVAMO


LINO LACEDELLI E GIOVANNI CENACCHI

I LIBRI
ARDITO DESIO La conquista del K2 seconda cima del mondo, Garzanti 2004 WALTER BONATTI K2 la verit, Baldini Castoldi Dalai 2003 ALDO AUDISIO ROBERTO MANTOVANI MATTEO SERAFIN ENRICO STURANI K2 1954, Cahier Museomont agna Reprint 2004 ROBERTO MANTOVANI KURT DIEMBERGER K2 una sfida ai confini del cielo, White Star 2004 REINHOLD MESSNER K2 ChogoriLa grande montagna, Corbaccio 2004 LEONARDO BIZZARO ALESSANDRO GONIA CARLO ALBERTO PINELLI K2 Uomini esplorazioni imprese, Cai-De Agostini 2004 KURT DIEMBERGER K2 Il nodo infinito. Sogno e destino, Corbaccio, 2000 MARIO FANTIN Himalaya e Karakorum, Club Alpino Italiano 1978

hi ha deciso di partire? Compagnoni. Vista la sua decisione mi sono caricato le bombole e sono partito. Ci abbiamo messo tre quarti dora per arrivare al punto della traversata di poco prima. La neve era altissima. Abbiamo provato a destra, nel canale, ma si affondava troppo. Allora abbiamo tentato su roccia, a sinistra. Prima ha provato Achille, ma caduto dopo due metri. Per fermarlo mi sono buttato addosso a lui. Allora ho provato io, togliendomi i ramponi e i guanti. Era un tratto di trenta metri di roccia ricoperta di ghiaccio. Il tratto chiave... . Si parlato di quarto grado... Non so se era quarto grado, comunque il problema l era il peso. Da quel punto ha proseguito Achille su neve. Una lunghezza pericolosa, ma meno difficile. Avevo gli occhiali appannati, e per pulirli mi toglievo i guanti. E l che ho visto le mie dita bianche e insensibili. Altri due tiri di corda, e la prima bombola era finita... . Salivate facendo le soste, come si fa abitualmente in parete? S, a lunghezze di trenta metri per volta. Ma era un modo strano di salire. Spesso quello sotto doveva piantare la piccozza come un gradino, e laltro ci saliva sopra, coprendo di neve il compagno. Cos, ogni volta, prima di ripartire, dovevi tirar via la neve, sfilare i guanti, levare gli occhiali e pulirli, quindi rimettere i guanti. Dopo un po i guanti erano fradici anche allinterno. Credo che questa sia stata una delle cause dei congelamenti. Comunque sia, proseguimmo sul lato sinistro del canale allinterno cera troppa neve per salire fino alla traversata. Traversammo a sinistra, sotto una gran fascia di ghiaccio che sembrava dovesse cadere da un momento allaltro, fino ad arrivare circa allaltezza raggiunta da Wiessner nel 1939. In questo tratto fin la seconda bombola. Da qui aggirammo a sinistra, verso sud, su rocce facili che ci permisero di salire con minor fatica. Ci fermammo a riposare, e poi ancora su. Superammo uno scivolo ripidissimo; la neve era dura, per fortuna... Allimprovviso per mi mancato il fiato e mi sono sentito male. Mi sono picchiato sulla schiena con la piccozza e ho chiesto a Compagnoni se nella bombola cera ancora ossigeno. Eh, ce ne hai mi ha risposto. Ma non era vero. Io ho guardato la sua, ed era vuota come la mia. Cos anchio gli ho detto che ce nera. Tutti e due avevamo paura che laltro perdesse il coraggio. Solo che lossigeno era finito davvero. Eravamo terrorizzati. Avevamo letto prima di partire che senza ossigeno, sopra gli 8500 metri, non si pu resistere pi di dieci minuti. Per ci sentivamo bene, anche se respiravamo a fatica e le gambe non ci tenevano. Avrei voluto togliere il bastino con le bombole; solo che per staccare le bombole bisognava aprire un moschettone, e io non ci riuscivo con le dita congelate. Avevamo le dita talmente dure che non ci siamo proprio riusciti. Cos abbiamo deciso di portarle su come prova daver raggiunto la cima. Anche la corda labbiamo tenuta legata, anche se non serviva a niente. Se uno fosse scivolato avrebbe tirato gi anche laltro.

FILM
La locandina del film Italia K2, basato sul materiale girato da Mario Fantin che faceva parte della spedizione (dal libro K2 uomini esplorazioni imprese, De Agostini)

GIORNALINI
Sotto, le copertine dei giornali per ragazzi Il Vittorioso e LIntrepido dedicate allimpresa italiana. (Dal libro K2. Uomini Esplorazioni Imprese, De Afgostini)

Questo a che quota successo? Ho fatto un calcolo approssimativo. 8500-8550 metri, ma nessuno di noi ha guardato laltimetro. A un certo punto, finito lossigeno, ho guardato una cima a sudest. Quello il Broad Peak ho detto ed alto 8047 metri. Questo vuol dire che il cervello funziona. Allora io e Compagnoni ci siamo messi a discutere su cose di poca importanza, solo per vedere se la mente funzionava. Il problema era che mi sembrava di avere sulla testa un masso che mi schiacciava. Non riuscivo pi a muovermi. Al-

lora abbiamo provato a fare qualche passo con le bombole vuote. Sentii un gran caldo alle gambe, e poi un gran freddo. Per non sentivo male alla testa e cos mi convinsi che avremmo vissuto ancora un po. Poi, proprio quando finito lossigeno, venuta fuori una schiarita eccezionale. Allora abbiamo visto gi cinque puntini al Campo Otto, ed stato come se ci avessero dato una spinta per andare avanti. Quella vista ci ha dato coraggio! Lass non hai niente di vivo intorno, perci vedere qualsiasi cosa che ti sembra viva diventa molto

importante. Bonatti ha obiettato che le foto in vetta mostrano incrostazioni di ghiaccio sulle vostre barbe, segno che avevate tenuto la maschera dellossigeno fino a poco prima. E poi c una foto di Compagnoni in vetta, con la maschera ancora in faccia. Bonatti, per confutare laccusa di avere usato lossigeno durante il suo bivacco della sera precedente, sostiene che in cima al K2 lossigeno era ancora disponibile... Vedi, lossigeno di quelle bombole era troppo ricco; non era ben miscelato come quello che si usa oggi, e bruciava la gola da morire. Sputavamo sangue, dopo la cima abbiamo sputato sangue per due giorni. Faceva un male bestiale, respirare. Anche quando finito lossigeno, qualche volta Compagnoni si rimetteva la maschera. Cos laria era meno fredda, pi umida. Lo ha fatto per evitare laria fredda, che faceva un gran male alla trachea. Bonatti dice che avevo ghiaccio sulla barba. Lo so benissimo che cera ghiaccio sulla barba. Lui pu dire quello che vuole, ma comunque vero che lossigeno mancato prima della cima! Magari fosse durato fino in vetta! So bene che non siamo riusciti a togliere le bombole anche se lossigeno era finito, e che questo pu sembrare strano. Ma proprio non ci siamo riusciti... anche se io le avrei lasciate l volentieri. E poi, quando finito lossigeno anche la pendenza diminuita, e noi non eravamo certi di quanto mancasse alla cima. Pensavamo mancasse poco. Quando lavete capito? A un tratto era evidente. Ma... che sia la cima? ho detto. Speriamo, no?. Allora ho dato braccetto ad Achille e gli ho detto: tacati qua. A quel punto s, che abbiamo guardato lorologio. Di quel giorno lunico orario di cui sono sicuro: mancavano dieci minuti alle 18. Eravamo davvero sorpresi di

LA TRACCIA
Lacedelli batte la traccia sulla neve alta tra il Campo Sette e il Campo Otto (dal libro K2: il prezzo della conquista, Mondadori)

essere riusciti a salire dopo tutte quelle disavventure, dopo che tutti i nostri compagni, uno alla volta, erano crollati. Noi pensavamo: Toccher anche a noi, e invece... Non ci credevamo proprio. Eravamo contentissimi. Comunque in vetta eravamo sbalorditi per il panorama. Fatte le foto e girato un po di film, ci rendemmo conto che era tardi, ed eravamo molto preoccupati di dover scendere al buio. Perch hai dato il braccio a Compagnoni? Amicizia o sospetto? E stato un istinto. Non volevo che poi un giorno qualcuno potesse chiedere: Chi arrivato primo?. Una partita di calcio la vin-

DINO BUZZATI

BONATTI E LA CONTROVERSA QUESTIONE DELLE BOMBOLE

Da parecchi anni gli italiani non avevano una notizia cos bella. Anche chi non si interessava di alpinismo, chi ha scordato lamor di patria, ha sentito un palpito
Le montagne di vetro 1989

QUELLE BUGIE UFFICIALI CHE HO SEMPRE COMBATTUTO


WALTER BONATTI
ncominciamo col dire che nel 1954 si entrati nella storia della conquista del K2 con una bugia. Una bugia matrice via via di altre bugie fino a divenire, il tutto, un vero e piratesco marchingegno di falsit teso a far quadrare, a sostenere, fino a pretendere di dimostrare come vera linvenzione dellarrivo sulla cima del K2 senza avere pi disponibilit di ossigeno nelle bombole. Questa, dunque, la menzogna madre trainante, e indubbiamente la pi clamorosa dellintero falso storico. Ebbene, in attesa che la chiarificazione storica concluda il suo corso, affrontiamola qui andando al sodo, con pochi nudi e puri dati di fatto. Ormai assodato che lora di inizio dellerogazione dellossigeno risale alle 8.30, assodato che il raggiungimento della vetta avvenne alle 18, dopo 9 ore e 30 di scalata (e non dopo 10 ore), e ancora assodato che la pressione dellossige-

REINHOLD MESSNER

Bonatti proprio sul K2 ha dimostrato di essere in grado di mettere in gioco tutto per il bene comune. Per me il vero eroe del K2 lui
K2 Chogori. La grande montagna (2004)

no nelle bombole usate per lultimo assalto era di 220 atmosfere (e non di 200 atmosfere come erroneamente creduto), dunque 220 atmosfere di pressione nelle bombole equivale a una quantit di ossigeno atta a favorire una erogazione normale e regolare di ben 12 ore. Detto questo, nessuna ipotesi o congettura sullassunto pu essere pi sostenibile. Riepiloghiamo dunque il tutto, qualcuno dovr spiegare, per la storia della conquista di questa montagna, il perch, con una disponibilit di ossigeno di 12 ore, i due della vetta lo esaurirono, dicono, ed entrambi quasi contemporaneamente, nel tempo ipotizzato di circa 10 ore. Perci io dico e rimarco, a ragion veduta, che quellossigeno usato dalle 8.30 alle 18, non soltanto bast fino alla vetta, ma ne avanz ancora per almeno 2 ore e mezza di erogazione. E questi sono fatti e non ipote-

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HOUSTON 1938 Lamericano Charles Houston guida quella che definisce una semplice ricognizione. In realt raggiunge 7925 metri e, forse per troppa prudenza, decide di tornare indietro

WIESSNER 1939 Il gruppo guidato dal tedesco Fritz Wiessner manca la vetta per meno di 250 metri. La spedizione funestata dalla dalla morte di tre sherpa e del miliardario americano Dudley Wolfe

ITALIA 1954 il 31 luglio Compagnoni e Lacedelli raggiungono la vetta a quota 8611. Gli italiani di Ardito Desio hanno conquistato la seconda montagna pi alta del mondo e certamente la pi difficile

FILM, FUMETTI, OROLOGI E CIOCCOLATINI FURONO DEDICATI AL K2

COS LITALIETTA CELEBR LIMPRESA


LEONARDO BIZZARO
Campo base del K2 (Pakistan) trana cosa lalpinismo. Uno sport come altri, apparentemente, solo pi rischioso e scomodo. E per accade che qualche ascensione esca dai libri di storia delle montagne per diventare una tappa importante della storia degli uomini. E successo al Monte Bianco nel 1786, lascension di Paccard e Balmat fu un simbolo per lilluminismo scientifico. E fuori dalle Alpi stato il caso dellEverest, nel 53 una delle ultime pietre miliari del colonialismo britannico: in vetta, un po per caso, un po per scelta simbolica, il capo spedizione Hunt mand proprio due abitanti delle ex colonie, il neoze-

landese Hillary e lo sherpa Tenzing, indiano di origine nepalese. Forse la vittoria di Lacedelli e Compagnoni sul K2, nel 54, non ha avuto un impatto cos forte nel mondo. Ma certo per lItalia ha assunto unimportanza che va ben oltre la conquista alpinistica. Non senza significato che a muoversi per ottenere il permesso di salita sia stato lo stesso De Gasperi, ottenendo dal primo ministro pakistano Mohammed Ali ci agli americani era stato negato. E s che gli Stati Uniti avevano appena varato il piano Colombo per aiutare i nuovi paesi asiatici, Pakistan in testa. Evidentemente il rapporto con lItalia in quel momento era pi im-

PIUMINO
Qui sotto, la giacca in piumino in dotazione alla spedizione italiana e usata per lascensione in vetta (dal libro K2, Uomini Esplorazioni Imprese, De Agostini)

LE IMMAGINI
La spedizione italiana che conquist il K2 fu preparata con cura anche con lintento di lasciare una cospicua documentazione iconografica. Le foto e i filmati presi durante limpresa furono diffusi nel paese e nel mondo con una precisa strategia di celebrazione dellevento

ce la squadra, non chi segna il goal. Alpinisticamente non ha nessuna importanza chi arriva per primo. Non siamo mica arrivati lass da soli: e allora gli altri a cosa sono serviti? Tutti hanno dato tutto perch qualcuno arrivasse in vetta. Questa cima frutto di un gruppo, del lavoro di gruppo di tutta la spedizione. Ma tanto i giornalisti non capiscono niente. Sapevo che avrebbero chiesto al ritorno: Chi arrivato primo?. Come se fosse stata una gara di ciclisti!. Sei riuscito a pensare a tutto questo, lass? S, ma non lucidamente, stato come un istinto. A quella quota, senza ossigeno, non pensi bene,

hai la testa tutta confusa. Achille nellultimo tratto era convinto di avere una donna dietro... e rideva. Anche a me sembrava di avere qualcuno dietro: Guido Lorenzi. Ma non pu essere lui pensai. Guido s rotto una gamba. E poi la mia fidanzata mi sembrava l, ma pensai che lei non sarebbe riuscita a venir su di l. Ci ho messo un po, ma poi ho capito che vedevo tutto quello che pensavo dentro di me, come se il mio pensiero si trasmettesse allesterno. Mi ricordo anche che ho detto a Compagnoni: Tientela pure quella donna; pu ben darsi che ci sia... Io di donne non ne vedo, vedo solo i miei amici!.

GLI AUTORI
Walter Bonatti uno dei pi noti alpinisti italiani. Ha partecipato alla conquista del K2 su cui ha scritto numerosi libri. Il testo di Lino Lacedelli e Giovanni Cenacchi unanticipazione del libro K2: il prezzo della conquista in uscita da Mondadori. Il testo del Sillabario di Fosco Maraini tratto da Gasherbrum IV la splendida cima, Vivalda Editori

RENNA
Gli stivali di renna e le bombole in dotazione agli italiani

Walter Bonatti in ascensione sulle rocce nere del K2 (dal libro K2:il prezzo della conquista, Mondadori)

IMMANUEL KANT

si, dati concreti, quote ad orari incontrovertibili. Aggiungo ancora un elemento che potrebbe facilmente sfuggire a chi non avesse una cognizione delle estreme quote. Lass, tra 7900 e 8100 metri, Mahdi ed io ci eravamo mossi, con sulle spalle 19 chili di peso e senza laiuto dellossigeno, a 66 metri di dislivello/ora. Ci fa riflettere sugli orari e le condizioni riferiti al tratto finale del K2: poche decine di metri soltanto, se percorsi in questi anni senza usare lossigeno per giungere alla vetta, avrebbero richiesto non meno di unora, precisamen-

te unora per ogni 66 metri di dislivello. La morale questa. Finch non si far completo chiarimento sulla bugia madre, matrice di tutte le altre bugie del K2, questa appunto dellossigeno rimasta purtroppo ancora confusa e nebbiosa, lincresciosa questione rimarr aperta. Ad esigere un completo, esauriente e convincente chiarimento storico sulla vicenda, non pu essere che la stessa dignit della storia della conquista del K2. Ci pertanto auspicabile che avvenga al pi presto, se si vuole celebrare in modo conveniente la ricorrenza del 31 luglio. E dire che quanto oggi sta per essere riconosciuto formalmente, gi era ampiamente documentato da decenni nei miei libri. Per ci che mi riguarda, io rimarr fedele allimpegno che ha segnato gran parte della mia vita: dare verit e giustizia alla storia ufficiale del K2.

Le rocce che sporgono audaci in alto e quasi minacciose Il loro aspetto diventa tanto pi attraente per quanto pi spaventevole
Critica del giudizio 1790

THOMAS BERNHARD

I monti scintillavano durante lascensione. Baratri, neri e ostili, da far venire i brividi. Spesso laria intorno a lui tremava per un tuono lontano
Gelo 1963

portante, forse una spiegazione pu arrivare dalle grandi dighe che nei decenni successivi saranno costruite dalle imprese italiane. Il progetto K2 fu un caso nazionale fin da subito. I partecipanti dovevano rappresentare lItalia intera, quella alpinistica almeno, i fondi nelle intenzioni degli organizzatori sarebbero arrivati con una sorta di gara di generosit dai cento campanili. E lattrezzatura sarebbe stata per le imprese nostrane la prima passerella postbellica: come gi avevano fatto le altre nazioni impegnate nella corsa agli 8.000 la Francia sullAnnapurna, la Gran Bretagna sullEverest, la Germania sul Nanga Parbat si sarebbero sperimentate su un terreno unico tecniche e materiali finora studiati per luso militare. Fu, questultimo, forse il capitolo meglio riuscito, uno dei pochi non dilaniati dalle polemiche. Che invece scoppiarono su tutto il resto: fra il Cai e Desio, fra Compagnoni e il Cai, fra Bonatti e Compagnoni... Ma tutte queste dispute non impedirono di presentare come eroi i partecipanti allimpresa. Eroi litigiosi, ma sempre tali. Finirono protagonisti anche di un fumetto uscito a fine anno sul Giornalino delle edizioni San Paolo, tratteggiati come epigoni di Tex: Questo confetto era destinato alla mia zucca, commenta Lacedelli sfuggendo per un soffio a un proiettile di granito. E dietro ai fumetti arriv tutto il resto, la sagoma inconfondibile del K2 per vendere cioccolatini, scarponi, pile, orologi. Prima, ci avevano pensato i giornali e la Settimana Incom a gonfiare lavvenimento, non la televisione, che nel suo primo anno di emissioni dedic al K2 una sola intervista a Bonatti, realizzata dal neoassunto Gianni Vattimo per la trasmissione dei ragazzi Orizzonte. Ma sono i settimanali, Epoca che ha lesclusiva, la Domenica del Corriere con le tavole di Molino, Oggi, a rilanciare la vicenda fra il grande pubblico, a fare dei due vincitori, non troppo conosciuti fuori dalla cerchia degli alpinisti, personaggi al pari dei campioni del calcio. Lo aveva previsto il capo spedizione Desio, in uno dei suoi ordini di servizio dai toni sempre troppo bruschi: Chi non obbedir alle regole ricorda oggi Lacedelli con un sorriso ironico sar punito con larma pi potente, la stampa. Ma uno come Bonatti, certo poco ubbidiente, pur finendo travolto in una brutta storia di querele e contro querele sul caso del famoso bivacco a 8.000 metri, sar aiutato dalla stessa stampa a diventare quel personaggio di prima grandezza non solo nellalpinismo, nellItalia del boom economico. E forse il motivo di un successo che va ben oltre le aspettative perfino con il film Italia K2, uscito nel marzo 55 e spinto subito tra i dieci pi visti dellanno sta proprio in quel boom che si continuava a vedere solo allorizzonte. NellItalietta dello scandalo Montesi, mentre nel mondo si riaccendevano bagliori di guerra, limpresa del K2 impresa vera di l da qualsiasi polemica diventa un motivo di orgoglio nazionale. Tanto che nessuno oggi si meraviglia, dalle Alpi alla Riviera Adriatica, di ritrovare la sagoma del K2 nelle insegne di ristoranti, pizzerie, alberghi, perfino lavanderie.

I FILM
LA SPEDIZIONE DI S.A.R. IL DUCA DEGLI ABRUZZI AL K2 O SUL TETTO DEL MONDO di Vittorio Sella del 1909 documento straordinario restaurato di recente dal Museo nazionale del cinema e dal Film Festival della montagna di Trento ITALIA K2 di Marcello Baldi, 1955. Dalla gran mole di pellicola girata da Mario Fantin, il film che celebra limpresa italiana con il commento di Igor Man K2 SOGNO E DESTINO di Kurt Diemberger del 1989. Cineasta, oltre che alpinista e scrittore, Diemberger racconta la grande tragedia del 1986 in cui persero la vita tredici persone. K2 di Franc Roddam del 1991. Il regista di Quadrophenia ambienta sul K2 una storia credibile tratta da una pice teatrale di buon successo VERTICAL LIMIT Una ragazza intrappolata sul K2 e il fratello che cerca di salvarla. Regia di Martin Campbell, 2001

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