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GEOGRAFIE DIGITALI

(parte I: spazi, web e socialità)


Geolocalizzazione e social network: spazi e condivisione attraverso i locative media
Negli ultimi anni il web offre tecnologie e software che un tempo erano riservati a specialisti o
utenti esperti; oggi al contrario sono accessibili a chiunque abbia un minimo di competenze
informatiche. E’ il caso dei “locative media”, ovvero tecnologie mobili e di localizzazione che
utilizzano il sistema GPS e di telefonia cellulare per fornire vari servizi basati sulla posizione. Tale
termine indica anche le applicazioni commerciali di assistenza alla navigazione terrestre e marina, i
servizi d’emergenza o la marcatura con localizzazione (geotag) di contenuti attraverso piattaforme
di social network. La geolocalizzazione è uno dei servizi più famosi offerti dai locative media,
soprattutto per la loro interazione con i social media: attraverso una connessione GPS e applicazioni
software adeguate, gli utenti possono registrare in tempo reale la propria posizione sul pianeta e il
luogo esatto dove è stata scattata una fotografia digitale, usando i propri dispositivi mobili. La
geolocalizzazione di un’immagine equivale ad apporre ad essa un geotag, cioè un pacchetto di dati
che include le coordinate rilevate dal sistema GPS interno al dispositivo. In questo modo gli utenti
di un social network possono marcare i loro spostamenti quotidiani o i luoghi visitati; questa
marcatura può avere vari scopi che vanno dalla semplice condivisione con altri utenti, sullo stesso
social, della propria vita alla condivisione di informazioni turistiche, commerciali o di dati sportivi.
Da una prospettiva geografica, questa modalità di percepire e condividere forme differenti di
spazio, permette di riflettere su alcune dinamiche concernenti la percezione, la rappresentazione e la
ridefinizione della spazialità; dinamiche che chiamano in causa la “costruzione sociale” dello
spazio. Tale ridefinizione della spazialità attraverso i social media esiste a partire dal luogo fisico e
con esso mantiene un legame imprescindibile, ma ha una nuova visibilità soprattutto nelle “vite
digitali” ovvero quegli ecosistemi costituiti da hardware e software a cui risulta connessa parte della
dialettica.
Analizzando alcune modalità di utilizzo della geolocalizzazione, viene proposta una riflessione sulle
implicazioni teoriche di tale pratica, definita come “locative praxis”, e dunque sulle forme di
virtualizzazione dello spazio e sui processi di socializzazione.
1.Geolocalizzazione e geotag: la virtualizzazione dello spazio
Le forme di geolocalizzazione prese in considerazione sono due: il servizio di registrazione e
condivisione della propria posizione all’interno dei social network e l’inserimento di un geotag in
una fotografia o video digitale e la sua condivisione attraverso social network.
La geolocalizzazione attraverso i moderni dispositivi portatili è spesso basata sulle coordinate GPS
rilevate dal ricevitore di cui dispongono. Agli utenti dei social sembra più importante
contestualizzare la propria posizione all’interno di un’esperienza già condivisa del luogo. La
possibilità di essere riconosciuti e riconoscibili prevale sulla possibilità di affermare esattamente
dove si è; in questo modo il sistema appare più come uno strumento di socialità che di precisione.
La registrazione della posizione può avere ricadute sulle dinamiche economiche. Da alcuni anni, la
geolocalizzazione ha aperto nuove frontiere al geomarketing: grazie alle funzioni sempre più
sofisticate dei moderni dispositivi, i social network possono divenire dei potenti veicoli per il
sistema pubblicitario di imprese globali e aziende locali. Due servizi lanciati da Facebook, Places e
Nearby Friends, attraverso la registrazione della posizione permettono agli utenti di segnalare dove
ci si trova e di sapere se nei dintorni ci sia qualcuno dei contatti sui social. In questo modo gli utenti
divengono “prosumers attivi”, capaci di veicolare tendenze e opinioni attirando l’attenzione su
alcuni luoghi o servizi.
L’implementazione del GPS rende possibile anche la geolocalizzazione di foto o video digitali. Gli
utenti scattano una foto o realizzano video con i dispositivi mobili, a cui poi aggiungono un geotag,
condividendo questo materiale con i propri contatti. In questo modo le immagini così
contestualizzate acquistano un nuovo senso, perché anche gli altri possono usufruirne, acquisendo
un senso collettivo.
2.Turisti, social network e geolocalizzazione
La geolocalizzazione e il geotag focalizzano l’attenzione sulle destinazioni attraverso un processo di
virtualizzazione, trasformando i geotaggers in una sorta di opinion leader.
Guardare e mostrare la propria posizione e le immagini geolocalizzate, consente all’autore dello
scatto di costruire una narrazione seguendo una geografia personale. Questo aspetto non è
secondario nelle dinamiche turistiche; anzi le foto scattate durante un viaggio oltre ad avere un
valore simbolico assumono anche un significato sociale. La narrazione dei turisti è costruita
attraverso varie modalità ed è una parte costitutiva della loro esperienza. Bruner ha affermato che i
turisti condividono con gli altri le narrazioni relative ai loro viaggi, già durante le loro vacanze.
Oggi le occasioni per costruire questo racconto si sono ampliate considerato che foto e video si
possono condividere direttamente online; un cambiamento che ha modificato il tempo e le modalità
di quel racconto.
Una foto marcata con un geotag e pubblicata, mostra un luogo specifico, narrando allo stesso tempo
l’intera destinazione; in questo senso la virtualizzazione condivisa di un luogo acquista maggiore
potenza.
Anche nel caso del turismo, quindi il geomarketing, può trovare nuovi strumenti di potenziamento
nella geolocalizzazione attraverso i social. Questi strumenti sono un’opportunità interessante per il
marketing territoriale e il destination management, considerando quanto oggi il turismo basa parte
della sua economia sul web e sulla condivisione di esperienze.
Ci sono utenti che utilizzano la geolocalizzazione e il geotag sui social, ma non condividono la loro
posizione con i loro contatti, perché preferiscono rivedere poi e foto scattate e avere una sorta di
collezione personale.
Condividere la posizione o le immagini con i geotag attiva la “costruzione del significato” che
necessita dello sguardo e del commento di altri per acquisire, oltre che un significato individuale,
anche un significato sociale.
Altre persone invece hanno un atteggiamento di rifiuto verso la geolocalizzazione e il geotag, in
quanto li considerano una forma di controllo.
3.Conclusioni
In un mondo sempre più interconnesso, un pianeta che si è rimpicciolito per effetto della
compressione spazio-temporale, i concetti di geolocalizzazione e geotag sono in grado di oscurare
la paura dell’ignoto, rappresentata dalle antiche mappe. In sintesi, la geolocalizzazione e il geotag
sui social media negano l’assenza del luogo, affermando invece un iperspazio. Gli strumenti che si
basano su sistemi GPS hanno un importante ruolo nel processo di virtualizzazione e
rappresentazione dello spazio su internet. Questo processo è reso possibile da differenti forme di
propensione alla condivisione. Alcuni usi della geolocalizzazione attivano una dinamica complessa
che investe la percezione, la rappresentazione e la ridefinizione dello spazio. Ogni costruzione dello
spazio è sociale e riproduce sia rapporti di potere che relazionalità.
L’utilizzo di tali servizi dipende dalla percezione che gli utenti hanno dei social network e della
possibilità che hanno di condividere informazioni sulla loro vita con i propri contatti. La spinta a
fare ciò è un rafforzamento oggettivo del proprio agire rispetto a un luogo, “sono stato lì e lo posso
dimostrare”.
Utenti che pur con la possibilità di condividere sull’istante un contenuto, preferiscono mostrare di
persona quelle immagini; altri che tengono per sé i contenuti e rivederli dopo; altri ancora che
rifiutano totalmente l’uso della geolocalizzazione perché diffidente verso questi servizi,
considerandoli forme di controllo sulla propria esistenza.
La geolocalizzazione usata sui social media ridefinisce la spazialità: l’esperienza individuale di un
luogo viene tradotta in narrazione attraverso la virtualizzazione operata dal dispositivo mobile e
avvalorata dal riconoscimento di una comunità virtuale. Ciò mette in discussione il senso di verità
del luogo e la sua oggettività: geografie immaginarie in grado di produrre gli effetti che nominano
grazie a modalità di riconoscimento individuali e collettive che si muovono tra spazi vissuti e spazi
raccontati.
Viaggi in ogni luogo e in nessun luogo: l’immagine nel turismo
1.La mediatizzazione dell’esperienza turistica
L’esperienza turistica è sempre più mediata da immagini e strumenti visuali che condizionano le
aspettative e decisioni del turista. Nell’esperienza turistica la motivazione al viaggio e la scelta della
destinazione oggi sono influenzate dalla rappresentazione dell’altro e dell’altrove, plasmata dalle
nuove tecnologie digitali, concorrendo a rendere turisticamente attraente. Nel turismo i mediatori
visivi basati sulla tecnologia è ampio: oltre a internet, smartphone, e fotocamere digitali vi sono
anche guide turistiche di supporto, agenzie di viaggio e destinazioni virtuali, blog, podcast, video
streaming e altro ancora. Tutti media interattivi che aggiungono valore all’esperienza turistica.
Ciò che sta portando a un’accelerazione delle pratiche turistiche technology based sono almeno
quattro: 1) l’espansione delle piattaforme digitali (a cui le persone fanno sempre più ricorso per
organizzare i viaggi); 2) lo sviluppo dell’automazione, sostenuto dai progressi nei settori della
robotica e dell’intelligenza artificiale; 3) i nuovi sistemi di transazione finanziaria online; 4)
l’affermazione della realtà virtuale che trasporta il turista in luoghi nuovi.
Oggi non è necessario spostarsi per provare le emozioni del viaggio; la rivoluzione digitale ha
creato una nuova figura di consumatore turistico che accetta di vivere esperienze simulate sia tra le
mura di casa o di fronte a uno schermo, che a migliaia di chilometri di distanza nei luoghi illusori
delle attrazioni sintetiche, al chiuso o negli spazi artificiali, dove le scene sono persino più reali
degli originali.
Secondo John Urry, attorno al rapporto realtà/rappresentazione si costruisce una parte della visione
postmoderna della società: <<il postmodernismo è incentrato sul rapporto tra realtà e
rappresentazione. Il significato viene determinato sempre più dall’aspetto figurativo o visivo; si
costituisce una relazione molto stretta tra realtà e rappresentazione, rispetto ad altre forme di
comunicazione>>. Ciò comporta un progressivo distaccarsi delle esperienze dalla realtà, e quindi la
perdita da parte del turista del senso del luogo, ovvero la perdita del contatto diretto con uno spazio.
La perfezione delle immagini prodotte dagli strumenti digitali riduce le differenze tra l’oggetto
materiale della nostra osservazione e la sua riproduzione ottica. Il confine tra realtà e
rappresentazione si assottiglia e le persone sperimentano la possibilità di praticare attività turistiche
facendo ricorso a modalità, non fisiche, ma virtuali.
Nel mondo del turismo la distanza che separa il viaggiatore dal luogo da visitare, implode in quanto
l’oggetto turistico può essere ricercato al di fuori del luogo stesso (ad es. nel pc di casa) e il tempo
si annulla perché il turista grazie agli strumenti offerti dalle tecnologie può essere
contemporaneamente tra le mura di casa e nella località dei suoi sogni.
2.Realtà e rappresentazione
Per Pierre Lévy la virtualizzazione è uno dei vettori più importanti della creazione di realtà; il
virtuale non si oppone al reale, ma costituisce una modalità di mutazione dell’identità. Al virtuale
attribuiamo il significato di assenza di materialità, ovvero il concetto di virtualizzazione tenendo
presente l’idea di vuoto fisico. Il virtuale tende a rendersi attuale pur non avendo ancora dato vita ad
una forma concreta. Uno stesso luogo può assumere, a livello mentale, differenti proprietà o
generare sensazioni opposte.
I concetti di realtà fisica e di tempo dinamico tendono a vacillare quando sono posti dinanzi ai
principi della fisica moderna e della meccanica quantistica. Il tempo in divenire, inteso
comunemente non trova fondamento nelle leggi della fisica. La sensazione del fluire nel tempo è
illusoria: la nostra esistenza così come la percepiamo, è scandita da eventi che segnano un flusso
temporale continuo e lineare; ma la teoria della relatività di Einstein rovescia scientificamente
quella che ci è sempre apparsa certezza del vissuto della realtà, stabilendo la modificabilità dello
spazio-tempo. L’idea che ci facciamo del concetto di realtà è soggettiva se confrontata con i principi
fisici che regolano la nostra collocazione e quella degli oggetti del mondo.
La realtà virtuale e le reti digitali aggiungono nuove traiettorie di esplorazione all’idea di viaggio,
poiché partecipano attivamente alla creazione di rappresentazioni mentali dell’esperienza e dello
spazio. In questo modo le nuove tecnologie digitali, esaltando le caratteristiche dello sguardo,
offrono più punti di vista rispetto alle normali modalità d’osservazione turistica.
3.Conclusioni
Nella visione postmoderna, le pratiche turistiche sono soggette a cambiamenti dovuti al fatto che la
tecnologia digitale rischia di far raffreddare il desiderio di viaggiare, portando i turisti a rinunciare a
provare direttamente l’esperienza fisica del viaggio. Grazie al livello tecnologico elle riproduzioni,
le immagini hanno il sopravvento sulle cose e i segni, attraverso cui si costruisce lo sguardo del
turista, si sostituiscono al significato dell’esperienza. Ciò che conta nell’esperienza turistica, a
prescindere che si sperimenti fisicamente o mentalmente, è che sia consapevolmente vissuta
attraverso la comprensione cosciente del significato dell’oggetto della nostra osservazione.
Il ruolo dei social network nella promozione sistematica di una destinazione marginale
1.Social network e destinazione
Narrazione, rappresentazione e coinvolgimento sono gli elementi su cui si fondano le dinamiche
comunicative, che vengono ridefinite con l’utilizzo dei social network: la fonte perde la sua
centralità e si integra con le dinamiche comunicative della comunità di riferimento. L’utilizzo dei
social network, nella promozione delle destinazioni e dei territori, consente la costruzione di una
comunità coesa, interattiva e interessata. Emozionalità ed esperienza entrano in gioco nell’insieme
dell’attrattività e della competitività delle destinazioni. Un insieme di cui la relazionalità è
rappresentazione.
2.Menfi: il territorio e il turismo
Il territorio ed il paesaggio di Menfi si sviluppano al confine di due sistemi territoriali, quello delle
Terre Sicane e quello della Val di Mazara, e si collocano nell’area del Belice. A predominare è il
paesaggio legato all’agricoltura, con campagne densamente coltivate ma non altrettanto popolate,
con un’armatura urbana che si è sviluppata a partire dagli insediamenti del 1600. L’80% del
territorio è adibito a uso agricolo. Tra le colture che creano l’identità sia culturale che produttiva del
paese, è la vite. Menfi è così diventata la città del vino; ed è inoltre inclusa nella lista dei comuni a
vocazione turistica della regione siciliana. Registra un incremento del volume degli arrivi e delle
presenze. L’analisi delle politiche di promozione e valorizzazione della destinazione, dal punto di
vista di osservazione delle politiche di gestione, si lega ai valori territoriali quanto alla volontà di
creare sinergia tra settore pubblico e privato.
Sul piano comunicativo, il portale web istituzionale del comune è sempre aggiornato ad oggi, per
offrire il meglio dei valori del territorio.
Città, memoria e social network: partecipazione e condivisione su un gruppo facebook
1.Social media e gruppi
Molti dei servizi sul web permettono l’interazione diretta degli utenti connessi alla rete; questa
possibilità è nata con l’evoluzione del New Web, nel 2004, ovvero l’introduzione di database
complessi, sistemi di gestione di contenuti e applicazioni software. Questa trasformazione
informatica ha cambiato l’utilizzo della rete; da una modalità di consultazione di contenuti si è
passati a una modalità di produzione di contenuti, attraverso cui gli utenti possono pubblicare
qualsiasi cosa e interagire tra loro.
Uno dei più popolari social network è Facebook.
I social network sono concepiti soprattutto per creare o estendere reti relazionali virtuali, a partire
da quelle reali; rendono accessibili varie forme di socialità, scelte sulla base delle proprie
preferenze. Da connessioni singole a modalità aggreganti più allargate, organizzate in gruppi
tematici.
Nei primi anni 2000 è nato un dibattito riguardo la possibilità di utilizzare il termine “online/virtual
community” o “network”, in riferimento a quei gruppi di utenti che interagiscono attivamente tra
loro, attraverso internet. E’ nato da questo un ulteriore dibattito sui rapporti tra comunità online e
offline, e quindi sulla continuità o discontinuità tra gruppi aggregati virtualmente e altri realmente.
Alcuni studi dimostrano che esistono legami forti tra le due tipologie di comunità e che le
possibilità relazionali tra i membri dei social tengono comunque conto del mondo reale.
I gruppi tematici su Facebook rappresentano dei sottoinsiemi rispetto alla piattaforma social.
2.Spazio, memoria e interazioni sul gruppo Facebook “Palermo di una volta”
Il gruppo presente con tale nome sul social, è un gruppo pubblico che rende visibili alcuni dei suoi
contenuti anche a chi non è membro di fb. Il gruppo è dedicato alla ricostruzione storica dell’antico
aspetto di Palermo attraverso la condivisione di immagini e video d’epoca, che raccontano il
passato della città.
La comunicazione sui social è resa possibile da commenti, aggiornamenti e messaggi privati per
mantenere un legame tra gli utenti. Tra i membri del gruppo vi sono persone anche non della città in
questione, ma che vengono da altre regioni e si iscrivono al gruppo per meglio conoscere le località
e la storia della città. Per gli ultimi 60-70 anni, la geografia della città e la sua storia non vengono
create ma trovate, grazie all’interazione tra gli utenti, spesso testimoni diretti delle immagini
condivise. La ricostruzione geografica e storica di epoche più lontane, viene invece basata su ipotesi
più o meno plausibili. Tale ricostruzione del passato della città, a volte è un’occasione per discutere
sui cambiamenti che essa ha attraversato, a volte peggiorativi.
Dopo la fine della seconda guerra ci fu un boom edilizio, che portò alla distruzione di palazzi
storici.
3.Conclusioni
La partecipazione dei membri del gruppo alla costruzione della geografia e della storia della città
ricorda modalità tipiche della geografia partecipativa, in quanto attraverso la collaborazione tra gli
iscritti hanno accesso a una conoscenza più consapevole del luogo in cui vivono.
Luoghi reali e luoghi virtuali della filosofia: il Mosè di Michelangelo
La storia della cultura è legata ai luoghi e al divenire della storia umana. Non esiste una dimensione
culturale astratta, giacché ogni espressione dell’uomo va correlata allo spazio e al tempo nella
dimensione della geografia digitale.
Anche la filosofia risulta essere una forma peculiare di geografia legata alla storia o di storia legata
alla geografia.
Il filosofo Freud, nel 1913, visitò a Roma la statua di Michelangelo “il Mosè di Michelangelo”,
scolpita tra il 1512 e il 1516. Quest’opera segna un passaggio essenziale per l’estetica di Freud, a
cui si riconosce il merito di aver dato nascita alla psicoanalisi. L’opera rappresenta l’emblema della
cultura e della religione ebraica. Freud scrisse tre saggi su “L’uomo Mosè e la religione
monoteistica”, tra il 1934 e il 1938, in cui mostra attenzione e curiosità per la storia e per la
religione. Non indaga però l’opera all’interno, ma si limita ai tratti esteriori della scultura per
coglierne il significato più profondo; prestando attenzione ai minimi dettagli, rilevando ciò che
sfuggiva agli addetti dei lavori che in quel tempo si erano avvicinati all’opera. Due sono i
particolari a cui Freud si sofferma: la posizione della mano destra e l’inclinazione delle tavole che
Mosè tiene con quella stessa mano.
Freud sottolinea lo sguardo sprezzante dell’eroe, rivolto verso la sua gente che ha tradito il proprio
Dio.
Ci sono diverse interpretazioni e descrizioni dell’opera, da parte di diversi studiosi, descrizioni
approssimative da non escludere del tutto.
Freud si chiede se Michelangelo abbia voluto creare un’immagine atemporale di un carattere e uno
stato d’animo, oppure abbia voluto rappresentare l’eroe in un momento particolare della sua
esistenza. Stando alle interpretazioni di molti critici e storici, la statua mostra la raffigurazione
dell’ira, di una passione che sta per esplodere. La scultura rappresenta l’espressione di
un’impressione, di uno stato d’animo, di una capacità creativa che non si può spiegare con parole
comuni. Michelangelo ha scelto di raffigurare il momento dell’ultimo indugio, della quiete che
precede la tempesta (Dio consegna a Mosè, sul monte Sinai, le dodici tavole).
Con le tecnologie di oggi, è possibile effettuare viaggi virtuali all’interno dei maggiori musei e
luoghi d’arte del mondo.

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