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mondiale: riflessioni
di Adriano Maini
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Si affrettarono anche dal centro città madre e figlio di dieci anni in cerca
del padre che dalle parti di Nervia aveva un lavoro: per loro fortuna il
capofamiglia si era trovato oltre il punto critico, ma il bambino da grande
avrebbe rammentato i morti da lui visti con sofferta umanità ancor più
per il fatto che era destinato a frequentare tanti sopravvissuti.
Sempre da Nervia era partito per la guerra un altro ragazzo, che
conosceva quasi tutte le persone - di alcune era anche amico! - qui
menzionate e che affondò al largo dell'isola Asinara con la corazzata
Roma il 9 settembre 1943.
Finirono in trappola Ettore e Marco Bassi, padre e figlio, commercianti
ebrei di Ventimiglia, benefattori non solo degli ebrei stranieri in fuga, ma
anche benemeriti della città e del comprensorio, per essere poi falcidiati
nell'inferno degli stermini nazisti.
Ferrovieri antifascisti di Ventimiglia vennero uccisi nelle rappresaglie del
Turchino e di Fossoli, ma i più trovarono la morte nei lager tedeschi: tra
loro anche il compagno di lotta capitano Silvio Tomasi, già reduce dalla
campagna di Russia.
Da Ventimiglia qualche familiare è riuscito negli anni a recarsi in
Germania per visitare la tomba di un loro caro, deceduto quale Internato
Militare.
Una lapide nel cimitero centrale di Ventimiglia a Roverino commemora i
partigiani caduti: impressionante pensare a come furono massacrati a
Sospel dalla furia nazifascista undici garibaldini (tra i quali un
ventimigliese, Osvaldo Lorenzi; un altro ventimigliese, Sauro Bob
Dardano, era già morto con l'assalto nemico) e quattro appartenti al
maquis.
Nella strage nazista di Grimaldi perirono anche tre bambini molto piccoli;
in quella di Torri due persone molte anziane e due cinquantenni.
Sono solo alcuni esempi, uno spaccato non esaustivo: certamente è
impressionante verificare che solo la piccola città di Ventimiglia abbia
avuto centinaia e centinaia di vittime di guerra.
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