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Sommario

Forex Online
Capitolo 1 – Forex: il mercato finanziario più grande al mondo
1.1 – Come entrare nel Forex
1.2 – I principali meccanismi che regolano il Forex
1.3 – Il principio di Pareto
1.4 – Cosa sono le valute
1.4.1 – I cross Major
1.4.2 – I cross Minor
1.4.3 – Le coppie di valute esotiche
1.4.4 – Le criptovalute
1.5 – Osservare lo spread e il pip per ottenere profitti
1.6 – Il trading nel Forex al giorno d’oggi
Capitolo 2 – Come guadagnare nel Forex
2.1 – L’implementazione di una strategia valida
2.1.1 – Il Money Management
2.1.2 – Il Risk Management
2.2 – L’analisi dei trend
2.2.1 – L’Analisi Tecnica
2.2.2. – L’Analisi Fondamentale
2.3 – Lo studio della volatilità e le aspettative di mercato
2.4 – La ricezione dei segnali
Capitolo 3 – I broker
3.1 – Cosa sono i broker
3.2 – Quale ruolo hanno i broker all’interno del Forex
3.3 – Come investire con i broker
3.3.1 – CFD
3.3.2 – Opzioni binarie
3.3.3 – Forex
3.3.4 – Social Trading
3.3 – Le piattaforme per fare trading
Analisi Fondamentale
Capitolo 1 – Cosa è l’Analisi Fondamentale
1.1 – Principali differenze tra Analisi Fondamentale e l’Analisi Tecnica
1.2 – A cosa serve l’Analisi Fondamentale
1.3 – La raccolta e l’analisi dei dati
1.3.1 – Dati macroeconomici
1.3.2 – Dati microeconomici
1.4 – Difficoltà operative dell’applicazione dell’Analisi Fondamentale
Capitolo 2 – Il bilancio di esercizio e l’Analisi Fondamentale
2.1 – Struttura del bilancio
2.1.1 – Stato Patrimoniale
2.1.2 – Conto Economico
2.1.3 – Nota Integrativa e Rendiconto Finanziario
2.2 – L’analisi degli indicatori del bilancio utili all’Analisi Fondamentale
2.2.1 - Earning Before Interest, Taxes, Depreciation and Amortisation
2.2.2 – Return On Equity
2.2.3 – Return On Investment
Capitolo 3 – L’Analisi Fondamentale nel mercato azionario e nel Forex
3.1 – Il mercato azionario: analisi settoriale e valutazione delle società
3.2 – Il valore intrinseco dei titoli azionari
3.2.1 – Il modello di attualizzazione dei dividendi
3.2.2 – Il metodo dei multipli di mercato
3.3 – Il settore immobiliare
3.4 – L’Analisi Fondamentale nel Forex
3.4.1 – La Politica Monetaria delle Banche Centrali
3.4.2 – L’economia
3.4.3 – L’andamento dei commodities oro e petrolio
Conclusioni
Trading Operativo sul Forex
Capitolo 1 – Cosa è il Forex Trading
1.1 – Come nasce il Forex
1.2 – I principali vantaggi
1.3 – I soggetti nel mercato Forex
1.4 – La gestione del capitale
1.5 – Gli indici del Forex Trading
1.6 – Gli orari in cui effettuare trading
1.6.1 – Forex in America
1.6.2 – Forex in Europa
1.6.3 – Forex in Asia
Capitolo 2 – Gli ordini nel Forex Trading
2.1 – Stop Loss
2.2 – Take Profit
2.3 – Ordini a mercato
2.4 – Ordini limite
Capitolo 3 – Analisi Fondamentale e Analisi Tecnica
3.1 – L’Analisi Fondamentale: gli indicatori macroeconomici
3.2 – I tre pilastri dell’Analisi Tecnica
3.3 – La Teoria di Dow
3.4 – Il Momentum e i ritracciamenti di Fibonacci
3.5 – Ipercomprato e ipervenduto
Capitolo 4 - Gli indicatori e gli oscillatori
4.1 – Le medie mobili
4.2 – Le bande di Bollinger
4.3 – Il Relative Strenght Index
4.4 – L’Adverage Directional Index
4.5 – L’oscillatore stocastico
Conclusioni
Forex Online

Il mercato Forex può essere immaginato da due differenti punti di vista. La


prima immagine è sicuramente positiva, ossia la visione di un mercato
finanziario in grado di offrire a chiunque la possibilità di realizzare
facilmente dei profitti: dunque un’opportunità per arrotondare il proprio
stipendio o, addirittura, per trasformare gli investimento in un vero e proprio
lavoro. La seconda immagine è invece negativa. Il Forex può essere infatti
visto come un sistema mangia-soldi, illusorio e fallimentare.

Nella realtà entrambe le visioni sono errate. Il Forex infatti è un sistema che
consente di ottenere guadagni nel medio-lungo periodo, ma solamente a
coloro che decidono di implementare correttamente una strategia, dedicando
al mercato sia soldi che tempo. Il trading è infatti un’attività complicata e
difficile, ma non casuale. Questo concetto è importantissimo in quanto
significa che ogni oscillazione potrebbe essere anticipata in maniera corretta
dagli investitori. Esistono comunque una serie di teorie e di strumenti in
grado di semplificare le loro mansioni. Ma anche questi strumenti richiedono
tempo e denaro per poter funzionare correttamente e lanciare i giusti segnali
al trader.

I broker, con l’avvento di Internet, hanno messo a disposizione dei propri


utenti diverse piattaforme. Queste risultano essere già in possesso di alcuni
indicatori e oscillatori fondamentali, e traducono i movimenti oscillatori del
mercato sui grafici, in modo tale da semplificarne la lettura.

È necessario però considerare sempre i rischi connessi all’attività di trading.


Infatti gli investimenti sul mercato finanziario offrono tanti profitti quante
perdite. È impossibile eliminare le componenti negative, che possono essere
dovute a strategie non corrette, a fasi laterali del mercato e alla normale
concorrenza presente nel Forex. Le perdite, dunque, devono essere recepite
secondo una visione positiva, accettandole tanto quanto i profitti. È vero che
sono pochi i trader che riescono ad ottenere profitti nel lungo periodo, ma è
anche vero che sono pochi gli investitori che entrano nel mercato in maniera
razionale, senza lasciarsi trasportare dalla rivalsa o dalla volontà di effettuare
dei semplici tentativi per diventare ricchi.

Una volta implementata la propria strategia, infatti, è necessario seguirla in


maniera assidua, a meno che la stessa non presenti delle eventi lacune e
richieda delle correzioni strumentali.

Il concetto è quello di “giocare” responsabilmente, ossia di investire il


proprio capitale con la consapevolezza che le percentuali di successo e quella
di fallimento possono essere pressoché simili. Infatti, il primo obiettivo
dev’essere quello di elaborare una strategia in grado di minimizzare i rischi
del trader.
Capitolo 1 – Forex: il mercato finanziario più grande al
mondo

Il Forex è considerato il mercato finanziario più grande al mondo. Questa


affermazione viene confermata dall’enorme mole di volumi che vengono
scambiati quotidianamente all’interno di esso. Il Forex è inoltre l’unico
mercato al mondo a rimanere aperto ininterrottamente per ben cinque giorni
alla settimana, consentendo ai trader di effettuare i propri investimenti a
qualsiasi ora del giorno e della notte.

Il termine Forex deriva dall’unione di due parole, ossia Foreign ed Exchange,


che consentono di identificarlo come il mercato delle valute estere. Proprio
per questo motivo è facile immaginare il Forex come il mercato più frenetico
dell’intero pianeta, che allo stesso tempo consente ai trader che decidono di
investire in esso, di ottenere guadagni maggiori.

Per riuscire a rendere vantaggiosa l’attività di trading però è necessario


dedicare tempo e denaro allo studio del Forex e delle valute scambiate in
esso, ma anche impegnarsi al fine di implementare una strategia di
investimento che consenta di ottenere profitti nel medio e lungo termine.

Naturalmente, essendo un’attività di investimento, ogni trader dovrà studiare


e contemplare la percentuale di rischio. Nessuna strategia, neanche quella
considerata pressoché perfetta, infatti, potrà garantire la completa
eliminazione delle perdite, che però dovranno essere ridotte in modo tale da
ottimizzare il rapporto intercorrente tra rendimento e rischio. Pensare di
affidarsi totalmente al caso, invece, è la peggiore idea che un investitore che
vuole ottenere successo possa avere.

Le fluttuazioni, seppur minime e centesimali, relative alla compravendita di


valute effettuata nel Forex, non sono infatti date dal caso, ma sono frutto di
una serie di meccanismi e di eventi che il trader deve essere in grado di
comprendere. Si otterrà dunque un profitto nel momento in cui un trader
riuscirà ad anticipare correttamente una futura oscillazione. Naturalmente tale
profitto aumenterà in maniera proporzionale alla percentuale di rischio
presente nell’operazione effettuata.

È ovvio che ciascun trader dovrà implementare una strategia sulla base degli
obiettivi che si prefigge. Tutte le persone hanno una propensione al rischio
differente e questa caratteristica si ripercuote anche nel mondo del trading.

Ma esistono tantissime altre differenze che contraddistinguono un trader da


un altro. Ad esempio, nel mercato finanziario possono essere effettuati
investimenti nel brevissimo termine, anche intragiornalieri, o nel lunghissimo
tempo: la scelta della tipologia di trading per cui optare dipenderà
dall’equilibrio che il trader riuscirà a dare al rapporto tra razionalità e volontà
di ottenere profitti il più velocemente possibile.
1.1 – Come entrare nel Forex

Entrare all’interno del Forex al giorno d’oggi è semplicissimo, ma non è


sempre stato così. Fino agli anni ’90 gli investitori che intendevano aprire una
determinata operazione sul mercato erano costretti a recarsi fisicamente
presso le agenzie finanziarie o presso alcune banche abilitate. Solamente
dopo una lunga attesa, dovuta alle infinite file di investitori, e alla confusione,
egli poteva aprire la propria posizione. Ma anche questo passaggio non
avveniva in modo tempestivo e così le opportunità spesso svanivano e un
probabile profitto diventava presto una perdita certa.

Internet ha profondamente cambiato non solo la società ma anche i mercati


finanziari. Oggi infatti investire nel mercato Forex è semplicissimo e per farlo
bastano pochi istanti ed un solo clic. Gli investimenti possono essere infatti
realizzati da qualsiasi luogo: gli unici requisiti richiesti sono un dispositivo
con accesso al web e una connessione Internet sufficientemente stabile.

Un’ulteriore differenza riguarda i costi di entrata sul mercato. Ogni singola


operazione effettuata in passato da un investitore era infatti accompagnata da
costi di commissione altissimi. Questo rendeva il trading un’attività esclusiva
per pochi soggetti, ossia solo per coloro dotati di un capitale iniziale
abbastanza ampio da poter sostenere fasi negative del mercato anche piuttosto
durature. Oggi invece i broker hanno deciso di azzerare i costi di
commissione. Questa decisione ha avuto una conseguenza davvero
importante, in quanto ha consentito a tutti, anche a coloro con poca o nessuna
esperienza nel mondo del trading, di accedere al Forex, a prescindere dal
capitale posseduto.

I broker hanno dunque attirato una quantità enorme di soggetti, talvolta


millantando facili guadagni, con lo scopo di incrementare i volumi di
mercato. Allo stesso tempo, l’apertura totale dei mercati finanziari ha dato la
possibilità anche a soggetti inesperti, dopo periodi di studio, di analisi e di
esperienza, di diventare trader professionisti.
1.2 – I principali meccanismi che regolano il Forex

Il mercato Forex è regolato da meccanismi abbastanza semplici da capire, in


quanto è incentrato sulla compravendita di valute. Questo però non significa
che svolgere l’attività di trading sia altrettanto facile.

La semplicità risiede nel fatto che, a differenza del mercato azionario e di


quello delle materie prime, il Forex esclude la presenza di aziende. Il valore
delle valute, ossia degli elementi oggetti di scambio nel Forex, viene
influenzato principalmente dalle Banche centrali che, mediante l’attuazione
di determinate politiche monetarie, influenzano i tassi di interesse e, di
conseguenza, il valore nominale del denaro. Per poter essere efficienti
all’interno del Forex dunque, i trader dovranno necessariamente essere
sempre informati su tutti gli eventi economici e finanziari che possono
influenzare il mercato Forex e gli oggetti in esso scambiati. Essendo un
mercato valutario, esso è soggetto a vere e proprie fluttuazioni più che a
tendenze, che invece riguardano le azioni e gli indici.

Questa differenza deriva dal fatto che, mentre gli indici dipendono dalla
volontà delle singole aziende di guadagnare, le valute sono degli strumenti
che rappresentano l’economia, ed in particolare i dati di import ed export di
una singola Nazione, e proprio per questo motivo tendono più a fluttuare
all’interno del mercato. Questa è da considerare una caratteristica molto
favorevole per i trader, in quanto rende il Forex molto più prevedibile rispetto
a tutti gli altri mercati finanziari.

Se i meccanismi del Forex risulteranno eccessivamente complicati da


comprendere e da analizzare, allora è possibile affidarsi ad alcuni trucchi che
consentono di copiare le strategie messe in atto dai trader professionisti.
Queste tecniche, note con il nome di Copytrading, possono essere adattate
sulla base del capitale posseduto, allocando solo una bassa percentuale dello
stesso per ogni singola operazione e incrementando gli investimenti
solamente nel caso in cui il rapporto tra rendimento e rischio sia
sufficientemente elevato.
1.3 – Il principio di Pareto

Il principio di Pareto è una delle leggi che regola l’intero universo. Si tratta di
una legge non fisica, in quanto non ha alcuna tesi certa che la identifica, ma
che allo stesso tempo appare comunque molto valida. È possibile parlare di
una sorta di rapporto aureo tra elementi contrastanti, in completa antitesi tra
loro. Uno dei due elementi, infatti, sarà numericamente o volumetricamente
più grande o più ampio rispetto all’altro, in un rapporto che si aggira intorno
all’80% contro il 20%.

Questo principio, come detto, regola l’intero universo e, di conseguenza,


anche i mercati finanziari e nello specifico il mercato Forex. Molti trader
possono evitare o non considerare questo principio, ma in realtà è stato
statisticamente affermato che circa l’80% dei trader che investono nel Forex
perdono il capitale allocato. Naturalmente questo dato comprende anche i
trader che non hanno mai studiato le basi del trading, né tantomeno analizzato
il mercato. Dunque già approfondire i meccanismi che regolano il Forex
consentirebbe ai trader di allontanarsi dall’80% paretiano. Ciò nonostante, è
comunque statisticamente confermato che solo il 20% degli investitori riesce
a portare avanti una strategia che consente di ottenere in maniera costante dei
profitti.

Il principio paretiano si applica specialmente alla psicologia umana. E ciò


vale anche nel mondo del trading. L’approccio al mercato e l’aspetto
psicologico dei trader sono infatti fondamentali per capire se la strada
intrapresa porterà al successo o al fallimento. Le strategie spesso falliscono
perché gli investitori non le seguono assiduamente, lasciandosi trasportare
dalle tentazioni e non agendo sul mercato con razionalità.

Anche le aperture delle posizioni sono regolate dal principio assoluto di


Pareto. Infatti è statisticamente provato che in un intervallo di tempo ben
definito, l’80% di esso non consente un’entrata sicura sul mercato, mentre nel
restante 20% è possibile effettuare operazioni profittevoli. Anche in questo
caso, gli errori psicologici individuabili nella fretta di aprire una posizione o
nel tentativo di riscattarsi immediatamente da un’operazione negativa, sono
da considerare gli elementi principali che portano al fallimento.

Finché un umano rimarrà artefice del proprio investimento gli errori


psicologici saranno sempre protagonisti dei mercati finanziari, e il concetto
paretiano avrà sempre motivo per essere valido.
1.4 – Cosa sono le valute

La valuta viene considerata l’oggetto del mercato Forex, ed è intesa come


l’unità di scambio attraverso la quale è possibile scambiare beni e servizi
all’interno di una Nazione o di un’area continentale. La valuta può assumere
sia la forma di moneta che essere completamente virtuale. Generalmente la
valuta viene emessa dalla Banca centrale nazionale, secondo le modalità
stabilite dalle strategie di politica monetaria intraprese dal governo.

Nel Forex la compravendita avviene tra due differenti valute: il trading


effettuato sulle coppie di valute consiste nell’acquisto di una determinata
valuta e nella vendita contemporanea di un’altra valuta. Nelle coppie di
valute, il primo simbolo monetario indicato rappresenta la valuta di base,
mentre il secondo simbolo è considerato la valuta di quotazione. Il valore
della coppia però è unico, e non fa riferimento alle singole valute indicate,
bensì al loro rapporto. Se tale valore supera l’1,0, allora la prima delle due
valute è più forte della seconda, viceversa se il valore è inferiore all’1,0,
allora la seconda valuta sarà considerata quella più forte nel rapporto.

1.4.1 – I cross Major

Le valute Major o cross Major sono le coppie di valute più scambiate in tutto
il mondo, considerando la generalità dei mercati finanziari. Esse sono
principalmente quattro e vedono come protagonista assoluto il Dollaro
statunitense, che appunto rientra in tutte le coppie Major.

Il Major principale è rappresentato dalla coppia EUR/USD, ossia Euro-


Dollaro statunitense, in quanto queste due valute sono le monete scambiate
nelle aree geografiche considerate come le economie più importanti al
mondo, ossia rispettivamente l’Europa e gli Stati Uniti. Dato da non
trascurare, questo coppia rappresenta anche il cross Major più giovane, in
quanto la moneta europea è entrata in circolazione solamente a partire dal
2002. Essendo la principale coppia di valute scambiata sul mercato,
l’EUR/USD mostra un tasso di volatilità molto alto, che si traduce in valori di
spread ridotti. I trader dunque troveranno con molta facilità le offerte relative
alla vendita o all’acquisto di questi cross Major. Il tasso di volatilità viene
comunque stabilito sia dalla BCE, ossia la Banca Centrale Europea, sia dalla
FED, ossia la Federal Reserve, che alterano la forza della moneta controllata
aumentando o diminuendo i tassi di interesse.

L’USD/JPY, ossia Dollaro statunitense-Yen giapponese, è la seconda coppia


Major più importante. I trader sfruttano la differenza di valore tra le due
valute per investire nel cosiddetto carry trading, ossia un’operazione che
consiste nel richiedere un prestito in un Paese che utilizza una valuta con tassi
di interesse molto ridotti per poi utilizzare il denaro ricevuto per investire in
Paesi che presenta tassi di interesse elevati. La Banca Centrale giapponese, o
Bank of Japan, ha infatti combattuto per molti anni la bassa inflazione
riducendo notevolmente i tassi di interesse, talvolta addirittura azzerandoli.
Anche per questo motivo il JPY è visto come un bene rifugio, in quanto
mostra un andamento positivo nei momenti in cui l’economia attraversa fasi
negative. Operazioni di questo genere sono comunque complicate e, per
raggiungere gli obiettivi prefissati, richiedono un’esperienza notevole.

Tra i cross Major non poteva assolutamente mancare, la coppia di valute


GBP/USD, ossia Sterlina inglese-Dollaro Statunitense, nota a tutti i trader
con il termine cable, ossia il cavo oceanico utilizzato per tanti anni per
comunicare il tasso di cambio tra queste due valute. La Sterlina è stata la
moneta di riferimento di tutti i mercati finanziari per molti anni, prima che il
Dollaro statunitense prendesse il suo posto. La Sterlina, nonostante il Regno
Unito non abbia mai fatto effettivamente parte dell’Unione Europea, lega il
suo valore e il suo andamento finanziario all’economia europea. Dunque i
volumi compresi in questo cross Major possono essere considerati simili a
quelli della coppia EUR/USD. Oltre alla Federal Reserve, la protagonista di
questa coppia è la Bank of England, che modifica il valore della propria
valuta sulla base della politica monetaria intrapresa.

L’ultima coppia Major è invece quella composta dal Dollaro statunitense e


dal Franco svizzero, dunque USD/CHF. Anche il Franco svizzero rientra tra
le valute considerate Major proprio perché viene considerato un bene rifugio.
Inoltre la stabilità e la neutralità perenne della Svizzera garantisce ai trader
una fluttuazione abbastanza lineare dei valori. Inoltre, quando il mercato
presenta tassi di volatilità abbastanza ridotti, il Franco svizzero, proprio a
causa della sua posizione geografica, tende a seguire l’andamento dell’Euro.

1.4.2 – I cross Minor

Vi sono una serie di rapporti valutari che invece non si legano al Dollaro
statunitense, e che vengono considerati di importanza minore rispetto ai
primi, e proprio per questo motivo vengono definiti cross Minor. Questi
rapporti non devono comunque essere sottovalutati dai trader, sia perché in
qualche modo influenzano i cross Major, sia perché rappresentano una buona
parte dei volumi del Forex. Dunque gli investitori possono trarre molti
vantaggi investendo sull’andamento di queste coppie di valute.

I cross Minor riguardano i vari rapporti che intercorrono tra l’Euro, lo Yen
giapponese, la Sterlina inglese, il Franco svizzero, il Dollaro canadese, il
Dollaro australiano e il Dollaro neozelandese.
Per ottenere i tassi di cambi di ogni rapporto valutario Minor, negli anni
passati era necessario convertire la valuta di base in Dollaro statunitense per
poi convertirla nella valuta di quotazione. Oggi, proprio grazie alla presenza
di questi incroci secondari, il trader non è più tenuto ad effettuare questa
operazione e gli investimenti saranno dunque più rapidi e diretti.

1.4.3 – Le coppie di valute esotiche

Il rapporto tra una delle quattro valute cross Major con una valuta di Nazioni
economicamente giovani o piccole dà vita ad una coppia di valuta esotica.
Naturalmente questo genere di valute viene scambiato con meno frequenza
sui mercati finanziari e all’interno del Forex, e proprio per questo motivo i
costi di commissione legati alle singole operazioni sono generalmente più
elevati rispetto a quelli relativo alle altre coppie valutarie.

Tra le valute dei Paesi emergenti o di piccole dimensioni più note, spiccano
quelle di due città asiatiche molto importanti, ossia Singapore e Hong Kong,
ma anche valute di Paesi appartenenti al continente europeo non comprese
nell’Eurozona, come ad esempio la Lira turca e le Corone dei Paesi nordici e
scandinavi. Infine una valuta che sta assumendo sempre più importanza nel
mercato finanziario è rappresentata dal Rand sudafricano, anch’esso
compreso nelle coppie di valute esotiche.
1.4.4 – Le criptovalute

Le criptovalute possono essere considerate delle valute digitali prive di


qualsiasi controllo da parte degli organi di vigilanza, e per questo motivo
decentralizzate. Proprio la mancanza di un vero e proprio controllo ha
consentito a questa tipologia di valuta di diffondersi facilmente in tutto il
mondo e di essere scambiata all’interno dei mercati finanziari. La
caratteristica principale delle criptovalute è la presenza di un tasso di
volatilità elevatissimo.

Il trader dovrà naturalmente prevedere la possibile evoluzione della


criptovaluta osservata all’interno del mercato, tentando di acquistare a valori
relativamente bassi per poi vendere a valori alti. Inoltre, anche in questo
mercato è possibile investire anticipando eventuali ribassi futuri delle
criptovalute, vendendo in questo modo allo scoperto.

La criptovaluta più nota in tutto il mondo è sicuramente il Bitcoin, che nasce


in Giappone nel 2009. Il Bitcoin è stata la prima criptovaluta ad essere
accettata come forma di pagamento all’interno del web. Naturalmente,
essendo totalmente basata sulla crittografia e su un sistema di pagamento
centralizzato, noto come Proof of Work, il Bitcoin è riuscito a svincolarsi dai
circuiti bancari tradizionali, garantendo comunque il medesimo livello di
sicurezza negli scambi di denaro digitale.

Ad oggi le criptovalute vengono dunque utilizzate sia per acquistare


determinati beni o servizi, sia per trasferire o ricevere valori monetari.
1.5 – Osservare lo spread e il pip per ottenere profitti

Il trading all’interno del Forex e in tutti gli altri mercati viene effettuato
tenendo in considerazione due elementi essenziali. Il primo è sicuramente il
prezzo al quale viene venduta una determinata operazione, e questo valore
prendo il nome di Bid. Il secondo elemento è invece il prezzo di acquisto
della medesima operazione, denominato in gergo tecnico Ask.

La differenza tra i due elementi, ossia tra Bid e Ask, fornisce al trader il
valore dello spread. Questa differenza altro non è che la commissione che
ogni broker riceve come guadagno per ogni singola operazione aperta sul
mercato. Il calcolo dello spread è fondamentale per un trader in quanto
consente di individuare quali siano le operazione veramente vantaggiose,
sulla base delle previsioni effettuate e della strategia che lo stesso investitore
ha deciso di adottare.

Un altro elemento fondamentale è invece il percentage of point, noto anche


con l’acronimo pip. Il pip rappresenta l’unità di base dell’intero Forex, in
quanto indica la più piccola fluttuazione possibile per una coppia di valute.
Calcolare il percentage of point è semplicissimo: esso è infatti rappresentato
dalla differenza tra la quarta cifra decimale dei valori di una coppia di valute
osservata in due diversi momenti temporali.

Essendo il pip l’unità di misurazione delle fluttuazioni all’interno del Forex, è


naturale che anche lo spread venga espresso in termini di pips. Il valore dello
spread viene in ogni caso deciso dal broker al quale il trader ha deciso di
affidarsi: ogni investitore dunque è tenuto a valutare la convenienza
dell’apertura della medesima operazione effettuata presso broker differenti.
1.6 – Il trading nel Forex al giorno d’oggi

L’attività di trading ha subito nel corso degli anni profondi mutamenti. La più
importante tra queste trasformazioni si è verificata sicuramente con l’avvento
del web che ha praticamente liberalizzato il Forex, rendendolo accessibile a
tutti.

Al giorno d’oggi il Forex è considerato il mercato finanziario più sicuro del


mondo, in quanto i rischi sono minimizzati e i rendimenti ottimizzati.

Il vantaggio principale del trading online moderno è rappresentato


dall’azzeramento del costo delle commissioni. I broker, infatti, ottengono
oramai guadagni solamente dagli spread calcolati sulle coppie di valute
scambiate nel Forex.

Inoltre il Forex odierno permette di effettuare trading a qualunque ora del


giorno o della notte, sfruttando le aperture e le chiusure dei mercati, a
seconda dei loro orari di attività.

Il trading moderno consente di ottenere profitti nonostante gli investimenti


molto bassi. Questo è possibile grazie all’effetto della leva finanziaria, che
consente di amplificare l’investimento effettuato anche di 300 o 400 volte.
Più è alta la possibilità di aumentare l’eventuale profitto e maggiore sarà il
rischio connesso all’operazione. Spetta dunque al trader delineare e
implementare la propria strategia, contemplando tutti questi elementi,
scegliendo gli orari più proficui e decidendo la quantità di capitale ottima da
allocare per ogni segmento di mercato.

Ma ciò che contraddistingue maggiormente il trading moderno è la necessità


fondamentale di capire il mercato in ogni suo aspetto, al fine di anticipare
correttamente le fluttuazioni valutarie. Immaginare il Forex come un mercato
casuale è del tutto errato. Le fluttuazioni, secondo le più importanti teorie di
Analisi Tecnica, sono infatti prevedibili, e vi sono una serie di strumenti che
facilitano l’individuazione dei trend e dei possibili valori futuri.

In particolare il Forex moderno richiede l’estraniazione della componente


emotiva dall’attività di investimento. Gli umani sono infatti eccessivamente
esposti allo stress e alla tensione, e talvolta aprono posizioni sul mercato
spinti più dalla voglia di rivalsa nei confronti di una perdita appena subita che
dalla razionalità. In questo senso si rischia di mandare all’aria un’intera
strategia, anche ben progettata, con investimenti che vengono affidati
completamente al caso. Questo atteggiamento non caratterizza i trader di
successo, che invece seguono alla lettera ciò che avevano precedentemente
implementato, accettando le perdite e aspettando pazientemente il momento
opportuno per poter effettuare l’investimento.
Capitolo 2 – Come guadagnare nel Forex

Il guadagno nel mondo del Forex è un concetto legato sia al rischio, sia al
management del capitale a disposizione. Proprio per questo motivo è
importante diversificare la strategia implementata su più matrici, seguendo in
questo modo strade diverse per raggiungere il medesimo scopo, ossia il
profitto.

Anche nel Forex dunque non esiste un guadagno facile. Il successo è infatti
frutto di un percorso lungo e tortuoso, che metterà i trader in difficoltà e che
richiedere oltreché tempo, anche molto denaro. Dunque gli investitori
dovranno trovare un metodo di azione che riduca al minimo il rischio, ma che
non faccia calare in modo eccessivo il rendimento. Il punto di equilibrio nel
rapporto di questi due fattori è da ricercare nella propria indole. Ogni persona
ha una propensione al rischio diversa rispetto all’altra, e questo si riflette in
strategie differenti nel mondo del Forex.

Ma il trading richiede anche passione, costanza e impegno. Solo attraverso


queste tre virtù un trader si impegnerà nello studio dei concetti fondamentali
e teorici, nell’analisi del mercato e nell’implementazione di una strategia che
possa portare al successo.

Inoltre ogni trader dovrà mettere da parte le proprie illusioni. Il Forex è infatti
un mondo unico, che offre possibilità che pochissime altre realtà sono in
grado di concedere. È però necessario fissare degli obiettivi che siano
realistici e soprattutto realizzabili. Per i trader inesperti e alle prime armi è
consigliato affidare i propri investimenti ad un conto demo, ossia un conto
che consente di utilizzare soldi virtuali fittizi per svolgere trading sul Forex.
2.1 – L’implementazione di una strategia valida

Dunque il primo vero passo che deve effettuare ogni trader, dopo aver
approfondito e studiato tutti i meccanismi che regolano il mercato, è quello di
implementare una vera e propria strategia che gli consenta di rimanere
all’interno del Forex nel lungo termine.

Non esiste un vero e proprio modello strategico che può essere considerato
migliore rispetto ad un altro, ma soprattutto non esiste una strategia perfetta
che sia in grado di evitare completamente le perdite. Naturalmente esistono
dei concetti fondamentali che durante la fase di implementazione il trader
deve cercare di rispettare, in modo tale da incrementare le probabilità di
successo. Molti esperti paragonano l’importanza per il trader di creare una
propria strategia che si adatti al proprio stile e ai propri obiettivi,
all’importanza di generare un ottimo business plan per le aziende che
intendono affermarsi sul mercato concorrenziale.

Nello specifico, dunque, la strategia di ogni trader deve focalizzarsi su due


concetti: quello del Money Management, ossia la gestione del capitale, e
quello del Risk Management, ossia la gestione del rischio.
2.1.1 – Il Money Management

La gestione del capitale, nota in gergo tecnico come Money Management, fa


riferimento a tutte le operazioni attraverso le quali un trader può investire e
allo stesso tempo proteggere il proprio capitale.

Innanzitutto il trader dovrà capire la quantità di capitale da allocare per ogni


singolo investimento. Una strategia, infatti, si compone di più investimenti,
talvolta anche contemporanei, che magari vengono effettuati basandosi su
approcci e metodologie di trading differenti. Questa scelta è sicuramente
personale, in quanto strettamente legata sia alla propensione al rischio
dell’investitore, sia all’ammontare di capitale da lui stesso posseduta.

Inoltre una strategia deve essere implementata in modo tale da poter


proteggere il capitale investito. Una volta che un trader ha aperto una
determinata posizione, infatti, è necessario monitorare le fluttuazioni
valutarie seguendo un concetto ben preciso: egli è infatti tenuto a bloccare le
perdite e a lasciar correre i profitti. Il trader dunque deve individuare quali
siano i possibili punti di uscita dal mercato: lasciar correre delle perdite nella
speranza che vi sia un’improvvisa fluttuazione che riporti la coppia di valute
in una posizione per lui vantaggiosa è infatti molto rischioso e dunque
controproducente; ma anche lasciar correre eccessivamente i profitti può
rivelarsi dannoso, in quanto così facendo si va ad incrementare sempre più il
livello di rischio, e un’improvvisa fluttuazione di prezzo potrebbe generare
una perdita. Dunque il trader deve comportarsi in modo razionale, e mai
seguire l’avarizia. Ogni profitto deve essere visto come un’operazione
positiva e mai come un’occasione persa.

Anche se tutte queste operazioni, relative all’apertura e alla chiusura di una


posizione all’interno del Forex, vengono delegate dal trader ad un sistema
automatizzato di trading, il concetto appena espresso non deve essere alterato.
Stabilire una corretta strategia per definire il momento opportuno per poter
uscire dal mercato è probabilmente più importante di realizzare ottime
strategie di entrata. Infatti è proprio nella chiusura che è possibile ottimizzare
i profitti o minimizzare le perdite.

Per poter monitorare contemporaneamente tutte queste condizioni, ma anche


per riuscire a prevedere possibili scenari futuri che potrebbero influenzare,
nel bene o nel male, la posizione aperta, il trader può fare affidamento su
alcuni strumenti in grado di generare segnali davvero molto utili. Questi
segnali inducono l’investitore, o il Trading System, ad aprire posizioni,
chiuderle e persino a riaprirle, nonostante sia già avvenuta l’uscita dal
mercato, nel caso in cui si verificano determinate condizioni.

Il Money Management è dunque un elemento della strategia che abbraccia


tutte le fasi del trading, dall’analisi del mercato alla chiusura delle posizioni
aperte in esso. Molti esperti considerano la gestione del capitale come la parte
fondamentale dell’intero investimento valutario e ad essa vengono imputate
le cause di un eventuale fallimento, ma anche i meriti per la possibile
generazione di profitti.
2.1.2 – Il Risk Management

Il secondo elemento che consente ad un trader di imboccare la strada del


successo è quello relativo alla gestione del rischio, ossia il cosiddetto Risk
Management. Naturalmente l’implementazione di questo processo si
focalizza principalmente sull’individuazione degli eventi considerati rischiosi
o delle componenti strategiche che possono generare rischiosità indesiderate.

La gestione del rischio si compone principalmente di tre modalità di azione:


la prima fa riferimento alla possibilità di trasferire il rischio a terze parti,
concorrenti sul mercato; la seconda riguarda invece il tentativo di evitare
completamente il rischio; la terza modalità, infine, riguarda l’accettazione del
rischio, con il conseguente tentativo di limitare e minimizzare le componenti
negative.

Ciò che il trader deve assolutamente evitare è il raggiungimento, a seguito di


una serie di perdite, di un rischio finanziario, che comporterebbe la perdita
totale del capitale inizialmente allocato nell’attività di trading.

Una volta identificati i rischi, il trader è tenuto ad analizzarli, al fine di capire


quale sia il loro effettivo livello di pericolosità. La valutazione dei rischi
dunque consente di delineare una strategia in grado di evitare o limitare gli
eventi rischiosi più urgenti, tralasciando, almeno temporaneamente, quelli
considerati meno pericolosi. Ma per ottenere un’analisi accurata, il trader
dovrebbe studiare quali siano le cause effettive che hanno portato alla
generazione del rischio e, soprattutto, quali siano le conseguenze che
comporta tale rischio. Questa è sicuramente la fase più delicata dell’intero
Risk Management. Se si viene a conoscenza sia delle cause che delle
conseguenze di un rischio, allora il trader può considerarsi in grado di
modificare la strategia in modo ottimale, al fine di minimizzare i risultati
negativi. Ma questo non sempre è possibile all’interno del Forex, sia a causa
della velocità con cui si evolve il mercato, sia per la mancanza di elementi
idonei a capire le origini e gli effetti del rischio.

L’accurata valutazione naturalmente conduce alla definizione delle priorità.


La strategia implementata deve essere in grado di reagire tempestivamente ai
rischi, seguendo però un ordine sia cronologico che economico. Infatti
proprio sulla base delle valutazioni realizzate sui singoli rischi, il trader dovrà
decidere quanta parte di capitale allocare.

Questo fa intendere l’intensa correlazione che lega il Money Management


con il Risk Management. Entrambi questi processi sono infatti determinanti
per l’implementazione di una strategia in grado di reagire agli eventi interni
ed esterni del mercato, sia con tempestività che con razionalità. Il compito del
trader appare dunque molto complicato, ma anche in questo caso esistono
degli strumenti che consentono di semplificare e, soprattutto, di velocizzare il
suo lavoro.

È dunque molto importante che ogni investitore, oltre a saper interpretare


correttamente il mercato, tenda a migliorarsi nell’utilizzo di questi strumenti,
in modo tale da agevolare notevolmente la sua funzione, delegando a
software e sistemi automatizzati le mansioni che avrebbe dovuto svolgere in
prima persona.
2.2 – L’analisi dei trend

Una volta che il trader ha analizzato tutti i fattori interni ed esterni al mercato,
studiato gli eventi economici che potrebbero in qualche modo influenzare il
valore delle coppie di valute e implementato una strategia ipoteticamente
valida, allora può passare ad analizzare il trend o le fluttuazioni che
caratterizzano il Forex.

Come molti degli analisti del passato hanno dimostrato, l’evoluzione dei
trend non è assolutamente casuale, ma prevenibile mediante l’esame delle
serie storiche, del calendario economico e degli altri eventi sociali e politici
che potrebbero influenzare i mercati finanziari. L’analisi dei trend segue
comunque due direzioni teoriche differenti. La prima, improntata sullo studio
assiduo del mercato e dei trend, prende il nome di Analisi Tecnica; la
seconda, che invece focalizza l’attenzione sugli eventi segnati sul calendario
economico, viene definita Analisi Fondamentale.
2.2.1 – L’Analisi Tecnica

L’Analisi Tecnica prevede l’utilizzo di grafici e indicatori al fine di


individuare la possibile evoluzione del mercato valutario. Questa
metodologia di analisi si fonda su teorie di trader e analisti che negli anni
sono riusciti a stravolgere il mercato finanziario, ottenendo profitti nei
momenti più bui della storia economica mondiale.

Lo scopo principale dell’Analisi Tecnica consiste nell’individuare una


possibile inversione nella tendenza di un trend. L’idea è dunque quella di
seguire l’andamento di una tendenza fino a che essa non vada a raggiungere
una resistenza o un supporto, finendo in questo modo in una zona di
ipercomprato o di ipervenduto. A questo punto le probabilità di incorrere in
un’inversione di tendenza aumentano e il trader tenta di ottenere profitto dalla
situazione creatasi.

Per capire però l’effettivo andamento del trend, l’analista tecnico deve
necessariamente basarsi su tre principi fondamentali. Il primo afferma che i
prezzi scontano tutto. Ciò significa che, almeno teoricamente, il trader non è
tenuto a studiare approfonditamente tutti gli eventi e i fattori che possono
influenzare un trend, in quanto tali condizioni sono già insite all’interno della
tendenza. Per questo motivo è necessario analizzare solamente il trend,
essendo questo completo di tutte le informazioni necessarie per poter agire
correttamente sul mercato finanziario. Il secondo presupposto invece fa
riferimento ai comportamenti umani. Secondo la teoria dell’Analisi Tecnica,
infatti, i trader tendono a non controllare le proprie emozioni, avendo un
comportamento euforico nel momento in cui i prezzi seguono una tendenza
ed entrando in panico una volta che il trend pare aver esaurito la sua forza.
Per questo motivo ogni trend seguirà un andamento oscillatorio, al rialzo e al
ribasso, proprio dettato dal comportamento degli investitori. In questo senso è
dunque possibile per l’analista tecnico individuare la possibile evoluzione
futura del trend sulla base del suo andamento del passato. Ciò significa che
per l’Analisi Tecnica la storia si ripete e diventa fondamentale analizzare le
serie storiche di ogni trend per ottenere dei vantaggi in termini di guadagno
investendo su di essi. Il terzo presupposto fondamentale dell’Analisi Tecnica
riguarda invece il concetto di validità del trend. Infatti un trend viene
considerato valido fino a che il trader non osservi chiari segnali che ne
indichino l’avvenuta inversione. Una piccola correzione di prezzo al ribasso
su un trend al rialzo, dunque, non può essere scambiata per un’inversione, e
ciò significa che il trend è rimasto valido. Questo presupposto è seguito
specialmente dai cosiddetti trend following, ossia un genere di investitori che
inseguono in maniera ostinata il trend fino a che non avviene l’effettiva
inversione.

La Teoria di Dow è considerata l’apice dell’intera Analisi Tecnica. Dow ha


fondato la sua analisi di mercato su sei punti fondamentali, riportati negli
articoli del Wall Street Journal. Il primo punto della teoria di Dow coincide
con il primo presupposto dell’Analisi Tecnica, ossia i prezzi scontano tutto.
Nel secondo punto della Teoria di Dow, viene suddiviso un trend a seconda
del suo genere: trend primario, quando ha una durata superiore ad un anno;
trend secondario, che può durare da tre settimane a tre mesi; trend minore che
invece ha una durata inferiore alle tre settimane. Nel terzo punto Dow
suddivide il trend primario in tre componenti, a seconda della maturazione
raggiunta: la fase di accumulazione, durante la quale il trend nasce; la fase di
consolidazione, durante la quale gli investitori hanno individuato la nuova
tendenza e aprono posizioni sul mercato; la terza fase, durante la quale il
trend perde di intensità e i trader chiudono le posizioni precedentemente
aperte al fine di ottenere dei profitti dallo spread di prezzo. Il quarto punto
della Teoria di Dow, invece, fa riferimento al fatto che se due indici si
muovono nella stessa direzione, allora il trend osservato è ancora valido.
Un’ulteriore conferma della validità del trend deve arrivare, secondo il quinto
punto della Teoria di Dow, dai volumi di mercato, che si espandono o si
riducono a seconda della sua intensità. Infine, il sesto punto indica la
vicinanza del trend verso il trader, quasi in segno di amicizia. L’investitore
deve dunque fidarsi del trend fino al momento in cui egli non inverte in modo
chiaro e definitivo il proprio andamento.

La Teoria di Dow, nonostante sia stata scritta agli inizi del XX Secolo, appare
tutt’oggi valida ed efficace. L’analista tecnico, dunque, è tenuto a seguire
fedelmente questi concetti o ad imporli ad un sistema di trading
automatizzato, per riuscire ad avere successo nel Forex.

Oltre a questi concetti teorici, l’analista tecnico basa i suoi investimenti su


determinati strumenti, come i grafici, gli indicatori e gli oscillatori.
Attraverso questi il trader riuscirà a comprendere meglio il mercato, percepirà
la tendenza delle coppie di valute e sarà in grado di anticipare le future
evoluzioni.
2.2.2. – L’Analisi Fondamentale

Se l’analista tecnico fonda la sua azione sullo studio approfondito dei mercati
e delle sue serie storiche, l’analista fondamentale si concentra maggiormente
su tutti quegli eventi che possono provocare delle oscillazioni dei trend
all’interno del Forex. Questi eventi possono essere sia preventivati, come ad
esempio la pubblicazione di un bilancio di un’importante società attiva nel
mercato finanziario di interesse, oppure improvvisi, come ad esempio il
crollo di un governo politico. Gli effetti di questi eventi possono essere
molteplici e l’analista fondamentale deve essere in grado di capire se le
tendenze volgeranno al rialzo o al ribasso, a seconda della coppia di valute
osservata.

Tutti gli eventi economici di rilievo dovranno essere inseriti all’interno di un


calendario, che dovrà essere consultato assiduamente dal trader. Su di esso
infatti si baseranno le strategie di investimento future.

L’elemento di interesse principale per un analista fondamentale è sicuramente


il bilancio di esercizio di una società o di un ente di rilievo all’interno del
Forex. Per riuscire ad anticipare il trend però l’analista dovrà ricercare e
studiare il bilancio non ufficiale, generalmente reso noto qualche giorno
prima rispetto a quello effettivo. Su di esso dovranno essere applicati gli
indici di bilancio, ed in particolare l’EBITDA, il ROE e il ROI, in modo tale
da riuscire a comprendere lo stato di salute della società analizzata.

L’EBITDA è il risultato parziale del Conto economico riclassificato, che


tiene in considerazione il reddito proveniente solamente dalla gestione
operativa. Si tratta quindi del valore del reddito prima che vengano sommati
algebricamente ad esso gli interessi, i deprezzamenti, gli ammortamenti e le
imposte. Indica dunque lo stato reale della società, vista non in un preciso
momento, bensì in un intervallo di tempo. Gli elementi del Conto economico,
infatti, sono dei valori flusso, ossia in continua evoluzione, e non stock, come
quelli presenti all’interno dello Stato patrimoniale. L’indice ROE, acronimo
di Return on Equity, considera il rapporto intercorrente tra il Reddito netto
della società e il capitale proprio. In questo modo il trader è in grado di capire
quanta parte dei mezzi finanziari propri utilizzati dall’azienda si trasforma in
reddito: maggiore è questa percentuale e migliore sarà lo stato di salute
aziendale. Il ROI, infine, consente di capire quanta parte di capitale investito
si è effettivamente trasformata in reddito. È un indice semplice da applicare,
ma che deve essere interpretato correttamente dal trader per portare a ottenere
dei vantaggi nel trading.

Il ruolo dei due analisti è dunque per certi versi opposto. L’analista tecnico è
tenuto ad impegnarsi nella fase precedente a quella dell’investimento, con
uno studio approfondito di tutte le serie storiche, dei fattori che circondano
l’ambiente Forex e con un monitoraggio costante delle posizioni aperte nel
mercato. Viceversa l’analista fondamentale focalizza il suo impegno nei
giorni che precedono un determinato evento economico che può influenzare
le fluttuazioni delle coppie valutarie, ipotizzando tutti i possibili scenari futuri
sulla base dei dati economico-finanziari di una o più società e dei risultati
ottenuti applicando gli indici di bilancio.

Non è possibile affermare a priori quale delle due metodologie di approccio


al mercato sia più vantaggiosa: ogni tecnica presenta infatti punti di forza e
punti deboli, ed ognuna si adatta meglio a specifiche fasi di mercato. I trader
professionisti portano avanti più strategie, talune basate sull’Analisi Tecnica
e altre sull’Analisi Fondamentale, in modo tale da riuscire a sfruttare i punti
di forza di entrambe le metodologie e coprire a vicenda i loro punti deboli.
2.3 – Lo studio della volatilità e le aspettative di mercato

La volatilità è un importante indicatore della stabilità, e di conseguenza


dell’instabilità, di un mercato. Essa può essere calcolata su base giornaliera o
su base periodica e consente di conoscere quale sia l’effettiva forza di un
trend, la sua intensità e, indirettamente, la sua durata. È possibile considerare
due diverse tipologie di volatilità, quella storica e quella implicita.

I trader utilizzano la volatilità storica per capire quali possano essere le


reazioni del mercato a seguito di determinati eventi. Essi considerano i
periodi caratterizzati da un tasso di volatilità alto oppure basso, e analizzano
le risposte delle coppie di valute agli eventi segnati nel calendario economico.
Il concetto è che una stessa coppia reagirà in modo simile agli eventi di
natura simile, e seguendo questa idea, sarà più probabile individuare le
fluttuazioni future nel Forex. Questa tipologia di calcolo si adatta
maggiormente all’analista fondamentale.

La volatilità implicita ha invece lo scopo di individuare quale sia la volatilità


futura relativa ad una determinata coppia di valute. Per ottenere questa
indicazione, il trader è tenuto a confrontare la curva della domanda e
dell’offerta e tutti i fattori in grado di influenzare gli andamenti di queste
linee. È dunque un lavoro molto più adatto all’analista tecnico.

Esistono numerosi strumenti in grado di captare e indicare con precisione il


tasso di volatilità presente sul mercato. Tali strumenti possono essere
combinati tra loro in modo tale da ottenere dati e informazioni più precise,
ottimizzando la strategia del trader. Oltre al tasso di volatilità presente e
futuro, i grafici, gli indicatori e gli oscillatori consentono di ottenere
importanti informazioni relativamente alle aspettative di mercato. È possibile
trovare sul web informazioni più o meno valide sull’andamento futuro del
mercato, ma ogni investitore dovrebbe ricercare le proprie informazioni
utilizzando i propri strumenti, in modo tale da depurare le statistiche e i dati
ottenuti da qualsiasi altra influenza.

Ogni soggetto attivo ha delle aspettative sul mercato. Se un soggetto ha una


notevole importanza all’interno del Forex, allora la sua aspettativa potrà
influenzare anche quelle degli altri soggetti. Se l’aspettativa generale è
pressoché identica, allora il trend potrebbe veramente seguire
quell’andamento, a meno che non vi siano eventi straordinari che alterino il
mercato. Rimane comunque difficile avere un’idea unanime del mercato,
soprattutto quando la forza di acquirenti e venditori si equivale.
2.4 – La ricezione dei segnali

Le aspettative di mercato possono essere intuite specialmente combinando


l’azione di strumenti e software che consentono di analizzare il mercato.

I grafici sono i primi strumenti utilizzati dai trader. Questi possono essere ad
inversione, quando hanno lo scopo di intuire un possibile capovolgimento
dell’orientamento tendenziale, o di continuazione. Le figure che gli
andamenti creano consentono ai trader di capire quale possa essere
l’evoluzione prossima del trend, aprendo e chiudendo posizioni a seconda del
momento del mercato.

La seconda tipologia di strumenti sono gli oscillatori, che disegnano un trend


ipotetico che oscilla all’interno di un range, a seconda dei valori assunti dal
mercato. Gli oscillatori sono fondamentali per capire se i valori delle coppie
di valute siano entrati in aree di ipervenduto o di ipercomprato, in modo tale
che il trader possa investire agendo di conseguenza.

Gli indicatori, infine, consentono di seguire la tendenza del mercato. Questi


strumenti, a differenza degli oscillatori, non consentono di individuare aree di
inversione, bensì permettono al trader di decifrare l’intensità e la forza del
trend, in modo tale da lasciare aperta la propria posizione sfruttandone ogni
passaggio. Il trend viene inseguito fino al momento in cui non mostra un
segnale evidente di variazione di tendenza.

Ogni strumento risulta molto utile al trader, ma per sfruttarne a pieno le


potenzialità è necessario combinare le loro azioni. Solo in questo modo infatti
è possibile colmare alcune lacune e incrementare le possibilità di ottenere dei
profitti nel medio- lungo termine.
Capitolo 3 – I broker

Nel settore finanziario e soprattutto in quello del trading riveste un ruolo


fondamentale la figura del broker, che rappresenta la professione più
significativa nel mercato della finanza e dei titoli. Il mercato dei broker è
vastissimo, e ognuno di essi offre al cliente servizi diversi e personalizzati,
sulla base delle esigenze. Tuttavia i broker non rappresentano un sistema
infallibile per guadagnare denaro, in quanto vanno utilizzati sempre senza
perdere di vista il giusto livello di rischio oltre il quale sarebbe meglio non
spingersi.
3.1 – Cosa sono i broker

I broker finanziari sono dei professionisti che si pongono come intermediari


fra gli investitori e il mercato finanziario. In realtà possono essere chiamati
broker anche gli intermediari che operano in altri mercati differenti rispetto a
quello finanziario, come ad esempio i broker assicurativi, i broker navali e i
broker aeronautici.

La figura rilevante nel mondo del trading e degli investimenti è però quella
del broker finanziario, che svolge oggi anche la funzione di market maker,
ossia si occupa della gestione del mercato.
3.2 – Quale ruolo hanno i broker all’interno del Forex

Ma il broker non svolge solamente il ruolo di intermediario finanziario.


Infatti, dal punto di vista legislativo, il broker è tenuto a tutelare l’investitore,
informandolo e coprendolo dai rischi, ma anche svolgendo mansioni di
assistenza, sia nella fase precedente all’investimento, sia a quella prettamente
inerente allo stesso.

Nel corso degli anni, con la trasformazione del mercato finanziario, si è


modificato anche il ruolo del broker. Inizialmente, infatti, gli intermediari
ottenevano guadagni specialmente dalle commissioni, che fino a qualche
decennio fa risultavano essere molto elevate. Al giorno d’oggi, i broker,
ricoprendo anche un compito di tutela degli investitori, hanno ridotto o
addirittura azzerato il costo relativo alle commissioni di apertura delle
operazioni nel Forex. I loro profitti oggi si generano con gli spread, ossia con
la differenza di prezzo tra due valori della medesima coppia di valute
osservata in due periodi differenti.

Dunque i broker affiancano i trader durante ogni fase di investimento,


sostenendoli e tutelandoli, in modo tale da consentire loro di rimanere sul
mercato il più a lungo possibile.
3.3 – Come investire con i broker

Per poter effettuare investimenti sul Forex e su qualsiasi altro mercato


finanziario è necessario capire quale sia l’evoluzione di un trend e aprire una
posizione seguendo le ipotesi effettuate. Il trader deve però capire le
dinamiche di crescita del trend e, mediante un’analisi tecnica ben
implementata, studiare le serie storiche, comparando le possibili evoluzioni e
reazioni delle tendenze.

Il trader deve inoltre definire in maniera chiara quali siano i propri obiettivi.
Infatti se per alcuni il trading rappresenta un momento di svago, per altri è
diventato ormai un vero e proprio lavoro. Per questo è meglio che ciascun
investitore si categorizzi ad una determinata classe, definendo così anche il
proprio ruolo nel Forex.
3.3.1 – CFD

Con l’acronimo CFD si intende il Contratto per Differenza: il trader può


investire sulla differenza di valore di un determinato strumento finanziario,
dal momento in cui viene aperta la posizione nel mercato al momento in cui
la stessa viene chiusa.

Questa tipologia di investimento ha coinvolto un numero sempre più alto di


persone, divenendo uno degli asset maggiormente frequentati al mondo.
Questo perché non avviene una vera e propria compravendita di titoli, e viene
anche eliminata la problematica relativa ai tassi di cambio.
3.3.2 – Opzioni binarie

Le opzioni binarie rappresentano modalità di investimento di breve e medio


termine. Si tratta semplicemente di aprire una posizione ad un determinato
valore del trend osservato e capire se l’evoluzione entro un intervallo ben
definito sia al rialzo o al ribasso. È una tipologia di investimento apprezzata
proprio in quanto consente ai trader di ottenere dei profitti anche nel giro di
pochissimi minuti.
3.3.3 – Forex

Il Forex è il mercato finanziario per eccellenza. Ogni broker consente di


aprire posizioni in questo mercato, in quanto vi è una garanzia di alti valori
dei volumi di scambio e un’apertura completa, con conseguente possibilità di
investimento, ventiquattro ore su ventiquattro. Il Forex è dunque un mercato
illimitato, sia dal punto di vista temporale che da quello finanziario, in quanto
offre maggiori garanzie di successo rispetto a qualsiasi altro mercato.

3.3.4 – Social Trading

La nuova frontiera del trading offre la possibilità di combinare le strategie di


investimento con i social network. Esistono infatti delle piattaforme che
consentono ai trader di rendere pubbliche le strategie implementate, di
chiedere agli altri utenti consigli in relazione a determinati processi insiti in
esse e di condividere pregi e difetti della propria analisi con tutti. Sempre più
trader professionisti decidono di iscriversi a queste piattaforme social, proprio
per affinare le proprie competenze e garantire un sostegno a tutti coloro che si
imbattono per la prima volta nel Forex.

Questa metodologa consente anche di comprendere collettivamente


determinati processi del mercato che possono rivelarsi eccessivamente
complessi. È dunque una metodologia molto apprezzata, che negli ultimi anni
si sta diffondendo sempre più, in ogni parte del mondo.
3.3 – Le piattaforme per fare trading

Ogni broker mette a disposizione dei propri utenti una piattaforma che funge
da interfaccia tra il trader e il mercato finanziario. Generalmente all’interno di
queste piattaforme sono inclusi vari strumenti, quali grafici, oscillatori e
indicatori, in grado di lanciare dei segnali all’investitore, suggerendogli
l’apertura e la chiusura delle posizioni.

Esistono sia piattaforme gratuite, scaricabili direttamente dal web, che


piattaforme a pagamento. Naturalmente queste ultime si differenziano dalle
prime per una maggiore chiarezza nell’analisi offerta, un’interpretazione
migliore dell’evoluzione del mercato e una più corretta individuazione della
possibile evoluzione del trend.

Le piattaforme sono indicate specialmente per coloro che si affacciano per la


prima volta sul mercato finanziario e che devono prendere confidenza con le
tecniche da utilizzare e con le strategie da implementare.
Analisi Fondamentale

Le origini dell’Analisi Fondamentale risalgono a tempi remoti, ma nonostante


ciò essa rappresenta ancora oggi un pilastro fondamentale per lo studio e per
l’interpretazione degli asset finanziari. Riuscire a destreggiarsi in questo tipo
di analisi può rivelarsi molto utile per valutare l’economia e i settori del
mercato, per imparare a gestire e investire in modo prudente e consapevole il
proprio capitale.

Coloro che intendono investire attraverso l’utilizzo dell’Analisi


Fondamentale ma non sono professionisti in tale ambito, possono trovare
notevoli difficoltà, tuttavia grazie ad uno studio della materia potranno essere
in grado di acquisire le competenze necessarie per interpretare nel modo
corretto i segnali dei mercati. Infatti il presupposto di tale analisi è proprio
l’interpretazione dei dati, a differenza dell’Analisi Tecnica che fornisce
invece gli indicatori e le risorse necessarie.

L’utilizzo dell’Analisi Fondamentale può rivelarsi un ottimo strumento di


studio, ma lo sarà ancora di più se verrà affiancata all’Analisi Tecnica in
modo combinato. Il lavoro dell’analista fondamentale consiste infatti nella
ricerca e nell’interpretazione dei dati finanziari presenti nel mercato, degli
indicatori e dei parametri stabiliti dall’Analisi Tecnica, per raggiungere i
migliori risultati possibili.
Capitolo 1 – Cosa è l’Analisi Fondamentale

Ogni investitore utilizza tecniche differenti al fine di tentare di anticipare i


movimenti dei mercati finanziari e ottenere in questo modo dei profitti. Una
delle tecniche maggiormente utilizzate dai trader prende il nome di Analisi
Fondamentale. A prescindere dall’esperienza posseduta dall’investitore,
infatti, l’Analisi Fondamentale consente di spiegare, mediante dei dati, ciò
che effettivamente si sta verificando in un determinato mercato finanziario, in
modo tale da ipotizzare quello che potrà accadere al trend nei periodi
successivi.

Molti individui hanno tentato più volte di affacciarsi nel mondo del trading
ma, non essendo in possesso di una vera e propria strategia di analisi del
mercato e di gestione del denaro, hanno terminato la loro esperienza con un
fallimento. Infatti osservare i dati forniti da enti e istituti di ricerca può
rivelarsi un’azione del tutto inutile, in quanto le statistiche sono
incomprensibili: il trader inesperto non è infatti in grado di valorizzare queste
informazioni, selezionandole e inserendole all’interno di uno schema logico.

Ciò che contraddistingue l’Analisi Fondamentale da ogni altra tecnica di


analisi del mercato è la possibilità di improntare la propria strategia non su
fatti storici o passati, ma su ciò che sta avvenendo nel momento esatto in cui
si decide di investire.

Dunque l’Analisi Fondamentale si occupa di osservare ed esaminare


l’andamento del business, per studiare la sua capacità di migliorarsi in futuro
e le modalità con le quali può crescere. In questo modo il trader ha un quadro
completo del trend del mercato. Naturalmente può rivelarsi controproducente
improntare la propria strategia solamente sull’Analisi Fondamentale. È infatti
importante per un trader amalgamare i dati e le statistiche derivanti da
differenti tecniche di analisi, in modo tale da aumentare le probabilità di
ottenere dei successi nello svolgimento dell’attività di trading.

È però noto il fatto che molti trader decidono di tralasciare completamente


questa tipologia di analisi, concentrandosi su altre tecniche. Un nuovo trader
che si affaccia sul mercato Forex o su qualsiasi altro mercato finanziario
utilizzando anche l’Analisi Fondamentale può dunque partire avvantaggiato
rispetto agli altri investitori, riuscendo a far fronte agli altri soggetti
concorrenti e a rimanere attivamente sul mercato nel lungo periodo.

L’Analisi Fondamentale non si focalizza dunque sugli elementi visibili che


caratterizzano un trend, come ad esempio il prezzo di un determinato
strumento finanziario, oppure sui profitti ottenibili da un certo investimento,
bensì essa si basa sullo studio del business e sul valore che lo stesso potrebbe
generare nel tempo, se ottimizzato in maniera corretta. Si tratta di una visione
molto più ampia del mercato, che consente di non escludere dall’analisi
alcuni elementi, talvolta fondamentali, che altrimenti sarebbero stati
trascurati.

L’Analisi Fondamentale generalmente è orientata al lungo periodo, in quanto


è impossibile individuare quale possa essere l’andamento del trend nel breve
termine, essendo il business un dato molto variabile e incline a mutamenti
stagionali, dovuti principalmente alle strategie adottate dalle imprese.

In definitiva, l’Analisi Fondamentale si occupa di analizzare e studiare quale


sia lo stato di salute di una determinata impresa oppure di un asset
finanziario. L’Analisi Fondamentale deve essere applicata in maniera
costante, in modo tale da verificare se il benessere dell’impresa o del mercato
sia in crescita o in calo e quali siano le conseguenze di alcuni eventi
economici su di esso. Il trader deve venire a conoscenza di tutti gli elementi
che caratterizzato il patrimonio e l’economia dell’azienda, ma anche la
performance di quest’ultima, esaminabile solamente applicando una serie di
indici alle voci che compongono il bilancio di esercizio.

L’Analisi Fondamentale si prefigge, a seconda dell’impresa o dell’asset


analizzato, una serie di obiettivi, che possono aiutare il trader a prendere le
decisioni di investimento corrette:

- Innanzitutto la valutazione del business, per garantire maggiori


probabilità di profitto nello svolgimento del trading di lungo periodo;
- In secondo luogo la valutazione del trend macroeconomico, con
l’analisi approfondita degli aspetti relativi alla produzione locale, che
sono in grado di influenzare l’andamento dell’impresa o dell’asset;
- In terzo luogo la valutazione delle scelte amministrative e strategiche
di ogni impresa in grado di influenzare l’asset, ma anche delle
decisioni intraprese dai vertici politici con la focalizzazione degli
effetti di tali scelte sul mercato;
- Infine la valutazione dettagliata del rapporto tra rendimento e rischio,
con lo studio di tutti gli elementi che possono alterare questo rapporto
e con l’analisi degli eventi futuri che potrebbero incidere su di esso.
1.1 – Principali differenze tra Analisi Fondamentale e
l’Analisi Tecnica

L’Analisi Fondamentale, per caratteristiche ed oggetti presi in esame,


rappresenta l’antitesi dell’Analisi Tecnica. Quest’ultima viene utilizzata dai
trader per approfondire l’andamento storico dei prezzi di un determinato
strumento finanziario, in modo tale da individuare una corrispondenza nel
comportamento del trend e, sulla base di questa, ipotizzare quale sarà la sua
evoluzione futura. Dunque l’Analisi Tecnica non rivolge lo sguardo verso il
business e gli indici di bilancio, bensì focalizza la propria attenzione sui
prezzi e sui grafici che riportano le oscillazioni degli stessi.

L’intera Analisi Tecnica, infatti, si basa sul concetto che tutti gli uomini, ed
in particolare i soggetti che agiscono all’interno dei mercati finanziari,
compiono in maniera ripetitiva le proprie azioni. Questa idea si lega in
particolare al fatto che le azioni umane sono mosse dall’istinto: quando il
trend è favorevole l’euforia irrefrenabile porta i soggetti ad aprire sempre più
posizioni; viceversa, la depressione dovuta all’incapacità di anticipare
l’evoluzione del trend porta i trader a chiudere le posizioni. Queste due
emozioni, del tutto irrazionali, vengono messe in atto in maniera quasi
monotona, spingendo il trend verso l’alto o verso il basso. L’Analisi Tecnica
dunque tenta di capire quale sia lo stato d’animo dei trader, in modo tale da
anticipare l’evoluzione del trend.

Tutto questo non viene contemplato dall’Analisi Fondamentale che invece


focalizza unicamente la propria attenzione sui dati diffusi e resi pubblici dagli
enti di statistica e dai bilanci delle singole società finanziarie. Queste
informazioni però sono considerate incomplete, e dovranno essere analizzate
con l’ausilio delle formule relative alla matematica finanziaria.
Un’ulteriore distinzione tra queste due tipologie di analisi è rappresentata dal
momento nel quale viene decisa l’entrata o l’uscita dal mercato. Infatti
l’analista tecnico attende l’apertura, o la chiusura, di una posizione fino a che
il prezzo non ha assunto un determinato valore. Questo implica che il trader
debba osservare in maniera costante e quasi ossessiva l’andamento del trend e
l’evoluzione del livello del prezzo. Un metodo alternativo è quello di affidarsi
al cosiddetto Trading System, ossia sistemi automatizzati che agiscono in
maniera del tutto autonoma sul mercato finanziario sulla base della strategia
impostata dall’investitore. L’Analisi Fondamentale, invece, fa riferimento a
due elementi presenti nel mercato: il valore effettivo dell’asset e il valore di
mercato. Quando il valore effettivo è superiore al valore di mercato, l’analista
fondamentale tende ad aprire una posizione sul mercato. Viceversa, la
posizione deve essere chiusa nel momento in cui il valore di mercato supera
quello effettivo.

Approfondendo queste due differenti tecniche di approccio al mercato è


possibile affermare che l’analista fondamentale concentra le sue forze nella
fase iniziale del trading, ossia quella di raccolta dei dati e di studio delle
informazioni, mentre all’analista tecnico è richiesto uno sforzo maggiore nel
momento di osservazione del trend, ossia durante la fase immediatamente
precedente a quella di entrata o di uscita dal mercato. In quest’ultimo caso,
però, lo stress potrebbe facilmente indurre il trader all’errore: i mercati sono
infatti eccessivamente agitati e cogliere il momento giusto per effettuare la
propria scelta può rivelarsi davvero complicato.

In linea generale, però, è impossibile definire a priori quale sia la tecnica di


analisi migliore tra le due, essendo entrambe le tipologie legate a fattori
esterni e alla propensione al rischio posseduta dal singolo investitore. Un
ottimo trader è a conoscenza del fatto che sia l’Analisi Fondamentale che
quella Tecnica sono importantissime per raggiungere il successo nel mondo
del trading e proprio per questo motivo la scelta migliore è quella di utilizzare
entrambe le tecniche a seconda della situazione, o addirittura di combinarle
per aumentare le probabilità di ottenere dei profitti.

Naturalmente, a prescindere dall’analisi per cui si opta, è basilare affiancare


ad ognuna di esse una corretta strategia di gestione del capitale e di gestione
del rischio. Inoltre il trader deve sempre tenere conto della volatilità presente
sui mercati, e sulla base di ogni elemento effettuare la propria scelta di
investimento.

Come detto, l’Analisi Tecnica e quella Fondamentale possono essere pensate


un po’ come due categorie opposte di interpretazione del mercato, ma non per
questo motivo il trader non deve utilizzarle in maniera combinata. Infatti,
portare avanti entrambe le tipologie di analisi può portare dei vantaggi, in
quanto l’investitore potrà farsi un’idea chiara del mercato, sia nel breve e
medio periodo, che sul lungo termine.

Una delle strategie maggiormente adottate dai trader presenti sia nel Forex
che negli altri mercati finanziari, è quella di allocare una determinata quantità
di denaro sul mercato e utilizzarla seguendo le linee guida indicate
dall’Analisi Tecnica, mentre la restante parte deve essere investita secondo i
concetti insiti nell’Analisi Fondamentale. Si tratta di tentare indirettamente di
raggiungere il profitto nel breve termine, seguendo l’Analisi Tecnica, e nel
lungo termine, seguendo l’Analisi Fondamentale.
1.2 – A cosa serve l’Analisi Fondamentale

L’Analisi Fondamentale è utilizzabile anche in ambiti differenti dal trading.


Molti manager ad esempio utilizzano i concetti appartenenti a questo
approccio per ottenere delle previsioni, probabili ma non certe, su
determinate attività economiche che siano in qualche modo legate alla propria
società. Ampliando la visione del mondo economico, è possibile applicare
l’Analisi Fondamentale anche per le scelte quotidiane, talvolta anche banali,
che rappresentano la vita degli individui. In questo modo la visione del futuro
può apparire meno incerta e sicuramente più luminosa.

L’Analisi Fondamentale può essere sfruttata anche dai singoli lavoratori. Un


dipendente di un’azienda, infatti, può analizzare il bilancio e tutte le
informazioni finanziarie che devono essere rese pubbliche in modo
obbligatorio, al fine di intuire quale possa essere il futuro della società per la
quale egli lavora e, di conseguenza, il proprio futuro.

I professionisti e in linea generale gli imprenditori possono inoltre ottenere


dei vantaggi, anticipando eventuali crisi di settore. La capacità di ottenere e
comprendere determinate informazioni, infatti, può permettere a questi
soggetti di ricercare delle differenziazioni nel mercato, in modo tale da
accaparrarsi un numero più alto possibile di clienti e fronteggiare la possibile
crisi nel miglior modo.

Ma l’Analisi Fondamentale può essere utilizzata anche per studiare i benefici


futuri relativi all’acquisto di un bene durevole. Sia che si tratti di un’azienda
che di un qualunque soggetto privato, l’acquisto di un bene di questo genere
deve essere sufficientemente ponderato. Ma un’analisi di questo genere può
essere portata avanti anche da un’azienda venditrice, che studia le possibilità
finanziarie ed economiche dei potenziali clienti. Ma non solo, molti soggetti
fisici e giuridici infatti analizzano lo stato di salute degli istituti finanziari per
capire quale sia l’ente migliore nel quali depositare i propri risparmi.

Per poter realizzare tutto questo però, l’Analisi Fondamentale deve essere
strutturata sulla base di alcuni passaggi, che se svolti correttamente ne
garantiscono la piena efficacia.

Uno dei primi passaggi che ogni trader o qualsiasi altro soggetto deve mettere
in atto riguarda la raccolta dei dati da sottoporre ad analisi, relativi ad un
determinato asset, ad un’azienda o ad un ente finanziario. Grazie all’avvento
di Internet, i soggetti al giorno d’oggi sono in grado di reperire con estrema
facilità i dati necessari a realizzare uno studio di questo genere, in particolare
navigando all’interno delle pagine web delle varie istituzioni governative
nazionali ed internazionali.

Un secondo passaggio può essere individuato nelle indagini realizzate dai


soggetti interessati direttamente nei luoghi di attività. Ciò significa che se un
trader decide di analizzare un determinato business in modo tale da valutare
l’entrata nel mercato, egli deve recarsi nelle sedi finanziarie e legali delle
varie società che caratterizzano tale business e verificare quale sia l’effettiva
affluenza di clienti, oppure l’ampiezza della disponibilità dei prodotti da
vendere od ancora le modalità di organizzazione aziendale adottate dalle
singole aziende.

Una volta ottenuti i dati statistici e quelli visivi, l’analista fondamentale deve
organizzarli, suddividendoli in base alla natura finanziaria. Generalmente i
dati vengono assegnati a due categorie: quella macroeconomica e quella
microeconomica. Ogni soggetto però, può decidere di effettuare una
suddivisione differente a seconda delle proprie necessità. Per porre in essere
questo passaggio è necessario affidarsi a fogli di lavoro elettronici.
L’analista fondamentale deve però proseguire nel suo lavoro di raccolta dei
dati. Infatti è importante documentarsi su tutte le società concorrenti presenti
sugli asset, per verificare quale sia il loro reale stato di salute, ma soprattutto
il loro atteggiamento. Esistono infatti fasi di mercato durante le quali le
società appaiono agguerrite, e decidere di aprire determinate posizioni
finanziarie durante questi periodi può rivelarsi controproducente. I dati
raccolti dovranno essere utilizzati per realizzare dei confronti, noti agli
esperti con il termine di benchmark.

In realtà la fase di raccolta dei dati può considerarsi infinita per chi decide di
affidarsi all’Analisi Fondamentale. Naturalmente, una volta raccolti i dati
passati e presenti delle società, dei concorrenti e degli enti finanziari, si
tratterà solamente di un lavoro di aggiornamento, che comporta uno sforzo
minore rispetto a quello svolto nella fase iniziale dello studio.

Alcuni analisti fondamentali, soprattutto se inesperti, decidono di saltare o


comunque sottovalutano questi passaggi. In realtà, senza una base statistica e
una visione chiara della situazione del mercato e dello stato di salute delle
aziende concorrenti, è impossibile rapportare l’asset al suo valore di mercato,
per capire se si è in una momento di sottostima o sovrastima dello stesso.

Un approccio di questo genere porta l’analista fondamentale ad avere dei


vantaggi rispetto a qualsiasi altro soggetto. Tale vantaggio però deve essere
mantenuto nel tempo, mediante una corretta gestione del capitale, un’efficace
gestione del rischio e un aggiornamento costante dei dati.
1.3 – La raccolta e l’analisi dei dati

Come detto in precedenza, Internet e i vari siti web rappresentano la fonte


principale dalla quale attingere i dati statistici, patrimoniali ed economici utili
a realizzare una corretta Analisi Fondamentale. È dunque consigliato segnare
ogni singola pagina web in un calendario economico, nel quale vengono
riportate tutte le date di pubblicazione delle informazioni necessarie
all’analisi.

In particolare l’analisi fondamentale deve ricercare tutti gli annunci di


politica monetaria, relative a dati o informazioni, che vengono
periodicamente rilasciate dalle singole Banche centrali nazionali. Inoltre sono
fondamentali i dati trimestrali relativi all’andamento del PIL, ossia del
Prodotto Interno Lordo, di ogni nazione, che ne indica lo stato di salute e
l’evoluzione economica. Infine, a seconda della tipologia di Analisi
Fondamentale portata avanti, è necessario raccogliere i dati relativi alla
produzione del solo settore manifatturiero e, di conseguenza, di tutta la
produzione che non deriva da questo settore, in particolare quella relativa al
settore industriale e al settore terziario o dei servizi. Ma non solo. È
importante non sottovalutare i dati relativi all’inflazione presente in un
determinato Stato, elemento che condiziona notevolmente l’andamento dei
prezzi sui vari asset, ma anche quelli che si riferiscono all’occupazione e al
welfare di un Paese. Infine l’analista fondamentale deve raccogliere i dati che
consentono di ottenere gli indici rappresentativi della fiducia di imprese e
consumatori, i dati riportati sui bilanci delle singole aziende o altri dati
economici e patrimoniali che vengono rilasciati dagli enti o dalle società in
modo periodico, come ad esempio il dato relativo alle previsioni sugli
andamenti futuri dei mercati che viene rilasciato dalla Commissione Europea.
È inoltre consigliato di reperire le statistiche e i dati puri, che non siano stati
già analizzati e interpretati dalla stampa, in quanto la situazione aziendale o
dell’asset potrebbe essere stata alterata, anche non volutamente. Altre volte la
difficoltà di reperire le informazioni sono legate alla differenza di lingua,
specialmente se si tratta di investimenti da effettuare nei Paesi asiatici.
Dunque se non si è in grado di interpretare una lingua, un investimento di
questo genere potrebbe rivelarsi davvero molto pericoloso, non avendo a
disposizione un’Analisi Fondamentale di supporto e una strategia ben
studiata alle spalle.

La creazione di un calendario economico, dunque, rappresenta uno dei primi


passi necessari al fine di organizzare la propria attività di raccolta dei dati. È
possibile scaricare online dei calendari già compilati, che però dovranno
essere aggiornati e incrementati sulla base delle proprie necessità.

Una volta realizzato un calendario di questo genere è possibile analizzare i


vari dati macroeconomici e microeconomici presenti in ogni singolo asset.

1.3.1 – Dati macroeconomici

La macroeconomia è considerata una branca della materia finanziaria che si


occupa dell’analisi di alcune misure considerate basilari per portare avanti
una corretta Analisi Fondamentale.

Innanzitutto la macroeconomia si occupa di valutare il rapporto tra debito e


Prodotto Interno Lordo nazionale, per capire quale sia l’effettivo andamento
evolutivo di uno Stato.

In secondo luogo, la macroeconomia considera quale sia il tasso di


occupazione nazionale. Questo tasso può essere scomposto per età e per
periodo stagionale, in modo tale da poter effettuare differenti
approfondimenti. Anche il tasso di inflazione è uno degli indicatori basilari
dell’Analisi Fondamentale: questo tasso deve essere relativamente basso per
evitare che la moneta perda valore, ma non eccessivamente basso in quanto
uno Stato con un tasso di inflazione che tende allo zero rischia di finire in
recessione. Infine la macroeconomia si occupa del tasso di crescita
economico, che evidenzia in quale misura un Paese possa ottenere in futuro
dei benefici e raggiungere determinati obiettivi.

Ciascuno di questi tassi o rapporti consente all’analista fondamentale di


valutare quale sia l’andamento di una determinata realtà economica. La
macroeconomia non fa riferimento però a singole attività, bensì ai mercati
considerati come sistemi aggregati. Dunque l’analista è tenuto ad accorpare i
singoli output aziendali al fine di intuire quale possa essere l’evoluzione
economica in un determinato asset. L’analisi deve essere effettuata
considerando i dati puri, non elaborati da altri enti o agenzie.

Esistono infatti numerosi report, reperibili anche online, che offrono alcune
interpretazioni sugli andamenti degli asset: queste interpretazioni possono
però rivelarsi inesatte, ed è per questo motivo importante affidarsi alle proprie
competenze piuttosto che a quelle messe a disposizione da soggetti esterni.
Inoltre questi report possono fare riferimento ad orizzonti temporali differenti
rispetto a quelli prefissati dall’analista: in questo senso le interpretazioni
saranno differenti, essendo basate su logiche completamente diverse.

In questa logica diventa importante suddividere il commercio in due


componenti: il capitale liquido, rappresentato dai pagamenti e dagli incassi, e
il capitale differito, rappresentato dagli investimenti, dai crediti e dai debiti.
Oltre a questo, l’analista deve valutare anche la bilancia dei pagamenti
nazionale, per capire se il valore delle esportazioni supera quello delle
importazioni.

Gli analisti fondamentali possono utilizzare però dei sistemi che semplificano
i dati e la realtà economica. In particolare esistono due modelli che svolgono
questo compito con efficacia, ossia l’Investment Saving – Liquidity Money,
noto con l’acronimo IS-LM, e l’Aggregate Supply – Aggregate Demand,
noto più semplicemente come AD-AS. Il primo di questi due modelli ha il
compito di individuare quale sia il punto di equilibrio su un piano economico,
considerando tale livello il punto di partenza per poter effettuare le previsioni
nel medio periodo. Il secondo modello, invece, focalizza l’attenzione sui
singoli processi che portano il mercato in un determinato punto di equilibrio,
e tenta di capire il motivo per cui tali processi si verificano. È però errato
escludere completamente dall’analisi ottenuta con questi modelli le
oscillazioni che caratterizzano il mercato nel breve periodo. Queste infatti
sono molto importanti per riuscire a definire l’andamento nel mercato in
orizzonti più ampi.

Dunque l’analisi dei dati macroeconomici è fondamentale per capire quale sia
l’evoluzione di alcuni asset o di un intero mercato finanziario, ma anche di
realtà economiche molto più ampie. Un’analisi improntata su queste
informazioni può portare a dei risultati sorprendenti, che possono confermare
o contraddire gli esiti di un’analisi microeconomica, ma che comunque
offrono interpretazioni molto importanti per capire quale possa essere
l’andamento del mercato nel lungo periodo, considerati anche alcuni eventi
inattesi.

Il vantaggio dell’Analisi Fondamentale dei dati macroeconomici è


rappresentato dalla possibilità di recepire facilmente e in qualsiasi momento
informazioni e dati relative alle realtà economiche osservate.
1.3.2 – Dati microeconomici

La microeconomia si pone in contrapposizione alla macroeconomia, in


quanto analizza le singole realtà economiche, valutando la loro evoluzione
nel tempo. In particolare la microeconomia studia e si focalizza sugli
andamenti nel mercato dei singoli individui, intesi come consumatori dei beni
prodotti dalle aziende e dei servizi offerti dalle stesse, ma anche delle singole
imprese, nel doppio ruolo di fornitrici e clienti, ed infine le organizzazioni e
le istituzioni, sia pubbliche che private.

È importante per l’analista fondamentale capire che i dati macroeconomici


non hanno un vero e proprio senso se non vengono accompagnati da quelli
microeconomici. Invece se una singola impresa, anche se piuttosto grande,
licenzia alcuni suoi dipendenti, tale scelta non avrà alcuna ripercussione sui
dati macroeconomici. Allo stesso tempo, però, se i licenziamenti riguardano
più società, allora il tasso di occupazione, inteso come grandezza
macroeconomica, subirà delle influenze, variando il suo valore.

In ogni caso è sempre bene confrontare e integrare i dati posseduti, in modo


tale da capire in modo più approfondito quale sia l’andamento attuale del
mercato.

Gli analisti fondamentali studiano i dati microeconomici essendo a


conoscenza di un concetto che sta alla base di questo ambiente, ossia quello
che i soggetti effettuano ogni singola azione ricercando il profitto. Dunque
ogni azienda vende all’interno del mercato un determinato prodotto ad un
prezzo sicuramente maggiore rispetto alla somma dei singoli costi sopportati
per produrlo. Se questo non avviene, infatti, l’azienda andrà incontro ad una
perdita, e nel mondo microeconomico questo non può essere accettato: le
imprese in perdita sono infatti destinate ad abbandonare il mercato, in quanto
raggiunta una certa soglia non sono più in grado di sostenere le spese.
Dunque ogni investitore sarà tenuto a selezionare solamente gli investimenti
che garantiscono una sufficiente probabilità di guadagno nel lungo termine,
mentre dovrà resistere alla tentazione di effettuare alcuni investimenti
seguendo solamente il proprio istinto.

Questa tentazione, che si traduce spesso in investimenti fallimentari, nascono


in momenti delicati attraversati dai trader: essi hanno scelto il business
sbagliato al quale affidare il proprio denaro e tentano di rimediare all’errore
iniziale aumentando il rischio del proprio investimento.
1.4 – Difficoltà operative dell’applicazione dell’Analisi
Fondamentale

Le difficoltà che derivano dall’applicazione dell’Analisi Fondamentale fanno


sì che siano in tanti coloro che la disprezzano in favore dell’Analisi Tecnica.
Ma in realtà, proprio per via di tale complessità, gran parte di queste persone
non è in grado di utilizzare questo tipo di analisi. Infatti se nell’Analisi
Tecnica è sufficiente studiare i vari indicatori e prendere confidenza con essi,
nell’Analisi Fondamentale è indispensabile interpretare i segnali sulla base
delle variabili economiche, finanziarie e sociali che possono intervenire in un
determinato contesto o mercato. Questa interpretazione è operativamente
molto complessa, in quanto va oltre la logica, e non è facile riuscire a non
farsi condizionare dalle emozioni in favore della razionalità. È infatti
sufficiente un rumor per influenzare il mercato e i prezzi.

L’interpretazione rappresenta quindi la principale difficoltà operativa


dell’Analisi Fondamentale, e diventa ancora più complessa a causa
dell’elevato numero di dati da analizzare, quantificabili in migliaia di
migliaia di indicatori, che potrebbero influire e incidere positivamente o
negativamente sui prezzi. Per ovviare a tale inconveniente gli analisti
fondamentali cercano di circoscrivere i dati più importanti, per facilitare
almeno in parte tutta la procedura di analisi.

L’Analisi Fondamentale consiste dunque nello studio dell’ambiente


macroeconomico e microeconomico di riferimento, sulla base di un modello
econometrico ben definito che identifica le relazioni fra le realtà economiche
analizzate. Tali modelli però non sono flessibili, o meglio lo sono soltanto se
applicati nelle decisioni in merito alle scelte di politica economica nazionale
da parte dei governi; se vengono utilizzati per operare nei mercati finanziari
tali modelli non sono facilmente adattabili, in quanto si compongono di
variabili poco controllabili nel tempo e a causa della loro specificità verso un
mercato piuttosto che un altro. Inoltre a causa della mole di dati da adattare i
segnali non saranno tempestivi.

Per questo è necessario avere, oltre ad una approfondita conoscenza della


matematica, del mercato e dell’econometria, anche una spiccata
predisposizione per l’interpretazione dei dati.

Presentano delle difficoltà anche l’analisi settoriale e quella aziendale, volte


ad identificare i possibili scenari finanziari, economici e patrimoniali delle
aziende, per poter stimare nel modo più corretto i flussi del reddito connessi a
quelli azionari. Per fare ciò, chi decide di investire nel mercato utilizzando
l’Analisi Fondamentale può servirsi di supporti, gratuiti o a pagamento, che
forniscono informazioni, ma che tuttavia sono ben lontani da quanto offerto
dai vari broker.

Nel mondo sono nati vari siti che forniscono gratuitamente una banca dati
utile a chi vuole effettuare operazioni di trading online in modo consapevole,
come ad esempio Financialweb, ma in Europa non esistono ancora siti di
questo genere.

Presupposto per l’Analisi Fondamentale è la conoscenza dell’analisi


finanziaria, fatta a partire dai bilanci societari e dal mercato, attraverso i vari
indici di apprezzamento, ma raramente i broker offrono strumenti di questo
tipo, perciò l’unico modo per attuare correttamente l’Analisi Fondamentale è
quello di diventare bravi analisti fondamentali.
Capitolo 2 – Il bilancio di esercizio e l’Analisi
Fondamentale

L’Analisi Fondamentale si basa su uno degli strumenti principali utilizzati


nell’intero ambiente economico, ossia il bilancio di esercizio. Lo scopo
principale di questo documento è quello di mostrare a tutti i soggetti
interessati, interni ed esterni, i cosiddetti stakeholder, l’andamento economico
e patrimoniale dell’azienda. Si reatta dunque di una sorta di garanzia che
l’azienda mostra ad ogni potenziale cliente o investitore. Inoltre questo
documento consente all’azienda che lo redige di amministrare in modo
idoneo i propri affari. È comunque un obbligo legale per le società quotate in
borsa redigere e pubblicare il bilancio di esercizio, che deve essere messo a
disposizione di ogni singolo investitore o soggetto interessato. Inoltre
l’apertura delle aziende ai mercati internazionali ha obbligato la legge a
tentare di uniformare questi documenti informativi al fine di facilitare un
confronto tra bilanci di diverse aziende o tra bilanci di una stessa società in
diversi periodi. Naturalmente un confronto di questo genere può essere
realizzato solamente tra aziende del medesimo settore.

In realtà molti analisti fondamentali demordono dal portare avanti un’analisi


improntata sul bilancio, in quanto spesso essi non hanno le competenze
necessarie per poter leggere gli indici nella maniera più idonea, interpretando
erroneamente l’andamento aziendale. Altre volte invece il bilancio può essere
redatto in maniera piuttosto confusa, cosa che allontana i potenziali
investitori.

Al fine di capire in maniera più rapida quale sia lo stato di salute di una
determinata realtà economica è utile concentrarsi su tre documenti del
bilancio di esercizio, ossia lo Stato Patrimoniale, il Conto Economico e gli
indici di bilancio.
2.1 – Struttura del bilancio

Stato Patrimoniale e Conto Economico possiedono sono i documenti


principali del bilancio di esercizio, e sono accompagnati, per poter essere
spiegati ed integrati, dalla Nota Integrativa e dal Rendiconto Finanziario.

Lo Stato Patrimoniale presenta una struttura a sezioni contrapposte. Nella


prima parte, ossia sulla sinistra del prospetto, si trovano le attività; sulla
destra invece vi sono le passività. Il totale delle due sezioni dovrà
corrispondere per avere uno Stato Patrimoniale corretto.

Il Conto Economico, invece, ha una forma a scalare, suddivisa in quattro


sezioni. Man mano che si procede nella redazione del Conto Economico si
mettono in risalto vari elementi fondamentali per poter procedere ad
analizzare il bilancio mediante l’utilizzo degli indicatori.

Sia lo Stato Patrimoniale che il Conto Economico dovranno poi essere


riclassificati, in modo tale da evidenziare ulteriori elementi, che nella stesura
precedente non potevano essere mostrati.

2.1.1 – Stato Patrimoniale

Lo Stato Patrimoniale si occupa di raggruppare tutti gli elementi attivi e


passivi di un’azienda. Tra gli elementi attivi rientrano gli investimenti, le
immobilizzazioni, siano esse materiali, immateriali o finanziarie, l’attivo
circolante, formato dalle rimanenze, dai crediti e dalle disponibilità liquide.
Tra gli elementi passivi invece si trovano il patrimonio netto, i fondi per i
rischi e gli oneri, il trattamento di fine rapporto e i debiti. Oltre a questi
elementi dovranno essere ripartiti correttamente tra attività e passività, a
seconda della manifestazione finanziaria, anche i ratei e i risconti.

Il patrimonio netto sarà frutto della differenza tra gli elementi attivi e quelli
passivi. In questo modo il soggetto interessato potrà capire quale sia
l’effettivo valore aziendale una volta estinti tutti i debiti iscritti a bilancio.
Dunque il patrimonio netto manifesta quanto capitale proprio utilizza
l’azienda per la realizzazione di una fase produttiva e, per esclusione, a
quanto ammontano le fonti di finanziamento esterne possedute dall’azienda.
Naturalmente un’azienda sana deve agire contando solamente sul capitale già
in suo possesso, senza fare affidamento su prestiti o finanziamenti ricevuti da
enti di credito.

Dunque l’obiettivo finale dello Stato Patrimoniale del bilancio di esercizio è


quello di mettere in risalto sia la struttura patrimoniale che la situazione
finanziaria di una determinata azienda. Proprio per questo motivo è uno dei
documenti principali che deve essere necessariamente esaminato dagli
analisti fondamentali.

2.1.2 – Conto Economico

Il Conto Economico è composto da tutte le voci relative ai costi e ai ricavi


che si sono manifestati in un determinato intervallo di tempo, che
generalmente coincide con un anno solare. Osservando il Conto Economico è
dunque possibile intuire se l’azienda ha realizzato nel corso del periodo di
esercizio un utile, ossia se è un’azienda profittevole, oppure se è incorsa in
perdite. In casi rari l’azienda chiude il bilancio con un pareggio, ossia con
un’eguaglianza perfetta tra costi e ricavi.

Definire a quanto ammonta l’utile o la perdita di un’azienda è semplicissimo:


è infatti necessario sommare algebricamente ricavi e costi. Se si ottiene un
valore positivo, ossia se i ricavi superano i costi, allora si è in presenza di
un’utile; viceversa, se i ricavi sono inferiori ai costi, si registrerà una perdita.

Ma il Conto Economico fornisce molti altri dati interessanti per il potenziale


investitore. Innanzitutto è possibile scomporre i risultati economici a seconda
del prodotto o del settore produttivo aziendale. In questo modo è possibile
intuire quale sia il prodotto considerato il cavallo di battaglia dell’azienda, i
nuovi prodotti lanciati sul mercato e persino i punti deboli della società.
Inoltre mediante il Conto Economico è possibile analizzare il patrimonio
aziendale, rapportandolo con i profitti realizzati.

Un ulteriore aspetto legato al Conto Economico è la capacità di dimostrare a


tutti i soggetti interessati la qualità del lavoro svolto da ogni singolo manager,
a seconda delle funzioni svolte. Gli aspetti gestionali di un’impresa sono uno
degli aspetti più importanti e allo stesso tempo più sottovalutati all’interno di
un asset. In realtà proprio dalle idee e dalle strategie messe in atto da questi
soggetti dipende l’effettivo andamento di un’azienda. Queste strategie
dovranno rapportarsi con clienti, fornitori e soprattutto concorrenti, e portare
l’azienda ad ottimizzare il profitto. Ma l’obiettivo non sempre viene
raggiunto.

La differenza principale tra Stato Patrimoniale e Conto Economico è che il


primo offre una visione statica del patrimonio di un’azienda, ossia quello
posseduto nel momento di redazione del bilancio e dunque alla chiusura
dell’esercizio, mentre il secondo analizza e rappresenta una situazione
economica in evoluzione nel corso dell’esercizio, ossia il flusso di reddito.

2.1.3 – Nota Integrativa e Rendiconto Finanziario


Anche se meno importanti per il raggiungimento degli obiettivi prefissati da
un analista fondamentale, il bilancio di esercizio si compone anche di altri
due documenti, ossia la Nota Integrativa e il Rendiconto Finanziario.

La Nota Integrativa mostra a tutti i soggetti interessati le modalità di


realizzazione del bilancio e quali sono i principi adottati in esso. Inoltre ha la
funzione di spiegare in modo puntuale e dettagliato le singole voci presenti.
Questo documento svolge dunque una funzione fondamentale per la
standardizzazione dei bilanci di esercizio. I principi sui quali realizzare un
bilancio, infatti, sono differenti e seguono logiche e strade completamente
opposte, a seconda della loro visione del mercato e dell’economia. Dunque è
opportuno precisare quale di queste vie i manager hanno adottato per la
realizzazione del bilancio e come ogni voce deve essere interpretata dai
soggetti interessati.

Il Rendiconto Finanziario, invece, è un documento che in Italia è diventato


obbligatorio solamente nell’anno 2015, ma che comunque svolge un ruolo
importante nell’interpretazione del bilancio di esercizio. Il suo obiettivo è
quello di descrivere le disponibilità liquide, scomponendole e analizzandole,
in modo tale da offrirne una visione chiara e lucida sia sull’ammontare che
sulla loro evoluzione, in quanto vengono indicati i valori presenti all’inizio e
alla fine dell’esercizio. Inoltre il Rendiconto Finanziario si occupa di
analizzare i flussi finanziari derivanti dai singoli settori aziendali, nello
specifico da quello relativo all’attività operativa, dai settori di investimento e
da quelli di finanziamento. L’importanza di questo documento è quella di
garantire all’analista fondamentale una visione dinamica del reddito
aziendale. Lo stock patrimoniale, statico, infatti non consente di approfondire
il trend e l’andamento della società nel mercato, ed offre dunque solamente
un’analisi limitata dello stato di salute aziendale. È dunque necessario
approfondire i flussi e analizzarli dettagliatamente, per poter intuire quale
possa essere il reale andamento aziendale.

Inoltre la redazione del bilancio è basata sull’applicazione di alcuni principi


stabiliti dalla legge nazionale o da un regolamento internazionale. I più
importanti sono quelli relativi: alla prudenza, che implica che debbano essere
riportati in bilancio solamente i componenti positivi certi mentre quelli
negativi possono essere anche presunti; alla competenza economica, che
implica che debbano essere inseriti solamente gli oneri e ricavi di competenza
dell’esercizio, a prescindere dal momento in cui essi avranno manifestazione
finanziaria; alla prevalenza della sostanza sulla forma, in base alla quale è
necessario tenere conto della funzione economica delle singole voci.
2.2 – L’analisi degli indicatori del bilancio utili all’Analisi
Fondamentale

L’analisi di bilancio è un passaggio molto complesso, che richiede


competenze tecniche e conoscenze approfondite della materia. Lo scopo è
quello di ottenere informazioni che altrimenti non possono essere conosciute:
si tratta in particolare di dati riguardanti la gestione dell’azienda. L’analisi si
concentra sulle voci presenti nello Stato Patrimoniale e nel Conto Economico
relativi all’esercizio in chiusura e offre indicazioni importanti, molto utili
all’analista fondamentale, che rivelano quale sia il vero stato di salute
dell’azienda. Per poterli utilizzare è però necessario rielaborare e
riclassificare i bilanci, secondo varie modalità, a seconda dello scopo
perseguito e degli elementi che si intende approfondire.

2.2.1 - Earning Before Interest, Taxes, Depreciation and Amortisation

Il primo importante indicatore di bilancio è il cosiddetto Earning Before


Interest, Taxes, Depreciation and Amortisation, meglio noto con l’acronimo
EBITDA. Lo scopo è quello di offrire all’analista fondamentale una visione
obiettiva dell’ammontare della ricchezza che è stata prodotta dall’azienda,
solamente nel suo settore caratteristico, ossia quello principale. È conosciuto
anche come Margine Operativo Lordo, o semplicemente come MOL. In
realtà questo indicatore sfrutta la riclassificazione del Conto Economico
secondo il criterio del Valore Aggiunto per ottenere un risultato intermedio,
frutto appunto solamente della gestione operativa, senza che siano ancora
contemplati gli interessi passivi, le imposte, il deprezzamento e gli
ammortamenti.
Un vantaggio offerto dal calcolo dell’EBITDA è rappresentato dalla
possibilità di comparare facilmente il Margine Operativo Lordo di un bilancio
di esercizio con quello presente negli altri bilanci, in modo tale da avere
immediatamente una visione chiara dell’azienda che mostra l’andamento
operativo migliore. La standardizzazione dell’EBITDA infatti è stata portata
avanti negli anni proprio per favorire una comparazione da parte degli
investitori, ma anche degli analisti fondamentali, che basano i loro profitti
sullo studio delle caratteristiche aziendali.

2.2.2 – Return On Equity

L’indicatore Return On Equity, meglio noto come ROE, rientra tra i


cosiddetti indici di redditività del capitale proprio. Questo indicatore viene
utilizzato per analizzare l’economicità di un’azienda in termini percentuali, in
quanto rapporta il Reddito netto al Capitale Netto: dunque indica quanta
percentuale di investimento si è tradotta in reddito. Per avere delle
informazioni vere e proprie sull’andamento dell’azienda è però necessario
confrontare il valore del ROE ottenuto con i vari indicatori di investimento,
in modo tale da riuscire a individuare quale sia il costo opportunità legato
all’investimento iniziale dell’azienda. La differenza che scaturisce da questo
confronto è definita in ambito economico come premio al rischio: se questo
assume valore pari a zero, allora significa che sarebbe inutile investire in
quell’azienda, in quanto l’investitore otterrebbe il medesimo esito non
effettuando alcun investimento.

2.2.3 – Return On Investment


L’indicatore Return On Investment, noto anche con l’acronimo ROI, ha lo
scopo di mettere in evidenza quale sia l’efficienza economica di una
determinata azienda, tenendo in considerazione solamente la gestione
caratteristica. Il ROI non considera invece le fonti che vengono utilizzate per
raggiungere il reddito prodotto durante l’esercizio. Di conseguenza questo
indicatore viene utilizzato dagli analisti fondamentali per capire quale sia il
rendimento del capitale investito.

Per raggiungere il suo obiettivo il ROI rapporta il Risultato operativo totale


ottenuto dall’azienda con la media del capitale investito nel corso del
medesimo periodo di esercizio.

L’analista fondamentale deve però tenere conto di alcuni difetti presenti in


questo indicatore. Innanzitutto il ROI aumenta con il trascorrere degli
esercizi, in quanto il bilancio risentirà sempre più dell’incremento del valore
degli ammortamenti. Un secondo punto negativo relativo al ROI è che esso
mette a rapporto un valore stock, ossia il capitale investito, con un flusso,
ossia il reddito operativo prodotto.
Capitolo 3 – L’Analisi Fondamentale nel mercato azionario
e nel Forex

L’Analisi Fondamentale e l’Analisi Tecnica rappresentano le metodologie


migliori per analizzare le evoluzioni dei mercati finanziari e, in particolare,
del mercato Forex. Senza questi due approcci infatti i trader non avrebbero
una base solida sulla quale effettuare le proprie previsioni, e gli investimenti
potrebbero rivelarsi fallimentari. I trader si affidano in particolare all’Analisi
Fondamentale per tentare di prevedere quale possa essere l’andamento di un
determinato trend nel lungo periodo. Naturalmente l’Analisi Fondamentale
effettuata sui mercati finanziari focalizzerà l’attenzione sui livelli dei prezzi
degli strumenti finanziari, dei titoli e delle valute presenti nel mercato sul
quale il trader intende investire. È naturale però che un’analisi di questo
genere può essere messa in atto solamente da un trader esperto oppure da veri
e propri analisti che svolgono per professione questi studi. Questo perché
investitori inesperti non possiedono sufficienti competenze per descrivere
correttamente gli eventi economici che possono influenzare il mercato
finanziario.

Generalmente l’Analisi Fondamentale applicata sui mercati finanziari si


concentra sulle cause macroeconomiche, ossia su tutti quegli eventi in grado
di modificare la curva della domanda e quella dell’offerta persino nel mercato
finanziario più grande al mondo, ossia il Forex. Dunque l’analista
fondamentale volge il proprio sguardo verso l’andamento delle singole
Nazioni, ma anche verso un trend omogeno che può accomunare un gruppo
di Stati che presentano tratti geografici, etnici o culturali simili, oppure verso
l’intera evoluzione economica mondiale. Ciò che però influenza
maggiormente il mercato finanziario sono le decisioni intraprese dai vertici
politici nazionali e internazionali. Essi infatti hanno influenze dirette sui
risultati economici dei singoli Stati, in quanto la correlazione tra il mondo
della politica e quello della finanza è diretta. Ulteriori aspetti che interessano
l’analista fondamentale sono gli impatti del mondo sociale e persino del
clima, sia sul commercio che sul prezzo dei beni. Sono infatti aspetti da non
sottovalutare, che spesso possono aiutare il trader a capire in anticipo le
future oscillazioni del mercato, generando così maggiori profitti.
3.1 – Il mercato azionario: analisi settoriale e valutazione
delle società

Uno degli obiettivi che si pone un analista fondamentale è quello di capire


quale sia il reale valore delle azioni, al fine di confrontarlo con il valore
espresso sul mercato. In questo modo il trader ha la possibilità di investire sui
titoli sottovalutati, ipotizzando che presto assumeranno il loro reale valore,
grazie alle classiche correzioni finanziarie di mercato. L’approccio
dell’Analisi Fondamentale al mercato azionario si basa su una serie di
passaggi che ogni investitore deve mettere in pratica.
La prima fase si riferisce all’analisi di tutti gli scenari macroeconomici che
possono influenzare il mercato azionario. Innanzitutto tale analisi deve essere
suddivisa per aree geografiche e per aree economiche. In questo modo il
trader potrà optare per i mercati considerati più favorevoli, a seconda degli
esiti dell’analisi.
La seconda fase riguarda invece l’analisi settoriale. Si tratta di uno studio
complesso, in quanto considera tutti i business presenti sul mercato nel quale
si è scelto di investire ed esamina tutti i possibili scenari futuri. L’analisi
settoriale esula dal mondo strettamente legato all’economia e alla finanza, in
quanto ingloba materie sociali, informatiche, politiche e culturali.
Naturalmente per portare avanti un’analisi di questo genere si richiedono
determinate competenze e una conoscenza approfondita del mercato
azionario.
La terza e ultima fase invece riguarda la valutazione delle società presenti sul
mercato. Ciò significa che il trader deve valutare i bilanci di esercizio resi
pubblici da ogni società, deve riclassificare lo Stato Patrimoniale e il Conto
Economico e su questi prospetti deve applicare gli indici di bilancio. In
questo modo l’investitore sarà in grado di capire quale sia il reale valore della
società. Questo valore dovrà poi essere rapportato alla quotazione che la
società esprime sul mercato, e sulla differenza che ne scaturisce il trader potrà
realizzare un investimento con una probabilità di esito positivo molto più
alta.
3.2 – Il valore intrinseco dei titoli azionari

Uno dei passaggi più importanti dell’intera Analisi Fondamentale è per un


trader quello di capire cosa significhi analizzare il valore intrinseco di un
determinato asset. La definizione di valore intrinseco assume un significato
piuttosto semplice da comprendere dal punto di vista teorico, ma nella pratica
può rivelarsi molto difficile da ottenere.

È comunque necessario partire dal presupposto che il valore intrinseco di un


determinato strumento finanziario o di un certo asset è un valore
concettualmente utopistico. Infatti questo valore sarebbe possibile nella realtà
solamente se tutti gli investitori fossero soggetti totalmente razionali, che non
commettono errori e che agiscono efficientemente su dei benchmark perfetti.
Solo in questo modo, infatti, si potrebbe ottenere il valore effettivo di un
prodotto finanziario o di un mercato.

Identificare questo valore è però possibile, almeno ipoteticamente, ed è


soprattutto estremamente vantaggioso. Per fare ciò, un analista fondamentale
dovrebbe setacciare un business in ogni suo ambito, dal management alle
strategie adottate, dagli investimenti realizzati al bilancio di esercizio,
tenendo conto anche delle fonti dalle quali vengono attinte le risorse
finanziarie e della loro capacità di trasformarsi in reddito. Una volta che
l’analista si è fatto un’idea di quale possa essere il prezzo intrinseco di una
certa realtà economica, dovrà analizzare quale sia il valore che la stessa ha
assunto sul mercato e sulla base di questo dovrà effettuare il proprio
investimento. Il concetto basilare sul quale dovrà fondare il suo trading è però
quello che nel lungo periodo il prezzo assunto da un asset finanziario e il suo
valore intrinseco andranno, tendenzialmente, a coincidere. Dunque se il
valore assunto nel mercato dal business è inferiore al valore intrinseco
calcolato, allora l’analista sarà orientato ad acquistare il titolo, sapendo che
probabilmente nel lungo periodo questi corrisponderanno.

Dunque è possibile affermare che la determinazione del valore intrinseco di


un titolo azionario o di un asset può rappresentare l’obiettivo principale
dell’intera Analisi Fondamentale. Una volta che l’investitore è venuto a
conoscenza di questo dato, infatti, potrà decidere di effettuare o meno il
proprio investimento, sapendo già, se è stato conteggiato correttamente, quale
sarà il probabile andamento futuro del prezzo osservato nel mercato.

Proprio per questo motivo gli esperti in materia hanno tentato di creare
differenti modelli che aiutassero l’investitore a risalire più velocemente al
valore intrinseco. Alcuni modelli però implicano passaggi piuttosto
complessi, che possono indurre all’errore e far ottenere un risultato
completamente inesatto.

È possibile però ricondurre i modelli solamente a due tipologie: i Dividend


Discount Models, noti anche come modelli di attualizzazione dei dividendi, e
gli Stock Market Multiples, noti come modelli dei multipli di mercato.
Ciascuno di questi modelli ha subito importanti modifiche negli anni, che
hanno portato ad un’ottimizzazione complessiva dell’intera Analisi
Fondamentale.
3.2.1 – Il modello di attualizzazione dei dividendi

I Dividend Discount Models sono incentrati sull’attualizzazione del prezzo


finale di un determinato strumento finanziario e sull’attualizzazione di tutti i
dividendi che sono stati erogati in un determinato intervallo di tempo, che
coincide con il periodo di possesso del medesimo strumento. Tale
attualizzazione dipende inevitabilmente da un tasso di interesse, che deve
essere calcolato affidandosi ad ulteriori strumenti di analisi, come ad esempio
il modello CAPM (Capital Asset Pricing Model).

La logica che caratterizza questo modello si basa sulla conoscenza e sullo


studio dei dati di bilancio resi pubblici dalle società, dai quali è possibile
evincere un ipotetico valore intrinseco di un titolo finanziario. Il valore
ottenuto è naturalmente da comparare con quello sul mercato, sia per capire
se è effettivamente attendibile, sia per intuire se il business è sottovalutato o
sopravalutato.

3.2.2 – Il metodo dei multipli di mercato

Gli stessi risultati ottenuti con il metodo di attualizzazione dei dividendi sono
raggiungibili anche con la metodologia dei multipli di mercato, uno dei
metodi più utilizzati dai trader per effettuare una corretta valutazione
aziendale. Questo sistema basa il suo approccio sulla valutazione dei prezzi
dei beni prodotti da società tra loro simili che appartengono al medesimo
settore. I prezzi analizzati vengono rapportati alle voci di bilancio, in
particolare all’utile, ma anche all’EBITDA, all’EBIT e al patrimonio netto.
Da questo rapporto scaturiscono differenti multipli.

Il multiplo più importante e più utilizzato dai trader è quello relativo al


rapporto tra prezzo e utile medio del settore. Generalmente viene utilizzato
l’utile storico, ma l’indicazione migliore si ottiene rapportando il prezzo
all’utile atteso per l’esercizio in corso. Questo multiplo di mercato fornisce
informazioni importanti relativamente al numero di anni necessari a ripagare
con i soli utili gli investimenti effettuati dall’azienda. Un valore basso del
rapporto indica che l’azienda è sottovalutata, viceversa valori alti indicano
che si è in presenza di una sopravvalutazione. Non esiste però un valore
standard che il trader può considerare come punto ottimale, bensì la
valutazione del multiplo deve essere comparata con il settore di riferimento.
Infatti un settore ormai maturo presenta dei rapporti tra prezzo e utile inferiori
mentre, a causa delle grandi aspettative di crescita, i settori giovani
presentano un rapporto medio molto più alto.

Un ulteriore multiplo invece fa riferimento al rapporto tra prezzo e


patrimonio netto. È possibile ottenere il patrimonio netto sia dalla differenza
tra elementi attivi ed elementi passivi del bilancio, sia sommando al capitale
sociale le riserve indicate nel prospetto. Questo metodo di valutazione
aziendale viene utilizzato generalmente per analizzare il reale valore
posseduto da società finanziarie, assicurative o enti bancari. Questo rapporto
aiuta il trader a comprendere quale sia il prezzo al quale il mercato è disposto
a pagare un surplus rispetto al valore del patrimonio aziendale.

Se dal rapporto scaturisce un risultato inferiore a 1, allora l’azienda è


sottovalutata e dunque sul mercato viene espresso un valore inferiore a quello
reale. Se invece dal rapporto scaturisce un valore inferiore a 0,5, la
valutazione dell’azienda è pessima e il multiplo indica addirittura un rischio
elevato di vera e propria crisi.
3.3 – Il settore immobiliare

Uno dei principali indicatori dello stato di salute di un mercato è sicuramente


il settore immobiliare. Questo infatti rappresenta una delle fonti più
abbondanti dalle quali un trader può attingere moltissime informazioni,
specialmente in relazione agli investimenti a lungo termine.

L’importanza del settore immobiliare deriva principalmente dalla massiccia


influenza che esprime sia a livello macroeconomico che a livello
microeconomico. In particolare il primo è uno dei principali indicatori delle
prospettive di sviluppo che un’economia può celare, mentre il secondo è un
indicatore dei valori di portafoglio presenti tra i privati.

Generalmente il settore immobiliare considera come unità di valutazione una


proprietà immobiliare, composta sia dal terreno che da un edificio eretto su di
esso. La valutazione però prescinde da questa considerazione e focalizza
l’attenzione sulla destinazione d’uso, valuta cioè se la proprietà ha un
impiego commerciale oppure semplicemente residenziale.

Come per quasi ogni altro asset, anche nel settore immobiliare è possibile
effettuare investimenti a lungo termine, oppure investimenti di tipo
speculativo da convertire in profitti nel breve e medio periodo. In particolare
un investitore specula all’interno del comparto immobiliare acquistando una
proprietà ad un prezzo inferiore rispetto al suo reale valore, come può
avvenire ad esempio durante un’asta immobiliare, per poi rivendere lo stesso
immobile al prezzo corretto, nel minor tempo possibile.

Ciò che lega ulteriormente il comparto immobiliare con il mercato finanziario


è l’erogazione dei crediti. Infatti l’acquisto, la costruzione o la
ristrutturazione di una proprietà rappresentano i principali motivi per cui un
ente finanziatore concede un mutuo o un prestito ad un privato, mentre
l’acquisto o la realizzazione di proprietà produttive sono i motivi basilari per
la concessione di mutui aziendali o per la stipulazione di contratti di leasing.
Proprio a causa dello stretto legame tra immobili e interessi passivi, i prezzi
degli immobili sono soggetti ad una forte volatilità, caratteristica che può
avere notevoli influenze sul mercato azionario. Infatti le banche e gli entri
creditizi possiedono una riserva variabile, connessa alla qualità dei crediti che
vengono erogati: eventuali svalutazioni sul mercato immobiliare possono
generare dunque conseguenze anche molto negative, che possono portare a
crisi finanziarie anche molto gravi, come ad esempio quella verificatasi negli
Stati Uniti nel 2009.

Dunque un analista fondamentale deve monitorare costantemente l’intero


settore immobiliare, al fine di capire quali eventi possano in qualche modo
incidere sui mercati finanziari e quali invece possano avere effetti solamente
relativi. Per facilitare questo compito, ciascuno Stato ha creato un sistema che
tiene costantemente sotto controllo il comparto immobiliare. Questi sistemi
consentono di acquisire determinate informazioni periodiche, mensili o
trimestrali a seconda della Nazione, sui vari comuni, città, conglomerati
urbani e città metropolitane. Con questi dati l’analista può intuire più
facilmente e più precisamente quale sia l’attuale andamento dei prezzi
all’interno del mercato e può creare previsioni sulle sue possibili evoluzioni
future.

A svolgere questo ruolo negli Stati Uniti è la S&P Case, mentre sul territorio
europeo a fornire i dati necessari è l’Eurostat. In Giappone lo studio messo a
disposizione di tutti i potenziali analisti, trader e investitori viene realizzato
direttamente dal Ministero che si occupa sia della situazione territoriale che
delle infrastrutture. Quest’ultimo ha suddiviso l’analisi del mercato
immobiliare in due differenti categorie: la prima dedicata esclusivamente alle
analisi approfondite realizzate sul mercato, ma anche alle interpretazioni
relative agli andamenti dei vari trend, mentre la seconda dedicata ai puri dati
statistici.

Per aprire un investimento di tipo immobiliare è possibile adottare due


differenti tipologie di esecuzione. La prima è diretta e richiede una riserva di
capitale piuttosto ampia e una gestione costante e attiva dell’investimento. Il
capitale allocato può essere sia proprio che derivante da mutui o prestiti
concessi. La seconda modalità invece riguarda la possibilità di acquistare
l’immobile senza detenere la pura proprietà, ma solo una quota di un fondo.
L’utilizzo di fondi comuni si differenzia dalla prima, per tanti motivi. Infatti
questa seconda modalità di apertura di un investimento richiede molto meno
tempo e molta meno dedizione. Inoltre i costi relativi alla gestione e alle varie
commissioni inerenti al progetto verranno suddivisi in base alla quota
detenuta. Un ulteriore vantaggio è rappresentato dalla possibilità di
suddividere il rischio. Infatti un fondo immobiliare di questo genere comporta
la suddivisione del capitale su un numero molto ampio di asset, favorendo in
questo modo anche la possibilità di investire in mercati esteri anche molto
distanti.

Oltre alle informazioni dirette, il comparto immobiliare offre anche alcune


informazioni indirette, che devono essere recepite ed esaminate dall’analista
fondamentale. Infatti gli indici immobiliari possono essere utilizzati come
veri e propri benchmark, costituendo una base di analisi molto interessante
per intuire quali possano essere gli andamenti futuri dei vari strumenti
finanziari osservati.
3.4 – L’Analisi Fondamentale nel Forex

Anche nel Forex gli analisti fondamentali hanno l’obiettivo di capire quale
possa essere il futuro andamento dei prezzi degli strumenti finanziari presenti
nel mercato. Per poter raggiungere questo scopo è però necessario tenere in
considerazione diversi aspetti, che influiscono costantemente sul mercato e
che sanciscono la linea seguita dai trend finanziari.

Uno dei primi aspetti che ogni analista fondamentale deve necessariamente
studiare è il tasso di interesse. Il valore di questo elemento viene deciso dalle
Banche centrali di ogni Nazione, che agisce seguendo le logiche adottate dai
vari governi. Dunque è inevitabile che le scelte operate in questo ambito
influiscano in qualche modo sul mercato Forex, specialmente se si tratta di
uno Stato che ha una certa influenza a livello mondiale.

Un ulteriore elemento da non sottovalutare è invece l’inflazione. Questa


quantifica il valore e il potere di acquisto che assume la moneta, ed è dunque
un aspetto fondamentale di ogni mercato finanziario. Anche in questo caso
sono i governi, attraverso diverse manovre, a influenzare il tasso di
inflazione, ben sapendo che un tasso alto comporta un arresto dei consumi,
mentre un tasso eccessivamente basso comporta la recessione.

Naturalmente ogni analista fondamentale che agisce nel mercato Forex deve
necessariamente rapportarsi con il Prodotto Interno Lordo nazionale.
Analizzare questo elemento è infatti indispensabile per poter intuire quale sia
il livello di volatilità presente sul mercato. Inoltre, il PIL è considerato uno
dei più importanti indicatori dell’andamento economico di una Nazione. Gli
analisti fondamentali possono inoltre utilizzare i rapporti preliminari del PIL,
senza attendere il rapporto ufficiale, in modo tale da anticipare una possibile
inversione di trend, ottenendo cospicui profitti.
Ma il Forex affonda le sue radici anche nella società, e proprio per questo
motivo il tasso di disoccupazione è uno degli indicatori che più influiscono
sugli andamenti dei prezzi degli strumenti finanziari. Oltre a rappresentare un
altro importante indicatore dello stato di salute di una Nazione, infatti, il tasso
di disoccupazione delinea anche la ricchezza media detenuta dai singoli
cittadini, che incidono sul consumo nazionale e sul PIL.

Una Nazione con un ottimo welfare sociale ed economico mostra inoltre una
bilancia commerciale positiva, ottenuta dalla differenza tra importazioni ed
esportazioni effettuate in un determinato periodo. Se le importazioni superano
le esportazioni, inoltre, il valore della moneta si rafforza, mentre nel caso
contrario la moneta subirà un indebolimento.

Anche la stabilità dei governi rientra tra gli elementi principali che
determinano le oscillazioni all’interno del Forex. Naturalmente la fiducia
riposta dai singoli trader sui titoli finanziari nazionali determina l’oscillazione
dei prezzi.

Oltre a tutti questi indicatori e situazioni però ciascun trader dovrà focalizzare
la propria analisi finanziaria su altri tre elementi. Questi infatti influiscono in
maniera diretta e indiretta sul mercato, e necessitano di un esame dettagliato e
non trascurabile.

3.4.1 – La Politica Monetaria delle Banche Centrali

L’analisi delle mosse di Politica Monetaria attuate dalle singole Banche


centrali è fondamentale per capire le reali possibilità che all’interno di uno
Stato possa generarsi una tendenza alla crescita economica. La Politica
Monetaria non agisce solamente nell’ambito dell’inflazione e dei tassi di
interesse, ma si occupa anche del rapporto con gli altri Stati, della tecnologia,
degli investimenti e addirittura del benessere sociale. È dunque una disciplina
molto ampia, che abbraccia quasi ogni aspetto dell’economia. Ogni decisione
però viene intrapresa e attuata dalle singole Banche centrali, che agiscono in
virtù dell’orientamento politico presente al governo e seguendo le linee guida
delle Banche centrali internazionali.

3.4.2 – L’economia

I trader inoltre devono basare la propria analisi sulle dinamiche che


determinano l’andamento economico di una Nazione o di un gruppo di
Nazioni. Questo tipo di analisi deve dunque essere improntata su tutti i fattori
sociali e politici che caratterizzano un territorio, ma anche sul livello di
consumo nazionale e sui vari settori produttivi. L’economia è dunque uno dei
pilastri che sorreggono l’intera Analisi Fondamentale del Forex e, per poterla
analizzare in modo approfondito, il trader dovrà dedicare a questa fase
dell’analisi moltissimo tempo, oppure affidarsi a dati già pronti, che però
potrebbero rivelarsi mal interpretati o incompleti.

3.4.3 – L’andamento dei commodities oro e petrolio

L’oro e il petrolio sono le commodities che maggiormente influenzano il


settore finanziario e il mercato Forex. Sono due elementi spesso sottovalutati,
trascurati e non compresi all’interno delle analisi, ma in realtà sono
determinanti per capire quale possa essere l’andamento futuro dei trend.

L’oro è infatti considerato il bene rifugio per eccellenza. Questo significa che
i trader, nel caso in cui i mercati attraversano alcune fasi negative, tentano di
investire sull’oro. Per questo motivo, dunque, mentre tutti gli strumenti
finanziari mostrano un andamento negativo, l’oro risulta essere l’unico
elemento a presentare un trend positivo. Viceversa, l’oro mostra un
andamento al ribasso quando il mercato è attraversato da momenti di euforia.

Anche il petrolio è uno dei commodities che influenza maggiormente i


mercati di tutto il mondo ed in particolar modo il Forex. Esistono due
differenti tipologie di petrolio, ma il consiglio è quello di focalizzare
l’attenzione sul West Texas Intermediate, noto anche come WTI, che ha
un’influenza maggiore rispetto al Brent.

Quasi tutte le economie mondiali dipendono infatti dal petrolio, o perché lo


importano o perché lo esportano, e di conseguenza questa importanza si
riversa inevitabilmente sul mercato finanziario. Un calo del prezzo del
petrolio, dunque, comporterebbe dei vantaggi per i Paesi importatori e uno
svantaggio per i Paesi esportatori, e viceversa.
Conclusioni

I temi affrontati fino ad ora ci hanno permesso di apprendere le principali


nozioni relative all’Analisi Fondamentale e a ciò che essa comporta. Essa si
basa su una serie di semplici principi, difficili però da applicare se non si
hanno le competenze necessarie. Per intraprendere l’Analisi Fondamentale è
importante imparare ad esaminare i dati del bilancio di esercizio delle società,
per essere in grado di effettuare delle stime e delle previsioni di breve, medio
e lungo periodo. La raccolta e lo studio della grande mole di dati finanziari
richiedono tempi abbastanza lunghi e una valida conoscenza del mercato e
delle discipline matematiche e econometriche, motivo per cui l’Analisi
Fondamentale non è di facile utilizzo da parte dei meno esperti. Ma, se
utilizzata in modo corretto, essa può garantire una gestione ottimale e
ottimizzata dei propri capitali, in modo tale che vengano investiti riducendo i
rischi e in base alla volatilità dei mercati, con consapevolezza e evitando di
operare scelte sbagliate che comporterebbero la perdita del denaro.

I principi cardine dell’Analisi Fondamentale sono utili anche per gli analisti
tecnici, come strumenti di supporto nelle decisioni di investimento, grazie
allo studio del calendario degli eventi macroeconomici per stabilire quale sia
il momento più opportuno per effettuare gli investimenti.

L’Analisi Fondamentale è dunque un valido strumento, anche se presenta dei


limiti connessi alla sua complessità, ma rimane comunque molto importante
per comprendere a fondo i mercati finanziari.
Trading Operativo sul Forex

Il mercato del Forex è il più grande mercato finanziario esistente al mondo,


nel quale ogni giorno vengono effettuate operazioni di scambio di valute per
milioni di Dollari. Si tratta di un mercato equo, non manovrabile da alcuna
istituzione o governo, che muta esclusivamente in relazione alle oscillazioni
dei cambi fra valute. Il Forex trading consiste nell’acquistare una valuta nel
momento stesso in cui se ne vende un’altra, in quanto le quotazioni valutarie
sono formate da coppie, come ad esempio la coppia Euro-Dollaro. Nella
coppia le due valute assumono differenti ruoli, in quanto una indica la valuta
di base, mentre l’altra rappresenta la valuta quotata. L’elemento
fondamentale che le accomuna è il prezzo di scambio.

Il mercato del Forex, come anche quello del trading in generale, attira un
numero sempre maggiore di investitori. Tuttavia vi è una grande confusione
al riguardo, in quanto vi è una differenza sostanziale tra il Forex e il trading
azionario. Il Forex è un mercato che si basa sulla negoziazione delle valute,
mentre il trading si basa sulla negoziazione di titoli quali azioni o
obbligazioni nella Borsa Valori. Rispetto al trading azionario, il Forex ha
orari di apertura più flessibili, presenta commissioni ridotte per attirare
maggiori investitori, mette a disposizione un numero relativamente limitato di
coppie di valute per facilitare la scelta dei trader, inoltre non presenta alcuna
limitazione o restrizione. Altro punto a favore del mercato Forex è la totale
assenza di intermediari, con la conseguente riduzione dei costi di gestione
delle piattaforme, che servono soltanto per il collegamento con il mercato.

La scelta fra i due sistemi di investimento non è semplice, soprattutto se non


si ha esperienza nel settore, ma per intraprendere entrambe le strade è sempre
consigliato effettuare un attento lavoro di studio, con costanza e impegno,
perché soltanto con il sacrificio si potranno ottenere risultati positivi.

Il Forex trading è in grado di garantire maggiore stabilità in relazione agli


avvenimenti che possono influenzare il mercato, dunque iniziare ad investire
in esso i propri capitali potrebbe rivelarsi una mossa azzeccata, ma è
fondamentale non perdere mai di vista i limiti e le regole di buon senso e
prudenza.
Capitolo 1 – Cosa è il Forex Trading

Il Forex è un mercato che comprende al suo interno tutti gli scambi di natura
finanziaria che avvengono tra i vari soggetti, in particolare tra enti
finanziatori e trader. Proprio per questo motivo il Forex, noto anche come
mercato delle valute, è considerato il più grande mercato finanziario
dell’intero pianeta. La sua denominazione deriva dall’unione di due parole: la
prima è Foreign che significa letteralmente “straniero”, mentre la seconda è
Exchange, ossia “scambio”. Dunque il Forex non è altro che un mercato
improntato sullo scambio delle valute straniere. I numeri relativi al mercato
del Forex sono veramente incredibili: ogni giorno, infatti, lo scambio di
denaro liquido realizzato al suo interno ammonta ad oltre 5 mila miliardi di
Dollari statunitensi.

Una delle sue caratteristiche principali, che lo distingue da ogni altro mercato
borsistico presente nel mondo, è la sua mancanza di limiti orari, in quanto è
possibile svolgere trading in qualsiasi momento durante l’intero arco della
giornata e della notte. Questo aspetto non è assolutamente da sottovalutare: i
trader possono infatti sfruttare in tempo reale le conseguenze generate da
eventi internazionali, siano essi relativi al mondo della politica, della società
o dell’economia.

Ciò che inoltre contraddistingue il Forex è la totale assenza di una sede


finanziaria. Ciò significa che i prezzi relativi agli strumenti finanziari
scambiati al suo interno reagiscono semplicemente al mercato secondo la
normale legge della domanda e dell’offerta. Sull’interpretazione di questo
meccanismo devono agire tempestivamente i trader, che giocheranno al rialzo
nel caso in cui la domanda del prodotto osservato aumenti, oppure al ribasso
nel caso contrario. L’assenza di una vera sede ha portato il Forex ad essere
conosciuto nel mondo come un mercato “over the counter”.
1.1 – Come nasce il Forex

La nascita del mercato Forex può essere fatta risalire al 1944, in seguito agli
accordi di Bretton Woods, nel New Hampshire, fra USA, Francia e Regno
Unito. Tale riunione aveva lo scopo di rafforzare le singole economie degli
Stati partecipanti, attraverso una politica monetaria internazionale, che
prevedeva l’inserimento di procedure e di regole ben definite. Il Forex è
dunque il primo mercato al mondo frutto di una negoziazione politica, creato
con l’obiettivo di regolare i rapporti economici tra le varie Nazioni mondiali.

Furono due i progetti presentati per ricostruire il sistema monetario e


finanziario: il primo, denominato Progetto White, fu presentato dallo
statunitense Harry Dexter White, il secondo, denominato Progetto Keynes, fu
presentato dall’inglese John Maynard Keynes. Il Progetto White era
focalizzato sulla formazione di un nuovo ente che avrebbe dovuto finanziare
tutti i Paesi membri sulla base delle quote di capitale sottoscritto da ciascuno
di essi, in un sistema basato sul Dollaro statunitense. Il Progetto Keynes
prevedeva invece l’istituzione di una nuova moneta, chiamata Bancor, con la
quale i vari Paesi avrebbero dovuto compensare i propri debiti e crediti, sulla
base del loro peso economico nel commercio internazionale valutato come
media dell’ultimo triennio. Scaturì un compromesso tra i due progetti,
tuttavia ebbe maggior peso il Piano White.

La prima fondamentale conseguenza fu l’istituzione del Fondo Monetario


Internazionale e della Banca Mondiale, come enti con funzioni di sostegno e
di vigilanza sull’economia mondiale. Inoltre, gli accordi di Bretton Woods
sancirono per la prima volta la sostituzione della Sterlina inglese con il
Dollaro statunitense come valuta di riferimento per il tasso di cambio. Il
valore del Dollaro fu ancorato a quello dell’oro: un’oncia aveva il prezzo di
35 Dollari. Gli Stati aderenti a tali accordi avevano l’obbligo di controllare le
oscillazioni valutarie nazionali rispetto al Dollaro, mantenendole al di sotto di
un punto percentuale.

Gli anni più significativi per il Forex sono stati però quelli intercorrenti tra il
1950 e il 1960: in questi anni un gran numero di operatori entrò nel mercato e
il volume degli scambi incrementò notevolmente.

Il sistema monetario venutosi a creare a seguito degli accordi di Bretton


Woods si rivelò efficiente dalla sua istituzione fino agli inizi degli anni ’70.
Le regole stabilite consentivano di raggiungere gli obiettivi prefissati e di
regolarizzare il mercato, prevenendo la formazione di conflitti. In questi anni
però gli Stati Uniti dovettero affrontare eventi che incisero notevolmente
sulla spesa pubblica nazionale, come ad esempio la guerra in Vietnam e il
dispendioso programma sociale Great Society. In questa situazione,
l’indebitamento pubblico coincise con l’incremento delle domande di
conversione da parte degli investitori delle riserve in oro. Per questo motivo,
nell’estate del 1971, il Presidente Nixon decise di sospendere tale
convertibilità sancita dai precedenti accordi, annunciando tale decisione a
Camp David. Cosi alla fine del 1971 il G10 mise definitivamente fine al
sistema realizzato a seguito degli accordi di Bretton Woods: iniziò, con la
necessaria svalutazione del Dollaro statunitense e la conseguente fluttuazione
dei cambi, il sistema dettato dallo Smithsonian Agreement, improntato
appunto sui cambi flessibili. L’instaurazione del nuovo sistema monetario,
con l’ovvio abbattimento del precedente, non ha portato però alla dismissione
degli enti fondati nel 1944, che, all’infuori del GATT, continuano tutt’oggi
ad esistere.

Gli anni successivi all’annuncio di Camp David sono caratterizzati dal


protagonismo all’interno del Forex delle banche internazionali e delle
tecnologie. In particolare queste ultime hanno consentito, a partire dal 1980,
di incrementare i volumi degli scambi, grazie all’incremento della velocità e
all’ampliamento degli orari di operatività. I costi e le commissioni connessi
alle operazioni di trading, apparivano però come un ostacolo per molti
insormontabile, e proprio per questo motivo, fino agli anni ’90, il Forex era
considerato ancora un mercato riservato solamente a pochi eletti, in
particolare alle banche e a soggetti con grandi disponibilità economiche.

La tecnologia però si è dimostrata ancora una volta fondamentale per


l’evoluzione del Forex, in quanto l’avvento di Internet ha consentito
l’apertura del mondo del trading anche ad aspiranti trader e ad investitori
dotati di limitate risorse finanziarie. I costi, infatti, sono stati gradualmente
abbattuti e il trading è divenuto sempre più un mercato aperto.
1.2 – I principali vantaggi

Il mercato Forex consente di svolgere trading su operazioni internazionali,


con la possibilità di ottenere molti guadagni. Molti soggetti sono riusciti a
fare del Forex trading un vero e proprio lavoro. Ma ciò che contraddistingue
realmente il Forex da ogni altro mercato sono i vantaggi connessi all’attività
svolta.

Il vantaggio principale è rappresentato dal basso costo delle commissioni. Il


trading online ha infatti consentito di abbattere quest’onere che per anni
aveva caratterizzato il mercato finanziario. Le commissioni presenti oggi nel
Forex sono relative al broker che si sceglie di utilizzare per svolgere la
propria attività, ma risultano in ogni caso minime.

Un ulteriore vantaggio riguarda la piena autonomia posseduta dal trader. La


decisione di aprire una posizione, di chiuderla, di effettuare trading in prima
persona oppure di affidarsi a sistemi automatizzati spetta in piena libertà ad
ogni investitore. Nel trading moderno infatti è quasi completamente sparita la
figura dell’intermediario, grazie alla possibilità di agire attraverso semplici
clic direttamente sul mercato. Questo è possibile in quanto il Forex è dotato
di un’altissima liquidità di mercato, che permette ai trader di rimanere attivi
nel trading in qualsiasi momento, acquistando e vendendo le posizioni nel
mercato.

Un’ulteriore conseguenza vantaggiosa dell’avvento della tecnologia nei


mercati finanziari e in particolare nel Forex è la possibilità di svolgere trading
a qualsiasi orario del giorno o della notte, per ben cinque giorni alla
settimana, escluso il weekend durante il quale tutti i mercati finanziari al
mondo sono chiusi.
Il trading moderno consente ai trader di effettuare i propri investimenti,
allocando per ogni singola operazione anche piccoli importi. Questo è
possibile grazie allo strumento della leva finanziaria messo a disposizione dai
broker, che consente di aprire posizioni con valori decisamente superiori
rispetto alla somma investita.

L’avvento degli smartphone e dei tablet ha permesso ai trader di ampliare


anche il concetto di trading. Le operazioni possono infatti essere gestite in
maniera semplice da qualsiasi luogo, con l’unico requisito che è quello di
avere una stabile connessione ad Internet. In questo modo crescono sia le
probabilità di sfruttare al meglio e in tempo reale le variazioni di prezzo, sia,
di conseguenza, i profitti. Non è più dunque necessario che il trader si rechi
fisicamente presso la banca o, in generale, presso l’ente finanziario per
effettuare la propria operazione.

L’improvviso aumento del numero degli aspiranti trader, che si affacciano sul
mondo del Forex spesso senza una base statistica e finanziaria sufficiente, ha
indotto i broker a creare delle demo gratuite che consentono di simulare
l’attività del trading utilizzando un saldo monetario virtuale, azzerando
dunque i rischi e permettendo allo stesso tempo di migliorare le propria
affinità con l’interfaccia proposta.

Il trading, infine, viene spesso visto erroneamente come un’attività insicura.


In realtà tutto ciò che avviene all’interno del Forex viene costantemente
monitorato e verificato da organi di vigilanza e controllo.

Ogni broker può ottenere diverse certificazioni, a garanzia della qualità del
servizio offerto e dell’onestà dell’attività. Ciò può essere tradotto come totale
sicurezza nell’investimento che andrà ad effettuare.
1.3 – I soggetti nel mercato Forex

Per poter capire a fondo il Forex è fondamentale sapere chi sono i soggetti
che, in maniera più o meno attiva, partecipano alla movimentazione dei
prezzi e alla definizione del punto di incontro tra domanda e offerta. Per molti
anni il mercato finanziario più grande al mondo però è stato aperto solamente
a pochi investitori, in possesso di determinati requisiti economici.

Fortunatamente il web ha segnato l’apertura definitiva del Forex a tutti i


soggetti precedentemente esclusi, a prescindere dallo scopo per cui hanno
deciso di affacciarsi in questo mercato o dalle modalità con le quali
investono. Generalmente i soggetti decidono di effettuare trading solamente
per fini speculativi, ma una piccola fetta dei soggetti attivi partecipa al Forex
con lo scopo di convertire denaro in valute differenti da quella posseduta.

I soggetti principali del Forex sono le Merchant Bank, note più


semplicemente come banche d’affari. Questi soggetti svolgono diverse
funzioni: innanzitutto, essendo istituti di credito, svolgono un servizio
relativo all’attività di consulenza finanziaria e, in secondo luogo, gestiscono
patrimoni, talvolta considerevoli, di soggetti privati. Non svolgendo funzioni
commerciali, non è possibile per i cittadini privati depositare dei fondi presso
le Merchant Bank. Gli esperti considerano questi soggetti la parte
fondamentale dell’intero mercato Forex in quanto essi, sfruttando gli
interessi, permettono di movimentare circa il 50% dell’intero volume degli
scambi compiuti.

Ma le Merchant Bank non sono gli unici istituti bancari presenti all’interno
del Forex. Fondamentali sono infatti le Banche centrali, che amministrano la
politica monetaria nazionale e, sulla base delle decisioni intraprese,
influenzano i tassi di interesse presenti nel mercato Forex. Ma il potere
ipotetico delle Banche centrali è persino superiore a questo. Esse infatti
svolgono periodicamente delle previsioni in merito agli andamenti futuri di
mercato e sulla base di queste stime i trader effettueranno i loro investimenti.
Dunque si tratta di un’influenza indiretta, ma pur sempre determinante.

Esistono inoltre degli istituti che consentono ai trader di riunire i singoli


capitali in un unico fondo di investimento, al fine di effettuare un’unica
attività di trading e di ripartire i profitti ottenuti tra gli stessi trader sulla base
delle quote conferite. Questi istituti prendono il nome di Fondi comuni di
investimento.

Diversi da questi ultimi sono invece i cosiddetti Hedge Fund, che agiscono
all’interno del Forex cercando di sfruttare operazioni con scadenza nel
brevissimo termine, allocando ingenti investimenti. I profitti vengono
garantiti, nel caso di operazione positiva, grazie all’effetto della leva
finanziaria, molto elevato in questo tipo di investimenti. Per poter accedere a
questi tipi di Fondi però sono necessari, oltre ad una elevata disponibilità
economica, anche una serie di requisiti che ne limitano le partecipazioni.

Il mercato Forex è inoltre aperto alle multinazionali, che sfruttano le


potenzialità del mercato per comprare determinati prodotti o strumenti
finanziari in una determinata valuta, per rivenderli immediatamente, o al
momento opportuno, ad un’altra valuta. Il loro scopo non è dunque quello
speculativo, bensì quello di abbattimento dei costi di cambio.

I trader rappresentano l’ultima categoria di soggetti che si attivano all’interno


del mercato Forex. Naturalmente, siano essi investitori professionisti o meno,
agiscono per il puro profitto personale. I trader privati non godono di grandi
vantaggi, che sono riservati specialmente ad altri soggetti. Essi infatti non
possono ottenere notizie in anteprima relative a determinate operazioni e non
possono godere di spread ridotti.

Esistono però due ulteriori categorie di soggetti che spesso si sentono


nominare all’interno del mercato Forex, ossia gli orsi e i tori. Questi due
animali rappresentano simbolicamente coloro che influenzano
volontariamente l’andamento di mercato. I tori sono coloro che vorrebbero un
mercato al rialzo, per sfruttare al meglio la loro entrata nel Forex con
operazioni dalla lunga durata. Gli orsi invece sono più semplicemente i
venditori attivi del Forex, che dunque tendono ad un mercato al ribasso per
ottenere profitti dalle operazioni di trading effettuate. Il mercato dunque
oscilla a seconda della forza di queste due categorie, che spingono
continuamente il trend verso l’alto o verso il basso. Naturalmente un dominio
dei tori si tradurrebbe con un trend positivo, con i punti di massimo e minimo
che raggiungono livelli sempre più alti, mentre un dominio degli orsi
porterebbe ad una situazione simmetricamente opposta. Per i trader è
conveniente che una delle due forze prevalga sull’altra, in quanto in caso di
equilibrio ci si ritroverebbe in una delle cosiddette fasi laterali del mercato,
durante le quali ottenere profitti si rivelerebbe complesso. Il nome affidato ad
acquirenti e venditori attivi del Forex deriva dalla modalità di attacco di
questi due animali: il toro infatti tende ad incornare lo sfidante con un
movimento che va dal basso verso l’alto, mentre l’orso tende ad attaccare le
prede utilizzando le zampe, dunque con un movimento che va dall’alto verso
il basso.

L’opinione generale che si viene a creare unendo i pareri di ogni singolo


soggetto attivo presente nel Forex prende il nome di sentiment di mercato. I
trader dunque dovranno studiare e approfondire quale sia l’atteggiamento
dominante presente nel mercato in quel preciso momento, in modo tale da
intuire quale possa essere il futuro andamento del trend.
1.4 – La gestione del capitale

Il trading è un’attività nella quale è necessario contemplare il rischio. Questo


significa che aprire delle posizioni può sia portare dei profitti netti nel medio-
lungo periodo, sia determinare delle ingenti perdite, che colpiscono il capitale
allocato. Per evitare di dilapidare l’intero capitale è dunque fondamentale
porre in atto una strategia volta alla gestione del capitale, che prende il nome
di Money Management. L’obiettivo di questa analisi è sicuramente quella di
portare il trader ad ottimizzare i profitti e ridurre al minimo le perdite. Queste
non potranno essere eliminate, in quanto insite nel concetto stesso di trading,
bensì dovranno essere controllate e arginate. Non esistono strategie di
gestione del capitale perfette, e ogni teoria possiede punti di forza e punti
deboli. Quasi tutte però sono fondate sui medesimi punti chiave, da assumere
come dei veri e propri dogmi del Forex. La mancanza di un Money
Management o comunque l’adozione di una strategia inadatta e poco studiata
spingerà sicuramente il trader al fallimento.

È possibile scomporre la strategia di gestione del capitale in due componenti,


analizzabili separatamente ma che in realtà sono tra loro inscindibili. La
prima componente è il Risk Management, che consiste nell’analisi e nello
studio di ciascuna posizione che si intende aprire nel Forex. La seconda
componente è invece il Position Sizing, che invece mira ad individuare quale
sia la quantità di capitale ottima da allocare per ogni operazione da svolgere
nel trading.

Il Money Management è dunque anche gestione del rischio. È necessario


infatti sapere che i profitti necessari per ritornare al capitale iniziale in caso di
perdita sono proporzionali alla perdita.

Uno dei concetti più importante del Money Management e dell’intero Forex è
quello di drawdown. Questo elemento altro non è che la riduzione del
capitale dovuta ad una serie di operazioni negative e indica, in termini
percentuali, il rischio presente nella posizione aperta. È fondamentale non
sottovalutare il drawdown, in quanto questo stabilisce quale sia il limite, sulla
base del capitale allocato e dell’ammontare delle perdite, oltre al quale
diviene impossibile continuare ad effettuare trading. Un’adeguata strategia di
Money Management dunque tende a definire quale sia tale limite, in modo
tale da tenersi più lontano possibile da esso. Come detto, anche se varie, tutte
le strategie di Money Management sono basate su alcuni aspetti
imprescindibili. Innanzitutto ogni trader deve possedere una quantità di
capitale iniziale adeguata all’attività di trading. Iniziare in uno stato di
sottocapitalizzazione, infatti, può indurre il trader, a seguito di una serie
iniziale di operazioni negative, ad uscire immediatamente dal Forex. Allo
stesso tempo è necessario definire quale sia il limite di capitale allocato
utilizzabile. Generalmente gli esperti consigliano di non oltrepassare i due
terzi del capitale totale. Anche per questo motivo è importante programmare
in modo intelligente le operazioni da svolgere. Aprire contemporaneamente
più posizioni può risultare vantaggioso, ma anche molto pericoloso. Anche in
questo caso il consiglio è quello di non investire mai oltre il 20% del capitale
nello stesso momento.

È importante tenere ben presenti quali siano gli obiettivi di ogni operazione.
Il trading deve essere svolto determinando già in anticipo un limite massimo
di perdita, ossia il cosiddetto stop loss, e un livello considerato ottimale di
profitto, ossia il take profit: una volta che il trend oltrepassa uno dei due
punti, per motivi differenti, è consigliato chiudere la posizione. Il motivo è
quello di tenere in considerazione un rapporto tra rendimento e rischio né
troppo alto, né eccessivamente basso. Talvolta è infatti rischioso e
controproducente tentare di lasciar correre eccessivamente un profitto,
specialmente nel caso in cui sia già stato superato il punto di take profit. Il
trend potrebbe infatti cambiare orientamento e iniziare a produrre perdita,
dilapidando il guadagno ottenuto. Per questo motivo è talvolta importante
anticipare la chiusura di una operazione positiva al fine di assicurarsi
comunque un profitto.

Una corretta applicazione della propria strategia di gestione del capitale


consentirà ai trader di rimanere sul Forex nel lungo periodo, anche durante le
fasi negative del trading. Se le operazioni negative sembrano non aver
termine, la strategia creata non è quella giusta per il Forex e dunque sarà
necessario rideterminare i principi fondamentali del Money Management.
1.5 – Gli indici del Forex Trading

Il numero dei contratti oggetto di scambio all’interno del Forex in un


determinato periodo rappresentano il volume degli scambi del mercato.
Questo dato è uno degli indicatori più importanti per i trader, essendo
analizzato prima dell’entrata nel Forex ed essendo decisivo nella scelta
dell’apertura o meno di una posizione.

Il volume degli scambi varia a seconda dell’andamento dei prezzi. I mercati


che presentano bassi volumi di scambio sono facilmente individuabili anche
graficamente. Essi infatti presentano una sostanziale equivalenza del livello
dei prezzi assunti al momento dell’apertura con i prezzi del momento della
chiusura; inoltre le barre o le candele che compongono il grafico sono di
dimensioni molto piccole. La caratteristica principale dei mercati con volumi
di scambio alti invece è la notevole distanza tra massimi e minimi, con barre
o candele molto allungate.

Un altro indicatore è il cosiddetto Percentage in Point, noto più


semplicemente con l’acronimo PIP. Il Percentage in Point è la variazione di
prezzo subita da una determinata valuta, per quanto minima essa possa
essere. Dunque tale strumento è fondamentale per verificare quale sia
l’effettiva variazione, ma consente anche di assodare quale siano i guadagni e
le perdite. Il calcolo del PIP è però semplicissimo. Infatti osservando il valore
assunto dal prezzo in due differenti momenti, il PIP corrisponde alla
differenza tra la quarta cifra decimale dei due valori.

Come già detto in precedenza, il mercato del trading era in passato


profondamente differente. Infatti per poter investire nel Forex i broker
richiedevano costi di accesso e commissioni molto ingenti, in modo tale da
possedere una sorta di funzione di selezione e controllo sull’attività svolta dai
trader. Internet ha consentito anche ad altri soggetti di divenire broker nel
Forex e questo ha portato ad una naturale riduzione dei prezzi di accesso al
mercato. Questo è stato possibile grazie alla leva finanziaria, che ha
consentito ai trader di negoziare nei lotti del Forex prendendo del denaro
sotto forma di prestito direttamente dal broker scelto per effettuare trading.

La leva finanziaria è espressa sotto forma di proporzione, nella quale il primo


numero rappresenta il massimo valore movimentabile, mentre il secondo
numero è il riferimento del valore investito. Dunque in una proporzione
400:1 per ogni Euro investito è possibile movimentare un importo massimo
di 400 Euro. Naturalmente l’ampliamento consentito sui guadagni dalla leva
finanziaria, si riflette anche sulle perdite.

Dunque con questo strumento cresce sia il rendimento che il rischio. Per
questo motivo se si effettua trading utilizzando la leva finanziaria diviene
fondamentale stabilire con grande razionalità i punti di stop loss e di take
profit, che garantiranno un equilibrio all’investimento.
1.6 – Gli orari in cui effettuare trading

Una delle caratteristiche che spinge i trader ad investire nel mercato del Forex
è la possibilità di poter investire in qualsiasi orario, per ben cinque giorni alla
settimana. Nello specifico il Forex apre alle ore 23:00 della domenica,
tenendo in considerazione l’orario italiano, e chiude alla stessa ora del
venerdì. Vi sono degli orari che consentono ai trader di ottenere maggiori
profitti, e sono quelli durante i quali è presente sia un elevato volume di
scambi, sia un alto tasso di volatilità. L’unione di questi due fattori garantisce
infatti una tendenza ben più evidente, ma allo stesso tempo l’alta volatilità
induce un aumento nel tasso di rischio, causato dall’elevata imprevedibilità
insita nel movimento compiuto dai prezzi. Durante gli orari di apertura, il
Forex presenta però anche momenti in cui la volatilità e il volume degli
scambi assumono valori talmente bassi che appare inutile investire o aprire
posizioni: sono i momenti che susseguono all’apertura del mercato di
domenica, e quelli che precedono la chiusura di venerdì.

È comunque possibile distinguere tre differenti sessioni, che si alternano


durante l’arco della giornata.

1.6.1 – Forex in America

L’orario di apertura del Forex per ciò che concerne la sessione americana è
alle 14:00 ora italiana, mentre quello di chiusura è le 23:00. Il mercato
americano consente di movimentare un volume di scambi elevatissimo.
Inoltre la sovrapposizione e il contemporaneo trading tra sessione americana
e sessione europea garantisce una situazione agevolata e favorevole. Durante
questa sessione i trader devono tenere conto essenzialmente di due orari: il
primo è le 18:00, il secondo le 20:00, sempre sulla base dell’orario italiano.
Infatti quotidianamente a questi orari la FED, ossia la Banca centrale
statunitense, effettua degli annunci che potrebbero sconvolgere i trend.
Dunque il consiglio è quello di effettuare operazioni di trading solamente sul
Dollaro statunitense e su quello canadese una volta superato l’orario del
primo annuncio effettuato da parte della Federal Reserve System.

1.6.2 – Forex in Europa

La sessione in Europa apre alle 8:00 ore italiane a chiude nel momento in cui
la FED effettua il suo primo annuncio, ossia alle 18:00. La caratteristica
principale di questo mercato è la presenza di movimenti decisi e importanti,
che avvengono principalmente a partire dalle ore 9:00. Infatti a partire da
questo orario, cominciano a raggiungere i mercati le notizie relative alle
variazioni nel tasso di cambio delle valute, modificando la tendenza dei trend
presenti. In questo mercato i vantaggi più grandi sono forniti dalle operazioni
effettuate sui trading relativi all’Euro e a quelli relativi al Franco svizzero.

1.6.3 – Forex in Asia

La sessione asiatica ha orari per nulla coincidenti con quelli della sessione
americana e con quelli della sessione europea. Il Forex in Asia infatti apre
all’orario di chiusura del Forex americano, ossia alle 23:00 e chiude proprio
quando in Europa è l’orario di apertura, ossia alle 8:00. È forse la sessione
che movimenta meno volumi di scambi, ma presenta grosse piazze
fondamentali per l’intero Forex, come quelle di Tokyo e di Hong Kong.
Avendo un orario di attività poco influente a livello mondiale dal punto di
vista macroeconomico e da quello finanziario, il trend pare assumere una
tendenza lineare, che non presenta eccessive oscillazioni o veri e propri
shock, a meno che non vi siano eventi realmente eclatanti.
Capitolo 2 – Gli ordini nel Forex Trading

Nel mondo del Forex trading online, è possibile effettuare una consistente
varietà di ordini, selezionando gli strumenti con i quali si vogliono effettuare
le negoziazioni e studiando gli andamenti dei vari mercati in tempo reale
attraverso l’uso di prospetti grafici. Per operare in tali mercati, è dunque
necessario avere una conoscenza dei vari ordini che possono essere effettuati
nelle varie piattaforme di trading, per impartire al broker precise indicazioni
che consentano di ottenere risultati positivi.

Le principali tipologie sono gli stop loss, i take profit, gli ordini a mercato e
gli ordini limite.
2.1 – Stop Loss

Gli ordini stop loss rappresentano uno strumento fondamentale per i trader
per la gestione del rischio connesso al Forex, grazie al quale è possibile porre
un limite alle perdite che possono scaturire da una fase negativa del mercato.
Si tratta per tale motivo di un ordine di protezione, attraverso il quale verrà
impostato il valore massimo di perdita del capitale che il trader è disposto a
tollerare per singola posizione aperta. Tale ordine deve essere impostato dal
trader anticipatamente rispetto all’esecuzione delle varie operazioni di
apertura e sarà eseguito in modo totalmente automatico dalla piattaforma di
Forex utilizzata. Quando il trend raggiungerà il livello di stop loss fissato, la
posizione verrà automaticamente chiusa per evitare che le perdite possano
raggiungere un livello tale da erodere in modo irreparabile il capitale.

Per impostare il punto di stop loss è necessario monitorare la volatilità delle


principali coppie di valute: se l’ordine è di minima rilevanza, si potranno
verificare perdite esigue, viceversa, per ordini di maggiore rilevanza, le
perdite potrebbero compromettere la totalità dei profitti dei trader.

Attraverso lo stop loss è possibile salvaguardare gli investimenti dai


cambiamenti improvvisi del mercato, determinando appunto la massima
perdita realizzabile sulla base della propria strategia di Forex trading,
gestendo il rischio nel modo più opportuno.

Le perdite maggiori si verificano nel momento in cui il trade viene chiuso ed


è stato eseguito l’ordine di stop loss in un momento in cui il mercato sta
attraversando una fase di cambiamenti che potrebbero generare invece dei
profitti. In tal caso è possibile impostare la strategia in modo tale che vengano
aperte posizioni supplementari per recuperare le perdite precedentemente
subite. Tuttavia anche questo sistema può rivelarsi un fallimento, in quanto
spesso il mercato subisce dei cambianti tanto repentini, a causa della
diffusione di notizie finanziare importanti, che non sono in grado di fare
ottenere profitti, bensì comportano ulteriori perdite.

L’ordine di stop loss è dunque alla base della costruzione di una strategia di
trading efficiente. Per tale motivo verranno generati tre sistemi di valori di
stop, in base alla volatilità del trade: un sistema con uno stop elevato per i
casi di alta volatilità, un sistema con uno stop basso per i casi di scarsa
volatilità, un sistema intermedio. I sistemi automatici di trading analizzano i
segnali per valutare il livello al quale impostare lo stop loss.

Non sempre i trader si attengono agli ordini di stop loss stabiliti, ma


continuano a mantenere aperte le posizioni in perdita nella speranza che il
trend cambi la sua tendenza e trasformi le perdite in profitti. Tuttavia tale
intromissione nella strategia implementata, genererà solamente perdite più
ingenti, mettendo a rischio l’intero capitale.
2.2 – Take Profit

La seconda tipologia di ordini fondamentale per la gestione delle operazioni


di trading nel Forex è il take profit. Esso si pone in contrapposizione allo stop
loss e indica il livello di protezione dei profitti. Alla pari dello stop loss, esso
deve essere impostato prima di eseguire le operazioni sul mercato, in base
alla strategia e alle disponibilità finanziarie del trader. In un certo senso, si
tratta di un limite al guadagno, che si attiva una volta che vengono raggiunti i
livelli precedentemente stabiliti, per evitare che cambiamenti del mercato
possano erodere tali guadagni e vanificare quanto fatto fino a qual momento.

Quella che assume il take profit è dunque una funzione prettamente


prudenziale. Allo stesso tempo un trader può porsi il dubbio che il trade, una
volta oltrepassato il livello di take profit, possa continuare nel suo andamento
positivo e la chiusura della posizione anticipata potrebbe rivelarsi
un’occasione persa. Ma il compito del take profit può essere inteso anche
come un limite all’avidità del trader, che potrebbe portare ad ottenere
guadagni superiori, ma anche perdite davvero ingenti. L’emozione umana è
una caratteristica che nel mondo del Forex dovrebbe essere del tutto azzerata.
L’avidità naturalmente rientra tra i sentimenti da eliminare, e lasciar correre
un profitto significa affrontare un rischio che diviene ogni secondo più alto.
Scegliere il punto esatto nel quale collocare il take profit non è però
semplicissimo. La scelta può dipendere essenzialmente dalla motivazione che
spinge il trader a effettuare un determinato investimento, che può essere
ricondotta principalmente a due casi: la prima riguarda l’individuazione di
una determinata figura grafica che il trend sta andando a completare; la
seconda è invece relativa al perseguimento dell’andamento intrapreso dal
trend. Se il trader ha individuato una parziale figura analizzando il grafico
dell’oscillazione dei prezzi, investendo sulla conclusione del trend, il take
profit dovrà essere fissato nel punto in cui si presume andrà a concludersi la
raffigurazione che ha determinato l’apertura della posizione. La decisione di
dove fissare il take profit nel caso in cui il trader apra la posizione
nell’intento di seguire un determinato trend è invece subordinata ai livelli di
supporto e resistenza. Questi rappresentano dei punti fondamentali, in quanto
si suppone che nelle aree in cui gli stessi sono presenti il trend possa invertire
il proprio andamento. Naturalmente, nel caso in cui l’investimento si riferisca
ad un’operazione di acquisto, il take profit dovrà essere posizionato al di
sotto del livello di resistenza; viceversa, in un’operazione di vendita, il take
profit si dovrà fissare qualche punto al di sopra del livello di supporto.
2.3 – Ordini a mercato

Gli ordini a mercato devono essere concepiti come delle comunicazioni che
ciascun trader invia al proprio broker: la comunicazione riguarda la
disponibilità ad acquistare al prezzo di vendita presente in un determinato
momento, oppure a vendere al prezzo di domanda presente al momento di
apertura dell’operazione.

Per semplificazione, negli ordini a mercato il prezzo di offerta viene indicato


con l’abbreviativo ASK, mentre quello di domanda con la sigla BID; la
differenza tra i due valori di prezzi è invece nota come SPREAD.

L’ordine a mercato non necessita di alcun requisito per poter essere eseguito,
se non la volontà del trader, e la sua apertura è immediata. È possibile
comunque distinguere due differenti tipologie di ordini a mercato,
innanzitutto i cosiddetti ordini long, oltre ai cosiddetti ordini short.

La prima tipologia fa riferimento agli ordini di acquisto che il trader decide di


eseguire nel momento in cui matura la convinzione che il prezzo dello
strumento osservato possa subire, nei periodi successivi, un rialzo.

La seconda tipologia rappresenta una categoria di ordini riconducibili alle


vendite allo scoperto. Questi tipi di ordini vengono eseguiti dal trader nel
momento in cui egli ipotizza che il trend possa muoversi al ribasso nel
brevissimo termine.
2.4 – Ordini limite

Se gli ordini a mercato non richiedono alcun particolare requisito per la loro
esecuzione, gli ordini limite necessitano il verificarsi di un determinato
evento per poter essere eseguiti. La piattaforma di trading utilizzata piazzerà
l’investimento immediatamente, ma lo stesso verrà eseguito solamente nel
caso in cui l’andamento dei prezzi supererà il limite che il trader ha fissato in
precedenza. È possibile eseguire quattro differenti tipologie di ordini limite.

La prima tipologia prende il nome di Buy Limit, ed è un ordine che viene


utilizzato nel caso in cui il trader si attende che l’andamento del prezzo
continui il trend al ribasso. L’operazione verrà però eseguita aprendo una
posizione di acquisto nel momento in cui il trend supererà un certo limite,
anticipando così l’inversione di trend. Per realizzare un ordine di questo
genere, la condizione deve essere impostata ad un valore di prezzo inferiore
rispetto a quello presente al momento del compimento dell’investimento.

Una seconda categoria è invece quella dell’ordine Buy Stop. Il trader, in


questo caso, si attende un proseguimento al rialzo dell’andamento del prezzo,
ma aprirà una posizione long solamente dopo che il trend avrà raggiunto un
determinato limite. In questo caso il livello del limite deve essere impostato
in un punto superiore rispetto al valore posseduto dal prezzo al momento di
apertura della posizione.

Gli ordini di tipo Sell Limit invece vengono utilizzati nel caso in cui il trader
intenda aprire una posizione short, ma prima di aprire la posizione vuole
assicurarsi che il trend al ribasso raggiunga un determinato livello. Anche in
questo caso il requisito che determina l’effettiva realizzazione del trading è il
raggiungimento di una condizione impostata ad un valore inferiore rispetto a
quello posseduto dal prezzo al momento dell’ordine.
Infine, l’ultima tipologia di ordini è rappresentata dagli ordini Sell Stop. Il
trader prevede che il prezzo continui il suo trend al rialzo ma che, una volta
raggiunto un determinato limite, inverta il proprio andamento. Pertanto il
punto nel quale viene fissato il Sell Stop deve essere ad un livello superiore
rispetto al valore del prezzo nel momento in cui viene effettuato l’ordine.
Capitolo 3 – Analisi Fondamentale e Analisi Tecnica

Nel mondo del Forex lo studio di tutti gli eventi di natura macroeconomica
che sono in grado di manipolare, o perlomeno influenzare, l’andamento dei
prezzi e l’intero trend del mercato è molto importante. Questo tipo di esame
prende il nome di analisi macroeconomica, ma è nota a tutti i trader come
Analisi Fondamentale. Lo scopo dell’Analisi Fondamentale è quello di
individuare le notizie economiche relative ad un determinato Paese e cercare
di capire quanto gli annunci di tali notizie influenzino il valore della valuta
scambiata in quella Nazione. L’Analisi Fondamentale fa comunque
riferimento ad un calendario economico, contenente tutti gli eventi,
individuati sia secondo un criterio cronologico che secondo un criterio
nazionale, che potrebbero influenzare il livello delle diverse valute. Il web
ormai abbonda di calendari economici, più o meno dettagliati, e per i trader è
più semplice individuare e attendere le notizie economiche. I calendari
economici più completi consentono di rapportare i dati relativi ad un evento
economico con quelli presenti nel medesimo giorno negli anni precedenti, ma
anche con quelli attesi per l’anno in corso, in modo tale da fornire ai trader un
panorama chiaro e completo, in base al quale poter realizzare uno studio
approfondito di Analisi Fondamentale. Gli strumenti necessari per svolgere
una corretta Analisi Fondamentale sono gli indicatori macroeconomici. Il
venire a conoscenza della presenza o meno di una determinata notizia
economica è dunque il primo passo che ogni trader, professionista o meno,
deve compiere prima di fare trading.

Se l’Analisi Fondamentale studia le notizie economiche e il loro impatto sul


mondo del Forex, l’Analisi Tecnica, tramite una dettagliata analisi relativa
all’andamento dei prezzi all’interno del mercato, mira a definire quale possa
essere il comportamento degli stessi in un futuro più o meno lontano.
L’Analisi Tecnica, per far ciò, sia affida a diversi strumenti di tipo statistico,
ma tende a valutare anche i comportamenti umani che, secondo questa teoria,
influenzano più di ogni altra cosa le oscillazioni dei trend. L’Analisi Tecnica
dunque ha come scopo primario quello di individuare e analizzare tutti i
possibili livelli di entrata e di uscita dal mercato in modo tale che, grazie a
determinati strumenti sempre più avanzati dal punto di vista tecnologico, il
trader possa scegliere il miglior ingresso. Sono essenzialmente due gli
strumenti sui quali si basa l’Analisi Tecnica: in primis gli indicatori tecnici
che, sulla base dei dati statistici in possesso, forniscono interessanti
informazioni relative al trend dei prezzi; in secondo luogo gli strumenti
grafici, che invece lavorano maggiormente sulla parte visiva, per offrire al
trader un’immagine chiara dell’andamento del mercato. Naturalmente
entrambi gli strumenti necessitano di un software di analisi in grado di
recepire i dati e di esternarli nel modo migliore possibile affinché possano
essere compresi dal trader. Questi software sono facilmente reperibili sul
web: talvolta però il lavoro svolto non è sufficientemente chiaro e dettagliato,
in particolare se si tratta di software scaricati gratuitamente da Internet.
3.1 – L’Analisi Fondamentale: gli indicatori
macroeconomici

Come detto in precedenza, l’Analisi Fondamentale basa la sua efficacia su


alcuni indicatori macroeconomici.

Il primo di tali indicatori è sicuramente il Prodotto Interno Lordo nazionale,


noto anche con l’acronimo PIL. Questo indicatore è dato dalla somma di tutti
i beni e i servizi che vengono prodotti all’interno dei confini nazionali in un
determinato periodo di tempo, per poter poi essere consumati. Il Prodotto
Interno Lordo influenza notevolmente il Forex, in quanto un eventuale
annuncio di un suo incremento comporta una fase positiva, viceversa una sua
riduzione è strettamente correlata ad una contrazione del mercato.

Un secondo indicatore macroeconomico molto importante per l’Analisi


Fondamentale è il dato relativo alla produzione industriale. Questo dato, non
considerando il settore dell’edilizia, indica quale sia la produzione riferita al
solo settore industriale di un dato Paese. Anche in questo caso, come per il
PIL, produzione industriale e Forex sono proporzionali e l’aumento del primo
determina una fase espansiva del secondo, mentre un calo provocherebbe una
fase negativa.

L’Analisi Fondamentale può fare inoltre affidamento su un indicatore che


mira ad escludere dal PIL tutte le vendite indirette, compresi i servizi, e
prende il nome di indice delle vendite al dettaglio. Anche per questo
indicatore macroeconomico il rapporto con il Forex è strettamente
proporzionale.

L’indicatore relativo agli ordini di beni durevoli si riferisce al volume


espresso in valuta nazionale dei beni durevoli, ossia quei beni che offrono la
loro utilità in più anni come ad esempio le automobili, che sono stati prodotti
dal settore manifatturiero di una Nazione. Il mercato si rafforza quando
questo indicatore aumenta e si indebolisce quando invece l’indicatore
diminuisce.

Anche i tassi di interesse rientrano tra gli indicatori macroeconomici


indispensabili per l’Analisi Fondamentale, in quanto essi incidono sia sulla
politica monetaria messa in atto dalle Banche centrali, sia sulle scelte
economiche di un Paese. In questo caso gli effetti causati da un incremento
dei tassi di interesse sono doppi: inizialmente si ottiene un aumento nel tasso
di volatilità presente nel Forex; successivamente questo si traduce in un
ampliamento del mercato. Viceversa, una riduzione del tasso provoca un
indebolimento del mercato.

Attraverso il rapporto tra l’incidenza della popolazione occupata e il totale


della popolazione di un dato Paese, è possibile conoscere l’indicatore di
occupazione nazionale. Valori positivi di tale indicatore determinano fasi
favorevoli del mercato, al contrario valori negativi comportano fasi di calo.

La differenza tra esportazioni e importazioni, ossia la bilancia commerciale


nazionale, determina l’ultimo tra i principali indicatori macroeconomici che
influenzano il mercato del Forex.
3.2 – I tre pilastri dell’Analisi Tecnica

Come detto precedentemente, l’Analisi Tecnica è volta alla previsione del


trend dei mercati finanziari, per consentire a coloro che intendono effettuare
operazioni di investimento di poter ottenere con maggiore probabilità dei
profitti. Tale Analisi è molto complessa e si fonda su tre presupposti basilari:
i prezzi scontano tutto, il mercato si muove per tendenze e la storia si ripete.

Il primo presupposto indica che i prezzi presenti sul mercato riflettono tutte le
informazioni economiche disponibili, anche quelle conosciute soltanto da
pochi soggetti. Dunque non è necessario ricercare e analizzare tali
informazioni, in quanto già contenute nelle oscillazioni dei prezzi.

Il secondo presupposto indica che le oscillazioni dei prezzi non sono mai
casuali, ma frutto della combinazione di due o più tendenze. L’Analisi
Tecnica ha lo scopo di individuare questi trend e di prevederne l’evoluzione
nel tempo. Dunque il trader nell’ambito di tale analisi non dovrà pretendere
di vendere ai livelli massimi di prezzo o di acquistare ai livelli minimi, bensì
dovrà sfruttare la tendenza in atto in quel momento.

Il terzo presupposto invece indica la ciclicità dell’andamento del mercato


finanziario. Questo aspetto è dovuto principalmente alla volontà degli esseri
umani di trarre dei profitti dal trading, che li porta a ripetere periodicamente i
medesimi comportamenti, talvolta anche in modo frenetico. È dunque
importante analizzare le serie storiche, che tendono ad identificare dei pattern
di prezzo utili per capire quale possa essere l’andamento del trend in futuro.

I presupposti dell’Analisi Tecnica non garantiscono l’infallibilità delle


previsioni, ma mirano a formulare previsioni con una percentuale di
correttezza pari almeno al 70%, per riuscire a districarsi anche nei mercati
finanziari più ostili.
3.3 – La Teoria di Dow

L’Analisi Tecnica moderna è frutto di una serie di studi portati avanti dallo
statunitense Charles Dow, un giornalista che nei primi anni del XX Secolo ha
pubblicato una serie di teorie relative all’analisi dei mercati finanziari sul
Wall Street Journal. Queste teorie sono state utilizzate come base per lo
studio e l’esame di ulteriori dottrine, proprio per l’efficacia e l’adattabilità
mostrata anche per i sistemi presenti nei moderni mercati.

La Teoria di Dow si fonda sull’idea che le oscillazioni dei prezzi non dipenda
da fattori puramente casuali, ma che queste dipendano da determinate
tendenze, più o meno prevedibili. Queste oscillazioni vengono inoltre
paragonate dal giornalista alle onde del mare, che periodicamente avanzano e
si ritraggono, a seconda delle maree. Solamente quando i trend giungeranno
ad esaurire quasi completamente la propria forza, allora si avrà un’inversione
di tendenza e la ciclicità riprenderà dal principio.

Dow, al fine di organizzare la sua teoria, ha fissato sei punti fondamentali


della sua analisi.

Il primo presupposto della teoria di Dow coincide anche con uno dei principi
basilari dell’Analisi Tecnica, ossia quello secondo cui i prezzi scontano tutto.
Dunque secondo Dow il prezzo contiene di per sé tutte le informazioni, anche
quelle difficilmente reperibili, ed è sufficiente analizzarlo per venire a
conoscenza degli eventi economici che lo hanno caratterizzato.

Il secondo punto della Teoria di Dow individua tre differenti possibili


tendenze che può assumere il prezzo all’interno del mercato finanziario, che
si differenziano esclusivamente per la durata. La prima tipologia è definita
trend primario, che ha una durata nettamente superiore rispetto alle altre due
categorie, in quanto può seguire la sua oscillazione tendenziale anche per
periodi maggiori a un anno. La seconda tipologia prende il nome di trend
secondario, che invece possiede una durata variabile tra i novanta e i
centottanta giorni. L’ultima tipologia infine prende il nome di trend minore,
che ha una durata generalmente inferiore al mese e che non è sempre
facilmente individuabile sul mercato.

Nel terzo punto, Dow procede nella sua Teoria scomponendo ogni singola
tipologia di trend in ulteriori tre categorie, che prendono il nome di fasi, in
modo tale da facilitare la comprensione del mercato e l’individuazione delle
motivazioni che spingono i prezzi verso l’assunzione di un determinato trend.
La prima delle tre fasi viene definita da Dow come fase di Accumulazione, ed
è fondamentale in quanto durante questo intervallo il trend inizia a prendere
forma. Solamente pochi trader però riusciranno a venire a conoscenza delle
informazioni economiche e a sfruttare pienamente tale consapevolezza. Il
trend è ancora in una delle sue fasi laterali e non mostra alcuna intenzione di
variare la propria oscillazione: è dunque impossibile riconoscere
graficamente che si è in fase di accumulazione. La seconda fase, nota come
fase di Partecipazione, invece mostra i primi segni distinguibili anche
graficamente della formazione di un nuovo trend, in quanto si assiste ad un
iniziale incremento dei prezzi. L’ingresso sempre più consistente nel mercato
dei trader, anche di quelli non informati, spinge sempre più in alto il livello
del prezzo, fino a che questa influenza non va a scemare determinando un
rallentamento del trend. È sicuramente la fase del trend più favorevole per gli
investitori, durante la quale il mercato presenta volumi di scambio e un
livello di volatilità molto alti. La terza fase, infine, è definita da Dow come
fase di Distribuzione, e rappresenta l’intervallo temporale durante il quale il
prezzo ha raggiunto il suo massimo e gli investitori intuiscono che sia il
momento opportuno per chiudere le posizioni aperte nel Forex, decretando
l’inversione del trend. È una fase molto convulsa, in quanto i trader entrarono
in uno stato simile al panico, per riuscire a vendere la posizione al prezzo
migliore possibile, e si dà il via ad una frenetica corsa al ribasso.

Analizzando l’indice ferroviario e quello industriale statunitense, Dow è


riuscito ad individuare una correlazione diretta tra i due, evento che gli ha
consentito di stabilire il quarto punto della sua Teoria. Secondo Dow, infatti,
questi due indici possiedono un legame positivo indissolubile, tale da non
poter confermare un’inversione di tendenza se questa situazione si osserva
solamente in uno dei due. Questo concetto può essere applicato nel mercato
Forex anche alle valute dei vari Paesi.

Il quinto punto prevede un altro metodo di individuazione del trend, che


deriva, secondo Dow, dall’osservazione dei volumi di scambio presenti
all’interno del mercato. Essi talvolta sono in grado persino di anticipare il
trend, ma devono essere analizzati soprattutto al fine di confermarlo. Ogni
trend infatti è associato ad un notevole incremento dei volumi, mentre le fasi
laterali presentali riduzioni sostanziali degli stessi. Ciò significa che
solamente dopo aver accertato l’espansione dei volumi è possibile
confermare che si è in presenza di un trend.

Il sesto punto della Teoria di Dow è forse il più complicato. Egli infatti
afferma che ogni trend deve essere considerato tale fino a che nel grafico
osservato non appare un segnale lampante dell’avvenuta inversione. Fino ad
allora, soprattutto per coloro che adottano una strategia di tipo Trend
Following, è necessario inseguire il trend. Chiaramente è complicato
anticipare l’inversione del trend, specialmente quando si assiste ad un calo di
prezzo dovuto ad una correzione finanziaria.
3.4 – Il Momentum e i ritracciamenti di Fibonacci

Una volta individuato il trend, ogni investitore, al fine di aumentare le


probabilità di successo, deve analizzarne sia la struttura che l’intensità. In
particolare quest’ultima caratteristica, nota all’interno del Forex anche come
Momentum, consente di capire se il trend possa durare a lungo oppure se stia
esaurendo la sua forza, virando verso una fase laterale di mercato. Inoltre
scoprire quale sia il Momentum offre ai trader la possibilità di intuire,
attraverso l’analisi delle cosiddette divergenze di mercato, quando avverrà la
fine del trend.

Il concetto di Momentum ha legami profondi con la fisica ed in particolare


con le tre leggi di Newton. Infatti è necessario immaginare che i prezzi siano
come dei corpi, mentre i soggetti che influenzano il Forex siano le forze:
entrambe le componenti rispondono alle leggi della dinamica composte dal
matematico inglese.

Seguendo questo filo logico, i prezzi e i soggetti attivi del mercato possono
divenire i protagonisti delle tre leggi della dinamica. Secondo la prima legge,
dunque, i prezzi subiscono delle oscillazioni a seconda della notizia
economica annunciata, e sempre sulla base di essa, i soggetti entreranno nel
mercato. Per la seconda legge, invece, la spinta e l’intensità del trend saranno
proporzionali al numero di soggetti che decidono di acquistare le posizioni.
Infine, secondo la terza legge, una volta raggiunto il punto massimo, il trend
del prezzo subirà una spinta di uguale portata, completamente opposta, che
comporterà un’inversione di tendenza.

La correlazione tra fisica e mercati finanziari, aiuta a capire quale sia


l’importanza posseduta dal Momentum. Esso, infatti, inteso come variazione
di intensità del trend in un determinato intervallo di tempo, subisce degli
incrementi nel momento in cui il trend del prezzo è soggetto ad importanti
accelerazioni: un Momentum alto indica dunque che il trend continuerà
ancora nella direzione tendenziale.

Il Momentum assume valori alti solamente in tre occasioni: innanzitutto nel


momento in cui il trend si sta formando, oppure in occasione di un’inversione
di trend ed infine durante le fasi laterali di mercato. Studiare il Momentum
dunque consente di intuire quale possa essere l’andamento futuro dei prezzi,
aiutando il trader ad accumulare dei profitti.

Attualmente è possibile individuare il Momentum attraverso l’utilizzo di


alcuni indicatori, tra i quali si ricordano le medie mobili, le bande di
Bollinger, l’RSI, l’ADX e l’oscillatore stocastico.

Al fine di individuare i possibili livelli che il prezzo può assumere


nell’immediato futuro, molti trader decidono di utilizzare i cosiddetti
ritracciamenti di Fibonacci. Quest’ultimo era un matematico italiano vissuto
addirittura nel 1200, che aveva individuato una sorta di proporzione tra due
elementi qualsiasi, anche tra quelli presenti in natura, che possiedono misure
differenti. Fibonacci, sulla base di una ipotetica sezione aurea, individua una
sequenza di numeri, nella quale ogni cifra è data dalla somma degli ultimi
due numeri che la precedono. Tale sequenza è stata applicata con successo
anche nel mondo del trading ed è oggi uno strumento molto importante che i
trader utilizzano per analizzare il mercato.

Lo scopo dei ritracciamenti di Fibonacci è quello di individuare alcuni punti,


che nessun altro strumento è in grado di rilevare, che potrebbero divenire
supporti o resistenze. In questo modo il trader è in grado di anticipare
un’inversione di tendenza, ottenendo dei vantaggi considerevoli.
3.5 – Ipercomprato e ipervenduto

Nel Forex esistono delle situazioni nelle quali i prezzi raggiungono


determinati livelli, situati in particolari zone del mercato.

In particolare la zona di ipercomprato fa riferimento ad un’area nella quale si


trova il trend dei prezzi che ha subito un rialzo eccessivo. Dunque una volta
che la tendenza ha raggiunto questa zona i trader si aspettano che vi sia un
inversione dell’andamento che riporti i prezzi in un range standard. I prezzi
infatti raggiungono queste aree in occasioni straordinarie e vi rimangono per
un tempo relativamente breve. L’eccessivo rialzo è causato dalla lotta tra tori
e orsi che caratterizza il mercato finanziario. Inizialmente l’eccessivo rialzo
ha indotto i tori, ossia gli acquirenti, a chiudere le posizioni aperte sul
mercato al fine di trarne dei profitti. Allo stesso tempo, gli orsi, ossia i
venditori, hanno approfittato della situazione vendendo allo scoperto. Tutto
ciò si riflette graficamente con un’iniziale impennata del trend verso l’area di
ipercomprato, ed una successiva picchiata per un ritorno alla normalità.

Simmetricamente, le aree di ipervenduto identificano quelle zone di ribasso


nelle quali i prezzi si sono spinti, oltrepassando i limiti minimi periodici. In
questo caso i trader si attendono un’impennata che riporti il trend nella media
standard del periodo. Anche le motivazioni sono opposte rispetto a quelle che
creano impennate nelle zone di ipercomprato. In questo caso gli orsi, a causa
del prezzo eccessivamente ridotto, hanno deciso di chiudere le loro posizioni,
mentre i tori hanno ipotizzato che il trend potesse presto risalire, aprendo
posizioni. Queste azioni hanno prima inabissato il trend oltre il minimo
periodico, per poi riportarlo al suo range standard.
Capitolo 4 - Gli indicatori e gli oscillatori

Al fine di analizzare in maniera più approfondita il Forex, sono stati messi a


disposizione dei trader una serie di indicatori o di oscillatori. Questi hanno lo
scopo di confermare, o di smentire, la credibilità di ogni singolo segnale
ricevuto. Nel mondo del trading non esiste niente di certo. Dunque è errato
pensare che indicatori e oscillatori possano in qualche modo prevedere il
futuro, indicando con certezza i valori che assumeranno i prezzi. Essi devono
essere pensati come strumenti di supporto, che incrementano le possibilità di
guadagno, ma che non sono di certo infallibili.
4.1 – Le medie mobili

Le medie mobili sono l’indicatore più utilizzato dagli investitori nel Forex e
negli altri mercati finanziari. Grazie a questa tipologia di indicatori è infatti
possibile delineare quale sia la tendenza che andrà ad assumere il mercato,
ma anche generare alcuni segnali, in modo tale che il trader possa
tempestivamente aprire o chiudere una determinata posizione. Le medie
mobili possono essere suddivise in tre sotto-categorie: la media mobile
semplice, quella ponderata e quella esponenziale. Queste si differenziano tra
loro a seconda della modalità di calcolo, dando maggiore peso agli eventi del
passato più lontani, come avviene per la media mobile esponenziale, o più
recenti, come invece avviene per la media mobile ponderata.

L’utilizzo delle medie mobili consente dunque di individuare il trend


primario, riducendo tutte quelle correzioni che distorcono l’attenzione del
trader e che causano errori di valutazione durante l’attività di trading.
4.2 – Le bande di Bollinger

Mediante le bande di Bollinger il trader può individuare la volatilità presente


nel mercato e riportarla direttamente sul grafico. Questo indicatore è
composto da tre linee: la banda superiore, la banda inferiore e la linea di
equilibrio. La prima banda si muove al di sopra della linea dei prezzi, la
seconda al di sotto della stessa, mentre la terza segue la media mobile dei
valori dei prezzi. Questo indicatore ha molte funzioni. Innanzitutto viene
utilizzato per individuare la volatilità presente nel mercato: le bande si
allargano quando la volatilità è alta e si restringono nel momento in cui la
volatilità assume valori bassi. Inoltre le bande di Bollinger vengono utilizzate
per confermare l’intensità di un determinato trend e per individuare le aree di
ipercomprato e di ipervenduto. Infine questo oscillatore consente di
determinare le aree nelle quali sono presenti supporti e resistenze.

Questo strumento può rivelarsi molto utile soprattutto se utilizzato in maniera


combinata con altri indicatori, per valutare, ed eventualmente confermare, il
significato dei segnali del mercato.
4.3 – Il Relative Strenght Index

Il Relative Strenght Index, meglio noto con l’acronimo RSI, è un indicatore


di fondamentale importanza per lo svolgimento del trading in quanto
consente di valutare la corretta velocità con la quale i prezzi cambiano. È uno
degli indicatori più utilizzati che, anche se di difficile comprensione, viene
inserito dai broker direttamente nelle piattaforme in modo tale che i trader
possano utilizzarlo senza difficoltà.

L’RSI consente di capire l’area di appartenenza del prezzo in un preciso


momento e, in particolare, individua le zone di ipercomprato e di
ipervenduto, consentendo così agli investitori di aprire correttamente le
posizioni.

Generalmente il range nel quale si muove il Relative Strenght Index è


compreso tra il valore 0 e il valore 100. Questo ci consente di avere sempre
dei dati obiettivi, a prescindere dal trend che si osserva. Infatti, questo
indicatore assume degli specifici valori per indicare che il trend si trovi in
aree particolari e nello specifico: l’RSI è superiore a 70 se il prezzo si trova in
una zona di ipercomprato, ed è inferiore a 30 se il prezzo si trova in una zona
di ipervenduto.
4.4 – L’Adverage Directional Index

Mediante l’Adverage Directional Index è possibile capire quale sia l’effettiva


forza o intensità posseduta da un trend. Questo indicatore, noto anche con
l’acronimo ADX, è graficamente rappresentato da una linea che oscilla tra 0 e
100: il trend appare forte se l’ADX assume valori superiori a 40, mentre è
considerato congestionato quando assume valori inferiori a 20.

Dunque utilizzando questo indicatore non è possibile capire se il trend è in


fase di rialzo o di ribasso, ma solamente se si è o meno in una fase di trend.

L’ADX si compone di tre linee: la Linea +DI, calcolata sulla base della
differenza tra il massimo del giorno in corso e quello del giorno precedente;
la Linea –DI, calcolata sulla base della differenza tra il minimo del giorno in
corso e quello del giorno precedente; la Linea ADX, che è basata sulla
relazione intercorrente tra le due linee precedenti.

Sulla base dei valori assunti da queste tre linee il trader può intuire se il
mercato sia o meno in una fase tendenziale.
4.5 – L’oscillatore stocastico

Nel caso in cui il trader intenda individuare quali siano gli intervalli di tempo
caratterizzati da accumulazione oppure da distribuzione di prezzo allora è
necessario utilizzare l’oscillatore stocastico. Questo è uno degli strumenti più
potenti dell’intera analisi di mercato, in grado di capire quale sia il probabile
andamento futuro dei prezzi. L’oscillatore stocastico esamina la posizione
assunta dai prezzi di chiusura: se questi si avvicinano ai massimi livelli
giornalieri, allora il trend sarà probabilmente al rialzo, mentre se si
avvicinano ai minimi giornalieri il trend tenderà al ribasso. Anche in questo
caso il range assume valori che oscillano tra il valore 0 e il valore 100.

L’analisi dell’oscillatore stocastico è fondata su due elementi. Innanzitutto la


Curva %K, che relaziona i prezzi di chiusura in un determinato intervallo, e
in secondo luogo la Curva %D, che invece opera sui livelli assunti dalla
prima curva. In questo caso le aree di ipercomprato vengono individuate nel
caso in cui l’oscillatore assume valori superiori a 80, mentre quelle di
ipervenduto quando assume valori inferiori a 20.

In definitiva con l’utilizzatore stocastico è possibile individuare, oltre alle


zone di ipercomprato e di ipervenduto, anche le aree che anticipano le
inversioni di tendenza. Inoltre esso invia al trader segnali di apertura o di
chiusura della posizione, sulla base dei dati ottenuti incrociando le curve %K
e %D.
Conclusioni

L’analisi svolta in questa guida ha evidenziato come il Forex possa rivelarsi


una scommessa vincente, soprattutto se svolto in maniera professionale.

Naturalmente il rischio di subire delle perdite non può essere mai eliminato
totalmente, ma attuando una strategia efficiente, attraverso lo studio e
l’analisi dei vari indicatori, sarà possibile ridurne l’incidenza e tutelare il
capitale investito.

Essere consapevoli del rischio è il primo passo fondamentale per aumentare


le probabilità di ottenere risultati positivi nel mercato del Forex. Grazie a
questa sorta di limite sarà possibile evitare di subire gravi perdite e di
ottenere al contempo discreti guadagni.

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