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1 Sicurezza strutturale in caso di incendio

e metodi di calcolo

1.1 Definizione della sicurezza strutturale in caso di incendio


Nell’ambito dell’ingegneria civile, la sicurezza in caso di incendio di una costruzione è
stata oggetto di una chiara definizione con la Direttiva del 21 Dicembre 1988 del Consiglio
della Comunità Economica Europea (Construction Product Directive 89/106/CEE, 1988).
In questo Capitolo, nel trattare i criteri generali per la sicurezza strutturale in caso di in-
cendio di una costruzione, viene fatto esplicito riferimento a questa definizione. In partico-
lare tutti i criteri di valutazione esposti in questo volume, tratti dalle norme vigenti, sono
presentati con esplicito riferimento ad essa.
La Direttiva 89/106/CEE ha stabilito i requisiti essenziali, relativi alla sicurezza, che
devono soddisfare le opere da costruzione. Questi, che hanno costituito la base per l’elabo-
razione di norme armonizzate a livello europeo per le opere ed i prodotti da costruzione,
sono:
– resistenza meccanica e stabilità;
– sicurezza in caso di incendio;
– igiene, salute e ambiente;
– sicurezza dell’uso;
– protezione contro il rumore;
– energia, economia e rilascio di calore.
Sempre nell’ambito della stessa Direttiva, i requisiti essenziali sono stati definiti in
termini di obiettivi. Questi, per la sicurezza in caso di incendio, sono stabiliti attraverso la
seguente definizione (vedi figura 1.1): “le costruzioni devono essere progettate e costruite
in modo tale che, nel caso di sviluppo di un incendio:
– la capacità portante delle strutture sia garantita per un determinato periodo di
tempo;
– la produzione e la propagazione di fiamme e di fumi all’interno delle costruzioni
sia limitata;
– la propagazione dell’incendio alle costruzioni vicine sia limitata;
– gli occupanti possano abbandonare la costruzione o essere messi in salvo;
– la sicurezza delle squadre di soccorso sia presa in considerazione”.
Al fine di dare forma concreta, a livello tecnico, ad ognuno dei suddetti requisiti essen-
ziali delle opere da costruzione, sono stati emanati appositi documenti, detti documenti in-
terpretativi. Questi sono stati definiti con il principale obiettivo di stabilire il necessario
collegamento tra i requisiti essenziali definiti dalla Direttiva e le norme armonizzate a li-
vello europeo in materia di opere e prodotti da costruzione.
Il Documento Interpretativo n. 2 (Interpretative Document No. 2: Safety in case of fire,
1993) è dedicato alla trattazione del requisito essenziale “sicurezza in caso di incendio”. Di

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2 CAPITOLO 1

seguito sono richiamati principalmente quegli aspetti contenuti nel documento che hanno
influenza sui criteri di valutazione della capacità portante di una costruzione in condizioni
di incendio, ossia sulla sua sicurezza strutturale in caso di incendio.
Vista l’articolazione degli obiettivi che definiscono la sicurezza in caso di incendio,
quando essa viene adottata nel caso specifico di un edificio, diventa in generale necessario
intervenire su molteplici aspetti della progettazione, quali il layout dell’edificio, la presta-
zione delle strutture portanti, dei singoli prodotti da costruzione utilizzati e degli impianti
adottati, che devono essere valutati nelle condizioni di incendio. Ciò presuppone di indivi-
duare una strategia di sicurezza in caso di incendio che, in forma generale, nel Documento
Interpretativo è tracciata attraverso i seguenti passi:
– ridurre al minimo la probabilità di un evento di incendio (prevenzione incendi);
– valutare la sicurezza degli occupanti e stabilire se essa debba essere migliorata me-
diante l’adozione di sistemi di rilevazione, di allarme e di controllo dell’incendio
(sistema di protezione attiva);
– individuare un sufficiente livello di compartimentazione al fine di impedire la cre-
scita eccessiva dell’incendio all’interno dell’edificio;
– prevenire la propagazione dell’incendio tra edifici contigui;
– individuare le condizioni affinché sia possibile l’intervento delle squadre di soccorso.
È chiaro come un’adeguata prestazione di stabilità delle strutture portanti principali
nelle condizioni di incendio, ossia un determinato livello di sicurezza strutturale in caso di
incendio, costituisca un prerequisito necessario per diversi punti di questa strategia.
Al fine di condurre in maniera efficace la suddetta strategia, il Documento Interpretati-
vo n. 2 introduce in maniera esplicita l’approccio ingegneristico nel campo della sicurezza
in caso di incendio, che è mirato sia alla valutazione degli obiettivi di sicurezza necessari,
sia al progetto e alla verifica delle prestazioni di sicurezza adottate. La condizione di base
che viene posta per la sua applicazione è che le caratteristiche dei prodotti da costruzione e
le procedure di verifica adottate siano validate su basi concordate e armonizzate
nell’ambito dei Paesi membri della Comunità Europea.
Al fine di raggiungere gli obiettivi generali della sicurezza in caso di incendio, il do-
cumento richiama le principali funzioni legate alla stabilità della struttura principale di
un’opera da costruzione. Essa è necessaria per:
– permettere la sicurezza degli occupanti durante il tempo nel quale essi rimangono
dentro l’edificio;
– garantire la sicurezza delle squadre di soccorso;
– evitare crolli che possono causare pericolo per le persone;
– consentire che i prodotti da costruzione utilizzati per la sicurezza in caso di incendio
possano svolgere la loro funzione per tutto il tempo necessario.
Pertanto, quando la valutazione della sicurezza strutturale di una costruzione in condi-
zioni di incendio è condotta mediante l’approccio ingegneristico, deve essere sempre riferi-
ta al mantenimento delle suddette funzioni.

1.2 Inquadramento normativo: le procedure per la valutazione


della sicurezza in caso di incendio
Come già ricordato, l’applicazione dell’approccio ingegneristico introdotto nel Documento
Interpretativo n. 2 per la valutazione della sicurezza in caso di incendio richiede che la va-

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SICUREZZA STRUTTURALE IN CASO DI INCENDIO 3

lutazione delle caratteristiche dei prodotti da costruzione e la definizione dei criteri di cal-
colo sia condotta su basi concordate e armonizzate nell’ambito dei Paesi membri della
Comunità Europea.
A questo scopo, a partire dagli inizi degli anni ottanta, sono state finanziate numerose
attività di ricerca con l’obiettivo di mettere a punto un quadro normativo concordato e ar-
monizzato nell’ambito della Comunità Europea.
Il risultato di queste attività è il quadro normativo attuale, già vigente in diversi Paesi
europei e in fase di introduzione negli altri. In esso troviamo gli strumenti per individuare
le misure tecniche necessarie perché una costruzione sia conforme al requisito di sicurezza
in caso di incendio e le regole per individuare se le caratteristiche dei prodotti da costru-
zione impiegati siano tali da garantire le prestazioni richieste in condizioni di incendio.

La capacità portante delle strutture sia garantita


per un determinato periodo di tempo

La produzione e la propagazione di fiamme e di


fumi all’interno delle costruzioni
sia limitata

La propagazione dell’incendio alle


costruzioni vicine sia limitata

Gli occupanti possano abbandonare


la costruzione o essere messi in salvo

La sicurezza delle squadre di soccorso


sia presa in considerazione

Figura 1.1 Gli obiettivi della sicurezza in caso di incendio secondo la Direttiva 89/106/CEE.

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4 CAPITOLO 1

Per la valutazione della sicurezza strutturale in caso di incendio di un’opera o di un


prodotto da costruzione (in termini più comuni della resistenza al fuoco della struttura por-
tante di una costruzione o di suoi elementi), in questo quadro normativo sono previste e-
sclusivamente le seguenti procedure:
– prove sperimentali condotte secondo regolamenti armonizzati o linee guida fornite
dall’Organizzazione Europea per l’Approvazione Tecnica (EOTA);
– metodi di calcolo e progettuali di tipo armonizzato, definite nell’ambito del CEN
(Comitato Europeo di Normazione);
– una combinazione dei due precedenti metodi.
Per quanto riguarda il primo gruppo di procedure, per le diverse categorie di prodotti da
costruzione sono state definite apposite metodologie di prova sperimentale, comprendenti
anche i criteri valutativi dei risultati, mediante le quali è possibile ottenere il benestare tec-
nico europeo (ETA), ossia una valutazione tecnica positiva di idoneità per l’impiego previ-
sto. Riferendosi ai prodotti da costruzione che vengono utilizzati per il contributo che for-
niscono alla resistenza al fuoco delle strutture di acciaio, è importante segnalare il caso dei
sistemi protettivi, per i quali l’introduzione dei regolamenti di tipo armonizzato, in partico-
lare la ENV 13381-4 (2002), ha radicalmente cambiato i criteri di valutazione vigenti in
ambito nazionale ed i conseguenti dimensionamenti, come si vedrà più in dettaglio nel
successivo capitolo 3.
Per quanto riguarda il secondo gruppo di procedure, sono state pubblicate una serie di
norme EN, i cosiddetti Eurocodici strutturali, dove sono raccolti metodi di calcolo e regole
per la progettazione strutturale concordati e armonizzati tra i Paesi membri della Comunità
Europea. In Italia, il recepimento degli Eurocodici strutturali, denominati “EN” (EuroNor-
ma), da parte dell’UNI (Ente Nazionale Italiano di Unificazione) ne determina la conver-
sione in “UNI EN”.
Come negli altri Paesi membri, la definizione di questo quadro normativo armonizzato
ha trovato recentemente una diretta corrispondenza nell’evoluzione delle norme nazionali
vigenti:
– gli obiettivi e la strategia di progettazione per la definizione della sicurezza struttu-
rale in caso di incendio introdotti dalla Direttiva 89/106/CEE sono stati condivisi
con la pubblicazione del Decreto del Ministero dell’Interno del 9 marzo 2007;
– essi sono stati confermati nelle Norme Tecniche per le Costruzioni, attraverso i due
Decreti del Ministero delle Infrastrutture del 14 settembre 2005 e del 14 gennaio
2008, dove, tra l’altro, l’azione incendio è inserita esplicitamente tra le azioni di ti-
po eccezionale agenti sulle strutture;
– per la determinazione della resistenza al fuoco dei prodotti da costruzione, con la
pubblicazione del Decreto del Ministero dell’Interno del 16 febbraio 2007, sono ri-
conosciuti sia i metodi di calcolo definiti negli Eurocodici, sia le procedure di valu-
tazione sperimentale di tipo armonizzato valide per le diverse categorie di prodotti
da costruzione, tra cui i rivestimenti protettivi impiegati per le strutture di acciaio;
– infine, la procedura di applicazione dell’approccio ingegneristico è stata precisata,
in senso generale ma comprendente anche la valutazione della sicurezza strutturale,
mediante le disposizioni del Decreto del Ministero dell’Interno del 9 maggio 2007.
L’ultimo passo di questo percorso, non ancora completato in ambito nazionale, è rap-
presentato dalla pubblicazione delle Appendici Nazionali, che devono accompagnare in
ogni Paese membro i singoli documenti EN degli Eurocodici.

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SICUREZZA STRUTTURALE IN CASO DI INCENDIO 5

Tabella 1.1 Normativa di riferimento per la progettazione in caso di incendio di strutture di ac-
ciaio e composte acciaio-calcestruzzo.

Riferimenti Data Titolo


Ministero dell’Interno 09/03/2007 Prestazioni di resistenza al fuoco delle costruzioni nelle attività
Decreto 9 marzo 2007 soggette al controllo del Corpo nazionale dei Vigili del Fuoco
Ministero dell’Interno 16/02/2007 Classificazione di resistenza al fuoco di prodotti ed elementi
Decreto 16 febbraio 2007 costruttivi di opere da costruzione
Ministero dell’Interno 09/05/2007 Direttive per l’attuazione dell’approccio ingegneristico alla sicu-
Decreto 9 maggio 2007 rezza antincendio
Ministero Infrastrutture 14/01/2008 Nuove Norme Tecniche per le Costruzioni
DM 14 gennaio 2008
Circolare NTC2008 n. 617 02/02/2009 Istruzioni per l’applicazione delle «Nuove Norme Tecniche per
2 Febbraio 2009 le Costruzioni» di cui al decreto 14 gennaio 2008
EN 1990 01/05/2004 Eurocodice – Criteri generali di progettazione strutturale
EN 1991-1-2 01/10/2004 Eurocodice 1 – Azioni sulle strutture – Parte 1-2: Azioni sulle
strutture esposte al fuoco
EN 1993-1-2 01/07/2005 Eurocodice 3 – Progettazione delle strutture di acciaio – Parte 1-
2: Regole generali – Progettazione strutturale contro l’incendio
EN 1994-1-2 27/10/2005 Eurocodice 4 – Progettazione delle strutture composte acciaio-
calcestruzzo – Parte 1-2: Regole generali – Progettazione struttu-
rale contro l’incendio
EN 13501-2 01/04/2005 Classificazione al fuoco dei prodotti e elementi da costruzione –
Parte 2: Classificazione in base ai risultati delle prove di resi-
stenza al fuoco, esclusi i sistemi di ventilazione
prCEN/TS 13381-1 01/07/2005 Metodi di prova per la determinazione del contributo alla resi-
stenza al fuoco di elementi strutturali – Membrane protettive
orizzontali
ENV 13381-2 01/11/2002 Metodi di prova per la determinazione del contributo alla resi-
stenza al fuoco di elementi strutturali – Membrane protettive
verticali
ENV 13381-3 01/11/2002 Metodi di prova per la determinazione del contributo alla resi-
stenza al fuoco di elementi strutturali – Protezione applicata ad
elementi di calcestruzzo
ENV 13381-4 01/11/2002 Metodi di prova per la determinazione del contributo alla resi-
stenza al fuoco di elementi strutturali – Protezione applicata ad
elementi di cacciaio
ENV 13381-5 01/11/2002 Metodi di prova per la determinazione del contributo alla resi-
stenza al fuoco di elementi strutturali – Protezione applicata ad
elementi compositi di calcestruzzo/lastre profilate di acciaio
ENV 13381-6 01/11/2002 Metodi di prova per la determinazione del contributo alla resi-
stenza al fuoco di elementi strutturali – Protezione applicata a
colonne cave di acciaio riempite con calcestruzzo
Ministero dell’Interno 16/02/2007 Classificazione di resistenza al fuoco di prodotti ed elementi
Decreto 16 febbraio 2007 costruttivi di opere da costruzione

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6 CAPITOLO 1

Questi documenti servono a definire alcuni parametri che possono essere scelti a livello
nazionale (NDP, acronimo anglosassone di “Nationally Determined Parameters”). Comun-
que, a questo proposito, è da ricordare che il D.M. 16/02/07 consente l’applicazione di
quasi tutti gli EN (con esclusione solo di EN 1991-1-2 relativo alle azioni sulle costruzio-
ni), anche prima della pubblicazione dei relativi NDP, purché per tali valori si faccia rife-
rimento ai valori consigliati negli Eurocodici.
Riepilogando, nella tabella 1.1 sono riportate le principali disposizioni normative oggi
in vigore per la definizione del requisito di sicurezza in caso di incendio della struttura por-
tante di una costruzione e per la valutazione della resistenza al fuoco degli elementi struttu-
rali realizzati in acciaio o in struttura composta acciaio-calcestruzzo.

1.3 Approcci per la progettazione strutturale: prescrittivo e


prestazionale (o ingegneristico)
Come già ricordato, il Documento Interpretativo n. 2 introduce in maniera esplicita l’ap-
proccio ingegneristico nel campo della sicurezza in caso di incendio, che è mirato sia
all’individuazione del livello di prestazione richiesta alle strutture portanti in caso di in-
cendio, sia alla determinazione delle prestazioni di prodotti ed elementi di strutture portanti
in caso di incendio. A questo scopo il documento riporta importanti concetti e definizioni
che sono richiamati nel presente paragrafo.
La prestazione di un’opera o di un prodotto da costruzione è relativa ad una specifica
azione. Per azione si intende un’azione meccanica (ad esempio i carichi applicati, le forze
risultanti dalle espansioni termiche impedite, gli urti), un’azione termica, un’azione deter-
minata dalle condizioni ambientali o da una combinazione di queste.
Tra le azioni termiche, per i differenti effetti che hanno sugli elementi della struttura
portante, sono distinti i seguenti livelli di esposizione:
– piccola sorgente di ignizione (tipo fiammifero);
– singoli elementi di combustione (combustione di un arredo, di singoli materiali
stoccati in un edificio industriale);
– incendi pienamente sviluppati.
In presenza di azioni termiche, la valutazione della resistenza al fuoco delle strutture
può essere condotta secondo le seguenti possibilità:
– analisi di scenari di incendio convenzionali (ad esempio esposizione alla curva di
incendio standard temperatura-tempo);
– analisi di scenari di incendio naturali.
Queste due possibilità danno luogo a due differenti approcci per la valutazione della si-
curezza strutturale in caso di incendio, un approccio prescrittivo ed un approccio presta-
zionale, che di seguito vengono presentati.

1.3.1 Approccio prescrittivo


Per alcune attività svolte negli edifici i regolamenti nazionali stabiliscono un periodo mi-
nimo di stabilità delle strutture portanti, espresso in termini di tempo di resistenza all’azio-
ne di un incendio convenzionale. Con questo tipo di approccio, detto approccio prescritti-
vo, è la norma vigente che stabilisce le condizioni sufficienti per il raggiungimento del re-
quisito di sicurezza in caso di incendio (ovviamente nei limiti attribuibili al ruolo svolto
dalle strutture portanti).

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SICUREZZA STRUTTURALE IN CASO DI INCENDIO 7

Figura 1.2 Esempio di incendio localizzato, dovuto alla combustione di materiali


stoccati in un edificio industriale.

Figura 1.3 Esempio di incendio pienamente sviluppato, dovuto alla combustione di materiali
presenti dentro un edificio adibito ad ufficio.

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8 CAPITOLO 1

Figura 1.4 Comparazione tra la curva di incendio standard ISO 834 e 50 curve di incendio misu-
rate durante test di laboratorio (carichi di incendio variabili tra 10 e 45 kg legna/m2)
[Tratto da DIFISEK+, “DIssemination of FIre Safety Engineering Knowledge +”, 2008].

Per la definizione degli scenari di incendio convenzionali, a livello internazionale è sta-


to concordato di utilizzare la curva standard temperatura-tempo, introdotta da ISO 834
parte 1 (ISO 834-1, 1999), come modello per un incendio pienamente sviluppato:
θ = θ 0 + 345 ⋅ log10 (8 ⋅ t + 1) (1.1)
Per i casi in cui la severità dell’azione termica di un incendio può essere più elevata o
inferiore rispetto ai livelli definiti dalla curva di incendio standard, sono state definite altre
due curve temperatura-tempo di tipo armonizzato, rispettivamente la curva da idrocarburi
e la smouldering curve:
θ = 1080 ⋅ (1 − 0,325 ⋅ e −0,167⋅t − 0, 675 ⋅ e −2,5⋅t ) + θ 0 (1.2)

⎧⎪ θ = 154 ⋅ t 0,25 + 20 per 0 < t ≤ 21min


⎨ (1.3)
⎪⎩θ = 345 ⋅ log10 [8 ⋅ (t − 20) + 1] + 20 per t > 21min
in cui t è il tempo a partire dall’inizio dell’incendio [min], θ è la temperatura dei gas [°C]
e θ 0 è la temperatura iniziale dei gas [°C].
Questa seconda curva viene utilizzata in quelle circostanze in cui la prestazione dei
prodotti può essere ridotta nel caso di un’esposizione all’incendio di livello inferiore ri-
spetto a quella della curva di incendio standard (come ad esempio nella valutazione del
comportamento di alcuni rivestimenti protettivi, quali le vernici intumescenti).
Come si vedrà più in dettaglio nel capitolo 3, nell’ambito delle norme emanate succes-
sivamente al Documento Interpretativo n. 2, è stata definita anche un’altra curva di incen-
dio temperatura-tempo di tipo armonizzato, la curva degli incendi esterni:

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θ = 660 ⋅ (1 − 0, 687 ⋅ e−0,32⋅t − 0,313 ⋅ e−3,8⋅t ) + θ 0 (1.4)


Ovviamente, quando si applica un approccio prescrittivo, l’analisi strutturale sarà rivol-
ta a garantire la stabilità almeno per il tempo di esposizione all’incendio stabilito dalla
norma di riferimento.
I prossimi capitoli trattano con particolare attenzione questo argomento. Si potrà notare
come, se l’approccio seguito è quello prescrittivo, le normative di riferimento consentono
opportune semplificazioni nella schematizzazione strutturale, al fine di rendere più veloce
la valutazione della resistenza al fuoco delle strutture portanti. In particolare, l’approccio
correntemente assunto, ad esempio in EN 1991-1-2 (2002) o in D.M. 09/03/07 sulla base
dei principi definiti nel Documento Interpretativo n. 2, è che una determinata resistenza al
fuoco di una struttura sia soddisfatta se è dimostrato che la resistenza al fuoco dei suoi e-
lementi non sia inferiore e se essa non venga ridotta dal comportamento dei collegamenti.
Tuttavia è da ricordare come le deformazioni e le dilatazioni causate dall’incremento di
temperatura, ma contrastate dai vincoli o dalla iperstaticità strutturale, possono giocare un
ruolo importante per la stabilità della struttura in condizioni di incendio. Trascurare la loro
presenza non sempre risulta a favore di sicurezza. In pratica ciò è consentito laddove, at-
traverso l’adozione di una classe di resistenza al fuoco stabilita nell’ambito di un approccio
prescrittivo, viene messa in conto un’azione termica sensibilmente maggiore rispetto a
quella che nella realtà può verificarsi. Nei casi in cui ciò non avviene, come ad esempio
può succedere quando l’azione termica è definita mediante l’analisi di incendi naturali,
l’analisi strutturale non può trascurare questi effetti. Essa quindi, come vedremo nel segui-
to, non può essere condotta nelle ipotesi semplificative valide per l’approccio prescrittivo.
Nella tabella 1.2 sono riportati i risultati di un’analisi condotta nell’ambito di un pro-
getto di ricerca europeo (CEC Agreement 7210, 1999) e aggiornati nel 2006 nell’ambito
dei lavori della Commissione per la sicurezza delle costruzioni in acciaio in caso di incen-
dio (1), che ha messo a confronto diverse tipologie di edifici ed i valori prescrittivi della re-
sistenza al fuoco richiesti per le strutture portanti dalle norme vigenti nei diversi Paesi del-
la Comunità Europea.

1.3.2 Approccio prestazionale o ingegneristico


I concetti e le definizioni stabiliti con la direttiva 89/106/CEE consentono la concreta ap-
plicazione di un approccio per la valutazione della sicurezza in caso di incendio alternativo
a quello prescrittivo, che, fino ad oggi, si è sviluppato soprattutto nell’ambito dell’inge-
gneria strutturale. Infatti, i principi delineati nel Documento Interpretativo n. 2 per la defi-
nizione dell’approccio ingegneristico consentono di verificare se le prestazioni della strut-
tura portante di una costruzione siano compatibili o meno con gli obiettivi che determinano

(1)
La Commissione Tecnica istituita nel 2006 dalla Fondazione Promozione Acciaio per la “Sicurezza delle
strutture in acciaio in caso di incendio” è composta da rappresentanti nazionali nel campo della ricerca
europea sulla sicurezza strutturale in caso di incendio, da docenti universitari e da esponenti del Ministe-
ro degli Interni e ha l’obiettivo di costituire un tavolo tecnico per la valutazione della ricerca nazionale
ed europea sulla tematica incendio e di fornire strumenti tecnici per l’aggiornamento dei professionisti e
dei Vigili del Fuoco (monografie, corsi di aggiornamento, organizzazione di convegni tecnico-
scientifici).

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10 CAPITOLO 1

il raggiungimento del requisito di sicurezza in caso di incendio. Questo tipo di approccio è


detto approccio prestazionale o ingegneristico.

Tabella 1.2 Confronto tra i requisiti di resistenza al fuoco richiesti per le strutture portanti dalle nor-
me di alcuni paesi europei.
Tipo di
n h H X L b X(*) S B CH D F I L NL FIN E UK
edificio
60/90 0
si 0 0 0 0 / 30 30 0 0 90
Centri (7) (8)
1 0 4 500 80 80 4
commerciali 90/120 0
no (1) (1) (10) (1) 30 (3) 0 60 90
(7) (8)
Locali di si 0 0 (2) 60 - 30 0 60(4) 90 30
pubblico 2 5 9 1000 60 30 4
no 0 30 90 60 60 30 0 60(5) 90 60
spettacolo
0-30
si 60(6) (2) 60 - 90 60 60(4) 60 60
Scuole 4 12 16 300 60 20 4 (10)
no 60(6) 60 90 60 60 90 60 60(5) 60 60
0-30
Piccoli edifici si 60(6) (2) 60 - 90 60 60(4) 60 30
4 10 13 50 50 30 2 (10)
per uffici
no 60(6) (1) (10) 90 60 60 90 60 60(5) 60 60
30-60
si 60(6) (2) 60 (11) 90 60 60(4) 90 60
Alberghi 6 16 20 60 50 30 2 (10)
no 60(6) 60 90 60 60 90 60 60(5) 90 60
si 120 60 (2) 60 (12) 90/120 120 60(4) 120 90
Ospedali 8 24.5 28 60 70 30 2
no 120 90 90 60 120 120 120 60(5) 120 90
60-90
Medi edifici si 120 (2) 120 - 90 60 120(4) 120 120
11 33 37 50 50 30 2 (10)
per uffici
no 120 90 90 120 90 120 90 120(5) 120 (3)
Grandi edifici si 120 90 90 120 - 120 90 120(4) 120 120
31 90 93 100 50 50 2
per uffici no 120 90 (10) (3) 120 120 (3) 90 120(5) 120 (3)
Parcheggi
2 - -6 - - - - - 120 60 90 30-90 90 90 ? 60 120 120
chiusi
Parcheggi
8 - 22 - - - - - 60 - 0 30-90 90 90 60 60 120 15
aperti

n = numero dei piani (incluso piano terra)


h = altezza dell’ultimo piano calpestabile
H = altezza del tetto
L = larghezza del compartimento
B = lunghezza del compartimento
X = numero di persone per ogni piano
X(*) = numero di uscite
S = sprinkler

NOTE
(1) dimensioni del compartimento troppo grandi
(2) nessun regolamento adottato
(3) non permesso
(4) q > 600 MJ/m2 piano
(5) q < 600 MJ/m2 piano
(6) nuovi edifici + estensioni o ristrutturazioni edifici esistenti
(7) periodi normalmente richiesti dalle autorità locali
(non c’è ancora norma nazionale)

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SICUREZZA STRUTTURALE IN CASO DI INCENDIO 11

Ricordiamo le funzioni affidate alla stabilità di una costruzione dal Documento Inter-
pretativo n. 2., verso cui deve essere indirizzata l’analisi strutturale nella condizione di in-
cendio. Essa è necessaria per:
– consentire la sicurezza degli occupanti durante il tempo nel quale essi rimangono
dentro l’edificio;
– garantire la sicurezza delle squadre di soccorso;
– evitare crolli che possono causare pericolo per le persone;
– permettere che i prodotti da costruzione utilizzati per la sicurezza in caso di incen-
dio possano svolgere la loro funzione per tutto il tempo necessario.
È chiaro che casi specifici di edifici e di attività in essi svolte possano richiedere un
aumento delle prestazioni della struttura portante in caso di incendio, rispetto a queste ora
richiamate. Ad esempio, specifiche prestazioni mirate alla difesa del patrimonio edilizio,
che non sono prese in considerazione dalla Direttiva 89/106/CEE, possono essere fissate
dai proprietari degli immobili.
Il primo passo dell’applicazione di un approccio prestazionale è la valutazione dell’a-
zione termica, che avviene mediante l’analisi di scenari di incendio naturali che descrivo-
no qualitativamente l’evoluzione di un incendio ed individuano gli eventi chiave che lo ca-
ratterizzano e che lo differenziano dagli altri incendi. In pratica devono essere selezionati,
tra quelli prevedibili, i più pericolosi scenari di incendio ai fini della stabilità strutturale.
Successivamente, per ognuno degli scenari di incendio definiti, sono necessari, in generale,
i seguenti punti:
– valutazione del tipo e della quantità di combustibili presenti, con il relativo tasso di
combustione;
– determinazione dei quantitativi di aria disponibile durante la combustione (in fun-
zione degli scambi con l’esterno);
– individuazione della geometria dell’ambiente confinato, definita dal compartimento;
– definizione delle proprietà termiche della frontiera del compartimento, come pavi-
menti, pareti e soffitti.
Inoltre, a seconda della particolare strategia antincendio adottata, la valutazione può in-
cludere anche:
– l’influenza degli impianti di spegnimento dell’incendio (ad esempio gli sprinkler);
– l’intervento delle squadre di soccorso.
Il passo successivo di questo approccio è l’analisi strutturale. Essa deve mirare a valu-
tare le condizioni di stabilità delle strutture portanti dell’edificio in presenza delle azioni
termiche individuate per ognuno degli scenari di incendio analizzati e degli altri carichi
agenti.
Nella figura 1.5 è presentato uno schema generale, definito nell’ambito della ricerca eu-
ropea (CEC Agreement 7210, 1999), di applicazione dell’approccio prestazionale per la
valutazione della sicurezza strutturale in condizioni di incendio.
Come precisato meglio nei successivi capitoli, per questo tipo di approccio le norme di
riferimento (EN 1991-1-2(2002), D.M. 09/03/07) in generale non consentono schematizza-
zioni strutturali approssimate. In particolare è necessaria una valutazione del comporta-
mento della struttura nel suo complesso o almeno di una sottostruttura significativa, capace
di tenere in considerazione le interazioni tra i singoli elementi che vengono a determinarsi
a causa delle deformazioni e delle dilatazioni causate dall’incremento di temperatura e par-
zialmente contrastate dall’iperstaticità strutturale.

Bozza 30 novembre 2009


12 CAPITOLO 1

CARATTERISTICHE MISURE ATTIVE OBIETTIVI DELLA


CARICHI STATICI
DELL’INCENDIO ANALISI PROBABILISTICA SICUREZZA
Peso Proprio Carico di Incendio Tempo di Evacuazione
Protezione Attiva
Permanenti Condizioni di Ventilazione Sicurezza dei Soccorsi
Accidentali
Geometria del Compartimento Rischio di Attivazione
Vento Conseguenze
di Incendio
Neve Caratteristiche Termiche Pareti di un Collasso Strutturale

Combinazione dei Carichi Curva di Incendio Curva di Incendio


In Caso di Incendio Naturale Naturale di Progetto

Analisi Globale
della Struttura

nat
t fi,d ≥ t fi,rich

Figura 1.5 Schema generale di approccio prestazionale per la valutazione della sicurezza struttu-
rale in condizioni di incendio (da CEC Agreement 7210, 1999).

Quindi non è in generale consentita una trattazione per singoli elementi, come avviene
nell’applicazione dell’approccio prescrittivo. Questa condizione determina la necessità di
uno studio del comportamento strutturale sicuramente più impegnativo rispetto a quello
correntemente utilizzato nell’ambito dell’approccio prescrittivo. Ma è bene sottolineare
come, in termini generali, è questo l’approccio più affidabile per ottenere una reale cono-
scenza delle prestazioni della struttura e, quindi, del suo effettivo grado di sicurezza in ca-
so di incendio.
Nell’applicazione di questo approccio la durata della stabilità della struttura portante
nella condizione di incendio viene stabilita in funzione degli obiettivi di sicurezza prefissa-
ti. Ad esempio, il Documento Interpretativo n. 2 cita i seguenti casi:
– nessun requisito di resistenza al fuoco per edifici con limitata densità di carico di
incendio o dove le conseguenze di un collasso strutturale possono essere accettate;
– resistenza al fuoco della struttura portante per uno specificato ma limitato periodo
di tempo, che viene definito per consentire la sicurezza degli occupanti e dell’in-
tervento delle squadre di soccorso;
– resistenza al fuoco della struttura portante per un tempo tale da permettere la com-
bustione di tutti i materiali combustibili presenti, senza tenere conto dell’intervento
delle squadre di soccorso.
Nel secondo caso si ha una stabilità strutturale ritenuta necessaria per un limitato perio-
do di tempo, nel terzo caso una stabilità strutturale che viene mantenuta per tutta la durata
degli scenari di incendio definiti, solitamente comprendente anche la fase di raffreddamen-
to.
Di seguito si fa cenno a due esempi di applicazione dell’approccio prestazionale, am-
piamente studiati nell’ambito della ricerca europea, in cui si ritrova l’applicazione dei sud-
detti obiettivi di resistenza al fuoco.
Il primo esempio è riferito al secondo livello di obiettivo sopra citato. Si tratta di un e-
dificio monopiano adibito ad attività industriale, in cui viene realizzata una compartimen-
tazione longitudinale posta in corrispondenza della fila centrale di colonne. Nella figura
1.6 è rappresentata una sezione trasversale dell’edificio.

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SICUREZZA STRUTTURALE IN CASO DI INCENDIO 13

Figura 1.6 Edificio monopiano di tipo industriale – Sezione trasversale.

Nell’ipotesi in cui questo edificio e la sua utilizzazione siano caratterizzati da:


– brevi percorsi a disposizione degli occupanti per uscire dall’edificio,
– distanze dagli edifici vicini sufficienti per impedire la propagazione dell’incendio,
gli obiettivi minimi che, nell’ambito di un approccio prestazionale, devono essere posti
all’analisi strutturale affinché possa ritenersi soddisfatto il requisito di sicurezza in caso di
incendio stabilito dalla Direttiva 89/106/CEE sono:
– la stabilità del compartimento in cui si verifica l’incendio per un tempo sufficiente a
consentire l’uscita degli occupanti;
– garantire che eventuali crolli non mettano a rischio la sicurezza delle squadre di
soccorso durante il loro intervento;
– mantenere l’efficienza della compartimentazione durante l’evento di incendio.

Diamond 2004 for SAFIR


FILE: static3d_2_dyn
NODES: 125
BEAMS: 61
T RUSSES: 0
SHELLS: 0
SOILS: 0

BEAMS PLOT
DISPLACEMENT PLOT ( x 1)

T IME: 1248.391 sec


IPE500.tem
IPE450.tem
IPE500c.tem
IPE450c.tem
Z

Y X 5.0 E+00 m

0
0
0 500 1000 1500
0 300 600 900 1200 1500

-10000
Spost. Orizz. colonna [m]

azione assiale [N]

-0.1
-20000

-30000

-0.2 -40000

-50000

-0.3 -60000
tempo [sec]
tempo [sec]

Figura 1.7 Risultati dell’analisi strutturale condotta nell’ambito di un approccio prestazionale.

Bozza 30 novembre 2009


14 CAPITOLO 1

Questi obiettivi, una volta definiti gli scenari di incendio più pericolosi per la stabilità
della struttura portante e per la compartimentazione, sono raggiunti se l’analisi strutturale,
nelle condizioni di incendio, è in grado di verificare:
– che la stabilità strutturale sia mantenuta per uno specificato periodo di tempo;
– che l’eventuale crollo delle facciate perimetrali avvenga verso l’interno dell’edificio
(e non verso l’esterno, dove probabilmente si trovano le squadre di soccorso impe-
gnate a spegnere l’incendio);
– che la compartimentazione sia in grado di resistere alle spinte provenienti dalla par-
te di struttura soggetta ad incendio.
Questo tipo di obiettivi può essere verificato mediante un approccio di tipo prestaziona-
le o ingegneristico (nella figura 1.7 sono riportati alcuni risultati significativi di questo tipo
di analisi, tratti da Cajot et Al., 2004), mentre difficilmente possono essere verificati
nell’ambito di un ordinario approccio di tipo prescrittivo.
Il secondo esempio è riferito al terzo livello di obiettivo sopra citato. Si tratta di un edi-
ficio multipiano fuori terra adibito ad autorimessa, di tipo aperto, ossia dotato di ampia
ventilazione naturale lungo le facciate (figura 1.8).
Questa tipologia di costruzione è stata sottoposta a numerose ricerche finalizzate a veri-
ficare il comportamento delle tipiche soluzioni strutturali adottate, in particolare quelle rea-
lizzate in struttura composta acciaio-calcestruzzo. Le analisi statistiche condotte su edifici
esistenti e le prove di incendio realizzate su prototipi di edifici in scala reale (figura 1.9)
hanno permesso l’individuazione degli scenari di incendio più pericolosi per la stabilità
della struttura portante (figura 1.10 tratta dal documento tecnico INERIS, 2001).
Nell’ambito di un approccio di tipo ingegneristico, centrando l’attenzione su ognuno
degli scenari di incendio così individuati, l’obiettivo dell’analisi strutturale correntemente
adottato per questo tipo di edifici è quello di trovare le soluzioni della struttura portante
che verificano le condizioni di stabilità per tutta la durata dell’incendio, compresa la fase di
raffreddamento fino al ritorno alla temperatura ambiente. In tal caso, facendo riferimento
alle funzioni che la struttura deve svolgere per gli obiettivi fissati dalla Direttiva
89/106/CEE, la sicurezza in caso di incendio è senz’altro verificata.

Figura 1.8 Autorimessa di tipo aperto realizzata in Lussemburgo con struttura


composta acciaio-calcestruzzo.

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SICUREZZA STRUTTURALE IN CASO DI INCENDIO 15

Figura 1.9 Prove sperimentali di incendio in scala reale (CTICM, 2001).

Questo tipo di verifiche strutturali, previste nell’ambito dell’approccio ingegneristico,


sono oggi possibili grazie all’impiego di codici di calcolo definiti per questo scopo e che a
questo titolo sono stati opportunamente validati. Esse, se ben condotte, permettono di otte-
nere livelli di sicurezza la cui affidabilità non è inferiore rispetto a quella ottenuta mediante
una verifica condotta in ambito prescrittivo. Evidenza di queste conclusioni si ha analiz-
zando la recente evoluzione della normativa (Ministère de l’Intérieur et de l’Aménagement
du Territoire, 9-06-2006), che regola la progettazione e l’esercizio di questi edifici in
Francia. Essa prevede la possibilità di una progettazione strutturale basata su un approccio
prescrittivo (R60 per edifici monopiano, R90 per quelli multipiano) oppure, in alternativa,
su un approccio prestazionale i cui obiettivi siano quelli sopra citati.

1.4 Criteri generali di progettazione nell’ambito del quadro


normativo nazionale
La normativa vigente in ambito nazionale in tema di sicurezza strutturale in caso di incen-
dio disciplina le fasi della progettazione, della costruzione e di esercizio di diverse catego-
rie di edifici. Schematicamente possiamo distinguere tre diversi settori di regolamenti:
a) norme che definiscono il livello di prestazione della struttura portante;
b) norme tecniche di riferimento per la progettazione strutturale;
c) norme di qualificazione dei prodotti da costruzione che contribuiscono al raggiun-
gimento della prestazione di resistenza al fuoco della struttura portante.
Le norme di tipo a) sono emanate dal Ministero dell’Interno, attraverso la pubblicazio-
ne di decreti riferiti alle specifiche attività a cui sono adibiti gli edifici. Facendo riferimen-
to ai rischi associati al caso di incendio in ogni attività, queste sono distinte in due catego-
rie: una prima categoria di attività per le quali è fissato un livello minimo prescrittivo della
resistenza al fuoco delle strutture portanti, una seconda categoria per le quali il legislatore
ha definito un metodo convenzionale per determinare il livello minimo della resistenza al
fuoco delle strutture portanti (figura 1.11).
Per quanto riguarda la prima categoria di attività, il legislatore, attraverso la pubblica-
zione di specifici decreti, definisce la regola tecnica di prevenzione incendi, che, tra l’altro,
individua i livelli minimi di resistenza al fuoco della struttura portante.

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16 CAPITOLO 1

Figura 1.10 Scenari di incendio in un’autorimessa areata definiti dal Doc. Tecn. INERIS (2001).

Esempi di questo tipo di attività sono: gli ospedali, le scuole, i locali di pubblico spetta-
colo, gli alberghi, ecc.. Per gli edifici in cui si svolgono queste attività, la possibilità di
progettare la sicurezza strutturale in caso di incendio secondo un approccio prestazionale o
ingegneristico è prevista solo mediante l’apposita procedura di deroga, che deve essere
sottoposta al parere del competente Comando dei Vigili del Fuoco. In tal caso, nell’ambito
della progettazione strutturale, si deve dimostrare che gli obiettivi della sicurezza in caso di
incendio, trattati al paragrafo precedente, siano stati raggiunti. Per la regolamentazione di
questa procedura è stato pubblicato il D.M. 09/05/07.

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SICUREZZA STRUTTURALE IN CASO DI INCENDIO 17

Attività soggette al controllo


dei Vigili del fuoco

Attività regolate Attività non regolate


da norma tecnica da norma tecnica
che prescrive che prescrive
valori minimi di R valori minimi di R
per le strutture portanti per le strutture portanti
(Deroga)

Applicazione Applicazione approccio Regola tecnica Applicazione approccio


regola tecnica ingegneristico prescrittiva ai sensi ingegneristico
prescrittiva + di D.M. 09/03/07 +
valori minimi di R valori minimi di R
(tab. 5 D.M.09/03/07) (tab. 5 D.M.09/03/07)

Figura 1.11 Procedure per la valutazione della resistenza al fuoco (D.M. 09/03/07).

Per la seconda categoria di attività (attività senza regola tecnica prescrittiva) il Mini-
stero dell’Interno, con la pubblicazione del D.M. 09/03/07, ha definito le richieste di pre-
stazione in caso di incendio per le strutture portanti di una costruzione (figura 1.11). Que-
ste sono classificate in 5 livelli:
livello I) nessun requisito specifico di resistenza al fuoco dove le conseguenze della
perdita dei requisiti stessi siano accettabili o dove il rischio di incendio sia
trascurabile;
livello II) mantenimento dei requisiti di resistenza al fuoco per un periodo sufficiente
all’evacuazione degli occupanti in luogo sicuro all’esterno della costruzio-
ne;
livello III) mantenimento dei requisiti di resistenza al fuoco per un periodo congruo
con la gestione dell’emergenza;
livello IV) requisiti di resistenza al fuoco tali da garantire, dopo la fine dell’incendio,
un limitato danneggiamento della costruzione;
livello V) requisiti di resistenza al fuoco tali da garantire, dopo la fine dell’incendio, il
mantenimento della totale funzionalità della costruzione stessa.
Ogni livello di prestazione, da scegliere in funzione degli obiettivi di sicurezza, com-
porta l’adozione di una determinata classe di resistenza al fuoco delle strutture portanti,
determinabili sulla base dei criteri riportati nel decreto stesso. Questi criteri saranno trattati
nel paragrafo 3.4.3, dove, tra l’altro, si vedrà come essi siano basati su un metodo non ap-
plicabile alle strutture composte acciaio-calcestruzzo.
Lo stesso decreto fornisce poi indicazioni per associare i diversi livelli di prestazione
alla generica attività: il livello I è compatibile con le sole attività non soggette al controllo
dei Vigili del Fuoco, il livello II alle attività non aperte al pubblico che rispettano opportu-
ne condizioni poste dal decreto stesso, il livello III alle restanti attività, i livelli IV e V a
quelle attività in cui specifiche condizioni di sicurezza sono definite sulle basi di specifiche
richieste del committente o di capitolati.
Infine è da ricordare come le Norme Tecniche per le Costruzioni, emanate dal Ministe-
ro delle Infrastrutture con il D.M. 14/01/08, definiscono le richieste di prestazione in caso

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18 CAPITOLO 1

di incendio delle strutture portanti di una costruzione in maniera praticamente coincidente


con quanto previsto dal decreto emanato dal Ministero dell’Interno.
Esempi di questa seconda categoria di attività sono alcune tipologie di edifici industria-
li, di depositi, di uffici di piccole dimensioni, ecc. In pratica tutte le attività soggette al con-
trollo dei Vigili del Fuoco per le quali non esistono livelli minimi della resistenza al fuoco
delle strutture portanti fissati da specifica regola tecnica. Per gli edifici in cui si svolgono
queste attività è possibile progettare la sicurezza strutturale in caso di incendio anche se-
condo un approccio prestazionale o ingegneristico, senza il ricorso alla procedura della de-
roga, purché siano rispettati i limiti previsti dal D.M. 09/03/07. Anche in tal caso,
nell’ambito della progettazione strutturale, si deve dimostrare che gli obiettivi della sicu-
rezza in caso di incendio siano stati raggiunti, facendo riferimento alle disposizioni conte-
nute nel D.M. 09/05/07.
Le norme di tipo b) sono riconducibili a due documenti principali, il D.M. Ministero
dell’Interno 16/02/2007 ed il D.M. Ministero delle Infrastrutture 14/01/2008.
Nel primo documento sono definite le modalità con cui si può procedere alla determi-
nazione della resistenza al fuoco della struttura portante di una costruzione o di un suo
componente: mediante prove sperimentali, condotte esclusivamente ai sensi di norme EN
o, in caso di assenza, prEN o ENV; mediante valutazioni analitiche, esclusivamente ai sen-
si delle parti fuoco degli Eurocodici (o, fino alla pubblicazione delle Appendici Nazionali,
ai sensi delle norme UNI 9502 e UNI 9503); mediante le tabelle allegate al decreto mede-
simo.
Nel secondo documento l’azione incendio è inserita esplicitamente tra le azioni, di tipo
eccezionale, agenti sulle strutture, mentre i criteri di valutazione sono definiti conforme-
mente alle parti fuoco degli Eurocodici, a meno di alcuni parametri definiti nelle corri-
spondenti Appendici Nazionali.
Infine le norme di tipo c), nell’ambito della progettazione delle strutture di acciaio e
composte acciaio-calcestruzzo, sono principalmente costituite dai regolamenti che defini-
scono il contributo alla resistenza al fuoco dei sistemi protettivi delle strutture di acciaio.
Come già ricordato, ai sensi di quanto stabilito dal D.M. Interno 16/02/07, questi sono
esclusivamente i regolamenti armonizzati tra i Paesi europei di tipo EN o, in caso di assen-
za, di tipo prEN o ENV, a meno di alcune proroghe, valide fino al 2010, previste per alcu-
ne categorie di prodotti (come meglio specificato nel paragrafo 4.5.3).

1.5 La verifica di resistenza al fuoco delle strutture

1.5.1 Criteri generali


Nell’ambito delle costruzioni il concetto di resistenza al fuoco è riferito alla capacità degli
elementi, siano essi singoli componenti, parti di struttura o intere strutture, di garantire, se-
condo un programma termico stabilito e per un determinato periodo di tempo, le seguenti
funzioni:
– la stabilità o capacità portante (R), ossia la capacità di sopportare specifiche azioni;
– la tenuta o integrità (E), ossia la capacità di prevenire il passaggio di gas caldi o
l’ignizione al di là della superficie esposta;
– l’isolamento termico (I), ossia la capacità di prevenire un’eccessiva trasmissione di
calore.

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SICUREZZA STRUTTURALE IN CASO DI INCENDIO 19

Mentre i due requisiti E ed I sono solitamente richiesti a specifici elementi superficiali,


muri o solai che hanno funzione di separazione, alla struttura portante di un edificio o a
suoi singoli elementi in generale è richiesto il requisito R.
Questo volume, così come i criteri di calcolo riportati nella parte fuoco dell’Eurocodice
3 (EN 1993-1-2, 2005) e gran parte di quelli riportati nella parte fuoco dell’Eurocodice 4
(EN 1994-1-2, 2005), tratta essenzialmente il requisito R di una struttura portante o di suoi
componenti. La funzione di separazione degli elementi deve spesso essere verificata me-
diante specifici test sperimentali. Solo in casi particolari, come quelli trattati nella parte
fuoco dell’Eurocodice 4, il volume tratta anche i requisiti E ed I di solai realizzati in strut-
tura composta acciaio-calcestruzzo.
Il requisito di sicurezza in caso di incendio di una costruzione, come definito nella Di-
rettiva 89/106/CEE, richiama direttamente il concetto di stabilità di una costruzione, men-
tre non è strettamente legato a criteri di deformabilità della struttura.
Nel caso dei modelli di calcolo avanzato (vedi par. 4.3.3 di EN 1993-1-2, par. 4.4.3 di
EN 1994-1-2) è raccomandato che le deformazioni siano limitate al fine di assicurare la
compatibilità tra le varie parti della struttura e che sia verificato lo stato limite per il quale
le deformazioni comportano la rottura della struttura per il mancato funzionamento dei
vincoli in qualche elemento.
Il controllo delle deformazioni è richiamato tra i criteri fissati nelle basi progettuali
(vedi. par. 2.1.1(2) EN 1993-1-2, par. 2.1.1(3) EN 1994-1-2) in due specifici casi:
– quando i sistemi di protezione adottati, ad esempio i sistemi protettivi della struttura
di acciaio, possono perdere la loro efficacia a causa di eccessiva deformazione della
struttura;
– quando elementi di separazione, ad esempio specifici muri o solai a cui è assegnata
questa funzione, possono essere danneggiati a causa di eccessiva deformazione del-
la struttura portante.
A questo proposito viene precisato come la verifica di deformabilità possa essere tra-
scurata, nel primo caso se l’efficienza del sistema protettivo sia stata verificata secondo le
norme pertinenti (ENV 13381-2, ENV 13381-4), nel secondo caso se il requisito degli e-
lementi di separazione sia stato verificato rispetto alla curva di incendio standard ISO 834.

1.5.2 Valutazione della probabilità di collasso in caso di incendio


Analogamente alle usuali verifiche in condizioni normali, la valutazione della sicurezza
strutturale in caso di incendio va intesa come valutazione del livello di affidabilità della
struttura mediante la stima della probabilità di collasso o crisi con riferimento al prefissato
stato limite ed il confronto con un livello di rischio ritenuto accettabile:
Pf (Probabilità di collasso) ≤ Pt (Probabilità obiettivo) (1.5)
Come illustrato nel Report di un’attività di ricerca coordinata da J.B. Schleich (CEC
Agreement 7210, 1999) e nel documento del DIFISEK+ (“DIssemination of FIre Safety
Engineering Knowledge +, 2008), nella sicurezza in caso di incendio si assume general-
mente che la probabilità obiettivo sia uguale al valore della probabilità che si verifichi il
collasso strutturale in condizioni normali, Pt = 7,23 × 10–5 (EN 1990, 2002).
Si richiamano di seguito alcuni concetti sintetici di affidabilità strutturale, rimandando
per i necessari approfondimenti a testi specialistici sull’argomento (si consulti, ad esempio,
Pinto et Al., 2004).

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20 CAPITOLO 1

In generale, la valutazione della probabilità di collasso Pf tiene conto delle varie alea-
torietà associate ai carichi, alle resistenze dei materiali, al modello di calcolo,
all’esecuzione della struttura (Faella, 2008; Migliacci & Mola, 1985). Nell’approccio pro-
babilistico completo, definite S ed R le variabili aleatorie delle sollecitazioni e delle resi-
stenze della struttura ed assegnato lo stato limite sotto osservazione, la probabilità di col-
lasso Pf coincide con la probabilità che la disuguaglianza critica
S≤R (1.6)
sia violata almeno una volta nell’intervallo di vita della struttura.
Pertanto, definita la variabile aleatoria Z = R – S , chiamata margine di sicurezza, la
probabilità di collasso Pf è calcolata come integrale di convoluzione:
Pf = Pr (Z < 0) = Pr (R − S < 0)= ∫
[R < S ]
f S , R ( s, r )dSdR (1.7)

essendo fS,R(s,r) la funzione densità di probabilità congiunta.


Se le variabili aleatorie S ed R sono indipendenti risulta:
f S , R ( s, r ) = f S ( s ) ⋅ f R ( r ) (1.8)
essendo fS(s) e fR(r) rispettivamente le funzioni densità di probabilità delle v.a. S ed R
(figura 1.12), e quindi la probabilità di collasso si scrive:
∞⎡s ⎤ ∞

Pf = ∫ ∫


−∞ ⎣ −∞


⎦ −∞

f R (r )dr f S ( s )ds = FR ( s ) f S ( s )dS (1.9)

dove FR ( s ) = Pr ( R ≤ s ) è la probabilità di crisi condizionata, cioè la probabilità di crisi di


una struttura soggetta ad un ben determinato valore s della sollecitazione, che coincide con
la funzione di distribuzione cumulata (CDF) della v.a. R calcolata per il valore s della sol-
lecitazione.
Nel caso in cui le variabili aleatorie R ed S sono normali gaussiane ed indipendenti, il
problema risulta semplificato, in quanto anche la funzione margine di sicurezza Z = R − S è
una v.a. normale gaussiana. Graficamente la probabilità di crisi è l’area sottesa alla curva
fZ(Z) per z ≤ 0. Da tale rappresentazione si definisce la variabile β pari al rapporto tra il va-
lore medio μΖ della variabile Z ed il suo scarto quadratico medio σΖ :
μZ μ −μ 1
β= = 2 R 2 S 1/2 = (inverso del coefficiente di variazione di Z) (1.10)
σ Z (σ S + σ R ) VZ
Il parametro β è chiamato indice di affidabilità, in quanto la sua entità definisce diret-
tamente la probabilità di crisi e misura in unità di deviazione standard la distanza tra il
punto medio della variabile margine di sicurezza Z ed il contorno della regione di crisi
(figura 1.13). L’indice di affidabilità β dipende dal valor medio μΖ e dalla deviazione stan-
dard σΖ della v.a. Z, cioè dai primi due momenti delle distribuzioni di probabilità R ed S,
per cui l’approccio probabilistico basato sulla definizione dell’indice di affidabilità rientra
nei metodi di II livello (figura 1.14). Risulta dalle (1.9) e (1.10) (vedi ad es. Pinto et Al.,
2004):
⎛ μ −μ ⎞
Pf = Pr( Z < 0) = FZ (0) = Φ (− β ) = Φ ⎜ − 2 R 2 S 1/2 ⎟ (1.11)
⎜ (σ + σ ) ⎟
⎝ S R ⎠

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SICUREZZA STRUTTURALE IN CASO DI INCENDIO 21

dove FZ (0) è la funzione di distribuzione cumulata (CDF) della v.a. Z calcolata per il va-
lore z=0 , esprimibile mediante il valore della funzione di distribuzione cumulata Φ della
v.a. gaussiana standardizzata calcolato nella condizione di crisi (argomento della CDF pari
a −β ).
Ai fini delle verifiche di sicurezza strutturale, l’indice di affidabilità β viene confronta-
to con un valore di riferimento prefissato, che cresce al diminuire della probabilità di crisi
Pf . L’Eurocodice (EN1990, 2002) fissa per strutture appartenenti alla Classe di Affidabili-
tà 2 (RC2), associata alla Classe di Conseguenze CC2 (conseguenze medie in termini di
perdita di vite umane e conseguenze considerevoli in termini economici, sociali ed ambien-
tali), il valore β = 3,8 (corrispondente ad una probabilità obiettivo pari a Pt = 7,23 × 10–5)
relativamente alle verifiche di stato limite ultimo e ad un periodo di riferimento di 50 anni.

Figura 1.12 Funzione di densità di probabilità delle sollecitazioni e della resistenza.

Figura 1.13 Funzione di densità di probabilità della variabile esito Z=R-S e definizione
dell’indice di affidabilità β.

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22 CAPITOLO 1

Figura 1.14 Quadro dei metodi di affidabilità strutturale (EN1990, 2002).

1.5.3 Calibrazione dei coefficienti parziali per il metodo semiprobabilistico


agli Stati Limite
Dal punto di visto operativo la verifica di sicurezza delle strutture soggette ad incendio
viene sviluppata applicando il metodo semiprobabilistico agli stati limite, con riferimento a
condizioni di stato limite ultimo. La calibrazione dei fattori parziali delle azioni e delle re-
sistenze viene effettuata sulla base di metodi probabilistici più accurati (di II o III Livello),
tenendo conto di alcune peculiarità dell’azione incendio.
Lo schema generale dei metodi di affidabilità strutturale è riportato nel prospetto della
figura 1.14. Il metodo basato sull’indice di affidabilità, illustrato nel paragrafo precedente,
prende il nome di Metodo FORM (First Order Reliability Method) ed appartiene ai metodi
di II livello, che con l’introduzione di alcune ben definite approssimazioni conducono a
risultati sufficientemente accurati in gran parte delle applicazioni strutturali.
Il metodo FORM è espressamente suggerito dall’Eurocodice (EN1990, 2002) per la ca-
librazione dei coefficienti parziali da applicare ai materiali (γM) ed alle azioni (γF) al fine di
tener conto delle varie incertezze associate alle proprietà dei materiali, ai valori dei carichi
ed ai modelli di calcolo, fissato il valore obiettivo dell’indice di affidabilità (figura 1.15).
Come è noto, i coefficienti parziali consentono di definire i valori di progetto delle resi-
stenze e delle sollecitazioni, da utilizzare per la verifica della sicurezza strutturale.
Anche l’azione incendio è da considerare una variabile aleatoria. Infatti, per la determi-
nazione degli effetti di un incendio in un compartimento (in termini di valori e distribuzio-
ne delle temperature raggiunte) è necessaria la conoscenza di numerosi parametri. La prin-
cipale caratteristica, il carico di incendio, dipendente dalla quantità di materiale combusti-
bile, è generalmente funzione dell’attività e può non essere costante durante la vita dell’e-
dificio. Altri parametri che influiscono sullo sviluppo e la propagazione dell’incendio sono
fissati in base alle caratteristiche geometriche e fisiche del compartimento (dimensioni ge-
ometriche, proprietà termiche e di tenuta delle pareti e dei solai, grado di ventilazione,

Bozza 30 novembre 2009


SICUREZZA STRUTTURALE IN CASO DI INCENDIO 23

etc.). Inoltre, le misure di protezione attiva (impianti di spegnimento automatici o manuali,


impianti automatici di rilevazione) contribuiscono talvolta significativamente a ridurre i
possibili effetti dell’incendio, evitando che lo stesso possa svilupparsi pienamente. Il carico
di incendio deve essere, pertanto, definito come una distribuzione statistica, analogamente
a quanto si fa per il progetto strutturale a freddo relativamente alle azioni meccaniche, co-
me il peso proprio, i sovraccarichi, il vento, la neve, etc..
L’insieme delle considerazioni precedenti fa comprendere che nel caso di strutture sog-
gette ad incendio le incertezze dovute alle azioni di tipo meccanico (carichi permanenti,
accidentali, etc.) sono decisamente meno rilevanti rispetto all’estrema variabilità della “a-
zione incendio”. Inoltre, appare poco probabile che i carichi della combinazione di stato
limite ultimo siano presenti contemporaneamente all’incendio. Per questi motivi l’azione
incendio, introdotta nelle Norme Tecniche per le Costruzioni (D.M 14/01/2008) come una
azione eccezionale (nella terminologia degli Eurocodici si definisce “situazione accidenta-
le”), si considera concomitante a livelli di carico di esercizio, definiti con piccole differen-
ze da normativa a normativa: nelle Norme Tecniche del 2008 si fa riferimento alla combi-
nazione di carico “quasi permanente” (vedi capitolo 3), che equivale ad assumere fattori
parziali γF delle azioni di valore unitario e la frazione ψ2 delle azioni variabili in funzione
della destinazione d’uso dell’edificio.
Analogamente, nella valutazione della capacità portante delle strutture soggette ad in-
cendio si assumono valori unitari delle resistenze dei materiali (γM = 1), ovvero si fa rife-
rimento, all’inizio dell’incendio, ai valori caratteristici delle resistenze dei materiali. Infat-
ti, l’incendio, interessando l’intera struttura o l’intero elemento strutturale, determina un
danneggiamento piuttosto omogeneo dei materiali, che fa passare in secondo piano
l’iniziale difettosità locale dei materiali stessi (Buchanan, 2001).
In sostanza, per le strutture soggette ad incendio, in conseguenza della estrema variabi-
lità dell’azione incendio rispetto alle altre variabili aleatorie coinvolte, si assumono i valori
caratteristici delle azioni meccaniche e delle resistenze dei materiali, mentre la calibrazio-
ne dei coefficienti parziali, fissato il valore obiettivo di probabilità di collasso (ovvero
dell’indice di affidabilità), riguarda essenzialmente la definizione del valore di progetto del
carico di incendio.
A tal fine, come illustrato nel Report di un’attività di ricerca coordinata da J.B.
Schleich (CEC Agreement 7210, 1999) e nel documento del DIFISEK+ (“DIssemination
of FIre Safety Engineering Knowledge +, 2008) già citati in precedenza, è stata condotta
un’ampia indagine statistica in modo da determinare la probabilità di un evento di incen-
dio, il cui innesco è funzione dell’attività svolta nell’edificio. Tra i dati statistici provenien-
ti dai diversi paesi Europei è stata riscontrata una buona correlazione. Una volta che
l’incendio è iniziato, può verificarsi un collasso strutturale solo se esso si sviluppa rag-
giungendo condizioni severe. È necessario, pertanto, definire la probabilità che l’incendio
evolva effettivamente in un incendio severo ed è in questa fase che assumono un ruolo im-
portante le misure di protezione attiva presenti, gli occupanti e l’intervento dei Vigili del
Fuoco. Ciò significa che, in un gran numero di casi, questi fattori possono determinare uno
spegnimento dell’incendio prima che esso diventi pienamente sviluppato.
L’applicazione del metodo FORM suggerito dall’Eurocodice e la disponibilità della di-
stribuzione statistica del carico di incendio per varie tipologie di attività hanno portato alla
valutazione dei coefficienti parziali da applicare al carico di incendio, che consentono di
definire il carico di incendio di progetto in funzione della probabilità obiettivo fissata e
tenendo conto dell’attività svolta nell’edificio, dell’intervento dei Vigili del Fuoco o di
squadre di emergenza, dei sistemi di protezione passiva (compartimentazione) e delle mi-

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24 CAPITOLO 1

sure di protezione attiva presenti (sprinkler, sistemi di rilevazione, ecc.). L’applicazione


del metodo e la calibrazione dei coefficienti parziali sono illustrati sinteticamente nel capi-
tolo 3.

1.5.4 Verifiche nel dominio del tempo, della resistenza e della temperatura
Nell’ambito delle normative vigenti (Norme Tecniche per le Costruzioni, 2008) il caso di
incendio è assunto come una “situazione di progetto eccezionale” e la verifica di resistenza
al fuoco, intesa come requisito R, viene condotta allo stato limite ultimo.
Per una struttura nel suo complesso o per un suo componente, essa può in generale es-
sere effettuata:
a) nel dominio del tempo: t fi , d ≥ t fi , richiesto
(tempo di resistenza al fuoco di progetto ≥ tempo di resistenza al fuoco richiesto);
b) o nel dominio della resistenza: R fi ,d ,t ≥ E fi ,d ,t
(resistenza di progetto dell’elemento in esame in condizioni di incendio al tempo t ≥
valore di progetto della sollecitazione in condizioni di incendio al tempo t);
c) o nel dominio della temperatura: θ d ,t ≤ θcr ,d
(valore di progetto della temperatura dell’elemento al tempo t ≤ valore di progetto
della temperatura critica dell’elemento, corrispondente alla perdita di capacità por-
tante dell’elemento).
La verifica nel dominio della resistenza è nella sostanza l’estensione al caso dell’in-
cendio della classica verifica di sicurezza a freddo (Rd ≥ Ed), dovendo tener conto in gene-
rale del degrado della capacità portante per effetto del riscaldamento dei materiali e delle
sollecitazioni presenti in condizioni di incendio, diverse rispetto a quelle in condizioni
normali di temperatura sia per la differente combinazione di carico considerata (par. 0) sia
per gli effetti iperstatici indotti dalle dilatazioni termiche contrastate.
La verifica nel dominio del tempo richiede la definizione del tempo di collasso della
struttura o dell’elemento strutturale con riferimento al modello di incendio assunto, da con-
frontare con il tempo di resistenza al fuoco richiesto, generalmente riferito all’incendio
standard.

Figura 1.15 Relazione tra i singoli coefficienti parziali (EN1990, 2002).

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SICUREZZA STRUTTURALE IN CASO DI INCENDIO 25

FASE 1: Definizione dell’incendio di progetto


? Costruzione – Geometria dei locali – Ventilazione Modello Azione
? Attività – Materiali combustib ili di inc endio Termica
? Misure di p rotezione attiva

FASE 2: Analisi termica della struttura


Modello di
? Posizione e geometria degli elementi T emperatura
tras mis sione
? Proprietà termiche dei materiali della struttura della st ruttura
del c alore
? Contributo di eventuali sistemi protettivi

FASE 3: Analisi st rutturale


Modello
? Schematizzazione strutturale Capacità
di c alcolo
? Analisi dei carichi meccanici portante
strut turale
? Proprietà meccaniche dei materiali

Figura 1.16: Schema generale della verifica strutturale condizioni di incendio.

La verifica nel dominio della temperatura è basata sulla definizione della temperatura
che può provocare il collasso di un elemento strutturale, chiamata “temperatura critica”,
da confrontare con la temperatura raggiunta nello stesso elemento per effetto dell’incendio.
Il metodo è utilizzato per la verifica di elementi strutturali di acciaio nei casi in cui la tem-
peratura si possa ritenere abbastanza uniforme nell’elemento ed anche per elementi con
funzioni di isolamento termico o compartimentazione (ad esempio per la verifica della iso-
lamento termico di solai composti acciaio-calcestruzzo).

1.6 La progettazione delle strutture di acciaio in condizioni di


incendio
Come visto nei precedenti paragrafi, la verifica del requisito di sicurezza in caso di incen-
dio di una costruzione, a meno di casi particolari, richiede la valutazione del comportamen-
to della struttura portante principale in condizioni di incendio. Facendo riferimento ai me-
todi previsti dalle normative vigenti, questa valutazione può essere condotta con metodo-
logie diverse a seconda degli obiettivi fissati dal progettista. Qualunque sia l’approccio
scelto, esso deve essere condotto dando soluzione a tre principali aspetti del problema
(figura 1.16):
1) definire l’azione termica che descrive il fenomeno dell’incendio;
2) individuare il regime di temperatura degli elementi strutturali coinvolti;
3) valutare le condizioni di stabilità della struttura portante principale durante
l’evoluzione dell’evento considerato, ossia in presenza delle temperature raggiunte
dagli elementi strutturali e dei carichi meccanici agenti.
Sulla base delle caratteristiche dell’opera che si sta analizzando e del rischio di incen-
dio determinato dall’attività che in essa si svolge, ognuno di questi passi può essere risolto
con procedure differenti, utilizzando metodologie semplificate che forniscono risultati di-

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26 CAPITOLO 1

retti o impiegando analisi più complesse, proprie di un vero e proprio approccio ingegneri-
stico, che forniscono risultati molto più accurati e affidabili.
Come chiaramente evidenziato dal Documento Interpretativo n. 2, la scelta che più
condiziona la valutazione del comportamento di una struttura in condizioni di incendio è il
metodo adottato per individuare l’azione termica che descrive il fenomeno dell’incendio.
La strada più semplice è quella di considerare uno degli incendi di tipo convenzionale
indicati nelle norme vigenti. Questa analisi richiede solo di individuare il valore del tempo
di stabilità della struttura portante necessario per garantire la sicurezza in caso di incendio,
valore che, in molti casi, viene indicato dalle norme vigenti in funzione delle caratteristiche
dell’edificio, in particolare la sua altezza, e dell’attività che in esso si svolge.
In maniera più approfondita questa analisi può essere condotta individuando uno o più
incendi naturali di progetto, intendendo per questi un evento che ha una certa probabilità di
verificarsi nell’edificio che si sta considerando, in particolare quello o quelli che determi-
nano i peggiori effetti nei confronti della stabilità strutturale. A tal fine è necessario esten-
dere l’analisi alle caratteristiche della costruzione e al tipo di attività che in essa si svolge,
con particolare riguardo alla quantità e qualità di materiali combustibili e alle condizioni di
ventilazione naturale che possono essere presenti.
Anche il secondo aspetto del problema, ossia l’individuazione del regime di temperatu-
ra degli elementi strutturali durante il fenomeno dell’incendio, può essere condotto con
differente livello di accuratezza. Uno studio approfondito del problema deve considerare la
geometria degli elementi strutturali e la loro posizione rispetto al luogo in cui si sviluppa
l’incendio, oltre che le proprietà termiche dei materiali coinvolti nel fenomeno della tra-
smissione del calore.
Infine, per quanto riguarda il terzo passo dell’analisi, analisi strutturale in condizioni di
incendio, per i diversi materiali impiegati per la realizzazione della struttura portante delle
opere, sono disponibili molteplici metodologie di calcolo per valutarne le condizioni di
stabilità in caso di incendio.
Si va da semplici tabelle, che tramite l’individuazione di pochi parametri forniscono so-
luzioni caratterizzate da definiti livelli di resistenza al fuoco, a metodologie più approfon-
dite che permettono di individuare con precisione le condizioni di stabilità delle strutture.
Questi approcci, detti di tipo avanzato, richiedono di effettuare in maniera opportuna una
schematizzazione della struttura principale, di individuare il livello dei carichi agenti
quando essa si trova nelle condizioni critiche e di conoscere il comportamento meccanico
dei materiali a temperatura elevata.
È importante sottolineare il differente livello della schematizzazione strutturale, con la
conseguente analisi strutturale, possibile per i diversi approcci: generalmente essa può essere
molto semplice, analisi di singoli elementi strutturali estratti opportunamente dall’intera strut-
tura, nel caso dei metodi semplificati impiegati nell’ambito dell’approccio prescrittivo, oppu-
re più complessa, in modo tale da poter valutare la mutua interazione tra i diversi elementi
durante l’evoluzione dell’incendio (una rappresentazione è riportata nella figura 1.17), nel
caso dei metodi avanzati impiegati nell’ambito dell’approccio prestazionale.
Le strutture di acciaio a volte sono considerate una soluzione poco adatta per ottenere i
massimi livelli di sicurezza in caso di incendio dei nostri edifici. L’applicazione dell’ap-
proccio ingegneristico ai casi reali della pratica costruttiva può dimostrare come questa
conclusione sia affrettata. Questa considerazione assume maggiore importanza quando la
scelta della struttura di acciaio si dimostra essere la più adatta per raggiungere le migliori
prestazioni nei confronti di altre azioni eccezionali, che più frequentemente mettono in cri-
si la sicurezza delle nostre costruzioni, come ad esempio gli eventi sismici.

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SICUREZZA STRUTTURALE IN CASO DI INCENDIO 27

Figura 1.17 Schema delle deformazioni della struttura di un edificio multipiano conseguenti al
caso di incendio che si verifica al primo piano dell’edificio.

Nelle figure riportate nelle pagine seguenti sono rappresentati esempi di strutture di ac-
ciaio impiegate per la realizzazione della struttura portante di edifici costruiti per lo svol-
gimento di svariate attività, comprendenti anche alcune caratterizzate da elevato rischio in
caso di incendio. Tra essi si noti il frequente risultato di una soluzione strutturale libera da
rivestimenti protettivi, che ha reso possibile l’architettura voluta dal progettista. È chiaro
come questi risultati siano possibili solo grazie ad una corretta ed efficace applicazione
dell’approccio ingegneristico per la valutazione del comportamento delle strutture di ac-
ciaio in caso di incendio e ad un quadro normativo che ne prevede l’impiego ed il controllo
dell’applicazione.

1.7 Contenuti del volume


I contenuti di questo volume sono stati organizzati seguendo il percorso tracciato nel para-
grafo 1.6 per la progettazione di una struttura di acciaio o composta acciaio-calcestruzzo in
condizioni di incendio.
Nel capitolo 2 viene presentata una panoramica delle ricerche teoriche e sperimentali
inerenti il comportamento in condizioni di incendio di strutture di acciaio e composte ac-
ciaio-calcestruzzo effettuate negli ultimi anni.
Il capitolo 3 tratta le metodologie previste dalle norme vigenti per la definizione dell’a-
zione termica, solitamente una curva temperatura-tempo, che descrive il fenomeno dell’in-
cendio. Nel capitolo 4 sono esposti i criteri di valutazione del fenomeno di trasmissione del
calore, mediante i quali si ottiene la risposta termica della struttura, ossia il regime delle
temperature degli elementi strutturali durante l’evento di incendio considerato. Il capitolo 5
è dedicato alla trattazione generale della risposta meccanica di una struttura in caso di in-
cendio, vale a dire ai criteri di valutazione delle sue condizioni di stabilità in presenza di
temperature elevate.
Nel capitolo 6 sono esposti i metodi di calcolo disponibili per la valutazione della ri-
sposta meccanica delle strutture di acciaio in condizioni di incendio, mentre nel capitolo 7
quelli applicabili per le strutture composte acciaio-calcestruzzo. Infine il capitolo 8 è dedi-
cato all’applicazione di modelli di calcolo avanzati per le analisi strutturali in condizioni
d’incendio, con riferimento sia a schemi strutturali semplici che a strutture intelaiate in si-
stema composto acciaio-calcestruzzo, analizzati in differenti condizioni di incendio (stan-
dard e naturale).

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28 CAPITOLO 1

The New York Times Building, 2007 – Altezza (m): copertura (228), antenna (319).

Kansai airport, Osaka (Giappone)

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SICUREZZA STRUTTURALE IN CASO DI INCENDIO 29

Centre Pompidou – Parigi, 1965 (costruzione), 2001 (ristrutturazione).

Padiglione espositivo di Bologna Fiere S.p.A. – Bologna, 2001.

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30 CAPITOLO 1

L’aeroporto di Toronto (Canada)

Edificio scolastico Gallieni– Tolosa, 2001.

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SICUREZZA STRUTTURALE IN CASO DI INCENDIO 31

Centro direzionale Il Sole 24 Ore – Milano (I)

Centro direzionale ArcelorMittal – Lussemburgo

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32 CAPITOLO 1

Centro direzionale Bayer - Germania

Centro di produzione Volkswagen - Glaserne (D)

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SICUREZZA STRUTTURALE IN CASO DI INCENDIO 33

Centro direzionale City Gate - Dusseldorf (D)

Centro direzionale Torno Internazionale - Milano (I)

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34 CAPITOLO 1

Parcheggio multipiano per 1500 posti auto – Tolosa, 2006.

Centro logistico di Alenia S.p.A. – Taranto, 2006.

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