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seguito sono richiamati principalmente quegli aspetti contenuti nel documento che hanno
influenza sui criteri di valutazione della capacità portante di una costruzione in condizioni
di incendio, ossia sulla sua sicurezza strutturale in caso di incendio.
Vista l’articolazione degli obiettivi che definiscono la sicurezza in caso di incendio,
quando essa viene adottata nel caso specifico di un edificio, diventa in generale necessario
intervenire su molteplici aspetti della progettazione, quali il layout dell’edificio, la presta-
zione delle strutture portanti, dei singoli prodotti da costruzione utilizzati e degli impianti
adottati, che devono essere valutati nelle condizioni di incendio. Ciò presuppone di indivi-
duare una strategia di sicurezza in caso di incendio che, in forma generale, nel Documento
Interpretativo è tracciata attraverso i seguenti passi:
– ridurre al minimo la probabilità di un evento di incendio (prevenzione incendi);
– valutare la sicurezza degli occupanti e stabilire se essa debba essere migliorata me-
diante l’adozione di sistemi di rilevazione, di allarme e di controllo dell’incendio
(sistema di protezione attiva);
– individuare un sufficiente livello di compartimentazione al fine di impedire la cre-
scita eccessiva dell’incendio all’interno dell’edificio;
– prevenire la propagazione dell’incendio tra edifici contigui;
– individuare le condizioni affinché sia possibile l’intervento delle squadre di soccorso.
È chiaro come un’adeguata prestazione di stabilità delle strutture portanti principali
nelle condizioni di incendio, ossia un determinato livello di sicurezza strutturale in caso di
incendio, costituisca un prerequisito necessario per diversi punti di questa strategia.
Al fine di condurre in maniera efficace la suddetta strategia, il Documento Interpretati-
vo n. 2 introduce in maniera esplicita l’approccio ingegneristico nel campo della sicurezza
in caso di incendio, che è mirato sia alla valutazione degli obiettivi di sicurezza necessari,
sia al progetto e alla verifica delle prestazioni di sicurezza adottate. La condizione di base
che viene posta per la sua applicazione è che le caratteristiche dei prodotti da costruzione e
le procedure di verifica adottate siano validate su basi concordate e armonizzate
nell’ambito dei Paesi membri della Comunità Europea.
Al fine di raggiungere gli obiettivi generali della sicurezza in caso di incendio, il do-
cumento richiama le principali funzioni legate alla stabilità della struttura principale di
un’opera da costruzione. Essa è necessaria per:
– permettere la sicurezza degli occupanti durante il tempo nel quale essi rimangono
dentro l’edificio;
– garantire la sicurezza delle squadre di soccorso;
– evitare crolli che possono causare pericolo per le persone;
– consentire che i prodotti da costruzione utilizzati per la sicurezza in caso di incendio
possano svolgere la loro funzione per tutto il tempo necessario.
Pertanto, quando la valutazione della sicurezza strutturale di una costruzione in condi-
zioni di incendio è condotta mediante l’approccio ingegneristico, deve essere sempre riferi-
ta al mantenimento delle suddette funzioni.
lutazione delle caratteristiche dei prodotti da costruzione e la definizione dei criteri di cal-
colo sia condotta su basi concordate e armonizzate nell’ambito dei Paesi membri della
Comunità Europea.
A questo scopo, a partire dagli inizi degli anni ottanta, sono state finanziate numerose
attività di ricerca con l’obiettivo di mettere a punto un quadro normativo concordato e ar-
monizzato nell’ambito della Comunità Europea.
Il risultato di queste attività è il quadro normativo attuale, già vigente in diversi Paesi
europei e in fase di introduzione negli altri. In esso troviamo gli strumenti per individuare
le misure tecniche necessarie perché una costruzione sia conforme al requisito di sicurezza
in caso di incendio e le regole per individuare se le caratteristiche dei prodotti da costru-
zione impiegati siano tali da garantire le prestazioni richieste in condizioni di incendio.
Figura 1.1 Gli obiettivi della sicurezza in caso di incendio secondo la Direttiva 89/106/CEE.
Tabella 1.1 Normativa di riferimento per la progettazione in caso di incendio di strutture di ac-
ciaio e composte acciaio-calcestruzzo.
Questi documenti servono a definire alcuni parametri che possono essere scelti a livello
nazionale (NDP, acronimo anglosassone di “Nationally Determined Parameters”). Comun-
que, a questo proposito, è da ricordare che il D.M. 16/02/07 consente l’applicazione di
quasi tutti gli EN (con esclusione solo di EN 1991-1-2 relativo alle azioni sulle costruzio-
ni), anche prima della pubblicazione dei relativi NDP, purché per tali valori si faccia rife-
rimento ai valori consigliati negli Eurocodici.
Riepilogando, nella tabella 1.1 sono riportate le principali disposizioni normative oggi
in vigore per la definizione del requisito di sicurezza in caso di incendio della struttura por-
tante di una costruzione e per la valutazione della resistenza al fuoco degli elementi struttu-
rali realizzati in acciaio o in struttura composta acciaio-calcestruzzo.
Figura 1.3 Esempio di incendio pienamente sviluppato, dovuto alla combustione di materiali
presenti dentro un edificio adibito ad ufficio.
Figura 1.4 Comparazione tra la curva di incendio standard ISO 834 e 50 curve di incendio misu-
rate durante test di laboratorio (carichi di incendio variabili tra 10 e 45 kg legna/m2)
[Tratto da DIFISEK+, “DIssemination of FIre Safety Engineering Knowledge +”, 2008].
(1)
La Commissione Tecnica istituita nel 2006 dalla Fondazione Promozione Acciaio per la “Sicurezza delle
strutture in acciaio in caso di incendio” è composta da rappresentanti nazionali nel campo della ricerca
europea sulla sicurezza strutturale in caso di incendio, da docenti universitari e da esponenti del Ministe-
ro degli Interni e ha l’obiettivo di costituire un tavolo tecnico per la valutazione della ricerca nazionale
ed europea sulla tematica incendio e di fornire strumenti tecnici per l’aggiornamento dei professionisti e
dei Vigili del Fuoco (monografie, corsi di aggiornamento, organizzazione di convegni tecnico-
scientifici).
Tabella 1.2 Confronto tra i requisiti di resistenza al fuoco richiesti per le strutture portanti dalle nor-
me di alcuni paesi europei.
Tipo di
n h H X L b X(*) S B CH D F I L NL FIN E UK
edificio
60/90 0
si 0 0 0 0 / 30 30 0 0 90
Centri (7) (8)
1 0 4 500 80 80 4
commerciali 90/120 0
no (1) (1) (10) (1) 30 (3) 0 60 90
(7) (8)
Locali di si 0 0 (2) 60 - 30 0 60(4) 90 30
pubblico 2 5 9 1000 60 30 4
no 0 30 90 60 60 30 0 60(5) 90 60
spettacolo
0-30
si 60(6) (2) 60 - 90 60 60(4) 60 60
Scuole 4 12 16 300 60 20 4 (10)
no 60(6) 60 90 60 60 90 60 60(5) 60 60
0-30
Piccoli edifici si 60(6) (2) 60 - 90 60 60(4) 60 30
4 10 13 50 50 30 2 (10)
per uffici
no 60(6) (1) (10) 90 60 60 90 60 60(5) 60 60
30-60
si 60(6) (2) 60 (11) 90 60 60(4) 90 60
Alberghi 6 16 20 60 50 30 2 (10)
no 60(6) 60 90 60 60 90 60 60(5) 90 60
si 120 60 (2) 60 (12) 90/120 120 60(4) 120 90
Ospedali 8 24.5 28 60 70 30 2
no 120 90 90 60 120 120 120 60(5) 120 90
60-90
Medi edifici si 120 (2) 120 - 90 60 120(4) 120 120
11 33 37 50 50 30 2 (10)
per uffici
no 120 90 90 120 90 120 90 120(5) 120 (3)
Grandi edifici si 120 90 90 120 - 120 90 120(4) 120 120
31 90 93 100 50 50 2
per uffici no 120 90 (10) (3) 120 120 (3) 90 120(5) 120 (3)
Parcheggi
2 - -6 - - - - - 120 60 90 30-90 90 90 ? 60 120 120
chiusi
Parcheggi
8 - 22 - - - - - 60 - 0 30-90 90 90 60 60 120 15
aperti
NOTE
(1) dimensioni del compartimento troppo grandi
(2) nessun regolamento adottato
(3) non permesso
(4) q > 600 MJ/m2 piano
(5) q < 600 MJ/m2 piano
(6) nuovi edifici + estensioni o ristrutturazioni edifici esistenti
(7) periodi normalmente richiesti dalle autorità locali
(non c’è ancora norma nazionale)
Ricordiamo le funzioni affidate alla stabilità di una costruzione dal Documento Inter-
pretativo n. 2., verso cui deve essere indirizzata l’analisi strutturale nella condizione di in-
cendio. Essa è necessaria per:
– consentire la sicurezza degli occupanti durante il tempo nel quale essi rimangono
dentro l’edificio;
– garantire la sicurezza delle squadre di soccorso;
– evitare crolli che possono causare pericolo per le persone;
– permettere che i prodotti da costruzione utilizzati per la sicurezza in caso di incen-
dio possano svolgere la loro funzione per tutto il tempo necessario.
È chiaro che casi specifici di edifici e di attività in essi svolte possano richiedere un
aumento delle prestazioni della struttura portante in caso di incendio, rispetto a queste ora
richiamate. Ad esempio, specifiche prestazioni mirate alla difesa del patrimonio edilizio,
che non sono prese in considerazione dalla Direttiva 89/106/CEE, possono essere fissate
dai proprietari degli immobili.
Il primo passo dell’applicazione di un approccio prestazionale è la valutazione dell’a-
zione termica, che avviene mediante l’analisi di scenari di incendio naturali che descrivo-
no qualitativamente l’evoluzione di un incendio ed individuano gli eventi chiave che lo ca-
ratterizzano e che lo differenziano dagli altri incendi. In pratica devono essere selezionati,
tra quelli prevedibili, i più pericolosi scenari di incendio ai fini della stabilità strutturale.
Successivamente, per ognuno degli scenari di incendio definiti, sono necessari, in generale,
i seguenti punti:
– valutazione del tipo e della quantità di combustibili presenti, con il relativo tasso di
combustione;
– determinazione dei quantitativi di aria disponibile durante la combustione (in fun-
zione degli scambi con l’esterno);
– individuazione della geometria dell’ambiente confinato, definita dal compartimento;
– definizione delle proprietà termiche della frontiera del compartimento, come pavi-
menti, pareti e soffitti.
Inoltre, a seconda della particolare strategia antincendio adottata, la valutazione può in-
cludere anche:
– l’influenza degli impianti di spegnimento dell’incendio (ad esempio gli sprinkler);
– l’intervento delle squadre di soccorso.
Il passo successivo di questo approccio è l’analisi strutturale. Essa deve mirare a valu-
tare le condizioni di stabilità delle strutture portanti dell’edificio in presenza delle azioni
termiche individuate per ognuno degli scenari di incendio analizzati e degli altri carichi
agenti.
Nella figura 1.5 è presentato uno schema generale, definito nell’ambito della ricerca eu-
ropea (CEC Agreement 7210, 1999), di applicazione dell’approccio prestazionale per la
valutazione della sicurezza strutturale in condizioni di incendio.
Come precisato meglio nei successivi capitoli, per questo tipo di approccio le norme di
riferimento (EN 1991-1-2(2002), D.M. 09/03/07) in generale non consentono schematizza-
zioni strutturali approssimate. In particolare è necessaria una valutazione del comporta-
mento della struttura nel suo complesso o almeno di una sottostruttura significativa, capace
di tenere in considerazione le interazioni tra i singoli elementi che vengono a determinarsi
a causa delle deformazioni e delle dilatazioni causate dall’incremento di temperatura e par-
zialmente contrastate dall’iperstaticità strutturale.
Analisi Globale
della Struttura
nat
t fi,d ≥ t fi,rich
Figura 1.5 Schema generale di approccio prestazionale per la valutazione della sicurezza struttu-
rale in condizioni di incendio (da CEC Agreement 7210, 1999).
Quindi non è in generale consentita una trattazione per singoli elementi, come avviene
nell’applicazione dell’approccio prescrittivo. Questa condizione determina la necessità di
uno studio del comportamento strutturale sicuramente più impegnativo rispetto a quello
correntemente utilizzato nell’ambito dell’approccio prescrittivo. Ma è bene sottolineare
come, in termini generali, è questo l’approccio più affidabile per ottenere una reale cono-
scenza delle prestazioni della struttura e, quindi, del suo effettivo grado di sicurezza in ca-
so di incendio.
Nell’applicazione di questo approccio la durata della stabilità della struttura portante
nella condizione di incendio viene stabilita in funzione degli obiettivi di sicurezza prefissa-
ti. Ad esempio, il Documento Interpretativo n. 2 cita i seguenti casi:
– nessun requisito di resistenza al fuoco per edifici con limitata densità di carico di
incendio o dove le conseguenze di un collasso strutturale possono essere accettate;
– resistenza al fuoco della struttura portante per uno specificato ma limitato periodo
di tempo, che viene definito per consentire la sicurezza degli occupanti e dell’in-
tervento delle squadre di soccorso;
– resistenza al fuoco della struttura portante per un tempo tale da permettere la com-
bustione di tutti i materiali combustibili presenti, senza tenere conto dell’intervento
delle squadre di soccorso.
Nel secondo caso si ha una stabilità strutturale ritenuta necessaria per un limitato perio-
do di tempo, nel terzo caso una stabilità strutturale che viene mantenuta per tutta la durata
degli scenari di incendio definiti, solitamente comprendente anche la fase di raffreddamen-
to.
Di seguito si fa cenno a due esempi di applicazione dell’approccio prestazionale, am-
piamente studiati nell’ambito della ricerca europea, in cui si ritrova l’applicazione dei sud-
detti obiettivi di resistenza al fuoco.
Il primo esempio è riferito al secondo livello di obiettivo sopra citato. Si tratta di un e-
dificio monopiano adibito ad attività industriale, in cui viene realizzata una compartimen-
tazione longitudinale posta in corrispondenza della fila centrale di colonne. Nella figura
1.6 è rappresentata una sezione trasversale dell’edificio.
BEAMS PLOT
DISPLACEMENT PLOT ( x 1)
Y X 5.0 E+00 m
0
0
0 500 1000 1500
0 300 600 900 1200 1500
-10000
Spost. Orizz. colonna [m]
-0.1
-20000
-30000
-0.2 -40000
-50000
-0.3 -60000
tempo [sec]
tempo [sec]
Questi obiettivi, una volta definiti gli scenari di incendio più pericolosi per la stabilità
della struttura portante e per la compartimentazione, sono raggiunti se l’analisi strutturale,
nelle condizioni di incendio, è in grado di verificare:
– che la stabilità strutturale sia mantenuta per uno specificato periodo di tempo;
– che l’eventuale crollo delle facciate perimetrali avvenga verso l’interno dell’edificio
(e non verso l’esterno, dove probabilmente si trovano le squadre di soccorso impe-
gnate a spegnere l’incendio);
– che la compartimentazione sia in grado di resistere alle spinte provenienti dalla par-
te di struttura soggetta ad incendio.
Questo tipo di obiettivi può essere verificato mediante un approccio di tipo prestaziona-
le o ingegneristico (nella figura 1.7 sono riportati alcuni risultati significativi di questo tipo
di analisi, tratti da Cajot et Al., 2004), mentre difficilmente possono essere verificati
nell’ambito di un ordinario approccio di tipo prescrittivo.
Il secondo esempio è riferito al terzo livello di obiettivo sopra citato. Si tratta di un edi-
ficio multipiano fuori terra adibito ad autorimessa, di tipo aperto, ossia dotato di ampia
ventilazione naturale lungo le facciate (figura 1.8).
Questa tipologia di costruzione è stata sottoposta a numerose ricerche finalizzate a veri-
ficare il comportamento delle tipiche soluzioni strutturali adottate, in particolare quelle rea-
lizzate in struttura composta acciaio-calcestruzzo. Le analisi statistiche condotte su edifici
esistenti e le prove di incendio realizzate su prototipi di edifici in scala reale (figura 1.9)
hanno permesso l’individuazione degli scenari di incendio più pericolosi per la stabilità
della struttura portante (figura 1.10 tratta dal documento tecnico INERIS, 2001).
Nell’ambito di un approccio di tipo ingegneristico, centrando l’attenzione su ognuno
degli scenari di incendio così individuati, l’obiettivo dell’analisi strutturale correntemente
adottato per questo tipo di edifici è quello di trovare le soluzioni della struttura portante
che verificano le condizioni di stabilità per tutta la durata dell’incendio, compresa la fase di
raffreddamento fino al ritorno alla temperatura ambiente. In tal caso, facendo riferimento
alle funzioni che la struttura deve svolgere per gli obiettivi fissati dalla Direttiva
89/106/CEE, la sicurezza in caso di incendio è senz’altro verificata.
Figura 1.10 Scenari di incendio in un’autorimessa areata definiti dal Doc. Tecn. INERIS (2001).
Esempi di questo tipo di attività sono: gli ospedali, le scuole, i locali di pubblico spetta-
colo, gli alberghi, ecc.. Per gli edifici in cui si svolgono queste attività, la possibilità di
progettare la sicurezza strutturale in caso di incendio secondo un approccio prestazionale o
ingegneristico è prevista solo mediante l’apposita procedura di deroga, che deve essere
sottoposta al parere del competente Comando dei Vigili del Fuoco. In tal caso, nell’ambito
della progettazione strutturale, si deve dimostrare che gli obiettivi della sicurezza in caso di
incendio, trattati al paragrafo precedente, siano stati raggiunti. Per la regolamentazione di
questa procedura è stato pubblicato il D.M. 09/05/07.
Figura 1.11 Procedure per la valutazione della resistenza al fuoco (D.M. 09/03/07).
Per la seconda categoria di attività (attività senza regola tecnica prescrittiva) il Mini-
stero dell’Interno, con la pubblicazione del D.M. 09/03/07, ha definito le richieste di pre-
stazione in caso di incendio per le strutture portanti di una costruzione (figura 1.11). Que-
ste sono classificate in 5 livelli:
livello I) nessun requisito specifico di resistenza al fuoco dove le conseguenze della
perdita dei requisiti stessi siano accettabili o dove il rischio di incendio sia
trascurabile;
livello II) mantenimento dei requisiti di resistenza al fuoco per un periodo sufficiente
all’evacuazione degli occupanti in luogo sicuro all’esterno della costruzio-
ne;
livello III) mantenimento dei requisiti di resistenza al fuoco per un periodo congruo
con la gestione dell’emergenza;
livello IV) requisiti di resistenza al fuoco tali da garantire, dopo la fine dell’incendio,
un limitato danneggiamento della costruzione;
livello V) requisiti di resistenza al fuoco tali da garantire, dopo la fine dell’incendio, il
mantenimento della totale funzionalità della costruzione stessa.
Ogni livello di prestazione, da scegliere in funzione degli obiettivi di sicurezza, com-
porta l’adozione di una determinata classe di resistenza al fuoco delle strutture portanti,
determinabili sulla base dei criteri riportati nel decreto stesso. Questi criteri saranno trattati
nel paragrafo 3.4.3, dove, tra l’altro, si vedrà come essi siano basati su un metodo non ap-
plicabile alle strutture composte acciaio-calcestruzzo.
Lo stesso decreto fornisce poi indicazioni per associare i diversi livelli di prestazione
alla generica attività: il livello I è compatibile con le sole attività non soggette al controllo
dei Vigili del Fuoco, il livello II alle attività non aperte al pubblico che rispettano opportu-
ne condizioni poste dal decreto stesso, il livello III alle restanti attività, i livelli IV e V a
quelle attività in cui specifiche condizioni di sicurezza sono definite sulle basi di specifiche
richieste del committente o di capitolati.
Infine è da ricordare come le Norme Tecniche per le Costruzioni, emanate dal Ministe-
ro delle Infrastrutture con il D.M. 14/01/08, definiscono le richieste di prestazione in caso
In generale, la valutazione della probabilità di collasso Pf tiene conto delle varie alea-
torietà associate ai carichi, alle resistenze dei materiali, al modello di calcolo,
all’esecuzione della struttura (Faella, 2008; Migliacci & Mola, 1985). Nell’approccio pro-
babilistico completo, definite S ed R le variabili aleatorie delle sollecitazioni e delle resi-
stenze della struttura ed assegnato lo stato limite sotto osservazione, la probabilità di col-
lasso Pf coincide con la probabilità che la disuguaglianza critica
S≤R (1.6)
sia violata almeno una volta nell’intervallo di vita della struttura.
Pertanto, definita la variabile aleatoria Z = R – S , chiamata margine di sicurezza, la
probabilità di collasso Pf è calcolata come integrale di convoluzione:
Pf = Pr (Z < 0) = Pr (R − S < 0)= ∫
[R < S ]
f S , R ( s, r )dSdR (1.7)
Pf = ∫ ∫
⎢
⎢
−∞ ⎣ −∞
⎥
⎥
⎦ −∞
∫
f R (r )dr f S ( s )ds = FR ( s ) f S ( s )dS (1.9)
dove FZ (0) è la funzione di distribuzione cumulata (CDF) della v.a. Z calcolata per il va-
lore z=0 , esprimibile mediante il valore della funzione di distribuzione cumulata Φ della
v.a. gaussiana standardizzata calcolato nella condizione di crisi (argomento della CDF pari
a −β ).
Ai fini delle verifiche di sicurezza strutturale, l’indice di affidabilità β viene confronta-
to con un valore di riferimento prefissato, che cresce al diminuire della probabilità di crisi
Pf . L’Eurocodice (EN1990, 2002) fissa per strutture appartenenti alla Classe di Affidabili-
tà 2 (RC2), associata alla Classe di Conseguenze CC2 (conseguenze medie in termini di
perdita di vite umane e conseguenze considerevoli in termini economici, sociali ed ambien-
tali), il valore β = 3,8 (corrispondente ad una probabilità obiettivo pari a Pt = 7,23 × 10–5)
relativamente alle verifiche di stato limite ultimo e ad un periodo di riferimento di 50 anni.
Figura 1.13 Funzione di densità di probabilità della variabile esito Z=R-S e definizione
dell’indice di affidabilità β.
1.5.4 Verifiche nel dominio del tempo, della resistenza e della temperatura
Nell’ambito delle normative vigenti (Norme Tecniche per le Costruzioni, 2008) il caso di
incendio è assunto come una “situazione di progetto eccezionale” e la verifica di resistenza
al fuoco, intesa come requisito R, viene condotta allo stato limite ultimo.
Per una struttura nel suo complesso o per un suo componente, essa può in generale es-
sere effettuata:
a) nel dominio del tempo: t fi , d ≥ t fi , richiesto
(tempo di resistenza al fuoco di progetto ≥ tempo di resistenza al fuoco richiesto);
b) o nel dominio della resistenza: R fi ,d ,t ≥ E fi ,d ,t
(resistenza di progetto dell’elemento in esame in condizioni di incendio al tempo t ≥
valore di progetto della sollecitazione in condizioni di incendio al tempo t);
c) o nel dominio della temperatura: θ d ,t ≤ θcr ,d
(valore di progetto della temperatura dell’elemento al tempo t ≤ valore di progetto
della temperatura critica dell’elemento, corrispondente alla perdita di capacità por-
tante dell’elemento).
La verifica nel dominio della resistenza è nella sostanza l’estensione al caso dell’in-
cendio della classica verifica di sicurezza a freddo (Rd ≥ Ed), dovendo tener conto in gene-
rale del degrado della capacità portante per effetto del riscaldamento dei materiali e delle
sollecitazioni presenti in condizioni di incendio, diverse rispetto a quelle in condizioni
normali di temperatura sia per la differente combinazione di carico considerata (par. 0) sia
per gli effetti iperstatici indotti dalle dilatazioni termiche contrastate.
La verifica nel dominio del tempo richiede la definizione del tempo di collasso della
struttura o dell’elemento strutturale con riferimento al modello di incendio assunto, da con-
frontare con il tempo di resistenza al fuoco richiesto, generalmente riferito all’incendio
standard.
La verifica nel dominio della temperatura è basata sulla definizione della temperatura
che può provocare il collasso di un elemento strutturale, chiamata “temperatura critica”,
da confrontare con la temperatura raggiunta nello stesso elemento per effetto dell’incendio.
Il metodo è utilizzato per la verifica di elementi strutturali di acciaio nei casi in cui la tem-
peratura si possa ritenere abbastanza uniforme nell’elemento ed anche per elementi con
funzioni di isolamento termico o compartimentazione (ad esempio per la verifica della iso-
lamento termico di solai composti acciaio-calcestruzzo).
retti o impiegando analisi più complesse, proprie di un vero e proprio approccio ingegneri-
stico, che forniscono risultati molto più accurati e affidabili.
Come chiaramente evidenziato dal Documento Interpretativo n. 2, la scelta che più
condiziona la valutazione del comportamento di una struttura in condizioni di incendio è il
metodo adottato per individuare l’azione termica che descrive il fenomeno dell’incendio.
La strada più semplice è quella di considerare uno degli incendi di tipo convenzionale
indicati nelle norme vigenti. Questa analisi richiede solo di individuare il valore del tempo
di stabilità della struttura portante necessario per garantire la sicurezza in caso di incendio,
valore che, in molti casi, viene indicato dalle norme vigenti in funzione delle caratteristiche
dell’edificio, in particolare la sua altezza, e dell’attività che in esso si svolge.
In maniera più approfondita questa analisi può essere condotta individuando uno o più
incendi naturali di progetto, intendendo per questi un evento che ha una certa probabilità di
verificarsi nell’edificio che si sta considerando, in particolare quello o quelli che determi-
nano i peggiori effetti nei confronti della stabilità strutturale. A tal fine è necessario esten-
dere l’analisi alle caratteristiche della costruzione e al tipo di attività che in essa si svolge,
con particolare riguardo alla quantità e qualità di materiali combustibili e alle condizioni di
ventilazione naturale che possono essere presenti.
Anche il secondo aspetto del problema, ossia l’individuazione del regime di temperatu-
ra degli elementi strutturali durante il fenomeno dell’incendio, può essere condotto con
differente livello di accuratezza. Uno studio approfondito del problema deve considerare la
geometria degli elementi strutturali e la loro posizione rispetto al luogo in cui si sviluppa
l’incendio, oltre che le proprietà termiche dei materiali coinvolti nel fenomeno della tra-
smissione del calore.
Infine, per quanto riguarda il terzo passo dell’analisi, analisi strutturale in condizioni di
incendio, per i diversi materiali impiegati per la realizzazione della struttura portante delle
opere, sono disponibili molteplici metodologie di calcolo per valutarne le condizioni di
stabilità in caso di incendio.
Si va da semplici tabelle, che tramite l’individuazione di pochi parametri forniscono so-
luzioni caratterizzate da definiti livelli di resistenza al fuoco, a metodologie più approfon-
dite che permettono di individuare con precisione le condizioni di stabilità delle strutture.
Questi approcci, detti di tipo avanzato, richiedono di effettuare in maniera opportuna una
schematizzazione della struttura principale, di individuare il livello dei carichi agenti
quando essa si trova nelle condizioni critiche e di conoscere il comportamento meccanico
dei materiali a temperatura elevata.
È importante sottolineare il differente livello della schematizzazione strutturale, con la
conseguente analisi strutturale, possibile per i diversi approcci: generalmente essa può essere
molto semplice, analisi di singoli elementi strutturali estratti opportunamente dall’intera strut-
tura, nel caso dei metodi semplificati impiegati nell’ambito dell’approccio prescrittivo, oppu-
re più complessa, in modo tale da poter valutare la mutua interazione tra i diversi elementi
durante l’evoluzione dell’incendio (una rappresentazione è riportata nella figura 1.17), nel
caso dei metodi avanzati impiegati nell’ambito dell’approccio prestazionale.
Le strutture di acciaio a volte sono considerate una soluzione poco adatta per ottenere i
massimi livelli di sicurezza in caso di incendio dei nostri edifici. L’applicazione dell’ap-
proccio ingegneristico ai casi reali della pratica costruttiva può dimostrare come questa
conclusione sia affrettata. Questa considerazione assume maggiore importanza quando la
scelta della struttura di acciaio si dimostra essere la più adatta per raggiungere le migliori
prestazioni nei confronti di altre azioni eccezionali, che più frequentemente mettono in cri-
si la sicurezza delle nostre costruzioni, come ad esempio gli eventi sismici.
Figura 1.17 Schema delle deformazioni della struttura di un edificio multipiano conseguenti al
caso di incendio che si verifica al primo piano dell’edificio.
Nelle figure riportate nelle pagine seguenti sono rappresentati esempi di strutture di ac-
ciaio impiegate per la realizzazione della struttura portante di edifici costruiti per lo svol-
gimento di svariate attività, comprendenti anche alcune caratterizzate da elevato rischio in
caso di incendio. Tra essi si noti il frequente risultato di una soluzione strutturale libera da
rivestimenti protettivi, che ha reso possibile l’architettura voluta dal progettista. È chiaro
come questi risultati siano possibili solo grazie ad una corretta ed efficace applicazione
dell’approccio ingegneristico per la valutazione del comportamento delle strutture di ac-
ciaio in caso di incendio e ad un quadro normativo che ne prevede l’impiego ed il controllo
dell’applicazione.
The New York Times Building, 2007 – Altezza (m): copertura (228), antenna (319).