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Procedure Infermieristiche

di Base

L’importanza di saper
essere un valido collaboratore

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Corso per Tecnico Veterinario
I Anno

Sommario

Capitolo I 1
Essere un valido collaboratore 2
Approcciarsi al cane 2
Come realizzare una museruola con un laccio 2
Come sollevare un cane 3
Contenimento di un cane 5
Approcciarsi al gatto 7
Contenimento di un gatto 8
Capitolo II 10
Non solo pulizia 10
Igiene delle mani 11
Lavaggio delle mani 12
Lavaggio sociale 13
Lavaggio antisettico 14
Lavaggio preoperatorio 15
Igiene degli ambienti e dei materiali 16
Aree critiche della degenza 17
Box 17
Sala chirurgica 18
Disinfezioni di strumenti e attrezzature 18
Caratteristiche dei disinfettanti 19
Capitolo III 20
Materiali di consumo e loro uso 20
Capitolo IV 25
La somministrazione dei farmaci 25
2
I farmaci sono caratterizzati da 25
Vie di somministrazione di un farmaco 26
Siti di inoculo e procedure 28
Vie di somministrazione parenterale senza inoculazione 31
Capitolo V 33
Organizzazione della fluido terapia 33
Materiali per la fluidoterapia 33
Somministrazione di farmaci in corso di fluidoterapia 36
Assemblare una corretta fluidoterapia 36
Tipi di Fluidi 36
Capitolo VI 39
Il compito del Tecnico Veterinario nella degenza 39
Mansioni del Tecnico veterinario nella degenza 39
Accettazione del paziente 40
Aggiornamento del diario clinico 40
Gestione ordinaria del paziente ricoverato 41
Somministrazione dei farmaci 41
Cura del paziente ricoverato 41
Cartella Clinica e Diario del paziente ricoverato 44
Cartella Clinica del paziente 44
Diario clinico 45
Capitolo VII 47
“Gestione speciale” del paziente ricoverato 47
Trattamento delle piaghe da decubito 48
Cura del paziente immobilizzato 48
Svuotamento della vescica 50
Fisioterapia del paziente immobilizzato 51
Presidi per animali paraplegici 51
Metodi di fisioterapia e protocolli da conoscere e seguire 51
Capitolo VIII 53
Nursery 53

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Capitolo I
Essere un valido collaboratore
Un Tecnico Veterinario deve essere, per il Veterinario, un valido collaboratore: ruolo
del tecnico è quello di assolvere a tanti compiti per far sì che tutto funzioni e che non
ci siano incidenti durante l’attività (animali che scappano, che possono mordere, che
non si riesca ad eseguire visite, terapie, ecc.), per questo è importante iniziare a
conoscere quali sono le procedure di base indispensabili per iniziare ad avere
un’opportuna preparazione.

Approcciarsi al cane
Per prima cosa non bisogna mai approcciarsi ad un cane in modo repentino o alle spalle,
ma è necessario avvicinarsi con delicatezza, evitando movimenti bruschi e tenendo il
tono della voce basso: il comportamento di un animale, in una situazione di disagio,
può risultare rischioso per la nostra e sua incolumità.
È importante:
▪ Chiedere al proprietario qual è il carattere del cane
▪ Chiedere al veterinario se ci sono particolari attenzioni da dover avere
▪ Se necessario mettere la museruola o un laccio intorno al muso
▪ Sollevare e disporre sul tavolo da visita il cane
▪ In caso di cane di grossa taglia è possibile intervenire lasciandolo in terra
▪ Contenimento
▪ Non lasciare mai il cane incustodito sul tavolo da visita, chirurgico o radiologico

Come realizzare una museruola con un laccio


Talvolta è necessario, invece della normale museruola, dover utilizzare un laccio per
tenere chiusa la bocca del cane: quando si ha a che fare con un paziente piuttosto
“diffidente” o in caso di alcune manovre che farebbero scivolare dal muso la normale
museruola, come può accadere per trattamenti alle orecchie.

▪ Si utilizza solitamente una benda orlata di circa 1/ 1,5 m; in caso di necessità può
andar bene anche una corda o lo stesso guinzaglio, se di nylon o altro tessuto
▪ Si esegue un ampio nodo nel centro del “legaccio”
▪ Si infila attorno al muso del cane e si
stringe
▪ Si incrociano i due capi al di sotto del collo
▪ Si fa un nodo dietro alla nuca

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Come sollevare un cane
Questa manovra dipende dalla taglia del cane, dal tipo di problema che presenta e da
quante persone sono disponibili ad intervenire.
Per legge un uomo può sollevare da solo un peso di 30 Kg, una donna 20 Kg.

Una persona - cane di piccola taglia


Disporre una mano a palmo aperto sotto al torace, all’altezza delle ascelle, con l’altro
braccio passare sotto al torace e addome in modo da sostenerlo, quando verrà sollevato
da terra.

Una persona – cane di media taglia


Disporre un braccio ed una mano intorno al collo del cane, come per abbracciarlo, e
portare l’altro braccio dietro all’addome.
Sollevarlo quindi con entrambe le braccia.

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Una persona – cane di grande taglia
Disporre un braccio ed una mano avvolgendo petto e spalla del cane.
L’altro braccio sotto la coda e arti posteriori.
Sollevarlo quindi con entrambe le braccia.

Due persone – cane grande


Una persona avvolge il petto e il torace mentre l’altra contemporaneamente addome e
arti posteriori.
In simultanea i due operatori solleveranno il cane.

A volte è necessario che il paziente venga disposto su di una coperta o un supporto


rigido (tavole di legno, ripiani del baule delle autovetture): in questo caso, far scivolare
l’animale sopra il ripiano e quindi sollevarlo come fosse una barella.

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Contenimento di un cane
Per chi lavora con gli animali è di notevole importanza conoscere e saper effettuare il
loro contenimento.
Per contenimento si intende trattenere, limitare i movimenti dell’animale: bloccarlo!
Saper gestire un cane o un gatto per permettere di poter effettuare manovre, quali visite
cliniche, prelievi, indagini radiografiche e altro, è una pratica volta a fare in modo che
il paziente stia fermo, non subisca danni da un eventuale contenimento sbagliato, non
sia “pericoloso” per chi gli è vicino, e non ultimo che l’azione di chi contiene l’animale
non sia di ostacolo a chi opera su di questo.

Non tutti i cani sono collaborativi, quindi bisognerà stabilire se è necessario l’aiuto di
un’altra persona per il loro contenimento, inoltre bisogna prevedere se utilizzare o
meno una museruola o il laccio.

Con il cane bisogna essere gentili ma determinati.

Non è detto che i cani di piccola taglia siano più facili da gestire anche se senz’altro
è meno faticoso poterli portare su un tavolo o un piano.

Talora è preferibile predisporre un asciugamano sulla superficie di appoggio su cui


verrà disposto il cane, soprattutto nei casi in cui possano esserci perdite di materiali
organici (urine, sangue, feci)

Una volta portato il cane sul tavolo da visita si provvederà al suo contenimento

▪ Cane seduto:
Un braccio girerà intorno al collo e l’altro braccio contornerà il fianco dell’animale.
Questa manovra permette di evitare movimenti in avanti o indietro del cane.

▪ Cane in piedi (posizione quadrupedale)


Un braccio passa sotto al collo avvolgendo il torace, l’altro braccio avvolge il
posteriore.

▪ Cane sdraiato su di un lato (decubito laterale)


Con una mano si tiene un arto anteriore e con l’altra un arto posteriore passando sopra
al collo e l’addome rispettivamente.
A questo punto sollevare gli arti così mantenuti facendo scivolare il cane sul tavolo.
Non mollare gli arti altrimenti il cane cercherà subito di rialzarsi.
Peraltro, con entrambe le braccia sarà possibile aiutarsi facendo una adeguata
pressione sul collo e sulla groppa, mantenendolo coricato.

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Cani di grossa taglia e/o particolarmente pesanti
Con un cane imponente tocca al veterinario e al tecnico doversi adattare: effettuando
la visita medica ed eventuali trattamenti lasciandolo in terra.

Contenere un cane a terra, in piedi o seduto, si può fare mettendosi a cavalcioni su di


lui, stringendo le gambe attorno al corpo e tenendo ferma la testa afferrando con le
mani la nuca e la mandibola.

Molte volte sono gli stessi proprietari che si prestano ad eseguire questa procedura.

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Approcciarsi al gatto
I gatti sono armati e capaci di usare le loro armi, se vogliono: la bocca con denti
pungenti e mandibole serranti, le zampe con veri e propri artigli!

Sono capaci di provocare ferite anche serie sia agli estranei che ai loro proprietari.
Non sempre sono prevedibili perciò interagire con loro, in situazioni difficili, richiede
pazienza e perizia.

Prima di qualsiasi manovra chiudere bene porte e finestre per evitare una fuga.

Posto sul tavolo il trasportino con il nostro paziente è necessario aprire lo sportellino
ed attendere che il gatto decida spontaneamente di mettere fuori la testa.
In qualche caso il proprietario può essere di aiuto prendendolo o, se riluttante, si può
agevolare la fuoriuscita tirandolo delicatamente ma con decisione per la collottola o
facendolo scivolare fuori inclinando il trasportino.
Per provare a tranquillizzarlo gli si può parlare con dolcezza ed accarezzarlo sulla testa.

È importante capire quanto prima se il paziente a cui ci stiamo approcciando è uno di


quei gatti che più si sentono costretti più reagiscono violentemente: in questo caso ci
si avvicinerà al gatto con delicatezza per poi aumentare la fermezza della nostra presa
senza tentennamenti e senza forzare eccessivamente.

Per molte procedure è necessario che il gatto sia tenuto quanto più fermo possibile e
che sia stato reso innocuo.

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Contenimento di un gatto
Il classico metodo di tenere il gatto per la collottola non è molto indicato per il suo
contenimento in corso di procedure mediche: senz’altro la testa è tenuta ferma ma le
zampe, sia le anteriori che le posteriori sono libere di muoversi, scattare e “fare danni”.
Anche per il gatto bisogna conoscere quale è la tecnica più corretta a seconda
dell’intervento al quale deve essere sottoposto e, anche, del suo carattere!

▪ Gatto in decubito sternale


Per “schiacciare” il gatto sul tavolo da visita, facendolo stare a pancia in giù con il
dorso in alto, va messa una mano ai lati del collo trattenendolo con l’indice e il medio,
mentre il pollice e l'anulare della stessa mano si portano a livello degli olecrani.
L’altra mano e parte dell’avambraccio poggiano sul dorso dell'animale, in posizione
posteriore.

▪ Gatto in decubito laterale e in decubito dorsale


Talvolta è necessario l’intervento di due operatori, anche se, per gatti tranquilli, può
esserne sufficiente uno solo.
In caso di due tecnici: uno tiene con una mano la testa e con l'altra prende gli arti
anteriori, l’altro afferra quelli posteriori; si solleva leggermente il gatto in modo da
togliere la base di appoggio e lo si corica sul fianco o sul dorso.
Il collo e gli arti vanno tenuti in maniera decisa ma non violenta, facendo presa al di
sopra degli olecrani e dei garretti, interponendo tra questi un dito di ciascuna mano.
Al momento di dover lasciare libero il gatto è importante lasciare la presa
simultaneamente per evitare reazioni di difesa.
Per qualsiasi contenimento si adotti ci si può avvalere anche dell’utilizzo di una
copertina o asciugamano, utili a coprire il gatto, sia per farlo stare più tranquillo sia
per evitare che possa creare problemi a chi stia effettuando delle manovre.

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Una valida alternativa è la cosiddetta “borsa di contenimento”: una specie di corpetto
in cui porre il gatto e, a seconda dell’operazione necessaria, è possibile avvalersi di
aperture predisposte per poter intervenire.

Gabbia di contenimento o contenzione


Per gatti particolarmente aggressivi, per i quali sia necessaria la sedazione, vengono
utilizzate le gabbie di contenimento.
Queste permettono, con un sistema di doppia parete a scorrimento, di bloccare il gatto
e di poter effettuare la somministrazione intramuscolare del farmaco attraverso le
maglie della gabbia stessa.

A volte si può evitare l’impiego di gabbie, come quando un gatto deve essere
trasportato da un posto ad un altro per un breve tratto (dalla gabbia di degenza al tavolo
per una visita o altra procedura), in quel caso lo si trattiene con una mano per la
collottola e con l’altra mano lo si afferrare per le zampe posteriori facendo appoggiare
il corpo dell’animale sul braccio stesso dell’operatore.

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Capitolo II
Non solo pulizia
In campo medico e, soprattutto, chirurgico, è di vitale importanza per il paziente e non
meno per gli operatori, sia veterinari che tecnici, il rispetto delle norme igieniche.
Sono molti gli agenti infettivi responsabili direttamente di manifestazioni patologiche
o indirettamente, come complicanza di situazioni cliniche preesistenti, nonché
responsabili di contagio tra soggetti diversi e persino tra specie diverse.

Si definisce biosicurezza “l’insieme delle misure, delle politiche e delle procedure utili
a ridurre al minimo i rischi potenziali per l’ambiente e la salute umana e animale legati
a patogeni”.
La definizione che ne dà l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS-WHO) è la
seguente: “l’implementazione di misure atte a ridurre il rischio di introduzione
(bioesclusione) e diffusione degli agenti patogeni (biocontenimento); richiede
l’adozione di approcci e comportamenti da parte di tutti per ridurre i rischi legati a tutte
le attività che coinvolgono animali domestici, selvatici ed esotici e loro prodotti”.

È bene conoscere le definizioni e le procedure per ottenere gli ambienti in cui si lavora
e in cui soggiornano gli animali i più sicuri possibili dal punto di vista sanitario.

Parliamo di

▪ Sterilizzazione
Processo in grado di distruggere tutte le forme di vita batterica, patogene e non,
presenti su un qualsiasi materiale o substrato (solido, liquido, aeriforme)
La sterilizzazione è considerata un intervento di prima scelta in presenza di agenti
microbici o nelle situazioni in cui ci sia un elevato rischio di infezione.
La procedura più in uso prevede l’impiego di mezzi fisici, quali il calore o raggi
gamma; esistono comunque anche prodotti chimici adatti a questo impiego.
La più semplice procedura prevede l’utilizzo dell’autoclave: dispositivo utilizzato per
la sterilizzazione di strumenti, quali ferri chirurgici, mediante vapore saturo a 121°
sotto pressione, per una durata che varia dai 15 ai 30 minuti a seconda della dimensione
del carico e del suo contenuto.
▪ Disinfezione
È un procedimento che consente di ridurre numericamente la carica dei batteri
patogeni così da non essere un rischio per la salute.
La disinfezione si effettua su superfici o oggetti inanimati.
Può essere attuata con mezzi fisici (calore) o chimici (amuchina).
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▪ Asepsi
Modalità di comportamento finalizzata ad impedire la contaminazione da parte di
microrganismi di quei substrati precedentemente sterilizzati
Si attua in ambito chirurgico per garantire la sterilità del campo operatorio:
mantenendolo asciutto in quanto l'umidità favorisce la crescita batterica.
Gli strumenti chirurgici presenti nel campo sterile devono essere mantenuti puliti dal
sangue e altri liquidi biologici. All'interno del campo sterile devono essere usati solo
oggetti sterili.

▪ Antisepsi
Metodica finalizzata alla eliminazione e/o alla riduzione di microrganismi presenti a
carico di cute, mucose delle cavità naturali comunicanti con l’esterno, intestino ed
eventualmente vie respiratorie, biliari e urinarie.
Grazie all’impiego di antisettici per uso esterno, quali alcol, tintura di iodio, acido
borico, antisettici per uso interno (iodo-cloro-ossichinolina per la cavità intestinale)

Quindi, se con il termine “disinfettanti” si intendono quegli agenti chimici usati per il
trattamento di oggetti e superfici, si dovrebbe usare il termine “antisettico” riferendosi
a sostanze destinate all’impiego su tessuti vivi.
Le sostanze impiegate in antisepsi sono utilizzabili anche in disinfezione, ma non
viceversa, perché i prodotti per le superfici possono essere dannose e lesive per i tessuti
animali
Nella pratica, anche se ciò non è molto corretto, si usa indistintamente il termine
disinfettante, l’importante è comunque conoscere per ogni prodotto l’uso a cui è
destinato.

Igiene delle mani


Le mani del personale sanitario sono il veicolo maggiormente implicato nel passaggio
di agenti infettivi da un soggetto ad un altro, da un ambiente ad una altro.
È da ricordare che suscettibili di contagio sono anche gli stessi operatori se non attenti
all’igiene delle mani e soprattutto all’evitare di toccarsi su mucose e cute (le mucose,
comprese la congiuntiva, sono una porta di ingresso agevole sia per agenti infettivi che
per sostanze)

Sulla pelle delle mani si distinguono due tipi di microbi, le cosiddette flora microbica
residente e la flora microbica transitoria

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▪ Flora microbica residente:
rappresenta la normale popolazione batterica (microbiota) di un soggetto e raramente
è responsabile di infezioni.
Risiede negli strati più profondi della cute, quindi non viene facilmente rimossa con il
semplice lavaggio delle mani.

▪ Flora microbica transitoria:


colonizza la superficie cutanea delle mani dopo il contatto con animali infetti o
superfici contaminate.
In caso di contatto con soggetti suscettibili, perché debilitati o feriti o sottoposti ad
intervento chirurgico o diagnostico invasivo può provocare facilmente infezioni.
Questi tipi di batteri, però, vivono meno di 24 ore sulla cute e possono essere rimossi
con il lavaggio delle mani.

Quindi il lavaggio delle mani rappresenta il mezzo più importante ed efficace per
prevenire la trasmissione delle infezioni in ambiente sanitario e non solo.
Serve ad allontanare fisicamente lo sporco, con l’aiuto dell’acqua e di detergenti, e la
maggior parte della flora transitoria della cute.
Anche prima di indossare i guanti è sempre necessaria l’igiene delle mani.

Lavaggio delle mani


Per lavare le mani è bene usare acqua corrente tiepida, più adatta di quella calda perché
non altera il film idrolipidico della pelle, evitando che si possano formare screpolature,
in considerazione dei frequenti lavaggi a cui sono sottoposte le mani degli operatori
sanitari!
È preferibile usare saponi liquidi, ancora meglio in dispenser, rispetto a quelli in pezzi:
nel caso venissero utilizzati debbono essere sciacquati dopo l’utilizzo e sospesi su una
griglia che permetta il drenaggio dell’acqua, al fine di evitare la proliferazione di
microrganismi.

Dopo aver deterso le mani è bene asciugarle accuratamente (importante che non
rimangano umide, ciò favorirebbe lo sviluppo di batteri) con carta monouso
tamponando delicatamente, lo sfregamento eccessivo potrebbe provocare piccole
abrasioni della cute.

Si può procedere al lavaggio delle mani con tre modalità:


Lavaggio sociale (dai 40 ai 60 sec)
Lavaggio antisettico (90 sec circa)
Lavaggio preoperatorio (5 min circa)

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Lavaggio sociale

Va effettuato:
- all’inizio e alla fine di ogni turno
- prima di effettuare procedure non invasive come misura della temperatura
- prima di somministrare farmaci o cibo
- dopo qualsiasi contatto con un animale
- prima di indossare i guanti e dopo averli tolti
- dopo essere venuti a contatto con liquidi biologici
- dopo aver tossito, starnutito, soffiato il naso
- dopo l’uso dei servizi igienici
- prima e dopo aver mangiato
- prima e dopo aver fumato

Lo scopo del lavaggio sociale è:


▪ rimuovere meccanicamente lo sporco
▪ eliminare fino al 90% della flora microbica transitoria
▪ prevenire il passaggio di microrganismi dall’ambiente al paziente e da un animale
all’altro, oltre ad evitare la contaminazione degli stessi operatori

Materiale occorrente:
▪ acqua corrente tiepida
▪ detergente liquido (sapone) erogato da dispenser con valvola unidirezionale
▪ carta assorbente

Procedura:
▪ arrotolare le maniche fino al gomito
▪ togliere anelli, bracciali e orologio
▪ inumidire mani e polsi con acqua tiepida (37°-38°C)
▪ applicare una dose di detergente
▪ frizionare vigorosamente le superfici insaponate per almeno 15’’
▪ risciacquare accuratamente sotto acqua corrente
▪ asciugare accuratamente, tamponando con salvietta monouso di carta, dalla punta
delle dita all’avambraccio
▪ utilizzare la salvietta stessa per la chiusura del rubinetto, se non è a gomito o a pedale

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Lavaggio antisettico
Va effettuato:
- nelle procedure ad alto rischio di infezione per il paziente
- prima di una procedura invasiva (cateterismo vescicale, intubazione)
- dopo il contatto con soluzioni di continuo o materiale biologico
- ogni volta che si passa da un animale ad una altro, nel ricovero e in visita
- sullo stesso paziente tra una procedura e l’altra (medicazioni, iniezioni)
- dopo essere venuti a contatto con animali infetti o sospetti tali

Lo scopo del lavaggio antisettico è:


▪ rimuovere lo sporco
▪ eliminare la flora microbica transitoria e ridurre la flora residente

Materiale occorrente:
▪ acqua corrente tiepida
▪ detergente antisettico liquido con dosatore o monodose, a base di clorexidina o
iodiopovidone
▪ salviette di carta monouso

Procedura:
▪ arrotolare le maniche fino al gomito
▪ togliere anelli, bracciali e orologio
▪ inumidire mani e polsi con acqua tiepida (37°-38°C)
▪ applicare la corretta quantità di prodotto antisettico avendo cura di distribuirlo in
maniera omogenea
▪ aggiungere acqua e lavare accuratamente facendo particolare attenzione agli spazi
periungueali, sottoungueali e interdigitali per almeno 1 minuto
▪ risciacquare accuratamente con acqua corrente
▪ asciugare accuratamente tamponando con carta assorbente dalla punta delle dita
all’avambraccio
▪ utilizzare la salvietta stessa per la chiusura del rubinetto, se non è a gomito o a pedale
La sequenza del lavaggio antisettico delle mani è identica a quella del lavaggio sociale.
Le differenze stanno nel tipo di detergente utilizzato (prodotto antisettico) e nel tempo
impiegato per effettuare un corretto lavaggio.

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Lavaggio preoperatorio
Va effettuato:
- prima di interventi chirurgici
- prima di eseguire procedure invasive

Lo scopo del lavaggio preoperatorio è:


▪ ridurre al massimo la presenza della flora microbica transitoria
▪ ottenere l’abbattimento della flora residente, inibendone a lungo lo sviluppo

Materiale occorrente:
▪ acqua corrente tiepida
▪ detergente antisettico-disinfettante liquido con dosatore o monodose
(a base di clorexidina o iodiopovidone)
▪ salviette o teli monouso sterili

Procedura:
▪ arrotolare le maniche fino al gomito
▪ togliere anelli, bracciali e orologio
▪ inumidire mani e i polsi con acqua tiepida (37°-38°C)
▪ applicare la corretta quantità di prodotto antisettico avendo cura di distribuirlo in
maniera omogenea
▪ massaggiare accuratamente per almeno 1/2 minuti, soffermandosi sulle varie pieghe
della cute
▪ prolungare il lavaggio fino ai gomiti
▪ sciacquare
▪ asciugare accuratamente partendo dalla punta delle dita fino ai gomiti, utilizzando un
telino sterile
▪ chiudere il rubinetto con il gomito o pedale

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Igiene degli ambienti e dei materiali
Una struttura veterinaria è a tutti gli effetti sovrapponibile ad un ambulatorio o ad un
ospedale per gli esseri umani

Le pulizie e la sanificazione degli ambienti hanno notevole importanza per evitare il


diffondersi di infezioni, per l’eliminazione dei cattivi odori e per garantire il confort
agli operatori.
Inoltre, si assicura che gli animali, anche solo in transito, non possano contagiarsi ed
agitarsi in presenza di odori estranei e che i loro accompagnatori si trovino in un
ambiente pulito, non maleodorante e sicuro dal punto di vista sanitario.

Gli ambienti di cui è composta una Clinica Veterinaria differiscono tra loro in base alla
destinazione d’utilizzo e di conseguenza sono suddivisi in base al rischio biologico

Si riconoscono perciò:
▪ zone a basso rischio
aree comuni, quindi sala d’attesa e corridoi
uffici e sale amministrative
▪ zone a medio rischio
aree di degenza
aree di intervento diagnostico-terapeutico, quali sale visite, laboratorio
▪ zone ad alto rischio
sala operatoria
area trattamento intensivo o invasivo
degenza infettivi

In ogni caso la pulizia e la disinfezione devono essere espletate regolarmente in tutte


le aree e in tutti i locali, non solo in quelli più a rischio.
Tutte le superfici devono essere deterse prima della disinfezione poiché il materiale
organico rende inefficace la maggior parte dei disinfettanti.
La polvere va rimossa come primo passo, utilizzando panni umidi che rispetto a quelli
asciutti evitano la dispersione delle particelle nell’ambiente.
La pulizia si inizia dai punti meno sporchi per arrivare a detergere profondamente
quelli più sporchi.
Nelle zone ad alto rischio si provvede all’impiego di vapore o disinfettanti ad alta
concentrazione.

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Aree critiche della degenza
Si considerano zone critiche i box per la degenza degli animali, riservando maggiore
attenzione a quelli presenti nelle aree degli infettivi, e la sala chirurgica.
Box
I box per il ricovero degli animali sono senza dubbio una parte molto delicata dal punto
di vista sanitario: in questi vengono ricoverati pazienti in non buone condizioni di
salute e perciò necessitano di sostare in un ambiente sano ed igienizzato.
Box con lo stesso animale degente
È necessario eseguire una detersione della gabbia in modo da rimuovere lo sporco e
garantire la corretta igiene.
La pulizia deve essere sempre effettuata giornalmente e va ripetuta a ogni cambio di
lettiera o traversina ed ogni volta che la gabbia risulti sporca.
Se visibilmente sporca, anche la porta a grate deve essere pulita.
I materiali che compongono l’allestimento della gabbia (ciotole, griglie, lettiere)
debbono essere puliti con una soluzione detergente (sapone per piatti) sciacquati e
reinseriti.
Box vuoto a seguito di dimissioni/spostamento/decesso
Ogni volta che un animale lascia la gabbia di degenza questa deve essere detersa e
disinfettata a fondo prima dell’introduzione di un altro paziente.
Deve essere seguito alla lettera il protocollo di disinfezione partendo dalla parte
superiore della gabbia, per poi scendere verso le superfici laterali e infine il fondo, non
tralasciando assolutamente la griglia e il canaletto o foro di scolo.
La porta a grate deve essere pulita e disinfettata sempre secondo il protocollo, compresi
i sistemi di chiusura.
Tutti gli accessori all’interno del box debbono essere lavati e disinfettati.
Le gabbie vuote non pulite e non disinfettate devono essere segnalate con scritte o
cartellini di un colore scelto dalla struttura
In caso di ricovero di animali con infezioni trasmissibili all’uomo, o sospette tali, è
necessario provvedere ad indossare presidi che garantiscano la sicurezza del personale
addetto alla pulizia
Una gabbia di cui non è certa la sanificazione deve essere considerata sporca.
È vietato alloggiare un nuovo animale in una gabbia non opportunatamente detersa e
disinfettata.

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Sala chirurgica
Le sale chirurgiche solitamente vengono distinte in sala chirurgica ordinaria, per
interventi su tessuti molli (chirurgia addominale e toracica o su organi esterni, occhi,
orecchie, cute) e sala chirurgica particolare, per interventi ortopedici.
In sala chirurgica si accede sempre indossando o calzature apposite o calzari sopra agli
zoccoli.
Dopo ogni intervento chirurgico, in caso di successivi interventi, nella stessa giornata,
è necessario togliere tutti i presidi, gli strumenti e i ferri usati.
È necessaria la rimozione di eventuali residui di sangue o liquidi da pavimenti, pareti
e da apparecchiature.
Dopo l’ultimo intervento, la sala chirurgica deve essere igienizzata interamente

Disinfezioni di strumenti e attrezzature


Tutti gli strumenti e le attrezzature utilizzate sia in chirurgia (ferri, tracheo-tubi) che
per la diagnostica (endoscopi, apribocca) debbono essere lavati e disinfettati tra un uso
e l’altro.
Lo stesso vale per tutti quegli strumenti utilizzati nel normale iter ambulatoriale come
termometro, conetto dell’otoscopio e le varie pinze o forbici.
Maggiore cura va prestata se sono stati impiegati su animali affetti da malattie infettive
o sospetti tali.

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Caratteristiche dei disinfettanti
I disinfettanti sono efficaci se impiegati su superfici precedentemente pulite: è
necessario, perciò, prima di utilizzare un prodotto provvedere ad un lavaggio accurato
per rimuovere materiale grasso e detriti.
Questo perché non solo la presenza di sporco non permette al disinfettante di agire sui
microorganismi ma perché molti di questi tendono a creare incrostazioni che possono
diventare ricettacolo di germi.
Ogni disinfettante ha uno spettro di azione diverso da quello di un altro: ciò è dovuto
sia alle caratteristiche del prodotto in sé sia alle capacità di resistenza di molti batteri o
virus per un determinato principio attivo.
È possibile conoscere la capacità di azione consultando la scheda tecnica presente nella
confezione, questa indica anche il modo corretto per l’impiego.
I contenitori dei disinfettanti sono etichettati dalla casa produttrice e l’etichetta non va
mai rimossa, né si deve utilizzare il contenitore per materiale diverso da quello
riportato.
Tutti i disinfettanti, se usati in modo improprio rispetto alle indicazioni d’uso, possono
determinare effetti indesiderati: tossicità negli animali e/o nell’uomo e danni ai
materiali.
Inoltre, va evitato che questi vengano a contatto diretto con le mani, bocca, mucose o
con qualsiasi materiale impiegato per le pratiche mediche (cotone, garze)
In caso di travaso, usare flaconi di piccole dimensioni (non oltre i 500 ml).
Richiudere il flacone immediatamente dopo l’uso e conservarlo tappato.
In caso di una fuoriuscita di una certa quantità di soluzione lungo il flacone è necessario
asciugare immediatamente
I disinfettanti in soluzione acquosa, preparati estemporaneamente, possono alterarsi,
perciò debbono essere utilizzati entro 7-10 giorni dall’apertura del flacone.

La conservazione dei disinfettanti deve avvenire lontano da fonti di calore e dalla luce.

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Capitolo III
Materiali di consumo e loro uso
Compito del Tecnico Veterinario è anche quello di provvedere affinché non ci sia mai
mancanza di “materiali di consumo”
Per materiali di consumo si intendono tutti quei presidi non farmaceutici necessari
allo svolgimento dell’attività presso una struttura veterinaria, il cui utilizzo comporta
una riduzione delle scorte.
Solitamente in una Clinica come in un Ambulatorio sono presenti sia un magazzino,
dove viene collocata la scorta dei materiali, sia dei mobiletti o cassetti, all’interno delle
varie stanze, dove è predisposto quanto necessario per l’uso giornaliero.

I materiali di consumo che debbono necessariamente essere sempre presenti e pronti


all’uso sono:

▪ Siringhe
Ogni siringa è costituita da tre elementi:
il cilindro, cavo, trasparente e graduato (tacche di misura)
lo stantuffo (pistone) inserito all’interno del cilindro a tenuta
il raccordo (punta o conetto) su cui viene innestato l’ago
Il cilindro determina la capacità di una siringa, espressa in millilitri (cc)
In campo veterinario si impiegano siringhe che vanno da 1 ml fino a 60 ml
Particolari sono le siringhe da insulina che, per uso umano sono disponibile nei formati
da 50 e 100 UI, per l’impiego veterinario sono da 40 UI, ed hanno l’ago già innestato.
L'Unità Internazionale è un'unità di misura della quantità di una sostanza, basata sul
suo effetto ovvero sulla sua attività biologica.
Lo stantuffo, a forma cilindrica è contenuto nel cilindro della siringa, in modo da
aderire alle pareti interne della stessa pur riuscendo, con una leggera pressione
dell’operatore, a scorrervi agevolmente: l’adesione a tenuta e la scorrevolezza costante
e controllata sono garantiti da un anello di gomma.
Lo stantuffo è in un tale rapporto con il cilindro della siringa da fare in modo che,
spinto fino in fondo, non lasci parti di farmaco non utilizzabili.
Il raccordo può essere di due tipi: ad incastro, che permette l’innesto dell’ago sulla
siringa con una leggera pressione, e ad avvitamento, dove l’ago per rotazione viene
“incastrato” sul conetto, rimanendo bloccato.
Ogni siringa è contenuta all’interno di una confezione di plastica e/o carta necessaria a
preservarne la sterilità, la cui durata è garantita per 5 anni.

22
▪ Aghi
Distinti in aghi da siringa, a farfalla (butterfly) e aghi- cannula (cateteri endovenosi).
Poi ci sono aghi ad uso specialistico, come quelli da biopsia
Quale che sia la categoria di appartenenza, gli aghi si differenziano per lunghezza e
calibro.
L’unità di misura del calibro interno di un ago è il Gauge (G), il cui valore è
inversamente proporzionale al diametro interno dell’ago.
Solitamente si impiegano aghi da 14G a 26G, con un colore diverso associato a
ciascuna misura, dove al valore di Gauge più alto corrisponde un diametro più piccolo.
La lunghezza degli aghi, espressa in pollici (inch), viene riportata sulle
confezioni, convertita in millimetri (mm), così come Gauge.
Tutti gli aghi hanno la caratteristica di essere taglienti, perché presentano una punta
affilata tagliata a becco di clarino (bietta), di essere sterili, monouso ed apirogeni.
Gli aghi da siringa possono già essere raccordati alla siringa o liberi, in tal caso
saranno innestati alla siringa al momento dell’uso, scegliendo l’ago più adatto per la
procedura da dover effettuare.
Gli aghi a farfalla o butterfly sono aghi di ridotta lunghezza, caratterizzati dall’avere
un tubicino in plastica come prolungamento, della lunghezza di 30 cm e dalla capacità
di contenere 0,46 ml di liquido, alla cui estremità è presente il raccordo per poter essere
innestato alla siringa.
Presentano delle alette per essere facilmente utilizzati e vengono impiegati per prelievi
di sangue o altri liquidi corporei e per infusioni di piccole quantità di soluzioni o
farmaci.
Gli aghi-cannula vengono impiegati per le somministrazioni endovenose di fluidi
(fleboclisi) o di farmaci.
Un ago cannula è formato da un tubicino, che è la vera cannula, in plastica morbida e
atraumatica: è questa che viene inserita nella vena e al cui interno è presente un ago
non cavo (mandrino) la cui funzione è quella di perforare la cute, di entrare nella vena
e di essere una guida alla cannula dandole una certa rigidità.
Una volta penetrato in vena, dall’ago cannula viene retratto il mandrino in modo tale
da lasciare posizionata solo la cannula
Per assicurare la stabilità, si fissa la cannula con del cerotto.
Gli aghi cannula possono o meno avere delle alette e degli innesti sul corpo per
permettere la somministrazione di farmaci mentre il paziente è in flebo.

23
24
▪ Cerotti
Si utilizzano cerotti in bobina, possono essere di diverse dimensioni in altezza e si
misurano in cm
I cerotti possono essere di tela o carta, di colore bianco o avana e sono tutti adesivi
avendo una parte coperta da una specifica colla.

▪ Garze
Sono le cosiddette compresse di cotone, a trama intrecciata più o meno fitta, di forma
solitamente quadrata, di diverse dimensioni, ad uno o più strati, con bordo orlato o
meno, sterili o non sterili.
Alcune garze (laparotomiche) presentano una rifinitura di filo blu, evidenziabile
all’esame radiologico.
In commercio ci sono anche le “garze grasse”: garze che sono state immerse in
medicamenti oleosi con funzione cicatrizzante, contenute in bustine sigillate e sterili.

▪ Bende
Sono strisce di cotone a trama intrecciata, organizzate in bobine.
Sono di varie dimensioni sia in altezza che lunghezza, sono idrofile.

▪ Bende elastiche adesive


Conosciute come Vetrap.
Sono delle bende impiegate solitamente per il completamento di fasciature e per la
protezione del deflussore in corso di terapia endovenosa.
Sono di varie dimensioni, come altezza, e di diversi colori.

▪ Cotone idrofilo
È la classica “ovatta”
Si trova in commercio sottoforma di batuffoli o in grosse bobine.

▪ Cotone di Germania
È una benda, in rotoli di varia grandezza, costituita da poliestere ed altri materiali
sintetici lavorati come i filamenti di cotone.
Viene utilizzato per proteggere aree lese, soprattutto a carico degli arti, o per essere
disposto sotto bende adesive per evitare irritazioni della cute o sotto stecche di
contenzione in caso di fratture.

▪ Cateteri vescicali
Sono i cateteri impiegati per essere introdotti in vescica attraverso l’uretra.
Vengono impiegati in animali con difficoltà ad urinare (presenza di calcoli) o per
campionare le urine in maniera “pulita” allo scopo di eseguire delle analisi specifiche
Si distinguono in cateteri flessibili o rigidi, per cani o per gatti.

25
▪ Guanti medicali
Si tratta di guanti monouso, solitamente non sterili, differenti da quelli chirurgici,
perciò, detti anche da esplorazione.
Sono dispositivi fondamentali per la protezione sia degli operatori che dei pazienti da
agenti biologici, fattori fisici e sostanze chimiche.
L’utilizzo dei guanti è previsto quando si viene a contatto con materiale biologico, con
pazienti a rischi di infezione, con aree cutanee lese così come con superfici contaminate
Per ogni operazione che si effettua, dalla medicazione di una ferita come dal semplice
manipolare un animale, i guanti vanno sostituiti, per evitare che essi stessi siano veicolo
di contaminazione e di infezione per lo stesso operatore e per gli altri animali.
Il materiale di cui sono costituiti è di diverso tipo: possono essere in lattice, in vinile,
in PVC

▪ Guanti chirurgici
Sono guanti ad uso quasi esclusivamente chirurgico.
Sono sterili, morbidi ma resistenti, anallergici, inoltre sono prodotti con materiale
certamente non tossico né lesivo per i tessuti.
Sono contenuti in bustine sigillate ed impermeabili.

▪ Deflussori
Il deflussore è un dispositivo impiegato nella fluidoterapia
È costituito da un tubicino flessibile con, ad un’estremità, una punta in materiale di
plastica rigida necessaria a perforare l’apposito tappo del contenitore del fluido e una
camera contagocce e, all’altra estremità è presente un raccordo necessario per inserire
il deflussore all’ago-cannula.
Inserito lungo il deflussore è un regolatore del flusso di fluidi, dotato di una rotellina
per regolare la discesa delle gocce del fluido da iniettare.
I deflussori si distinguono in deflussori con macro o micro-gocciolatore relativamente
alla quantità di soluzione in gocce che liberano in 1 ml
Un normale deflussore (con macro gocciolatore) impiegato con soluzione standard
fornisce 20 gocce/ml, il suo fattore goccia è perciò 20
Si riconoscono anche deflussori per trasfusioni di sangue, caratterizzati dall’avere un
filtro nella camera contagocce, per arrestare eventuali coaguli.

26
▪ Antisettici/Disinfettanti
I prodotti ad azione disinfettante/antisettica presenti in un ambiente medico sono
molteplici: si riconoscono quelli attivi su cute, distinguendo cute lesa o integra
(antisettici), quelli adatti per i presidi medici e chirurgici e quelli idonei per la
disinfezione delle superfici (disinfettanti).
I più rappresentati sono l’acqua ossigenata, la clorexidina, il betadine, l’alcool.
E ancora, sali quaternari, ipoclorito di sodio, ammoniaca

▪ Detergenti
Sono i prodotti utilizzati per la rimozione dello sporco e la riduzione della carica
batterica.
Si distinguono, in base al loro uso, in detergenti per la cute oppure per superfici (tavoli,
pavimenti) o ancora per la sola pulizia di strumenti chirurgici o di utilizzo comune
(tosatrici).
Per la cute si utilizzano detergenti delicati e shampoo medicati, mentre per le superfici
vengono utilizzati detergenti a base di tensioattivi.

27
Capitolo IV
La somministrazione dei farmaci
Il farmaco è un prodotto chimico riconosciuto per svolgere una funzione in campo
medico

I farmaci sono caratterizzati da


▪ Principio Attivo
È la sostanza o l’insieme di sostanze che caratterizzano l’azione di quel determinato
farmaco.
I principi attivi possono essere sintetici, semisintetici o naturali e costituiscono la parte
farmacologicamente attiva dei medicamenti.
▪ Eccipiente
Un eccipiente è una sostanza aggiuntiva necessaria per caratterizzare un farmaco nella
sua forma farmaceutica, nel sapore e nell’odore e, non ultimo, nella modalità di
assorbimento o rilascio del principio attivo.
È una definizione che include qualsiasi materiale si trovi nel farmaco finito che non sia
il principio attivo.
▪ Forma farmaceutica
È il modo in cui si presenta un farmaco: forma liquida (a base alcolica, oleosa, in
soluzione acquosa), solida (compresse), polverosa, granulare sia in capsule che in
bustine o flaconcini.
▪ Via di somministrazione
Indica come un farmaco deve essere dato al paziente.
Se per via orale, intramuscolare o endovenosa o altro
▪ Durata dell’effetto (spesso per i farmaci si parla di emivita)
Importante da conoscere per sapere quante volte al giorno va somministrato un
determinato farmaco, affinché la sua concentrazione plasmatica sia costante.
A tal fine, nell’impostare una terapia, vengono utilizzate le seguenti sigle:
SID: 1 volta al giorno (dal latino Semel In Die)
BID: 2 volte al giorno (dal latino Bis In Die)
TID: 3 volte al giorno (dal latino Ter In Die)
QID: 4 volte al giorno (dal latino Quater In Die)

28
Vie di somministrazione di un farmaco
Orale
Parenterale (intramuscolare, sottocutanea, intradermica, endovenosa)
Transcutanea
Polmonare

▪ Via orale
È la somministrazione per bocca (PO, per OS)
La somministrazione per Os prevede l'assorbimento del farmaco a livello della cavità
orale (mucose della bocca e lingua) e/o del tratto gastrointestinale.
I farmaci ad uso orale possono essere dati direttamente in bocca e, se non è prevista la
somministrazione a stomaco vuoto, si possono aggiungere al cibo.
La forma farmaceutica può essere in compresse, capsule, gocce, sciroppo, pasta e in
formato granulare.
Alcuni sono già pronti all’uso, per altri è necessario discioglierli in acqua, come accade
per le forme farmaceutiche granulari.
La somministrazione per bocca può essere facile se, aggiunto al cibo, il farmaco non
ne altera né il sapore né l’odore.
In caso di animali “difficili” toccherà al proprietario provvedere “forzatamente” alla
terapia: compito del Tecnico è quello di istruire come agire nel modo più corretto e
meno traumatizzante possibile.

Procedura
Scegliete una postazione comoda
Con una mano tenere la compressa tra l’indice e il pollice
Con l’altra mano tenere con fermezza il muso e comprimere le guance contro i
premolari superiori
Far sollevare la testa verso l’alto in modo che la mandibola automaticamente penderà
verso il basso lasciando intravedere le fauci
Con la mano che tiene la compressa forzare ulteriormente l’apertura della bocca e
posizionare la compressa il più in fondo possibile, alla base della lingua
Chiudere immediatamente la bocca riposizionando l’asse della testa nella normale
posizione
Massaggiare la gola per stimolare la deglutizione
Controllare che la compressa sia stata ingerita

29
▪ Via Parenterale
È la somministrazione di farmaci che non vengono assunti per bocca.
La somministrazione parenterale si impiega in caso di farmaci con principi attivi che
se ingeriti perderebbero efficacia o che risultassero essere dannosi per le mucose
dell’apparato digerente o per altri tessuti; per assicurare una distribuzione in aree
dell’organismo diversamente non raggiungibili; per ottenere una azione in un distretto
senza coinvolgere l’intero organismo; in caso di emergenza per un rapido effetto.

Le vie di somministrazione parenterale con inoculazione più comuni sono


Sottocute (S.C.)
Muscolo (I.M.)
Vene (E.V)

Altre vie impiegate, per situazioni particolari e spesso di esclusiva competenza medica
sono:
Intraossea. Lo spazio interno all'osso è costituito da tessuto spugnoso vascolarizzato,
in grado di assorbire con una certa facilità le sostanze immesse e di permetterne la
distribuzione nel circolo sistemico
Intradermica. Proprio nello spessore del derma
Intra-articolare. All'interno delle cavità di un’articolazione
Epidurale.
Intratecale.

La somministrazione per via parenterale con inoculazione richiede competenza ed


accuratezza: alcuni farmaci possono essere lesivi per i tessuti ed è perciò importante
sapere come procedere per evitare al massimo la possibilità che si abbiano piccole
emorragie, infiammazione e necrosi dei tessuti, fenomeni settici.
Inoltre, durante la somministrazione, soprattutto endovenosa, è molto importante
rispettare i tempi di inoculo.

30
Siti di inoculo e procedure
▪ Via sottocutanea (S.C.)
La sede maggiormente impiegata è il sottocute tra le scapole, anche se qualche volta si
prediligono altre aree cutanee

Procedura
Talvolta è richiesta la disinfezione della parte
Sollevare una plica cutanea
Introdurre l'ago alla base della plica cutanea
Eseguire una piccola aspirazione per accertarsi che non sia stato coinvolto un vaso
Inoculare il farmaco
Estrarre l'ago
Rilasciare la cute
Controllare che il farmaco non sia fuoriuscito
Massaggiare delicatamente per pochi secondi
Sapere anche che la somministrazione S.C. è una via a lento assorbimento, non
prevedibile come tempistica e come quantità del farmaco che viene immesso in circolo,
perché legato anche alle condizioni del paziente (stato di idratazione, temperatura
corporea). La dose standard da rispettare in questo tipo di somministrazione è di 10 -
20 ml per sede di inoculo. Sono possibili reazioni locali al sito di inoculo, sia per le
caratteristiche del farmaco, cosa che si deve conoscere per approntare degli
accorgimenti, sia per problemi propri dell’animale in terapia, non sempre prevedibili.
Sono possibili reazioni locali al sito di inoculo, sia per le caratteristiche del farmaco,
cosa che si deve conoscere per approntare degli accorgimenti, sia per problemi propri
dell’animale in terapia, non sempre prevedibili.

31
▪ Via intramuscolare (I.M.)
Il sito di inoculazione è solitamente nella coscia (quadricipite o semitendinoso-
semimembranoso), ma si può optare per il muscolo della spalla o della muscolatura
paravertebrale.
Prestare attenzione alla modalità di inserimento dell’ago quando si inietta il farmaco
nei muscoli semitendinoso-semimembranoso: l'ago non deve essere inserito in
direzione craniale, poiché si rischia di danneggiare il nervo ischiatico che scorre tra i
due muscoli

Procedura
Talvolta è richiesta la disinfezione della parte
Localizzare e bloccare il muscolo tra le dita
Picchiettare delicatamente la zona d'inoculo (serve a "preparare" il muscolo alla
penetrazione dell'ago ed a richiamare lievemente il sangue sulla parte)
Introdurre l'ago
Eseguire una piccola aspirazione per accertarsi che non sia stato coinvolto un vaso
Inoculare “gentilmente” il farmaco
Estrarre l'ago
Massaggiare delicatamente
L’assorbimento del farmaco è abbastanza rapido, avvenendo in pochi minuti, in modo
prevedibile e costante, indipendentemente dalle condizioni del paziente.
Inoltre, in alcune situazioni, la via I.M. permette di ottenere direttamente l’effetto sullo
stesso sito di inoculazione.
Alcuni farmaci scatenano nel sito di inoculo una reazione dolorosa, per questo molte
volte è necessario aggiungere piccole quantità di anestetico locale (lidocaina)
direttamente nella siringa.

32
▪ Via endovenosa (E.V.)
Per la somministrazione E.V. potrebbero andar bene tutte le vene: in situazioni non
estreme si preferisce comunque optare per vasi di facile accessibilità, di un buon
calibro, in buone condizioni; molte volte la scelta di un vaso sanguigno è condizionata
dal tipo di farmaco che si deve utilizzare, dalla sua quantità e anche dal non creare
disagio nell’animale.
Nel cane e nel gatto si impiega la vena radiale o la safena talvolta anche la femorale.
Quando si effettua una somministrazione E.V. si deve preparare accuratamente
l’accesso venoso.
La via endovenosa è impiegata per somministrare sia piccole dosi di farmaco che
grandi quantità di liquidi in maniera costante, impiegata maggiormente in caso di shock
essa può essere utilizzata anche in caso di problemi della coagulazione: permette di
raggiungere una concentrazione ematica prevedibile e costante nel tempo.
È necessario predisporre i materiali quali: tosatrice, cotone imbevuto di alcool, laccio
emostatico, butterfly o ago-cannula, cerotto, tappino perforabile, siringa con soluzione
flush, vetrap

Procedura
Scegliere la vena più adatta
Effettuare la tricotomia
Antisepsi locale con Clorexidina e/o Alcool
Esercitare emostasi con laccio emostatico o con l’aiuto di un altro operatore per la
digitopressione
Visualizzare la vena scelta per l'accesso
Introdurre l’ago cannula fino a quando sarà visibile del sangue nel conetto
Talvolta è necessario praticare un cut-down (accesso venoso chirurgico), quando la
cute dell’animale è poco elastica da essere difficoltoso introdurre l’ago o la pressione
sanguigna è talmente bassa da non rendere visibile la vena, nonostante la compressione
della stessa.
Il cut-down consiste nell’effettuare una piccola incisione con una lama di un bisturi
sulla cute in prossimità della vena.
Fare scivolare il catetere nella vena, mantenendo fermo il mandrino
Estrarre il mandrino
Interrompere la pressione sul vaso
Fissare l'ago-cannula con del cerotto
Avvitare il tappo perforabile
Fissare il tutto con dell'altro cerotto
Iniettare, se necessario, la soluzione flush eparinizzata o di sola soluzione fisiologica
Proteggere l'accesso venoso creato mediante un bendaggio leggero
Importante la somministrazione lenta che comunque avrà una sua precisa tempistica
legata al tipo di farmaco ed alla quantità di liquido

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Vie di somministrazione parenterale senza inoculazione sono

Transcutanea
Congiuntivale
Inalatoria

▪ Via transcutanea
La via transcutanea permette l’assorbimento di un farmaco attraverso la cute. Con la
possibilità di azione sia locale che di tipo sistemico. I farmaci impiegati si presentano
sottoforma di cerotti (trans-dermici) in grado di contenere il principio attivo e il suo
assorbimento nell'organismo è poco prevedibile, avviene solitamente per 6/8 ore dopo
l’applicazione.

È il proprietario ad occuparsi della terapia: sta al tecnico insegnare la procedura.


Le aree del corpo scelte per l’applicazione del cerotto medicato dipendono dal tipo di
farmaco, dalle caratteristiche del mantello e dall’indole dell’animale
Spesso è la faccia interna del padiglione auricolare.

Procedura
Scegliere il punto di applicazione
Effettuare la tricotomia della parte
Passare un batuffolo di cotone imbevuto di alcool, per rimuovere il sebo
Aspettare che si asciughi
Applicare il cerotto medicato, facendolo aderire bene alla cute

▪ Via congiuntivale
Attraverso la congiuntiva: capace di un rapido ed efficace assorbimento
I farmaci impiegati sono sottoforma di gocce, pomate, gel
Il tecnico si occuperà di addestrare il proprietario per l’esecuzione della procedura

Procedura in caso di pomate oftalmiche


Detergere gli occhi da eventuali essudati presenti
Estendere la testa del paziente
Abbassare la palpebra inferiore
Mettere una striscia di pomata sulla congiuntiva all’interno della palpebra inferiore
Massaggiare delicatamente

Procedura in caso di gocce oftalmiche (collirio)


Detergere gli occhi da eventuali essudati presenti
Estendere la testa del paziente
Sollevare la palpebra superiore
Lasciar cadere alcune gocce sulla cornea, preferibilmente nella porzione laterale
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Massaggiare delicatamente

▪ Via inalatoria
La via inalatoria prevede che il principio attivo passi attraverso le vie respiratorie
superiori, fino ad arrivare al livello alveolare.
Gli alveoli consentiranno così lo scambio gassoso e l'assorbimento del principio attivo
(la superficie assorbente negli alveoli è pari a circa 90 metri quadrati in un cane di
grande taglia).
Si può ottenere un effetto locale o sistemico, a seconda del farmaco scelto
La forma farmaceutica può essere in polvere (particelle solide) o, nella stragrande
maggioranza dei casi, in aerosol (particelle liquide).

Procedura
Si possono utilizzare gabbie predisposte per la terapia con aerosol per gli animali, di
cui sono dotate molte strutture veterinarie, oppure in commercio si trovano degli
inalatori portatili.
Per cani di piccola taglia e gatti, ad uso domestico, ci si può avvalere di un trasportino
avvolto da un telo di plastica, ben chiuso, in cui si praticherà un foro nel quale verrà
inserito il bocchettone dell’apparecchio.

35
Capitolo V
Organizzazione della fluido terapia
Per fluido-terapia si intende la somministrazione endovenosa di fluidi, necessari per il
ripristino delle condizioni omeostatiche dell’organismo di un paziente, come la
normalizzazione dello stato di idratazione, il reintegro di elettroliti e proteine o per
agevolare la somministrazione di farmaci come nelle chemio o antibiotico terapie e.v.
Il tecnico veterinario ha un ruolo fondamentale sia nell’allestimento della terapia che
nel monitoraggio del paziente durante la somministrazione della stessa.

Materiali per la fluidoterapia


Tosatrice o forbice, necessari per rasare il pelo in corrispondenza della vena scelta per
la somministrazione dei fluidi.
In commercio vi sono svariati tipi e marche di tosatrici, le più comuni sono quelle con
filo e le cosiddette “wireless”, quest’ultime più piccole e maneggevoli ma soprattutto
silenziose, molto adatte in caso di animali spaventati, stressati e gatti.
Alcool, per la rimozione dalla pelle di materiale estraneo, soprattutto grasso, e nella
prevenzione delle infezioni, nonché per facilitare l’introduzione dell’ago poiché
pulisce l’area facendo risaltare la vena sulla cute dell’animale.
Soluzione antisettica, a base di iodio povidone o clorexidina, per disinfettare
ulteriormente l’area, in alcune condizioni.
Cotone, come batuffolo, impiegato per applicare l’antisettico e l’alcool.
Lama di bisturi, talvolta necessaria per eseguire il "cut down": questa tecnica, che
consiste in una piccola incisione della cute in prossimità della vena, permette una
migliore visualizzazione del vaso, se è collassato, ed evita l’’’accartocciamento” della
punta dell’ago-cannula durante il suo inserimento in caso di animali gravemente
disidratati o con cute particolarmente coriacea.
Cerotto, per fissare il catetere venoso
Ne conosciamo tre tipi diversi a seconda del materiale con cui vengono fabbricati
- In carta, delicato per la cute e facile da rimuovere
- In seta, delicatissimo per la cute, facile da applicare e da rimuovere, non lascia alcun
residuo di colla e non strappa i peli dell’animale
- In tela, usato nella maggior parte dei casi perché facile da applicare, aderisce bene
alla cute e permette alla cannula di restare in vena anche nel caso di pazienti vivaci
Va fissato in maniera adeguata e non troppo stretto.
Adatto per fluidoterapie di lunga durata.
Talvolta risulta essere troppo tenace nell’aderire alla pelle e al pelo del paziente, per la
cui rimozione è necessario l’impiego dell’alcool per far disciogliere la colla.
36
Vetrap o Benda elastica, da applicare come bendaggio una volta che l’ago-cannula,
fissato con il cerotto, sia stata raccordato al deflussore, in modo da assicurarsi che
l’animale non strappi l’ago vanificando la terapia
Ago cannula, la cui misura sarà scelta in funzione del diametro della vena
Tappini perforabili. Sono dei tappi in gomma utilizzati per garantire la chiusura
dell’ago-cannula, una volta che è terminata la fluidoterapia, permettendo, grazie alla
loro conformazione, di poter ugualmente somministrare in vena farmaci o altri fluidi.
Deflussore, per permettere il defluire del fluido dal flacone all’ago posto in vena.
È composto da
- Perforatore: serve appunto a perforare il tappo in gomma del flacone della soluzione
da infondere
- Camera di gocciolamento: in cui si può osservare le gocce che scendono e
monitorare l’infusione a caduta della soluzione.
Questa è dotata di una presa d’aria con filtro antibatterico che permette al flacone di
rimanere sottovuoto.
- Regolatore del flusso o rotellina, in grado di aprire o chiudere per compressione il
tubo del deflussore, in modo da regolare la velocità di caduta della soluzione
- Connettore a vite (luer lock) o a compressione per innestare il deflussore all’ago-
cannula o alla butterfly.
Per le trasfusioni di sangue si adotta un deflussore particolare, dotato di camera di
gocciolamento con filtro per arrestare eventuali coaguli.

37
Fluido adatto. In base alle condizioni del paziente, il veterinario indicherà il tipo di
fluido da dover infondere
Controllare sempre la data di scadenza ed informarsi se è necessario dover riscaldare
il liquido, cosa che sarà possibile fare in un forno a microonde o a bagnomaria, e sulla
velocità di infusione da adottare.
Pompe a infusione. Sono un sistema sofisticato per la somministrazione dei fluidi
endovenosi. Permettono la giusta infusione dei liquidi in una determinata unità di
tempo (scelta dal medico veterinario in base allo stato di salute, la diagnosi o l’età del
paziente) e sono fornite di un allarme che si attiva quando si verificano interruzioni del
flusso dei fluidi (occlusioni) o quando il volume da infondere impostato è arrivato al
termine (la pompa si blocca automaticamente e non permette l’immissione di aria nel
deflussore).
Ogni pompa a infusione varia nelle meccaniche e nel software da marca a marca e
con essa anche i rispettivi deflussori (salvo alcune che permettono il corretto
funzionamento del circuito anche con i comuni deflussori).
Esistono in commercio almeno quattro tipi di Pompe a infusione:
- pompe a infusione lineare: vi è una struttura elicoidale che schiaccia e preme il
deflussore in modo da favorire il passaggio del liquido all’interno
- pompe a infusione rotatoria: è presente una struttura rotante che svolge la
medesima azione della lineare, ovvero di schiacciamento del liquido all’interno
- pompe a stantuffo: utilizzate per piccole quantità di fluidi, sono costituite da uno
stantuffo che scorre in un cilindro che spinge il fluido
- pompe a siringa: sfruttano un meccanismo a spinta che preme lo stantuffo della
siringa con i fluidi da somministrare direttamente in un raccordino collegato alla
cannula del paziente.
Non necessita di un deflussore e viene usata molto spesso per somministrare
piccole quantità di fluidi

Soluzione flush eparinizzata. È una soluzione sterile che si prepara all’interno di una
siringa con soluzione fisiologica ed eparina (concentrazione di 2UI/ml).
Una valida e più comune alternativa alla soluzione eparinizzata è il cosiddetto flush
con soluzione fisiologica (NaCl 0,9%), entrambe vanno utilizzate con le siringhe
adeguate (per gatti o cani di piccola/media taglia si usano siringhe da 2,5 ml; per cani
di taglia grande siringhe da 5ml)
Talvolta è necessario iniettare la soluzione prima di raccordare il deflussore all’ago-
cannula, serve a sciogliere eventuali piccoli coaguli formatisi.

38
Piantana. È l’asta deputata a sostenere il flacone del liquido di infusione
Laccio emostatico. Per favorire la compressione e visualizzazione della vena da
utilizzare
Cestello. Contenitore a canestro che, appeso alla piantana, permette di contenere il
flacone di soluzione da infondere.
Lateralmente sono presenti dei piccoli ganci sui quali si fa passare il tubo del
deflussore, quando non è collegato al paziente, in modo da evitare che tocchi terra.
Fonendoscopio e termometro. Necessari per monitorare il paziente in corso di
somministrazione di fluidi in vena

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Somministrazione di farmaci in corso di fluidoterapia
La somministrazione di un farmaco per via endovenosa durante una fluido-terapia può
essere eseguita:
- dal gommino a valle del deflussore, inserendo l’ago della siringa contenente il
farmaco.
È necessario prestare molta attenzione per non perforare da parte a parte il gommino
stesso.
- dal punto di innesto dell’ago a farfalla (o butterfly) collegato al tappino perforabile
dell’ago-cannula.
- iniettandolo nel flacone stesso, in caso di infusione continua del farmaco.
Ogni farmaco ha una sua composizione chimica e va somministrato per via endovenosa
in maniera lenta e diluita salvo eccezioni.

Assemblare una corretta fluidoterapia


▪ selezionare il flacone adeguato da somministrare
▪ estrarre il deflussore dal contenitore sterile
▪ rimuovere il tappo sul perforatore sterile a monte del deflussore ed inserirlo nel
gommino del flacone in maniera asettica
▪ chiudere la rotellina del deflussore
▪ premere il serbatoio o camera di gocciolamento e riempirlo per almeno la metà con
la soluzione
▪ aprire delicatamente la rotellina e rimuovere l’aria all’interno del deflussore
▪ inserire il connettore sterile (posto alla base del deflussore) nel tubicino dell’ago a
farfalla facendo attenzione a non compromettere la sua sterilità.

Tipi di Fluidi
I fluidi che possiamo impiegare per le terapie dei nostri animali sono diversi e il loro
impiego è legato alla situazione clinica del soggetto: a seconda della necessità e della
patologia si ha un diverso protocollo. La somministrazione può essere continua e
controllata nel tempo e, quella endovenosa, è la migliore via da utilizzare, soprattutto
in caso di shock, perché ha un effetto immediato.
Tra i diversi tipi di fluidi impiegati nelle terapie endovenose riconosciamo due classi
che prendono il nome di Cristalloidi e di Colloidi.

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Cristalloidi: sono soluzioni acquose di sali o di altre sostanze idrosolubili che si
differenziano, in base alla loro osmolarità, in Ipotonici, Isotonici ed Ipertonici.
L'osmolarità esprime la concentrazione di una soluzione, sottolineando il numero di
particelle in essa disciolte indipendentemente dalla carica elettrica e dalle dimensioni.
L'osmolarità è espressa in osmoli per litro (osmol/L o OsM) o - quando la soluzione è
particolarmente diluita - in milliosmoli per litro (mOsM/L). Un cristalloide può
definirsi bilanciato quando la sua composizione chimica è molto simile al liquido
extracellulare.
I cristalloidi isotonici sono quelli maggiormente impiegati e sono caratterizzati
dall’avere un’osmolarità molto simile al plasma del sangue.
Sono:
Soluzione fisiologica costituita da 0,9% di Cloruro di Sodio in acqua purificata ed
avente una osmolarità di circa 300 mOsm/l
Ringer Lattato e Ringer Acetato contenenti Sodio, Cloruro, Lattato/Acetato,
Potassio, Calcio.
Trovano impiego nelle condizioni di disidratazione, di alterazioni saline e in caso di
acidosi lieve o moderata per la presenza del lattato/acetato
Soluzione glucosata al 5% utilizzata per correggere stati di disidratazione
accompagnati da denutrizione ed ipoglicemia, come avviene in corso di vomito e/o
diarrea. Qualsiasi tipo di concentrazione abbia la Glucosata andrà sempre
somministrata per via endovenosa perchè per altre vie potrebbe causare lesioni
cellulari.
Le fluido-terapie a base di cristalloidi isotonici hanno la caratteristica di diffondersi,
una volta infusi nel circolo sanguigno, nell’interstizio in tempi rapidi ed in notevole
quantità, abbandonando la circolazione ematica: questo comporta una idratazione dei
tessuti ma non una variazione del volume circolante corrispondente al quantitativo di
liquido immesso: per incrementare il volume circolante di 1 litro sono necessari 4 litri
di soluzione, in quanto solo 1/4 di essa rimane nel letto vascolare

I cristalloidi ipertonici si caratterizzano dall’avere una osmolarità superiore a quella


del plasma e quindi delle soluzioni isotoniche (500-1.000 mOsm/l) infatti, immesse in
circolo, richiamano acqua dai tessuti e dalle cellule endoteliali nel lume vascolare.
Tra le soluzioni ipertoniche ci sono la soluzione glucosata al 20% (1.112 mOsm/l),
il bicarbonato all’8,4% (2.000 mOsm/l) e il mannitolo al 18%
Il loro utilizzo è richiesto quando è necessario mobilizzare liquidi da un compartimento
organico ed immetterlo in circolo (classico esempio è l’edema cerebrale)
L’impiego delle soluzioni ipertoniche deve avvenire con la massima attenzione ed
oculatezza in quanto la loro azione, dovuta alla osmolarità, può provocare danni
all’endotelio vasale, innescando un processo infiammatorio e lo sviluppo di flebiti.

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Colloidi: chiamati anche Plasma Expander, sono soluzioni acquose contenenti
particelle ad alto peso molecolare che, grazie al loro tempo di permanenza
intravascolare protratto, e l’assenza di dispersione interstiziale, sono in grado di
incrementare il volume circolante, in tempi decisamente ridotti, con un rapporto di
1 a 1.

I Colloidi si dividono in: Naturali e di Sintesi.


I Colloidi Naturali comprendono sangue intero, plasma, albumine concentrate ed
emoderivati.
Possono dare reazioni avverse, come per le trasfusioni di sangue (febbre, reazioni
immuno-emolitiche, reazioni allergiche...); hanno un costo elevato e non sempre è
facile il reperirli.
I Colloidi di Sintesi sono preparati a base di ossipoligelatine, destrani ed idrossietil-
amido.
Ogni principio attivo ha proprie caratteristiche farmacologiche; inoltre, sono
responsabili di possibili effetti collaterali quali coagulopatia, ipocalcemia,
insufficienza renale acuta ed anafilassi.

FORMULA PER CALCOLARE LE GOCCE AL MINUTO:

“X” gtt/min=volume orario x fattore goccia del deflussore

Esempio: (125 ml) (15 gtt/ml fattore goccia)

FORMULA PER CALCOLARE VOLUME/ORA

Volume totale ÷ tempo di somministrazione = ml (volume)/h

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Capitolo VI
Il compito del Tecnico Veterinario nella degenza
In una Clinica Veterinaria i locali adibiti a ricovero/degenza dei pazienti sono solitamente
suddivisi in:
- Degenza Cani
- Degenza Gatti
- Degenza animali Infettivi
Talvolta i cani e gatti possono venir collocati in una stessa sala ma, in ogni caso, gli
animali con malattie infettive sono ricoverati separatamente dagli altri.
Le gabbie per la degenza sono disposte in modo da non consentire agli animali di
potersi guardare l'un l'altro ed i gatti sono collocati in gabbie più alte rispetto ai cani.
In ogni locale della degenza sono collocati un tavolo apposito, per poter visitare ed
effettuare interventi agli animali ricoverati, mobili o scaffali per i prodotti necessari,
sia per le pulizie ordinarie che materiali di consumo, una vasca per la pulizia degli
animali e lavandini.
Quando si accede in una sala di degenza è buona norma che tutti si avvalgano di norme
di comportamento tali da evitare problemi agli animali ricoverati e agli stessi
operatori presenti, siano essi Veterinari che Tecnici.

Mansioni del Tecnico veterinario nella degenza


Accettazione del paziente
Compilazione della Cartella di Degenza del paziente
Aggiornamento del Diario clinico
Somministrazione farmaci
Cura del paziente
Comunicazione con i Veterinari e con gli altri colleghi sulle condizioni cliniche
e sulle procedure da attuare con ciascun paziente ricoverato
Dimissioni

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Accettazione del paziente
Il Tecnico presente al momento del ricovero, quindi che affianca il Veterinario al
momento della visita, si prende cura del paziente nelle prime fasi della sua sistemazione
nella sala degenza

Scelta della postazione


▪ controllare la situazione all'interno dei ricoveri ed individuare la gabbia più adatta
▪ preparare la gabbia mettendo all’interno traverse assorbenti, coperte, lettiera
▪ su indicazione del Veterinario anche acqua e che tipo di cibo
▪ se necessario si disporrà all’interno un tappetino termico o si collocherà una lampada
▪ organizzare la cartella di ricovero con tutti i dati relativi al paziente: peso,
temperatura corporea, segni clinici, motivo del ricovero, attenzioni particolare da
prestare per la salute del soggetto e degli operatori (zoonosi trasmissibili)
Sulla stessa cartella verranno indicate anche la terapia e la programmazione di analisi
ed altri controlli ai fini di una più approfondita diagnosi e cura

Ricovero
▪ con estrema attenzione il paziente viene collocato nella sua postazione
▪ sulla gabba viene posto il “diario clinico” dove sono trascritte le terapie che debbono
venir effettuate e che riporterà aggiornate tutte le procedure e le condizioni cliniche
che quotidianamente si rilevano
▪ in corrispondenza della gabbia vengono collocati anche i farmaci necessari per le
terapie

Aggiornamento del diario clinico


Il diario clinico è un modulo predisposto per segnare tutto ciò che riguarda il paziente
in ogni momento particolare di ciascuna giornata trascorsa in degenza
Tutto quello che viene indicato dal Veterinario deve essere riportato, così come ogni
rilevazione od osservazione che ciascun Tecnico effettua (vomito, disappetenza,
diarrea, aggressività, letargia)
Va indicato l’orario delle terapie e segnato quando queste vengono realizzate, i
parametri che si rilevano nel corso dei vari controlli (temperatura corporea, stato di
disidratazione, colore delle mucose), se l’animale deve essere a digiuno in un dato
momento per l’effettuazione di analisi o interventi

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Gestione ordinaria del paziente ricoverato
È importante instaurare una interazione empatica e quanto più possibile di fiducia con
il paziente ricoverato, capendo il suo stato di disagio, spesso di sofferenza e paura.
Bisogna rivolgersi agli animali con voce bassa, con toni dolci e movimenti delicati
senza mai “abbassare la guardia”: un animale in condizione di stress può sviluppare
comportamenti anche aggressivi!
Per alcune manovre, soprattutto in cani doloranti o particolarmente paurosi è preferibile
usare la museruola e nei gatti aiutarsi con coperte per coprirli ed evitare che questi
possano scappare o graffiare.
Per la cura e l'igiene del paziente ricoverato talvolta è opportuno incoraggiarlo ad
eseguire un'azione di "grooming" (pulizia del corpo) con l'aiuto di salviette
umidificate o rimuovendo il collare elisabettiano se il paziente ne è provvisto per
un motivo specifico.
Somministrazione dei farmaci
Ogni qual volta si deve somministrare una terapia ad un paziente bisogna essere molto
attenti e scrupolosi:
▪ identificare il paziente specifico a cui somministrare la terapia
▪ rispettare la prescrizione del medico
▪ calcolare la dose del farmaco da somministrare (in base alla prescrizione)
▪ sapere se un farmaco deve essere somministrato a digiuno o dopo il pasto
▪ sapere se un farmaco iniettabile è ad uso intramuscolare, sottocutaneo o endovenoso
▪ in caso di prodotti ad uso e.v. conoscere la velocità di infusione
▪ valutare l'indole del paziente (per poter decidere se si ha bisogno di assistenza o se
bisogna mettere la museruola)
▪ avere l’accortezza e la sensibilità di non determinare paura nell’animale quando si
somministra la terapia
▪ lavarsi le mani prima e dopo la somministrazione della terapia
Cura del paziente ricoverato
Oltre alla somministrazione delle terapie, seguendo le indicazioni del Veterinario, e
all’aggiornamento il diario clinico, compito del Tecnico è anche provvedere al
mantenimento dell’igiene dell’animale, della gabbia così come di tutte l’area destinata
alla degenza
Igiene del paziente
Non si deve mai trascurare la pulizia di un animale provvedendo a
▪ Rimuovere tempestivamente le deiezioni
▪ Disinfettare e medicare le giunzioni muco-cutanee e la cute irritata
▪ Procedere alla tosatura (anche preventiva) della regione perineale
▪ Pulire dalle secrezioni occhi e orecchie, tagliare le unghie, spazzolare il mantello
▪ In caso di necessità, dedicarsi anche ad un lavaggio parziale o completo

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Taglio delle unghie
Nei pazienti immobilizzati, anziani o con particolari patologie, le unghie non sono
sottoposte al normale consumo o sono caratterizzate da una anomala crescita.
Inoltre, se le unghie non vengono consumate o tagliate regolarmente, possono ritorcersi
andandosi a conficcare nel cuscinetto corrispondente comportando una infezione e una
situazione dolorosa per l’animale, tanto da impedirgli di camminare.
È compito del Tecnico Veterinario provvedere che le unghie del paziente siano della
giusta lunghezza e, nel caso si sia instaurata una infezione locale, segnalare la cosa al
veterinario e poi provvedere alla disinfezione e cura della parte.
Se, durante il taglio dell'unghia, si dovesse recidere il vaso sanguigno, presente
all’interno, si può applicare una piccola quantità di adrenalina o comprimere l'unghia
sanguinante con una garza.
Prestare particolare attenzione e cautela durante il taglio delle unghie pigmentate.

Svuotamento dei sacchi anali


I sacchi anali sono due e sono posti lateralmente all'ano, leggermente più in basso
rispetto ad esso.
I sacchi anali sono collegati all'ano tramite dotti e riversano all'esterno un secreto
dall’odore piuttosto pungente e sgradevole.
Normalmente tendono a svuotarsi spontaneamente durante la defecazione o quando
l'animale è in uno stato di particolare stress, eccitazione o spavento.
Se questo non dovesse avvenire (a causa per es. di feci troppo morbide che quindi
durante l'espulsione non "premono" a dovere contro le sacche anali) le sacche
diverranno gonfie, dolenti ed arrossate e potrebbero addirittura a fistolizzare.
Per evitare tutto ciò bisogna procedere allo svuotamento dei sacchi manualmente.
La procedura per il loro svuotamento prevede:
▪ mantenere l'animale in stazione quadrupedale (in piedi)
▪ mettere preventivamente la museruola (può essere una procedura dolorosa)
▪ indossare guanti monouso e lubrificare le dita con un gel (Luan)
▪ introdurre l'indice nell'ano e contrapporre delicatamente il pollice dall'esterno
comprimendo il sacco, oppure eseguire la manovra dall'esterno comprimendo i
sacchi contemporaneamente mentre con l'altra mano si tiene sollevata la coda
▪ raccogliere il materiale su di una garza e ripulire la zona perianale con acqua tiepida
ed un detergente

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Pulizia delle orecchie
Prima di procedere con la pulizia delle orecchie bisogna accertarsi che non vi siano
anomalie, irregolarità o particolari condizioni patologiche
È sempre necessario chiedere al Veterinario se e come si può procedere alla loro
pulizia.
La pulizia delle orecchie e l'instillazione di medicamenti possono provocare danni, se
la procedura non viene eseguita correttamente; quindi, bisogna fare attenzione al tipo
di disinfettante che si usa (la concentrazione di Clorexidina non deve superare lo
0,4%) e agli strumenti che vengono impiegati all’interno del canale auricolare.
Cure e comportamenti impropri possono causare danni all'udito e sindromi vestibolari
(forma di disequilibrio iperacuta con testa ruotata, tendenza a cadere dallo stesso lato,
atassia, nistagmo, nausea e vomito)
Talvolta per igienizzare il condotto uditivo e pulirlo da secrezioni si può utilizzare solo
NaCl sterile o acqua ossigenata.
Segnalare al Veterinario la eventuale presenza di ulcere, infiammazioni, proliferazioni
tissutali, stenosi (restringimento) del canale auricolare
In caso di eccessiva presenza di peli è necessario rimuoverli delicatamente mediante
strappo con l’ausilio di una pinzetta.

Lavaggio del condotto uditivo esterno


▪ Raccogliere l'eventuale materiale dal condotto uditivo con un Cotton fioc
▪ Prendere la pinna e tenderla leggermente per introdurre il contagocce del flacone
della soluzione di lavaggio
▪ Instillare la soluzione fin quasi a farlo fuoriuscire dal condotto uditivo
▪ Massaggiare la base del padiglione auricolare nel punto di impianto della testa
▪ Trattenere la testa dell’animale per qualche secondo in modo da evitare che possa
scuoterla immediatamente
▪ Se necessario, provvedere con un altro tampone all’asciugatura del condotto uditivo
e alla instillazione di gocce ad uso otologico, se prescritte.

Bagno igienico per il cane


È bene organizzare tutto il necessario per lavare il cane: spazzola, forbici, tosatrice,
asciugamani, fon.
La vasca non deve essere scivolosa, per questo predisporre sul fondo un tappetino
antisdrucciolo o un asciugamano
In caso di impiego di shampoo medicati vanno seguite le istruzioni sull’uso.
Per alcuni tipi di shampoo è preferibile indossare guanti di gomma.
Il pelo dell’animale non deve essere annodato perciò, per quanto possibile è necessario
prima di iniziare il lavaggio, provvedere a spazzolarlo ed a tagliare o tosare i punti più
intricati. Il lavaggio deve essere certamente accurato ma veloce, soffermandosi
soprattutto sulle aree del corpo che necessitino di una maggiore cura, come la zona
anale e le pieghe cutanee
Importante sciacquare bene il mantello e provvedere all’asciugatura
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Dimissioni
Le dimissioni del paziente rientrano nelle mansioni del Tecnico e completano la
gestione di un paziente ricoverato.
Prima che un animale lasci la Struttura è bene assicurarsi che sia pulito e che sia stati
rimossi tutti i presìdi medici (cerotto, ago-cannula, catetere).
Restituire al proprietario un pacchetto con tutte le cose che appartengono al paziente
come pupazzetti, guinzaglio e collare, copertine.
Consegnare al Veterinario la documentazione relativa al ricovero (Cartella Clinica e
Diario): è cura del Veterinario chiudere la Cartella Clinica, completandola con le
indicazioni da seguire.
La Cartella verrà consegnata al proprietario mentre i vari fogli che hanno costituito il
diario clinico del soggetto rimarranno custoditi in clinica

La Cartella clinica, nonché il diario hanno anche una valenza medico legale

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Cartella Clinica e Diario del paziente ricoverato
Cartella e Diario sono documenti molto importanti sia perché contengono tutti i dati
del paziente e della sua storia clinica, passata e contingente al ricovero, sia perché
“raccontano” tutto quel che si è fatto durante la sua degenza e l’evoluzione della
situazione clinica
Inoltre, sono uno strumento di comunicazione tra tutti i membri dello staff.

Cartella Clinica del paziente


È una vera e propria cartellina, sia in formato cartaceo che digitale, che andrà a mano
a mano arricchendosi di scritti e fogli
relativi alla presenza del paziente nella degenza della struttura veterinaria
Al momento del ricovero la Cartella Clinica è costituita unicamente da un modulo di
ricovero in cui sono riportati i dati del proprietario (nome, cognome, indirizzo,
telefono) e i dati del paziente.
Nel corso del periodo di degenza la Cartella Clinica si andrà arricchendo di vari “fogli”:
referti di analisi, di indagini radiografiche o ecografiche, visite specialistiche

Dati del paziente


Segnalamento (nome, specie, razza, sesso, età, numero di microchip, peso)
Indole (docile, aggressivo, pauroso)
Anamnesi ambientale (dove vive: in o fuori casa, da solo o con altri animali)
Abitudini alimentari
Impiego di antiparassitari e vaccini
Anamnesi remota (storia clinica passata)
Anamnesi recente (cosa è accaduto per recarsi in clinica)
Referto della visita clinica
Programma di indagine diagnostica
Terapia

Diario clinico
È un modulo, solitamente affisso alla gabbia del paziente in questione, in cui vengono
riportate sistematicamente nell’arco della giornata
le terapie che si effettuano (quale farmaco, a che ora)
le osservazioni sull’andamento dell’animale (vomito, diarrea, depressione)
le GFO
i monitoraggi clinici (temperatura, frequenza cardiaca e del respiro)
le indicazioni sui procedimenti da effettuare (digiuno per prelievo)
procedure mediche (medicazioni, svuotamento della vescica)
Accanto ad ogni dato immesso deve essere apposta la firma di chi ha operato

La Cartella clinica, nonché il diario hanno anche una valenza medico legale!
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Capitolo VII
“Gestione speciale” del paziente ricoverato
La gestione speciale è la cura degli animali in decubito: di quei pazienti impossibilitati
a muoversi per brevi periodi, come a seguito di traumi comunque risolvibili, o che
trascorreranno l’ultima parte della loro vita in una condizione di permanente
immobilità
Occuparsi di questi animali, sia in degenza sia a domicilio, è spesso compito dei
Tecnici Veterinari, dalla cui preparazione ed impegno nello svolgere tale mansione
dipendono la durata e il comfort, in caso di ricovero, come la prevenzione e la
risoluzione di gran parte dei problemi che si possono venire a creare.
A seguito del decubito, le aree sottoposte a pressione subiscono un’alterazione della
circolazione sanguigna con fenomeni di ischemia e necrosi tissutale e formazione delle
piaghe da decubito: queste si possono sviluppano anche in tempi brevi e si risolvono
con difficoltà.
Oltre alla compressione, negli animali con difficoltà motoria, le piaghe possono
originare quando la cute strofina su superfici dure come accade quando un animale
viene trascinato o spostato anche solo per cambiare la posizione o può interessare una
zona di una zampa per lo sfregamento della parte, come accade in un animale con
anomala andatura a seguito di una paralisi che interessi un solo arto
Comunque, la comparsa delle piaghe da decubito dipende dalla combinazione di più
fattori: immobilità totale o parziale dell’animale (dovuta a condizioni patologiche,
come fratture multiple, trombosi di grossi vasi, ernie del disco intervertebrale, deficit
neurologici), precarie condizione di salute generale preesistenti (cattivo stato di
nutrizione, problemi circolatori), errata gestione dell’animale immobilizzato (tenere
il paziente troppo fermo, non pulirlo adeguatamente dalle deiezioni, farlo stare su
superficie non adatte)
È davvero importante impegnarsi per impedire la formazione delle piaghe ed interviene
tempestivamente ai primi segni di sofferenza dei tessuti.
Non intervenire immediatamente comporta un coinvolgimento anche dei piani
sottostanti alla cute fino ad interessare le strutture ossee (osteomielite, artrite settica).
Le aree maggiormente suscettibili di fenomeni necrotici con la comparsa delle piaghe
da decubito sono le prominenze ossee in quanto meno provviste di tessuti molli che
fisiologicamente fungono da cuscinetto.
Gli animali a più alto rischio sono quelli di taglia grande e pesanti oppure con cute
delicata e sottile.

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Le prominenze ossee più interessate da piaghe da decubito sono:
- Condilo laterale dell’omero
- Grande trocantere
- Tuberosità calcaneare
- Tuberosità ischiatica
- Tuberosità iliaca

Le prominenze ossee con meno frequenza sono:


- Condilo laterale della tibia
- Acromion della scapola
- Olecrano
- Sterno
- Quinto dito

Trattamento delle piaghe da decubito


Se il paziente, malauguratamente, presentasse delle piaghe da decubito sarebbe
opportuno intervenire tempestivamente per la risoluzione della lesione
A seconda della gravità e dell’estensione superficiale della piaga, si può ricorrere ad
una terapia cosiddetta conservativa o alla terapia chirurgica
Con la terapia conservativa si mira a ridurre ulteriormente la pressione sulle parti
coinvolte, a garantire l’asepsi delle lesioni con lavaggi medicati ed uso di pomate o
garze cicatrizzanti, ad assicurare al paziente un buon apporto di nutrienti ad alto
contenuto di proteine, a provvedere per una sufficiente idratazione.
Se la situazione delle piaghe da decubito è grave, si deve necessariamente ricorrere al
trattamento chirurgico
Questo comporta la rimozione del tessuto necrotico, ricostruzione dei rapporti tra
muscolo e componente ossea sottostante e successivo trattamento come da terapia
conservativa

Cura del paziente immobilizzato


Quotidianamente, un animale costretto all’immobilità deve essere controllato con
attenzione ed accudito con perizia
Fin dai primi giorni di ridotto o del tutto assente movimento è bene visionare le parti
della cute sottoposte a stress: le zone a rischio per la comparsa dei decubiti devono
quindi essere controllate per il colore e l’integrità.
Valutare il buono stato della cute lo si può fare, oltre che con l’esame visivo del
colorito, anche con la compressione digitale, applicando la stessa metodica usata per
la determinazione del tempo di riempimento capillare sulle mucose, cioè una lieve
pressione digitale sul punto da esaminare in modo da creare una piccola macchia
pallida che ritornerà rosa appena rilasciata la digitopressione (1-2 secondi in condizioni
normali), se ciò non dovesse avvenire è altamente probabile che già esista un danno
del letto capillare.
Per evitare o almeno ridurre il più possibile la comparsa delle piaghe da decubito è di
fondamentale importanza seguire delle procedure quali:

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Igiene dell’animale
Evitare che urine e feci imbrattino l’animale e, nel caso dovesse accadere, provvedere
immediatamente al lavaggio delle parti interessati e alla loro asciugatura.
Può essere utile rasare la regione perineale ed applicare della pomata all’ossido di zinco
per proteggere la cute, talvolta può essere necessario inserire un catetere urinario.
La macerazione ed irritazione causate dagli enzimi e dall'umidità di urine e feci può
causare una rottura della naturale barriera idrolipidica cutanea.

Cambiare posizione al paziente


Cambiare spesse volte, durante l’intero arco della giornata, il decubito agli animali.
È necessario utilizzare delle tecniche che prevedano anche piccoli riposizionamenti,
come ad esempio lievi spostamenti degli arti.
Tra l’altro, le manovre di riposizionamento dell’animale rappresentano il momento
ideale per la valutazione delle pressioni sulle prominenze ossee ed altre parti del corpo,
inoltre il semplice cambio di posizione impedisce il collasso degli alveoli polmonari
con conseguente riduzione degli scambi gassosi (atelectasia)
Dopo il cambio di posizione è bene stimolare le aree che sono state sottoposte a
pressione con leggeri massaggi che promuovono la circolazione sanguigna in quei
distretti.
Si cambierà anche il posizionamento dei cuscini per variare la base di appoggio e altri
si collocheranno tra le zampe (anteriori e posteriori) per favorire un buon allineamento
degli arti (evitare che gravino uno sopra l'altro).
Quando possibile si cercherà anche di stimolare il paziente a mettersi in piedi

Adeguato letto
Anche un adeguato “letto” su cui far giacere l’animale può influenzare l’insorgenza
delle piaghe da decubito. I materiali migliori devono essere in grado di assorbire
eventuali urine o altro materiale organico o quanto meno non determinarne il ristagno.
Le griglie, talora presenti in alcune tipologie di box o gabbie, funzionano bene a tale
scopo, sebbene siano costituite da un materiale troppo duro e quindi da questo punto
di vista predisporre alle ulcerazioni cutanee.
La soluzione ideale può essere costituita dai materassini di gommapiuma di una certa
consistenza, piazzati sotto una traversa assorbente.
Può essere di grande aiuto l’applicazione di asciugamani in corrispondenza delle
prominenze ossee oppure arrotolati da disporre tra le zampe.

Alimentazione
L’acqua e cibo andranno disposti in appositi contenitori tali da permettere all’animale
di accedervi facilmente senza trascinarsi.

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Svuotamento della vescica
Alcune forme di paralisi possono determinare la vescica paralitica: l’animale non è in
grado di svuotare spontaneamente la vescica con ritenzione urinaria ed ulteriore perdita
della funzione vescicale se non si provvedesse al suo svuotamento manuale da parte di
personale addestrato
Altre volte è invece necessario agevolare lo svuotamento della vescica con l’impiego
del catetere vescicale, cosa che può avvenire anche per animali non paraplegici ma
che debbono restare in decubito per un certo periodo di tempo

Come procedere allo svuotamento manuale della vescica


▪ Porre il paziente in stazione quadrupedale, o nella posizione per lui meno stressante,
solitamente su un fianco
▪ Individuare, con una delicata ma profonda palpazione, la vescica
▪ Una mano sarà piatta
▪ L'altra mano sarà a cucchiaio
▪ Effettuare una pressione lieve, costante ed uniforme (con entrambe le mani)
▪ Mantenere la pressione per qualche secondo in maniera lieve ma costante
In gatti e cani di taglia piccola si può usare una sola mano, mentre per cani di taglia
grande si avrà bisogno di utilizzarle entrambe.
La minzione non avverrà immediatamente poiché saranno necessari alcuni secondi per
vincere la resistenza dello sfintere vescicale
L’evacuazione della vescica deve avvenire ad intervalli di 4 - 6 ore

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Fisioterapia del paziente immobilizzato
Per un animale con difficoltà motoria, l’assistenza e le cure veterinarie non sono
limitate esclusivamente a far sì che questa situazione non peggiori, ma lo scopo e la
funzione di una equipe sono quelli di fare in modo che il paziente riprenda a muoversi
autonomamente.
Le basi di un trattamento fisioterapico prevedono il massaggio per garantire la
perfusione circolatoria delle aree compromesse e la sollecitazione dei muscoli e la
stimolazione propriocettiva per non far perdere o per far recuperare, per quanto
possibile, all’animale il controllo neurologico sulla muscolatura striata
Per questa ragione è importante che un Tecnico Veterinario abbia anche una
preparazione in campo fisioterapico
Metodi di fisioterapia e protocolli da conoscere e seguire
Tipo di
Funzione Tecnica
fisioterapia
Esercizi con carrellino o
Esercizi attivi Far contrarre i muscoli tappeti rotanti.
Idroterapia.
Stimolare la circolazione sanguigna Tappetini caldi.
provocando la vasodilatazione: con Bottigliette o borse di
Calore
apporto di ossigeno verso l’area così acqua calda.
trattata. Lampade a raggi IR.
Aumentare l’attività cellulare e Impiego di generatori
Laser terapia metabolica grazie all’assorbimento
idonei
dei fotoni
Campo magnetico
4-6Hz riducono l’edema prodotto vicino alla
10Hz migliorano la circolazione zona da trattare
Magnetoterapia
25Hz per i problemi ossei

Un segnale elettrico
Stimolo sui I muscoli sono stimolati a contrarsi in
simula gli impulsi di un
muscoli modo tale da prevenirne l’atrofia.
motoneurone.
L’articolazione da
trattare viene fatta
Per non far perdere o per ripristinare muovere, secondo la sua
Esercizi passivi
la mobilità articolare fisiologica escursione
5-10 volte a
trattamento.
Onde sonore ad alta
Produzione di calore entro i tessuti: frequenza (movimenti
Ultrasuoni
aiuterà la riabilitazione cellulari)

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Presidi per animali paraplegici
Alcuni cani, in condizioni stabili di paraplegia (paralisi degli arti posteriori), vengono
supportati, per la deambulazione, da carrellini.

Uso del carrello


Il carrello permette al cane di potersi muovere, garantendogli una certa autonomia
L’uso del carrello deve, comunque avvenire per periodi limitati durante la giornata
(altrimenti si può incorrere nella formazione di lesioni e quindi piaghe nei punti del
corpo costretti dalle cinghie di contenimento) e sotto stretto controllo del proprietario
o di chi ne fa le veci (il carrello potrebbe incagliarsi o ribaltarsi).
Inoltre, è da evitare assolutamente che le estremità degli arti posteriori sfreghino sul
suolo.

55
Capitolo VIII
Nursery
In molte Strutture Veterinarie sono presenti delle aree per la cura dei cuccioli orfani,
sia gatti che cani
Solitamente nelle gabbie vengono collocati per cucciolata in modo da evitare
diffusione di eventuali agenti infettivi, poter gestire l’alimentazione per fasce di età,
attuare in modo uniforme le cure e monitorare la crescita.
Per i cuccioli più piccoli si tiene costantemente sotto controllo la temperatura
dell’ambiente: i neonati non sono in grado di termoregolarsi e facilmente vanno in
ipotermia
Per questo vengono installate sulle gabbie lampade riscaldanti ad infrarossi.
I Tecnici Veterinari si occupano interamente della gestione dei cuccioli, dalla loro
competenza e dedizione dipende molto la loro possibilità di sopravvivere anche se,
comunque, il tasso di mortalità rimane alto: se i piccoli non hanno assunto il colostro
dalla mamma possono spesso ammalarsi con forme di enteriti e/o polmoniti non sempre
risolvibili; se sono stati abbandonati dalla mamma molto probabilmente è perché sono
cuccioli con problemi di vitalità ed, ancora, il latte materno rispetto ad un latte
artificiale, seppure di ottima qualità, rimane insostituibile per la crescita dei neonati.
Dà comunque una grande soddisfazione riuscire a far crescere anche un solo cucciolo,
di una intera nidiata, destinato a morte certa!
L’impegno in nursery è notevole, soprattutto con i neonati fino allo svezzamento.

La cura dei piccoli prevede:


Alimentazione ogni 2 ore anche di notte
Stimolazione alla defecazione ed urinazione
Pulizia degli occhi
Lavaggio dei genitali
Spesso somministrazione di farmaci
Detersione accurata della cuccetta
Controllo della temperatura ambientale
Inizio dello svezzamento
Controllo delle infestazioni da parassiti interni ed esterni

L’alimentazione esclusivamente lattea, data dai primi giorni di vita fino allo
svezzamento, viene somministrata utilizzando biberon e latte per cuccioli, distinto per
gatti e per cani (le caratteristiche sono diverse soprattutto nella quota di grassi e
zuccheri).

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Per preparazione del latte in polvere si usa dell’acqua calda; per il latte in forma
liquida è sufficiente riscaldarlo a bagnomaria.
La quantità di latte da somministrare ad un cucciolo va regolata in base al suo appetito,
assicurandosi comunque che assuma il minimo necessario
Alcuni neonati possono essere talmente immaturi o deboli da non aver ancora
sviluppato il riflesso della suzione: per questi sarà opportuno impiegare una siringa per
introdurre goccia a goccia il latte in bocca.
Dopo ogni poppata ciascun cucciolo deve essere stimolato a defecare e ad urinare:
questo si farà strofinando il perineo con dell’ovatta bagnata con acqua calda o con un
po' di olio di mandorle dolci: il movimento delle dita deve simulare quello del
leccamento che effettua la mamma.
Importante poi detergere i cuccioli con salviettine apposite o con acqua ed un sapone
delicato ed asciugarli.
Sulle parti poi si applica della pomata all’ossido di zinco per evitare arrossamenti della
cute.
Sistemato il giaciglio i cuccioli vengono lasciati a dormire.
In caso di necessità si somministrano anche farmaci, solitamente in gocce da mettere
nel latte o da far prendere tal quali; colliri o pomate.
Nella fase dello svezzamento, intorno ai 25 giorni, quindi in anticipo rispetto a come
sarebbe se stessero con la mamma, si inizia a dare ai cuccioli del cibo molto morbido,
ricco in proteine, sali minerali e vitamine.
In caso di parassitosi intestinali sarà possibile somministrare un vermifugo, per i
cuccioli ce ne sono in commercio in pasta.
All’età di 2/3 mesi, dopo almeno una vaccinazione, i piccoli possono andare in
adozione.

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