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di ciascun volume dietro pagamento alla SIAE del compenso previsto dall’art. 68,
comma 4, della Legge 22 aprile 1941 n. 633, ovvero dell’accordo stipulato tra
SIAE, AIE, SNS e CNA CONFARTIGIANATO, CASA, CLAAI, CONFCOM-
MERCIO, CONFESERCENTI il 18 dicembre 2000.
Le riproduzioni per uso differente da quello personale potranno avvenire solo a
seguito di specifica autorizzazione rilasciata dall’Editore.
ISBN 978-88-7110-322-8
Realizzato in Italia
Presentazione............................................................................ V
Hanno collaborato.................................................................VII
Introduzione............................................................................ IX
Aspetti organizzativi, attrezzature,
monitoraggio e indicatori........................................................ XI
Patologie cardiovascolari......................................................... 1
Scompenso cardiaco............................................................. 1
Urgenze ed emergenze ipertensive....................................... 5
Fibrillazione atriale............................................................... 9
Dolore toracico................................................................... 14
Sincope................................................................................ 19
Attacco Ischemico Transitorio (TIA)................................. 23
Patologie neurologiche........................................................... 27
Vertigine.............................................................................. 27
Cefalea................................................................................. 37
Crisi epilettica..................................................................... 41
Patologie urologiche............................................................... 47
Colica renale........................................................................ 47
Infezione delle vie urinarie................................................. 51
Ematuria.............................................................................. 55
Patologie gastrointestinali...................................................... 59
Dolore addominale acuto................................................... 59
Appendicite acuta............................................................... 66
Subocclusione intestinale.................................................... 68
Diarrea acuta....................................................................... 71
Emorragie digestive............................................................ 73
Indice III
Patologie respiratorie............................................................. 79
Polmonite............................................................................ 79
Asma bronchiale................................................................. 86
BPCO riacutizzata ............................................................. 92
Patologie metaboliche............................................................ 97
Ipoglicemia e iperglicemia.................................................. 97
Ipoglicemia.......................................................................... 98
Iperglicemia....................................................................... 101
Miscellanea............................................................................ 147
Anafilassi........................................................................... 147
Erisipela............................................................................. 155
Anemia.............................................................................. 157
Lombalgia.......................................................................... 159
Presentazione V
Hanno collaborato
Autori
Tiziano Lenzi, Direttore Dipartimento di Emergenza e Accet-
tazione Ausl, Imola
Laura Bini, Dirigente Medico Pronto Soccorso e Medicina
d’Urgenza DEA Ausl, Imola
Fabrizio Mucci, Dirigente Medico Pronto Soccorso e Medici-
na d’Urgenza DEA Ausl, Imola
Introduzione IX
Va con forza sostenuto come l’attività di OBI possa essere
attuata solo in presenza di un turno continuo assistenziale/
infermieristico dedicato, mentre l’attività medica possa anche
essere integrata alle attività del medico del Pronto Soccorso, a
condizione che esista contiguità fisica della struttura.
Non sono proprie di questo tipo di attività le soluzioni pro-
poste e attuate in talune realtà, che vedono l’area di osservazione
posizionata logisticamente a distanza e, talora, in altri reparti e
con altra dirigenza medica. Non si tratta di OBI, ma di un’altra
soluzione organizzativa, che andrebbe formalizzata e denominata
diversamente.
Esistono poi attività e tipologie di OBI applicabili sia in piccoli
che in grandi Ospedali: questi ultimi si prestano così ad ospitare at-
tività di OBI specialistiche, come per la Pediatria e la Ginecologia.
Applicando ormai da anni l’attività di OBI, abbiamo osservato
come solo con una strutturazione approfondita dei percorsi cli-
nici, associata ad una verifica dell’outcome, risulti possibile otte-
nere risultati adeguati sia per i pazienti che per l’organizzazione
del sistema stesso.
Scopo di questo manuale, frutto di anni di attività di OBI,
è approfondire i segni, i sintomi e l’iniziale inquadramento
diagnostico dei pazienti che accedono al Pronto Soccorso, nei
quali, con la sola visita e con i primi mirati accertamenti, non si
riesce a definire con adeguati margini di sicurezza (per il pazien-
te) il giusto percorso del paziente tra il ricovero e la dimissione.
Le varie patologie o i vari quadri sintomatologici verranno
trattati con un’iniziale definizione del problema, della rilevanza
della patologia, delle attività da svolgere in Pronto Soccorso,
dei criteri di inclusione o di esclusione dall’OBI, delle attività
che devono essere effettuate in questa struttura e dei criteri di
dimissione o di ricovero.
Tutto ciò che è stato riportato è frutto del nostro lavoro “sul
campo”, ben applicato e periodicamente verificato, si avvale dei
riscontri attuali della letteratura scientifica con particolare rife-
rimento alla Medicina Basata sulle Evidenze, di scores clinici e
linee guida, ma deve sempre tener conto del buon senso, cioè
della capacità di saper modificare opinioni o comportamenti in
modo flessibile, adattandoli ai reali bisogni del singolo paziente.
Tiziano Lenzi
Aspetti organizzativi
• I posti letto dell’OBI devono essere integrati logisticamente
al Pronto Soccorso e/o alla Medicina d’Urgenza.
• Deve essere previsto un sistema di documentazione infor-
matizzato, in sostanza analogo, ma ben distinto da quello di
Pronto Soccorso, che consenta di registrare tempi, modi e
orari di tutte le attività diagnostiche e cliniche che vengono
svolte.
• Le dimissioni devono comportare l’identificazione della dia-
gnosi con ICD-9.
• Deve essere prevista un’accessibilità alle prestazioni diagno-
stiche di Laboratorio o di Radiologia ed alle Consulenze
Specialistiche nei tempi e nei modi sovrapponibili a quelle
di Pronto Soccorso.
• Deve essere prevista una continuità assistenziale Infermieri-
stica col supporto di Operatori Socio Sanitari h 24.
• La presenza medica va commisurata ai carichi di lavoro, ma
deve essere imprescindibilmente identificato il medico di
Pronto Soccorso responsabile del singolo paziente.
Indicatori
Gli indicatori vanno identificati in accordo con le norme re-
gionali di riferimento:
• Numero accessi di Pronto Soccorso e percentuale dei pa-
zienti messi in OBI.
• Percentuale di ammissione e dimissione dopo OBI.
• Percentuale trasferiti ad altri Istituti.
• Tempo medio di soggiorno.
• Percentuale di pazienti dimessi o ricoverati prima di 6 ore e
dopo le 24 ore.
• Numero di pazienti dimessi dall’OBI che rientrano in PS
dopo 3 e 7 giorni.
• Identificazioni di patologie potenzialmente evolutive da mo-
nitorare (es. dolore toracico vs ricoveri entro 7 giorni per
SCA).
PATOLOGIE CARDIOVASCOLARI
Scompenso cardiaco
Stadiazione
1. Killip (segni clinici + Rx torace);
2. NYHA (basato sul grado di attività fisica necessario a provo-
care i sintomi);
3. Stevenson (fondata sull’osservazione della perfusione e della
congestione).
Patologie cardiovascolari 1
raddoppia per ogni decennio di vita, raggiungendo il 6-10%
nella popolazione superiore ai 65 anni. In Italia rappresenta la
seconda causa di ricovero dopo il parto.
Gestione in PS
Anamnesi: dolore, cardiopatia nota, terapia farmacologica,
comorbidità.
Esame obiettivo: parametri vitali (Pa, FC; frequenza respi-
ratoria, SO2), ortopnea, cianosi, obiettività polmonare, edemi,
turgore giugulare, terzo tono, soffi.
Esami strumentali e laboratorio: EGA, ECG; Eco torace (li-
nee B), RX torace, esami di laboratorio (emocromo, funzione
renale, troponina in casi selezionati, elettroliti, glicemia), posi-
zionamento di via venosa.
Identificazione del tipo di scompenso: classi di Killip,
NYHA, Stevenson.
Terapia: ossigeno, C-PAP, diuretici, nitrati, morfina, etc.
Rivalutazione dopo terapia con nuovi parametri vitali e sta-
bilizzazione.
OBI
Criteri di inclusione
- stabilità emodinamica;
- esami strumentali e segni obiettivi di scompenso di entità
lieve-moderata (classe di Killip II o NYHA I-II);
- SO2 >90 % in O2;
- Rx torace: ridistribuzione del piccolo circolo senza franco
EPA;
- emocromo ed elettroliti nella norma;
- non alterazioni dello stato mentale;
- necessità di incremento della terapia diuretica.
Criteri di esclusione
- instabilità emodinamica, condizioni generali seriamente
compromesse;
- necessità di ossigeno terapia ad alti flussi;
- scompenso cardiaco di nuova insorgenza;
- classe III o IV NYHA o classe III-IV Killip;
- Hb <8 g/dL;
Obiettivi
- ripristino di condizioni compatibili con le attività quotidiane
del paziente;
- rivalutazione della patologia di base;
- rivalutazione della terapia.
Attività in OBI
- rivalutazione clinica;
- somministrazione della terapia indicata (es: diuretici, nitrati,
ossigeno);
- monitoraggio parametri vitali;
- monitor ECG;
- monitoraggio diuresi e peso corporeo per bilancio idrico;
- eventuale valutazione cardiologica + eco doppler cardiaco.
Criteri di dimissione
• miglioramento del quadro con ripristino di condizioni clini-
che sovrapponibili a quelle abituali con rivalutazione cardio-
logica programmata (es.: ambulatorio scompenso).
Criteri di ricovero
• persistente necessità di ossigeno, mancato miglioramento o
peggioramento dei sintomi.
Patologie cardiovascolari 3
Scores
Classificazione NYHA
Class Patient Symptoms
No limitation of physical activity. Ordinary
physical activity does not cause undue fa-
Class I (Mild)
tigue, palpitation, or dyspnea (shortness of
breath).
Slight limitation of physical activity. Com-
fortable at rest, but ordinary physical ac-
Class II (Mild)
tivity results in fatigue, palpitation, or dys-
pnea.
Classi di Killip
Stadio I: assenza di SC, nessun segno clinico di SC.
Stadio II: presenza di SC, rantoli, III tono, ipertensione pol-
monare venosa, congestione polmonare nella metà inferiore del
campo polmonare.
Stadio III: presenza di SC severo, edema polmonare franco
con rantoli estesi a tutto il campo polmonare.
Stadio IV: shock cardiogeno, calo pressorio (PA <90 mmHg),
vasocostrizione con oliguria, cianosi e diaforesi.
4 caldo e umido
caldo e
(edema pol-
asciutto
3 monare)
↑ indice cardiaco
(gettata cardiaca/su-
perficie corporea (m²) 2 freddo e
freddo e
asciutto
umido (shock
(shock ipovo-
1 cardiogeno)
lemico)
→ pressione capillare
0 10 15 20 40
polmonare (mmhg)
Bibliografia
ESC guidelines for the diagnosis and treatment of acute and
chronic heart failure 2008. European heart Jornal (2008):29;
2388-2442. Doc 10.1093.
Patologie cardiovascolari 5
manifestazioni oculari con papilledema, emorragia retinica, es-
sudati retinici; cerebrali: confusione, cefalea, disturbi del visus;
possibile CID). Essa va trattata come un’emergenza.
Non esiste un valore di pressione arteriosa che definisca di
per sé un’emergenza ipertensiva, il paziente deve essere valuta-
to nel complesso per determinare natura e gravità della condi-
zione ipertensiva.
Gestione in PS
Anamnesi: durata ed entità dell’ipertensione eventualmente
preesistente, efficacia della terapia in atto, altre terapie conco-
mitanti (anche farmaci da banco), eventuale utilizzo di stupefa-
centi, presenza anamnestica di danno d’organo, gravidanza in
atto o recente parto (entro 15 giorni possibile eclampsia);
Esame obiettivo: ricerca sintomi compatibili con danno
d’organo:
neurologici: cefalea, confusione, coma, convulsioni;
cardiaci: dolore toracico, ischemia all’ECG, dispnea, cre-
pitazioni polmonari, turgore giugulare, dolore dorsale (pensa
all’aorta), polsi, edemi;
renali: anuria, edemi;
oculari: modificazioni dell’acuità visiva o del campo visivo.
Terapia: in caso di emergenza ipertensiva la terapia deve es-
sere immediata e somministrata per via ev con target diversi, a
seconda del danno d’organo osservato; deve inoltre essere volta
ad ottenere una riduzione della Pa entro la prima ora (varie
possibilità terapeutiche, per es. labetalolo, nitroglicerina, ura-
pidil, nitroprussiato di sodio, etc.). Il calo pressorio deve essere
il più rapido possibile in caso di dissezione aortica ed eclam-
psia, non dimostrato il vantaggio del calo pressorio nell’ictus
Patologie cardiovascolari 7
- controllo dei sintomi;
- controllo funzionalità renale, diuresi, elettroliti;
- dosaggi ormonali in caso di sospetto di forme secondarie;
- eco doppler addome in caso di sospetto di ipertensione se-
condaria;
- valutazione specialistica in casi refrattari.
Criteri di dimissione
- controllo dei valori pressori e dei sintomi;
- adeguata compliance alla terapia.
Criteri di ricovero
- comparsa di danno d’organo;
- mancato miglioramento dei valori pressori e dei sintomi;
- riconoscimento di cause di ipertensione secondaria che ne-
cessitano di ricovero ospedaliero.
Bibliografia
ESH/ESC guidelines for the management of arterial hypertension:
the Task Force for the management of Arterial Hypertension of the
European Society for Hypertension (ESH) and of the European
Society of Cardiology (ESC). Eur Heart J. 2013 Jul; 34 (28):2159-
219. Epub 2013 jun 14.
Seventh report of the Joint National Comittee on Prevention, Detec-
tion, Evaluation and Treatment of High Blood Pressure. ���������
Hyperten-
sion. 2003 Dec; 42(6):1206-52. Epub 2003 Dec 1.
Gestione in PS
Determinare se l’aritmia è stabile o instabile.
Se instabile: CVE (200 j in modalità sincronizzata previa se-
dazione), previo bolo di eparina.
Se stabile:
- anamnesi clinica e farmacologica;
- esame obiettivo;
- determinare se databile (insorta entro 48 ore) o non databile
(>48h).
Patologie cardiovascolari 9
Determinazione esami ematici: emocromo, elettroliti, fun-
zione renale, stato coagulativo.
Se NON DATABILE in pazienti non scoagulati, valutare
frequenza cardiaca ed eventuali segni di scompenso associati:
- se normofrequente e ben tollerata: valutare indicazioni alla
TAO e rischio emorragico con obiettivo INR 2,5 (2-3) e di-
mettere al curante per schema TAO, consigliare valutazione
cardiologica ambulatoriale;
- se segni di scompenso: Rx o eco torace;
- se ad elevata frequenza o con modesti segni di scompenso:
OBI;
- se scompenso cardiaco conclamato: ricovero.
Se DATABILE o se non databile in paziente in TAO con
INR in range da oltre 3 mesi:
tentare cardioversione farmacologica (bolo), se non con-
troindicata sotto monitoraggio elettrocardiografico (amiodaro-
ne, propafenone, flecainide);
determinazione di score CHA2DS2 VASc e HAS-BLED.
OBI in FA NON DATABILE
Criteri di inclusione per FA non databile
- elevata frequenza cardiaca;
- modesti segni di scompenso cardiaco.
Criteri di esclusione
- scompenso cardiaco conclamato;
- FA secondaria a patologie che necessitano di ricovero (pol-
monite, febbre, sepsi, disionie severe, SCA, embolia polmo-
nare, ipertiroidismo).
Criteri di ricovero
- non soddisfacente controllo della frequenza;
- persistenza/peggioramento del quadro di scompenso associato.
Criteri di esclusione
- segni di scompenso cardiaco conclamato;
- risoluzione dell’aritmia in PS;
- FA secondaria a patologie che necessitano di ricovero (pol-
monite, febbre, sepsi, disionie severe, SCA, embolia polmo-
nare, ipertiroidismo).
Obiettivi
- ripristino di ritmo sinusale, se aritmia mal tollerata o se utile
ripristino del ritmo (poche recidive);
- controllo della frequenza cardiaca, se aritmia ben tollerata
ed ennesima recidiva in paziente già scoagulato.
Attività in OBI
- telemetria;
- Rx torace;
- correzione di eventuali modeste disionie;
- quando possibile determinazione degli ormoni tiroidei;
- infusione di mantenimento di antiaritmici ove indicato (es.
amiodarone);
- eventuale terapia diuretica in caso di segni di scompenso
cardiaco;
- cardioversione elettrica da eseguire in ambiente adeguato
alla gestione delle emergenze (digiuno da almeno 6 ore, con-
Patologie cardiovascolari 11
senso informato, sedazione), modalità sinc. DC shock a 200
J, a crescere in caso di tentativi ripetuti.
Criteri di dimissione
- ripristino di ritmo sinusale;
- controllo frequenza nei casi in cui non sia da perseguire il
controllo del ritmo;
- in entrambi i casi determinare CHA2DS2VASc e HAS-
BLED per indicazione alla scoagulazione;
- consigliare valutazione cardiologica ambulatoriale con eco-
cardio e determinazione ormoni tiroidei, se non già eseguito
in OBI.
Criteri di ricovero
- scompenso cardiaco conclamato;
- fallimento nel controllo di ritmo/frequenza.
Scores
CHA2DS2VASc score per la determinazione del rischio trombo-
embolico nella fibrillazione atriale non valvolare (FA valvolare
scoagulazione sempre consigliata)
FATTORI DI RISCHIO TROMBOEMBOLICO PUNTEGGIO
Pregresso stroke/TIA 2
Età >75 anni 2
Età 65-74 anni 1
Insufficienza cardiaca/FE <40% 1
Ipertensione arteriosa 1
Diabete mellito 1
Sesso femminile 1
Vasculopatia (pregresso IMA, malattia arte-
1
riosa periferica, placche aortiche)
Patologie cardiovascolari 13
Dolore toracico
Definizione
Qualsiasi dolore che, anteriormente, si collochi tra la base
del naso e l’ombelico e, posteriormente, tra la nuca e la 12ᵃ
vertebra, in assenza di causa traumatica o chiaramente iden-
tificabile che lo sottenda. Le cause di dolore toracico possono
essere molteplici e derivare da patologie di molti organi: cuore,
aorta, polmoni, esofago, stomaco, mediastino, pleura e visceri
addominali.
Importanza del problema
Rappresenta la causa più frequente di accesso in pronto soc-
corso (5% circa di tutte le visita effettuate) e comporta mortalità
elevata in caso di diagnosi mancata o dimissione inappropriata
(2-4%). Compito principale del medico di emergenza è quello di
individuare e/o escludere rapidamente tra tutte le cause di dolore
toracico (delle quali la maggior parte è rappresentata da patolo-
gie benigne) quelle potenzialmente letali (sindrome coronarica
acuta, sindrome aortica acuta, embolia polmonare, pneumoto-
race ipertensivo, mediastinite, rottura esofagea e tamponamento
cardiaco); ciò è reso particolarmente complesso per il fatto che i
pazienti affetti da tali patologie possono non avere anomalie dei
segni vitali nè evidenti anomalie all’esame obiettivo soprattutto
nelle fasi di esordio della sintomaotologia.
Gestione in PS
ECG.
Parametri vitali.
Anamnesi: definizione dei fattori di rischio (fumo, iperten-
sione, dislipidemia, diabete, familiarità) fattori di rischio per
embolia polmonare (recente intervento chirurgico, immobi-
lizzazione prolungata, anomalie della coagulazione congenite/
acquisite, tumori ecc) uso di cocaina.
Esame obiettivo: segni di scompenso, soffio, terzo tono, pol-
si, etc.
Esami ematochimici: troponina tempo 0, emocromo, D-di-
mero in casi di sospetta embolia (in caso di rischio intermedio
–basso secondo Wells).
Patologie cardiovascolari 15
16
Scores
BRAUNWALD SCORE: probabilità che i segni/sintomi rappresentino una sindrome coronarica acuta secon-
daria a coronaropatia
Alta probabilità Probabilità intermedia Probabilità bassa
Dolore toracico o
Dolore toracico o arto superiore
all’arto superiore sini- Probabili sintomi ischemi-
sinistro simili ad episodi angino-
stro ci in assenza di criteri per
anamnesi si precedenti
età >70 anni alta/intermedia probabilità
Anamnesi nota per cardiopatia
sesso maschile Recente uso di cocaina
ischemica, incluso IMA
diabete
EPA o stasi polmonare
Insufficienza mitralica transitoria
III-IV tono o altri segni di insuffi- Patologia vascolare Senso di oppressione ripro-
obiettività
cienza cardiaca extracardiaca dotto dalla palpazione
Ipotensione
sudorazione
Patologie cardiovascolari 17
caratteristiche: penetrante, come una pugnalata,
-1
puntorio
dolore severo +2
dolore moderato +1
influenzato da nitroglicerina sub linguale +2
influenzato dalla posizione -1
influenzato dal respiro -1
associato a dispnea +2
associato a nausea e vomito +2
associato a sudorazione +2
storia di angina da sforzo +3
Definizione
Transitoria perdita di coscienza causata da temporanea ipo-
perfusione cerebrale caratterizzata da insorgenza rapida, breve
durata e ripresa spontanea e completa dello stato di coscienza.
Le sincopi vengono genericamente classificate in due gruppi.
Al primo gruppo appartengono le sincopi di origine neuro
mediata, delle quali fanno parte le sincopi vaso vagali, la sinco-
pe secondaria a ipotensione ortostatica e quella secondaria a
stimolazione del seno carotideo.
Il secondo gruppo raccoglie invece le sincopi di natura car-
diogena; di questo vasto gruppo fanno parte le sincopi secon-
darie ad eventi aritmici (bradi-tachiaritmie), disfunzione del
seno/ nodo del seno, disturbi della conduzione AV, alterazioni
cardiache e valvolari strutturali.
Gestione in PS
Parametri vitali con aggiunta di PA in clino e ortostatismo;
ECG: valutazione di tachi-bradicardia, aritmia, blocchi AV,
malfunzionamento di PM, alterazioni ischemiche, valutazione
intervallo QT corretto;
Anamnesi patologica remota, familiare, farmacologica (indi-
viduazione di FR cardiovascolari, familiarità per morte improv-
visa, storia o familiarità per epilessia. Farmaci: antipertensivi,
antiaritmici, alfa-litici etc.);
Patologie cardiovascolari 19
Descrizione dettagliata dell’evento e delle circostanze;
Esame obiettivo: stato di coscienza, eventuali deficit neuro-
logici, presenza di morsus, perdita sfinteriale, pallore cutaneo,
dispnea, tachipnea, segni di scompenso emodinamico, tachi-
bradicardia, segni di disdratazione-ipoperfusione;
Esami ematici: emocromo, elettroliti, glicemia, troponina
in caso di sospetta origine ischemica della sincope, D-dimero
solo in caso di sospetta embolia polmonare con score di Wells
basso-intermedio;
ECG con stimolazione seno carotideo nei pazienti con età >60 anni;
ECO in urgenza: escludere aneurisma aorta addominale,
versamento libero, valutazione stato di riempimento vena cava;
EGA: acidosi, alterazioni elettrolitiche, glicemia, emoglobi-
na, alterazioni pO2 e pCO2, CO;
Esplorazione rettale: escludere emorragia digestiva in atto;
Consulenza cardiologica + eco cardiogramma in caso di:
alterazioni ECG, pause patologiche alla stimolazione del seno
carotideo, malfunzionamento di PM, troponina al tempo 0 po-
sitiva, sospetta stenosi aortica;
TC torace con mdc in caso di score di Wells intermedio/
basso con D-dimero positivo o score di Wells intermedio/alto.
OBI
Criteri di inclusione
- emodinamica stabile;
- perdita di coscienza di origine dubbia (prolungata, non com-
pleta o lenta ripresa dello stato di coscienza);
- sospetta origine cardiogena;
- sincope a intermedio rischio di mortalità (Oesil score);
- sincope recidivante;
- sincope secondaria a bradiaritmie di sospetta origine iatro-
gena;
- sincope in corso di disidratazione con ipotensione responsi-
va al carico di fluidi.
Criteri di esclusione
- emodinamica instabile;
- troponina al tempo 0 positiva nei casi di sospetta origine
ischemica;
Obiettivi
- identificazione sincope di origine cardiogena;
- correzione, ove possibile, delle cause;
- diagnosi differenziale con altre cause di pdc;
- osservazione clinica per eventuali traumatismi secondari alla
perdita di coscienza (es. trauma cranico).
Attività in OBI
- osservazione clinica e di eventuali recidive dell’episodio sin-
copale;
- monitoraggio/telemetria per 24 ore;
- nei casi di sospetta origine ischemica: curva enzimatica della
troponina con visita cardiologica in caso di presenza di fat-
tori di rischio cardiovascolare;
- ripetizione di emocromo e eventuali altri esami alterati (es.
elettroliti);
- reidratazione, correzione elettrolitica, ove necessaria;
- visita neurologica + EEG + TC, in caso di sospetta crisi epi-
lettica;
- valutazione cardiologica + ECO in caso di sospetta origine
cardiogena, in caso di eventi aritmici e BAV II e III grado
alla telemetria.
Criteri di dimissione
- paziente asintomatico e stabile;
- non eventi allarme alla telemetria;
- emocromo stabile;
- alterazioni esami ematici normalizzate.
Patologie cardiovascolari 21
Criteri di ricovero
- recidiva dell’episodio sincopale in assenza di causa definita;
- alterazioni ischemiche all’ECG o rialzo troponina;
- alterazioni del ritmo con tachi- o bradi-aritmie o comparsa
di BAV di II grado o III grado;
- alterazioni ECG (es. QT lungo);
- anemizzazione progressiva;
- mancata risposta alla terapia reidratante in caso di ipovole-
mia da disidratazione.
Scores
- Egsys risk score valuta la probabilità che l’episodio sincopale
possa avere origine neuromediata o cardiogena, attribuendo
punteggi diversi, sia positivi che negativi;
- uno score <3 propende per un’origine neuromediata della
sincope;
- >3 identifica pazienti con sincope di probabile origine car-
diogena;
- in caso di score <3 è possibile una dimissione sicura con con-
trolli ambulatoriali ed eventuali test provocativi neurome-
diati, se >3 necessaria valutazione cardiologica e/o ricovero
ospedaliero ed accertamenti cardiologici e, in caso di negati-
vità di questi ultimi, test provocativi neuromediati.
Si No
1. Cardiopatia presente 4 0
2. ECG anormale 4 0
3. Durante sforzo 4 0
4. Palpitazioni 3 0
5. Sincope da sdraiato 2 0
6. Nausea e vomito -1 0
7. Paura, emozione, dolore -1 0
8. Prolungato ortostatismo -1 0
9. Ambiente caldo e affollato -1 0
Definizione
Breve episodio di disfunzione neurologica causato da
un’ischemia focale cerebrale o retinica, con sintomi clinici che
durano tipicamente meno di un’ora e senza evidenza di infarto.
Sulla base della definizione OMS non è indicato considerare
TIA la perdita di coscienza, le vertigini, l’amnesia globale tran-
sitoria, i drop attack, l’astenia generalizzata, lo stato confusio-
nale e l’incontinenza sfinterica, quando presenti isolatamente.
Gestione in PS
Anamnesi: comorbidità, anamnesi farmacologica, dettaglia-
ta descrizione dell’evento, del tempo di insorgenza e durata,
eventuali sintomi concomitanti (cardiopalmo, etc.).
Esame obiettivo: parametri vitali, eventuali aritmie, soffi
cardiaci e carotidei.
Localizzare la lesione:
- Circolo anteriore: emiparesi (ACM), perdita sensoriale mo-
nolaterale (ACA), deficit visivi campi metrici (AO);
- Circolo posteriore (almeno due tra i seguenti): emiparesi,
Patologie cardiovascolari 23
diplopia, deficit crociati, paresi dello sguardo, mancata co-
niugazione, nistagmo non esauribile, disartria, disfagia, ver-
tigine atassia, vomito;
- Lacunari o corticali: deficit motori o sensitivi puri.
ECG: eventuali aritmie (bradi o tachiaritmie ad es. FA, ta-
chicardia ventricolare, BAV).
Esami ematici: glicemia, emocromo, piastrine, potassio, so-
dio, profilo coagulativo.
TC encefalo smdc: escludere diagnosi alternative e valutare
presenza di lesioni ischemiche.
Calcolare ABCD2 score:
- score basso 1-3: dimissione da PS con acido acetilsalicilico
300 mg 1 cp al dì, se non individuate fonti emboligene, pre-
via esecuzione di TC encefalo + programma di doppler TSA
entro 24-48 ore ed eco cardiogramma sollecito.
- score intermedio 4-5: osservazione in OBI per almeno 24 ore.
- score alto 6-7: ricovero da PS.
Fattori di rischio aggiuntivi (TIA in crescendo, TIA ricorrenti
in corso di massima terapia antiaggregante, altri FR cardiovasco-
lari presenti, TC con lesione congrua, stenosi carotidea >70%):
ricovero da PS con percorsi accelerati neurologico/vascolari.
OBI
Criteri di inclusione
- score intermedio 4-5 (in funzione di età, pressione arteriosa,
durata e caratteristiche del TIA, diabete mellito).
Criteri di esclusione
- score basso o elevato o presenza di fattori di rischio aggiun-
tivi (vedi sopra);
- instabilità emodinamica;
- grave comorbidità o insufficiente supporto socio-familiare a
domicilio.
Obiettivi
- prevenzione della ripetizione di eventi più gravi che portino
all’invalidità permanente;
- evidenziare potenziali fonti emboligene;
- scegliere la strategia diagnostico-terapeutica più efficace;
- identificare complicanze precoci.
ABCD2 score
Età >65 anni 1 punto
PaS >140 o PaD >90 mmHg 1 punto
Caratteristiche del TIA:
- Ipostenia monolaterale 2 punti
- afasia senza ipostenia,TIA retinici, sintomi generali 1 punto
Durata del TIA:
- >60 minuti 2 punti
- 1-59 minuti 1 punto
Diabete 1 punto
Patologie cardiovascolari 25
Capitolo 2
PATOLOGIE NEUROLOGICHE
Vertigine
in collaborazione con Dr.ssa A. Marani
Definizione
Illusione di movimento, falsa sensazione di movimento
dell’ambiente intorno al corpo e del corpo nell’ambiente che si
manifesta come una sensazione di rotazione. Si accompagna di
solito a sintomi neurovegetativi (pallore, sudorazione, vomito,
etc.). La vertigine rappresenta sempre un sintomo di diverse
condizioni patologiche e mai una diagnosi.
NB. Il paziente rimane cosciente durante tutta la crisi.
Da un punto di vista fisiopatologico la vertigine nelle sue
varie modalità di presentazione può essere dovuta ad anomalie
che vanno dai canali semicircolari/organi otolitici (organi ter-
minali del sistema vestibolare) fino alle strutture del SNC che
ne processano i segnali.
Generalmente le vertigini vengono distinte in vertigini di
origine periferica e vertigini di origine centrali. Esse, pur aven-
do caratteristiche cliniche diverse, presentano vari punti di so-
vrapposizione. Le vertigini di origine periferica rappresentano
solitamente oltre l’80 % dei casi.
Patologie neurologiche 27
ke, utile in pazienti che non hanno vertigine e nistagmo a ri-
poso, serve per evocare la vertigine e osservare il nistagmo. Il
nistagmo evocato è tipicamente orizzontale/rotatorio e con-
ferma la diagnosi, ma ha una sensibilità pari al 50-80%. La
storia naturale della VPPB è rappresentata da brevi episodi
vertiginosi evocati dai movimenti del capo che possono ri-
presentarsi per settimane o mesi e che possono essere trattati
con le manovre di riposizionamento. In caso di sintomi più
prolungati con nistagmo che non risponde al trattamento va
considerata l’eziologia centrale della vertigine (da escludersi
con RMN).
- Neurite vestibolare: malattia virale/post-virale che coinvolge
la porzione vestibolare dell’ottavo nervo cranico. Si carat-
terizza per la rapida insorgenza di vertigini severe e persi-
stenti, associate a nausea, vomito e instabilità della marcia.
È presente nistagmo spontaneo. Nelle forme pure l’udito è
conservato, se è compromesso monolateralmente si parla di
labirintite. Le sue caratteristiche cliniche sono difficilmente
distinguibili da quelle delle emorragie o infarti cerebellari, la
RMN cerebrale è quasi sempre indispensabile per la diagno-
si differenziale. La terapia è generalmente di tipo steroideo.
- Sindrome di Ramsay-Hunt, da riattivazione di infezione da
H. Zoster a livello del ganglio genicolato: si caratterizza per
la presenza di vertigine e/o perdita dell’udito, paralisi faccia-
le omolaterale, otalgia e presenza di vescicole nel CUE. La
terapia è basata sull’uso di corticosteroidi e acyclovir (anche
se non di efficacia provata).
- Malattia di Menière: malattia dovuta ad eccessiva pressione
del liquido endolinfatico. Si caratterizza per la presenza di
vertigini spontanee ed episodiche che durano minuti/ore,
generalmente associate a tinnito unilaterale, perdita di udi-
to e sensazione di ripienezza auricolare. Le vertigini sono
generalmente severe, associate a vomito e con disequilibrio
invalidante. Il disequilibrio può durare giorni e il nistagmo
tipicamente orizzontale-rotatorio è generalmente presente
durante l’attacco. Le esacerbazioni possono durare mesi/
anni, durante le quali gli attacchi possono essere più o meno
frequenti. La remissione può essere spontanea o successiva
a terapia (diuretici, antiemetici, soppressori vestibolari, tera-
pia riabilitativa, terapia chirurgica).
Patologie neurologiche 29
comparire oscilloscopia e ridotta acuità visiva con i movi-
menti del capo.
- Otite media: in caso di complicanza con labirintite suppura-
tiva comparsa di vertigine franca associata a nausea, vomito,
febbre e perdita dell’udito.
Patologie neurologiche 31
- Atassia episodica tipo 2: malattia autosomica dominante, ca-
ratterizzata da attacchi di vertigine, nausea, vomito e atassia
severi, che iniziano in età pediatrica. Causata da mutazione
di gene per canale del calcio sul cromosoma 19. Gli attacchi
rispondono a terapia con acetazolamide.
Gestione in PS
Valutazione parametri vitali in triage.
Anamnesi: discriminare dalla descrizione del paziente la
vertigine da ciò che non è vertigine (capogiro, debolezza, testa
vuota, lipotimia, instabilità).
Di vitale importanza è una precisa descrizione della vertigine
per quel che riguarda:
1. durata:
- vertigini ricorrenti di breve durata (<1 min) sono general-
mente vertigini posizionali parossistiche benigne;
- un singolo episodio della durata di qualche minuto-ore può
essere dovuto ad emicrania o TIA del labirinto o del tronco
encefalico;
- episodi ricorrenti della durata di minuti-ore fanno pensare
alla sindrome di Menière o alla vestibolopatia ricorrente;
- episodi più prolungati e severi che possono durare giorni
possono essere causati dalla neurite vestibolare, dalla sclero-
si multipla o da infarti di tronco encefalico e cervelletto;
Patologie neurologiche 33
• la fissazione sopprime il nistagmo nelle forme periferiche;
• osservazione del nistagmo in diverse posizioni dello sguar-
do: nelle forme periferiche la direzione predominante del
nistagmo è la stessa in ogni posizione dello sguardo. Quan-
do il nistagmo cambia direzione a seconda che il paziente
guardi a destra o a sinistra va sospettata una forma centrale.
Esame neurologico, in particolare nervi cranici e segni ce-
rebellari (N.B: la loro assenza non è sufficiente ad escludere
l’origine centrale della vertigine):
- test di Romberg;
- marcia: nelle lesioni periferiche il paziente tende a cadere/
sbandare dalla parte della lesione, il paziente può essere re-
calcitrante alla marcia a causa della vertigine, ma è general-
mente in grado di camminare senza cadere. I pazienti con
infarto cerebellare generalmente non riescono a camminare
senza cadere. NB. La marcia e la postura sono generalmente
più compromesse nelle lesioni di origine centrale probabil-
mente per la contemporanea compromissione di altri mecca-
nismi di compenso oltre al sistema vestibolare;
- valutazione dismetria (indice-naso; calcagno-ginocchio);
- valutazione di eventuali deficit di nervi cranici.
Otoscopia e semplice valutazione dell’udito (sussurrando a
entrambi i lati del paziente): segni di otite media, valutazione
sordità. Se presente, la sordità monolaterale fa pensare a le-
sione periferica (audiometria necessaria per conferma). Se non
presente la sordità non fornisce alcun elemento utile per esclu-
dere cause periferiche.
Manovra di Dix Hallpike: utile per evocare vertigine e ni-
stagmo in pazienti che non la presentino a riposo, utile per
la diagnosi di canalolitiasi del canale semicircolare posteriore
(causa più frequente di VPPB). La latenza di insorgenza, la
transitorietà e il progressivo esaurimento associati alla dire-
zione orizzontale-rotatoria del nistagmo sono importanti per
la diagnosi di canalolitiasi del canale posteriore. La sensibilità
della manovre varia dal 50 al 88%.
Valutazione di possibili complicanze in caso di sintomi per-
sistenti con vomito ripetuto: segni di disidratazione, etc.
Esami ematici: indicati in particolar modo in caso di sintomi
gravi e protratti (es. vomito): emocromo, funzione renale, elettro-
Patologie neurologiche 35
- presenza di nistagmo di tipo verticale (sempre di tipo centrale);
- vertigine associata ad altri segni focali o diffusi neurologici o
febbre;
- GCS in peggioramento rispetto alle condizioni abituali del
paziente;
- gravi disionie secondarie al vomito.
Obiettivi
- stabilizzazione del quadro clinico e diagnosi differenziale
con le forme di vertigine centrale potenzialmente pericolose
per la vita del paziente;
- valutazione della durata dell’attacco, dei sintomi associati e
della risoluzione dell’attacco.
Attività in OBI
- terapia sintomatica (antistaminici, fenotiazine, benzodiaze-
pine, antiemetici), manovre liberatorie;
- anamnesi accurata ed esame obiettivo seriato;
- individuazione di cause neurologiche ed eventuale esecuzio-
ne di TC smdc/RMN, in caso di sospetta eziologia centrale
(se non eseguita in PS);
- individuazione di cause infettive a rischio (es. otite/mastoiditi);
- valutazione specialistica mirata nei casi refrattari (ORL/neu-
rologica).
Criteri di dimissione
- Sintomi in miglioramento e adeguato supporto familiare a
domicilio;
- esclusione di cause neurologiche;
- compliance al trattamento e indicazioni di follow up.
NB. I pazienti con vertigine e multipli FR CV che hanno segui-
to un percorso OBI-TIA vanno dimessi con un programma
di esecuzione in post-ricovero (se non possibile durante l’os-
servazione) di RMN-angio RMN.
Criteri di ricovero
- assenza di miglioramento dei sintomi;
- inadeguato supporto a domicilio in caso di sintomatologia
non completamente regredita;
- dubbia origine centrale con TC smdc negativa (necessità di
ulteriori accertamenti);
- riscontro patologico alla TC/RMN encefalo quando indicata.
Cefalea
Definizione
Sintomo comune causato da disturbi neurobiologici diversi
e largamente diffusi. Comunemente definita come dolore alla
testa, ne esiste una complessa classificazione (ICHD-2), che di-
stingue:
- forme primarie: emicrania, cefalea tensiva, cefalea a grappo-
lo e altre cefalalgie autonomico-trigeminali, cefalea trafittiva,
da tosse, da attività fisica, ipnica;
- forme secondarie: da trauma cranico o cervicale, da disturbi
vascolari cranici, da disturbi intracranici non vascolari, da
uso di sostanza o da sua sospensione, da infezione, da distur-
bi dell’omeostasi, da disturbi di cranio, collo, occhi, orecchie
naso, seni paranasali, denti, bocca o altre strutture facciali o
craniche, secondarie a disturbo psichiatrico;
- nevralgie croniche, dolori facciali centrali o primari e altre
cefalee.
Importanza del problema
Estremamente comune, la cefalea colpisce prevalentemen-
te adulti tra i 20 e i 50 anni, ma ne soffrono anche bambini
e adolescenti. Si calcola che tra il 60% e il 90% della popo-
Patologie neurologiche 37
lazione generale abbia almeno un attacco di cefalea all’anno.
L’emicrania (prevalenza annua nell’adulto 10-15% con rappor-
to sesso femminile/maschile pari a 2-3:1) e la cefalea tensiva
(prevalenza annua fino al 60% nell’adulto con rapporto sesso
femminile:maschile pari a 1,5:1) sono le forme più frequenti
e determinano un’importante riduzione della qualità della vita
dei pazienti che ne soffrono. Compito del Pronto Soccorso è
gestire la sintomatologia algica, indirizzare i pazienti ad even-
tuali valutazioni specialistiche per diagnosi e terapie più accu-
rate e soprattutto riconoscere quelle forme di cefalea seconda-
ria che possono essere la spia di una condizione patologica che
mette a repentaglio la vita del paziente.
Gestione in PS
Parametri vitali.
Anamnesi: rappresenta la fase di maggiore importanza nell’iter
diagnostico del paziente con cefalea. Deve comprendere:
- anamnesi familiare: spesso la cefalea e altre patologie corre-
late rappresentano un disordine familiare;
- anamnesi patologica remota: pregressi traumi, manifestazio-
ni epilettiche, malattie metaboliche/sistemiche croniche o ad
andamento recidivante, pregressi disturbi d’ansia o dell’umo-
re, allergie, neoplasie, traumi;
- anamnesi fisiologica: stili di vita, dieta, peso corporeo, caratte-
ristiche del sonno, tipo di attività e ritmi, funzioni fisiologiche;
- anamnesi riproduttiva (nelle donne): periodo del ciclo, gra-
vidanza, menopausa;
- anamnesi propria della cefalea: periodo e circostanza di
esordio, durata, andamento nel tempo, frequenza, stagiona-
lità, eventuali sintomi prodromici (aura), caratteristiche del
dolore (sede, durata, qualità, intensità), sintomi post attacco;
- anamnesi farmacologica: trattamenti usati per la cefalea, ma
anche per altri motivi (es. contraccettivi orali, terapia ormo-
nali sostitutive, etc.) nell’eventualità che possano scatenare
gli attacchi.
Sintomi d’allarme anamnestici per cefalea secondaria:
- improvvisa insorgenza di cefalea di intensità elevata;
- primo esordio dopo i 50 anni di età;
- andamento rapidamente ingravescente;
- cefalea posteriore o con irrigidimento del collo;
Patologie neurologiche 39
di possibile ipertensione endocranica (stato mentale alterato,
deficit neurologici focali, segni di irritazione meningea) per il ri-
schio di erniazione di masse intracraniche durante rachicentesi.
Terapia sintomatica: generalmente sono da preferire i FANS
a paracetamolo e oppiacei come terapia in acuto dell’attacco,
fatta eccezione per i pazienti che hanno già una diagnosi di ce-
falea primaria con terapie in acuto già consolidate. NB. In caso
di diagnosi di cefalea a grappolo la terapia di prima scelta è
rappresentata da triptani e ossigeno puro.
OBI
Criteri di inclusione
- emodinamica stabile;
- TC ed esame obiettivo neurologico negativi;
- cefalea persistente in assenza di segni di allarme per cefalea
secondaria.
Criteri di esclusione
- presenza di deficit neurologici focali o GCS <15;
- evidenza di alterazioni TC;
- sospetta meningite in assenza di esame del liquor eseguito in
PS o liquor diagnostico per meningite batterica;
- alterazione dei parametri vitali;
- crisi epilettica;
- neoplasia cerebrale nota.
Obiettivi
- controllo del dolore;
- diagnosi e terapia tempestive di forme secondarie di cefalea a
rischio di vita o di grave inabilità (ESA, meningite, dissezio-
ne, etc.);
- ricerca e terapia di altre cause secondarie di cefalea: otite,
sinusite, glaucoma, nevralgia del trigemino.
Attività in OBI
- esame neurologico seriato;
- eventuale rachicentesi nel sospetto di ESA con TC negativa
o meningite batterica (se non eseguite in PS);
- tempestivo trattamento di sospette meningiti;
Criteri di dimissione
- paziente asintomatico e stabile;
- obiettività neurologica negativa.
Criteri di ricovero
- alterazione dei parametri vitali;
- persistenza di sintomi severi;
- diagnosi di forme di cefalea secondaria gravi (emorragia,
meningoencefaliti, etc.).
Bibliografia
Amandeep Singh, MD, William E. Soares, III, MD. Strategie per il
trattamento in DEA della cefalea. Emergency medicine practice,
2012, 13 sett.
Crisi epilettica
In collaborazione con Dr.ssa V. Palmonari
Definizione
La crisi epilettica si caratterizza per la rapida comparsa di un
corteo di sintomi neurologici variabili, dovuti ad una ipersin-
cronizzazione dell’attività elettrica dei neuroni della corteccia
cerebrale.
L’epilessia è caratterizzata dalla ricorrenza di crisi epilettiche
non provocate (almeno 2) per cause genetiche o danni cerebrali
acquisiti.
Patologie neurologiche 41
• Grande male.
• Piccolo male.
• Crisi miocloniche.
Le cause alla base dell’epilessia possono essere varie:
- Traumi cranici.
- Tumori cerebrali.
- Stroke.
- Infezioni intracraniche.
- Malattie degenerative cerebrali.
- Malformazioni congenite.
- Disordini del metabolismo.
- Farmaci, alcool, droghe.
- In oltre il 60% dei casi non è possibile identificare una causa.
Importanza del problema
Si stima che il 5% della popolazione presenti almeno una
crisi epilettica durante la sua vita, ma non è considerato affetto
da epilessia. La diagnosi di epilessia implica una tendenza a
crisi epilettiche ripetute (almeno 2) e interessa lo 0.5-1% della
popolazione.
Gestione in PS
Garantire le funzioni vitali secondo lo schema ABCD:
- Pervietà delle vie aeree e O2;
- Valutazione e normalizzazione condizione cardio-circolato-
ria (parametri vitali);
- Accesso venoso;
- Prelievo venoso;
- Se non controindicato: glucosio ev preceduto da tiamina 100
mg im (pazienti con abuso cronico di alcool).
Durante la crisi:
- Sistemare il paziente nella posizione confortevole onde evi-
tare traumi;
- Non fare tentativi di aprire la bocca o infilare forzatamente
qualcosa fra i denti;
- Quando si attenuano le scosse, sistemare il paziente in posi-
zione di ripresa e verificare la pervietà delle vie aeree;
- Quando il paziente si riprende va rassicurato.
Patologie neurologiche 43
Stato di male epilettico (SME)
Definizione
Condizione in cui l’attività epilettica persiste per almeno 30
minuti. Si può trattare di una crisi prolungata o di crisi ripetute,
senza recupero tra le crisi.
SME refrattario: crisi persistenti dopo trattamento con far-
maci di I e II linea.
Classificazione SME
Convulsivo.
Non convulsivo.
Importanza del problema
Lo stato di male convulsivo rappresenta un’emergenza neu-
rologica e va trattata tempestivamente.
Gestione in PS
- Supporto funzioni vitali, secondo schema ABC;
- Monitoraggio parametri vitali;
- Correzione cause metaboliche;
- Prelievi ematici; emocromo, biochimico, tossicologici, emo-
gasanalisi.
- Terapia farmacologica:
• Nei primi 20-30 minuti (I stadio):
- Lorazepam fl. 4 mg: 0,05-0,1 mg/kg ev in bolo lento (ogni
fl. in 2 minuti), ripetibile dopo 10 min.
- Diazeapam fl. 10 mg: 0,1 mg/kg ev in bolo lento, ripetibile
dopo 10 min fino a 1 massimo di 2 fiale.
• Da 20 a 60 minuti se persiste lo stato di male (II stadio):
- Fenitoina ev fl da 250mg/5 ml, 18 mg /kg (adulti) a 50 mg/
min (Bolo lento 1 fl. in 5’), 15 mg/kg (anziani) a 50 mg/min.
NON DILUIRE
+5 mg/kg se persiste SME.
Dosaggio fenitoina a 2 ore dal bolo.
Effetti collaterali possibili: bradicardia, ipotensione (moni-
torare Pa e FC), non depressione respiratoria.
Terapia inefficace in caso di SME di origine tossica nel quale
vi è indicazione a terapia con benzodiazepine; la fenitoina può
peggiorare le crisi da cocaina e teofillina.
Patologie neurologiche 45
- Diagnosi differenziale con altre patologie che possono mi-
mare la crisi convulsiva (sincope, attacco di panico, isteria,
emicrania, sindrome da iperventilazione, etc.).
- Approfondimento diagnostico I episodio.
Attività in OBI
Se epilessia non nota:
- ECG.
- Controllo CPK, elettroliti, creatinina, esame urine.
- Anamnesi, esame obiettivo generale e neurologico seriato.
- Telemetria.
- EEG.
- TC encefalo.
- Esclusione cause metaboliche.
- Visita neurologica.
Se epilessia nota:
- ECG.
- Controllo CPK, elettroliti, creatinina, esame urine.
- Anamnesi, esame obiettivo generale e neurologico.
- Dosaggio del livello ematico dei farmaci antiepilettici.
- Adeguamento della terapia.
- Osservazione per complicanze/recidive.
- Consulenza neurologica.
- Non necessaria la ripetizione routinaria di imaging neuro ra-
diologico (TC/RMN).
Criteri di dimissione
- Non recidive di crisi.
- Ripristino delle condizioni neurologiche precedenti.
- Compliance domiciliare al trattamento e al follow up.
Criteri di ricovero
- Stato di male epilettico.
- Crisi epilettiche recidivanti.
- Severo squilibrio metabolico.
- Condizioni socio familiari inadeguate al rientro a domicilio.
PATOLOGIE UROLOGICHE
Colica renale
In collaborazione con Dr.ssa M.C. Cantarini
Definizione
Dolore acuto e intenso localizzato al fianco e irradiato verso
il basso addome, causato dal passaggio di un calcolo attraverso
le vie urinarie. Il calcolo produce ostruzione al flusso urinario a
monte e dolore “colico” intermittente. Il dolore è spesso asso-
ciato a nausea e vomito, disuria ed ematuria.
I calcoli si distinguono per composizione in calcoli di ossala-
to o fosfato di calcio (75%), calcoli di struvite (15%), calcoli di
acido urico (6%), calcoli di cistina e altro. I calcoli contenenti
calcio sono radioopachi.
Fattori favorenti per la formazione di calcoli sono:
- ridotto apporto idrico: favorisce la sovrasaturazione di sali
dell’urina, formazione di cristalli e loro aggregazione, per
tutti i tipi di calcoli;
- ipercalciuria-ipercalcemia, acidosi tubulare renale, iperossa-
luria primaria e secondaria, iperuricosuria,ipocitraturia per i
calcoli di calcio;
- infezioni ricorrenti, anomalie strutturali delle vie urinarie
congenite/acquisite per i calcoli di struvite;
- iperuricosuria, urine acide, obesità, diabete mellito, iperten-
sione arteriosa per i calcoli di acido urico;
- ipercistinuria per i calcoli di omocisteina.
Patologie urologiche 47
acuto nel paziente e necessita di rapida diagnosi differenziale
con altre cause di dolore potenzialmente pericolose per la vita
(es. patologia aortica).
Gestione in PS
Anamnesi: pregresse coliche renali, fattori di rischio per cal-
colosi, fattori di rischio CV, allergie, anamnesi farmacologica.
Esame obiettivo: parametri vitali, obiettività addominale
integrata ad eco di I livello per valutazione aorta-idronefrosi-
versamento libero, valutazione eventuale torsione testicolare in
tutti i pazienti maschi.
Rapida gestione del dolore con FANS/oppiacei (unica pato-
logia internistica per la quale è giustificato l’uso del ketorolac)
e dei sintomi associati (es. antiemetici).
Esami ematici: emocromo, PCR, funzionalità renale, elettro-
liti (calcemia).
Esame urine: utile per identificare segni di infezione mentre
la presenza/assenza di ematuria non può essere usata per la dia-
gnosi con elevati gradi di accuratezza.
Gravindex nelle donne in età fertile: diagnosi differenziale
con gravidanza ectopica e valutazione diagnostica terapeutica
consona in caso di positività.
TC addome con mdc se si sospetta patologia che necessiti
di diagnosi differenziale urgente (dissezione aortica, torsione
ovarica, etc.).
Eventuale valutazione urologica in casi selezionati (es. idro-
nefrosi evidente con peggioramento funzione renale).
OBI
Criteri di inclusione
- Colica renale con dolore persistente o recidivo.
- Emodinamica stabile.
Criteri di esclusione
- Dolore ben controllato e assenza di segni di infezione e di
idronefrosi severa (II-III grado): dimissione da PS.
- Colica renale complicata (pielonefrite, sepsi, ostruzione in
monorene con deterioramento della funzione renale): rico-
vero da PS.
Patologie urologiche 49
- suggerire analisi chimico fisica del calcolo e studio metabo-
lico dei fattori di rischio per urolitiasi, al fine di terapia me-
dica e profilassi mirata (soprattutto nei pazienti con coliche
ricorrenti);
- suggerire prevenzione dell’urolitiasi mediante idratazione e
correzione dei fattori di rischio.
Criteri di ricovero
- Identificazione di calcolo ostruente (>7 mm), se non dispo-
nibili percorsi di rimozione del calcolo accelerati all’interno
dell’azienda ospedaliera;
- Identificazione di calcolo 5-7 mm ma con sintomi persistenti;
- Complicanze infettive;
- Deterioramento della funzione renale (paziente monorene
anatomico o funzionale). Dimostrazione di ostruzione (idro-
nefrosi di II-III grado) senza evidenza di calcolo.
Classificazione idronefrosi
I grado: lieve dilatazione del seno renale con immagini ane-
cogene ramificate convergenti tra di loro. Il parenchima man-
tiene il suo spessore di 15 mm, a meno che non siano presenti
altre cause di riduzione del parenchima.
II grado: le aree anecogene sono più evidenti nel contesto del
seno renale, si riconoscono i calici modestamente dilatati che
convergono verso l’ilo, dove si osserva l’ampolla renale dilatata.
Il parenchima renale è lievemente ridotto.
III grado: dilatazione marcata del seno renale. Le papille re-
nali non sono più riconoscibili e lo spessore del parenchima è
notevolmente ridotto.
Bibliografia
Carter MR, Green BR. Emergency medicine practice. Ed. it. I calcoli
renali: diagnosi e trattamento in Pronto Soccorso. Ottobre 2011,
anno12, numero10.
Merk M. Calcolosi urinaria. www.msd-italia.it/altre/manuale/sez17/
2211974.html.
European Association of Urology 2012: Guidelines on Urolithiasis.
Definizione
Si distinguono infezioni del tratto urinario inferiore (cistiti),
infezioni delle vie urinarie superiori (pielonefriti) e condizioni
intermedie coinvolgenti le vie urinarie, con estensione general-
mente per via ascendente attraverso l’uretere alla pelvi renale
(cistopieliti).
L’infezione si definisce non complicata quando è causata da
un patogeno tipico in soggetti immunocompetenti.
Si definisce invece infezione complicata se esistono fattori di
rischio che aumentano la suscettibilità e riducono la risposta
all’infezione:
• Età estreme.
• Anomalie anatomiche o funzionali (reflusso vescico-uretera-
le, rene policistico, doppio uretere).
• Ostruzione delle vie urinarie (es. litiasi).
• Catetere vescicale e manovre invasive sulle vie urinarie.
• Gravidanza.
• Ipertrofia prostatica.
• Stati immunosoppressivi (diabete mellito, uso a lungo termi-
ne di corticosteroidi, infezioni da HIV, terapia con immuno-
soppressori).
• Sesso maschile (quasi sempre le infezioni sottintendono
anomalie strutturali urinarie come ostruzione all’efflusso ve-
scicale). Nell’uomo la cistite semplice non esiste, l’infezione
delle vie urinarie va sempre trattata come una prostatite.
• Infezione sostenuta da patogeni resistenti.
Patogeni coinvolti: E. Coli sostiene tra il 70% e il 90% delle
infezioni non complicate e circa il 20-50% di quelle compli-
cate, nelle infezioni complicate sono frequentemente coinvolti
altri patogeni gram- (Klebsiella, Pseudomonas aeruginosa, Pro-
teus mirabilis ed Enterobacter).
Patologie urologiche 51
che rappresentano la minoranza in termini percentuali, ma che
possono evolvere in senso negativo verso sepsi, danno renale
ed ascessi renali.
Gestione in PS
Anamnesi: individuazione dei fattori di rischio, precedenti
episodi di infezioni complicate, infezioni ricorrenti, caratteri-
stiche della febbre, etc.
Esame obiettivo: parametri vitali, obiettività addominale.
Eco di I livello per valutazione eventuale coesistenza di
ostruzione.
Esami ematici: laddove necessario per escludere sepsi o infe-
zioni complicate, non necessario in caso di semplici cistiti non
complicate.
Esame urine: per valutazione della presenza di leucociti e/o
nitriti.
NB. La batteriuria asintomatica non è da trattare tranne che
nella donna gravida e negli uomini che devono eseguire pro-
statectomia o procedure sul tratto urinario con elevato rischio
emorragico (al di fuori di queste categorie di pazienti non è
perciò da eseguire).
Urinocoltura: da consigliare in donne sintomatiche in caso
di precedente terapia antibiotica empirica con ricaduta entro 2
settimane dalla fine del trattamento. Effettuare sempre nell’uo-
mo e nei pazienti portatori di catetere vescicale con segni e sin-
tomi di IVU. Da prelevare in PS in caso di sospetta sepsi uri-
naria (sempre associata ad emocolture) o sospetta pielonefrite
prima dell’inizio della terapia antibiotica.
Terapia: antalgica e antipiretica ove necessaria, tempestivo
inizio di terapia antibiotica in caso di sepsi.
Dimissione con consigli di terapia antibiotica:
- Cistiti acute non complicate (esempio: fosfomicina 3 g per os in
monodose, nitrofurantoina 100 mg per 4/die per 5 gg, ciproflo-
xacina 500 mg /die per os, in monodose o 2 volte/die, per 3 gg).
- Cistite acuta complicata:
• nitrofurantonia 100 mg x 4/die x 7 gg o
• cefixima 200 mg per os x 2 volte/die per 5 gg o
• trimethoprim-sulfametossazolo 1 cp x 2/die per 5 gg o
• ciprofloxacina 500-750 mg x 2 volte /die per os per 5 gg.
Patologie urologiche 53
Obiettivi
- Monitoraggio andamento clinico con tempestivo riconosci-
mento delle complicanze (sepsi-pielonefrite).
- Inizio rapido di terapia antibiotica adeguata.
- Esecuzione coltura.
Attività in OBI
• Monitoraggio parametri vitali.
• Urinocoltura prima dell’inizio della terapia antibiotica.
• Terapia antibiotica: fluorochinolonici per os come prima
linea (es. ciprofloxacina 500-750 mg 2 v/die per 7-10 gg o
levofloxacina 250-500 mg/die per 7-10 gg). NB. Il numero
crescente di E.Coli resistenti ai fluorochinolonici suggerisce
come alternativa possibile le cefalosporine di terza genera-
zione per via orale (efficacia clinica, ma non microbiologica
equivalente).
• Analgesia.
• Garantire idratazione adeguata attraverso le modalità mi-
gliori da valutare caso per caso (per os/ev).
• Ecografia di II livello (e/oTC) in caso di dubbio diagnostico
o sospetta evoluzione a pielonefrite e per escludere ostruzio-
ni all’efflusso urinario o calcoli.
• Controllo laboratoristico degli indici di flogosi e di funzione
renale.
• Visita specialistica solo in casi selezionati (ostruzione vie uri-
narie, sospetta prostatite, etc.), monitoraggio dei segni clinici
di infezione.
Criteri di dimissione
- Evoluzione favorevole dei sintomi (dolore/febbre) con man-
tenimento di parametri vitali stabili.
Alla dimissione:
- prescrivere terapia antibiotica adeguata e consigliare moni-
toraggio clinico da parte del curante, associata ad eventuale
terapia analgesica e corretta idratazione.
Criteri di ricovero
- Nessun miglioramento dei sintomi.
- Comparsa di sepsi.
- Evoluzione a pielonefrite conclamata.
- Riscontro di ostruzione urinaria.
Ematuria
In collaborazione con Dr.ssa M.C. Cantarini
Definizione
L’ematuria consiste nella presenza di sangue (globuli rossi)
nelle urine ed è manifestazione di una emorragia avvenuta po-
tenzialmente in ogni punto delle vie urinarie. Va distinta dalla
presenza nelle urine di pigmenti, i quali rendono più scuro il
colore delle urine e possono essere confusi con l’ematuria.
Patologie urologiche 55
- Tumore prostatico;
- Traumi dell’apparato urinario;
- Rottura di cisti (di solito da rene policistico);
- Iatrogena post-chirurgica.
Cause non urologiche:
- Ematuria da FANS;
- Disfunzioni della aggregazione piastrinica o della coagula-
zione, congenite o acquisite (NB. TAO);
- Glomerulonefriti (nel sedimento: globuli rossi deformati, ci-
lindri di globuli rossi, proteinuria);
- Anemia falciforme;
- Microematuria da esercizio fisico.
Cause di falsa ematuria:
- Farmaci che modificano il colore delle urine (es. rifampicina);
- Alimenti che modificano il colore dell’urina;
- Emoglobinuria: urine marsala causata da intensa emolisi
intravascolare con successiva filtrazione di emoglobina (es.
emolisi in corso di talassemia, favismo, malaria, etc.);
- Mioglobinuria: dovuta all’eliminazione renale di mioglobina
in corso di rabdomiolisi;
- Porfiria: dovuta alla eliminazione di porfobilina.
Gestione in PS
Anamnesi: sintomatologia associata, terapie in corso, pato-
logie anamnestiche.
Esame obiettivo: parametri vitali, pallore, dolore addomi-
nale, globo vescicale, caratteristiche macroscopiche dell’urina,
etc.
Esami ematici: emocromo, coagulazione, esame urine, fun-
zionalità renale, prove crociate e gruppo sanguigno (in caso di
instabilità emodinamica, sospetta anemizzazione severa).
Esami strumentali: ecografia di I livello, ed eventualmente
di II livello, in radiologia.
Posizionamento di CV: in caso di rischio di tamponamento
vescicale (macroematuria con coaguli).
Eventuale valutazione specialistica urologica in casi selezio-
nati per ricovero o presa in carico ambulatoriale.
Eventuale richiesta di GRC.
OBI
Criteri di inclusione
- Ematuria di entità considerevole a rischio di complicanze;
- Identificazione di cause correggibili rapidamente (es. iper-
scoagulazione, cistite, caduta di escara post prostatectomia).
Criteri di esclusione
- Cistite emorragica semplice, di lieve entità (dimissione da
PS);
- Identificazione di cause severe e non rapidamente correggi-
bili alla base dell’ematuria (es. neoplasia vescicale).
Obiettivi
- Correzione dei fattori sottostanti l’ematuria (es. ridurre la
scoagulazione, terapia antibiotica);
Patologie urologiche 57
- Analgesia, ove necessaria;
- Riduzione del rischio di tamponamento;
- Monitoraggio del sanguinamento.
Attività in OBI
- Monitoraggio clinico e dei parametri vitali;
- Irrigazione con catetere vescicale a tre vie nei casi a rischio di
tamponamento vescicale;
- Monitoraggio dell’emocromo;
- Eventuale terapia antibiotica;
- Idratazione;
- Eventuale ecografia dell’addome o Uro-TC per approfondi-
mento diagnostico (eventualmente post-dimissione);
- Coinvolgimento dello specialista per indicazione ad esami
diagnostici, ricovero o presa in carico post-dimissione;
- Suggerire l’esame citologico urinario post-dimissione se in-
dicato.
Criteri di dimissione
- Ematuria in risoluzione;
- Mantenimento di parametri vitali e valori di emoglobina sta-
bili.
Criteri di ricovero
- Ematuria persistente;
- Sepsi urinaria;
- Identificazione di cause severe sottostanti l’ematuria urologi-
che o non urologiche,che necessitano inoltre di ricovero per
trattamento o diagnosi.
Bibliografia
Società italiana di urologia: www.siu.it/wiki_contents/display/14.
PATOLOGIE GASTROINTESTINALI
Definizione
Il termine addome acuto definisce una condizione clinica ca-
ratterizzata da almeno uno dei seguenti segni:
- dolore addominale;
- segni di irritazione peritoneale;
- vomito e alterazioni della motilità intestinale;
- segni di shock emodinamico.
Tale quadro clinico ha generalmente un andamento ingra-
vescente e frequentemente richiede un trattamento chirurgico.
In questo capitolo non è affrontato il dolore addominale post
traumatico, in età pediatrica e nel periodo peri-parto. Il dolore
addominale viene solitamente riferito ai diversi organi in rela-
zione alla localizzazione nei quadranti addominali e può pre-
sentare irradiazioni ed esordio caratteristici, tuttavia tali criteri
non forniscono da soli una “certezza diagnostica”.
Cause comuni di dolore addominale in base alla localizzazio-
ne sui quadranti:
- Dolore epigastrico: ulcera peptica gastrica o duodenale, pan-
creatite acuta e cronica, colica biliare, flogosi appendicolare.
- Ipocondrio e fianco destro: colica biliare, ulcera II porzione
duodenale, colica renale destra, distensione colon destro, di-
verticolite destra.
- Fossa iliaca destra: appendicite acuta, colica ureterale destra,
M. di Crohn, torsione testicolare/ovarica destra.
- Mesogastrio: occlusione intestinale con distensione digiuno-
ileale, pancreatite acuta, diverticolo di Meckel, M. di Crohn.
- Ipocondrio e fianco sinistro: lesioni ulcerate grande curva-
tura gastrica, infarto splenico, diverticolite colon sinistro,
colica renale sinistra.
Patologie gastrointestinali 59
- Fossa iliaca sinistra: diverticolite del sigma, colica ureterale
sin, torsione testicolare/ovarica sin.
- Ipogastrio e pelvi con possibile estensione alle fosse iliache:
diverticolite del retto-sigma, gravidanza ectopica, torsione
ovarica/testicolare, salpingite acuta, cisti ovarica, endome-
triosi, prostatite, cistite, ritenzione acuta di urina, impatto
fecale, ascessi perianali.
NB. Le patologie aortiche, per le loro caratteristiche di pre-
sentazione, entrano in diagnosi differenziale con molte cause di
dolore addominale.
Gestione in PS
Parametri vitali.
Anamnesi con definizione delle caratteristiche del dolore:
localizzazione, irradiazione, fattori scatenanti/attenuanti, mo-
dalità di insorgenza e progressione, durata e intensità, modifi-
cazioni della peristalsi, presenza di patologie gastrointestinali
Patologie gastrointestinali 61
Terapia:
- analgesica/antipiretica (morfina/paracetamolo);
- antisecretiva (ranitidina/PPI) se necessaria;
- antibiotica (previa esecuzione di emocolture) in caso di so-
spetta origine infettiva del dolore;
- posizionamento di SNG se necessario;
- terapia di supporto delle funzioni vitali in caso di instabilità
emodinamica.
Al termine della valutazione in PS si dovrebbe arrivare ad
identificare le possibili cause di addome acuto:
Cause di emoperitoneo
- Vascolari: rottura di aneurisma (aortico, iliaco, epatico, rena-
le, splenico).
- Ginecologiche: emorragia da gravidanza ectopica, rottura di
follicolo di Graaf.
- Urologiche: rottura di vescica.
- Ematologiche: rottura di milza.
Cause di versamento endo-addominale
- Gastroenterologiche: ulcera peptica gastro-duodenale perfo-
rata, appendicite acuta, diverticolite/ascesso peridiverticola-
re, pancreatite, colecistite, ascessi epatici, occlusione intesti-
nale con trasudato, M. di Crohn, carcinosi peritoneale.
- Ginecologiche: torsione ovarica, salpingite, piosaplingite, en-
dometrite, endometriosi.
- Urologiche: urinoma secondario ad ostruzione acuta.
- Mediche: cirrosi, scompenso cardiaco.
Cause di ostruzione intestinale
Ernia addominale incarcerata/strozzata, tumori, volvolo, in-
tussuscezione, aderenze intestinali, diverticolite, sindrome di
Oglivie, torsione dell’omento o del mesentere.
Cause mediche/inizialmente non chirurgiche di dolore ad-
dominale
- Cardiologiche: infarto del miocardio (generalmente inferio-
re), pericardite.
- Polmonari: addome metapneumonico in corso di polmonite,
empiema.
- Endocrino-metaboliche: chetoacidosi diabetica, dislipidemia,
iperparatiroidismo, insufficienza surrenalica acuta, porfiria
intermittente acuta, febbre familiare mediterranea.
Patologie gastrointestinali 63
OBI
Criteri di inclusione
- Diagnosi di Ps di dolore addominale aspecifico o ad eziolo-
gia non determinata che necessita di ulteriori accertamenti;
- Diagnosi di dolore addominale con diagnosi definita in
assenza di complicazioni, con basso indice di gravità, che
necessitano di controllo evolutivo per una corretta destina-
zione;
- Pazienti per i quali sia ipotizzabile dopo una valutazione ini-
ziale una dimissione dopo una fase di terapia entro le 24 ore.
- Stabilità emodinamica.
Criteri di esclusione
- shock/instabilità emodinamica;
- addome chirurgico: presenza di cause potenzialmente letali
di addome acuto;
- dolore addominale di diagnosi definita con complicazioni;
- dolore addominale espressione di patologia medica compli-
cata;
- dolore addominale continuo da più di 2 settimane;
- dolore non controllato da terapia con oppioidi;
- pazienti con rilevanti comorbidità, immunosoppressi, tra-
piantati;
- temperatura corporea persistentemente elevata (>39°C).
Obiettivi
- riconoscere precocemente le cause potenzialmente letali di
addome acuto quando non rilevate alla valutazione iniziale;
- identificare le cause di dolore addominale a basso rischio
chirurgico o di non determinata diagnosi dopo la valutazio-
ne iniziale;
- trattamento e gestione clinica breve dei pazienti con patolo-
gie a basso rischio di complicanze potenzialmente dimissibili.
Attività in OBI
- monitoraggio dei parametri vitali, temperatura corporea,
esame obiettivo (adeguatamente documentati nel diario cli-
nico) per valutare eventuali evoluzioni in senso chirurgico
del dolore addominale;
Criteri di dimissione
- risoluzione del dolore e sintomi associati (vomito, diarrea,
febbre) e miglioramento/normalizzazione di eventuali alte-
razioni laboratoristiche/strumentali;
- identificazione di una presumibile diagnosi di certezza di
patologia a basso rischio trattabile ambulatorialmente (es:
dispepsia simil ulcerosa/gastrite; gastroenterite in assenza
di disionie, colica reno-ureterale non complicata; infezione
delle vie urinarie; patologie infiammatorie della pelvi/cisti
ovarica; stipsi ostinata; sindrome dolorosa addominale cata-
meniale; linfoadenite mesenteriale; sindrome del colon irri-
tabile; diverticolite di grado lieve; tossinfezione alimentare).
Criteri di ricovero
- evoluzione del quadro clinico con comparsa di segni di peri-
tonismo/shock/febbre;
- persistenza e/o peggioramento del dolore addominale;
- dolore refrattario da causa non definita;
- identificazione di patologia chirurgica;
- identificazione di patologia medica complicata.
Bibliografia
Cordell WH, Keene KK et al. The
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High prevalence of pain in emer-
gency medical care. Am J Emerg Med 20: 165-9; 2002.
Graff LG, Robinson D. Abdominal pain and emergency department
evaluation. Emerg Med CLin North Am 19: 123-36; 2001.
Patologie gastrointestinali 65
Appendicite acuta
Definizione
Processo infiammatorio a carico dell’appendice vermiforme,
frequentemente dovuto ad ostruzione del lume appendicolare
con accumulo di secrezioni a monte e virulentazione della flora
con successivo processo flogistico batterico. La storia naturale
prevede varie fasi anatomopatologiche, che si concludono con
perforazione e gangrena dell’organo e contaminazione circo-
scritta o diffusa della cavità peritoneale.
Importanza del problema
Causa frequente di dolore addominale e può essere di diffi-
cile diagnosi soprattutto nelle fasi iniziali.
Gestione in PS
Anamnesi: nausea, vomito, anoressia, possibile gravidanza e
periodo del ciclo mestruale in donne in età fertile.
Esame obiettivo: febbre, dolore alla palpazione in FI destra,
segno di Blumberg, peristalsi, dolore all’esplorazione rettale,
escludere altre possibili cause di dolore in FI destra (Es. colica
reno-ureterale, infezione vie urinaria, patologie annessiali, etc.).
Esami ematici: leucocitosi e rialzo della PCR, esame urine
per diagnosi differenziale con problemi urologici.
NB. Sempre gravindex ed eventuale valutazione ginecologi-
ca per diagnosi differenziale in donne in età fertile (escludere
gravidanza extra uterina).
Controllo del dolore.
OBI
Criteri di inclusione:
- score di Alvarado intermedio (4-7);
- stabilità emaodinamica (no sepsi grave).
Criteri di esclusione:
- addome acuto;
- score di Alvarado >7;
- score di Alvarado basso (<4): possibile dimissione da PS con
osservazione domiciliare.
Attività in OBI
- osservazione clinica, esame obiettivo seriato, controllo della
temperatura corporea;
- ecografia addominale completa;
- gravindex ed eventuale valutazione ginecologica, se non ese-
guiti in PS in donne fertili;
- eventuale TC addome con mdc in caso restino dubbi e il
quadro clinico non migliori;
- valutazione chirurgica;
- terapia antibiotica.
Criteri di dimissione:
- risoluzione del quadro clinico;
- identificazione di altre cause di dolore addominale trattabili
a domicilio (es. sindrome dell’intestino irritabile, infezione
delle vie urinarie, sindrome ovulatoria, etc.).
Criteri di ricovero:
- conferma della diagnosi di appendicite acuta;
- comparsa di sepsi grave;
- persistenza di dolore addominale e/o febbre da causa non
identificata.
Score di Alvarado
segni -sintomi score
dolore migrante in FI destra 1
anoressia 1
nausea e vomito 1
dolore alla palpazione in FI destra 2
Blumberg positivo 1
Febbre 1
altri segni: segno di Rosving, segno della tosse
dolore alla palpazione all’esplorazione rettale 1
leucocitosi 2
Patologie gastrointestinali 67
score diagnosi terapia
0-4 improbabile conservativa
4-7 possibile OBI
>7 certa chirurgica
Subocclusione intestinale
Definizione
Si definisce occlusione intestinale o ileo un arresto nella pro-
gressione cefalo-caudale del contenuto intestinale.
Essa riconosce cause funzionali (paralisi della muscolatura con
inefficace attività propulsiva) e, in tal caso, si parla di ileo para-
litico o adinamico (cause intraddominali: irritazione da sangue/
bile, peritonite, insufficienza vascolare, laparotomia, irritazione-
emorragia retroperitoneale, sindromi dolorose, es. colica rena-
le, pancreatite acuta; cause extraaddominali: polmonite, IMA,
emorragie cerebrali, disionie, farmaci) e cause meccaniche (osta-
colo fisico, es. neoplasie, stenosi infiammatorie, volvolo, ernie,
aderenze, morbo di Crohn): in tal caso si parla di ileo meccanico.
Quando l’occlusione è parziale si parla di sub-occlusione
intestinale e il suo decorso clinico è caratterizzato da episodi
subacuti e ricorrenti.
Dal punto di vista fisiopatologico si ha una dilatazione a
monte dell’ostruzione, con progressivo aumento del volume e
dei liquidi contenuti, aumento della peristalsi con progressivo
esaurimento muscolare, riduzione del flusso ematico e compar-
sa di flora microbica di tipo fecale.
Clinicamente si ha un corteo di sintomi variabili, in base alla
sede dell’ostruzione:
- Vomito: precoce e costante nelle occlusioni “alte” (piloro-
duodeno-digiuno), tardivo e maleodorante nelle occlusioni
più a valle. Può essere assente nell’ileo adinamico.
- Dolore: intermittente diffuso o epigastrico nelle occlusioni
“alte”, di tipo colico e ai quadranti addominali inferiori nelle
occlusioni “basse”.
- Alvo chiuso a feci e a gas: completo nelle occlusioni, aperto
ai gas nella subocclusione. Attenzione alla possibile elimina-
zione di feci e gas dal tratto a valle dell’ostruzione.
Patologie gastrointestinali 69
Consulenza chirurgica in caso di evidenza di cause mecca-
niche dell’ostruzione: volvolo, ernie, neoplasie stenosanti o di
quadro occlusivo conclamato.
OBI
Criteri di inclusione
- sintomatologia persistente;
- evidenza all’Rx di qualche livello idroaereo/distensione anse
intestinali in assenza di quadro occlusivo conclamato;
- coprostasi marcata in pazienti anziani senza adeguato sup-
porto socio familiare;
- assenza di chiare cause meccaniche dell’ostruzione.
Criteri di esclusione
- quadro clinico-strumentale indicativo di evidente occlusio-
ne/addome acuto;
- presenza di semplice coprostasi in paziente autonomo (di-
missibile da PS);
- comorbidità importante con necessità di ricovero.
Obiettivi
- discriminare i casi di occlusione iniziale in progressione dai
casi di semplice coprostasi;
- risolvere l’acuzie del problema rimandando ulteriori accer-
tamenti all’ambito ambulatoriale evitando ricoveri inutili
(eventuale affidamento al day hospital).
Attività in OBI
- terapia: clisteri evacuativi, lassativi per os (o da SNG ), even-
tuale SNG, eventuale frammentazione manuale di fecalomi,
sonda rettale;
- controllo clinico seriato;
- eventuali ulteriori accertamenti strumentali laddove indicati
(es. TC addome con o smdc, eco addome completo con stu-
dio delle anse);
- rivalutazione chirurgica se necessaria.
Criteri di dimissione
- risoluzione del dolore con evacuazione di feci e gas, risolu-
zione del vomito e rialimentazione possibile;
Criteri di ricovero
- sintomatologia invariata o peggiorata nelle 24 ore successive,
nonostante terapia adeguata;
- riconoscimento di ostruzione meccanica o causa funzionale
(es. peritonite), che necessitano di correzione chirurgica ur-
gente o di ricovero in ambiente medico.
Diarrea acuta
Definizione
Emissione di feci liquide o non formate con aumentata fre-
quenza (con perdita >200 g di acqua nelle 24 ore). General-
mente si definisce diarrea la presenza di più di 3 scariche al dì
di feci liquide (da distinguere da pseudodiarrea: evacuazioni
frequenti di piccole quantità di feci <200 g/24h e da inconti-
nenza fecale). In oltre il 90% dei casi si riconosce una causa
infettiva (batterica-virale-tossine batteriche), ma sono possibili
anche cause iatrogene (farmaci, chemioterapici, radiazioni) e
altre patologie (es. infiammazioni, diverticoliti etc.). Si definisce
acuta una diarrea di durata inferiore alle 4 settimane, se mag-
giore si definisce cronica (raramente dovuta a cause infettive).
Patologie gastrointestinali 71
Esame obiettivo: parametri vitali (stabilità emodinamica),
stato di idratazione, obiettività addominale, esplorazione ret-
tale (fecalomi,sangue,), segni di irritazione peritoneale, febbre.
ECG: valutazione di QTC, segni di disionia.
Esami ematici: emocromo, elettroliti, funzione renale, urea,
PCR, funzionalità epatica, CPK e amilasi, se sospetto colite
ischemica, eventuale EGA per possibile disturbo dell’equili-
brio acido base.
Terapia: idratazione ev in caso di presenza di segni di disi-
dratazione con impossibilità ad idratarsi per os, antidolorifici al
bisogno (evitare antispastici), antiemetici al bisogno.
Monitoraggio ECG in caso di alterazioni marcate da verosi-
mile disionia.
Dimissione da PS in caso di sintomatologia <48 ore con pos-
sibilità di bere, in assenza di squilibri idroelettrolitici marcati e
con ECG normale.
OBI
Criteri di inclusione
- segni di disidratazione con impossibilità a reintegrare la per-
dita per os (vomito persistente);
- disionie;
- stabilità emodinamica;
- sintomatologia di durata >48 h con eventuale febbre elevata;
- dolore addominale intenso;
- febbre >38,5°C;
- pazienti anziani;
- recenti viaggi all’estero in paesi a rischio;
- recente terapia antibiotica o ricovero ospedaliero.
Criteri di esclusione
- shock;
- insufficienza renale acuta con creatinina >2 mg/dL (in pa-
ziente con funzionalità renale abitualmente normale);
- peritonite;
- diarrea ematica;
- comorbidità importante/immunodepressione;
- inadeguato supporto socio familiare in pazienti fortemente
sintomatici;
- alterazione dello stato di coscienza.
Attività in OBI
- idratazione ev e correzione disionie;
- eventuale invio di esami colturali, ricerca Clostridium dif-
ficilis in pazienti con anamnesi positiva per recente terapia
antibiotica o istituzionalizzati;
- controllo clinico ed esami ematici seriati laddove necessario;
- monitoraggio ECG in caso di disionie importanti;
- terapia antibiotica empirica (es. ciprofloxacina 500 mg x 2
volte al dì) in caso di diarrea severa con febbre >24 ore.
Criteri di dimissione
- controllo dei sintomi;
- risoluzione della febbre;
- alimentazione ed idratazione per os possibili.
Criteri di ricovero
- sintomatologia di durata >48 ore invariata durante l’osserva-
zione;
- febbre elevata persistente;
- comparsa di feci ematiche.
Emorragie digestive
Definizione
Sanguinamento dal tratto gastrointestinale.
Si distinguono emorragie digestive superiori (prossimali al
Treitz) ed emorragia digestive inferiori (distali al Treitz).
Clinicamente si distinguono per la presenza di:
- Ematemesi: emissione di sangue con il vomito (rosso vivo:
ematemesi propriamente detta; parzialmente digerito: vomi-
to caffeano). Segno di emorragia digestiva alta.
- Melena: evacuazione di sangue o feci commiste a sangue di
consistenza poltacea, di colorito nerastro, brillanti e di odo-
re caratteristici. Generalmente segno di emorragia digestiva
alta, fatta eccezione per emorragie del colon destro o dell’ileo
Patologie gastrointestinali 73
non molto abbondanti, che possono subire la trasformazione
dell’emoglobina in ematina ad opera dalla flora batterica.
- Rettorragia (o proctorragia o ematochezia): evacuazione di
sangue rosso vivo e/o di feci verniciate di sangue rosso netta-
mente distinguibile. Segno di emorragia digestiva inferiore,
fatta eccezione per sanguinamenti massivi prossimali al Trei-
tz che possono dare anche rettorragia.
- Enterorragia: evacuazione di sangue, genericamente di origi-
ne intestinale (quando non sia possibile una definizione più
specifica).
Gestione in PS
Valutazione parametri vitali in triage (emergenza o urgenza).
Anamnesi: farmacologica (FANS; antiaggreganti, anticoagu-
lanti), patologie note (malattia peptica, neoplasie, epatopatie,
varici, diverticoli, malattie infiammatorie croniche), comorbi-
dità, durata del disturbo.
Esame obiettivo: parametri vitali per valutazione stabilità
emodinamica, esplorazione rettale, eventuale SNG (in caso di
sospetta emorragia digestiva “alta”), esame obiettivo dell’addo-
me (peristalsi, dolore, segni di irritazione peritoneale, eventuale
palpazione di masse).
Esami ematici: emocromo, coagulazione, funzionalità rena-
le, elettroliti, eventuale profilo preoperatorio in casi seleziona-
ti, provette per determinazione del gruppo e prove crociate in
caso di emorragie in atto e/o instabilità emodinamica.
Esami strumentali: monitoraggio nei pazienti instabili,
EGDS d’urgenza in caso di emorragie digestive alte con insta-
bilità emodinamica o in caso di sospetta emorragia da varici.
Terapia: supporto del circolo in caso di instabilità emodinami-
ca (liquidi o sangue in caso di shock emorragico), terlipressina 2
mg ev se sospetta emorragia da varici gastro-esofagee, profilassi di
recidive con PPI per emorragie alte, eventuale terapia del dolore,
OBI
Criteri di inclusione
- stabilità emodinamica;
- stabilità del quadro clinico;
- in caso di emorragia digestiva alta: Blatchford score <4 o
Rockall score preendoscopico <3;
- nelle emorragie digestive basse: assenza di febbre e di dolore
addominale non controllato.
Criteri di esclusione
- instabilità emodinamica;
- paziente gravemente compromesso per le comorbidità e/o a
rischio inalazione;
- sospetta emorragia da varici;
- Blatchford score superiore o uguale a 4 o Rockall preendo-
scopico superiore o uguale a 3;
- presenza di peritonismo, febbre, dolore addominale non
controllato;
- emorragia continua ed abbondante durante l’osservazione in PS.
Obiettivi
- stabilizzazione del quadro clinico con arresto duraturo
dell’emorragia.
Attività in OBI
- controllo clinico seriato con determinazione seriata dei para-
metri vitali, visione delle feci;
- esami ematici seriati (emogramma);
- EGDS entro 24 ore, in caso di emorragie digestive alte;
- sostegno del circolo ed eventuale emotrasfusione se necessarie;
- terapia profilattica con PPI in caso di emorragie alte;
- valutazione chirurgica se necessaria.
Patologie gastrointestinali 75
Criteri di dimissione
- arresto duraturo dell’emorragia;
- stabilità dell’emogramma e del quadro clinico;
- per emorragie alte: identificazione di rischio nullo/scarso di
risanguinamento (Rockall <3);
- possibilità di affidare il paziente con emorragie digestive
basse a strutture ambulatoriali (es. Day hospital/day service/
servizio di endoscopia) per completamento iter diagnostico.
Criteri di ricovero
- persistenza dell’emorragia;
- instabilità emodinamica durante l’osservazione;
- anemizzazione;
- riconoscimento endoscopico di lesione ad elevato rischio
di recidiva (Rockall superiore o uguale a 3 - vedi rischio di
eventi/morte per punti da 3 in su).
Scores
ROCKALL RISK SCORE (recidiva di sanguinamento/morte in pa-
zienti con emorragia digestiva alta non varicosa).
Variabile Score
0 1 2 3
Patologie gastrointestinali 77
SCORE RISCHIO LIVELLI DI URGENZA
EMORRAGICO ENDOSCOPICA
0 molto basso molto basso: ambulatoriale
<3 basso EGDS non urgente
3-5 intermedio alto EGDS entro 24/48 ore
>5 molto alto EGDS appena possibile
Bibliografia
Nice. Acute upper gastrointestinal bleeding: management, 2012.
Emergenze-Urgenze endoscopiche: percorsi integrati fra Pronto Soc-
corso ed Endoscopia Digestiva. AIGO-SIED-SIGE-SIMEU. Reg.
Emilia Romagna, 2010.
PATOLOGIE RESPIRATORIE
Polmonite
In collaborazione con Dr.ssa C. Morselli
Definizione
Flogosi del tessuto polmonare sostenuta da differenti agenti
patogeni (batteri, virus, miceti); può manifestarsi con sintomi
tipici (tosse, febbre, dispnea, dolore toracico) o, per esempio
nei pazienti più anziani con sintomi atipici (dolore addominale,
stato confusionale) ed assumere diversi livelli di gravità.
Classificazione
Polmoniti acquisite in comunità (CAP): polmoniti che insor-
gono in pazienti non ospedalizzati e che almeno da 14 giorni
abbiano abbandonato strutture di degenza per post acuti (es.
case di riposo/di cura).
Polmoniti associate all’assistenza sanitaria (HCAP): polmo-
niti che insorgono in pazienti che abbiano subito un ricovero
>2 giorni nei 3 mesi precedenti o che frequentano un DH, re-
sidenti in struttura, dializzati, trattati con antibiotico ev o che-
mioterapico nei 30 giorni precedenti la diagnosi, pazienti con
ferite infette o a contatto con patogeni multi resistenti.
Polmoniti nosocomiali (HAP): polmoniti che non incubava-
no al momento dell’ospedalizzazione e che si sviluppano alme-
no 48 ore dopo il ricovero.
Polmoniti da ventilatore (VAP): polmonite che si sviluppa
tra 48 e 72 ore dopo IOT.
NB. Vanno sempre considerati i fattori di rischio specifici
che aumentano il rischio di infezione ad opera di determinati
patogeni e che influiscono sulla scelta della terapia antibiotica
empirica:
1. S. Pneumoniae farmaco resistenti (a penicilline/macrolidi/
tetracicline)
Patologie respiratorie 79
- età >65 anni;
- terapia con beta lattamici nei 3 mesi precedenti;
- alcolismo;
- malattie immunodepressive;
- comorbidità mediche multiple;
- contatti con bambini ricoverati in pediatria.
2. GNEB (Enterobacter, Klebsiella Pneumoniae, E.Coli, Serra-
tia, Proteus)
- residenza in casa di riposo;
- malattie cardiopolmonari;
- comorbidità mediche multiple;
- recente terapia antibiotica;
- recente trattamento steroideo;
- alcolismo;
- aspirazione.
3. P. Aeruginosa
- malattie polmonari strutturali;
- terapia steroidea da più di 10 gg;
- terapia antibiotica ad ampio spettro >7 gg nell’ultimo
mese;
- malnutrizione;
- alcolismo;
- aspirazione in ospedale e in comunità se sputo putrido,
alcolista, periodontopatia.
4. S. Aeureus
- insufficienza renale terminale;
- precedente influenza;
- droghe ev;
- recente terapia antibiotica (soprattutto chinolonici);
- Aspirazione in generale.
Importanza del problema
La prevalenza dei pazienti che si presentano in PS con sinto-
mi compatibili con un’infezione delle vie aeree inferiori è alta,
ma si stima che solo il 5-10% sia affetto da polmonite; all’in-
terno di questo gruppo solo una parte dei pazienti richiederà
il ricovero. Ricordiamo però che anche se riguarda una minor
parte dei casi, la polmonite acquisita in comunità è ancora oggi
nei paesi occidentali la principale causa di sepsi grave e la più
importante causa di morte per infezione.
OBI
Criteri di inclusione
- emodinamica stabile;
- paziente con CAP o HCAP a basso rischio di patogeni mul-
tiresistenti (1 o nessun fattore di rischio);
Patologie respiratorie 81
- assenza di segni di sepsi grave/shock settico;
- assenza di segni di insufficienza respiratoria acuta;
- CURB65 <3, PSI intermedio (classe III);
- adeguato supporto socio-familiare;
- possibilità di accesso ai servizi sul territorio per follow up
ravvicinato post dimissione.
Criteri di esclusione
- CAP non severa in paziente giovane senza comorbidità (di-
missione da PS);
- segni di sepsi grave/shock settico;
- compromissione dei parametri vitali;
- severa comorbidità;
- 2 o più fattori di rischio per germi multiresistenti in pazienti
con HCAP;
- assenza di supporto socio-familiare;
- CURB >3, PSI alto (classi IV-V);
- vomito ripetuto e incapacità ad assumere la terapia per os;
- insufficienza respiratoria acuta con ipossiemia severa, o pH
acido e/o ipercapnia;
- necessità di ventilazione;
- complicanze (es. versamento pleurico sintomatico).
Obiettivi
- identificazione precoce dei segni di sepsi, insufficienza respi-
ratoria e deterioramento clinico;
- verifica della compliance alla terapia per os;
- organizzazione dei familiari per adeguata assistenza domici-
liare in caso di pazienti anziani.
Attività in OBI
- monitoraggio dei parametri vitali (Pa, FC, FR, saturazione,
GCS e temperatura corporea);
- esami ematici (emocromo, valutazione formula leucocitaria ,
sierologia per mycoplasma, antigene urinario pneumococco
e legionella solo in caso di fattori di rischio specifici);
- emocoltura in pazienti con HCAP e possibilità di rientro ra-
pido in struttura;
- inizio terapia antibiotica ed impostazione della terapia do-
Criteri di dimissione
- risposta attesa al trattamento;
- esclusione delle complicanze;
- parametri vitali stabili, assenza di sviluppo di segni di sepsi
grave o insufficienza respiratoria acuta;
- possibilità di assumere la terapia per os;
- buon controllo farmacologico dei sintomi e della curva termica;
- adeguato supporto socio-familiare;
- alimentazione e idratazione consentita (raccomandata rivalu-
tazione medica ravvicinata entro 48 ore da parte del curante).
Criteri di ricovero
- comparsa di segni di sepsi grave/shock settico;
- instabilità dei parametri vitali;
Patologie respiratorie 83
- insufficienza respiratoria acuta ipossiemica/acidosi respira-
toria, necessità di ventilazione;
- vomito e incapacità ad assumere la terapia per os;
- inadeguato supporto socio-familiare.
Scores
CURB 65
Variabili Punti
Età >o= 65 anni 1
Confusione-alterazione della coscienza 1
PAS <90 mmHg o PAD <60 mmHg 1
FR >30 atti/min 1
Urea >42 mg/dL 1
CURB 65:
Punti 0-1: rischio morte basso, gestione a domiciliare.
Punti 2-5: rischio di morte in crescendo: gestione in OBI e/o
ricovero.
PSI-STEP 1
Variabili Punti
Età >50 anni Sì/no
Alterazione della coscienza Sì/no
FC >o = 125 bpm Sì/no
FR >30 atti/min Sì/no
PAS <90 mmHg Sì/no
TC <35 o >o = 40°C Sì/no
Neoplasia anamnestica Sì/no
Scompenso cardiaco congestizio Sì/no
Malattia cerebrovascolare Sì/no
Nefropatia Sì/no
Epatopatia Sì/no
PSI-STEP2
punti <70: classe di rischio II, gestione in OBI e/o regime di
ricovero;
punti 71-90: classe di rischio III, gestione in OBI e/o regime
di ricovero;
punti 91-130: classe di rischio IV: ricovero sempre conside-
rando gestione in area critica;
Patologie respiratorie 85
punti>130: classe di rischio V: ricovero sempre consideran-
do gestione in area critica.
Bibliografia
Antibiotics for community acquired pneumonia in adult outpatients
(review), the Cocraine Library. 2009, issue 4.
American Thoracic Society Guidelines. Am J Respir Care Med 2005:
Vol. 171.
British Thoracic Society guidelines for the management of commu-
nity acquired pneumonia in adults: update. Thorax
��������������������
2009;64 (sup-
pl. III).
Asma bronchiale
In collaborazione con Dr.ssa C. Morselli
Definizione
Malattia infiammatoria cronica delle vie aeree caratterizzata
da ostruzione bronchiale più o meno accessionale, solitamente
reversibile spontaneamente o in seguito alla terapia, da iperre-
attività bronchiale e da un accelerato declino della funzionalità
respiratoria, che può evolvere in alcuni casi in un’ostruzione
irreversibile delle vie aeree.
Nella patogenesi di queste alterazioni entrano in gioco diver-
si meccanismi, in particolare l’infiltrazione di cellule infiamma-
torie, il rilascio di mediatori e il rimodellamento delle vie aeree.
Clinicamente si manifesta con tosse secca, sibili, dispnea, peso
toracico, la cui intensità varia in rapporto all’entità di ostruzione
bronchiale e al grado di percezione da parte del paziente.
La relazione tra infiammazione e conseguenze fisiopato-
logiche e tra queste e le manifestazioni cliniche e funzionali
dell’asma non è stretta: ciò ha conseguenze rilevanti sulla valu-
tazione della malattia e nelle scelte terapeutiche.
I fattori di rischio per lo sviluppo di asma si distinguono in:
- individuali: predisposizione genetica, atopia, iperreattività
bronchiale, sesso (più frequente nei maschi in età pediatrica
e nelle femmine in età adulta), etnia, obesità;
- ambientali: allergeni, sensibilizzanti professionali, fumo di
tabacco, inquinamento atmosferico, infezione delle vie re-
spiratorie, fattori socio-economici, dimensioni del nucleo
Patologie respiratorie 87
Compito del medico di Pronto Soccorso è sapere stabilire
rapidamente la gravità dell’attacco di asma in modo da iden-
tificare e trattare precocemente i casi potenzialmente fatali. Le
linee guida ci insegnano che la gravità di ogni singolo attacco
dipende dalla combinazione di reperti clinici, parametri vitali e
alcuni parametri strumentali secondo il seguente schema:
- Riacutizzazione lieve-moderata: peggioramento dei sintomi,
PEF 50-75% rispetto all’atteso;
- Riacutizzazione grave: FR >25 atti/min, FC >110 bpm, in-
capacità a completare una frase con un singolo respiro, PEF
33-50% rispetto all’atteso;
- Riacutizzazione potenzialmente fatale: SO2 <92%, torace
silente, cianosi, fatica respiratoria (con impiego dei musco-
li accessori), tachi o bradiaritmie, sopore, confusione, PEF
<33% rispetto all’atteso.
Gestione in PS
Parametri vitali.
Anamnesi accurata.
Esame obiettivo generale.
Monitoraggio saturimetria e somministrazione di ossigeno
laddove necessaria con obiettivo: SO2 94-98%.
Calcolo PEF1 (ove possibile).
EGA in caso di asma grave.
Rx torace in ortostatismo (quando possibile) se si sospet-
tano complicanze (PNX, pneumomediastino, polmonite),
nelle forme refrattarie o potenzialmente fatali e se necessaria
IOT/NIMV.
Esami ematici: soprattutto se si sospettano forme secondarie
a infezioni.
ECG: valutazione tachi-bradiaritmie.
Terapia:
1. Forme lievi-moderate:
- broncodilatatori a rapida azione per MDI (salbutamolo
100 mcg, da 2 a 4 puff ogni 3-4 ore), in alternativa, per
nebulizzazione (salbutamolo 5 mg, 20 gtt, ripetibile ogni
15 min) associati ad anticolinergici a rapida azione (ipra-
tropio bromuro 0,5 mg ogni 4-6 h);
- corticosteroidi per os: brevi cicli per 3-5 giorni (non vi è neces-
Patologie respiratorie 89
Destinazione del paziente:
- per tutte le forme di asma (tranne quelli potenzialmente fa-
tali) in caso di rapida risposta terapeutica con FEV 1 a 1
ora dal trattamento >75%: osservazione per almeno un’ora
e se stabile dimissione con consiglio di controllo specialisti-
co entro 20 gg. Nei pazienti con forme lievi si può scegliere
se dimettere con corticosteroidi per os o corticosteroidi per
via inalatoria ad alte dosi. Nei pazienti con riacutizzazioni
moderato-gravi la terapia a domicilio deve essere basata su
corticosteroidi per os/im per almeno 5-10 giorni, oltre alla
terapia con beta 2 agonisti al bisogno e glucocorticoidi per
via inalatoria (NB. Nel caso in cui i pazienti vengono trattati
per meno di 3 settimane con glucocorticoidi non è necessaria
una riduzione graduale della dose se contemporaneamente
vengono trattati con glucocorticoidi per via inalatoria);
- se risposta incompleta: possibile OBI;
- se insufficienza respiratoria: ricovero (valutare terapia intensiva);
- asma all’esordio non secondaria a reazione allergica di gravi-
tà moderato-severo alla presentazione (paziente non istruito
alla gestione domiciliare: OBI/ricovero);
- polmonite o altre complicanze all’Rx: ricovero.
OBI
Criteri di inclusione
- risposta incompleta al trattamento eseguito in PS;
- assenza di segni di asma severo o potenzialmente fatale;
- adeguato supporto socio-familiare e possibilità di follow up
ravvicinato post dimissione;
- asma all’esordio di natura non determinata.
Criteri di esclusione
- asma severo o potenzialmente fatale dopo il trattamento in PS;
- nessuna risposta al trattamento eseguito in PS;
- asma potenzialmente fatale all’esordio;
- polmonite o altre complicanze all’Rx;
- necessità di NIV/IOT;
- SO2 <90% nonostante O2 terapia;
- acidosi respiratoria o P/F <250;
- ipotensione (PAS <100 mmHg).
Criteri di ricovero
- mancata risposta al trattamento;
- ipossiemia persistente/acidosi respiratoria ipercapnica;
- PEF1 <50%;
- evoluzione verso forme gravi;
- comparsa di complicanze;
- necessità di supporto ventilatorio.
Bibliografia
2010 Progetto LIBRA www.ginasmaHYPERLINK “http://www.gi-
nasma.it/”.it.
British Thoracic Society guidelines for the management of asthma in
adults update 2011.
Patologie respiratorie 91
National asthma education and prevention program : expert panel
report III: guideline for the diagnosis and management of asthma.
Bethesda, MD. National Heart, Lung, and Blood institute, 2007.
Uptodate: treatment of acute exacerbation of asthma in adults.
BPCO riacutizzata
In collaborazione con Dr.ssa C. Morselli
Definizione
BPCO (bronco-pneumopatia cronica ostruttiva): malattia
frequente, prevenibile e trattabile, caratterizzata da una limi-
tazione persistente al flusso aereo, che è in genere evolutiva
e si associa ad una aumentata risposta infiammatoria cronica
agli inquinanti inalatori a carico delle vie aeree e dei polmoni.
Riacutizzazioni dei sintomi e comorbidità croniche contribui-
scono alla gravità complessiva nel singolo paziente (definizione
GOLD-OMS). Per la diagnosi di BPCO è sempre indispensa-
bile l’esame spirometrico.
Dal punto di vista patogenetico i meccanismi che portano
all’ostruzione al flusso aereo con ostruzione bronchiale sono
sostanzialmente 2:
Malattia delle piccole vie aeree con infiammazione, fibrosi,
formazione di tappi intraluminali e aumento delle resistenza.
Distruzione del parenchima polmonare con perdita di attac-
chi alveolari e bronchioli respiratori e riduzione della forza di
retrazione elastica.
La BPCO si definisce riacutizzata quando si ha un evento
acuto dei sintomi respiratori rispetto alla variabilità quotidiana
degli stessi, che richiede una variazione del trattamento farma-
cologico. Per fare diagnosi di BPCO riacutizzata è necessario
che almeno uno dei seguenti criteri venga soddisfatto (nel 75%
dei casi la causa è infettiva):
- aumento della dispnea;
- aumento del volume dell’escreato;
- aumento della purulenza dell’escreato.
È da sottolineare che esiste una differente distribuzione dei
Patologie respiratorie 93
EGA: valutazione scambi gassosi e compenso, ricerca di aci-
dosi respiratoria, valutazione del P/F.
Valutazione di eventuale indicazione a ventilazione.
Stratificazione del rischio.
Destinazione del paziente.
Consulenza rianimatoria se indicata NIMV/IOT (carbonarcosi).
Terapia: ossigeno con scelta della Fi O2 più adeguata, aero-
sol, steroidi, eventuali diuretici.
Le linee guida ci forniscono solo indicazioni generiche per
il ricovero vs la dimissione domiciliare (vedi Tabella seguente).
TERAPIA RICOVERO/
FATTORI
DOMICILIARE OSSERVAZIONE
Autonomia Sì No
Dispnea Lieve Moderato-severa
Condizioni generali Buone Compromesse
Livello di attività Buono Compromesso
Cianosi No Sì
Edemi periferici No Sì
Sensorio Conservato Alterato
OLT No Sì
Contesto sociale Buono Vive solo
Stato confusionale
No Sì
acuto
Esordio improvviso No Sì
Comorbidità No Sì
Sat O2< 90% No Sì
Alterazioni Rx No Sì
pH >o= 7.35 <7.35
PO2 >o= 60 mmHg <60 mmHg
OBI
Criteri di inclusione
- assenza di stress respiratorio grave;
- sensorio conservato;
Patologie respiratorie 95
clavulanico, oppure chinolonico respiratorio (levo-moxifloxaci-
na), oppure cefalosporina di II-III generazione (considera via ev).
Riacutizzazione grave con rischio di infezione da Pseudomo-
nas (recente ricovero, BPCO avanzata, precedente isolamento
di pseudomonas, FEV1 <30%, almeno 4 cicli di terapia anti-
biotica nell’ultimo anno): chinolonici ad alte dosi o beta latta-
mico anti-pseudomonas.
Criteri di dimissione
- risposta attesa al trattamento;
- esclusione delle complicanze/condizioni di rischio;
- assenza di effetti indesiderati;
- assenza di dispnea a riposo;
- condizioni domiciliari idonee al rientro;
- possibilità di follow up ravvicinato;
- garanzia di supporto con O2 domiciliare quando indicato;
- EGA con pH >7.35, pO2 >60 mmHg, pCO2 stabile sui valori
cronici del paziente.
Criteri di ricovero
- instabilità dei parametri vitali;
- depressione del sensorio;
- peggioramento dell’EGA e dell’insufficienza respiratoria
acuta ipossiemica/acidosi respiratoria;
- necessità di ventilazione;
- vomito e incapacità ad assumere la terapia per os;
- inadeguato supporto socio-familiare.
Bibliografia:
www.goldcopd.it.
Outpatient management of severe COPD, NEJM 2010 362:1407-
1416 April 15, 2010.
PATOLOGIE METABOLICHE
Ipoglicemia e iperglicemia
In collaborazione con Dr.ssa A. Vacirca e Dr. L. Cristoni
Introduzione
Il problema posto dal riscontro di iperglicemia o di ipoglice-
mia in Pronto Soccorso cambia a seconda che:
• queste siano la causa dei sintomi che hanno portato all’acces-
so in PS;
• vengano riscontrati nell’ambito di un altro problema clinico
principale;
• siano riscontri occasionali e non accompagnati da sintomi,
ma che abbiano indotto il paziente a recarsi precauzional-
mente dal medico.
In genere solo nel primo caso rientrano le condizioni che
possono essere ragionevolmente gestite nell’ambito di una OBI,
ma anche per alcuni pazienti del terzo gruppo l’opzione OBI
potrebbe essere valida, soprattutto in caso di pazienti “fragili”
sotto l’aspetto delle comorbidità e sotto quello socio-culturale.
In questi gruppi di pazienti candidabili all’OBI rientrano
normalmente i pazienti diabetici, che possono richiedere l’ag-
giustamento del trattamento antidiabetico in corso.
Occorre escludere le potenziali cause dello scompenso me-
tabolico che, se presenti, in genere portano al ricovero (per
es. infezione, eventi cardiovascolari acuti, insufficienza renale
acuta), garantire la risoluzione dei sintomi e la dimissione con
valori di glicemia adeguati con un regime terapeutico che ga-
rantisca il mantenimento di tali valori fino al controllo presso il
centro antidiabetico.
Tutti questi obiettivi rientrano in uno “standard of care” ti-
pico da OBI.
Patologie metaboliche 97
Ipoglicemia
Definizione
Concentrazione di glucosio ematico <70 mg/dL. La sinto-
matologia correlata all’ipoglicemia varia da nulla (paziente
asintomatico), a lieve con sintomi neurogenici da attivazione
del sistema simpatico (tremore, palpitazioni e sudorazione), a
moderata in cui si aggiungono sintomi neuroglicopenici (con-
fusione, debolezza, irritabilità), a severa in cui il paziente pre-
senta un’alterazione dello stato di coscienza.
Cause
Manifestazione primaria in:
- Paziente diabetico con eccesso di insulina o antidiabetici orali.
- Insulinoma pancreatico (rarissimo).
- Ipoglicemia reattiva (pazienti con ridotta tolleranza glucidica).
OBI
Criteri di inclusione
- Tutte le ipoglicemia sintomatiche: sintomi tipici con glicemia
<70 mg/dl.*
- Tutte le ipoglicemie correlate a stato di intossicazione da al-
cool.
* NB.
1. Il diabetico può presentare sintomi anche per valori di gli-
cemia >70 mg/dl, se ha iperglicemia persistente (compen-
so cronicamente scaduto). Si parla anche in questo caso di
ipoglicemia sintomatica se i sintomi regrediscono sommini-
strando glucosio.
2. La terapia antidiabetica induce ipoglicemia ricorrente, do-
vuta alla lunga emivita dei farmaci (in particolare la gliben-
clamide) che si accentua in corso di insufficienza renale per
l’aumento dell’emivita del farmaco.
Patologie metaboliche 99
delle malattie e dell’invecchiamento sono complicati da
problematiche di tipo socio-economico, incapace di gesti-
re la terapia o di comprendere le modifiche di posologia
dei farmaci o non in grado di alimentarsi congruamente.
Obiettivi
- Monitoraggio clinico e degli stick glicemici.
- Precoce riconoscimento e trattamento di recidive.
- Stabilizzazione dei valori glicemici e delle condizioni clini-
che del paziente.
Attività in OBI
- Monitoraggio della glicemia durante OBI: ogni 15 min per la
prima ora dall’accesso in PS, poi ogni 30 min per le successi-
ve due ore e in seguito ogni due ore.
- Terapia:
• Sospensione del trattamento antidiabetico.
• Ripetizione di somministrazione di glucosio in caso di ipogli-
cemia ricorrente.
• Alimentazione per os da subito.
• Aggiustamento posologia antidiabetici orali (ADO) o insulina.
• In caso di iperglicemia spiccata dopo correzione dell’ipogli-
cemia, attendere comunque almeno 4 ore prima di reintro-
durre ADO o insulina (in questo caso idratare il paziente).
• Non utilizzare sulfanilurea a lunga emivita come glibencla-
mide e glimepiride (Solosa e Amaryl) e insuline premiscelate
(30/70 etc.).
• Utilizzare solo insulina ultrarapida sottocute (sc) (Humalog,
Apidra, Novorapid) in occasione dei pasti se si alimenta e
se glicemia prima del pasto >200-220 mg/dl. Somministrare
insulina ultrarapida sc a intervalli non inferiori alle 4 ore per
correggere eventuali iperglicemie.
• Al momento della dimissione valutare l’aggiustamento poso-
logico (per es. Glibomet 2,5 mg al posto di 5 mg) o eventuale
sostituzione dell’ADO con farmaco a emivita più breve come
repaglinide (Novonorm 0.5-1-2 mg) o gliclazide (Diamicron
80). Porre comunque attenzione alle differenze di potenza,
la scelta è condizionata anche dal compenso metabolico del-
le ultime settimane/mesi.
Criteri di dimissione
- Assenza di recidiva di ipoglicemia effettuato prima del pasto
(almeno del secondo pasto effettuato in OBI).
- Comprensione da parte del paziente o di famigliare della va-
riazione del trattamento.
- Assenza di severa causa scatenante che può esporre nuova-
mente il paziente ad una crisi ipoglicemica.
NB. I fattori maggiormente associati a rischio di ricorrenze a
distanza sono: età avanzata, malnutrizione, sarcopenia e insuf-
ficienza renale cronica (GFR <60 ml/h/m2).
Alla dimissione: valutazione presso centro antidiabetico il
giorno dopo (o il lunedì nel caso di fine settimana) con richiesta
di visita urgente post dimissione entro le 24 h su vignetta rossa
(presentarsi all’ambulatorio senza appuntamento).
Criteri di ricovero
- Ipoglicemia ricorrente oltre le 24 h.
- Mancato miglioramento dello stato mentale con la correzio-
ne dell’ipoglicemia.
- Riscontro di causa scatenante (sepsi, insufficienza epatica
acuta, grave malnutrizione, mancata assunzione di cibo) o di
comorbidità scompensata.
Iperglicemia
Gestione in PS
Rilevazione dei parametri vitali e della glicemia al triage.
OBI
Criteri di inclusione
- Iperglicemia severa (>450 mg/dl) sintomatica (sintomi neu-
rologici come ottundimento o cefalea, calo ponderale) o as-
sociato a ipo/iper potassiemia in diabetico noto, quindi già
in terapia con ADO o insulina.
- Iperglicemia severa (>450 mg/dl) sintomatica o associata a
ipo/iper potassiemia in DM all’esordio da attribuirsi verosi-
milmente a DM di tipo 2.
Criteri di ricovero
- Iperglicemia non controllata (glicemia >300 mg/dl) oltre le
24 h.
- Riscontro di causa scatenante o di comorbidità scompensata.
Metforal Medio
metformina Glucophage bassa 8-12 ore Molto basso
zuglimet
Moderata
Moderate 4-8
Gliclazide 80 Elevata (in quanto il
Moderata 24
Gliclazide 30 (lento rilascio) generico non garantisce
gliclazide
una risposta a demand)
Diamicron 30 (lento rilascio)
moderata 24
moderata
Gliben
Glibomet
(+metformina)
glibenclamide elevata 12-17 elevata
Euglucon
Bieuglucon M (+met)
Daonil
Solosa
glimepiride moderata 24 moderata
Amaryl
TRAUMI E INTOSSICAZIONI
Trauma cranico
In collaborazione con Dr.ssa M.C. Cantarini e Dr. L. Cristoni
Definizione
Qualunque azione lesiva di qualsiasi entità che si manifesti
sulle ossa craniche ed il loro contenuto.
Classificazione del trauma cranico in base al GCS (glasgow
coma scale). Il GCS all’ingresso del paziente è predittivo
sull’outcome del paziente.
GCS < = 8 trauma cranico grave
GCS 9-13 trauma cranico moderato
GCS 14-15 trauma cranico lieve
Classificazione del trauma cranico in base al riscontro radio-
logico:
- non complicato: TC negativa per lesioni e fratture;
- complicato: TC con evidenza di lesione intracranica e/o frat-
tura della volta e/o della teca.
Importanza del problema
Frequente motivo di accesso in pronto soccorso, possibilità
di complicanze tardive gravi misconosciute.
Gestione in PS
Parametri vitali.
Anamnesi patologica remota, dinamica del trauma (in par-
ticolare se commotivo o non commotivo) e causa del trauma
(accidentale o da perdita di coscienza), accurata anamnesi far-
macologica (terapia antiaggregante o anticoagulante in atto).
Esame obiettivo: GCS, presenza di deficit neurologici,
esclusione di eventuali ulteriori traumatismi associati.
Supporto funzioni vitali nei casi necessari (es. intubazione
oro-tracheale se GCS <8, supporto funzioni vitali etc.).
Obiettivi
- riconoscimento precoce di peggioramento del quadro neu-
rologico;
- ripetizione TC encefalo nei casi indicati;
- dimissione protetta.
Attività in OBI
- monitoraggio GCS (specificando i punti EVM), diametro e
reattività pupillare, movimento degli arti e del viso, presenza
di cefalea estesa e persistente, vomito, agitazione psicomoto-
ria. Tali parametri sono da valutare ogni 30 min se GCS 14,
fino al raggiungimento di GCS 15, se GCS 15 ogni 30 min
per le prime 2 ore, ogni ora per le successive 4 ore, quindi
ogni 2 ore, in caso di peggioramento si torna ogni 30 min.
NB. La prima valutazione deve essere eseguita dal medico
insieme all’infermiere, le successive possono essere eseguite
solo dall’infermiere.
- rivalutazione medica immediata e ripetizione TC in caso di:
• comparsa di agitazione psicomotoria;
• persistente decremento GCS (per almeno 30 min) di 1
punto nella risposta motoria o 2 punti nell’apertura degli
occhi;
• qualsiasi riduzione di 2 o più punti nel GCS (tranne calo di
2 punti <30 min all’apertura degli occhi);
• comparsa di cefalea severa e in peggioramento o vomito
ripetuto;
• sviluppo di deficit neurologici focali.
- controllo TC programmato:
• Da eseguire sempre a 24 ore nei pazienti a rischio moderato;
• Non necessario nei pazienti a basso rischio, sufficiente os-
servazione per 24 ore e TC solo in caso di deterioramento
clinico.
Casi particolari:
- se necessaria precoce profilassi antitrombotica con LMWE, in-
dicato controllo TC a 24 ore anche in pazienti a basso rischio;
Bibliografia
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Definizione
Qualunque azione lesiva di qualsiasi entità che si manifesti a
livello addominale. Nel 75% dei casi osservati nei dipartimen-
ti di emergenza esso deriva da incidenti tra motoveicoli o da
investimenti pedone-motoveicolo. I colpi diretti all’addome e
le cadute sono responsabili rispettivamente del 15 e 6-9% dei
casi, mentre i traumi occulti dell’addome possono derivare da
abusi sui bambini e violenze domestiche.
I meccanismi lesivi attraverso i quali si determinano le lesio-
ni intraddominali sono vari:
- improvviso aumento della pressione intraddominale (es. da
cintura solo a livello del bacino senza appoggio sulle spalle):
può indurre lo scoppio dei visceri cavi.
- forze che esercitano pressione sulla parete addominale: pos-
sono comprimere gli organi contro la gabbia toracica poste-
riore e contro la colonna, determinando fratture e lacerazio-
ne degli organi parenchimatosi (es. fegato-milza). Gli etilisti
e gli anziani sono a maggiore rischio per la lassità della parete
addominale. Con tale meccanismo si possono lacerare anche
organi retro-peritoneali come pancreas e duodeno.
- Rapide decelerazioni: possono indurre lacerazioni di organi
solidi e/o cavi a livello del loro punto di attacco al peritoneo
(soprattutto a livello renale). Con lo stesso meccanismo si
possono anche creare lesioni dei peduncoli vascolari e della
tonaca intima e media delle arterie con conseguente infarto
dell’organo da esse irrorato.
Gestione in PS
Gestione in base allo schema ABCD-E come da algoritmo
ATLS per tutti i pazienti traumatizzati.
Anamnesi: quando possibile anamnesi dettagliata dell’even-
to, con particolare attenzione a:
- dinamica: presenza di vittime sulla scena, tipo e velocità del
veicolo, eventuale ribaltamento del veicolo, posizione del
paziente all’interno del veicolo, valutazione dell’intrusione
del veicolo dal lato del paziente, estensione del danno al
veicolo, deformità del volante, presenza e tipo di cintura di
sicurezza, scoppio degli air bag.
- patologie concomitanti: etilismo, malattie epatiche/renali
(cause potenziali di alterazioni degli enzimi epatici, ascite e
di ematuria), malattie ematologiche (splenomegalie con au-
mentata fragilità splenica).
- anamnesi farmacologica: TAO, antiaggreganti.
Esame obiettivo: il trauma addominale va sempre sospettato
nei politraumatizzati in quanto, soprattutto nei primi momen-
ti, può non dare alcun segno di sé (mantenere alto indice di
sospetto nei pazienti con lesioni distraenti e depressione del
sensorio). Nei pazienti vigili e senza lesioni distraenti general-
mente i segni e sintomi di trauma addominale sono: dolenzia
alla palpazione, dolore spontaneo, segni di irritazione peritone-
ale. Tuttavia la loro assenza non esclude la presenza di lesioni
Definizione
Qualunque azione lesiva di qualsiasi entità che si manifesti
sulla gabbia toracica ed il contenuto in essa presente. I mec-
canismi che determinano trauma toracico possono essere vari:
- incidenti tra motoveicoli (causa più frequente);
- traumi diretti;
- cadute accidentali.
Gestione in PS
Parametri vitali e gestione secondo ABCD-E come da ATLS
(tutti i pazienti con una dinamica del trauma a rischio vanno
valutati in emergenza) con particolare attenzione a:
- valutazione di eventuale presenza di pneumotorace prima
di procedere ad eventuale intubazione per assicurare le vie
aeree (la ventilazione a pressione positiva può peggiorare lo
pneumotorace). In caso di sospetto pneumotorace iperten-
sivo: posizionare tubo di drenaggio o decompressione con
ago di grosso calibro (almeno 14 Gauge) a livello del 2°-3°
spazio intercostale sull’emiclaveare media o 5° spazio inter-
costale sull’ascellare media con valvola di Heimlich, seguita
da drenaggio toracico. In caso di pneumotorace e necessità
di intubazione: drenaggio toracico;
- costante valutazione del pericardio e immediata esecuzio-
ne di pericardiocentesi in caso di rischio di tamponamento
(possibile rapida evoluzione verso l’arresto);
- in caso di presenza di emotorace con drenaggio >20 ml/kg
indicazione a toracotomia in sala operatoria.
NB. L’esecuzione dell’ECO-FAST con valutazione anche a
livello toracico va considerata parte integrante della valutazio-
ne ABCD-E (da eseguire in C). La presenza di sliding pleurico
e linee B si è dimostrata affidabile nell’escludere la presenza di
pneumotorace.
Anamnesi con particolare attenzione a:
- dinamica dell’evento: necessità di attiva collaborazione da
Esami strumentali:
- Rx torace: indicato in tutti i pazienti con trauma toracico,
tranne in quelli dove l’indice di sospetto per lesioni gravi
sia tale da giustificare direttamente lo studio TC o in cui si
renda necessario un intervento chirurgico in emergenza;
I pazienti stabili con minimi riscontri obiettivi e parametri
vitali normali possono essere mandati in radiologia per l’ese-
OBI
Criteri di inclusione
- stabilità emodinamica;
- assenza di enfisema sottocutaneo, obiettività polmonare alte-
rata, lesione degli organi intratoracici;
- Rx torace non patologico;
- presenza di 3 fratture costali in pazienti giovani e sani;
- presenza di <3 fratture costali nei pazienti anziani;
- presenza di 1-2 fratture costali scomposte in pazienti giovani
senza comorbidità;
- frattura di sterno associata ad altre lesioni della gabbia tora-
cica e/o comorbidità/età avanzata/dolore intenso.
Obiettivi
- riconoscimento precoce della comparsa di eventuali compli-
canze e loro trattamento;
- instaurare adeguata terapia analgesica al fine di prevenire al-
terazioni della dinamica respiratoria su base antalgica, con
conseguente atelettasia e successiva sovrainfezione (soprat-
tutto negli anziani) nei pazienti con lesioni della gabbia tora-
cica a basso rischio.
Attività in OBI:
- monitoraggio clinico con esami obiettivi seriati e dei para-
metri vitali (FR, PA, satO2, dinamica respiratoria);
- analgesia (FANS-paracetamolo-oppiacei);
- controllo seriato dell’esame emocromocitometrico;
- controllo seriato dell’ECG;
- Rx torace di controllo ad almeno 6 ore del trauma in caso di
paziente giovane senza comorbidità e 3 fratture costali (valu-
tazione PNX/contusioni);
- Rx torace di controllo a 12-24 ore in caso di fratture costa-
li scomposte (valutazione eventuali sanguinamenti da parte
dei vasi intercostali e/o comparsa di PNX/contusioni);
- sorveglianza per complicanze (Rx torace di controllo, se feb-
bre, dispnea, reperti obiettivi polmonari anomali, comparsa
di anemia);
- eventuale drenaggio toracico in urgenza.
130 Osservazione Breve Intensiva
Criteri di dimissione
- buon controllo del dolore;
- esclusione di complicanze;
- adeguate indicazione di follow up.
Criteri di ricovero
- comparsa di complicanze;
- evidenza di ulteriori lesioni traumatiche che richiedano il ri-
covero ospedaliero.
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Intossicazioni
Definizione
Stato patologico dovuto all’azione di sostanze di per sé tossi-
che o divenute tali per particolari cause o condizioni.
Esami strumentali:
Utili solo in pochi casi selezionati:
- presenza di tossine radio-opache (sali di calcio, di potassio,
metalli pesanti, litio, salicilati, sali di sodio, play doh, com-
posti iodati, es. tiroxina): utile Rx addome;
- corrieri della droga con ingestione di pacchetti di droga:
utile Rx addome;
- sindrome da distress respiratorio acuto/edema polmonare
su base tossica: Rx torace.
Consulenza centro antiveleni: fondamentale, è necessario
fornire le informazioni più dettagliate possibili su intervallo tra
ingestione e osservazione, tipo, quantità della sostanza ingeri-
Terapia:
- Decontaminazione: prima viene eseguita, maggiore sarà l’ef-
ficacia nel prevenire l’assorbimento del tossico. Nelle esposi-
zioni topiche può essere necessaria l’irrigazione con abbon-
dante acqua o soluzione fisiologica, nelle ingestioni è invece
generalmente utilizzato il carbone, che può essere associato
a lavanda gastrica. In casi selezionati può essere necessario il
ricorso all’irrigazione intestinale, all’endoscopia, alla chirur-
gia e all’ingestione di catartici.
- Terapia di supporto: è il cardine della terapia del paziente
intossicato; spesso è sufficiente da sola a risolvere il quadro
clinico. Si basa sui medesimi cardini della terapia per il pa-
ziente critico in genere, tranne alcune eccezioni:
• L’intubazione oro-tracheale andrebbe eseguita precoce-
mente nei pazienti intossicati con depressione dello stato
mentale (tranne nei casi rapidamente reversibili, es. ipogli-
cemia e/o intossicazione da oppiacei), soprattutto in caso
di necessità di decontaminazione gastrica per il rischio di
inalazione ad essa connesso. L’intubazione è inoltre indica-
ta in caso di severi disturbi dell’equilibrio acido-base e/o
in caso di insufficienza respiratoria acuta.
• L’ipotensione andrebbe trattata inizialmente con la sola
infusione di liquidi isotonici ev. I vasopressori vanno usati
qualora non vi sia risposta al carico di fluidi.
• L’ipertensione nei pazienti agitati andrebbe gestita inizial-
mente con sedativi aspecifici come le benzodiazepine. Se
essa è associata a danno organo utilizzare calcio antagonisti,
labetalolo, nitroprussiato e fentolamina (non utilizzare beta
bloccanti da soli per la possibile sovra-stimolazione alfa
adrenergica in caso di intossicazione da simpaticomimetici).
• Nelle tachicardie ventricolari da intossicazione da triciclici
utilizzare come terapia di prima linea il bicarbonato di so-
dio. Gli antiaritmici di classe IC, IA e III non sono indicati
e sono potenzialmente pericolosi.
Gestione in PS
Anamnesi: quando possibile da parte del paziente o di even-
tuali accompagnatori, indagare su quantità assunta, eventuali
altre sostanze assunte, intervallo di tempo intercorso tra l’os-
servazione e l’assunzione. Ipotizzare sempre la possibilità di
co-intossicazione da metanolo (da distillazione illecita o da so-
stituzione occulta d’etanolo).
Esame obiettivo: parametri vitali, esposizione del paziente
per evidenziare eventuali traumatismi, segni di inoculazione di
droghe, ecc. NB. In caso di scotomi centrali, cecità, coma, epi-
lessia, iperpnea (respiro di Kussmal-Kien) e ipotensione severa,
pensare alla possibilità di intossicazione da metanolo.
Esami ematici: alcolemia sempre, generalmente non sono ne-
cessari altri accertamenti in caso di intossicazioni lievi e isolate.
Nei casi con intossicazioni moderate o gravi, ma non complicate
(assenza di traumi, ipoglicemia, necessità di intubazione orotra-
cheale), è indicata la determinazione degli elettroliti sierici e della
glicemia (quest’ultima, se normale al tempo 0, andrebbe rivalutata
almeno ogni 8 ore, mentre gli elettroliti, se nei limiti di norma, non
necessitano una rideterminazione in caso di intossicazione esclu-
siva da etanolo che non mostrino segni di cambiamento clinico).
EGA: in caso di sospetta co-intossicazione da metanolo: net-
to aumento dell’anion gap.
Criteri di esclusione
- necessità di intubazione orotracheale;
- pazienti con intossicazioni lievi con possibilità di affidamen-
to ad accompagnatore sobrio (dimissione da PS);
- alterazione dei parametri vitali, nonostante la terapia esegui-
ta in PS;
- evidenza di traumatismi che necessitino il ricovero ospedaliero;
- grave stato di malnutrizione/inadeguate condizioni socio-
familiari in etilista cronico (ricovero da PS).
Obiettivi
- stabilizzazione del quadro clinico con completo recupero
dello stato di coscienza;
- rapido riconoscimento e trattamento delle possibili compli-
canze;
- mantenere il paziente in ambiente protetto fino a quando
non sia possibile il riaffidamento a familiare/accompagnato-
re sobrio che se ne possa prendere cura.
Attività in OBI
- esami clinici seriati volti a valutare in particolar modo lo sta-
to di coscienza e l’attività respiratoria;
MISCELLANEA
Anafilassi
Definizione
Grave reazione allergica o da ipersensibilità, che insorge rapida-
mente e può causare la morte. La diagnosi è principalmente clini-
ca, basata su segni e sintomi clinici e sull’anamnesi dettagliata delle
circostanze in cui l’evento si è scatenato (compresi gli eventi e le at-
tività delle ore precedenti l’evento). Nella anafilassi si includono le
reazioni acute IgE mediate, le reazioni immunologiche acute con
meccanismo non IgE mediato, le reazioni acute da rilascio diretto
di istamina ad opera dei mastociti e dei basofili indipendenti da
meccanismi immunologici (es. da esercizio, ingestione di oppiacei,
esposizione al freddo, ecc.) e reazioni sistemiche acute senza alcun
elemento scatenante riconoscibile (anafilassi idiopatica).
Esistono tre criteri diagnostici per formulare la diagnosi di
anafilassi:
1) CRITERIO 1: esordio acuto (minuti-ore) di malattia che
coinvolge la cute, le mucose o entrambe (orticaria, prurito,
flush, edema di lingua, labbra, ugola), associato ad almeno
uno dei seguenti:
- compromissione respiratoria (dispnea, sibili-broncospa-
smo, stridor, riduzione PEF, ipossia);
- riduzione della Pa sistolica (<90 mmHg nell’adulto o con
calo >30% rispetto alla Pa sistolica abituale del paziente)
e/o presenza di segni di disfunzione d’organo (presincope-
sincope, incontinenza).
2) CRITERIO 2: esordio acuto di due o più dei successivi sin-
tomi/segni, in seguito ad esposizione a verosimile allergene
per il dato paziente:
- coinvolgimento di tessuto cutaneo/mucoso (orticaria, pru-
rito, flush, edema di lingua, labbra, ugola);
- compromissione respiratoria (dispnea, sibili-broncospa-
smo, stridor, riduzione PEF, ipossia);
Miscellanea 147
- ipotensione (<90 mmHg nell’adulto o con calo >30% ri-
spetto alla Pa sistolica abituale del paziente) o segni/sinto-
mi associati (presincope-sincope, incontinenza);
- sintomi e segni gastrointestinali persistenti (dolore crampi-
forme, vomito, ecc.).
3) CRITERIO 3: ipotensione (<90 mmHg nell’adulto o con
calo >30% rispetto alla Pa sistolica abituale del paziente) in
seguito (minuti/ore) ad esposizione a noto allergene per il
dato paziente.
L’anafilassi si può presentare con varie combinazioni di sin-
tomi. Gli apparati più frequentemente coinvolti sono: cute e
mucose (90% dei casi), sintomi e segni respiratori (70% dei
casi), sintomi e segni gastrointestinali (45% dei casi), sintomi e
segni cardiovascolari (45% dei casi).
N.B. L’angioedema mediato da bradichinina (forme eredi-
tarie e/o acquisite da deficit di inibitore di C1-esterasi e forme
associate a terapia con ACE-inibitore) entra in diagnosi diffe-
renziale con le forme di anafilassi come da criterio 1, edema di
cute e tessuti molli + segni respiratori, ma necessita di terapie
diverse per la sua risoluzione.
L’andamento naturale dell’anafilassi è estremamente variabi-
le, essa si può rapidamente risolvere in modo spontaneo, grazie
alla produzione endogena di mediatori (epinefrina, angioten-
sina, endotelina, ecc.) oppure può rapidamente progredire a
forme fatali. Purtroppo non esiste alcun predittore iniziale che
possa indicare all’esordio l’andamento dell’episodio in corso.
Per quanto riguarda l’evoluzione si distinguono:
- forme che si risolvono rapidamente (spontaneamente o con
terapia) in modo completo;
- forme con andamento bifasico (riacutizzazione dell’episodio
in assenza di nuova esposizione all’allergene). Esse rappre-
sentano circa il 23% dei casi negli adulti e la riacutizzazione
avviene generalmente entro 8-10 ore dalla risoluzione dei
sintomi iniziali, anche se sono stati descritti casi con riacutiz-
zazione 72 ore dopo.
- forme protratte: durata prolungata (ore/giorni o settimane
in casi estremi).
Le comorbidità e le terapie concomitanti hanno un ruolo im-
portante nel determinare la severità dei sintomi e la risposta alle
terapie nell’ambito dell’anafilassi.
Gestione in PS
Parametri vitali e loro rapido supporto in caso di alterazione
(gestione in emergenza, ove necessario).
Anamnesi: quando possibile anamnesi dettagliata dell’evento
e delle attività svolte nelle ore precedenti, eventuali precedenti
reazioni allergiche, terapie concomitanti (ricorda angio-edema
da ACE-I, probabilmente mediato da bradichinina), comorbi-
dità, ecc. Ai fini di poter distinguere in diagnosi differenziale le
forme di angioedema ereditario o da deficit acquisito di inibito-
ri di C1 esterasi (importante per stabilire al più presto la terapia
più indicata; poiché il meccanismo è mediato da bradichinina,
Miscellanea 149
la terapia è basata su molecole anti bradichinina) dalle forme
di anafilassi-angioedema istamino mediate, è bene puntualiz-
zare l’eventuale presenza di diagnosi di angioedema ereditario
accertato (minoranza dei casi), la presenza di eventuale storia
familiare di angioedema o di episodi di angioedema ricorrenti
associati o meno a storia di dolori addominali ricorrenti in as-
senza di evento scatenante accertato (tutti questi elementi fan-
no aumentare il sospetto di angioedema da deficit di inibitore
di C1 esterasi). Inoltre il tempo di progressione dell’angioede-
ma bradichinina mediato è generalmente maggiore.
Esame obiettivo: secondo lo schema ABCD seguito sempre
da esposizione completa del paziente (le manifestazioni cuta-
nee sono spesso sotto-diagnosticate). Eseguita la diagnosi di
anafilassi, il paziente va monitorato in continuo con ECG-SO2-
PA. N.B. Nell’angioedema mediato da bradichinina la presenza
di orticaria e prurito è rara.
Esami di laboratorio: la determinazione della triptasi sierica
e dell’istamina plasmatica si sono dimostrate di qualche utilità
nel confermare la diagnosi di anafilassi, anche se la prima ha una
sensibilità piuttosto bassa e la seconda decresce a livello plasma-
tico molto rapidamente (5-15 min dall’esposizione all’allerge-
ne), di conseguenza non è quasi mai di utilità nei dipartimenti di
emergenza. Di fatto, non esistono esami ematici effettuabili di
routine che aiutino a formulare la diagnosi di anafilassi.
Terapia: poiché l’anafilassi può drasticamente peggiorare e
portare a morte nell’arco di pochi minuti è fondamentale un
gestione rapida mirata a:
- Rapida valutazione/gestione delle vie aeree, respiro, siste-
ma cardiocircolatorio (NB. L’edema delle vie aeree tipico
dell’anafilassi può rendere estremamente difficile l’intuba-
zione, per tale motivo in caso di ostruzione è bene contattare
il prima possibile il rianimatore senza perdere tempo in inu-
tili tentativi che possono peggiorare il quadro);
- Rimuovere l’agente scatenante (es. infusione di farmaci/
emoderivati/derivati del lattice, ecc.);
- Iniezione im di epinefrina: diluizione 1 mg/ml (1:1.000); do-
saggio 0,3-0,5 mg per ogni singola dose, ripetibile ogni 5-15
min nell’adulto. Nel bambino dose: 0,01 mg/kg ogni 5-15 min.
Nei pazienti che non rispondono a ripetuti iniezioni im è
possibile che il tessuto muscolare non sia adeguatamente per-
Miscellanea 151
- Posizionare il paziente in posizione supina con gli arti in-
feriori sollevati (se vomito/dispnea, in posizione semiseduta
con AAII sollevati);
- Ossigeno (8-10 L con maschera facciale fino a 100%);
- Liquidi ev: posizionare sempre due accessi venosi di grosso
calibro (almeno 14-16 gauge). Negli adulti normotesi som-
ministrare istonica a 125 ml/h. In caso di ipotensione, che
non risponde rapidamente alla terapia con epinefrina, som-
ministrare 1-2 L di soluzione fisiologica alla velocità di 5-10
ml/kg per i primi minuti di terapia (possono essere necessari
anche volumi maggiori, fino a 7 L);
- Glucagone: indicato in pazienti in terapia con beta bloccanti
che non rispondono all’epinefrina per il suo effetto crono-
tropo ed inotropo positivo non mediato dai recettori beta
adrenergici. Dosaggio 1-5 mg nell’adulto in somministrazio-
ne ev lenta (in 5 minuti);
- Antistaminici H1: migliorano l’orticaria e il prurito, NON
l’ostruzione delle vie aeree, l’ipotensione, lo shock, né ini-
biscono alla dose usuale il rilascio di mediatori da parte di
mastociti e basofili. Inoltre la loro somministrazione ev peg-
giora l’ipotensione. Per l’uso parentereale sono disponibili
solo quelli di prima generazione: difenidramina 25-50 mg ev,
ripetibile fino a un massimo di 400 mg nelle 24 ore;
- Antistaminici H2: pochissime evidenze nell’uso nell’anafilas-
si in associazione con anti H1. Se si usa ranitidina: 50 mg in
20 ml di glucosata al 5% ev in 5 min;
- Broncodilatatori: indicati per il broncospasmo che non ri-
sponde all’epinefrina;
- Glucocorticoidi: la loro azione inizia ore dopo la sommini-
strazione, trovano un’indicazione nella prevenzione delle
forme con andamento bifasico o persistente. Dose:
metilprednisolone 1-2 mg/Kg. Può essere interrotto dopo 3
giorni (non si sono osservate reazioni bifasiche dopo 72
ore), senza bisogno di scalare la dose.
In caso di anafilassi refrattaria alle terapie il paziente va sem-
pre ricoverato in unità di terapia intensiva.
N.B. In caso di angioedema che non risponde alle terapie tra-
dizionali con epinefrina, glucocorticoidi e antistaminici e che con-
tinua a progredire, è necessario pensare alla possibilità dell’an-
gioedema mediato da bradichinina e provare terapie mirate in tal
OBI
Criteri di inclusione
- pazienti con anafilassi lieve/moderata/grave, che abbiano ri-
sposto prontamente alla terapia;
- pazienti con anafilassi lieve/moderata, che non abbia rispo-
sto completamente al trattamento.
Criteri di esclusione
- anafilassi refrattaria;
- pazienti con inadeguate condizioni socio-familiari a domicilio
e/o che non siano in grado di comprendere le istruzioni riguar-
do all’anafilassi e all’utilizzo di auto-iniettori di adrenalina.
Obiettivi
- monitoraggio dei parametri vitali al fine di riconoscere rapi-
damente eventuali ricadute (andamento bifasico) e trattarle
tempestivamente;
- istruzione del paziente riguardo all’anafilassi e alle terapia
necessarie (auto-iniettori di epinefrina ecc.).
Attività in OBI
- monitoraggio ECG, PA, SO2 e dei restanti parametri vitali;
- approfondimenti anamnestici mirati ad identificare poten-
ziali allergeni, se non già individuati;
- continuazione delle terapia intraprese in Pronto soccorso,
ove necessario.
Criteri di dimissione
- dopo almeno 12-24 ore di osservazione a seconda della gra-
vità e dell’evento e della risposta alla terapia;
- parametri vitali stabili;
- sintomi risolti o comunque ben controllati e di lieve entità;
- condizioni socio-familiari adeguate per ulteriore osservazio-
ne di almeno 48 ore ed eventuale auto-somministrazione (o
da parte dei familiari) di adrenalina, per la possibilità di rica-
duta anche dopo 72 ore;
Miscellanea 153
- dimettere con prescrizione di auto-iniettore di epinefrina e te-
rapia steroidea per i due giorni successivi, consiglio di visita al-
lergologica (se paziente non noto) e istruzioni scritte riguardo
all’anafilassi (sintomi e segni d’allarme e iniezione di epinefrina).
Criteri di ricovero
- inadeguate condizioni socio-familiari per il rientro, pazien-
te non in grado di gestire eventuale terapia salvavita (auto-
iniettore di epinefrina);
- sintomi persistenti e gravi.
Bibliografia
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Erisipela
Definizione
Dermite con prominente interessamento linfatico, general-
mente causata da Streptococco Piogenes. Si localizza in oltre
l’80% dei casi agli arti inferiori (ma può interessare qualunque
distretto corporeo). La porta d’entrata può essere rappresentata
da ulcere cutanee, abrasioni, traumi, psoriasi, eczemi o dermato-
fitosi. I fattori predisponenti sono la paraparesi, la stasi venosa,
il diabete mellito, l’alcolismo e la sindrome nefrosica. Tende a
svilupparsi in aree di preesistente edema o stasi linfatica e tende
a recidivare nella stessa area nel 30% dei casi nello stesso anno.
Clinicamente si manifesta con febbre, cute eritematosa, ede-
matosa e dura, dolente, con bordi dell’eritema sollevati e netta
demarcazione tra la zona eritematosa e la cute circostante. Si
associa leucocitosi neutrofila ed è possibile l’evoluzione verso
forme complicate con cellulite, ascessi e fascite necrotizzante.
Importanza del problema
Problema frequente con incidenza pari a 10-100 casi/100.000
abitanti/anno, con possibile evoluzione verso complicanze lo-
cali gravi (es. fascite necrotizzante) e quadri di sepsi.
Gestione in PS
Anamnesi: fattori di rischio (diabete, immunodepressione,
comorbidità), anamnesi farmacologica, con particolare riguar-
do a terapia antibiotica eventualmente già in atto, pregressi in-
terventi (es. mastectomia con linfedema arto sup.).
Esame obiettivo: parametri vitali (stabilità emodinamica, sep-
si), estensione e localizzazione dell’infezione (attenzione a sedi
particolari, es. orbita con possibili complicanze locali gravi), con-
dizioni generali del paziente, presenza di linfangite o cellulite.
Esami ematici: emocromo, funzione renale, PCR.
In caso di paziente stabile, senza fattori di rischio, sede dell’in-
Miscellanea 155
fezione tipica: possibile dimissione da PS con terapia antibiotica
adeguata e protratta nel tempo (penicilline/cefalosporine).
OBI
Criteri di inclusione
- dolore intenso;
- fattori di rischio (diabete mellito, immunodepressione, alcolismo,
paraparesi, sindrome nefrosica, stasi venosa, esiti di mastectomia
con infezione localizzata all’arto superiore omolaterale);
- assenza di adeguato supporto socio-familiare in pazienti non
completamente autosufficienti.
Criteri di esclusione
- shock;
- sepsi;
- segni di fascite.
Obiettivi
- evitare complicanze a breve termine e riconoscimento rapi-
do di eventuale progressione a sepsi/shock;
- valutare risposta alla terapia;
- eseguire prelievi colturali (ematici o tamponi di eventuali
flittene).
Attività in OBI
- esami colturali;
- controllo clinico seriato con determinazione dei parametri vitali;
- rapido inizio di terapia antibiotica (per os o ev a seconda
dei casi es. amoxicillina-acido clavulanico 1 g x 3 volte al dì/
ceftriaxone/ampicillina-sulbactam, ecc.);
- terapia sintomatica per controllo del dolore e dell’iperpiressia;
- eventuale ripetizione di esami ematochimici.
Criteri di dimissione
- stabilità del quadro clinico, eventuale miglioramento;
- adeguata compliance alla terapia.
Criteri di ricovero
- peggioramento del quadro clinico con dolore e iperpiressia
persistenti e non controllati dalla terapia;
Miscellanea 157
Esame obiettivo: parametri vitali (frequenza cardia e pres-
sione arteriosa), pallore, esplorazione rettale, segni di ittero.
ECG: eventuale presenza di segni di ischemia.
Esami ematici: emocromo, coagulazione (in pazienti in
TAO) prove di compatibilità, eventuale emogasanalisi venosa
per valutazione immediata dei valori di Hb, posizionamento di
1 o 2 vie venose in caso di instabilità emodinamica.
Consenso alla trasfusione, quando necessaria.
In caso di instabilità emodinamica: immediato trattamento
con emotrasfusione e infusione di liquidi per il ripristino di una
volemia efficace.
In caso di riconoscimento di emorragia acuta in atto: EGDS
in caso di emorragia gastrointestinale alta, trattamento chirur-
gico di ferita aperte/emorragie interne, ricoagulazione rapida
di pazienti in TAO (vitamina k + concentrati protrombinici in
base a peso e INR).
Se si sospetta anemizzazione acuta di qualsiasi natura, i pa-
zienti, una volta stabilizzati, devono essere ricoverati.
In caso di anemia cronica con valori di emoglobina >8g/dL
e pazienti paucisintomatici possibile dimissione e affidamen-
to a strutture ambulatoriali (day hospital/day service) per iter
diagnostico-terapeutico.
In caso di anemia cronica con valori di Hb <7g/dL o >7 g/
dL ma con comorbidità importanti o sintomatologia importan-
te, possibile osservazione in OBI con emotrasfusione e succes-
sivo affidamento a strutture ambulatoriali.
OBI
Criteri di inclusione
- Anemia verosimilmente cronica con valori di Hb <7 g/dL o
> a 7 g/dL ma con comorbidità cardiache, tali da necessitare
valori superiori.
- Pazienti paucisintomatici.
- Anemie croniche note trasfusione-dipendenti.
Criteri di esclusione
- Instabilità emodinamica.
- Emorragia acuta in atto.
- Febbre, neutropenia/piastrinopenia, grave compromissione
generale.
Attività in OBI
- Ottenere consenso alla trasfusione.
- Emotrasfusione.
- Controllo clinico.
- Monitoraggio parametri vitali.
- Eventuale emocromo post trasfusione.
Criteri di dimissione
Stabilità dei valori di emoglobina, buone condizioni del paziente.
Criteri di ricovero
Ulteriore calo/assenza di rialzo dei valori di hb post trasfu-
sione, reazioni trasfusionali, riscontro di emorragia in atto.
Lombalgia
In collaborazione con Dr. M. Palmonari
Definizione
Dolore localizzato al di sotto del margine costale posteriore e
al di sopra della piega glutea, con presenza o meno di limitazio-
ne funzionale, con possibile irradiazione posteriore alla coscia,
ma non oltre il ginocchio. Si nomina lombalgia acuta se la du-
rata dell’episodio non supera le 6 settimane, sub acuta quando
è compresa tra 6-12 settimane, cronica se la durata supera le 12
settimane.
Importanza del problema
La lombalgia è il disturbo osteoarticolare più frequente: qua-
si l’80% della popolazione è destinato, ad un certo punto della
vita, a presentare una lombalgia. Le osservazioni indicano una
prevalenza annuale dei sintomi nel 50% degli adulti in età lavora-
tiva, di cui il 15- 20% ricorre a cure mediche. Interessa uomini e
donne in ugual misura; insorge più spesso fra i 30 e 50 anni di età;
Miscellanea 159
comporta altissimi costi individuali e sociali, in termini di inda-
gini diagnostiche e di trattamenti, di riduzione della produttività
e di diminuita capacità allo svolgimento delle attività quotidiane.
Per le persone al di sotto dei 45 anni di età, la lombalgia è la più
comune causa di disabilità. L’individuazione del “mal di schiena”
come priorità è dovuta principalmente a considerazioni di tipo
epidemiologico, in quanto esso rappresenta il disturbo osteo-
articolare più diffuso nella popolazione, con conseguente forte
impatto economico ed organizzativo in termini di accessi alla me-
dicina generale e domanda di accertamenti di tipo specialistico.
Gestione in PS
Tutti i pazienti che presentano un dolore alla zona lombare
e/o irradiato ai glutei o alla coscia, associato a difficoltà al movi-
mento, devono essere valutati con anamnesi ed esame obiettivo
per differenziare la lombalgia semplice, dal dolore radicolare o
da una grave patologia spinale.
Di fronte a una persona con lombalgia acuta, con l’anamnesi e
l’esame obiettivo, si è frequentemente in grado di formulare il so-
spetto di cause gravi (tumore, frattura, infezione, sindrome della
cauda equina, aneurisma aortico), oppure di escludere un dolore
da causa viscerale o sistemica (massa retroperitoneale, origine re-
noureterale o uteroannessiale, origine infiammatoria nel quadro
delle entesoartriti). In assenza di questi sospetti, non vi è necessità
di esami di diagnostica strumentale o di laboratorio entro le prime
4-6 settimane, in quanto, entro tale periodo, oltre il 90% dei pa-
zienti guarirà spontaneamente, per cui è probabile che si riscontri
un miglioramento dopo qualsiasi terapia, anche se inefficace.
Sempre con l’anamnesi e l’esame obiettivo si è in grado di
determinare se si tratta di una lombalgia non specifica – di-
sfunzionale o biomeccanica – (dolore localizzato in vicinanza
del rachide con possibile irradiazione alla regione posteriore
della coscia, che non scende oltre il ginocchio, riacutizzato da
movimenti e posizioni, con presenza o meno di limitazione fun-
zionale) o di una lombosciatalgia (dolore lombare irradiato al
di sotto del ginocchio, se interessate le radici nervose L5 e S1
– oltre il 90% dei casi – con ricerca di postura antalgica e im-
portante disturbo funzionale). Si parla di lombocruralgia per
un dolore irradiato all’inguine e alla superficie anteriore della
coscia per interessamento radicolare di L3 e L4.
Miscellanea 161
si estende lentamente la gamba con ginocchio e caviglia estesi,
positiva in presenza di dolore sotto il ginocchio fra 30° e 70°)
omo- e controlaterale: la omolaterale presenta sensibilità, ma
non specificità per ernia del disco, mentre la positività del-
la manovra nell’arto controlaterale è poco sensibile, ma, se
presente, altamente specifica: se negativa esclude significato
chirurgico all’erniazione del disco nella gran parte dei casi;
• manovra di Wassermann (evocazione ed accentuazione
del dolore radicolare, se al paziente sdraiato sul letto in
posizione prona, si flette lentamente la gamba sulla coscia,
positivo in caso di irritazione di L2, L3 ed L4);
• forza della dorsiflessione del piede e dell’alluce, della fles-
sione plantare del piede e dell’estensione del ginocchio;
valutazione del trofismo muscolare: un deficit motorio si-
gnificativo e progressivo richiede una consulenza ortope-
dica e/o una consulenza neurologica;
• esame della sensibilità tattile/dolorifica;
• ricerca dei riflessi patellari e achillei.
Algoritmo decisionale
Lombalgia semplice
- Assenza di patologie gravi.
- Evitare indagini diagnostiche nel primo mese.
- Rassicurare il paziente e controllare i sintomi.
Lombalgia con problema radicolare
- Alterazione di forza a distribuzione radicolare, alterazione
sensibilità a distribuzione radicolare, positività Lasegue o
Wasserman.
- Visita ortopedica o neurologica in urgenza.
- Eventuale TAC o RMN (programmabile post dimissione).
Grave patologia spinale
- Trauma significativo in soggetto giovane.
- Trauma medio/lieve in soggetto a rischio (età avanzata, oste-
oporosi), Sd. della cauda equina, alterazione funzionalità uri-
naria, perdita di peso recente, anamnesi positiva per tumore,
crisi convulsive, droghe, anticoagulanti, sospetta pat. Tbc.
- Radiografia della colonna.
- Visita ortopedica o neurologica.
- Esami TAC o RMN (in urgenza).
162 Osservazione Breve Intensiva
Trattamento farmacologico
Lombalgia semplice acuta
Fans e analgesici (Paracetamolo-oppiacei).
Sono più efficaci del placebo nel controllare il dolore. Gli
analgesici sembrano equivalenti ai FANS nel controllare il do-
lore. Il paracetamolo, assunto regolarmente sino alla dose mas-
sima di 3-4 grammi al giorno, di solito assicura un’adeguata
analgesia per un semplice mal di schiena. Se il paracetamolo
dovesse risultare insufficiente, si può ricorrere ad un FANS. In
caso di risposta inadeguata si possono associare i due farmaci
oppure si può aumentare il dosaggio giornaliero del FANS o si
può ricorrere all’associazione tra paracetamolo e codeina.
Nel paziente in trattamento con un FANS, in linea genera-
le, non è necessario adottare alcun trattamento profilattico, con
anti-H2 o inibitori di pompa, volto a ridurre il rischio iatrogeno
di danni gastrointestinali. Questo genere di complicanze è cor-
relato alla durata del trattamento e alla dose di FANS impiegata.
Gli oppiacei vengono usualmente sconsigliati perché non si
dimostrano più efficaci del paracetamolo e dei FANS, rallenta-
no i tempi di reazione e producono una fastidiosa sonnolenza.
Nel caso si decida di utilizzarli, vanno impiegati per il periodo
più breve possibile (massimo due settimane).
OBI
Criteri di inclusione
- paziente con lombalgia/lombo sciatalgia, in assenza di deficit
neurologici periferici, con dolore invalidante, in assenza di
sospetto di gravi patologie spinali, con inadeguate condizio-
ni socio-familiari al domicilio;
- pazienti con frattura vertebrale amielica che necessita di pre-
sidi sanitari-ortopedici per la dimissione (es. busti, ecc.);
- lombosciatalgia bilaterale senza grossolani deficit neurologi-
ci (possibile stadio iniziale di sindrome della cauda equina).
Criteri di esclusione
- sospetto grave patologie spinale;
- riscontro di patologia internistica alla base del dolore;
- dolore ben controllato dalla terapia in assenza di fattori di
rischio per grave patologia spinale (dimissione da PS).
Miscellanea 163
Obiettivi
- controllo della sintomatologia algica;
- organizzazione al domicilio di adeguato supporto familiare e
di presidi ortopedici necessari;
- rapido riconoscimento di eventuali segni di gravi patologie
spinali (es. sviluppo di incontinenza, anestesia a sella, ecc.).
Attività in OBI
- esami clinici seriati, volti ad evidenziare eventuali deficit
neurologici;
- eventuale consulenza specialistica mirata ortopedica/neuro-
logica;
- terapia del dolore.
Criteri di dimissione
- discreto controllo del dolore con mobilizzazione possibile;
- adeguate condizioni socio-familiari per il rientro.
Criteri di ricovero
- inadeguato controllo del dolore;
- inadeguate condizioni socio-familiari al rientro;
- comparsa di segni neurologici di allarme.
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