Sei sulla pagina 1di 2

La Porta di Travertino

È il 20 settembre 1870 e la più celebre “breccia” della storia moderna viene aperta dai bersaglieri
nelle mura Aureliane di Roma, mettendo fine allo Stato Pontificio. L’Italia, che nel 1861 aveva
trovato la sua unità, si regala ora la più prestigiosa delle capitali.
Assiste alla scena, danneggiata dai colpi d’artiglieria ma salda nella sua imponente presenza, la
Porta Pia, monumentale accesso alla Città Eterna progettato trecento anni prima da Michelangelo e
appena finito da realizzare da Virginio Vespignani.
La porta si trova in corrispondenza della via Nomentana, che anticamente collegava Roma con
Nomentum (oggi Mentana) All’interno delle mura, la porta si apre sul lungo rettilineo della strada
Pia (oggi via XX settembre, proprio in ricordo della storica breccia) che conduce direttamente al
Quirinale, ovvero al cuore della città.
Il progetto originario è dunque di Michelangelo ma l’artista non fa a tempo a concludere il suo
lavoro, uno degli ultimi, che rimane incompiuto. Lo esegue a partire dal prospetto interno, quello
verso la città, poiché quello è il fronte privilegiato. Il grande architetto concepisce la porta come
uno scenario, un fondale prospettico per la strada Pia, disinteressandosi della facciata opposta, verso
la campagna. Al centro della costruzione vi è un grande portale in travertino, sottolineato
dall’incorniciatura in forte rilievo delle lesene e del timpano aggettante. Il portale, per la sua
evidenza plastica, è stato considerato un termine di passaggio tra il Rinascimento e il Barocco.
Attorno al portale si sviluppa una facciata piana e simmetrica, sovrastata da un torrione centrale
destinato a rendere visibile la porta anche da molto distante. La facciata è evidenziata
dall’avanzamento rispetto al filo delle mura, con raccordi laterali a sguincio per esaltare la visuale
prospettica. Sul piano attico superiore si trova un curioso elemento decorativo: due false finestre, ai
due lati, a forma di scodella circondata da una stola; secondo alcuni, un riferimento all’attività del
barbiere, in qualche modo riconducibile alla famiglia del Papa Pio IV, che aveva commissionato il
monumento.
Questa facciata resta l’unica parte realizzata dell’originario progetto michelangiolesco.
Successivamente, vari rimaneggiamenti e un naturale degrado ne compromettono l’immagine
iniziale, della quale rimangono soltanto poche testimonianze grafiche, nella documentazione
dell’epoca.
Finalmente il Vespignani a metà dell’ottocento riprende e completa la costruzione, ispirandosi al
progetto originale. Tuttavia, influenzato dalla sensibilità eclettica tipica del periodo, non risulta
all’altezza dell’illustre predecessore e anzi ne snatura, almeno in parte, l’architettura. I rifacimenti
in banali forme neoclassiche hanno oltretutto il torto di confondere l’osservatore inesperto, che non
distingue le due parti a causa delle fogge somiglianti (ma di ben diversa qualità) realizzate a tre
secoli di distanza.
Per una fatale casualità l’intervento è stato completato proprio nel 1869, soltanto un anno prima
dell’assalto dei Bersaglieri, che vi apporterà numerosi danni. Le foto dell’epoca mostrano
impietosamente le statue decapitate e i fori delle palle di cannone che punteggiano tutta la facciata.
Finita la guerra, stilati i patti col Vaticano e ricostruito il muro della breccia, la Porta Pia deve
ancora subire la più grave delle ingiurie. A causa del traffico sempre più intenso, lo stretto fornice
non basta più a contenere il passaggio dei veicoli e due varchi stradali vengono aperti ai suoi lati,
esautorando la porta stessa dalla sua principale funzione, ovvero quella di consentire o impedire
l’attraversamento delle mura. Se tutto questo non bastasse, il senso unico veicolare non consente di
fruire del prospetto michelangiolesco se non per un breve tratto di strada a ridosso della porta, dove
un altro intervento mal realizzato (la sede dell’ambasciata inglese di Sir Basil Spence) ha sventrato
una quinta laterale distruggendo anche la prospettiva che inquadrava la facciata.
Relegata al ruolo di spartitraffico e mal tollerata dagli automobilisti che la debbono scavalcare, oggi
la porta è isolata come gli archi di trionfo della Roma antica, memore dei fasti di un tempo e deserta
nei suoi pur interessanti spazi interni, che ospitano il museo storico dei Bersaglieri. Anche la
gloriosa arma, a ben vedere, ha dovuto subire un affronto: il monumento ai valorosi soldati (opera
in bronzo su basamento in travertino, realizzata nel 1932 da Publio Morbiducci) è stato collocato
davanti alla porta ma, paradossalmente, dalla parte esterna delle mura, quasi a voler riparare il torto
fatto all’Urbe da chi, in quel settembre 1870, ha osato valicarne l’antica fortificazione.

Potrebbero piacerti anche