Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
con Straus7
Autori
ing. Alberto Bussini, ing. Fabio Menardo, ing. Giovanni Rebecchi – ISAAC antisismica
ing. Gerardo Masiello, ing. Francesco Del Viva, ing. Pietro Diamanti, ing. Antonio Navazio – SMStrutture
Abstract
ISAAC antisismica, start-up italiana che si propone come player di riferimento nel mercato delle costruzioni
per la fornitura di tecnologie smart per la protezione sismica, ha sviluppato il primo sistema di controllo attivo
della risposta sismica distribuito sul mercato Europeo (I-Pro 1). Il sistema, un vero e proprio active mass
damper, permette di migliorare significativamente il comportamento globale delle strutture soggette ad
evento sismico andando a “smorzare” le oscillazioni indotte dal sisma e limitando i danneggiamenti a fronte
di una riduzione di domanda di spostamento dell’interpiano dell’edificio.
Il sistema viene installato sull’ultimo impalcato con interventi non invasivi, salvaguardando il patrimonio
architettonico del fabbricato, non limitando le libertà di intervento del progettista e soprattutto creando il
minor disturbo possibile ai residenti.
Per verificare il funzionamento e l’efficacia di questa tecnologia innovativa, ISAAC ha deciso di testare tramite
prova comparativa il sistema di controllo attivo I-Pro 1, confrontando il comportamento di due edifici in scala
reale costruiti presso i laboratori EUCENTRE di Pavia e sottoponendoli ad evento sismico su tavola vibrante
(la campagna denominata #TERREMOTOISAAC, 8-9-10 marzo 2021). In questo modo è stato possibile
analizzare il miglioramento sismico apportato dal sistema di controllo attivo installato su uno dei due edifici.
In questa memoria viene descritto il principio di funzionamento del sistema, la campagna sperimentale di
test condotta e l’elaborazione di un modello numerico sviluppato in Straus7, rappresentativo della risposta
dinamica misurata. In particolare, è dato spazio alle tecniche di modellazione ed alle metodologie di analisi
strutturali impiegata, nonché all’esame critico dei risultati ottenuti.
Il sisma di riferimento utilizzato è stato il terremoto dell’Irpinia, avvenuto il 23 Novembre 1980, che ha avuto
magnitudo pari a 6.9 e con valore di PGA di 0.32g. I sismi utilizzati per le prove sono stati generati
moltiplicando la storia temporale del sisma per un coefficiente di scalatura. Si è iniziato da un sisma con
intensità pari al 10%, fino ad arrivare ad un sisma con un’intensità superiore al 100%. Nelle figure che seguono
vengono mostrati i risultati delle prove in termini di danneggiamenti e di derive interpiano. Si può notare che
l’edificio sprovvisto del sistema di controllo ha riportato forti danneggiamenti agli elementi non strutturali e
cedimento dei nodi pilastro-solaio al primo piano, mentre la struttura protetta da I-Pro 1 solo
danneggiamenti lievi all’intonaco. Infatti, l’edificio protetto da I-Pro 1 ha subito uno spostamento di circa 4
volte inferiore a quello sperimentato dalla struttura non equipaggiata.
Figura 4 - Confronto della deriva interpiano piano 1 tra edificio dotato del sistema di controllo ed edificio sprovvisto
(a) (b)
Figura 5 - (a) Danneggiamento globale della struttura priva del sistema di controllo I-Pro 1: danneggiamenti agli elementi strutturali
e non strutturali; (b) Edificio protetto con I-Pro 1
Figura 6 - Vista di dettaglio del danneggiamento fragile del nodo pilastro-solaio sulla struttura priva di I-Pro 1 a seguito dell'ultima
prova di sisma
Il modello numerico in Straus7 del campione privo del sistema di controllo
attivo I-PRO 1
Il modello numerico St7 è stato realizzato utilizzando tre tipologie di elementi:
• elementi di tipo beam per schematizzare i pilastri;
• elementi di tipo plate per schematizzare i solai;
• elementi di tipo spring – damper per schematizzare il comportamento dei tamponamenti mediante
“diagonali equivalenti”, secondo la teoria di Panagiotakos e Fardis.
MATERIALI: per la caratterizzazione delle proprietà meccaniche dei materiali ci si è basati sui dati forniti dai
test effettuati presso il laboratorio EUCENTRE.
Per il calcestruzzo sono stati estratti 2 campioni cubici per ognuno dei quattro getti realizzati (uno per la
fondazione e tre per i solai), per un totale di 8 provini, su cui effettuare il test di compressione. Nella tabella
seguente si mostrano le proprietà del calcestruzzo derivanti dai test di compressione; tali valori saranno
inseriti nel modello St7.
PILASTRI: i pilastri, di sezione trasversale 20 cm x 20 cm, sono stati modellati come elementi di tipo beam,
disposti su tre livelli con interpiani di riferimento pari a 2.70 m, 2.90 m e 2.97 m, valutati a partire
dall’estradosso del basamento rigido di fondazione e considerando i piani medi degli orizzontamenti.
Per esaminare l’evoluzione del danneggiamento e della dissipazione di energia nel tempo a seguito dei
terremoti, il comportamento dei pilastri è stato valutato in campo non lineare; ad ogni pilastro è stata
assegnata una plasticità diffusa mediante la definizione di un comportamento elasto – plastico del materiale,
associando alle sezioni dell’elemento un legame momento – curvatura con un modello isteretico alla Takeda.
Si tratta di una curva trilineare, passante per l’origine, in cui l’inclinazione dei due rami è compiutamente
definita da tre punti corrispondenti al momento di prima fessurazione, al momento sostanzialmente elastico
e al momento ultimo, con le rispettive curvature.
Figura 8 – Esempio di “Moment vs Curvature Table” per le colonne del piano terra.
SOLAI: i solai sono stati modellati mediante elementi di tipo plate, di spessore pari a 40 cm per i primi due
impalcati e 54 cm per l’ultimo orizzontamento; questo presenta uno spessore maggiore per simulare la massa
aggiuntiva dovuta al posizionamento del sistema di protezione attivo I-PRO1 sull’edificio “controllato”, in
modo da poter effettuare un successivo confronto a parità di condizioni iniziali.
Lo spessore flessionale (bending thickness) degli elementi plate è stato assunto pari a quello membranale
(membrane thickness). Inoltre, per non sottostimare la rigidezza laterale delle colonne, il nodo solaio-pilastro
è stato reso rigido mediante l’inserimento di rigid link di lunghezza pari a metà spessore della soletta.
• il primo tratto, di rigidezza K1, simula il tamponamento non danneggiato, ancora in fase elastica, ed
è proporzionale alla rigidezza a taglio del pannello. Tale tratto termina in corrispondenza del carico
di prima fessurazione (Fy);
• il secondo tratto, di rigidezza K2, simula il comportamento a “puntone” della muratura, che si sviluppa
in seguito alla fessurazione e al distacco di porzioni del pannello dal telaio. Esso termina al
raggiungimento della resistenza ultima del puntone (Fm);
• il terzo tratto, di rigidezza K3, è il cosiddetto “ramo di softening”, in cui si tiene conto
dell’abbattimento della resistenza e della rigidezza del pannello a causa del danneggiamento, fino ad
una resistenza residua (Fr), che dipende dalla duttilità del tamponamento e che determina l’ultimo
tratto orizzontale della curva.
• Gli spostamenti corrispondenti ai livelli di carico precedentemente definiti (Sy, Sm e Sr) si ottengono
dal rapporto tra i rispettivi carichi e rigidezze.
• La resistenza a trazione della tamponatura è assunta nulla.
I valori dei parametri proposti dagli autori, validi in senso generalizzato, sono stati opportunamente
modificati, ovvero calibrati sulla base dello specifico caso sperimentale, al fine di cogliere, con il modello di
calcolo elaborato, l’effettivo comportamento sperimentalmente osservato.
La modellazione FEM è stata svolta seguendo tale approccio:
• ciascun tamponamento è stato modellato mediante una coppia di elementi spring damper, disposti
in maniera similare a due aste di controventamento a croce di S. Andrea;
• in primo luogo, si determina la rigidezza elastica K1 del tamponamento. Tale rigidezza, proporzionale
alla rigidezza a taglio del pannello, viene calibrata sulla base dell’identificazione dinamica svolta
sperimentalmente in laboratorio sul fabbricato in vera grandezza. Comparando, infatti, i modi propri
di vibrare ottenuti dal modello di calcolo FEM, mediante un’analisi dinamica modale (natural
frequency analysis), con le oscillazioni reali del fabbricato, colte sperimentalmente mediante la
disposizione di vibrodine e di accelerometri piezoelettrici sulla struttura reale, si tarano le rigidezze
assiali (axial spring stiffness) da assegnare alle coppie di spring damper che simulano i tamponamenti
ai vari piani.
Figura 11 – Vibrodina utilizzata per l’identificazione dinamica sperimentale; accelerometri piezoelettrici utilizzati per la misurazione
delle accelerazioni della struttura in fase di identificazione dinamica
Dal momento che l’analisi dinamica modale è per definizione un’analisi elastica lineare, le non
linearità del materiale non possono essere tenute in conto, motivo per cui, nell’assemblaggio della
matrice di rigidezza della struttura, entrano in gioco contemporaneamente entrambi i diagonali di
ciascun tamponamento, ognuno con la sua rigidezza assiale, contrariamente a quanto avviene nella
realtà, in cui il diagonale attivo è solamente quello sollecitato a compressione. Per ovviare a questo
inconveniente, si assegna una rigidezza assiale dimezzata a ciascuno spring damper in modo tale che
la rigidezza K1 del tamponamento sia pari al doppio del valore precedentemente calibrato.
• Ultimata la fase di calibrazione della rigidezza iniziale K1, si passa alla fase di analisi dinamica non
lineare: a ciascuno spring damper viene associata una curva forza-spostamento secondo il modello
di P&F descritto in precedenza, e viene definito un modello isteretico che segue la curva forza –
spostamento; in particolare la fase di scarico si esplica secondo un andamento parallelo alla rigidezza
iniziale K1 fino al valore della forza residua del tamponamento, proseguendo in secante per l’origine.
Figura 12 – Esempio di curva N-ξ del diagonale sotto carico ciclico
• La massa dei tamponamenti viene assegnata mediante elementi plate di tipo Load Patch, con
ripartizione simmetrica ai vari piani.
Risultati
Si mostrano di seguito la comparazione dei modi di vibrare ottenuti dall’analisi dinamica modale e le risposte
nel dominio del tempo in termini di spostamento assoluto ai vari impalcati con quanto ottenuto dai test
sperimentali #TERREMOTOISAAC.
Il continuo dialogo tra Straus7 e Matlab permette anche l’aggiornamento istantaneo (istante per istante) di
tabelle e parametri che potrebbero modificarsi a causa del danneggiamento della struttura a seguito del
sisma, avendo inserito le non linearità dei vari materiali.
Ad analisi ultimata si ottiene una storia di forze di controllo per ogni macchina che è possibile far rigirare
insieme all’accelerogramma per validarne i risultati e per visionare l’effettivo miglioramento apportato dalle
macchine installate.
Ringraziamenti
Gli autori vogliono ringraziare la società HSH SRL nella persona dell’ing. P. Perin per la gentile concessione
della licenza del programma agli elementi finiti Straus7 con cui si sono svolte le analisi numeriche sopra
presentate (https://www.hsh.info/).
Bibliografia
[1] M. N. FARDISa & T. B. PANAGIOTAKOSa (1997) “SEISMIC DESIGN AND RESPONSE OF BARE AND
MASONRY-INFILLED REINFORCED CONCRETE BUILDINGS. PART II: INFILLED STRUCTURES”, Journal of
Earthquake Engineering, 1:3, 475-503.
a
Department of Civil Engineering, University of Patras , P.O. BOX 1424, Patras, 26500, Greece.