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Nel suo libro (questo il link se desideri acquistarlo) Berger illustra i risultati dei suoi studi
sulla viralità e sull’influenza sociale.
Il professore della Wharton School ha analizzato il successo conseguito da alcune
campagne pubblicitarie ed ha studiato quali sono stati i comportamenti umani che li hanno
resi possibili.
Solo il 7% dei messaggi virali passa attraverso il web, tutto il resto è passaparola.
I messaggi veicolati attraverso il passaparola sono poi più mirati. Parleremo di un certo
film, o libro o prodotto a chi sappiamo potrebbe interessare.
Quali sono i motivi per cui alcune storie diventano virali e altre no?
Secondo Berger non ci sono persone in grado di influenzare gusti, opinioni altrui.
Gli Influencer, di gran moda nel mondo web, non servono assolutamente a nulla.
Quali sono, allora le ragioni per le quali alcuni messaggi sono più condivisi rispetto ad altri?
Parlare, condividere informazioni fa parte della natura umana. Solo alcune informazioni,
alcuni messaggi però diventano virali e si diffondono a macchia di olio. Berger intende farci
capire come tutto ciò avviene.
Il concetto di viralità
Per lo studioso americano c’è differenza tra il concetto di un virus che diffonde una
malattia e la viralità di un messaggio. Un virus può essere trasmesso a partire da una
singola persona e in teoria potrebbe infettare la totalità delle persone con cui viene a
contatto. E’ molto difficile, invece che questo avvenga per i messaggi o le informazioni.
Diciamo che è probabile che un certo contenuto si diffonda tra un buon numero di persone,
ma è difficile che esso raggiunga l’intera popolazione.
Berger identifica sei elementi che rendono contagioso un messaggio.
Siamo portati a condividere quello che ci rende interessanti, portiamo a conoscenza degli
altri qualcosa che conosciamo solo noi, a volte anche dei segreti ( per questo nulla può
ritenersi tale).
Condividiamo quello che ci rende fighi, alla moda, informati, Insomma tutto quello che ci fa
fare bella figura con gli altri.
L’uomo tende a parlare di se stesso, delle cose che ha fatto, dei vestiti che si è comprato,
dei ristoranti che ha frequentato o che sta frequentando, delle proprie vacanze.
Per l’uomo è gratificante condividere le proprie esperienze ed è questo il vero motivo del
successo dei social network.
Non c’è da sorprendersi!
Le persone preferiscono condividere le informazioni che le fanno apparire interessanti
invece che monotone, intelligenti piuttosto che stupide,alla moda invece che noiose, colte
invece che ignoranti.
Proprio come si servono del denaro per assicurarsi prodotti o servizi, le persone usano
questa valuta sociale per trasmettere un’immagine positiva di sé a parenti, amici e colleghi.
Alle persone piace vantarsi dei risultati conseguiti: come ad esempio dei follower che
hanno su Twitter, dei propri risultati sportivi, dell'ottima riuscita del figlio alle prese con gli
esami universitari
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Per Berger sfruttare le meccaniche del gioco vuol dire sfruttare la voglia di esibire i propri
successi. I mezzi sono i concorsi, le raccolte punti e tutto quanto ci mette in competizione e
in grado di esibire successivamente come siamo stati bravi.
Il trucco sta nel fatto che parlando dei nostri successi, citiamo anche i marchi grazie ai quali
li abbiamo conseguiti.
Funzionano solo quelle che provocano un eccitamento fisico. La distinzione non è tra
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emozioni positive e negative, ma tra quelle che provocano eccitamento e quelle, come la
tristezza che non lo provocano.
A questo proposito vi invito a leggere gli studi di Dacher Keltner e Jonathan Haidt sulla
funzione sociale delle emozioni
Certi siti internet, articoli o video su YouTube provocano più eccitamento di altri. Blog
dedicati ai mercati finanziari, articoli su fenomeni di corruzione politica e filmati divertenti
favoriranno tutti la sollecitazione che, a sua volta, potrebbe incrementare la condivisione
dei contenuti pubblicitari o di altro tipo che compaiono su quelle pagine.
Perciò, invece di citare dati statistici o fornire informazioni, dobbiamo puntare sui
sentimenti.
Più una cosa è visibile più è condivisa. Se vedo indossare da tanti una certa maglietta è
probabile che la compri anch’io.
Una cosa, anche se di successo non è sempre visibile (si pensi all'intimo). Allora possiamo
escogitare uno stratagemma che si chiama residuo comportamentale.
Il residuo comportamentale è formato dalle tracce fisiche che la maggior parte delle azioni e
dei comportamenti lascia dietro di sé.
Un esempio sono le borse griffate regalate agli acquirenti. Esse danno visibilità al fatto che
è stato acquistato un prodotto di una determinata marca
Valore pratico.
Gli individui scambiano messaggi o idee che abbiano utilità per gli altri.
Scambiare informazioni utili rafforza i legami sociali. Se abbiamo un amico cui piace
Napoleone gli invieremo un link in cui se ne parla.
E' probabile che condivideremo notizie in cui si parla di sconti in determinati negozi, di
occasioni imperdibili, oppure segnaleremo l'ultima inchiesta in cui è citata la comparazione
di prodotti alimentari. Tutto ciò che ha un valore di ordine pratico
Un inciso
Nell’ambito del web non sempre è bene parlare di argomenti di massa,. Essi sono più
diffusi, ma noi non identifichiamo nessuno dei nostri conoscenti con cui condividerlo proprio
perché comune a molti. Se, invece si tratta di un argomento di nicchia sicuramente lo
condivideremo con coloro che ne sono interessati.
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Attenzione:la verità non è una discriminante. Se riteniamo che una notizia ha un certo
valore pratico essa può essere anche falsa. Per questo si diffondono le bufale
E' importante quando state pensando al vostro prossimo post, verificare se esso ha valore
pratico.
Storie
Le favole greche di Esopo finivano sempre con la frase O Mutos Deloi Oti ( Il racconto ci
insegna che). Attraverso una storia si trasmette un valore morale o un insegnamento. La
stessa cosa per le parabole evangeliche.
Related: le favole di Esopo
Se volete creare dei contenuti contagiosi, cercate di costruire il vostro cavallo di Troia,
senza però dimenticarvi del concetto di viralità utile: assicuratevi che le informazioni che
volete vengano ricordate e trasmesse siano utili oltre che parte integrante della narrazione
Potete raccontare storie divertenti, sorprendenti o avvincenti, ma farlo non vi servirà a molto
se nessuno poi potrà ricollegarle a voi, anche se dovessero diventare virali.
VALUTA SOCIALE Condividiamo quello che ci fa fare bella figura con gli altri.
STIMOLI Se è facile pensare a qualcosa, è facile parlarne.
STORIE Le informazioni si trasmettono con quelle che a prima vista sembrano semplici
chiacchiere.
Conclusioni
Lo studio di Berger ci illumina sui meccanismi di di diffusione delle notizie, ci fornisce una
serie di utili riflessioni sul significato di viralità e ci dà ottimi strumenti per mettere in campo
delle strategie utili a far crescere il grado di condivisione delle notizie e degli articoli
pubblicati sul web.
A questo proposito : Come ottenere più visite senza SEO
Un buon curatore contenuti dovrebbe tenere a mente i sei STEPPS di Berger e farne buon
uso.
7/7