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Benedetta Barzini fotografato per Panorama © enzo dal verme

Ritratto
Fotografico
COSA FOTOGRAFI QUANDO SCATTI UN RITRATTO?
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ritratto fotografico - guida - enzo dal verme


Ci sono due aspetti della nostra
competenza come fotografi ritrattisti che
tendono a svilupparsi parallelamente:
* la facilità di stabilire relazioni armoniose con chi stiamo ritraendo
* l’abilità di mettere a fuoco una sfumatura del loro stato d’animo
Sono competenze che occorre coltivare e non hanno molto a che fare con la
nostra destrezza tecnica.
E poi ci sono altre capacità che contribuiscono alla buona riuscita di un ritratto
e riguardano, per esempio, la gestione della nostra attenzione o l’abilità di
avere una mente calma, sentirci presenti e riuscire a focalizzarci anche quando
scattiamo in situazioni di stress. Di questi aspetti, non si parla nei libretti di
istruzioni o nei tutorial tecnici, eppure sono determinanti per un fotografo.
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«La cosa più bella di una foto è che non cambia mai, anche
quando cambiano le persone ritratte»
«Per me un ritratto è qualcosa da cui si percepisce la Andy Warhol
persona, la sua qualità interiore, ciò che la rende ciò che è»
Herb Ritts

Nelle prossime pagine esploreremo insieme alcuni degli


argomenti meno discussi che riguardano il ritratto fotografico e
ci chiederemo delle semplici domande che potrebbero
sembrare ovvie, ma… forse non lo sono del tutto. Per esempio:
che cosa fotografiamo quando scattiamo un ritratto?
«Un ritratto non è una raffigurazione. Nel momento in cui
un'emozione o un fatto viene trasformato in una fotografia,
«In un ritratto, cerco il silenzio del soggetto» non è più un fatto ma un'opinione»
Henri Cartier-Bresson Richard Avedon

«Un ritratto non è mai la persona. Ciò che viene «Un buon ritratto dovrebbe raccontare qualcosa del
immortalato, credo, è il tuo rapporto con la persona» passato del soggetto e suggerire qualcosa del suo futuro»
Peter Lindbergh Bill Brandt
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Ciao, mi chiamo Enzo Dal Verme

sono un fotografo specializzato in ritratti, probabilmente avrai visto alcune delle


mie immagini online o su qualche rivista, per esempio Vanity Fair, l’Uomo Vogue,
The Times, Marie Claire, Grazia, GQ, Elle…

Dal 2011 insegno i miei fortunati workshop di ritratto durante i quali condivido
l’approccio che mi ha permesso di fotografare delle celebrità in pochi minuti o di
realizzare i ritratti per cui sono conosciuto.

In questa guida voglio condividere alcune delle cose che considero importanti per
scattare ritratti. Non aspettarti nulla di tecnico o delle regole. A mio avviso, l’atto
di fotografare ha bisogno di sensibilità e capacità interpersonali più che di regole.

Naturalmente la tecnica è fondamentale, ma si tratta solo di un supporto che ci


permette di parlare il linguaggio fotografico. Per intenderci, è un po’ come la
WWW.WORKSHOP-RITRATTO.IT grammatica per uno scrittore: da sola, non basta per scrivere un romanzo.
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Un ritratto nasce dall’incontro consenziente tra fotografo e
soggetto. È una testimonianza, coglie una o più sfaccettature
della persona fotografata, mostra uno stato d’animo, evidenzia «La macchina fotografica è uno strumento
una caratteristica più o meno esplicita. che insegna alle persone a vedere senza
macchina fotografica»
Il fotografo inquadra seguendo le proprie preferenze e mette a Dorothea Lange
fuoco l’aspetto che lo interessa di più. In genere è sempre
qualcosa di diverso, infatti i ritratti dello stesso soggetto scattati
da fotografi diversi difficilmente si assomiglieranno.

Conoscere meglio se stessi fotografando gli altri


Una delle cose meravigliose di essere fotografi ritrattisti è che si ha la
possibilità di incontrare e conoscere tante persone interessanti e
«Non vediamo le cose come sono, le anche di rendersi conto di come rispondiamo ai diversi stimoli.
vediamo come siamo noi» Dunque, oltre al privilegio di scoprire qualcosa di un altro essere
Anais Nin umano, ogni volta che scattiamo un ritratto abbiamo l’occasione di
conoscere meglio anche noi stessi.
ritratto fotografico - guida - enzo dal verme
Beauty © enzo dal verme

Non sono solo i soggetti dei


nostri ritratti che hanno
bisogno di essere ascoltati e
compresi mentre scattiamo.
Possiamo imparare ad
ascoltare anche noi stessi.

Quando ci chiediamo: Come mi sento in questo momento?


Che cosa mi sta entusiasmando? Cosa mi fa sentire in difficoltà o mi disturba?,
diventiamo più consapevoli dei nostri limiti: il primo passo per superarli.
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Se è vero che osservare un ritratto può toccare,
emozionare e rendere partecipe l’osservatore, è
altrettanto vero che scattarlo può essere una C’è chi ama mostrarsi ed esagera con la sua esuberanza
esperienza molto intensa. Le persone che oppure chi, di fronte ad un obiettivo, preferisce nascondersi
fotografiamo, infatti, hanno il potere di provocare in e per aprire una breccia nella sua inespressività dobbiamo
noi entusiasmi, timori, curiosità, insicurezze… o altro sudare sette camicie. Ci sono quelli che vogliono dirci come
ancora. La qualità della relazione che riusciremo ad fotografarli, quelli che ci fanno tenerezza e quelli che
instaurare con loro è sempre un po’ un’incognita ed è davvero non sopportiamo... Ogni volta è diverso ed ogni
determinante per il risultato che otterremo. volta dobbiamo avere a che fare non solo con le particolarità
del nostro soggetto, ma anche con ciò che stimola in noi. E
Mentre fotografiamo, è importante intuire di cosa ha questo è un aspetto davvero importante. Se, per esempio, ci
bisogno la situazione. Si tratta di calibrare i nostri modi sentiamo imbarazzati, anche la nostra capacità di fotografare
di fare per trovare una buona intesa con i nostri ne risentirà. Per non parlare di quando ci viene l’ansia da
soggetti, rassicurarli e farli sentire a proprio agio. prestazione, oppure quando siamo così impegnati nella
gestione di persone difficili da non riuscire a concentrarci
Non è sempre facile, anche perché i comportamenti abbastanza sul resto.
delle persone che fotografiamo non sono Fortunatamente, a volte incontriamo anche persone
necessariamente prevedibili. Una macchina fotografica straordinarie che ammiriamo e siamo felicissimi di
puntata addosso raramente lascia indifferenti. fotografare. Ma… come ho fatto a non accorgermi di quella
macchia rossa? Ah, mi sentivo così contento di scattare quei
ritratti che ho dimenticato di controllare lo sfondo!
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Gregory Robert and Francoise Sturdza fotografati per l’Uomo Vogue © enzo dal verme

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Lorenzo fotografato per Gioia © enzo dal verme

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Il ritratto che scatti
contribuirà a definire la
percezione che altri avranno
del soggetto fotografato.
Che responsabilità, vero?
La tua immagine è una testimonianza e collegherà la curiosità di
chi la guarda ad una sensazione, uno stato d’animo e non solo ad
un attimo passato. Come creare una buona armonia sul set e
scattare dei ritratti d’impatto?
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Prepararsi. Se devi fotografare qualcuno e senti delle incertezze, preparati con
degli scatti di prova. Durante le foto preliminari potrai permetterti di fare tutti
gli sbagli del mondo, sperimentare nuove inquadrature e trovare la luce
migliore che – poi - utilizzerai con più disinvoltura.

Trasmettere sicurezza. Ti fidereste di un fotografo indeciso, insicuro o titubante?


Probabilmente saresti più incline a lasciarti fotografare da qualcuno che sa metterti
a tuo agio e che ti trasmette sicurezza. Per i fotografi, però, non è sempre facile, è
un’abilità che si acquisisce col tempo e si coltiva anche abituandosi a dirigere con
cortese fermezza i soggetti con cui ci si sente più a proprio agio. E se non fosse
abbastanza, non c’è bisogno di fare finta di essere perfettamente sicuri quando
non lo si è. Piuttosto, aiuta essere consapevoli della propria insicurezza e cercare di

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individuare l’azione più adatta ai limiti della situazione.

Farsi capire. È importante mantenere l’attenzione sulla qualità della relazione col
soggetto e scegliere un modo di esprimerti che possa essere compreso facilmente
dalla persona che hai davanti. Prova a metterti nei suoi panni: in che modo ti
piacerebbe ci si rivolgesse a te?
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Agire senza spiegare. Se ti accorgi che il tuo soggetto è nervoso, impaziente o non si fida
troppo di te, non perdere tempo a spiegare che ti stai prendendo cura di ogni dettaglio:
dimostralo. Dopo che avrai aggiustato una piega nella sua camicia o suggerito di alzare un
po’ il mento, il tuo sorriso che esprime “così va meglio” sarà più efficace più di tante parole.

Assecondare (o meno). Se il tuo soggetto insiste per essere fotografato in un modo che sai non
essere adatto, potresti avere voglia di dire che non è una buona idea. Noi siamo i fotografi, lo
sappiamo! Ma… come si sentirebbe quella persona? Forse svalutata, non presa in
considerazione e, di conseguenza, potrebbe chiudersi. A volte è preferibile assecondare e dire
“Buona idea!”, scattare come ha suggerito e dopo proporre una variante. In questo modo si
favorisce l’armonia. Naturalmente, se le richieste continuano è fondamentale chiarire con
gentile fermezza che è il fotografo che decide. Sei capace di trovare i modi e le parole più
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adatte? Nel dubbio, il tuo mantra dovrebbe essere: rispondere, non reagire.

Sviluppare uno stile. La tecnica può essere imparata, ma la tecnica da sola è inutile.
Anche il tuo stile personale e il tuo linguaggio fotografico hanno bisogno di svilupparsi.
E ci sono diverse tecniche per allenare la creatività. Occorre tempo, sii paziente.
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Rispettare il soggetto. I momenti in cui si scatta possono


essere incredibilmente intimi perché il soggetto svela
qualcosa di sé. Magari l’unica cosa mostrata è il modo in cui
non vuole svelarsi, il modo nel quale si difende dallo sguardo
del fotografo. Oppure si apre e lascia intravedere uno stato
d’animo che forse non mostra a chiunque, ma solo se si

Marina Abramovic fotografata per Vanity Fair © enzo dal verme


sente a proprio agio. In quei casi, apprezziamo l’opportunità
di potere fotografare un aspetto – forse solo molto piccolo -
della profondità di chi abbiamo di fronte e assumiamoci la
responsabilità di non tradire la sua fiducia.
Fotografando abbiamo il potere di dare più o meno
importanza ad alcuni dettagli, metterli in evidenza o
nasconderli. È un privilegio di cui non dobbiamo abusare.
Se premi sul pulsante di scatto un po’ prima o un po’ dopo,
oppure se inquadri dal basso invece che dall’alto… il risultato
potrebbe essere molto diverso. La persona che stai
fotografando sarà contenta dell’immagine che la
rappresenterà?
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Invitare uno stato d’animo. Per favorire il manifestarsi di una certa qualità nei nostri
soggetti, aiuta se siamo noi stessi a sentirla. Vogliamo fotografare la tranquillità in una
persona? È meglio se ci sentiamo tranquilli. Le risate? Sappiamo che sono contagiose, un po’
come gli sbadigli. E anche tutto il resto. Sintonizzati anche tu - almeno un po’ - sullo stato
d’animo che vorresti catturare e lo inviterai sul set.

Considerare l’insieme e i particolari. Scattando, aiuta avere l’abitudine a percepire a colpo d’occhio
l’impostazione generale dell’immagine e, nello stesso tempo, controllare tutti i dettagli evitando che
qualche particolare assorba troppo la nostra attenzione. In pratica si tratta di avere uno sguardo
globale con attenzione al particolare. Luci, impostazioni della macchina, posizione del soggetto,
vestiti, capelli, espressione… sono tutti “ingredienti” del nostro ritratto. Cosa dimentichiamo? La
relazione col soggetto, naturalmente. Possiamo monitorarla proprio come il resto. Per esempio: c’è
un elemento nello sfondo che potrebbe disturbare e la persona che sto fotografando mi è un po’
antipatica: devo fare attenzione che entrambe le cose non rovinino la foto.

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Monitorare. Domandati: “C’è qualcosa che potrei dire o fare per migliorare la
qualità della relazione tra me e il soggetto? Che tipo di atteggiamento ho in questo
momento?”. Forse c’è qualcosa che puoi cambiare nel tuo modo di fare…
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Il soggetto è impaziente? Un disagio ricorrente è il timore che la persona che stiamo
fotografando si stia spazientendo, il che può spingere a fare tutto di fretta dimenticandosi
qualcosa. Il più delle volte, la paura del fotografo è più grande della (presunta) impazienza
del soggetto. Se scaviamo un po’, forse emerge qualcos’altro. Per esempio, che il fotografo si
sente insicuro della sua capacità di inquadrare. Migliorando quell’aspetto, magicamente
anche i soggetti diventano meno impazienti! Capito come funziona? E se, invece, è proprio il
soggetto ad essere impaziente, ricordiamoci che… la nostra pazienza può essere contagiosa.

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Comporre. Quando si tratta di comporre un’immagine, cerca prima di tutto l’armonia
nell’impatto generale e poi controlla i dettagli. Cercare di rispettare le regole di
composizione, potrebbe rivelarsi una distrazione che si intromette tra te e il soggetto.

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Piuttosto, osserva il tuo soggetto da più punti di vista e fidati del tuo colpo d’occhio.

Destabilizzare. Se il tuo soggetto non è tanto naturale, prova a dire


qualcosa di destabilizzante e inaspettato, qualcosa che faccia ridere
o che preoccupi: “Cos’è questa puzza?”. Un attimo di
disorientamento può fare miracoli sull’espressione.
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Claude , serie Pugili Procreatori © enzo dal verme

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Giocare con i contrasti. Forse
qualcuno si aspetta che un
allenatore di pugilato tatuato

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pensi solo a tirare cazzotti,
però se lo fotografiamo con
suo figlio facciamo vedere un
altro aspetto di lui, una
tenerezza in contrasto con gli
stereotipi. Anche i tatuaggi di
fronte a una tappezzeria
antica di broccato spiazzano Ascoltare la propria ispirazione.
un po’ perché, magari, ci si Abbi fiducia nell’immediatezza
aspetterebbe una rete della tua intuizione. Cerca di
metallica o una periferia. Nei scattare le foto che tu senti il
tuoi ritratti, fai vedere ciò che desiderio di scattare, non quelle

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non è scontato. che pensi che gli altri
vorrebbero vedere. Dimentica i
Like sui social media e i giudizi
che potrebbero arrivare. Ascolta
solo la tua ispirazione.
Potrebbero occorrere anni di
tentativi ed errori. E allora?
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Essere curiosi. Quasi sempre noi guardiamo senza veramente vedere. Siamo davanti a un
fiore, il nostro cervello ci dice “è un fiore” perché lo abbiamo imparato e catalogato e

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passiamo oltre. “Fiore” è diventato un concetto, dell’esperienza diretta rimane poco. Un
bambino piccolo, invece, resta affascinato. Lo guarda, lo annusa, lo tocca, lo mette in
bocca… è curioso da morire, non sa che cosa sia e vuole sperimentarlo. I bambini non sono
razzisti, lo imparano poi dagli adulti. Il loro sguardo fresco e curioso sul mondo è un esempio
per ogni fotografo che voglia imparare ad osservare senza troppi filtri e pregiudizi, cioè
senza associare così tanto l’esperienza presente ad altre esperienze passate.

17 Studiare la tecnica. Leggi il libretto di istruzioni, guarda dei tutorial, fai


delle prove. Impara la tecnica in modo che tu possa dimenticarla e
concentrare la tua attenzione sul resto.

Imparare dalla propria esperienza. Dopo una giornata di scatti, prendi


appunti sulle tue riflessioni, dubbi ed entusiasmi, oppure parlane con

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qualcuno. Descrivere dettagliatamente come ti senti ti aiuterà a mettere a
fuoco anche ciò che è solo una sensazione approssimativa. Spiegalo in
modo che possa capirlo anche un estraneo. Se lo può capire un estraneo,
lo capirai meglio anche tu e magari scoprirai che si tratta di qualcosa di
diverso da quello che pensavi in un primo momento
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Vera, serie Halos © enzo dal verme
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Gestire la propria attenzione.
Specialmente quando si scatta
in situazioni di stress, è
importante avere una mente
calma, riuscire a focalizzarsi e
valutare ogni dettaglio. Per
imparare a gestire la propria
attenzione, alcuni fotografi
meditano. Altri si esercitano in
modi diversi. Trova ciò che ti è
più congeniale e… impara ad
apprezzare gli spazi vuoti e il
silenzio J
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ritratto fotografico - guida - enzo dal verme


Quand’è il prossimo workshop di ritratto?

Clicca qui per leggere il programma, articoli


e i commenti di chi ha già partecipato
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ritratto fotografico - guida - enzo dal verme


La relazione con i soggetti
Ogni volta che fotografiamo possiamo imparare molto e, con l’esperienza, anche la nostra
capacità di interagire migliora. Ci sono tanti aspetti che potremmo prendere in
considerazione, ma i punti elencati fino a qui sono già una buona partenza per impostare
delle interazioni fluide durante gli scatti. Da non dimenticare tutto il resto. Per esempio: è
utile minimizzare le occasioni di distrazione sul set, aiuta informarsi sui gusti e le abitudini
di chi dobbiamo fotografare e potrebbe servire decidere in anticipo lo stile che vogliamo
utilizzare per fotografare quel soggetto.

È palese che non basta la nostra buona disposizione per fare sì che i soggetti non ci diano
mai filo da torcere. Noi, comunque, possiamo fare la nostra parte e cercare di preparare il
terreno perché ci sia armonia nella relazione e possano nascere dei ritratti interessanti.

A proposito: hai chiaro in mente che impatto vuoi che abbiano le tue foto?
Che cosa ti piacerebbe che succedesse grazie ai tuoi scatti? Che cambiamenti potrebbero
verificarsi? Può essere molto diverso, infatti, se fotografi con l’intento di fare una bella foto
oppure di creare dei bei ricordi. La tua motivazione avrà un impatto sulla qualità del tuo
lavoro, sulla tua esperienza e – probabilmente – anche sull’esperienza di chi fotografi.
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Mentre fotografiamo, è importante avere la capacità di percepire l’altro, sapere intuire come
si sente, di cosa ha bisogno e – di conseguenza - sapere anche dire o fare la cosa giusta al
momento giusto per creare una atmosfera nella quale sia facile aprirsi e fare nascere un
ritratto interessante. E poi? Su che cosa vogliamo puntare il nostro obiettivo?

La persona che stiamo inquadrando è un essere estremamente complesso. È un organismo e


una coscienza con una storia, una vita sociale, un’educazione, tante esperienze, traumi,
ricordi belli e brutti, sogni, affetti che immancabilmente includono dolori. Ha vestiti, forse
mezzi di trasporto, case, relazioni sentimentali, sicuramente emozioni, istinti, cultura.
Potrebbe avere una vita spirituale.

Cosa fotografiamo scattando un ritratto?


Come tutti, ha conosciuto delle gioie e delle difficoltà, ha preferenze, timori, convinzioni,
forse ideali e tutta una serie di limiti con i quali si identifica e che si possono quantificare e
misurare: soldi, potere, posizione sociale, carriera, salute.
Ha un corpo e una faccia che potrebbero corrispondere o meno agli standard di bellezza del
posto in cui vive, semplificargli la vita o essere fonte di dolore. Se è in pace con sé stesso o
meno dipendo molto dall’infanzia che ha avuto e dalle esperienze che ha vissuto.
Naturalmente hanno anche un grande peso il colore della sua pelle, la sua classe sociale, il
suo orientamento sessuale e il modo in cui queste cose vengono accettate o meno dalla
comunità in cui vive perché contribuiscono a definirlo.
Marina, serie Bald Is Beautiful © enzo dal verme

ritratto fotografico - guida - enzo dal verme


Poi ci sono una serie di cose, che non si vedono, ma hanno
un ruolo importante nel determinare come si sente il
nostro soggetto: l’idea che ha di sé, l’idea di come gli altri
lo vedono e di come vorrebbe essere percepito, idea di
cosa è possibile e cosa no, di come dovrebbe essere per
sentirsi più felice o per fare felici gli altri, l’idea di cosa
accadrà se non riuscirà a raggiungere i suoi obiettivi, l’idea
di che capacità ha oppure non ha, di cosa è giusto e cosa è
sbagliato...

E noi, di fronte a tutta questa complessità,


impugniamo la nostra macchina fotografica per
scattare un ritratto che rappresenti il nostro soggetto.
Siamo dei temerari?
Sembra incredibile che fotografie di grande impatto capaci
di emozionare il pubblico, infondo non siano che superfici
bidimensionali con qualche macchia di colore. Anzi, a volte
solo bianco e nero. Eppure è così e guardando quelle
immagini abbiamo l’impressione di osservare una qualche
sfumatura del mondo del soggetto.
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David, serie Portraits In Silence © enzo dal verme


Allora, per tornare alla domanda iniziale, che cosa
fotografiamo quando scattiamo un ritratto? Fotografiamo
quello che ci lascia vedere il soggetto, osservato dal nostro
punto di vista. Difficile stabilire se nell’immagine finale
prevarrà la realtà del soggetto o lo sguardo del fotografo.
Diciamo che in quel ritratto c’è un istante della nostra
relazione, la fotografia potrà riflettere lo stato d’animo del
soggetto e anche quello del fotografo.
In ogni caso, chi osserverà la foto non vedrà
necessariamente nessuno dei due, vedrà una sua propria
interpretazione.

«L'immagine non è fatta dal fotografo, l'immagine è più o


meno buona a seconda del rapporto che si ha con le
persone che si fotografano»
Sebastiao Salgado

«Se creo qualcosa, creo un'atmosfera di fiducia e di


apertura»
Sante D'Orazio
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ritratto fotografico - guida - enzo dal verme


Per quanto mi riguarda, quando comincio a scattare, spesso
i miei soggetti cercano di sedurre il mio obiettivo per
«I miei ritratti riguardano molto più me che le apparire carini, interessanti, speciali, sexy… Insomma
persone che fotografo. Un tempo pensavo che si vogliono farmi vedere una parte idealizzata di sé, cercano di
trattasse di una collaborazione, che fosse farsi fotografare come vorrebbero che gli altri li vedessero.
qualcosa che accadeva come risultato di ciò che Capita che si esibiscano in veri pezzi di bravura: commedie,
il soggetto voleva proiettare e di ciò che il drammi, pantomime e altri generi ancora. Altre volte si
fotografo voleva fotografare. Ora non penso più tratta di qualcosa di così ben dissimulato da essere
che sia così» impercettibile.
Richard Avedon Io li assecondo. È importante dare spazio al loro bisogno di
mostrare quello che pensano sia il loro lato migliore. E in
«Contrariamente a quanto si crede, è impossibile quello che mi mostrano, quasi sempre è implicito ciò che
realizzare una fotografia che rappresenti una stanno nascondendo.
persona. Un essere umano in tutta la sua Rimango semplicemente aperto e vulnerabile per invitare la
complessità non può essere rappresentato da una stessa cosa in loro. Se mi accorgo che insistono a mostrarmi
sola immagine. È un'idea assolutamente ingenua e solo una maschera sociale, cerco di individuare il momento
fuorviante. È possibile fotografare ciò che appare in giusto per creare una distrazione, dire o fare qualcosa di un
uno spazio magico che si deve creare tra il po’ destabilizzante. È il mio modo, uno dei miei modi, per
soggetto e il fotografo» aprire un varco nell’immagine idealizzata che mi stanno
Peter Lindbergh proponendo. Se ci riesco, vedrò cosa c’è là sotto e scatterò
un ritratto che mostrerà qualcosa di più intimo.
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ritratto fotografico - guida - enzo dal verme


In genere, quando il soggetto si rilassa un po’, mi
lascia percepire quello che stava cercando di
nascondere. Per esempio un’insicurezza o qualcosa di
sé che considera sia meglio non fare vedere. Però a «Mi piace fotografare le persone prima che scoprano
me piace andare ancora più in profondità e quando quali sono le loro pose migliori»
intravedo anche solo un po’ di quel silenzio che c’è Ellen Von Unwerth
sotto gli strati di ciò che una persona vuole o non
vuole farmi vedere, scatto ancora.

Fotografare il silenzio
Non sempre ho successo nel mio intento e allora non
insisto e fotografo quello che c’è. È comunque
Bibi, fotografata per Flair © enzo dal verme

interessante mettere a fuoco una piccola timidezza,


un’esitazione, un po’ di tenerezza o una speciale
determinazione. O, più semplicemente, un momento
d’intesa tra me e il soggetto.
Altre volte, riesco a fotografare una espressione
trasparente e aperta dalla quale sembrano essere
evaporati i tentativi di apparire in un certo modo. In quei
casi, mi sento un grande privilegiato.
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ritratto fotografico - guida - enzo dal verme


Quello che cerco è una espressione il più
possibile trasparente, non più di quanto il
soggetto sia disponibile o capace di
mostrare.
Se riesco a fotografare una sfumatura del
silenzio interiore del mio soggetto - quel
silenzio che si trova sotto il rumore dei nostri
pensieri - chi guarderà la foto avrà la
Caroline, serie Halos © enzo dal verme

possibilità di percepirlo. E ognuno


interpreterà l’immagine dal suo unico e
personale punto di vista: a qualcuno quel
silenzio piacerà immensamente, altri lo
troveranno spaventoso, altri non lo
vedranno…
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ritratto fotografico - guida - enzo dal verme


In queste pagine ti ho dato un assaggio del mio approccio alla
fotografia. Ora, però, voglio presentarti alcuni fotografi che hanno
studiato con me al Workshop di Ritratto che insegno dal 2011.
Come avrai capito, nelle mie lezioni si parla poco di tecnica e molto
di come migliorare la capacità di interazione con i soggetti,
comporre le foto con intuizione e rapidità e rimanere ben focalizzati
mentre si scatta.
L’atmosfera ai workshop è rilassata e informale, si ride molto ed è
un'opportunità per mettere da parte la competitività e apprezzare la
compagnia di persone creative che condividono la stessa passione.
Partecipano fotografi professionisti, fotoamatori e studenti di
fotografia. Ognuno al proprio livello.

È un fine settimana intenso e divertente che per molti ha


rappresentato un punto di svolta nel modo di fotografare. Se ti
incuriosisce, leggi sul sito il programma.

Nelle prossime pagine troverai le interviste e le foto di alcuni miei


studenti. Ognuno ha utilizzato quello che ha imparato in modo
diverso, unico e personale.
Rubina © uta theile

ritratto fotografico - guida - enzo dal verme


Dopo uno dei miei primi workshop, una fotografa che
aveva partecipato mi disse in tono solenne: “Grazie
alle tue lezioni, finalmente ho capito la differenza tra
la foto di una persona e un ritratto”.

Io non ricordavo di avere fatto questa distinzione


mentre insegnavo e le chiesi: “Spiegami, che cos’è?”

“Un ritratto mi fa percepire qualcosa di intimo della


persona, non solo il suo aspetto esteriore”.

Bingo. Non avrebbe potuto esprimerlo meglio. Da


quel giorno la cito spesso quando insegno.

Quella fotografa si chiama Uta Theile, adesso ha uno


studio e fotografa ritratti privati. Le ho chiesto di
raccontare qualcosa del modo in cui fotografa…

Uta Theile
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ritratto fotografico - guida - enzo dal verme


Giulia © uta theile
Quando scatto un ritratto cerco di cogliere
qualcosa di intimo della persona che
fotografo e, per prima cosa, creo uno
spazio sicuro nel quale possa sentirsi a
proprio agio ed essere sé stessa.

Mi fa piacere far sentire le donne che


fotografo belle e dare loro la possibilità di
vedersi attraverso le mie fotografie in un
modo che forse non hanno mai visto
prima.

Il ritratto femminile per me è una missione


di empowerment: adoro svelare la bellezza
femminile e l’unicità nascosta in ogni
persona. Mostrando loro ciò che vedo io,
cerco di metterle in contatto con la loro
parte interiore, valorizzarle e stimolare la
WWW.UTA-THEILE.COM fiducia e l’amore per sé stesse.

ritratto fotografico - guida - enzo dal verme


Scattare ritratti significa sapere Ogni servizio fotografico è una nuova sfida, un
viaggio fuori dalla nostra zona di comfort, una
abbandonare la propria zona di comfort ogni scoperta. Quando dai alle persone la possibilità di


tanto. Per i soggetti e anche per me. essere viste e apprezzate, sentirsi a proprio agio e
scoprire una nuova visione di sé, acquistano più
sicurezza e consapevolezza. Allora accade la magia,
la rivelazione: spesso un’esperienza trasformativa.

Partecipare al workshop di ritratto con Enzo è stato


fondamentale nel mio percorso da ritrattista, è lì che
ho capito la chiave per creare i miei ritratti.
Un bel ritratto non è mai qualcosa di puramente
estetico, bensì un racconto, una storia che descrive il
soggetto. Per realizzarlo non è sufficiente sapere
usare creativamente la macchina fotografica e la
luce, bisogna avere la capacità di entrare in sintonia
con le persone ritratte e farle sentire a proprio agio.
Gli scatti più belli nascono dalla relazione tra

Boudoir © uta theile


fotografo e soggetto. E ogni persona che fotografo
ha una storia che mi insegna qualcosa.
self portrait © mirko bonfanti
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Mirko ha partecipato ad alcuni dei miei


workshop di ritratto ed è uno dei pochi
studenti che ho visto crescere con un percorso
molto preciso nella fotografia d’arte.

“La fotografia”, mi dice, “non potrà mai dire il


vero, ma soltanto certificare che al momento
dello scatto il soggetto si trovava di fronte alla
macchina fotografica. Il resto è nella testa del
fotografo”.

Infatti lui non sembra volere rappresentare la


realtà, piuttosto esprimere il suo mondo
interiore e dai ritratti è poi passato
all’autoritratto. Ha un approccio unico e
inconfondibile e le idee molto chiare sul suo
rapporto con la fotografia.

Mirko Bonfanti
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ritratto fotografico - guida - enzo dal verme


Il singolare cortocircuito che si crea fra operator, spectrum e
spectator (cioè fotografo, soggetto e fruitore dell’immagine), ha
fatto sì che questo tipo di pratica sia diventata sempre più presente
Considero il ritratto uno dei generi più nella mia produzione artistica.
complessi da affrontare perché richiede non Le mie ispirazioni arrivano principalmente dalla storia della
solo capacità tecniche, ma soprattutto grande fotografia. Mi ha sempre affascinato il simbolismo e l’introspezione
sensibilità, empatia, propensione a nelle immagini di Francesca Woodman, il rapporto fra uomo e
relazionarsi in libertà con gli altri. natura nelle rappresentazioni di Arno Rafael Minkkinen, il gioco del
Mi piace andare alla ricerca di dettagli che corpo come prospettiva visiva di Bill Brandt
funzionino da indizio, in modo che la
fotografia non esaurisca velocemente la La fotografia con la sua riproduzione bidimensionale, ferma la sua
propria carica visiva, ma obblighi corsa sulla superficie, ma, paradossalmente, ha la capacità di far
l’osservatore a fermarsi e ragionare su di continuare l’osservatore (predisposto) nel percorso personale
essa. Nelle persone mi interessano gli aspetti all’interno dell’immagine, scavare, andare in profondità. Il
più intimi oltre la superficie, la fragilità, i fotografo dovrebbe semplicemente invitare, senza dare risposte
sogni e le debolezze. definitive.
Perciò, a mio avviso, una fotografia funziona quando parla anche
Durante gli anni, il mio rapporto con il ritratto del fotografo, quando rivela qualcosa di inaspettato, ma comunque
è cambiato quando ho girato la fotocamera riesce a mantenere un velo di mistero che chi guarda deve svelare.
verso me stesso ed ho iniziato ad interessarmi Un ritratto inoltre funziona quando raggiunge, come diceva Nadar,
all’autoritratto. una certa “somiglianza intima” del soggetto.
Da quel momento è diventata una priorità.
Intimate diptych © mirko bonfanti
WWW.MIRKOBONFANTI.COM.
Justine + Marco © giulia iannace

ritratto fotografico - guida - enzo dal verme


Giulia ha deciso di diventare fotografa proprio dopo un mio workshop.
Che responsabilità per me! E che soddisfazione. Le sue foto hanno una
freschezza tutta speciale, lei vede quello che altri non riescono a vedere
e inquadra in modi che ad altri non passerebbero neanche per la testa.
Cinque anni fa si è trasferita a Sidney dove si è specializzata a ritrarre
innamorati. Le sue foto hanno qualcosa di cinematografico e… riesce a
trasformare anche uno zerbino in una romantica e poetica storia
d’amore. Non è da tutti.
Le ho chiesto cosa ricorda del primo workshop insieme: «Le cose che
conservo sempre sono le prime che ci hai insegnato, e cioè di stabilire in
qualche modo una connessione col soggetto che ritraiamo. Anche se
abbiamo due minuti per poterlo fare»
E poi? Cosa fotografa Giulia quando scatta un ritratto?
«Mi attirano le mani, i segni del tempo e delle esperienze vissute. I sogni
che vedo negli altri e nelle loro vite.»

Giulia Iannace
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Justine + Marco © giulia iannace


Quando faccio un ritratto è come se vivessi un’altra vita, un’altra
storia. L’intimità, la sicurezza e le emozioni che le persone
condividono in un istante mi fanno a tratti sorridere, commuovere o
venire la pelle d’oca.
Mi attirano le espressioni naturali, i gesti, una luce che fa risaltare un
dettaglio nascosto della persona. Mi piacciono le risate, i respiri, gli
occhi. Mi piace vedere l’essere umano che si fa tutt’uno con gli
elementi terreni o con una luce o uno specifico sfondo.
Ho imparato che quando ci si riesce a donare un po’ c’è la possibilità
che anche le altre persone lo facciano e così nascono connessioni.
Questo vale in diversi ambiti della vita compreso quando faccio foto.
Sentirsi a proprio agio e far sentire gli altri a proprio agio aiutata a
creare un ambiente sicuro, dove sentirsi vulnerabili non fa paura e ci
si avvicina.
A chi ama la fotografia di ritratto consiglio… di partecipare ad un tuo
workshop il prima possibile! E anche di cominciare ad indagare sul
perché’ vogliono fotografare, se una luce, un'espressione, una storia
da raccontare, un tessuto…e di divertirsi lasciandosi andare, senza
troppo preoccuparsi dei trend del momento.
Io, quando consegno le foto alle persone ritratte e le vedo
commuoversi o sorridere, sono felice.
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WWW.REDSEVENTEENSTUDIO.COM Jack + Laura © giulia iannace


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ritratto fotografico - guida - enzo dal verme


Gian Paolo è uno degli studenti che mi segue da parecchi
anni, è un programmatore e per lui la fotografia è
essenzialmente una grande passione.
È particolarmente interessato alle tecniche fotografiche
antiche, infatti le sperimenta come un alchimista. Mentre
altri si confrontano sulle ultime novità tecniche, macchine
fotografiche sempre più prestanti e programmi che
automatizzano la post produzione, lui ai workshop porta
anche il banco ottico.
Gli piace avere la possibilità di condividere il suo
entusiasmo e i suoi dubbi con chi può capirlo.

«Ho imparato molto confrontandomi direttamente con


altri fotografi: la mia smania di imparare mi porta a
Maria + Alexia © gian paolo zoboli

essere curioso e "tormentare" di domande chi ha già


affrontato un certo argomento o una certa tecnica
fotografica.

Gian Paolo Zoboli


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doppia esposizione © gian paolo zoboli


Quando partecipo ai workshop trovo terreno fertile
perché incontro persone con i miei stessi interessi e
sono anche nate delle belle amicizie.

Fotografo soprattutto nel tempo libero come


hobby, e i miei soggetti sono principalmente amici
e conoscenti; mi piace sapere cosa li rende felici,
cosa li preoccupa, quali sono i loro interessi, cosa li
entusiasma e cosa li spaventa; tutte queste cose
contribuiscono a formare una immagine di loro che
tento di rappresentare attraverso alcuni dettagli,
particolari, accessori; decidiamo insieme dove
scattare le foto e mi concentro principalmente sui
loro occhi: quando vi leggo una delle sensazioni che
mi hanno suscitato, scatto!
Spesso imparo dagli errori, per esempio questa
doppia esposizione è casuale. Mi ero dimenticato di
avere già scattato e ho fotografato di nuovo
un’altra persona. Il risultatomi è piaciuto e da lì ho
cominciato a fare altre doppio e esposizioni.
INSTAGRAM @gpzoboli
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Trovo che qualsiasi soggetto possa essere


bellissimo e che chiunque possa avere "qualcosa da
dire" al mio obiettivo. La sfida maggiore, per me, è
riuscire a trovare il contesto giusto: il luogo, la luce,
i dettagli che contano.
A chi vuole approfondire il ritratto, consiglio di non
avere paura a chiedere consigli e suggerimenti. È
importante sperimentare e cercare un confronto
con chi condivide i nostri stessi entusiasmi»

Dopo un mio workshop, Gian Paolo ha realizzato il


ritratto della sua amica Elena. È una foto semplice,
composta bene, con una luce d’impatto, rispetta il
soggetto e tutto è molto naturale. L’insieme è
armonioso e possiamo intuire uno stato d’animo.

Elena © gian paolo zoboli


In pratica, Gian Paolo ha dimostrato di sapere
attuare le parole di Ute: «Un ritratto ti fa vedere
qualcosa di intimo del soggetto, altrimenti è solo la
foto di una persona».
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ritratto fotografico - guida - enzo dal verme


Daniela Giannecchini

Quando Daniela era venuta al primo workshop, aveva messo


subito in chiaro che lei era abituata a fotografare interni e still-
life, ma non le persone perché era timida e non si sentiva
troppo sicura nelle interazioni.
Dopo il workshop mi aveva scritto: “E' stato un fine settimana
davvero speciale ed inaspettato. Prima di viverlo ci si può fare
solo un'idea molto vaga di tutto ciò che insegni e condividi con i
tuoi studenti”. Poi è tornata ancora. Le ho dovuto ricordare un
po’ di volte che è il fotografo che deve sempre guidare la
sessione. L’ho vista impegnarsi molto e progredire. Oggi
Zhiku Chen © daniela giannecchini

fotografa matrimoni, mamme in dolce attesa, maestranze al


porto e anche adolescenti. Le ho chiesto che cosa fosse
cambiato, mi ha risposto: “Ho imparato a sentirmi a mio agio
con me stessa per poter mettere a proprio agio chi ho davanti e
cogliere una loro emozione”. Semplice.
Vento © daniela giannecchini
«Fotografo per passione da
più di venti anni, per lavoro
da una decina. Mi sono
interessata ai ritratti dopo
la nascita di mia figlia
incuriosita dai suoi
cambiamenti e dalle sue
espressioni, principalmente
per averne un ricordo.

Poi per lavoro mi fu


richiesto di scattare
ritratti, che per me
significava contestualizzarli
nell’azienda o nel loro
ambito lavorativo specifico.
All’inizio fu molto difficile
perché non riuscivo a

David © daniela giannecchini


rapportarmi con i
soggetti. I workshops di
ritratto mi hanno aiutato
tantissimo in questo.
JACARANDAPHOTO.MYPORTFOLIO.COM
Alice in un mare di lacrime © daniela giannecchini

ritratto fotografico - guida - enzo dal verme


Per me il ritratto è intimità. Sono momenti intimi tra la persona che
si mostra a te con tutte le sue fragilità, ostilità, dolcezza o rabbia.
Considero un ritratto riuscito quando riesco a togliere
l’impostazione da copertina e faccia da selfie.
La prima cosa a cui faccio veramente attenzione sono gli occhi, decido se
chiedere al soggetto di guardare verso di me o fuoricampo e da lì
costruisco l’immagine usando tutto il resto del corpo.
Sono sempre colpita dal cambiamento che si verifica nella persona dal
primo scatto di prova alla fine del servizio fotografico. Capita che
alcuni non si riconoscano e si emozionino nel vedere il risultato.
Naturalmente, a seconda dalla situazione, il mio modo di fotografare
cambia. Se mi viene richiesto da una ditta di fotografare i dipendenti,
ho un approccio iniziale più tecnico e mi concentro sull’ambiente e il
loro ruolo; solo dopo penso alla parte emotiva e a come interagire con
il soggetto. Quando invece è un progetto personale faccio esattamente il
contrario: parto prima dalla mia idea per poi passare alla persona che si
presta ad entrare nella mia idea; quando ho capito cosa voglio vedere,
passo alla tecnica, l’inquadratura, le impostazioni.»

❝ Mi sento un cantastorie
con la macchina fotografica
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Ricreazione da San Matteo e l’angelo del Caravaggio, 1602 © sascha shulz


A colpo d'occhio sembrerebbe proprio San Matteo e
l’angelo, stessa luce, stessi colori, stesse proporzioni della
tela che Caravaggio dipinse nel 1602. Però poi vediamo
l’orologio, un computer la T-shirt e ci rendiamo conto che
non è Caravaggio, ma... quel burlone di Sascha! La sua serie
di divertenti parodie di foto e opere d'arte famose si chiama
"Ricreazioni" (un po’ in stile Celeste Barber, come precisa lui
stesso). Sono autoritratti che ha cominciato a fare dopo
avere partecipato ad un workshop con me e che sono poi
diventato un esercizio di stile.
La ricreazione ispirata al Beekeper di Avedon è stata
realizzata con delle caramelle, degli orsetti gommosi Haribo.
E che dire del serpente che striscia su Nastassja Kinski in un
altro celebre scatto di Avedon?
Sascha ha partecipato a molti workshop e per me è un
piacere vederlo crescere fotograficamente. Per lui la
fotografia non è un lavoro, ma una grande passione.

Sascha Schulz
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ritratto fotografico - guida - enzo dal verme


Fare ritratti, per me, è diventata quasi una necessità. A
parte le Ricreazioni nelle quali fotografo me stesso, quando
scatto cerco di entrare in sintonia con il soggetto e
considero molto importante aprirmi all'esperienza che sto
vivendo.
Non sono interessato a fermarmi alla superficie, puntare
sulla tecnica e la posa alla ricerca di un risultato
esteticamente gradevole. Io amo spendere un po' di tempo
Ricreazione da The Beekeeper, Richard Avedon, 1981 © sascha shulz

con le persone che fotografo, tempo nel quale il resto del


mondo cessa di essere così rilevante e ci permette di
costruire assieme e dare sfogo alla nostra creatività. Dico
"nostra" perché io guido più o meno delicatamente la
sessione e mi piace anche coinvolgere le persone che
fotografo.
Tecnicamente parlando, poi guardo l’insieme, che sia tutto
a posto nelle luci, nell’abbigliamento, nella posa,
nell’inquadratura e nella composizione.
Peter Lindbergh diceva che quando scattava si innamorava
del soggetto: credo ci sia una bella lezione in questo modo
di pensare.
WWW.SASHAS.IT
Ricreazione da Nastassja Kinski and the Serpent, Richard Avedon, 1981© sascha shulz 44
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Vania Pambianchi

Vania non era convinta di iscriversi ad un mio


workshop, era una fotoamatrice poco esperta
ed aveva il timore di non essere in grado di
seguire le lezioni. Continuava a ripetere che lei
non era capace a fotografare, però ci ha stupiti
con una serie di belle immagini. Poi è tornata
molte altre volte, le piace l'atmosfera rilassata
e di collaborazione che si crea e l’approccio
delle lezioni.
«Ho imparato che per scattare un buon ritratto
non basta conoscere perfettamente tempi di
posa, diaframmi e profondità di campo.
L’essenziale è entrare in relazione con il Veronica © vania pambianchi
soggetto da fotografare, trovare un canale di
comunicazione, imparare ad osservare,
ascoltare e comprendere.
ritratto fotografico - guida - enzo dal verme
È necessario stabilire un contatto perché l'interazione tra il
fotografo e il soggetto è fondamentale, ci sono due vite che si
incrociano e la magia avviene quando si crea una sorta di sintonia
tra le parti ed è proprio in quell'istante in cui nasce lo scatto.»
Adesso, per Vania, la fotografia è un secondo lavoro che affronta
con grande dedizione. Delle sue ultime foto dice: «Sono attratta
principalmente dai volti femminili ma non amo la bellezza
stereotipata. Amo i volti timidi, malinconici e confusi, tendo sempre
a cercare un po’ di me stessa nell'altra parte. La fotografia è
rivelatrice, infatti ogni volta imparo qualcosa e ogni incontro è
generoso e racchiude in sé un significato.
A mio avviso fotografare oltre ad insegnarmi a comunicare e a
relazionarmi e confrontarmi col mondo, significa soprattutto
immergermi in un processo creativo che mi allontana dallo stress e
dalle preoccupazioni. Grazie alla fotografia sto conoscendo meglio
me stessa, il che mi permette - tra l'altro - di acquisire una chiave
di lettura per raccontare gli altri ed esprimere la mia creatività
Eleonora © vania pambianchi

liberamente. Quando fotografo un ritratto preferisco essere


presente in tutta la mia vulnerabilità perché così mi sembra di
riuscire a rappresentare i miei soggetti nel modo più sincero e
autentico possibile».
WWW.VANIAPAMBIANCHI.IT
ritratto fotografico - guida - enzo dal verme
Arianna © vania pambianchi
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ritratto fotografico - guida - enzo dal verme


Cristiano era già professionista quando si è iscritto ad un
workshop con me. Adesso ha uno studio ben avviato di foto
pubblicitarie e coi ritratti non scherza. Qualche mese dopo
il workshop mi aveva scritto «Ora mi sento più sicuro sui
vari set», senza specificare troppo. Poi siamo sempre
rimasti in contatto e dopo qualche anno mi ha confidato:
«Non sapevo bene cosa avrei trovato in quei due giorni,
avevo letto che la tecnica fotografica non sarebbe stato
l’argomento principale del workshop e quindi non capivo
cosa mi avrebbe potuto dare ma partecipai ugualmente. Mi
si aprì un mondo! Un modo di affrontare la fotografia di
ritratto che inizia prima ancora di aver impostato la
macchina o aver controllato la luce.»
I suoi ritratti sono essenziali, senza troppi elementi che
distraggano dall’espressione del soggetto. Immagini nelle
quali la semplicità è un punto di forza.
Antonello © cristiano bonassera

Quali sono le sfide che deve affrontare quando scatta un


ritratto e cosalo colpisce nelle persone che fotografa?

Cristiano Bonassera
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ritratto fotografico - guida - enzo dal verme


«Ogni persona che fotografo Spesso devi fotografare
è un mondo unico e differente soggetti che non hanno
da tutti gli altri. La cosa che alcuna voglia di farsi
mi colpisce sempre e che mi fotografare, ma per esigenze
fa amare la fotografia di di lavoro devono farlo, oppure
ritratto è quella magia che il set è improvvisato e nell’aria
sento nel preciso istante in cui si respira una tensione
si incrocia il mio sguardo, assurda ancora prima di
attraverso la macchina iniziare gli scatti… Ecco che
fotografica, con il soggetto e allora devi cercare aiuto nella
in automatico l’indice preme tecnica e nell’esperienza,
l’otturatore… ecco che è nata perché devi portare a casa lo
una foto! Ogni volta che scatto a tutti i costi, non hai
accade per me è speciale. un’altra possibilità. Ricordo in
Questo normalmente accade particolare un servizio che feci
quando hai tempo sul set. ad un grande calciatore
Maddalena © cristiano bonassera

Purtroppo però non è tutto italiano, per una linea di moda


sempre così magico! a suo nome.

WWW.FOTOCRISTIANOBONASSERA.IT
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ritratto fotografico - guida - enzo dal verme


È arrivato con un ritardo di alcune ore dicendo di avere max 10
minuti per scattare. Molto poco disponibile a farsi guidare e
nervosissimo per altri motivi… l’art director che continuava a
chiamare per chiedere come stava procedendo il servizio… Alla
fine ho portato comunque a casa il servizio!
Quando non si tratta di una pubblicità, dove il tempo è spesso
pochissimo, mi piace improvvisare: parlare con la persona
ritrarre, osservare i suoi atteggiamenti, le pieghe degli occhi o
della bocca quando sorride, come gesticola…
Solo dopo questa osservazione comincio a vedere, nella mia
mente, come potrebbe essere l’inquadratura, dove far cadere
la luce e cosa mettere in ombra. Poi mentre scatto mi rendo
conto se il soggetto ha bisogno di più indicazioni da parte mia
o se si muove liberamente e allora lascio fare.»

❝ La ricerca di complicità ed empatia

Paolo © cristiano bonassera


sul set si rivela utile anche in altri
rapporti fuori dall’ambito fotografico,
nella vita di tutti i giorni.
ritratto fotografico - guida - enzo dal verme
Justin Pumfrey

Justin non è un mio studente, ma un amico e collega.


Voglio presentartelo perché, come me, considera la
meditazione un validissimo aiuto per riuscire a gestire
l’attenzione e focalizzarsi meglio anche durante sessioni
di scatto molto impegnative. Gli ho chiesto di
raccontarci qualcosa del suo approccio al ritratto.

«Personalmente, considero la meditazione uno strumento


molto utile ed un aiuto a raggiungere il nostro miglior
potenziale nel lavoro.
Abito a Londra, sono un fotografo professionista con

Mitsuko Uchida © justin pumfrey


oltre 30 anni di esperienza nel campo della pubblicità,
del design e dell'editoria. La mia carriera mi ha portato
in tutto il mondo, ho realizzato grandi campagne per
aziende del calibro di Adidas e fotografato primi ministri.

WWW.JUSTINPUMFREY.COM
52

ritratto fotografico - guida - enzo dal verme


Quando mi è capitato di dare dei consigli ai miei
assistenti o ad altri, ho sempre cominciato dalle
basi: devi prima di tutto trovare te stesso. Farlo con
la macchina fotografica significa essere in grado di
sentire e scoprire cosa ti rende vitale, cosa ti eccita,
ti meraviglia, cosa ti spinge ad amare. Quindi, per
cominciare, è bene ispirarsi a ciò che altri artisti
hanno già realizzato, conoscere il lavoro dei nostri
ritrattisti preferiti, scoprire come sono arrivati a
composizioni così potenti ed imparare tutte le
tecniche possibili. In pratica, crearsi una grande
cassetta degli attrezzi!

Questo processo di emulazione ci dà la capacità di


produrre immagini su richiesta, il prerequisito
essenziale per il successo nel mondo della
Mitsuko Uchida © justin pumfrey

fotografia commerciale. Una volta intrapreso il


nostro percorso di auto-scoperta - possibilmente
alimentato da una genuina passione per produrre
immagini sorprendenti – può rivelarsi molto utile
introdurre pratiche di consapevolezza.
INSTAGRAM @justin_pumfrey_studio
53

La più importante, per me, è l’avvicinarsi a


qualsiasi soggetto con un atteggiamento di
apertura e con un senso di "non sapere". In
questo modo saremo disponibili a lasciarci
trasportare da ciò che vedremo. Così, rimanendo
in attesa senza veramente attendere, riusciremo
ad aprirci ed improvvisamente noteremo ciò che
vogliamo esplorare. Spesso ci avviciniamo ad un
soggetto appesantiti da molte idee su ciò che
potremmo trovare o su ciò che speriamo di
ottenere e questi pensieri potrebbero ostacolare
la nostra risposta istintiva a ciò che è di fronte a
noi. Ecco perché dico che è importante avere un
atteggiamento di apertura.
Con questo orientamento, molte soluzioni
diventano possibili e - se abbiamo acquisito

Mitsuko Uchida © justin pumfrey


abbastanza abilità e tecnica grazie al nostro
percorso di emulazione – emergeranno delle
immagini interessanti.
54

ritratto fotografico - guida - enzo dal verme


Nel campo del ritratto, ho scoperto che la pratica
della meditazione ha molti benefici. Sicuramente
riduce la quantità di stress che possiamo sentire
prima di iniziare il servizio fotografico, il che ha
l'effetto di renderci più disponibili al contatto e
più naturali. Quindi, più saremo tranquilli, più
sarà facile entrare in contatto diretto con il
soggetto. A questo punto tutto diventa un po'
come una danza e, man mano che la
connessione si approfondisce e il contatto
diventa più intimo, la presenza della macchina
fotografica tra noi e il nostro soggetto non è più
un ostacolo e abbiamo la possibilità di cogliere la
sua essenza. Quando accade, è un'esperienza
molto emozionante e sorprendente da entrambi i
lati della macchina fotografica.

Mitsuko Uchida © justin pumfrey


I ritratti di Mitsuko Uchida sono stati realizzati per BBC Music Magazine.
Mitsuko Uchida è una delle artiste più apprezzate del nostro tempo. nota
come impareggiabile interprete delle opere di Mozart, Schubert, Schumann e
Beethoven. Lavorare con lei è stato una meravigliosa rivelazione momento
per momento.
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ritratto fotografico - guida - enzo dal verme


Spero che questa guida ti abbia ispirato. Ed ora ho una domanda per te:

❝ Quanto tempo dedichi alla tua preparazione


tecnica e quanto a sviluppare la tua capacità di
interagire con i soggetti o comporre le immagini


con intuizione e rapidità?
Se ti interessa approfondire la parte non di tecnica, vieni ad un
workshop di ritratto. Clicca qui per scoprire di più. Ti aspetto J

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