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Cos’è il Forex

Forex è un termine che indica l’abbreviazione comunemente usata per “Foreign


Exchange” (scambio di valuta estera); si parla di Forex quando una valuta viene
scambiata con un’altra. Con il termine Forex quindi si descrive, in genere,
l’acquisto e la vendita di valuta nel mercato dei cambi, in particolare da parte
degli investitori e speculatori. Il Foreign Exchange Market è di gran lunga il più
grosso mercato nel mondo, in termini di valore delle transazioni, e include gli
scambi che avvengono tra grosse istituzioni bancarie, banche centrali, speculatori
valutari, imprese multinazionali, governi, e altri mercati finanziari ed istituzioni.
L’attività di scambio che ha luogo nei mercati Forex globali ammonta a più di
1.900 miliardi di dollari al giorno (in media). I trader retail (piccoli speculatori)
rappresentano una minima parte di questo mercato. Essi possono partecipare
solo indirettamente per il tramite di broker o banche.

Cosa fa un Trader sul mercato Forex?


Un Trader che opera sul mercato Forex non è diverso da un trader che opera sul
mercato azionario: L’espressione familiare, “comprare basso e vendere alto,” si
applica infatti alla negoziazione di azioni così come a quella di valuta. Un Trader
sul mercato Forex acquista valute che sono sottovalutate e vende valute, proprio
come un operatore di borsa acquista azioni che sono sottovalutate e vende azioni
che sono sopravvalutate.
Un semplice esempio: Immaginiamo di trovarci in una situazione in cui ci si
attende che il dollaro USA (USD) perda di valore nei confronti dell’euro (EUR). In
questa situazione ci conviene VENDERE dollari americani ed ACQUISTARE euro. Se
effettivamente si verifica che l’euro acquista di valore nei confronti del dollaro, il
potere di acquisto degli euro nei confronti del dollaro aumenta. A questo punto ci
conviene ACQUISTARE dollari con i propri euro, ottenendo più dollari
dell’ammontare iniziale, e quindi riportando un profitto. Questo processo è simile
al trading azionario. Un trader azionario comprerà azioni se è convinto che
aumenteranno di prezzo, e venderà azioni se crede che perderanno di valore nel
futuro. Allo stesso modo un trader Forex acquisterà una coppia di valute se
immagina che il rapporto di cambio salirà, e viceversa lo venderà se pensa che
scenderà.

Come si analizza il mercato Forex


L’analisi del mercato Forex si divide in due categorie che risultano essere quelle
più utilizzate dai comuni trader retail che si suddividono in analisi fondamentale e
nella analisi tecnica. L’analisi fondamentale include tutte quelle notizie che
derivano dal mondo della finanza , politica e non solo, particolarmente gli eventi
politici ed economici, e comportano anche lo studio di variabili che possono
causare il fluttuamento del prezzo di una valuta, inclusa la politica monetaria e
fiscale, gli indicatori economici, il tasso d’interesse, inflazione e disoccupazione e
così via.. L’analisi tecnica è basata sull’uso come definisco io un po’ più
“geometrico” del grafico, trend line, livelli di supporto e resistenza, indicatori
tecnici, e numerose figure di prezzo per studiare il trend del mercato e identificare
le opportunità di acquisto e di vendita del pair analizzato.

Su un lungo periodo storico, le valute hanno dimostrato trend identificabili e


andamenti “replicabili” del prezzo oltre che a configurazioni che forniscono agli
investitori redditizie opportunità di trading e dunque di ingresso a mercato.

I modi per guadagnare nei mercati sono infiniti, così come quelli per perdere, e
dunque possiamo fare trading anche senza utilizzare l’analisi tecnica, ma, a mio
avviso, è necessario che la prendiamo sempre in considerazione per renderci
conto della sua efficacia in alcune circostanze e situazioni che il mercato ci
presenta.

L’ analisi tecnica è basata su tre considerazioni relative al mercato:

1. Il prezzo sconta tutto; Il prezzo è una somma che riflette tutte le forze che
agiscono sul mercato e quella dei partecipanti (“Il mercato conosce ogni cosa”),
incluso le banche commerciali, le banche d’investimento, le banche centrali, i
gestori di portafogli, strateghi del mercato, speculatori, investitori, analisti tecnici,
analisti fondamentali e molti altri. Giacché tutti i fondamentali del mercato sono
rappresentati negli attuali dati del mercato, i fattori fondamentali e le altre forze,
come le differenti opinioni, le speranze, la paura e lo stato d’animo dei
partecipanti al mercato, non è necessario che siano studiati.

2. I prezzi si muovono in tendenza (Trend); Gli analisti tecnici non credono che la
fluttuazione dei prezzi sia random (casuale) e imprevedibile. Comunque, molti di
loro sono d’accordo sul fatto che vi sono periodi in cui i prezzi non sono in un
trend. Se i prezzi fossero sempre random, sarebbe pressoché impossibile fare
profitti usando l’analisi tecnica. Un analista tecnico crede che sia possibile
identificare un trend e investire o speculare basandosi sul trend e fare profitti
mentre il trend si sviluppa. Siccome l’analisi tecnica si può applicare a diversi
“time frame” (orizzonti temporali), è possibile identificare entrambi i trend di
breve e lungo periodo.

3. Il mercato si ripete; Ciò da luogo ad un periodico emergere di pattern di prezzo e


indicatori tecnici (basati sui pattern di prezzo) simili. Questi pattern, generati dal
movimento dei prezzi, spesso anticipano che tipo di movimento si verificherà
nell’immediato futuro. L’obiettivo dell’analisi tecnica è di identificare e usare
questi pattern nel mercato attuale per predire cosa succederà nel futuro
esaminando e quantificando il loro effetto nel passato.

Il nostro sarà un’approccio al mercato che terrà in considerazione spesso e


volentieri tutte queste circostanze che si vanno a verificare e che ci serviranno per
analizzare al meglio ogni situazione e andamento del prezzo che si sta verificando
sul grafico per poi prendere le nostre decisioni su quando e come entrare nel
mercato. Imparati gli elementi di analisi tecnica necessari per analizzare il
mercato, l’attenzione del trader si dovrà focalizzare sull’azione dei prezzi passati e
attuali di una particolare coppia di valute con la quale si intende operare. Questo
sarà fatto guardando alle candele, alla formazione dei pattern di prezzo e al range
del prezzo (ampiezza del movimento dei prezzi) nei differenti time frame per ogni
particolare coppia di valute che si segue. Quando avrete studiato e capito come
funziona questa analisi, un nuovo completo processo di apprendimento avrà
inizio dove svilupperete il vostro stile e gestirete il vostro approccio mentale ed
emotivo al trading. Attraverso questa guida vi saranno mostrati alcuni metodi
pratici di applicazione di differenti scelte di trading in relazione allo stile e al livello
di aggressività di ciascun trader. Tutti i mattoni che costruiranno la nostra analisi
stanno nei grafici dei prezzi. Il movimento dei prezzi, i pattern (configurazioni
grafiche) e i vari tipi di dati del mercato (indicatori tecnici) sono usati per
determinare: la forza e la sostenibilità di un particolare trend, la maturità o stadio
attuale del trend, il rapporto rischio/rendimento di una nuova posizione, e il
potenziale livello d’ingresso per una nuova posizione.

Come sappiamo nel mondo esistono svariati tipi di moneta associati ai vari stati di
appartenenza quest’ultime le ritroviamo anche nella nostra attività di trader e
investitori, è bene però fare delle distinzioni in quelle che sono considerate valute
di “serie A” e valute di “serie B”, tale distinzione la possiamo andar a monitorare
dal volume di scambio, la frequenza e l’ interesse da parte delle istituzioni di
muovere il prezzo. Possiamo dunque riconoscere che le principali valute di
scambio si attestano ad esser le seguenti:

(USD – DOLLARO AMERICANO), (GBP – STERLINA INGLESE), (EUR – EURO), (CAD –


DOLLARO CANADESE), (AUD – DOLLARO AUSTRALIANO), (JPY – YEN GIAPPONESE),
(NZD – DOLLARO NEO-ZELANDESE), (CHF – FRANCO SVIZZERO).

Che cos’è un broker finanziario?


Per effettuare i nostri ingressi a mercato e dunque provvedere al piazzamento di
ordini in acquisto o vendita bisogna farlo tramite un broker, questo perché non si
può operare direttamente sui mercati finanziari. Il broker finanziario non è altro
che un intermediario che acquista e vende titoli per conto del cliente che va ad
eseguire i propri ordini, per fare trading bisogna quindi iscriversi per forza di cose
ad un broker finanziario, e cioè aprire un account o comunemente chiamato conto
trading.
Tipicamente i broker si appoggiano a sua volta ad una piattaforma con cui il
cliente può trasmettere al broker stesso gli ordini di acquisto e vendita dei titoli o
valute su cui vuole operare. In Italia operano diversi broker, ogni broker offre una
piattaforma di trading differente e in questo caso la maggior parte di essi offrono
anche una versione dimostrativa comunemente riconosciuta come DEMO con la
quale è possibile iniziare a fare esperienza ed esercitazione durante il nostro
percorso formativo senza rischiare soldi veri e con cui a sua volta si può valutare la
piattaforma stessa.

Le considerazioni principali per valutare e scegliere una piattaforma di trading


sono:
- facilità e praticità d'utilizzo.
- disponibilità di una versione demo illimitata e gratuita.
- livello del deposito minimo per cominciare a operare.
- disponibilità riguardante il numero di asset su cui operare.
- costi di gestione trade e commissioni applicate.

Io personalmente opero ad oggi su 2 piattaforme di trading online appoggiate a


2 diversi broker dove detengo i miei capitali, le piattaforme in questione sono
KEY TO MARKETS e AVATRADE che presentano diverse opzioni di trade e che ad
oggi da quando ho intrapreso la mia attività di trading non ho avuto
problematiche da segnalare in merito al loro utilizzo e servizio offerto , tengo a
precisare che questo non vuol essere un consiglio o un indirizzamento sulla
scelta di tali piattaforme ma rappresenta solo la mia testimonianza riguardante
l’utilizzo di quest’ultime.

Ritornando a noi, chi investe e opera online ha la necessità di poter contare


su piattaforme di trading online sempre più avanzate, con livelli di utilizzo molto
elevate, le piattaforme di trading di ultima generazione permettono di ottenere
informazioni molto dettagliate per operare al meglio e strumenti per poter
effettuare scambi in qualsiasi posto e in qualsiasi momento grazie appunto ad una
semplice connessione ed un device (smartphone , tablet o pc) con il quale
operare.
Una delle principali caratteristiche che permette di fare una distinzione e una
selezione dei vari broker presenti sul mercato oltre agli asset offerti da
quest’ultimo è senza dubbio la LEVA FINANZIARIA su cui permette di appoggiarsi
appunto il broker.

Che cos’è la a leva finanziaria?

La leva finanziaria nel Forex come nel trading in generale è uno “strumento” che ti
permette di aprire operazioni che hanno queste 3 caratteristiche:

1. Valore molto maggiore del capitale realmente investito;

2. Profitti potenzialmente maggiori;

3. Perdite potenzialmente maggiori (ma limitate sempre e solo al capitale che hai
investito).

Un broker medio che sia certificato offre una leva finanziaria che parte
solitamente da 1:30 fino ad arrivare a 1:400, facendo ricerche si possono trovare
anche broker che offrono leve potenzialmente più alte ma questo risulta essere un
arma a doppio taglio se non abbiamo una buona conoscenza e padronanza della
nostra operatività, le leve possono arrivare anche a 1:500 o in alcuni casi 1:1000
ma sconsiglio vivamente per chi è alle prime armi di andare ad operare a queste
condizioni, ma veniamo a noi e ad un rapido esempio di come si comporta una
LEVA FINANZIARIA , facciamo un banale esempio, per un’operazione di acquisto di
una valuta da 10.000 dollari con una leva di 1:100 a te ne basteranno solo 100, cioè
10.000/100 (la tua leva). Il resto lo metterà il broker e tu potrai beneficiare di utili
maggiori visto che è come se hai acquistato valuta per 10.000 dollari! Altra cosa
che voglio farvi notare è che, anche se sbaglierai completamente l’investimento, il
tuo rischio si limiterà ai soli 100 dollari. Il rischio sarà al massimo la cifra che hai
investito indipendentemente dalla leva finanziaria. Tornando all’esempio fatto in
precedenza il tuo rischio (o margine) sarà di 100, e ti ricordo che avrai aperta una
posizione del valore di 10.000 dollari grazie all’effetto leva , con un guadagno
potenziale molto alto , questo è il “segreto” che rende accessibile il mercato Forex
a tutti. Con una leva alta puoi accumulare profitti più velocemente se la tua
posizione ed esposizione a mercato è corretta, mentre il tuo rischio rimane
limitato alla sola cifra che investirai, anche in caso di leva altissima non potrai mai
perdere più del saldo del tuo conto.

A cosa ci riferiamo quando parliamo di PIPS e di LOTTI?


Quando si inizia a fare trading sul forex con una piattaforma demo solitamente il
broker mette a disposizione 100.000$ virtuali. Con una somma così importante, e
soprattutto virtuale, non si fa molta attenzione alla grandezza della posizione che
si apre e il rischio che comporta, imparare a conoscere i vari tipi di contratti che è
possibile negoziare ci aiuta a monitorare il nostro rischio e money managment e a
calcolare la grandezza corretta della posizione da aprire.
Prima di elencare i contratti è importante precisare cosa sia un pip. La vecchia
definizione di pip era “il movimento minimo che il prezzo di una coppia può
avere”. Non è più così con la comparsa dei broker che quotano i prezzi con 5 cifre
decimali e non più solo 4. Un pip comunque rimane la quarta cifra decimale per le
principali coppie di valute mentre per le coppie con lo Yen un pip è la seconda cifra
decimale.
Facciamo un esempio: con un broker che quota il prezzo a 4 cifre decimali, se il
prezzo del cambio EUR/USD sale da 1,4785 a 1,4786 è salito di un pip. Se scende da
1,4786 a 1,4783 è sceso di 3 pip , con un broker a 5 cifre decimali lo spostamento
da 1,47356 a 1,47366 è considerato un pip. Per il cambio EUR/JPY ad esempio si
guarda la seconda cifra decimale quindi lo spostamento da 130,69 a 130,70 è un
pip, mentre con i broker che quotano una cifra decimale aggiuntiva lo
spostamento da 130,706 a 130,716 è considerato un 1 pip. Spero sia chiaro perché
è un concetto basilare, adesso dopo aver specificato a cosa corrispondono i pip e
come si individuano nei prezzi di scambio di una valuta andiamo a capire cosa
sono i LOTTI, innanzitutto è bene precisare che i lottaggi sono suddivisi in 3
categorie di appartenenza, che corrispondono a quanto segue:

LOTTO STANDARD (da 1,2,3,4 ECC) - Il valore nominale di un lotto standard è


di 100.000 Dollari. Non sarebbe fattibile da negoziare per i trader retail senza la
leva finanziaria. Con la leva con una piccola quantità di capitale quindi possiamo
controllare uno o più lotti standard. Ovviamente, seppur non dobbiamo versare i
100.000 Dollari per acquistare il contratto, siamo soggetti al rischio di mercato che
un contratto così grande comporta. Per questo è importante capire quanto vale
ogni pip e rispettare sempre il nostro money managment. La quota precisa per pip
varia a seconda della coppia negoziata, tuttavia vale circa 10$ a pip. Questo vuol
dire che se io apro una posizione con 1 lotto standard e i prezzi si muovono di 30
pip, io avrò guadagnato o perso 300$ (30x10$=300$), o l'equivalente di ciò se il mio
account è in €.

MINI LOTTI (da 0.10 , 0.20 , 0.30 ECC) - Il valore nominale dei mini lotti è di 10.000
Dollari e ogni pip equivale ad 1$.
Quindi se apro 1 lotto e i prezzi si muovono di 50 pip, io guadagnerò o perderò 50$
(50x1$=50), o l'equivalente di tale somma se il mio account è in €.

MICRO LOTTI (da 0.01 , 0.02 , 0.03 ECC) - Il valore nominale di un micro lotto è
di 1000$ e ogni pip equivale a 0,10$.
Di conseguenza se apro 1 micro lotto e i prezzi si muovono di 70 pip, avrò perso o
guadagnato 7$ (70x0,10$=7$), o l'equivalente in € di tale somma.

Da cosa è composto un grafico?

Per eseguire una buona analisi che sia di tipo tecnico, fondamentale o di pura
price action significa che bisogna essere in grado di interpretare al meglio i grafici
di riferimento dell’asset su cui vorremmo effettuare il nostro ingresso a mercato.
Grazie a questi strumenti (grafici) è possibile prevedere o “cavalcare” l’andamento
di prezzo degli asset ed in questo caso delle valute, ma entriamo più nel dettaglio
e vediamo come e da cosa è composto un grafico.
In linea generale un grafico è composto da:
- un’ascisse, ovvero l’asse orizzontale, che rappresenta l’arco temporale in cui si
svolge uno specifico evento o condizione.
- un’ordinata, ovvero l’asse verticale che, di solito, rappresenta l’attività
finanziaria, ma non solo.
Inoltre, è presente un altro elemento fondamentale, che può essere modificato
dal trader, si tratta del timeframe, ossia il tempo di riferimento a cui fa riferimento
il grafico mediante il movimento del prezzo dell’asset selezionato.

Che cos’ è il time frame?

Andando a tradurre questo termine dall’inglese all’italiano veniamo subito a


conoscenza di cosa possa significare, difatti time frame significa arco temporale ,
nel Forex trading altro non è che l’impostazione temporale che si sceglie di dare al
proprio grafico da analizzare, la scelta del time frame è un momento molto
importante per l’analisi che andremo a portare avanti, tanto che rientra in alcune
delle strategie di trading di molti traders appunto la selezione di quest’ultimo
come vedremo in seguito in questa guida, trovandoci di fronte ad un grafico che
riporta informazioni di tipo statistico è bene precisare che vale sempre la regola
che afferma che più è alto l’intervallo temporale, più le indicazioni date dal grafico
saranno affidabili.

Tornando alla composizione di un grafico ..


Esistono vari criteri per riprodurre sotto forma di grafico le varie serie storiche di
movimento del prezzo dell’asset che stiamo analizzando, di seguito saranno
riportati i principali.

Grafico Lineare

Viene costruito unendo con una linea continua i prezzi di chiusura delle singole
giornate. Si ritiene che il prezzo di chiusura sia quello più significativo perché
rappresenta il prezzo “finale” su cui il mercato converge. Il limite di tale approccio
è che si perdono almeno due informazioni molto importanti: l’escursione
giornaliera (che dà importanti indicazioni sulla volatilità); la direzionalità della
giornata (livello della chiusura rispetto all’apertura). In genere è utilizzato da chi
vuole dare particolare rilievo al solo prezzo di chiusura, oppure quando si dispone
di un valore unico come ad esempio accade per i Fondi Comuni d’Investimento.

Grafico a Barre

Questo grafico tiene in considerazione i prezzi dell’intera seduta. Si ottiene


creando una barra verticale che rappresenta l’escursione tra il minimo e il
massimo della giornata ed evidenziando con un segmento orizzontale sulla
sinistra il prezzo di apertura e con uno sulla destra il prezzo di chiusura. Rispetto al
grafico lineare consente di analizzare l’escursione della giornata (e quindi la
volatilità) e la direzionalità. I grafici a barre possono essere utilizzati anche per
periodi più lunghi della giornata (la settimana, il mese, ecc) oppure per periodi
molto brevi (1 ora, 5 minuti): per i grafici infra- giornalieri bisogna perciò
scomporre la giornata in tanti periodi per ognuno dei quali si rileva “apertura”,
minimo, massimo e “chiusura”. Il grafico a barre è molto valido, ma utilizzabile
solo in presenza di banche dati storiche che riportano tutti i prezzi della giornata e
non solo quelli di chiusura.

Grafico a Candele

Quello delle candele giapponesi è il grafico più’ utilizzato dai traders.

Vi sono vari tipi di candele giapponesi, e in base alla forma del corpo e dell’ombra
ogni candela assume un particolare nome. Prima di tutto però vediamo la
struttura e le informazioni che le candele giapponesi sono in grado di darci. Ogni
candela giapponese presente sul grafico si riferisce all’intervallo del time frame di
riferimento, ad esempio se abbiamo selezionato come time frame 5 minuti, la
candela fornirà le informazioni che rappresentano il movimento del prezzo per
ogni intervallo di 5 minuti, ogni candela quindi rappresenterà 5 minuti.

Trovandoci di fronte ad un grafico che riporta informazioni di tipo statistico è bene


precisare che vale sempre la regola che più è alto l’intervallo temporale, più le
indicazioni date dal grafico saranno affidabili.

Le informazioni che una candela ci lascia all’interno di un grafico Forex sono:

- Prezzo di apertura

- Prezzo di chiusura

- Prezzo massimo

- Prezzo minimo

Di seguito vi riporto una breve rappresentazione grafica di come si presentano le


candele su grafico nei loro dettagli , la prima candela (verde) che vediamo
nell’esempio sotto, è una normale candela rialzista, mentre la seconda candela,
quella rossa, è una candela ribassista.
PREZZO PREZZO
MASSIMO MASSIMO
PREZZO DI OMBRA OMBRA
CHIUSURA SUPERIORE SUPERIORE

PREZZO DI
APERTURA

CORPO
CANDELA CORPO
CANDELA
PREZZO DI
CHIUSURA
OMBRA
PREZZO DI OMBRA INFERIORE
APERTURA
INFERIORE
PREZZO PREZZO
MINIMO MINIMO

Se il prezzo di chiusura è sotto l’apertura, la candela è ribassista, se il prezzo di


chiusura si trova sopra l’apertura la candela è rialzista.

L’ombra (il sottile segmento che attraversa in verticale tutta la candela)


rappresenta invece la distanza tra il prezzo massimo e minimo avuto nel time
frame di riferimento e la chiusura o l’apertura, l’ombra è molto importante perché
più è pronunciata più evidenzia particolare indecisione o reazione nei confronti di
un livello importante.

I grafici a candele fanno balzare agli occhi informazioni approfondite sull’attuale


equilibrio fra offerta e domanda, offrendo degli spunti di osservazione che i
semplici grafici a barre o lineari non rivelano, ma non soltanto, hanno anche la
potenzialità di confermare o di suggerire l’entrata in un setup di trading, come
vedremo, non sarà necessario conoscere difficili o particolari formazioni a
candela, ma soltanto cogliere gli indizi sulla relazione offerta/domanda fra
acquirenti e venditori, in particolar modo in corrispondenza di punti di inversione
attesi, come gli importanti livelli di supporto o resistenza sui grafici. Il segnale
prodotto da una candela può essere l’ultimo punto di un quadro dell’entrata in
una posizione nel contesto in cui esso si produce. In questo punto della guida
vedremo quali sono i vantaggi dei grafici a candele, descriverò alcuni dei segnali
più efficaci e spiegherò in che modo le candele di inversione possano essere
utilizzate per avviare dei trade in presenza di punti di confluenza con altri metodi
non correlati, che scopriremo.

Il vantaggio maggiore legato all’utilizzo dei grafici a candele sta nel fatto che
mettono in evidenza le importanti variazioni della relazione fra offerta e domanda
che si producono in corrispondenza di punti di inversione attesi del trend, nel
momento in cui appare un segnale su una candela di inversione in corrispondenza
di un punto di inversione atteso del mercato, un trader può aprire una posizione
dopo che si è formata la candela e piazzare uno stop al di sotto del minimo di essa,
spesso si tende a ricavare quante più informazioni possibili ricorrendo a metodi o
strategie non correlate, prima di dar vita a un trade ad alta probabilità e basso
rischio rispettando il nostro money managment.

Prima di effettuare un trade, non andiamo certo alla ricerca della perfezione, ma
puntiamo soltanto che le probabilità di successo siano quanto più elevate
possibili. L’interpretazione dei segnali di inversione forniti dalle candele
rappresenta un prezioso strumento nell’analisi del grafico da parte di noi trader.
Spesso un particolare segnale fornito dalla candela offre lo “stimolo” necessario
per aprire una posizione in un’area di confluenza tra supporto e resistenza, in
previsione di un’inversione del prezzo. Ecco alcuni dei vantaggi offerti dai grafici a
candele:

- rivelano rapidamente degli spunti di osservazione sulle variazioni di offerta e


domanda.

- permettono di individuare facilmente i punti di inversione del prezzo non appena


si verificano.

- confermano altri segnali quando il prezzo si sposta in un’area di supporto o


resistenza.

- consentono di entrare in una posizione in modo oggettivo, quando il prezzo sale


al di sopra o scende al di sotto di una candela di inversione.

- offrono la possibilità di “entrare all’interno” di una barra, rivelando informazioni


relative a orizzonti temporali più brevi.

Perché scegliere di settare il nostro grafico con rappresentazione a


candele piuttosto che a linee o a barre?
I grafici a candele mettono in luce la differenza fra prezzo di apertura e di chiusura
in modo più chiaro rispetto ai grafici a barre o a linea, ponendo le attenzioni sulle
informazioni più pertinenti, i grafici a candele forniscono rapidamente degli spunti
di osservazione sulla relazione fra offerta e domanda, dando dei segnali di
“allarme” sulle inversioni del prezzo in anticipo rispetto ai grafici a barre o a linea.
Per noi trader può essere interessante conoscere, oltre alla distanza fra apertura e
chiusura della candela, la lunghezza delle cosiddette ombre , che riflettono la
volatilità di una particolare candela e la distanza fra massimo e minimo rispetto
all’apertura o alla chiusura di essa. Ombre superiori lunghe indicano un rifiuto del
prezzo nel continuare la salita quest’ultimo può esser letto come l’inizio di un
segnale ribassista, che è importante quando candele dotate di questa
caratteristica, si vanno a formare in prossimità di un’ importante livello di
resistenza.

Imparando a interpretare un grafico a candele, piuttosto che uno a barre o a linee,


un trader si fa un’idea più approfondita della pressione di vendita e di acquisto da
parte del mercato, e riceve prima dei segnali di “preallarme” di un potenziale
swing del prezzo che si verifica nel momento in cui si forma una particolare
candela.

Nel trading, quanto prima si riceve un segnale del fatto che le probabilità, in base
al prezzo e ad altri strumenti, sono a favore di una variazione del trend o
dell’attuale swing del prezzo, tanto meglio si riuscirà a chiudere una posizione
redditizia al prezzo più favorevole, e ad aprirne una nuova con uno stop più
ristretto, quanto più vicino possibile al punto di inversione atteso del prezzo.

Le candele giapponesi possono esser suddivise e analizzate sotto diverse tipologie


in base alla loro conformazione, possiamo trovare vari tipi di candele in un grafico,
che vengono usate per sviluppare una o più strategie per gli ingressi a mercato o
prevedere movimenti del prezzo dopo la loro formazione, di seguito vi riporto
quelle più comunemente utilizzate per dar vita a strategie o consolidamento di
analisi.

DOJI:

La figura tecnica della doji è una delle candele più’ importanti. In essa l’apertura e
la chiusura di sessione combaciano e questa figura assomiglia ad una croce.

Questa candela è sinonimo di incertezza degli operatori con le forze che trovano in
equilibrio. Se questa figura si presenta dopo un trend direzionale forte, essa
rappresenta o una pausa di riflessione di coloro che stanno dominando il trend, o
difficoltà a spingerla oltre.
Diversi tipi di Doji:

È il comportamento successivo del mercato a dare un preciso significato a questi


segnali tecnici.

MARUBOZU:

La sua particolarità è l’assenza di ombre sia nella parte superiore che in quella
inferiore. L’indicazione che ci da questa candela è che il mercato per tutto il time
frame si è mosso esclusivamente nella stessa direzione e che quindi il trend in atto
è deciso.

HAMMER E HANGING MAN:

Questa candela indica una possibile inversione del trend, bisogna


contestualizzarla al momento corrente per capire se ci troviamo di fronte ad una
hammer o una hanging man. La hammer si trova in fondo ad un trend ribassista e
l’hanging man in cima ad un trend rialzista, in entrambi i casi l’indicazione è che il
trend stia invertendo.
Le candele che rappresentano l’opposto delle due lette prima sono la inverted
hammer e la shooting star, sono esattamente identiche, cambia solamente la
posizione nel grafico.

TWEEZER TOP E TWEEZER BOTTOM:

Il pattern chiamato tweezer top è rappresentato da due o più candele con massimi
e minimi uguali, il tweezer top tipicamente si presenta in un mercato rialzista
rappresentato graficamente da due massimi identici che assomigliano a pinzette
(appunto tweezer).

Ovviamente la figura opposta è il tweezer bottom che si verifica in un mercato


ribassista con i minimi allo stesso livello di prezzo.
Il significato di queste due candele sarebbe sostanzialmente questo: dopo una
spinta del mercato nella direzione principale del trend, la forza stessa sta
esaurendo ed il corpo piccolo lo dimostra.

Abbiamo visto come le ombre superiori e inferiori delle candele doji possano
essere utili per individuare il rifiuto del prezzo in corrispondenza di importanti
livelli di supporto o di resistenza, dandoci un’idea dei punti di inversione
fondamentali degli swing del prezzo. Se una candela doji con un’ombra superiore
o inferiore allungata ha un prezzo simile di apertura o di chiusura, esiste una
candela diversa, ma simile, caratterizzata anch’essa da un’ombra allungata, ma
con una leggera differenza fra apertura e chiusura. Spesso i trader chiamano
questo tipo di candele martelli (hammer) se si producono in corrispondenza di un
livello di supporto, oppure stelle cadenti (shooting star) se si formano in
corrispondenza di un livello di resistenza.

Come avremo modo di vedere, la differenza fra un martello rialzista e una


dragonfly doji segue la stessa logica della differenza fra una doji e una spinning
top. La cosa fondamentale è cogliere i segnali di rialzo o di ribasso forniti da una
candela nel contesto del grafico del prezzo, piuttosto che lasciarsi confondere
dalla specifica terminologia che i trader utilizzano nel descrivere le candele.
Spesso è meglio pensare alle candele in termini generici, piuttosto che specifici,
ossia è meglio capire in che modo le candele rivelano la dinamica di offerta e
domanda su orizzonti temporali inferiori, avendo in tal modo dei suggerimenti sul
movimento futuro del prezzo, piuttosto che lasciarsi sfuggire un segnale per il
fatto che una candela non si è conformata esattamente alle aspettative. In questa
prospettiva, martelli e stelle cadenti seguono la stessa logica delle gravestone e
delle dragonfly doji: queste candele riflettono il rifiuto del prezzo intraday e
potrebbero rappresentare l’inizio di un nuovo swing del prezzo, se queste lunghe
ombre si formano in corrispondenza di livelli fondamentali di supporto o di
resistenza. La candela a martello rassomiglia molto alla dragonfly doji sia quanto
a logica di formazione sia quanto a indicazione di una potenziale inversione
rialzista del prezzo, specialmente quando questa particolare candela si forma in
corrispondenza di un livello fondamentale di supporto dopo uno swing ribassista
del prezzo. Sebbene candele a martello e dragonfly doji abbiano entrambe delle
ombre inferiori allungate, la differenza principale è che nel primo caso c’è una
lieve distanza di prezzo fra apertura e chiusura, mentre nel secondo la variazione
di prezzo fra apertura e chiusura è molto esigua, se non addirittura inesistente.
Tecnicamente, il martello invia un segnale di inversione rialzista,
indipendentemente se l’apertura sia maggiore della chiusura, o se la chiusura sia
maggiore dell’apertura.

I migliori martelli si formano dopo uno swing ribassista del prezzo che si produce
in un’area di supporto attesa o di confluenza, probabilmente mentre si forma una
divergenza positiva del momentum. I trader acquistano dopo che il massimo del
martello viene superato e spesso piazzano degli stop al di sotto del minimo della
candela o di un’altra importante area di supporto , il martello, come la dragonfly
doji, riflette un rifiuto rialzista di prezzi più bassi, che prevede una variazione
positiva della relazione fra offerta e domanda.

La caratteristica importante della candela è la lunga ombra inferiore che riflette


non soltanto l’incapacità da parte dei venditori di far abbassare i prezzi, ma anche
la volontà da parte degli acquirenti di entrare nel mercato a livelli inferiori,
potenzialmente trovando valore in corrispondenza di prezzi inferiori.

In sostanza , è utile considerare una candela come una rappresentazione grafica


dell’equilibrio fra offerta e domanda di acquirenti e venditori in un dato periodo di
tempo, come per esempio un mese, una settimana, un giorno oppure una fascia
temporale intraday.

La letteratura sui grafici a candele è ampissima e alcuni trader sono diventati dei
veri e propri esperti in questa materia, io mi sono limitato a trattare soltanto le più
comuni rappresentazioni di candele utilizzate dalla maggior parte dei trader. Non
è necessario che diventiate degli esperti di grafici a candele per sfruttarne e
comprenderne i vantaggi.

Un’analisi corretta dei grafici a candele può anche tornare utile come conferma di
un trading setup per effettuare un’entrata o piazzare uno stop-loss, quando si
produce un segnale in un punto di confluenza con altre strategie. Un trader trarrà
vantaggio dall’individuazione di un’importante candela di inversione come una
bullish engulfing o una doji che si formano in corrispondenza di una zona attesa di
supporto come un precedente livello di supporto del prezzo, una media mobile,
un livello di ritracciamento di Fibonacci o una trendline.

Che cos’è un trend?


Prima di prendere qualsiasi decisione in merito all’acquisto o alla vendita e al
piazzamento di una posizione in un dato mercato, dovrai per prima cosa valutare
la tendenza attuale del prezzo come base per un’ulteriore analisi, dopodiché sarai
sicuramente in grado di individuarne la durata, l’entità e le probabilità di
consolidamento. Prima dell’applicazione di qualunque metodo intermedio o
avanzato di analisi, devi avere una solida padronanza dei concetti base dell’offerta
e della domanda, così come si rivelano nei grafici dei prezzi.

Il modo migliore per iniziare l’analisi consiste semplicemente nel quantificare in


modo obiettivo l’attuale trend, ascendente, discendente o laterale che sia. Proprio
perché sembra così semplice, molti trader saltano questa fase passando
direttamente ai segnali espressi dagli indicatori (che noi non prenderemo in
considerazione) , senza capire che alcuni degli indicatori più diffusi funzionano
bene quando un trend è consolidato, ma non quando subentra un trend laterale o
fase di accumulo, una volta valutato obiettivamente il trend in essere, sarai nella
condizione di poter passare alla fase successiva della tua analisi.

In termini semplificati, il trend è una sequenza di oscillazioni del prezzo che


viaggiano nella stessa direzione nell’arco di tempo considerato. La maggior parte
dei trader valutano la forza dei trend ascendenti per trovare opportunità di
acquisto. In particolare, nel contesto di un trend prevalente al rialzo, gli operatori
cercano di costituire nuove posizioni sfruttando le correzioni (pullback) verso i
livelli attesi di supporto.

Per trend si intende la tendenza diffusa e consolidata da parte del prezzo di


un’azione o di un mercato, a muoversi nella stessa direzione nel corso del tempo.
Nel mercato azionario, i trend si dividono spesso in trend di lungo termine, trend
di medio termine e trend di breve termine così come nel mercato valutario (forex).

Trend ascendente (up-trend): una sequenza di massimi e di minimi relativi


crescenti (swing rialzista) registrati nel corso di un determinato periodo.

Trend discendente (down-trend): una sequenza di massimi e di minimi relativi


decrescenti (swing ribassista) registrati nel corso di un determinato periodo.
Per noi trader, le parti più importanti di queste definizioni sono individuare con un
certo anticipo le variazioni del trend e fin quando l’evidenza statistica non
dimostri che il trend abbia subito un’inversione o una correzione. Questi due
concetti stanno alla base di tutte le decisioni che si prendono da trader o da
investitori , esaminiamoli uno per uno.

Individuare tempestivamente le variazioni del trend è uno dei principi più


comunemente accettati dell’analisi tecnica che afferma che il trend, una volta
consolidato, ha più probabilità di continuare che di invertirsi. Se prendiamo
questo principio per valido, le opportunità più profittevoli e meno rischiose
verranno dall’operatività basata sui ritracciamenti che si verificano all’interno di
un trend confermato e prevalente. Molti neofiti del trading sono alla costante
ricerca dei massimi e dei minimi di un asset , in questo modo operano contro dei
trend consolidati, andando incontro a perdite monetarie e frustrazione
psicologica.

Tutti i trader vogliono essere i primi ad individuare le inversioni del mercato


individuando correttamente le principali variazioni che si determinano in un
mercato; ma è importante rendersi conto che per ogni massimo o minimo di
prezzo correttamente identificato ci sono decine, se non addirittura centinaia, di
valutazioni errate, che pesano negativamente sui conti personali di molti
operatori. Alcuni trader accumulano fortissime perdite quando si ostinano a
contrastare un trend, restando pervicacemente attaccati alle proprie opinioni su
ciò che dovrebbe fare il mercato, piuttosto che osservare freddamente ciò che
realmente fa. I trader perdono denaro quando tentano di imporre la propria
volontà a un mercato e quelli che si oppongono ai trend prevalenti rischiano di
subire grosse perdite perché già in partenza giocano contro le probabilità.

Un trend non può durare per sempre; di conseguenza, i trend discendenti si


trasformano con il tempo in trend ascendenti e quelli ascendenti in fase di
maturità devono necessariamente trasformarsi in trend discendenti, perché
l’andamento ciclico del mercato non si arresta mai.

Il ciclo di vita tipico del prezzo di un qualsiasi asset, passa dal minimo al massimo,
per poi tornare al minimo. I trader di successo sono quelli che si attengono a
questo principio e agiscono coerentemente quando il dato empirico evidenzia un
mutamento del trend, invece di restare “affezionati” a una posizione perdente.
Il tuo obiettivo dovrebbe sempre essere l’individuazione della struttura del trend,
ma al contempo dovrai saper cogliere i segnali di inversione di un trend maturo,
indipendentemente da quello che ti suggeriscono le tue emozioni o i precedenti
storici, dovrai essere in grado di modificare le tue aspettative nel momento in cui il
grafico dei prezzi sembra indicare un’inversione del trend, anziché ostinarti a
presupporre che il trend in essere continuerà all’infinito.

A volte i trader e gli investitori imparano questa lezione attraverso un’esperienza


dolorosa, come quella dell’azzeramento del proprio conto di trading. La psicologia
e il controllo delle emozioni in questa attività la fa da padrona, molto spesso più di
quanto non si possa immaginare, in base a questo dovrai predisporti a liquidare la
tua posizione e a intascare i profitti quando il trend ascendente inizia a flettere,
così come dovrai essere in grado di sfruttare ogni minimo segnale di inversione di
un trend discendente.

Ci vuole del coraggio per acquistare dopo un trend calante prolungato, così come
ci vuole una bella forza d’animo per liquidare con profitto una posizione nel
momento in cui i segnali di mercato fanno intravedere una ripresa del titolo.

Chi sa identificare quanto più in anticipo possibile un’effettiva inversione del trend
farà meglio di chi non è altrettanto sistematico nel valutare lo stato di salute di un
trend in essere e le probabilità di persistenza o di inversione del trend prevalente.

Ma quali sono i metodi di identificazione di un trend?


Partiamo dal concetto più semplice, per poi passare a delle definizioni più
dettagliate. Come dice il nome, il “metodo del prezzo puro”, eliminando tutti gli
indicatori dai grafici, fonda unicamente sul prezzo l’analisi del trend. Questo
metodo si preoccupa soltanto di individuare i massimi e i minimi relativi,
confrontando al contempo i massimi precedenti con i massimi più recenti e i
minimi precedenti con i minimi più recenti. Per definire il trend con questo
metodo, si può utilizzare un grafico a candele, un normale istogramma o anche un
semplice grafico lineare: a volte il grafico lineare può essere il miglior punto di
partenza per un’analisi obiettiva della struttura del trend. L’obiettivo è rimuovere i
pregiudizi cognitivi e ottenere un quadro chiaro del ritmo ascendente o
discendente del prezzo dell’azione o del mercato che si sta analizzando, o su cui si
pensa di operare. Come recitano praticamente a memoria quasi tutti i trader, un
trend ascendente si definisce come una sequenza di massimi e minimi crescenti,
mentre un trend discendente si definisce come una sequenza di massimi e minimi
decrescenti.

Usando questa formula come punto di partenza, vediamo come si traduce nella
pratica con una piccola rappresentazione grafica dell’andamento del prezzo.

Massimo superiore

Massimo superiore

Massimo superiore
Minimo superiore

Minimo superiore

Minimo superiore

Con il metodo del prezzo puro, ci concentriamo soltanto sui massimi e minimi
relativi più importanti per sviluppare la nostra definizione del trend: qualunque
cambiamento intervenga nella sequenza dei massimi e minimi crescenti potrebbe
segnalare un’imminente inversione di tendenza, ma finché non vediamo il prezzo
formare un minimo o un massimo decrescente, dovremo presupporre che il trend
ascendente in atto perduri e operare di conseguenza nella direzione del trend
prevalente, questo principio rappresenta la base di tutte le altre analisi che
andremo a sovrapporre a quella della struttura del trend.

Le inversioni del trend


Le inversioni del trend ora che sai identificare i consolidamenti del prezzo e i
blocchi fondativi dei trend ascendenti e discendenti, il compito successivo è
trovare il livello specifico del prezzo in corrispondenza del quale un trend
ascendente diventa discendente, e viceversa. Mentre il metodo del prezzo puro
non consente mai di stabilire un massimo e un minimo assoluto, il divario
temporale soddisfa il criterio-soglia del “peso dell’evidenza” , esaminare un
diagramma e dichiarare che il nuovo massimo che si determina in tempo reale è il
“tetto del mercato” vorrebbe dire non tener conto del peso dell’evidenza; ma
aspettare che il prezzo formi un minimo inferiore, registri un’impennata per
formare un massimo inferiore, e poi scenda per rompere al di sotto del nuovo
minimo inferiore vorrebbe dire che il peso dell’evidenza sulla persistenza del trend
si è spostato a favore di un’inversione del trend, per cui la tua definizione di trend
ascendente si sposterebbe su un nuovo trend discendente in via di sviluppo. In
altre parole, il prezzo deve completare un processo specifico perché si possa
dichiarare ufficialmente l’inversione di un trend. Naturalmente utilizzeremo altri
metodi e altri indicatori, ma dobbiamo partire dalla base per poi aggiungere tutto
il resto.

Per definizione, l’inversione del trend con il metodo del prezzo puro avviene in due
modi (assumendo che sia già in corso un trend ascendente) , l’esito più comune è
che il prezzo interrompa la sequenza di massimi e minimi crescenti, creando un
nuovo minimo relativo, rompendo al di sotto di un precedente minimo relativo e
poi risalendo per formare un massimo inferiore, al di sotto del massimo relativo da
poco formato.

L’inversione viene confermata soltanto quando il prezzo torna a scendere e rompe


al di sotto del nuovo minimo, invertendo ufficialmente il trend ascendente in un
nuovo trend discendente.

L’alternativa si verifica quando il prezzo è costantemente in ascesa e dà per la


prima volta un massimo inferiore a un prezzo più basso rispetto a un picco
recente, per poi posizionarsi su un nuovo minimo al di sotto di un livello di
supporto precedente o di un minimo relativo del prezzo.
Questo metodo consente di individuare con maggiore rapidità un’inversione del
trend, ma può comportare un’elevata probabilità che al movimento del prezzo ne
segua immediatamente un altro in direzione opposta, fino quando il prezzo non
rompe al di sotto del nuovo minimo.

L’immagine a sinistra illustra il primo metodo, ossia la situazione in cui in un trend


ascendente il prezzo scende per creare un minimo inferiore, e poi sale per creare
un massimo inferiore. A questo punto si riducono le probabilità che il trend possa
continuare, ma il prezzo non ha dato il segnale ufficiale che il peso dell’evidenza
suggerisce un’inversione ufficiale del trend.

Il segnale, ossia la presenza di un punto di inversione precisamente identificato, si


crea esattamente quando il prezzo raggiunge il nuovo minimo inferiore per
confermare l’inizio di un nuovo trend discendente. In linea di massima, nella tua
attività di trading ti conviene attendere una conferma, piuttosto che iniziare a
speculare subito sui massimi e sui minimi, specie in presenza di un trend
ascendente consolidato.

Ma quando il prezzo forma effettivamente un massimo inferiore e poi rompe al di


sotto del minimo precedente, possiamo ritenere con sufficiente cognizione di
causa che il trend si sia invertito.

L’immagine sul lato destro della figura mostra il secondo scenario, in cui
l’inversione di prezzo inizia con un massimo relativo inferiore e poi scende
immediatamente per formare un minimo relativo inferiore. Il punto di inversione
del trend “aggressivo” o anticipato (punto 1) si crea immediatamente quando il
prezzo rompe al di sotto del minimo indicato, che non è ancora un minimo
inferiore (perché dava un minimo più alto rispetto al minimo relativo precedente).
Questo scenario può essere più complicato del primo, in cui esiste un minimo più
basso osservabile.

Ma quando il prezzo forma un secondo massimo inferiore e poi rompe in un nuovo


minimo relativo, al di sotto del precedente nuovo minimo relativo identificato
come “punto 2” nella figura, possiamo essere abbastanza sicuri che il trend si sia
effettivamente invertito, perché abbiamo atteso pazientemente che il peso
dell’evidenza si manifestasse appieno.

Ma il trend discendente è già consolidato, e noi siamo usciti dalla posizione long o
abbiamo aperto una nuova posizione short a un prezzo più sfavorevole rispetto a
quello che avremmo spuntato se avessimo accolto il segnale più aggressivo del
punto 1, ma questa considerazione mette in luce soltanto una delle realtà
principali del trading: la conferma ha sempre un costo. C’è una via di mezzo tra
raccogliere troppe informazioni (facendo scelte tardive ma più meditate) e
raccoglierne troppo poche (facendo scelte immediate ma meno ragionate, con
maggiori probabilità di risultare erronee).

Un’altro dei modi migliori per analizzare ed evidenziare il nostro trend è tracciare
le cosiddette trendline all’interno del grafico.

Tracciare una trendline per analizzare il mercato è molto semplice, chiunque può
riuscirvi, infatti tutto ciò che bisogna fare è tirare sul grafico una linea retta che
vada ad unire due o più punti di minimo oppure due punti o più punti di massimo
raggiunti dal prezzo nel suo continuo modificarsi. Tanti più punti si possono unire
con una trendline tanto più essa potrà essere considerata affidabile, ma non
finisce qui perché vi è un altro parametro al quale prestare attenzione che ne
migliora l’affidabilità, ossia il time frame del grafico: una trend line tracciata su un
grafico D1 (giornaliero) sarà più affidabile di una su grafico orario e così via, di
conseguenza minori i time frame minore la fiducia che puoi riporre nei segnali.

Le trendline al pari di supporti e resistenze hanno la capacità di mettere per te in


evidenza aree limite dove il prezzo fa fatica a proseguire nel suo cammino e quindi
torna sui propri passi. Nel caso delle trendline quella costruita sui punti di
massimo decrescenti di un trend ribassista, è detta “di resistenza”, quella invece
costruita sui punti di minimo crescenti fatti registrare da una tendenza rialzista è
detta “di supporto”.

Quando il prezzo supera con decisione una trendline di supporto, sei molto
probabilmente in presenza di una inversione del trend, se il segnale è confermato
da alto volume di scambi puoi valutare un possibile ingresso a mercato.
Quando il prezzo rompe la sua trendline di resistenza, molto probabilmente i
venditori stanno perdendo forza rispetto ai compratori, se il volume di scambio è
alto, anche qui puoi pensare di entrare a mercato.

Supporti e resistenze cosa sono?


Possiamo immaginare il supporto e la resistenza come un pavimento e un soffitto
in vetro che limitano l’escursione di movimento del mercato.

Comprendere questi importanti concetti ci aiuterà a sviluppare una strategia di


trading disciplinata. Il dinamismo e la volatilità dei prezzi sul mercato sono il
risultato della continua variazione del gioco di equilibri tra domanda e offerta.
Quando l’offerta supera la domanda i prezzi tendono a scendere, viceversa
quando l’offerta non è sufficiente a soddisfare la domanda i prezzi tendono a
salire.

Gli analisti tecnici identificano i trend in formazione sui mercati studiando i livelli
di prezzo in corrispondenza dei quali gli equilibri cambiano. Sebbene questi livelli
si creino in modo del tutto naturale, senza seguire alcun programma,
rappresentano l’opinione collettiva dei soggetti che operano sul mercato.
Il supporto è il livello al quale un prezzo al ribasso arresta la propria caduta e
potenzialmente ‘rimbalza’ di nuovo verso l’alto (la linea nera inferiore nel grafico).

Questo avviene perché i potenziali compratori, vista la caduta del prezzo,


decidono che è un buon momento per entrare nel mercato. L’offerta in eccesso
viene quindi assorbita, fino a quando offerta e domanda non si riequilibrano e la
discesa si arresta. Poiché il numero degli acquirenti aumenta, la bilancia pende di
nuovo verso la domanda e i prezzi riprendono a salire.

Gli analisti tecnici possono identificare livelli di supporto verosimili, senza però
alcuna garanzia dato che i mercati non sono mai completamente prevedibili. Vale
la pena ricordare che se un prezzo supera il livello di supporto previsto, continuerà
a scendere fino a quando troverà un altro supporto.

La resistenza è l’opposto del supporto. È il livello al quale un prezzo in salita trova


resistenza alla crescita e potenzialmente scende (la linea nera superiore nel
grafico).

Questo avviene perché i potenziali venditori, vista la crescita del prezzo, decidono
che è un buon momento per vendere. Questo genera un aumento dell’offerta sul
mercato, che alla fine raggiunge la domanda creando un nuovo equilibrio. Un
numero crescente di venditori cerca però di sfruttare il mercato rialzista, creando
una forza di vendita tale da spingere di nuovo i prezzi al ribasso , alcuni analisti
tecnici ritengono che un prezzo che viola il livello di resistenza previsto può
continuare a salire fino a raggiungere la resistenza successiva.
CON CHE TIPOLOGIA DI ORDINI POSSIAMO FARE IL NOSTRO
INGRESSO A MERCATO E QUALE PIATTAFORMA UTILIZZARE?
Iniziamo a comprendere in che modalità e con quali strumenti è possibile
effettuare il nostro ingresso a mercato mediante ordini prestabiliti messi a
disposizione delle varie piattaforme di trading.

Io personalmente opero solo ed esclusivamente con la piattaforma METATRADER


4 in entrambe le versioni messe a disposizione , la web per poterla sfruttare da
computer e l’app mobile , utilissima e comoda specialmente per monitorare
l’andamento delle nostre operazioni mentre siamo in viaggio o impossibilitati di
stare davanti al pc, l’app per chi non la conoscesse è la seguente e la troverete
disponibile in tutti gli store sia ios che android.

Vediamo adesso in che modo andare a processare i nostri ordini e soprattutto


andiamo a scoprire la differenza che essi presentano, partiamo con il primo:
ESECUZIONE ISTANTANEA

Questa esecuzione di ordine avviene in maniera istantanea , dal momento che


andiamo ad inserire i nostri parametri prenderà in considerazione l’andamento di
prezzo in tempo reale in cui sta viaggiando la valuta o il mercato selezionato.

Metatrader inoltre da la possibilità di processare ordini automatici settati


mediante parametri che noi stessi gli andremo ad indicare, tali ordini rientrano
nella categoria degli ORDINI PENDENTI.
Il concetto che sta alla base degli ordini pendenti è quello di ordinare appunto al
sistema di effettuare una transazione automatica ad un prezzo specifico se esso
sarà raggiunto dal mercato. Il grande vantaggio è che noi non abbiamo bisogno di
seguire costantemente il mercato per poter eseguire una transazione e fare
trading ad un livello di prezzo scelto, in questo modo la responsabilità è “passata”
al sistema automatico.
Andiamo a vedere dunque quali sono gli ordini pendenti che la piattaforma ci
mette a disposizione:

ORDINE BUY LIMIT


Consiste nell’acquisto di un dato strumento ad un prezzo inferiore all’attuale.
L’investitore fruirà di questo ordine qualora si aspetti l’aumento del prezzo di un
dato strumento; prima di questo aumento, tuttavia, prevede un calo. Questo calo
permetterà di acquistare lo strumento ad un prezzo inferiore rispetto a quello
corrente al momento della presentazione dell’ordine.

ORDINE SELL LIMIT

Consiste nella vendita dello strumento ad un costo superiore rispetto a quello


dell'attuale prezzo di mercato. Si tratta della versione speculare dell’ordine Buy
Limit, ma riguarda la vendita. L’investitore fruirà di questo ordine qualora si
aspetti il calo del prezzo di un dato strumento; prima di questo calo, tuttavia,
prevede un aumento. Questo aumento ci permetterà di vendere ad un prezzo
superiore rispetto a quello rilevato al momento della presentazione dell’ordine.

ORDINE BUY STOP

Consiste nell’ acquisto dello strumento ad un costo superiore rispetto a quello


dell'attuale prezzo. L’investitore applica questo ordine qualora preveda un
aumento dello strumento. Il superamento di un certo livello superiore confermerà
le previsioni dell’investitore riguardo all’aumento del prezzo dello strumento.

ORDINE SELL STOP


Consiste nella vendita dello strumento ad un costo inferiore rispetto a quello
dell'attuale prezzo. L’investitore applica questo ordine qualora preveda un calo del
prezzo dello strumento non prima che abbia superato al ribasso un dato
livello. Distanza minima dell'ordine: livello dal prezzo corrente al quale gli ordini
Stop e Limit sono accettati.

Ricapitolando ..

Se decido di aprire la posizione con un BUY, se il valore sale, sto guadagnando.


Viceversa, decidendo di aprire un operazione in SELL, se il valore scende, allora
significa che si sta guadagnando.
Venuti a conoscenza su queste tipologie di ordini che la piattaforma ci mette a
disposizione entriamo adesso un po’ più nel vivo dell’operatività andando ad
affrontare tematiche molto importanti al fine di costruire una buona base
operativa che ci possa permettere di esser profittevoli nel lungo termine.

Senza ombra di dubbio alla base di ogni trader che si possa definire tale c’è
sicuramente molta disciplina e cura nei minimi dettagli in tutto quello che questa
fantastica , ma non semplice attività richiede. La base operativa di un buon trader
non può non esser costituita e accompagnata da un ottimo trading plan, ma
andiamo a conoscere meglio questo aspetto..

Il piano di trading è un metter ordine nel chaos, è pianificazione nella nostra


mente e nell’operatività , tutto ciò è sicuramente il più grande alleato di ogni
trader professionista. Partiamo con i punti che a mio avviso ti possono aiutare ad
essere un trader migliore sotto ogni punto di vista.

Se vuoi ottenere performance migliori della massa, devi senza dubbio applicare
ragionamenti e compiere azioni diverse dalla massa, spesso la maggioranza delle
persone non prende il trading con la giusta serietà, ovvero come un’attività
imprenditoriale e inquanto attività imprenditoriale necessita del giusto tempo per
apprendere le abilità necessarie, disciplina , pratica ma soprattutto perseveranza.

Nel trading l’impulsività è e sarà sempre tua nemica, la razionalità e la pazienza


saranno i tuoi più grandi alleati, nel trader di successo la parte razionale domina di
gran lunga la parte emotiva.

Si entra a mercato quando e solo se si presenta la giusta opportunità, saper


aspettare il setup giusto fa parte di questo lavoro, l’assenza della capacità di
aspettare molto spesso la si paga a caro prezzo, in nessun modo il mercato potrà
essere controllato ma in alternativa possiamo far altro che “ascoltarlo”.

Nessuna professione richiede più duro lavoro su noi stessi , condizionamento


mentale, apprendimento e formazione continua, disciplina, costanza.. d’altra
parte una skill che offre la libertà finanziaria è giusto che sia difficile da sviluppare
e raggiungere.

Un mentore, un formatore potrà trasferirvi un bagaglio di conoscenze enormi ma


non potrà mai trasferirvi la propria esperienza, quella va affrontata e vissuta sulla
propria pelle, direttamente sui mercati.

Perdere delle operazioni è un processo fisiologico per la crescita del proprio conto,
prima si capisce, prima ci si concentra sul massimizzare le vincite accettando le
perdite come parte integrante di questa attività imprenditoriale, così facendo
potrai essere libero, potrai lavorare da qualsiasi parte del mondo, potrai essere
indipendente dalla routine senza dover dare delle risposte a nessuno.

I principianti si concentrano molto spesso solamente sull’aspetto analitico, non


danno peso ne alla gestione del rischio ne tantomeno alla gestione emotiva,
questa è la motivazione per la quale la massa perde costantemente soldi nel
mercato.
Una volta che siamo in grado di sviluppare un vantaggio statistico, pianifichiamo
tutta quella che sarà la nostra attività che ci possa portar risultati concreti nel
lungo termine e non pensare a chiudere la giornata, il rischio rendimento
favorevole è un punto in comune di tutti i trader di successo, penso che sia adesso
chiaro a tutti l’importanza della pianificazione in questa attività.

Il piano di trading sarà il vostro punto di riferimento che potrete e dovrete


consultare e prendere in considerazione ogni qual volta che vi sentite dubbiosi.

È importantissimo e a lungo termine risulterà veramente essenziale alla vostra


crescita munirsi di un’agenda, una sorta di diario di bordo del vostro trading plan.

Nel trading bisogna mettere da parte l’orgoglio ed essere così a sua volta sinceri
con se stessi andando a riconoscere gli errori commessi più frequentemente ed
elencarli nel nostro diario almeno 1 volta al giorno a sotto forma di resoconto
settimanale, la motivazione è molto semplice, l’unico modo per migliorare se
stessi è rafforzando le aree dove abbiamo più difficoltà e questo varia da persona
a persona, tuttavia il primo passo verso il progresso è la documentazione.

Fatto questo è il momento di cominciare a capire quale tipo di operatività e


orizzonte temporale preferiamo, per comodità identifichiamo i range temporali
operativi in 4 categorie:

Scalping – operazioni di brevissimo termine.

Intraday – operazioni di breve termine massimo chiusura giornaliera.

Swing – multiday, operazioni con più giorni di attivo.

Investment – operazioni a medio/lungo termine.

È molto utile motivare il perché si preferisce uno all’altro sapendo che ognuno di
essi presenta pregi e difetti e che non esiste la categoria perfetta ma tutto ciò va a
calzare con quello che è il nostro lifestyle e obiettivo di trade.

Un altro degli aspetti fondamentali del nostro trading plan è capire e chiarire la
scelta delle sessioni di trading in cui operare, gli orari dove le sessioni di apertura
dei mercati si sovrappongono sono caratterizzati da forte volatilità, scegliere in
quale sessione operare è di estrema importanza per la pianificazione.
Adesso passiamo alla gestione del rischio , è bene indicare nel vostro trading plan
con quale rischio vi sentite più a vostro agio nell’operare, sapendo che partendo
dal conservativo all’aggressivo il rischio più comune è il seguente ..

1% del vostro capitale – conservativo, 2% del vostro capitale – moderato, 3% del


vostro capitale – aggressivo.

La vostra gestione emotiva impatterà notevolmente sulle vostre performance, i


trader di alto livello scrivono i progressi e le debolezze del loro livello psicologico.

Il trading plan vi darà un approccio ben strutturato al trading, come del resto in
qualsiasi azienda di successo è presente un business plan a definire gli obiettivi ,
nel trading il medesimo ruolo sarà svolto dal nostro trading plan.

Non si è mai sentito che un qualsiasi business di successo non abbia avuto alla
base un piano, mantenendo il piano si è continuato ad avere successo, se
smettessero di seguire il piano diventerebbero deboli nell’industria e finirebbero
per fallire.

Man mano che la vostra attività di trading progredisce potete modificare il vostro
piano. La differenza tra i trader vincenti e i trader perdenti è proprio il piano, se hai
un buon piano , sviluppato nel tempo e ti attieni ad esso , potrai avere successo.

Potresti tranquillamente avere un piano semplice o un piano complesso ma per


avere successo devi seguire il tuo piano.

Avere una buona routine è una parte di fondamentale importanza per il tuo piano
di trading e quest’ultimo ti indirizzerà a:

Quando analizzare il mercato e pianificare le tue operazioni.

Quando guardare il mercato per andare a piazzare i tuoi ordini.

Quando controllare il mercato durante il giorno.

Facciamo un esempio: analizzerò il mercato ogni sera quando torno a casa dal
lavoro e poco prima di andare a letto, guarderò il mercato per un’ora al mattino
prima di andare a lavoro, controllerò il mercato all’apertura di ogni sessione se il
tempo me lo permetterà.
Essere calmi e rilassati è una delle parti più importanti del trading.

Seguendo una buona routine giornaliera potrai avere uno stato d’animo migliore
rispetto a quello che potresti avere se guardassi il mercato per cercare di ottenere
qualche pips di profitto in maniera forzata. La routine ti aiuterà a tenere sotto
controllo le tue emozioni.

Oltre a saper controllare le proprie emozioni e capire il proprio stato d’animo è


fondamentale avere delle regole e delle linee guida da seguire anche per quanto
riguarda la movimentazione del proprio conto. Un trader potrebbe anche avere
una bravura innata, ma se non rispetta ciò che si prefigge a livello di gestione del
proprio capitale finirà per rovinare quanto di buono crea nel tempo: se per un
operazione andata male ne servono 5 di buone per coprire la perdita creata si può
ben capire che c’è qualcosa che non va.

Si dovrà dunque avere delle regole riguardo a grandezza della posizione e delle
perdite accettate, il concetto espresso di seguito è tanto semplice quanto difficile
da rispettare, ciò che rende un trader profittevole, oltre allo studio e alla messa in
pratica di quest’ultimo, è la pianificazione e il rispetto delle proprie regole, ognuno
avrà i propri limiti di lottaggio, di perdite accettate e di rischio massimo
supportato.

Ciò che rende dunque un trader profittevole, oltre allo studio e alla messa in
pratica di quest’ultimo, è la pianificazione e il rispetto delle proprie regole.

Tutto questo serve a dare una disciplina al proprio operato e sapere sempre
quando si sta sbagliando, quando si può osare e, soprattutto, quando ci si deve
fermare.

I problemi principali in questo ambito sono la foga, l’impazienza, la FOMO, il


nervosismo, la paura.

Per affrontarli avere un piano regolamentato, sempre a disposizione e da seguire


risulterà efficace come un paracadute durante la discesa, la salvezza.

Andiamo adesso ad approfondire i vari aspetti di cui sono composti i diversi tipi di
analisi con cui possiamo strutturare le nostre entrate a mercato mediante
monitoraggio del grafico.
Partiamo con l’analisi tecnica e price action, cosa fa un’analista tecnico?

L’Analisi Tecnica ha un approccio più “umile” di quella fondamentale e si dichiara


del tutto incapace di individuare il “giusto prezzo” di una qualsivoglia attività
finanziaria. Per di più, non considera il mercato come un meccanismo
perfettamente razionale ed efficiente, ma ritiene che i fattori emotivi quali
l’avidità, la paura, la speranza siano comunque sempre presenti sia nella
domanda che nell’offerta, perché il mercato è fatto di esseri umani che tendono a
ripetere nel tempo comportamenti simili. Per un analista tecnico

non è quindi importante capire il “perché” di un certo movimento di mercato, e


neppure se sia “razionale” o meno: in tale ottica nessuno può dire che un prezzo
sia “troppo” alto o “troppo” basso, perché il prezzo può rimanere su livelli poco
razionali anche per un periodo lungo di tempo – lungo a sufficienza per provocare
grosse perdite a chi si fosse illuso di essere il solo a conoscere il prezzo “reale”,
“giusto”. L’unico obiettivo è cercare di essere dalla parte giusta nel momento
giusto per minimizzare le perdite e massimizzare gli utili. L’analisi tecnica
consente di individuare dei livelli di entrata e di uscita dal mercato attraenti sotto
il profilo del “risk-reward” (rischio-beneficio), fornendo anche il momento preciso
per operare, ovvero il “timing”.

Spesso gli analisti tecnici sono in conflitto con quelli fondamentali. Tuttavia i due
approcci possono essere usati in modo complementare. Mentre l’analista
fondamentale individua azioni o attività finanziarie che dovrebbero essere
profittevoli nel lungo periodo, l’analista tecnico può fornire delle indicazioni sul
momento più corretto per entrare sul mercato – il “timing” – nonché un obiettivo
di prezzo per chiudere la posizione con un “take profit” (ovvero in utile) ma
talvolta con uno “stop loss” ( ovvero in perdita). Per l’operatività infra-giornaliera
ed inferiore al mese, sembra preferibile utilizzare solamente l’analisi tecnica
perché movimenti di mercato così brevi e veloci non sono determinati da fattori
fondamentali.

I presupposti teorici da tenere in considerazione dell’analisi tecnica sono tre:

- i prezzi “scontano” tutto;


- il mercato si muove in “trend”;
- la storia si ripete.

Il presupposto di fondo è che i prezzi risultanti dall’interazione tra domanda ed


offerta riflettono tutte le informazioni disponibili sul mercato, anche quelle in
possesso soltanto di un ristretto gruppo di persone. Per questo motivo, l’analista
tecnico “puro” evita di considerare i dati fondamentali, non perché li ritenga poco
importanti ma semplicemente perché, se importanti, saranno già riflessi nei
prezzi.

Il mercato non si muove in modo del tutto casuale o erratico ma segue delle
tendenze, dei “trend”. Un trend si presuppone intatto fintantoché non dia dei
chiari segnali di esaurimento o di inversione. L’obiettivo dell’analista tecnico è
individuare il trend in essere per assumere posizioni nella direzione del trend
stesso, senza avere la pretesa di acquistare ai minimi o di vendere ai massimi, ma
accontentandosi di “cavalcare” una parte almeno della tendenza in atto.

La storia tende a ripersi perché gli “attori” sono sempre gli stessi, ossia esseri
umani che vogliono guadagnare, hanno paura di perdere, muovendosi come un
pendolo tra l’entusiasmo e la paura. Perciò il passato può dare delle utili
indicazioni anche per l’avvenire. Analizzando i grafici di serie storiche si possono
individuare dei “patterns”, ovvero delle figure che tendono a risolversi con
maggior probabilità in una direzione precisa, aiutando quindi l’analista tecnico a
formulare delle previsioni statisticamente fondate. L’obiettivo non è di
“indovinare” sempre, ma di prevedere correttamente 7 volte su 10, e comunque di
fornire delle indicazioni operative per gestire con un metodo razionale e
disciplinato anche le situazioni di mercato più difficili e pericolose.

Uno dei pilastri dell’analisi tecnica è il concetto secondo cui il mercato non si
muove in modo del tutto erratico ed imprevedibile ma segue delle tendenze, che
possono essere individuate dall’analista.

Charles Dow (l’ideatore del celebre indice azionario americano, il Dow Jones) è
stato un pioniere in questo campo poiché già alla fine dell’Ottocento aveva
studiato l’andamento dei prezzi giungendo a formulare una teoria che costituisce
ancora oggi una parte importante dell’analisi tecnica. Dow era partito osservando
l’andamento delle maree, intuendo delle interessanti analogie con l’andamento
dei prezzi in un mercato libero. Così come la marea avanza, retrocede, per poi
spingersi ancora più in avanti, in un processo di continuo avanzamento fino ad un
punto in cui il processo si inverte, anche il mercato si muove con un andamento
simile. Abbiamo delle fasi di trend crescente, caratterizzate da massimi e minimi
crescenti, e delle fasi di trend decrescente, caratterizzate da massimi e minimi
decrescenti.

Secondo Dow esistono tre tipi principali di trend:


- il “major” trend, ovvero il trend principale (che dura alcuni anni);
- il “medium” trend, ovvero il trend intermedio (che dura alcuni mesi), -
il “minor” trend, ovvero il trend minore (che dura alcune settimane).

Il major trend è assimilabile alla marea, il medium trend alle onde, il minor trend
ai frangenti delle onde. E’ quindi evidente come non esista un solo tipo di trend
ma differenti trend a seconda dell’orizzonte temporale osservato. Si potrebbe
completare l’analisi di Dow dicendo che il major trend, il medium trend, il minor
trend sono di durata variabile a seconda del tipo di operatività scelta, l’investitore
deve andare nella direzione del trend principale relativo all’orizzonte prescelto,
resistendo alla tentazione di andare controcorrente per giocare sui piccoli rimbalzi
e/o correzioni.

Graficamente il trend viene evidenziato congiungendo due o più livelli di minimo


crescenti (trend rialzista) oppure due o più livelli di massimo decrescente (trend
ribassista) con una linea retta detta “trendline”. Una trendline è tanto più forte e
significativa quanto più dura nel tempo e quanto più numerosi sono i punti di
contatto. Un trend si presuppone intatto fintantoché non dia dei chiari segnali di
esaurimento o di inversione (la rottura della trendline è il segnale più chiaro).

La trendline rialzista individua dei livelli di supporto via via più alti, mentre la
trendline ribassista individua dei livelli di resistenza via via più bassi. Si parla in tal
caso di supporti e resistenze “dinamici”.

Guardando il grafico riportato qua sotto si può facilmente capire l’importanza dei
supporti e delle resistenze dinamiche. Le frecce rosse, infatti, evidenziano il punto
in cui la trendline ribassista ha respinto i prezzi “resistendo” al rialzo. In questa
zona l’offerta (vendita) esercita una pressione tale sui prezzi da superare la
domanda (acquisto) respingendone, quindi, la crescita. Nel punto segnato in
verde la trendline ribassista ha ceduto, è stata rotta la resistenza e, infatti, da quel
punto ha cominciato a crearsi un trend orientato verso l’alto con una nuova
trendline, questa volta rialzista, che nei punti indicati dalle frecce blu ha
“supportato” i prezzi. In altri termini, in questi punti è la domanda ad essere più
forte dell’offerta, così da determinare un rimbalzo dei prezzi.

Nell’esempio sotto, quindi, la trendline ribassista rappresenta una resistenza


dinamica, quella rialzista un supporto dinamico. E’ importante sottolineare come
la rottura di una trendline, pur segnando la fine – o almeno una pausa – del trend
in atto, non implica automaticamente l’inversione del trend.
Dopo un trend, rialzista o ribassista che sia, potrebbe iniziare infatti una fase di
congestione, un movimento laterale, in genere caratterizzato da bassi volumi.

Oltre a tracciare la trendline, rialzista o ribassista che sia, è opportuno tracciare


anche la sua parallela, detta “linea del canale”, in modo da contenere il
movimento dei prezzi all’interno di un canale. La linea del canale rappresenta una
resistenza dinamica in un trend rialzista ed un supporto dinamico in un trend
ribassista. Una sua rottura rappresenta un segnale di accelerazione del trend
dominante. Spesso si traccia una nuova linea parallela in modo da raddoppiare
l’ampiezza del canale originario. Si può in ogni caso tracciare una nuova trendline
più inclinata di quella originaria. Un canale rappresenta un trend forte e
sostenibile quando ha una buona inclinazione ed è abbastanza largo (è quindi
accompagnato da volumi consistenti): canali fortemente inclinati e molto stretti
rappresentano in genere accelerazioni destinate ad esaurirsi in tempi brevi,
passibili di correzioni violente. Viceversa, un canale poco inclinato è segno di un
trend poco deciso e che può invertirsi facilmente.

E’ fondamentale comprendere se il mercato è in una fase trending (rialzista o


ribassista) oppure in una fase trading (movimento laterale), e non è sempre così
facile capirlo: una rottura di una trendline rialzista potrebbe essere una semplice
correzione o l’inizio di una pausa nel movimento principale, ma potrebbe essere
anche l’inizio di un trend ribassista. L’operatività nelle fasi trending è
completamente diversa dall’operatività nelle fasi trading.

Se il mercato è in trend positivo l’obiettivo è di cavalcare il trend con posizioni


“lunghe” (si dice che bisogna “comprare la forza): in tal caso ogni nuovo rialzo è un
segnale di acquisto ed ogni storno un’occasione per aumentare le proprie
posizioni. Tale strategia, detta pyramiding, consiste nell’accumulazione graduale
di posizioni nella direzione del trend ed è cosa ben diversa dal “mediare in
perdita”, ovvero dall’aumentare l’esposizione su un titolo che sta scendendo ed è
in perdita potenziale per abbassarne il prezzo di carico. Il pyramiding è un
“mediare in utile” cavalcando il trend, mentre “mediare in perdita” significa
andare contro il trend.

Se il mercato è in un trend negativo, bisogna liquidare le posizioni lunghe ed


andare “corti” , ogni rialzo è un’occasione di vendita ed ogni nuovo ribasso è una
conferma del trend ed un invito a vendere (si dice che bisogna “vendere la
debolezza”).

Se il mercato è senza direzionalità, in congestione laterale, bisogna cercare di


“giocare” il range, acquistando nella parte bassa – il 25% inferiore - (acquistando
la debolezza) e vendendo nella parte alta – il 25% superiore - (vendendo la forza).
Se la fase di congestione si protrae per un lungo periodo questa operatività può
essere molto vantaggiosa. Bisogna però ricordare che operare in tali fasi di
mercato richiede ancora più esperienza che nelle fasi trending, perché più
numerosi sono i falsi segnali. Quando i prezzi usciranno dalla fase di congestione –
meglio se con volumi alti , potrà iniziare un nuovo trend, quindi bisognerà
immediatamente chiudere le posizioni in essere e girarsi nella nuova direzione.

Nei mercati dove i volumi sono disponibili (non lo sono, purtroppo, nel mercato
dei cambi, perché è over- the- counter, ovvero si tratta di un mercato non
regolamentato), l’analisi del loro livello e della loro dinamica si rivela
particolarmente importante nei momenti in cui si verifica la rottura di particolari
livelli (supporti o resistenze, sia statici che dinamici). Se questi eventi avvengono
con volumi in crescita si ha una conferma del segnale generato, se viceversa si
verificano con volumi in calo il segnale generato è molto debole.

In generale si ha una conferma del movimento in atto nel momento in cui si


verifica una concordanza tra volumi e andamento dei prezzi. Nel trend rialzista si
hanno volumi concordanti quando al crescere dei prezzi crescono anche i volumi,
si hanno, viceversa, volumi concordanti nel trend ribassista quando i volumi
crescono al calare dei prezzi. Un trend rialzista inizia a dare i primi segnali di
debolezza quando i volumi iniziano a diminuire. Allo stesso modo un trend
ribassista è vicino all’esaurimento quando i volumi diventano molto bassi. Per
passare da un trend ribassista ad uno rialzista è necessario che la rottura della
trendline ribassista ed il conseguente movimento rialzista avvenga con volumi in
forte aumento, altrimenti si corre il rischio di un falso segnale.

Per invertire un trend ribassista ed iniziare una nuova fase rialzista, i volumi sono
determinanti. Mentre, infatti, i prezzi possono scendere per la semplice assenza
dei compratori, è impossibile che riescano a risalire in assenza di forti compratori.
E’ come se il grafico fosse sottoposto ad una sorta di “legge di gravità”: si può
scendere per inerzia, ma per salire occorre una forte spinta. In genere i volumi
sono contenuti anche durante le fasi laterali, in cui il mercato si muove in una
banda orizzontale senza avere la forza di uscire.

Quando i prezzi usciranno dalla fase di congestione, soltanto la presenza di volumi


elevati potrà confermare validamente l’inizio di una nuova fase direzionale del
mercato. Le fasi di congestione sono chiamate di accumulazione quando
preludono alla ripresa (o al formarsi) di un trend rialzista, mentre sono dette di
distribuzione quando preludono alla continuazione (o al formarsi) di un trend
ribassista.

Passiamo inoltre ad un altro aspetto e ad un altro “metodo” di lettura dei grafici..


la price action!

Quest’ultima a mio avviso può essere abbinata senza problemi all’analisi tecnica
per dar così vita ad un quadro sempre più nitido del nostro grafico, ma vediamo
come si sviluppa e in cosa consiste.

Per “price action” si intende lo studio del movimento del prezzo all’interno di un
grafico, che possiamo inoltre descrivere come il comportamento, o
l’atteggiamento assunto dagli investitori in uno specifico mercato a delle
determinate condizioni.

L’errore più comune commesso da chi si approccia a questo tipo di analisi è quello
di non tenere in considerazione il fattore emotivo, o meglio, viene sottovalutato
l’aspetto “umano” del mercato: ad operare nel Forex sono le persone, oltre che
agli investitori istituzionali.

È fondamentale sapere questo perché le oscillazioni che presenterà il nostro


grafico saranno dettate anche da quella che è l’emotività del mercato e, attraverso
uno studio attento della psicologia e dei livelli importanti nella mente degli
operatori, si potrà prevedere quello che sarà l’andamento del prezzo, ed è questo
che studia la price action.

Il mercato in generale è quel luogo, fisico o meno, dove avviene l’incontro tra
domanda ed offerta, nel nostro itinere queste ultime le chiameremo forze di
mercato.

Come mostra il grafico in alto, domanda ed offerta possono essere rappresentate


attraverso due curve, con pendenza opposta, che si incontrano in un determinato
punto, quest’ultimo viene chiamato prezzo di equilibrio, che troviamo sulla retta
delle ordinate, mentre la quantità di equilibrio sulla retta delle ascisse, quando il
prezzo viene mosso dalla domanda, esso si alza, mentre quando agisce l’offerta
esso si abbassa. Possiamo ora identificare domanda e offerta con buyers e sellers,
rialzisti e ribassisti, tori e orsi.
Saranno questi ultimi oggetto dello studio: verranno analizzati il loro movimento e
la loro interazione, così da capire quale sarà l’andamento del prezzo nel grafico.

BUYERS

Parte rialzista del mercato, si contraddistinguono per le caratteristica


movimentazione verso l’alto del grafico come riportato di seguito.

I buyers rappresentano quel segmento de mercato che tenta di muovere il grafico


verso l’alto, andando così ad aumentare il prezzo.

Il movimento è caratterizzato da una serie di massimi e minimi crescenti, che noi


chiameremo higher-highs (HH) e higher-lows (HL). Questa caratteristica ci
permette di individuare la presenza e la spinta dei tori, di seguito la
rappresentazione grafica.
SELLERS

Parte ribassista del mercato, si contraddistinguono per le caratteristica


movimentazione verso il basso del grafico.

I sellers rappresentano quel segmento de mercato che tenta di muovere il grafico


verso il basso, andando così a diminuire il prezzo, il movimento è caratterizzato da
una serie di massimi e minimi decrescenti, che noi chiameremo lower-highs (LH) e
lower-lows (LL). Questa caratteristica ci permette di individuare la presenza e la
spinta degli orsi, di seguito la rappresentazione grafica.
Una delle basi portanti della price action, la rottura non è altro che la zona dove
sellers e buyers riescono a portare avanti il loro intento ribassista, nel primo caso,
o rialzista, nel secondo.

Possiamo inoltre affermare che questa rottura si sposti insieme al superamento


del precedente lower-low, per i seller, e dell’ultimo higher-high per i buyers.

In questo modo potremmo vedere anche quella che sarà la zona di back test del
grafico, ovvero la precedente rottura, che diventa il livello di ritraccio, o ritorno,
per attivare il nostro trade più profittevole. Importante è anche capire che, attuata
l’analisi e piazzato il trade, una volta che quest’ultimo è andato nella direzione
predetta, un ritorno del prezzo verso la nostra posizione potrà essere una nuova
opportunità di entrata, non lo si deve temere: potrebbero essere time-frame
minori ad agire e potrebbero destare inutili paure.

ESEMPIO ROTTURA BUYERS

Il grafico che troverete qui sotto illustra quello che è un movimento rialzista in
atto.

Nello specifico si può notare la spinta regolare dei buyers, che, nei momenti di
riposo, lasciano per poco il pallino del gioco alla controparte ribassista che non
riesce mai ad andare oltre la rottura precedente, questa è la caratteristica
fondamentale di un up-trend attivo.

ESEMPIO ROTTURA SELLERS

Il grafico che troverete qui sotto illustra quello che descrive un movimento dei
sellers.
Lo si nota dalla regolarità del ritraccio, sempre nella zona della precedente
rottura, e dalla forza ribassista sempre presente.

Da notare il fatto che il movimento di riposo della parte attiva, in questo caso gli
orsi, abbia una spinta particolare: dopo l’ultima rottura con conseguente ritorno il
prezzo schizza verso il basso.

Per quanto riguarda le rotture, Queste ultime vanno interpretate non come livello
di prezzo, bensì come zona di oscillazione dello stesso.

Sintetizzando il concetto, come i massimi e minimi sono rappresentati da piccole


fasce del grafico entro le quali il movimento non riesce ad andare oltre, lo stesso
vale per le rotture, come dalle rappresentazioni proposte, non si avrà mai un
prezzo preciso al pip da cui poter attivare il nostro ordine, bensì delle zone.

È qui che entra il gioco lo studio della forza e della velocità del movimento che
vedremo in seguito.

Tutto ciò che è stato enunciato per le rotture vale anche per quest’altro concetto.
Ciò che ci darà il via per entrare a mercato sarà la conferma dataci dal movimento
delle due forze di mercato.

Il back test è esso stesso un valido punto a favore della nostra analisi, attenzione
però a non espanderne l’utilizzo a tutti i movimenti contrari alla posizione aperta:
ci possono essere infatti delle inversioni che confutano ciò che abbiamo
teorizzato, come è normale che possa accadere, ed impareremo a conoscerli.

Velocità del movimento


Studiate ora le rotture è il momento di procedere nel cammino sulla price action
toccando uno degli argomenti più ostici inizialmente ma che servirà da
termometro per capire la situazione del mercato: la velocità del movimento.

In primo luogo, questo metodo di analisi si basa, come da traduzione,


sull’osservazione dell’oscillazione del prezzo che darà agli operatori l’indicazione
della probabile direzione che verrà presa dal mercato.

Il flow del chart si compone principalmente quindi di due elementi fondamentali:


direzione e velocità.

Attraverso l’utilizzo delle prime tre sezioni si è imparato a riconoscere il primo dei
cardini sopra elencati, in questo paragrafo verranno dati i diversi consigli per
interpretare invece la forza.

Per riconoscere un movimento stanco e in fase di inversione si farà riferimento al


concetto di ritraccio.

Come avviene nella fase di back test prima descritta, il ritraccio non è altro che il
ritorno del grafico verso la direzione opposta di quella assunta in precedenza,
quando si è in presenza di buyers e sellers a confronto in determinate zone
nevralgiche che possono essere in primo luogo le zone di rottura, nelle quali una
parte cerca di sfondare, ma viene puntualmente respinta e il suo tentativo fallisce
miseramente.

Il problema che sta alla base di questo ragionamento che sembra alquanto
intuitivo e diretto è: quando si può essere in presenza di queste situazioni e
quando si possono utilizzare a proprio vantaggio?

Come avviene alle persone tutti i giorni, in un momento di massimo sforzo dove si
cerca di raggiungere un obiettivo e non ci si riesce per una, due, tre volte, subentra
quel sentimento di sconforto che porta l’individuo dapprima a desistere e,
successivamente a pensare: “ci provo l’ultima volta, poi lascio stare.”

Questo è in poche parole quello che avviene nel mercato: scontratisi con una
resistenza imponente della controparte, anche buyers e sellers possono arrivare
alla conclusione di desistere nel loro intento.

È proprio in questo momento che si creano opportunità e punti di liquidità dove il


conflitto tra le due forze del mercato porta ad una concentrazione di denaro che
poi verrà elargito al mercato tramite l’esplosione del movimento verso una delle
due direzioni.
Più il ritraccio è forte, più si sarà in presenza di una stanchezza crescente del
movimento: si aspetterà, dopo un forte ritorno, la ricerca dell’ultimo massimo,
caso buy, o minimo, caso sell, prima raggiunto così da entrare nel caso in cui la
rottura venga definitivamente fallita, si dovrà attendere l’ultimo tentativo.

Come descritto precedentemente ciò che darà il via all’operazione sarà il


fallimento dell’ultimo tentativo di rottura.

Lo si può riconoscere da diversi fattori: movimenti con oscillazioni sempre più


contenute, nessun nuovo massimo/minimo, ritracci sempre più consistenti.

Si può notare come inizialmente il livello di ritraccio sia controllato se viene presa
in considerazione la discesa/ salita prima avvenuta per raggiungere la zona di
rottura. Via via i ritracci crescono fino ad arrivare al 100% o più ed è qui che si può
cominciare a ragionare su una possibile inversione: quando il ritorno è talmente
forte che il successivo tentativo a stento arriva alla zona precedente si parla di
esaurimento dell’impulso.
Qui dovrà essere attivato il trade, che avrà un coefficiente di rischio ridotto e una
possibilità di profitto valida, questa è una importante conferma per il trader
perché, se la forza contraria è in sostanza azzerata, la probabilità di insuccesso si
abbassa drasticamente.

Durante l’analisi del grafico ci si imbatte spesso in conformazioni di prezzo che


lasciano presagire quello che sarà l’andamento futuro di quest’ultimo: esse sono
dette pattern grafici.

Nella price action sono di comune utilizzo varie tipologie di queste figure che
servono per lo più ad individuare i punti più proficui per operare e quali siano i
limiti di oscillazione che il movimento avrà.

I principali pattern di cui ci occuperemo saranno:

-RANGE - CANALE - CONCENTRAZIONE (in più suddivisioni) – INVERSIONE.

i pattern grafici sono una piccola ricapitolazione di quello che si è prima detto su
rotture, trend, buyers e sellers.

Tutto ciò sta significare che, prima di procedere con lo studio di questa macro-
area di argomenti, si dovrà maneggiare con molta cura ciò che si è dapprima
studiato, riconoscendo bene i vari concetti illustrati e facendo molta attenzione a
non combinare in modo sbagliato le varie conoscenze acquisite, creando uno
stato di confusione che porterà ad un’analisi errata.

Prendendo in considerazione quello che dovrebbe essere il giusto itinere della


formazione, prima di andare a vedere i vari pattern si dovrà fare molto esercizio
sui grafici per riuscire a dare prima di tutto una direzione e in seconda battuta una
paternità al movimento in atto.

Questo viene fatto attraverso la padronanza assoluta degli argomenti prima


enunciati.

Detto questo, le diverse figure grafiche che andremo ad analizzare hanno una cosa
in comune: devono essere interpretate.

Questa affermazione vuole esprimere una precisazione sulla price action: questa
modalità di analisi non è basata su indicatori matematici o formule che possono
dire se entrare o meno, anzi, questi molte volte vengono confutati, perché il
movimento del prezzo non è dettato da vere equazioni, bensì è influenzato in
maniera marcata dal pensiero, dalle emozioni e dalla psicologia delle persone.

Per questo sarà importante non solo per dare un punto di entrata,
un’agevolazione nella lettura del grafico, aiuterà anche a comprendere quello che
è il momento in cui il mercato si trova, riuscendo a dare un perché alle oscillazioni,
potendo fornire così un giudizio ponderato, efficace ed obiettivo di quello che sta
accadendo, per intuire poi l’andamento futuro.

Detto questo procediamo con il range.

Esempio di range

Con questo termine si individua una fascia di prezzo entro la quale il prezzo si
muove lateralmente, denotando una fase di stallo o di neutralità del mercato nei
confronti dello strumento posto sotto esame.

Questo avviene nel momento in cui né buyers né sellers sono alla guida del trend.
Esso si può formare sia dopo un impulso rialzista che dopo un down-trend dove gli
orsi sono al comando.

Vediamo adesso come individuarlo e tradarlo..

L’individuazione di un range non è sempre scontata, ci possono essere diversi


movimenti al di fuori della fascia di prezzo che possono portare confusione ma si
può affermare un concetto fondamentale: tutte quelle oscillazioni che vengono
ritracciate con pochissime candele non devono essere considerate all’interno
dell’analisi.

Il perché è semplice: il prezzo non si muove sempre in modo regolare e delle


uscite, o fake-out, sono all’ordine del giorno, l’importante è mantenere la calma e
riuscire a capire quando esse sono o meno veritiere.

A comprendere questo aiuta lo studio della forza del movimento, che dimostra
quando un impulso è veramente pericoloso e quale no.

I range vanno così tradati: all’avvicinamento del prezzo alla base o al top del range
si dovrà aspettare la conferma del rallentamento dell’oscillazione e studiare la
reattività delle pareti del pattern grafico tracciato, potrebbe non essere preciso al
pip, dato che si parla sempre di zone di reazione, sarà la velocità a parlare.
Procediamo con l’individuazione di un canale..

Mantenendo lo stesso concetto del range, il canale invece è sempre una fascia di
prezzo entro la quale il grafico oscilla ma ha una direzione precisa, che può essere
rialzista o ribassista.

Si distingue dunque dal pattern precedente per il fatto che è guidato quindi da un
movimento di base, da un impulso che lo porta ad essere meglio riconoscibile e
più semplice da tradare.

Nel range c’è più incertezza, qui c’è una direzione precisa.


Sempre richiamando la teoria del range, anche questo pattern grafico si munisce
di due pareti per studiare l’entrata più proficua.

Lo studio della velocità e la conferma della reattività di top e base del canale è
sempre lo step da cui partire, ma in questo caso si ha un alleato dalla propria
parte: il trend.
Potrebbe sembrare una cosa banale, ma avere la direzione di mercato a dare un
indizio su quale potrebbe essere l’andamento del prezzo non è un aiuto da
sottovalutare.

Nel range si parla di neutralità del mercato rispetto allo strumento qui invece gli
operatori sono decisi, hanno una linea guida e dunque una direzione di massima
verso la quale si muoverà il grafico.

Tutto ciò infonde più tranquillità nell’operazione e più spazio di manovra: meno
incertezza, più sicurezza, più controllo delle emozioni.

I fake-out sono anche qui presenti e come già detto sarà lo studio della forza del
movimento a decidere l’entrata o meno.

Andiamo ad individuare adesso le concentrazioni ..

Suddivise in accumulazioni e distribuzioni, questi pattern grafici possono anche


essere chiamati formazioni d’attesa.

Si creano in frangenti nei quali il prezzo sta per avere una forte oscillazione ed
operano per lo più nella direzione dettata da chi guida il mercato.

Di seguito verranno elencate le diverse caratteristiche principali e alcuni consigli


su come tradarle.
Dette distribuzioni quando il prezzo successivamente scende e accumulazioni
quando invece quest’ultimo sale, sono i momenti di più alta liquidità del mercato.
In queste fasi il grafico si carica di denaro che poi verrà elargito attraverso
l’esplosione a ribasso o a rialzo che seguirà la rottura del pattern.

Si precisa in prima battuta che la direzione della rottura coincide nella maggior
parte delle volte con quella dettata da chi guida il mercato: la si può individuare
attraverso lo studio della chart a timeframes superiori, argomento che
affronteremo successivamente , o applicando questo pattern a range o canali.

Questo cosa vuol dire: nello studio del movimento all’interno di canali e range,
queste ulteriori conformazioni si creano alle loro pareti e danno indicazione di
quella che sarà dunque la direzione che seguirà la reazione a queste ultime.

Possono avere base stabile e minimi decrescenti, viceversa, o pure minimi


crescenti e massimi decrescenti: tutto dipende da su che zona poggiano e se
l’esplosione sarà più o meno potente

Esplosione del prezzo a ribasso su


rottura pattern.

Esplosione del prezzo a rialzo su


rottura pattern.
Andiamo adesso ad individuare i pattern di inversione..

Pattern tra i più importanti, è un insieme di tutti i precedenti elencati.

Si può affermare che esso riassuma la teoria degli altri pattern in quanto esso è
composto da diverse caratteristiche, soprattutto grafiche, già prima elencate, che,
messe assieme, portano ad una inversione del trend principale o del movimento in
corso nel chart studiato.

Strumenti molto potenti e utilizzabili con buona precisione, sono anche


formazioni complesse che necessitano di uno studio attento.

Si caratterizzano dal fatto di avere al loro interno praticamente tutti gli elementi
finora studiati: tentativi di massimi, minimi nel caso di successivo rialzo, andati a
vuoto, rottura verso la direzione opposta del pattern creatosi, back test e
partenza.

Per comodità grafica sono stati proposti due conformazioni molto comuni di
inversione facilmente identificabili: W rialzista e M ribassista.
Ciò è stato fatto per dare una rappresentazione grafica chiara al concetto prima
enunciato: le inversione accadono in quei momenti dove i movimenti rialzista o
ribassista falliscono i rispettivi tentativi di continuazione del trend, creando delle
situazioni di stallo e/o concentrazione dove l’andamento dell’oscillazione può
cambiare; si aspetterà sempre la conferma della velocità.

Attraverso i consigli prima enunciati su rotture e back test, si dovrà aggiungere


durante quest’ultima fase per avere un trade profittevole.

Passati al setaccio i pattern grafici che si possono formare nei grafici , è il


momento di capire dove e perché tale evento può accadere.

Se si va ad analizzare il grafico su diversi timeframes, si possono notare delle fasce


di prezzo più reattive di altre, dove lo strumento analizzato non solo si è mosso in
modo più marcato, ma, ogni qualvolta vengono “toccate” il grafico continua a
reagire significativamente.

Queste zone saranno d’ora in poi chiamate “buy zones” e “sell zones” secondo
dove il movimento verrà spinto da queste ultime.

Come nozione introduttiva e altrettanto intuitiva, se il prezzo sale saremo in


presenza di una buy zone; viceversa, se scende, si presenterà una sell zone.

Essendo uno dei punti più curiosi e semplici da utilizzare a vantaggio del trader,
questo argomento necessita di una introduzione e di particolari istruzioni su come
essere interpretato.

Innanzitutto meritano un cenno importante i timeframes. TF per comodità, non


sono altro che la lente sotto la quale

viene posto il grafico.

Quando si va a compiere un processo di analisi del grafico non lo si deve mai fare
attraverso una singola prospettiva.

Dobbiamo cercare di analizzare sempre il grafico con la “fotografia principale” che


ci viene proposta e che ritroveremo in TF superiori per poi andare a scalare per
capire cosa sta avvenendo nei singoli periodi.

Tutto ciò si traduce in una pratica molto semplice quanto efficace: l’utilizzo dei TF
tramite il modello scalare.
L’interpretazione del grafico passa dunque attraverso tre momenti distinti:
l’analisi globale, analisi del movimento e scelta d’entrata.

L’analisi globale va fatta con il TF più alto, grazie al quale si riuscirà ad avere la
visione d’insieme dell’andamento del grafico che potrà dare informazioni
importanti su quello che è il momentum del mercato nell’ultimo range temporale
che si andrà a considerare.

L’analisi del movimento deve essere fatta invece con il TF entro il quale si vuole
definire la durata del trade, in base ovviamente alla strategia e al modo di tradare
di ognuno.

Per quanto riguarda invece la scelta d’entrata, essa deve essere fatta ad un TF
minore di quello prestabilito per la durata del trade, per riuscire a dare precisione,
tranquillità mentale ed alleviare lo stress da drawdown.

Andiamo a dare uno sguardo più approfondito alle zone sopra citate..

Oltre ad avere la caratteristica di far reagire il grafico, le zone buy e sell hanno altre
peculiarità: una volta che vengono in un certo senso “rotte”, cambiano la loro
natura, passando da una tipologia all’altra.

Questo è un elemento che può essere veramente d’aiuto da sfruttare assieme al


concetto prima enunciato di rottura: se venisse a crearsi una situazione nella
quale il “breach” avviene in coincidenza con una di queste zone appartenenti ad
un TF superiore, si può star certi che il movimento avrà quel coefficiente di
velocità in più, che darà un surplus di guadagno non indifferente e farà star più
tranquillo l’operatore.

Di fatto si sarebbe in presenza di due forti conferme: la rottura di una buy/supply


zone e un back test su una rottura di un TF superiore.

Tutto ciò è di per sé non solo una metodologia pura di trading pratico, ma anche
una tecnica per fornire la calma e la concentrazione giusta a chi opera, per far sì
che il trade non comporti troppo stress e non vada ad inficiare la capacità di
analisi del grafico.

Di seguito alcuni esempi di utilizzo delle zone.


BUY ZONE

SELL ZONE
Quando viene aperta una posizione entrando a mercato seguendo questo tipo di
analisi che abbiamo trattato sopra, si deve sempre sapere l’obiettivo ricercato ed
il rischio che si è disposti a correre.

Oltre a ponderare l’ampiezza dei lotti in base alla percentuale di capitale massimo
da movimentare per ogni trade o ammontare giornaliero, bisogna utilizzare
l’analisi anche per capire, oltre che l’entrata, anche l’uscita.

L’uscita è composta da due fattori: stop loss e take profit.

Facendo riferimento a ciò che è stato studiato lungo questa guida formativa,
quest’ultimi devono rispettare il TF utilizzato da riferimento per la lunghezza del
trade, le rotture, le fasi di back test e le zone buy e sell che sono state dapprima
evidenziate durante lo studio dei grafici riportati negli esempi.

In questo paragrafo si darà più spazio all’impatto visivo delle operazioni, dato che
i concetti, prima di avventurarsi qui, devono, come già ripetuto più volte, essere
maneggiati con destrezza.

Ecco un esempio su come avremmo potuto operare tenendo in considerazione il


grafico postato sopra dove venivano indicate le zone di acquisto e vendita,
andando a lavorare sulla rottura delle rispettive zone per fare le nostre entrate ad
invalidazione confermata sia buy che sell capendo anche come posizionarci con
SL all’interno di queste aree.
Avendo adesso trattato parte della price action di base, un cenno lo merita anche
un altro tipo di analisi, quella fondamentale.

Essa si basa sull’interpretazione delle notizie relative alle diverse valute e sulla
loro influenza sul movimento del prezzo.

Fornito da diverse piattaforme, il calendario economico è parte integrante del fare


trading di ogni operatore, qualsiasi sia il suo modo di fare trading.

Le cosiddette “news” hanno grande rilevanza, crescente al l’aumentare


dell’interesse del mercato verso queste ultime, e devono essere considerate
quotidianamente.

Il motivo è semplice: gli investitori istituzionali, banche e grandi operatori,


investono quantità ingenti di denaro all’uscita dei dati esposti dai diversi organi
monetari e statistici.

Detto questo si può dunque capire che la price action, oltre a dover sempre avere
un occhio di riguardo verso questi tipi di eventi, può essere strumento per dare
un’interpretazione di ciò che il mercato si aspetta e di quale sarà il probabile
andamento del prezzo.

Non sarà adesso il momento nella quale verranno trattate le strategie da poter
applicare per tradare le news, ma un cenno verrà comunque proposto per far sì
che venga creata una base di consapevolezza con la quale si potrà iniziare a dare
una motivazione alla particolare reazione degli investitori alla relativa notizia.

È di dominio pubblico la conoscenza dei diversi forecast, previsioni ottenute


tramite le relative valutazioni del caso, che vengono esposti nei vari siti internet o
canali TV specializzati, ma questi ultimi vengono quasi puntualmente disattesi.

Il compito del trader, come dovrebbe sempre essere, è quello di anticipare


l’andamento del mercato ed in questi frangenti può essere particolarmente
produttivo.

Nel corso della guida sono stati proposti diversi pattern, varie tecniche per riuscire
a dare un perché al grafico che viene sottoposto alla nostra attenzione.

Le inversioni e le concentrazioni sono efficaci nei momenti di relativa calma nel


mercato ma sono ancor più utili nei casi in cui quest’ultimo “aspetti” delle notizie
significative.
Attraverso l’utilizzo di questi due pattern e delle zone buy e sell si può costruire un
quadro adeguato per capire cosa gli investitori attendano dai dati in uscita.

Si può notare come queste formazioni si creino in concomitanza di news


importanti, dando, ad un occhio esperto, una previsione molto più precisa e vicina
a quello che sarà veramente l’esito dell’uscita dati.

Non è un processo banale quello di operare in modo giusto sulle notizie e verrà
creato uno spazio apposito nel corso della guida nel quale verrà trattata questa
strategia di lettura delle news e come poterla adoperare senza incorrere in errori
che potrebbero causare ingenti danni al conto con cui si opera.

Il mio consiglio rimane sempre quello che quando si è un trader alle prime armi è
bene astenersi da questi eventi, dove operano i “pezzi grossi” perché le nostre
analisi se pur corrette potrebbero esser invalidate temporaneamente proprio con
l’effetto del dato o dell’entità della news rilasciata.

Di seguito un esempio di come solitamente si comporta un grafico in prossimità di


un rilascio di dato importante sotto l’aspetto della news.

Vediamo quasi spesso il mercato degli asset che possono esser influenzati dal
rilascio di dati e notizie comportarsi in questo modo come da foto, vediamo il
prezzo che affronta una fase di incertezza e di instabilità (accumulo) questo
perché gli investitori presenti su questo asset sono in attesa di un esito per capire
come e quanto esporsi su questo asset, al rilascio della news il prezzo è solito
uscire da queste fasi di accumulo con movimenti esplosivi.
Molto spesso in queste fasi di mercato se non abbiamo un buon “assetto” sotto
l’aspetto psicologico rischiamo di incorrere nello scenario FOMO.
FOMO, dall’espressione inglese Fear of missing out ”paura di essere tagliati fuori”,
indica una particolare tendenza sociale caratterizzata dal “desiderio di rimanere
continuamente in contatto con le attività che fanno le altre persone, e dalla paura
di essere esclusi da un qualsiasi evento o contesto sociale”.

Questo fenomeno, oltre che essere rilevante nella vita di tutti i giorni, è
particolarmente evidente nel mondo del trading. Quanti vedendo un forte
movimento del prezzo sono entrati a mercato senza pensare, senza calcolare il
rischio della posizione ed andando incontro ad ingenti perdite soltanto per “non
perdere il treno”? Ricordate, non sempre il treno che parte prima è quello giusto
per noi.

Per riuscire ad evitare tutto questo si devono percorrere diversi passi..

Il più importante di questi è la creazione di una mentalità vincente, un “mindset”!

Il “mindset”, l’attitudine mentale, è la prima cosa che va modificata quando si


inizia a tradare: una mentalità vincente porterà a trade profittevoli; la paura di non
farcela o l’incertezza sulle proprie capacità renderà il tutto più difficile, facendoci
incorrere in perdite che il nostro cervello non riuscirà ad elaborare nel modo
giusto e, magari, il risultato sarà quello dell’abbandono di un progetto ambizioso
qual è quello di diventare un trader professionista.

Un trader di successo è colui che, anche di fronte alle avversità, si rimbocca le


maniche e non sprofonda nei suoi errori, ma li trasforma in opportunità di crescita,
che lo aiuteranno a far tesoro delle proprie esperienze negative per far sì che non
si ripetano più tali circostanze.

Il saper dire “io posso farcela” è una delle pietre miliari su cui poggia il pensiero
vincente, se non crediamo in noi, chi lo farà? Nessuno, allora usciamo da questo
guscio di incertezza, di paura che ci circonda e gridiamo “io ce la posso fare” .

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