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Alighieri”
Viale delle Nazioni Unite n. 2- 75100 MATERA
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Tel. 0835/333822 – fax 0835/333762 e-mail mtps01000e@istruzione.it - www.liceoscientificomt.it
PROGETTO INNOVADIDATTICA
NB: si è ritenuto opportuno coinvolgere gli insegnanti del I ciclo nell’ attività di
formazione che permetterà di acquisire la metodologia per declinare le tappe per
conseguire le competenze, secondo le indicazioni del curricolo verticale. Le competenze
sono quelle indicate all’interno del progetto.
DESTINATARI
DOCENTI COINVOLTI
TEMPI DI REALIZZAZIONE:
e multidisciplinari con la
a. individuazione e progettazione di un tema multidisciplinare che permetta
agli studenti di acquisire le competenze di base previste dagli assi
culturali,
b. realizzazione in classe del progetto mediante ricerca-azione, favorendo
l’approccio laboratoriale. Per “laboratorio” si intende un ambiente di
apprendimento caratterizzato più da un metodo e materiali opportuni,
come schede di lavoro, carta millimetrata, fogli elettronici, software
didattico ecc, che da uno spazio fisico.
c. Realizzazione di un lavoro interdisciplinare multimediale in cui gli studenti,
affrontando una situazione problematica, mettano in atto le competenze
acquisite durante il percorso formativo
METODOLOGIE E STRUMENTI :
A) Premessa
Matera, in particolare negli ultimi decenni, è stata assunta come luogo emblematico che
sintetizza l’intero percorso della storia dell’uomo. La città dei “Sassi”, riconosciuta
dall’Unesco come patrimonio dell’umanità, affascina certamente tutti i visitatori. Il successo
turistico degli antichi rioni, tuttavia, rischia di annebbiare la memoria degli indigeni,
deformandola e nascondendo, per un’istintiva volontà di rimozione, il fatto che i “Sassi”
materializzavano l’immagine drammatica, persistente della povertà stratificata
storicamente. Il luccicare dei lustrini del turismo è una lente deformante che facilita
l’influenza dei messaggi mediatici e rende più difficile l’esplorazione, non nostalgica, dei
reali valori e degli elementi di modernità permanente che hanno reso possibile la
stratificazione di popoli, culture e segni così significativi. Gli adolescenti e i giovani, in
particolare, spesso inconsapevolmente, sono disorientati tra istinti di rimozione e fascino di
modernità fraintese.
La consapevolezza di queste complesse dinamiche è una necessità imprescindibile per
una scuola che voglia svolgere in pieno la sua funzione di “comunità educante”. In questa
logica si inserisce la piena valenza formativa di una programmazione per competenze.
Questo difficile itinerario, che per sua natura risiede in tempi lunghi, ha possibilità di
successo se per l’allievo è stato predisposto un percorso educativo che ne sviluppi il
senso di appartenenza; se le conoscenze disciplinari si avvalgono di un approccio
scientifico di manipolazione della conoscenza nel quale abbia un ruolo di rilievo la
creatività, il terreno che i giovani sembrano privilegiare e dominare più facilmente. Dire
“sembra”, significa avere la consapevolezza che i giovani, spesso, assumono per creativi
atteggiamenti di clonazione di schemi ripetitivi favoriti dalla massiccia diffusione della
comunicazione veloce e mediatica che utilizza mezzi potenti ed efficaci. Il possesso pieno
ed efficiente di essi deve essere un irrinunciabile prioritario obiettivo formativo ma con
l’obiettivo di sconfiggere il rischio di dipendenza che significa inaridimento delle capacità
creative originali di cui è portatore ogni allievo e che, anche senza una reale coscienza,
ha forti connessioni con un territorio così particolare e denso di stratificazioni.
Coniugare modernità di mezzi e capacità di esplorare le radici può sviluppare le
conoscenze determinando, contemporaneamente, una capacità di alimentarsi della
specificità delle proprie radici che produce consapevole appartenenza, determina la
modifica dell’approccio alle cose e instaura comportamenti “involontari” che consentono di
trasformare conoscenze e abilità in competenze.
Individuare, con queste premesse, nell’asse matematico-scientifico-tecnologico il
terreno privilegiato sul quale operare significa sviluppare competenze per la modernità e il
cambiamento che è lo spazio nel quale si collocherà, ancor più che per il passato, la
prospettiva di vita di giovani che vivono una realtà che si è sostanzialmente impoverita di
stimoli capaci di sviluppare autonomia, attitudine all’analisi e abilità costanti di “problem
solving”
Il primo terreno su cui puntare è quello della formazione di un primo nucleo di formatori
che tuttavia, senza una prospettiva di lungo periodo, rischia di essere un intervento isolato,
anche se di alta qualità, se non raggiunge la totalità dei docenti interessati nelle scuole
coinvolte e non solo per l’asse prescelto. E’ infatti la prospettiva di successivi interventi
sugli altri assi che può consentire di raggiungere la fase matura di una programmazione
della “formazione per competenze” che richiede un approccio multidisciplinare alla
conoscenza che già lo è, per sua natura.
Su queste basi si potrà fondare, realisticamente e dopo accurati “assaggi” sperimentali
in aula, anche un’irrinunciabile diversa strutturazione del tempo scolastico, in termini
quantitativi e qualitativi, per tutti gli ordini di scuola, in una visione di continuità di sviluppo
dell’essere in ambienti continui.
A tal proposito, nell’allegato 1 in coda al file è presente un apposito contributo relativo alla
continuità fra ordini di scuola.
L’articolo 10 del dpr 275/1999 (Regolamento dell’autonomia scolastica) prevede che “Con
decreto del Ministro della Pubblica Istruzione sono adottati i nuovi modelli per le
certificazioni, le quali, indicano le conoscenze, le competenze, le capacità acquisite e i
crediti formativi riconoscibili, compresi quelli relativi alle discipline e alle attività realizzate
nell'ambito dell'ampliamento dell'offerta formativa o liberamente scelte dagli alunni e
debitamente certificate”.
Conseguentemente la certificazione delle competenze, oltre ad assumere una funzione di
orientamento e sostegno al processo formativo di ciascun alunno, registra:
competenze acquisite, capacità e potenzialità dimostrate nelle diverse aree
disciplinari e traguardi raggiunti dall’alunno, tenendo presente sia il percorso
scolastico che gli esiti delle prove d’esame, sulla base di specifici indicatori
individuati dalla scuola;
particolari attitudini emerse durante la complessiva attività scolastica del triennio;
piano di studi seguito (monte ore svolto, discipline, attività facoltative ed opzionali,
crediti formativi acquisiti, ecc.).
Il D.Leg.vo 19 febbraio 2004 n. 59 definisce le norme generali relative alla scuola
dell’infanzia e al primo ciclo di istruzione e all’art.8 e all’art.10 tratta della valutazione nella
scuola dell’infanzia e della scuola primaria.
La C.M. 28 del 15 marzo 2007 fornisce facendo riferimento all’OCSE PISA , un dossier
per la certificazione sperimentale delle competenze al quale il progetto farà riferimento.
Ovviamente, durante la fase di formazione dei docenti, lo stesso dossier sarà analizzato e,
se necessario, si provvederà ad una revisione.
Per la certificazione delle competenze, al termine dell’obbligo scolastico, si utilizzerà il
modello sperimentale risultato da un’attività di ricerca svolta in provincia di Piacenza.
In questo caso, è evidente che un significativo contributo dovrà venire dagli esperti
dell’Agenzia di formazione presente nel Progetto.
La possibilità di passaggio di uno studente da un sistema all’altro potrà facilmente essere
concretizzata se i due sistemi riusciranno a comunicare.
E questo sarà un momento di prova!
( I modelli di certificazione sono stati inviati in cartaceo ).
Allegato 1
«Le competenze sviluppate nell'ambito delle singole discipline concorrono a loro volta alla promozione di
competenze più ampie e trasversali, che rappresentano una condizione essenziale per la piena
realizzazione personale
e per la partecipazione attiva alla vita sociale,
nella misura in cui sono orientate ai valori della convivenza civile e del bene comune.
Dalle Indicazioni per il curricolo
Nel corso di un secolo quasi interamente vissuto, ho spesso creduto di trovarmi a una svolta epocale, poi
non era vero niente; una svolta epocale si ha quando non cambiano solo le cose, ma anche le teste per
capirle
( V.Foa)
LA CONTINUITÀ EDUCATIVA
Nella scienza educativa, il concetto di continuità educativo – didattica fa riferimento ad uno
sviluppo e ad una crescita dell’individuo da realizzarsi ”senza macroscopici salti o
incidenti”: ogni momento formativo deve essere legittimato dal precedente per ricercare
successive ipotesi educative ricche si senso e di significato per l’autentica, armonica
integrazione funzionale delle esperienze e degli apprendimenti compiuti dall’alunno.
Le indicazioni per il Curricolo ed il regolamento attuativo per il nuovo obbligo di istruzione
invitano a coordinare l'azione educativa secondo opportuni criteri e modalità per garantire
il diritto dell'alunno ad un percorso formativo organico e completo secondo una logica di
sviluppo coerente che valorizzi le competenze già acquisite dal soggetto e insieme
riconosca la specificità e la pari dignità educativa dell'azione di ciascuna scuola.
La continuità nasce infatti dall’esigenza primaria di garantire il diritto dell’alunno ad un
percorso formativo organico e completo, che mira a promuovere uno sviluppo articolato e
multidimensionale del soggetto il quale, pur nei cambiamenti evolutivi e nelle diverse
istituzioni scolastiche, costruisce così la sua particolare identità.
Consapevoli che la continuità è quindi un modo di intendere la scuola come un servizio
appunto “continuo” in cui ogni alunno possa trovare l’ambiente e le condizioni più
favorevoli per realizzare un percorso formativo completo, la scuola secondaria di primo e
secondo grado e la scuola primaria intendono avviare una riflessione sulla “continuità
educativa” affrontando alcuni temi (valutazione / verifica con prove di uscita e di entrata;
certificazione delle competenze, metodi e contenuti; strumenti per il passaggio delle
informazioni) e promuovendo attività e progetti comuni anche in rapporto al mondo della
formazione professionale ai fini della costruzione di un sistema integrato della formazione
e dell’istruzione.
Nella più ampia visione della costruzione di un “curriculum continuum” si ritiene infatti che
la scuola stessa debba individuare ed elaborare gli strumenti e le procedure per garantire
la continuità educativa tra i diversi ordini e gradi dell’istruzione.
Nel rispetto e nella valorizzazione dell’autonomia delle scuole, le Indicazioni costituiscono
il quadro teorico di riferimento per la progettazione curricolare affidata alle scuole, con
particolare attenzione alla continuità del percorso educativo dai 3 ai 16 anni.
A partire dalla scuola del primo ciclo la progettazione didattica promuove l’organizzazione
degli apprendimenti in maniera progressivamente orientata ai saperi disciplinari per i quali,
al termine della scuola dell’infanzia, della scuola primaria e della scuola secondaria di
primo grado vengono individuati traguardi per lo sviluppo delle competenze che
rappresentano riferimenti, piste da percorrere per gli insegnanti e aiutano a finalizzare
l’azione educativa allo sviluppo integrale della persona.
Il traguardo così è un traguardare (guardare oltre), è la tappa in una corsa più lunga utile
allo sviluppo e non alla mera l’acquisizione delle competenze (concezione dinamica), un
passaggio intermedio per lo sviluppo di competenze da perfezionare nel quadro di un
processo continuo.
In successione, il Regolamento dell’obbligo di istruzione a 10 anni sottolinea poi che i
saperi e le competenze (articolati in abilità/capacità e conoscenze)assicurano
l'equivalenza formativa di tutti i percorsi, nel rispetto dell'identità dell'offerta formativa e
degli obiettivi che caratterizzano i curricoli dei diversi ordini, tipi e indirizzi di studio.
Si delinea così un percorso educativo che si snoda dalla scuola dell’infanzia alla scuola
secondaria di II grado e che investe i settori dell’apprendimento formale, non formale ed
informale.
Secondo il Quadro Europeo delle Qualifiche e dei Titoli (Raccomandazione del
Parlamento Europeo e del Consiglio del 7.09.2006):
Le “conoscenze” indicano il risultato dell’assimilazione delle informazioni attraverso
l’apprendimento.
Le “abilità/capacità” indicano la capacità di applicare conoscenze e usare Know-how per
portare a termine e risolvere problemi.
Le “competenze” indicano la comprovata capacità di usare le conoscenze, abilità e
capacità personali, sociali e/o metodologiche in situazioni di lavoro o si studio e nello
sviluppo professionale e/o personale; le competenze sono descritte in termini di
responsabilità e autonomia.
I saperi e le competenze per l’assolvimento dell’obbligo di istruzione sono riferiti ai quattro
assi culturali:
- Asse dei linguaggi;
- Asse matematico;
- Asse scientifico-tecnologico
- Asse storico-sociale
Il Regolamento dell’obbligo (DM 139/07) indica anche otto competenze chiave di
cittadinanza:
imparare ad imparare
elaborare progetti
comunicare
collaborare e partecipare
Agire in modo autonomo e responsabile
risolvere problemi
individuare collegamenti e relazioni
acquisire ed interpretare l'informazione
Sulla scorta di tali premesse, il presente progetto vuole avviare una fase di ricerca azione
per disegnare i curricoli, secondo un linguaggio condiviso, in continuità verticale da
impostare dalla scuola dell’infanzia al biennio della scuola secondaria di secondo grado.
Gli obiettivi che si intendono perseguire e che nascono dalla imprescindibilità di operare
all’interno di percorsi di continuità sono tre:
1. elaborare una struttura di curricolo formativo che si sviluppa progressivamente
dalla prima classe della scuola primaria alla seconda superiore e che assume come
riferimento le competenze chiave della cittadinanza europea;
2. fornire esempi di unità didattiche attuative della struttura di curricolo;
3. collegare la struttura di curricolo per competenze ad opportunità che il territorio offre
alle istituzioni scolastiche che intendono operare in tal senso.
Per il primo obiettivo, il riferimento delle competenze europee di cittadinanza attiva
costituisce la cornice al cui interno collocare i traguardi da raggiungere nelle aree
disciplinari del primo ciclo e negli assi culturali del biennio di innalzamento dell’obbligo di
istruzione.
La struttura di curricolo che sarà elaborata nell’ambito di questo progetto di formazione
non costituirà un modello da copiare, ma solo un (si spera utile) riferimento a livello nelle
singole Istituzioni Scolastiche per:
- sostenere l’iniziativa autonoma di ciascuna istituzione formativa nel costruirsi un
curricolo in sintonia con le indicazioni europee e nazionali e coerente alle esigenze
colturali esociali del territorio in cui opera;
- facilitare la realizzazione sul territorio della città di Matera di percorsi di istruzione
realizzati in continuità dalla scuola primaria alla seconda superiore;
- facilitare il raccordo e la sinergia tra le scuole che operano sui diversi livelli di
istruzione ma sul medesimo territorio, per cui hanno in comune le persone da
istruire ed il compito di rendere esigibile (lì, sul territorio in cui operano) il diritto di
tutti di apprendere;
- orientare l’attuazione dell’obbligo di istruzione ad operare in una logica di continuità
formativa, non solo al proprio interno, ma anche con ciò che lo precede e lo segue:
prima, con la scuola dell’infanzia e, dopo, con il triennio superiore, che si conclude
con l’esame di Stato e con i percorsi della formazione professionale per il
raggiungimento di specifiche qualifiche di livello nazionale ed europeo
Con il secondo obiettivo si vuole rendere manifesta la possibilità concreta di operare
secondo le indicazioni della struttura di curricolo per competenze.
Infine, con il terzo obiettivo si intende evitare la realizzazione di una formazione che sia
solo un’astratta esercitazione su teorici modelli di curricolo.
Costruire il curricolo sulle competenze degli allievi, infatti, significa sia individuare dei livelli
da raggiungere che connotino adeguatamente e progressivamente il diritto di apprendere
di ciascuno, sia attivare processi di insegnamento-apprendimento che rendano attivi gli
allievi, che li rendano “costruttori” delle conoscenze e delle abilità che costituiscono, man
mano, il loro apprendimento. Tutto ciò si traduce nella necessità di ancorare i percorsi di
studio alla realtà, a partire dalle opportunità che il territorio offre per una tale didattica.
I laboratori, pertanto, costituiscono un’occasione per sviluppare un’attività che costituisca
una sorta di “allenamento” a:
- concepire l’innovazione nell’insegnamento come cambiamento che coinvolge anche
“il fare” e non solo “le teorie” pedagogiche.
- a calare l’esercizio della professionalità docente nel territorio nel quale si opera: per
conoscerlo, per capirne le esigenze, per individuare le opportunità che esso offre, in
modo da potervi svolgere bene il “mestiere” di insegnante.
La ricerca attivata dalla rete di scuole della città di Matera che prendono parte a questo
progetto è il segno che capi di istituto e docenti si sentono responsabilmente impegnati ad
agire secondo logiche di continuità non riduttivistiche, ma fortemente innovative e di ampio
respiro.
Il problema della "continuità" non è nuovo nella scuola, e non solo in quella italiana, ma,
come si è accennato, si è posto con forza con l'emanazione delle Indicazioni per il
curricolo e il regolamento per il nuovo obbligo formativo emanate nell’anno 2007 che
costituiscono l’orizzonte di riferimento per tutto il segmento dell’obbligo di istruzione
definendo in termini precisi quanto viene richiesto ai Dirigenti Scolastici, ai docenti, alle
agenzie formative del territorio in materia di "continuità verticale" e prospettano modalità
operative per sviluppare sul territorio anche una "continuità orizzontale". Le norme hanno
avuto il "merito" di riproporre il problema della "continuità" nella sua complessità e
importanza anche con una serie di indicazioni operative che consentono agli operatori
scolastici e a quelli della formazione professionale di agire in piena coerenza culturale e
legittimità istituzionale.
Continuità dunque non come sinonimo di contiguità, sviluppo di processo formativo non
come sinonimo di successione.
Spesso nella prassi scolastica questi concetti sono intesi infatti come sinonimi in quanto
tra la scuola dell’infanzia, la scuola primaria, la scuola secondaria di I grado e quella di II
grado, la “questione continuità" sembra ridursi ad accostare segmenti contigui e successivi
che si limitano spesso, per ridurre il "salto" fra l'uno e l'altro grado di scuola, a sporadici
momenti di conoscenza reciproca.
Tuttavia le ricerche sulla dispersione scolastica forniscono dati sulle ripetenze, sugli
abbandoni, sui ritardi e sulle evasioni, collegati a precise situazioni di disagio scolastico
che confermano quel fenomeno noto come "patologia della transizione" e che rivelano
uno spostamento fra sviluppo della persona e organizzazione delle sue esperienze
culturali che va fatto risalire non a semplici problemi di adattamento e a nuove situazioni
scolastiche, ma alla mancanza di un impianto generale unitario, come è unitaria la
persona all’interno del processo formativo. L'esigenza di dare unitarietà alle esperienze
culturali, affettive, sociali degli allievi non può pertanto trovare risposta dal semplice
passaggio longitudinale da un ordine all'altro della scuola né, tantomeno, nei passaggi da
tempo auspicati tra scuola secondaria di II grado e formazione professionale. A questa
esigenza occorre rispondere garantendo un "continuum" fra curricoli scolastici, fra
curricolo scolastico e società, attraverso "una rete sistematica dalle porte aperte" dove
sistema economico/sociale e sistema formativo allacciano una relazione di "scambio" delle
reciproche informazioni tecnologico-scientifiche e delle reciproche risorse-beni materiali e
culturali. In questa prospettiva la "continuità" è intesa, quindi, non come una successione
lineare, ma come una rete in cui lo sviluppo longitudinale si integra in ogni momento con
quello trasversale, il verticale con l'orizzontale, il diacronico con il sincronico.
Uno degli ostacoli che si frappongono sul cammino della reciproca conoscenza tra
istituzioni scolastiche differenti è costituito dal fatto che gli insegnanti non conoscono i
programmi della scuola che precede e che segue quella in cui operano. Si potrebbe
affermare anzi che là dove c'è una pluralità di insegnamenti, spesso i docenti conoscono i
soli programmi delle loro materie o dei loro ambiti disciplinari.
La conoscenza delle norme e dei principi che regolano i diversi gradi di scuola e le
differenti tipologie è un passaggio obbligato perché i docenti si possano comprendere,
capire, comunicare e quindi possano operare scelte in modo consapevole. E tale
conoscenza non può limitarsi ai soli aspetti operativi, ma deve tendere ad esplorare il
quadro delle finalità, le scelte metodologiche, le ipotesi formative e epistemologiche
assunte nei vari settori di riferimento. Il primo confronto avverrà quindi con un esame
"sinottico" dei testi normativi esistenti per ricavarne gli elementi di continuità formativa, pur
nella diversità delle soluzioni culturali adottate nel curricolo di ciasacun istituto.
b) La valutazione
In questo campo sono stati introdotti differenti strumenti: il documento di valutazione nella
scuola dell’obbligo definito da ciascuna istituzione scolastica sulla scorta di
obiettivi/traguardi per i quali, alla fine del percorso, è stato previsto a partire dallo scorso
anno scolastico un documento di certificazione delle competenze ancora tutto da
perfezionare. Per i percorsi integrati di istruzione e formazione sono stati previsti
documenti e modelli di certificazione delle competenze acquisite intermedi e finali in linea
con la normativa europea. Tali documenti, però, non sono adottati anche alla fine del
percorso di scuola secondaria di II grado. Questo ordine di scuola infatti mantiene forte il
carattere di "valutazione retrospettiva" e non di "valutazione anticipatrice” e la scuola si
limita ad accertare se l'allievo abbia conseguito o meno gli obiettivi ed è meno attenta
considera affatto di quali "risorse" l'allievo sia fornito, quali attitudini abbia sviluppato per
procedere nel suo processo formativo e quindi quali competenze abbia maturato.
E' ovvio che tale confronto costituisce solo una parte del rapporto fra le scuole coinvolte
improntato alla realizzazione della continuità. L'altra parte dovrebbe prevedere la
formulazione di “progetti di sviluppo” di determinate competenze, capaci di caratterizzare
la personalità degli allievi.
c) Il tempo scolastico
Nella stessa realtà territoriale vengono mosse esperienze di "tempi scuola" totalmente
differenti tra scuole dello stesso ordine e grado o tra scuole successive. Ma non va
dimenticato che il tempo scuola amplia o riduce gli altri tempi extrascolastici e quindi
amplia o riduce la possibilità per gli allievi di partecipare ad altre esperienze. La
discussione sul tempo scuola, a partire dalle opportunità offerte dal tempo pieno e dal
tempo prolungato nel segmento del primo ciclo, dovrà pertanto coinvolgerebbe anche gli
enti e le istituzioni del territorio.
d) La documentazione
La questione delle informazioni tra scuole, tra docenti di scuole diverse oltre che tra
docenti appartenenti alla stessa scuola e tra questi e gli operatori della formazione
professionale resta centrale nella logica della continuità. L'organizzazione scolastica delle
scuole coinvolte dovrà pertanto essere centrata non tanto sui processi di trasmissione
delle informazioni quanto su quelli di “rif1essione” sulle esperienze realizzate e di
“documentazione” delle stesse con processi di “rielaborazione”. II quarto confronto
potrebbe riguardare il "come" e il "che cosa" documentare per facilitare il passaggio di
informazioni tra scuole in grado di fornire elementi di conoscenza non solo sulle difficoltà,
carenze, risultati conseguiti, ma anche sul "percorso di formazione" così come si è
sviluppato nel tempo anche in relazione alle eccellenze. Non va dimenticato che la
continuità non è un obiettivo ma un mezzo rispetto alla formazione dell'alunno e come tale
richiede il passaggio di una documentazione ricca di informazioni utili.
E' un dato di realtà abbastanza diffuso l'esiguità e spesso l'inconsistenza dei rapporti tra
vari ordini e gradi di scuola. La diversa formazione di base, la diversa carriera, la diversa
funzione educativa, accanto alle diverse personalità, costituiscono ostacoli oggettivi
all'interazione personale ed istituzionale e alimentano pregiudizi, rivendicazioni, attriti,
incomprensioni.
Il quinto confronto per realizzare una reale continuità riguarda la formazione in servizio e
l'aggiornamento dei Dirigente Scolastici e dei docenti. E' stato pertanto elaborato un
Piano condiviso di formazione in cui sviluppare situazioni permanenti di dibattito,
confronto, collaborazione per garantire "continuità professionale" tra i docenti dei vari
ordini e gradi.
L’autonomia scolastica crea le condizioni per realizzare di fatto una continuità orizzontale
tra scuola e territorio. Questa postula un sistema formativo policentrico o, in fase più
avanzata, un ecosistema formativo, in cui la scuola ha certamente un suo ruolo ma nel
quale anche altri Enti e/o Istituzioni hanno competenze, compiti, ruoli e responsabilità.
Normalmente queste strutture faticano a "parlarsi", a comunicare tra loro, a percepirsi
come "risorse" e quindi ad interloquire al fine di qualificare sempre più il servizio formativo
sul territorio.
Il sesto confronto in termini di continuità dovrebbe riguardare appunto il rapporto tra
sistema scolastico e quello della formazione professionale al fine di identificare percorsi
formativi condivisi e strumenti di certificazione delle competenze idonei a garantire il
passaggio tra i differenti sistemi formativi.
Nello specifico dei rapporti tra scuola e formazione professionale, le indagini e le ricerche
statistiche disponibili mostrano che questi giovani hanno bisogno in generale di:
modificare i propri modelli comportamentali con riferimento alla scuola, agli adulti e
alla famiglia;
migliorare i fattori di autostima e le motivazioni allo studio, spesso collegate a
pregresse insoddisfacenti esperienze scolastiche;
sviluppare nuove forme di interesse per i saperi teorici che sono alla base delle
competenze professionali di riferimento;
arricchire la formazione di base ed acquisire competenze professionali spendibili
nel mondo del lavoro o per il rientro nel sistema scolastico.
Pertanto l’ intervento formativo da realizzare avrà prioritariamente le seguenti finalità:
incrementare la capacità di relazione interpersonale;
sviluppare la capacità di autovalutazione;
valorizzare le competenze acquisite;
stimolare l’acquisizione di metodi più efficaci di apprendimento;
sollecitare la gestione autonoma del proprio stile cognitivo;
promuovere l’autostima e la capacità di auto orientamento.
sostenere lo sviluppo di una opportunità formativa coerente con lo spirito della legge, in
linea con le aspettative dei giovani e del sistema economico;
prevenire e ridurre il rischio di emarginazione nel medio periodo e facilitare il rientro in
formazione;
promuovere l’emancipazione e l’ integrazione sociale;
favorire lo sviluppo di idonee competenze ai fini del rientro nel sistema dell’istruzione.
1. Continuità: il diritto dell'allievo alla continuità della propria vicenda formativa dovrebbe
realizzarsi come:
- continuità curricolare
- continuità metodologica
- riconoscibilità delle valenze sociali dei successivi ambienti formativi e comprensione delle
regole che li governano
- diritto al rispetto della propria storia
In questo senso dovranno essere indagate le strutture del materiale disciplinare contenuto
nei curricoli formativi dei diversi livelli scolastici, al fine di verificarne la plasticità e la
inseribilità - in termini longitudinali lineari e/o in termini longitudinali a spirale e/o in termini
di espansione a cerchi concentrici - in un percorso di apprendimento dispiegato almeno
sui dieci anni della scuola dell'obbligo. Definizione in verticale di un curricolo consapevole,
in ogni sua fase, di ciò che già è stato detto" e "fatto"onde evitare penose ripetizioni (che
finiscono per annullare e svalorizzare il lavoro precedente) o vuoti inspiegabili; soprattutto
consapevole del differente approccio a un medesimo contenuto (se il curricolo è a spirale
o a cerchi in espansione) in rapporto ai processi evolutivi degli allievi e alla loro
disponibilità di strumenti elaborativi.
La "ridondanza" dedicata nei dieci anni a determinati aspetti del curriculo deve infatti
poggiare sull'attivazione di processi progressivamente più complessi, più consapevoli e
riflessi, più generalizzabili e trasferibili.
Metodologia condivisa
È necessario partire da un concetto condiviso di competenza anche in rapporto ad alcuni
degli attributi che tendono a qualificare tale concetto in rapporto ad altri termini affini o
similari:
- il riferimento ad un compito come ambito di manifestazione del comportamento
competente, il quale presuppone l'utilizzazione del proprio sapere per fronteggiare
situazioni problematiche, richiamando la dimensione operativa sottesa al concetto di
competenza, il suo indissolubile legame con l'azione
- la mobilitazione dell'insieme delle proprie risorse personali, che segnala la natura olistica
della competenza, non riducibile alla sola dimensione cognitiva, ma estesa anche alle
componenti motivazionali, attribuzionali, socio-emotive, metacognitive.
- l'impiego delle risorse disponibili nel contesto d'azione e la loro integrazione con le
risorse interne, intendendo per risorse esterne sia gli altri soggetti implicati, sia gli
strumenti e i mezzi a disposizione, sia le potenzialità presenti nell' ambiente fisico e
culturale in cui si svolge l'azione.
partire dall'idea di competenza si possono riconoscere le principali sfide poste alla cultura
e alla pratica didattica, che richiamano l'anello ricorsivo tra apprendimento, insegnamento
e valutazione già evidenziato; sfide che si intersecano e si condensano nel passaggio da
una scuola della conoscenza ad una scuola della competenza, vero e proprio 'passaggio a
nord-ovest' a cui è chiamato il sistema scolastico e formativo:
promuovere negli allievi una comprensione profonda e durevole, in grado di
superare forme di apprendimento meccanico e riproduttivo a favore di processi
apprenditivi significativi e fondati sulla rielabo razione delle proprie esperienze e
preconoscenze
raccordare esperienza scolastica e vita reale, puntando a infrangere l'invisibile
muro che separa il sapere scolastico - sistematico, analitico, astratto, freddo _
dall'esperienza reale - intuitiva, globale, concreta;
situare il processo di apprendimento in rapporto a contesti realistici e rilevanti,
capaci di dare un senso all' esperienza formativa anche agli studenti, di connetterla
alle loro sensibilità e ai loro interessi;
considerare la globalità del soggetto nel processo apprenditivo, superando la
frattura tra prodotto e processo di apprendimento, tra dimensione cognitiva e socio-
emotiva, in una dimensione di "saper agire" in grado di connettere "saperi", "saper
fare" e "saper essere";
potenziare la capacità del soggetto di dirigere il proprio apprendimento,
valorizzando i fattori motivazionali, metacognitivi e attribuzionali che dinamicizzano
e potenziano i processi cognitivi
sviluppare una valutazione autentica, in grado di «accertare non solo ciò che lo
studente sa, ma ciò che sa fare con ciò che sa», in modo da riflettere anche nel
momento valutativo l'allargamento di spettro richiamato nei processi apprenditivi e
didattici.
17
Grado di assunzione di responsabilità rispetto al progetto 1 2 3 4 5
Grado di pianificazione delle risorse umane e materiali 1 2 3 4 5
Grado di sostegno all’implementazione delle modalità di costruzione del curricolo verticale 1 2 3 4 5
Grado di disponibilità a dare spazio alla presentazione e discussione del progetto nelle sedi 1 2 3 4 5
istituzionali
Grado di raccordo delle diverse esperienze progettuali in atto 1 2 3 4 5
Grado di promozione dei rapporti con l’extrascuola (finanziamenti, committenza, supporto 1 2 3 4 5
organizzativo).
Consiglio d’Istituto
Livello di attivazione di rapporti con l’extrascuola 1 2 3 4 5
Livello di attivazione di sinergie tra le varie componenti 1 2 3 4 5
Grado di sensibilità dimostrato per il progetto 1 2 3 4 5
Tempestività nel deliberare spese e visite 1 2 3 4 5
Grado di priorità dato ai progetti centrali sulla costruzione di curricolo verticale 1 2 3 4 5
Genitori
Grado di partecipazione offerto già in fase progettuale 1 2 3 4 5
Livello di disponibilità ad un coinvolgimento nella gestione (mediatori culturali, competenze 1 2 3 4 5
professionali /operative,collegamenti con l’esterno)
Livello di disponibilità a modificare il proprio punto di vista in rapporto all’offerta formativa 1 2 3 4 5
Grado di partecipazione e frequenza nei rapporti scuola-famiglia 1 2 3 4 5
Extrascuola
Grado di partecipazione al progetto di altri enti o istituzioni 1 2 3 4 5
Livello di ricaduta sulle scuole del distretto 1 2 3 4 5
Grado di divulgazione dei risultati del progetto tramite i mass-media 1 2 3 4 5
Grado di disponibilità ad erogare fondi e fornire risorse 1 2 3 4 5
Grado di collaborazione di esperti e testimoni 1 2 3 4 5
Livello di coinvolgimento 1 2 3 4 5
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