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LISOLA - Quindicinale di cultura, politica, informazione della diaspora siciliana - Anno X - n 12 16/30 giugno 2008

Chi dugnu chi sugnu!

Quindicinale di cultura, politica, informazione della diaspora siciliana - Anno X - n 12 - 16/30 giugno 2008
Ed. Responsabile: Francesco Paolo Catania - Bvd. De Dixmude 40/bte 5 - (B) 1000 Bruxelles - Tel/Fax: 0032 2 2174831 - 0032 475810756

Nel tempo dell'inganno universale dire la verit un atto rivoluzionario. [George Orwell] Orwell]

Nuovo rettore a Palermo


Pagina 2

NUOVO GOVERNO NUOVE TRUFFE


Pagina 3

LO STATUTO TRADITO (4)


Commento storico, giuridico ed economico allo Statuto Speciale letto come Costituzione e patto confederativo tra Sicilia e Italia e disamina della sua inapplicazione.

Pagine 6, 7 & 8

IL GIUDICE RIGGIO E LO STATUTO TRADITO ( 3 )


Pagine 9 & 10

Luomo discende dal cane?

Pagine 11 & 12

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LISOLA - Quindicinale di cultura, politica, informazione della diaspora siciliana - Anno X - n 12 16/30 giugno 2008

Nuovo rettore a Palermo A


luglio prossimo si voter a Palermo per il nuovo rettore della pi grande universit siciliana. Votano gli ordinari, gli associati e una delegazione di r ic erc ato ri e pe rs ona le t ec nic o amministrativo. Ci sono gi 3 o 4 candidature... Si dir "beghe" interne all'Universit...Che importa a noi cittadini comuni? Si scelgano i professori il rettore che vogliono meglio... Ebbene, non cos. L'Universit una delle poche istituzioni siciliane ancora in vita che i poteri forti italiani non abbiano distrutto. Non abbiamo pi n banche, n imprese di grande distribuzione, n assicurazioni, n centri di ricerca, n imprese elettriche, n di altra fonte di energia, n TV nazionali,...e potremmo continuare. Tutti i centri decisionali e tutte le fonti di creazione del valore siciliane sono sistematicamente distrutte dalle "politiche di settore" italiane. La Sicilia si pu, al massimo, ritagliare qualche nicchia di sopravvivenza nel settore primario (agricoltura, turismo, al massimo settore agro-alimentare), per il resto non deve produrre niente, deve importare tutto dall'italia: prodotti finiti, intermediazione commerciale, servizi di ogni tipo, etc. Non deve realizzare investimenti ma solo produrre risparmi da investire altrove e cos via. Dietro la disoccupazione strutturale dei tanti Siciliani non c' che questo: un'economia coloniale. Resistono ancora tre istituzioni: la Regione, i "giornali", le "universit". La Regione, che doveva essere la paladina dei diritti dei Siciliani, stata la complice principale del saccheggio. Parliamo almeno del passato. Sul presente a breve daremo un commento con un nostro editoriale ch l'attuale congiuntura lo merita. La stampa stata piegata ai poteri forti e ridotta, in genere, a cronaca di basso livello. C' pure in atto il tentativo di colonizzare ci che resta dell'informazione siciliana con edizioni locali di giornali nazionali pagate per sputare veleno ogni giorno sulla Sicilia e sulle sue istituzioni. Restano le universit, ma anche queste sono sotto attacco. Sono in atto chiarissimi tentativi di declassamento di tutte le universit siciliane ed in atto una "deportazione", silenziosa e di massa, dei nostri studenti verso gli atenei della Penisola. Poi c' anche l'esperimento di aprire in Sicilia "succursali" di universit private italiane che "vendono" lauree a buon prezzo sfruttando i professori siciliani che, in secondo lavoro, aiutano la concorrenza. Prima ci rubavano soltanto i cervelli dei nostri migliori laureati, adesso ce li derubano gi da quando sono studenti universitari. L'abbraccio con l'Italia si rivela ancora una volta mortale: in Sicilia un altro po' non cresce neanche l'erba. Risultato: in Sicilia al massimo si fa formazione, e magari per lo pi di base o scadente, mentre l'alta formazione e la ricerca si fanno "altrove", perch dalla ricerca viene il libero pensiero. E la

Sicilia di libero non deve avere nulla, ma proprio nulla! Questa la vera posta in gioco, non facciamoci ingannare.

Se i professori palermitani avessero coscienza del loro ruolo, non chiederebbero aiuti partigiani e corporativi a questo o quel Dipartimento o Facolt. Certo, c' bisogno di una politica di sviluppo delle varie aree dell'Universit che tenga conto delle tradizioni di ricerca, della domanda sociale e delle potenzialit di crescita...Ma gli interessi corporativi dovrebbero essere messi da parte perch la loro stessa esistenza e legittimazione come professori ad essere oggi messa in pericolo. Certo, ci vorrebbe un candidato rettore che dicesse chiaramente che favorir coloro che si impegnano a tempo pieno, i veri studiosi e non i faccendieri che "occupano" cattedre universitarie per fare meglio affari fuori, magari poi facendo andare in rovina le stesse cattedre. Certo, ci vorrebbe un rettore che la smettesse con le odiose svendite di personale, attraverso le convenzioni con la coloniale e clericale LUMSA, direttamente venuta da Roma, e che facesse sistema con le altre universit siciliane, magari invitando la neonata Kore di Enna (creatura palermitana, in gran parte) a mettersi in riga e specializzarsi su alcuni settori, anzich diventare l'universit di serie B dove piazzare ricercatori scarsi e dove fare laureare i bocciati di tutta la Sicilia... Ma la cosa pi importante chiarire qual la politica per il rilancio della nostra universit. Non ha senso dire, strizzando l'occhio, "sono amico di Angelino A..." quasi che a noi servissero le elemosine di Roma... Noi, come Regione, abbiamo competenza quasi esclusiva sull'Universit. Si faccia passare Lombardo risorse e competenze relative e i nostri soldi ce li amministriamo da noi... Puntiamo i piedi a Roma, chiunque governi, per prenderci quanto ci spetta del FFO (fondo di finanziamento ordinario) ma chiediamo, anzi pretendiamo, dal nuovo Presidente, che si vuole autonomista, una politica universitaria totalmente autonoma, con il passaggio di ogni funzione amministrativa a Palermo dall'attuale MIUR di Roma, e con l'impostazione di una coraggiosa legislazione di vantaggio che rilanci la ricerca e l'alta didattica made in Sicily. Solo investendo in conoscenza la Sicilia avr futuro, premiando le professionalit, non brucando nell'oscuro sottogoverno dei finanziamenti pubblici... Vorremmo perci che le proposte dei candidati uscissero dal chiuso dei corridoi universitari e venissero rese note ai cittadini siciliani. Vorremmo che ci indichino come intendono rilanciare l'universit siciliana, ultima istituzione ancora non espugnata, e come intendano partire da questa per ricostruire le altre... Altrimenti il voto dato a loro solo tempo perso...

Ufficio stampa LALTRA SICILIA

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Il Ribelle
lla pari del rivoltoso, il ribelle rifiuta lordine dominante del mondo in seno al quale stato gettato. Come il rivoluzionario, lo rifiuta in nome di un altro sistema di valori, di una concezione del mondo che trova in se stesso e di cui si fa portatore. Tuttavia, al contrario del rivoltoso o del resistente, il ribelle trae innanzitutto da se stesso ci che anima il suo atteggiamento. La rivolta legata ad una situazione, ad una congiuntura che ne la causa, e si spegne nel momento in cui tale causa sparisce e la situazione cambia. La ribellione invece non legata solamente alle circostanze, ma di ordine esistenziale. Il ribelle sente fisicamente ed istintivamente limpostura. Rivoltosi si diventa, ma ribelli si nasce. Il ribelle ribelle perch ogni altro modo di esistere gli impossibile. Il resistente cessa di resistere quando non ha pi i mezzi per farlo. Il ribelle, anche in prigione, continua ad essere un ribelle. Ecco perch se pu dirsi perdente, non pu mai dirsi vinto. Non sempre i ribelli possono cambiare il mondo. Ma mai il mondo potr cambiare i ribelli. Il ribelle pu essere attivo o contemplativo, uomo di cultura o dazione. Sul piano strategico, pu essere leone o volpe, quercia o canna. Ci sono ribelli di ogni sorta, e ci che hanno in comune una certa capacit di dire no. Il ribelle colui che non cede, colui che rifiuta, colui che dice: non posso. colui che disdegna ci che cercano gli altri: gli onori, gli interessi, i privilegi, il riconoscimento sociale. Al tavolo da gioco, colui che non gioca. Lo spirito del tempo scivola su di lui come pioggia sui vetri. Spirito libero, uomo libero, per lui non c nulla al di sopra della libert. la libert stessa. ribelle, scrive Jnger, chiunque sia messo in rapporto con la libert dalla legge della sua natura. Di fronte ad un mondo per il quale non prova altro che un divertito disprezzo o un dichiarato disgusto, il ribelle non pu limitarsi allindifferenza, essendo essa ancora troppo vicina alla neutralit. Il ribelle fatto per la lotta, sia essa anche senza speranza. Il ribelle si sente straniero al mondo che abita, ma senza mai smettere di volerlo abitare: sa che non si pu nuotare contro corrente se non a condizione di non abbandonare mai il letto del fiume. La distanza interiore che lo caratterizza non lo conduce a rifiutare il contatto, poich sa che il contatto necessario alla lotta. E se fa appello alle foreste per riprendere unespressione conosciuta, non per rifugiarvisi anche se spesso in esilio , ma per riprendere forza. Daltra parte, scrive ancora Ernst Jnger, la foresta dappertutto. Ci sono foreste nel deserto cos come nelle citt, foreste in cui il Ribelle vive nascosto dietro la maschera di qualche professione. Ci sono foreste nella sua patria, cos come in ogni altro suolo in cui si pu concretare la sua resistenza. Ma ci sono soprattutto delle foreste nelle retrovie del nemico. Se ci che distingue il rivoluzionario la volont di raggiungere uno scopo, il ribelle incarna innanzitutto uno stato danimo ed uno stile. Ci non toglie che sappia anche fissarsi degli obiettivi. Nei confronti del mondo che lo circonda, nei confronti del corso della storia, della congiuntura, si sforza di identificare e cogliere il momento favorevole. Per rompere laccerchiamento, per tentare di introdurre un granello di sabbia nellingranaggio, ragiona su situazioni concrete. In questo innanzitutto mobile. Mobilita il pensiero, e fa uso di un pensiero mobile. Non soldato ma partigiano. Non resta dietro il fronte sa attraversare tutti i fronti.

NUOVO GOVERNO, NUOVE TRUFFE.

E'

notizia di oggi che il ponte sullo stretto si far.. La societ Impregilo costruir il ponte.. Vediamo chi c' dietro...

Certe questioni italiane continueranno sempre a ripetersi... Sembrer noioso, ma arrivate sino alla fine... La societ Impregilo costruir il ponte sullo stretto di Messina, perch questo il volere del nuovo governo (Vedi agenzia ANSA e Agi). Quello che molti non sanno - o ricordano - che la Impregilo indagata per truffa nell'ambito delle inchieste dei rifiuti in Campania da tempi ancora non sospetti, giugno 2007.... La Impregilo non una holding qualsiasi nell'edilizia e nello smaltimento dei rifiuti. Propriet della famiglia Romiti (Pier Giorgio Romiti uscito recentemente, ma pap Cesare resta presidente) stato il principale contractor della fallita operazione del ponte di Messina. Curiosamente la Impregilo ha quindi grandi affari proprio nelle due regioni, Sicilia e Campania, dove i governatori sono - od erano perch Cuffaro non c' pi - entrambi sotto processo. Uno per concorso in associazione mafiosa e uno per truffa aggravata, uno di centrodestra e uno di centrosinistra. Il pacchetto di maggioranza del gruppo attualmente nelle mani delle famiglie Benetton, Gavio.... Vediamo chi fa parte del CDA di Impregilo. Tra i tanti, Nicola Fallica (Immobiliare Lombarda), Antonio Talarico (Immobiliare Lombarda, Fondiaria Sai, Milano Assicurazioni), Alberto Sacchi (Autostrada To-Mi SPA, SIAS societ iniziative autostrade e servizi - vedi pi in fondo poi - ), Andrea Novarese (MeliorBanca, Gemina SPA). Gi fra il 1976 e il 1982 Impregilo (allora Impresit-Cogefar) partecip alla costruzione della diga Chixoy in Guatemala, un progetto il cui costo finale di 800 milioni di dollari si rivel del 300% superiore alle previsioni e determin un'espansione del debito pubblico del paese centroamericano nell'ordine del 45% del suo intero ammontare. I finanziamenti provennero dalle casse della Banca Mondiale e della Banca Interamericana di Sviluppo.... Fra il 1983 ed il 1994 Impregilo insieme alla francese Dumaz partecip alla costruzione della diga di Yacyret che sorge sul fiume Paran al confine fra Argentina e Paraguay sulla base di un contratto da 1,4 miliardi di dollari. I costi del progetto aumentarono di 4 volte per la parte ingegneristica e di 7 volte per quella amministrativa .... Nel 1997 Impregilo partecip in Nepal al Consorzio deputato alla costruzione della diga di Kaligandaki grazie ad un finanziamento dell'Asian Development Bank. L'opera si distinse soprattutto per le gravi irregolarit del progetto... Sempre negli anni 90 Impregilo partecip in qualit di capofila all'associazione d'imprese che costru la diga Katse in Lesotho. Lo scopo dell'opera fu quello di deviare l'acqua del fiume Malibamats'o. Le conseguenze della diga Katse furono oltremodo devastanti :il bacino cancell 2000 ettari di terra coltivata e 4500 ettari adibiti a pascolo. In Italia Impregilo sta procedendo alla costruzione delle tratte TAV, nonch imputata in quanto parte del consorzio Cavet, nel processo che si sta tenendo a Firenze a causa dei gravissimi danni ambientali provocati dai cantieri dell'alta velocit nel Mugello. Impregilo ha anche partecipato alla costruzione delle metropolitane di Milano, Roma, Napoli e Genova, alle infrastrutture aeroportuali di Fiumicino e Capodichino, artefice di larga parte della rete autostradale nazionale - vedi CDA - ha ottenuto l'appalto per la realizzazione di un villaggio residenziale per gli addetti della base aeronavale di Sigonella in Sicilia, risulta General Contractor nel progetto del ponte sullo Stretto di Messina ed ha provveduto a costruire perfino l'Istituto Europeo di Oncologia creato nel 1994 dall'ex ministro della Salute Umberto Veronesi che recentemente si distinto per la propria "crociata" in favore degli inceneritori..... Che dire altro? non meglio sapere chi lavora onestamente in Italia? (M.U. - 28 maggio 2008Blog Beppe Grillo)

Alain de Benoist

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Mille euro al mese


ieci a uno. questo il rapporto tra l'assenteismo storico dei parlamentari italiani e quello dei loro colleghi americani: 31,4% la media di scranni vuoti negli ultimi tre decenni nelle nostre aule, 3,1% la media di assenze dei senatori di Washington. Che senso ha, davanti a numeri cos, l'autodifesa imbarazzata o infastidita di quanti hanno spiegato ieri al Corriere come mai avevano esposto la straripante maggioranza di destra a una figuraccia sul primo voto che contava? Ero un attimo al bagno... , Ci siamo presi tre minuti di pausa..., Ho scompensi di pressione dal caldo.... Anche a Washington, in certi periodi, il clima torrido. Eppure, dice uno studio di Antonio Merlo della University of Pennsylvania, la Camera dei rappresentanti ha lavorato nel 2007 per 164 giorni, il Senato per 180 e le aule erano sempre piene. Il tasso di assenteismo nell'arco dell'intera carriera dei 435 deputati (uno ogni 689 mila abitanti: da noi ogni 93 mila) del 3,9%. Quelli che hanno marinato pi del 10% delle votazioni sono il 4,4%. Quelli che ne hanno bigiate pi 20% sono l'1,1. Quanto al Senato, i membri che saltano pi di un decimo delle votazioni scendono addirittura al 4% e l'unico che ha marcato visita pi di una volta su cinque (20,8%) stato Barack Obama. Ma perch corre per la Casa Bianca. Come solo la campagna presidenziale ha costretto John McCain e Hillary Clinton a rovinare il loro virtuoso statino con il 16% e con il 9% di assenze. Altrimenti, sicuro, la loro media non sarebbe diversa da quella di un senatore celebre e pieno di impegni come Ted Kennedy. Che prima dei problemi fisici di questi giorni aveva bucato dal 1993 solo 206 voti su 4.044. Uno su venti. Numeri umilianti, per noi. Basti ricordare che molti leader arrivano a prender parte a una seduta su cento. Che alla prima convocazione dopo le ferie estive, anni fa, si presentarono al Senato in 14 con 252 assenti ingiustificati e molti in missione in localit turistiche italiane ed estere. Che un ministro, Carlo Giovanardi, si spinse a definire qualunquista e miserabile la consegna a Striscia la notizia di un filmato che mostrava 26 pianisti che votavano per colleghi assenti. E come scordare che il governo Berlusconi II, nei primi quattro anni dopo il trionfo del 2001 che gli aveva dato 89 deputati e 49 senatori di vantaggio, riusc ad andare sotto addirittura 65 volte? Dicono che la politica complessa, che c' il partito da seguire, che il collegio va accudito... Anche in America hanno il partito, il collegio, gli elettori... Ma sono stati eletti per andare in Parlamento e ci vanno. Per questo, visti gli scarsi risultati ottenuti con la regola che Montecitorio taglia di 206 euro la diaria per ogni giorno di assenza del deputato da quelle sedute dell'Assemblea in cui si svolgono votazioni , forse il caso di rovesciare tutto. E di dare al parlamentare una busta paga iniziale di mille euro, da arricchire con aumenti e benefit e integrazioni generosi via via che venga accertata la sua solerzia, la sua partecipazione, la sua assiduit in aula e nelle commissioni. Alcuni, magari, arriveranno a prendere perfino pi di oggi. Ma siamo sicuri che i cittadini, in quel caso, non tireranno affatto le monetine. Gian Antonio Stella
Fonte: www.corriere.it

Quando si dice prendere in giro l'universo.


Bombe a grappolo al bando unanime? Rifiutano solo Usa, Russia, Cina, India e Israele...

on un fragoroso applauso stata adottata all'unanimit la convenzione per la messa al bando delle bombe a grappolo. Un'"ampia vittoria per la societ civile": cos definisce l'accordo per la messa al bando delle bombe a grappolo varato dall'assemblea plenaria dei rappresentanti di 109 paesi a Dublino il direttore della Campagna italiana contro le mine, Giuseppe Schiavello. "E' una vittoria straordinaria - spiega - E' un trattato raggiunto in pochissimo tempo, un anno e cinque mesi, ed un successo perch mette al bando tutte le tipologie di 'cluster bomb', e ha superato le resistenze di chi voleva affossarlo. Quando si dice prendere in giro l'universo. Bombe al bando unanime? Rifiutano solo Usa, Russia, Cina, India e Israele, ossia i grandi produttori. Traduzione: non cambia nulla ma si convince, con poche parole, l'opinione pubblica che qualcosa si muove. (Fonte: www.noreporter.org)

Titoli di articoli giornalistici realmente pubblicati e di cartelli realmente affissi


Si spento luomo che si dato fuoco, Giornale di Sicilia, 1998 Pompini a raffica, Carrarese ko, Gazzetta dello Sport, 1992 (Pompini era un giocatore del Livorno che in quella partita segn 4 goal) Falegname impazzito, tira una sega ad un passante, Corriere della Sera, 1991 Tromba marina per un quarto dora, Corriere del Mezzogiorno, 1997 Fa marcia indietro e uccide il cane, fa marcia avanti e uccide il gatto, Corriere della Sera, 1992 Incredibile, allaeroporto spariscono le valige del mago Silvan, Il Messaggero, 2001 In cinquecento contro un albero, tutti morti, La Provincia Pavese Vendo giochi e servizi di carnevale. Astenersi burloni e perditempo (inserzione giornale annunci gratuiti) Questa macelleria rimane aperta la domenica solo per i polli (in un negozio di Roma) Qui chiavi in 5 minuti, (in un negozio di Cuneo) Si affitta labitazione del terzo piano, la signora del secondo la fa vedere a tutti (in una strada di Trapani) Per ogni taglio di capelli vi faremo una lavata di capo gratis (nella vetrina di un parrucchiere di Reggio Calabria) Vendo tutto per esaurimento (in un negozio di Brescia) Fonte: LObiettivo - Antonio Prestianni - Castelbuono www.laltrasicilia.org

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Vieni in Sicilia

Fonte: http://www.sicile-sicilia.net

Castello Manfredonico

Mussomeli (CL)

...te ne innamorerai !
LAngolo della Poesia LI PETRI PARRANU
Cca e dda nta nostra Sicilia ci su rdiri di vera ntichit Chi nni ricordanu i tempi gi passati Quannu ddi petri eranu citt Palazzi e casi di lantica genti chi si prdunu nta notti di li tempi Si senti un cantu Struggenti damuri Chi ti gira attornu e ti trasi nto cori E di ddi petri nesci un versu di puisa chi nni porta tanta malincuna E sunnu vuci chi si sentunu vicini e ti parranu di tempi assai luntani E silinziusi cantanu picch non vonnu essiri scurdati Picch si sentunu di tutti abbannunati Passa lu ventu ntra li fissuri di li petri ntichi e ti passa vicinu E pari un sonu liggru di viulinu E ddu sonu Chi si sprigiona da li ruvini eterni passa ntra li sintri senza sthradi Passa ntra li muntagni e li vallati Nchiana nto celu Ttraversa lu mari E poi ritorna ancora E tu senti cantri E ddu cantu ti dici chammenzu a stu munnu senzamuri Forsi Megghiu li petri sannu amari Giuseppina Spadaro

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LO STATUTO TRADITO
Commento storico, giuridico ed economico allo Statuto Speciale letto come Costituzione e patto confederativo tra Sicilia e Italia e disamina della sua inapplicazione.

i dice che le premesse siano storicamente fatte per conto in ogni caso delle parti emendate e della differenza, essere saltate. Per evitare che anche questa faccia la formale e sostanziale, tra il testo originario e quello stessa fine, essa sar limitata allessenziale, a quanto attualmente vigente. serve, cio, per una migliore e completa fruizione del testo. Lo spirito di fondo : prima conosciamo e applichiamo, poi, se Il saggio nasce dallinsoddisfazione per una pubblicistica sullo sar il caso, emendiamo, ma sempre in senso evolutivo. Statuto siciliano troppo approssimativa, ora retorica, ora Il quadro che ne risulta quello di unAutonomia eccezionale, riduttiva, ora addirittura riconosciuta, forse anche volgarmente denigratoria, mai subta, dallo Stato italiano, ma La Sicilia, questo il senso profondo dello pienamente consapevole non mai da questo istituita; scritto, se vuole, se nessuno glielo impedisce dellenorme portata di questo unAutonomia eccezionale frutto con la forza dallesterno o dallinterno, documento. di una negoziazione bilaterale ha in s gli strumenti istituzionali per La Sicilia, questo il senso tra due Popoli originariamente profondo dello scritto, se vuole, sovrani che istituiscono tra di risolvere ogni proprio problema. se nessuno glielo impedisce loro un patto confederale. Sul con la forza dallesterno o tema si torner appresso ma, se dallinterno, ha in s gli strumenti istituzionali per risolvere non si puntualizza questo sulla soglia, si rischia di ogni proprio problema. Certo le istituzioni sono soltanto una fraintendere tutto ci che segue. cornice; il dipinto poi pu esservi tracciato allinterno secondo Il testo di legge riportato in corsivo, mentre i nostri le pi diverse ispirazioni. commenti inframmezzati allo stesso sono riportati in carattere Il senso dello scritto non quello della ricostruzione storica normale. La lettura pu anche essere ricorsiva: chi fosse degli eventi che portarono allelaborazione del testo interessato alla parte pi rivoluzionaria dello Statuto, quella attualmente vigente. Lo scritto non quindi orientato al relativa al federalismo fiscale, altrove evocato, qui gi passato, alla mera conservazione, ma rilegge il passato in realt, purtroppo non del tutto operante, salti pure ad unottica chiaramente programmatoria perci orientata, al esempio agli artt. 36 et ss., magari dando una scorsa contrario, proprio al futuro, e con buona pace di chi come il preventiva allart. 20. nostro grande Sciascia vorrebbe assente questo tempo dal Se qualche errore, formale o sostanziale, fosse fatto, se ne chiede scusa preventivamente al lettore che speriamo nostro orizzonte mentale. E tuttavia il commento non pu che prendere le mosse dal benevolo nei nostri confronti, con lauspicio che, in ogni caso, testo storico del 1946, perch pi organico, perch pi fedele a fine lettura questi si senta civicamente e culturalmente un allo spirito originario dello Statuto, perch il suo impianto po pi ricco di prima. Se cos sar la fatica dellautore non ancora praticamente intatto nonostante alcuni piccoli sar stata del tutto vana. emendamenti, non tutti e del tutto opportuni. Si render Massimo Costa

ART.15
Le circoscrizioni provinciali e gli organi ed enti pubblici che ne derivano sono soppressi nell' ambito della Regione siciliana. L' ordinamento degli enti locali si basa nella Regione stessa sui comuni e sui liberi Consorzi comunali, dotati della pi ampia autonomia amministrativa e finanziaria. Nel quadro di tali principi generali spetta alla Regione la legislazione esclusiva e l'esecuzione diretta in materia di circoscrizione, ordinamento e controllo degli enti locali. 'articolo, uno dei pi disattesi dello Statuto, era volto all'abolizione delle Province, enti locali istituiti come longa manus del potere centrale per distruggere l'autorit autonoma delle istituzioni siciliane. Le province furono istituite di fatto dal Regno delle Due Sicilie, col nome di 7 "Valli", nel 1819, accorpando i 23 distretti del Regno di Sicilia. I sette "intendenti" preposti alle province avevano il compito di svuotare progressivamente le competenze degli enti locali minori (i comuni) e degli organi centrali dell'amministrazione siciliana (ci che restava dell'antico governo viceregio, ora chiamato "Luogotenenza"). Questo processo non riusc mai del tutto al governo duosiciliano, ma fu portato avanti dai Savoia. Organo di controllo fu in particolare la "prefettura", di nomina governativa, affinch ci fosse da un lato un controllo capillare del territorio senza che per contro ci fosse in Sicilia alcuna autonomia decisionale. Per questa ragione questa suddivisione amministrativa doveva essere radicalmente abolita dall'ordine regionale, sostituita da suddivisioni territoriali pi adatte alle specificit del territorio.

Cessando le funzioni dello stato italiano in Sicilia ed essendo queste tutte trasferite alla Regione, non c'era bisogno di un'articolazione periferica dello stato in Sicilia. Certo sarebbe rimasto il problema dell'articolazione dell'amministrazione statale-regionale periferica nel territorio. Per questa la Regione avrebbe dovuto/potuto ridisegnare il tutto secondo criteri nuovi, con una riprogettazione da zero dell'intera macchina amministrativa pubblica: cos per i suoi stessi organi periferici, come per gli enti pubblici o semi-pubblici distribuiti nel territorio. Al posto dei Prefetti altri funzionari, preposti agli Interni e all'ordine pubblico, di nomina governativa siciliana, ne avrebbero dovuto prendere il posto. Distretti, contee, valli o cos'altro? Solo la democrazia siciliana avrebbe espresso l'articolazione pi rispondente alle esigenze dei cittadini ed economicamente pi sostenibile. In particolare, poi, l'ente "provincia" in quanto tale andrebbe

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soppresso, ente inutile per definizione e per eccellenza. Al suo posto, per evitare un antieconomico frazionamento dell'amministrazione pubblica in piccolissimi comuni, sarebbero dovuti sorgere i "liberi consorzi" che non sono n consorzi facoltativi n obbligatori, ma una sorta di via di mezzo tra i due. Lo statoregione avrebbe dovuto stabilire i criteri generali di amministrazione pubblica secondo i quali taluni servizi debbano svolgersi a livello consortile, le dimensioni minime e le deroghe per i consorzi, le modalit di formazione della volont degli enti (territorio, popolazione, PIL,... dei Comuni partecipanti), la modalit di formazione di nuovi consorzi, l'accorpamento e i suoi limiti, etc. Cos pure, per legge, la definizione dei "Consorzi metropolitani" per le maggiori aree e la possibilit di eleggere dei "Sindaci metropolitani", con una pi ampia delega di funzioni a livello consortile per la maggiore integrazione di servizi che comportano le aree metropolitane. A costo zero, con la riallocazione delle risorse umane esistenti, si sarebbero potuti avere tre aree metropolitane e una ventina di distretti minori o rurali, amministrazioni particolari per le piccole isole, e cos via,... Complemento di questo ordinamento sarebbe stata la "pi ampia autonomia amministrativa e finanziaria" (chi ha detto che questo Statuto "palermocentrico"?) per cui, di fatto, la Regione si sarebbe dovuta spogliare della gestione dei servizi al cittadino e della connessa amministrazione finanziaria per concederla ai livelli pi vicini ai cittadini. Con oculatezza si sarebbero potute costituire enti inferiori ai comuni (frazioni e quartieri) ma con una delega vera di poteri e risorse e non come inutili stipendifici quali sono le attuali circoscrizioni. E altro complemento quello necessario della "legislazione esclusiva". Fatti salvi obblighi internazionali o comunitari, l'intromissione della legislazione italiana solo fonte di confusione e complicazioni. La Sicilia deve avere un suo ordinamento degli enti locali completamente separato e autonomo rispetto a quello italiano. Altrimenti il sistema non funziona. E infatti non ha funzionato.

Ci si limitati ad una imperfetta "legislazione concorrente", mirata solo ad espandere senza limiti il settore pubblico, con logiche irresponsabili e suicide, per l'Autonomia e per la Societ siciliana. Quanto alla pi imbarazzante delle previsioni, l'abolizione delle province, si provveduto con un paio di leggi gattopardesche, una degli anni '50 ed altra degli anni '80, a riesumarle col nome di "province regionali", lasciandole assolutamente intatte in ogni aspetto. Peggior tradimento dello spirito dello Statuto era difficile immaginare! Una via duscita potrebbe essere proprio quella di ripartire dai 23 distretti del Regno di Sicilia (pi qualche forma speciale damministrazione studiata per le piccole isole, magari due distretti insulari, uno per le Eolie pi Ustica, e uno per Pantelleria, le Egadi e le Pelagie), di certo pi vicini ai cittadini. Questi si vedrebbero devolute competenze dallalto (province regionali) e dal basso (comuni), secondo uno studiato principio di sussidiariet; a costo zero perch il personale sarebbe integralmente trasferito dagli enti che passano le competenze; liberi come vuole lo Statuto, perch, con determinati requisiti di popolazione, superficie e continuit territoriale, non sarebbe impossibile crearne di nuovi. Accanto al consorzio di comuni distrettuale, con un esecutivo guidato non da un politico ma da un dirigente giudicato per i risultati ottenuti e con unassemblea deliberativa in cui i Sindaci abbiano diritto di voto in proporzione allimportanza relativa degli stessi, il distretto potrebbe essere la base per lorganizzazione periferica di primo livello degli uffici della Regione, lasciando un secondo livello eventualmente basato sulle attuali province, ed un terzo centrale anche con sedi distaccate nelle quattro grandi macro-aree di cui si parlava nel commento allart.1. Ma tutto ci la politica che deve deciderlo. Lo Statuto ci impone una Regione e un sistema di enti pubblici siciliani, locali e funzionali, a servizio della societ e non viceversa come stato spesso sinora.

ART.16
L' ordinamento amministrativo di cui all' articolo precedente sar regolato, sulla base dei principi stabiliti dal presente Statuto, dalla prima Assemblea regionale. rticolo ormai inattuabile in modo letterale ma che ci ricorda come, nello spirito dello Statuto, la rivoluzione amministrativa, dovesse essere cosa di "breve termine". Comunque non sarebbe mai

troppo tardi per dar vita a questo nuovo ordinamento, di fatto mai lanciato davvero.

ART.17
Entro i limiti dei principi ed interessi generali cui si informa la legislazione dello Stato, l' Assemblea regionale pu, al fine di soddisfare alle condizioni particolari ed agli interessi propri della Regione, emanare leggi, anche relative all' organizzazione dei servizi, sopra le seguenti materie concernenti la Regione: a) comunicazione e trasporti regionali di qualsiasi genere; b) igiene e sanit pubblica; c) assistenza sanitaria; d) istruzione media e universitaria; e) disciplina del credito, delle assicurazioni e del risparmio; f) legislazione sociale: rapporti di lavoro, previdenza ed assistenza sociale, osservando i minimi stabiliti dalle leggi dello Stato; g) annona; h) assunzione di pubblici servizi; i) tutte le altre materie che implicano servizi di prevalente interesse regionale.

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Questo articolo il necessario complemento del precedente articolo 15. Con esso la competenza del Parlamento siciliano praticamente estesa ad ogni ambito della vita associata (eccetto funzioni da stato propriamente sovrano). La competenza "concorrente" non proprio la stessa delle altre Regioni. Infatti i "principi generali ed interessi dello stato" che informano la legislazione statale sono un secondo vincolo, oltre a quello costituzionale, su temi sociali particolarmente delicati, ma sono vincolo particolarmente blando. Spetterebbe all'Alta Corte enucleare di volta in volta, all'interno della normativa nazionale in materia, quali siano questi principi generali, ma sarebbe proficua una mutua negoziazione tra Stato e Regione, perch questi vengano esplicitati, magari sentita la Regione, nel corpo della stessa legge statale, e fatta salva sempre la giurisprudenza costituzionale dell'Alta Corte per evitare taluni abusi del Parlamento italiano che potrebbe definire per legge "di principio" norme che tali nella sostanza non lo sono. In pratica, in questi campi, la Regione dovrebbe programmare la propria attivit disegnando branche del diritto non incompatibili con quelle vigenti nel resto del territorio. La prima previsione (comunicazioni e trasporti), pensata soprattutto per dotare la Sicilia di un efficace sistema interno di trasporto, ci rinvia all'autonomia in materia di poste e "tele"-comunicazioni: quindi alla possibilit di un sistema infrastrutturale telefonico e postale in cui non si paghi l'obolo ai monopoli nazionali, liberalizzato pertanto, e con la presenza di compagnie regionali laddove s'impone il monopolio naturale (gestione delle infrastrutture comunicative, ad esempio), ma anche alla necessit di regolamentare, secondo i principi generali italiani, la stampa, la televisione, le telecomunicazioni di ogni tipo. E dove c' autonomia informativa, c' autonomia sostanziale. Pensiamo cosa significherebbe avere una televisione siciliana che produca per la Sicilia, che ci parli della Sicilia con un telegiornale nazionale, che ci parli anche in siciliano,...Sembra un sogno ad occhi aperti ma alla nostra portata. E come potrebbero nascondersi nell'ombra gli amministratori siciliani quando i telespettatori vedessero ogni giorno il loro concreto operare anzich il teatrino romano? I punti b e c disegnano una sanit ed un'assistenza completamente regionalizzate, fatti salvi taluni diritti di cittadinanza comuni. Cos oggi la Sanit siciliana pur in presenza di quest'autonomia? La brutta copia di quella italiana!

Il punto d addirittura rivoluzionario. Non si voluti arrivare ad una radicale sicilianizzazione come con la scuola primaria, ma anche con quella secondaria e con l'universit abbiamo un libro bianco su cui poter scrivere ogni cosa. E non abbiamo scritto un bel niente! I nostri docenti universitari, cuore della classe dirigente, potrebbero essere selezionati secondo criteri internazionali e non solo per la "vicinanza" alle consorterie nazionali; vicinanza che genera conformismo e subalternit. Parrebbe poco l'avere una classe dirigente di intellettuali autonoma dall'Italia? Il punto e per il pi importante di tutti: la Sicilia controlla da s tutto il proprio settore finanziario. N la Banca d'Italia, n l'Isvap, n la Consob potrebbero fare da authority per il credito, le assicurazioni e la borsa siciliana, ma dovremmo avere nostre istituzioni e nostre leggi. E solo cos risorgerebbe una finanza sistematicamente mortificata dai poteri forti italiani, e con la finanza risorgerebbero gli investimenti, i progetti, e infine tutta l'economia. L'autonomia del credito indissolubilmente legata all'autonomia monetaria del successivo art. 40. alto tradimento non averne mai rivendicato l'uso e il non averne mai fatto uso per il progresso e il benessere della Sicilia! Persino nel diritto del lavoro e della previdenza sociale avremmo autonomia (punto f). Autonomia limitata dalle garanzie minime da dare ai lavoratori, le medesime di legge previste per gli altri cittadini italiani, ma anche di rendere la risorsa umana davvero un fattore di produzione e non di rigidit e disoccupazione come stato sinora, da quando almeno si applicano norme pensate per un contesto economico radicalmente diverso dal nostro. E cos dunque dovremmo istituire i "nostri" enti previdenziali, separati da quelli nazionali in quanto soggetti ad altra normativa e, progressivamente, separare i conti previdenziali e tutta la parafiscalit. Le altre materie sono meno importanti e connesse in genere alla regionalizzazione dei servizi: in pratica non solo pubblicizzazione di servizi pubblici essenziali (si pensi alle municipalizzate) ma anche alla regolamentazione regionale di servizi liberalizzati. Quali servizi? Tutti, purch d'interesse regionale. In pratica non c' settore della vita associata o dell'economia che resti fuori dal campo d'azione dell'Assemblea Regionale Siciliana. Per memoria va ora ricordato e poi ripreso il fatto che qui stato inserito un nuovo articolo, il 17-bis, a disciplinare i referendum confermativi delle leggi elettorali di Parlamento e Presidenza.

(4. Continua)

I nostri sacri simboli:


la TRINACRIA e l'AQUILA DI SICILIA;

i nostri sacri colori:


il GIALLO e il ROSSO del VESPRO.
Il mondo quel disastro che vedete, non tanto per i guai combinati dai malfattori, ma per l'inerzia dei giusti che se ne accorgono e stanno l a guardare. (A. Einstein)
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IL GIUDICE RIGGIO E LO STATUTO TRADITO


da "SCRITTI ERETICALI" di Salvatore Riggio Scaduto (1986)
o detto che si trattato di un vero e proprio soffocamento perch sino all'anno 1956 l'Alta Corte era ancora in vita e funzionava in modo eccellente e cess di vivere non per morte naturale, ma per morte violenta. La morte naturale e direi fisiologica di una legge avviene con l'abrogazione della stessa mediante un'altra legge. La legge costituzionale istitutiva dell'Alta Corte per la Sicilia, quale lo Statuto Siciliano, venne, invece, soppressa non con un'altra successiva legge costituzionale abrogativa, ma mediante sofisticati sillogismi giuridici. Il compito di procedere al detto soffocamento se lo assunse la Corte Costituzionale, la quale lo realizz in due tempi e precisamente con la sentenza del 09-03-1957 n. 38 e con la sentenza del 22-01-1970 n. 6. L'Alta Corte costituiva l'unica garanzia della giusta interpretazione e dell'esatta osservanza del patto costituzionale avvenuto tra l'Italia e la Sicilia regolamento con lo Statuto autonomistico. Infatti l'art. 25 di questo dispone che l'Alta Corte giudica sulla costituzionalit delle leggi emanate dall'Assemblea Regionale e delle leggi e dei regolamenti emanati dallo Stato rispetto al presente Statuto ed ai fini della efficacia dei medesimi entro la Regione. La Corte Costituzionale con la sentenza del 1957 spazz via l'Alta Corte prevista e regolamentata da una legge costituzionale, che per sua natura non pu mai essere tacciate di incostituzionalit, e si autoproclam unico giudice costituzionale delle leggi di cui all'art. 25 dello Statuto Siciliano. Per operare il soffocamento dell'Alta Corte venne usato il seguente sillogismo: l'art. 134 della Costituzione prevede un unico organo di giurisdizione costituzionale e ci come conseguenza necessaria del sistema costituzionale italiano, che comprende le autonomie regionali nel quadro e nel fondamento dell'unit dello Stato. Quindi continuando nel suo audace e spericolato arguire aggiunse che siccome la VII disposizione transitoria e finale della Costituzione stabilisce che le decisioni delle controversie indicate nell'art. 134 ha luogo nelle forme e nei limiti delle norme preesistenti all'entrata in vigore della Costituzione, si deve necessariamente dedurre che l'Alta Corte aveva natura temporanea e provvisoria e che conseguentemente questa doveva essere sacrificata sull'altare dell'unit della giurisdizione costituzionale in onore del Dio-Stato uno e plurimo nelle sue Regioni. Il ragionamento della Corte Costituzionale pi che essere un sillogismo un sofisma perch ha solo l'apparenza della verit. Infatti la Corte Costituzionale ignora l'esistenza dell'art. 116 della Costituzione che dispone che alla Sicilia ed alle altre Regioni a Statuto Speciale "sono attribuite forme e condizioni particolari di autonomia, secondo Statuti Speciali adottati con leggi costituzionali". Quindi evidente che poich lo Statuto Speciale, anzi specialissimo, della Sicilia prevede e regola l'esistenza dell'Alta Corte, a differenza delle altre Regioni a Statuto Speciale, si deve necessariamente dedurre che il legislatore costituzionale ha voluto sottrarre la Sicilia dalla disposizione dell'art. 134 della Costituzione ed alla VII disposizione transitoria e finale della stessa. Se cos non fosse non avrebbe senso la contestuale disposizione dell'art. 116 sopra riportata. Ma vi di pi. La Costituzione italiana venne pubblicata nella Gazzetta Ufficiale del 27-12-1947 n. 298 e successivamente lo stesso legislatore costituzionale con legge costituzionale del 26-02-1948 n. 2 dispose che lo Statuto Siciliano "fa parte delle leggi costituzionali della Repubblica ai sensi e per gli effetti dell'art. 116 della Costituzione" senza apportare al detto Statuto alcuna modifica di sorta. Pertanto chiaro che il legislatore costituzionale sapeva che lo Statuto Siciliano prevedeva l'esistenza dell'Alta Corte e che questa costituiva una parte della "forme e condizioni particolari di

autonomia" per come si esprime l'art. 116 della costituzione, e poich il legislatore costituzionale non modific nemmeno una virgola del nostro Statuto, si deve desumere che lo stesso legislatore ha voluto che lo Statuto avesse vigore di legge costituzionale in tutta la sua interezza ivi compresa l'Alta Corte della Sicilia. Se il legislatore costituzionale avesse voluto dare carattere di temporaneit all'Alta Corte lo avrebbe detto e non avrebbe approvato sic et simpliciter lo Statuto nella sua interezza. L'Alta Corte per la Sicilia ha competenza anche penale in quanto giudica di reati commessi dal Presidente e dagli Assessori Regionali nell'esercizio delle loro funzioni previa accusa dell'Assemblea Regionale (art. 26). Con l'assurda sentenza del 22-01-1970 n. 6 la Corte Costituzionale provvide a sottrarre all'Alta Corte anche questa competenza, sostituendosi incomprensibilmente al legislatore costituzionale ed ignorando l'esistenza dell'art. 25 della Costituzione, che stabilisce "che nessuno pu essere distolto dal giudice naturale precostituito per legge". In conseguenza di tale decisione i Presidenti e gli Assessori Regionali per i reati commessi nell'esercizio delle loro funzioni vengono sottratti al loro giudice naturale, che l'Alta Corte e vanno a finire dinanzi il giudice ordinario come i comuni ladri di polli, mentre lo Statuto Siciliano aveva assegnato ai predetti un trattamento ed una dignit pari a quella dei Ministri. In tutta questa amara e disgustosa vicenda i buoni Siciliani ricordano a s stessi il noto proverbio del non dare mai le perle ai porci perch non le sanno apprezzare ed in cuor loro si rallegrano, pur con l'amaro in bocca, quando vedono giudicare dalla magistratura ordinaria i Presidenti e gli Assessori Regionali per i reati commessi nell'esercizio delle loro funzioni come i volgari e comuni delinquenti. Ben gli stia questo trattamento a coloro che non hanno saputo difendere i diritti costituzionali della Sicilia! Per la verit gli ascari locali ed i sedicenti "padri dell'Autonomia" abbaiarono contro tali decisioni della Corte Costituzionale, ma i padroni di Roma memori del proverbio che dice che cane che abbaia non morde e che quando il cane abbaia contro il padrone lo fa per gioco, non se ne curarono. Siamo gi sulla soglia del trentesimo anniversario del soffocamento dell'Alta Corte senza che nessun politico nostrano si sia mai preoccupato di recriminare il torto patito dalla Sicilia. L'Alta Corte era l'unico e valido baluardo di difesa della nostra autonomia, era il pilastro portante del nostro Statuto e pr questo venne abbattuta per prima dai degni eredi dei conquistatori del 1860. Se l'Alta Corte avesse funzionato tante leggi contro la Sicilia non sarebbero passate. bene ricordare ci ai buoni Siciliani, affinch ne sappiano trarre le conseguenze, negando il loro voto ai nemici della Sicilia annidati come vipere velenose in tutti i partiti italiani e camuffati da agnellini mansueti. Ecco come ed in che misura stato attuato lo Statuto Siciliano! Dopo questo sommario excursus e dopo la quarantennale esperienza autonomi-stica possiamo con tutta certezza affermare che lo Statuto Siciliano non mai stato realizzato e non lo sar mai finch i partiti italiani avranno la Regione nelle mani in quanto la sua realizzazione sarebbe chiaramente in contrasto con gli interessi economici dei "fratelli" conquistatori del 1860, rappresentati oggi dai loro degni successori e sorretti in Sicilia dalla prosperosa categoria degli ascari e dei rinnegati, ai quali gli ingenui affidano con il voto le speranze di rinnovamento presto e puntualmente deluse. Negli anni '50, cio negli anni in cui si doveva (Segue alla pagina 10 ) costruire la nuova Sicilia secondo le

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La Sassonia non getta negli inceneritori i rifiuti campani

Sassonia ( Germania ) non vengono bruciati nei mitici inceneritori ma selezionati, separati, riciclati, compostati e trattati con sistema meccanico-biologico e lunica parte secca viene utilizzata come combustibile sostitutivo in impianti i n d u st r ia l i co m u n qu e esistenti, anzich negli inceneritori. La notizia lha data lANSA in data 21 maggio, riportando le dichiarazioni del portavoce del Ministro per lAmbiente del Land della Sassonia, ma nessun telegiornale, vate giornalista, industriale o politico, si degnato di raccontare in tutto e per tutto questa notizia, che smentirebbe clamorosamente chi propone di costruire costosissimi e dannosissimi inceneritori come panacea di tutti i mali. E nessuno tra i politici, ha ricordato che noi importiamo materie prime secondarie dalla Germania che magari provengono proprio dalla Campania Tutti a citare i 67 inceneritori tedeschi. Ma non ci si degna dinformare i cittadini che se nel 1992 la Germania bruciava il 36% dei suoi rifiuti oggi la media nazionale di combustione in netto calo e (dati forniti da Enel nel 2008) nellultimo anno era la percentuale era scesa al 22%. Ben al di sotto delle regioni pi piromani dItalia Lombardia ed Emilia Romagna che viaggiano oltre il 35% di quota incenerita ed hanno percentuali di differenziata nettamente inferiori della Germania. In Germania lincenerimento in calo mentre in forte ascesa il Trattamento Meccanico Biologico. La normativa tedesca prevede infatti che possano essere avviati in discarica solo rifiuti pre-trattati. O tramite Trattamento Meccanico Biologico senza combustione o tramite incenerimento. Incenerimento e discarica sono inoltre tassati. Lopzione a freddo del Trattamento Meccanico Biologico in Italia appositamente non viene mai citata, per non indispettire e smentire le fortissime e trasversali lobby degli inceneritoristi. Gi perch il T.M.B. come il Compostaggio, i Centri Riciclo e la raccolta Differenziata Porta a Porta comportano investimenti pubblici molto minori rispetto alla costruzione dinceneritori che non stanno in piedi senza i contributi pubblici. Non sono quindi alternative appetibili a chi fa investimenti, appalti e gioca in Borsa con i soldi dei cittadini.

disposizioni dello Statuto, i Siciliani furono mandati via in massa dalla loro Terra, furono costretti ad abbandonare le loro famiglie e gli affetti pi sacri, furono costret-ti a diventare emigranti e ad andare a lavorare in nome e per conto di altri, cio a dire furono costretti ad andare a rifiuti che dalla Campania svolgere il lavoro dei servi. La Sicilia rimase ancora una vengono inviati in volta Terra di sfruttamento e di emigranti. Da quanto anzidetto emerge chiaramente che nei partiti italiani non solo non sono mai esistiti gli autonomisti, ma non possono mai allignarvi come naturalmente impossibile che una pianta tropicale possa crescere e svilupparsi in una zona glaciale. La riprova inconfutabile di tale affermazione data dal fatto che in ben 40 anni di autonomia non hanno saputo e voluto attuare lo Statuto di cui spudoratamente se ne avevano attribuito la paternit e non potranno mai farlo perch i veri registi della politica regionale siciliana sono i soliti conquistatori del Nord ed i politicanti locali affiliati ai partiti italiani non sono altro che pupi siciliani manovrati in tutte le loro mosse dal solito puparo italiano. La prova di ci? Ma scritta e si legge a chiare note su tutti i giornali quando la Regione Siciliana deve fare delle scelte. Non si muove foglia se Roma non voglia. In occasione delle crisi del governo regionale leggiamo spesso sui giornali che la crisi da Palermo si sposta a Roma, che le decisioni della politica regionale vengono ratificate dalle direzioni romane dei partiti e cos via. Questa cronaca di ogni giorno. Finanche la scelta degli attuali sindaci di Palermo e di Catania venne fatta a Roma, per come si lesse su tutti i giornali del tempo! D'altra parte i politicanti locali dei partiti italiani hanno sempre considerato il Parlamentino Siciliano come una palestra ed un trampolino di lancio per potere esse-re proiettati in un futuro nel vero Parlamento, che per loro quello italiano. Si possono, perci, mettere in contrasto, quando il contrasto si manifesta, con i loro padroni di Roma?

Ecco perch non viene esercitata per come si deve la competenza esclusiva a legiferare sulle materie di cui all'art. 14 dello Statuto, non vengono abolite le Province e le Prefetture (art. 15), l'Alta Corte per la Sicilia viene fatta silenziosamente sparire (art. 24 e segg.), la polizia non viene messa agli ordini del Presidente della Regione (art. Alla faccia del libero mercato. 31), non viene creata la Camera di compensazione presso Matteo Incerti il Banco di Sicilia (art. 40) e cos via. In compenso, per, ci hanno creato carrozzoni inutili e mangiasoldi per la ANSA DEL 21 maggio sistemazione dei loro galoppini elettorali, hanno saputo BERLINO, 21 MAG - I rifiuti campani gi smaltiti in Sassonia non sono stati bruciati costruire impalcature faraoniche per il montaggio di nei termovalorizzatori tedeschi, ma sono stati riciclati per ricavarne materie prime colossali scandali di cui la stampa quasi giornalmente da secondarie e composti organici che verranno venduti allindustria. Il percorso notizie, hanno saputo creare lunghissime trecce di dellimmondizia italiana in Germania lo ha spiegato allANSA una portavoce del intrallazzi di vario colore per la selvaggia e scandalosa Ministero dellAmbiente della Sassonia, sottolineando che niente finito in lottizzazione del potere e del connesso clientelismo discarica.Questi rifiuti non sono stati bruciati negli inceneritori, ha detto la politico, hanno permesso con la loro nefasta e nefanda portavoce. Anzitutto, ha spiegato sono stati separati i rifiuti organici da quelli solidi, politica lo sviluppo rigoglioso della mafia, della che diventeranno poi materie prime secondarie (plastica, metallo, etc.). Il resto, una massoneria, delle speculazioni illecite, del commercio parte minore - ha proseguito - stato trattato in un impianto meccanico-biologico e della droga e su questa scia potremmo continuare verr venduto alle industrie, le quali bruciano questo materiale trasformandolo cos all'infinito. in energia. Ma il grosso dei rifiuti campani diventa materia prima secondaria. E lItalia, Tutto ci non accaduto a caso, ma stato studiato, oltre a fornire limmondizia, svolge anche un ruolo importante nella fase successiva preordinato e permesso per il puntellamento e la del percorso di questultima. Il Paese, infatti, al terzo posto, con 2,01 milioni di perpetuazione del potere nelle mani dei nemici della tonnellate, della graduatoria degli acquirenti di materie prime secondarie. Sicilia." (ANSA) CB21-MAG-08 17:09 NNN

( 3. FINE )

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Luomo discende dal cane?

dedicano alla caccia; poich hanno un certo successo, un branco di lupi (o sciacalli) comincia a seguirli a distanza: perch quando i cacciatori uomini macellano le prede, lasciano sempre qualche ossame e carcassa da rodere - e i cani di so no esse n zi a lm ente scavengers, animali-spazzini, che si nutrono di carogne. A poco a poco, si stabilisce un rapporto fra cacciatori. Qualcuno della banda umana pu aver gettato alla torma, che si tiene a prudente distanza, un pezzo particolarmente succulento; il branco canino-sciacallesco pu aver cominciato a collaborare attivamente alla caccia, facendo da battitore - stanando la selvaggina e orientandola con latrati verso la banda umana, per avere poi diritto ai resti. Quale dei due eventi sia avvenuto prima impossibile dire; in caccia come in guerra, certe amicizie, certe intese e certe gerarchie si stabiliscono da sole, senza bisogno di imporle.

vete mai veramente osservato come giocano fra loro i cani? A me capitato ieri di vederne due su un prato, e mi sarebbe piaciuto mostrarli ai lettori evoluzionisti.

Nel branco canino, la gerarchia e la sua specifica lealt nobiliare, del resto, esistono gi: il capo-branco non solo il maschio pi feroce che si accaparra tutte le femmine, quello che si fa carico del gruppo, la guida, che (per cos dire) si prende la responsabilit. Nel gruppo umano ci sar stato qualche gerarchia simile - a meno che gli uomini non labbiano appresa imitando gli sciacalli e i lupi, loro compagni di caccia, loro totem. Antichissime notti nella savana. Gli uomini si accampano, forse ancora non sanno accendere il fuoco. La torma canina si accampa anchessa, ma lontano - c ancora molta diffidenza. Si vedono i loro occhi di sciacalli luccicare nel buio. Gli uomini non tardano a sentire questa presenza vigile come una garanzia: nessuna belva potr pi sorprenderli, perch la torma dar lallarme molto prima, con tutti i sensi acutissimi e ansiosamente svegli. Il cane, sostiene Lorenz, ha fatto alluomo il regalo del sonno. Il sonno di cui ha bisogno luomo: non quello breve e sempre interrotto degli animali in perpetuo allarme, ma quello profondo e continuo, abbandonato fiduciosamente nel buio. Solo quel sonno adeguato al cervello delluomo, e comincia a nutrirlo. Solo quel sonno viene visitato da sogni e da divinit. Solo il lungo sonno dona alluomo limmenso mondo interiore - che il vero ambiente umano, la sua nicchia ecologica immateriale. I selvatici non possono avere che un mondo interiore rudimentale; il mondo esterno inchioda troppo la loro attenzione, essi vivono in perpetuo senso di pericolo, letteralmente fuori di s dallansia - per questo i loro sensi sono pi acuti dei nostri, perch sono tesi allo spasimo. Luomo invece, grazie al cane, pu cessare di essere fuori di s per entrare invece in se stesso, immedesimarsi. La tecnologia non pu cominciare, senza mondo interiore. Prima, le armi sono quelle naturali, la pietra e il randello. Solo immedesimandosi, astraendosi dallesterno, luomo comincia a riflettere come scheggiare la pietra, come trasformare il bastone in lancia o in ascia; o a progettare un arco. Da quel mondo vengono anche i terrori che lanimale non conosce, la coscienza della morte, i dmoni e i poteri spaventosi e forse fantastici dellinvisibile. La luce della metafisica e del mito comincia cos. Grazie al cane. Notte dopo notte, il branco riposa sempre pi vicino alla banda umana. Un qualche cucciolo sar stato abbrancato da un cucciolo umano; avranno giocato, avranno cominciato a far finta. E laffinit diventata simbiosi, amicizia, commovente lealt (dei cani) verso il signore-capo. Di quei giochi fra infanti preistorici, chiunque abbia un cane gode i segni anche oggi. Esempio: tra loro, i lupi non si guardano (Segue alla pagina 12 )

Lo spettacolo affascinante: non solo pochi animali sono cos espressivi, ma c di pi: pochi animali giocano anche da adulti, e credo pochissimi sono in grado di fare finta. I cani, fra loro giocano ad aggredirsi, facendo finta, un po come un bambino gioca alla guerra facendo ta-ta-ta con la bocca per far finta di sparare con un mitragliatore. I due animali si inseguono, si danno la caccia a turno, si saltano addosso. Ma tutto, assolutamente tutto il loro linguaggio del corpo - la posizione e il movimento della coda e delle orecchie, la speciale vivacit, i suoni che emettono - tutto avverte il compagno: Sto facendo finta. E tutto con una espressivit cos esagerata, da essere inequivocabile anche per noi uomini, che non conosciamo la lingua dei cani. A guardarli, si ha limpressione che ridano. Il processo mentale del fare finta per gioco , ammettiamolo, alquanto complesso: implica insieme la conoscenza della realt e la presa di distanza da essa, il linguaggio dellaggressione (anchesso inequivocabile: zanne scoperte, abbaio-ringhio, pelo ritto sulla groppa) e la sua negazione attraverso la parodia, la comicit. Ci particolarmente improbabile nel cane che, notoriamente, sempre limpido e leale, non sa nascondere il suo stato (avete presente un cane che si sente in colpa? O umiliato? Non per caso che diciamo di un uomo se n andato con la coda tra le gambe). La parodia canina consiste nel fare, da adulti, movimenti da cuccioli. Il mantenimento di caratteri infantili in et adulta (si chiama neotenia) tipico delluomo, ed ritenuto un elemento essenziale per la capacit di imparare cose nuove anche in et matura. Il cane lha mutuato dalla sua antichissima frequentazione con luomo? Il lupo o lo sciacallo - la versione selvaggia dei canidi - non sono altrettanto espressivi; o meglio, sono espressivi in un modo diverso, comprensibile pi tra loro che verso di noi: la lingua dei lupi e degli sciacalli per lupi e sciacalli. Gli etologi la devono, in qualche modo, imparare. Invece quella del cane aperta e chiara. Glielabbiamo insegnata noi? O stato lui a insegnarcela? O forse, ci siamo addestrati ed educati a vicenda. Perch il rapporto uomo-cane diverso da quello nostro con ogni altri animale, profondamente pi intimo e familiare: quasi una simbiosi. Come sapete, Conrad Lorenz ha elaborato unipotesi di come cominci questa millenaria amicizia. Gruppi umani primordiali, maschi armati, si

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negli occhi - segnale di aggressione, perlomeno un atto di sfida o di maleducazione nel galateo canino - ma il barboncino, quando il suo padrone si ferma sul marciapiede per fare due chiacchiere col vicino, alza la testa e lo guarda in faccia: vuol capire dallespressione delluomo qual la sua intenzione. Riconosce lespressione dalla faccia, e lui stesso - con luomo - d un altro significato al fissare dritto negli occhi: ha dunque imparato unaltra lingua, un altro galateo. Quello umano. Un altro esempio: siete seduti in poltrona, e il vostro cagnolino da appartamento vi sta sulle ginocchia sonnecchiando. In che modo ci sta? Col sedere (area vulnerabile) rivolta verso di voi (ha lassoluta fiducia che non lo addenterete l, e vi affida il didietro) e con le fauci (le sue armi) rivolte verso lesterno. Ha formato con voi una fortezza, un mini-branco accampato ma pronto allattacco, vi difende contro il mondo esterno. Un minimo rumore sulle scale, e drizza le orecchie. Un attimo dopo, si lascia accarezzare nella pancia, fa il bambino. Quanto ha imparato da noi, e quanto noi - i nostri antenati - hanno imparato da lui? Chiss. Qualunque sia stata la sua nicchia ecologica originaria - la savana o la steppa - oggi, la nicchia ecologica del cane luomo. Ogni altro animale domestico - bovini e ovini, cavalli e cammelli e gatti - infinitamente meno addomesticato del cane. Tutti al suo confronto restano dei semoselvatici. Nessuno ha comportamenti tanto vari e flessibili e funzionali, collaborativi: da pastore, da slitta, da punta, da tana, da guardia. Apparentemente, il cane stato predisposto per luomo. Mentre le scimmie, di cui saremmo parenti, sono confinate ad una zona climatica tropicale (portate nei nostri climi, si ammalano di tbc e di polmonite), il cane a fianco delluomo dovunque: tira la sua slitta sulla neve oltre il circolo polare, si accoccola davanti alle capanne dei Masai nella calura africana. Pochissimi altri animali sono capaci di questa latitudine ambientale e climatica. Fra questi, non a caso, il cavallo: altro animale funzionale che sembra nato per luomo, paradossale antilope militare pauroso, ombroso e timido come unantilope, pu galoppare alla carica col suo padrone fra scoppi di cannonate e tiri di mitragliatrice - e non solo addestramento; che ha una sua generosa nobilt, conosce lobbedienza e la gerarchia del comando. E un erbivoro feudale, aristocratico. Come il cane, per quanto abbia paura, non se la squaglia davanti a un nemico pi grosso, resta a difendere il padrone.

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Per questo il regime sovietico fece uccidere tutti i cani: la polizia politica, nei suoi arresti notturni, non voleva trovare un difensore cos irriducibile accanto alluomo che era venuta ad arrestare, cos sordo alle ragioni del partito - e della vilt. I vicini di casa umani chiudevano la porta, al suono di quegli stivali, e tacevano tremando; il pi ridicolo volpino avrebbe latrato, addentato alla disperata anche il pi massiccio agente in giaccone di cuoio nero e armato di pistola; il regime non poteva sopportare una simile lealt. Il cavallo condivide col cane unaltra caratteristica quasi unica: limmensa variabilit somatica. Ci sono pony piccoli come porcellini e cavalli da tiro di Pomerania alti due metri al garrese. Ci sono cihuahua ed alani, bassotti e levrieri, volpini e pastori tedeschi: non sembrano nemmeno della stessa specie e invece sono tutti interfertili, hanno lo stesso patrimonio genetico. Non c qui alcuna evoluzione: il DNA canino (come quello del cavallo in misura un poco inferiore) dispone di certi relais, di interruttori che possono essere accesi o spenti, il che rende possibile agli allevatori creare tanti tipi di cani diversi per dimensione, forma e funzione - cosa molto meno fattibile con pecore e bovini, per non parlare di leoni zebre e antilopi, non-addomesticabili. La variabilit del cane, come la sua flessibilit psichica, fin dallinizio determinata nel patrimonio genetico. Insomma, voglio dire: se proprio bisogna supporre una discendenza delluomo da un animale, non penserei allaustralopiteco o a qualunque altra scimmia. Mi pare pi probabile che discendiamo dai cani: non in senso materiale-genetico ovviamente, ma in senso affettivo, educatico, e in fondo, spirituale. E non lo spirituale quello che fa di un uomo luomo? Il cane non ha spirito (cos dicono), ma ha un cuore leale. E lo d al suo padrone senza riserve, per la vita e per la morte. Ci ha insegnato almeno quanto abbiamo insegnato a lui: il nostro modello - a cui siamo sempre inferiori - in amicizia e lealt, in coraggio e cordiale concordia. Quando fa finta, lui, solo per giocare. Non sar scientifico, ma ringrazio Dio di averci fatto discendere dal cane. Le scimmie, non le ho mai capite.

Maurizio Blondet - (effedieffe.com)

Rinascita.info

a Banca centrale europea allattacco ancora dell'Italia - ma anche di Francia, Portogallo e Grecia - per il rosso nei conti pubblici. La Bce rileva inoltre che l'inflazione dell'area euro rimarr ampiamente sopra il 3% per tutto il 2008 e sbandiera lallarme inflazione. La superbanca, un ente di fatto privato, agita cos il solito cappio monetarista da stringere attorno al collo delle nazioni e dei popoli europei a cui imporre politiche di lacrime e sangue, per produrre i profitti della grande finanza.

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