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Analisi Tecnica

L’Analisi Tecnica è uno studio attento e rigoroso del movimento dei prezzi del mercato finanziario, praticato
grazie all’utilizzo sistematico di grafici e con lo scopo preciso di prevedere la futura evoluzione dei prezzi. La
semplicità solo apparente di questo approccio è testimoniata dal fatto che, a differenza dell’analisi
fondamentale, l’Analisi Tecnica prende principalmente in considerazione solo tre fonti di informazione: il
prezzo, il volume e l’open interest dell’attività finanziaria oggetto dello studio.

I fondamenti dell’Analisi Tecnica

Un atteggiamento di questo tipo è determinato dal fatto che l'analista tecnico fonda i propri studi sulla
convinzione che nei prezzi di borsa siano già incorporati tutti quei fattori di tipo fondamentale, politico, e
soprattutto psicologico che ne hanno determinato e ne determineranno l’andamento. Come logica
conseguenza, l’obiettivo ultimo di ogni analisi, e cioè individuare il corso futuro di un titolo, è raggiungibile
grazie all’esclusiva osservazione del movimento dei prezzi.

C’è un aspetto che forse più di altri differenzia fortemente l’Analisi Tecnica da quella fondamentale:
l’Analisi Tecnica, infatti, considera il mercato come un meccanismo tutt'altro che razionale ed efficiente,
ritenendo che fattori emotivi ed irrazionali quali l’avidità, la speranza, la paura, siano comunque sempre
ben presenti sia nella domanda che nell’offerta (d’altronde chi determina domanda ed offerta sono gli
esseri umani che, come tali, tendono a ripetere nel tempo comportamenti simili).

L’obbiettivo dell’Analisi Tecnica

Obiettivo preciso dell’analisi tecnica è quindi quello di cercare di essere dalla parte giusta nel momento
giusto, al fine di minimizzare le perdite e massimizzare quanto più possibile gli utili. L’analisi tecnica
permette infatti di individuare dei livelli di entrata (buy) e di uscita (sell) dal mercato che risultano spesso
sorprendentemente precisi ed ideali/attraenti sotto il profilo del "rischio/rendimento”, il tutto grazie a
tecniche sempre più precise e sofisticate che permettono di individuare con estrema precisione il
“momento” preciso per intervenire sul mercato ("timing").

La storia: la teoria di Charles Dow


La maggior parte degli analisti considera Charles Dow padre dell’analisi tecnica. Il suo nome porta subito
alla mente quell'indice della borsa USA, il Dow-Jones, che è il punto di riferimento di milioni di investitori
nel mercato finanziario internazionale. Nel 1884 Dow, socio con Edward Jones nella società Dow-Jones &
C., introdusse un indice suddiviso in due parti: la prima formata da 12 titoli di società industriali e la
seconda da 20 titoli di compagnie ferroviarie (Railways index).

Dow non ha scritto nessun libro in merito all'analisi tecnica tuttavia ha reso note le sue idee in numerosi
articoli apparsi sul Wall Street Journal, e ripresi successivamente da William P. Hamilton e Robert Rhea, che
li riorganizzarono nella forma che attualmente conosciamo. Ancora oggi, a più di un secolo di distanza,
questi testi, diventati poi una vera e propria teoria, rappresentano lo strumento alla base della moderna
disciplina dell'analisi tecnica.

La studio di Dow parte dall'osservazione che i prezzi dei titoli delle più importanti società tendevano a salire
o a scendere insieme e che le poche azioni che si muovevano in controtendenza rispetto ad essi
ritornavano a seguire l'andamento generale nell'arco di qualche giorno o al massimo di qualche settimana.
Nonostante alcuni titoli avessero maggiori ritardi rispetto agli altri, la direzione era sostanzialmente la
stessa.

Anche se la teoria di Dow fu scritta più di 100 anni fa, la maggior parte dei suoi punti sono ancora attuali.
Dow si focalizzò sugli indici azionari nei suoi scritti, ma i principi fondamentali sono rilevanti per qualsiasi
mercato.

La Teoria di Dow è suddivisa in 6 principi fondamentali.

Il primo principio è che gli indici incorporano - o scontano, in linguaggio tecnico - tutto: qualsiasi fattore che
incide sulla domanda e sull'offerta in un mercato è incorporato negli indici di borsa. In pratica il prezzo è la
sintesi di tutti quei fattori di tipo fondamentale, politico, psicologico che ne hanno determinato
l'andamento. Si scontano così le aspettative vere o false, fondate o immaginarie, proiezioni del passato,
rumors ed altro, escludendo ovviamente, tutto ciò che non è prevedibile come terremoti e calamità
naturali.

Il secondo principio della teoria di Dow è che il mercato si esprime su 3 trend significativi: primario,
secondario e terziario che si differenziano per il periodo di tempo preso in esame.
Il più importante è il trend primario o maggiore che ha come ordine di grandezza l’anno ed è mediamente
di 4/5 anni.

I movimenti secondari, o intermedi, durano da 3 settimane a parecchi mesi e rappresentano reazioni che
tendono ad accelerare o a frenare il movimento di base primario.

Infine vi sono i movimenti settimanali, o comunque di durata sempre inferiore alle 3 settimane, denominati
trend Inferiori, o terziari.

Il terzo principio della teoria di Dow è che ogni trend ha 3 fasi:

 Accumulazione: la fase di accumulazione si verifica quando i grandi investitori ed i trader “esperti”


stanno attivamente prendendo posizione nel mercato comprando ciò che la massa vende. Il prezzo,
in questa fase, non cambia molto poiché i grandi investitori e trader “esperti” sono in minoranza
rispetto alla massa e quindi non si riesce a far prendere una direzione ben precisa la mercato.

 Partecipazione in massa: la fase di partecipazione in massa si verifica quando il pubblico, in


generale, sull’onda di ciò che i cosiddetti “esperti” conoscono, iniziano a fare trading nella stessa
direzione. In questa fase si possono verificare rapide variazioni di prezzo.

 Euforia: la fase di eccesso di euforia si verifica quando i grandi speculatori e gli stessi grandi
investitori iniziano a “smobilitare” le loro posizioni.

Uno dei migliori esempi di queste 3 fasi, è la lunga fase di trend rialzista partita dall’anno 2003 e sfociata
nella crisi economica del novembre 2007.

Eccesso di euforia

accumulazione

Pubblica Partecipazione

2003 2007

Indice S&P 500


Il quarto principio della teoria di Dow è che le medie degli indici si devono confermare a vicenda.

Nello studio di Dow queste medie si riferiscono al Dow Jones Transportation Index e il Dow Jones Industrial
Average.

Per capire questo punto è importante ricordare che ai tempi di Dow la crescita negli Stati Uniti veniva
principalmente dal settore industriale. Questi due indici (che sono appunto le medie ponderate dei titoli
che li compongono) sono composti da aziende manifatturiere e da imprese ferroviarie che erano il
principale mezzo utilizzato per spedire le merci dai produttori al mercato.

Il punto fondamentalmente è che non si poteva avere una vera manifestazione di un indice senza una
conferma dell’altro, perché maggiori sono i profitti del produttore maggiore era la necessità di spedire più
beni. Dow ha dichiarato che quando queste due medie si muovevano in direzioni opposte era un segno che
il mercato stava per cambiare direzione.
Il quinto principio prevede che i trends devono essere confermati dai volumi. Ciò che Dow intende è che
sono molti i motivi per cui i prezzi possono muoversi con bassi volumi, ma il movimento con alti volumi
aumenta drasticamente le probabilità che il movimento in via di sviluppo sia rappresentativo.

Infine, il sesto principio, asserisce che un trend rimane in atto fino a rottura definitiva, ossia finché non
fornisce un chiaro segnale di inversione di tendenza.

Un trend risulterà valido finché non sopraggiungeranno chiari segnali di esaurimento o di inversione.

Se, per esempio, in un mercato tendenzialmente al ribasso l'indice industriale segnalasse il probabile inizio
di una nuova fase rialzista, ma l'indice dei trasporti non confermasse tale indicazione, il mercato dovrebbe
senz'altro essere considerato ancora ribassista. Non è necessario che i due indici diano la conferma
contestualmente, anche se in genere, più essa è temporalmente contigua più forte è il movimento che
segue.
Diverse teorie a confronto

Diverse sono le tecniche ossia le metodologie che si possono applicare per studiare l'andamento dei
mercati e per cercare di prevedere come si muoveranno in futuro. Le tre scuole di pensiero principali che si
sono sviluppate sono:

1. l'analisi fondamentale

2. la random walk theory

3. l'analisi tecnica

1. I fondamentalisti sostengono che, nel lungo andare, i corsi azionari tendono a riflettere il reale valore
delle società quotate; deducono quindi che, individuando realtà attuali e potenzialità patrimoniali ed
economiche di queste società attraverso un'attenta lettura dei loro bilanci, si possono formulare valide
previsioni sui futuri livelli di prezzo delle azioni con grande beneficio per una corretta strategia di
investimento. Questo tipo di analisi è mirata a determinare il valore intrinseco di società quotate, che
confrontato col valore di mercato permette di capire se un'azienda è sottovalutata rispetto ai prezzi
espressi dal mercato, e quindi bisogna acquistare i suoi titoli, oppure sopravvalutata , e quindi occorre
venderli.

2. La random walk theory, basandosi sull'ipotesi di efficienza dei mercati, afferma che i prezzi in un qualsiasi
mercato finanziario oscillano in maniera irregolare attorno al valore intrinseco per via dell'informativa che
arriva sul mercato. Dato che le informazioni giungono imprevedibilmente agli investitori, è impossibile
prevedere l'andamento futuro dei prezzi. Dunque la migliore strategia è quella di tipo "buy and hold"
(compra e tieni) in contrasto con ogni tentativo di prevedere i movimenti futuri del mercato.

3. L'analista tecnico,invece, non mira a conoscere il valore reale di un'azione bensì quel valore che ad essa
attribuirà, a breve, il mercato. Egli è infatti convinto di poter rilevare, con l'ausilio di particolari procedure,
le speranze, le paure, gli umori, razionali e irrazionali, dei compratori e dei venditori giungendo così a
sintetizzare e fotografare, a un dato istante, tutti quei fattori che normalmente sono ritenuti ndine tificabili
ma che, nondimeno, incidono in maniera preponderante sul processo di formazione dei prezzi. Gli diventa
più facile, a questo punto, decidere quando comprare e quando vendere e cosa comprare e cosa vendere in
perfetta sintonia con la tendenza e le prospettive del momento. Dunque l'analisi tecnica è lo studio del
comportamento del mercato, condotto attraverso l'esame, non solo dal punto di vista grafico ma anche con
l'utilizzo di opportuni indicatori, delle serie storiche dei prezzi e dei volumi di scambio.

A fondamento dell'analisi tecnica vi sono diverse teorie che non hanno riscontri scientifici in senso stretto,
ma che costituiscono presupposti fondamentali per le successive analisi quantitative che si sono sviluppate
negli ultimi decenni. I principali teorici dell'analisi tecnica sono: Dow, Elliott, Gann e Fibonacci.
I grafici: "i migliori amici" dell'analista
La conoscenza e l'interpretazione dei grafici è fondamentale in Analisi Tecnica .Rappresentare i prezzi sotto
forma di grafici, siano essi di pochi minuti o di interi decenni, consente di percepirne immediatamente
l'evoluzione, di individuare tendenze, di misurarli, calcolare le medie mobili, impostare proiezioni ed altro
ancora.
Esistono numerose versioni di grafici, ma di tutte bisognerà scegliere quelle che esprimono il maggior
numero di informazioni adatte allo scopo che si sta perseguendo, nella forma più intuitiva e semplice. Cosi'
ad esempio, se interessa rappresentare l'evoluzione di un mercato negli ultimi 30 anni sarà sufficiente un
grafico lineare; se, invece, l'osservazione si sofferma su un indice a rilevazione giornaliera sarà più
interessante utilizzare un grafico a candele con l'indicazione dei prezzi minimi, massimi, di apertura e
chiusura
Esistono varie tipologie di grafici, le più comuni sono:

1. Il Grafico lineare
2. Il grafico a barre
3. Il grafico a candele o candlestick

1. Il grafico lineare:

Grafico: ENI ad 1 anno.


E' il tipo di grafico più semplice che si costruisce unendo con una linea le varie chiusure del titolo. I dati
forniti sono ridotti all'essenziale: nulla viene detto della storia intra-day del titolo, non è possibile conoscere
le escursioni minimo / massimo, non si conosce se la chiusura è avvenuta in prossimità dei massimi o sui
minimi. Ci si può riferire ad intervalli di tempo intra-day, così come a periodi giornalieri, settimanali o
mensili; naturalmente, più ampia è la base di riferimento, minore è il dettaglio evidenziato dal grafico. Un
elemento importante, inserito nella parte inferiore del grafico in corrispondenza del prezzo, è il
volume:rappresenta l'ammontare totale dei titoli scambiati nella giornata di contrattazione.

2. Il grafico a barre:

Grafico: Eni ad 1 mese

E' di gran lunga il più utilizzato nel trading di borsa. Il grafico è costituito da una successione di barrette
verticali, a ciascuna delle quali corrisponde una seduta di borsa. Per poterlo costruire è necessario avere di
ogni titolo alcuni dati giornalieri: il prezzo di Apertura (Open), il prezzo più alto della seduta (High), il prezzo
minimo (Low) ed infine quello di Chiusura (Close). La lunghezza della barra indica l'escursione dei prezzi
(minimo e massimo), mentre il segmento di destra indica il prezzo di chiusura e il segmento di sinistra
coincide col prezzo di apertura. Il Volume è rappresentato in fondo ai grafici con segmenti la cui altezza si
misura raffrontandola con la relativa scala laterale.

4. Il grafico a candele o candlestick :

Grafico: Eni ad 1 mese


I dati necessari per disegnare un candlestick sono l'apertura, la chiusura, il minimo ed il massimo ,oltre che i
volumi, naturalmente, anche se non sono fondamentali. Nel candlestick abbiamo una figura chiamata
"candle-line" formata da un corpo centrale detto "real-body" e da due appendici ad esso collegate
chiamate "shadows"(ombre), e rispettivamente "upper shadow" quella superiore e "lower shadow" quella
inferiore. Gli estremi della figura sono dati dal prezzo minimo e da quello massimo, come nel grafico a
barre, mentre il real-body viene dato dalla differenza tra il prezzo di chiusura e quello di apertura: se la
chiusura risulta essere superiore all'apertura, allora avremo un rettangolo solitamente bianco (nel grafico
proposto il rettangolo è verde), mentre, viceversa, se la chiusura risulta essere inferiore all'apertura, il real-
body sarà nero (nel grafico proposto è rosso).

Il candlestick rappresenta quindi, oltre all'ampiezza del movimento del prezzo nell'arco della giornata,
anche il segno, cioè l'intonazione rialzista o ribassista, e la forza del movimento stesso. Quindi illustra molto
bene la dinamica evolutiva dell'incontro tra la domanda e l'offerta nella formazione del prezzo.
Le tipologie di grafici sopra citate, sono quelle che comunemente vengono forniti nei servizi collaterali
offerti dai broker ndine italiani anche se esistono ulteriori tipologie di grafici utilizzabili

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