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SOMMARIO
PREMESSA............................................................................................................................................................................... 4
1. SCOPO ............................................................................................................................................................................... 4
2. CAMPO DI APPLICAZIONE .............................................................................................................................................. 4
3. RESPONSABILITÀ................................................................................................................................................................ 5
4. PRINCIPI SCIENTIFICI ......................................................................................................................................................... 6
4.1. EZIOPATOGENESI DELLE LESIONI DA PRESSIONE........................................................................................ 6
4.2. LA STADIAZIONE DELLE LESIONI DA PRESSIONE ......................................................................................... 6
4.3. IL PROCESSO DI CICATRIZZAZIONE .............................................................................................................. 8
4.4. I FATTORI LOCALI NEGATIVI PER LA CICATRIZZAZIONE............................................................................. 8
4.5. DISTRETTI CUTANEI PIÙ FREQUENTEMENTE COLPITI DA LESIONI DA PRESSIONE .................................... 8
5. I PRINCIPI DELLA PREVENZIONE ...................................................................................................................................... 8
5.1. APPROCCIO INFERMIERISTICO NELLA PREVENZIONE DELL’ALTERAZIONE DELL’INTEGRITÀ CUTANEA8
5.2. EDUCAZIONE ED ADDESTRAMENTO ............................................................................................................ 8
5.3. LA VALUTAZIONE DEL RISCHIO ..................................................................................................................... 9
5.4. SCALA DI VALUTAZIONE DI NORTON – STOTTS........................................................................................... 9
5.5. SCALA DI WATERLOW .................................................................................................................................. 10
6. IL BISOGNO DI MOBILIZZAZIONE .................................................................................................................................. 11
6.1. CONSIGLI PER LA MOBILIZZAZIONE DELLA PERSONA A RISCHIO DI LESIONI DA PRESSIONE ........... 11
6.2. ZONE DA ISPEZIONARE NEL CAMBIO POSTURALE DEL PAZIENTE .......................................................... 11
6.3. DESCRIZIONE DETTAGLIATA DELLE POSTURE ............................................................................................ 11
6.3.1 INDICAZIONI DI POSTURA DI SELLER E STAHEILIN ................................................................................... 11
7. IL BISOGNO DI ALIMENTAZIONE E IDRATAZIONE ....................................................................................................... 13
7.1. L’EQUILIBRIO IDRO ALIMENTARE................................................................................................................. 13
7.2. INTERVENTI CORRETTIVI ................................................................................................................................ 14
8. IL BISOGNO DI IGIENE PERSONALE ED ABBIGLIAMENTO ......................................................................................... 14
9. IL BISOGNO DI ELIMINAZIONE URINARIA ED INTESTINALE ........................................................................................ 15
10. PRINCIPI PER LA GESTIONE DELLE LESIONI CUTANEE .............................................................................................. 15
10.1.LA VALUTAZIONE DELLE LESIONI CUTANEE .............................................................................................. 16
10.2. IL TRATTAMENTO DELLE LESIONI DA PRESSIONE..................................................................................... 16
10.3. LA GESTIONE DELLE LESIONI INFETTE ........................................................................................................ 17
10.4. L’ANTIBIOTICOTERAPIA TOPICA ............................................................................................................... 17
10.5. LA MEDICAZIONE DELLE LESIONI .............................................................................................................. 18
11. LA GESTIONE DEL DOLORE ......................................................................................................................................... 18
12. SINTESI DELLE RACCOMANDAZIONI.......................................................................................................................... 18
13. INDICATORI.................................................................................................................................................................... 19
14. BIBLIOGRAFIA ................................................................................................................................................................ 20
15. ALLEGATI ........................................................................................................................................................................ 21
16. ALGORITMI: STRUMENTI PER L’ASSUNZIONE DI DECISIONI ..................................................................................... 21
Alg 1 VALUTAZIONE GLOBALE DEL RISCHIO .................................................................................................................. 22
Alg 2 VALUTAZIONE INIZIALE DELLA LESIONE ................................................................................................................. 23
Alg 3 PREPARAZIONE DEL LETTO DI FERITA .................................................................................................................... 24
Alg 4 VALUTAZIONE E SOSTEGNO NUTRIZIONALE ......................................................................................................... 25
Alg 5 TRATTAMENTO DELLA LESIONE ............................................................................................................................... 26
Alg 6 CURA DELLA LESIONE E GESTIONE COLONIZZAZIONE BATTERICA................................................................... 27
Alg 7 GESTIONE DEI CARICHI SUL TESSUTO..................................................................................................................... 28
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PREMESSA
Il fenomeno delle lesioni da pressione, storicamente noto come “piaghe da decubito”, risulta essere di
grande attualità per le strutture sanitarie.
Alcuni dati epidemiologici aiutano a comprenderne la rilevanza e l’impatto che esso ha nell’assistenza alla
persona ospedalizzata:
• gli anziani risultano essere i soggetti più colpiti poiché portatori di molteplici fattori di rischio,
• il 3-12 % degli anziani ricoverati presenta lesioni già all’ingresso,
• dal 34 al 81% delle lesioni sviluppate in degenza compaiono nelle prime due settimane di ricovero,
• il 70% dei pazienti con lesioni ha più di 70 anni,
• il 2,3% dei pazienti con lesioni ha 4-5 lesioni,
• il 3,3% dei pazienti con lesioni ha più di 5 lesioni,
• i pazienti con lesioni hanno un tempo di ricovero 4-5 volte superiore rispetto ai non lesionati,
• i pazienti con lesioni hanno una mortalità quadrupla rispetto ai non lesionati,
• le lesioni da pressione sono responsabili del 50% delle morti per sepsi negli anziani.
È quindi comprensibile che all’interno delle strutture ospedaliere, gli investimenti in termini di codifica dei
comportamenti e la capillare diffusione delle conoscenze scientifiche sia ancora molto intenso così come
crescenti risultano essere gli investimenti di natura economica.
1. SCOPO
Lo scopo è fornire agli operatori linee guida per l’assunzione di decisioni da assumere per rispondere alle
esigenze assistenziali attraverso l’omogeneità delle conoscenze.
Il risultato operativo atteso è di rilevare comportamenti efficaci ed efficienti nella gestione della
popolazione assistita attraverso specifici indicatori di risultato.
Nella stesura del testo i termini “lesioni da pressione, alterazione dell’integrità cutanea o lesioni cutanee” si
alterneranno con valenza di sinonimi al fine di rendere meno ripetitivi i concetti.
2. CAMPO DI APPLICAZIONE
Le indicazioni sono rivolte al personale infermieristico che eroga prestazioni assistenziali all’interno delle
strutture ospedaliere.
Sono escluse le lesioni di diversa natura in quanto comporterebbero interventi multidisciplinari diversi sia
nella fase di valutazione che nella fase di trattamento.
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3. RESPONSABILITÀ
CHI CHE COSA
Dispone la stesura del protocollo attraverso il contributo multidisciplinare e con la
Direzione Sanitaria costituzione di un gruppo di studio.
Aziendale Coinvolge consulenti interni o esterni e il CIO Aziendale per la valutazione dei
contenuti prima della trasmissione ufficiale alle unità operative.
Direzione Medica di Collabora con la Direzione Sanitaria Aziendale attivando la collaborazione dei
Presidio professionisti per la stesura delle linee guida.
Comitato Infezioni Esprime parere e fornisce la consulenza attraverso i propri esperti prima
ospedaliere dell’ufficializzazione delle linee guida.
Rende disponibile il protocollo a tutto il personale che opera nel proprio
Responsabile di Dipartimento attraverso iniziative interne anche in collaborazione con la Direzione
Dipartimento di Presidio e il SITRA.
Sensibilizza il personale medico alla gestione multidisciplinare del problema.
Garantisce la stesura del protocollo approvato attivando la collaborazione di tutte
le professionalità che a diverso titolo possono offrire un contributo specifico.
Responsabile SITRA Predispone le iniziative per la diffusione capillare tra il personale infermieristico e di
supporto attraverso i Coordinatori Infermieristici.
Organizza le attività per la valutazione periodica dei risultati
Responsabile Medico Rende disponibile il protocollo e collabora per la diffusione capillare tra il personale
di Unità Operativa medico da lui diretto facilitando la collaborazione tra professionisti.
Valuta e gestisce la condizione clinica del paziente.
Effettua procedure invasive se necessarie, e prescrive i trattamenti terapeutici
Medico
necessari per il miglioramento delle condizioni cliniche.
È responsabile del rispetto del protocollo per la propria parte di competenza.
Responsabile di
Garantisce la fornitura dei presidi medico-chirurgici necessari.
Farmacia
Responsabile del
Garantisce la fornitura degli ausili necessari attraverso le forme di contratto
Dipartimento
autorizzate dall’Azienda.
Alberghiero
Rende disponibile il protocollo a tutti gli operatori da lui coordinati.
Organizza iniziative interne all’unità operativa e collabora alla realizzazione di
Coordinatore
iniziative esterne rivolte a mantenere aggiornato il personale.
infermieristico
Individua gli infermieri referenti e li supporta nelle fasi di valutazione dei risultati.
Si occupa della gestione del materiale necessario.
È responsabile della gestione dell’assistenza infermieristica del paziente con
problemi legati all’alterazione cutanea. Attiva sia gli interventi di prevenzione sia di
trattamento seguendo la via di guarigione più fisiologica e meno dolorosa per il
paziente.
Eroga le prestazioni assistenziali nel rispetto di quanto previsto nelle linee guida
Infermiere
aziendali.
È responsabile della pianificazione assistenziale e provvede all’attribuzione di
mansioni al personale di supporto nel rispetto delle competenze.
L’infermiere nominato in qualità di referente contribuisce all’effettuazione delle
valutazioni periodiche e collabora al monitoraggio dei risultati.
Può erogare in proprio le prestazioni assistenziali oppure avvalersi della consulenza
Ostetrica
medica o infermieristica.
È responsabile dell’applicazione delle procedure di alcune parti del processo di
Personale di lavoro su indicazione del personale infermieristico/ostetrico.
supporto Si occupa della conservazione e delle registrazioni sull’uso degli ausili di
prevenzione.
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4. PRINCIPI SCIENTIFICI
4.1. EZIOPATOGENESI DELLE LESIONI DA PRESSIONE
Gli studi evidenziano la presenza di molti fattori causali e concausali alla base di questo problema.
Le cause principalmente implicate sono la prolungata pressione e le alterazioni metaboliche. Tuttavia tutti
gli studi confermano che la causa scatenante è sempre la prolungata pressione sui tessuti.
Si possono distinguere due tipologie di fattori di rischio: intrinseci ed estrinseci.
Gli intrinseci comprendono tutte le condizioni generali del paziente e spesso non sono modificabili con un
intervento esterno: età, malnutrizione, malattie croniche, patologie neurologiche, perdita di sensibilità,
indebolimento sensoriale, alterato livello di coscienza, malattie vascolari, lesioni cutanee preesistenti,
patologie acute, gravi stati terminali, stato psicologico, disidratazione, ipotensione, ridotta resistenza
cutanea, bassa ossigenazione tissutale, alterazione della temperatura corporea.
Gli estrinseci comprendono i fattori su cui l’intervento del personale sanitario può evitare il danno cutaneo:
carico tissutale, forze da attrito (o frizione), forze da taglio (o stiramento), umidità cutanea (per prolungato
contatto con feci e urine) e corpi estranei presenti negli effetti letterecci.
Tali fattori agiscono localmente innescando il processo di degenerazione tissutale e sono principalmente
determinati dalla compressione tissutale.
Un tipico fattore estrinseco è il mantenimento di una postura obbligata in sala operatoria. A tale riguardo,
le linee guida internazionali indicano che i soggetti già valutati a rischio alto o altissimo di lesioni sono da
considerare a rischio anche in sala operatoria.
A prescindere dal valore del punteggio della scala di valutazione scelta, tutti i soggetti sottoposti a
procedure chirurgiche prolungate (>4 ore) sono da considerare a rischio di lesioni e può aumentare in
base alle condizioni cliniche del soggetto.
Alcuni studi hanno evidenziato che i principali fattori di rischio associati all’intervento chirurgico sono: la
durata e la natura dell’intervento, la posizione assunta dal paziente, l’utilizzo di una superficie antidecubito,
dispositivi di riscaldamento, sedazione, farmaci vasoattivi.
Per tutti i pazienti dovrebbe essere valutato l’utilizzo intraoperatorio di superfici antidecubito.
Pertanto è consigliato il ricorso ad ausili antidecubito (materassi o sovramaterassi) con livello tecnologico
diversificato in base al livello di rischio di lesione.
Oltre alla pressione del corpo, possono contribuire alla formazione di lesioni cutanee anche le forze di
attrito e di taglio.
Le forze di attrito o frizione agiscono direttamente sullo strato più esterno della cute asportandone una
parte e rendendo la cute più sottile e vulnerabile all’effetto della pressione (trascinamento per gli
spostamenti nel letto) mentre le forze da taglio (o stiramento) agiscono sulla persona allettata in posizione
seduta che progressivamente scivola verso il fondo del letto determinando lo scorrimento degli strati
profondi (muscoli, tendini ecc.) sul tessuto cutaneo e sottocutaneo con ischemia tissutale.
L’adozione di una valutazione omogenea delle lesioni da decubito è inoltre raccomandata dall'A.I.S.Le.C.
(Associazione Infermieristica per lo Studio delle Lesioni Cutanee) che dopo una revisione bibliografica ha
deciso di adottare la scala proposta dal National Pressure Ulcer Advisory Panel (N.P.U.A.P.) statunitense.
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Eritema non reversibile di cute intatta.
Cute intatta con eritema non reversibile
su un’area generalmente localizzata
sopra una prominenza ossea
Stadio I
In soggetti di carnagione più scura, può
essere difficoltosa da identificare. Lo
scoloramento della cute, il calore,
l'edema, l'indurimento o la durezza
possono essere indizi.
In aggiunta alla N.P.U.A.P., alcune pubblicazioni suggeriscono l’uso della Classificazione sul Concetto
Colore elaborato dalla Wound Care Society nel 1984 ancora validi. A questa classificazione in base al
colore vengono fatti corrispondere gli obiettivi da raggiungere nella scelta dei trattamenti. In questo caso:
NERO = escara o necrosi secca.
L’obiettivo sarà: detergere e rimuovere la necrosi in ambiente umido.
GIALLO = necrosi gialla o slough.
L’obiettivo sarà: sbrigliare, detergere e assorbire l’essudato e l’odore.
ROSSO = granulazione.
L’obiettivo sarà: fornire un buon isolamento termico, una protezione al tessuto neoformato e un ambiente
umido adeguato.
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Nella formulazione degli obiettivi del trattamento saranno tenute presenti le seguenti priorità: eliminare la
fonte di infezione, eliminare la necrosi, effettuare una efficace detersione, far progredire la lesione verso la
cicatrizzazione.
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5.3. LA VALUTAZIONE DEL RISCHIO
La valutazione del rischio di sviluppare lesioni da pressione è un elemento indispensabile della raccolta dati
ai fini della pianificazione. La misurazione del rischio fornisce informazioni univoche, oggettive e predittive
per l’insorgenza delle lesioni.
La letteratura internazionale raccomanda l’uso di scale di valutazione sia al momento del ricovero che
periodicamente (almeno ogni 7 giorni e ad ogni cambiamento significativo delle condizioni del paziente).
Vengono prese in considerazione le seguenti scale, universalmente accettate e raccomandate:
• Indice di Norton modificato Stotts che valuta: condizioni generali, stato mentale, deambulazione,
mobilità, incontinenza;
• Scala di Waterlow che valuta: mobilità, incontinenza, peso-altezza-corporatura, tipo di cute, sesso, età,
malnutrizione tissutale, deficit neurologici, alimentazione, gravi interventi o traumi, trattamento con
farmaci.
L’utilizzo simultaneo di queste scale ha il vantaggio di ottenere informazioni esaustive in quanto ognuna
prende in considerazione aspetti diversi, tra loro sinergici nella determinazione del danno cutaneo.
risposta efficace alle orientato nel tempo, orientato nel tempo, parzialmente orientato, la totalmente disorientato,
domande verbali spazio, persone. spazio, persone con risposta può essere rapida. risposta lenta o rapida,
relative a tempo, spazio risposta rapida ripetizione della il soggetto potrebbe
e persone in modo domanda essere in stato
soddisfacente e veloce comatoso
deambulazione: normale : cammina con aiuto costretto su sedia : costretto a letto :
distanza e deambula fino a deambula fino a si muove soltanto su sedia confinato a letto
indipendenza nella quando è affaticato. quando è affaticato. per le 24 ore
deambulazione Cammina da solo o Richiede l’assistenza di
con l’assistenza di una persona per la
presidi deambulazione. Può
usare un presidio.
mobilità: piena: moderatamente molto limitata: immobile:
limitata:
quantità e controllo del può muovere e può usare o controllare limitata indipenden-za nei non ha indipendenza ,
movimento di una parte controllare le estremità le estremità con la movimenti e nel controllo richiede assistenza per
del corpo come vuole. Può o minima assistenza di un delle estremità . richiede il movimento di ogni
meno usare un ‘altra persona. Può o maggiore assistenza di altre estremità .
presidio. meno usare un persone. Può o meno usare
presidio. un presidio.
incontinenza: assente: occasionale: abituale urine: doppia:
valutazione non incontinente, può incontinenza di urine incontinenza di urine più di totale incontinenza di
dell’insufficienza del avere il catetere . una, due volte al due volte al giorno, ma non urine e feci.
controllo di urine e feci . giorno e/o di feci una sempre, e/o feci 2-3
volta al giorno. volte/die ma non sempre
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5.5. SCALA DI WATERLOW
La scala valuta alcuni parametri comuni con la Norton modificata ma li integra prendendone in
considerazione altri utili ai fini della mappatura di fattori predisponenti significativi.
Rispetto alla Norton il punteggio che indica il massimo rischio è il più alto mentre il minimo rischio è indicato
dal più basso.
SCALA DI WATERLOW
TIPO DI CUTE
CORPORATURA FATTORI PARTICOLARI DI
(CARATTERISTICHE SESSO/ETA'
PESO/ALTEZZA RISCHIO
VISIBILI DI RISCHIO)
normale 0 sana 0 maschio 1 MALNUTRIZIONE TISSUTALE
cacchessia
sopra la media 1 incartapecorita 1 femmina 2 8
terminale
insufficienza
obesità 2 secca 1 14 - 49 1 5
cardiaca
vasculopatia
sotto la media 3 edematosa 1 50 - 64 2 5
periferica
caldo - umida
1 65 - 74 3 anemia 2
(temperatura)
pallida 2 75 - 80 4 fumo 1
con chiazze di
3 ≥ 81 5 DEFICIT NEUROLOGICI
erosione
es.: diabete, scl.
multipla, ictus,
da 4 a 6
paraplegia, deficit
motori, sensoriali
GRANDI INTERVENTI
CONTINENZA MOBILITÀ ALIMENTAZIONE
CHIRURGICI/TRAUMI
completa o chirurgia
0 normale 0 normale 0 5
cateterizzato ortopedica/spinale
irrequietezza/agitaz chirurgia
occasionale 1 1 scarso 1 5
ione addominale
permanenza sul
incontinenza fecale 2 paziente apatico 2 SNG/fleboclisi 2 tavolo operatorio 5
per più di 2 ore
incontinenza paziente nutrizione
3 3 3 TRATTAMENTO CON FARMACI
doppia immobilizzato parenterale
paziente supino
citotossici,
obbligato in 4 anoressia 3
antinfiammatori,
trazione 4
corticosteroidi in
paziente in
5 alte dosi
poltrona/carrozzina
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6. IL BISOGNO DI MOBILIZZAZIONE
Al paziente valutato a rischio deve essere applicato un piano personalizzato di cambio posturale per
alternare le zone sottoposte a pressione e per evitare l'ostruzione del microcircolo.
Il cambio posturale ha i seguenti obiettivi: ridurre le forze di taglio e frizione (evitare che il corpo scivoli nel
letto e che nel corso degli spostamenti attivi e passivi la cute sfreghi contro le lenzuola) e ridurre la durata
e l’intensità della pressione cutanea in particolare sulle prominenze ossee e nelle sedi elettive di lesione.
POSTURA SUPINA
È una posizione di mantenimento del riposo che trova indicazione in diverse condizioni cliniche.
Se il paziente è collaborante occorrerà sollecitarlo a muoversi il più possibile, nel paziente dipendente
occorre evitare le frizioni dovute all'attrito fra la cute del paziente ed il letto.
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POSTURA LATERALE DESTRA O SINISTRA
Se il paziente è collaborante occorrerà informarlo della necessità del cambio di postura.
Per posizionare un paziente sul fianco sinistro o destro utilizzare un lenzuolo di trazione posto sotto il paziente
per evitare lesioni da frizione. È importante prestare attenzione all'allineamento delle spalle, del bacino e
della gamba sottostante.
Il cuscino posto sotto la testa del paziente non deve ostacolare gli atti respiratori.
Quando viene utilizzato il decubito laterale si dovrà:
- sistemare il letto in posizione piana
- evitare il decubito laterale ad angolo retto sul trocantere
- far assumere una postura obliqua di 30°/40° al malato
- mettere un cuscino sotto al capo
- distendere la gamba che appoggia direttamente sul materasso
- il braccio corrispondente alla gamba, sarà flesso con il palmo della mano rivolto verso l’alto
- flettere leggermente la gamba controlaterale e farla appoggiare su un piccolo cuscino
- flettere il braccio corrispondente e far appoggiare il palmo della mano su un piccolo cuscino
- alcuni supporti (es. cuscini o prodotti schiumosi) possono essere impiegati per la protezione delle
prominenze ossee.
- È la postura che determina la maggiore compressione a livello sacrale ischiatico; quindi durante gli
spostamenti queste zone non devono subire frizioni (utilizzare traversa o telo).
- Con la testata del letto sollevata di 45°-50° si ha un miglioramento della ventilazione, possono
essere usati cuscini per sostenere braccia e mani se il paziente non li controlla volontariamente.
- Dovrà essere utilizzata un'adeguata protezione del piede e del tallone.
- Posizionare un cuscino sotto le cosce per avere la flessione delle ginocchia, ciò previene gli effetti
della prolungata iperestensione, quindi una ridotta mobilità articolare.
Nelle fratture amieliche della colonna dorsale o lombare è consigliato l'assoluto riposo a letto per un mese,
senza alzarsi e camminare nemmeno per andare ai servizi igienici. Ciò non significa, comunque mantenere
sempre il decubito supino ed evitare ogni minimo movimento. È consentito:
- far assumere la posizione laterale destra e sinistra, con l'ausilio di un cuscino tra le gambe
- se il paziente assume la posizione supina può tenere un cuscino sotto la testa, le ginocchia flesse
con due cuscini sotto le gambe (accorgimenti che rilassano la muscolatura paravertebrale)
Nei portatori di protesi di anca (sia artroprotesi che endoprotesi) durante la mobilizzazione è importante
evitare l’intra-rotazione dell’arto operato. Il paziente può assumere, su indicazione medica:
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- posizione laterale con cuscino fra le gambe anche sull’arto operato se tollerato dal paziente
- posizione semi-seduta con una inclinazione del busto non superiore ai 40°
- non è consigliata la posizione prona.
Nei pazienti con frattura di femore in trazione trans-scheletrica la posizione è supina obbligata. Sarà
possibile effettuare un piano di mobilizzazione solo dopo l’intervento chirurgico. È consigliato l’utilizzo di
dispositivi che riducano la pressione (sovramaterasso o materasso antidecubito).
Nel paziente emiplegico non far assumere il decubito laterale sul lato plegico in quanto tale posizione
diminuisce la già scarsa ventilazione dell’emitorace e perché tale lato è più suscettibile a sviluppare lesioni.
Nei decubiti assunti dal paziente è indicato sostenere l’arto superiore posizionando un cuscino sotto la
spalla ed il braccio interessati, per l’arto inferiore posizionare un cuscino sotto anca e gamba.
Una guarigione più rapida della ldp si è riscontrata in presenza di elevati apporti proteici, auspicabile in
1,5-1,8g/kg/die addizionate da una quantità di arginina di circa 15g. Questo amminoacido ramificato è in
grado di stimolare la funzione immunitaria e aumentare la produzione di collagene.
La vitamina C favorisce la cicatrizzazione delle ferite, la formazione del collagene e la crescita dei
fibroblasti.
Il deficit di vitamina A può aumentare la suscettibilità alle infezioni
Lo zinco, quasi l’80% delle persone con piaghe da decubito ha un deficit dello zinco.
Il ferro per compensare l’anemia.
All’esame obiettivo il paziente con malnutrizione energetica e proteica può presentare le seguenti
caratteristiche: ridotto tessuto grasso sottocutaneo, ridotta massa muscolare, cute secca, mucose
atrofiche e ipoperfuse, glossite, ragadi, edemi da ipo-proteinemia, minore resistenza capillare.
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Anche l’obesità e la denutrizione possono aumentare il rischio di comparsa di lesioni, in questi casi è utile
un consulto da parte del Dietista.
Un altro indicatore che si consiglia di utilizzare è il BMI, l’indice di massa corporea, che permette di fare una
rapida valutazione dello stato nutrizionale e si calcola:
peso/altezza²
I valori di riferimento sono:
<18 sottopeso
18 normale
25-30 sovrappeso
>30 obesità
I pazienti già malnutriti o a cui non si riesce a correggere i fattori di rischio devono essere riferiti al personale
medico e/o dietistico per interventi nutrizionali personalizzati e valutazione dell’indicazione a nutrizione di
supporto o totale. Inoltre, devono essere monitorati più frequentemente (registrazione peso corporeo
almeno 2 volte la settimana, esami ematochimici secondo valutazione medica).
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Il lavaggio della biancheria, specie per l'attività domiciliare, va considerato facente parte delle indicazioni
del piano di cura preventiva e va sconsigliato l'uso di detersivi aggressivi, ossigenati e disinfettanti
(esempio: candeggina, Napisan, perborato di sodio).
Inoltre occorre far seguire al lavaggio un accurato e ripetuto risciacquo.
A) PREPARAZIONE DEL LETTO DELLA FERITA ovvero la Wound Bed Preparation (WBP) secondo il metodo TIME
di cui si è già trattato sopra. Gli obiettivi da raggiungere sono:
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10.3. LA GESTIONE DELLE LESIONI INFETTE
Si definisce colonizzazione batterica dell'ulcera da pressione la presenza di batteri in replicazione senza
segni o sintomi di malattia
Si definisce infezione la presenza di sintomi o segni di reazione dell'organismo alla presenza di batteri
I segni e sintomi di infezione possono essere
• locali (secrezione purulenta, arrossamento, edema, dolore. eccetera)
• sistemici ( febbre, alterazione degli esami di laboratorio, eccetera)
Un ampio spettro di batteri può essere causa di infezione delle ulcere da pressione.
Per gestire un’infezione sarà necessario:
• Proteggere le ulcere da pressione da fonti esogene di contaminazione (per esempio feci),
• Se la lesione si presenta purulenta e maleodorante, è necessaria una pulizia più frequente e un possibile
sbrigliamento,
• Gli agenti antisettici possono essere utilizzati per brevi periodi in presenza di elevata carica batterica,
• Dopo l'eventuale disinfezione è necessario risciacquare la ferita.
Per la diagnosi microbiologica non usare colture con tampone, poichè il prelievo superficiale può
evidenziare solo batteri colonizzatori.
Usare, previa abbondante detersione dell'ulcera, il prelievo mediante siringa, di secrezioni purulente
profonde o campioni bioptici dal fondo della lesione dopo lo sbrigliamento.
Per contro, la maggior parte degli infettivologi non raccomanda questa procedura per il rischio di
induzione di resistenze batteriche e di sensibilizzazioni allergiche.
Di norma è sconsigliato l'uso dei disinfettanti (iodopovidone, acido acetico, ipoclorito di sodio, iodofori,
acqua ossigenata a 12 volumi). L'acqua ossigenata può essere utilizzata solo nelle lesioni di 4° stadio in
presenza di fistole purulenti, perché è attiva nella rimozione meccanica della necrosi. Irrigare la ferita con
acqua ossigenata a 4 volumi (ottenuta diluendo una parte di acqua ossigenata a 12 volumi con due parti
di acqua sterile) lasciare agire per alcuni secondi e risciacquare con soluzione fisiologica.
Evitare sostanze o metodi che provochino l'essicamento della lesione che deve rimanere sempre umida.
Dolore, calore, rossore e febbre sono i segni di un'infezione in corso. L'esame colturale attraverso un
tampone, servirà ad evidenziare, attraverso l'antibiogramma, l'antibiotico più idoneo, ricordando che la
somministrazione per via sistemica è sempre più efficace di quella topica.
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10.5. LA MEDICAZIONE DELLE LESIONI
Il momento di esecuzione della medicazione può comportare sollievo o provocare dolore al paziente.
È importante creare una condizione che, facendo leva sulla relazione umana, faciliti il più possibile la
manovra e diventi un momento di condivisione tra gli attori interessati.
In alcuni casi la rimozione della medicazione può provocare danni soprattutto al delicato tessuto di
granulazione della ferita e alla cute circostante.
Tutte le linee guida internazionali suggerisconoi seguenti accorgimenti:
• Usare medicazioni pulite (non sterili), atraumatiche nella rimozione, capaci di conservare il giusto
microclima nella lesione,
• Evitare sostanze o metodi che provochino l’essicamento della lesione,
• Selezionare le medicazioni che rimangono in situ più a lungo per limitare il numero di sostituzioni e non
alterare il microclima della ferita,
• È sconsigliato l’uso di disinfettanti.
In merito alle tipologie di medicazioni, alle caratteristiche e alle indicazioni d’uso si rinvia alla lettura
dell’allegato contenuto in calce al presente documento.
Alcuni consigli possono essere utili per gestire al meglio il problema del dolore delle lesioni:
• Considerare dolorose tutte le lesioni;
• Riconoscere che la cute circostante la lesione può diventare sensibile e dolorosa;
• Ricordare che per alcuni pazienti anche uno sfioramento può risultare doloroso;
• Ricordare che le ferite possono diventare più dolorose col passare del tempo;
• Ricordare che il parere di uno specialista può essere opportuno e risolutivo;
• Riconoscere ed evitare i fattori scatenanti evitabili;
• Osservare attentamente ferita e cute circostante per evidenziare infezione, necrosi o macerazione;
• Evitare manipolazioni non necessarie della ferita;
• Evitare la pressione eccessiva della medicazione;
• Ricordare la rimozione delle medicazioni può essere un momento delicato e scatenante e quindi
scegliere la tecnica meglio tollerata dal paziente;
• Ricorrere a semplici tecniche di distrazione da far eseguire al paziente (esempio far contare,
concentrarsi sul respiro o ascoltare la musica);
• Valutare il dolore in termini quantitativi e qualitativi e documentarne l’andamento con regolarità;
• Attuare tutti gli interventi al fine di prevenire il dolore e, se necessario, somministrare una terapia
antidolorifica (su prescrizione medica) prima del cambio di medicazione se la sensazione di dolore è
percepita soprattutto in tale occasione .
• Attenersi alla procedura aziendale per la gestione del dolore
13. INDICATORI
Al fine di valutare i risultati conseguiti vengono identificati i seguenti indicatori:
indicatori di processo
n. operatori formati con riunioni per la diffusione delle linee guida standard di riferimento 30%
n. operatori appartenenti alle UU.OO. a rischio per ogni U.O
indicatori di risultato
19
14. BIBLIOGRAFIA
1. Agency For Health Care Policy And Research Clinical Practice Guideline, "Linee guida per il
trattamento delle Lesioni da Decubito" – 1995
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5. ANIN, "Linee guida di definizione ed attivazione di un protocollo"
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www.aiuc.it
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15. ALLEGATI
All.1 Classificazione dei prodotti per medicazione
21
Alg 1 VALUTAZIONE GLOBALE DEL RISCHIO
Soggetti a
letto o
carrozzina
Educazione ed Valutazione
istruzioni preventive al periodica
paziente ed ai familiari
22
Alg 2 VALUTAZIONE INIZIALE DELLA LESIONE
Identificazione
ulcera da
1 decubito
Valutazione
iniziale
Educazione
e sviluppo
del piano di
trattamento
no
Ricominciare
dalla
educazione e
sviluppo piano
terapeutico
23
Alg 3 PREPARAZIONE DEL LETTO DI FERITA
Inquadramento diagnostico
Preparazione
del letto
della ferita
batterica
cellulare biochimico
Ferita preparata
Terapie convenzionali e/o avanzate
Ferita guarita
24
Alg 4 VALUTAZIONE E SOSTEGNO NUTRIZIONALE
no
Valutazione degli
impedimenti
L’alvo è nella
si si Aiuto e integrazione della
nutrizione orale
norma?
no
si si
L’apporto
Candidato per alimentare è
nutrizione adeguato?
parenterale si
nono
Alimentazione con sondino
no si nasogastrico
nono
Dimissione con Nutrizione parenterale
terapia finalizzata al
confort
no L’apporto si
alimentare è
adeguato
Rivalutazione periodica
25
Alg 5 TRATTAMENTO DELLA LESIONE
La lesione sta SI
guarendo? NO
NO
Rivalutazione del piano di cure e la sua applicazione
La lesione SI
sta SI
guarendo?
NO
Terapia chirurgica
Candidato per il SI
trattamento
chirurgico?
SI
Consultazione
NO e
decisione
26
Alg 6 CURA DELLA LESIONE E GESTIONE COLONIZZAZIONE BATTERICA
1
Valutazione della
1 lesione
Secrezione purulenta
SI
odore sgradevole flogosi
dei bordi, infiammazione
Continua la secrezione
NO NO purulenta, l’odore
sgradevole e la flogosi
Ulcera non infetta dei bordi?
NO
è presente
Assicurare una pulizia completa e NO
cellulite, sepsi o
debridment dell’ulcera osteomielite?
SI
Antibiosi sistemica
SI La lesione inizia a
guarire entro 2/4 NO
settimane
NO
SI La lesione sta
guarendo?
NO
SI
Conta batterica Ricominciare SI Osteomielite?
> 105 dalla pulizia
completa
SI
27
Alg 7 GESTIONE DEI CARICHI SUL TESSUTO Rombo =
Posizionamento appropriato del paziente nessuna
decisione
Rettangolo=
intervento
SI 2 di lesione larga, multipla
Presenza
o al tronco di stadio III o IV
NO
NO
Il paziente
È possibile che il peso non SI
4 rischia altre
gravi sulla lesione?
SI lesioni?
SI
NO
Utilizzare un
NO
dispositivo che
SI Macerazione della
promuova la NO
cute probabile?
circolazione di Nessun ausilio particolare è richiesto
aria sulla cute
NO
è disponibile un letto
SI
basculante e frazionato? Utilizzare un dispositivo statico
NO
SI Il paziente
Utilizzare un materasso dinamico
tocca il fondo?
NO
SI Il paziente
tocca il fondo? NO
La lesione
sta
guarendo?
NO
SI
La lesione sta SI
Monitorare
guarendo?
SI
NO
La lesione sta
Letto a cessione d’aria
guarendo?
SI
La lesione sta NO
guarendo?
Rivalutare il piano di
NO assistenza
Letto fluidizzato
28