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Che tu ci creda o no, stai sicuro, c’è un modo solo, solo uno, per definire nei minimi
particolari un nuovo concetto di prodotto e, se hai la pazienza di leggere quanto
scrivo sul concepimento dell’iconica bambola BARBIE e la metodologia di lavoro
impiegata, tutto ti sarà chiaro.
Magari qualche lettore potrebbe obiettar che sto parlando di un processo per la messa
a punto di un concetto di prodotto vecchio di 70 anni e che oggigiorno le capacità di
elaborazione, le tecniche statistiche, magari supportate dall’intelligenza artificiale,
rendono la ricerca qualitativa lenta, obsoleta e statisticamente inappropriata, se non
inutilmente costosa.
Quindi oggi vi parlerò nuovamente di Ernest Dichter, personaggio che ogni figura
aziendale impegnata nel marketing dovrebbe conoscere a fondo prima di auto-
definirsi marketeer. https://www.freniricerchedimarketing.com/il-mio-incontro-con-
ernest-dichter-il-padre-della-ricerca-motivazionale/
Ma fu merito del teorico del comportamento Skinner a rendere popolare l'uso dello
specchio unidirezionale nelle ricerche comportamentali e psicologiche utilizzando un
ambiente di osservazione separato, chiamato "booth", che permetteva agli osservatori
di monitorare i partecipanti alla ricerca senza influenzarne il comportamento.
https://www.freniricerchedimarketing.com/skinner/
Fu proprio nella conduzione dei focus group (anche quelli per la creazione della
Barbie) che Ernest Dichter utilizzò efficacemente lo specchio unidirezionale. In
questo modo, Dichter e i suoi collaboratori potevano studiare le espressioni facciali,
la postura e i gesti dei partecipanti proprio mentre discutevano e giocavano con i
prototipi della Barbie e degli accessori correlati.
Per i suoi clienti, Dichter era la mente diabolicamente intelligente dietro campagne
pubblicitarie di grande successo. Per i suoi critici, era decisamente diabolico,
diabolicamente manipolatore.
Dichter aveva capito prima di tutti che ogni prodotto ha un'immagine, così come
un'<<anima>>, e viene acquistato non solo per lo scopo che serve, ma per i valori che
sembra incarnare.
“I nostri beni sono estensioni della nostra personalità, una specie di specchio che
riflette la nostra stessa immagine”.
Il messaggio di Dichter agli inserzionisti pubblicitari era: scopri la personalità di un
prodotto e capirai come commercializzarlo.
Per promuovere il suo Institute for Motivational Research presso i più importanti
imprenditori dell’epoca scriveva nel 1946 nei suoi dépliant: Le tue vendite sono
influenzate da molti fattori: economici, sociali, persino internazionali. Ma alla fine, il
successo dipende da come la mente del consumatore reagisce all'intera complessa
personalità del tuo prodotto. Noi dell’Istituto per le Ricerche Motivazionali offriamo
servizi professionali progettati per indagare scientificamente l'intera gamma e la
profondità delle reazioni del consumatore e dell'acquirente industriale.
https://www.freniricerchedimarketing.com/notizie-fresche-dal-passato/
Tra i suoi successi più famosi citiamo lo slogan ''Metti un tigre nel motore”,
(utilizzato ancora oggigiorno) per promuovere i carburanti della Exxon (Esso in
Italia).
Ma è anche interessante la ricerca realizzata per la Columbia Records negli anni '50
che ha trasformato totalmente il marketing nell’ambito musicale.
La Columbia Records voleva trovare il modo di aumentare le vendite di dischi.
Dichter condusse una ricerca che rivelò che la musica aveva un forte impatto emotivo
sulle persone, e che le persone spesso compravano dischi basandosi prevalentemente
sull'immagine e sulla personalità dell'artista (così come avviene per gli attori
cinematografici) piuttosto che sul singolo prodotto musicale.
Questa ricerca ha portato alla creazione di un nuovo sistema di marketing basato sulla
promozione dell'artista e della sua immagine, che ha contribuito al successo, fra gli
altri, di artisti come Elvis Presley e Barbra Streisand.
Quello che adesso mi preme è (de)scrivere del caso Barbie visto dalla parte del
ricercatore il quale non mancherà di notare alcune informazioni inedite a riguardo.
Dichter condusse in prima persona i focus group e le interviste personali che hanno
portato alla produzione della bambola Barbie, scoprendo che “quello che le ragazze
volevano era una bambola dall'aspetto sexy, un modello a cui volevano assomigliare
da grandi. Gambe lunghe, seno grande, glamour.''
Il contesto.
Negli anni '50, in generale, i giocattoli per bambini nell'epoca in cui la Barbie fu
introdotta sul mercato, erano spesso associati a ruoli stereotipati di genere.
I giocattoli per i ragazzi, ad esempio, erano spesso incentrati su temi di guerra,
combattimento e supereroi. I giocattoli per le bambine erano principalmente bambole,
giochi di cucina e di cura dei bambini e giochi domestici.
Le bambole più popolari dell'epoca rappresentavano principalmente ragazze, non
donne adulte come la Barbie. Oltre alle bambole, c'erano anche giochi per la cura dei
bambini, come le bamboline e le culle per neonati.
Inoltre, c'erano giochi domestici, come set di mobili per case delle bambole, set di
posate e stoviglie, e set di pulizia della casa.
In generale, i giochi per bambine dell'epoca erano incentrati sul ruolo delle donne
nella casa e nella cura dei bambini, mentre la Barbie, come vedremo, rappresentava il
modello di una donna indipendente e in grado di svolgere diverse professioni.
In verità c'erano anche giocattoli non stereotipati dal punto di vista del genere che
erano popolari sia tra i ragazzi che tra le ragazze, come i mattoncini Lego, i trenini e i
modelli di auto.
I buyer erano sicuri che le mamme non avrebbero approvato una bambola adulta con
un seno decisamente pronunciato per le loro bambine.
D'altronde la stessa Mattel si era già rivolta all'agenzia di ricerca di mercato Gallup
nel 1956, quando la Barbie era ancora in fase di sviluppo, ottenendo una risposta
negativa.
Il sondaggio quantitativo condotto dalla Gallup aveva come obiettivo principale
valutare l'interesse degli acquirenti nei confronti di questo nuovo concetto di
bambola.
Una delle domande chiedeva specificamente ai genitori se avrebbero comprato una
bambola per le loro figlie con "seni sviluppati".
La maggioranza dei genitori aveva risposto negativamente, esprimendo
preoccupazione per il fatto che una bambola con i seni accentuati potesse avere un
effetto negativo sullo sviluppo psicologico delle figlie.
La risposta all’indagine quantitativa che indicava un flop del concetto era solo la
reazione istintiva di un mercato adulto conservatore, niente a che fare con ciò che
accadeva nelle menti delle ragazze.
Questione di metodo
Il target da intervistare, come era chiaro a Dichter quando si incontrò con i vertici
della Mattel, avrebbero dovuto essere le giovani ragazze ed il metodo d’indagine
squisitamente qualitativo.
A questo punto la Mattel decise di dare l’incarico a Dichter, definito dalla stampa
dell’epoca, il persuasore occulto per eccellenza.
https://www.freniricerchedimarketing.com/la-pubblicita-subliminale/
Ernest Dichter lavorò a stretto contatto con la Mattel per la creazione del concetto
della Barbie. In particolare, la direttrice creativa della Mattel all'epoca, Ruth Handler,
fu una figura chiave nella creazione del personaggio di Barbie, una figura adulta e
alla moda. Insieme a Handler Dichter aiutò la Mattel a sviluppare non solo il concetto
della Barbie anche nei suoi tratti fisici, ma anche il suo guardaroba e la sua
personalità.
Per inciso Handler chiamò la bambola "Barbie" in onore della figlia Barbara.
Per condurre la ricerca sulla Barbie Dichter intervistò con varie tecniche 191 ragazze
( tra i 7 e i 12 anni,) e 45 madri. Come si vede si tratta di numeri apparentemente
piccoli ma, nella conduzione di una motivazionale, una numerosità di assoluto
rilievo.
Inutile dire che le madri anche nelle sessioni qualitative avevano rifiutato una
bambola con il corpo di una donna, ma le ragazze l'avevano adorata. “ Barbie è
proprio quello che vorrei essere da grande.”
Proprio per aggirare il rifiuto delle madri Dichter intervistò in profondità anche
questo target per comprendere le loro aspirazioni riguardo ai giocattoli delle figlie. In
questo modo, Dichter riuscì a creare un concetto di bambola che soddisfaceva le
aspettative sia delle ragazze che delle loro madri.
Le analisi dei sogni e fantasie delle ragazze utilizzate da Dichter per la creazione
della Barbie consistevano nell'indagare i desideri, le aspirazioni e le immagini ideali
delle ragazze tramite una serie di domande aperte e tecniche proiettive.
Ad esempio, Dichter chiedeva alle ragazze di raccontare un sogno che avevano avuto
di recente e di descrivere i dettagli del sogno, in modo da ottenere informazioni sui
desideri e sulle aspirazioni che il sogno poteva rappresentare.
Interessante fu l’impiego del test della "camera dei sogni", in cui le ragazze venivano
invitate a immaginare di avere una camera da letto ideale e di descriverne i mobili, gli
oggetti e i dettagli della stanza desiderata.
Oltre al "test della camera dei sogni", Ernest Dichter utilizzò anche altri test
psicologici per la sua ricerca motivazionale, tra cui:
Test proiettivi: in questo test, ai partecipanti venivano presentati dei disegni o delle
immagini e i partecipanti dovevano proiettare le proprie emozioni, pensieri o desideri
su questi oggetti.
Test di completamento delle frasi: un test in cui ai partecipanti venivano forniti degli
inizi di frasi e chiesto di completarle. Ad esempio, "La Barbie mi fa sentire..." o "Se
avessi una Barbie farei...". Questo test aiutava a rivelare i desideri e le emozioni delle
persone nei confronti della Barbie.
Con il “test di preferenza” Dichter, utilizzando diverse versioni della futura Barbie,
poté determinare quale fosse la versione più attraente per le ragazzine in termini d
caratteristiche fisiche e di design della bambola e usarle per creare la versione
definitiva della Barbie, come ad esempio il colore dei capelli, la forma degli occhi o i
vestiti indossati.
Nella ricerca non poteva mancare, per renderlo un sicuro successo commerciale, il
packaging test della confezione della Barbie.
Il test fu condotto in collaborazione con Bill Schlackman (assistente di Dichter,
ricercatore qualitativo e copywriter) che collaborava per l'agenzia pubblicitaria
Dichter & Associates.
Il contributo di Schlackman alla creazione della Barbie e al suo successo
commerciale è stato significativo, anche se spesso meno conosciuto rispetto a quello
di Dichter.
Schlackman si concentrò sullo sviluppo del packaging della Barbie, ovvero la scelta
del colore della scatola e del layout, che dovevano rappresentare al meglio la
personalità e lo stile della bambola.
Infine, il nome della bambola, stampato in modo prominente sulla scatola, che
sarebbe diventato un marchio decisamente riconoscibile, contribuendo a creare
l'immagine di una bambola di alta qualità e di prestigio.
Ok, tutto questo per influenzare le scelte delle ragazze nella scelta della bambola. E,
per quanto riguarda le madri che erano contrarie al concetto di una bambola dai seni
accentuati e dalla vita stretta?
La Barbie fu lanciata il 9 marzo 1959 dalla Mattel, durante la Fiera del giocattolo di
New York al prezzo di 3 dollari USA (equivalenti a circa 26 dollari odierni). Fu
presentata come "una bambola teenager di moda" con una vasta gamma di abiti e
accessori.
La prima Barbie era vestita con un costume da bagno a righe bianche e nere e con gli
occhiali da sole. Nel solo 1959 le vendite della Barbie ammontarono 350.000 unità.
Oggi Barbie è la bambola di maggior successo della storia umana: le vendite globali
ammontano a 100 bambole al minuto (58 milioni di unità all’anno).
Nel 1960, appena un anno dopo la creazione di Barbie, la Mattel fu quotata alla Borsa
di New York.
Alla fine degli anni 60 un sondaggio indicò che il 93% delle ragazze conosceva il
nome Barbie.
Nel 1961 Mattel lanciò la “Barbie boyfriend”, Ken (dal nome del figlio minore di
Ruth), anche lui con la sua linea di abbigliamento e accessori.
Ken fu creato per rappresentare un compagno romantico per Barbie e per fornire un
altro personaggio con cui le bambine potessero giocare e creare storie familiari più
complesse.
La Barbie divenne subito un grande successo di vendite e rappresenta una delle icone
culturali più famose del XX secolo, influenzando la moda, la cultura pop e la
percezione delle donne nel mondo.
Quindi?
La prossima volta che hai necessità di una ricerca di marketing per definire un nuovo
concetto di prodotto, se la profondità dell’esplorazione psicologica non ti imbarazza,
prendi in considerazione una ricerca qualitativa, non te ne pentirai.
Grazie