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Sometimes I wonder why I spend

di Adriano Maini

Il 13 settembre 2010 si svolsero a Bordighera (IM) i funerali del partigiano


Renzo Biancheri (Rensu u Longu), che aveva fatto parte durante la
Resistenza dei “Partigiani del Mare” o “Gruppo Sbarchi Vallecrosia”.
Giuseppe “Mac” Fiorucci aveva nell’occasione mandato ad una mailing-list
locale una testimonianza della persona defunta, raccolta per una
pubblicazione che all’epoca non conoscevo ancora, benché fossi stato in
precedenza messo al corrente della sua preparazione.
Come feci allora con l’approvazione dell’estensore della raccolta, riporto qui
di seguito (ma adesso in forma parziale) il testo richiamato.
"La mia storia nella Resistenza è legata a filo doppio con Renzo Rossi.
Nell’agosto del 1944 mi aggregai al gruppo partigiano di Girò [Pietro
Gerolamo Marcenaro, “Gireu”], che operava nella zona di Negi [Frazione di
Perinaldo (IM)], dove godevamo anche dell’appoggio di Umberto Sequi a
Vallebona e di Giuseppe Bisso a Seborga; tutti e due membri del CLN di
Bordighera. Negi era il punto di contatto tra le varie formazioni partigiane che
operavano nella zona: Cekoff [Mario Alborno di Bordighera (IM)], Gino
Napolitano ecc.
Facevo da staffetta tra Negi e Vallebona.
In settembre insieme a Renzo Rossi partecipai all’incontro con Vittò
[Giuseppe Vittorio Guglielmo, in quel momento comandante della V^ Brigata ,
da dicembre 1944 comandante della II^ Divisione Garibaldi “Felice
Cascione”]. Ci accompagnò Confino, maresciallo dei Carabinieri che aveva
aderito alla Resistenza. Vittò investì formalmente Renzo Rossi del compito di
organizzare, per la nostra zona, il SIM (Servizio Informazioni Militare) e i SAP
(Squadre d’Assalto Partigiane), e io fui nominato suo agente e collaboratore.
In novembre mi aggregai al battaglione di Gino Napolitano a Vignai, ma dopo
alcune operazioni di collegamento tra Vallebona e il comando di Vignai, il
comando mi richiamò ad operare nel Gruppo Sbarchi.
Nell’estate, i servizi segreti americani avevano inviato sulla costa una rete di
informatori, capeggiati da Gino Punzi. Dovendosi recare in Francia, per
passare le linee, Gino si avvalse della collaborazione di un passeur, che però
era passato dalla parte dei tedeschi e durante il viaggio lo uccise. Il
comandante tedesco si infuriò perché avrebbe voluto catturare vivo il Gino.
Sul suo cadavere furono rinvenuti dei documenti, dai quali i tedeschi vennero
a conoscenza che sarebbero stati inviati altri agenti e telegrafisti alleati.
I tedeschi predisposero una trappola e quando arrivò il telegrafista “Eros” lo
catturarono ferendolo. Si avvalsero di lui per trasmettere falsi messaggi al
comando alleato di Nizza.
Con questi falsi messaggi fu richiesto l’invio di un’altra missione: la missione
“Leo”…"

Oggi posso, dunque, sottolineare al meglio che si tratta del racconto di Renzo
Biancheri (Rensu u Longu), raccolto da Giuseppe “Mac” Fiorucci per il suo
“Gruppo Sbarchi Vallecrosia”, ed. Istituto Storico della Resistenza e dell’Età
Contemporanea di Imperia, 2007.
Alla mia richiesta di autorizzazione a pubblicare sul mio blog l’emozionante
scritto di cui sopra, Fiorucci rispose mandandomi un altro “articolo”.

Questo, di Renato Dorgia, “Plancia”, sempre per “Gruppo Sbarchi


Vallecrosia”:

"La base alleata in Francia era a Saint Jean Cap Ferrat, nella baia di
Villafranca, nella Villa Le Petit Rocher [ma la Villa risulta in effetti nel comune
di Beaulieu-sur-Mer]. Da Vallecrosia si partiva, naturalmente di notte, e si
raggiungeva il porto di Montecarlo, facilmente individuabile perché l’unico
illuminato. All’ingresso del porto, una vedetta intimava l’alt e accompagnava il
natante all’approdo sotto stretta sorveglianza. Qui l’equipaggio forniva alle
sentinelle alleate del porto di Monaco solo un numero di telefono o di codice
e il nome dell’ufficiale dell’Intelligence Service. In meno di un’ora erano presi
in consegna dai servizi segreti alleati.Anche io fui condotto a Montecarlo, con
Renzo Rossi, Girò e Renzo Biancheri, già allora sordo come una campana.
Per me era la prima volta, mentre per gli altri si trattava dell’ennesima
traversata. Fummo accolti dal capitano Lamb, che ci condusse a Le Petit
Rocher. Ci diede qualche istruzione, tra le quali ricordo che, alla mia richiesta
di una qualche sorta di documento, ci disse che a eventuali controlli
dovevamo solo rispondere che eravamo maltesi e di riferire il suo nome, Cap.
Lamb con il numero di riconoscimento. Mettendo mano al portafoglio, Lamb
cominciò a distribuire una banconota da 500 franchi. La sua intenzione era di
consegnarne una per ognuno di noi, ma Renzo Rossi, intascata la prima
banconota ringraziò dicendo che 500 franchi bastavano per tutti. Il capitano,
sorpreso, ci fissò negli occhi uno per uno e domandò: “Ma voi siete proprio
Italiani?”. Scoppiò poi a ridere, ma, per un attimo, vidi nel suo sguardo il
sospetto che fossimo sabotatori. Renzo Biancheri chiese di poter usare il
telefono, compose il numero e ottenuta la comunicazione tra lo stupore
generale iniziò a cantare Polvere di Stelle [Stardust]. Renzo era sordo e
come tutti i duri d’orecchio cantava bene.Sussurrava la melodia d’amore di
“Polvere di Stelle”, alle orecchie di una interlocutrice, evidentemente
conosciuta in qualche precedente missione e con la quale di certo non
scambiava lunghe conversazioni:

Sometimes I wonder why I spend


The lonely night dreaming of a song"

In seguito, forse memore del fatto che nei nostri pregressi incontri gli parlavo
dell’opportunità di pubblicare sul Web i suoi materiali di ricerca, Fiorucci mi
inviò, a mia piena disposizione, documenti e scritti, sia pubblicati (ma, ripeto,
allora, per mia disattenzione, non lo sapevo ancora) su “Gruppo Sbarchi
Vallecrosia”, sia, per come mi risulta, inediti.

Per il momento aggiungo solo che in quel settembre 2010 una nipote di
Renzo Biancheri mi ringraziò via email per il mio pensiero, che la citazione
della morte del capitano Gino Punzi ha suscitato una successiva intensa
corrispondenza, che, purtroppo, il 19 marzo 2012 Fiorucci ci ha lasciati.

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