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“Siamo spaventati dalle nostre massime possibilità.

In generale, ci spaventa diventare ciò

che intravediamo nei momenti migliori,

nelle condizioni più perfette e più coraggiose.”

Questa fu una frase di Abraham Maslow.

credo che tutti abbiamo il potenziale

di sognare, di avere un'idea di ciò che possiamo

diventare.

Ora vi racconto una storia interessante.

una volta, seduto al tavolo con dei nuovi colleghi di lavoro,

decidemmo di rompere il ghiaccio con due domande,

a cui dovevamo rispondere a turno.

qual è il lavoro dei tuoi sogni?

e com'è la vita dei tuoi sogni?

Ognuno rispondeva a turno e

Mi ricordai di quanto entusiasmo c’era

negli occhi di queste persone, mentre raccontavano i loro desideri.

uno di loro voleva diventare proprietario di una caffetteria,

un altro voleva gestire una palestra propria, un altro desiderava

cambiare il mondo attraverso il volontariato.

Eravamo li, nello stesso posto di lavoro, tutti a sognare

qualcosa che era diverso da quello che stavamo facendo.


Un paio di mesi dopo tornai a rifletterci e pensai,

ci hanno chiesto la nostra vita da sogno

ma non ci hanno mai chiesto

quali passi stiamo facendo per realizzarla.

Era così strano..

Forse, e’ perché alle persone piace sognare

ma poi hanno troppa paura, per

qualche ragione, di rincorrere quel loro sogno?

Sarà per questo che non ci viene mai fatta questa domanda?

dopo averci riflettuto, mi resi conto, tempo dopo, che

anch’io avevo fatto zero passi.

Avevo fatto zero passi nel fare, del mio sogno,

una realtà.

Quindi è per questo che ho voluto

davvero analizzare la questione e

capire perché temiamo il nostro sé superiore

e perché abbiamo paura di ciò che potremmo

diventare.

una citazione di Carl Jung, mi ha aiutato in questa riflessione:

“Rendi cosciente l'inconscio, altrimenti sarà l'inconscio a guidare la tua vita e tu lo chiamerai
destino.”

Dopo la conversazione che ho avuto


con il team in cui ero entusiasto

e parlavo dei miei obiettivi, dei miei sogni,

delle mie aspirazioni, della mia vita futura e del

futuro lavoro, feci zero passi, zero azioni

verso quell'obiettivo e ci sono stati momenti in cui avevo

visioni di questa vita ideale di cui ho parlato con

entusiasmo ma, per qualche motivo, non passavo all'azione

o non mettevo penna su carta, per capire come

lo avrei realizzato.

ogni volta che queste visioni mi

venivano in mente, spostavo la mia

attenzione verso qualcos'altro.

Quello era me, che agivo inconsciamente per paura e,

per me, non affrontare questo, non volerlo riconoscere, non capire che

si, provavo paura, ed è per questo che stavo procrastinando,

era l’aspetto che stava controllando la mia vita.

Come diceva Carl Jung,

Se l’inconscio, che è la paura, non viene reso cosciente,

questo guiderà la vostra vita e lo chiamerete destino.

E’ questa la parte più importante…

lo chiamerete destino perché avrete agito in modo inconsapevole,

sulla base di quei sistemi di credenze inconsce

che avete dentro di voi.

e quindi, arriviamo a un altro argomento interessante,

che cos'è la paura?


alla sua base, la paura, è una mancanza di

di credo.

ma credo in cosa?

in voi stessi? in Dio?

nell'universo?

Questa è la domanda alla quale, nel corso dei secoli,

si è cercato di rispondere, attraverso la religione, la spiritualità

o pensieri più recenti, come la Legge dell'Attrazione.

Tutti questi hanno una cosa in comune,

tutti puntano all'aspetto fondamentale del credere.

Io penso che “credere” significhi,

metaforicamente parlando, essere uniti con Dio

o con l'universo o con il vostro sé superiore,

in qualsiasi modo lo si voglia chiamare.

La ragione per cui temiamo le nostre più alte possibilità

è perché, a causa delle nostre fragilità umane,

temiamo di non essere in grado di mantenere l’unione

con questa parte di noi stessi che ci permette di

intravedere le nostre più alte possibilità,

che ci dà le visioni dei nostri sogni.

Temiamo che, quando perdiamo il nostro credo,

perdiamo l'aspetto più fondamentale del nostro

essere.
Potete pensare a questo come a una battaglia

Tra fede e dubbio o come a un

dramma divino, che è ampio dentro di noi…

il dramma divino dello Yin e dello Yang,

del bene contro il male.

Questo è stato il punto di nascita della mitologia,

Da qui nascono le storie dei grandi eroi,

gli eroi che si superano da soli, che superano

ogni probabilità contro di loro.

E’ per questo che ammiriamo personaggi come Frodo, nel

Signore degli anelli, o Rocky Balboa o anche, nello sport,

la rimonta di una squadra in partenza sfavorita.

Perché ci piacciono questi racconti?

Perché ci piacciono questi film?

Perché siamo in tensione, sperando che il bene vinca?

E’ perché, tramite questi racconti e miti sugli eroi,

noi vediamo un riflesso dello spirito umano dentro di noi!

Quindi, allo stesso modo, quando ci imbarchiamo

nei nostri obbiettivi, per realizzare le nostre visioni,

per raggiungere la versione più alta di noi stessi che possiamo concettualizzare,

stiamo recitando la nostra parte in questo dramma divino.

Questa, però, è una battaglia che non può essere vista,

perché accade dentro la nostra stessa psiche!

E’ una battaglia psicologica, è una battaglia mentale,


è una battaglia spirituale.

Può essere in noi che proviamo a correre quel chilometro extra,

o a sollevare qualche chilo in più, o a studiare 30 minuti ancora….

siamo in una battaglia con il nemico e, quel nemico, non è esterno a noi…

è qui! È dentro di noi! Siamo noi!

Qualche tempo fa mi sono imbattuto in una citazione molto interessante,

di Steven Pressfield, colta dal libro, la guerra dell’arte.

Egli scrisse:

“La resistenza è il nemico interiore,

l’obbiettivo della resistenza non è ferire o disabilitare,

ma uccidere.

Il suo target è l’epicentro del nostro essere,

la nostra anima, il nostro genio… il regalo unico e senza prezzo

che noi siamo stati messi su questa terra per donare

e che solo noi abbiamo.

Quando la combattiamo, siamo in una guerra all’ultimo sangue.”

Dopo averla letta, mi soffermai e pensai:

Che senso ha tutto questo? Devo morire ad ogni modo, quindi,

perché entrare in questa lotta interna?

A quel punto, una delle quattro nobili verità dell’insegnamento buddhista,

si aggiunse a questo quesito:

“La vita è sofferenza”

Ora ho inteso.

Ho inteso che soffrire è necessario.


E’ necessario per portare un equilibro all’interno di noi stessi.

Dobbiamo accettare la sofferenza, se vogliamo affrontare le nostre

Paure, le nostre angosce, le insicurezze.

Dobbiamo lottare e soffrire

per diventare la versione più elevata di

noi stessi e, solo allora, potremo

aiutare gli altri, sapendo di essere un faro

di luce nel mondo dell'oscurità.

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