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Crescita Personale e Minimalismo

Il Manuale Più Completo Per Raggiungere Successo e Felicità


Consapevolmente

Marco Frasante
SOMMARIO

Introduzione
Autoanalisi ed autoconsapevolezza: come guardare in avanti ma attraverso se stessi
La crescita personale, cos’è e come affrontare un percorso che appare tutto in salita
Es, Io e Super Io secondo Sigmund Freud
Prendersi cura del proprio io interiore ed eliminare il disordine dalla propria vita
Non accontentarti ed osa, rincorrendo la felicità attraverso i tuoi obiettivi!
Cos’è il Minimalismo
Applicare il Minimalismo alla propria vita, come vivere da minimalista
Sette semplici step per avvicinarsi al minimalismo esistenziale
Minimalismo Digitale, perché restare “tagliati fuori” non sempre è un male
Principi chiave per un Minimalismo Digitale:
Minimalismo Digitale in pillole, per iniziare a praticarlo:
La ricerca della felicità ed il successo personale
Ricapitolando…
Conclusione
Diario personale: Vivere con degli obiettivi
Introduzione

“Nel momento stesso in cui dubitate di poter volare, cessate anche di essere
in grado di farlo. “ [1]
In questo modo desidero aprire le porte di quell’universo sconosciuto che è
per l’essere umano – uomo odierno – la crescita personale e
l’autoconsapevolezza. Esattamente come fu l’isola che non c’è per Peter Pan
– il protagonista del romanzo d’avventura di Barrie – territorio inesplorato,
sconosciuto e a tratti un po’ spaventoso, ove si perse affinché si ritrovasse, mi
auguro che possano essere anche queste pagine per voi la vostra isola che non
c’è personale. Vi auguro, dunque, di perdervi fra le righe di queste pagine ma
solamente per ritrovarvi una volta che avrete letto l’ultima, più forti e
consapevoli del vostro io, più forti e consapevoli di prima.
Approfitto di questo sottile spazio introduttivo anche per rendervi noto che al
termine di questo libro troverete un’agenda mensile che dovrà diventare il
vostro piccolo vademecum che userete per annotare e raggiungere i vostri
obiettivi personali. Che sia un esame particolarmente complesso e spaventoso
o sia l’intenzione di voler smettere di fumare o di bere, o ancora la promessa
che fate a voi stessi di arrabbiarvi di meno non importa: prefiggetevi un
obiettivo ed iniziate a camminare concretamente per raggiungerlo.
Qualunque obiettivo va bene purché sia vostro e purché provenga dal
risultato di un’attenta e rigorosa autoanalisi coscienziosa ed interiore per
individuare il problema.
Iniziate allora a prendere in mano la penna e ad annotare nell’agenda che
troverete il vostro obiettivo, le vostre sensazioni ed emozioni a riguardo – e
perché no – anche le vostre più intime paure, come quella di fallire, ad
esempio, che vi tiene, inconsapevolmente ancorati a terra.
E ricordate che non ci sono mai obiettivi stipati troppo in alto per essere
raggiunti.
Autoanalisi ed autoconsapevolezza: come guardare in avanti
ma attraverso se stessi

“L’ autoanalisi viene considerata come lo strumento migliore per praticare


quella cura di sé fondamentale per una vita consapevole e non assoggettata a
meccanismi nevrotici. A patto di fare dell’autoanalisi una pratica quotidiana.
“ [2]

Così era solito predicare Erich Fromm, lo psicologo e sociologo tedesco,


intorno al discorso sull’autoanalisi, che costituisce tutt’ora un passaggio
obbligatorio e fondamentale nel processo di crescita e maturazione
personale di cui tratterò qui di seguito. L’analisi di sé – ovvero l’autoanalisi
– non è altro che una costante ed attiva coscienza di sé, uno strumento che
perdura nel tempo e che ci fornisce un aiuto non indifferente.
Grazie e per mezzo dell’autoanalisi, ognuno è in grado di acquisire maggiore
consapevolezza delle proprie motivazioni inconsce e di tutto ciò che è
importante per la psiche, oltre a prendere coscienza delle proprie aspirazioni,
ambizioni ma anche delle proprie contraddizioni e dei propri conflitti.
In un maniera più poetica l’autoanalisi altro non sarebbe che un potente
strumento da intendere e paragonare ad una superficie riflettente, dentro la
quale ogni essere umano sarebbe – grazie ai giusti mezzi ed al giusto
esercizio – in grado di specchiarsi, nel tentativo di correggersi e migliorarsi,
in vista di una crescita.
Come abbiamo letto nella citazione ad inizio capitolo, l’autoanalisi veniva e,
viene tutt’ora, considerata da Erich Fromm un esercizio necessario ed una
pratica quotidiana; dovrebbe dunque non essere vista come un mero e vacuo
hobby, ma come un profondo, radicato e soddisfacente stile di vita. Nel
tentativo di servirsi ed applicare quotidianamente l’autoanalisi –
riconoscendole la giusta importanza – il fine ultimo resta però quello del
miglioramento e della crescita personale, consapevole ma soprattutto matura.
Non è un esercizio da prendere alla leggera, quindi, ma andrebbe praticato
giornalmente (magari in correlazione ad esercizi di meditazione e
concentrazione) per notare e comprovare la sua efficacia nel tempo.
Diversamente dagli esercizi di meditazione e di concentrazione, l’autoanalisi
è una pratica che infonde gioia ed enorme soddisfazione, aprendo finestre là
dove prima c’erano solo muri. Proprio perché la sua efficacia si testa sul
lungo termine, è bene considerare e tenere a mente che praticarla
quotidianamente significa farlo anche durante quelle giornate in cui si
potrebbe avere poca voglia, poca concentrazione o poco stimolo.
Forse si potrebbe trattare di una cosa non esattamente piacevole, ma aiuta e
quindi è necessaria se si intende prendere la vita sul serio. Questo però non
significa che va applicata senza basi conoscitive in grado di farla applicare al
meglio, tutt’altro. Prima, infatti, servirebbe una buona dose di pazienza e di
volontà per apprendere le basi dell’analisi. Non tutti ne sono convinti, ma per
fare della sana ed utile autoanalisi bisognerebbe prima fare dell’analisi, essere
stati a contatto con un professionista in grado di indicarvi la giusta via da
percorrere per iniziare questo cammino. È possibile praticare l’autoanalisi
senza prima aver praticato l’analisi ma è sconsigliato farlo in quanto risulta
più difficile come processo. Nel caso in cui si abbiano grandi difficoltà da
superare, le resistenze che si potrebbero presentare con l’autoanalisi
potrebbero essere troppo forti, quindi tentare di farlo direttamente con
l’autoanalisi potrebbe rivelarsi arduo ed anche controproducente, per cui
praticarla correttamente sarebbe a dir poco impossibile. Con un po’ di pratica,
però, e di buona volontà le resistenze che impedivano una corretta autoanalisi
potrebbero venir eliminate definitivamente.
Ogni uomo o donna che si incontra durante quel lungo cammino chiamato
vita è diverso, dunque è possibile che una determinata persona abbia
resistenze così radicate, in certi ambiti – convogliate da un’attenta presa di
coscienza – che appare pressoché impossibile svolgere l’autoanalisi, poiché la
razionalizzazione ed il raziocinio convinceranno la persona che le difficoltà
da superare non esistono o non sono così grandi, o che magari non
necessitano di un’attenta riflessione. Per questo motivo, l’efficacia
dell’autoanalisi dipende in gran parte anche dalla profondità e dalla forze
delle resistenze, così come anche da numerosi altri fattori come la situazione
in cui si vive o la determinazione che si ha a vivere felici.
L’autoanalisi risulta inoltre, molto più semplice da applicare se l’analisi che
l’ha preceduta non si è occupata solamente dei problemi d’infanzia, ma ha
riguardato tutta l’estensione della vita ed i problemi esistenziali ad essa
collegati. Le probabilità di riuscita dell’autoanalisi vengono incrementate
notevolmente se l’analisi ha cercato di capire a che punto si è arrivati nel
corso della vita, quali sono le conseguenze di ciò che si fa, quali sono le
obiettivi e le ambizioni generali inconsce e se la vita che si sta conducendo
sia o meno senza alcuno scopo. La sua messa in pratica deve essere semplice
e regolare: quotidianamente sarebbe opportuno investire almeno mezz’ora di
tempo per camminare un po’, riflettendo magari su quelle piccole cose a cui,
in genere, non prestiamo importanza; come ad esempio se il sonno è stato
sufficiente, perché eravamo stanchi il giorno prima o perché l’emicrania ci
dura una settimana e niente sembra farla passare.

La rabbia è uno dei sentimenti generanti dell’emicrania, dunque interrogarsi


sui fattori scatenanti della rabbia (chiedendosi in tutta sincerità se magari ce
l’avevamo con qualcuno in particolare) potrebbe essere davvero d’aiuto, ed in
genere trovare l’incognita allieva o fa scomparire del tutto il dolore alla testa.
L’emicrania esprime un’irritazione costantemente rimossa ed un risentimento
continuo e mantiene l’interessato in uno stato di tensione. Molte malattie
psicosomatiche hanno questa funzione.
Se invece l’emicrania è di origine organica, invece, potrebbe non sparire così
facilmente.

L’obiettivo dell’autoanalisi, dunque, è quello di porsi delle domande


specifiche e non generiche (ad esempio chiedersi che cosa è successo durante
la propria infanzia non aiuterà a risolvere il problema); domande che mirano
a scoprire l’origine del problema e ciò che si prova. Ad esempio potremmo
chiederci cosa abbiamo provato a livello emotivo nel rivedere una certa
persona; con tutta probabilità a livello cosciente quella persona ci sarà
sembrata simpatica, ma in fondo al cuore potrebbero ancora esistere e
persistere delle riserve nei suoi confronti. Mettere in atto il meccanismo di
autoanalisi significa anche concedersi un po’ di tempo, mettersi comodi,
rilassarsi ed iniziare a sentire qualcosa. L’autoanalisi serve anche a
sperimentare le proprie emozioni e non a rifletterci sopra, perché il fattore
realmente importante è costituito da ciò che si prova.
Con un po’ di esercizio potremmo scoprire, ad esempio, di trovare una certa
persona assolutamente insopportabile o magari spaventosa. Nonostante questi
sentimenti, però, potremmo lo stesso sorriderle e tenercela buona perché
magari è un parente stretto, il suo status ci fa gola o evitiamo la discussione
nella speranza che un giorno potrebbe tornarci utile.
Per fare autoanalisi si parte analizzando le sensazioni e le emozioni trascorse,
magari quelle del giorno prima, focalizzandoci, perché passo passo e poco a
poco scopriremo un abnorme quantità di cose. Molte persone spesso dicono
di non avere abbastanza tempo per l’autoanalisi (quando in realtà basterebbe
ritagliarsi mezz’ora al giorno) ma la realtà è che molto probabilmente non la
reputano abbastanza importante ed hanno già preso, in completa autonomia,
la loro decisione definitiva. Chi sceglierà di praticare autoanalisi con
pazienza e dedizione invece, trarrà giovamento, sentirà che lentamente sta
accadendo qualcosa; diventerà più libero ed indipendente, poiché non sarà
più costretto a riversare tutto sugli altri. Svilupperà la capacità di tenersi le
cose per sé, dentro di sé, evitando di traboccare in continuazione. In questo
senso potrebbe essere utile tenere un diario dei propri pensieri e dei propri
problemi, un qualcosa su cui poter tornare con lo sguardo ogni giorno.
Però, per fare davvero un bel lavoro e far fruttare il tempo dedicato
all’autoanalisi e non solo, ancora più utile potrebbe essere annotarsi i sogni,
magari facendosi aiutare da qualcuno di esperto per decifrarli.
Probabilmente dopo alcune sedute si riuscirà ad avere il quadro completo
della situazione psichica ed esistenziale del sognatore.
La crescita personale, cos’è e come affrontare un percorso che
appare tutto in salita

Dopo un brevissimo paragrafo introduttivo sull’autoanalisi, possiamo


finalmente entrare nel vivo di questo libro che – appunto come indica il titolo
– tratterà di crescita personale. Spero di aver fatto adeguatamente passare il
concetto che prima di intraprendere un percorso di crescita personale
(attenzione, si cresce a livello psichico e spirituale perché si vuole farlo, a
differenza della crescita prettamente fisica che è involontaria) è bene dare
uno sguardo all’interno di se stessi, per farsi un’idea della situazione
esistenziale e per comprendere che cosa va e che cosa non va in noi. Per
svolgere correttamente questo processo, per prassi è utile chiedersi (ed essere
molto sinceri nel rispondersi) perché si vuole cambiare e che cosa si intende
ottenere; qual è dunque il fine ultimo per cui ci si impegna, il traguardo da
raggiungere. Ovviamente, prima ancora di questo, è opportuno ed consigliato
accettare il cambiamento che si intende svolgere, come parte integrante della
vita stessa. Molte persone sono portate erroneamente a pensare che il
cambiamento sia qualcosa di prettamente negativo o troppo complesso;
quando invece non si tratta altro che di una delle mille sfaccettature della vita
umana e terrena, una condizione da perseguire e ricercare nel tentativo di
migliorarsi costantemente. Sì, perché in fin dei conti, si cambia per crescere e
per migliorare, non per andare a peggiorarsi.
I cambiamenti, com’è giusto che sia, spaventano la maggior parte delle
persone che però arriva a fraintenderli, accomunandoli più ad un fallimento
che ad una vera e propria presa di coscienza, destinata ad una consapevolezza
interiore radicata e profonda. Per cambiare, abbiamo detto, innanzitutto
occorre mostrarsi aperti al cambiamento, favorevoli alla mutazione che
vogliamo indurre nella nostra persona, maturando la consapevolezza
necessaria con cui risponderci alle seguenti domande: “perché voglio
cambiare?”, “è utile farlo?” Se la risposta è sì, allora si sta percorrendo molto
probabilmente la strada giusta, quella della crescita finalizzata al
cambiamento, al miglioramento e – perché no – alla rinascita. Ad una risposta
negativa invece sorgeranno tutta una serie di dubbi e di incertezze che sarà
possibile districare e risolvere attraverso l’autoanalisi e la meditazione. Ma
entriamo nel vivo di questo argomento, addentrandoci più a fondo in queste
acque ancora inesplorate.
La definizione più ovvia di crescita personale probabilmente molti di voi
l’avranno già sentita, ma per i neofiti – che magari si stanno approcciando per
la primissima volta a questo universo – è bene dirla.
Ci sono innumerevoli definizioni, ed ognuno di noi può crearne altre,
secondo le proprie esigenze, ma nella maggior parte dei casi per crescita
personale s’intende quel percorso strettamente personale comprendente ogni
momento della condizione esistenziale di un individuo. Un insieme
d’esperienze, dunque, singole e collettive, private e pubbliche, di diversa
natura ed origine utili a forgiare il carattere, la personalità ed il nostro
approcciarsi con il resto del mondo.
La crescita personale è un’esperienza continua e perdurante tutta la vita, ed è
quindi difficile stabilire un momento di fine ed uno di inizio, perché tutto
viene offuscato dalla condizione tangibile dell’esistenza umana che è
perennemente un rapportarsi alla vita, alle relazioni interpersonali, alle
diverse esperienze, ma soprattutto alla rielaborazione di tutte queste cose
insieme. Si tratta di assimilare ciò che la vita ci pone davanti,
metabolizzando, trasformando e rielaborando incontri, avvenimenti più o
meno spiacevoli da affrontare, rendendo tutto un’unica parte della formazione
del proprio essere.
Al pari di artigiani è necessario ed importante rimodellare il proprio percorso
di vita, di crescita personale, sfruttando quel bagaglio inesauribile di
esperienze che si vivono quotidianamente. Per fare ciò è di vitale importanza
anche compiere delle scelte – magari in apparenza insignificanti e banali –
che invece indirizzano la nostra vita in una direzione specifica, piuttosto che
in un’altra.
Uno dei compiti ma anche uno degli obiettivi della crescita personale è quello
di investire giornalmente su se stessi, iniziando a concepirsi leader indiscussi
della propria esistenza e delle relative scelte di vita. Per fare ciò bisognerebbe
evitare di divenire troppo succubi degli eventi esterni o troppo malleabili nei
confronti del resto del mondo, intenzionato magari a condurci verso rotte
sbagliate. Ascoltare i consigli altrui è un bene, ma allo stesso tempo
bisognerebbe fare completo affidamento su se stessi, acquisendo, magari, le
capacità giuste per prendersi le responsabilità delle proprie scelte. In questo
cammino – che il più delle volte appare come tutto in salita – è fondamentale
trovare il coraggio di accogliere o allontanare tutte quelle persone che
riteniamo più o meno opportune per affiancarci in questo viaggio.
Compiendo, poco alla volta, tutti quegli step necessari (e paragonabili quasi a
pioli o gradini di una scala) della crescita personale mirata alla felicità e alla
realizzazione in mezzo agli altri. Questo processo – un vero e proprio
impegno che si prende con se stessi – implica anche di possedere (o trovare)
il coraggio e la consapevolezza di attuare delle rinunce, degli allontanamenti
da quelle persone o da quei passaggi che non creano attorno a noi un
ambiente sano, sereno e positivo in cui poter crescere, ma, tutt’altro, che
bloccano proprio lo sviluppo intellettivo, emotivo ed esperienziale
dell’individuo. In questo senso, la crescita personale è paragonabile ad un
sistema dinamico individuale, che non si cerca ma si vive, ogni giorno, a
trecentosessanta gradi. Di questo percorso è fondamentale conoscerne la
ricchezza e le relativi potenzialità, per poter sfruttare al meglio la sua messa
in atto, evitando ostacoli, ma puntando sul continuo accrescimento per
ottenere una crescita personale, sana e consapevole.

“ Il compito più difficile nella vita è quello di cambiare se stessi. “ [3]

Es, Io e Super Io secondo Sigmund Freud

Per affrontare correttamente un discorso che gravita attorno alla crescita


personale, alla presa di coscienza, all’autoanalisi e alla consapevolezza di un
miglioramento necessario dal punto di vista psichico e spirituale, bisogna fare
un breve accenno a Sigmund Freud e alla sua psicanalisi.
Probabilmente molti di voi conosceranno già la vita di Freud e di come egli
abbia trascorso la sua intera esistenza a formulare e spiegare ciò che è
divenuta la psicanalisi moderna. Il lavoro di Freud è molto vasto ed articolato
e non è certamente argomento per questa sede specifica, ma è giusto dare
un’infarinatura generale per comprendere più a fondo ciò di cui stiamo
parlando.
Egli individuò tre topoi o luoghi psichici:
Es: “È tutto ciò che è ereditato, presente sia dalla nascita, stabilito per
costituzione, innanzitutto le pulsioni che traggono origine
dall’organizzazione corporea e che trovano qui, in forme che non
conosciamo, un’espressione psichica. “ [4]
L’Es – che altro non è, in tedesco il pronome neutro di terza persona
singolare “esso” – rappresenta il fondamento della persona psichica,
l’espressione dei bisogni pulsionali che provengono direttamente dal corpo.
È il serbatoio dell’energia vitale, l’insieme caotico e turbolento delle
passioni, la volontà di ricercare ed ottenere il piacere ad ogni costo. Per
questo motivo l’Es è governato dal principio di piacere.
L’Es rappresenta anche l’inconscio, un qualcosa di strettamente personale,
privo di logicità, moralità ma è lo spazio in cui tutte le potenzialità espressive
si formano. Attraverso di esso, Freud designa la parte oscura, quella sorgente
organica contenente le energie pulsionali disorganizzate che fluiscono
direttamente in una dimensione atemporale, e che operano di consuetudine al
di fuori delle categorie logiche e da qualsiasi nozione di valore, di bene, di
male o di moralità. È considerato il Livello Fisico, il Piano Materiale, le
Radici dell’Albero della Vita.

Io: “Spinto così dall’Es, stretto dal Super Io, respinto dalla realtà, l’Io
lotta per venire a capo del suo compito economico di stabilire
l’armonia tra le forze e gli impulsi che agiscono in lui e su di lui; e
noi comprendiamo perché tanto spesso non ci è possibile reprimere
l’esclamazione: la vita non è facile! “ [5]
Differentemente dall’Es, l’Io è quel topoi governato dal principio di realtà,
la coscienza mediatrice che si trova tra l’Es ed il Super Io. È l’istanza
preposta alla coscienza ed è la parte più superficiale dell’apparato psichico
che funge da mediatrice tra i bisogni pulsionali propri dell’Es ed il mondo
esterno. Oltre a tutto questo, l’Io è anche quella parte dell’Es che è stata
modificata dall’influsso e dalla vicinanza del mondo esterno. Non solo tenta,
quindi, di mediare i conflitti tra Es e mondo esterno, ma è predisposta a tener
conto delle pressanti richieste del Super Io. Dinanzi a tale esigenze pulsionali,
l’Io mantiene un atteggiamento critico, decidendo quali debbano essere
realizzate subito, quali debbano rinviate ad un secondo momento e quali
debbano essere rimosse perché reputate pericolose. Suo è il compito di
bilanciare le istanze vitali dell’Es – tese al soddisfacimento irrazionale ed
assoluto – e le istanze del Super Io, indirizzate invece verso la censura e
la negazione delle prime. Proprie dell’Io sono la percezione e la coscienza,
anche se l’origine di tutti i processi che avvengono nell’Io deve essere cercata
nell’Es. Per questo suo prolungamento nell’Es, l’Io resta in gran parte
inconscio. È considerato il Livello Emozionale, il Piano del Divenire, il
Tronco dell’Albero della Vita.
Super Io: “Il bambino piccolo è notoriamente amorale, non possiede
inibizioni interiori contro i propri impulsi che desiderano il piacere.
La funzione che più tardi assume il Super Io viene svolta
dall’autorità dei genitori. I genitori governano il bambino mediante
la concessione di prove d’amore e la minaccia di castighi, che gli
dimostrano la perdita d’amore e di per sé stessi sono quindi temuti.
Questa angoscia reale è la precorritrice della futura angoscia
morale; finché essa domina, non c’è bisogno di parlare di Super Io e
di coscienza morale. Solo in seguito si sviluppa la situazione
secondaria – che noi siamo troppo facilmente disposti a ritenere
quella normale – in cui l’impedimento esterno viene interiorizzato e
al posto dell’istanza parentale subentra il Super Io, il quale ora
osserva, guida e minaccia l’Io, esattamente come facevano prima i
genitori col bambino. “ [6]

Il Super Io è l’insieme dei divieti sociali avvertiti dalla psiche come


costrizione o impedimento al raggiungimento ed alla soddisfazione del
piacere. Un fitto ed articolato sistema di censure che presiede il passaggio
delle pulsioni dell’Es all’Io. Rappresenta quella che può essere definita la
coscienza morale, una sorta di giudice morale che regolarizza e critica gli atti
ed i desideri inattivi. Il Super Io nasce nel bambino, inizialmente libero da
qualsiasi principio morale, per colpa dell’effetto del potere condizionante
genitoriale.
Succede infatti che ad un certo punto della propria esistenza, il bambino è
portato naturalmente a metabolizzare e ad interiorizzare – sotto forma di
Super Io – l’autorità familiare. L’autorità paternale e parentale radicalizzata
altro non rappresenta che il nucleo centrale del Super Io, quel sistema di
valori e divieti introiettato dall’esterno.
Il Super Io è, in questo senso, anche l’erede del conflitto edipico che si crea a
partire dal Super Io genitoriale e che va a rappresentare la continuità e la
persistenza nel sistema di norme e di valori generazionali. Questo topoi
pianifica una rimozione respingendo nell’inconscio ciò che la coscienza
morale non può tollerare.
È il Livello del Pensiero, il Piano della Mente, la Chioma dell’Albero della
Vita.

Prendersi cura del proprio io interiore ed eliminare il disordine


dalla propria vita

Il paragrafo precedente ci è servito a fare un po’ di chiarezza tra Es, Io e


Super Io, oltre che conscio ed inconscio. Quel discorso – che in questa sede è
meglio accantonare per dedicarci ad altro – sarebbe stato ancora molto
articolato e complesso, ma quello che a noi serviva sapere per continuare
questo viaggio insieme, è stato ampiamente detto. Dunque, dopo aver parlato
di Io, non risulterà difficile comprendere il perché è tanto importante
prendersi cura di sé soprattutto a livello emotivo e psichico, nutrendo l’io
interiore e liberandolo da tutti gli ostacoli che rallentano la sua crescita
personale.
Il primo passo da fare è proprio quello di eliminare il disordine dalla propria
vita.
Per disordine s’intende quel flusso di energia negativo – fisico, emozionale
ed interpersonale – che non fa altro che distogliere l’attenzione dalla propria
crescita personale. Il modo migliore per prendersi cura di sé, per amare se
stessi e per migliorarsi è quello di avere il giusto spazio e la giusta energia,
per espandersi al meglio e raggiungere i livelli più elevati di benessere psico-
fisico. Un’alta percentuale di disordine (o di elementi superflui) però,
potrebbe influenzare la riuscita di questo obiettivo, facendovi sprecare solo
preziose energie. Per questo motivo è sempre meglio prima eliminare il
disordine. Al contrario, uno spazio ben organizzato e pulito è in grado di
influenzare positivamente l’umore e di aiutare a concludere i lavori e a
raggiungere gli obiettivi prefissati più velocemente.
Stila una lista di cose da fare, mettendo in cima quelle più importanti, in
questo modo inizierai a darti delle priorità. Qui di seguito troverai qualche
rapido consiglio per iniziare a riorganizzare la tua nuova vita.
1.No alle persone tossiche e dannose!
Attento a chi scegli di avere attorno! Non tutte le persone sono uguali ed, in
questi casi, l’esperienza insegna che è decisamente molto meglio evitare
quelle persone che, per un motivo o per un altro, ci influenzano
negativamente e di cui in fin dei conti non abbiamo bisogno. Non permettere
(più) a queste persone né di occupare un posto nella tua vita né di occupare
un posto nel tuo cuore. È meglio avere pochi amici ma buoni che essere
circondati da gente poco sincera e poco genuina. Quindi investi del tempo
solamente per quelle persone che dimostrano di meritarlo davvero ed in quei
rapporti (che siano amicizie, conoscenze o relazioni) per cui vale la pena ogni
sforzo, perché ti rendono felice. Nel perseguimento dei tuoi obiettivi,
ricordati sempre di mettere da parte un po’ di energia per quelle persone che
valgono veramente qualcosa per te.
2.Impara ad amarti, difetti compresi

Verso sé stessi bisognerebbe provare un amore incondizionato e quotidiano,


ma sfortunatamente nessuno è in grado di riuscire ad amarsi così facilmente e
così profondamente se non lavorandoci su. Attraverso il duro lavoro anche
questo genere di obiettivo è raggiungibile. Nessuno, dopotutto, è in grado
di amarti così se non te stesso e questo è il principio proprio dal quale
bisogna partire. Gli esseri umani – benché siano in grado di provare amore e
compassione straordinari – amano gli altri condizionatamente, dunque non
resta che aggrapparti a te stesso per ottenere il genere d’amore che meriteresti
e che tutti meritano. Nessuna circostanza legata al lavoro, o alle relazioni,
allo status, al potere e così via potrà mai essere in grado di ostacolarti dal
raggiungimento del tuo obiettivo se ci lavori con costanza e dedizione.
Amarsi in questo modo significa amarsi completamente, amare tutto di sé, le
proprie debolezze, i propri difetti, i propri segreti. Amare te stesso in questo
modo, inoltre, ti aiuterà a comprendere e a distinguere le persone che non
fanno lo stesso e che quindi non ti amano appieno e come meriteresti.
Riuscendo ad indentificarle preventivamente, risulta anche più facile spezzare
quei legami che portano o alimentano il disordine nella propria vita;
riuscendo ad eliminare, di conseguenza, le autocritiche che hanno come
effetto collaterale l’abbassamento dell’umore ed il calo dell’autostima.
3.Prenditi cura di te a 360°
[7]
Mens sana in corpore sano dice un antica locuzione latina ancora
tremendamente attuale.
Il segreto del benessere psico-fisico riguarda la capacità di creare un
equilibrio tra lavoro e riposo, un’alternanza essenziale e fondamentale
quando si tratta di prendersi cura di sé totalmente e di crescere.
Per fare tutto ciò in maniera corretta sarebbe utile non focalizzarsi troppo su
un singolo aspetto della propria vita, preferendo invece un nutrimento ed una
salute completa, totalizzante. Dunque, svolgi attività utili a fornire energia al
corpo, a nutrire il tuo spirito e ad illuminare la tua mente, senza favorire una
cosa rispetto all’altra.
Tutto è utile, tutto è fondamentale nel viaggio di crescita personale.
Attività come lo yoga, la meditazione, il jogging, la contemplazione,
pilates aiutano sia a rimettersi in forma dal punto di vista fisico, sia a
migliorare il proprio umore. Anche mangiare coscientemente ed in maniera
sana ti aiuterà ad ottenere ottimi livelli di energia e di benessere, proteggendo
il tuo organismo dagli eventuali malanni di stagione. Scrivere, leggere e
dedicarsi ad attività o corsi che solleticano l’interesse sono un toccasana per
mantenere la mente sveglia, attiva e sempre scattante.
Anche la vita sociale ha la propria non indifferente importanza in questo
processo evolutivo; costruisci e mantieni amicizie e legami forti, duraturi,
sani perché rappresentano indirettamente le risorse psicologiche essenziali
che serviranno come supporto nella vita di tutti i giorni.
4.Prefiggiti obiettivi di crescita e ricorrili attivamente
Prima di avere rispetto per gli altri, è di cruciale importanza avere rispetto
di sé stessi, perché la cura dedicata al sostentamento, al miglioramento e al
coinvolgimento del proprio io aiuta a vivere meglio ed in maniera più
semplice. Nutrire del sano e profondo rispetto verso la propria persona,
inoltre, aiuta a non accontentarsi e ad imparare a dedicarsi il meglio, cioè
quel che si merita.

Possedere degli obiettivi di crescita (concernenti il lavoro, le relazioni


interpersonali o qualunque altra cosa) chiari, concreti e scandagliati sul lungo
termine permette di vivere e lavorare meglio, investendo su se stessi senza
lasciarsi truffare, abbindolare, calpestare o prosciugare dagli altri.
Investire su se stessi giorno dopo giorno dovrebbe essere visto e considerato
un impegno ed un lavoro serio, che merita una certa trasparenza ed una certa
professionalità in primis verso se stessi.
Se l’obiettivo prefissato non soddisfa le proprie aspettative nemmeno dopo
che è stato raggiunto, allora forse non era un vero traguardo ma solo un
piccolo check-point. In questo caso non avere paura di rimetterti in gioco
fin da subito, spostando il traguardo altrove per rincorrere un nuovo
obiettivo.
Ricorda che tutte le tue azioni e tutti i tuoi sforzi dovrebbero avere come fine
ultimo la crescita ed il benessere personali, rivolti al proprio io interiore.

Non accontentarti ed osa, rincorrendo la felicità attraverso i


tuoi obiettivi!
1.Insegui i tuoi sogni, coltiva le tue passioni

La perseveranza è tutto nella vita, e quest’ultima è un viaggio troppo breve


per sprecare le proprie energie impegnando risorse ed obiettivi che non si
sentono davvero propri. Avere cura di se stessi significa anche rimanere
autentici e riconoscere le proprie vere passioni. È sbagliato ascoltare gli altri
e fare ciò che la società impone di fare, come ad esempio scegliere un certo
tipo di carriera o di partner piuttosto che un altro, soltanto perché è ciò che la
società dice essere il meglio per te. Il meglio per te lo conosci tu stesso e
basta.
Questo significa non accontentarsi di lavori scadenti solamente perché utili
per pagare bollette ed affitto, oppure evita di specializzarsi in qualcosa solo
perché ripaga finanziariamente ma che non è la tua reale vocazione. È bello
ed è importante ritagliarsi del tempo da dedicare alle proprie passioni, senza
accantonare il proprio lavoro. Se ad esempio hai la vocazione di scrivere e
sogni di sfornare il prossimo best-seller ma sei un semplice impiegato, cerca
di trovare del tempo per scrivere e dedicarti al tuo romanzo attivamente.
Trovare del tempo per inseguire i propri sogni o coltivare le proprie
passioni è estremamente importante perché queste cose rappresentano in
tutto e per tutto ciò che nessuno potrà mai toglierti.
Ogni essere umano ha il diritto di avere i propri sogni e – con un po’ di
sana volontà e voglia di mettersi in gioco – ha le capacità per farli divenire
realtà. In questo bisogna essere pratici, ambiziosi, appassionati.
Questa vita è una ed è troppo effimera per accontentarsi di fare solamente ciò
per poter sopravvivere ed avere una vita dignitosa. Siamo stati creati, invece,
per viverla proprio inseguendo i nostri sogni.
Il fallimento non dovrebbe spaventarti perché rappresenta solamente
un’esperienza che insegna, rafforza e prepara per fare ancora meglio in
futuro.
È bene anche esplorare molteplici interessi e talenti – magari per trovare il
più affine a sé – perché limitarsi, anche in questo senso ed in questo caso, è
fondamentalmente dannoso e contro produttivo. Ognuno di noi sa che cosa
tiene riposto nel cassetto, ed è esattamente su quello che deve focalizzarsi e
concentrarsi perché molto probabilmente il momento di iniziare a rincorrerlo
attivamente è arrivato. Non serve a niente aspettare.
Raggiungere i propri sogni, le proprie ambizioni, inseguire le proprie passioni
o i propri obiettivi a lungo termine è possibile solo se ci si impegna
seriamente e concretamente per farli accadere.
Coloro che nella vita hanno più successo non sono dei sognatori passivi e
nemmeno più fortunate delle altre, ciò che le differenzia dalle altre è il loro
essere dei cacciatori di sogni attivi, impegnati e dediti ogni giorno per
raggiungere i loro obiettivi.
2.Evita di accontentare troppo gli altri
Proprio perché è così importante concentrarsi su se stessi, bisognerebbe
ridurre al minimo – se non azzerare completamente – gli sforzi per
accontentare gli altri. Perché tutto ciò non è altro che una maniera tossica e
dannosa di affrontare la propria vita, distogliendo l’attenzione dai reali
obiettivi. Infatti, quando si cerca di accontentare troppo, l’unico vero
vincitore diviene colui che viene accontentato e che ha come obiettivo solo
quello di sfruttare il prossimo, a volte con piena cognizione di causa, altre
volte invece no.
L’essere umano tende ad accontentare spesso il prossimo per soddisfare
quella tendenza riconducibile al bisogno di piacere agli altri, ma tutto questo
lo rende meno autentico, prosciuga le sue energie e lo depriva dell’abilità di
prendersi cura di sé in maniera significativa.
Falsificando le nostre relazioni interpersonali ed i nostri rapporti con gli altri
non facciamo altro che falsificare anche una parte di noi stessi, diventando
ciò che non siamo solo per accontentare e per piacere agli altri.
Non hai bisogno di cambiare per ottenere l’approvazione di qualcuno.
Nel caso in cui qualcuno non dovesse approvarti, ricordati che non dipende
da te o dal tuo valore, quanto piuttosto delle sue preferenze e dei suoi bisogni.
Ed anche non approvare va bene.
Onorare se stessi, le proprie ambizioni, i propri sogni, i propri obiettivi non
andrebbe mai considerato un gesto egoista, bensì come un gesto di cura ed
amore verso sé stessi.
3.Concentrati sul presente

La società moderna – anche per colpa dei social media e dell’avvento di


internet – è ormai immersa in uno stato di torpore continuo e statico, una
fissità pericolosa che ci distrae dal resto del mondo circostante. Il più delle
volte non facciamo altro che pensare a tutt’altro invece di goderci il singolo
attimo che stiamo vivendo, la giornata in corso. Questo è uno dei tantissimi e
potentissimi effetti collaterali della tecnologia che non fa altro che assorbirci
completamente, giorno dopo giorno. Ci dimentichiamo di prestare la giusta
attenzione al buon cibo che abbiamo davanti, al sole splendente nel cielo, al
sorriso di una persona cara, ai suoni della natura.
Fondamentalmente queste sono tutte cose che – se osservate con la giusta
attenzione – potrebbero avere il merito di ribaltare completamente una
giornata storta, instillando felicità o di rendere ancora più gioiosa una
giornata che era già partita bene. In un mondo in cui la società ci vuole
assenti ed intorpiditi, la nostra più grande ribellione è quella invece di
mostrarci attenti, attivi, svegli e consapevoli della bellezza del mondo
circostante. Solo in questo modo consentiremo a noi stessi di assaporare e di
vivere più intensamente ogni singolo momento di ogni singola giornata della
nostra vita.
Siamo così proiettati al futuro da dimenticarci che il presente ci stia
sfuggendo da sotto le dita, e questo è forse uno degli errori più grandi che
potremmo commettere.
Per fare questo, assicurati di dedicarti almeno un’ora al giorno per
allontanarti dalle distrazioni delle tecnologia ed inizia a goderti la natura, le
persone con cui condividi il tempo, immergendoti completamente nella
situazione e nella conversazione che hai di fronte a te. Un aiuto potrebbe
essere quello di tenere un diario in cui registrare le varie cose successe ed
osservate durante il giorno, annotando la tua attenzione in merito.
Per ottenere tale livello di attenzione c’è bisogno di un allenamento costante,
ma è un allenamento che merita di essere fatto perché contribuisce ad
intensificare il modo in cui vivi le tue esperienze esistenziali giorno dopo
giorno.
4.Impara ad esprimere gratitudine
Spesso – investiti dai mille impegni che caratterizzano le nostre giornate – ci
dimentichiamo di guardarci un attimo intorno, soffermandoci ad osservare
ciò che abbiamo. Troppo poco spesso siamo soliti esprimere gratitudine per
gli obiettivi raggiunti o i successi che sono arrivati, sminuendo la felicità che
dovrebbe invece caratterizzare queste tappe importanti. Ogni successo, ogni
piccola vittoria andrebbe festeggiata, non soltanto dopo il suo conseguimento
o il suo raggiungimento, ma ogni giorno, anche a distanza di tempo. Il più
delle volte non ci accorgiamo nemmeno di possedere cose che altri ci
invierebbero; essendo troppo proiettati al futuro (e quindi ai nuovi obiettivi)
ci dimentichiamo di quelli presenti o di quelli passati, che cadono in secondo
piano rispetto a quelli già ottenuti. Questa è forse la maniera più malsana
di condurre la propria esistenza.
Esprimere gratitudine per ciò che si ha è invece estremamente importante ed
andrebbe fatto con regolarità e non solo quando c’è una ricorrenza
particolare. Questo sentimento altro non è che l’ennesimo componente della
consapevolezza, una sana abitudine che andrebbe radicata e consolidata e
messa in pratica ogni giorno.
Ci insegna ad essere più attenti e più riconoscenti per le cose che
quotidianamente riempiono il nostro tempo, i nostri spazi e che abbiamo
praticamente tutti i giorni sotto il naso, senza curarcene abbastanza.
Il poter camminare, il poter respirare, mangiare, vedere sono fra le azioni più
sottovalutate dall’essere umano; insieme ad avere un lavoro, avere una casa,
un gruppo di amici o – più banalmente – poter studiare.

Tutte cose che una grossa fetta di popolazione mondiale ci invidierebbe.


È importante quindi, sia in tempi felici che in tempi meno felici, essere grati
per tutte le cose che si hanno.
5.Dai qualcosa al mondo

Tra le tante cose delle quali bisognerebbe essere riconoscenti, come non
citare il pianeta su cui quotidianamente viviamo? La nostra amata Terra ha
fatto per noi più di quanto possiamo immaginare, ed è giusto – oltre che
saggio – ricompensarla, attraverso piccole azioni, a costo zero. La
salvaguardia dell’ambiente è un tema oramai attualissimo (il che non è
esattamente positiva come cosa a rifletterci bene) ma non è l’unico modo
attraverso il quale è possibile prendersi cura del mondo, dargli –
concretamente – qualcosa.
In questo senso molto importante è anche darsi obiettivi unici, sfruttando al
meglio tutti quei talenti nascosti che probabilmente non sapevamo nemmeno
di possedere. Il volontariato, l’insegnamento, la ricerca, l’attivismo sono solo
alcuni dei mezzi attraverso il quale è possibile cercare di cambiare le cose,
riuscendo a dare qualcosa di vero e genuino al mondo.

Compito di ogni
essere umani che si rispetti sarebbe quello di trovare dei modi creativi ed
ingegnosi per aiutare il prossimo quando possibile, nel completo rispetto
reciproco e con l’obiettivo di poter fare la differenza. Che sia attraverso al
condivisione di risorse, oppure investendo tempo ed energia in una giusta
causa, non importa perché l’importante è sapere che ognuno – nel suo piccolo
– è in grado di poter cambiare le cose, “[…] lasciando magari il mondo un
po’ migliore di come l’ha trovato.” [8]
È fondamentale accettare il fatto e rendersi conto che, tutti insieme, si è qui
per un motivo ben preciso e quel motivo riguarda proprio la capacità che
ognuno di noi ha di giovare al mondo positivamente.
1. Attribuisci il giusto valore ad emozioni e sentimenti
2. In un mondo sempre più propenso ad appiattire completamente
emozioni e sentimenti, onorarli è quasi un atto di coraggio, oltre che
di ribellione. Un atto di cui bisognerebbe andare fieri. Benché si dica
il contrario, l’empatia e l’emotività sono tuttora pregi estremamente
importanti, divenuti forse un po’ rari da trovare nel prossimo.
Comprendere le proprie emozioni non sempre è facile – specie in quei casi in
cui ci sentiamo oppressi e schiacciati dal mondo intero, riflettendo questo
disagio e questa infelicità sugli altri. Questo però non deve essere motivo di
lasciar perdere, motivo di rinuncia ad accettare e valutare positivamente ogni
emozione ed ogni sentimento nello specifico. La cosa deve necessariamente
partire da noi: perché se non siamo noi a comprenderle le nostre emozioni –
dando loro il giusto valore – come possiamo anche solo sperare che lo faccia
qualcun altro al nostro posto? Se sminuiamo ciò che proviamo, ciò che ci
riguarda, non possiamo pretendere che qualcun altro, invece, gli dia il giusto
valore, no?
Arrivati a questo punto si potrebbe diventare estremamente vulnerabili e
manipolabili, sentimentalmente ed emotivamente parlando, qualcosa che ci
potrebbe far chiudere entro precisi ed imprescindibili confini, imposizioni.
Commettendo l’errore di accontentarsi di meno (di quel che realmente ci
spetterebbe) perché convinti che i propri sentimenti non contino o non
abbiano il giusto valore.
Invece, i tuoi sentimenti contano eccome. Ma per capire questo è utile
sapersi confrontare con le proprie emozioni ogni giorno, affinché le si
possa comprendere e rispettare. Attribuisci ad esse il giusto valore, anche se
pensi che siano, in qualche modo, sbagliate o inappropriate. Le emozioni
non sono niente di razionale, ma vanno piuttosto intese in quanto segnali
che ci dispensano tutte le informazioni riguardo le molteplici e diverse
situazioni che stiamo vivendo, oppure riguardo i pensieri che abbiamo.
Onorarle ed avvalorarle significa dire a se stessi che va bene provarle (non è
affatto sbagliato come la società ci dice e non dovremmo affatto soffocarle) e
che ci stanno dicendo qualcosa riguardo una particolare esperienza. Ascoltare
le proprie emozioni ed i propri sentimenti non significa prendere decisioni a
riguardo tenendo conto di questi fattori (possiamo infatti scegliere come
reagire a riguardo) ma è importante prendere queste cose in considerazione
quando si tratta di relazioni, amicizie ed obiettivi personali.
Solo rispettando le tue emozioni ed i tuoi sentimenti sarai davvero in grado di
rispettare te stesso.

Cos’è il Minimalismo

“La perfezione si ottiene non quando non c’è più nulla da aggiungere, bensì
quando non c’è più nulla da togliere. “ [9]

Per comprendere a fondo cos’è il minimalismo, forse prima bisognerebbe


aprire una piccola parentesi sulla società contemporanea per analizzare i
meccanismi che la caratterizzano nella sua totalità.
La società in cui viviamo è fatta di e fondata da regole, che – ahimè – non
fanno altro che danneggiarci. Essa è stata appositamente strutturata in modo
tale da non farci mai sentire appagati o realizzati completamente: ogni giorno,
infatti, ci costringe a farci in quattro e dannarci pur di guadagnare sempre più
soldi soltanto con il preciso obiettivo di spenderli per acquistare oggetti che
non soddisferanno le nostre esigenze e che forse nemmeno eravamo così
intenzionati a comprare.
Parallelamente nelle nostre agende non facciamo altro che stipare impegni su
impegni, che ovviamente non riuscire a portare mai a termine, creandoci
aspettative per il futuro come se fossimo immortali e avessimo a disposizione
un tempo infinito ed illimitato. Tutto questo, ovviamente, facendoci
coinvolgere dalla frenesia di cui è impregnata questa società, e di
conseguenze anche le nostre stesse vite.
Nemmeno fosse una gara, tutto viene – il più delle volte – visto come un
correre e rincorrere, per vedere chi arriva prima e per veder chi riesce ad
ottenere prima ciò per cui stava correndo. Ci dimentichiamo che la vita non è
una maratona e che è sbagliato viverla come tale, proprio perché la vita stessa
è un percorso personale di crescita. Ciò significa che ognuno ha i propri
tempi, ognuno ha i propri modi ed i propri strumenti per affrontare tale
percorso al meglio, scegliendo autonomamente persino il passo ed il ritmo
con il quale camminare. Conclusa la breve parentesi sulla società e sul
percorso di crescita personale, entriamo nel vivo di questo paragrafo,
spiegando in breve cos’è il minimalismo e perché stiamo parlando di questo
in un libro che vorrebbe essere istruttivo e motivazionale.
Erroneamente talune persone sono portate a pensare che il significato di
minimalismo è “qualcosa in meno”, quando invece piuttosto è “rimuovere il
superfluo”. Chi avrà pensato che il significato di minimalismo lo
riscontriamo nel “possedere di meno” non è andato completamente fuori
strada, e benché questo centri con l’anima vibrante del minimalismo, non è
da intendere questo come punto d’arrivo.
Questo termine lo ritroviamo in molti campi, come l’arte in cui nacque in
quanto forma di denuncia ai limiti della pop art, per rimuovere il superfluo e
focalizzarsi su ciò che conta davvero. O la letteratura in cui è indicato per
rappresentare l’adozione, da parte degli autori, di uno stile piano, scarno,
attento alle piccole cose della vita. In linguistica, invece, è spesso concentrato
ed accomunato alla sintassi. La musica minimalista si fonda sull’ostentata
iterazione di temi brevi che si evolvono lentamente. Insomma, nell’arte
rappresenta in tutto e per tutto un “ritorno alle origini”, perché il
minimalismo in due parole è questo: dedizione all’essenziale.

Applicare il Minimalismo alla propria vita, come vivere da


minimalista

Com’è facile intuire, è possibile applicare il minimalismo ad ogni ambito,


compreso quello della vita.
In questo senso, applicare il minimalismo alla vita significa restringere il
campo dell’attenzione, fare focus su ciò che realmente conta, senza badare al
resto. In due parole vivere intenzionalmente [10], con cognizione di causa,
spendendo le proprie energie ed il proprio tempo solo in attività soddisfacenti
e significative, che rendano più gioiosa la propria vita. Togliere il superfluo
dalla propria vita significa anche avere più tempo, più energie e più soldi da
investire in ciò che davvero serve, in ciò che fa la differenza.
Secondo il principio di Pareto, [11] il minimalismo è uno strumento efficace
per dare notevole significato alle nostre attività di tutti i giorni. L’economista
italiano riuscì a dimostrare come l’ottanta per cento dei risultati che ottieni
sono direttamente riconducibili al venti per cento delle attività che svolgi.
Ovviamente non si tratta di percentuali precise, ma il massaggio che – in
questa sede – s’intende far passare è che quel 20% può davvero fare la
differenza ed è su quello che dobbiamo concentrare tutti i nostri sforzi e le
nostre energie, rinunciando invece ad altre cose che raramente
rimpiangeremmo.
Ma come si fa ad iniziare a vivere da minimalista?
Il minimalismo esistenziale altro non è che una strada – percorribile da
chiunque – che punta ad eliminare le distrazioni presenti nella propria vita per
iniziare a concentrarsi su tutte quelle cose che, invece, le danno un
significato. Prima di intraprendere questo percorso sarebbe forse opportuno
porsi delle domande (le stesse che servono anche per fare una profonda
autoanalisi di sé, come abbiamo spiegato in qualche paragrafo più su).

Chi sei?
Che cosa vuoi ottenere?
Quali sono i tuoi obiettivi?
Quali sono i tuoi valori?
Quali sono i tuoi punti di forza?
Come superi gli ostacoli che bloccano te o gli altri?
Quali sono le tue competenze?
Quali sono le tue passioni?
Quali sono le tue storie?
Quali sono i tuoi sogni?
Quali sono le tue abitudini?
Le tue abitudini sono allineate con i tuoi sogni?
In che modo tieni allineate abitudini e sogni?
Qual è la tua combinazione di competenze, passioni, storie, sogni e
abitudini?
Se ti fosse consentito fare per tutto il giorno una sola cosa, che cosa
faresti?
Cosa ti lasci dietro?
Cosa porti con te?
Qual è il tuo bagaglio culturale?
Qual è il tuo bagaglio emotivo?

“Le decisioni che prendiamo e le abitudini quotidiane hanno un impatto


enorme su tutti i nostri livelli di felicità e di successo. “ [12]
Ci sarebbero altre mille e più domande che forse sarebbe opportuno e giusto
porsi prima di intraprendere la strada del minimalismo essenziale, ma queste
sono certamente le più importanti e le più sostanziose.
Un’attenta riflessione ed una cospicua autoanalisi vi indicherà cos’è giusto
fare, e se davvero è di vitale importanza incamminarsi per questo sentiero,
oppure se è meglio lasciar perdere e perché. A volte non si è ancora pronti per
farlo, ma lavorare in questo senso potrebbe rendere presto pronti a ciò che ci
si è imposto di fare. Il fallimento non è da considerare come una sconfitta,
ma, piuttosto, come una importante lezione di vita, che nasconde una
morale non sempre visibile ad occhio nudo.
Se invece siete consci e consapevoli di quel che state per fare e vi sentite
pronti abbastanza per iniziare ad intraprendere questo cammino, potete
iniziare ad applicare il minimalismo alla vostra vita partendo da alcune
specifiche aree d’esempio:
Il possesso di oggetti fisici;
Gli indumenti che si indossano;
Le applicazioni sui propri dispositivi;
Le attività a cui ci si dedica;
Le notizie che si leggono;
I vizi che si posseggono;
Il riposo;
Il cibo che si mangia;
Le persone con cui ci si relaziona.
Ovviamente potrebbero essere mille e più campi specifici a cui applicare il
minimalismo, ma per ora ci soffermeremo su questi perché quello che ci
interessa non è tanto come cercare di divenire un minimalista esistenziale,
quanto piuttosto il perché è così importante farlo. Il principio del
minimalismo – come abbiamo già detto e trattato qualche riga più su – è
quello di eliminare tutto il superfluo dalla propria vita, in modo coscienzioso
e consapevole ed in maniera tale da evitare tutte quelle cose che non
apportano alcun valore alla propria esistenza.
In questo senso, curare una dieta personalizzata ed avere ben definito che
cosa, esattamente, si dovrà mangiare aiuta molto; oppure limitare le sigarette
o smettere di fumare o di bere proprio potrebbe essere considerato un altro
bel passo in avanti, nella giusta direzione. Se invece siete persone troppo
pigre, definire con precisione degli orari di sonno e di veglia, utili al vostro
organismo, potrebbe diventare la svolta che stavate cercando. E ancora,
smaltire i vestiti inutilizzati ed evitare di accumularne altri; gestire ed
organizzare il proprio tempo in maniera proporzionata, in maniera tale da
riuscire a passare più tempo con i propri cari invece che al lavoro ecc. Essere
convinti ed inamovibili riguardo le proprie scelte potrebbe essere molto
d’aiuto in questo senso, ad esempio evitare di trasgredire la propria dieta, o di
non seguire uno dei propri traguardi personali che ci si era preventivamente
dati.
Nonostante possa sembrare stupido anche silenziare tutte le applicazioni
presenti sul cellulare, tranne quelle che meritano davvero la nostra attenzione
potrebbe rivelarsi la giusta direzione per iniziare a condurre una vita
all’insegna del minimalismo e senza distrazioni di sorta. Organizzare il
proprio tempo libero – in maniera tale da sfruttare i tempi morti (come ad
esempio quelli trascorsi in bagno) è forse tra le cose più difficili, ma si rivela
davvero utile avere una routine ben scandagliata, costruita appositamente per
semplificare la vita.

Sette semplici step per avvicinarsi al minimalismo esistenziale

1. Apprezza ciò che hai, invece di guardare ciò che non hai (ancora).
Ne abbiamo ampiamente parlato qualche paragrafo più su, quando
sono stati elencati dieci modi per prendersi cura del proprio io
interiore ed eliminare il disordine dalla propria vita, affrontando
consapevolmente il proprio percorso di crescita personale. Se ancora
non hai capito perché è fondamentale apprezzare ciò che si ha, senza
preoccuparsi del contrario, ti invito a tornare su quel paragrafo.
Apprezzare ciò che si ha significa anche solo essere grati di avere
un cane che ci fa le feste quando torniamo a casa da lavoro, sono le
piccole cose, i dettagli a fare la differenza, non le cose grandi. Inoltre
non apprezzare ciò che si ha è profondamente deleterio per la
propria vita e per il proprio benessere psico-fisico.
2. Definisci te stesso, significa che se non l’hai ancora fatto devi
necessariamente scoprire chi sei, che cosa vuoi e perché sei nato.
Attenzione però, le risposte che stai cercando potrebbero non essere
così scontate come si potrebbe pensare e la loro ricerca potrebbe
anche dilungarsi per molto tempo (ci sono persone che nemmeno
dopo un anno riescono a darsi una risposta di questo tipo), dunque
non avere fretta e prenditi piuttosto tutto il tempo che ti serve.
Definire te stesso significa anche saper riconoscere i propri limiti,
sapersi dare degli obiettivi, sapersi amare ed accettare
totalmente, difetti compresi. Tutte cose che abbiamo già trattato nel
corso di questo volume.
3. Semplifica la tua visione del futuro, in modo tale da permettere a te
stesso di sognare ma senza rischi e soprattutto senza perdere di vista
l’obiettivo principale, o gli obiettivi nel caso tu te ne avessi più di
uno. Essere ambiziosi va bene, è un pregio importantissimo, ma
che va adoperato con cura e con metodica cognizione di causa, per
non inciampare lungo il proprio percorso di crescita. Sognare è
fondamentale, ma senza dimenticarsi che essere svegli è
l’importante.
4. Datti un obiettivo alla volta, in maniera tale da non perdere la
concertazione ed il focus, indispensabili al suo raggiungimento. La
maggior parte delle persone sceglie di concentrarsi su un obiettivo
alla volta per non lasciarsi coinvolgere dalle distrazioni della vita, ma
ci sono persone in grado di dedicarsi con cura a più cose.
Ovviamente è da tener conto che se sceglierai di dividerti tra due o
più obiettivi diversi, anche la tua concentrazione verrà dimezzata e
con essa i tuoi sforzi, le tue energie, il tuo tempo, il tuo denaro. Tra
l’altro, improvvisarsi multitasking non sempre è una scelta che
ripaga perché si rivela a lungo andare faticoso ed estenuante.
5. Fai piccoli passi, senza mai dimenticare che nessuno ti impone di
correre o un andamento diverso da quello che scegli di adottare!
Ricorda che il traguardo e l’obiettivo sono i tuoi, quindi tua
dev’essere la camminata fin lì, che dovrebbe necessariamente avere
il tuo passo. L’importante non è andare veloce, ma camminare
costantemente e tutti i giorni per raggiungere il traguardo. Anche un
piccolo passo è considerato un cambiamento, un miglioramento e
non va sottovalutato. Piccoli passi quotidiani dunque, lo dice anche
la scienza: il cervello rilascia una sostanza chiamata dopamina che
motiva e sprona la tua forza di volontà a continuare a far meglio, per
raggiungere l’obiettivo finale. Camminare poco per volta dunque
aiuta a mantenersi sempre concentrati, motivati e a non trovarsi
mai in una situazione troppo complessa per essere fronteggiata.
6. Ignora il resto: questa è la regola fondamentale del minimalismo
esistenziale. Nel momento in cui hai deciso che cosa conta e su che
cosa è giusto investire tempo, energia, soldi ed attenzione, quel che
rimane non ti serve. Elimina il superfluo e semplificati la vita. La
meditazione e l’autoanalisi potrebbero seriamente aiutarti in questo
senso, anche a ritrovare il giusto atteggiamento mentale.
7. Liberati del superfluo, in maniera fisica e non solo mentale!
Svuotare i cassetti e gli scomparti della propria casa potrebbe
aiutare a fare seriamente ordine e spazio nella propria vita,
dunque perché non tentare? Apri e svuota i cassetti da tutto ciò che
non ti serve, butta ciò che è inutilizzabile e dai in beneficienza ciò
che invece potrebbe servire a qualcun altro. Tutto ciò ti farà sentire
appagato e soddisfatto, utile alla comunità e alla collettività. E prima
di mettere in atto un cambiamento, assicurati di aver fatto arieggiare
un po’!

Minimalismo Digitale, perché restare “tagliati fuori” non


sempre è un male

Nei paragrafi precedenti abbiamo abbondantemente parlato di cos’è il


minimalismo, cosa significa con precisione ed in quali campi specifici della
vita possiamo applicarlo, in maniera tale da condurre una vita all’insegna del
minimalismo esistenziale. In questo paragrafo, invece, l’obiettivo sarà quello
di entrare un po’ più nel dettaglio nell’argomento del minimalismo,
dedicandoci ad esplorare in particolare quello che viene definito
minimalismo digitale. Questo paragrafo – che sarebbe da intendere in
quanto una delle sezioni e dei campi in cui il minimalismo può venir
applicato e messo a frutto – non farà altro che illustrare perché il
minimalismo digitale è divenuto così importante e lo è tuttora, specie in una
società come la nostra sempre con lo smartphone in mano.

Salute;
Relazioni personali;
Social network → Minimalismo Digitale;
Passioni;
Crescita personale;
Lavoro

“Il minimalismo digitale è una filosofia che ti aiuta a mettere in discussione


gli strumenti di comunicazione digitale (e i comportamenti legati all’uso di
questi) per definire quali aggiungano il massimo valore alla vita di una
persona. È motivato dal pensiero che ripulendo in maniera intenzionale e
aggressiva i disturbi generati dal digitale, e ottimizzando l’uso degli
strumenti che ha davvero senso usare, uno possa migliorare sensibilmente la
propria vita.” [13]
In una società come la nostra, sempre più spinta verso il digitale, operare una
scelta minimalistica per gestire i nostri rapporti interpersonali in rete, sembra
quasi un atto di ribellione, uno schiaffo morale a chi ci vorrebbe
perennemente sul divano con il telefono in mano e lo sguardo perso nel
vuoto.
Spesso il minimalismo digitale viene confuso con il rifiuto totale della
tecnologia, quando invece è semplicemente una presa di coscienza, un
cambiare approccio con la rete, per evitare che i nostri spazi mentali vengano
assorbiti completamente insieme alla nostra attenzione da questi potentissimi
ed efficacissimi algoritmi. Il suggerimento che mi sento di darvi in questa è,
quindi, quello di pensare in maniera coscienziosa e consapevole al proprio
rapporto con la tecnologia, per magari un giorno abbracciare una nuova
filosofia che consenta loro di sfruttare la tecnologia prendendone il meglio
ma senza farsi risucchiare.
Compreso che cosa si intende con minimalismo digitale, è forse giunto il
momento di dare qualche valido consiglio a riguardo, in modo tale da
allontanarsi sempre più dai propri tablets e dai propri smartphones ma senza
estremizzare la cosa, senza divenire degli eremiti (l’obiettivo non è quello di
azzerare la vostra attività online o di farvi perdere tutti i vostri contatti,
tutt’altro).

Principi chiave per un Minimalismo Digitale:


Fare un uso intenzionale della tecnologia, sarebbe a dire chiedersi
perché siamo intenti ad utilizzare un determinato dispositivo
elettronico o una determinata applicazione;
Domandarsi che valore aggiunga alla nostra vita ogni elemento
digitale che introduciamo. Ad esempio, vale davvero la pena
iscriversi ad un nuovo social network semplicemente per provarlo? E
scaricare un ebook che tanto non leggeremo subito?
Usare il digitale per creare qualcosa, come uno strumento quindi,
piuttosto che come una distrazione capace solo ad influenzare il
nostro stato d’animo che faremmo meglio ad influenzarci da soli; o
per passare il tempo, togliendolo però dalle cose realmente importanti
come pensare o realizzare i nostri progetti;
Anteporre il reale al digitale godendoci magari i momenti insieme
alla famiglia e agli amici, piuttosto che limitarci ad immortalarli sui
social; invitare un amico per un aperitivo invece di scrivergli su
Facebook, mettendo del tutto da parte i dispositivi quando
viaggiamo, per viverci al meglio l’esperienza e ciò che il nuovo
luogo ha da offrirci;
Imparare a dire di no a qualunque proposta che non sia allineata ai
nostri valori e che non rientri nei nostri bisogni.
“Il vero problema dell’umanità è che abbiamo: emozioni paleolitiche,
istituzioni medievali e tecnologie futuristiche.” [14]
Esattamente come ci illustra il titolo di questo paragrafo, rimanere “tagliati
fuori” dalla tecnologia, o meglio dalla rete, non sempre è considerabile un
male, anzi. Probabilmente non tutti sanno che applicazioni come Facebook ed
Instagram sono state accuratamente progettate per generare la famosa FOMO
(Fear of Missing Out – Paura di rimanere tagliati fuori), quel timore tutto
moderno che ci fa aver paura di esserci persi qualcosa di davvero importante
in quei dieci minuti in cui non abbiamo guadato il telefono. Il design tutto
colorato di Instagram, le notifiche rosse (dal colore dunque, acceso e
sgargiante) che segnalano nuovi commenti, nuovi messaggi o nuovi
followers, i cuoricini ed i numeretti sopra l’icona dei messaggi, ogni singolo
dettaglio – compresi il layout ed i colori – è stato progettato per generare
in ognuno l’irresistibile voglia di controllare il proprio smartphone,
persino se l’abbiamo lasciato cinque minuti fa. Ciò che più preme e più sta a
cuore a queste aziende è aumentare esponenzialmente il tempo trascorso sui
social, perché aumentandolo, aumenta di conseguenza anche l’attenzione
dell’utente medio, riuscendo, in questo modo, a vederla a chi crea inserzioni
pubblicitarie. Per ovviare a questo problema, non resta altro da fare che
togliere le notifiche a tutte le applicazioni.
La corrente del minimalismo – che potremmo definire, a questo punto, come
una vera e propria filosofia a sé stante – si potrebbe opporre a quella del
massimalismo, tanto di moda in questi tempi odierni. In una parola il
massimalismo è quel desiderio spasmodico che affligge l’internauta tipo e
che lo spinge ad iscriversi a tutti i social network esistenti, o a tutti i siti
disponibili solo perché potrebbero, eventualmente, tornargli utili un giorno.
Erroneamente, infatti, siamo portati a pensare che se un servizio online o
un’applicazione possono darci un qualche tipo di beneficio – seppur
marginale e di poco conto – allora automaticamente non possiamo farne a
meno. In questo modo non facciamo altro che impantanare – noi stessi ed il
nostro smartphone – con una valanga di informazioni e di aggiornamenti che
ci rallentano, ci stressano ed in cui raramente potremmo scorgere ciò che ci
interessa davvero. Un buon minimalista digitale, invece, dovrebbe applicare
alla lettera il principio di Pareto (vedi paragrafo su come applicare il
minimalismo alla vita) rinunciando consapevolmente a quell’80% di “rumore
digitale” per preferire – selezionandolo con cura – quel restante 20% di
servizi, applicazioni e attività online in grado di dar massimo valore e
massima qualità alla sua vita.
Molte persone, senza saperlo, sono a tutti gli effetti dei massimalisti digitali,
perché non hanno ben chiari quali siano i valori ed i principi guida che
regolano la loro vita. Per rimediare a questo basterebbe semplicemente
domandarsi cos’è davvero importante per noi, stilando magari una lista di
valori chiara, precisa e concisa che elimini e lasci fuori tutto il resto.
Un’altra regola non scritta del minimalismo digitale è che ciò che merita
emerge, sempre.
Dopo aver stilato la propria lista di valori, dunque, si dovrebbe procedere
escludendo dalla nostra vita e dalla nostra attività online tutte quelle
applicazioni e quei siti che non ci permettono di inseguire quei valori, molto
importanti per noi, che abbiamo trascritto in precedenza. In poche parole,
eliminare il superfluo ancora una volta: disinstallando e cancellandoci da tutte
quelle applicazioni e quei siti che non ci servono ai fini concreti della nostra
esistenza.
Il rumore digitale o del web è estremamente stressante e questo non è che uno
dei tanti motivi per cui passare al minimalismo digitale gioverebbe alla nostra
vita, oltre che alla nostra salute psico-fisica.
Leggere infatti decine di centinaia di mail, controllare settecento applicazioni
diverse, oppure rispondere a migliaia di messaggi ogni giorno – magari
passando dal browser di una finestra all’altra – ha un definitivo impatto sulla
nostra salute mentale. Questo aspetto tendiamo ad ignorarlo e a trascurarlo in
virtù della moda, ma nel momento in cui passiamo al minimalismo digitale,
ritrovandoci a svolgere online lo stretto indispensabile (solo su app e siti che
apportano reale valore alla nostra vita) ci rendiamo improvvisamente conto di
quanto tempo in più ci rimane, di quanto siano divenute più tranquille le
nostre giornate e di quanto fosse deleteria la routine precedente.
Senza contare che l’attenzione è una risorsa scarsa e fragile in questi tempi
odierni.

Ognuno di noi – per colpa del proprio smartphone sempre in tasca o sempre
in mano – ne ha un certo ammontare estremamente limitato, e fin troppo
facile da perdere. L’avvento della tecnologia ha infatti abbassato
notevolmente la soglia dell’attenzione minima che prima era molto più alta.
Eppure, con le giuste precauzioni e seguendo i giusti consigli, è possibile
condurre una vita minimalista, satura di minimalismo digitale, affinché i
livelli di attenzione possano tornare quelli di un tempo. L’attenzione va
tutelata, protetta e difesa perché l’attenzione è la nostra stessa vita, ciò a cui
scegliamo di dedicare il nostro tempo, anch’esso limitato.
La vita è ciò a cui scegliamo consapevolmente di dare attenzione.
Inoltre, è importantissimo tenere a mente che le migliori attività online sono
quelle che ci fanno vivere meglio offline, quando siamo quindi, scollegati
dalla rete. In questo caso si tratta di progresso, ma anche di evoluzione. È
risaputo che – per quanto l’uomo abbia ormai quotidianamente a che fare con
la tecnologia e tutto ciò che ne concerne – il suo organismo, e nella
fattispecie il suo cervello, non si è ancora abituato ed adattato a questa
improvvisa evoluzione tecnologica. Infatti, non dovrebbe né stranire né
sorprendere se dopo un’intensa giornata di lavoro, magari trascorsa a
smanettare sui nostri dispositivi elettronici, ci sentiamo nervosi e stanchi. La
via del minimalismo digitale appare dunque come il cammino perfetto per
ricongiungerci con il nostro io interiore, accantonando, magari pian piano,
tutto ciò che risulta essere deleterio per la nostra salute, anche dal punto di
vista evolutivo. Il mondo reale è ciò che davvero conta, ha più importanza di
quello digitale che il più delle volte non fa altro che stressarci, innervosirci e
complicarci l’esistenza.

Dopotutto l’uomo non è stato creato per avere lo smartphone in mano.


Ennesimo aspetto che merita forse considerazione riguarda quel genuino e
lecito sospetto che dovrebbe sorgere in noi ogni qualvolta ci ritroviamo ad
approcciarci ad una nuova app appena lanciata sul mercato. In questi casi,
ancora una volta, dovremmo realmente chiederci: Mi serve davvero? Come
potrà cambiare in meglio la mia vita? Come facevo prima a risolvere questo
genere di problemi?
Nuovamente il massimalismo digitale non fa che portarci a credere di aver
inventato una nuova applicazione utile a risolvere quel determinato problema,
costringendoci a scaricarla senza affatto pensare che, magari, quel
determinato problema prima nemmeno esisteva nella nostra vita. La società
ha infatti lanciato alcuni strumenti che invece che risolverli, alcuni problemi
li creano, ti forniscono poi la soluzione solo in cambio di una dipendenza non
poi così diversa dalla tossicodipendenza. Un esempio? Snapchat.
A cosa ci serve un’applicazione che dopo aver letto un messaggio istantaneo
lo fa sparire?
Può davvero apportare reale valore alla nostra esistenza?
Il mio consiglio, quindi, è quello di dubitare di tutte queste applicazioni
moderne che millantano di poter risolvere problemi esistenziali che prima del
loro avvento nemmeno esistevano.
In ultima analisi, è bene ricordare – per quelli che al termine di questo
paragrafo potrebbero avere ancora un dubbio o più di uno – che la creatività
batte il consumo, perché l’essere umano è nel suo profondo, un artigiano. Ciò
che apporta davvero valore e soddisfazione alla nostra esistenza è impegnare
il nostro tempo e le nostre energie con l’obiettivo di creare qualcosa di
originale. Questo è l’unico modo in cui poter sfruttare la tecnologia – ed il
suo infinito potenziale – in maniera intelligente e furba. In questo senso
bisognerebbe prediligere quelle attività che ci permettono di costruire o
creare qualcosa di utile, invece di quelle che ci spingono semplicemente a
consumare (il più delle volte tempo, ma non solo).

Minimalismo Digitale in pillole, per iniziare a praticarlo:

Rimuovi le notifiche non assolutamente necessarie (come quelle


dei giochi, delle app di messaggistica istantanea o dei social)
iniziando a scegliere tu se e quando portare la tua attenzione su questi
lidi;
Raggruppa le app nel dock;
Togli la suoneria quando studi o lavori, oppure attiva il non
disturbare; in questo modo non perderai la concentrazione su quel
che stai facendo e non saranno gli altri a comandare sul tuo tempo;
Mangia e cammina senza lo smartphone in mano;
Non accendere la TV se non per guardare qualche programma
istruttivo o utile davvero;
Non accedere ai social network se non per condividere qualcosa
di interessante e di valore per chi ti segue
La ricerca della felicità ed il successo personale
Vi siete mai domandati che legame esiste tra successo e felicità?
Esiste davvero un legame di sorta tra questi due termini e questi due concetti
così diversi?
Ebbene, la risposta è sì.

Per comprendere il legame esistente tra felicità e successo, innanzitutto


bisognerebbe fare un po’ di chiarezza su cosa sia per noi il successo e su cosa
sia per noi la felicità, le loro rispettive e reali definizioni. Per rispondere a
questo non dobbiamo accontentarci delle definizioni preconfezionate che ci
vengono quotidianamente offerte dalla società e dai mass media.
Ognuno di noi dovrebbe poter avere le proprie definizioni di successo e di
felicità, nel rispetto del prossimo e delle reciproche idee e definizioni. Io
stesso, nel tempo, sono arrivato a maturare le mie personali definizioni
riguardo questi due concetti, un agglomerato di idee che vi offro a titolo
semplicemente esemplificativo.
Il successo è da intendere in quanto sinonimo di libertà. Per potersi
definire persona di successo, prima bisognerebbe poter essere liberi
di scegliere che cosa fare con la propria vita e con il proprio tempo.
In questo luogo il denaro svolge un ruolo estremamente importante,
sebbene non sia del tutto ovvio che non avere denaro significa non
essere persone di successo, o peggio, persone libere. Esiste il
successo economico, ma questa non è che una delle tante
sfaccettature del successo che non si limita ad essere economico.
Anzi, molto spesso per poter usufruire di una grande ricchezza
materiale siamo costretti a sacrificare altri aspetti della nostra vita; e
comprendete bene che questa logica cozza molto con l’idea stessa di
libertà. Se decidiamo di sacrificare una o più cose della nostra vita
per ottenere il successo, invece di guadagnarla la libertà l’abbiamo
già persa in partenza. Il successo, potremmo dire di realmente
raggiunto solo quando avremo raggiunto anche un certo equilibrio
nella nostra vita e nelle diverse sfere della nostra esistenza. Essere
liberi significa essere in grado di porsi dei limiti.
La felicità è un pot-pourri di emozioni, infatti all’interno di questo
termine ne possiamo tranquillamente ritrovare altre, nemmeno la
felicità fosse una piccola matrioska. Serenità, pace, gioia,
completezza, soddisfazione, entusiasmo. Ognuna di queste
emozioni non è possibile attivarla attraverso un pulsante o un
interruttore; esse nascono spontaneamente in specifici ma inaspettati
momenti della nostra esistenza. Ovviamente è scontato spiegare che
più frequentemente saremo portati a provarle, più vorrà dire che la
nostra vita sta davvero viaggiando sul giusto binario. Un appunto
però bisogna farlo: la felicità non va confusa con il piacere, che è
quasi paragonabile ad un istinto primordiale dell’essere umano,
qualcosa che egli ricerca con ossessione, una fiamma che divora tutto
e che ci rende solamente sempre più assuefatti. Il piacere non fa altro
che farci rincorrere cose di cui non abbiamo reale bisogno, mentre la
felicità è qualcosa di più essenziale: siamo felici quando riusciamo a
concentrarci sulle cose veramente importanti. La felicità dunque
non è qualcosa che possiamo facilmente ottenere, ma è qualcosa
su cui bisogna costantemente lavorare, creando nel tempo le
condizioni più fertili ed ottimali in cui la felicità dovrebbe attecchire
e prosperare.
Va da sé, ovviamente, che queste due definizioni fanno apparire la felicità ed
il successo come concetti sovrapposti, quasi imprescindibili l’uno
dell’altro. Ed in realtà è davvero così.
Possiamo raggiungere la – cosiddetta – “libertà equilibrata” solamente
sforzandoci, impegnandoci quotidianamente nel raggiungimento del nostro
successo, creando di conseguenza le condizioni favorevoli per cui tutto ciò
possa avvenire.

Ricapitolando…
Siamo giunti quasi alla conclusione di questo nostro viaggio insieme
attraverso il percorso di crescita personale, ma prima di concludere a tutti gli
effetti forse ci sono dei concetti che è bene ribadire.
Nel paragrafo dedicato alla crescita personale abbiamo già ampiamente
spiegato come affrontare quel percorso di crescita – più spirituale che fisico –
che sembra, almeno agli inizi, apparire tutto in salita. Abbiamo parlato di
aspetti importanti, nozioni fondamentali che andrebbero assimilate in men
che non si dica per lasciarle chiuse a chiave in uno dei cassetti dell’anima per
tutta la vita.
Consapevolezza
Cambiamento
Correzione

Autostima
Ricerca della felicità
Dedizione
Crescita Personale
Ambizione
Successo personale
Autoanalisi
Minimalismo
Miglioramento
Questi concetti, ovviamente, fanno da capostipite – a mo’ di principi chiave –
ad ulteriori consigli e dritte, utili alla crescita, che abbiamo già avuto modo di
osservare e di approfondire ma che forse è giusto ripassare (anche se in
maniera più breve e stringata) per dare una seconda opportunità al cervello di
renderle proprie.
1. Non procrastinare. Lo abbiamo ampiamente detto in tutti i modi ed
in tutte le salse e se ancora non l’hai capito beh… forse sei un po’
duro d’orecchi! Per prendere in mano la tua vita ed effettuare un
cambiamento consapevole, in vista di un obiettivo preciso, devi
sporcarti le mani. Darti da fare, insomma. Non importa cosa,
l’importante è che non rimani fermo a fare niente in attesa di un
miracolo, perché se non inizierai tu a lottare per le cose che vuoi,
queste non arriveranno mai da sole.
2. Piccoli progressi ma quotidiani. Anche questo è stato più volte
ripetuto nel corso di questo libro. Non importa quanta strada fai al
giorno o come la fai, ognuno ha il suo metodo, i suoi approcci ma
soprattutto il suo passo di marcia. Nessuno ti chiede di correre se non
hai voglia o non te la senti di correre, l’importante è che non smetti
di camminare, che non smetti di provarci. Non ti arrendere.
3. Il successo non è mai lineare. Assomiglia invece, ad un percorso
tortuoso ed oscuro (magari coperto da pesanti nubi, o peggio dalla
nebbia) e di cui non si riesce a vedere la fine. Non smettere di lottare
per chi sei e quello che vuoi soltanto perché – molto probabilmente –
non riceverai risultati tangibili nell’immediato. Molte persone ci
impiegano mesi e addirittura anni prima di riscontrare un reale
cambiamento nelle loro vite. Il segreto è continuare a perseverare,
continuando a mantenere alta l’autostima ed alto lo spirito e
percorrendo la giusta strada. Prima o poi arriveremo, non importa
quando, l’importante è come ci arriveremo, cosa avremo tratto
dal viaggio che ci ha portati fin lì.

4. Focalizzati sull’essenziale. Lo citiamo un’altra volta, giusto per


precauzione, nel caso in cui il concetto non sia passato:
MINIMALISMO. Non serve a nulla farsi il mazzo (come spiegato
nel punto 3) se ce lo facciamo sulle cose sbagliate, o su quelle inutili.
Prima di iniziare a correre o a camminare, assicurati di star
camminando per qualcosa che valga davvero tutti i tuoi sforzi, tutta
la tua fatica, tutte le tue energie, tutto il tuo tempo. Le attività
essenziali, a lungo andare, sono quelle che ripagano e sono quelle
che accrescono il valore che diamo alla nostra esistenza. Tutto il
resto non serve e possiamo tranquillamente farne a meno.
5. Abbraccia il disagio, accetta il fallimento. In ogni percorso di vita
incontrerai ostacoli che ti metteranno a dura prova, ma ciò che conta
è riuscire ad aggirare il disagio nel migliore dei modi. Accettando il
fallimento in quanto parte integrante del processo di crescita e
non come sconfitta. Piangere è okay, stare male pure, ma alla fine
della fiera è estremamente importante riuscire a rimettersi in
careggiata, accettando il fallimento e facendo tesoro del dolore, che
non può altro che darci una lezione per non sbagliare nuovamente in
futuro.

Conclusione
Finalmente siamo giunti alla conclusione di questo libro sulla crescita
personale, sulla consapevolezza e sul minimalismo! Mi auguro che voi
abbiate trovato interessanti gli argomenti trattati e che abbiate fatto di questo
volume un vero e proprio viaggio, un vostro personalissimo percorso di
crescita in cui perdervi per poi ritrovarvi, ciò che mi ero, appunto, augurato
all’inizio. Spero che tra queste pagine abbiate maturato l’idea di un
cambiamento, riuscendo a rispondervi alle vostre fatidiche domande interiori
e spero che quelle risposte non siano giunte alle vostre orecchie e al vostro
cuore troppo inaspettate.
Con l’augurio di proseguire l’avventura alla scoperta di voi stessi, saluto tutti
i miei lettori che pazientemente sono arrivati fin qui. Un grazie sentito.
P. S. Come annunciato anche nell’introduzione, nella pagina seguente
troverete la vostra agenda con ben trentuno caselle per iniziare a darvi degli
obiettivi concreti giorno per giorno. Utilizzatela al meglio e con presa di
coscienza, seguendo i consigli disseminati in precedenza fra queste pagine.
L’obiettivo dell’agenda vorrebbe essere quello di aiutarvi a districare idee e
pensieri ma anche quello di abituarvi a scrivere su carta i vostri obiettivi,
perché interiorizzarli è il primo passo per raggiungerli.

[1]
Peter Pan, sir James Matthew Barrie
[2]
L’arte di ascoltare, Erich Fromm
[3]
Nelson Mandela
[4] Sigmund Freud, Il Compendio
[5] Sigmund Freud, Introduzione alla Psicanalisi
[6]
Ivi.
[7]
Giovenale, Satire
[8] Baden Powell
[9]
Antoine de Saint-Exupéry
[10] (www.vivereintenzionalmente.com)
[11] Principio di Pareto o “legge 80/20”, afferma che la maggior parte degli effetti o dei risultati
prodotti (80%) sono la conseguenza di un numero ristretto di cause (20%).
[12]
Shawn Anchor
[13]
Cal Newport
[14]
E. O. Wilson

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