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“Solidarietà”
di S. Rodotà, Laterza, 2014
Stefano Rodotà, nel suo ultimo saggio edito da Laterza si interroga sul revival del concetto di
solidarietà oggi, dopo la registrata scomparsa dal lessico contemporaneo qualche decennio fa. Quali
sono le ragioni di questo illustre ritorno? Solo un moto disperato contro le ristrettezze che l'antidoto
neo-liberista impone per uscire dalla crisi globale oppure, nonostante alti e bassi si mostra come
imprenscindibile portato della democrazia?
Il suo abbandono allora non può che porsi come usurpazione, come delitto di una tradizione di
civiltà che fin dal primo momento al fianco di libertà e uguaglianza aveva eretto il pilastro della
fraternità: una società di uomini liberi ed uguali ma solidaristicamente avvinti, nello spazio sia
pubblico che privato, ai propri simili, ai propri eguali.
Un progetto mirabilmente strutturato all'interno della nostra Carta Costituzionale con cogenza e
impegno: l'uguaglianza sostanziale fra i cittadini dell'Art. 3 secondo comma si sovrappone
immediatamente al comma di apertura di risalente matrice liberale e ne impone un orientamento
positivo nell'ottica proprio del principio di solidarietà, assunto in via diretta e attivamente dinamica
con l'Art. 2 e i suoi “doveri di solidarietà”.
Ne deriva una nozione aperta e duttile, capace di sostenere l'evoluzione della società e dei modelli
relazionali in continuo mutamento. Quel che sembrava essere l'elemento di maggior debolezza si
mostra ora inaspettata resistenza all'omogeneizzazione post-moderna.
E questa è la concreta sfida, di pensiero primariamente, che oggi l'Autore raccoglie: “può la
solidarietà sopravvivere nel tempo dell'individualizzazione crescente, della globalizzazione, della
morte del prossimo?” (pag. 84-85).
La logica proprietaria trova, oggi, di fronte alla totale omogeneità globale, una rinnovata forza in
quanto riesce a svincolarsi dai luoghi e dai territori mettendo in crisi i tradizionali strumenti
normativi che permisero l'emersione novecentesca del principio solidaristico, della sua giuridicità, e
dello Stato sociale.
“La crisi dello Stato-nazione ha reso più debole, fino a farla scomparire, quella garanzia dei diritti
che, nella modernità, proprio lì aveva trovato il suo solido fondamento. La costruzione di una
dimensione dove la persona e i suoi diritti possano incontrarsi grazie al riconoscimento di una
comune umanità è inscindibile dalla concreta esistenza nella medesima dimensione di pratiche
davvero solidali” (pag. 125).
La dilagante soluzione della post-modernità, verrebbe da dire finanziaria, dovrebbe ritrovare un
limite cogente e artificiale, che ne impedisce la logica dell'esclusione, per ridare slancio alla civiltà
democratica in un'ottica globale e cosmopolita.
Produrre solidarietà è scelta umana, scelta del fraterno, vero e proprio riconoscimento del destino di
comunanza civile, sociale ed esistenziale che lega gli esseri umani, oltre i nazionalismi escludenti,
ponendo al centro del discorso e dell'azione, sia pubblica che privata, la “persona”. Diventa allora
possibile e necessario fondare adeguatamente un nuovo concetto di “cittadinanza internazionale”
come status universalistico di umanità che garantisce e riconosce, a prescindere dal dove, i diritti
fondamentali dell'uomo in quanto tale.
L'uguaglianza ha nell'accettazione piena della diversità un elemento fondativo, e proprio nel suo
congiungersi con la solidarietà definisce la condizione dell'inclusione” (pag. 88). Sembra
sciogliersi allora, la domanda di apertura: le nuove sfide della democrazia globale non possono
prescindere dal riconoscimento della intrinseca necessità di un fondamento giuridico che dia conto
dell'imprescindibile legame che deve sussistere tra libertà, uguaglianza e solidarietà.
Ludovico Ercole