Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
43
Elettronica di Potenza
www.aracne–editrice.it
info@aracne–editrice.it
ISBN 88–7999–916–8
I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica,
di riproduzione e di adattamento anche parziale,
con qualsiasi mezzo, sono riservati per tutti i Paesi.
i
ii Indice
vii
viii Elenco delle figure
xvii
Introduzione
1
2 Introduzione
Diodi
A Ia
ANODO (A)
P
N
CATODO ( K) K Vak
a) b) c)
Figura 1.1: Struttura, simbolo grafico e caratteristica ideale del Diodo.
7
8 Capitolo 1. Diodi
Caduta diretta. Nella fig. 1.2(a) è riportato un andamento tipico della caratte-
ristica reale di un Diodo polarizzato direttamente (Ia positiva). Nella stessa figura
è anche riportata, con una linea tratteggiata, una possibile approssimazione della
caratteristica diretta del Diodo. Impiegando tale approssimazione, il comportamen-
to di un Diodo di potenza polarizzato direttamente può essere schematizzato con
una forza controelettromotrice Ed (in generale compresa tra 0.8 e 1 V) con in se-
rie una resistenza Rd , il cui valore dipende dal valore di corrente che il Diodo può
sopportare.
Nei convertitori a bassa tensione (fino al centinaio di V) la caduta diretta dei
Diodi può risultare importante anche ai fini del funzionamento del convertitore. Nei
convertitori a più elevata tensione, invece, la caduta diretta dei Diodi risulta impor-
tante solo ai fini del dimensionamento termico del componente stesso mentre può,
in genere, essere trascurata nell’analisi del funzionamento complessivo del circuito.
Corrente inversa. Nella fig. 1.2(b) è riportato un andamento tipico della carat-
teristica reale di un Diodo polarizzato inversamente (Vak negativa). Osservando tale
figura, si può constatare che, quando la tensione Vak è negativa ed ha un valore
assoluto minore di Vb , la corrente inversa si mantiene molto piccola (in generale, a
seconda delle dimensioni del Diodo, da pochi mA a qualche decina di mA). Quando
invece la tensione inversa diventa maggiore di Vb (massima tensione inversa applica-
bile al Diodo o tensione di Breakdown) si ha il cosiddetto effetto Zener e la corrente
aumenta improvvisamente; ciò comporta una elevata dissipazione all’interno del
componente.
In generale, purché la tensione inversa sia minore di Vb , la conduzione inversa
dei Diodi provoca fenomeni talmente modesti da poter essere (tranne che nel caso
di impiego di Diodi Schottky o nei convertitori ad altissima tensione) totalmente
trascurati nell’analisi complessiva del circuito. Risulta comunque sempre necessario
1.2. Comportamento transitorio 9
Ia Ia
-Vb
Vak
Ed Vak
a) b)
Figura 1.2: Caratteristiche reali del Diodo.
imporre che la tensione inversa non superi il valore di Breakdown; in caso contrario,
tranne che in alcuni tipi di Diodo, si verifica la distruzione del componente.
(tempo di recupero inverso o reverse recovery time) prima che il Diodo acquisti la
proprietà di blocco della corrente.
La determinazione del valore di picco della corrente inversa (Irm ) e del tempo
di recupero inverso risulta alquanto complessa; in generale, per ricavare tali valori,
si fa riferimento a formule approssimate che consentono di determinare dei valori
limite superiori. Le formule usualmente impiegate (valide solo per i Diodi veloci)
sono ottenute approssimando l’andamento della corrente inversa con un triangolo
rettangolo e fanno riferimento alla quantità di carica inversa Qrr (recovery stored
charge) fornita dal Diodo durante la conduzione inversa.
ia
trr
Qrr t
-I rm
Q rr (µC) If =20A
10A
1 5A
1A
0,1
di /dt (A/µs)
0,01
1 10 100
di
Figura 1.4: Andamento di Qrr al variare del dt
.
Anche la quantità di carica inversa dipende sia dal valore assunto dalla corrente
prima della commutazione sia dal valore medio del di/dt durante la commutazione.
Come mostrato dalla fig. 1.4, però, la dipendenza dal valore di di/dt è praticamente
lineare; in prima approssimazione, il valore di Qrr può essere, quindi, determinato
sulla base di pochi dati caratteristici del Diodo.
Il valore di Qrr dipende anche dalla temperatura di giunzione, aumentando
all’aumentare di quest’ultima; un tipico andamento di Qrr è riportato nella fig.
1.5.
Q rr (µC)
1
0,5
0
0 50 100 θ(°C)
C0
Cd = Cc + n (1.3)
Vr
1+ V0
in cui:
k
Cd ∼
= (1.4)
(Vr )n
La presenza di una capacità tra anodo e catodo del Diodo non produce in genere
fenomeni consistenti, tranne che in applicazioni particolari come ad esempio nei
circuiti ad elevata frequenza o quando siano presenti Diodi di grossa dimensione
soggetti a repentine variazioni della tensione inversa.
Per contro la corrente inversa e la capacità sono in genere alquanto più elevate.
Malgrado i consistenti vantaggi evidenziati, i Diodi Schottky risultano raramente
impiegati nei convertitori statici a causa non tanto delle limitazioni sulla massima
corrente continuativa che questi possono sopportare (normalmente non più di 75-100
A) quanto della bassa tensione di blocco inversa (al massimo 150 V).
14 Capitolo 1. Diodi
Ia
-Vz
A Vak
K
Figura 1.6: Simbolo grafico e caratteristica inversa del Diodo Zener.
1.4.1 Portate
Portate in tensione. Per quanto riguarda le portate in tensione le principali
grandezze prese in considerazione sono:
• la caduta diretta Vak in funzione della corrente anodica (caduta tipica e caduta
massima);
• la resistenza termica transitoria tra giunzione e contenitore rϑ (t), che serve per
valutare il comportamento termico del Diodo in caso di sovraccarichi di breve
durata (in genere inferiori al minuto);
• l’andamento della capacità tra anodo e catodo al variare della tensione inversa;
Al fine di fornire una indicazione sui valori tipici dei vari parametri, nelle tabb.
1.1, 1.2 ed 1.3 sono riportati i valori dei principali parametri riferiti, rispettivamente,
a Diodi normali, veloci e Schottky di piccola, media e grossa taglia.
RD65FV01 100 100 7.632 130.000 84,5 · 106 200 0,015 39 &&
RD65FV06 600 600 7.632 130.000 84,5 · 106 200 0,015 39 &&
DS502ST09 900 1.000 556 6.500 211.000 175 0,14
DS502ST14 1.400 1.500 556 6.500 211.000 175 0,14
&&
DS2101SY15 1.500 1.600 5.035 72.000 25,9 · 106 190 0,019 1600
&&&
DNB6311 1.100 1.200 4.230 52.000 13,5 · 106 190 0,0275 4000
&&&
DNB6315 1.500 1.600 4.230 52.000 13,5 · 106 190 0,0275 4000
&&
DS2002SF13 1.300 1.400 2.093 33.000 5,44 · 106 175 0,045 1500
&&
DS2002SF18 1.800 1.900 2.093 33.000 5,44 · 106 175 0,045 1500
&&&
DNB6426 2.600 2.700 2.280 21.500 2,33 · 106 175 0,026 4000
&&&
DNB6436 3.600 3.700 2.280 21.500 2,33 · 106 175 0,026 4000
&&
DS2012SF55 5.500 5.600 947 13.500 0,92 · 106 150 0,045 4500
&&
DS2012SF60 6.000 6.100 947 13.500 0,92 · 106 150 0,045 4500
& && &&&
@di/dt = 3A/µs, IF =1000A @di/dt = 3A/µs, IF =2000A @di/dt = 5A/µs, IF =1000A
Nei Diodi, tranne che nel caso di funzionamento ad altissima frequenza o con
tensioni di alimentazione particolarmente elevate, il dimensionamento termico può
essere, in genere, effettuato prendendo in considerazione solo le perdite dovute alla
caduta di tensione durante il funzionamento in conduzione. A causa dell’andamen-
to non lineare della caratteristica diretta, la determinazione esatta di tali perdite
risulta, comunque, alquanto complessa; usualmente ci si limita, quindi, ad un calco-
lo di prima approssimazione, effettuato sulla base della caratteristica approssimata
riportata con una linea tratteggiata nella fig. 1.2(a).
Con tale approssimazione, indicato con T il periodo di ripetizione della corrente
anodica, la potenza dissipata sul Diodo risulta:
Z T Z T
1 1
Pd = vak (t)ia (t)dt = [Ed + Rd ia (t)] ia (t)dt = Ed I¯a + Rd Ia2 eff (1.5)
T 0 T 0
dove I¯a è il valore medio della corrente anodica e Ia eff il relativo valore efficace.
raffreddamento nel passaggio dallo stato liquido a quello di vapore. Le prime rea-
lizzazioni basate su questo fenomeno hanno impiegato un liquido di raffreddamento
(inizialmente il freon) caratterizzato da una buona rigidità dielettrica e da una tem-
peratura di evaporazione di alcune decine di gradi centigradi; le applicazioni attuali,
rinunciando all’isolamento garantito da una buona rigidità dielettrica, fanno ricorso
all’acqua (raffreddamento in acqua bollente).
Rθda (°C/W)
1
0.5
0
0 50 100 P(W)
Rθda (°C/W)
0.4
0.2
0
0 5 10 v(ms)
ϑj = ϑa + Rϑt Pd , (1.6)
essendo:
22 Capitolo 1. Diodi
ϑa la temperatura dell’aria e
Funzionamento transitorio. Lo schema termico riportato nella fig. 1.9 vale solo
per il funzionamento in regime permanente. Nel caso di sovraccarichi di breve durata
bisogna prendere in considerazione anche le capacità termiche dei vari elementi.
Nella fig. 1.10 è riportato uno schema elettrico equivalente, che tiene conto anche
delle capacità termiche del semiconduttore, del contenitore e del dissipatore.
Pd
θ j Rθ jc θ c Rθ cd θ d Rθ da θ a
I Vj R jc Vc R cd Vd R da Va
Vj R jc Vc R cd Vd R da Va
Cj Cc Cd
Il circuito equivalente con capacità concentrate illustrato nella fig. 1.10 è valido
solo per fenomeni di durata relativamente elevata (superiore a qualche secondo), per
fenomeni di durata inferiore risulta, invece, necessario ricorrere ad una suddivisione
più fitta delle capacità ottenendo uno schema composto da 6 ÷ 7 celle RC.
Per evitare calcoli complessi, oltre tutto con parametri difficilmente determina-
1.5. Comportamento termico 23
bili, molto spesso il costruttore fornisce una resistenza termica transitoria. Tale
resistenza:
∆ϑj (t)
rϑ (t) = , (1.7)
∆P
dipende, oltre che dal tempo, dal componente, dal dissipatore e dalle modalità di
raffreddamento.
Nella fig. 1.11 è riportato un tipico andamento della resistenza termica transito-
ria nelle seguenti situazioni:
(1) contenitore a temperatura costante;
(2) ventilazione forzata con velocità pari a 3 m/s;
(3) dissipazione in aria libera;
2 rθ (°C) (3)
1.5
(2)
1
(1)
0.5
0 0 1 2 3 4
10 10 10 10 10 t(s)
Osservando la figura, si può rilevare che nel primo intervallo di tempo (nell’e-
sempio una cinquantina di secondi) la resistenza termica non dipende dal tipo di
raffreddamento e nemmeno dal tipo di dissipatore, ma solo dal componente. In que-
sto primo intervallo di tempo, è pertanto possibile definire la resistenza transitoria
sulla sola base del componente impiegato.
Nota la resistenza transitoria, si può immediatamente ricavare la temperatura di
giunzione dovuta ad un sovraccarico di breve durata:
1.6 Protezioni
I componenti a semiconduttore sono molto sensibili sia a sovracorrenti che a so-
vratensioni; è dunque necessario provvedere ad adeguati sistemi di protezione, che
devono tenere conto non solo del singolo componente ma dell’intero circuito di po-
tenza. Ad esempio, una interruzione brusca della corrente in un componente può
provocare, a causa delle induttanze presente nel circuito, una sovratensione esagera-
ta su altri componenti. Pertanto, un sistema di protezione, realizzato tenendo conto
separatamente dei singoli componenti, può, a volte, creare inconvenienti maggiori di
quelli che si sarebbero verificati in sua assenza.
Risulta evidente, quindi, che non è possibile effettuare, a livello di componente,
un esame adeguato dei sistemi di protezione; la trattazione che sarà effettuata nel
seguito è pertanto solo indicativa di alcuni accorgimenti locali.
per il componente, occorre, cioè, che il fusibile abbia un i2 t inferiore a quello del
componente da proteggere.
Quando, invece, il di/dt è modesto (ad esempio per la presenza di induttanze
di valore elevato), anche l’intervento di un interruttore extra rapido con circuito
di sgancio magnetico può essere sufficiente a proteggere il componente. In questo
caso la caratteristica del componente da prendere in considerazione è la resistenza
termica transitoria.
i
L
vi vrd
vc
della tensione applicata al Diodo e della corrente che circola nell’induttanza sono
retti dalle seguenti equazioni differenziali:
di (V0 + Va − vc − Ri)
=
dt L (1.9)
dvc i
= ,
dt C
dove:
V t ∈ (0, Ts )
s
Va =
0 t > Ts .
d2 vc (V0 + Va − vc − Ri)
= . (1.10)
dt2 LC
Sostituendo alla variabile i il suo valore, ricavabile dalla seconda delle (1.9) e
cioè:
dvc
i=C ,
dt
si ottiene, infine:
d2 vc R dvc vc V0 + Va
2
+ + = . (1.11)
dt L dt LC LC
q
L
Se il valore della resistenza R è maggiore del valore critico, Rc = 2 C
, i due
autovalori sono distinti, in caso contrario essi risultano complessi coniugati:
in cui:
r
R 1 R2
α=− ω= − 2.
2L LC 4L
dvc
i(t) = C = C [(αA1 + ωB1 ) cos ωt + (αB1 − ωA1 ) sin ωt] eαt . (1.14)
dt
vc (0) = V0 i(0) = 0,
αVs
A1 = −Vs B1 = .
ω
T2
Vc1 ∼
= V0 + s Vs
2LC
T
I1 ∼
s
= Vs (1.18)
L
T Ts V s
Vd1 ∼
s
= V0 + R + .
2C L
vc (Ts ) = V1 i(Ts ) = I1 .
Nella fig. 1.13 è riportato un tipico andamento della tensione inversa applicata
al Diodo nell’ipotesi che Ts sia molto piccolo rispetto allo pseudoperiodo T . Dalla
figura si rileva che la massima sovratensione applicata al Diodo risulta leggermente
Ts Ts Vs
superiore a Vd1 − V0 cioè a R + 2C L
. Tale sovratensione è alquanto minore di
Vs e tanto più piccola quanto minore è il rapporto Ts /T .
rd
o + Vs
Vd1
Vo
Ts t
+
I
V
-
-Vs
Vs V
(a) (b)
Vak
per la scelta delle resistenze non è univoco, in quanto risulta fortemente influenzato
dalle necessità di ridondanza e di sicurezza richieste al circuito.
Fino alla fine degli anni ‘70 i Transistor bipolari (Bipolar Junction Transistors) ve-
nivano impiegati solo in applicazioni caratterizzate da un modesto livello di potenza
(qualche decina di W). Il successivo sviluppo tecnologico ha permesso di elevare il
livello delle potenze manipolabili fino a svariate centinaia di W, quando il Transi-
stor è impiegato in regime lineare, e fino a diverse decine di kW, nei circuiti che
impiegano Transistor funzionanti in regime di commutazione.
In questi ultimi, che saranno gli unici presi in considerazione nel seguito, il Tran-
sistor di potenza viene fatto funzionare alternativamente in zona di interdizione
(Transistor aperto) o in zona di saturazione (Transistor chiuso). Tale tipo di fun-
zionamento (indicato come funzionamento in regime di commutazione), permette di
manipolare elevate potenze con una dissipazione sufficientemente modesta; infatti,
quando il Transistor è interessato da una corrente elevata, la tensione ai suoi capi ri-
sulta dell’ordine del V o di pochi V mentre, quando la tensione è elevata, la corrente
che attraversa il Transistor è molto piccola.
Per ragioni tecnologiche, i BJT che meglio si prestano al funzionamento in regime
di commutazione sono quelli di tipo NPN, eventualmente in connessione Darlington;
pertanto nel seguito si farà sempre riferimento solo a Transistor NPN (il cui simbolo
è riportato nella fig. 2.1(a)).
Il comportamento ideale di un Transistor funzionante in regime di commutazione
può essere assimilato a quello un interruttore (interruttore statico) di cui è possibile
comandare, agendo sulla corrente di base (corrente di pilotaggio), sia l’apertura che
la chiusura. Diversamente da un interruttore elettromeccanico, però, la corrente può
circolare nel Transistor solo in una direzione (cioè dal collettore all’emettitore). Tale
limitazione non è insita nel componente; infatti un Transistor NPN opportunamente
polarizzato può condurre anche in senso inverso; questo tipo di conduzione è però da
33
34 Capitolo 2. Transistor bipolari (BJT)
Ib (A) 10
Ic(A) 9
8
7
6
40 5
4
3
ic 2
C 20
B 1
vce
E 0
0 2 4 Vce (V)
a) b)
Caduta diretta. La tensione Vce che si presenta tra collettore ed emettitore quan-
do il transistor lavora in regime di saturazione dipende, oltre che dal tipo di Transi-
stor, dalla sua temperatura di giunzione e dalla corrente Ic di collettore, anche dalla
corrente Ib di pilotaggio.
Nella fig. 2.1(b) è riportata una famiglia di caratteristiche Vce − Ic per vari valori
della corrente di base. Osservando tali caratteristiche, si può constatare che, per
2.2. Comportamento transitorio 35
2.2.3 Capacità
Nei convertitori alimentati con tensioni di ampiezza modesta, i fenomeni connessi alle
capacità presenti nelle due giunzioni del Transistor sono in genere trascurabili. In
alcuni convertitori, con elevate tensioni di alimentazione, invece, la capacità presente
sulla giunzione base-collettore può produrre dei fenomeni che devono essere presi in
considerazione in fase di progettazione del convertitore.
Si consideri ad esempio un Transistor interdetto con la base aperta e con una
tensione vce nulla e si applichi una tensione diretta tra collettore ed emettitore con un
elevato dv/dt. In assenza di fenomeni capacitivi, la corrente di collettore rimarrebbe
nulla; in realtà, invece, la corrente di collettore presenta un andamento impulsivo e
può raggiungere intensità non trascurabili.
Il fenomeno può essere descritto, con buona approssimazione, sostituendo alla
capacità distribuita nella giunzione una capacità concentrata Cbc connessa tra la base
e il collettore del Transistor. Il valore di tale capacità dipende, come per i Diodi,
dalla tensione applicata e, per valori di quest’ultima superiori a qualche V, può
2.3. Area di sicurezza (SOAR) 37
K
Cbc = √ . (2.1)
Vcb
dvce
i = Cbc (vcb ) . (2.2)
dt
• breakdown secondario.
I c (A)
10
Vce (V)
0.1
1 2 5 10 20 50 100
Nella fig. 2.3 è riportato un tipico andamento della tensione Vcer al variare della
resistenza posta tra emettitore e base; in corrispondenza ad R = 0 la tensione è pari
a Vces , mentre quando R tende all’infinito la tensione tende a Vceo .
La curva di massima potenza dissipabile dipende dal dimensionamento del cir-
cuito di raffreddamento e, in un diagramma logaritmico, ha un andamento lineare:
2.3. Area di sicurezza (SOAR) 39
Vcer (V)
120
110
100
90
80
10 100 1000 Rbe (Ω)
Pd
Ic = , (2.3)
Vce
in cui Pd è la massima potenza dissipabile. La curva fornita dal costruttore si riferisce
ad una determinata temperatura del contenitore ϑcx (in generale pari a 25 ◦ C). Per
temperature del contenitore più elevate la potenza dissipabile diminuisce in maniera
lineare fino ad annullarsi in corrispondenza alla massima temperatura ammissibile
per la giunzione (ϑc max ); si ha cioè:
ϑc max − ϑc
Pd (ϑc ) = Pd (ϑcx ) ,
ϑc max − ϑcx
K
Ic = , (2.4)
Vcen
Potenza
Ic massima
Breakdownsecondario
Vce
I c (A) 0.01ms
0.1
m
1m s
s
10
s
100
m
10
Vce (V)
0.1
1 2 5 10 20 50 100
dissipabile. Ovviamente, occorre tenere comunque conto della potenza dissipata per
dimensionare il dissipatore e per determinare la temperatura di giunzione.
100 I c (A)
I b =-10A
80
I b =-5A
I b =-2A
60 I b =-1A
40
20
Vce (V)
0
0 100 200 300 400 500 600
B
T1
T2
E
Figura 2.7: Configurazione Darlington.
tempi di accumulo dei due Transistor mentre il tempo di discesa coincide con quello
del Transistor di potenza. Va comunque osservato che la tensione di collettore del
Transistor di potenza è sempre superiore a quella di base; pertanto il Transistor
di potenza non si trova in una situazione di saturazione spinta e presenta tempi
di apertura abbastanza contenuti. Una sensibile riduzione dei tempi di apertura,
specialmente di quello di accumulo, può essere ottenuta inserendo un Diodo, con
il catodo connesso alla base di T1 , tra le basi dei due Transistor, in modo tale da
consentire una contropolarizzazione anche alla base di T2 ; affinché tale riduzione
sia effettiva, è però necessario che il circuito di pilotaggio sia in grado di assorbire,
durante lo spegnimento, una corrente alquanto più elevata di quella che fornisce per
mantenere il Darlington in saturazione.
Per quanto concerne la fase di chiusura, si può infine osservare che il Transistor
proporzionalmente più sollecitato è quello di pilotaggio, che entra per primo in con-
duzione; inoltre, pur di fornire una corrente di pilotaggio con un tempo di salita
molto piccolo e con un elevato forzamento iniziale, i tempi complessivi di ritardo e
di salita risultano praticamente coincidenti con quelli di T2 .
Nei Darlington di media potenza, i due Transistor sono, in genere, integrati in
una unica pasticca di silicio. La tecnologia impiegata per realizzare tali componenti
comporta la presenza di un Diodo di circolazione, con il catodo connesso al collettore
del Transistor di potenza e l’anodo connesso all’emettitore dello stesso Transistor.
Il Diodo è, in generale, in grado di sopportare una corrente continuativa dello stesso
ordine di grandezza di quella del Transistor; per contro esso presenta spesso tempi di
commutazione alquanto maggiori di quelli tipici di un Diodo veloce di eguale taglia.
Molto spesso i Darlington di potenza più elevata, pur essendo racchiusi in un
unico contenitore, sono realizzati impiegando più pasticche di silicio; in questo caso,
il Darlington può essere realizzato con un unico Transistor di pilotaggio e con diversi
Transistor di potenza collegati in parallelo tra loro.
• la massima tensione applicabile tra collettore e base (Vcbo ), che risulta sempre
molto vicina alla Vcex ;
• assicurare una buona commutazione del transistor, sia nella fase di apertura
che in quella di chiusura.
V1
C2
R2 R1
T3
vi T4 T1
TP
T2
R3
-V2
Figura 2.8: Tipico circuito di pilotaggio.
C2
R2 R1
T1
TP
T2
R3
(a)
C2
R2 R1
T1
TP
T2
(b)
transistor di potenza solo dopo che quest’ultimo ha iniziato ad aprirsi. A tale scopo
si può impiegare un circuito di pilotaggio, più complesso di quello riportato nella
fig. 2.9, in cui, dopo che T1 si è aperto, si attende che la tensione di collettore del
Transistor di potenza abbia raggiunto un valore pari a 5 ÷ 6 V prima di portare in
conduzione T2 .
2.7 Protezioni
Come nella trattazione effettuata per i Diodi, anche in questo paragrafo ci si limiterà
a prendere in considerazione solo i sistemi di protezione locali, senza addentrarsi nelle
metodologie di coordinamento delle protezioni.
diversa corrente di base. Come nel caso dei Diodi, un consistente miglioramento
nella ripartizione delle correnti durante la conduzione può essere ottenuta inserendo,
in serie all’emettitore e/o alla base di ciascun Transistor, una resistenza di valore
opportuno.
Le principali cause di non uniforme ripartizione della corrente durante le commu-
tazioni sono, invece, costituite da diversi valori dei parametri dinamici dei Transistor
e da diversi valori delle induttanze dei collegamenti.
53
54 Capitolo 3. Transistor ad effetto di campo (MOSFET)
Drain(D)
Gate(G)
Source(S)
Vdd
Vgs
gate
source SiO2
n+ Inversion
Depletion
p+ ids
Body Region
n-
Epi Layer
Substrate n+
drain
tipo p, indicata in figura come body region; infine, si realizza una zona n+ , che viene
collegata al terminale di source. Il gate, costituito da polisilicio, risulta isolato dal
resto del dispositivo mediante un sottile strato di ossido.
Applicando una tensione positiva tra gate e source, nella body region viene in-
dotta una zona formata da elettroni, e pertanto detta di inversione, che costituisce
il canale di conduzione della corrente tra il terminale di drain e quello di source.
In generale, nella stessa pasticca di silicio viene realizzato anche il Diodo di
circolazione, posto tra Drain e Source del MOSFET.
Id
Vgs (V)
(A) 7
40 6
30 5.5
5
20
4.5
10
La fig. 3.3 presenta una famiglia di caratteristiche Id − Vds , per vari valori
della tensione Vgs . La linea tratteggiata, sovrapposta alle caratteristiche, delimita la
zona, denominata ohmica, caratterizzata da tensioni Vds modeste da quella attiva.
Occorre evidenziare, inoltre, che se la tensione Vds supera quella massima consentita
(in figura 250 V), la corrente cresce in maniera netta provocando una immediata
rottura del dispositivo.
I Transistor MOSFET, in zona ohmica, si comportano essenzialmente come delle
resistenze variabili, il cui valore è controllato agendo sulla tensione di controllo
applicata tra Gate e Source. Quando la tensione di controllo è sufficientemente
elevata (superiore a 6 ÷ 8 V) la resistenza tra Drain e Source si riduce a valori
molto piccoli Rds(on) , mentre quando la tensione di pilotaggio è nulla la resistenza
tra Drain e Source diventa molto elevata Rds(of f ) . La resistenza Rds(on) assume valori
dell’ordine di un Ω nei componenti adatti a sopportare alte tensioni e basse correnti
mentre scende al di sotto del decimo di Ω nei componenti per basse tensioni ed
elevate correnti. Occorre, inoltre, tenere presente che tale resistenza presenta un
56 Capitolo 3. Transistor ad effetto di campo (MOSFET)
C2
C3
G
C1
S
t (µs) tr ts t
f
td
1
0.01
0.01
10 100 1000 R (Ω)
I tempi di chiusura possono venire ridotti anche aumentando la f.e.m. del circuito
di pilotaggio. Bisogna però tenere presente che ogni MOSFET presenta un limite ben
preciso alla massima tensione sopportabile tra Gate e Source (nei MOSFET attuali
tale limite, inizialmente di 15 ÷ 20 V, è di circa 30 V) e non sopporta sovratensioni,
anche di breve durata. Quando la f.e.m. del circuito di pilotaggio è elevata risulta
prudente, per evitare sovratensioni transitorie troppo elevate, inserire tra Gate e
Source un Diodo Zener con una tensione di Zener un po’ inferiore alla massima
tensione sopportabile.
Al fine di fornire una indicazione sui valori tipici dei vari parametri, nella tab.
3.1. sono riportati i valori dei principali parametri di alcuni MOSFET.
Capitolo 3. Transistor ad effetto di campo (MOSFET)
I Transistor MOSFET trovano ampio impiego nei convertitori alimentati con una
tensione sufficientemente bassa da permettere l’impiego di semiconduttori con una
portata in tensione dell’ordine di qualche centinaia di V. Per tensioni superiori,
le prestazioni dei MOSFET si degradano (in particolare aumentano la dimensione
della pasticca di silicio, i tempi di commutazione ed il valore della resistenza di
on). Si è quindi pensato di realizzare componenti che sfruttino i vantaggi insiti
in entrambe le tecnologie (bipolare e ad effetto di campo). Dopo vari tentativi
di combinare circuitalmente BJT e MOSFET si è giunti all’integrazione delle due
tecnologie ottenendo gli IGBT (Insulated Gate Bipolar Transistor ).
59
60 Capitolo 4. Transistor bipolari con gate isolato (IGBT)
gate
Emitter
SiO2 SiO2
Collector
+ + Body region
n n
J3 Ls
p
Gate
J2 Drift region
n-
J1 n+ Buffer layer
Collector
(a) (b)
base di un semplice circuito equivalente; infatti, dalla struttura fisica del compo-
nente illustrata nella fig. 4.1, è possibile ricavare lo schema equivalente a parametri
concentrati riportato nella fig. 4.2. Osservando tale figura, si può constatare che,
se si applica al gate una tensione positiva rispetto all’emettitore, il MOSFET di in-
gresso entra in conduzione, polarizzando direttamente la giunzione base-emettitore
del BJT Q1 ; la sua accensione provoca, quindi, la modulazione della conducibilità
della regione n− , il cui è effetto è stato schematizzato nella fig. 4.2 con la resistenza
Rdrif t .
Rdrift
Q1
G Q2
parassiti, il più importante dei quali è il BJT di tipo NPN, indicato nel circuito equi-
valente con Q2 . Tale BJT parassita forma con Q1 una struttura a controreazione,
che potrebbe causare una conduzione non controllata dell’IGBT; il funzionamento
di tale struttura sarà illustrato con maggior dettaglio nel capitolo successivo. La
possibilità di innesco indesiderato del BJT parassita viene, pertanto, evitata ridu-
cendo la resistività, mediante un forte drogaggio della zona di strato p al di sotto
dell’emettitore (body region).
La riduzione a zero della tensione vge determina lo spegnimento del componente,
provocato dalla pressoché istantanea scomparsa della corrente attraverso il canale
del MOSFET di ingresso. In questa situazione, Q1 si viene a trovare con la base
aperta e, pertanto, l’eccesso di portatori minoritari presenti inizia a decadere per
ricombinazione. La corrente di uscita prodotta dai portatori minoritari (corrente di
coda) decresce con andamento esponenziale e costante di tempo pari al tempo di
vita dei portatori stessi. Occorre, infine, osservare che in fase di spegnimento del
dispositivo, a causa della elevata capacità tra gate e collettore ed in corrispondenza
a consistenti valori di dvce /dt, si potrebbero verificare fenomeni di riaccensione. Per
evitare tale inconveniente, lo spegnimento del componente deve avvenire applicando
una tensione vge negativa e dell’ordine di una decina di Volt.
Le principali caratteristiche che rendono vantaggioso l’impiego degli IGBT sono
le seguenti:
Nella tab. 4.1 sono riportati i valori dei principali parametri di IGBT di di-
versa taglia; la tabella permette di intuire il largo campo di impiego di questi
semiconduttori.
SIGLA VCES IC PC VCEsat tr ton tf tof f
(V) (A) (W) (V) (µs) (µs) (µs) (µs)
Anodo
(A) A
a) b)
P
Gate N
(G) P
N
Catodo
(K) K
Dal punto di vista ideale, i Tiristori possono essere considerati come degli in-
terruttori che possono condurre in un’unica direzione e di cui è possibile, mediante
un opportuno segnale di pilotaggio applicato all’elettrodo di controllo, comandare
la chiusura.
65
66 Capitolo 5. Raddrizzatori controllati al silicio
a) b) Terminale c)
catodico (K)
Conduttore
catodico (C) Terminale
Conduttore gate (G)
gate (G)
Giunti Conduttore Terminale
ermetici catodico (segnale
) catodico
Isolante
N
P Anello
N saldato Conduttore
gate
P
Semiconduttore
Terminale
Terminale Gambo anodico
anodico (A) filettato
Ia
Regione ad alta
4 conduzione
3*
Vpi Ig 2
0 Vak
1
Regione di Regione di
blocco inverso blocco diretto
A A A
Ia
P P
N N N I c2
P I c1
G P G P G
N N Ig I b2
K K K
Ice01 = (1 + hf e1 ) Icb01
Ice02 = (1 + hf e2 ) Icb02 ,
si ricava:
Ib1 = Ic2
Ic2 = Ic1 + Ig ,
e che la corrente anodica Ia è pari alla somma delle due correnti di collettore, Ic1
e Ic2 , il comportamento statico del Tiristore può, quindi, essere descritto mediante
uno dei due schemi a blocchi illustrati nella fig. 5.5, nei quali si nota la presenza di
un anello di reazione positiva con guadagno pari a hf e1 hf e2 .
I ceo2 I ceo1
Ig + Ib2 + + + + + + Ia
h fe 2 h fe1
+ Ic 2
Ic b I c2
I ceo2 I ceo1
Ig + I b2 h fe 2 + + Ic 2 + + Ia
1+ h fe1
+
+
h fe1
+
I ceo1
risulta uguale a:
(1 + hf e2 ) Ice01 + (1 + hf e1 ) (Ice02 + hf e2 Ig )
Ia = , (5.3)
1 − hf e1 hf e2
è molto piccola.
Ricordando che il valore del guadagno hf e di un Transistor varia, in funzione
della corrente di emettitore, con un andamento del tipo di quello riportato nella fig.
5.6, si può concludere che, quando Ig è nullo e la tensione Vak è minore di Vd , la
condizione di guadagno d’anello minore dell’unità è verificata e pertanto la corrente
anodica è molto piccola.
hfe
Ie
Se, sempre con una tensione Vak minore di Vd , si applica all’elettrodo di controllo
una corrente di pilotaggio positiva, le correnti di emettitore dei due Transistor, e di
conseguenza anche il guadagno di anello, aumentano; pertanto, quando la corrente
di pilotaggio raggiunge un valore tale per cui il prodotto hf e1 ∗ hf e2 diventa maggiore
di uno, il funzionamento del Tiristore diventa instabile e la corrente anodica risulta
limitata solo dal circuito di potenza nel quale il Tiristore è inserito.
La transizione dallo stato di interdizione a quello di conduzione avviene in pochi
ms. Una volta terminato l’innesco, fino a quando la corrente anodica rimane mag-
giore di Ih il valore del guadagno d’anello si mantiene maggiore dell’unità; pertanto,
anche se la corrente di pilotaggio si annulla, il Tiristore rimane nella regione ad
alta conduzione. Il meccanismo di innesco descritto giustifica anche l’innesco do-
vuto ad una tensione anodica maggiore della massima tensione di picco diretta Vd
(il cui valore dipende dalla temperatura del semiconduttore); infatti, all’aumentare
della tensione aumentano le correnti di dispersione e, quindi, i valori dei guadagni
in corrente.
L’innesco può avvenire anche se, senza raggiungere il valore Vd , la tensione ano-
dica sale in maniera molto rapida (cioè con un dv/dt troppo elevato); il rapido
70 Capitolo 5. Raddrizzatori controllati al silicio
incremento della tensione, infatti, produce, a causa delle capacità presenti tra i vari
strati del semiconduttore messe in evidenza nella fig. 5.7, delle correnti transitorie
nei due Transistor che possono portare il prodotto hf e1 hf e2 ad un valore maggiore
dell’unità.
Vg ( V)
B
10 Tensione max=10V
8 γ = 0.1
Potenza max
3.5W
istantanea= 5W
6 Area di sicura
1W
accensione
2W
4 0.5W Corrente
γ = 0. 15 max = 2A
2 γ = 0.5 γ = 0.25
A
γ= 1
0
0 0.5 1 1.5 2 I g (A)
= -55°C
Vg
(V)
θ θ
g
Min. corrente di
sicura accensione
Min. tensione di
sicura accensione
Area di possibile
accensione
θg = 125°C
Max. tensione di non accensione
Ig (mA)
(b) area di possibile accensione
Vg
B
Potenza
massima
eg
Caratteristica
+ + attuale
Rg Ig
eg Vg
- -
A
eg/Rg Ig
Nel caso di Tiristori di grossa taglia (e cioè in grado di sopportare elevati valori
della corrente anodica) il valore della corrente che deve essere applicata all’elettrodo
di controllo, per ottenere una buona commutazione, può risultare molto elevato.
Per evitare l’impiego di un circuito di pilotaggio in grado di fornire tutta la corrente
necessaria per la commutazione, può risultare vantaggioso adottare lo schema ripor-
tato nella fig. 5.10(a), in cui la corrente di pilotaggio del Tiristore RC1 † è fornita
da un altro Tiristore, RC2 , che, essendo di taglia molto più ridotta, richiede una
piccola corrente di pilotaggio.
A
A
P
N
RC2 RC1
P
R N N
G
a) b)
K K G
Il circuito riportato nella fig. 5.10(a) viene di solito realizzato, come riportato
nella fig. 5.10(b), in una struttura integrata sulla stessa pasticca di silicio; i Tiristori
†
Nei disegni i Tiristori sanno indicati con la sigla RC (Raddrizzatore Controllato) in quanto la
sigla T è già stata impiegata per i Transistor.
74 Capitolo 5. Raddrizzatori controllati al silicio
ig
Vak t
t
ia
90%
10%
t
td tr
Ls
+
C vak
ia
-
ia
vak t2 t3 t4
t0
t1
t
zero della corrente anodica e una prima fase del recovery (di durata t1 leggermente
inferiore a t2 ) la tensione anodica permane poco superiore allo zero per poi decrescere
bruscamente portandosi ad un valore prossimo a quello di carica della capacità;
affinché il Tiristore acquisti la sua proprietà di blocco occorre, infine, che la tensione
anodica non diventi positiva prima che sia trascorso un tempo t0 , misurato a partire
dall’istante in cui inizia il recupero, maggiore del tempo di spegnimento.
Osservando gli andamenti della tensione e della corrente si può constatare che,
durante l’intervallo di tempo di durata t2 + t3 − t1 , sia la tensione che la corrente
sono negative; pertanto, in tale intervallo, si verifica una dissipazione di energia
all’interno del componente che può risultare alquanto significativa.
5.3.1 Triac
Come si vedrà in seguito, nei convertitori c.a.-c.a. a controllo di fase di elevata
potenza vengono normalmente impiegati due Tiristori collegati in antiparallelo (cioè
con l’anodo dell’uno collegato al catodo dell’altro e viceversa) in modo da poter
controllare il fluire della corrente in entrambe le direzioni.
Quando il valore della tensione applicata ai Tiristori e l’intensità della corrente
che li attraversa sono modesti (valore di picco della tensione inferiore a 600 ÷ 800
V, valore efficace della corrente inferiore a 40 ÷ 50 A) i due Tiristori possono essere
convenientemente sostituiti da un unico componente chiamato Triac.
Tale componente ha un comportamento simile a quello di due Tiristori posti in
antiparallelo, ma presenta i vantaggi sia di essere integrato in una unica pasticca
di silicio sia, come mostrato dal proprio simbolo grafico riportato nella fig. 5.14, di
avere un unico elettrodo di controllo.
Nei primi Triac era necessario applicare un impulso di pilotaggio positivo o ne-
gativo a seconda del verso in cui il Triac doveva condurre; in molti Triac attuali tale
limitazione non sussiste, oppure risulta molto attenuata. Per caratterizzare il tipo
di pilotaggio richiesto dal Triac si fa usualmente riferimento al numero di quadranti,
del piano cartesiano avente come assi la corrente anodica e quella dell’elettrodo di
controllo, utilizzabili per l’accensione. Pertanto un Triac viene detto:
5.3. Componenti particolari 79
G K
Figura 5.14: Simbolo grafico del Triac.
• a tre quadranti, se, in aggiunta alla combinazione precedente, esiste una pola-
rità del pilotaggio (in genere con corrente negativa) in grado di consentire la
conduzione sia di una corrente anodica positiva sia di una corrente negativa;
per controtensione) per poter essere impiegati con tale tipo di spegnimento in un
convertitore con elevata frequenza di commutazione. Sono stati, pertanto, realizzati
dei Tiristori progettati per questo tipo di spegnimento, che presentano un tempo
di spegnimento quasi statico poco più lungo di quello di un equivalente Tiristore a
spegnimento forzato.
Come si vedrà in seguito, nei convertitori alimentati in corrente continua che
impiegano uno spegnimento quasi statico, in antiparallelo al Tiristore viene posto
un Diodo che (a meno della sua caduta diretta) evita l’insorgere di una tensione
inversa sul Tiristore. Pertanto i Tiristori adatti allo spegnimento quasi statico non
necessitano del requisito, fondamentale per gli altri Tiristori, di dover sopportare
una tensione inversa dello stesso ordine di grandezza di quella diretta e possono
presentare una caratteristica di interdizione fortemente asimmetrica; molti di essi,
inoltre, comprendono il Diodo in antiparallelo già integrato nella stessa pasticca di
silicio.
• la caduta diretta Vak in funzione della corrente anodica (caduta tipica e caduta
massima);
• i valori dei tempi relativi alla accensione: tempo di ritardo e tempo di discesa
della tensione anodica o, più semplicemente, quello del tempo complessivo di
accensione (ton );
• il valore del massimo dv/dt, per il quale è garantita la non accensione del
componente;
• il valore del tempo di spegnimento (ts ), con una o più modalità di spegnimento;
• l’andamento della capacità tra anodo e catodo, al variare della tensione appli-
cata;
• il valore del tempo di recupero o quello della carica inversa, in varie condizioni
operative;
Nelle tabb. 5.1 e 5.2 sono riportati, separatamente per Tiristori lenti e per
Tiristori veloci, i valori dei principali parametri di alcuni Tiristori. La tab. 5.3
riporta, invece, le caratteristiche di alcuni Triac.
DCR604SE21 2.100 2.200 706 6,5 70 1.000 700 0,21 · 106 1,5 300
DCR840F42 4.200 4.300 840 10 500 1.000 300 0,5 · 106 1,8 600
DCR840F48 4.800 4.900 840 10 500 1.000 300 0,5 · 106 1,8 600
DCR1376SBA28 2.800 2.900 1.690 20 200 1.000 300 2 · 106 1,5 550
DCR1376SBA36 3.600 3.700 1.690 20 200 1.000 300 2 · 106 1,5 550
DCR1660Y65 6.500 6.600 1.665 22 200 1.000 300 2,4 · 106 0,5 1500
DCR1576SY52 5.200 5.300 2.162 32 300 1.000 300 5,12 · 106 2,5 1000
DCR1476SY38 3.800 3.900 2.223 29 500 1.000 300 4,21 · 106 2,5 600
DCR1575SY42 4.200 4.300 2.536 35 300 1.000 300 6,13 · 106 2,5 1200
DCR1675SZ48 4.800 4.900 3.770 50 200 1.000 300 12,5 · 106 1,1
DCR1675SZ52 5.200 5.300 3.770 50 200 1.000 300 12,5 · 106 1,1
DCR1473SY12 1.200 1.300 4.135 51 1.000 500 13,1 · 106 2
DCR1673SZ24 2.400 2.500 5.088 66,4 40 1.000 250 22 · 106 1
DCR5980A12 1.200 1.300 5.985 78 200 1.000 250 30,4 · 106 1,5
DCR5980A18 1.800 1.900 5.985 78 200 1.000 250 30,4 · 106 1,5
Vcc
n1 n2
R3
R2
vi
T
R1
Con tale circuito, durante la fase di salita della corrente di pilotaggio il Transi-
stor viene portato in saturazione e, pertanto, il primario del trasformatore si trova
alimentato alla tensione Vcc , con in serie una resistenza pari alla somma delle resi-
stenze R1 e R2 . Una volta che la corrente fornita al primario ha raggiunto il valore
massimo I1 , pari a (Vi − Vbe sat )/R2 , il Transistor esce di saturazione e la corrente
applicata al primario del trasformatore rimane pari ad I1 .
Affinché, esaurito il transitorio di salita, la f.e.m. e la resistenza interna del
generatore equivalente visto dall’elettrodo di controllo siano uguali ai loro valori
desiderati, Eg ed Rg , occorre che R3 ed I1 assumano i seguenti valori:
n2 Eg
R3 = Rg I1 = .
n 1 Rg
In alcuni convertitori di elevata potenza, per ridurre l’effetto dei disturbi che
i veloci transitori di corrente possono provocare sui collegamenti tra il circuito di
controllo e quello di potenza, si fa ricorso ad un disaccoppiamento mediante fibre
ottiche. In questo caso, per avere fronti di salita sufficientemente rapidi, risulta
necessario ricorrere o ad un emettitore laser oppure ad un circuito a scatto per
ricondizionare il segnale di pilotaggio.
5.6. Protezioni 87
5.6 Protezioni
i
L
eg va
vc
in cui:
r
R 1 R2
α=− ω= − 2.
2L LC 4L
moltiplicato per ωn ; pertanto, il rapporto tra il valore di picco Vap della tensione
anodica e l’ampiezza Eg del gradino di tensione fornito dal generatore dipende solo
dal parametro ξ, inoltre, una volta assegnato il valore di ξ, il valore massimo del
dv/dt risulta proporzionale ad Eg e ad ωn .
Vap 1 dv
Le figg. 5.17 (a) e (b) riportano i valori dei rapporti Eg
e Eg ωn dt
, in funzione
del parametro ξ.
Vap /Eg
2 2 _____
dv/dt
a) ω n Eg b)
1 1
0
0 0.5 1 ξ 0 0.5 1 ξ
Figura 5.17: Andamenti normalizzati del valore di picco e della derivata della
tensione.
R2
R1
fase di salita della tensione è pari al parallelo tra R1 e R2 , mentre risulta pari ad R2
quando il Tiristore viene chiuso.
91
92 Capitolo 6. Componenti derivati dai Tiristori
G
K
Figura 6.1: Simbolo grafico del GTO.
Accensione. A causa del minore guadagno dei due Transistor e della presenza della
resistenza Rs , l’accensione di un GTO richiede un impulso di corrente di ampiezza
e durata maggiori di quelli relativi ad un Tiristore. Inoltre, se alla fine dell’impulso
di accensione la corrente anodica ha superato di poco il valore della corrente di
tenuta (che è sensibilmente maggiore di quella di un Tiristore di pari portata), può
succedere che una rapida discesa della corrente di pilotaggio provochi lo spegnimento
del GTO.
Per evitare tale inconveniente spesso il pilotaggio del GTO viene mantenuto,
con un livello di corrente leggermente maggiore di quello di sicura accensione, per
6.1. Gate Turn-Off thyristors: GTO 93
A
A
P P
Rs
N
P
N
G
G
a) K b) K
tutto l’intervallo di tempo durante il quale il GTO deve condurre. Questo tipo di
pilotaggio presenta anche il vantaggio di consentire una apprezzabile riduzione della
caduta diretta che, altrimenti, sarebbe sensibilmente maggiore di quella di un equi-
valente Tiristore. In alcuni GTO la dipendenza della caduta diretta dalla corrente
di pilotaggio risulta alquanto modesta; per tali componenti si preferisce quindi, al
fine di ridurre la potenza media richiesta, impiegare un circuito di pilotaggio che
fornisca la corrente di mantenimento solo quando il GTO tende a spegnersi.
Anche per i GTO, per ridurre il tempo di ritardo e per aumentare il di/dt
sopportabile, è conveniente applicare, all’atto dell’accensione, un valore di corrente
di pilotaggio alquanto maggiore di quello di sicura accensione (anche dell’ordine di
4 ÷ 5 volte). Si deve comunque tenere conto che, per la struttura dell’elettrodo di
controllo, interdigitato con il catodo, i GTO consentono dei valori del di/dt alquanto
maggiori di quelli dei Tiristori.
Massimo dv /dt. La massima pendenza con la quale può essere riapplicata al GTO
una tensione diretta durante la fase di spegnimento risulta notevolmente dipendente
dal valore della corrente da spegnere. In generale, quando la corrente da spegnere è
minore della corrente continuativa, il dv/dt applicabile è paragonabile a quello di un
equivalente Tiristore veloce. Quando, invece, la corrente da spegnere è prossima alla
massima corrente commutabile, il valore del dv/dt si riduce in maniera consistente
(anche dell’ordine di 5 ÷ 6 volte). Nella fig. 6.3 è riportato un tipico andamento
della SOAR di un GTO da cui risulta agevole determinare la dipendenza del valore
massimo della corrente commutabile dal valore del dv/dt.
Il valore della tensione di alimentazione e il dimensionamento del circuito di
protezione atto a ridurre il dv/dt influenzano in maniera consistente il valore della
massima corrente commutabile. In molti cataloghi, pertanto, viene riportato un
diagramma che fornisce, per vari valori della capacità del circuito di protezione,
6.1. Gate Turn-Off thyristors: GTO 95
I(A)
1000
100
500
100 1000
10000
10
0.1
100 1000 Vak (V)
I (A)
non
100 ripetitivo
ripetitivo
50
0
0 0.1 0.2 C (µF)
Le curve riportate nelle figg. 6.3 e 6.4 si riferiscono ad una assegnata induttanza
posta in serie al circuito di pilotaggio del GTO. In generale un incremento di que-
st’ultima, pur comportando un aumento del tempo di accumulo, permette, a parità
di dv/dt, di commutare una corrente di ampiezza più elevata.
96 Capitolo 6. Componenti derivati dai Tiristori
Per un assegnato valore del dv/dt, il valore della corrente commutabile dipende
anche dalla polarizzazione inversa mantenuta sull’elettrodo di controllo durante la
fase di interdizione. La fig. 6.5 riporta, per lo stesso GTO a cui si riferisce la fig.
6.4, l’andamento della corrente commutabile, in funzione del dv/dt, per due diversi
valori (5 e 10 V) della controtensione.
I(A)
100
Vg k = -10 V
10
Vg k = -5 V
1
10 100 1000 10000
dv/dt (V/µs)
dv
Figura 6.5: Massima corrente commutabile al variare del dt
.
La tab. 6.1 riportata i principali parametri di alcuni GTO. Come si può consta-
tare, le portate in corrente dei più grossi GTO attualmente disponibili sul mercato
risultano leggermente inferiori a quelle dei più grossi Tiristori veloci; per contro
la massima tensione sopportabile risulta circa doppia di quella sopportabile dai
Tiristori veloci.
• il limitato valore del dv/dt con il quale può venire riapplicata la tensione
anodica dopo lo spegnimento.
DG758BX45 4.500 870 16.000 1,28 · 106 300 3.000 1.000 50 100
DG858DW45 4.500 1.100 20.000 2 · 106 300 3.000 750 50 100
DG858BW45 4.500 1.180 20.000 2 · 106 300 3.000 1.000 50 100
5SGT30J6004 6.000 1.030 24.000 100 2,8 · 106 400 1.620 100 100
DGT409BCA 6.500 140 3.000 0,45 · 106 300 1.500 1.000 50 100
Ia
(kA) GCT GTO
0 1 2 3 4 Vak (V)
Alcune famiglie di GCT integrano, nello stesso wafer di silicio, un diodo, posto
in antiparallelo al componente, utilizzato in varie applicazioni come diodo di libera
circolazione. In molti casi, inoltre, il circuito di pilotaggio dell’elettrodo di controllo
viene integrato nello stesso contenitore nel quale è inserito il componente stesso in
modo tale da ridurre ulteriormente l’induttanza del circuito di pilotaggio; ne deriva
la sigla IGCT (Integrated Gate Controlled Thyristor ).
6.3. Tiristori con Gate isolato 99
La presenza di un MOSFET, che può essere discreto oppure integrato nel dispo-
sitivo, semplifica il circuito di spegnimento del MTO, rispetto al GTO, in quanto
è sufficiente un impulso di tensione con una corrente modesta sull’elettrodo G2 per
produrre l’apertura del dispositivo.
Il circuito equivalente, che mette in evidenza il collegamento tra il MOSFET di
pilotaggio ed i transistor costituenti il GTO, è illustrato in fig. 6.8.
A differenza dagli MTO, gli MCT presentano un solo elettrodo di controllo colle-
gato a due MOSFET complementari, uno impiegato per l’apertura (OFF-MOSFET)
e l’altro per la chiusura del dispositivo (ON-MOSFET). Le possibili strutture per
realizzare un MCT sono due, a seconda che si impieghi un MOS a canale P per la
chiusura ed uno a canale N per l’apertura (P-MCT) o viceversa (N-MCT); i loro
circuiti equivalenti sono illustrati nelle figg. 6.9(a) e 6.9(b).
Le modalità di funzionamento dei due tipi di MCT sono del tutto analoghe, a
patto di applicare gli impulsi di comando del gate con polarità invertite; pertanto,
per brevità, verranno prese in esame solo le commutazioni degli N-MCT. Un impulso
di tensione, positivo rispetto al catodo, applicato al gate consente al MOSFET a
canale N di polarizzare direttamente il transistor PNP che, entrando in conduzione,
a sua volta innesca la chiusura del transistor NPN. L’effetto a retroazione positiva
che caratterizza il Tiristore permette, quindi, al dispositivo di restare in conduzione
anche dopo l’esaurimento dell’impulso. Se, durante la conduzione, si applica al
gate un impulso negativo di tensione, il MOSFET a canale P entra in conduzione
cortocircuitando la giunzione base-emettitore del transistor NPN; di conseguenza
l’anello a reazione positiva viene interrotto, provocando lo spegnimento di tutto il
dispositivo. Infine, una tensione nulla tra gate e catodo non produce alcun effetto
Anodo
MOSFET
Gate
GTO
Catodo
Anodo
Gate
OFF
MOSFET
ON
MOSFET
Catodo
(a) P-MCT
Anodo
ON
MOSFET
Gate
OFF
MOSFET
Catodo
(b) N-MCT
tensione, con corrente assai modesta, sia per l’accensione che per lo spegnimento.
Sia gli MCT che gli MTO richiedono, infine, l’utilizzo di un circuito di smorzamen-
to, necessario per ridurre le perdite di commutazione dovute alla coda di corrente
durante lo spegnimento.
Nella tab. 6.3 sono riportati i principali parametri di alcuni Tiristori con gate
isolato.
Capitolo 6. Componenti derivati dai Tiristori
Convertitori statici
Capitolo 7
107
108 Capitolo 7. Caratterizzazione dei convertitori statici
sorgente
esterna
ωrif + x Convertitore va ω
Regolatore Motore
Statico
-
Tachimetro
• a due quadranti se una sola delle grandezze di uscita può cambiare di segno
(vedi figg. 7.2(b) e 7.2(c));
V V
1° a) 2° 1° b)
I I
V V
1° c) 2° 1° d)
I I
4° 3° 4°
È infine da notare che, mentre i convertitori con uscita in c.c. possono ap-
partenere ad una qualsiasi delle tre categorie (monodirezionali, bidirezionali a due
quadranti, bidirezionali a quattro quadranti), i convertitori con uscita in c.a. sono,
ad eccezione di alcuni convertitori per impieghi particolari, sempre bidirezionali a
quattro quadranti. Anzi, come si vedrà in seguito, molti convertitori con uscita in
c.a. presentano un circuito di potenza analogo a quello di un convertitore a quattro
quadranti con uscita in c.c.
sorgente
esterna
x φa Convertitore vu = K c cos φ a = x
arcos(x/K c)
c.a.-c-c.
sorgente
esterna
x φa Convertitore vu
+ Regolatore
c.a.-c-c.
Convertitori c.c.-c.c
113
114 Capitolo 8. Convertitori c.c.-c.c
iu
T
+
Ea vu R
Il valore medio della tensione fornita dal convertitore, che come evidenziato
nel capitolo precedente rappresenta l’uscita desiderata per il convertitore, risulta
pertanto:
τ
V̄u = Ea , (8.1)
T
v u iu
vu vu
iu iu
t0 t0+τ t0+T t
Ea2
Eu = τ; (8.2)
R
Ea2 τ
Pu = (8.3)
R T
Ea − Vce sat τ
Pc = Vce sat (8.4)
R T
Pu Ea − Vce sat
η= = . (8.5)
Pu + Pc Ea
sivamente il caso di Ea Vce sat ; pertanto la caduta sul Transistor durante la conduzione verrà
trascurata.
Ea t − t0
ic (t) = , (8.6)
R tr
mentre la tensione vce , presente tra il collettore e l’emettitore del Transistor, è pari alla differenza
tra la tensione di alimentazione e quella applicata al carico, cioè:
t − t0
vce (t) = Ea − Ric (t) = Ea 1 − . (8.7)
tr
t − t1
vce (t) = Ea − Ric (t) = Ea . (8.10)
tf
8.1. Convertitore con tensione di uscita inferiore a quella di alimentazione 117
iu
T
+
L
D
Ea vu
Figura 8.3: Schema base del chopper riduttore con carico induttivo.
τ
V̄u = Ea . (8.12)
T
R
iu (t) = I1 e− L (t−t1 ) . (8.15)
R R Ea h − R (T −τ ) R
i
iu (t0 + T ) = I2 = I1 e− L (T −τ ) = I0 e− L T + e L − e− L T . (8.16)
R
R Ea h − R (T −τ ) R
i
I0 e− L T + e L − e− L T = I0 . (8.17)
R
Ne segue:
R R R
Ea e− L (T −τ ) − e− L T Ea 1 − e− L τ
I0 = R I1 = . (8.18)
R 1 − e− L T R 1 − e− RL T
Il valore medio I¯u della corrente iu può essere ottenuto integrando le espressioni
(8.13) e (8.15) negli intervalli (t0 , t1 ) e (t1 , t0 + T ). La sua determinazione risulta,
però, facilitata dalla osservazione che, a regime permanente, il valore medio della
tensione applicata all’induttanza è nullo, per cui, il valore medio della tensione che si
localizza sulla resistenza è uguale a quello della tensione vu ; di conseguenza, essendo i
valori istantanei della tensione e della corrente applicati alla resistenza proporzionali
tra loro, il valore medio della corrente risulta pari a:
V̄u Ea τ
I¯u = = . (8.19)
R R T
Quando, come spesso avviene, l’induttanza L (o una parte di essa) è stata appo-
sitamente inserita per ridurre l’ondulazione di corrente, la costante di tempo L/R è
molto maggiore di T e i due esponenziali che compaiono nelle (8.13) e (8.15) pos-
sono essere approssimati con due segmenti di retta; con questa approssimazione la
tensione e la corrente applicate al carico assumono, quindi, gli andamenti illustrati
nella fig. 8.4.
Se la linearizzazione viene effettuata supponendo che la caduta Riu sulla resi-
stenza di carico possa essere considerata costante e pari al suo valore medio RI¯u , le
espressioni (8.13) e (8.15) si semplificano in:
Ea − RI¯u
iu (t) = I0 + (t − t0 ) , (8.20)
L
120 Capitolo 8. Convertitori c.c.-c.c
v u iu
vu
I1 iu
∆ Iu
∆
I0
t0 t0+τ t0 +T t
nell’intervallo (t0 , t1 ) e:
RI¯u
iu (t) = I1 − (t − t1 ) (8.21)
L
nell’intervallo (t1 , t0 + T ).
Di conseguenza i valori di I0 ed I1 possono essere approssimati come:
essendo:
τ (T − τ )
∆ = Ea .
2LT
T
∆ = ∆max = Ea . (8.23)
8L
E 2 τ 2
Pu ' RI¯u2 = a . (8.27)
R T
L’espressione (8.27) mostra che, a differenza del caso di carico prettamente re-
sistivo, quando il carico è fortemente induttivo la potenza trasferita al carico varia
con il quadrato del rapporto τ /T .
τ Ea τ
I¯c = I¯u =
sT
R T
¯2
∆2 τ (8.28)
Ic eff = Iu +
3 T
Icp = I¯u + ∆.
Ea2 τ
Pt = Ea I¯u = . (8.30)
R T
Pt T
k= = . (8.31)
Pu τ
Se si trascura la variazione subita dalla corrente di carico durante l’intervallo di tempo (t1 ,
t1 + tf ), l’energia dissipata nel Transistor durante una fase di apertura risulta quindi pari a:
tf
Ef = Ea I1 . (8.33)
2
Ef tf
Pf = = Ea I1 . (8.34)
T 2T
t − t1
ia (t) = iu (t) − ic (t) = I1 . (8.35)
tf
e continua a salire con legge quadratica fino all’istante t = t1 + tf , in cui la corrente nel
Transistor si annulla, oppure fino all’istante t = ta , in cui la tensione vce diventa pari alla
tensione di alimentazione. Si possono cioè avere due casi distinti: nel primo caso (C1 piccolo)
la tensione vce diventa pari ad Ea prima che il Transistor sia completamente interdetto; nel
secondo caso (C1 grande) nell’istante t = t1 + tf la tensione vce è ancora minore di Ea .
Il valore Ca della capacità che delimita le due situazioni risulta pari a:
I1 tf
Ca = . (8.37)
2Ea
È interessante osservare che, quando si impiega un valore della capacità C1 uguale al valore
limite Ca , l’energia dissipata nel Transistor durante la commutazione risulta pari a:
Ea I1 tf
Ef = ; (8.41)
12
è cioè pari ad un sesto di quella che si sarebbe dissipata in assenza del condensatore.
Alla fine della commutazione la capacità ha immagazzinata una energia Ei pari a:
C1 Ea2
Ei = (8.42)
2
e, come si vedrà in seguito, questa energia viene totalmente dissipata alla successiva chiusura
del Transistor.
L’energia complessiva Ed dissipata a causa della apertura non istantanea del Transistor:
Ed = Ef + Ei (8.43)
Ca = 133 nF.
Quando C1 = Ca si ottiene:
Ef = 2 mJ Ei = 6 mJ Ed = 8 mJ.
Alla successiva chiusura del Transistor, se non si prendessero opportune precauzioni, l’ener-
gia immagazzinata nella capacità si dissiperebbe, in maniera pressoché istantanea, nel Transistor
stesso; per evitare ciò, si fa ricorso al circuito riportato nella fig. 8.5. Impiegando tale circuito,
durante l’apertura del Transistor il condensatore C1 si trova connesso, tramite il Diodo D1 , tra
collettore ed emettitore del Transistor mentre, durante la chiusura, in serie al condensatore si
8.1. Convertitore con tensione di uscita inferiore a quella di alimentazione 125
trova la resistenza R1 , sulla quale si dissipa la maggior parte dell’energia immagazzinata nella
capacità.
R1
D1
C1
iu
T
+
L
D
Ea vu
t − t0
ic (t) = I0 . (8.44)
tr
Durante l’intervallo di tempo (t0 , t0 +tr ) la corrente fornita dal Transistor è minore di quella
assorbita dal carico; ne segue che il Diodo D continua a condurre e la tensione vce applicata
al Transistor si mantiene pari ad Ea . Se non si adotta alcun accorgimento atto a ridurre le
perdite, l’energia dissipata durante la fase di chiusura risulta pari a:
tr
Er = Ea I0 . (8.45)
2
Come già accennato, è possibile ottenere una drastica riduzione delle perdite dovute alla
chiusura del Transistor inserendo, in serie al collettore, una induttanza L2 di valore tale da
limitare la derivata della corrente ad un valore inferiore a I0 /tr :
Ea tr
L2 > L∗2 = . (8.46)
I0
Con tale inserzione, appena il Transistor inizia a condurre la derivata della corrente è limitata
dalla induttanza; pertanto la tensione vce si porta a quella di saturazione in maniera quasi
istantanea e le perdite nel Transistor durante la chiusura diventano praticamente trascurabili.
126 Capitolo 8. Convertitori c.c.-c.c
R1
D 2 R2 D1
C1
L2 iu
T
+
L
D
Ea vu
L2 I12
Ei = . (8.47)
2
Quando L2 è scelta pari al suo valore minimo L∗2 , l’energia dissipata sulla resistenza risulta
minima:
Ea I12 tr
Ei = Ei min = . (8.48)
2I0
sul Transistor durante la chiusura è necessario che l’induttanza mantenga limitata la derivata
della corrente per tutto il tempo necessario perché il Transistor sia in grado di condurre la cor-
rente I0 ; occorre, cioè, garantire che la saturazione dell’induttanza, sottoposta alla tensione Ea ,
avvenga dopo un tempo maggiore o uguale a tr . A tale scopo, idealizzando il comportamento
dell’induttanza saturabile in modo da poter considerare che questa assuma un valore costante
L2 , quando la corrente è minore della corrente di saturazione Is , e si porti istantaneamente ad
un valore nullo, quando la corrente supera il valore di saturazione, la corrente di saturazione Is
deve essere scelta maggiore o uguale ad un valore minimo Is min = ELa2tr . Scegliendo per Is il
valore minimo, Is min , l’energia immagazzinata nell’induttanza saturabile risulta:
L2 Is2 E 2 t2
Ei = = a r. (8.49)
2 2L2
Si può, quindi, osservare che tanto più grande è il valore dell’induttanza (e quindi più piccolo
il valore della corrente di saturazione) tanto più piccolo è il valore dell’energia immagazzinata
nell’induttanza e successivamente dissipata. Pertanto, quando la presenza dell’induttanza L2
non serve anche per altri scopi, è conveniente impiegare una induttanza saturabile di valore molto
più grande di L∗2 ; con tale scelta, la dissipazione complessiva di energia risulta sensibilmente
minore di quella che si sarebbe avuta sul Transistor in assenza dell’induttanza.
t − t0
ic (t) = I0
tr
vce (t) = Ea − R1 ic (t).
Se il valore del rapporto Ea /R1 è molto più piccolo della corrente nominale del Transistor,
la durata te − t0 di questo primo intervallo (durante il quale si verifica una dissipazione sul
Transistor) è molto più piccola del tempo di salita proprio del Transistor. Si può quindi ipotiz-
zare che nell’istante t = te , in cui la tensione applicata al Transistor diventa pari a quella di
saturazione, la tensione applicata alla capacità C1 risulti ancora praticamente coincidente con
Ea e che, a partire da tale istante, la capacità si scarichi con una corrente ic pari a:
Ea − Rt−tCe
ic (t) = e 1 1. (8.50)
R1
Ea
Itm ' I0 + Irm + (8.51)
R1
e diminuisce al crescere di R1 . Per contro il tempo necessario affinché la tensione ai capi della
capacità sia praticamente trascurabile, e quindi il tempo minimo che deve intercorrere prima
che il Transistor possa venire nuovamente aperto, è proporzionale al valore di R1 .
Risulta quindi conveniente scegliere il valore della resistenza R1 in modo tale che la costante
di tempo R1 C1 risulti pari ad 1/4÷1/5 del minimo valore previsto per la durata τ dell’intervallo
di conduzione.
i il
I0
Ea
ic
R1
t
Figura 8.7: Andamenti delle correnti nell’induttanza e nella capacità.
solo quando la corrente di carico è prossima al suo valore massimo, entra in conduzione il
Diodo di circolazione mentre il Transistor sta terminando la conduzione. Nel terzo intervallo
il Transistor risulta completamente aperto e tutta la corrente assorbita dal carico attraversa il
Diodo di circolazione.
Se il valore di C1 è scelto leggermente inferiore al valore Ca , determinato sulla base dalla eq.
(8.37) in corrispondenza alla massima corrente di carico, la durata del secondo intervallo risulta
appena apprezzabile quando il carico assorbe la massima corrente mentre risulta nulla quando
la corrente di carico è sensibilmente inferiore al suo valore massimo. Pertanto la scelta della
resistenza R2 può essere effettuata considerando che nell’istante ta , in cui inizia la conduzione
del Diodo di circolazione, il Transistor sia completamente spento.
Se, come normalmente avviene, il valore di R2 è molto minore della resistenza critica del
circuito risonante L2 C1 :
r
L2
R2 0.5 ,
C1
il transitorio che segue la chiusura del Diodo di circolazione è caratterizzato da due poli reali
distinti di valore molto diverso tra loro. Di conseguenza, l’andamento della tensione vl applicata
all’induttanza (che rappresenta anche una sovratensione applicata al Transistor di potenza) può
essere approssimato con un esponenziale di ampiezza pari ad R2 I1 e costante di tempo pari a
L2 /R2 :
R
− L2 (t−ta )
vl (t) = R2 I1 e 2 . (8.52)
che la costante di tempo L2 /R2 risulti pari ad 1/4 ÷ 1/5 del minimo valore (T − τ )min previsto
per la durata dell’intervallo di interdizione.
In alcune applicazioni risulta difficile trovare un compromesso tra il valore della sovratensione
e la minima durata dell’intervallo di interdizione. In questo caso, per ridurre, a parità di
sovratensione, il tempo necessario affinché la corrente il si annulli, si può impiegare, al posto
della resistenza R2 , un Diodo Zener, con una tensione Vz di Zener leggermente inferiore alla
differenza tra la tensione sopportabile dal Transistor ed il massimo valore della tensione Ea di
alimentazione. Impiegando tale soluzione, il tempo necessario affinché la corrente il si annulli
è pari a LV2zI1 e risulta, a parità di sovratensione, 4 ÷ 5 volte più breve di quello precedente. Per
contro la potenza dissipata nello Zener può assumere, per convertitori di elevata potenza e/o
con elevate frequenze di funzionamento, valori inaccettabili.
Per ridurre il dimensionamento del Diodo Zener, è conveniente, come mostrato nella fig.
8.8, inserire, in parallelo al Diodo Zener, anche una resistenza R2 , di valore sensibilmente
maggiore del rapporto tra la tensione Vz ed il valore massimo della corrente di carico, ed una
capacità C2 , di valore tale per cui la costante di tempo R2 C2 risulti minore di 1/4 ÷ 1/5 della
minima durata dell’intervallo di interdizione. L’inserzione di quest’ultimo circuito permette,
infatti, di ottenere che una buona parte dell’energia che si sarebbe dissipata sul Diodo Zener
venga dissipata sulla resistenza.
L2
Z2 D2
R2
C2
iu R L
T
+ +
Ea D vu Ec
non fa parte del carico ma viene aggiunta per limitare l’ondulazione di corrente,
mentre la resistenza R rappresenta la resistenza dei collegamenti e quella propria
dell’avvolgimento dell’induttore. Anche nel caso in cui il carico presenti una propria
f.e.m., comunque, molto spesso l’induttanza L rappresenta la somma dell’induttanza
propria del carico e di una induttanza (textitinduttanza di spianamento) aggiunta
appositamente per limitare l’ondulazione di corrente.
In presenza di un carico attivo si possono avere due distinte modalità di fun-
zionamento del convertitore, a seconda che la corrente fornita dal convertitore sia
sempre maggiore di zero (conduzione continua) oppure che in alcuni intervalli di
tempo essa si annulli (conduzione discontinua).
τ
V̄u = Ea (8.53)
T
V̄u − Ec 1 τ
I¯u = = Ea − Ec . (8.54)
R R T
iu (t0 + T ) = iu (t0 ) = I0 ,
R
R
R
Ea e−(T −τ ) L 1 − e−τ L − Ec 1 − e−T L
I0 = (8.57)
−T R
R 1−e L
−τ R Ea − Ec −τ R
I1 = I0 e L + 1−e L . (8.58)
R
Ea − Ec − RI¯u
iu (t) ' I0 + (t − t0 ) , (8.59)
L
nell’intervallo (t0 , t1 ) e:
Ec + RI¯u
iu (t) ' I1 − (t − t1 ) , (8.60)
L
in cui ∆ assume la stessa espressione già ricavata nel caso di carico induttivo:
τ (T − τ )
∆= Ea . (8.61)
2LT
8.1. Convertitore con tensione di uscita inferiore a quella di alimentazione 133
∆ < I¯u
cioè:
τ (T − τ ) τ 1
Ea < Ea − Ec , (8.62)
2LT T R
(T − τ ) Rτ
L> . (8.63)
τ − T Ec 2
Ea
τ (T − τ )
L> Ea . (8.64)
2T I¯u
Ea − Ec −R (t−t0 )
iu (t) = 1−e L . (8.65)
R
Ea τ + Ec (T + t0 − t2 )
V̄u = . (8.66)
T
Ea − Ec
iu (t) ' (t − t0 ) , (8.67)
L + R τ2
Ec + R I21
iu (t) ' I1 − (t − t1 ) . (8.68)
L
v u iu
vu
Ea
Ec
iu
Iu
t0 t0+τ t2 t0+T t
Ea − Ec
I1 ' τ, (8.69)
L + R τ2
2LI1 2L + Rτ
t2 ' t1 + ' t0 + τ E a . (8.70)
2Ec + RI1 2LEc + Rτ Ea
t2 − t0 Ea Ea − Ec
I¯u ' I1 ' τ2 . (8.71)
2T T 2LEc + Rτ Ea
si riducono a:
Ea − Ec
I1 ' τ (8.72)
L
Ea
t2 ' t0 + τ (8.73)
Ec
Ea − Ec
I¯u ' Ea τ 2 . (8.74)
2LT Ec
vu
τ τ τ
T T T t
(a) PWM
vu
τ τ τ
T T t
T
(b) PFM
vu
τ τ τ
T T T t
(c) PRM
vm
τ= T; (8.75)
Vp
8.1. Convertitore con tensione di uscita inferiore a quella di alimentazione 137
vm
+ vc
O vp -
vp
Vp
t
(a) schema realizzativo
v
vp vp vp vp
vm
vm
vm
vm
τ τ τ τ t
T T T
vu
Ea
τ τ τ τ
T T T t
τ Ea
V̄u = Ea = vm (8.76)
T Vp
t∗ t∗
T = τ= , (8.77)
k (1 − k) 1−k
t∗
T −τ = . (8.78)
k
4.5
3.5
2.5
1.5
1
T
0.5
τ T-τ
t* 0
0 0.1 0.2 0.3 0.4 0.5 0.6 0.7 0.8 0.9 1
0 0.5 1 k
Vs Vs
τ= T −τ = ; (8.79)
KI (VM − vi ) KI vi
Ea
V̄u = vi .
VM
140 Capitolo 8. Convertitori c.c.-c.c
0
+
R
-
vi + vε
KI /s
vx
Q
vu
-
+ S
Vs
-
VM
vx
Vs
t
vu
t
vε
vi
t
T-τ τ
vi-VM
t∗ t∗
τ= T −τ = , (8.80)
1−k k
L il D iu
ii
Ea IS vi C vu
Ea (t − t0 )
il (t) = I0 +
L (8.81)
Iu (t − t0 )
vu (t) = V0 − .
C
Ea τ
il (t1 ) = I1 = I0 +
L (8.82)
Iu τ
vu (t1 ) = V1 = V0 − .
C
dil Ea − vu
=
dt L (8.83)
dvu il − Iu
=
dt C
essendo:
r
1 C
ω=√ A=B .
LC L
ha pertanto:
il (t2 ) = I2 = A cos [ω (T − τ ) + ϕ0 ] + Iu
(8.86)
vu (t2 ) = V2 = B sin [ω (T − τ ) + ϕ0 ] + Ea .
I2 = I0 V2 = V0 ,
dalla quale si ricava la seguente espressione del valore medio della tensione di uscita:
T
V̄u = Ea . (8.90)
T −τ
(I0 + I1 ) (T − τ )
= Iu T, (8.91)
2
essendo:
Ea τ
∆i = ,
2L
mentre
Iu T
I¯l =
T −τ
∆i < I¯l ;
cioè:
Ea τ Iu T
< . (8.93)
2L T −τ
il vu
I1
il
I0
V0 vu
V1
t0 t1 t0+T t
Ea τ
I0 = 0 I1 = , (8.94)
L
e il Diodo D conduce solo per una frazione (di durata tc ) dell’intervallo di tem-
po durante il quale IS è interdetto. Con l’ipotesi semplificativa precedentemente
8.2. Convertitore con tensione di uscita maggiore di quella di alimentazione 145
menzionata, si ottiene:
I1 L Ea τ
tc = = , (8.95)
V̄u − Ea V̄u − Ea
tc
I1 = Iu T, (8.96)
2
si ricava:
(Ea τ )2
V̄u = Ea + . (8.97)
2LIu T
Iu τ
∆v = .
2C
Pt = I¯l + ∆i V̄u + ∆v . (8.99)
Iu Ea T 2
Pt = I¯l V̄u = , (8.100)
(T − τ )2
Pu = Iu V̄u . (8.101)
Pt T V̄u
k= = = . (8.102)
Pu T −τ Ea
146 Capitolo 8. Convertitori c.c.-c.c
D2
L iu
IS1
Ea IS2 D1 vu
IS1 D1 vu D3 IS3
Ea
iu
IS2 D2 D4 IS4
Figura 8.19: Schema base del convertitore bidirezionale a quattro quadranti con
struttura a ponte.
In esso, quando si desidera che la tensione vu sia positiva, si mantiene chiuso IS4 ;
in tal modo, quando IS1 è chiuso, vu è pari ad Ea , mentre, quando è chiuso IS2 , vu
è pari a zero. Viceversa, quando si desidera che vu sia negativa, si mantiene chiuso
148 Capitolo 8. Convertitori c.c.-c.c
IS1 D1 vu Ea /2
iu
IS2 D2 E a /2
Figura 8.20: Schema base del convertitore bidirezionale a quattro quadranti con
struttura a semiponte.
Con riferimento alla fig. 8.20, quando è chiuso IS1 , la tensione vu applicata al
carico è pari a +Ea /2, mentre è pari a −Ea /2, quando è chiuso IS2 . La tensione di
uscita non è invece definita se entrambi gli interruttori statici sono aperti; infatti in
tale situazione si ha:
Ea
+ 2 se iu < 0
vu = − E2a se iu > 0
0 se iu = 0.
a:
τ
Ea Ea 1 Ea
V̄u = τ− (T − τ ) = (2τ − T ) = Ea − 0.5 (8.103)
2 2 T 2T T
in funzione del dv/dt applicato; anche in questo caso il valore minimo della capacità (C1 min )
può essere facilmente determinato mediante la relazione:
Ic max
C1 min = dv
, (8.104)
dt acc
in cui Ic max è la massima corrente da commutare e (dv/dt)acc è il valore massimo del dv/dt
accettabile per assicurare la commutazione della corrente Ic max .
RCp
iu
Cs
vc ic
+ RCa
R
Ea Ds vu
Ls
A causa della presenza del Diodo Ds , l’oscillazione termina dopo la prima semioscillazione.
In questo intervallo di tempo, la tensione e la corrente sulla capacità seguono gli andamenti
riportati nella fig. 8.22(b); nell’istante tx = t0 + T ∗ /2 la corrente ritorna a zero con penden-
za negativa, il Diodo Ds smette di condurre e il condensatore risulta carico ad una tensione
pari a −αEa , in cui il coefficiente α tiene conto delle perdite insite nel circuito (cadute di-
rette nel Tiristore principale e nel Diodo Ds e perdite nel condensatore, nell’induttanza e nei
collegamenti).
Eguagliando a zero l’espressione di vc (t), si ricava che la tensione ai capi del condensatore
si inverte nell’istante t = ti , ricavabile dalla seguente espressione:
ti = ta + τ ∗ ln (1 + α) .
RCp
iu
Cs
vc ic
+ RCa
R
Ea Ds vu
Ls
1.5
E a
vc
1 ic
0.5
00
* t
T /2
-0.5
-αE-1a
tr = ti − ta = τ ∗ ln (1 + α) . (8.107)
Per assicurare lo spegnimento del Tiristore principale occorre che tr sia maggiore del tempo
di spegnimento ts ; pertanto, la costante di tempo τ ∗ deve risultare maggiore di ts / ln (1 + α)
e il valore della capacità di commutazione deve soddisfare la condizione:
ts
Cs > , (8.108)
R ln (1 + α)
RCp
iu
Cs
vc ic
+ RCa
R
Ea Ds vu
Ls
RCp
iu
Cs
vc ic
+ RCa
R
Ea Ds vu
Ls
I 1 ts
Cs > . (8.109)
Ea ln (1 + α)
Il circuito costituito dal Tiristore principale e dal suo circuito di spegnimento (composto
dal Tiristore ausiliario RCa , dal Diodo Ds , dal condensatore Cs e dall’induttanza Ls ) funziona,
quindi, come un interruttore statico, la cui chiusura e apertura vengono comandate rispetti-
vamente mediante l’impulso di accensione di RCp e di RCa . Pertanto, quando non si vuole
entrare in dettaglio sul funzionamento interno dell’interruttore statico ma si desidera evidenziare
solo la sua realizzazione mediante Tiristori, si fa ricorso al simbolo riportato nella fig. 8.24, nel
154 Capitolo 8. Convertitori c.c.-c.c
IS
Affinché l’interruttore statico possa funzionare correttamente, è necessario che tra la sua
accensione e il successivo spegnimento intercorra un tempo maggiore di T ∗ /2 (per garantire che
la tensione sul condensatore possa raggiungere il valore −αEa ). Dualmente, tra lo spegnimento
e la successiva accensione deve intercorrere un tempo dell’ordine di 4 ÷ 5 volte la costante di
tempo τ ∗ (in quanto la tensione sul condensatore deve raggiungere il valore Ea ); quest’ultima,
a sua volta, deve risultare maggiore di ts / ln (1 + α) per garantire lo spegnimento del Tiristore
principale.
Carico induttivo. Come già messo in evidenza, normalmente il carico presenta anche
una componente induttiva non trascurabile; in tal caso, come mostrato nella fig. 8.25, occorre
aggiungere al circuito precedente un Diodo di libera circolazione, D, che permetta la circolazione
della corrente di carico quando l’interruttore statico è aperto.
RCp
iu
Cs
vc ic
+ RCa
L
D
Ea Ds vu
Ls
R
carico assume nell’istante in cui l’interruttore statico viene aperto. Durante la fase di apertura,
pertanto, l’espressione della tensione vc si modifica in:
I1
vc (t) = −αEa + (t − ta ) (8.110)
Cs
αEa Cs
tr = . (8.111)
I1
ts I 1
Cs > . (8.112)
αEa
Raggiunto il valore zero, la tensione continua a crescere con l’andamento descritto dall’eq.
(8.110) fino a raggiungere, nell’istante t = tb , il valore Ea ; in tale istante, il Diodo di circolazione
D inizia a condurre ed il Tiristore ausiliario si spegne con spegnimento quasi statico.
Eguagliando vc (tb ) ad Ea , si ottiene:
(1 + α) Ea Cs
tb = ta + . (8.113)
I1
L’eq. (8.113) mostra che, anche nel caso di carico induttivo, il tempo necessario per la
ricarica del condensatore risulta direttamente proporzionale al valore di Cs .
Scelta di valori di Cs e Ls . Il valore della capacità Cs deve essere scelto sulla base
dell’eq. (8.112) (o della (8.109) nel caso di carico resistivo), in modo da assicurare che, quando
la corrente di carico assume il valore massimo previsto durante il funzionamento del convertitore,
la durata tr dell’intervallo di tempo durante il quale RCp è polarizzato inversamente sia maggiore
del suo tempo di spegnimento ts .
Una volta determinato il valore di Cs necessario per lo spegnimento di RCp , si può procedere
alla scelta di quello dell’induttanza Ls , in modo da raggiungere un compromesso tra la durata
T ∗ del periodo dell’oscillazione che si verifica tra Ls e Cs e l’ampiezza Icp della corrente ic
che interessa, oltre all’induttanza e alla capacità, anche il Tiristore principale, sovrapponendosi
alla corrente di carico. Infatti all’aumentare di Ls aumenta il periodo T ∗ mentre diminuisce il
valore di Icp che, trascurando gli effetti dovuti alle perdite, risulta:
r
Cs
Icp = Ea . (8.114)
Ls
Effetti delle variazioni del carico. Se, durante il funzionamento del convertitore, la
corrente di carico supera il valore massimo previsto nella determinazione del valore della capacità
156 Capitolo 8. Convertitori c.c.-c.c
RCp L’ iu
Cs
vc ic
+ RCa
D
Ea Ds vu
Ls
Anche una riduzione consistente della corrente di carico provoca un inconveniente nel fun-
zionamento del circuito; infatti al diminuire della corrente di carico aumenta (oltre a tr ) il
tempo necessario affinché la tensione sul condensatore raggiunga il valore Ea e, quindi, la
durata minima dell’intervallo di interdizione.
Per ridurre tale inconveniente, si può ricorrere ad un’altra variante che, come mostrato nella
8.27, consiste nell’inserzione, in parallelo ad RCp , di un circuito addizionale costituito da una
induttanza La con in serie un Diodo Da . L’introduzione di tale circuito crea una ulteriore via
lungo la quale può circolare corrente nella capacità e, di conseguenza, riduce il tempo di ricarica
del condensatore.
L’analisi del comportamento del circuito addizionale sarà effettuata prendendo in conside-
razione un carico induttivo e trascurando sia le cadute di tensione su RCa e Da sia le variazioni
della corrente di carico, durante la ricarica del condensatore. In tali ipotesi, impiegando le
convenzioni sui segni riportate nella fig. 8.27, a partire dall’istante t = ta in cui RCp si apre,
8.5. Realizzazione con Tiristori 157
La
Da
RCp
iu
Cs
vc ic
+ RCa
D
Ea Ds vu
Ls
dvc ic
=−
dt Cs
(8.115)
dic vc
= ,
dt La
vc (t) = −A cos [ω (t − ta ) + ϕ0 ]
(8.117)
ic (t) = −B sin [ω (t − ta ) + ϕ0 ] ,
in cui:
r
1 B La
ω=√ A= =B .
La Cs ωCs Cs
158 Capitolo 8. Convertitori c.c.-c.c
La tensione sul condensatore risulta, quindi, negativa per un intervallo di tempo di durata
tr pari a:
" r !#
π
− ϕ0 π I1 La p
2
tr = = − arctan La Cs . (8.118)
ω 2 αEa Cs
Se la capacità e l’induttanza sono, ad esempio, scelte in modo tale che il loro rapporto
sia pari al quadrato del rapporto tra la tensione αEa , applicata al condensatore nell’istante di
apertura del Tiristore principale, e il massimo valore, I1 max , previsto per la corrente di carico:
2
La αEa
= (8.119)
Cs I1 max
l’intervallo di tempo tr , durante il quale RCp si trova polarizzato inversamente, assume il valore:
√
π La Cs
tr1 = , (8.120)
2
1−α
tc = 2tr2 + Ea Cs (8.122)
I1
• una sovracorrente in RCp , che si sovrappone alla corrente assorbita dal carico.
Per evitare tali inconvenienti, si può ricorrere a due schemi, basati sull’impiego di una
configurazione a ponte, che non richiedono l’inversione della tensione applicata al condensatore.
Lo schema illustrato nella fig. 8.28(a) impiega quattro Tiristori: due con spegnimento
forzato (RC1 e RC3 ) e due con spegnimento naturale (RC2 e RC4 ). Durante un periodo,
l’interruttore statico viene chiuso accendendo RC1 e RC2 ed aperto accendendo RC3 ; duran-
te il periodo successivo, invece, l’interruttore viene chiuso accendendo RC3 e RC4 e aperto
accendendo RC1 .
Lo schema illustrato nella fig. 8.28(b) impiega, invece, un Tiristore principale e quat-
tro Tiristori ausiliari. Durante un periodo, l’apertura dell’interruttore statico viene ottenuta
accendendo RCa1 e RCa4 ; durante il periodo successivo, accendendo RCa2 e RCa3 .
Convertitore con spegnimento quasi statico. Nei circuiti fino ad ora esaminati, lo
spegnimento del Tiristore principale è effettuato in maniera forzata; esiste anche la possibilità
di effettuare lo spegnimento in maniera quasi statica. Questa soluzione è scarsamente utilizzata
nei convertitori c.c.-c.c. mentre è maggiormente impiegata nei convertitori c.c.-c.a.; se ne farà,
comunque, un cenno per chiarire il principio dello spegnimento quasi statico.
Il circuito base, che permette di ottenere uno spegnimento quasi statico, è riportato nella
fig. 8.29 e presenta, rispetto a quello con spegnimento forzato, l’aggiunta di un Diodo, Da , in
antiparallelo al Tiristore principale e di una induttanza, La , in serie a quello ausiliario.
Durante la fase di chiusura di RCp il comportamento del circuito rimane identico a quello
già esaminato. Viceversa, quando viene chiuso RCa , il condensatore Cs non viene posto
in parallelo ad RCp , in quanto in serie ad RCa compare l’induttanzaLa ; pertanto, dopo la
chiusura di RCa , il Tiristore principale continua a condurre e il circuito oscillante La Cs inizia
ad oscillare. Trascurando le perdite presenti nel circuito, la corrente ic che attraversa la capacità
assume l’andamento:
r
Cs
ic (t) = αEa sin [ω (t − t1 )] , (8.123)
La
essendo:
1
ω=√ .
La Cs
160 Capitolo 8. Convertitori c.c.-c.c
RC1 RC2
Cs iu
RC3 RC4
+
Ea D vu
RCp
iu
RCa1 RCa2
+
Cs D
Ea RCa3 RCa4 vu
Da
id
RCp
ip iu
Cs
vc
+ ic RCa La
Ds Ls D
Ea vu
Figura 8.29: Schema base del convertitore con spegnimento quasi statico.
la corrente ic diventa uguale ad I1 ; in tale istante, pertanto, la corrente ip , che attraversa RCp ,
si annulla ed inizia a condurre il Diodo Da , che continua a condurre fino all’istante t = ty in
cui la corrente ic diventa nuovamente pari ad I1 :
q
I1 La
π − arcsin αEa Cs
ty = t1 + .
ω
Se la durata,
q
I1 La
π − 2 arcsin αEa Cs
tr = ty − tx = ,
ω
dell’intervallo di tempo durante il quale il Diodo Da conduce, è maggiore del tempo di spegni-
mento quasi statico di RCp , nell’istante t = ty il Tiristore principale ha riacquistato la proprietà
di blocco diretto per cui sia Da che RCp risultano interdetti e la corrente ic rimane uguale alla
corrente assorbita dal carico fino a quando vc diventa pari alla tensione di alimentazione Ea .
Segue un ulteriore transitorio, il cui andamento sarà esaminato solo per i convertitori c.c.-c.a.
La fig. 8.30 riporta gli andamenti delle correnti ic , ip ed id e delle tensioni vc e vu durante
la fase di spegnimento dell’interruttore statico. La figura mostra che nell’intervallo di tempo
(t1 , ty ) la tensione di uscita risulta pari ad Ea ; successivamente vu scende a zero con un
gradino e un tratto lineare. In alcuni convertitori, al posto delle due induttanze Ls e La
si impiega un’unica induttanza, collegando RCa e Ds in antiparallelo. Tale semplificazione
presenta l’inconveniente di allungare il periodo T ∗ in quanto il valore che occorre assegnare
all’induttanza La per garantire lo spegnimento del Tiristore principale è alquanto maggiore di
162 Capitolo 8. Convertitori c.c.-c.c
i
ic
I1
ip
id
to tx ty t
v
Ea vu
to ty t
vc
-αEa
Nel circuito con spegnimento quasi statico, invece, RCp si trova sottoposto ad un elevato
dv/dt nell’istante t = ty in cui il Diodo Da si apre; per tale circuito, pertanto, è necessario
inserire, in parallelo ad RCp , un circuito RC di protezione il cui dimensionamento può essere
effettuato impiegando le curve riportate nelle figure 5.17 e ??.
Il circuito di protezione contro eccessivi valori del di/dt su RCp è quello usuale, costituito
da una induttanza L2 con in parallelo la serie di un Diodo e una resistenza. Il valore di L2
deve essere tale da ridurre il valore del di/dt sul componente ad un valore inferiore a quello
accettabile (di/dt)acc :
Ea
L2 > di
.
dt acc
Anche per quanto concerne il Tiristore ausiliario, il valore del di/dt che si avrebbe in assenza
di protezioni nel circuito con spegnimento forzato è, in genere, troppo elevato, in quanto limitato
solo dalla induttanza dispersa del circuito. Risulta quindi necessario inserire, in serie a RCa
una induttanza L3 , che può venire dimensionata in maniera analoga ad L2 . La presenza di
tale induttanza rende necessario un incremento della capacità Cs ; risulta pertanto conveniente
scegliere un Tiristore ausiliario che sopporti un valore del di/dt più elevato possibile ed impiegare
per la protezione, invece di una induttanza in aria, una induttanza saturabile che mantenga il
di/dt limitato per il tempo necessario affinché RCa acquisti la proprietà di poter condurre
la piena corrente. Ovviamente la protezione contro eccessivi valori del di/dt su RCa risulta
inutile nel circuito con spegnimento quasi statico in quanto, in tale circuito, è già presente una
induttanza in serie al Tiristore ausiliario.
Capitolo 9
Convertitori c.c.-c.a.
Come già più volte accennato, un convertitore c.c.-c.a. può essere realizzato
impiegando lo stesso circuito di potenza di un convertitore c.c.-c.c. bidirezionale a
quattro quadranti. È però possibile ricorrere anche ad altre strutture che permet-
tono, nel caso di utilizzazione di Tiristori, di evitare l’impiego di interruttori statici
oppure che fanno ricorso ad un trasformatore di uscita a presa centrale.
Nel seguito verranno presi in considerazione dapprima gli inverter che impiegano
interruttori statici (a Transistor, GTO o Tiristori); successivamente verranno esa-
minate in dettaglio alcune strutture specifiche per la realizzazione di un inverter a
Tiristori. Verranno, infine, presentate le tecniche di modulazione impiegate per mi-
gliorare il contenuto armonico della tensione applicata al carico oppure per variarne
l’ampiezza dell’armonica fondamentale.
Gli inverter che utilizzano interruttori statici possono essere realizzati, oltre che con
le strutture a ponte e a semiponte, già illustrate nel capitolo precedente, con una
struttura a push-pull impiegante un trasformatore di uscita a presa centrale.
165
166 Capitolo 9. Convertitori c.c.-c.a.
IS1 D1 vu D3 IS3
Ea
iu
IS2 D2 D4 IS4
La particolare struttura realizzativa di ogni ramo del ponte, in cui i due in-
terruttori statici vengono alternativamente aperti e chiusi mentre la somma delle
tensioni ad essi applicate risulta sempre pari alla tensione di alimentazione, può
provocare alcuni problemi, che non si verificano nei convertitori c.c.-c-c. monodi-
rezionali, specialmente quando l’inverter funziona con forma d’onda modulata. È
inoltre necessario, per evitare l’insorgere di corto circuiti sulla alimentazione dovuti
alla conduzione contemporanea dei due interruttori statici dello stesso ramo, valu-
tare con oculatezza la durata dell’intervallo di tempo che deve intercorrere tra il
comando di apertura di un interruttore e quello di chiusura dell’altro.
le cadute resistive sono piccole rispetto alla tensione fornita dall’inverter ed il ca-
rico è costituito prevalentemente da circuiti elettromagnetici, la presenza di una
componente continua sovrapposta alla tensione alternativa produce una componen-
te continua di corrente che può risultare rilevante e può provocare l’insorgere di
consistenti fenomeni di saturazione.
Una notevole cura, al fine di evitare dissimmetrie, si rende necessaria quando
il carico è connesso all’inverter mediante un trasformatore; infatti eventuali dissim-
metrie sulla forma d’onda della tensione applicata al trasformatore possono portare
quest’ultimo in saturazione. Tale rischio è particolarmente accentuato quando la
frequenza dell’inverter è elevata e il trasformatore è realizzato in ferrite, ma è pre-
sente anche a frequenze industriali, specialmente se si impiega un trasformatore a
basse perdite (ad esempio con nuclei a C).
IS1 D1
vu C
+ iu
Ea
IS2 D2 C
vu
n2
n1 n1
Ea
IS1 IS2
commutazioni dei Transistor di potenza; questi circuiti devono essere dimensionati prendendo
in considerazione le diverse condizioni operative che possono presentarsi durante l’apertura e la
chiusura del Transistor. Per caratterizzare queste condizioni, si fa in genere riferimento alle due
distinte situazioni, che possono presentarsi quando l’inverter funziona ad onda quadra a seconda
che il carico sia di tipo induttivo o di tipo capacitivo. Infatti, quando il carico è di tipo induttivo,
la corrente fornita dall’inverter risulta sfasata in ritardo rispetto alla tensione; pertanto, all’atto
dello spegnimento, ogni Transistor si trova a condurre la corrente assorbita dal carico. Viceversa
se il carico ha un comportamento di tipo capacitivo (almeno per quanto concerne la prima
armonica della tensione fornita dall’inverter) la forma d’onda della corrente assorbita risulta in
anticipo rispetto alla tensione; pertanto, quando un Transistor viene interdetto, la corrente di
carico si trova a circolare nel diodo posto in antiparallelo al Transistor stesso.
T1 D1
+
iu vu
Ea
T2 D2
Per comodità, le due situazioni di commutazione messe in evidenza saranno, nel seguito,
indicate rispettivamente come: commutazione induttiva e commutazione capacitiva.
Quando l’inverter funziona ad onda quadra tutte le commutazioni sono dello stesso tipo;
anzi, tranne che in presenza di filtri capacitivi e con carico molto ridotto, esse risultano sempre
di tipo induttivo. Quando, invece, la tensione di uscita è modulata, i due tipi di commutazione
si presentano alternativamente. Il dimensionamento dei circuiti di protezione sarà, pertanto,
diverso a seconda che l’inverter funzioni ad onda quadra oppure con onda modulata.
T1 D1
+
iu
Ea
C D2
T2
Indicato con t1 l’istante in cui il Transistor T1 inizia ad aprirsi, durante l’intervallo di tempo
(t1 , ta ), in cui la corrente nel Transistor e la tensione applicata al condensatore si portano a
9.1. Inverter realizzati con interruttori statici 171
C/2
T1 D1
+
iu
Ea
C/2 D2
T2
zero, il funzionamento risulta del tutto simile a quello già illustrato a proposito dei convertitori
c.c.-c.c. Nell’istante t = ta (il cui valore risulta uguale o maggiore di t1 + tf a seconda che
il valore della capacità sia minore o maggiore di Ca ) la tensione di uscita è nulla e tutta la
corrente assorbita dal carico attraversa il Diodo D2 . Pertanto, nell’istante t = tx (con tx > ta )
in cui il Transistor T2 viene chiuso, tutta la corrente di carico sta circolando nel Diodo D2
e la chiusura di T2 avviene con corrente nulla. Successivamente, nell’intervallo di tempo (tx ,
t1 + T /2), il segno della corrente di carico si inverte e T2 inizia a condurre. Pertanto, alla
successiva apertura di T2 , che si verifica nell’istante t = t1 + T /2, la commutazione avviene in
maniera analoga a quella già descritta e, alla fine della commutazione, la tensione applicata al
condensatore risulta nuovamente pari ad Ea .
Funzionamento con onda modulata. La scelta dei circuiti atti a ridurre le perdite di
commutazione si complica, invece, nel caso di funzionamento con onda modulata. In questo
tipo di funzionamento dell’inverter, infatti, si susseguono commutazioni di tipo induttivo e
commutazioni di tipo capacitivo.
Per mettere in evidenza i problemi che si presentano quando l’inverter funziona con onda
modulata si consideri, inizialmente, il comportamento del circuito di fig. 9.5 in presenza di una
commutazione capacitiva. In queste condizioni operative, nell’istante t = t1 , in cui il Transistor
T1 viene aperto, la corrente iu è negativa e, pertanto, circola nel Diodo D1 . Lo spegnimento
172 Capitolo 9. Convertitori c.c.-c.a.
C1
T1 D1
+
iu
Ea
D2 C2
T2
Per limitare il valore della corrente di carica e scarica delle capacità occorre, quindi, inserire,
in serie a ciascun Transistor, una induttanza che, in questa applicazione, ha il duplice scopo
di rendere trascurabili le perdite localizzate nei Transistor durante la loro chiusura e di limitare
il valore di picco della corrente che circola nelle capacità. Il circuito a cui si perviene risulta,
pertanto, quello illustrato nella fig. 9.8 in cui, sempre per comodità di analisi, si è considerato
un solo condensatore di capacità C, invece dei due condensatori di capacità C/2.
Impiegando tale circuito e avendo indicato con tx l’istante in cui T2 viene chiuso, in un primo
intervallo di tempo (tx , te ) la corrente iT 2 sale linearmente, con una pendenza diT 2 /dt = Ea /L,
fino a raggiungere un valore, Iu , pari a quello della corrente fornita dal carico in quell’istante.
Nell’istante t = te la corrente iT 2 diventa pari alla corrente fornita dal carico; in tale istante la
corrente nel Diodo D1 si annulla ed inizia la sua conduzione inversa.
La corrente iT 2 continua, quindi, a crescere fino a raggiungere, ad un istante che sarà
indicato con td , il valore Iu + Ir max , essendo Ir max il valore di picco della corrente inversa nel
9.1. Inverter realizzati con interruttori statici 173
T1 iT1
D1
iu
Ea
C vu=vc
T2
iT2 D2
Trascurando la seconda fase della conduzione inversa del Diodo D1 , il circuito interessato
alla conduzione per t > td è quello illustrato nella fig. 9.9 con le seguenti condizioni iniziali:
in cui:
r
C 1
A= Ir2 max + Ea2 ω=√
L LC
iu
D
L
R
C vc
Ea
T2
iT2
nell’induttanza:
Lh i
E= (Iu + A)2 − Iu2 ,
2
e risulta fortemente influenzato dal valore del rapporto C/L. Come già accennato, quindi,
l’induttanza L serve, oltre che a ridurre il valore del di/dt durante la fase di accensione, anche
a limitare il valore di picco della corrente che circola nel Transistor. Mentre, come visto a
proposito dei convertitori c.c.-c.c., il primo scopo può essere raggiunto anche impiegando una
induttanza saturabile, il secondo richiede la presenza di una induttanza lineare in quanto, quando
l’induttanza deve intervenire, la corrente che in essa circola è già elevata.
Nelle usuali condizioni operative, se il valore della capacità venisse scelto dello stesso ordine
di grandezza del valore Ca , fornito dalla eq. (8.37), il valore di L, necessario per limitare a valori
accettabili il picco di corrente che circola nei Transistor, risulterebbe alquanto maggiore di quello
necessario per rendere trascurabili le perdite localizzate nei Transistor durante la loro accensione.
La sovratensione che, a causa della presenza di tale induttanza, si verifica sul Transistor durante
la fase di apertura può quindi risultare eccessiva, anche impiegando il circuito con Diodo Zener
9.1. Inverter realizzati con interruttori statici 175
illustrato nella fig. 8.8. Per limitare tale sovratensione occorre inserire, in parallelo a ciascun
Transistor, un altro circuito capacitivo; si ottiene così il circuito complessivo riportato nella fig.
9.10.
T1 D1
Ea
iu
T2 D2
Struttura a push-pull. Come già illustrato, negli inverter di piccola e media potenza,
una delle strutture maggiormente impiegata, quando il carico è connesso all’inverter mediante
un trasformatore, è quella a push-pull. Si può osservare che, impiegando questa struttura,
le induttanze di dispersione del trasformatore sono in genere più che sufficienti per ridurre il
di/dt a valori inferiori a quello proprio dei Transistor. È comunque necessario, specialmente
quando il trasformatore ha un elevato rapporto di trasformazione in salita (n2 n1 ), imporre
un consistente forzamento iniziale al pilotaggio dei Transistor per garantirne una buona chiu-
sura. Infatti la capacità del trasformatore (che risulta tanto più grande quanto maggiore è il
rapporto di trasformazione) tende a rallentare la chiusura del Transistor aumentando le perdite
di commutazione.
La presenza delle induttanze di dispersione risulta, invece, dannosa durante l’apertura dei
Transistor, in quanto tende a produrre elevate sovratensioni. Per evitare che il massimo valore
della tensione diretta applicata ai Transistor diventi molto maggiore di 2Ea , è necessario au-
mentare il valore della capacità posta in parallelo ai Transistor fino a valori molto maggiori di
quelli usuali; ciò comporta o un elevato tempo di scarica delle capacità o una elevata corrente
aggiuntiva nel transistor durante la sua chiusura.
Per evitare questi inconvenienti è possibile ricorrere ad un diverso circuito di protezione
che, come illustrato nella fig. 9.11, è costituito da un condensatore Ca , con in parallelo una
resistenza Ra , i cui terminali sono connessi uno alla sorgente di alimentazione e l’altro, mediante
due Diodi, ai collettori dei due Transistor. Il circuito descritto serve a limitare le sovratensioni
ma non influisce sulla parte iniziale del transitorio di salita della tensione applicata al Transistor
durante la sua apertura; risulta pertanto conveniente utilizzare anche l’usuale circuito per la
riduzione delle perdite durante l’apertura.
vu
n2
n1 n1
Ra Ca
IS1 IS2 Ea
Inverter a Tiristori con spegnimento forzato. Negli inverter a Tiristori con spe-
gnimento forzato, gli interruttori statici sono realizzati impiegando lo schema già illustrato nella
fig. 8.21; è, però, necessario inserire, in serie ad ogni interruttore statico, un Diodo, al fine di
evitare che, in alcune situazioni operative, il condensatore di commutazione possa scaricarsi.
Infatti, durante gli intervalli in cui RCp è aperto, potrebbe verificarsi una circolazione di corren-
te, attraverso il Diodo Ds e l’induttanza di commutazione Ls . È, inoltre, possibile utilizzare un
unico Diodo per la circolazione della corrente reattiva e per la realizzazione del circuito ausiliario
illustrato nella fig. 8.27.
Il circuito complessivo di un ramo del ponte risulta, pertanto, quello illustrato nella fig.
9.12. In esso, il Diodo D10 (D20 ) serve per evitare la scarica del condensatore Cs1 (Cs2 ) durante
l’intervallo di tempo in cui RCp1 (RCp2 ) è aperto. I Diodi D1 e D2 servono, invece, per
permettere la circolazione della corrente reattiva quando il carico è di tipo induttivo.
L’induttanza L, a presa centrale, consente, assieme ai Diodi D1 e D2 , di ridurre la dipen-
denza del tempo di commutazione degli interruttori statici dalla entità del carico. Essa permette
inoltre di limitare il di/dt nei Tiristori principali in alcune condizioni operative dell’inverter ed, in
particolare, nel caso di cortocircuiti dovuti ad accensioni accidentali o al mancato spegnimento
di un Tiristore principale. La presenza dell’induttanza L non è, però, sufficiente a garantire la
limitazione del di/dt in tutte le condizioni operative (ad esempio se RCp1 viene acceso mentre
178 Capitolo 9. Convertitori c.c.-c.a.
Cs1
Ds1
D1 RCp1
RCa1 Ls1
+
D’1
L
Ea
D’2 iu
Ls2
RCa2 RCp2 D2 vu
Ds2
Cs2
stava conducendo il Diodo D2 ). Risulta, quindi, necessario ricorrere ad una induttanza specifica
per ogni interruttore statico o, almeno, per ogni ramo del ponte.
L’analisi condotta per il convertitore c.c.-c.c. ha mostrato che, per tale convertitore, il
condensatore di spegnimento Cs è sufficiente a garantire un valore limitato del dv/dt di entrambi
i Tiristori. Ciò non è vero per i Tiristori principali dell’inverter; infatti, può verificarsi che la
chiusura di un interruttore statico provochi una brusca variazione della tensione diretta applicata
al Tiristore principale dell’altro interruttore statico. Inoltre, quando un interruttore statico viene
spento, la tensione applicata al Tiristore principale dell’altro interruttore statico dello stesso
ramo passa, in maniera praticamente istantanea, da Ea ad (1 + α)Ea . Per ridurre ad un
valore accettabile il dv/dt applicato ai Tiristori principali, risulta, quindi, necessario inserire,
in parallelo a ciascuno di essi, un opportuno circuito RC; la scelta dei valori di R e di C può
essere effettuata sulla base della trattazione generale riportata nella prima parte del testo.
Inverter a Tiristori con spegnimento quasi statico. Come già accennato, negli
inverter a Tiristori con spegnimento quasi statico, lo spegnimento dei due Tiristori principali
dello stesso ramo viene effettuato per mezzo di un unico circuito di spegnimento, che viene
impiegato alternativamente per spegnere i due Tiristori.
Lo schema base di una fase di tale tipo di inverter (noto come inverter McMurray ) è riportato
nella fig. 9.13. Esso comprende, oltre ai Tiristori principali RCp1 e RCp2 e ai Diodi D1 e D2 ,
9.1. Inverter realizzati con interruttori statici 179
RCa1 RCp1 D1
+
vc ip1 id1
Ls ic
Ea
Cs iu
RCa2 RCp2 D2 vu
id2
La prima fase dello spegnimento è del tutto analoga a quella già illustrata nel caso di
convertitore c.c.-c.c. Infatti, partendo da una situazione in cui RCp1 conduce e indicati con
t = t0 l’istante in cui RCa1 viene chiuso e con Vc0 il valore della tensione vc a tale istante, si
ha, trascurando le perdite del circuito:
in cui:
r
Cs 1
Icp = Vc0 ω=√ .
Ls Ls Cs
Se il valore di picco, Icp , della corrente ic è maggiore della corrente Iu , assorbita dal carico,
nell’istante t = t1 , essendo:
q
Iu Ls
arcsin Vc0 Cs
t1 = t0 + ,
ω
la corrente ic diventa uguale ad Iu ; in tale istante, pertanto, la corrente ip1 che attraversa RCp1 ,
si annulla ed inizia a condurre il Diodo D1 . La conduzione di D1 prosegue fino all’istante t = t2
in cui la corrente ic diventa nuovamente pari ad Iu :
q
Iu Ls
π − arcsin Vc0 Cs
t2 = t0 + .
ω
180 Capitolo 9. Convertitori c.c.-c.a.
Se la durata tr :
q !
π − 2 arcsin Iu Ls r
Vc0 Cs p Iu Ls
tr = t2 − t1 = = 2 Ls Cs arccos ,
ω Vc0 Cs
dell’intervallo dei tempo durante il quale il Diodo conduce è maggiore del tempo di spegnimento
quasi statico di RCp1 , nell’istante t = t2 il Tiristore RCp1 ha riacquistato la proprietà di blocco
diretto per cui sia D1 che RCp1 risultano interdetti.
Nell’istante t = t2 la tensione vc è pari a:
r
2 − Ls 2
vc (t2 ) = Vc2 = Vc0 cos [ω (t2 − t0 )] = − Vc0 I . (9.4)
Cs u
Se, come normalmente avviene nel funzionamento a regime permanente, Vc2 risulta, in
valore assoluto, maggiore di Ea , nell’istante t = t2 inizia a condurre il Diodo D2 . Per t > t2 la
parte di circuito interessata alla conduzione risulta, allora, quella riportata nella fig. 9.14.
RCa1 RCp1 D1
+
vc
Ls ic
Ea
Cs iu
RCa2 RCp2 D2
id2
in cui:
r ! r
Iu Ls Cs
ϕ2 = arctan B= Iu2 + (Ea + Vc2 )2 .
Ea + Vc2 Cs Ls
la corrente ic si annulla ed RCa1 si spegne. In tale istante tutta la corrente di carico circola
nel Diodo D2 , il quale continua a condurre fino a quando la corrente di carico non cambia di
segno.
Nella fig. 9.15 sono riportati gli andamenti delle tensioni sul condensatore e sul carico e
delle correnti nel condensatore, nel Tiristore principale e nei Diodi D1 e D2 , in corrispondenza
allo spegnimento di RCp1 .
vc
Vc 0
Vc 1
t0 t1 t2 t3 t
Vc 2
Vc 3
vu
Ea
t
ic
I0
t
ip
I0
t
iD1
t
iD2
e rimane a tale valore fino a quando, dopo avere acceso RCp2 , non si procede al suo spegni-
mento.
È facile constatare che, qualsiasi sia il valore della corrente di carico, il valore assoluto di Vc3 ,
fornito dall’eq. (9.7), risulta maggiore di Vc0 . In assenza di perdite, quindi, il valore assoluto
della tensione applicata al condensatore di commutazione aumenterebbe ad ogni commutazione.
Pertanto il valore della tensione applicata al condensatore durante il funzionamento a regime
permanente non può essere determinato, se non si prendono in considerazione anche le perdite
presenti nel circuito di commutazione, e risulta fortemente influenzato da queste ultime.
Il valore di Vc0 è notevolmente influenzato anche dal valore assunto dalla corrente di carico,
aumentando con essa. Tale dipendenza può risultare utile, quando l’inverter funziona ad onda
quadra con un carico costante o lentamente variabile; infatti, in queste condizioni operative,
la corrente di carico assume, ad ogni commutazione, praticamente lo stesso valore assoluto
con una alternanza di segno. La stessa caratteristica risulta, invece, dannosa in presenza di
modulazione, in quanto, come visto, in questo tipo di funzionamento ad una commutazione di
tipo induttivo di un Tiristore segue una commutazione di tipo capacitivo dell’altro Tiristore e
viceversa. In presenza di modulazione risulta, quindi, conveniente rendere praticamente trascu-
rabile la dipendenza del valore di Vc0 dall’entità della corrente di carico; a tale scopo si può
procedere ad una opportuna scelta della durata tg dell’intervallo di tempo che intercorre tra
l’accensione del Tiristore ausiliario e la successiva accensione dell’altro Tiristore principale.
Infatti, scegliendo tg pari alla durata che l’intervallo di tempo t2 − t0 assume in corrispon-
denza alla massima corrente di carico Iu max , e cioè:
" r !#
Iu max Ls p
tg = π − arcsin Ls Cs , (9.8)
Vc0 Cs
L C
750µH 150µF
Cs Ls
0
90 140 tg (µs)
ic
I0
t0 t1 t2 t0+tg t
(a) Iu = Iu max
ic
I0
t0 t1 t2 t0+tg t
Un secondo circuito che, con una opportuna modalità di commutazione, permette di otte-
nere andamenti della tensione e della corrente di commutazione praticamente indipendenti dalle
perdite e dalla corrente di carico è quello riportato nella fig. 9.19. In tale circuito i due rad-
drizzatori ausiliari sono collegati in antiparallelo. Pertanto, a differenza dal circuito precedente,
l’accensione di un Tiristore ausiliario non provoca un rapido incremento della tensione applicata
all’altro Tiristore ausiliario; non è, quindi, necessario che il Tiristore ausiliario che stava con-
ducendo abbia acquistato la proprietà di blocco diretto prima di poter procedere all’accensione
dell’altro Tiristore ausiliario.
9.1. Inverter realizzati con interruttori statici 185
Cs/2
RCp1 D1
+ RCa1
Ls
Ea
iu
vc RCa2 RCp2 D2 vu
Cs/2
L’analisi del comportamento del circuito sarà effettuato impiegando le ipotesi semplificative
e le convenzioni utilizzate per il circuito base. Se, nell’istante in cui viene acceso RCa1 , la
tensione Vc0 = vc (t0 ) è maggiore di Ea , durante la prima fase dello spegnimento la tensione vc
e la corrente ic assumono gli andamenti:
in cui:
r
Cs 1
Icp = (Vc0 − Ea ) ω=√ .
Ls Ls Cs
Se il valore di picco Icp della corrente ic è maggiore della corrente Iu assorbita dal carico,
nell’istante t = t1 , essendo:
r !
p Iu Ls
t1 = t0 + Ls Cs arcsin ,
Vc0 − Ea Cs
la corrente ic diventa uguale ad I0 ; in tale istante, pertanto, la corrente ip1 , che attraversa RCp1 ,
si annulla ed inizia a condurre il Diodo D1 ; quest’ultimo continua a condurre fino all’istante
t = t2 , con:
" r !#
Iu Ls p
t2 = t0 + π − arcsin Ls Cs ,
Vc0 − Ea Cs
durata tr :
" r !#
Iu Ls p
tr = t2 − t1 = π − 2 arcsin Ls Cs =
Vc0 − Ea Cs
r !
p Iu Ls
= 2 Ls Cs arccos
Vc0 − Ea Cs
dell’intervallo dei tempo durante il quale il Diodo conduce sia, per qualsiasi valore della corrente
di carico, maggiore del tempo di spegnimento quasi statico di RCp1 .
Quando la corrente di carico risulta pari al suo valore massimo Iu max , t2 e tr assumono il
loro valori minimi t2 min e tr min :
" r !#
Iu max Ls p
t2 min = t0 + π − arcsin Ls Cs
Vc0 − Ea Cs
r !
p Iu max Ls
tr min = 2 Ls Cs arccos .
Vc0 − Ea Cs
Per t > t2 min , la parte di circuito interessata alla conduzione è allora quella riportata nella
fig. 9.20, con le condizioni iniziali:
Cs /2
ic RCa1 Ls iu
Ea
vc RCp2 D2
Cs /2
Figura 9.20: Parte di circuito interessata alla conduzione per t > t2 min.
essendo:
r !
Iu max Ls Iu max
ϕ2 = arctan = arctan q q
Vc2 Cs Ea Cs
− Cs 2
(Vc0 − Ea ) − Iu2 max
Ls Ls
r
2 Cs
B= Iu2 max + Vc2 .
Ls
la corrente ic si annulla ed RCa1 si apre. In tale istante tutta la corrente assorbita dal carico
circola nel Diodo D2 , il quale continua a condurre fino a quando la corrente di carico non
cambia di segno.
Nell’istante t = t3 , la tensione ai capi del condensatore assume il valore:
r
2 + Ls 2
vc (t3 ) = Vc3 = − Vc2 I (9.15)
Cs u max
e rimane a tale valore fino all’istante t4 , in cui si procede all’accensione di RCa2 per spegnere
RCp2 .
Per t > t4 la corrente ic assume l’andamento:
r
Cs
ic (t) = Vc3 sin [ω (t − t4 )] , (9.16)
Ls
e, affinché abbia, a parte il segno, lo stesso andamento di quello fornito dalla prima delle
equazioni (9.9), è necessario che Vc3 assuma il seguente valore:
Sostituendo nella eq. (9.15) il valore di Vc2 fornito dalla eq. (9.11) ed imponendo la
condizione (9.17) si ottiene infine:
s
Ea2 Ls 2
Vc0 = Ea + + I
4 Cs u max
Ea
Vc2 =
2s
(9.18)
Ea2 Ls 2
Vc3 = − + I
4 Cs u max
s r
E 2 Cs Cs
B= Iu2 max + a = (Vc0 − Ea ) .
4 Ls Ls
Nella fig. 9.21 sono riportati gli andamenti della corrente ic e della tensione vc durante
una commutazione; come messo in evidenza, tali andamenti non dipendono dall’entità della
corrente assorbita dal carico ed, inoltre, risultano influenzati in maniera molto modesta dalle
perdite presenti nel circuito.
ic
I0
t0 t1 t0+tg t
vc
Vc 0
Ea /2
t
-Vc 0 +Ea
Per quanto concerne la scelta dei valori di Cs ed Ls (e quindi della durata dell’intervallo
tg ), si può osservare che, come per il circuito base, anche per questo circuito l’andamento
dell’energia dissipata in funzione di tg presenta un minimo molto piatto; pertanto la scelta
9.2. Inverter a tiristori senza interruttori statici 189
del valore più opportuno di tg deve essere effettuata prendendo in considerazione anche altre
grandezze, quali la durata complessiva dell’intervallo di commutazione, il valore di Vc0 e l’energia
immagazzinata dalla capacità. In generale, un buon compromesso si ottiene scegliendo un valore
di tg leggermente inferiore ad una volta e mezzo il valore del tempo di spegnimento quasi statico
dei Tiristori principali.
Scegliendo tg = 1.5ts ed imponendo che, in corrispondenza alla massima corrente di carico,
tr sia uguale a ts , si ricavano i seguenti valori di Cs , Ls e Vc0 :
4ts Iu max
Cs =
πEa
ts
Ls = (9.19)
πIu max
√ !
2
Vc0 = Ea 1+
2
• inverter parallelo;
• inverter serie;
Ia
C RC 3
RC 1
RC 2 vu=vc RC 4
positiva e pari a Vc0 , se in tale istante si procede alla chiusura di RC2 e RC3 , i due Tiristori
che stavano conducendo si trovano contropolarizzati e si spengono con spegnimento forzato.
Trascurando la caduta di tensione che si verifica sul condensatore a causa della conduzione
inversa di RC1 e RC4 , la parte di circuito interessata alla conduzione fino all’istante t1 =
t0 + T /2, in cui si procede alla nuova accensione di RC1 e RC4 , risulta quella riportata nella
fig. 9.23, con la condizione iniziale vc (t0 ) = Vc0 .
Ia
C RC 3
RC 2 vu=vc
al prodotto RC.
Nell’istante t = t1 , in cui vengono accesi i due Tiristori RC1 e RC4 , la tensione vc è, quindi,
pari a:
T
vc (t1 ) = Vc1 = Vc0 − (RIa + Vc0 ) 1 − e− 2τ (9.21)
e, come si vedrà in seguito, risulta negativa. L’accensione di RC1 e RC4 provoca, quindi, lo
spegnimento forzato di RC2 e RC3 e, nel successivo intervallo di tempo, il funzionamento del
circuito risulta analogo a quello descritto.
Se le coppie di Tiristori vengono accese, ogni T /2, con un periodo di ripetizione pari a T ,
la tensione applicata al carico risulta di tipo alternativo; pertanto, nel funzionamento a regime
permanente, deve risultare:
1−ε
Vc0 = RIa , (9.23)
1+ε
essendo:
T
ε = e− 2RC . (9.24)
Come illustrato nella fig. 9.25, l’alimentazione con una corrente pressoché costante può,
anche, essere ottenuta, se si dispone di una sorgente a tensione costante, inserendo, in serie alla
alimentazione, una induttanza Ls , di valore tale da rendere praticamente trascurabile l’ondula-
zione della corrente assorbita. In questo caso, però, l’intensità della corrente di alimentazione
non è definita a priori, ma dipende sia dall’ampiezza Ea della tensione di alimentazione sia dalle
condizioni operative dell’inverter.
Per determinare il valore di Ia , si può considerare che l’andamento della tensione vl , ap-
plicata all’induttanza, si ripete ad ogni semiperiodo. Pertanto, affinché il valore medio della
corrente Ia si mantenga costante nei vari semiperiodi, l’integrale di vl , esteso tra t0 e t1 , deve
risultare nullo, cioè:
Z t1 Z t1
vl (t)dt = [Ea + vc (t)] dt = 0. (9.25)
t0 t0
192 Capitolo 9. Convertitori c.c.-c.a.
vu
RIa
T/2
T t
-RIa
(a) tensione di uscita
vR C 1
RIa
T
T/2 t
-RIa
Ls Ia
C RC3
RC1
R
Ea
RC2 vu=vc RC4
T
RC (RIa + Vc0 ) (1 − ε) = (RIa − Ea ) ,
2
Ea
R + 2CV
T
c0
(1 − ε)
Ia = 2τ . (9.26)
1 − T (1 − ε)
9.2. Inverter a tiristori senza interruttori statici 193
Ea (1 − ε)
Vc0 =
1 + ε − 4τ
T (1 − ε)
Ea (9.27)
Ia = .
(1−ε)
R 1 − 4τT (1+ε)
Nella fig. 9.26 è riportato l’andamento della tensione applicata al carico per vari valori
del rapporto T /τ . Dalla figura si rileva che tale andamento risulta fortemente influenzato dal
rapporto T /τ , e, quindi, dal valore del carico. Questa dipendenza diventa ancora più accentuata
quando il carico presenta, oltre alla resistenza R, anche una induttanza.
vu τ = T/12 τ = T/6
Ea
τ = T/24
T
T/2 t
-Ea
Per ovviare a tale inconveniente si può, come riportato nella fig. 9.27, ricorrere all’inserzione
di due Diodi, D1 e D2 , tra i terminali del carico e la sorgente di alimentazione. La presenza
dei Diodi D1 e D2 impedisce che il condensatore possa caricarsi ad una tensione maggiore di
quella di alimentazione e, pertanto, limita la tensione applicata al carico tra +Ea e −Ea .
Quando si impiega la modifica descritta, vengono in genere utilizzati, a parità di potenza
erogata al carico, valori di Ls e C molto minori di quelli del circuito precedente e la forma
d’onda della tensione applicata al carico risulta pressoché rettangolare e largamente indipendente
dall’entità e dalla natura del carico stesso. Per contro, l’intensità della corrente che circola nei
Diodi risulta alquanto elevata, specialmente quando la resistenza di carico è molto grande.
Nelle applicazioni che, per adattare il livello della tensione e/o per realizzare un isolamento
galvanico, prevedono una alimentazione del carico mediante un trasformatore, si preferisce, in
genere, impiegare, invece di una struttura a ponte, una struttura a push-pull con trasformatore
a presa centrale. Tale struttura, infatti, permette di dimezzare il numero di Tiristori impiegati;
per contro essa comporta un incremento sia del dimensionamento del trasformatore sia dei
problemi connessi alla dissimmetria della forma d’onda. Nella fig. 9.28 è riportato il circuito
base di tale tipo di inverter nel caso di alimentazione a corrente costante. Per quanto concerne
194 Capitolo 9. Convertitori c.c.-c.a.
Ls
D1 D2
Ea C RC3
RC1
il suo comportamento, si può osservare che questo risulta analogo a quello già illustrato con le
seguenti differenze:
2
• il valore della costante di tempo τ è pari a 4RC nn21 ;
2
vu
iu
n2
Ia n1 n1
vc
C
RC 1 vRC vRC RC 2
1 2
La fig. 9.29, infine, riporta lo schema base della versione a push-pull dell’inverter parallelo
con alimentazione a tensione costante e Diodi di circolazione.
vu
iu
n2
n1 n1
C
RC 1 RC 2
Ea
D1 Ls D2
RC1
iu L
Ea
C vc
RC2
vu
essendo:
√
R 4LC − R2 C 2
α= ω= .
2L 2LC
Ea − Vc0
A1 = . (9.29)
ωL
Nell’istante t = t1 , con:
π LC
t1 = t0 + = t0 + 2π √ , (9.30)
ω 4LC − R2 C 2
La corrente iu rimane nulla fino a quando si procede all’accensione di RC2 ; durante questo
intervallo di tempo la tensione applicata al condensatore risulta pari a:
απ
vc (t1 ) = Vc1 = Ea + (Ea − Vc0 ) e− ω . (9.31)
in cui ω conserva il valore già definito ed A2 può essere calcolato in base alle nuove condizioni
iniziali:
ottenendo:
Vc1
A2 = − . (9.33)
ωL
Nell’istante t = t3 , con:
π
t3 = t2 + , (9.34)
ω
απ
vc (t3 ) = Vc3 = −Vc1 e− ω (9.35)
e RC2 si spegne.
εEa Ea
Vc0 = − Vc1 = , (9.36)
(1 − ε) (1 − ε)
essendo:
απ
ε = e− ω .
Ea
A1 = A2 = −A1 . (9.37)
(1 − ε) ωL
La corrente iu fornita al carico assume, pertanto, l’andamento illustrato nella fig. 9.31, in
cui le due alternanze, positiva e negativa, presentano lo stesso andamento.
198 Capitolo 9. Convertitori c.c.-c.a.
iu
T/2 T/2 + π /ω
π/ω T t
Quando la resistenza del carico è molto più piccola del valore critico:
r
L
R2 , (9.38)
C
απ απ
ε = e− ω '1− . (9.39)
ω
L’ampiezza delle alternanze della corrente fornita al carico può, quindi, venire approssimata
come:
Ea 2Ea
A1 ' = . (9.40)
απL πR
2π
k= ,
ωT
si ottiene quindi:
r
2Ea k
Vu eff ' . (9.42)
π 2
9.2. Inverter a tiristori senza interruttori statici 199
Il circuito base dell’inverter serie riportato nella fig. 9.30 può subire varie modifiche, atte a
migliorarne alcune caratteristiche; verranno in seguito illustrate solo quelle più significative.
Come mostrato nella fig. 9.32, una prima modifica consiste nel sostituire all’induttanza
L due induttanze, di eguale valore, mutuamente accoppiate tra loro. Il principale vantaggio
offerto da tale modifica consiste in una elevata riduzione del valore del di/dt che si presenta
in caso di accensione di un Tiristore mentre l’altro si trova in conduzione. Ciò rende possibile
l’intervento di una protezione passiva (fusibile o interruttore extra rapido).
RC1
Ea L
C
L
RC2
.
RC1
Ea L C/2
L C/2
RC2
.
RC1
D1
Ea L C/2
L C/2
RC2 D2
iu
t0 t0 +tx t0+T/2 t
base, mentre nell’intervallo (t0 + tx , t0 + T /2) l’andamento è di tipo esponenziale, con una
costante di tempo pari ad L/R.
Anche impiegando un inverter serie l’accoppiamento con il carico può essere effettuato
mediante un trasformatore. Come mostrato nel circuito base di fig. 9.36, in questo caso il
condensatore viene posto sul lato secondario del trasformatore mentre si utilizza, come indut-
tanza, quella di dispersione del trasformatore. Qualora quest’ultima non sia sufficiente occorre
aggiungere una ulteriore induttanza in serie al carico:
Ea RC1 RC2
Ea /2 RC1
vu D1
L1 ic C/2
iu L2 C/2
Ea /2 D2
RC2
Ea
vu (t0 ) = iu (t0 ) = Iu .
2
ic (t) = A sin [ω (t − t0 ) + ϕ]
r (9.43)
L Ea
vu (t) = A cos [ω (t − t0 ) + ϕ] − ,
C 2
essendo:
1
ω=√ .
LC
Ea
ic (t0 ) = 2Iu vu (t0 ) = ,
2
9.2. Inverter a tiristori senza interruttori statici 203
si ricava:
r r !
C 2Iu L
A= 4Iu2 + Ea2 ϕ = arctan .
L Ea C
e rimane negativa per tutto l’intervallo di tempo (t0 , t0 + tr ) durante il quale la tensione vu
permane positiva.
Nell’istante t = t0 + tr si ha:
r
L Ea
vu (t0 + tr ) = A cos (ωtr + ϕ) − = 0, (9.45)
C 2
da cui si ricava:
1 √
tr = arccos q − ϕ LC. (9.46)
LIu2
2 1+ CEa2
Indicato Iu max il valore massimo della corrente assorbita dal carico, al variare della cor-
rente Iu tra 0 e Iu max la durata tr dell’intervallo di tempo, durante il quale RC1 rimane
contropolarizzato, varia tra i due valori estremi, tr1 e tr2 , essendo:
π√
tr1 = LC
3
r !
1 2Iu max L √ (9.47)
tr2 = arccos q − arctan LC.
2 1 + LICE
2
u max Ea C
2
a
√
Nell’istante t = t1 = t0 + π2 − ϕ LC la tensione vu diventa pari a −Ea /2 mentre la
corrente i2 che circola nel Tiristore RC2 risulta pari a:
viene lentamente dissipata in RC2 , nel Diodo D2 e nelle resistenze parassite di L2 e dei
collegamenti.
È facile verificare che, al variare della corrente di carico, l’energia E0 ha un andamento
204 Capitolo 9. Convertitori c.c.-c.a.
E0
½CEa2
I0
simile a quello riportato nella fig. 9.38. Un possibile criterio secondo cui effettuare la scelta dei
valori da assegnare ad L e a C consiste nell’imporre che il massimo valore dell’energia E0 , al
variare di Iu da 0 ad Iu max , risulti minimo. Sulla base dell’andamento di E0 riportato nella fig.
9.38, è intuitivo ricavare che tale condizione è soddisfatta quando i valori di E0 corrispondenti
alle due situazioni estreme risultano uguali tra loro. Quest’ultima condizione può essere espressa
mediante la seguente equazione:
L C
(A − Iu max )2 = Ea2 , (9.50)
2 2
L E2
=4 2 a . (9.51)
C Iu max
Assumendo tale valore del rapporto L/C, la durata minima dell’intervallo di tempo durante
il quale RC1 risulta contropolarizzato diventa:
4 √ √
tr2 = arccos (0.3) − arctan LC ' 0.338 LC. (9.52)
3
Indicato con ts il tempo di spegnimento dei due Tiristori, occorre allora scegliere L e C in
modo tale che:
√ ts
LC ≥ ' 2.96ts . (9.53)
0.338
Imponendo, infine, la condizione (9.51) sul rapporto tra L e C, si ricavano le seguenti due
condizioni:
3 2.96Iu max
C≥ ts
2 Ea
(9.54)
2 2.96Ea
L≥ ts .
3 Iu max
Il ramo dell’inverter a spegnimento complementare riportato nella fig. 9.37 può essere
utilizzato, oltre che in un inverter a semiponte, anche per realizzare un inverter a ponte, come
9.3. Inverter trifase 205
RC 1 RC3
Ea /2
Ea /2
RC 2 RC4
Ea /2 L1
vu
C2
L2
C1
Ea /2
Ea /2
vu
Ea /2
+E a
v1 v2 v3
vc vf 1 vf 2 v f3
v1 + v2 + v3
vc = ,
3
riferite alla massa dell’inverter, quando ogni ramo del ponte funziona ad onda quadra
e la sequenza ciclica è 1, 2, 3. Nella stessa figura sono anche riportati gli andamenti
delle tre tensioni concatenate (v12 , v23 e v31 ) e delle tre tensioni di fase (v1f , v2f e
v3f ), riferite al centro stella.
Come si può constatare, mentre le tensioni fornite dalle singole fasi dell’inverter
sono simmetriche rispetto ad Ea /2, le tensioni stellate e quelle concatenate sono,
invece, simmetriche rispetto allo zero. Eseguendo un’analisi armonica si può, inoltre,
rilevare che sia le tensioni stellate che quelle concatenate sono prive di armoniche di
ordine tre o multiplo di tre.
v1
Ea
0 t
0 T
v2
t
v3
t
vc
2/3 E a
1/3 E a
t
v12
Ea
-E a
v23
v31
v1f
2/3 Ea
1/3 Ea
t
v 2f
v3 f
0 T t
Inverter parallelo. Come nel caso monofase, l’inverter parallelo è raramente utilizzato con
una alimentazione a tensione impressa mentre il suo impiego tipico è quello con alimentazione
a corrente impressa; nel seguito, pertanto, si farà riferimento solo a tale tipo di alimentazione.
A differenza di quanto avviene per gli inverter a tensione impressa, che possono impiegare
differenti strutture, l’inverter parallelo viene realizzato esclusivamente con la struttura di potenza
illustrata nella fig. 9.43. In essa compaiono 6 Tiristori, che, seguendo l’ordine di accensione,
sono indicati come RC1 ÷ RC6 , 6 Diodi, D1 ÷ D6 , e 6 condensatori, C1 ÷ C6 .
Ia
C1 C5 C3
va D1 vc5 D3 D5
i1
i2
i3
D4 vc6 D6 v c2 D2
C6 C4 C2
i1
Ia
-Ia
i2
Ia
-Ia
i3
Ia
-Ia
no, oltre che in quelle già utilizzate per la descrizione del comportamento dell’inverter parallelo
monofase e cioè idealizzazione del comportamento dei semiconduttori e approssimazione della
corrente di alimentazione con il suo valore medio, in una descrizione approssimata del compor-
tamento del carico e nel considerare, tra le possibili situazioni che si possono verificare durante
la commutazione, solo quella più semplice.
Per quanto concerne l’ipotesi sul carico, si supporrà che il suo comportamento possa essere
descritto, con sufficiente accuratezza, mediante un modello semplificato costituito da tre forze
elettromotrici sinusoidali di ampiezza Ec , connesse a stella e sfasate tra loro di un terzo di
periodo, con in serie una induttanza di valore pari a Lc . Per quanto concerne, invece, l’ipote-
si relativa al funzionamento del convertitore, si supporrà che le commutazioni non presentino
sovrapposizioni (cioè che una commutazione sia completamente terminata prima che inizia la
successiva) e che non intervengano conduzioni di altri diodi, oltre a quelli interessati alla com-
mutazione (condizione di commutazione semplice). Tali ipotesi possono non essere verificate se
il valore delle capacità di commutazione è troppo elevato; è comunque possibile determinare, in
dipendenza dal tipo di carico, un valore limite delle capacità al di sotto del quale la condizione
di commutazione semplice risulta sempre garantita.
Nelle ipotesi precedentemente menzionate, la commutazione della corrente da un ramo
all’altro dell’inverter avviene in tre passi successivi. Nel primo passo, che inizia con la chiusura
di un Tiristore, il Tiristore connesso allo stesso lato dell’alimentazione di quello appena acceso
viene interdetto, con spegnimento forzato, ma la corrente continua a fluire nel Diodo e nella
fase del carico che erano interessati alla conduzione prima dell’inizio della commutazione. Nel
secondo passo inizia a condurre anche il Diodo omonimo del Tiristore appena acceso e la
corrente circola in tutte e tre le fasi del carico. Nel terzo passo, infine, anche il Diodo omonimo
del Tiristore appena spento smette di condurre e la conduzione interessa nuovamente due sole
9.3. Inverter trifase 211
Ia
C1 C5 C3
va D1 vc5 D3 D5
i1
i2
i3
D4 vc6 D6 v c2 D2
C6 C4 C2
Per quanto concerne il carico, indicata con ϕ la fase della forza elettromotrice e2 nell’istante
t = t0 , le tre forze elettromotrici hanno il seguente andamento:
2π
e1 (t) = Ec sin ω (t − t0 ) + ϕ +
3
e2 (t) = Ec sin [ω (t − t0 ) + ϕ] (9.55)
2π
e3 (t) = Ec sin ω (t − t0 ) + ϕ − ,
3
fig. 9.46, che evidenzia la conduzione dei Tiristori RC3 ed RC2 e dei i Diodi D1 e D2 . In
tale situazione il condensatore C1 è connesso in parallelo alla serie dei condensatori C3 e C5 ;
pertanto la corrente che attraversa C1 risulta pari a 2Ia /3 mentre quella che attraversa C3 e
C5 è pari a Ia /3.
Ia
C1 C5 C3
va D1 vc5 D3 D5
i1
i2
i3
D4 vc6 D6 v c2 D2
C6 C4 C2
Indicati con V0 e Vx i valori assunti dalle tensioni vc1 e vc3 nell’istante t = t0 , per t > t0 si
ha:
2Ia (t − t0 )
vc1 (t) = V0 −
3C
Ia (t − t0 )
vc3 (t) = Vx + (9.56)
3C
Ia (t − t0 )
vc5 (t) = − (vc1 (t) + vc3 (t)) = −V0 − Vx + .
3C
La situazione di conduzione illustrata nella fig. 9.46 rimane valida, se, come ipotizzato,
nessun altro Diodo, oltre a D1 , D2 e D3 , entra in conduzione, fino all’istante t = t2 , in
cui la tensione vd3 , applicata tra l’anodo ed il catodo del Diodo D3 , diventa positiva. Con
la schematizzazione del carico precedentemente descritta, la tensione vd3 assume il seguente
9.3. Inverter trifase 213
andamento:
L’eq. (9.58) può essere risolta in maniera approssimata, se la durata τ1 del primo intervallo
di commutazione risulta molto piccola rispetto al periodo della tensione di uscita in modo tale
da poter supporre che:
Con tale ipotesi, l’eq. (9.58) può venire semplificata nella seguente forma:
√ 5π 5π 2Ia τ1
3Ec ωτ1 cos ϕ + + sin ϕ + + ' V0 ,
6 6 3C
L’espressione (9.59) può venire ulteriormente semplificata, nel caso in cui la durata τ1 sia
così piccola, rispetto al periodo, da rendere trascurabile il termine ωτ1 rispetto all’unità; in tale
situazione si ottiene:
√ √
2V0 + 3Ec 3 sin ϕ − cos ϕ
τ1 ' 3C . (9.60)
4Ia
conduzione risulta, quindi, quello illustrato nella fig. 9.47 con le seguenti condizioni iniziali:
essendo:
Ia τ1
∆V1 = .
3C
Ia
C1 C5 C3
va D1 vc5 D3 D5
i1
i2
i3
D4 vc6 D6 v c2 D2
C6 C4 C2
Anche nel circuito illustrato nella fig. 9.47 il condensatore C1 è connesso in parallelo alla
serie dei condensatori C3 e C5 ; pertanto la corrente che attraversa C1 risulta pari a 2i1 /3
mentre quella che attraversa C3 e C5 è pari a i1 /3. Il comportamento del circuito può, quindi,
9.3. Inverter trifase 215
1
ωn = √ , (9.63)
3LC
In tale ipotesi, infatti, le derivate delle forze elettromotrici e1 ed e2 possono essere trascurate
rispetto a quella di vc1 ; pertanto la derivata seconda di i1 (t) può essere approssimata come:
si ottiene:
A = Ia ϕ1 = 0
e, quindi:
La situazione di conduzione rappresentata nella fig. 9.47 rimane valida fino all’istante t = t2
in cui la corrente i1 si annulla. Dall’espressione (9.67) di i1 , si ottiene che la durata τ2 del
secondo intervallo di commutazione risulta pari a:
√
π π 3LC
τ2 = t 2 − t 1 = = . (9.68)
2ωn 2
216 Capitolo 9. Convertitori c.c.-c.a.
i1 (t2 ) = 0
(9.69)
i2 (t2 ) = Ia ,
in cui ∆V2 è pari all’integrale della corrente i1 (t), esteso tra t1 e t2 , diviso per 3C e può essere
approssimato come:
Z t2
1 Ia
∆V2 ' Ia cos [ωn (t − t1 )]dt = . (9.71)
3C t1 3Cωn
Ia
C1 C5 C3
va D1 vc5 D3 D5
i1
i2
i3
D4 vc6 D6 v c2 D2
C6 C4 C2
Figura 9.48: Circuito interessato alla conduzione alla fine della commutazione.
Durante questa terza fase e quelle corrispondenti alla successiva commutazione da RC2 a
RC4 , le tensioni applicate ai condensatori C1 , C3 e C5 rimangono costanti; pertanto, affinché
9.3. Inverter trifase 217
la commutazione da RC3 a RC5 avvenga in maniera analoga a quella illustrata, occorre che
siano soddisfatte le seguenti condizioni di periodicità:
Sostituendo nelle (9.72) i valori di vc1 (t2 ), vc3 (t2 ) e vc5 (t2 ) forniti dalle (9.70), si ottengono
le seguenti tre condizioni:
Vx = 0
√ (9.74)
τ1 + 3LC
V0 = ∆V1 + ∆V2 = Ia .
3C
La tensione V0 , che, come si vedrà in seguito, rappresenta anche il valore massimo della
tensione diretta ed inversa applicate ai Tiristori, aumenta al diminuire di C e risulta, in genere,
alquanto più elevata della forza elettromotrice del carico; valori di tensione ancora più elevati
vengono applicati ai Diodi. L’insorgere di valori così elevati di tensione sui componenti rap-
presenta il maggiore problema connesso all’impiego dell’inverter parallelo trifase; per contro la
durata tr dell’intervallo di tempo durante il quale i Tiristori risultano contropolarizzati, dopo
218 Capitolo 9. Convertitori c.c.-c.a.
il loro spegnimento, è in generale alquanto elevata tanto che, molto spesso, negli inverter di
media potenza è possibile impiegare Tiristori lenti.
Per determinare il valore della tensione applicata ai semiconduttori di potenza che si trovano
interdetti durante l’intervallo di commutazione, è necessario effettuare una preventiva determi-
nazione delle tensioni vc2 , vc4 e vc6 , applicate ai tre condensatori C2 , C4 e C6 della sezione
inferiore del ponte, che, come già messo in evidenza, nel caso di commutazione semplice ri-
mangono costanti durante la commutazione della sezione superiore. A causa della simmetria
del circuito, affinché la commutazione da RC2 a RC4 avvenga in maniera analoga a quella
descritta, occorre che durante la commutazione da RC1 a RC3 le tensioni vc2 , vc4 e vc6 siano
legate a vc1 (t0 ), vc3 (t0 ) e vc5 (t0 ) dalle seguenti relazioni di simmetria:
Durante l’intervallo (t0 , t1 ) le tensioni applicate alle tre fasi del carico risultano uguali alle
tre forze elettromotrici e1 , e2 ed e3 mentre la tensione va , applicata ai morsetti di alimentazione
dell’inverter, risulta pari a:
Dalla espressione di vRC1 fornita delle (9.80) si ricava che, se, come normalmente avviene,
l’istante tx in cui la tensione vRC1 si annulla è minore di t1 , la durata tr dell’intervallo di tempo
durante il quale RC1 rimane contropolarizzato è pari a:
3CV0
tr = . (9.81)
2Ia
La tensione vd5 aumenta velocemente a causa del termine Ia t−t 3C ; affinché vd5 rimanga
0
negativa in tutto l’intervallo è quindi sufficiente che essa risulti negativa per t = t1 . In tale
istante si ha:
√ Ia τ1
vd5 (t1 ) = 3Ec cos (ωτ1 + ϕ) − V0 + ; (9.83)
3C
√ Ia τ1
V0 > 3Ec cos (ωτ1 + ϕ) + . (9.84)
3C
Dalle eq. (9.87) si ricava che, quando la condizione (9.82) è rispettata, il Diodo D4 rimane
certamente interdetto; affinché anche i Diodi D5 e D6 rimangano interdetti occorre, invece
che siano soddisfatte, per ogni valore di t compreso nell’intervallo (t1 , t1 + τ2 ), le seguenti due
condizioni:
√ I a τ1
V0 > 3Ec cos [ω (t − t0 ) + ϕ] +
3C r
h (9.88)
√ πi L
V0 > 3Ec sin ω (t − t0 ) + ϕ + + Ia sin [ωn (t − t1 )] .
6 3C
√ Ia τ1
V0 > 3Ec + . (9.89)
3C
Sostituendo quindi nella disequazione (9.89) il valore di V0 fornito dalla (9.74), è possibile
ricavare la seguente condizione sul valore della capacità che assicura la non accensione dei Diodi
D4 , D5 e D6 :
LIa2
C< . (9.90)
9Ec2
9.3. Inverter trifase 221
Affinché non si abbia sovrapposizione è infine necessario che la somma delle durate τ1 e τ2
sia minore di T /6.
Nella fig. 9.49 sono riportati due tipici andamenti delle tensioni applicate ai Tiristori ed ai
Diodi durante un periodo di funzionamento. Come si può rilevare la massima tensione diretta
ed inversa applicata ai Tiristori è pari a V0 mentre la massima tensione inversa applicata ai
Diodi è circa pari a 2V0 .
vRC1
V0
t0 t 0+T
t2 t0+T/3 t 0+2T/3 t
-V0
vD1
t 0+T
t0 t
Si può infine osservare che le condizioni di non sovrapposizione e di non conduzione dei Dio-
di D4 , D5 e D6 permettono di effettuare un’analisi semplificata del comportamento del circuito
durante la commutazione, ma non risultano essenziali per garantire un buon funzionamento del-
l’inverter. In molti casi, infatti, per ridurre il dimensionamento in tensione dei semiconduttori di
potenza risulta conveniente non rispettare queste limitazioni; in tal caso, però, per assicurare un
corretto funzionamento dell’inverter è necessario procedere ad una analisi approfondita del suo
comportamento, che risulta difficilmente effettuabile senza l’ausilio di un opportuno programma
di simulazione.
dei Tiristori dell’inverter in modo tale da rendere minimo il numero degli interventi del circuito
di spegnimento.
A titolo di esempio, nella fig. 9.50 è illustrato lo schema di principio di un ramo di un
inverter a ponte con spegnimento multiplo e del circuito che effettua lo spegnimento dei Ti-
ristori principali. Il circuito di spegnimento è sostanzialmente analogo a quello impiegato per
lo spegnimento forzato di un interruttore statico; nel caso in esame, però, esso deve essere
dimensionato in modo da poter effettuare lo spegnimento di tutti i Tiristori collegati alla stessa
linea di alimentazione. Le due induttanze LS1 e LS2 hanno lo scopo sia di limitare a valori
accettabili il di/dt applicato ai Tiristori sia di consentire che la controtensione possa essere
applicata per un tempo sufficiente allo spegnimento. Per evitare l’insorgere di sovratensioni
dovute a tali induttanze è, inoltre, necessario inserire, in parallelo a ciascuna di esse, un Diodo
(DS1 e DS2 ) posto in modo tale da garantire che le correnti assorbite dai Tiristori principali
transitino attraverso le induttanze stesse.
DS 1
LS 1
LS 2
DS 2
vu
V0
T/2 T t
-Vo
vu
V0
α1 α2 π 2π ωt
-Vo
π−α2 π−α1 π+α1 π+α2 2π−α2 2π−α1
4V0
[1 − 2 cos (3α1 ) + 2 cos (3α2 )] = 0
3π (9.93)
4V0
[1 − 2 cos (5α1 ) + 2 cos (5α2 )] = 0.
5π
Dalle eq. (9.93) è possibile ricavare che la terza e la quinta armonica risultano
praticamente nulle se gli angoli α1 e α2 sono scelti pari a:
Sostituendo tali valori nella eq. (9.92), si ricavano le ampiezze delle armoniche
riportate nella tab. 9.1. La tabella presenta:
Dalla tabella si può rilevare che l’eliminazione della terza e della quinta armo-
nica comporta una riduzione dell’ampiezza della prima armonica e un incremento
delle ampiezze delle armoniche di ordine superiore. Tale incremento risulta del tutto
ragionevole se si pensa che l’onda modulata conserva lo stesso valore efficace del-
l’onda quadra e, pertanto, essendosi ridotte le ampiezze della prima, della terza e
9.4. Riduzione del contenuto armonico della tensione di uscita 225
della quinta armonica, il valore efficace dell’insieme delle altre armoniche risulta
certamente più elevato.
Come già messo in evidenza nel caso di funzionamento ad onda quadra, quando si
impiega un inverter trifase, purché le forme d’onda fornite dalle tre fasi dell’inverter
abbiano lo stesso andamento temporale e siano sfasate tra loro di un terzo di periodo,
le tensioni stellate e concatenate applicate al carico non presentano armoniche di
ordine tre o multiplo di tre; risulta allora conveniente scegliere gli angoli α1 e α2 in
modo tale da eliminare la quinta e la settima armonica. Impiegando un procedimento
analogo a quello precedente, si ricavano i seguenti valori di α1 e α2 :
Sostituendo tali valori nella (9.92), si ricavano le ampiezze delle armoniche ri-
portate nella tab. 9.2. Anche in questo caso, ovviamente, l’eliminazione di alcune
armoniche comporta un incremento delle ampiezze delle altre.
Quando si impiega un inverter con uscita a tre livelli (−V0 , 0, V0 ) risulta conve-
niente utilizzare la possibilità di disporre anche della tensione nulla. Introducendo
due commutazioni ausiliarie all’interno di ogni quarto di periodo, si ottiene, pertan-
to, la forma d’onda modulata illustrata nella fig. 9.53; tale forma d’onda presenta
un migliore contenuto armonico, infatti il suo valore efficace è certamente più piccolo
di quello dell’onda quadra.
226 Capitolo 9. Convertitori c.c.-c.a.
vu
V0
α1 α2 π−α2 π−α1 π 2π ωt
-Vo
π+α1 π+α2 2π−α2 2π−α1
Per la forma d’onda a tre livelli l’ampiezza dell’i-esima armonica risulta pari a:
Z Z π
4 α1 4 2
Ai = V0 sin (iωt) d (ωt) + V0 sin (iωt) d (ωt) =
π 0 π α2 (9.96)
4V0
= [1 − cos (iα1 ) + cos (iα2 )] .
πi
4V0
[1 − cos (3α1 ) + cos (3α2 )] = 0
3π (9.97)
4V0
[1 − cos (5α1 ) + cos (5α2 )] = 0.
5π
in maniera qualitativa degli effetti delle armoniche (ad esempio somma dei quadrati
delle ampiezze delle singole armoniche divise per il prodotto tra l’ordine dell’armo-
nica e l’ampiezza della prima armonica) oppure considerando l’influenza che ogni
armonica presenta sul comportamento del carico.
Adottando la prima soluzione, che consente di minimizzare il valore efficace del
contenuto armonico della corrente di uscita se il carico ha un comportamento pre-
valentemente induttivo, è possibile ricavare una espressione analitica dell’indice di
qualità; impiegando la seconda, invece, il valore dell’indice di qualità è in genere
ottenibile solo per via numerica.
Per quanto concerne la procedura di ottimizzazione, risulta molto spesso suf-
ficiente anche una procedura basata sul metodo del gradiente, con l’accortezza di
effettuare più prove, partendo da valori iniziali diversi, in modo da evitare di fermarsi
su un minino relativo. Per evitare, inoltre, che alcune delle durate degli interval-
li di conduzione risultino troppo corte e quindi che la forma d’onda ottenuta non
sia realizzabile dalla struttura di potenza, è altresì conveniente imporre, durante
l’ottimizzazione, il rispetto della distanza minima tra due successive commutazioni.
• applicare alla forma d’onda della tensione fornita dall’inverter una opportuna
tecnica di modulazione;
(durata minima degli intervalli di conduzione, perdite dovute alle commutazioni, fre-
quenza massima di commutazione) sia gli effetti che le armoniche comportano per il
carico (maggiori perdite, disturbi sul funzionamento, armoniche di coppia nel caso
di motori elettrici).
• dispositivi a microprocessore.
9.6. Tecniche di modulazione impiegate per variare la tensione di uscita 231
vu
+Ea
v1
v2
Inverter 1 Inverter 2
v1 v1
V0
V0
T/2 T t T/2 T t
-Vo
-Vo
v2 v2
V0 V0
∆t
T/2 T t T/2 T t
-Vo -Vo
vu vu
2V0 2V 0
∆t ∆t ∆t
T/2 T t T/2 T t
-2Vo -2Vo
a) b)
+V0
T1 D1
vm Driver vbe1
+ vu
vc
vp
-
vbe2 T2 D2
Driver
-V 0
La fig. 9.57 riporta un tipico andamento della portante, della modulante, delle
tensioni applicate alle basi dei due Transistor del ramo preso in considerazione e della
tensione fornita dall’inverter. Prima di esaminare in dettaglio il contenuto armonico
della tensione modulata, è conveniente evidenziarne alcune caratteristiche generali,
facilmente determinabili mediante un’analisi qualitativa, in funzione del valore del
rapporto k tra la frequenza della portante e quella della modulante (k = fp /fm ).
Quando k è irrazionale, la forma d’onda modulata non è periodica; il suo spettro
è quindi di tipo continuo e si estende anche nel campo delle frequenze inferiori a
quella della modulante.
Quando k è razionale ma non intero, la forma d’onda modulata è periodica con
un periodo multiplo sia di quello della portante sia di quello della modulante. La
tensione fornita dall’inverter presenta, quindi, subarmoniche rispetto alla modulante
e può avere anche un valore medio diverso da zero (componente continua).
Quando k è intero, la forma d’onda modulata è periodica con un periodo pa-
ri a quello della modulante; essa presenta, pertanto, solo armoniche di pulsazione
multipla di quella della modulante. In questo caso si può effettuare una ulteriore
suddivisione, a seconda che il rapporto k sia pari oppure dispari. Quando k è pari
la tensione modulata non presenta simmetrie all’interno del periodo; tutte le armo-
niche, compresa la componente continua, possono, quindi, essere presenti. Quando
k è dispari, invece, la tensione modulata si ripete ad ogni semiperiodo, cambiata di
segno; pertanto essa non presenta né armoniche pari né componente continua.
234 Capitolo 9. Convertitori c.c.-c.a.
vp
v vm
Vp
ϕ ωm t
vbe1
ωm t
vbe2
ωm t
vu
Vo
ωm t
-Vo
Figura 9.57: Andamenti della portante, della modulante, delle tensioni di base e
della tensione fornita dall’inverter.
essendo:
ωm la pulsazione della modulante (ωm = 2πfm ),
ωp la pulsazione della portante (ωp = 2πfp ),
m il rapporto tra Vp e Vm (m = Vm /Vp ),
ϕ la fase della modulante nell’istante t = 0,
Z (r, q, m) una funzione che vale:
0 se r + q pari
Z (r, q, m) =
J rπm
se r + q dispari
q 2
• per ogni gruppo, l’ampiezza dell’armonica con pulsazione rωp − qωm è identica
a quella dell’armonica con pulsazione rωp + qωm ;
• l’ampiezza dei termini non nulli di ogni gruppo diminuisce al crescere di q; per
ogni gruppo è quindi possibile individuare una banda, centrata attorno a rωp ,
al di fuori della quale le armoniche sono di ampiezza trascurabile;
Ai
0 ωm ωp 2ωp ω
ωp−4ωm ωp +4ωm
∞
X Jpn (pε) h p(n−d)
i
A0 = mV0 1 − (−1) sin (pnϕ) (9.100)
p=1
ε
( ∞ nh
)
X i o
Af = mV0 1+ 1 − (−1)p(n−d) W (p, n, ε, ϕ) (9.101)
p=1
essendo:
πmd
ε= .
2
πmd
J2n−1 (πmd) , (9.103)
2
se n − d è dispari.
Le condizioni (9.102) e (9.103) sono entrambe soddisfatte, per ogni valore di m
compreso tra 0 ed 1, quando k è maggiore o uguale a 9.
Le espressioni delle ampiezze delle altre armoniche risultano alquanto complesse.
Una notevole semplificazione si ha quando k è intero; in questo caso, infatti, sono
presenti solo armoniche con frequenza multipla di fm e le relative ampiezze risultano
pari a:
X∞ h i
|An | = mV0 1 − (−1)n+p(k−1) R (p, k, n, ε, ϕ) (9.104)
p=1
in cui:
in cui:
mV per n = 1
0
An0 =
0 per n > 1.
semplificata in:
X∞
4V0 1
|An | ' Jpk−n (pπm/2) e−jpkϕ . (9.106)
π p
p=1
An
2Ea /π n=k
Ea /2
n=1
n=k±2
0 n=k-4
0 0.5 1 m
Figura 9.59: Andamenti delle prime k+2 armoniche al variare del rapporto di
modulazione.
Modulazione a tre livelli. Gli inverter monofase a ponte possono fornire una
tensione a tre livelli (−V0 , 0, +V0 ); per tali inverter risulta, quindi, conveniente uti-
lizzare una diversa tecnica di modulazione, che tragga vantaggio dalla possibilità di
avere tre valori di tensione di uscita. A tale scopo si impiega una diversa struttura
del modulatore, che utilizza due distinti comparatori, uno per ciascun ramo del pon-
te. Esistono essenzialmente tre distinte modalità per pilotare i due comparatori. In
ogni caso l’analisi del contenuto armonico della tensione modulata risulta complesso
e laborioso; ci si limiterà, pertanto, ad una descrizione delle varie possibilità, senza
scendere in dettaglio sul contenuto armonico della tensione fornita dall’inverter.
Una prima tecnica di modulazione a tre livelli, il cui schema di principio è il-
lustrato nella fig. 9.60, utilizza, per entrambi i comparatori, un’unica portante,
triangolare asimmetrica centrata rispetto al valore V2p ; viceversa le due modulanti,
vm1 e vm2 , sono costituite da due sinusoidi, sfasate tra loro di mezzo periodo, con
andamento analogo a quello già descritto per la modulazione a due livelli. Durante
i semiperiodi in cui la modulante vm1 è positiva la modulazione viene applicata ad
un ramo del ponte mentre l’uscita dell’altro ramo viene mantenuta negativa; per-
tanto, con le convenzioni riportate nella fig. 9.60, la tensione fornita dall’inverter è
modulata tra +V0 e 0. Viceversa nell’altro semiperiodo la modulazione è applicata
all’altro ramo del ponte e la tensione fornita dall’inverter è modulata tra −V0 e 0.
+V 0
T1 D1 D3 T3
vm 1 Dr. v be1 vbe3 Dr.
vu
+
vc1
vp
-
v be2 T2 D2 D4 T4 vbe4
Dr. Dr.
vm2
-1 +
vc2
La fig. 9.61 riporta un tipico andamento della portante, delle modulanti e della
tensione fornita dall’inverter quando si impiega la modulazione a tre livelli descritta.
Esaminando la forma ottenuta, si può osservare che le peculiarità evidenziate per
la modulazione a due livelli sono valide anche in questo caso, con la differenza che
per assicurare l’assenza di armoniche pari occorre che il rapporto k, tra fp e fm ,
sia un intero pari anziché dispari. Anche la linearità tra l’ampiezza dell’armonica
fondamentale della tensione di uscita e quella della modulante è rispettata solo se
Vm è minore di Vp .
v v m1 v m2
vp
Vp
ωm t
π 2π
vu
Vo
ωm t
-Vo
Figura 9.61: Forme d’onda relative al primo tipo di modulazione a tre livelli.
+V 0
T1 D1 D3 T3
vm Dr. vbe1 v be3 Dr.
vu
+
vc1
vp1
-
vbe2 T2 D2 D4 T4 v be4
Dr. Dr.
+
vc2
vp2
-
generale si ricorre, come mostrato nella fig.9.63, o a due forme d’onda in opposizione
(vedi fig.9.63(a)) o a a due forme d’onda in fase (vedi fig.9.63(b)).
v vp1 vm v vp1 vm
Vp Vp
π ωm t ωm t
π 2π
v p2 a) vp2 b)
Nel primo caso, la forma d’onda modulata ha lo stesso andamento che si sarebbe
ottenuto adottando il primo tipo di modulazione; viceversa, se si scelgono le portanti
in fase risulta conveniente, al fine di evitare la presenza di armoniche di ordine pari,
scegliere un rapporto k dispari.
La terza tecnica di modulazione a tre livelli utilizza un’unica portante, triangolare
simmetrica, e due modulanti, vm1 e vm2 , in fase tra loro e centrate una rispetto a V2p
e l’altra rispetto a − V2p , come come mostrato nella fig.9.64.
Impiegando questo tipo di modulazione, in genere utilizzata solo quando l’am-
piezza dell’armonica fondamentale è piuttosto modesta, il numero di commutazioni
di ciascun ramo del ponte raddoppia, a parità di fm , rispetto alle due soluzioni
precedenti.
9.6. Tecniche di modulazione impiegate per variare la tensione di uscita 243
+V0
T1 D1 D 3 T3
vm 1 Dr. v be1 v be3 Dr.
+ vu
vc1
vp
- T2 D2 D4 T4
Dr. v be2 v be4 Dr.
vm 2
+
v c2
vp
v vm1
Vp
ωm t
vm2
v
vp
vm
vu
Ea
sche variazioni della prima armonica della tensione di uscita. A tale scopo si è, in
genere, fatto ricorso a tecniche di tipo tabellare, calcolando fuori linea gli angoli di
commutazione da impiegare in corrispondenza a vari valori del rapporto di modula-
zione ed utilizzando, direttamente o mediante interpolazione, i dati memorizzati. Il
calcolo fuori linea degli angoli di commutazione può essere effettuato impiegando gli
stessi criteri (eliminazione delle armoniche o tecniche di ottimizzazione) già descritti
nel paragrafo precedente. Occorre, comunque, tenere presente che in questo caso
è necessario imporre il vincolo che l’ampiezza dell’armonica fondamentale coincida
con quella corrispondente alla tabella.
• tre forme d’onda sfasate tra loro di un terzo del periodo della modulante;
• tre forme d’onda sfasate tra loro di un terzo del periodo della portante;
v1
0.8
0.6
0.4
0.2
0
t
-0.2
-0.4
-0.6
-0.8
-1
0 0.2 0.4 0.6 0.8 1 1.2 1.4 1.6 1.8 2
Convertitori c.a.-c.c.
247
248 Capitolo 10. Convertitori c.a.-c.c.
tramite un trasformatore. In realtà solo per alcuni circuiti (convertitori con tra-
sformatore a presa centrale) la presenza del trasformatore è necessaria; per gli altri,
se non interessa né avere una tensione di alimentazione diversa da quella di rete
né isolare galvanicamente il carico dalla rete di alimentazione, il trasformatore può
essere omesso.
RC iu
ea vu
Carico puramente resistivo. Se il Tiristore viene scelto con una tensione diretta
maggiore del valore di picco, Ea , della tensione di alimentazione ea , in assenza di
impulsi di accensione questo rimane sempre interdetto e nel carico non circola alcuna
corrente.
Se invece, ad ogni periodo, T , della tensione di alimentazione ea , si applica al
Tiristore un impulso di accensione nel semiperiodo durante il quale l’anodo è polariz-
zato positivamente rispetto al catodo, il Tiristore entra in conduzione e, nell’ipotesi
di carico puramente resistivo, continua a condurre fino al successivo passaggio per
lo zero della tensione di alimentazione, spegnendosi poi in maniera quasi statica.
Indicato con ta (ritardo di accensione) il ritardo intercorrente tra l’istante in cui
la tensione di alimentazione attraversa lo zero con pendenza positiva (cioè l’istante
10.1. Convertitori c.a.-c.c. alimentati da rete monofase 249
vu ea
π 2π
ϕa ωt
ϕa
Nella fig. 10.3 sono riportati gli andamenti della corrente iu fornita al carico
e della tensione applicata al Tiristore, nell’ipotesi che il comportamento di que-
st’ultimo possa essere considerato ideale (commutazione istantanea, caduta diretta
durante la conduzione e corrente inversa trascurabili).
iu
π 2π
ϕa ωt
ϕa
vR C
π 2π
ϕa ϕa ωt
Figura 10.3: Andamenti della corrente fornita al carico e della tensione applicata al
Tiristore.
I valori medi, V̄u e I¯u , della tensione e della corrente applicate al carico risultano
†
In molte trattazioni l’angolo di accensione viene indicato con il simbolo α; in questo testo, sia
per conservare una analogia con il ritardo di accensione ta , sia per motivi di continuità didattica,
si è preferito utilizzare il simbolo ϕa .
250 Capitolo 10. Convertitori c.a.-c.c.
quindi pari a:
Z Z T /2
1 T /2 1
V̄u = Ea sin (ωt) dt = Ea sin (ωt) d(ωt) =
T ta 2π ta
Z π (10.1)
1 Ea
= Ea sin (ϕ) dϕ = [1 + cos (ϕa )]
2π ϕa 2π
V̄u Ea
I¯u = = [1 + cos (ϕa )] . (10.2)
R 2πR
I valori efficaci, Vu eff ed Iu eff , della tensione applicata al carico e della corrente
che circola nel Tiristore e nel carico possono, quindi, essere calcolati mediante le
seguenti espressioni:
s Z r
π
1 2 2 (π − ϕa ) + sin (2ϕa )
Vu eff = Ea2 sin (ωt) d (ωt) = Ea
2π ϕa 8π
r (10.3)
Vu eff Ea 2 (π − ϕa ) + sin (2ϕa )
Iu eff = = .
R R 8π
Vu2eff E2
Pu = = a [2 (π − ϕa ) + sin (2ϕa )] . (10.4)
R 8πR
Occorre notare che, impiegando il circuito in esame, nel secondario del trasforma-
tore fluisce la stessa corrente che attraversa il Tiristore ed il carico. Tale corrente è
monodirezionale ed impone al nucleo del trasformatore di lavorare in una condizione
di dissimmetria rispetto all’origine; pertanto il circuito magnetico del trasformato-
re deve essere sovradimensionato ed è spesso indispensabile, onde evitare la sua
saturazione, usare un trasformatore con traferro.
Circuito di pilotaggio. L’espressione (10.1) mostra che il legame tra il valore me-
dio della tensione applicata al carico e quello della variabile di controllo ϕa risulta
fortemente non lineare; è comunque possibile superare tale inconveniente impiegan-
do un circuito di pilotaggio che permette di ottenere un legame lineare tra la sua
tensione di ingresso vm ed il valore medio della tensione fornita dal convertitore.
Tale circuito, il cui schema di principio è riportato nella fig. 10.4, è costituito essen-
zialmente da un comparatore, che effettua il confronto tra la tensione di controllo
vm ed una forma d’onda ausiliaria vp , seguito da un circuito (nella figura un diffe-
renziatore e un Diodo) atto ad inviare un impulso di accensione al Tiristore quando
la tensione v1 di uscita del comparatore passa dal valore basso al valore alto, cioè
quando la tensione di controllo vm diventa maggiore della tensione ausiliaria vp .
10.1. Convertitori c.a.-c.c. alimentati da rete monofase 251
vm +
v1 v2 v3
-
vp
Per ottenere un legame lineare tra il valore medio della tensione fornita dal con-
vertitore ed il valore della tensione di controllo vm , occorre che la tensione ausiliaria
vp sia costituita dalla somma di un segnale sinusoidale, sincrono con la tensione ea
di alimentazione del convertitore e in anticipo, rispetto a quest’ultima, di un angolo
pari a π/2, e di un segnale continuo di ampiezza pari a quella della componente
sinusoidale. Infatti se, con l’origine dell’asse dei tempi assunta nella fig. 10.5, che
riporta gli andamenti delle varie tensioni presenti nel circuito di controllo, si sceglie:
Ea
V̄u = vm . (10.7)
2πVp
Vp = kEa ,
1
V̄u = vm , (10.8)
2πk
risulta anche indipendente dalla tensione di alimentazione del convertitore; ciò può
ovviamente avvenire solo per valori di vm minori di 2kEa .
L’impiego di un circuito di comando che permetta di ottenere un legame lineare
tra la variabile di controllo e il valore medio della tensione applicata al carico risulta
comodo quando, non essendo richiesta una elevata precisione, il controllo della ten-
sione di uscita può essere effettuato senza ricorrere ad una struttura a catena chiusa.
252 Capitolo 10. Convertitori c.a.-c.c.
ea
ωt
vp
vm
ωt
v1
ωt
v2
ωt
v3
ϕa ωt
Quando, invece, la precisione richiesta è tale da non potere essere soddisfatta con un
controllo a catena aperta, si fa in genere ricorso a circuiti di comando più semplici,
in quanto la linearità tra il valore della variabile di controllo ed il valore medio della
tensione di uscita viene assicurata dal sistema di controllo a controreazione.
vu ea
ϕs 2π
ϕa ωt
ϕa
diu (t)
L = −Riu (t) + Ea sin (ωt) , (10.10)
dt
iu (ta ) = 0. (10.11)
in cui:
Ea ωL
A= q θ = arctan .
2 R
R2 + (ωL)
Come mostrato nella fig. 10.7, la forma d’onda della corrente fornita al carico
è composta da due termini. Il primo, costituito da una sinusoide, ritardata di
un angolo θ rispetto alla tensione ea e di ampiezza A pari a quella della tensione
di alimentazione divisa per il modulo dell’impedenza del carico, corrisponde alla
corrente che si circolerebbe nel circuito resistivo induttivo se la tensione ea fosse
applicata senza interruzioni. Il secondo ha un andamento esponenziale decrescente,
254 Capitolo 10. Convertitori c.a.-c.c.
di ampiezza iniziale pari ad A sin (ϕa − θ) e costante di tempo uguale a quella del
carico, e tiene conto del transitorio di accensione.
iu e a /Z
ea
iu
ϕs
θ ωt
ϕa
Dall’eq. (10.12) è possibile, noto il valore di ϕa e quello dei parametri del carico,
ricavare il valore dell’angolo di spegnimento, determinando il più piccolo valore di t
(maggiore di ta ) in corrispondenza al quale la corrente di carico si annulla. Si ottiene
così la seguente equazione trascendente:
R
sin (ϕs − θ) = sin (ϕa − θ) e− ωL (ϕs −ϕa ) , (10.13)
che non può essere risolta in maniera analitica, ma permette di ottenere il valore di
ϕs per via numerica.
La fig. 10.8 riporta un grafico che fornisce il valore di ϕs , in funzione di ϕa e
del parametro ωL/R. Inserendo il valore di ϕs , ricavato dalla figura, nell’eq. (10.9)
è, quindi, possibile calcolare il valore medio della tensione applicata al carico. La
fig. 10.9 fornisce, per vari valori del rapporto ωL/R, l’andamento del valore medio
della tensione fornita dal convertitore (riferita al suo valore massimo VM = E2πa ) in
funzione dell’angolo ϕa .
Siccome il valore medio della tensione applicata all’induttanza è nullo, il valo-
re medio della corrente iu risulta pari al valore medio della tensione diviso per la
resistenza del carico:
V̄u
I¯u = . (10.14)
R
360
ω L/R = ∞
100
330 25
10
300
5
270
ϕs
3
240
1
210 0.5
0.25
180
0 30 60
ϕa90 120 150 180
1
ω L/R =0
1
0.8
2
0.6 3
Vu / VM
5
0.4
10
0.2
25
0
0 30 60
ϕa90 120 150 180
si ricavano gli andamenti della corrente di carico illustrati nella fig. 10.10.
256 Capitolo 10. Convertitori c.a.-c.c.
iu ϕa = 0
ea ϕa = π / 4 ϕa = π / 2
1
0
ϕa = 3 π / 4 ωt
-1
RC iu
R
ea D L
vu
La presenza di tale Diodo (detto Diodo di libera circolazione) consente una nuo-
va via di passaggio della corrente di carico quando la tensione di alimentazione
diventa negativa, impedendo che la tensione fornita dal convertitore possa diventare
negativa.
La fig. 10.12 illustra gli andamenti della tensione e della corrente applicate al
carico da quest’ultimo circuito e quelli delle correnti che circolano nel Tiristore (iRC )
10.1. Convertitori c.a.-c.c. alimentati da rete monofase 257
e nel Diodo (iD ). Dalla figura si può rilevare che, impiegando il Diodo di libera
circolazione, l’andamento della tensione fornita dal convertitore risulta identico a
quello che si sarebbe ottenuto con un carico puramente resistivo. Pertanto, i valori
medi della tensione e della corrente applicate al carico sono indipendenti dal valore
della eventuale componente induttiva.
vu
π
ϕa ωt
iu
iR C
iD
Figura 10.12: Andamenti della tensione e della corrente applicate al carico e delle
correnti che circolano nel Tiristore e nel Diodo.
RC1
ea
vu
iu
-ea
RC2
Figura 10.13: Convertitore monofase ad onda intera con trasformatore a presa
centrale.
Nella stessa figura, è anche riportato l’andamento della tensione vRC1 applicata al
Tiristore RC1 ; esaminando quest’ultimo andamento si può osservare che il valore
massimo della tensione che i Tiristori devono sopportare risulta pari a 2Ea , cioè al
doppio di quello relativo al circuito a semionda.
vu
ea -ea ea
π
ϕa ωt
-ea ea -ea
vR C1
π 2π
ϕa ωt
ϕa
2Ea
iu
π 2π
ϕa ωt
Anche i valori medi della tensione e della corrente applicate al carico e il valore
della potenza trasferita risultano doppi di quelli precedenti:
Z
1 π Ea
V̄u = Ea sin (ϕ) dϕ = [1 + cos (ϕa )]
π ϕa π
V̄u Ea (10.17)
I¯u = = [1 + cos (ϕa )]
R πR
E2
Pu = a [2 (π − ϕa ) + sin (2ϕa )] .
4πR
Per contro, il valore efficace della corrente che circola in ogni Tiristore è identico
a quello già ricavato per il circuito a semionda.
260 Capitolo 10. Convertitori c.a.-c.c.
I valori efficaci della tensione e della corrente applicate al carico risultano poi:
s Z r
1 π 2 2 2 (π − ϕa ) + sin (2ϕa )
Vu eff = Ea sin (ϕ) dϕ = Ea
π ϕa 4π
r (10.18)
Vu eff Ea 2 (π − ϕa ) + sin (2ϕa )
Iu eff = = ,
R R 4π
√
cioè pari a 2 volte quelli relativi al circuito a semionda.
È da notare, infine, che nel circuito in esame la corrente che circola nel cari-
co fluisce alternativamente nei due semisecondari del trasformatore; pertanto, se i
due semisecondari sono perfettamente uguali, la componente continua della forza
magnetomotrice applicata al nucleo del trasformatore risulta nulla.
Carico induttivo. Quando il carico presenta, in serie alla resistenza, anche una
induttanza L, il convertitore può operare secondo due distinte modalità di funzio-
namento: una con conduzione discontinua, l’altra con conduzione continua.
Tenendo presente i risultati ai quali si è pervenuti esaminando il circuito a se-
mionda con carico RL, se l’angolo di spegnimento ϕs è minore di π + ϕa , nell’istante
in cui un Tiristore viene chiuso, l’altro Tiristore si è già spento; in tale situazione,
quindi, la conduzione è di tipo discontinuo e le tensioni applicate al carico e ad un
Tiristore assumono gli andamenti illustrati nella fig. 10.15. Quando il funzionamen-
to è a conduzione discontinua, quindi, i valori medi della tensione e della corrente
applicate al carico risultano doppi di quelli relativi al circuito a semionda.
vu
ea -ea ea
π
ϕs
ϕa ωt
-ea ea -ea
vR C1
π ϕs 2π
ϕa ωt
ϕa
2Ea
vu
ea -ea ea
π
ϕa ωt
-ea ea -ea
vR C1
π 2π
ϕa ωt
ϕa
2Ea
iu
ϕa ωt
I valori medi della tensione e della corrente fornite dal convertitore, quando
questo funziona con conduzione continua sono, pertanto, indipendenti dal valore di
ωL/R e risultano pari a:
Z
1 π+ϕa 2Ea
V̄u = Ea sin (ϕ) dϕ = cos (ϕa )
π ϕa π
(10.19)
V̄u 2Ea
I¯u = = cos (ϕa ) .
R πR
quindi, un valore di ϕa per cui la conduzione è al limite tra i due tipi di funzio-
namento; in corrispondenza a tale valore di ϕa , le due espressioni del valore medio
della tensione applicata al carico, relative alla conduzione continua e alla conduzione
discontinua, forniscono lo stesso risultato. Pertanto, il grafico che fornisce il valore
medio della tensione fornita dal convertitore può essere ricavato sovrapponendo, al
grafico relativo alla conduzione discontinua, la curva relativa alla conduzione con-
tinua, ottenuta mediante l’eq. (10.19), ed eliminando i tratti di caratteristica alla
sinistra di quest’ultima curva. Si ottiene, quindi, il grafico riportato nella fig. 10.17,
nel quale la curva esterna corrisponde al caso di carico puramente resistivo (condu-
zione sempre discontinua) mentre la curva interna corrisponde al funzionamento con
conduzione continua. Le curve intermedie corrispondono, invece, al funzionamento
con conduzione discontinua, per vari valori del rapporto ωL/R.
1
ω L/R =0
0.75
1
0.5
2
Vu / VM
3
0.25
5
10
25
0
0 30 60
ϕa 90 120 150 180
ωL
Figura 10.17: V̄u in funzione di ϕa , per diversi valori di R
.
1
V̄u = vm . (10.21)
πk
10.1. Convertitori c.a.-c.c. alimentati da rete monofase 263
2
V̄u = vm . (10.23)
πk
Diodo di libera circolazione. Anche nel caso di circuito ad onda intera, l’im-
piego di un Diodo di libera circolazione permette di ottenere un valore medio della
tensione e della corrente applicate al carico indipendente dal valore di ωL/R. Per
contro, come in tutti i convertitori che comprendono Diodi, il convertitore diventa
monodirezionale.
Quando si impiega il Diodo di libera circolazione l’interesse a determinare se la
conduzione è di tipo continuo o discontinuo risulta trascurabile, in quanto il tipo di
conduzione non modifica in maniera significativa il funzionamento del convertitore.
Si può, comunque, osservare che nei convertitori ad onda intera con Diodo di libera
circolazione la conduzione è in generale di tipo continuo anche per piccoli valori del
rapporto ωL/R.
iu
RC1 RC2
ea vu
vR C1
π 2π
ϕa ωt
ϕa
Ea
vR C1
π 2π
ϕa ωt
ϕa
Ea
di libera circolazione permette di ottenere che i valori medi della tensione e della
corrente applicate al carico siano indipendenti dalla eventuale induttanza presente
nel carico; l’impiego di un Diodo di libera circolazione non risulta, però, convenien-
te in quanto lo stesso tipo di funzionamento può essere ottenuto impiegando un
convertitore a ponte semicontrollato, che risulta più economico.
iu
RC1 RC2
ea vu
D1 D2
iu
RC1 D2
ea vu
vu
ϕa π 2π ωt
vRC 1
π 2π
ϕa ωt
ϕa
Ea
vR C2
2π
ϕa π ωt
ϕa
Ea
e er es et er
π 2π ωt
RCr
RCs
RCt
er es et iu vu
Anche nel caso di convertitori alimentati da rete trifase, il controllo del valo-
re medio della tensione fornita dal convertitore viene effettuato agendo sul ritardo
di accensione (o angolo ϕa di accensione) dei singoli Tiristori e cioè sulla durata
dell’intervallo di tempo (o dell’intervallo angolare) intercorrente tra l’istante in cui
ogni Tiristore può, se pilotato, entrare in conduzione e quello in cui viene inviato
il relativo impulso di pilotaggio. A differenza, però, da quanto avviene nei circuiti
monofase, nel caso di alimentazione trifase l’istante in cui un Tiristore può entrare
in conduzione non coincide con il passaggio per lo zero di una tensione di fase, ma
con l’istante in cui la tensione della fase corrispondente diventa maggiore (o minore)
delle altre due tensioni di fase; nota la sequenza ciclica delle tre tensioni di fase, la
condizione precedente può, comunque, essere individuata dal passaggio per lo zero
di una opportuna tensione concatenata. Ad esempio, nel caso di convertitore a se-
mionda, se, come riportato nella fig. 10.24, la sequenza ciclica è r, s, t, la condizione
che la tensione er diventi maggiore delle altre due corrisponde alla condizione che
er diventi maggiore di et e, cioè, che la tensione concatenata ert diventi maggiore di
zero. Pertanto, il ritardo di accensione di RCr inizierà nell’istante in cui ert attra-
versa lo zero con pendenza positiva; analogamente i ritardi di accensione di RCs e
RCt inizieranno, rispettivamente, negli istanti in cui le tensioni concatenate esr e ets
diventano positive.
s √
Ea 5π sin (2ϕa ) + 3 cos (2ϕa ) − 4ϕa
= √ + .
2 πR 6 4
La fig. 10.28 riporta l’andamento del valore medio della tensione fornita dal
convertitore in funzione dell’angolo di accensione ϕa . In corrispondenza ad un valore
dell’angolo di accensione pari a π/6 il funzionamento passa da continuo a discontinuo
mentre, come si può rilevare, il valore medio della tensione di uscita si annulla in
corrispondenza ad un angolo di accensione pari a 5π/6.
coincide con quella già ottenuta per il funzionamento con carico puramente resistivo
e angolo di accensione minore di π/6.
Se si suppone, inoltre, di poter trascurare l’ondulazione della corrente assorbita
270 Capitolo 10. Convertitori c.a.-c.c.
ϕa ϕa ϕa
vu er es et
et
ωt
vRCr
ωt
Ea √ 3
vu e ϕ ϕa es
t a er ϕa e t
ωt
vRCr
ωt
Ea √ 3
Vu / VM
1
-1
π/6 5 π / 6 ϕa
Figura 10.28: Valore medio della tensione applicata ad un carico puramente resistivo.
vu e ϕ
t a er ϕa es ϕa e t
ωt
vRCr
ωt
Ea √ 3
dal carico, il valore efficace della corrente che circola in ogni Tiristore è pari a:
s
Z 2π
V̄u 1 3 V̄u
I eff = dϕ = √ . (10.27)
R 2π 0 3R
0.75
Vu / VM
0.5
0.25
0
0 30 60 ϕa 90 120 150
Figura 10.30: Andamenti del valore medio della tensione applicata al carico.
riportate nella figura, il ritardo di accensione dei Tiristori RCr , RCs e RCt inizia
nell’istante in cui la relativa tensione di fase diventa maggiore delle altre due mentre
il ritardo di accensione dei Tiristori RCr0 , RCs0 e RCt0 inizia nell’istante in cui la
relativa tensione di fase diventa minore delle altre due.
RCr
RCs
RCt
er es et
vu
iu
-er -es -et
’
RC t
’
RCs
RCr’
Figura 10.31: Convertitore trifase ad onda intera con trasformatore a presa centrale.
mentre, se il carico presenta una induttanza tale da poter supporre che la corrente
274 Capitolo 10. Convertitori c.a.-c.c.
s √
Ea 2π 3 cos (2ϕa ) − sin (2ϕa ) − 4ϕa
√ + .
2 πR 3 4
coincide con quella già ottenuta quando l’angolo di accensione minore di π/3.
Se si suppone, inoltre, che la corrente assorbita dal carico possa essere considerata
costante, il valore efficace della corrente che circola in ogni Tiristore è pari a:
s
Z π
V̄u 1 3 V̄u
I eff = dϕ = √ . (10.33)
R 2π 0 6R
10.2. Convertitori c.a.-c.c. alimentati da rete trifase 275
ϕa
vu
-e s er -e t es -e r et
ωt
vRCr
ωt
2Ea
vu ϕa
-e s er -e t es -e r et
ωt
vRCr
ωt
ϕa
vu -e s er -e t es -e r et
ωt
vRCr
ωt
0.75
Vu / VM
0.5
0.25
ϕa 60
0
0 30 90 120
Figura 10.35: Andamenti del valore medio della tensione applicata al carico.
iu
RCr RCs RCt
er
es vu
et
’ ’ ’
RCr RC s RCt
ei er es et
ωt
eij
e rs e rt e st e sr e tr e ts
ωt
Confrontando gli andamenti delle tensioni concatenate, riportati nella fig. 10.37,
con quelli delle tensioni di fase, illustrati nella fig. 10.32, è facile constatare che le
forme d’onda della tensione applicata al carico da un convertitore a ponte totalmente
controllato risultano del tutto analoghe a quelle ricavate nel paragrafo precedente
se si assume, come istante iniziale del ritardo di accensione del generico Tiristore
RCi della parte superiore del ponte, l’istante in cui la relativa tensione di fase ei
diventa maggiore delle altre due, mentre si considera, per i Tiristori RCi0 della parte
inferiore, l’istante in cui la tensione ei diventa minore delle altre due.
Per quanto concerne l’ampiezza della tensione fornita dal convertitore, si può
√
rilevare che, essendo l’ampiezza delle tensioni concatenate pari a 3 volte quella
10.2. Convertitori c.a.-c.c. alimentati da rete trifase 279
delle tensioni di fase, anche il valore medio della tensione applicata al carico sarà
√
pari a 3 volte quello ricavato nel paragrafo precedente. Per quanto riguarda infine
il dimensionamento in corrente dei Tiristori, si può osservare che, nel convertitore
a ponte totalmente controllato, la conduzione interessa contemporaneamente due
Tiristori; pertanto la durata degli intervalli di tempo durante i quali ogni Tiristore
si trova in conduzione risulta doppia di quella ricavata nel caso precedente e, quindi,
a parità di corrente assorbita dal carico, il valore efficace della corrente che circola in
√
ogni Tiristore risulta pari a 2 volte quello relativo al convertitore con trasformatore
a presa centrale.
Facendo riferimento alla trattazione effettuata nel paragrafo precedente, risulta
agevole ricavare che, nel funzionamento in conduzione continua, il valore medio della
tensione applicata al carico risulta:
√
3 3Ea
V̄u = cos (ϕa ) ; (10.36)
π
mentre il valore efficace della corrente che circola in ogni Tiristore è pari a:
s √
Ea 3 3
I eff =√ π+ cos (2ϕa ), (10.37)
2πR 2
V̄u
I eff = √ , (10.38)
3R
La fig. 10.38 riporta gli andamenti della tensione fornita dal convertitore quando
l’angolo di accensione è minore di π/3. Come si può constatare, tale tensione ha
lo stesso andamento di quella fornita da un convertitore con trasformatore a presa
centrale; a parità di tensione di uscita, però, il valore massimo della tensione appli-
cata ai Tiristori si dimezza. Le stesse considerazioni valgono anche quando l’angolo
280 Capitolo 10. Convertitori c.a.-c.c.
ϕa
vu
e rs e rt e st e sr e tr e ts
Ea√ 3
ωt
vRCr
ωt
Ea√ 3
Si può, infine, osservare che, come già evidenziato nel caso di alimentazione mo-
nofase, con la struttura a ponte totalmente controllato non viene mai impiegato il
Diodo di libera circolazione; infatti un funzionamento analogo a quello del ponte
totalmente controllato con Diodo di libera circolazione può essere ottenuto impie-
gando un ponte semicontrollato, che presenta il vantaggio di utilizzare un minore
numero di Tiristori.
Se, con riferimento alla fig. 10.39, si assume come istante iniziale del ritardo
di accensione del Tiristore RCi quello in cui la tensione ei diventa maggiore delle
altre due tensioni di fase, le tensioni applicate al carico e ad un Tiristore assumono,
quando ϕa è minore di π/3, gli andamenti illustrati nella fig. 10.40.
10.2. Convertitori c.a.-c.c. alimentati da rete trifase 281
iu
RCr RCs RCt
er
es vu
et
Dr Ds Dt
ϕa
vu
e rs e rt e st e sr e tr e ts
Ea√ 3
ωt
vRCr
ωt
Ea√ 3
√ 3 a 3 (10.41)
3 3Ea
= [1 + cos (ϕa )] ,
2π
s
3 3
(10.42)
√
Ea 3 3
=√ π+ [1 + cos (2ϕa )],
2πR 4
vu ϕa
e rs e rt e st e sr e tr e ts
ωt
vRCr
ωt
Inoltre, poiché la tensione fornita dal ponte semicontrollato non può assumere in
nessuna condizione operativa un valore istantaneo negativo, risulta inutile inserire
un Diodo di libera circolazione, la cui presenza non potrebbe mai influire sulla forma
d’onda della tensione applicata al carico.
RC iu
ea vu
E
Figura 10.42: Convertitore monofase a semionda con carico attivo.
dove:
E
ϕ1 = arcsin ϕ2 = π − ϕ1 .
Ea
ea ea
E
ϕ1 ϕ2 π 2π ωt
1
η=0
0.8
η = 0.2
0.6
Iu / IM η = 0.4
0.4
η = 0.6
0.2
η = 0.8
0
0 30 60
ϕa 90 120 150 180
Carico induttivo. Quando il carico è costituito, oltre che dalla f.c.e.m. E e dalla
resistenza R, anche da una induttanza L, la presenza di quest’ultima comporta,
per i motivi già esposti nel caso di carico passivo, un ritardo nello spegnimento del
Tiristore.
Per determinare il valore dell’angolo di spegnimento ϕs occorre prendere in con-
siderazione l’andamento temporale della corrente fornita dal convertitore. Nell’in-
tervallo di tempo (t1 , t2 ), in cui il Tiristore conduce, l’andamento della corrente
soddisfa la seguente equazione differenziale:
diu (t)
L = −Riu (t) + Ea sin (ωt) − E. (10.50)
dt
iu (t1 ) = 0,
10.4. Convertitori c.a.-c.c. con carico attivo 287
si ricava quindi:
Ea 1 h R
i
iu (t) = q 2 sin (ωt − θ) − sin (ωt1 − θ) e− L (t−t1 ) +
R
1 + ωL
R
) (10.51)
R
− η 1 − e− L (t−t1 ) ,
in cui:
ωL
θ = arctan .
R
0.8 0.5
ω L/R = 0 ω L/R = 0
0.4
0.6 ω L/R = 1 ω L/R = 1
η = 0.2 η = 0.4
Iu / IM ω L/R = 2
0.3
ω L/R = 2
0.4 ω L/R = 3 Iu / IM
ω L/R = 3
0.2
ω L/R = 5
ω L/R = 5
0.2 ω L/R = 10
0.1
ω L/R = 10
0 0
0 30 60
ϕa90 120 150 180 0 30 60
ϕa 90 120 150 180
0.25 0.1
ω L/R = 0
ω L/R = 0
0.2 0.08
ω L/R = 1
η = 0.6
0.15 0.06
η = 0.8
ω L/R = 2 ω L/R = 1
Iu / IM Iu / IM
ω L/R = 3
0.1 0.04 ω L/R = 2
ω L/R = 5 ω L/R = 3
0.05 ω L/R = 10 0.02 ω L/R = 5
ω L/R = 10
ϕa 90
0 0
0 30 60
ϕa90 120 150 180 0 30 60 120 150 180
Nella fig. 10.46 sono riportati, in corrispondenza agli stessi valori del rapporto
E/Ea della figura precedente, quattro grafici, che forniscono il valore medio della
corrente in funzione di ϕa e di ωL/R. Osservando tale figura, si può constatare che,
quando il valore di E/Ea è maggiore di 0.6, il funzionamento in conduzione continua
avviene solo per valori di ωL/R molto elevati. Per assicurare la conduzione continua
(e, quindi, un andamento della tensione fornita dal convertitore indipendente dal tipo
e dai parametri del carico) anche per valori di induttanza più piccoli, può risultare
conveniente ricorrere ad un convertitore trifase, anche quando il livello di potenza
non sembrerebbe giustificarlo.
0.8 0.5
ω L/R = 0 ω L/R = 0
0.4
0.6 1
1
η = 0.2 η = 0.4
Iu / IM 0.3
0.4 Iu / IM 2
2 0.2 3
3
0.2 5
5 0.1
10
10
0 0
0 30 60
ϕa 90 120 150 180 0 30 60
ϕa 90 120 150 180
0.25 0.1
ω L/R = 0
ω L/R = 0
0.2 0.08
ω L/R = 1
η = 0.6
0.15 0.06
η = 0.8
ω L/R = 2 ω L/R = 1
Iu / IM Iu / IM
ω L/R = 3
0.1 0.04 ω L/R = 2
ω L/R = 5 ω L/R = 3
0.05 0.02 ω L/R = 5
ω L/R = 10
ω L/R = 10
ϕa 90
0 0
0 30 60
ϕa90 120 150 180 0 30 60 120 150 180
Figura 10.46: I¯u in funzione di ϕa , convertitore ad onda intera con carico attivo.
RC1 iu
L
ea E
-ea
RC2
Figura 10.47: Convertitore monofase ad onda intera con carico attivo.
larità opposta dei due convertitori provoca alcuni inconvenienti durante l’inversione
di segno della corrente di carico; per ridurre tali inconvenienti si fa in genere ricorso
all’inserzione, tra i due convertitori, di una opportuna induttanza a presa centrale.
Convertitore 1 vu Convertitore 2
Nella fig. 10.48 ognuno dei due convertitori è stato riportato con un proprio
trasformatore di alimentazione. In realtà, come illustrato nella schema di fig. 10.49,
è possibile utilizzare un unico trasformatore; con tale soluzione i Tiristori omonimi
dei due convertitori risultano connessi in antiparallelo tra loro.
RC r1
RC r2
RCs1
RCs2 iu
RCt 1
vu
RCt 2
Quando si utilizza una connessione diretta, i due convertitori non possono mai
292 Capitolo 10. Convertitori c.a.-c.c.
RCr1 RCt2
er et
vl
1 2
iu
i1 i2
vu
zione. Impiegando tale modalità, quando il valore assoluto della corrente di carico
risulta superiore ad un opportuno valore di soglia, viene abilitato alla conduzione
solo il convertitore che risulta in grado di fornire, o assorbire, la corrente del cari-
co; quando, invece, il valore assoluto della corrente iu scende al di sotto del valore
di soglia, vengono abilitati alla conduzione entrambi i convertitori, in modo che la
corrente possa commutare dall’uno all’altro.
Nell’intervallo di tempo in cui entrambi i convertitori sono abilitati alla condu-
zione, si verifica una circolazione di corrente tra i due convertitori; l’intensità di
tale corrente risulta comunque limitata a causa della presenza dell’induttanza. La
modalità di funzionamento descritta viene in genere individuata con l’espressione a
parziale circolazione di corrente, in quanto la corrente di circolazione fluisce solo per
brevi intervalli di tempo, in corrispondenza alle commutazioni.
Nell’altra modalità di funzionamento, che viene chiamata a totale circolazione di
corrente, i due convertitori sono sempre abilitati alla conduzione. Con tale modali-
tà, per assicurare che la corrente di circolazione sia limitata, occorre garantire che
il valore medio della tensione fornita dal convertitore 1 risulti sempre minore (o al
massimo uguale) al valore medio della tensione fornita dal convertitore 2. Impiegan-
do lo stesso trasformatore di alimentazione e trascurando le cadute sui Tiristori e sui
collegamenti, l’eguaglianza dei due valori medi è assicurata se gli angoli di innesco
ϕa1 e ϕa2 dei due convertitori sono scelti in maniera tale per cui la loro somma sia
sempre pari a π. In realtà, per tenere conto anche delle cadute presenti sul circuito,
si preferisce, in genere, scegliere gli angoli di accensione in modo che il valore me-
dio della tensione fornita dal convertitore 1 sia leggermente inferiore a quello della
tensione fornita dal convertitore 2.
L’esame del funzionamento di un convertitore a totale circolazione di corrente
verrà effettuato trascurando sia le cadute di tensione presenti nel circuito sia l’on-
dulazione sovrapposta al valore medio della corrente assorbita dal carico. Con tali
ipotesi, la tensione vu applicata al carico risulta, in ogni istante, pari a (v1 + v2 )/2
294 Capitolo 10. Convertitori c.a.-c.c.
v1 er es et v1 er es et v1 er es et
Ea Ea Ea
ωt ωt ωt
-E a -E a -E a
v2 er es et v2 er es et v2 er es et
Ea Ea Ea
ωt ωt ωt
-E a -E a -E a
vu vu vu
Ea Ea Ea
ωt ωt ωt
-E a -E a -E a
vL vL vL
Ea Ea Ea
ωt ωt ωt
-E a -E a -E a
i1 i1 i1
Iu Iu Iu
ωt ωt ωt
i2 i2 i2
ωt ωt ωt
a) ϕa1=π/2 b) ϕa1=π/3 c) ϕa1=π/6
Le tre figure 10.53(a), 10.53(b) e 10.53(c) sono relative ad un angolo ϕa1 pari,
rispettivamente, a π/2, π/3 e π/6 e si riferiscono al convertitore trifase a semionda
riportato nella fig. 10.48.
10.6. Effetti prodotti dal convertitore sulla rete di alimentazione 295
Come è facile verificare, tranne che per ϕa1 = ϕa2 = π/2, la tensione vL ap-
plicata all’induttanza risulta ripetitiva con un periodo pari a tre volte quello della
tensione di alimentazione e la situazione peggiore, per quanto concerne la corrente
di circolazione, si verifica quando ϕa1 è pari a π/3 (o, dualmente a 2π/3). In tale
situazione, indicata con Ea l’ampiezza delle tre tensioni di fase, l’ampiezza VL1 della
prima armonica della tensione vL risulta pari a:
√ Z π
6 3Ea 3 27Ea
VL1 = sin (ϕ) sin (3ϕ) dϕ = . (10.55)
π 0 8π
L’ampiezza Ic1 della prima armonica della corrente di circolazione risulta, per-
tanto, pari a:
VL1 9Ea
Ic1 = = , (10.56)
6ωL 16πωL
i2 ea
i2
Iu
ϕa
2π
ϕa ϕa ωt
-Iu
Osservando tale andamento, è facile constatare che la prima armonica della cor-
rente è sfasata in ritardo, rispetto alla tensione di alimentazione ea , di un angolo
pari all’angolo di accensione ϕa . Inoltre, effettuando la scomposizione della corrente
i2 in serie di Fourier, si ricava che questa presenta solo armoniche di ordine dispari
e che l’ampiezza della i-esima armonica è pari a:
Z π
4 2 4
Ii = I¯u sin (iϕ) dϕ = I¯u . (10.57)
π 0 πi
Indicata con R la componente resistiva del carico, i valori medi della tensio-
ne e della corrente applicate al carico sono forniti dalle seguenti espressioni (vedi
paragrafo 10.1.3):
2Ea 2Ea
V̄u = cos (ϕa ) I¯u = cos (ϕa ) . (10.58)
π πR
Pertanto, la prima armonica della corrente che fluisce nel secondario del trasfor-
matore, e, se il rapporto di trasformazione è unitario, anche nel primario, ha una
10.6. Effetti prodotti dal convertitore sulla rete di alimentazione 297
ampiezza pari a:
8Ea
I1 = cos (ϕa ) (10.59)
π2R
La prima armonica della corrente che circola nel secondario del trasformatore
risulta, quindi, coincidente con quella che si avrebbe se il trasformatore alimentasse
un carico lineare composto dalla serie di una resistenza, Re , e di una induttanza,
Le , di valore pari a:
Ea π2R
Re = cos (ϕa ) =
I1 8
(10.60)
Ea π2R
Le = sin (ϕa ) = tan (ϕa ) .
ωI1 8ω
Come già accennato, è possibile considerare in maniera globale gli effetti che il
convertitore introduce sulla rete di alimentazione introducendo un fattore di potenza
generalizzato λ, definito come rapporto tra la potenza attiva P trasferita al carico e
la potenza apparente generalizzata Pa ; quest’ultima, a sua volta, è definita come il
prodotto tra il valore efficace della tensione e quello della corrente ai morsetti della
sorgente di alimentazione o, equivalentemente, del secondario del trasformatore:
P
λ= . (10.61)
Pa
Ea I1 2
P = cos (ϕa ) = I¯u Ea cos (ϕa ) , (10.62)
2 π
√
mentre, effettuando il prodotto tra il valore efficace della tensione (pari a Ea / 2) e
298 Capitolo 10. Convertitori c.a.-c.c.
Ea I¯u
Pa = √ . (10.63)
2
λ, λ1
1
λ1
Vu
2 Ea/π
Un ulteriore indice, che può venire utilizzato per valutare in maniera globale
il contenuto armonico introdotto sulla forma d’onda della corrente assorbita dal
convertitore, è il fattore di distorsione (Total Harmonic Distortion, THD%) definito
10.6. Effetti prodotti dal convertitore sulla rete di alimentazione 299
come:
√
I32 +I52 +I72 +...
THD%= 100 I1
. (10.65)
Poichè il valore efficace della corrente I eff è uguale alla radice quadrata della
somma dei quadrati dei valori efficaci delle armoniche:
r
I12 + I32 + I52 + I72 + ...
I eff = ,
2
q
2I 2eff
THD%= 100 I12
− 1. (10.66)
Infine, avendo supposto che le armoniche di corrente non introducano una di-
storsione sull’andamento della tensione di alimentazione, il rapporto tra il valore
efficace e quello della prima armonica della corrente risulta pari al rapporto tra il
fattore di potenza di prima armonica e quello generalizzato:
√
2I eff λ1
= ;
I1 λ
q
λ21
THD%= 100 λ2
− 1. (10.67)
Per il convertitore preso in esame, l’eq. (10.67) fornisce il seguente valore del
fattore di distorsione:
q
π2
THD%= 100 8
− 1 ' 48.34. (10.68)
equivalente e fattori di potenza del tutto identici a quelli del convertitore a ponte to-
talmente controllato. Anche il carico equivalente visto dal primario del trasformatore
risulta identico, pur di considerare il carico connesso ad un unico semisecondario.
Per quanto concerne, invece, il fattore di potenza generalizzato relativo al se-
condario del trasformatore, si può osservare che ogni semisecondario trasferisce una
potenza pari alla metà di quella complessiva mentre la potenza apparente si ri-
duce solo di un fattore pari alla radice di due (infatti il valore efficace della ten-
√
sione rimane inalterato mentre quello della corrente si riduce di 2). Pertanto
il secondario del trasformatore dovrà presentare, rispetto al caso precedente, un
√
sovradimensionamento pari a 2.
i2 ea
i2
Iu
ϕa
2π
ϕa ωt
-Iu
Osservando tale andamento, è facile constatare che la prima armonica della cor-
rente i2 è sfasata in ritardo, rispetto alla tensione di alimentazione ea , di un angolo
pari a ϕa /2. Inoltre, effettuando la scomposizione in serie di Fourier della corrente
i2 , si ricava che questa presenta solo armoniche di ordine dispari e che l’ampiezza
della i -esima armonica è pari a:
Z π
4 2 4 iϕa
Ii = I¯u sin (iϕ) dϕ = I¯u cos . (10.69)
π ϕa
2
πi 2
10.6. Effetti prodotti dal convertitore sulla rete di alimentazione 301
A loro volta, come ricavato nel paragrafo 10.1.4, i valori medi della tensione e
della corrente fornite dal convertitore possono venire espressi come:
Ea 2Ea ϕ
a
V̄u = [1 + cos (ϕa )] = cos2
π π 2 (10.70)
2E ϕ
I¯u =
a 2 a
cos .
πR 2
Pertanto, la prima armonica della corrente che fluisce nel secondario del trasfor-
matore e, se il rapporto di trasformazione è unitario, anche nel primario, ha una
ampiezza pari a:
8Ea
3 ϕa
I1 = 2 cos , (10.71)
π R 2
e, come detto, è sfasata in ritardo, rispetto alla tensione, di un angolo pari a ϕa /2.
Prendendo in considerazione solo la prima armonica della corrente, la parte rea-
le (Re ) e la parte immaginaria (ωLe ) dell’impedenza equivalente del convertitore
risultano, pertanto, pari a:
Ea ϕ π2R
a
Re = cos =
I1 2 8 cos2 ϕ2a
ϕ ϕ (10.72)
Ea a π2R a
ωLe = sin = tan .
I1 2 8 cos2 ϕ2a 2
Ea I1 ϕ 2 ϕ
= I¯u Ea cos2
a a
P = cos , (10.73)
2 2 π 2
√
mentre, effettuando il prodotto tra il valore efficace della tensione (pari a Ea / 2) e
quello della corrente:
s Z r
1 π ¯2 π − ϕa
I eff = Iu dϕ = I¯u ,
π ϕa π
La fig. 10.56 riporta gli andamenti del fattore di potenza generalizzato e di quello
di prima armonica in funzione del valore medio della tensione fornita al carico. Come
si può constatare, i due fattori di potenza presentano un valore coincidente con quello
del convertitore bidirezionale solo quando il valore medio della tensione di uscita è
nullo o assume il proprio valore massimo. Per valori intermedi della tensione di
uscita, invece, entrambi i fattori di potenza del convertitore a ponte semicontrollato
hanno un valore sempre maggiore.
λ, λ1
1
λ1
Vu
2 Ea/π
Figura 10.56: Fattori di potenza generalizzato e di prima armonica.
r
π(π−ϕa )
THD%= 100 8 cos2 ( ϕ2a )
− 1. (10.76)
i2 ea
i2
Iu
ϕa ϕa
2π / 3 2π
π/ 6 7π/ 6 ωt
2π / 3
-Iu
si ottiene che l’ampiezza della prima armonica della corrente che fluisce in ciascun
secondario del trasformatore è pari a:
18Ea
I1 = cos (ϕa ) . (10.79)
π2R
Ea π2R
Re = cos (ϕa ) =
I1 18
(10.80)
Ea π2R
ωLe = sin (ϕa ) = tan (ϕa ) .
I1 18
304 Capitolo 10. Convertitori c.a.-c.c.
Anche nel caso trifase, pertanto, la parte reale dell’impedenza equivalente del
convertitore a ponte totalmente controllato è indipendente dall’angolo di accensione.
La potenza attiva, la potenza apparente ed il fattore di potenza generalizzato
possono poi essere espresse come:
√
3 3¯
P = Iu Ea cos (ϕa )
π
√
Pa = 3Ea I¯u (10.81)
3
λ = cos (ϕa ) ' 0.95 cos (ϕa ) .
π
q
π2
THD%= 100 9
− 1 ' 31.08. (10.82)
pari al suo valore medio, quando l’angolo di accensione è minore di π/3 la corrente i2 ,
che circola in una fase del secondario del trasformatore, è composta, come illustrato
nella fig. 10.58, da due forme d’onda rettangolari, di durata pari a 2π/3ω e di
ampiezza pari a più e meno il valore medio della corrente di uscita.
i2 ea
i2
Iu
ϕa 2π/ 3
7π/ 6 11π / 6
π/ 6 2π ωt
2π / 3
-Iu
Figura 10.58: Corrente assorbita dal convertitore a ponte semicontrollato, ϕa < π/3.
Quando, invece, l’angolo di accensione è maggiore di π/3 la durata delle due for-
me d’onda che caratterizzano l’andamento della corrente i2 , risulta, come illustrato
nella fig. 10.59, pari a (π − ϕa ) /ω.
i2 ea
i2
Iu
ϕa π−ϕa 11π/ 6
π/ 6 2π ωt
π−ϕa
-Iu
Figura 10.59: Corrente assorbita dal convertitore a ponte semicontrollato, ϕa > π/3.
Con considerazioni analoghe a quelle precedenti, si può ricavare che ogni fase
306 Capitolo 10. Convertitori c.a.-c.c.
π2R
Re = (10.84)
18 cos2 ϕ2a
π2R ϕ
a
Le =
ϕa tan . (10.85)
18ω cos2 2
2
dalla rete di alimentazione quando il valore medio della tensione applicata al carico è
sensibilmente minore della massima tensione che il convertitore è in grado di fornire.
In molte applicazioni, specialmente quando il convertitore rappresenta il prin-
cipale carico presente sulla linea di distribuzione, un fattore di potenza così basso
non risulta accettabile; si rende, pertanto, necessario o provvedere ad un opportu-
no rifasamento oppure impiegare un circuito di conversione più complesso di quelli
precedentemente esaminati.
Il ricorso ad un dispositivo di rifasamento risulta alquanto oneroso; infatti il
valore della potenza reattiva erogata da tale dispositivo non può essere mantenuta
costante ma deve adeguarsi alle condizioni operative del convertitore. Le soluzioni
adottate possono essere ricondotte a due distinte impostazioni. La prima prevede
l’impiego di una batteria di condensatori, i cui elementi vengono inseriti singolarmen-
te in parallelo alla linea a seconda della richiesta di energia reattiva. Tale soluzione
necessita però di opportuni accorgimenti al fine di evitare che, all’atto dell’inser-
zione dei condensatori, si verifichino sulla linea elevati transitori di corrente. La
seconda soluzione prevede, invece, di mantenere tutti i condensatori (dimensionati
in maniera tale da fornire una potenza reattiva praticamente uguale alla massima
potenza reattiva assorbita dal convertitore) permanente inseriti e di compensare le
minori richieste di potenza reattiva mediante l’inserzione di opportune reattanze.
Negli ultimi anni ha destato un sempre crescente interesse applicativo l’impiego di
un convertitore a commutazione forzata in grado di fornire una potenza reattiva
variabile.
Un diverso approccio consiste nell’impiegare un convertitore, di struttura più
308 Capitolo 10. Convertitori c.a.-c.c.
iu
RC1 D1
i1
n2
ea v1
ia
n1
RC1' D1 '
vu
RC2 D2
i2
n2 v2
ea
damento più opportuno del fattore di potenza in funzione del valore medio della ten-
sione di uscita. L’analisi del comportamento del convertitore multiplo sarà effettuata
supponendo che, come mostrato nella fig. 10.61, i due secondari del trasformatore
siano uguali tra loro.
Indicata con Ea l’ampiezza della tensione presente sui due secondari, i valori
massimi V1max e V2max risultano, in condizioni ideali, pari a:
2Ea
V1max = V2max = . (10.88)
π
Quando si desidera una tensione di uscita minore di 2Ea /π, come detto, i Tiristori
del convertitore 2 non vengono innescati e il convertitore si comporta come se fosse
costituito da un solo ponte semicontrollato. In questa condizione operativa si hanno,
pertanto, le seguenti espressioni del valore medio della tensione di uscita e dei fattori
310 Capitolo 10. Convertitori c.a.-c.c.
di potenza:
2Ea ϕ
a1
V̄u = cos2
π 2
ϕa1
λ1 = cos
(10.89)
s 2
2 ϕ
a1
λ=2 cos2 .
π (π − ϕa1 ) 2
essendo:
π V̄u V̄u
x= = . (10.91)
2Ea V1max
Quando, invece, si desidera una tensione di uscita maggiore di 2Ea /π, l’angolo
di accensione ϕa1 viene mantenuto pari a zero mentre si agisce su ϕa2 . In questa
condizione operativa, la tensione di uscita e le correnti che circolano nei secondari
e nel primario del trasformatore assumono gli andamenti illustrati nella fig. 10.62,
nella quale si è supposto che la corrente assorbita dal carico possa essere ritenuta
costante.
Il valore medio della tensione applicata al carico risulta pertanto pari a:
2Ea 2Ea
2 ϕa
V̄u = + cos . (10.92)
π π 2
vu
Τ/2 Τ t
ia1
ia2
ia
tore, si può facilmente constatare che la sua prima armonica può essere decomposta
nella somma di una sinusoide di ampiezza I1 pari a:
4 n2 ¯
I1 = Iu ,
π n1
4 n2 ¯ ϕ
a2
I2 = Iu cos ,
π n1 2
4 n2 ¯ h ϕ i
a2
If = Iu 1 + cos2
π n1 2
ϕ ϕ (10.94)
4 n2 ¯ a2 a2
Iq = Iu cos sin ,
π n1 2 2
312 Capitolo 10. Convertitori c.a.-c.c.
2Ea I¯u h ϕ i
P = V̄u I¯u =
a2
1 + cos2 ,
π 2
La fig. 10.63 riporta gli andamenti dei due fattori di potenza in funzione del
valore medio della tensione di uscita. Confrontando tali andamenti con quelli della
fig. 10.56, si vede il consistente miglioramento di entrambi i fattori di potenza
ottenibile impiegando un convertitore monodirezionale a struttura multipla. La
tecnica può essere estesa aumentando il numero dei convertitori ed, eventualmente,
impiegando rapporti di trasformazione diversi per i vari convertitori.
λ, λ1
1
λ1 λ
Vu
4 Ea/π
Figura 10.63: Fattori di potenza generalizzato e di prima armonica.
iu
RC1 RC3
i1
n2
ea v1
ia
n1
RC2 RC4
vu
' '
RC1 RC 3
i2
n2 v2
ea
Una è simile a quella già esaminata nel paragrafo precedente mentre l’altra è propria
dei convertitori bidirezionali.
Quando si impiega la prima delle due modalità, se si desidera che il valore assoluto
della tensione di uscita sia minore di V1max si mantengono accesi i due Tiristori di
uno stesso ramo del convertitore 2 (ad esempio RC10 e RC20 ) e si agisce sull’angolo
di accensione del convertitore 1; quando, invece il valore assoluto della tensione di
uscita deve risultare maggiore di V1max si mantiene ϕa1 uguale a 0 e si controlla la
tensione di uscita facendo variare ϕa2 tra 0 e π/2. Prendendo in considerazione solo
il funzionamento da convertitore, supponendo che i due secondari del trasformatore
siano uguali tra loro e trascurando l’ondulazione presente sulla corrente di uscita,
quando il valore medio della tensione di uscita è minore di V1max si ottengono due
espressioni dei fattori di potenza identiche a quelle già ricavate per il convertitore
monofase a ponte totalmente controllato:
λ1 = x
√ (10.98)
2 2
λ= x.
π
4 n2 ¯
If = Iu [1 + cos (ϕa2 )]
π n1
(10.99)
4 n2 ¯
Iq = Iu sin (ϕa2 ) ,
π n1
2Ea I¯u
P = V̄u I¯u = [1 + cos (ϕa2 )] ,
π
La fig. 10.65 presenta gli andamenti dei due fattori di potenza in funzione del
valore medio della tensione di uscita. Confrontando tali andamenti con quelli di
fig. 10.54, si può constatare che, seppure in maniera ridotta rispetto al caso del
convertitore monodirezionale, la suddivisione del campo di regolazione della tensione
di uscita tra due convertitori permette di ottenere un apprezzabile miglioramento
del fattore di potenza.
λ, λ1
1
λ1
Vu
4 Ea/π
Figura 10.65: Fattori di potenza generalizzato e di prima armonica.
titori bidirezionali, richiede che i due secondari del trasformatore siano uguali tra
loro e consiste, quando si desidera che il valore medio della tensione di uscita sia
positivo, nel mantenere l’angolo di accensione di un convertitore (ad esempio ϕa1 )
pari a 0 e nel controllare il valore medio della tensione di uscita variando l’angolo di
accensione dell’altro convertitore tra 0 e π. Quando, invece, si desidera che il valore
medio della tensione di uscita sia negativo, l’angolo di accensione di un convertitore
viene mantenuto pari al suo valore massimo (circa uguale a π) e il valore medio
della tensione di uscita viene controllato agendo sull’angolo di accensione dell’altro
convertitore.
Impiegando tale modalità, quindi, le espressioni (10.100) e (10.102) dei fattori
di potenza di prima armonica e generalizzato risultano valide in tutto il campo di
escursione della tensione di uscita; è da notare che tali espressioni risultano iden-
tiche a quelle relative ad un usuale convertitore monofase a ponte semicontrollato,
alimentato con una tensione pari a 2Ea .
λ, λ1
1
λ1
Vu
4 Ea/π
Figura 10.66: Fattori di potenza generalizzato e di prima armonica.
Nella fig. 10.66 sono riportati gli andamenti dei due fattori di potenza in funzio-
ne del valore medio della tensione di uscita; nella stessa figura sono anche riportati,
a linea tratteggiata, gli andamenti relativi alla prima modalità di funzionamento.
Confrontando i due andamenti, si può constatare che, rispetto alla precedente, que-
sta modalità di funzionamento presenta dei valori dei fattori di potenza leggermente
migliori (specialmente per quanto concerne il fattore di potenza di prima armonica)
per piccoli valori della tensione di uscita mentre, quando quest’ultima si avvicina a
2Ea /π, i fattori di potenza risultano sensibilmente più piccoli.
10.7. Miglioramento del fattore di potenza 317
iu
IS2 D2
ia
ea vu
IS1 D1
Se, con le usuali notazioni, ogni Transistor viene chiuso con un angolo di ac-
censione ϕa compreso tra 0 e π/2 e viene spento con un angolo di spegnimento
ϕs = π−ϕa , la tensione di uscita e la corrente che circola nel trasformatore assumono
gli andamenti illustrati nella fig. 10.68.
Da questi andamenti si ricava che il valore medio della tensione applicata al
carico risulta pari a:
Z π−ϕa
1 2Ea
V̄u = Ea sin (ϕ) dϕ = cos (ϕa ) . (10.103)
π ϕa π
vu
T/2 T t
ia
T/2 T t
Figura 10.68: Andamenti della tensione di uscita e della corrente assorbita dal
convertitore.
fattore di potenza generalizzato, si può osservare che il valore efficace della corrente
assorbita dal convertitore è pari a:
s Z r r
1 π−ϕa ¯2 2ϕ 2 arccos (x)
Iu dϕ = I¯u 1 − = I¯u 1 −
a
Ia eff = , (10.105)
π ϕa π π
essendo:
π V̄u
x= .
2Ea
λ, λ1 λ1
1
Vu
2 Ea/π
Figura 10.69: Fattori di potenza generalizzato e di prima armonica.
iu
ia
ea vu
Entrambi i circuiti esaminati possono fornire in uscita, oltre alla forma d’onda
riportata nella fig. 1.68, anche una forma d’onda modulata. A titolo di esempio
nella fig. 1.71 sono riportati gli andamenti della tensione di uscita e della corrente
assorbita dal convertitore quando, durante ogni semiperiodo, vengono effettuate due
chiusure e due aperture del Transistor. L’incremento del numero di commutazioni
320 Capitolo 10. Convertitori c.a.-c.c.
al periodo si rende utile per migliorare alcune caratteristiche del contenuto armo-
nico della tensione di uscita o della corrente assorbita (ad esempio eliminazione di
alcune armoniche, spostamento del contenuto armonico verso frequenze più elevate,
miglioramento di particolari indici di qualità). Per contro, il funzionamento a mo-
dulazione comporta un peggioramento del fattore di potenza generalizzato e, quindi,
del fattore di distorsione armonica.
vu
T/2 T t
ia
T/2 T t
Figura 10.71: Andamenti della tensione di uscita e della corrente assorbita dal
convertitore in presenza di modulazione.
iu
L D
ia
ea IS vu
fig. 1.72 non consente di ottenere un valore del fattore di potenza generalizzato
prossimo all’unità.
√
3 3
• V̄u > π
Ea nel caso di rete trifase.
iu
ia
L L1
ea vx vu
C
C1
Filtro ingresso
4k
Vx1 = V̄u , (10.107)
π
N h
X i
k= (−1)i−1 cos (ωti ) ,
i=1
10.7. Miglioramento del fattore di potenza 323
vx
Vu
T/2 t4N
t1 t2 t3 t4 t2N T t
-Vu
in cui ϕ rappresenta la fase della prima armonica della tensione vx , rispetto alla
tensione di alimentazione.
Eguagliando il valore della potenza fornita al carico, che nell’ipotesi di potere
trascurare le ondulazioni della tensione di uscita, è pari a:
V̄ 2
Pu = V̄u I¯u = u ,
R
Ea If
Pa = ,
2
2Ea Rk sin ϕ
V̄u = . (10.110)
πωL
324 Capitolo 10. Convertitori c.a.-c.c.
Pertanto, affinché il valore medio della tensione di uscita sia uguale al valore
desiderato Vd e, contemporaneamente, il fattore di potenza di prima armonica sia
unitario (cioè Q = 0) i valori di ϕ e k devono essere scelti pari a:
2ωLVd2
ϕ = arctan
REa2
s 2 (10.112)
πEa 2ωLVd2
k= 1+ .
4Vd REa2
iu
RC1 RC2
ia Rs Ls
ea vu
La presenza della resistenza comporta essenzialmente una riduzione del valore medio della
326 Capitolo 10. Convertitori c.a.-c.c.
o, equivalentemente:
Z δ
Ea sin (ϕ) dϕ = 2ωLs Iu , (10.114)
ϕa
2ωLs Iu
cos (ϕa ) − cos (δ) = . (10.115)
Ea
Durante l’intervallo in cui si verifica la conduzione incrociata, come già messo in evidenza,
la tensione applicata al carico si mantiene nulla; pertanto, rispetto al caso ideale, si verifica una
diminuzione ∆Vu del valore medio della tensione di uscita pari a:
Z δ
1 Ea 2ωLs
∆Vu = Ea sin (ϕ) dϕ = [cos (ϕa ) − cos (δ)] = Iu . (10.116)
π ϕa π π
10.8. Influenza dell’impedenza della sorgente di alimentazione 327
iu
RC1 RC2
ia Rs Ls
ea vu
RC1'
(a) circuito in conduzione prima della commutazione
iu
RC1
ia Rs Ls
ea vu
RC2 '
(b) circuito in conduzione alla fine della commutazione
La conduzione incrociata provoca, quindi, la stessa riduzione del valore medio della tensione
applicata al carico che si avrebbe se in serie al convertitore fosse inserita una resistenza Ru , di
valore pari a:
2ωLs
Ru = . (10.117)
π
Per quanto concerne gli effetti della conduzione incrociata sulla sorgente di alimentazione, si
può osservare che la presenza dell’induttanza Ls modifica l’andamento della corrente assorbita
dal convertitore che, come mostrato nella fig. 10.77, assume un andamento di tipo quasi
trapezoidale.
Approssimando con un andamento lineare i due fronti di salita e di discesa della corrente,
328 Capitolo 10. Convertitori c.a.-c.c.
ia ea ia
π+δ
0 ϕa δ π π+ϕa 2π ωt
lo sfasamento della prima armonica della corrente assorbita dal convertitore risulta pari a:
ϕa + δ u
ϕ1 = = ϕa + , (10.118)
2 2
u2
sin(u) ' u cos(u) ' 1 − .
2
e cioè:
s
4ωLs Iu
u ' − tan (ϕa ) + tan2 (ϕa ) + . (10.119)
Ea cos (ϕa )
ωLs Iu
cos (ϕa ) − cos (δT ) = . (10.120)
Ea
Anche durante la fase di commutazione tra i Diodi la corrente ia subisce una variazione pari
ad Iu , ma la commutazione avviene in corrispondenza al passaggio per lo zero della tensione
ea . La durata angolare uD del corrispondente intervallo di conduzione incrociata può, quindi,
essere ricavato dall’equazione precedente; sostituendo uD a δT e 0 a ϕa , si ottiene:
ωLs Iu
1 − cos (uD ) = . (10.121)
Ea
Poiché, infine, durante l’intervallo di conduzione incrociata dei Diodi il valore della tensione
di uscita sarebbe stato nullo anche in assenza di conduzione incrociata, la diminuzione del valore
medio della tensione applicata al carico:
Z δT
1 Ea ωLs
∆Vu = Ea sin (ϕ) dϕ = [cos (ϕa ) − cos (δT )] = Iu ,
π ϕa π π
risulta pari alla metà di quella del convertitore a ponte totalmente controllato.
L’incremento ∆ϕ1 dello sfasamento ϕ1 della prima armonica della corrente di linea è pari
a:
uT + uD
∆ϕ1 = , (10.122)
4
zione dovuta alla chiusura del Tiristore RCs . Durante la commutazione entrambi i Tiristori,
RCr e RCs , si trovano in conduzione; la commutazione provoca, quindi, un corto circuito tra
i morsetti r e s del trasformatore.
iu iu
RC r RCs
ir er vu is es vu
it et it et
RC’t RC’t
2ωLs Iu
cos (ϕa ) − cos (δ) = √ . (10.126)
3Ea
è pari a:
er (t) + es (t)
vu (t) = − et (t),
2
Pertanto, la riduzione del valore medio della tensione di uscita causato dalla conduzione
incrociata risulta pari a:
Z t2
6 er (t) + es (t)
∆Vu = es (t) − dt. (10.127)
T ta 2
La resistenza equivalente che occorre inserire in serie al convertitore, per tenere conto della
riduzione del valore medio della tensione di uscita causata dalla conduzione incrociata, risulta
quindi pari a:
3ωLs
Ru = . (10.130)
π
Per quanto concerne l’ulteriore sfasamento della prima armonica della corrente assorbita
dalla sorgente di alimentazione, si può osservare che, come nel caso monofase, questo risulta
praticamente pari ad u/2. Con le stesse approssimazioni già effettuate nel paragrafo 10.8.1, si
ottiene, infine, la seguente espressione del valore di u:
s
4ωLs Iu
u ' − tan (ϕa ) + tan2 (ϕa ) + √ . (10.131)
3Ea cos (ϕa )
quella già evidenziata a proposito del ponte totalmente controllato. Quando, invece, l’angolo
di accensione è maggiore a π/3, in ogni terzo di periodo la conduzione interessa l’alimentazione
solo durante un intervallo di tempo di durata pari a (π − ϕa )/ω; pertanto la caduta di tensione
risulta più piccola.
Per quanto concerne la conduzione incrociata si può constatare che, analogamente a quanto
visto a proposito del convertitore monofase a ponte semicontrollato, si verificano due distinte
sovrapposizioni, a seconda che commuti un Tiristore o un Diodo. Il valore della resistenza
equivalente risulta diverso, a seconda che l’angolo ϕa di accensione sia minore o maggiore
di π/3. Nel primo caso, infatti, entrambe le commutazioni provocano la stessa diminuzione
di tensione e la resistenza equivalente è identica a quella ricavata per il convertitore a ponte
totalmente controllato. Nel secondo caso, invece, durante la conduzione incrociata dovuta
alla commutazione dei Diodi la tensione di uscita sarebbe nulla (come già visto a proposito
del convertitore monofase) anche in assenza di conduzione incrociata; la resistenza equivalente
risulta, quindi, pari alla metà di quella relativa alla situazione precedente.
In entrambi i casi l’incremento di sfasamento della prima armonica di corrente assume la
stessa espressione e risulta pari a:
uT + uD
∆ϕ1 = ,
4
Convertitori c.a.-c.a.
Tra i vari tipi di convertitori monostadio, i convertitori c.a.-c.a. sono quelli che
presentano il minore interesse applicativo, a causa delle notevoli limitazioni per
quanto concerne sia la qualità della forma d’onda della tensione di uscita sia il
campo di variazione della frequenza.
I convertitori c.a.-c.a. possono essere suddivisi in tre categorie: convertitori a
controllo di fase, cicloconvertitori e convertitori a matrice. I convertitori a controllo
di fase forniscono una tensione la cui prima armonica è isofrequenziale con la tensione
di alimentazione e di cui è possibile variare solo l’ampiezza. I cicloconvertitori,
invece, sono in grado di variare anche la frequenza di uscita che deve, comunque,
essere alquanto più piccola di quella di alimentazione. I convertitori a matrice, infine,
sono in grado di variare la frequenza di uscita entro un ampio campo di variazione.
333
334 Capitolo 11. Convertitori c.a.-c.a.
RC2
iu
ea RC 1 vu
vu
π π+ϕa 2π
ϕa ωt
vRC1=
-vRC2
π π+ϕa
ϕa 2π ωt
L’ampiezza della prima armonica della tensione fornita al carico è quindi pari a:
q
V1 = S12 + C12 , (11.1)
11.1. Convertitori a controllo di fase 335
essendo:
Z
2 π 2 Ea sin (2ϕa )
S1 = Ea sin (ϕ) dϕ = π − ϕa +
π ϕa π 2
Z π (11.2)
2 Ea
C1 = Ea sin (ϕ) cos (ϕ) dϕ = − sin2 (ϕa ) .
π ϕa π
vu
π ϕs π+ϕa 2π
ϕs−π ϕa ωt
iu
ϕs−π π+ϕa
ϕa ϕs ωt
vRC1=
-vRC2
ϕs π+ϕa
ϕs−π ϕa ωt
Anche in questo caso l’ampiezza della prima armonica della tensione fornita al
336 Capitolo 11. Convertitori c.a.-c.a.
in cui:
Z
2 ϕs 2 Ea sin (2ϕa ) sin (2ϕs )
S1 = Ea sin (ϕ) dϕ = ϕs − ϕa + −
π ϕa π 2 2
Z ϕs (11.3)
2 Ea 2
C1 = Ea sin (ϕ) cos (ϕ) dϕ = sin (ϕs ) − sin2 (ϕa ) .
π ϕa π
R
sin (ϕs − θ) = sin (ϕa − θ) e− ωL (ϕs −ϕa ) , (11.4)
ϕi = π + ϕa − ϕs . (11.5)
R
sin (π + ϕa − ϕi − θ) = sin (ϕa − θ) e− ωL (π−ϕi ) , (11.6)
con un angolo di ritardo ϕa rispetto agli istanti in cui la relativa tensione di fase ei
attraversa lo zero con pendenza positiva (RCi1 ) e negativa (RCi2 ).
RC t1 RC s1 RC r1
er es et RC t2 RCs 2 RC r2
vr (t) = 0
√
3
vs (t) = − Ea cos (ωt) (11.8)
√2
3
vt (t) = Ea cos (ωt) ,
2
338 Capitolo 11. Convertitori c.a.-c.a.
Inoltre, a causa della simmetria sia del convertitore sia delle sue tensioni di
alimentazione, si ha:
T
vi (t) = vi t− . (11.11)
2
La fig. 11.5 riporta l’andamento delle tre tensioni di fase quando ϕa è minore di
π/3.
Quando, invece, ϕa è compreso tra π/3 e 2π/3, nell’intervallo 0 < t < ϕa /ω−T /6
sia la fase r che la fase t sono interdette; pertanto, in tale intervallo si ha:
vr
π 2π
ϕa ωt
vs
ωt
vt
ωt
Figura 11.5: Andamenti delle tre tensioni di fase - Carico resistivo, ϕa < π/3.
vr (t) = 0
√
3
vs (t) = − Ea cos (ωt) (11.14)
√2
3
vt (t) = Ea cos (ωt) .
2
Carico induttivo. Quando il carico presenta una componente induttiva, gli an-
damenti delle tensioni fornite dal convertitore sono fortemente influenzati dal valore
del rapporto ωL/R. In particolare quando ϕa è minore di θ nessuna fase risulta mai
interdetta. Anche nel caso trifase, comunque, la dipendenza dal valore di ωL/R può
340 Capitolo 11. Convertitori c.a.-c.a.
RC t RC s RCr
Dt Ds Dr
RC t RCs RCr
a) b)
Figura 11.6: Soluzioni circuitali alternative.
11.2 Cicloconvertitori
I cicloconvertitori monofasi presentano una struttura di potenza identica a quella di
un convertitore c.a.-c.c bidirezionale a quattro quadranti (in genere con alimentazio-
ne trifase). Infatti variando nel tempo in maniera opportuna gli angoli di accensione
ϕa1 e ϕa2 di un convertitore c.a.-c.c. bidirezionale a quattro quadranti è possibile
ottenere una forma d’onda di tensione di tipo alternativo di cui è possibile variare sia
l’ampiezza sia la frequenza. A differenza da quanto avviene nei convertitori c.a.-c.c.,
però, se si impiega per il cicloconvertitore un funzionamento a totale circolazione
11.2. Cicloconvertitori 341
vu
iu
t
i1
i2 t
t
(a) iu in fase
vu
iu
t
i1
i2 t
t
(b) iu in ritardo
vr + vc Circuito vu
di Cicloconvertitore
- controllo
Filtro
a)
b)
c)
d)
collegare a triangolo chiuso tre convertitori a due soli quadranti, come mostrato nella
fig. 11.9(d). Quest’ultima soluzione impiega un numero di Tiristori pari alla metà
di quelli necessari per realizzare una connessione a stella e presenta, per quanto con-
cerne la corrente di circolazione, problemi analoghi a quelli di un cicloconvertitore
con uscita monofase.
11.3. Convertitori a matrice 345
S 11
S 12 vu1
e1 S 13
S 21
e2
S 22 vu2
S 23
e3
S 31
S 32 vu3
S 33
a) b) c)
elemento controllato. In realtà essa presenta alcuni svantaggi quali la caduta sull’interruttore,
pari alla somma delle cadute su tre componenti e il maggior valore efficace della corrente sul
Transistor, che conduce qualsiasi sia il verso della corrente nell’interruttore; inoltre le strutture
illustrate nelle figg. 11.11(b) e 11.11(c) consentono di realizzare tecniche di commutazione più
sofisticate, permettendo di controllare la direzione della corrente durante la commutazione.
Esistono diverse strategie per il controllo del convertitore a matrice; per evitare sovratensioni
e dipendenze della tensione di uscita dai parametri del carico, tutte le strategie cercano di
rispettare le seguenti due regole:
• in ogni istante tutte le fasi del carico devono essere collegate ad una fase dell’alimenta-
zione;
• uno solo dei tre interruttori connessi a ciascuna fase del carico può essere chiuso.
In realtà, a causa dei tempi di apertura e chiusura degli interruttori, durante le commuta-
zioni non è possibile rispettare entrambe le regole; esistono diverse strategie di commutazione
per ovviare a questo problema, ma richiedono una maggiore complicazione circuitale. Inoltre,
11.3. Convertitori a matrice 347
per ridurre le armoniche di corrente iniettate nella rete di alimentazione e per migliorare le
commutazioni, il convertitore è connesso alla rete di alimentazione mediante un filtro LC (vedi
fig. 11.12).
S11
S 12 vu1
e1 S 13
S 21
e2
S 22 vu2
S 23
e3
S 31
S 32 vu3
S 33
Rispetto alle soluzioni con due convertitori in cascata, che verranno illustrate nel Capitolo
13, i convertitori a matrice presentano i seguenti vantaggi:
Nei convertitori statici di più elevata potenza (impiegati ad esempio nella trazione ferroviaria
pesante, nella trasmissione dell’energia in c.c. oppure in grossi impianti di laminazione) il
dimensionamento in potenza dei semiconduttori è tale da richiedere l’utilizzazione di componenti
in serie o in parallelo. Per evitare tali connessioni che, come messo in evidenza nella prima parte
del testo, presentano sempre inconvenienti non trascurabili, si preferisce, attualmente, ricorrere
all’impiego di più convertitori connessi in serie o in parallelo, oppure a quello di convertitori con
struttura a più livelli, composti da un maggior numero di interruttori† .
In generale, nei convertitori alimentati dalla rete in c.a. mediante trasformatori si preferisce
ricorrere alla connessione in serie o in parallelo di più convertitori. Un esempio di connessione
in serie di più convertitori è già stato esaminato nella trattazione relativa al miglioramento del
fattore di potenza nei convertitori c.a.-c.c. Viceversa nei convertitori alimentati in c.c. si ricorre
a convertitori a più livelli; tra essi assumono particolare importanza gli inverter a più livelli.
349
350 Capitolo 12. Convertitori con struttura a più livelli
Ea
T1
Dr. vbe1
vc1
T2
Dr. vbe2
vu
vc2 Ea /2
T3
Dr. vbe3
T4
Dr. vbe4
Nella figura sono anche riportati i quattro blocchi, indicati con Dr., che rappresentano
i circuiti di pilotaggio dei quattro Transistor, mettendo in evidenza che questi ultimi sono
comandati a coppie; infatti, i segnali logici di pilotaggio dei Transistor T3 e T4 possono essere
rispettivamente ottenuti dalla negazione dei segnali T1 e T2 . Nella tabella 12.1 sono riportate
le tre configurazioni logiche ammissibili per i segnali di pilotaggio ed il corrispondente livello
della tensione (vu ) di uscita; in essa, le tensioni di pilotaggio sono state indicate con i simboli
A (pilotaggio alto) e B (pilotaggio basso). La configurazione vc1 = 1 e vc2 = 0 non è,
invece, accettabile, in quanto, con tale configurazione, il valore della tensione di uscita sarebbe
determinato dal segno della corrente.
La forma d’onda fornita da una fase dell’inverter NPC presenta, quindi, tre diversi livelli (0,
Ea /2 ed Ea ); pertanto, i due segnali logici vc1 e vc2 possono essere ottenuti impiegando uno dei
modulatori a tre livelli illustrati nel Capitolo 9. Come già evidenziato, l’utilizzo di una tecnica
12.1. Inverter con struttura a più livelli 351
di modulazione a tre livelli consente di ottenere una migliore qualità della corrente applicata
al carico, sia per la minore presenza di ondulazione sovrapposta alla corrente stessa, sia per lo
spostamento delle armoniche di ampiezza più significativa a frequenze più elevate.
T11 T21
+
C T12 vu T 22
Ea
v1 v2
T13 T23
C
T14 T 24
Il ramo dell’inverter NPC illustrato nella fig. 12.1 può venire impiegato per realizzare un
inverter a ponte, monofase o trifase. Nella fig. 12.2 è riportato lo schema di un inverter
NPC monofase a ponte. Nella stessa è evidenziato che la tensione intermedia (Ea /2) viene
normalmente ottenuta impiegando un partitore capacitivo; ovviamente è necessario garantire
che la corrente applicata al partitore abbia un valore medio nullo affinché le tensioni di uscita
risultino simmetriche.
Applicando ad ambo i rami del ponte una tecnica di modulazione a tre livelli, la forma
d’onda della tensione fornita al carico presenta 5 diversi livelli (−Ea , −Ea /2, 0, Ea /2 ed Ea ).
Nella fig. 12.3 è riportato un tipico andamento delle tensioni modulate v1 e v2 , fornite dai
due rami dell’inverter, e di quella applicata al carico, vu ; le forme d’onda sono state ottenute
impiegando il modulatore a tre livelli illustrato nella fig. 9.62, con un rapporto tra la frequenza
della portante e quella della modulante pari a 5 e le forme d’onda delle portanti mostrate nella
fig. 9.63(b).
Infine, la fig. 12.4 riporta lo schema di un inverter NPC trifase, il cui impiego è prettamente
rivolto ad applicazioni di elevata potenza. Anche nella versione trifase la tensione intermedia
(Ea /2) è ottenuta impiegando un partitore capacitivo.
352 Capitolo 12. Convertitori con struttura a più livelli
v1
Ea
E a /2
0 T t
v2
Ea
Ea /2
0 T t
vu
Ea
Ea /2
0 t
T
-Ea /2
-E a
Figura 12.3: Forme d’onda delle tensioni fornite da un inverter NPC monofase a
ponte.
T11 T21 T 31
+
C T 12 T22 T32
v1 v2 v3
Ea
T13 T23 T 33
C
Convertitori pluristadio
353
354 Capitolo 13. Convertitori pluristadio
l’ondulazione della tensione o della corrente fornita dal primo stadio. Il funziona-
mento del convertitore bistadio risulta alquanto diverso a seconda che il filtro sia di
tipo capacitivo (vedi fig. 13.1) oppure induttivo (vedi fig. 13.2).
Nel primo caso, il filtro riduce le ondulazioni della tensione continua; l’inver-
ter è, quindi, alimentato a tensione impressa (Voltage Source Inverter, VSI ) e il
convertitore c.a.-c.c. può essere o non essere controllato. Quando è controllato,
la regolazione dell’ampiezza della tensione alternata di uscita viene affidata a tale
stadio mentre l’inverter funziona con una forma d’onda prefissata ed effettua solo il
controllo della frequenza. In caso contrario, l’inverter deve effettuare il controllo sia
dell’ampiezza sia della frequenza della tensione di uscita. È da notare che, a meno
di impiegare un convertitore c.a.-c.c. a quattro quadranti, il convertitore bistadio
con filtro capacitivo (anche detto con con stadio intermedio a tensione impressa)
risulta monodirezionale, in quanto il convertitore c.a.-c.c. non permette di invertire
il segno della corrente continua mentre l’inverter di tipo VSI non consente, a causa
della presenza dei diodi, di invertire il segno della tensione di alimentazione. Qualo-
ra, in alcune condizioni operative, il carico possa fornire energia, è necessario, quindi,
inserire, in parallelo al condensatore di filtro, un dispositivo (in genere costituito da
una resistenza ed un interruttore statico) che permetta di dissipare l’energia fornita
dal carico quando la tensione ai capi del condensatore diventa troppo elevata. Ne-
gli ultimi anni, è diventata particolarmente attraente la struttura di conversione a
due stadi che impiega, come primo stadio, il convertitore c.a.-c.c. bidirezionale con
interruttori statici illustrato nel capitolo 10. Questa soluzione consente di:
+ +
Ea vu
- -
caso, impiegare elementi controllati, tale compito viene affidato all’inverter mentre
la conversione c.a.-c.c. è ottenuta mediante un semplice raddrizzatore a Diodi.
Nei convertitori bistadio di potenza superiore a qualche kW il convertitore c.a.-c.c. funziona
in genere ad onda intera e l’inverter è realizzato impiegando uno degli schemi (a ponte, a
semiponte o a push-pull) già esaminati nel paragrafo 9.1. Quando si impiega un inverter a ponte,
la struttura del circuito di conversione risulta quella illustrata nella fig. 13.4 e comprende, oltre
all’inverter e al trasformatore di disaccoppiamento (normalmente in ferrite), un convertitore c.a.-
c.c. a diodi ed un filtro LC di uscita. Se, come avviene in un numero consistente di applicazioni
(ad esempio alimentatori con batteria in tampone o alimentatori per sistemi di elaborazione),
il valore medio della tensione fornita dal convertitore non è molto elevato (da pochi V fino a
qualche decina di V), si fa in genere ricorso, per ridurre le perdite dovute alla caduta diretta
sui Diodi, ad un convertitore con trasformatore a presa centrale; in questo caso è conveniente
inserire, a valle del convertitore, un ulteriore Diodo, la cui presenza consente di evitare che,
quando tutti i Transistor dell’inverter sono aperti, la corrente che transita nell’induttanza di
filtro circoli nel trasformatore.
+
+ L
n1 n2 v2 C vu
IS 1 D1 D3 IS 3
Ea v1 -
IS 4
IS 2 D2 D4 n2
-
Figura 13.4: Convertitore bistadio c.c.-c.c. ad onda intera con inverter a ponte.
Se, durante un semiperiodo, vengono chiusi, per un intervallo di tempo di durata τ gli
interruttori IS1 e IS4 mentre durante l’altro semiperiodo vengono chiusi, in maniera simmetrica,
gli altri due interruttori, l’andamento della tensione v2 , ai morsetti di ingresso del filtro di uscita,
risulta, trascurando i fenomeni che si verificano durante le commutazioni e supponendo che
l’induttanza del filtro si trovi in conduzione continua, quello riportato nella fig. 13.5.
Pertanto, indicato con δ il rapporto 2τ /T , il valore medio della tensione fornita dal conver-
titore è pari a:
n2
V̄u = Ea δ (13.1)
n1
v2
Ean2/n1
τ τ τ
Per ridurre tali problemi, è possibile ricorrere all’inserzione, in serie al primario del trasfor-
matore, di una capacità di valore tale per cui, durante ogni alternanza della tensione fornita dal-
l’inverter, la variazione di tensione ai capi della capacità risulti, in corrispondenza alla massima
corrente di carico, dell’ordine di qualche percento della tensione Ea di alimentazione.
Lo stesso tipo di funzionamento può essere ottenuto impiegando per l’inverter una struttura
a semiponte. Con tale circuito, il cui schema è illustrato nella fig. 13.6, la tensione di uscita è,
a parità di rapporto di trasformazione, pari alla metà di quella del circuito precedente.
+
+ L
C vu
D1
n1 n2 v2
IS1
Ea v1 -
D2 IS 2 n2
-
Figura 13.6: Convertitore bistadio c.c.-c.c. ad onda intera con inverter a semiponte.
Quando, invece, si utilizza un inverter a push-pull (la cui struttura di potenza presenta il
vantaggio che gli emettitori dei due Transistor di potenza sono allo stesso potenziale per cui
i circuiti di pilotaggio dei due Transistor non richiedono un disaccoppiamento galvanico), la
riduzione degli effetti delle dissimmetrie non può essere ottenuta mediante circuiti capacitivi.
Pertanto, quando si impiega tale struttura con una elevata frequenza di commutazione, è indi-
spensabile ricorrere ad opportuni circuiti in grado di rivelare l’eventuale presenza di dissimmetrie
e, di conseguenza, correggere le durate degli intervalli di conduzione.
Nei convertitori di piccola potenza (dal centinaio di W fino a poco più di un kW), per
evitare i problemi connessi alla presenza di dissimmetrie, si fa spesso ricorso ad un convertitore
358 Capitolo 13. Convertitori pluristadio
c.a.-c.c. a semionda. Con questa scelta, il particolare tipo di carico presente ai morsetti di
uscita dell’inverter permette di impiegare, per quest’ultimo, delle strutture semplificate che non
potrebbero essere utilizzate con altri tipi di carico.
Infatti, se si impiega lo schema di conversione illustrato nella fig. 13.4 ma si utilizza un
convertitore c.a.-c.c. a semionda, si può facilmente constatare che la chiusura di una coppia di
interruttori (ad esempio IS2 e IS3 ) risulta inutile; inoltre, i due Diodi posti in antiparallelo ai
due interruttori attivi non entrano mai in conduzione. Pertanto, il circuito di potenza può ridursi
a quello illustrato nella fig. 13.7, nel quale l’inverter è realizzato mediante due soli interruttori
e due soli Diodi.
+ +
n1 n2 L
IS1 D3 C
Ea v1 v2 vu
D2 IS4
- -
Quando si impiega questo circuito, se i due interruttori vengono chiusi, durante ogni periodo,
per un intervallo di tempo di durata τ , il valore medio della tensione di uscita risulta pari a:
n2 Ea τ
V̄u = . (13.2)
n1 T
+
D +
n1 n1 n2 L
C
Ea v2 vu
-
- IS
quale il valore medio della tensione di uscita risulta, a parità del rapporto τ /T , doppio di quello
precedente.
+
+
L
C
Ea v2 vu
-
-
Quando, invece, la potenza da trasferire al carico è molto modesta, si può introdurre una
ulteriore semplificazione, eliminando l’induttanza del filtro di uscita e, di conseguenza, anche
il Diodo di circolazione del convertitore c.a.-c.c.; il circuito a cui si perviene è quello riportato
nella fig. 13.10 e viene usualmente indicato come Flyback Converter.
+
+
C
Ea vu
-
-
Figura 13.10: Flyback Converter.
+
L
C vu
D3
n1 n2
IS 1 D1 IS 3
-
IS 4
IS 2 D2 D4 n2
illustrati. A titolo di esempio la fig. 13.11 mostra un tipico schema di alimentatore switching
che impiega il convertitore bistadio di fig. 13.4.
Capitolo 14
Convertitori risonanti
L’analisi delle commutazioni dei Transistor di potenza, effettuata nei capitoli precedenti, ha
evidenziato che ad ogni commutazione dell’interruttore statico è associata una dissipazione di
energia. Questa dissipazione rappresenta un impedimento quando, come nei convertitori c.c.-
c.c. con accoppiamento mediante trasformatore, si desideri aumentare la frequenza di lavoro
del convertitore.
Una riduzione della dissipazione può essere ottenuta impiegando semiconduttori caratteriz-
zati da tempi di commutazione sempre più ridotti. Tale soluzione, però, incrementa i valori
dei di/dt e dei dv/dt presenti nel circuito, esaltando l’effetto delle induttanze distribuite e dei
condensatori parassiti ed aumentando le interferenze elettromagnetiche (EMI), sia irradiate che
trasmesse per conduzione, al carico e all’alimentazione. L’impiego di circuiti atti a ridurre le
perdite di commutazione è in grado di diminuire in maniera consistente le perdite localizzate
negli interruttori, ma non risolve completamente il problema; infatti almeno una parte della
dissipazione viene trasferita su resistenze addizionali ed, inoltre, risulta necessario imporre dei
valori minimi alle durate degli intervalli di tempo durante i quali l’interruttore deve rimanere
aperto o chiuso.
Sulla base delle considerazioni precedenti, si può asserire che esiste un limite alla frequenza
massima di commutazione ottenibile con i convertitori tradizionali (Convertitori a commuta-
zione forzata o Hard commutation converters); questo limite dipende, ovviamente, dal tipo di
convertitore e dal valore della potenza trasferita. Ad esempio, per i convertitori c.c.-c.c. di
piccola potenza (centinaia di W), si ritiene che il limite superiore per la frequenza di lavoro dei
convertitori a commutazione forzata sia sull’ordine dei 500 kHz.
Una notevole riduzione, sia delle perdite di commutazione sia delle interferenze elettroma-
gnetiche, può essere ottenuta se si fa in modo che gli interruttori statici vengano chiusi con
un valore limitato del di/dt ed aperti in istanti di tempo in cui la corrente e/o la tensione
applicata all’interruttore risultano nulle (Commutazione naturale o Soft commutation). I due
tipi fondamentali di commutazione naturale sono:
361
362 Capitolo 14. Convertitori risonanti
D
IS
D L IS L
C C
(a (b
D
IS
D L IS L
C
C
(a (b
Nei circuiti rappresentati nelle figg. 14.1(b) e 14.2(b), l’oscillazione prosegue, invece, anche
nella seconda metà del periodo; nel secondo semiperiodo, però, conduce il Diodo e il Transistor
può venire aperto con corrente nulla. Impiegando queste strutture, inoltre, la conduzione può
durare per un numero intero di periodi.
Si può infine osservare che, come sarà messo in evidenza nei successivi esempi, quando si
impiega un interruttore risonante a onda intera la tensione applicata al carico è praticamente
indipendente dal tipo di carico, mentre ne risulta fortemente influenzata quando si utilizza un
interruttore risonante a semionda.
Per illustrare il funzionamento dei convertitori con interruttore risonante con commutazione
a corrente nulla, si prenderà in considerazione l’alimentatore stabilizzato con chopper riduttore,
illustrato nella fig. 14.3, in cui il carico è stato rappresentato con una resistenza R0 , alimentata
dal convertitore tramite un filtro passa basso Lf Cf , dimensionato in modo tale da portare a
valori accettabili l’ondulazione della tensione applicata alla resistenza R0 .
+ T
Lf
D
Ea Cf
Ro
+ T
Dr L r Lf
Df
Ea Cr Cf
Ro
Cf , e alla corrente iLf , che scorre nell’induttanza Lf del filtro; si considererà, quindi:
vu (t) = V̄u
V̄u
iu (t) = I¯u = (14.1)
R0
iLf (t) = ILf = I¯u .
¯
diLr Ea
= ;
dt Lr
14.1. Convertitori quasi risonanti 365
se questa pendenza è minore di quella imposta dal Transistor, la chiusura avviene praticamente
senza perdite.
Nell’istante, t = t1 , con:
Lr I¯u
t1 = t0 + ,
Ea
dvCr iL − I¯u
= r
dt Cr
(14.2)
diLr Ea − vCr
= ,
dt Lr
Pertanto, fino all’istante, t = t2 , in cui la corrente nel Transistor si annulla, gli andamenti della
tensione vCr e della corrente iLr sono forniti dalle seguenti equazioni:
r
Cr
iLr (t) = I¯u + Ea sin [ω (t − t1 )]
Lr (14.3)
vCr (t) = Ea {1 − cos [ω (t − t1 )]} ,
essendo:
1
ω=√ .
Lr Cr
Nell’istante t = t2 , con
q
I¯L Lr
π + arcsin Ea Cr
t2 = t1 + ,
ω
Per t > t2 , la corrente iLf scorre attraverso la capacità Cr , che si scarica con una pendenza
costante pari a:
dvCr I¯u
=− .
dt Cr
366 Capitolo 14. Convertitori risonanti
Vc2 Cr
t3 = t2 + ,
I¯u
Se i valori della capacità e dell’induttanza sono scelti in modo tale che l’ampiezza A della
oscillazione della corrente iLr ,
r
Cr
A = Ea ,
Lr
sia molto più grande del valore medio della corrente di carico, le espressioni di t2 e Vc2 possono
essere approssimate come:
π
t2 ' t1 +
ω
Vc2 ' 2Ea ,
Pertanto il valore medio della tensione applicata al carico può essere approssimato dalla
seguente espressione
r !
Ea Cr Lr 2Ea
V̄u ' π + ¯ , (14.7)
T Cr Iu
14.1. Convertitori quasi risonanti 367
Ea = 50V
Cr = 1.25µF
Lr = 5µH
V̄u = 15V
I¯u = 5A.
i Lr (A) v Cr (V)
100
v Cr
50
i Lr
00 500 t (ms)
1000 T
+
D
n1 n1 n2 Lr Lf
Dr
Ea Cr Df Cf Ro
T
-
L’interruttore risonante può essere utilizzato anche nei convertitori bistadio; a titolo di
esempio nella fig. 14.6 è riportata una modifica del circuito di fig. 13.8, ottenuta inserendo un
368 Capitolo 14. Convertitori risonanti
interruttore risonante a semionda. Per evitare la saturazione del trasformatore, però, il Tran-
sistor rimane a monte del trasformatore mentre gli altri componenti dell’interruttore risonante
sono posti a valle; spesso, infine, l’induttanza Lr non compare esplicitamente in quanto, al suo
posto, viene utilizzata l’induttanza dispersa del trasformatore.
Dr
+ T Lr Lf
Df
Ea Cr Cf
Ro
Le prime due fasi di funzionamento del nuovo circuito risultato identiche a quelle già de-
scritte; a differenza da quanto visto per il circuito precedente, però, l’oscillazione non termina
nell’istante t = t2 , in cui la corrente nel Transistor si annulla, poiché, a partire da tale istante,
può entrare in conduzione il Diodo Dr . Pertanto le espressioni (14.3) della tensione vCr e della
corrente iLr continuano ad essere valide fino all’istante t = t3 , in cui la tensione vCr ritorna a
zero. Eguagliando a zero l’espressione di vCr si ricava:
2π p
t3 = t1 + = t1 + 2π Lr Cr .
ω
A partire dall’istante t = t3 , la tensione vCr rimane nulla e la corrente iLr , che nell’istante
t3 è pari a I¯u , si porta a zero con una pendenza pari a:
diLr Ea
= .
dt Lr
Indicato con t4 l’istante in cui corrente iLr si annulla, se nell’intervallo (t2 , t4 ) il Transistor
viene interdetto, il suo spegnimento avviene senza perdite di commutazione.
Anche per questo circuito, il valore medio a regime della tensione applicata al carico può
essere determinato imponendo che l’integrale della tensione applicata all’induttanza di filtro Lf
14.1. Convertitori quasi risonanti 369
che, con le ipotesi semplificative già espresse, può venire approssimata come:
Ea p
V̄u ' 2π Lr Cr .
T
Come si può constatare, impiegando l’interruttore ad onda intera, il valore medio della
tensione applicata al carico risulta, in prima approssimazione, indipendente dal carico stesso
ed inversamente proporzionale al periodo di funzionamento; il circuito di conversione di fig.
14.7 si presta, quindi, all’impiego di una tecnica di modulazione in frequenza (PFM). Per
contro, a parità di sollecitazione sui componenti, il valore medio della tensione di uscita e, di
conseguenza, la potenza trasferita al carico, risultano sensibilmente inferiori di quelli ottenibili
impiegando l’interruttore a semionda.
Nella fig. 14.8 sono riportati gli andamenti, a regime permanente, della tensione vCr e della
corrente iLr per un circuito caratterizzato dagli stessi parametri dell’esempio precedente.
i Lr (A) v Cr (V)
100
v Cr
50
i Lr
0 t(µs)
0 250 500 T
Figura 14.8: Andamenti della tensione e della corrente nell’interruttore ZCS a onda
intera.
IS IS
D L L
D
C
C
(a (b
IS IS
D L L
D
(a C (b
C
al condensatore è tale per cui, pur venendo chiuso, il Transistor non entra in conduzione fino
alla fine del periodo. Anche in questi circuiti, inoltre, la conduzione può durare per un numero
intero qualsiasi di periodi.
Delle quattro strutture presentate, la più interessante risulta quella illustrata nella fig.
14.10(a); in questa struttura, infatti, la capacità si trova direttamente in parallelo al Tran-
sistor e può, quindi, conglobare la capacità propria del Transistor (capacità tra emettitore e
collettore se si impiega un BJT, tra drain e source nel caso di MOSFET). Anche nella struttura
illustrata nella fig. 14.9(a), la capacità si trova dinamicamente in parallelo al Transistor e,
quindi, può conglobare la capacità propria del Transistor; viceversa negli interruttori ad onda
intera l’energia immagazzinata nella capacità parassita del Transistor non può essere ceduta al
carico (a causa della presenza di un Diodo in serie al Transistor) e, pertanto, viene dissipata sul
Transistor durante la sua fase di chiusura.
Come per gli interruttori precedenti, il passaggio dai circuiti di conversione ad interruttori
con commutazione forzata a quelli con interruttori risonanti con tensione di apertura nulla è
immediato. Molto spesso, però, per migliorare il comportamento del circuito, che viene fatto
funzionare con frequenze di commutazione particolarmente elevate, si ricorre all’introduzione
di circuiti ausiliari, spesso più complicati dell’interruttore stesso.
Per chiarire, con una semplice trattazione, il comportamento di questi interruttori, si pren-
derà in considerazione il circuito con chopper riduttore di fig. 14.3, già utilizzato negli esempi
precedenti. Sostituendo al Transistor l’interruttore risonante di fig. 14.10(a), si ottiene il
circuito illustrato nella fig. 14.11.
iLr i Lf
+ T
Dr Lr Lf
Df
Ea Cr Cf
vCr Ro
-
Figura 14.11: Convertitore c.c.-c.c. con interruttore ZVS a semionda.
Anche l’analisi del comportamento di questo circuito può venire semplificata se si adottano
le ipotesi semplificative di trascurare le ondulazioni sovrapposte alla corrente iLf e alla tensione
372 Capitolo 14. Convertitori risonanti
vu di uscita:
vu (t) = V̄u
V̄u
iu (t) = I¯u = (14.8)
R0
iLf (t) = I¯Lf = I¯u .
se, in questo istante, si procede alla apertura del Transistor, questo si apre con perdite molto
ridotte in quanto, durante la fase di apertura, la presenza della capacità Cr mantiene molto
limitata la tensione applicata al Transistor.
dvCr I¯u
= . (14.9)
dt Cr
Cr Ea
t1 = t0 + .
I¯u
dvCr iL
= r
dt Cr
(14.10)
diLr Ea − vCr
= ,
dt Lr
di segno, si ha:
essendo
1
ω=√ .
Lr Cr
Nell’istante t = t2 , con
r
Ea Cr
π + arcsin
I¯u Lr
t2 = t1 + , (14.12)
ω
diLr Ea
= . (14.13)
dt Lr
Lr IL2
t3 = t2 − ,
Ea
Lr I¯u
t4 = t3 + ,
Ea
Nella fig. 14.12 sono riportati, a titolo di esempio, gli andamenti, a regime permanente,
della tensione vCr e della corrente iLr per un circuito caratterizzato dai seguenti parametri:
Ea = 50V
Cr = 0.4µF
Lr = 80µH
V̄u = 25V
I¯u = 5A.
v Cr (V) i Lr (A)
150 15
100 10
v Cr
50
i Lr
0
0 40 T 80 t(µs)
-50 -5
Le strutture impiegate per la realizzazione di convertitori con carico risonante sono molte-
plici; nel seguito ci si limiterà a presentare alcune soluzioni circuitali, senza scendere in dettaglio
sul loro funzionamento. Una analisi, sia pure di prima approssimazione, del loro funzionamen-
to richiederebbe l’esame separato di varie situazioni operative; infatti, occorrerebbe effettuare
una suddivisione tra funzionamento con conduzione discontinua e funzionamento con condu-
zione continua e, in quest’ultima situazione, esaminare separatamente i casi di frequenza di
funzionamento minore o maggiore di quella di risonanza.
+ io
T1 D1
ir
A B
Ea / 2 Lr Cr
Ea Cf
vo Ro
A’ B’
Ea / 2
T2 D2
A Lr Cr B
ir
Ga ±Ea / 2 ±V o Go
A’ B’
Figura 14.14: Schema equivalente semplificato.
Il funzionamento risulta del tutto analogo, a parte l’ampiezza della tensione vAA0 , se si
impiega un inverter a ponte, invece che a semiponte.
Questo tipo di convertitore presenta l’inconveniente che in assenza di corrente assorbita dal
carico la tensione di uscita non può venire regolata e, comunque, per poter regolare la tensione
di uscita con piccole correnti di carico occorre far funzionare il convertitore con una frequenza
di commutazione molto inferiore a quella di risonanza. Inoltre, l’assenza dell’induttanza nel
filtro di uscita comporta una elevata ondulazione di corrente sul condensatore di filtro. Il suo
principale vantaggio consiste, invece, nella caratteristica che la corrente circolante negli inter-
ruttori e nel circuito risonante è proporzionale alla corrente di carico; diminuendo quest’ultima
si riducono anche le dissipazioni di potenza dovute alla conduzione. Inoltre, se il carico è ac-
coppiato mediante un trasformatore, la presenza di una capacità in serie al primario permette
di compensare eventuali dissimmetrie presenti nel funzionamento dell’inverter.
if
+ io
T1 D1 Lf
ir
A B
Ea / 2 Lr
Cr Cf
Ea vo Ro
A’ B’
Ea / 2
T2 D2
A Lr B
ir ±If
Ga ±Ea /2 Cr Go
A’ B’
Figura 14.16: Schema equivalente semplificato.
contro la corrente che scorre negli interruttori e nel circuito risonante è circa indipendente dalla
corrente di carico.
if
+ io
T1 D1 Lf
ir Crs
A B
Ea / 2 Lr
Crp Cf
Ea vo Ro
A’ B’
Ea / 2
T2 D2
1. Paolo Caravani, Modelli e simulazione di sistemi. Metodi Roberto Cardarelli, GaAs MMIC Front-End Electronics for
matematici per l’analisi delle decisioni High Energy Physics. A summary of the achievements of
2. Paolo Ferrazzoli, Introduzione al telerilevamento ambien- three INFN Group V experiments: Game (1 year), Amiga (3
tale years), Life (1st year)
3. Paolo Ferrazzoli, Appunti di propagazione di onde elettro- 19. Alberto Pettorossi, Programming in C++
magnetiche 20. Studi tecnologici
4. Luigi Giacomelli, Appunti sulla teoria dei segnali. Parte I: 1 Consiglio Nazionale delle Ricerche, Elettronica verso il
Segnali determinati 2000. Sviluppo tecnologico e riflessi occupazionali. Il
5. Alberto Pettorossi, Elements of Concurrent Programming ruolo della ricerca. Celebrazioni per il Primo
6. 1 Paolo Lugli, Andrea Reale, Aldo Di Carlo, Appunti di Centenario dell’Invenzione della Radio 1895–1995
optoelettronica. Vol. I: Fibre ottiche e componenti a (Roma, 12 dicembre 1995)
semiconduttore 2 Aa.Vv., Atti del Convegno Minihydro (Palinuro, 7–9
2 Aldo Di Carlo, Paolo Lugli, Appunti di optoelettronica. settembre 1996)
Vol. II: Materiali semiconduttori 3 Aa.Vv., Conference Proceedings 2nd International
7. Armando Bellini, Gennaro Figalli, Il motore asincrono Minihydro (Palinuro, 5–8 september 1998)
negli azionamenti industriali 21. Paolo Coppa (a cura di), Atti del VI Convegno AIPT (Roma,
8. Alberto Pettorossi, Learning Pascal through examples 29 settembre 2000)
9. Marco Sabbadini, Introduzione alla progettazione di anten- 22. Alberto Pettorossi, Maurizio Proietti, First Order Predicate
ne per applicazioni spaziali Calculus and Logic Programming
10. Paolo Coppa, Esercizi di fisica tecnica 23. Quaderni di automazione industriale
11. Xue-Song Zhou, Vector Wave Functions in Electromagnetic 1 Alessandro De Carli, Il controllo di un sistema di pro-
Theory duzione
12. Attilio Giorgi, Tecnologie di Internetworking 24. 1 Corrado Di Natale (a cura di), Technical Digest. The
13. Riccardo Marino, Esercizi di teoria dei sistemi Ninth International Symposium on Olfaction and
14. Armando Bellini, Elettronica industriale Electronic Nose (ISOEN’02) (Rome, 29 Sep – 2 Oct,
15. 1 Alberto Pettorossi, Quaderni di informatica. Parte I 2002)
2 Alberto Pettorossi, Quaderni di informatica. Parte II 2 Corrado Di Natale, Arnaldo D’Amico (a cura di),
3 Alberto Pettorossi, Theory of Computation. Part III Proceedings of the The Ninth International Symposium
4 Alberto Pettorossi, Theory of Computation. Part IV on Olfaction and Electronic Nose
16. Gaspare Galati, Franco Mazzenga, Maurizio Naldi, 25. Gianfranco Caruso, Esercitazioni di impianti nucleari
Elementi di sistemi radar 26. 1 Armando Bellini, Elettronica industriale 1. Parte I:
17. Alfredo Badagliacca, Fondamenti di trasmissione del calore Introduzione agli azionamenti elettrici e azionamenti
18. Franco Giannini, Ernesto Limiti, Giancarlo Orengo, con motore in corrente continua
2 Armando Bellini, Stefano Bifaretti, Elettronica indu- 40. Dipartimento di Informatica e Sistemistica “Antonio
striale 1. Parte II: Controllori logici programmabili Ruberti” – Technical Reports
27. Manualetti di Fisica Tecnica applicata all’Architettura 1 Luca Benvenuti, Lorenzo Farina, The Geometry of the
1 Roberto Carratù, L’illuminotecnica Reachability Cone for Linear Discrete–time Systems
2 Francesco Bianchi, Roberto Carratù, L’illuminazione 2 G. Ausiello, M. Demange, Luigi Laura, V. Paschos,
diurna e metodi di calcolo Algorithms for the On–Line Quota Traveling Salesman
3 Francesco Bianchi, Roberto Carratù, L’acustica Problem
4 Francesco Bianchi, Roberto Carratù, La trasmissione 3 Domenico Laise, Pietro A. Valentino, The Economic
del calore Evaluation of Public Investements
5 Roberto Carratù, Le barriere acustiche naturali e artifi- 4 Lucio Biggiero, Domenico Laise, La valutazione multi-
ciali: progetto e verifica criteriale delle strategie aziendali
6 Francesco Bianchi, Roberto Carratù, L’architettura del 5 Domenico Laise, Benchmarking and Learning
suono Organizations
28. 1 Thérèse Hardin, Rioboo Renaud (eds), Calculemus 6 Roberto Baldoni, Stefano Cimmino, Carlo Marchetti,
2003. 11th Symposium on the Integration of Symbolic Total Order Communications over Asynchronous
Computation and Mechanized Reasoning (Rome, Italy, Distributed Systems: Specifications and
September 2003) Implementations
2 David Basin, Burkhart Wolff (eds), Theorem Proving in 7 G. Ausiello, V. Bonifaci, Luigi Laura, Lazy On–Line
Higher Order Logics. 16th International Conference, Algorithms for Metrical Service Systems
TPHOLs 2003 (Rome, Italy, September 2003). 8 Luigi Laura, Umberto Nanni, Fabiano Sarracco, Query
Emerging Trends Proceedings (Institut für Informatik Transformation through Approximated LSI Computation
Albert–Ludwigs–Universität Freiburg, Technical Report 9 Daniela Berardi, Diego Calvanese, Giuseppe De
No. 187) Giacomo, Maurizio Lenzerini, Massimo Mecella,
3 Christoph Lüth, David Aspinall (eds), User Interfaces Synthesis of Underspecified Composite e–Services
for Theorem Provers. International Workshop, UITP based on Automated Reasoning
2003 (Rome, Italy, September 2003), (Institut für 10 Raffaella Mattone, Alessandro De Luca, Fault Detection
Informatik Albert–Ludwigs–Universität Freiburg, and Isolation in Mechanical Systems
Technical Report No. 189) 11 G. Liuzzi, S. Lucidi, V. Piccialli, M. Villani, Induction
4 Marta Cialdea Mayer, Fiora Pirri (eds), Tableaux 2003. Motors Design by a Mixed–Variable Approach
Position Papers and Tutorials (Rome, Italy – September 12 Alessandro Avenali, Predictive Benchmark for Revenue
2003) (Dipartimento di Informatica e Automazione, in Combinatorial Auctions
Università degli Studi RomaTre, Technical Report 13 Gwen Salaun, Andrea Ferrara, Antonella Chirichiello,
RT–DIA–80–2003) Negotiation Among Web Services Using Lotos/CADP
29. José Brázio (ed), Analysis and Design of Advanced 14 Luca De Santis, Diego Milano, Gabriele Palmieri,
Multiservice Networks Supporting Mobility, Multimedia, Monica Scannapieco, Tiziana Catarci, Data Quality
and Internetworking. COST 279 – Midterm Report (COST Improvement in the Daquincis System
279 Management Committee, January 2004) 15 Roberto Baldoni, Jean–Michel Hélary, Sara Tucci
30. Alessandro Falaschi, Elementi di trasmissione dei segnali e Piergiovanni, Maintaining Group Connectivity in
sistemi di telecomunicazione Dynamic Asynchronous Distributed Systems
31. Gianfranco Caruso, Fisica dell’edificio. Psicrometria 16 Giorgio Ausiello, Paolo G. Franciosa, Giuseppe F.
32. Silvello Betti, Mauro Giaconi, Comunicazioni ottiche. Italiano, Fully Dynamic Graph Spanners
Appunti del corso 17 Andrea Ferrara, Web Services: A Process Algebra
33. Luciano Santarpia, Intensimetria acustica Approach
34. Paolo Del Vecchio, Elettrotecnica 18 Stefan van Zwam, A lower bound on the cost recovery
35. 1 Augusto Di Benedetto, Nicola Pio Belfiore, Elementi di of the Steiner Tree game with cross–monotonic cost sha-
teoria delle vibrazioni meccaniche. Vol. I res
36. Dario Ambrosini, Domenica Paoletti, Antonio Ponticiello (a 19 Alberto Nastasi, Pierfrancesco Reverberi, Foreign
cura di), Tecniche ottiche e termografiche per misure e Market Entry Strategies under Asymmetric Information
visualizzazione di flusso in termofluidodinamica. Atti della 41. Paolino Di Felice, Quaderno di Fondamenti di informatica,
giornata di studio (L’Aquila, 11 aprile 2003) II
37. 1 Michele Angelaccio, Berta Buttarazzi, Reti logiche. 42. Giuseppe Maria Amendola, Dall’energetica all’exergetica
Parte I: Reti combinatorie 43. Armando Bellini, Stefano Bifaretti, Stefano Costantini,
2 Michele Angelaccio, Berta Buttarazzi, Reti logiche. Eelttronica di potenza
Parte II: Reti sequenziali 44. Marina Ruggieri, Michele Pratesi, Marco Lugli, Digital
38. Maurizio Baroni, Fondamenti di programmazione in lin- Signal Processing: Exercises and Applications
guaggio C 45. 1 Giuseppe Ferri, Nicola Carlo Guerrini, Microelettronica
39. Domenico Campisi, Roberta Costa, Fabrizio Rossi, Silvia lo analogica
sai? Un piccolo viaggio attraverso i principi degli investi- 2 Giuseppe Ferri, Nicola Carlo Guerrini, Lucidi ed eserci-
menti e della finanza di progetto tazioni di microelettronica analogica
Finito di stampare nel mese di aprile del 2004
dalla tipografia « Braille Gamma S.r.l. » di Santa Rufina di Cittaducale (Ri)
per conto della « Aracne editrice S.r.l. » di Roma