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NELLO SCIAME (BYUNG-CHUL HAN)

SENZA RISPETTO
Rispettare significa distogliere lo sguardo, mantenendolo distaccato. Oggi è presente
una visione priva di distanza, tipica dello spettacolo, che sta a indicare
uno sguardo voyeuristico. Quindi viviamo in una società del sensazionalismo, senza
pathos e senza rispetto. La sfera pubblica si basa totalmente sul rispetto, oggi la
distanza totale è la sola a dominare. È la comunicazione digitale a ridurre le
distanze, anche i social network sono spazi esclusivamente adibiti all’esibizione del
privato, si vanno così ad eliminare sempre dipiù le sfere della privacy. Il rispetto è
vincolato al nome che è la base del riconoscimento che avviene
nominativamente. Se si separa il messaggio dal messaggero, la notizia dal
trasmittente, il medium azzera il nome. La comunicazione digitale favorisce la
comunicazione simmetrica che può essere pericolosa per il potere. Il reflusso
comunicativo distrugge l’ordinamento del potere, un esempio di questo fenomeno è
la shitstorm, un frastuono comunicativo. Il potere come medium comunicativo è
l’incrementare la possibilità del “si” rispetto a quella del “no”, che in media è più
rumoroso e per questo va ridotto. Il rispetto esercita un effetto simile a
quello del potere, si deve costruire mediante l’attribuzione di valori personali
a morali. La shitstorm dimostra che viviamo inuna società priva di rispetto reciproco.
Il sovrano è colui che è in grado di generare silenzioassoluto, ma in
seguito della rivoluzione digitale, il sovrano è colui che dispone delle shitstorms in
rete
LA SOCIETA’ DELL’INDIGNAZIONE
Le ondate d’indignazione sono utili per mobiliare e mantenere alta l’attenzione, in
ciò assomigliano agli smart mobs, che si sviluppano in seguito ad avvenimenti di
rilevanza sociale o politica. Da qui deriva la società dell’indignazione che è
sensazionalistica, priva di compostezza, non ammette alcuna comunicazione
discreta, nessun dialogo. L’indignazione digitale è ben diversa dal canto d’ira per
esempio presene nell’Iliade, esso rappresenta uno stato affettivo; la massa indignata
è superficiale e distratta, non genera ed a speranza di alcun futuro alla causa
d’indignazione

NELLO SCIAME
L’epoca moderna può essere definita come l’età delle folle e alle società future
spetterà il potere delle folle. Oggi la voce del popolo predomina su tutto e la loro
opinione sostituisce quella dei re e la loro insurrezione porta al declino della società.
Questa nuova folla viene definita sciame digitale, ma non possiede un’anima, uno
spirito poiché è composto da individui isolati tra loro che non hanno un
proprio profilo. Questo sciame non è contraddistinto da un accordo che lo
compatti, ciò manca anche alla shitstorm, per questo viene percepita come
frastuono. L’homo digitalis conserva la sua identità privata, si esprime in modo
anonimo, mentre il nessuno mediatico l’ha cancellata. Le persone costantemente
connesse alla rete danno vita ad un assembramento senza riunione, sono degli
hikikomi, persone che si siedono soli, davanti al display. I media elettronici come la
radio radunano persone mentre quelli digitali isolano. Di conseguenza si va a
differenziare la massa classica che marcia verso una direzione univoca, mossa da
un’azione comune che manca a quella digitale poiché si dissolve con la stessa facilità
con cui si sono formate. Oggi è la solitudine a contraddistinguere la forma sociale.
DE-MEDIALIZZAZIONE
Il medium digitale è il medium di presenza, le informazioni vengono prodotte,
inviate e ricevute senza bisogno di intermediari. Invece un medium
elettronico emette una comunicazione unilaterale, quindi non ha riflettività. Nel
modo della rete siamo allo stesso tempo emittenti, quindi produttori attivi e
destinatari di ciò che viene pubblicato. Questo fenomeno non fa altro che
aumentare notevolmente la mole d’informazioni che circolano. La nostra società si
basa su una comunicazione de-medializzata in cui il medium digitale abolisce ogni
sorta di rappresentazione e allo stesso tempo investe anche la politica, mettendo in
difficoltà la democrazia rappresentativa. Da questa situazione traggono vantaggio i
Partiti Pirati che, tramite i diversi social, diventano sempre più presenti nella vita
della popolazione e mettendo a rischio la rappresentanza, che il genere funge da
filtro, garantendo l’esclusività. La de-medializzazione comporta la massificazione di
lingua e cultura. Per i motivi sopracitati, la politica ha bisogno del potere
d’informazione, della riservatezza che spetta ai dati. Se tutto viene reso pubblico
immediatamente, la trasparenza rende impossibile una programmazione lente e a
lungo termine e genera una crescente costrizione al conformismo.

HANS L’INTELLIGENTE
La comunicazione umana è costituita da una parte verbale limitata che è seguita da
altre forme di espressione non verbali, come la gestualità, la mimica facciale o il
linguaggio del corpo. Il medium digitale priva la comunicazione della sua tattilità e
della sua corporeità, porta alla progressiva scomparsa della controparte reale
che viene percepita come ostacolo. Lo smartphone è uno dei device che
indebolisce la capacità di relazionarsi alla negatività. In passato, la controparte
possedeva più negatività, prima c’era più sguardo attraverso il quale si percepiva
l’altro. La comunicazione attuale è principalmente priva di sguardo, infatti per il
decimo anniversario di Skype viene scritto un saggio in cui si denuncia il
fatto che durante una videochiamata non ci si guarda mai veramente negli occhi,
quindi il medium non fa altro che allontanare sempre più le persone. Allo stesso
tempo i touchscreen è privo di sguardo, infatti può essere definito schermo
trasparente. Il volto online è sempre opaco, quindi viene sempre messo in ombra,
poiché non viene ammesso alcun desiderio. La faccia che si espone non è un volto,
ma è solo una “face” finalizzata all’esibizione che cancella ogni riservatezza tipica
dello sguardo. Di conseguenza la faccia non è più una contro parte nella
comunicazione digitale.
FUGA NELL’IMMAGINE
Oggi le immagini sono più modelli che riproduzioni fedeli di qualcosa, sono soggette
ad un rovesciamento iconico, che le fa sembrare più vive, migliori rispetto alla
realtà. Da ciò deriva la sindrome di Parigi, tipica dei turisti giapponesi. Il fattore che
la scatena è la differenza tra l’immagine ideale di Parigi che i turisti hanno prima del
viaggio e la realtà della città. Infatti, al giorno d’oggi, le belle foto schermano la
realtà: si può parlare di addomesticamento delle immagini, che provoca una
progressiva eliminazione della stravaganza. Tramite i medium digitali vengono
prodotte molte immagini, ciò può essere interpretato come una reazione di difesa e
di fuga. Nei medium il tempo sembra essere congelato e l’unica forma espressiva
sembra essere la passione.

DALL’AGIRE AL GIOCARE CON LE DITA


Stiamo vivendo in un tempo di morti viventi, dove la natalità costituisce il
fondamento del pensieropolitico, mentre la morte da vita al pensiero metafisico. La
nostra era non è politica e nemmeno metafisica, infatti può essere definita post
politica e post metafisica e di conseguenza anche postnatale e post mortale.
Secondo Flusser, l’uomo non dovrà più essere in grado di maneggiare e lavorare, ma
dovrà avere a che fare con informazioni immateriali. Quindi al posto di agire,
l’uomo contemporaneo gioca con le dita, per questo viene definito homo ludens. Di
conseguenza il lavoro è sempre più vicino al gioco . Contrariamente alle previsioni
di Flusser, l’epoca digitale non corrisponde a quella dell’ozio, ma a quella
della prestazione, il continuo utilizzo delle dita porta alla loro artrosi digitale. Oggi
non esiste altro tempo all’infuori di quello lavorativo, il rilassarsi non è altroché un
prodotto e una conseguenza del lavoro. Allo stesso tempo si crea un rapporto
morboso con il proprio dispositivo e la libertà nel suo utilizzo diventa costrizione. Ciò
accade perché se le informazioni circolano con maggiore velocità e frequenza, stessa
cosa succede al capitale. L’uomo digitale gioca con le dita, nel senso che calcola, il
digitale non fa altro che rendere assoluto il numerare e il contare, quindi tutto ciò
che non è contabile cessa di essere. Anche i rapporti interpersonali vengono
banalmente trasformati in numero di contatti e likes.
DAL CONTADINO AL CACCIATORE
Secondo Heidegger, la mano è il medium dell’essere, essa scrive e
comunica con l’essere, lo scrivere a macchina, usando solo le punta delle
dita, non fa altro che allontanarci da esso, causando un’atrofia della mano. Il
pensare è un lavoro manuale, poiché la mano al posto di agire pensa, quindi
l’utilizzo di devices digitali, causerebbe l’atrofizzazione del pensiero. Invece,
l’informazione manca d’interiorità, che le consente di velarsi, oggi è puramente
cumulativa e additiva, mentre la verità deve essere esclusiva e selettiva, per questo
è più rara. Allo stesso tempo il sapere non è dato, deve essere preceduto
da una lunga esperienza e spesso assume una forma implicita. Oggi l’uomo non è
veramente libero perché è vincolato da un rapporto servo-padrone con la macchina,
che lo costringere a lavorare in modo passivo. Il medium digitale produce una nuova
forma di lavoro che non ha alcun centro, dove utente e dispositivo sono una nuova
unità, operano insieme senza esporsi ad eventuali pericoli. Il potere spesso
inventa una verità per insediarsi, mass media come la radio e la
televisione sono alla sue dipendenze. Il potere non fa altro che rafforzare
la comunicazione asimmetrica, mentre quelli digitali generano un rapporto
comunicativo. I cacciatori digitali d’informazione sono impazienti e si servono della
trasparenza, per questo si servono dei Google Glass, che collegano l’occhio umano a
Internet, rendendo chi li indossa onnivedente.
DAL SOGGETTO AL PROGETTO
Ogni forma d’essere sollecita forme espressive che trovano la loro realizzazione in
un nuovo medium, ciò significa che solo il medium digitale porta a compimento il
processo tramite cui il soggetto si avvicina al progetto. Secondo Flusser, l’uomo
progetta mondi alternativi, per questa sua peculiarità va a scomparire la
differenza tra arte e scienza. Nell’universo digitale le grandezze scompaiono le
grandezze fisse, non esistono oggetto e soggetto, poiché non esiste un nucleo che
possa fungere da soggetto di qualche oggetto In questa previsione, Flusser non
aveva considerato le isole narcisistiche di Ego, che il digitale avrebbe creato. I primi
anni dell’era del digitale erano dominati da uno spirito di positivismo, caratterizzato
da una grande utopia. Flusser inoltra, descrive la comunicazione in rete in
ambito religioso e credeva che la società digitale sarebbe stata definibile come una
società pentecostale, in cui l’uomo sarebbe stato libero dal Sé e avrebbe prodotto
uno spazio di risonanza. La comunicazione digitale rende possibile l’esperienza
di una prossimità che rende felici, ma tutto ciò non si è mai avverato. La società
digitale distrugge in modo massiccio la società, lo spazio pubblico e non fa altroche
aumentare il senso di isolamento dell’uomo. Inoltre non può nemmeno
essere classificato come un medium dialogico. Il progetto quindi appare come una
forma di costrizione, stiamo vivendo una situazione in cui è la libertà stessa a
produrre delle costrizioni.

IL NOMOS DELLA TERRA


Nel corso del digital turn, l’ordinamento digitale totalizza l’elemento calcolistico e va
a congedare definitivamente il nomos della terra. Con il medium digitale
subentra l’operazione al posto dell’azione, sono tutte gesta a cui manca l’estensione
temporale e esistenziale. Nemmeno il pensiero è una categoria che rientra nel
digitale. Anche la verità sembra avere una doppia natura, poiché essa vive anche
con la negatività della falsità. La trasparenza non è narrativa e rende la
distanza una grandezza positiva dell’era del digitale. Tutto questo eccesso di
positività, rende impossibile vivere ogni tipo di esperienza. Il dolore è invece il
medium dello spirito
FANTASMI DIGITALI
La lettera ora si rivolge ai fantasmi, le parole non raggiungerebbero destinazione, ma
sarebbero intercettate dagli spettri durante il tragitto. L’internet delle cose ha
creato nuovi fantasmi; il racconto “La macchina di ferma” di Forster anticipa la
catastrofe: sciami di spettri che portano il mondo alla rovina. Il medium ottico
conclude l’età della pietra della comunicazione. Oggi le cose perdono significato nel
momento in cui si sottomettono alle informazioni. La comunicazione digitale
assume anche una forma virale che si svolge su un piano emotivo e affettivo. Infatti,
un e-content si diffonde così rapidamente e così velocemente in rete, come
un’epidemia. Con l’aumento di questa trasparenza che caratterizza la nuova era,
cresce anche il buio, caratterizzato da quella parte di rete in cui ci si può muovere in
anonimo.
AFFATICAMENTO INFORMATIVO
Secondo W. Bwnjamin, la forma di ricezione oggi è considerata uno shock, che va a
sostituire la contemplazione come atteggiamento ricettivo, ai nostri giorni le
immagini non provocano alcuno shock a causa della totalizzazione del consumo. La
massa d’informazioni a cui siamo sottoposti giornalmente atrofizza la percezione e
causa alcuni disturbi psichici, come l’IFS, che equivale all’affaticamento
informativo, patologia causata dall’eccesso di informazioni. Questo termine è stato
coniato nel 1996 per identificare quel disturbo che colpisce le persone che devono
elaborare una grossa quantità d’informazioni. In questa nuova epoca, ciascuno di
noi è colpito da IFS. Uno dei primi sintomi è l’incapacità di analisi, che porta ad
un’atrofia del pensiero. Questo grande flusso d’informazioni non apporta alcun
miglioramento, poiché nella grossa quantità sono presenti molte falsità che rende il
mondo sempre meno chiaro e rende la comunicazione sempre più cumulativa.
Riconducibile all’affaticamento informativo è la depressione, che è una patologia di
forma narcisistica. Il soggetto narcisistico-depressivo percepisce solo l’eco del suo
ego e ciò lo porta ad annegare in se stesso. Questo è ciò che sta succedendo alla
nostra società. Queste patologie, inoltre, rientrano nella capacità di sopportare
responsabilità e quindi di presupporre un certo impegno per determinate mansioni.
Di conseguenza viviamo in una società che non solo è narcisista, ma non fa altro che
scappare da quelle che sono le sue responsabilità
CRISI DELLA RAPPRESENTAZIONE
Secondo Barthes, la fotografia è l’essenza della rappresentazione, che conserva le
tracce quasi materiali del referente reale. Essa è inseparabile dal suo referente, cioè
l’oggetto reale che rappresenta. La fotografia è quindi custode della verità. Invece, la
fotografia digitale mette in dubbio la verità della fotografia, così segna la fine del
reale e si avvicina nuovamente alla pittura, che usa il reale solo come
citazione e frammento. L’iper-realtà utilizzata nella fotografia digitale, non serve a
rappresentare, ma a presentare qualcosa. Oggi il rapporto di rappresentazione è
gravemente disturbato come nella fotografia. Il sistema economico-politico è di
carattere autoreferenziale. Le masse si frantumano in sciami di singoli e chiassosi
hikikomori digitali che si contrappongono al sistema e fanno disgregare il Noi
politico.
DAL CITTADINO AL CONSUMATORE
Negli USA durante gli anni ’70, esisteva un sistema di tv chiamato QUBE, che dava la
possibilità d’interazione. Flusser distingue le decisioni all’interno del sistema QUBE
da quelle esistenziali. A ogni decisione si ricollega un dubbio ma grazie al sistema è
possibile scomporre le decisioni in scelte la cui efficacia è immediata. Di
conseguenza, Flusser immagina una democrazia del futuro in cui contano solo
sapere e competenza. I politici saranno degli esperti che amministrano e ottimizzano
il sistema. Quindi, il sistema QUBE fornisce una visione utopica in cui tempo
libero e politica coincidono. La politica assumerebbe l’aspetto che oggi
associamo ad un social network. Ogni decisione politica coincide con una decisione
esistenziale, ma se considerata come scelta di poco impegno può essere paragonata
ad una scelta di shopping. Perciò la nuova musa diventa lo shopping e il suo soggetto
sarà l’homo oeconomicus. Il consumatore non sarà considerato pienamente
cittadino, poiché non ha alcuna responsabilità nei confronti della comunità, ma
sarà soltanto un utilizzatore passivo.
PROTOCOLLARE L’INTERA VITA
La fiducia è un atto di fede che, nell’era delle informazioni facilmente disponibili,
diventa obsoleto. Questa crisi è dovuta anche dalla diffusione dei media, tramite i
quali il sistema sociale passa al controllo e alla trasparenza. Da questi cambiamenti
deriva la logica dell’efficienza. Il controllo è reso possibile dalla connessione in rete e
dall’iper-comunicazione. Gli abitanti del panottico digitale vivono l’illusione della
libertà. La società del controllo trova la sua massima realizzazione nel momento in
cui i suoi abitanti si preoccupano di esporsi senza alcun pudore. Il mercato della
sorveglianza nello Stato democratico presenta una prossimità considerevole
allo Stato di sorveglianza digitale. Nella società in cui Stato e mercato si confondono
sempre più, le attività di Google o Facebook assomigliano ogni giorno di più a quelle
dei servizi segreti. Con il passaggio alla versione 6 di Internet, è possibile assegnare
un indirizzo internet a qualsiasi cosa, portando a compimento la società di controllo.
In questo modo veniamo sorvegliati continuamente. I data-occhiali o Google Glass
trasformano l’occhio umano in una telecamera di sorveglianza. Così ognuno è
big brother e prigioniero allo stesso momento.
PSICOPOLITICA
Secondo Foucault, il potere si manifesta come bio potere, che ha funzioni di
incitazione, rafforzamento, controllo, sorveglianza e organizzazione delle
forza che sottomette. Il bio potere interviene nei processi biologici e nelle leggi
dalle quali la popolazione è diretta e guidata. Il controllo bio politico però ha solo
effetti esterni. Il panottico digitale è la società della trasparenza
psicopolitica, in cui al posto del bio potere, subentra lo psico-potere che è in
grado di introdursi nei processi psicologici. In questa era ogni nuovo medium rivela
qualcosa di inconscio dell’uomo. Per esempio la cinepresa porta alla luce l’inconscio-
ottico. Il data mining rende visibili i modelli comportamentali collettivi dei quali non
siamo consci, rendendo accessibile l’inconscio collettivo

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