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Chips Act: cosa è e cosa

prevede
Il Chips Act è il pacchetto legislativo europeo sui
semiconduttori, approvato l’8 febbraio 2022 dalla
Commissione Europea: prevede 43 miliardi di euro per
raddoppiare entro il 2030 la produzione europea di chip e
rendere autonomi gli Stati membri dalle forniture extraUE.
Ecco tutti i dettagli
10 Ago 2022
Josephine Condemi
Giornalista

Il Chips Act, la proposta di legge europea sui semiconduttori, ha come obiettivo


garantire l’approvvigionamento di chip agli Stati membri dell’UE e sviluppare una
leadership europea nel design e nella produzione di semiconduttori.

Dal POS alla lavatrice, dall’automobile al cellulare: tutti gli oggetti smart sono oggi
dotati di un chip, un microprocessore integrato. A propria volta, ciascun chip è
composto da una sottilissima piastrina di silicio, materiale semiconduttore, su cui
vengono inserite componenti elettroniche a semiconduttore come i transistor.
I materiali semiconduttori, capaci cioè di farsi attraversare dalla corrente elettrica a
particolari condizioni, a metà tra un conduttore e un isolante, sono quindi componenti
strategiche per l’industria manifatturiera, specie in chiave 4.0.

Immagine tratta dal sito del Parlamento Europeo

La domanda in crescita e la crisi di approvvigionamento che si protrae dal 2020 e che


risente anche delle tensioni geopolitiche, hanno spinto l’UE ad agire con un intervento
legislativo specifico sul tema.

Indice degli argomenti


Che cos’è e cosa significa Chips Act

Il “Chips Act” o “European Chips Act” è la “legge europea sui semiconduttori”:


approvata l’8 febbraio 2022 dalla Commissione Europea e ora al vaglio del Parlamento,
prevede lo stanziamento di 43 miliardi di euro per la creazione di una filiera europea
di design e produzione dei chip. L’obiettivo è raddoppiare, entro il 2030, la
produzione di semiconduttori.

Il “pacchetto” del Chips Act comprende una comunicazione, due proposte di


regolamento e una raccomandazione:

• la comunicazione illustra la strategia europea e le motivazioni alla base


del Chips Act;
• le proposte di regolamento sono gli interventi legislativi veri e propri;
• la raccomandazione è un documento che definisce gli strumenti di
monitoraggio dell’ecosistema dei chip con azioni immediate suggerite agli
Stati membri.

Le cifre stanziate dovranno essere impiegate:

• nella realizzazione di nuove fabbriche,


• nel potenziamento di quelle già operanti nel settore,
• nel supporto di aziende e startup che si occupano di sviluppare
software e hardware di settore.

La Commissione Europa ha calcolato che nel 2021, siano stati fabbricati più di 1000
miliardi di chip nel mondo, quasi 140 per ogni persona sulla terra. E la domanda è
in continua crescita, per due motivi principali:

• l’aumento della richiesta dei consumatori di prodotti elettronici,


• l’uso sempre maggiore di semiconduttori collegato alla diffusione dell’IA
e del big data management.

La produzione dei chip prevede competenze specifiche e cospicui investimenti, sia


nella fase iniziale, per la costruzione degli impianti e l’acquisto di attrezzature e materie
prime, sia in seguito su ricerca e sviluppo, finalizzati a realizzare chip sempre più
piccoli, sempre più potenti ma sempre meno energivori.

Ad oggi, se design e ricerca si concentrano negli Stati Uniti, la produzione è in mano


all’Asia: a Taiwan viene fabbricato il 60% dei chip di tutto il mondo, che viene
assemblato, collaudato e imballato perlopiù in Cina.

La filiera produttiva dei semiconduttori è diventata uno degli esempi principali


dell’interdipendenza tra Stati nella globalizzazione: nessuno Stato ha il controllo
completo della filiera, che quindi risente delle relazioni geopolitiche tra Stati diversi.

Chips Act: perché è importante

Il Chips Act è importante perché ha l’obiettivo di rendere autonoma l’UE in un


settore strategico come la progettazione e produzione di chip. Chip che a propria
volta supportano e abilitano le architetture di gestione dei big data e di controllo e
scambio di informazioni tra dispositivi.

La European Semiconductors Industry Association stima che la quota europea di


produzione dei chip nel mercato globale sia passata dal 40% degli anni Novanta, al
13% nel 2010, al 10% nel 2020. Numeri che sottolineano un crescente disimpegno
europeo nel settore, inversamente proporzionale all’importanza che questo mercato ha
assunto negli ultimi decenni.
La pandemia, con la corsa a smartphone e dispositivi necessari allo smartworking, alla
didattica a distanza e rendere più “sociale” l’isolamento, ha aumentato in modo
esponenziale la già imponente domanda di chip: a fine 2020 è iniziata la cosiddetta
crisi dei chip, o chip crunch, con aumento dei prezzi, ritardi nella produzione,
riprogettazione del design di alcune linee di prodotto per le difficoltà di
approvvigionamento delle componenti.

Tra le altre cause della chip crunch:

• i cambiamenti climatici: la siccità e gli incendi che hanno colpito Taiwan


nel 2021 hanno portato alla riduzione della produzione di microchip o alla
chiusura di alcuni stabilimenti (es. Renesas Electronics nel marzo 2021, o
lo stabilimento berlinese della ASML nel gennaio 2021);
• la guerra economica tra USA e Cina: nell’agosto 2020 gli Stati Uniti
hanno introdotto il “Foreign Direct Product Rule” che ha impedito a
Huawei di utilizzare software e attrezzature statunitensi per produrre i
propri semiconduttori, spostando la domanda dei partner USA verso
produttori taiwanesi e sudcoreani;
• la guerra in Ucraina: l’Ucraina è il principale esportatore di neon, il gas
che serve per l’incisione dei chip, mentre quasi un terzo del palladio
mondiale viene dalla Russia. Lo stop alle estrazioni e il fermo alle
produzioni ucraine causato dalla guerra nonché le sanzioni economiche
inflitte alla Russia hanno reso il quadro della supply chain dei chip ancora
più instabile.

Lo European Chips Survey, pubblicato ad agosto 2022, prevede che la domanda di


chip raddoppierà tra il 2022 e il 2030, mentre la crisi dell’offerta durerà almeno
fino al 2024, costringendo le imprese a costose misure di mitigazione.

La Commissione Europea ha calcolato che a causa della chip crunch, l’industria


automobilistica abbia ridotto la propria produzione fino a un terzo in alcuni paesi
UE.

In questo quadro si colloca il Digital Chips Act e se ne delinea la sua importanza.

Legge sui semiconduttori: in che modo l’UE vuole salvare la


supply chain

Il Chips Act si fonda su tre punti principali:

• sostenere l’innovazione nell’ecosistema dei chip nell’Unione Europea;


• migliorare la sicurezza dell’approvvigionamento UE;
• istituire un meccanismo di monitoraggio e risposta alla crisi

A questi tre obiettivi, corrispondono quindi:


• la “Chips for Europe Initiative”: 11 miliardi di euro per finanziare
ricerca, formazione, progettazione, realizzazione e sperimentazione di
prototipi. In particolare, l’iniziativa si basa su cinque interventi: una
piattaforma di progettazione virtuale europea, con architetture dei
processori in open-source; lo sviluppo di linee guida per produzione e
sperimentazione innovativa; l’accelerazione dello sviluppo dei chip
quantistici; una rete europea di centri di competenza; un “Fondo Chips”
per l’accesso al finanziamento del debito e del capitale per start-up, scale-
up e pmi;
• un nuovo quadro per garantire la sicurezza
dell’approvvigionamento, attraverso investimenti e la nascita di nuove
fonderie per microchip. È previsto un fondo mirato per aiutare le startup
ad accedere ai finanziamenti e le pmi ad espandersi sul mercato attraverso
investimenti in equity;
• la costruzione di un meccanismo di coordinamento tra gli Stati membri
e la Commissione Europea, col compito di monitorare
l’approvvigionamento dei semiconduttori, stimare la domanda e impedire
o anticipare eventuali carenze. Il coordinamento dovrà anche raccogliere
informazioni dalle imprese per individuare debolezze e punti di forza della
catena produttiva e coordinare le azioni da intraprendere, compreso un
pacchetto di strategie di emergenza per prendere decisioni immediate e
proporzionate alla crisi. Il meccanismo di coordinamento tra gli Stati
membri e la Commissione viene attivato tramite
una “raccomandazione” subito operativa che ha anche potere di veto
sulle esportazioni e che dovrà proporre strategie immediate di risposta alla
crisi fino all’adozione del regolamento definitivo.

Quali sono gli obiettivi prefissati

Il Chips Act si pone molteplici obiettivi:

• porre fine alla “chip crunch”, cioè alla carenza di componenti al silicio
che danneggia, da quasi due anni, le supply chain tecnologiche e non solo;
• sopperire a eventuali interruzioni nella catena di approvvigionamento
dei semiconduttori;
• fare dell’Europa un leader industriale nel settore strategico della
produzione dei chip, ponendo fine alla dipendenza dall’Asia e dagli Stati
Uniti;
• affrontare la carenza di competenze per migliorare la capacità di ricerca
e sviluppo nella progettazione e produzione dei chip.

Innovazione tecnologica
Il Chips Act punta a rendere leader l’UE nella produzione di microchip pari o
inferiori a due nanometri dal 2024. Un nanometro è pari alla crescita di un’unghia in
un secondo. Ad oggi, la produzione di chip è pari a cinque nanometri ma già entro
l’anno è prevista la produzione di chip a tre nanometri.

La Chip for Europe Initiative, primo pilastro del Chips Act, prevede l’istituzione di
una rete di centri di competenza europea, nonché di una piattaforma virtuale UE per
architetture di processori in open-source (RISC-V). È prevista la creazione di linee
guida sulla produzione di chip sotto i due nanometri, nonché sulla tecnologia Fully
Depleted Silicon-on-Insulator (FD-SOI) sotto i dieci nanometri, sui sistemi eterogenei
3D, sull’elettronica per l’energia sostenibile e la mobilità elettrica, sull’integrazione con
i chip neuromorfici. Una specifica azione è dedicata all’accelerazione dello sviluppo
dei chip quantistici.

Progresso e sviluppo

Per aumentare la produzione interna di semiconduttori dal 10% al 20% in dieci


anni, con la domanda che raddoppierà, le aziende dovrebbero quadruplicare la
produzione attuale.

Il Chips Act prevede un “Fondo Chips” per l’accesso al debito di start-up e all’equity
delle scale-up e delle Pmi. La rete dei centri di competenza dovrebbe supplire all’attuale
carenza di formazione e fare emergere una forza lavoro adeguatamente qualificata.

Sicurezza nell’approvvigionamento

Il Chip Act prevede di garantire la sicurezza interna nell’approvvigionamento di


semiconduttori attraverso l’istituzione degli Impianti di Produzione Integrata (IPF -
Integrated Production Facilities) e delle Fonderie Europee Aperte (OEF – Open
European Foundries).

Entrambe le qualifiche saranno soggette a una decisione della Commissione Europea.

Per diventare un IPF o un OEF, un impianto che produce semiconduttori dovrà


qualificarsi come FOAK – ‘First-Of-A-Kind facility’, ovvero “impianto primo nel
proprio genere”:

• il primo ad essere presente in UE su grande scala, al di là della R&S;


• mai progettato per essere realizzato;
• con un chiaro impatto positivo sulla catena del valore, sulla sicurezza
dell’approvvigionamento e sulla fornitura di forza lavoro qualificata;
• il primo a investire sulla prossima generazione di chip.
Mentre gli IPF saranno integrati verticalmente, cioè controlleranno la filiera dalla
progettazione alla commercializzazione, le OEF produrranno chip progettati e
commercializzati da altri.

In quanto strutture di interesse pubblico, la costruzione di un IPF o di una OEF sarà


prioritaria per gli Stati membri: le strutture potranno ricevere aiuti di Stato, avranno
accesso prioritario alla Chip for Europe Initiative e avranno l’obbligo di accettare
ordini specifici di fornitura dalla Commissione in caso di crisi.

Monitoraggio e risposta alla chip crunch

La proposta di regolamento del Chips Act istituisce un meccanismo di monitoraggio e


di risposta alle crisi della supply chain.

La Commissione effettuerà una valutazione del rischio per la fornitura di


semiconduttori nell’Unione con una serie di indicatori di allarme rapido.

Gli Stati membri sono invece chiamati a mappare le imprese di settore a livello
nazionale e notificare l’elenco alla Commissione, monitorando gli indicatori di
preallarme e la disponibilità di beni e servizi.

Gli Stati informeranno regolarmente sullo stato del settore il Consiglio Europeo per i
Semiconduttori (ESB), chiamato a fornire consulenza e assistenza alla Commissione
nell’attuazione del Chips Act. In caso di informazioni su una fluttuazione della domanda
di chip, gli Stati dovranno allertare la Commissione, che convocherà una riunione
dell’ESB per attivare o meno lo stato di crisi e l’approvvigionamento coordinato tra
Stati.

In caso di crisi, la Commissione attuerà per un tempo definito misure di emergenza,


come ordini prioritari, acquisti o esportazioni comuni.

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