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ABBA

C D d C E; F G g F E E

Ora parrá s’eo saverò cantare Ora di vedrà se saprò cantar e se varrò quanto già
e s’eo varrò quanto valer giá soglio, soglio valere, poiché del tutto amore fuggo e non
poiché del tutto Amor fuggo e disvoglio, voglio e più che ogni cosa mai mi repelle. Perché
e piú che cosa mai forte mi spare! da un uomo considerato saggio [Bertrand de
Ch’ad om tenuto saggio odo contare Ventadorn, Chantars no pot gaire valer, si d’ins
che trovare — non sa, né valer punto, dal cor no mou lo chans] sento dire che non sa
omo d’Amor non punto; trovare né avere valore in generale un uomo da
ma ch’è digiunto — da veritá mi pare, amore non punto [rima equivoca]: ma mi pare
se lo pensare — a lo parlare — assembra; disgiunto dalla verità, se egli tiene insieme il
ché ’n tutte parte, ove distringe Amore, pensiero e la parola, perché ovunque Amore si
regge follore — in loco di savere. vincola [Meravigliosamente/ un amor mi
Donqua como valere distringe Giacomo da Lentini] regge la follia in
po, né piacere — di guisa alcuna fiore, luogo del sapere. Dunque come potrebbe valere o
poi dal fattore — d’ogne valore — dissembra, piacere alcunché colui che dal Fattore di ogni
ed al contraro d’ogne manera sembra? Valore si discosta e assomiglia in ogni modo al suo
Avversario.
Ma chi cantare vole e valer bene,
in suo legno nochier diritto pone,
Ma chi vuole cantare e valere sul serio, sulla sua
ed orrato saver mette al timone,
nave come nocchiero pone la Legge come
Dio fa sua stella e ver lausor sua spene;
ché grande onor né gran ben non è stato nocchiero e mette al timone un sapere Onorato, fa
conquistato, — carnal voglia seguendo, di Dio la sua stella polare e della vera lode la sua
ma promente valendo, speranza, perché né grande onore né bene è mai
ed astenendo — a vizi ed a peccato; stato conquistato seguendo la voglia carnale, ma
unde ’l sennato — apparecchiato — ognora valendo prodemente ed astenendosi da vizi e dai
de core tutto e di poder dea stare peccati; così l’uomo assennato deve essere sempre
ad avanzare — lo suo stato ad onore, pronto con tutto il suo cuore e la sua forza a
no schifando labore; migliorare il suo stato per onore, non disdegnando
ché giá riccore — non dona altrui posare, il lavoro, perché la ricchezza non concede il riposo,
ma ’l fa alungiare; — e ben pugnare — onora: ma anzi lo allontana e l’impegno onora, ma tuttavia
ma tuttavia lo ’ntenda altri a misora. con moderazione.

Voglia ’n altrui ciascun ciò che ’n sé chere, Ognuno voglia dagli altri ciò che chiede a sé stesso,
non creda pro d’altrui dannaggio trare; né creda di poter trarre vantaggio dal danno altrui,
che pro non po ciò ch’onor tolle dare, che non può dare pro ciò che toglie onore, né dà
né dá onor cosa, u’ grazia ed amor pere; onore ciò in cui la grazia e l’amore muore. Ed è
e grav’è ciò ch’è preso a disinore, difficile [prov. Greu] che ciò che è preso con
ch’a lausore — dispeso esser poria. disonore possa essere poi consumato con lode.
Ma non viver credria Ma non creda di vivere senza falsità l’uomo vile, e
senza falsia — fell’om, ma via maggiore in modo maggiore il giusto di cuore sarebbe
fora prusore — giusto di core — provato; approvato dai più [prusore: plusieurs] che bisogna
ch’è piú onta, che morte, da dottare, temere [doptare prov. Dal lat. Dubitare] di più
e portare — disragion, piú che dannaggio; l’onta che la morte e più il torto che il danno,
ché bella morte om saggio perché l’uomo saggio deve amare con il cuore più
dea di coraggio — piú che vita, amare; una morte giusta che la vita; perché non per
ché non per stare, — ma per passare — orrato rimanere ma per transitare con onore ogni uomo
dea creder ciascun om d’esser creato. deve credere di essere stato creato.
En vita more e sempre in morte vive In vita muore e sempre in morte vive l’uomo vile
omo fellon, ch’è di ragion nemico: che è nemico di ragione, credendo di essere ricco
credendo venir ricco, ven mendico; diventa povero; perché un uomo avido non può
ché non giá cupid’om pot’esser dive, essere ricco, che più forte cresce il desiderio e la
50ch’adessa forte piú cresce vaghezza preoccupazione quanto più cresce il tesoro. Non
e gravezza, — ove piú cresce tesoro. molti acquistan l’oro, ma l’oro acquista loro, e i più
Non manti acquistan l’oro, hanno danno da ricchezza, gentilezza, bellezza. Ma
ma l’oro loro; — e i plusor di ricchezza, è veramente ricco chi disprezza la ricchezza e chi è
di gentilezza — e di bellezza — han danno. gentile sostiene allo stesso modo danno e
55Ma chi ricchezza dispregia è manente, vantaggio, timore e speranza e si accontenta di
e chi gent’è, — dannaggio e pro sostene, poco con onore e saggiamente in sé trattiene
e dubitanza e spene, l’affanno secondo quanto consentono la ragione e i
e se contene — de poco orrevolmente, tempi.
e saggiamente — in sé consente — affanno,
60secondo vol ragione e’ tempi danno.

Onne cosa fue solo all’om creata, Ogni cosa fu creata per l’uomo e l’uomo non fu
e l’om no a dormire, né a mangiare, creato per dormire o mangiare, ma solo per
ma solamente a drittura operare; operare dirittamente e perciò gli fu dato il
e fue descrezion lui però data. discernimento. La Natura, Dio, la ragione scritta e
65Natura Deo ragion (scritta è comune) quella comune (la filosofia e il buon senso)
reprensione — fuggir, pregio portare comanda di fuggire le colpe e sostenere ciò che ha
ne comanda; ischifare pregio, di schivare i vizi e usare la via di virtù,
vizi, ed usare — via de vertú ne’mpone, eliminata ogni scusante. Ma se anche la legge o dio
onne cagione — e condizione — remossa. non imponessero ciò e non rendessero in alcun
70Ma, se legge né Deo no l’emponesse, modo giustizia in terra o dopo quando l’anima sarà
né rendesse — qui merto in nulla guisa, divisa dal corpo, comunque ritengo che ognuno
né poi l’alma è divisa, dovrebbe quanto può fare in modo che avesse
m’è pur avisa — che ciascun dovesse, forza ogni cosa che è mossa da ragione.
quanto potesse, — far che stesse — in possa
onne cosa, che per ragione è mossa.
Come mi vale poco questa dimostrazione, perché
Ahi, come valemi poco mostranza! l’ignoranza non distoglie dal fare il bene quanto lo
Ch’ignoranza — non da ben far ne tolle, fa il desiderio folle e più travolge a far ciò il
quanto talento folle, comportamento malvagio perché l’errore è più
e mai ne ’nvolle — a ciò malvagia usanza; astuto della lealtà. Il male non è più facile a farsi
ché piú fallanza — è che leanza — astata. del bene, ma il bene pare più difficile solo per
No è ’l mal piú che ’l ben a far leggero; disabitudine e perché si porta il desiderio del
Ma che fero — lo ben tanto ne pare, contrario, laddove il bene è domestico e volentieri
solo per disusare, risulta gradita, praticarlo conduce ad un onorevole
e per portare — lo contrar disidero; gioia.
u’ben mainero — e volontero — agrata,
usar l’aduce in allegrezza orrata.

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