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1 comma 2 DCB - Filiale di Roma

spirituale
Anno XXII - n. 1 - Gennaio-Febbraio 2007
Cristiani

L’accompagnamento
nel mondo
Indice
3 Presentazione
p. Gian Giacomo Rotelli S.I. / L’accompagnamento spirituale

L’accompagnamento spirituale
4 p. Oliver Borg Olivier S.I. / Gesù sulla strada di Emmaus, modello di accompa-
gnamento spirituale

12 p. Sergio Rendina S.I. / La direzione spirituale

29 Anna Maria Capuani / L’accompagnamento spirituale personale negli EE.SS.

39 p. Mario Danieli S.I. / Il servizio fraterno della direzione spirituale

Testimonianze
44 Cristina Allodi / Il Padre Spirituale

CRISTIANI NEL MONDO - Periodico della Comunità di Vita Cristiana d’Italia


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PRESENTAZIONE

L’accompagnamento spirituale
di p. Gian Giacomo Rotelli S.I.

Questo primo numero dell’anno – come sta diventando tradizione – in-


tende proporre l’approfondimento di una tematica legata alla spiritualità,
ignaziana in particolare.
L’anno scorso il numero – molto apprezzato – era stato sull’Esame di
coscienza (o della vita), una forma di preghiera cui Ignazio attribuiva
un’importanza tutta particolare.
Apriamo quest’anno di Cristiani nel Mondo cercando di mettere in luce
la figura dell’ “accompagnatore spirituale”.
Ci ha spinti a questa scelta il desiderio non solo di offrire elementi di ri-
flessione e di verifica a quanti svolgono ordinariamente questo servizio
“ufficialmente” e a coloro che se ne servono, ma anche molti spunti utili a
quanti hanno compiti educativi o formativi in senso lato (genitori, inse-
gnanti, responsabili di gruppi, ecc.).
Nulla è più sbagliato del pensare che il compito di accompagnatore spi-
rituale sia riservato ai sacerdoti. Basti ricordare che S. Ignazio l’ha svolto
per molti anni (dal 1521 al 1537) prima di essere ordinato presbitero.
Dopo una presentazione di colui che è il paradigma di ogni accompa-
gnatore spirituale e cioè Gesù di Nazareth, all’opera nei confronti dei due
discepoli di Emmaus, in un articolo di P. Oliver Borg Olivier, proponiamo
(in forma ridotta) un testo del P. Sergio Rendina, per molti gesuiti e non
gesuiti un vero maestro di spiritualità.
A seguire, un intervento di Anna Maria Capuani che, a partire dalla sua
lunga esperienza di guida di Esercizi Spirituali, illustra la figura di “colui
che dà gli Esercizi” nell’ambito degli Esercizi stessi.
Il p. Mario Danieli offre poi, in maniera sintetica ma sostanzialmente
completa, l’identikit dell’accompagnatore.
Chiude il numero una breve relazione di Cristina Allodi su una confe-
renza che il Card. Spidlik ha tenuto a Parma su S. Ignazio come Padre Spi-
rituale.
Con l’augurio che quest’anno da poco iniziato ci veda tutti crescere nel-
la sapienza umile di “accompagnati” e di “accompagnatori”.
L’ A C C O M PA G N A M E N T O S P I R I T U A L E

Gesù sulla strada di Emmaus


modello di accompagnamento spirituale
Gesù si fa compagno di strada dei discepoli che, delusi, scoraggiati, se ne vanno
da Gerusalemme. Icona biblica dell’accompagnatore spirituale.

di p. Oliver Borg Olivier S.I.1

Da qualche anno ormai il numero di per- suto un’esperienza difficile e si sono al-
sone che chiedono di essere accompa- lontanati dalla comunità, delusi. Gesù ri-
gnate spiritualmente è in aumento e sorto non sta lì ad aspettare che ritornino
dunque è aumentata anche la richiesta da Lui. Li raggiunge per strada e comincia
di formazione all’accompagnamento spi- ad accompagnarli proprio da quel punto
rituale. Molti centri oggi offrono ottimi di delusione, di tristezza e di alienazione
corsi di formazione in questo campo. dalla comunità. È da lì che parte l’accom-
Credo che uno dei modi migliori per im- pagnamento: Gesù, avvicinatosi, cammi-
parare l’accompagnamento spirituale, na con loro e li porta a riflettere sull’espe-
senza voler negare assolutamente l’uti- rienza appena vissuta. Accompagnare
lità dei corsi appena menzionati, sia qualcuno spiritualmente vuol dire proprio
quello di contemplare Gesù e la sua ma- questo: accettare di camminare con lui, di
niera di trattare con le persone nei Van- mettersi con lui all’ascolto dello Spirito,
geli. La più bella lezione, a mio parere, la che è l’unica vera guida sul cammino ver-
troviamo nel testo di Luca 24, 13-35, cioè so Dio. Si potrebbe dire che l’accompa-
nella storia dei discepoli di Emmaus. gnatore è l’amico del quale parla Camus
Vorrei fare qui una lettura di questo bra- quando dice: «Non camminare davanti a
no per cercare di mettere in rilievo alcu- me perché potrei non seguirti, non cam-
ni aspetti dell’accompagnamento spiri- minarmi dietro perché potrei non guidar-
tuale. Non sarà una presentazione siste- ti, camminami accanto e sii semplicemen-
matica dell’accompagnamento, ma una te un amico». L’accompagnatore spiritua-
riflessione libera a partire dal cammino le è colui che Kenneth Leech chiama
di Emmaus. “soul friend”, “amico dell’anima”.
L’accompagnatore non è colui che cono-
Un accompagnamento basato sull’e- sce già perfettamente il percorso da segui-
sperienza vissuta re con la persona particolare per arrivare
«Mentre discorrevano e conversavano in- a Dio. Non è colui che dà consigli e ha so-
sieme, Gesù si accostò e camminava con luzioni già fatte, ma è colui che cammi-
loro» (v. 15). I due discepoli hanno vis- nando, come Gesù in questo brano, umil-

1
P. Oliver Borg Olivier S.I., gesuita maltese. Da 33 anni missionario nel Prossimo Oriente, ex Assistente Nazionale CVX
in Egitto e in Libano, insegnante di Teologia Spirituale e Psicologia della Religione.
Cristiani nel mondo 5

mente con l’altro/l’altra che cerca accom- rezione spirituale è centrata sull’espe-
pagnamento, scopre cammin facendo il rienza, non sulle idee, e particolarmente
percorso indicato da Dio. E questo si attua sull’esperienza spirituale, cioè sull’espe-
aiutando la persona accompagnata a sco- rienza di quest’Altro misterioso che chia-
prire e interpretare l’azione di Dio nella miamo Dio. Inoltre, quest’esperienza è
propria esperienza vissuta. considerata non come un evento isolato,
W. A. Barry e W. J. Connolly, nel loro li- ma come l’espressione della relazione
bro classico sull’accompagnamento spiri- personale permanente stabilita da Dio
tuale The Practice of Spiritual Direction2 con ciascuno/ciascuna di noi... La nostra
definiscono così l’accompagnamento spi- concezione della direzione spirituale dà
rituale: «Noi definiamo la direzione spiri- la priorità all’esperienza di Dio, che il
tuale cristiana come l’aiuto che un cri- più delle volte sopravviene nella preghie-
stiano dà a un altro per renderlo attento ra». E poi aggiungono: «Considerare l’e-
a Dio che gli parla personalmente, atto a sperienza religiosa (in quanto quest’e-
rispondergli, capace di crescere nell’inti- sperienza è l’espressione della relazione
mità con lui e di assumere le conseguen- personale con Dio) come oggetto della
ze di questa relazione. Questo tipo di di- direzione non significa scegliere, più o
2
BARRY, W.A. et CONNOLLY, W.J., The Practice of Spiritual Direction, San Francisco, Harper and Row, 1982. La citazione
nell’articolo è presa dalla traduzione francese: La pratique de la direction spirituelle, Collection Christus, Série «Essais»
n° 66, Desclée de Brouwer, Bellarmin, Paris, 1988. p. 24.
6 Gesù sulla strada di Emmaus

meno arbitrariamente, questo o quel tipo sti giorni?” Domandò: “Che cosa?”» (vv.
di direzione. Si tratta piuttosto di cercare 17-19). Se c’è uno che sa bene quello che
di individuare la questione più centrale è accaduto a Gerusalemme è proprio
per la direzione e di permettere alla dire- Gesù perché è accaduto proprio a Lui.
zione di prendere forma attorno a questa Eppure loro, sconvolti e delusi, lo attac-
questione». cano. Ma Lui capisce, non parla loro con
Da vero accompagnatore, Gesù non ha un disprezzo, non prende le loro parole
piano tutto fatto che intende fare seguire come un affronto personale. È libero in-
ai due discepoli. Fa strada con loro e pas- teriormente e può non prendere le cose a
so per passo vede come si sviluppa la si- livello personale.
tuazione, centrandosi sulla loro relazione In questa specia di accusa o aggressione,
reale e attuale con Dio, per individuare la Gesù, che sa ascoltare oltre le parole det-
questione centrale. Si lascia guidare da te, è capace di sentire tutta la sofferenza
loro, dalla loro esperienza, accettando di e la delusione dei due discepoli. Ma po-
seguire. Comincia proprio interrogandoli ter ascoltare profondamente significa pri-
su quello che stanno discutendo: «Che ma di tutto essere capace di tacere. Forse
sono questi discorsi che state facendo fra il miglior esempio che Gesù ci ha lascia-
di voi durante il cammino?» (v. 17). Di- to di questo si trova nel brano dell’adul-
mostra interesse per quello che stanno vi- tera. Gli scribi e i farisei gli avevano por-
vendo in quel momento e dice loro, così, tato una donna sorpresa in adulterio, e,
indirettamente, che sono importanti per postala in mezzo al popolo nel tempio,
Lui, che hanno valore ai suoi occhi. gli chiesero se dovevano agire secondo la
È difficile accompagnare qualcuno se legge di Mosé, per metterlo alla prova.
non siamo capaci di fargli sentire che è Ma Gesù si china e tace. Quel silenzio è
importante per noi, che ha valore ai no- pieno di rispetto per la persona giudicata
stri occhi. Questo aiuta la persona ac- e ferita dagli altri, ed allo stesso tempo è
compagnata a sentirsi accettata, metten- invito all’ascolto, ascolto dell’altro e di
dola a suo agio e creando la fiducia ne- se stessi. Come dice Dom Bernardo Oli-
cessaria per aprirsi, per rivelarsi. Più che vera: «Tacere per cominciare a sentire;
con le parole, questo è trasmesso con la ciò che è evidente, ma che si dimentica
nostra disponibilità a camminare con le spesso. Fare silenzio per raccogliersi, per
persone, ad ascoltarle, a dare loro tutto il fare attenzione e concentrarsi sull’altro.
tempo che occorre. È quello che ci rivela ...Lasciare parlare, manifestarsi, esporre
anche il seguito. le situazioni, cercare soluzioni. Sentire
quello che sente l’altro».3
L’ascolto profondo, empatico, più im- Parlando poi dell’ascolto e della com-
portante del parlare prensione, lo stesso autore dice: «Ma l’a-
«Si fermarono, col volto triste; uno di scolto e la comprensione non sono degli
loro, di nome Clèopa, gli disse: “Tu solo atteggiamenti puramente intellettuali,
sei così forestiero in Gerusalemme da essi appartengono anche al campo affet-
non sapere ciò che vi è accaduto in que- tivo. È qui che entra in gioco l’empatia,

3
OLIVERA, Dom Bernardo, o.c.s.o., Lumière sur mes pas. L’accompagnement spirituel, Abbaye Notre-Dame du Lac,
Montréal, Canada, 2006. p. 55.
Cristiani nel mondo 7

cioè l’armonia e la compenetrazione di da, la seconda è una resistenza a quello


sentimenti e d’esperienze. L’empatia è la che è, alla sua maniera di essere il Figlio
comprensione attraverso l’esperienza, so- dell’Uomo, che invece di essere il libera-
prattutto affettiva, del vissuto affettivo tore d’Israele si lascia arrestare, insultare
dell’altro. Si tratta della chiave principale e mettere in croce, e «con tutto ciò sono
per entrare nel mondo dell’esperienza di passati tre giorni…». Resistenza anche a
colui che accompagnamo. Con l’empatia credere alla sua Risurrezione, riportata
capiamo quel che vive l’altro e quel che nell’esperienza delle donne. Si sa che le
sente e possiamo così aiutarlo a capirsi».4 donne hanno un’immaginazione fertile!
L’ascolto attento, profondo e empatico, Gesù lascia passare la prima resistenza,
aiuta ad esprimere i sentimenti e gli at- che lo riguarda come accompagnatore.
teggiamenti che accompagnano l’espe- Ma qui reagisce e si confronta con i di-
rienza vissuta. Quella domanda di Gesù, scepoli. Perché qui si tratta di capire il
“Che cosa?”, non è una presa in giro, ma senso profondo di quello che è accaduto
un invito sincero a esprimere come loro a Gerusalemme. Si tratta di aiutarli a ca-
hanno vissuto quell’esperienza. Gesù of- pire chi è veramente Dio. Le sue parole
fre loro l’opportunità di parlare della loro sono dure e dirette. «Ed egli disse loro:
delusione, della loro tristezza, e loro col- “Stolti e tardi di cuore nel credere alla
gono quell’occasione. «Tutto ciò che ri- parola dei profeti!…” E cominciando da
guarda Gesù Nazareno... Noi speravamo Mosé e da tutti i profeti spiegò loro in
che fosse lui a liberare Israele; con tutto tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui»
ciò sono passati tre giorni da quando (vv. 25-27). Ancora una volta la giusta
queste cose sono accadute... Alcuni dei distanza tra lui e i discepoli gli permette
nostri sono andati al sepolcro e hanno di confrontarsi senza paura di perdere la
trovato come avevan detto le donne, ma loro amicizia. Non li può aiutare ad arri-
lui non l’hanno visto» (vv. 19-24). vare alla verità se non dice loro la verità.
L’accompagnamento spirituale parte dal- Li spinge a confrontarsi con la loro du-
l’esperienza che la persona accompagna- rezza di cuore e lentezza nel credere, ma
ta sta vivendo, esperienza di Dio, della lo fa con rispetto e mostrando di nuovo
comunità, di se stessa e del mondo. È la disponibilità a dare loro tutto il tempo
importante dunque aiutarla anche a ca- che occorre per riprendere l’esperienza
pire e ad esprimere gli atteggiamenti e i di quello che era accaduto e rileggerla
sentimenti che hanno accompagnato alla luce delle Scritture.
quest’esperienza. È proprio quello che fa
Gesù dando ai due discepoli l’occasione Accettazione e confronto
di parlare di speranze e delusioni, di in- Nell’accompagnamento spirituale la per-
credulità, di sconvolgimento. sona accompagnata deve essere accettata
con grande rispetto e stima, con interesse
Resistenza e confronto e affetto. Ciò significa accettarla così
Nelle parole dei discepoli Gesù sente, per com’è, e non come vorremmo che fosse.
la seconda volta, una certa resistenza. La Deve essere accettata con la sua origina-
prima era una resistenza alla sua doman- lità e accolta con tutto il rispetto dovuto

4
Op. cit. p. 62.
8 Gesù sulla strada di Emmaus

a quel mistero sacro che è la persona deve fare. Le ragioni della resistenza
umana. Dom Bernardo Olivera ci ricorda sono diverse e non è il caso qui di entra-
che «L’accettazione è una forma d’amore re nei dettagli. Basti dire che l’accompa-
che non aggredisce e non possiede, ma gnatore deve essere capace di riconoscer-
accoglie affettuosamente». la e di giudicare se deve affrontarla o no.
Gesù accetta i discepoli con la loro du- Tutto dipende dalla sua importanza e
rezza e la loro lentezza, e continua il dall’effetto che può avere sulla crescita
cammino con loro. Vorrebbe tanto che spirituale e umana della persona.
fossero meno duri e lenti, ma li accetta Nel confronto, come dice ancora Dom
così come sono, con i loro difetti, con le Bernardo Olivera, «l’accompagnatore non
loro debolezze. Nello stesso tempo li si limita a rispondere, ma precede il suo
vuole aiutare a crescere nella loro rela- interlocutore e lo invita a confrontarsi
zione con Dio, il vero Dio, e con la co- con la sua propria realtà, con le esigenze
munità, con gli altri. E allora sceglie di del Vangelo…».5
spingerli a confrontarsi con se stessi, di Se l’accompagnamento che facciamo è un
sfidarli ad uscire dalla loro cecità e di ri- accompagnamento spirituale, non possia-
conoscerlo come Colui del quale aveva- mo ignorare il ruolo della Parola di Dio, la
no parlato le Scritture. luce che essa getta su tutto quello che vi-
Non è facile affrontare la resistenza della viamo, noi e le persone che vengono da
persona accompagnata, ma è una realtà noi per essere accompagnate. Come que-
che presto o tardi ogni accompagnatore sto testo ci ricorda, Dio ci parla attraverso

5
OLIVERA, Dom Bernardo, o.c.s.o., op. cit., p. 70.
Cristiani nel mondo 9

la sua Parola nelle Scritture e attraverso passare dalla simpatia alla passione, fe-
gli altri (in questo caso le donne) e gli nomeno complesso e assai differente da
eventi della vita quotidiana. Uno dei com- quello desiderato all’inizio.
piti dell’accompagnatore è quello di aiu- «Quando furono vicini al villaggio dove
tare a trovare Dio in tutte le cose: nelle erano diretti, egli fece come se dovesse
Scritture, nelle persone, negli eventi quo- andare più lontano. Ma essi insistettero:
tidiani. “Resta con noi perché si fa sera e il gior-
no volge al declino”. Egli entrò per rima-
Disponibilità e libertà interiore per sa- nere con loro» (vv. 28-29). Gesù poteva
per continuare o porre termine ad una pensare che ormai aveva fatto quello che
relazione doveva fare, li aveva aiutati a capire ciò
Anche se sono suoi discepoli, l’accompa- che era accaduto, e perciò era pronto a
gnatore sa mantenere la distanza neces- lasciarli continuare il loro cammino da
saria per poterli aiutare a vedere le cose soli. Ma loro gli chiesero, anzi insistette-
più oggettivamente e chiaramente. Egli ro perché rimanesse con loro. Avevano
deve trovare quell’equilibrio giusto tra di- ancora bisogno di lui, anche se non lo di-
stanza e vicinanza, che permette di avere cono chiaramente. E allora Gesù accetta
uno sguardo oggettivo senza essere allo di restare. Aveva cominciato con loro un
stesso tempo freddo. È chiaro che non è cammino ed era disponibile ad andare
possibile accompagnare delle persone fin in fondo. Anche se magari lui aveva
che si aprono a noi con grande trasparen- sentito che il tempo era venuto per porre
za senza avere un certo affetto per loro. termine alla relazione, accetta la loro ri-
Eppure questo affetto deve sempre per- chiesta e ancora una volta si lascia gui-
metterci di rimanere oggettivi e di non dare da loro. Lui è lì per servire, per aiu-
identificarci totalmente coi loro problemi. tare a fare luce in quella notte che sta
In questo campo si può sbagliare sia per scendendo. Ancora una volta è pronto a
difetto che per eccesso. Nel primo caso dare loro tutto il tempo che occorre. Non
si può trovare una presa di distanza trop- ha fretta. Questa disponibilità è alla base
po grande, indifferenza, o peggio anco- di quell’ascolto empatico del quale ab-
ra, freddezza. Le conseguenze di questo biamo parlato e che suppone un’affetti-
sono: un sentimento d’abbandono, di in- vità centrata sull’altro e motivata da va-
sicurezza, poca motivazione per progre- lori di oblatività o di dono al prossimo.
dire e, finalmente, l’interruzione della «Quando fu a tavola con loro, prese il
relazione stessa d’accompagnamento pane, disse la benedizione, lo spezzò e lo
spirituale. diede loro. Allora si aprirono loro gli oc-
Nel secondo caso troviamo una carica af- chi e lo riconobbero. Ma lui sparì dalla
fettiva eccessiva, che genera nella rela- loro vista» (vv. 30-31). Gesù ripete con
zione dei frutti amari. Il più comune è la loro quel gesto che aveva fatto prima di
dipendenza affettiva. La mancanza della morire, quel gesto che, secondo Giovan-
distanza giusta e necessaria conduce, ni, dimostra che «avendo amato i suoi
inoltre, a identificarsi con l’altro e spinge che erano nel mondo, li amò sino alla
a coinvolgersi troppo, perdendo così fine» (Gv 13, 1). Li riporta ancora una
ogni oggettività. L’affetto reciproco può volta a quella chiave di lettura di tutto
finalmente portare l’affetto iniziale a quello che è successo. E adesso, dopo
10 Gesù sulla strada di Emmaus

aver riletto con Lui le Scritture, a comin- come l’altro potrebbe o dovrebbe capire
ciare da Mosé e tutti i profeti, potevano la situazione che sta vivendo, si rischia
capire il senso di quello che era accaduto di capire solo quello che noi vogliamo
e riconoscerlo. Ormai sono cresciuti e capire, di esplicitare e sottolineare un
possono continuare il cammino da soli. aspetto di ciò che dice l’altro, un aspetto
E Gesù può partire. Termina quella rela- che ci sembra essenziale, ma che non lo
zione d’accompagnamento, anche se, se- è necessariamente ai suoi occhi. Con
condo la sua promessa, sarà sempre con questo l’accompagnatore si mette in po-
loro, fino alla fine del mondo. Se prima sizione di disparità (io capisco quel che
era abbastanza libero per accettare la sta succedendo in te... meglio di te!). Il
loro richiesta e rimanere, adesso è abba- rischio d’incomprensione e di dialogo tra
stanza libero per sparire dalla loro vista. sordi è molto grande!
Non hanno più bisogno del suo servizio Mentre il pericolo del dare consigli e di
e allora può partire. dare soluzioni immediate consiste nel
Allo stesso tempo possiamo dire che nel fatto che l’accompagnatore reagisce con
suo ruolo di accompagnatore Gesù prega l’azione e spingendo all’azione immedia-
con i discepoli e rivela la centralità dei sa- ta. Gli sembra di vedere subito la solu-
cramenti e soprattutto dell’eucaristia per zione che avrebbe scelto per se stesso.
la crescita spirituale. È importante prega- Succede che non è abbastanza paziente
re in certi momenti con la persona ac- per cercare con l’altro la vera soluzione e
compagnata o proporre la lettura di un aiutarlo ad adottarla. Non è detto che
brano biblico. Alcuni accompagnatori co- l’altro agirebbe necessariamente come
minciano ogni incontro con una preghie- noi. Donde il sentimento nella persona
ra allo Spirito Santo per chiedere la sua accompagnata che l’accompagnatore vo-
luce. Altri finiscono con una preghiera glia sbarazzarsi del problema, e perciò
fatta dalla persona accompagnata per anche di lei, al più presto!
esprimere l’esperienza vissuta nell’incon- Gesù invece prende il tempo di fare cam-
tro. A ciascuno di scegliere quello che più mino coi discepoli, senza ricorrere a so-
sembra convenire alla situazione. luzioni immediate e a interpretazioni ra-
pide. Come Gesù con i discepoli di Em-
L’accompagnatore spirituale e la Parola maus, l’accompagnatore si trova a volte
«Ed essi si dissero l’un l’altro: “Non ci ar- a spiegare le Scritture, «mentre conversa
deva forse il cuore nel petto mentre con- lungo il cammino» con la persona ac-
versava con noi lungo il cammino, quan- compagnata. Questo non per far mostra
do ci spiegava le Scritture?”» (v. 32). An- della sua scienza, ma per aiutare a chia-
che se non è il ruolo dell’accompagnatore rire dei punti e gettare luce sull’esperien-
di dare interpretazioni e consigli, soprat- za vissuta e sulla relazione della persona
tutto quando queste interpretazioni e accompagnata con Dio, con gli altri e
questi consigli vengono all’inizio di una con se stessa.
relazione e offrono soluzioni rapide, l’ac- Gesù non fa prediche o moralizzazioni,
compagnatore spirituale pratica un certo ma riprende le Scritture e aiuta i discepo-
ministero della Parola. li a capire il vero senso, aiutandoli così a
Il pericolo delle interpretazioni nell’ac- vincere le loro resistenze e le loro paure,
compagnamento è che, nell’esprimere e ad aprire i loro cuori.
Cristiani nel mondo 11

Conversione e missione interiore che può essere sperimentata da


L’accompagnamento di Gesù sulla strada una persona che sia cristiana dalla nasci-
verso Emmaus conduce finalmente i due ta o anche in seguito a una conversione
discepoli ad una conversione e ad assu- recente.
mere con gioia la loro missione. Dopo il «E partirono senza indugio e fecero ritor-
cammino fatto con Gesù, essi passano no a Gerusalemme, dove trovarono riu-
dalla tristezza alla gioia, al cuore che arde niti gli Undici e gli altri che erano con
nel petto, dalla fuga dalla comunità al ri- loro, i quali dicevano: “Davvero il Signo-
torno ai fratelli per annunciare la risurre- re è risorto ed è apparso a Simone”. Essi
zione, dal non credere al credere e al di- poi riferirono ciò che era accaduto lungo
ventare annunciatori della Buona Notizia. la via e come l’avevano riconosciuto nel-
La direzione spirituale, soprattutto con lo spezzare il pane» (vv. 33-35). Questa
l’ascolto empatico, intende realizzare le trasformazione interiore, nei discepoli, li
possibilità di auto-trascendenza nella conduce a cambiare direzione e ripren-
vita della persona accompagnata, inco- dere il cammino verso Gerusalemme e
raggiando una trasformazione radicale verso la comunità che avevano abbando-
all’interno del suo sviluppo permanente, nato. Scoperta la verità e scoperto il sen-
cioè incoraggiando la conversione. so della loro vita, partono senza indugio
Il P. Adrien Demoustier, grande speciali- per annunziare la Buona Notizia e riferi-
sta degli Esercizi Spirituali e dell’accom- re «ciò che era accaduto». Hanno vissuto
pagnamento spirituale, scrive: «Nell’a- un’esperienza che li ha cambiati profon-
scoltarmi, egli (l’accompagnatore) mi ri- damente, che ha fatto ardere i loro cuori,
manda alla mia capacità di relazione, e si sentono chiamati a condividerla con
quella che ho con gli altri e quella che ho i fratelli e ad annunziare quel Signore Ri-
con me stesso, che mi scopre differente sorto che aveva dato loro consolazione
da quello che credevo di essere... Ele- nella tristezza.
menti di lucidità vengono alla luce. Un Nel cammino della crescita cristiana, il
negoziato si annuncia tra ciò che accetto ruolo dell’accompagnatore è quello di
e ciò che rifiuto delle costrizioni di grup- aiutare l’altro che cerca il suo aiuto ad
po impresse in me e che supponevo es- assumere con gioia la sua missione di
sere il fondamento stesso della mia per- annunziare la Buona Notizia, di far co-
sonalità».6 noscere il Dio consolatore. In fondo è
La conversione è una impresa che dura quello che cerca di fare Ignazio di Loyola
tutta la vita. Il rinnovamento non è mai con i suoi Esercizi Spirituali, dove, se-
completo; ogni stagione della vita è guendo la propria esperienza di conver-
un’opportunità per una conversione che sione e di missione, vuole accompagnare
ha una propria forma e un proprio signi- gli altri a fare l’esperienza personale di
ficato particolare. La conversione signifi- Dio, del Cristo Risorto, il Consolatore,
ca anche e soprattutto la trasformazione per meglio amarlo, seguirlo e servirlo.

6
DEMOUSTIER, Adrien, L’accompagnement, pour quoi ? Comment ?, «Vie Chrétienne» n° 371, janvier 1993, p. 25.
L’ A C C O M PA G N A M E N T O S P I R I T U A L E

Direzione spirituale
Il testo proposto costituisce la sintesi di un quadro generale di pressoché tutti gli
elementi implicati nell’accompagnamento spirituale, offerto dal p. Rendina,
maestro di spiritualità, in un lavoro ben più ampio.

di p. Sergio Rendina S.I.1

Vocabolario e definizione della direzio- accompagnatore e accompagnamento,


ne spirituale ma anche di padre e di paternità spiritua-
Lungo gli ultimi decenni i nomi proposti le, pur senza negare le sfumature di si-
per qualificare la persona che aiuta un gnificato che ciascun termine è in grado
altro a vederci più chiaro e a crescere di evocare.
nella vita cristiana hanno subito frequen- Diversità di maggior rilievo si trovano nel
ti variazioni. Rimangono ancora i nomi tentativo di definire la direzione spiritua-
più tradizionali: padre spirituale e diret- le. La storia della spiritualità ce la presen-
tore spirituale; si parla anche di guida, di ta sempre come qualcosa che abbraccia
consigliere, di accompagnatore, forse si tutta la vita di fede e non soltanto l’ora-
propongono altri nomi ancora. Il termine zione, per quanto a questa riconosca un
“accompagnatore” si è imposto nell’area posto molto importante. Quanto a noi,
di cultura francese e in parte viene prefe- preferiamo limitarci a una descrizione,
rito anche da noi perché evoca con di- che, senza pretendere di cogliere l’essen-
screzione l’atteggiamento di colui che za della direzione, si limiti a metterne in
cammina accanto a un altro, rispettan- evidenza i punti più qualificanti. A nostro
done la libertà e la condotta suggeritagli avviso, si instaura una situazione di dire-
dallo Spirito Santo. Il solo Padre, il solo zione spirituale, quando un credente alla
Maestro, la sola Guida è Dio, di cui si ricerca della pienezza della vita di fede
tratta di decifrare i segni nel cuore di co- comunica ad un altro, liberamente scelto,
lui che viene accompagnato. Ecco perché la propria esperienza cristiana, e ne rice-
si dà preferenza al vocabolario dell’ac- ve, in uno scambio dialogico, un aiuto
compagnamento. che lo illumina, lo sostiene e lo guida nel
In ogni modo, pur d’accordo con la so- discernere l’autenticità evangelica del
stanza di queste osservazioni, noi ci sen- proprio vissuto e delle proprie scelte, in
tiremo più liberi a proposito di vocabola- modo da percorrere il cammino verso la
rio; parleremo dunque indifferentemente santità in fedeltà alla propria vocazione
di direttore e direzione spirituale, di personale nella Chiesa. L’attendibilità di

1
P. Sergio Rendina S.I. (1924-2003) è entrato nella Compagnia di Gesù nel 1941. Ha ricoperto vari incarichi di responsa-
bilità: maestro dei novizi, rettore dello studentato di filosofia, superiore provinciale, istruttore di terza probazione. Ha
curato in modo particolare la formazione alla spiritualità ignaziana. Ricordiamo testi quali L’itinerario degli Esercizi Spi-
rituali e La Pedagogia degli Esercizi, edizioni Apostolato della Preghiera. Questo testo costituisce una sintesi dell’artico-
lo pubblicato su «Rassegna di teologia» 44 (2003), pp. 501-536.
Cristiani nel mondo 13

questa descrizione risulterà – lo speriamo si spiegano le verità della fede o i princi-


– dal seguito delle nostre riflessioni. pi morali del cristianesimo.
Invece la comunicazione che avviene
Colui che chiede la direzione spirituale nella direzione spirituale investe la fede
comunica la sua esperienza di fede soprattutto a livello soggettivo, cioè a li-
Da un punto di vista descrittivo e feno- vello di esperienza, di vissuto personale.
menologico, il primo dato che percepia- Qual è l’area dell’esperienza che viene co-
mo della direzione spirituale è una per- municata? Senza dubbio la prima e più
sona che comunica a un fratello o sorella importante componente dell’esperienza
in Cristo la propria esperienza: si tratta che viene comunicata al direttore spiri-
di una comunicazione di fede. Certamen- tuale, se guardiamo alla scala dei valori, è
te ci sono varie specie di comunicazioni il rapporto personale con Dio, che si rias-
di fede: per esempio, c’è comunicazione sume essenzialmente negli atteggiamenti
di fede quando un teologo tiene una re- teologali di fede, speranza e carità, e tro-
lazione sull’Incarnazione o sull’Eucari- va un momento di particolare esplicita-
stia; quando un catechista trasmette le zione nella preghiera. Indissolubilmente
principali verità della Rivelazione a bam- unita a questo rapporto con Dio è l’espe-
bini oppure ad adulti. In tutti i casi or ora rienza di Cristo che si concretizza nella
accennati, la comunicazione di fede av- sua sequela sotto l’impulso dello Spirito.
viene a livello oggettivo, cioè si dicono e Qui, allora, va sottolineata la frequente
14 Direzione spirituale

inadeguatezza di un’apertura al padre Al fine di farsi conoscere è di essenziale


spirituale in cui non emerga o emerga importanza comunicare tutte le risonan-
solo in forma episodica e piuttosto se- ze cognitive, volitive e soprattutto affetti-
condaria la dimensione “esperienza di ve che caratterizzano la singolarità del
Dio”. Può accadere infatti che da parte di vissuto. Si tratta secondo il linguaggio
entrambi i partner si faccia raramente ignaziano di comunicare il proprio “sen-
accenno a questa sfera, a tal punto che tire”, le “mozioni”, le consolazioni e de-
essa resti quasi assente o troppo impli- solazioni, le ripugnanze, le ribellioni, i
cita o sottintesa; tutto il discorso sembra dubbi... Siamo qui all’aspetto più fonda-
allora ridursi all’ambito psicologico e mentale della comunicazione spirituale:
morale e alla relazione con se stessi e colui che chiede aiuto deve imparare a
con gli altri. Certo la parola su Dio e sul- guardare in faccia i propri pensieri, sen-
l’esperienza di Dio non deve essere trop- timenti e reazioni, a chiamarli senza ti-
po facile; è segno di fede matura una cer- more con il loro nome, ad “accettarli”
ta consapevolezza del mistero profondo sempre di più, a verbalizzarli e a lasciar-
e inaccessibile di Dio. Il linguaggio in li trasparire attraverso il gesto, la mimi-
materia imparerà dunque ad essere so- ca, la libera espressione.
brio, forse sarà solo il tentativo di espri- In questa comunicazione viene coinvol-
mere l’ineffabile, però non rinuncerà a to, come facilitatore o meno, l’altro ter-
narrare in qualche modo la propria ricer- mine della relazione, il direttore spiritua-
ca del Signore e la difficoltà o facilità del le. Certo, la comunicazione la fa colui
proprio incontro con Lui nella preghiera che si lascia dirigere, ma entra in gioco
e nell’esercizio quotidiano della fede. Al- anche il compito dell’altro termine della
trimenti la direzione spirituale vera- relazione. Ci torneremo sopra più avanti.
mente non può più chiamarsi spirituale
nel senso cristiano. Triplice aiuto della direzione spirituale
D’altra parte resta vero che la comunica- Chi apre la propria coscienza e comuni-
zione di fede dell’accompagnato deve ca la propria esperienza di fede si atten-
poi estendersi ad ogni campo della vita e de un aiuto da parte dell’accompagnato-
dell’agire cristiano. re. È un aiuto dai molti risvolti: l’accom-
Tutta l’esperienza umana, familiare e pagnatore deve senz’altro ascoltare,
professionale, intellettuale e culturale, ci- comprendere, incoraggiare, esortare,
vile e politica deve fornire il luogo e la eventualmente consigliare, e via di que-
materia in cui incarnare le esigenze del sto passo: i verbi che gli occorre coniu-
Vangelo. Beninteso: è solo sotto questo gare sono molti. Però non si ferma qui,
profilo delle motivazioni e degli atteggia- non sta qui l’aiuto più importante.
menti evangelici che l’esperienza va rac- L’aiuto specifico viene dato a due livelli:
contata in tutta la sua estensione. La di- prima di tutto c’è quell’aiuto che investe
rezione spirituale non entra invece nei e attraversa tutta l’esperienza confidata e
problemi di organizzazione della fami- può riassumersi nei fini più propri della
glia e neanche in quelli professionali e direzione spirituale. L’accompagnatore,
politici in quanto tali; deve cioè essere che riceve la comunicazione da parte del-
salvaguardata la giusta autonomia delle l’accompagnato, lo aiuta a sottoporre a
realtà terrene. discernimento tutto il suo vissuto e cia-
Cristiani nel mondo 15

scun ambito di tale vissuto; inoltre a uni- Altrimenti il soggettivo decadrebbe nel
ficare la stessa esperienza in modo da far soggettivistico, nell’arbitrario.
emergere sempre meglio l’identità o fisio- Si comincerà col discernere l’autenticità
nomia spirituale del credente; finalmente dell’esperienza fatta fino ad oggi, fino al
a vivere questa esperienza come una cre- momento in cui si parla col direttore spi-
scita e un cammino graduale. rituale. Ma quali saranno i criteri più ge-
Un secondo livello di aiuto concerne le nerali di discernimento? Prima di tutto il
materie singole che vengono sottoposte vissuto deve essere coerente con la realtà
a discernimento e costituiscono l’oggetto di Cristo, come ci è presentato dalla Pa-
del vissuto. Cioè l’accompagnatore aiuta rola. La persona di Cristo, il suo agire, la
l’accompagnato a conoscere e a realizza- sua dottrina restano il criterio primo e
re sempre meglio le esigenze proprie di assoluto. Cristo, ha scritto Giovanni
ciascun atteggiamento cristiano: è l’aiuto Moioli, non è un elemento interlocutorio
a coltivare e promuovere gli atteggia- ma definitivo.2
menti teologali, la preghiera, l’umiltà, la Inoltre il vissuto personale deve essere
pazienza, i compiti e gli impegni caratte- coerente con la realtà dello Spirito, crite-
ristici dello stato di vita in cui si trova rio che non si aggiunge al precedente,
l’accompagnato. ma lo esplicita, lo qualifica, dice che la
In ogni caso – lo diciamo subito anche se fedeltà a Cristo non è letterale, bensì
avremo l’occasione di ritornarci in vari creativa, segnata dalla libertà dello Spiri-
momenti – tutto l’aiuto prestato dall’ac- to. Ogni cristiano ha la sua maniera di
compagnatore non consiste affatto nel vivere il suo cristianesimo, la sua confor-
sostituirsi all’altro, per riflettere, discer- mità con Cristo.
nere e agire al suo posto. Al contrario Ancora, l’esperienza del vissuto deve es-
sarà uno stargli a fianco perché lui stes- sere coerente con la realtà della Chiesa:
so, l’accompagnato, sappia assumere deve sempre configurarsi come esperien-
sempre meglio in prima persona le sue za di Chiesa, accettata quale comunità
responsabilità. Questa riservatezza è mo- visibile, dove la fede autentica trova il
tivata dal rispetto non solo per la libertà luogo proprio nel quale vivere e alimen-
della persona accompagnata, ma anche tarsi. Per questo il senso ecclesiale che
per lo Spirito Santo che resta sempre la non evade verso una Chiesa ideale, rifiu-
prima e insostituibile guida del credente. tando di farsi carico della Chiesa concre-
Secondo quanto abbiamo già accennato, ta, è dimensione dell’essere cristiano.
il primo più specifico aiuto che ci si at- Inoltre l’autenticità dell’esperienza del
tende nella direzione spirituale è di esse- vissuto personale va vagliato e confron-
re accompagnati e sostenuti nel discer- tato anche a livello di realtà, chiamiamo-
nere l’autenticità o meno della propria la così, epocale. Ci deve essere propor-
esperienza cristiana. zione tra il vissuto del credente e le esi-
Per essere tale, l’esperienza deve rivelar- genze storico-culturali del tempo in cui
si sempre come proporzione, coerenza egli vive. L’esperienza cristiana deve mi-
tra il vissuto soggettivo del credente e la surarsi in riferimento alle domande, alle
realtà oggettiva cui egli fa riferimento. tensioni, ai problemi di oggi: per dirla

2
Cf L. SERENTHÀ - G. MOIOLI - R. CORTI, La direzione spirituale oggi, Ancora, Milano 1998, p. 56.
16 Direzione spirituale

brevemente, deve tener conto dei segni educarlo perché si liberi sempre più dal-
dei tempi. Finalmente, il vissuto sogget- l’innato egoismo, a diventare finalmente
tivo deve essere confrontato anche a li- il luogo in cui si possa percepire quella
vello personale. Spieghiamo subito in autentica “consolazione” che è segno di
che senso. Un riferimento oggettivo è an- consonanza del mio io più personale con
che la realtà personale dello stesso ac- il disegno evangelico. Questo è, dunque,
compagnato; perché l’esperienza cristia- il primo passo importante nella direzio-
na sia autentica deve esserci proporzio- ne spirituale: la comunicazione di fede
ne o coerenza tra il vissuto del credente che l’accompagnato fa all’accompagna-
e la verità della sua singolarità, con i tore per discernere l’autenticità del suo
suoi doni di natura e di grazia. Per esem- vissuto fino al momento in cui sta par-
pio, quando qualcuno volesse assumere lando con il direttore spirituale.
ad ogni costo un determinato metodo di L’autenticità della esperienza cristiana,
preghiera che non si confà al suo tem- tuttavia, è rivolta necessariamente anche
peramento; quando uno si volesse im- al futuro. Si tratta di costruire la propria
porre un determinato modo di compo- esistenza cristiana in cammino, di poter
stezza e di moderazione che finisse per fare scelte genuinamente cristiane, per
violentare la sua più vera natura. costruire il Regno di Dio in me e nell’am-
Per assicurare questa autenticità perso- bito della missione affidatami. Non si
nale si fa riferimento alla classica peda- tratta evidentemente di scelte tra bene e
gogia ignaziana che guida a prendere male, ma tra alternative tutte buone o al-
consapevolezza del proprio “sentire”, a meno moralmente neutre: si tratta di sce-
Cristiani nel mondo 17

gliere quella che meglio mi si confà per il L’integrazione implica in primo luogo un
servizio del Regno. processo di graduale e continua “accetta-
La direzione spirituale, allora, sempre in zione” di sé. L’accompagnatore deve aiu-
base alla comunicazione del proprio vis- tare la persona a conoscere e ad accetta-
suto, estende il suo aiuto anche alla re sempre di più se stessa, man mano
espressione e realizzazione di queste scel- che l’esperienza mette in evidenza qua-
te. Ancora una volta, non è il direttore che lità e limiti. “Accettazione” non significa
deve sostituirsi al diretto; deve soltanto indiscriminata approvazione, non signi-
accompagnare discretamente la persona, fica neppure supina rassegnazione. Si-
alla quale spetta decidere e operare le gnifica piuttosto che all’accompagnato
scelte. Da questo punto di vista l’accom- viene riconosciuto il diritto di cittadinan-
pagnamento consiste, se stiamo ad un za, il diritto a essere e a manifestarsi
approccio piuttosto generale, nel favorire come di fatto è. Da questa accettazione
un graduale approfondimento dell’opzio- egli viene invitato continuamente a ri-
ne fondamentale, che va sempre più in- partire verso una graduale anche se sem-
tensificata e radicata così da investire gli pre imperfetta realizzazione dei propri
stessi strati affettivi della persona, sem- ideali, della propria identità.
pre più calata dalla sfera della razionalità L’accettazione abbraccia la propria per-
e della libertà a quella del “cuore”. sona, il proprio carattere, la propria sto-
E finalmente, sempre rimanendo a un li- ria individuale, comprende circostanze
vello generale, la direzione spirituale pro- familiari e sociali della propria esistenza.
muoverà l’effettivo esercizio pratico di Dunque non solo il bene, ma anche il li-
determinate scelte più o meno importan- mite e il male; non solo ciò che piace ma
ti, che la vita quotidiana propone o impo- anche ciò che dispiace.
ne, perché è proprio il ripetuto esercizio In questo processo, esige particolare cura
che forma la capacità abituale di scegliere l’integrazione del negativo, a cominciare
bene. Allo scopo vanno suggeriti gli stes- dal proprio peccato e dai propri difetti.
si criteri di discernimento già prima evo- Bisogna riuscire a fare della propria co-
cati e più in particolare i metodi di elezio- scienza non il luogo del nostro autoin-
ne insegnati nel libretto degli Esercizi. ganno per cui, occultato il peccato, ci si
In conclusione: l’accompagnamento si illude della propria giustizia, e neanche
propone come primo fine aiutare il cre- all’opposto il luogo del nostro abbatti-
dente a discernere l’autenticità dell’espe- mento e scoraggiamento, ma il luogo
rienza che ha fatto e che sta facendo, in della verità in cui, nella consapevolezza
ordine a progettare per il suo futuro. della riconciliazione offertaci da Dio in
In secondo luogo, l’accompagnamento Cristo, conosciamo ed accettiamo una
deve iniziare anche ad una graduale uni- parte vera di noi stessi.
ficazione e integrazione: due termini che Compito ancora più esteso, ma implicito
qui riteniamo più o meno equivalenti. nel già detto, è l’integrazione di tutta la
Soprattutto agli inizi della vita spirituale, nostra sfera affettiva. Le nostre inclina-
ma anche in seguito, si può aver sentore zioni e impulsi istintivi, spesso egoistici,
di una certa dispersione: l’io spirituale non vanno soffocati o repressi, ma piut-
non è ancora ben definito, il credente tosto canalizzati e educati. L’uomo trova
sente il bisogno di integrazione. la sua sempre maggior realizzazione nel-
18 Direzione spirituale

l’autotrascendenza, in termini cristiani: to fa di se stesso, alla situazione in cui


in un esodo da se stesso per servire nel- questi si trova e dovrà sempre prendere
l’amore Cristo e i fratelli. le mosse da qui, senza supporre e dare
Ancora: l’integrazione comporta (eviden- per scontato ciò che ancora non è stato
ziamo qui un altro aspetto che in parte ri- acquisito e verificato. Altrimenti i suoi
copre i precedenti) un processo di sempli- consigli, i suoi suggerimenti, le sue paro-
ficazione e di gerarchizzazione delle ener- le, come pure i suoi silenzi possono rive-
gie e dei valori a disposizione. L’unità larsi del tutto inutili, o peggio dannosi.
dell’io si fa anche riconoscendo che non Guidato da questa accortezza, l’accom-
tutte le cose hanno la stessa importanza pagnamento dovrà rivelarsi ancora una
sia quanto agli atteggiamenti da acquisire volta solertemente paziente e capace di
sia quanto ai mezzi da adoperare. generare a sua volta una solerte pa-
Vi è una terza finalità fondamentale, se zienza nell’accompagnato: pazienza ver-
la prima è il discernimento sull’autenti- so se stesso e verso Dio.
cità della propria esperienza e la secon- Qualunque sia l’itinerario personale che
da è promuovere l’integrazione e l’unifi- il proprio accompagnato sta percorren-
cazione spirituale della persona che si af- do, bisognerà aiutarlo ad integrare le esi-
fida all’accompagnatore, la terza è genze di fondo dei cicli liturgici, perché
favorirne la crescita, rispettando però la tutti facciamo parte della comunità ec-
gradualità del cammino. clesiale in cammino, e quelle inerenti al
Quanto stiamo dicendo implica il senso suo stadio di evoluzione biologica e psi-
della progressività, il desiderio del più – cologica: nessun direttore spirituale po-
del magis, direbbe Ignazio di Loyola – in trebbe infatti prescindere dalla situazio-
pieno accordo con la proposta biblica ed ne di adolescenza o di maturità o di de-
evangelica. La direzione spirituale dovrà clino della persona che si vuole aiutare.
assecondare questo movimento di cresci-
ta, evitando sì ogni perfezionismo e vo- Autorità del direttore spirituale
lontarismo, ma ritenendo pure al di fuori Qual è l’autorità propria del direttore spi-
di ogni dubbio che una certa tensione tra rituale? Di per sé, la direzione spirituale
l’io reale e l’io ideale è sana e ci deve es- non esige nessuna autorità che faccia del
sere anche sul terreno evangelico. direttore un superiore ecclesiastico, an-
Perciò parliamo di gradualità del cammi- che se lungo i secoli, specie presso il mo-
no. Del resto, a meno di pretendere una nachesimo bizantino, l’ufficio di padre
specie di miracolo morale, la vita spiri- spirituale fu esercitato dall’igumeno del
tuale suppone lo sviluppo biologico e monastero, cioè, potremmo dire, dall’a-
psicologico del soggetto e in ogni caso la bate. Neanche si richiede un’autorità
stessa rivelazione e la storia della spiri- giuridico-sacramentale propria del sacra-
tualità convergono nell’esigere una pro- mento della Penitenza. Si tratta piuttosto
gressività nello sviluppo della fede, an- di una autorevolezza, o autorità morale,
che a prescindere da una già raggiunta che viene al direttore dalla esperienza,
sufficiente maturità umana. L’accompa- dal sapere e dal carisma quale gli viene
gnatore deve quindi prestare attenzione, riconosciuto da colui che liberamente lo
attraverso l’ascolto della comunicazione sceglie come accompagnatore. Il diretto-
verbale e non verbale che l’accompagna- re spirituale può quindi dare consigli,
Cristiani nel mondo 19

suggerimenti, ammonizioni, soprattutto te già nell’antichità le cosiddette Ammas


può essere quel termine di confronto di quasi equivalente femminile del termine
cui abbiamo già parlato; non può però Abbas, messe a capo dei monasteri
dare comandi in senso stretto. Se talora orientali femminili. In epoca più recente
il colloquio facesse emergere nella co- non sono pure eccezioni i casi di Santa
scienza del diretto la consapevolezza di Caterina da Siena; di Santa Caterina de’
un determinato obbligo, questo resta le- Ricci a Prato; di Madame Acarie a Parigi
gato alla coscienza illuminata dal collo- (nel secolo XVII); di Santa Maria dell’In-
quio, non all’autorità del direttore. Di carnazione, da poco canonizzata, in Ca-
conseguenza il rapporto tra accompa- nada; di Madame Swjetschin, una russa
gnatore e accompagnato non è, stretta- ambientata in Francia nel secolo scorso,
mente parlando, di obbedienza perché che influì notevolmente sul famoso do-
questa, se la si intende in senso proprio, menicano Lacordaire.
presuppone l’autorità di colui al quale si Senz’altro, i documenti recenti della San-
obbedisce. Si potrà parlare piuttosto di ta Sede parlano chiaramente nella linea
docilità, o in termini più adatti al nostro indicata (cfr. la lettera post-sinodinale
sentire odierno, di un atteggiamento di Vita Consecrata n. 58).
fiducia e di disponibilità ad ascoltare la
parola del direttore e ad accettarne il Direzione spirituale e confessione sa-
ruolo di reale termine di confronto. cramentale
Certo, senza questa disponibilità è inuti- Tra direzione spirituale e confessione sa-
le ricorrere al padre spirituale: sarebbe cramentale c’è senza dubbio distinzione
una contraddizione ricorrere al suo aiuto di principio. Infatti, nella confessione c’è
e poi pretendere solo il suggello della sua apertura di coscienza in vista dell’asso-
approvazione. luzione; nella direzione spirituale c’è
apertura di coscienza in vista dell’aiuto
Solo il sacerdote può esercitare il mini- che si deve ricevere per il discernimento
stero della direzione spirituale? e più in generale per la propria formazio-
Il ruolo della direzione spirituale, benché ne spirituale. Nella confessione c’è obbli-
si addica molto al sacerdote, non è ne- go di dire tutti e singoli i peccati gravi,
cessariamente legato al ministero ordina- come ci ha insegnato il catechismo e in-
to; può dunque essere esercitato anche segna tuttora la sana teologia morale;
da laici (uomini e donne). Non è una no- nella direzione spirituale si parla anche
vità: la storia della spiritualità ce ne dà dei propri peccati, ma per farsi conosce-
conferma con fatti significativi. Ne re e nella misura in cui sono necessari o
ricordiamo alcuni. Nell’oriente cristiano utili per farsi conoscere. Ancora: nella
anche oggi il dialogo spirituale si fa spes- confessione di per sé è necessario dire
so con monaci laici. La storia della Chie- solo i peccati, anche se oggi, seguendo
sa occidentale ci addita figure di laici ca- l’insegnamento di Sant’Ignazio sull’esa-
nonizzati, per esempio San Nicola di me di coscienza, si usa spesso premette-
Flue, o non canonizzati, per esempio un re un ringraziamento al Signore per i
certo Bernier nel ’600 francese, che furo- doni ricevuti; invece nella direzione spi-
no apprezzati consiglieri spirituali. rituale, si deve dire tutto ciò che serve
Quanto poi alle donne, vengono ricorda- per farsi conoscere e quindi anche le
20 Direzione spirituale

virtù, anche le inclinazioni buone o cat- dispensabile. Lo Spirito Santo può prov-
tive, anche i movimenti del cuore. vedere a guidare per la retta via anche
Soprattutto la confessione è un sacra- senza una così speciale e particolare as-
mento e, come tale, agisce ex opere ope- sistenza umana.
rato, cioè prescindendo dalle virtù e dal- La storia stessa per altro ci potrebbe di-
le buone disposizioni del ministro: anche mostrare come ci siano santi anche cano-
se il ministro fosse indegno, la confessio- nizzati, che non hanno mai avuto dire-
ne resterebbe sempre valida. Invece la zione spirituale o ne hanno usufruito in
fruttuosità o fecondità della direzione maniera non determinante. Tra costoro
spirituale dipende ex opere operantis, di- va annoverato lo stesso Ignazio di Loyo-
pende cioè molto dalle qualità del diret- la: il quale già a Manresa – a parte il pri-
tore e dalle disposizioni del diretto. mo periodo – pur cercando disperata-
Finalmente, la confessione è necessaria mente una guida non riuscì a trovarla.
per i peccati gravi commessi dopo il Bat- La grande utilità della direzione spiritua-
tesimo, invece (come cercheremo di le è senz’altro riconosciuta dal magistero
spiegare tra breve) la direzione spirituale della Chiesa. In particolare precisiamo
si può dire utile, talora relativamente ne- meglio l’utilità o anche la relativa neces-
cessaria, ma non in senso assoluto. sità della direzione spirituale, in riferi-
Questa chiara distinzione di principio mento a diverse fasce di persone o di si-
non esige la separazione effettiva dei due tuazioni. I principianti ne hanno partico-
atti: quando la direzione spirituale è pre- lare bisogno; così pure i giovani nelle
stata da un sacerdote, a seconda delle fasi di sviluppo spesso faticoso dall’ado-
circostanze e delle persone, sarà consi- lescenza alla maturità; spesse volte sa-
gliabile o meno combinarla insieme con ranno i neo-convertiti a cercare una gui-
la confessione. da che li accompagni alla scoperta di vie
ancora sconosciute (ricordiamo il caso di
Necessità della direzione spirituale? Charles de Foucauld, dei coniugi Mari-
Ogni ragionamento che cercasse di dimo- tain, di Thomas Merton ecc.). General-
strare la necessità simpliciter della dire- mente l’accompagnamento personale è
zione spirituale risulterebbe forzato, non assai utile a tutti coloro che vivono una
sufficientemente fondato. Del resto, se la vita spirituale più riflessa, più bisognosa
direzione fosse talmente necessaria non di espliciti momenti di discernimento e
ci sarebbero direttori in numero e qualità di confronto. Certo, tante nostre nonne o
bastanti a soddisfare la domanda. Sap- bisnonne si sono fatte sante conducendo
piamo del resto come persone di buona nell’ambito casalingo una vita esemplare
volontà – per esempio certi missionari o senza ricorrere ad alcuna direzione spiri-
missionarie – si trovino nella pratica im- tuale o, al massimo, ad un consiglio del
possibilità di trovare un accompagna- proprio confessore! Ma lo stesso non
mento stabile; eppure la Provvidenza vale per i battezzati “consacrati”, specie
non dovrebbe far mancare, proprio a chi se in formazione, per i sacerdoti e semi-
ha fatto una scelta di così grande genero- naristi e per i laici “impegnati”, messi a
sità, i mezzi strettamente necessari alla più continuo contatto con i problemi del-
vita cristiana e religiosa; vuol dire allora la fede e della missione.
che la direzione spirituale non è così in- Quasi per il motivo opposto, sembra uti-
Cristiani nel mondo 21

le o addirittura indispensabile la direzio- vita, ma si presentano abbastanza cir-


ne spirituale a coloro che sono costitu- coscritte, ancorché possano durare più
zionalmente più deboli e incostanti e anni e non solo un breve periodo. Si pen-
che, d’altra parte, desiderano sincera- si ai giovani che stanno affrontando il
mente raggiungere maggior fermezza e problema di una scelta di vita (“consacra-
stabilità. Tra costoro annoveriamo i sog- zione” o matrimonio), oppure s’interro-
getti affetti da fragilità psicologica o spi- gano da cristiani sulla scelta della profes-
rituale, mentre troppo spesso la direzio- sione. Ancora una volta sia chiaro che
ne spirituale la si pensa riservata alle nessuno deve scegliere per loro, però gio-
persone già avanzate nelle vie dello Spi- va assai alla persona interessata essere
rito. Basta un po’ di esperienza in questo accompagnata e sostenuta in una stagio-
campo, basta aver ricevuto a colloquio ne così gravida di promesse e insieme di
persone che si trovano in queste situa- timori. Da non dimenticare le crisi con-
zioni per accorgersi quanto sia loro ne- nesse con le evoluzioni fisiologiche, psi-
cessario il confronto con qualcuno che li cologiche o quelle “vocazionali” di uomi-
accolga, li ascolti, li rispetti, condivida i ni e donne “consacrati” o coniugati; op-
loro interrogativi e cerchi insieme una pure le crisi occasionate da mutamenti
soluzione umana e cristiana. ambientali, come cambi di abitazione o
Ci sono poi i momenti critici della vita di professione, magari con notevole se-
che consigliano il ricorso all’accompa- guito di problemi personali e familiari.
gnamento. Se prima abbiamo passato in Qui sembra opportuno chiarire una do-
rassegna delle categorie di persone, ades- manda circa la continuità della direzione
so si tratta piuttosto di rilevare situazioni spirituale lungo l’intera vita. C’è chi tro-
e circostanze che non durano tutta la va molta utilità nella direzione spirituale
22 Direzione spirituale

negli anni giovanili per la propria forma- intimo sia il nostro miglior accompagna-
zione umana e cristiana, ma non è detto tore. È un principio molto importante re-
che la stessa utilità si prolunghi nel tem- centemente richiamato per motivi anche
po. In ogni caso, se la direzione conti- psicologici. Certe complicazioni nella di-
nua, sarà bene impostarla o re-impostar- rezione spirituale, molte volte, sono do-
la in maniera diversa, magari cambiando vute proprio alla negazione o alla confu-
direttore spirituale, per evitare l’inconve- sione dei ruoli. A un certo momento è
niente di un possibile “pre-giudizio” del- possibile che il sacerdote provi il bisogno
l’accompagnatore: avendo questi cono- di dire anche all’altro quello che sente
sciuto l’accompagnato come ragazzo ri- nel suo intimo: non ceda a questo biso-
schia di trattarlo sempre come tale, gno, in ogni caso sarebbe uno sbaglio da
senza avvertire i mutamenti intervenuti correggere subito all’inizio, perché più
con lo sviluppo. Cioè, se la direzione spi- tardi potrebbe diventare incontrollabile e
rituale all’inizio mira a formare una co- condurre a esiti equivoci o nefasti. Con
scienza e una buona capacità di discer- questo non si nega affatto che il direttore
nimento, è da sperare che col progredire non abbia bisogno anche lui di direzio-
del tempo il giovane non manifesti più lo ne; ma la cerchi altrove. Tutto questo
stesso bisogno, almeno con la stessa in- non esclude affatto la possibilità di un’a-
tensità. Agli adulti tuttavia, potrà sempre micizia spirituale che sia di reciproca uti-
esser utile una direzione; ad altri basterà lità: ma allora si parli di amicizia e non
forse l’incontro saltuario con qualcuno, di direzione, perché la chiarezza dei ter-
da cui si sanno già conosciuti e che sti- mini serve anche a salvaguardare la di-
mano buon punto di riferimento, almeno stinta natura delle cose.
in momenti di particolare bisogno. Questo tipo di relazione può di fatto con-
cretizzarsi in modi diversi a seconda del-
La relazione tra direttore e diretto le persone e delle situazioni. I modelli
Passiamo a dire qualcosa sulla relazione più antichi e tradizionali sono quelli del
tra direttore e diretto, cioè sul rapporto rapporto padre-figlio nell’ordine dello
tra i partner della direzione spirituale. spirito, oppure maestro-discepolo o fra-
L’accompagnamento esige che ciascuno tello maggiore-fratello minore. Non è det-
dei due sia veramente se stesso, distin- to che non si possano trovare altri model-
guendo, riconoscendo e accettando la di- li, purché sia sempre rispettata la diffe-
versità di ruolo che spetta all’altro. L’ac- renza dei ruoli. Tutto ciò non equivale a
compagnatore non deve confidare all’al- dire che l’unico a ricevere vantaggio sia
tro i propri stati d’animo, né tanto meno l’accompagnato; in realtà, in misura di-
farsi guidare, sia pure surrettiziamente versa e a seconda dei casi, lo stesso ac-
dall’altro; anche colui che è accompa- compagnatore riceve vantaggi: non si dà
gnato deve sapere che la relazione è a mai senza ricevere. La storia ci offre
senso unico. In altri termini, il rapporto esemplificazioni illustri in materia, facen-
della direzione spirituale non è un ac- doci conoscere anche casi che, almeno in
compagnamento reciproco: è anzi neces- parte, rappresentano un’eccezione a
sario che i due restino in una situazione quanto abbiamo detto finora. Cioè, nella
di oggettiva e reale alterità. Del resto non storia della Chiesa si è verificata talora
è affatto scontato che il nostro amico più una direzione spirituale che ha finito per
Cristiani nel mondo 23

assumere i tratti di una certa reciprocità. connivenza dell’altro. Chi chiede di esse-
Basti pensare a Santa Caterina da Siena e re accompagnato, deve sapere di poter
al Beato Raimondo da Capua; a San Gio- contare sull’accoglienza incondizionata
vanni della Croce e a Santa Teresa d’Avi- dell’accompagnatore, qualunque cosa
la; ad alcuni Padri Gesuiti della Nouvelle possa riferirgli. Un omosessuale, per
France e a Santa Maria dell’Incarnazione, esempio, nell’accostarsi a un sacerdote
Orsolina a Montréal. Bisogna dunque ri- ha bisogno di sentirsi del tutto a suo agio
conoscere casi in cui l’influsso è stato re- per riuscire ad aprirgli quella zona chiu-
ciproco, e magari esplicitamente recipro- sa della sua vita, che non svela mai a
co. Rimane vero in ogni ipotesi che “chi nessuno: il poterne parlare con chi non
dà riceve”: un buon direttore spirituale sa dà il minimo segno di sorpresa o di scan-
di ricevere parecchio nell’espletamento dalo, già gli apre la via al superamento
del suo ministero, e non solo a livello di della solitudine, già gli permette di respi-
apprendimento. Riceve sia nel senso di rare, di ricominciare a sperare. Ma non
crescere in esperienza, sia nel senso di ri- occorre rifarsi a questi casi particolari:
cevere qualche luce e incoraggiamento tante volte ci facciamo l’idea che un fat-
puntuale per la propria vita e missione. to o un problema – qualunque esso sia –
La fede c’invita a prestare, in questa rela- debba rimanere sepolto nel silenzio più
zione, grande attenzione alla presenza tombale, pena la perdita della faccia; il
dello Spirito. In realtà la relazione a due giorno che possiamo finalmente raccon-
diventa relazione a tre: sia l’accompagna- tarlo ad un altro, al direttore, sentiamo il
tore sia l’accompagnato godono entrambi riconoscimento del nostro diritto a esse-
della presenza dello Spirito, che è l’unica re interamente noi stessi: quel peso op-
vera Guida, l’unico vero Maestro. Allora primente scompare o diventa più tollera-
non solo per rispetto della libertà altrui, bile. Dunque, la fiducia deve esserci e da
ma anche per rispetto dello Spirito, l’ac- entrambe le parti: deve poterla nutrire
compagnatore si convincerà più profon- l’accompagnato nell’accoglienza del suo
damente della necessità di rinunciare a accompagnatore e questi nelle buone di-
mettersi al posto dell’altro: mirerà a una sposizioni dell’accompagnato.
sorta di rispettoso accompagnamento se- Una questione si pone infine a proposito
gnato dall’obbedienza e sottomissione di della dipendenza cui la relazione può
entrambe le parti all’unico Spirito per dar luogo e che bisogna saggiamente ri-
ascoltarne e decifrarne insieme i segni, i solvere.
messaggi. In ogni direzione spirituale sembra crear-
Una volta garantita la libertà della rela- si di fatto una certa dipendenza. Quale?
zione, resta pur vero che la fiducia reci- Se si può e si deve parlare di dipenden-
proca è indispensabile al suo buon anda- za, anzi di ricerca di dipendenza da par-
mento. Questo atteggiamento esclude la te dell’uomo spirituale, essa non ha
paura o timore dell’altro. La fiducia nel- niente a che fare con la situazione psico-
l’accompagnatore farà si che l’accompa- logica di complesso d’inferiorità, di man-
gnato si apra, racconti con sincerità la canza di autonomia, di bisogno eccessi-
propria esperienza, senza tentativi di oc- vo di securizzazione. Si tratta invece del-
cultamento o di seduzione per accapar- la dipendenza caratteristica dell’uomo di
rarsi le grazie, le simpatie e magari la fede che nasce dal fondo creaturale e
24 Direzione spirituale

dalla consapevolezza della nostra nasci- ranza che parecchi sacerdoti e laici desi-
ta in Cristo. Il credente autentico non derosi di prestare un aiuto spirituale al
può non essere un uomo radicalmente prossimo, siano in grado di farlo, alme-
espropriato, libero dal bisogno ossessivo no entro certi limiti.
di autoaffermazione assoluta. Questa ra- In primo luogo, equilibrio psicologico,
dicale docilità verso Dio, che si esprime maturità umana. Non nel senso che il di-
nella figura del “piccolo” nel regno dei rettore sia già perfettamente maturo, ma
cieli, viene significata e verificata anche nel senso che davvero continui a cammi-
nella direzione spirituale. nare verso un equilibrio sempre maggio-
re: un equilibrio dinamico da non rite-
Qualità del direttore spirituale nersi acquisito una volta per sempre. Se
Le qualità che si esigono dal direttore vuole aiutare una persona a diventare
spirituale indurrebbero a considerarlo un matura, lui per primo dovrebbe aver già
uomo irreale: chi potrebbe infatti ritener- raggiunto un certo grado di maturità, e
si pienamente capace di esercitare l’arte rimanere aperto a una maturazione sem-
delle arti, come diceva San Gregorio Ma- pre maggiore.
gno più in generale a proposito della Si esige poi una solida dottrina. Dovendo
cura pastorale? Non dobbiamo però di- iniziare gli altri alla vita spirituale, l’ac-
menticare che l’aiuto spirituale è richie- compagnatore deve essere una specie di
sto secondo gradi, circostanze, modalità maestro e quindi conoscere la spiritualità
varie; per cui rinunciando alla pretesa di teorica e pratica. Ordinariamente la
saper aiutare tutte le persone in tutte le scienza teologica richiesta è una suffi-
situazioni, si può essere meno massima- ciente conoscenza della teologia dogma-
listi nell’elencare i requisiti dell’accom- tica morale e spirituale. Oggi è anche in-
pagnatore. Diventa così plausibile la spe- dispensabile una certa conoscenza della
Cristiani nel mondo 25

psicologia, almeno di quegli elementi Deve essere un uomo spirituale: non si


fondamentali insegnati negli Istituti di può pretendere che l’accompagnatore sia
teologia spirituale o pastorale, sufficienti un santo, però deve essere un uomo sin-
non tanto a risolvere problemi psichici, ceramente impegnato nelle vie dello Spi-
eventualmente presenti nella persona ac- rito e nell’esercizio delle virtù cristiane.
compagnata, quanto piuttosto a coltivare Questa vita spirituale intensa contribui-
e affinare il fiuto naturale necessario per sce alla riuscita della direzione in tre
avere buone relazioni interpersonali e in- modi: primo, perché, come già si è detto,
dividuare i casi che richiedono l’inter- assicura una sufficiente esperienza perso-
vento professionale di un esperto. nale nel cammino; secondo, per l’esem-
Inoltre è necessaria l’esperienza. Più an- pio che offre all’accompagnato, perché –
cora del sapere dottrinale occorre la co- pur guardandosi bene dall’esercitare
noscenza pratica acquisita sul terreno e un’attrattiva possessiva – il direttore di-
vagliata con la riflessione. Per direttore venta innegabilmente un punto di riferi-
sperimentato intendiamo dunque colui mento o una sorta di modello; infine,
che conosce i cammini dello spirito per l’impegno spirituale del direttore è meri-
essersi esercitato lui stesso nel per- torio, contribuisce cioè ad impetrare l’as-
correrli personalmente e per il contatto sistenza divina in favore delle persone
avuto con molte e svariate persone e guidate con la sua vita e la sua preghiera.
condizioni umane concrete. Naturalmen- In modo particolare si raccomandano
te, non è la quantità delle esperienze pra- certe virtù, certi atteggiamenti cristiani:
tiche (al plurale), che crea l’esperienza la capacità di accogliere le persone, l’a-
(al singolare): l’esperienza cresce soprat- scolto, la cordialità, la semplicità, la mo-
tutto per la qualità delle esperienze fatte, destia, che non fa cadere dall’alto inse-
magari relativamente non numerose, ma gnamenti e consigli. Ancora la saggezza
ben qualificate, soprattutto perché ac- e la prudenza, che, senza forzare, mira-
compagnate dalla presa di coscienza, no ad ottenere ciò che hic et nunc è pos-
dalla riflessione e della revisione. Sorge sibile; la pazienza e la comprensione.
qui l’obiezione spontanea, ma forse ab- Siamo così passati a mettere l’accento su
bastanza semplice da risolvere: come il un’altra qualità evangelica del direttore:
direttore può acquisire esperienza se la capacità di mettere d’accordo l’accet-
deve esserne dotato prima ancora di tazione e la comprensione delle persone
impegnarsi nel suo ruolo? Ci sono gli ini- con la fedeltà alle norme e indicazioni
zi in tutto: anche il giovane genitore im- della Chiesa, evitando gli estremi oppo-
para il difficile “mestiere” di padre o di sti del lassismo e del rigorismo. Le per-
madre soprattutto iniziando la sua così sone, in posizione canonica irregolare o
umana avventura di educatore, forse un moralmente in disaccordo con le diretti-
po’ a spese del primo figlio, ma non ne- ve della Chiesa, qualora tentino un riav-
cessariamente con errori irreparabili. vicinamento, sono esposte al rischio o di
Non esiste del resto strada diversa, an- essere accolte malamente o di vedersi fa-
che se è possibile fornire qualche cilitare la via troppo sommariamente e in
suggerimento pratico, che alleggerisca il entrambi i casi – anche nel secondo –
peso della responsabilità del direttore, non si sentono veramente capite.
specie agli inizi del suo compito. Il direttore spirituale deve essere uomo di
26 Direzione spirituale

Chiesa, non solo nel senso di essere os- Disposizioni che si richiedono nell’ac-
servante delle sue stesse direttive, ma nel compagnato
senso più profondo di vivere in unione Prima di tutto ci vuole il desiderio, cioè il
con il mistero del corpo mistico di Cristo. credente stesso deve sentire il bisogno di
Si tratta di un requisito essenziale: la di- farsi accompagnare. Certamente deve es-
rezione spirituale, anche quando non è sere un desiderio suscitato e sostenuto da
svolta per esplicito e puntuale mandato motivazioni valide. Non la voglia di rifu-
ecclesiastico, è sempre un fatto ecclesia- giarsi e di scaricare su altri la propria re-
le. L’aiuto che un fratello presta ad un al- sponsabilità, ma l’intenzione di un serio
tro fratello rientra nell’esperienza comu- confronto oggettivo per poter controllare
nitaria della salvezza. Il direttore deve e guidare la propria soggettività. Non si
dunque avere uno squisito senso della può tuttavia pretendere che questo desi-
Chiesa, alieno sia dal clericalismo sia da derio sia talmente puro da escludere la
ogni critica distruttiva. mescolanza con motivazioni spurie più o
Altra caratteristica, già inclusa nella pa- meno latenti; l’importante, ancora una
zienza, è il senso della progressività. Nes- volta, è prenderne consapevolezza gra-
suno è buon pedagogo se non ha il senso dualmente e saperle purificare.
della durata necessaria alle trasformazio- In questo desiderio è almeno implicito il
ni della coscienza, che deve crescere, ma- desiderio di camminare verso la pienez-
turarsi e strutturarsi. Questo vale natural- za spirituale: la spinta verso il magis è
mente anche per la maturazione spiritua- necessaria per la buona riuscita dell’ac-
le. Se è vero che l’azione dello Spirito non compagnamento. Si deve però essere più
è vincolata di per sé alle condizioni con- aperti circa il livello di partenza nel qua-
crete, è però vero che la crescita spirituale le dovrebbe trovarsi l’aspirante all’ac-
deve inserirsi nello psichismo umano, ri- compagnamento. Una direzione spiritua-
spettandone ordinariamente le leggi e i le può cominciare già là dove, pur non
ritmi di sviluppo. Il fanciullo santo è da ancora avvenuta, la conversione è desi-
considerarsi un “miracolo” di ordine mo- derata e cercata al di là dei propri dubbi
rale; ordinariamente una persona in età e fragilità. Abbiamo detto che ricorre
infantile non può essere santa. Gioverà sempre più frequentemente, in una so-
perciò al direttore spirituale meditare la cietà secolarizzata come la nostra, l’aiu-
pedagogia di Cristo, l’estrema pazienza e to richiesto anche da persone non in re-
delicatezza usata nei confronti degli apo- gola con la Chiesa, non in regola con le
stoli e dei discepoli: per lo più occorre un norme morali o addirittura da chi è in ri-
lungo cammino prima che la persona si cerca spirituale senza essere approdato
senta disposta a compiere i passi decisivi. per ora ad una precisa adesione di fede a
Cambiamenti profondi sono sempre pos- Dio. Quindi il punto di partenza può es-
sibili ma è difficile sapere quanto lunga sere il semplice desiderio di aver luce, di
debba essere la preparazione. camminare nelle vie dello Spirito, men-
Finalmente, la pazienza del direttore tre ci si riconosce ancora nell’oscurità o
deve andare oltre l’azione e l’aiuto da lui nel dubbio.
personalmente offerto. Si ricordi il detto Con il desiderio ci deve essere la libertà:
del Vangelo di Giovanni: «Uno semina e ogni accompagnato deve scegliere libera-
uno miete». mente l’accompagnatore. E un rapporto
Cristiani nel mondo 27

troppo interpersonale e confidenziale la docilità è venuta fuori. Però, siccome


perché venga imposto. è contraddittorio ricorrere alla direzione
Come scegliere liberamente il proprio ac- spirituale e rifiutare una certa docilità, è
compagnatore? Prima ci si informi sulla da supporre che la propria eventuale in-
presenza in loco di persone capaci di ac- docilità d’ordinario non si manifesti
compagnamento, poi si rifletta e si pre- chiaramente: non c’è infatti persona che
ghi; finalmente si prenda contatto con la voglia trovarsi in aperta contraddizione
persona che sembra soddisfare il nostro con se stessa. Bisognerà quindi che il di-
desiderio. È prudente non manifestare rettore sappia scoprire un possibile di-
subito l’intenzione di un accompagna- fetto di docilità anche in chi magari vie-
mento spirituale; ci si limiti piuttosto ad ne regolarmente e liberamente. La tenta-
una conversazione che mentre dà spazio zione più sottile dell’accompagnato non
a una richiesta di consiglio su qualche è tanto di sottrarsi coscientemente alla
punto della propria vita spirituale, serva docilità quanto piuttosto di captare la
di utile sondaggio. In seguito, dopo uno benevolenza del proprio accompagnato-
o due incontri, si dichiari la propria in- re per riuscire a mettere l’etichetta della
tenzione e si attenda l’accettazione del- volontà di Dio sulle proprie scelte pre-
l’altro, perché anche l’altro evidentemen- concette.
te deve essere libero. Sottolineiamo, nel
contempo, che non bisogna essere incon- Come impostare praticamente il dialogo?
tentabili: la perfezione non è di quaggiù, Come avviare il discorso? Fin dal primo
né la nostra né quella degli altri. Anche incontro sembra che il parlare spetti in
un direttore di grandi virtù e di indi- primo luogo all’accompagnato, aiutato e
scutibile esperienza ha il proprio caratte- magari sollecitato dall’accompagnatore
re, una certa formazione, aperture ma an- con qualche prudente e ancora generale
che chiusure che possono essere perfino domanda. Spiegherà perché desidera es-
sconcertanti. In definitiva ciò che conta è sere guidato e comincerà a farsi conosce-
trovare un uomo saggio e umile e avere re, raccontando del proprio ambiente,
coraggio di affidarsi a lui. Talvolta occor- della propria condizione, delle linee prin-
re un rodaggio e non bisogna scorag- cipali della propria storia e più precisa-
giarsi; un rodaggio che può essere diffici- mente della propria vita di preghiera, del-
le da una parte o dall’altra o da tutte e le aspirazioni e paure, del proprio rappor-
due. Un rapporto ancora deficiente agli to con gli altri ecc. Non sarà necessario
inizi, nel seguito, sarà capace di miglio- né possibile essere subito esaurienti; ri-
ramento e di approfondimento e potrà ri- mane sempre tempo per completare in
velarsi del tutto costruttivo e appagante. successivi incontri il quadro della propria
Sarebbe invece assai negativa un’incon- esperienza spirituale. In seguito sarà faci-
tentabilità che conducesse la persona a le ogni volta ripercorrere brevemente ciò
passare da un direttore all’altro. che è avvenuto per focalizzare problemi
Si richiede che in ogni caso nasca e si concreti, che si presentano circa la pre-
consolidi un atteggiamento di fiducia e ghiera e altri aspetti di vita cristiana. In
docilità. Abbiamo già trattato sufficien- ogni caso, converrà rendere conto dei
temente della fiducia vicendevole tra ac- momenti in cui si è destato un più gran-
compagnatore e accompagnato. Anche de amore del Signore, una pace non più
28 Direzione spirituale

turbata da frastuoni, una gioia fraterna per lo più, che l’iniziativa è ridotta, non
nell’incontro con la gente; non meno im- proporzionata al desiderio che l’altro ha.
portante sarà riferire invece su momenti Insomma ogni espressione verbale può
di inquietudine, di oscurità, di aridità, di essere appropriata, equilibrata o invece
tentazione e scoraggiamento: i movimen- parziale, esagerata, convenzionale, e al-
ti del cuore di cui già si è fatto cenno. lora bisogna saper leggere.
Il solo fatto di esprimere ad altri quel che Alle domande dell’accompagnato, il diret-
si è provato, permette di oggettivarlo di tore cercherà di rispondere. D’ordinario
più, di prendere sufficiente distanza dai non lo farà sotto forma quasi di ricetta,
propri sentimenti per riuscire a ricono- ma spesso rimanderà la domanda all’ac-
scerli e giudicarli. Lo sguardo su se stes- compagnato stesso, aiutandolo a riflette-
so diventa gradualmente più netto e più re e a cercare. Allora gli farà trovare una
oggettivo; così accompagnati dalla pro- soluzione maturata dall’interno, e quindi
pria guida si impara a rileggere gli avve- più persuasiva ed efficace. Il direttore
nimenti, ad interpretarli, a discernerli. stesso, come abbiamo già accennato, non
Da parte dell’accompagnatore fin da mancherà di porre domande per conosce-
principio si delineerà l’importanza del- re meglio alcuni aspetti delle esperienze
l’ascolto: non dovrà lasciarsi distrarre del diretto o per stimolarlo ancora una
dalla preoccupazione di cercare le pro- volta ad una ricerca e al discernimento
prie risposte mentre l’altro parla; tanto personale. Per giudicare dell’opportunità
meno dovrà lasciarsi andare a sia pur di una domanda, l’accompagnatore si
piccoli gesti che dimostrassero impazien- chiederà se per caso non corra pericolo di
za o attesa della fine dell’altrui discorso, essere male interpretato. Dovrà dunque
per esempio guardare l’orologio o sfo- sempre soppesare la formulazione e pre-
gliare quaderni o libri o assumere un’a- stare attenzione al grado di fiducia che
ria distratta o annoiata. Per favorire il già si è guadagnato.
racconto dell’accompagnato, il direttore Nel complesso questi ed altri possibili
spirituale dovrà ricorrere, oltre che a un suggerimenti si ispirano ad una pedago-
silenzioso ascolto, anche a qualche pic- gia non direttiva; tuttavia non bisogna
colo intervento, che assicuri l’altro del- esagerare nella non-direttività. Infatti la
l’attenzione che gli sta prestando e lo in- direzione spirituale non si fonda soltanto
coraggi a continuare nella sua apertura, sulle risorse psicologiche e spirituali del-
come per esempio qualche interiezione, l’accompagnato, ma, come si è insistito
qualche breve frase. fin dai primi paragrafi di questo nostro
Per intender bene le cose ascoltate, il di- discorso, su un confronto tra l’esperienza
rettore si ricordi inoltre che la parola non soggettiva del credente e certe realtà og-
esprime sempre con esattezza la situa- gettive, in primo luogo la persona e l’in-
zione reale. Nei momenti di depressione, segnamento di Cristo, che agli occhi di
le espressioni sono facilmente esagerate ogni battezzato non possono non avere
o portate all’estremo. Per esempio, “non funzione normativa. L’accompagnamen-
prego più”: molte volte significa che la to spirituale quindi non può essere sem-
persona ha grandi difficoltà nella pre- plicemente non direttivo; non basta co-
ghiera, però in qualche modo prega; struire un qualsiasi equilibrio della perso-
“non sono capace di nulla”: vuol dire, na: si tratta di equilibrio cristiano.
L’ A C C O M PA G N A M E N T O S P I R I T U A L E

L’accompagnamento spirituale
personale negli Esercizi Spirituali
di S. Ignazio di Loyola
Sulla base della sua lunga esperienza di “accompagnatrice” in corsi di Esercizi,
sia “chiusi” che nella vita ordinaria (EVO), Anna Maria delinea la figura di “colui
che dà gli Esercizi” secondo le precise indicazioni che S. Ignazio stesso propone.
Dare Esercizi e svolgere il servizio dell’accompagnamento spirituale non sono la
stessa cosa. Ma non potrà essere sopravvalutata dall’accompagnatore l’utilità di
ciò che Ignazio dice per il direttore di Esercizi.
di Anna Maria Capuani 1

Lo scopo di questo contributo è quello di predicazione, facendone quasi una forma


fare alcune considerazioni in merito a di catechesi e dimenticando che gli
quell’elemento preziosissimo degli Eser- EE.SS. sono la preghiera della persona,
cizi Spirituali ignaziani2 costituito dal- non le dotte conferenze di colui che dà gli
l’accompagnamento spirituale persona- EE.SS. Essi cominciano quando il “predi-
le, che sembra spesso assente o trascura- catore” tace e l’esercitante si ritira nel
to; per rendersene conto basta scorrere, luogo che ritiene migliore e comincia a
per esempio, il calendario dei corsi di stare da solo davanti al Signore in collo-
EE.SS. pubblicato dalla Federazione Ita- quio intimo con Lui. È come in una co-
liana Esercizi Spirituali (FIES): essi per lo mune palestra: l’allenatore prima fa ve-
più si svolgono tra un “predicatore” o dere come si fa un esercizio; quando ha
“direttore” e un numero di esercitanti finito coloro che si allenano cominciano
che può arrivare anche a 30-40 persone. a fare Esercizi a loro volta.
Se il “predicatore” è solo, spesso l‘unico Tanto i termini che si usano quanto il
contatto personale con gli esercitanti è modo di considerare gli EE.SS. non sono
quello della confessione sacramentale. spesso conformi all’insegnamento che S.
Un’altra caratteristica dei corsi normal- Ignazio ci ha lasciato nel libro degli
mente proposti è quella di avere un EE.SS. Cominciamo con prestare atten-
“tema”, sviluppato mediante quelle che a zione al lessico: il Santo parla di «chi fa
volte vengono definite “conferenze”. Si gli EE.SS.» o «chi riceve gli EE.SS.» o «l’e-
direbbe che l’attenzione, tanto di chi dà sercitante» per indicare colui che si eser-
EE.SS. quanto di chi li fa, si incentri sulla cita; quando si tratta di colui che accom-

1
Anna Maria Capuani. Impiegata presso l’ISTAT. Della CVX “dei locali”, Guida Esercizi Spirituali nella vita ordinaria e non.
2
È doveroso precisare che parliamo di Esercizi spirituali secondo il metodo di S. Ignazio di Loyola e solo ad essi si rife-
riscono le considerazioni di questo contributo (considerazioni che, peraltro, valgono qualunque sia la forma in cui ven-
gono proposti gli EE.SS., singolarmente o a gruppi, nei corsi chiusi presso le case di Esercizi o nella vita corrente).
30 L’accompagnamento spirituale personale negli EE.SS. di S. Ignazio di Loyola

pagna la persona dice sempre e solo «chi sposo. Per questa ragione il termine “ac-
dà EE.SS.». Quando parla della materia compagnatore” ci sembra quello che me-
da proporre dice «punti di meditazione». glio esprime il ruolo di chi dà EE.SS. se-
Questi modi di dire non sono affatto ca- condo lo spirito originario di S. Ignazio e
suali, denotano la grande umiltà con cui sarà quello che useremo nel prosegui-
il Santo si pone nei confronti della perso- mento del discorso.
na cui si danno gli Esercizi. Egli ha spe- Notiamo inoltre che per Ignazio gli EE.SS.
rimentato nella sua vita che gli uomini si svolgono sempre in un rapporto a due:
costituiscono una mediazione necessaria egli parla di Esercizi nella forma del ritiro
nel cammino spirituale. Possono aiutare in luogo apposito (nº 20), degli Esercizi
fino ad un certo punto, ma l’unico e vero nella vita ordinaria (nº 19) o di Esercizi
Salvatore, l’unico che converte i cuori e leggeri (nº 18), ma, qualunque sia la mo-
illumina la mente è lo Spirito Santo. dalità, il colloquio è presente come ele-
Ignazio pertanto usa delle espressioni mento imprescindibile. Occorre, infatti,
che non lasciano sottintendere alcun ricordare che nel pensiero di Ignazio gli
rapporto di superiorità o di insegnamen- EE.SS., in qualunque forma si facciano,
to ma solo una diaconia dello Spirito, un si svolgono sempre tra due persone: l’ac-
mettersi al servizio dell’opera di Dio nel- compagnatore e l’esercitante. La moda-
l’altro con la discrezione e la prontezza a lità di proporre EE.SS. a gruppi di perso-
mettersi da parte tipica dell’amico dello ne costituisce un adattamento successi-
Cristiani nel mondo 31

vo, uno dei tanti che le esigenze pastorali L’accompagnamento negli EE.SS. invece
hanno portato ad adottare. ha per oggetto le risonanze della preghie-
Vogliamo dunque tentare di ricapitolare il ra, anche se, ovviamente, alcune proble-
ruolo di chi dà EE.SS. partendo dal testo matiche della persona emergono a volte
stesso degli Esercizi e dai Direttori di con forza, specialmente quando gli Eser-
Ignazio, individuando le cose che non cizi si protraggono per un certo tempo.
deve o non è tenuto a fare e quelli che Poiché lo scopo degli EE.SS. è trovare la
sono i suoi compiti specifici. volontà del Signore, la preghiera si in-
centra sui problemi che l’esercitante sta
Cosa non deve o non è tenuto a fare chi vivendo in quel momento e sulle decisio-
dà EE.SS. ni da prendere. Può accadere che l’ac-
– Non è tenuto a svolgere il ruolo di con- compagnatore svolga un ruolo importan-
fessore, anche se a volte si rende dispo- te qualora la persona abbia difficoltà a
nibile per questo. Al riguardo abbiamo manifestare i propri problemi al suo su-
l’autorevole indicazione dello stesso S. periore naturale, per esempio, al rettore
Ignazio nel direttorio autografo (nº 4): del seminario o al superiore religioso. In
«È meglio, potendo, che lo confessi [l’e- una simile circostanza il fatto che l’ac-
sercitante] un altro, e non colui che dà compagnatore sia un terzo estraneo al-
gli Esercizi». È la logica conseguenza del- l’ambiente dell’esercitante può consenti-
l’annotazione nº 17: «Serve molto che re a quest’ultimo una maggiore libertà
chi dà gli Esercizi, pur non volendo chie- nel manifestare il proprio vissuto.
dere e sapere i pensieri personali né i – Non instaura discussioni teologiche o
peccati di chi li riceve, sia informato esegetiche o filosofiche o di qualunque al-
puntualmente sui vari turbamenti e pen- tro genere. Se l’esercitante comincia a di-
sieri che i diversi spiriti suscitano in lui». squisire sulla traduzione di un certo ter-
Ne consegue che, in alcune case di Eser- mine dal greco o dall’ebraico oppure sul
cizi, uno o più sacerdoti, tra coloro che senso di una parola o sulle ultime inter-
non sono impegnati a dare EE.SS., ven- pretazioni teologiche del testo vuol dire
gono incaricati di amministrare il sacra- che ha ragionato per conto proprio ma
mento della riconciliazione. Ne deriva non ha dialogato con il Signore, oppure
anche che chi dà EE.SS. non deve essere che non vuole manifestare ciò che ha vis-
necessariamente un ministro ordinato. suto a chi lo accompagna, per timidezza
– Non pratica una direzione spirituale o perché non accetta il confronto o per al-
nel senso ordinario della parola. Questa tri motivi ancora. L’accompagnatore do-
infatti ha per oggetto, in genere, tutta l’e- vrà allora riportare l’esercitante al modo
sistenza della persona: andamento della di pregare e alla presa di coscienza di
preghiera, relazioni interpersonali, vita quanto vive nel cuore, evitando ogni diva-
familiare o di comunità, problemi legati gazione di tipo puramente intellettuale.
alla professione e/o agli impegni aposto- – Non fa psicoterapia: può accadere che
lici, questioni affettive, ecc. Insomma nel corso del colloquio emergano delle
una panoramica a tutto campo effettua- problematiche di carattere squisitamente
ta, per un certo periodo di tempo che psicologico. In questo caso chi dà EE.SS.
può anche durare anni, con la medesima deve essere consapevole del suo ruolo e
persona, a intervalli di tempo regolari. delle sue competenze. Se non è uno psi-
32 L’accompagnamento spirituale personale negli EE.SS. di S. Ignazio di Loyola

coterapeuta (il che è vero per la maggior ecc, in modo da creare una particolare at-
parte degli accompagnatori) non può im- mosfera, un ambiente, interiore ed este-
provvisare competenze che non ha: i dan- riore, che faciliti il rapporto col Signore. È
ni che ne potrebbero derivare sono impre- ovvio che se l’esercitante è già formato
vedibili. Qualora fosse una persona pre- alla spiritualità ignaziana l’accompagna-
parata anche sul piano psicologico, dovrà tore avrà il compito molto facilitato.
comunque separare i due ruoli. Se la per- – Accompagna l’esercitante dando i
sona rivela dei grossi problemi, tali da «punti di preghiera» con «brevi e succinte
rendere difficile proseguire il normale spiegazioni»3 perché l’esercitante trovi da
cammino degli EE.SS., sarà necessario in- sé quello che cerca. Nella mente di Igna-
terromperli oppure portarli a termine ade- zio chi propone gli EE.SS. segue, non pre-
guando le proposte a quanto la persona cede l’esercitante (e l’azione dello Spiri-
può ricevere. La psicoterapia, eventual- to). Riprendiamo l’annotazione nº 17:
mente, si farà in un momento successivo. «Serve molto che chi dà gli Esercizi, pur
non volendo chiedere e sapere i pensieri
Compiti propri di chi dà EE.SS. personali né i peccati di chi li riceve, sia
– Insegna a pregare secondo il metodo informato puntualmente sui vari turba-
ignaziano. Con ciò non vogliamo soste- menti e pensieri che i diversi spiriti susci-
nere che l’esercitante non sappia pregare, tano in lui; perché, secondo il maggiore o
anzi generalmente chi chiede di fare gli minore vantaggio, gli potrà dare alcuni
EE.SS., soprattutto nella forma completa, Esercizi Spirituali utili e adatti al bisogno
è già persona abituata alla preghiera. Gli dell’anima così turbata». L’accompagna-
EE.SS. tuttavia suggeriscono un partico- tore dunque non dovrebbe preparare a
lare modo di pregare che richiede di esse- casa le meditazioni/contemplazioni da
re seguito, almeno finché dura l’esperien- proporre, ma dovrebbe suggerire alla per-
za. Al ritorno nella propria vita consueta sona ciò di cui ha bisogno in quel mo-
l’esercitante potrà continuare a praticare, mento, deducendolo dal rendiconto delle
se vuole, in tutto o in parte, il metodo mozioni spirituali vissute negli Esercizi di
ignaziano e constatiamo che sovente preghiera precedenti l’incontro. È vero
molto di quanto si è appreso rimane nel- che nel libretto di Ignazio il contenuto
le abitudini dell’esercitante. Ignazio, in- delle singole settimane è determinato, ma
fatti, non solo propone i metodi classici è anche vero che continuamente il santo
di preghiera (meditazione e contempla- suggerisce di adattare la proposta alla
zione), ma dà tutta una serie di suggeri- realtà concreta dell’esercitante, in una di-
menti riguardanti il silenzio, la posizione namica tra oggettivo (il contenuto degli
del corpo, l’ambiente dove pregare, come EE.SS.) e soggettivo (le esigenze della
prepararsi all’orazione, come valutarla, persona), che è tutta rimessa alla sensibi-

3
«La persona che propone a un altro il modo e l’ordine per meditare o contemplare, deve esporre fedelmente la storia
di quella contemplazione, toccandone solo i punti con una breve e succinta spiegazione. Infatti, la persona che contem-
pla – tenendo presente il vero fondamento della storia – riflettendo e pensando da sola e trovando qualcosa che gliela
faccia più capire o sentire, sia per il ragionamento proprio, sia perché l’intelligenza è illuminata dalla potenza divina,
ricaverà più soddisfazione e frutto spirituale di quanto non ne ricaverebbe se chi dà gli Esercizi avesse molto spiegato e
ampliato il significato della storia. Infatti, non è il molto sapere che sazia e soddisfa l’anima, ma il sentire e gustare le
cose internamente» (EE.SS. nº 2). Cfr. anche il Direttorio dato a voce: «Quanto al modo di proporli, i punti si diano
molto brevemente, non diffusamente» (II parte, 2.1).
Cristiani nel mondo 33

lità e all’esperienza dell’accompagnatore. scelta è di quelle che impegnano tutta la


Sta di fatto che, per esigenze di tempo, il vita. Nel secondo modo l’esercitante
più delle volte chi dà gli EE.SS. arriva con deve saper cogliere le mozioni spirituali
i punti già pronti, soprattutto quando il che si alternano nel suo cuore. Il terzo
destinatario è un intero gruppo. modo sembra di tipo più razionale, ma il
– Fornisce gli strumenti per fare le scelte Santo invita a sottoporre la propria scel-
secondo la volontà del Signore. In molti ta al Signore perché Egli la confermi e
casi l’esercitante entra in EE.SS. con l’in- questa conferma non può venire che da
tenzione di cercare o di verificare la pro- una mozione di consolazione (EE.SS. nº
pria vocazione. Sappiamo che è prassi 183-188). Dunque le “tecniche” proposte
nei seminari proporre, prima dell’ordina- da Ignazio hanno in comune il fatto che
zione sacerdotale, il Mese di EE.SS. du- presuppongono che l’esercitante abbia
rante il quale il futuro sacerdote ha familiarità col proprio mondo interiore.
modo di ripensare con calma, davanti al Giungiamo così alla cosa più importante
Signore, il suo orientamento di vita che chi dà EE.SS. deve fare.
(EE.SS. nº 135). In altre circostanze le – Insegna a discernere i vari spiriti e a di-
persone hanno già operato le loro scelte stinguere la voce del Signore dagli ingan-
e sentono il desiderio di rivedere il loro ni del nemico: questo è il compito più de-
modo di essere per ritornare ad un più licato e insostituibile dell’accompagnato-
genuino spirito evangelico, oppure per re di EE.SS. ignaziani.
definire ulteriori scelte particolari (per
esempio, proporsi per la missione, gene- Abbiamo già detto che gli EE.SS. sono la
rare un altro figlio o adottarlo, cambiare preghiera personale dell’esercitante, non i
lavoro o attività apostolica, ecc. – EE.SS. “punti” e ancor meno le “conferenze”. Ciò
nº 189). L’accompagnatore dovrà spiega- che è importante è ciò che avviene nel
re i metodi che Ignazio suggerisce per rapporto intimo e personale col Signore,
fare le scelte, precisando i presupposti nella mente ma soprattutto nel cuore
indispensabili (EE.SS. nnº 169-174) e il- («Chi dà gli Esercizi … lasci operare il
lustrando le diverse modalità che potrem- Creatore con la creatura e la creatura con
mo definire «l’attrazione irresistibile» il suo Creatore e Signore», EE.SS. nº 15).
(EE.SS. nº 175), «il metodo dell’alternarsi Noi sappiamo che il Signore normalmen-
delle consolazioni e delle desolazioni» te ci parla attraverso il nostro mondo in-
(EE.SS. nº 176) e «il metodo da applicare teriore. Egli agisce in noi muovendo il
in tempo tranquillo» (EE.SS. nº 177- nostro cuore in una direzione o in un’al-
178a), che a sua volta si articola in due tra per portarci a comprendere ciò che è
modalità, «il ragionamento sui vantaggi veramente bene per noi. Ma il nostro
e sugli svantaggi spirituali» (EE.SS. nº cuore è complesso, ha i suoi desideri e
178b-182) e «il modo immaginativo» impulsi ed inoltre sappiamo che anche il
(EE.SS. nº 184-187). Nel primo l’attrazio- nemico cerca di portarci a fare ciò che
ne del cuore è talmente forte che, a detta vuole lui, che è poi sempre qualcosa che
di Ignazio, chi la vive non può dubitare. ci allontana dal Signore. Tanto più una
Ciò non toglie che un accompagnatore scelta è importante e delicata, tanto più
accorto inviterà la persona a un supple- spesso sentiamo in noi molti impulsi
mento di discernimento, soprattutto se la contrastanti e siamo disorientati.
34 L’accompagnamento spirituale personale negli EE.SS. di S. Ignazio di Loyola

Gli EE.SS. (nº 313) vogliono proprio in- prende senso e valore se scaturisce da un
segnare a riconoscere “in qualche modo” cuore che cerca di prendere le distanze
la voce di Dio tra le tante che risuonano dalle idee correnti, dalle mode, da «ciò
in noi. Diciamo, con Ignazio, “in qualche che fanno tutti», per rendersi il più possi-
modo”, perché siamo sempre persone bile attento alla novità dello Spirito San-
fragili e ciò che il Signore ci chiede ci vie- to, aperto a cogliere, nelle diverse circo-
ne rivelato man mano che procediamo stanze della vita, la volontà del Signore
nella vita, ma siamo anche certi che, nel concreto dell’esistenza.
quando una persona cerca sinceramente Dopo alcuni anni di cammino spirituale
la volontà di Dio nella chiesa, in dialogo si è ben coscienti di quanto questa ricer-
e in confronto con chi la rappresenta (ac- ca è resa difficile dai propri attaccamen-
compagnatore spirituale, gruppo di ap- ti, dai propri interessi, dalle proprie fra-
partenenza, superiore gerarchico, ecc.), gilità e quanto il nemico si insinui nei
arriverà certamente, nella preghiera, ad nostri punti deboli per confonderci e
una certezza morale sufficiente per fargli sviarci, se non verso il peccato, almeno
prendere le decisioni opportune. Ma per verso un bene minore. Pertanto nelle di-
fare questo occorre imparare il linguag- verse circostanze della vita e nel susse-
gio del nostro mondo interiore. Il Signore guirsi di problemi sempre nuovi e diver-
continuamente è accanto a noi e ci parla si, che generano stati d’animo sempre
ma noi non siamo sempre attenti alla sua nuovi e diversi, rimane assodato che è
parola e pertanto ogni vissuto di cui non più facile essere oggettivi se si esamina
si prende coscienza è perso. un problema di un altro piuttosto che un
Quante volte ci è capitato di chiederci proprio problema. Per questo il ruolo
cosa volesse il Signore da noi in una cer- dell’accompagnatore rimane essenziale
ta circostanza e/o quante volte ci siamo anche per coloro che conoscono perfet-
sentiti dire «come faccio a capire che la tamente gli EE.SS. e li praticano da anni.
tale scelta è veramente volontà del Si- L’accompagnatore non si sostituisce mai
gnore e non scaturisce semplicemente all’esercitante ma gli fa da specchio, gli
dal mio arbitrio?» Per il cristiano del suggerisce il modo di procedere, è atten-
Nuovo Testamento non è questione da to ai suoi stati d’animo, gli svela gli in-
poco se è vero che S. Paolo afferma: «Vi ganni del nemico. Potremmo sintetizzare
esorto dunque, fratelli, per la misericor- in 4 punti:
dia di Dio, ad offrire i vostri corpi come
sacrificio vivente, santo e gradito a Dio; 1) Valuta le disposizioni della persona du-
è questo il vostro culto spirituale. Non rante tutto lo svolgimento degli EE.SS.
conformatevi alla mentalità di questo se- Il primo discernimento che l’accompa-
colo, ma trasformatevi rinnovando la vo- gnatore deve fare consiste nel valutare le
stra mente, per poter discernere la vo- disposizioni della persona che chiede di
lontà di Dio, ciò che è buono, a lui gradi- fare gli EE.SS. e le motivazioni che la
to e perfetto» (Rm 12,1-2). Il testo appena spingono. È necessario che ci sia un vero
citato viene pregato nell’ufficio divino del desiderio di incontrare il Signore e di cer-
«Comune delle sante e dei santi», proprio care la sua volontà, qualunque essa sia.
per ribadire che tutto – vita liturgica, ora- A volte qualcuno può chiedere di fare gli
zione, mortificazioni, opere di carità – EE.SS. solo per spirito di emulazione,
Cristiani nel mondo 35

perché altri del gruppo li hanno fatti, o probabilmente ne hanno le capacità, a


per fare “esperienze” o, peggio, perché scegliere continenza, verginità, stato reli-
spinti dal superiore religioso o dal vesco- gioso e ogni tipo di perfezione evangeli-
vo. Una buona conoscenza previa dell’e- ca, tuttavia in questi Esercizi Spirituali è
sercitante sarebbe la situazione ideale più conveniente e molto meglio, poiché
per iniziare il cammino ma, concreta- si cerca la divina volontà, che lo stesso
mente, non è sempre possibile. Creatore e Signore si comunichi alla sua
Occorre inoltre valutare altre cose, come anima devota, abbracciandola con il suo
lo stato di salute e gli impegni della per- amore e la sua gloria, e predisponendola
sona, quando gli EE.SS. si svolgono nella alla via nella quale meglio possa servirlo
vita ordinaria. Negli EE.SS. chiusi biso- in appresso. Perciò, chi li dà non propen-
gna invece accertarsi che l’esercitante sia da, né si inclini verso l’una o verso l’al-
capace di preghiera e di silenzio per la tra parte, ma, stando nel mezzo, come
durata del corso. una bilancia, lasci operare il Creatore
Qualche volta l’accompagnatore deve con la creatura, e la creatura con il suo
anche prendersi la responsabilità di in- Creatore e Signore» (EE.SS. nº 15).
terrompere gli EE.SS., quando l’eserci- Al contrario Ignazio dà per scontato che
tante non mostra il desiderio di arrivare l’accompagnatore svolga la sua funzione
a scelte impegnative4 oppure non segue di aiuto nel discernere gli spiriti e lo af-
le indicazioni dell’accompagnatore. S. ferma esplicitamente nel Direttorio auto-
Ignazio è molto netto, probabilmente grafo, quasi per inciso: «Quando non si
sotto la spinta delle tante richieste che arriva alla soluzione col secondo modo
venivano rivolte a lui e alla Compagnia [si sta parlando dell’elezione] o non
(e oggi a noi): non è il caso di impegnare sembra buona a chi dà gli EE.SS. (al qua-
tempo ed energie con coloro che non le tocca aiutare a discernere gli effetti del
hanno le disposizioni necessarie. buono e del cattivo spirito)» (Direttorio
autografo III parte, nº 19).
2) Aiuta a discernere gli spiriti Bisogna essere ben consapevoli che lo
È bene dire subito che discernere gli spi- Spirito Santo rivela la volontà del Signore
riti è cosa ben diversa dal sostituirsi al- solo alla persona interessata, non all’ac-
l’esercitante nel compito di cercare la vo- compagnatore o al superiore gerarchico o
lontà del Signore. Ignazio è molto chia- a nessun altro. Pertanto chi dà EE.SS. ha
ro: «Chi dà gli Esercizi non deve spingere il compito di predisporre l’esercitante ad
chi li riceve più verso la povertà o pro- ascoltare la voce dello Spirito Santo: «En-
messa che verso i loro opposti, né a uno trando nei tre o quattro tempi dell’elezio-
stato o modo di vivere piuttosto che ad ne5 [l’esercitante] si isoli in modo tutto
un altro. Perché, sebbene fuori degli particolare, senza voler vedere o sentire
Esercizi, possiamo spingere lecitamente cosa che non venga dall’Alto. Immediata-
e meritoriamente tutte le persone, che mente prima di questo (colui che dà gli

4
«A coloro che durante la prima settimana non mostrano molto fervore e desiderio di andare avanti per decidere lo
stato di vita, sarà meglio lasciare di dare quelli della seconda settimana, per un mese o due almeno» (Direttorio auto-
grafo nº 13).
5
Ignazio parla di tre tempi di elezione ma il terzo lo divide in due modi e per questo parla di tre o quattro tempi, a se-
conda che l’ultimo lo si consideri unico o doppio.
36 L’accompagnamento spirituale personale negli EE.SS. di S. Ignazio di Loyola

EE.SS.) lo disponga a stare completamen- cita, né domandare molte altre cose. Se


te disponibile ai consigli o ai precetti» non raggiunge pienamente ciò che cerca,
(Direttorio autografo nº 6-7). allora lo si deve interrogare diligente-
Abbiamo già visto che nell’annotazione mente sulle mozioni e le addizioni» (Di-
nº 17 Ignazio distingue i pensieri e i pec- rettorio dato a voce, II parte, 2,2-3).
cati dell’esercitante, che rimangono ri- Quando l’esercitante si impegna con fer-
servati, dai sentimenti e dalle agitazioni vore, normalmente si alternano in lui
che lo muovono, sui quali, al contrario, stati d’animo differenti che dipendono,
egli deve essere accuratamente informa- in gran parte, dalla situazione profonda
to. Il Santo è convinto che se una perso- con la quale ha iniziato gli EE.SS. I neo-
na si mette in preghiera, normalmente fiti possono essere disorientati da ciò che
avvengono in lui molti movimenti spiri- avviene in loro, sia perché si trovano a
tuali. L’alternarsi delle desolazioni e del- vivere mozioni spirituali intense, a cui
le consolazioni è del tutto normale. Non non sono abituati, sia, al contrario, per-
è normale, invece, una situazione di ché possono imbattersi in periodi di de-
“calma piatta”, l’assenza cioè di risonan- solazione. Coloro che vengono da prece-
ze, l’apatia. In tali circostanze è probabi- denti corsi di EE.SS., magari fortemente
le che l’esercitante non si impegni come consolati, possono arrivare con l’attesa,
dovrebbe e quindi l’assenza di mozioni più o meno conscia, di vivere le stesse
spirituali è conseguenza della sua negli- cose e rimanere sconcertati dal fatto che
genza: «Chi dà gli Esercizi, quando av- si trovano a sperimentare stati d’animo
verte che non sorgono nell’anima dell’e- del tutto differenti.
sercitante mozioni spirituali, quali con- Chi accompagna dovrà dunque fornire, al
solazioni o desolazioni, né che sia momento opportuno, i suggerimenti ne-
agitato da vari spiriti, deve interrogarlo cessari: «Chi dà gli Esercizi, a seconda
molto sugli Esercizi, se cioè li fa nei tem- delle necessità che avverte in chi li rice-
pi stabiliti e come; così pure sulle addi- ve, potrà spiegargli, a proposito delle de-
zioni, se le fa con diligenza, chiedendo solazione e insidie del nemico, come
conto di ciascuna di queste cose partico- pure delle consolazioni, le regole della
lareggiatamente» (EE.SS. nº 6). prima e della seconda settimana, che ser-
Nel direttorio autografo Ignazio ribadi- vono a conoscere i vari spiriti. C’è da av-
sce: «Colui che glieli dà, lo interroghi vertire che, quando l’esercitante fa gli
sempre sulle consolazioni e sulle desola- Esercizi della prima settimana, se è una
zioni, e su ciò che è passato in lui per persona non versata in cose spirituali e se
questo, durante l’Esercizio o gli Esercizi è tentata grossolanamente e apertamente
che ha fatto dopo l’ultima volta che gli (se, ad esempio, presenta difficoltà per
aveva parlato» (I parte, 5). E ancora: andare avanti nel servizio di Dio nostro
«Quando si visita l’esercitante, si deve Signore, come sofferenza, vergogna e ti-
chiedere conto dei punti; e prima di tutto more per l’onore mondano, ecc.), chi dà
conviene interrogare su ciò che si cerca gli Esercizi non deve esporgli le regole sui
in quel preciso esercizio, per esempio la vari spiriti della seconda settimana per-
contrizione, quando si tratta di peccati, ché, quanto lo aiutano le regole della pri-
ecc. Se risponde bene, non è convenien- ma settimana, tanto lo danneggerebbero
te rimanere a lungo con colui che si eser- quelle della seconda, trattandosi di una
Cristiani nel mondo 37

3) Dà sostegno nei momenti di desolazione


«Chi dà gli Esercizi, se vede chi li riceve
desolato e tentato, non si mostri verso di
lui duro né aspro, ma dolce e soave,
infondendogli coraggio e forza per conti-
nuare, scoprendogli le astuzie del nemi-
co della natura umana, e facendolo pre-
parare e disporre per la futura consola-
zione» (EE.SS. nº 7).
È molto frequente che, specialmente ne-
gli Esercizi completi, si attraversino mo-
menti di desolazione. In particolare, all’i-
nizio del Mese chiuso alcuni, soprattutto
se giovani e poco esperti, temono di non
riuscire a sostenere l’esperienza sia per
la sua lunghezza, sia per la difficoltà ad
materia molto più difficile e molto più osservare il silenzio. Per alcuni la tenta-
elevata di quanto egli possa capire. Quan- zione di interrompere il Mese è forte. In
do chi dà gli Esercizi si accorge che chi li altre circostanze, la meditazione del
riceve è abbattuto e tentato sotto l’appa- male del mondo e del proprio peccato
renza di bene, proprio allora deve spie- può portare a forme di scoraggiamento,
gargli le regole della seconda settimana. di amarezza per la propria povertà, a
Infatti, normalmente, il nemico della na- sentirsi imperfetti e quindi non meritevo-
tura umana tenta di più sotto parvenza di li di amore da parte di Dio, a scrupoli, a
bene, quando la persona si esercita nella non accettazione della propria realtà,
vita illuminativa, che corrisponde agli ecc. Il ruolo di chi dà Esercizi è allora
Esercizi della seconda settimana, e non quello di dare sostegno e incoraggiamen-
tanto quando si esercita nella vita purga- to, svelando le astuzie del nemico che
tiva, che corrisponde agli Esercizi della agisce così in tutti e mettendo in primo
prima settimana» (EE.SS. nº 8-10).6 piano l’amore del Signore e la sua mise-
Aiutare a cogliere l’azione dello Spirito ricordia. È importante che l’esercitante
Santo ed a riconoscere le astuzie del de- trovi in chi lo accompagna qualcuno che
monio significa fornire all’esercitante de- non si scandalizza per quanto vive e non
gli strumenti per la sua vita spirituale lo giudica, ma lo sostiene in una lotta
che lo aiuteranno a rimanere fedele al Si- che non è solo sua ma che è stata di tut-
gnore e alla propria vocazione per il re- ti, compresi i santi, compreso lo stesso
sto della vita. Signore Gesù.

6
Si veda anche il Direttorio autografo, I parte, 11 e 12: «Nella seconda [parte dell’elezione] che implica la consolazione
e la desolazione [colui che dà gli EESS] deve spiegare molto cosa è la consolazione, percorrendo tutte le sue compo-
nenti, come sono la pace interiore, gaudio spirituale, speranza, fede, amore, lacrime ed elevazione della mente, che
sono tutti doni dello Spirito Santo. La desolazione sta all’opposto, nello spirito malvagio e nei doni suoi, per esempio,
guerra contro pace, tristezza contro gaudio spirituale, speranza nelle cose terrene contro la speranza nelle celesti, simil-
mente amore carnale contro quello spirituale, aridità contro lacrime, divagare della mente in cose basse opposto alla
elevazione della mente».
38 L’accompagnamento spirituale personale negli EE.SS. di S. Ignazio di Loyola

4) Frena le scelte troppo precoci o impulsive che cerca un Signore che gli è stato trop-
«Se colui che dà gli Esercizi si accorge po a lungo presentato in maniera distor-
che chi li riceve va avanti consolato e ta. Ogni accompagnatore fa esperienza
con molto fervore, deve stare attento che che, qualunque sia la situazione spiritua-
non faccia promessa o voto sconsiderato le di partenza dell’esercitante, le risonan-
e affrettato; e quanto più si renderà con- ze delle persone sono sempre diverse e
to che è di indole incostante, tanto più lo imprevedibili, a volte non facili da gesti-
dovrà prevenire e ammonire. Perché, re ma comunque “emozionanti”, di un’e-
sebbene uno possa spingere un altro ad mozione non solo psicologica ma spiri-
entrare in un ordine religioso dove si fa tuale, in quanto spesso si crea con l’altro
voto di povertà, castità e obbedienza, e un’empatia profonda che consente a chi
sebbene l’opera buona che si fa con voto dà gli EE.SS. di ricevere dall’esercitante
sia più meritoria di quella fatta senza di almeno quanto egli ha dato a lui, senza
esso, tuttavia egli deve tenere molto pre- che chi fa gli EE.SS. se ne renda minima-
sente la specifica situazione e capacità di mente conto, naturalmente.
chi emette un voto e quanta facilità o dif- Si è testimoni, senza alcun merito perso-
ficoltà questi possa incontrare nel man- nale, dell’azione dello Spirito Santo e lo
tenere la cosa che volesse promettere» si percepisce all’opera nell’altro che si
(EE.SS. nº 14). esercita, ma anche nel proprio cuore di
Ignazio è consapevole che sotto l’influsso accompagnatore.
della consolazione o nell’entusiasmo che La prima volta che ho preso parte ad
spesso è prerogativa dei giovani o dei neo- un’assemblea FIES, nel 1988, P. Charles
fiti, si può essere spinti a promettere più Bernard S.I. teneva una relazione dal tito-
di quanto si possa mantenere. Può trattar- lo: “L’accompagnamento spirituale, ser-
si di voti non ben ponderati di totale con- vizio da offrire, dono da accogliere”. Ho
sacrazione o anche di impegni apostolici conservato gli appunti, ovviamente, ma
o di preghiera eccessivi per le reali possi- più di tutto mi è rimasto impresso pro-
bilità dell’esercitante. In questo caso sarà prio il titolo scelto per la relazione. Dopo
compito dell’accompagnatore richiamare tanti anni in cui mi trovo a vivere ora l’u-
l’esercitante ad una maggiore prudenza na, ora l’altra veste, posso affermare che
e/o a un supplemento di discernimento per chi dà gli EE.SS. offrire all’altro il pro-
per verificare, soprattutto là dove sono in prio tempo, la propria attenzione, la pro-
gioco scelte irrevocabili, se le intenzioni pria esperienza, anche la propria pazien-
manifestate sono davvero vocazione divi- za, è un dono di grandissimo valore. Per
na o nascono da un gioco perverso del colui che desidera progredire nel servizio
maligno che punta all’esagerazione per di Dio, la presenza di qualcuno che toglie
arrivare a disorientare e a scoraggiare. gli inciampi e indica la strada è una gra-
Concludendo mi sento di dire che perso- zia di cui a volte si coglie la portata solo
nalmente trovo che non ci sia nulla di a distanza di anni, quando ci si rende
più bello, delicato, importante e pieno di conto di come alcuni incontri hanno se-
senso che insegnare ad un fratello a rico- gnato in modo indelebile la nostra perso-
noscere la voce del Signore, soprattutto na e sono stati determinanti per farci di-
quando si tratta di un giovane in ricerca ventare ciò che siamo, ora, davanti al Si-
della propria vocazione o di qualcuno gnore e nella sua Chiesa.
L’ A C C O M PA G N A M E N T O S P I R I T U A L E

Il servizio fraterno
della direzione spirituale
In maniera schematica e particolarmente efficace il p. Danieli offre una presen-
tazione delle caratteristiche che deve (o dovrebbe) avere ogni accompagnatore.

di p. Mario Danieli S.I.1

La normale esperienza dell’uomo è di nel suo viaggio, nel consolare Gesù nel-
trovare qualcuno che si prende cura di l’Orto del Getsemani).
lui/lei fin dal momento della nascita. È Accoglienza, orientamento, accompagna-
vero che si registrano anche dolorosi casi mento, sono quindi esperienze primordia-
di abbandono, ma per fortuna la norma- li sia a livello psicologico che spirituale.
lità statistica è ancora rappresentata dal- Si presenta subito l’opportunità di stabi-
la prima eventualità. La cura che si rice- lire una distinzione. Nel linguaggio co-
ve è ciò che permette di vivere, di svilup- mune si usano come sinonimi due termi-
parsi e, più tardi, di trovare la propria ni diversi: direzione spirituale e accom-
strada nella vita e la propria realizzazio- pagnamento. Queste due realtà hanno di
ne come persona. fatto delle connotazioni diverse, poiché
Nella Bibbia si parla spesso di questa la prima rimanda piuttosto a un rapporto
funzione di accoglienza vitale: alle volte di paternità/maternità spirituale e il se-
Dio stesso è presentato nell’atto di pren- condo piuttosto a un rapporto di guida e
dersi cura dei suoi figli (lo affermano di orientamento. La distinzione esatta e
molti salmi con immagini tenere di aqui- puntigliosa tra le due modalità ci impor-
le che proteggono i loro nati, di pastori rebbe una lunga digressione. Preferisco
che si preoccupano delle loro greggi; lo quindi una opzione salomonica: userò
afferma anche Gesù nel discorso della indifferentemente l’uno o l’altro termine
Montagna, quando dice che al Padre non – come di fatto avviene nella realtà – poi-
sfugge neppure il numero dei nostri ca- ché al di là delle differenze questi due
pelli). Spesso la cura è assunta da un An- termini hanno in comune un elemento
gelo, che si fa presenza visibile della po- essenziale, cioè l’intenzione di far cresce-
tenza di Dio (nel fermare la mano di re il soggetto verso una certa pienezza
Abramo che brandisce il coltello sopra umana e spirituale. Tale pienezza tocca
Isacco, nel proteggere il popolo che la- diverse dimensioni e si realizza gradual-
scia l’Egitto, nell’accompagnare Tobia mente, nella misura in cui il soggetto …

1
P. Mario Danieli S.I., oltre agli studi di filosofia e di teologia propri della formazione gesuitica ha frequentato due scuole
di specializzazione in psicologia (presso l’Istituto AMAR di Parigi e presso l’Università di Bogotà). Ha svolto la sua attività
soprattutto nell’ambito dell’apostolato giovanile, della formazione psicopedagogica dei docenti nelle scuole dei gesuiti e
dell’accompagnamento spirituali e psicologico delle giovani coppie. È autore di vari volumi in questi campi. Questo con-
tributo è stato pubblicato nel 2006 su «Credidimus caritati», rivista del Seminario vescovile di Cefalù (PA).
40 Il servizio fraterno della direzione spirituale

… impara a prendere la parola su di sé, ferti, ma il luogo dove offrire il proprio


cioè a dare un nome a emozioni e vicen- servizio e contributo per il bene di tutti.
de vissute, a prendere coscienza di se
stesso e delle proprie motivazioni; L’accompagnatore spirituale trova un mo-
… impara a integrare il piano umano e dello di riferimento interessante nella fi-
religioso, comprendendo che la fede non gura di chi dà gli Esercizi Spirituali in un
è una appendice della vita, ma una di- ritiro. Durante un ritiro il risultato atteso è
mensione che attraversa l’esistenza e le che la persona incontri Dio e che da que-
diverse decisioni e opzioni che in essa si sto incontro la sua vita esca tonificata e
maturano; trasformata. Perché questo incontro av-
… impara a “fare la verità” in se stesso, venga, ci si avvale dell’aiuto di una guida,
cioè a conoscersi adeguatamente, ad ac- di un esperto, che si suppone abbia una
cettarsi nella propria realtà, a scoprire le certa conoscenza di Dio, una certa cono-
proprie potenzialità e talenti per proget- scenza dei diversi cammini possibili per
tare la vita in senso positivo; andare incontro al Signore (e anche degli
… impara e far propri i criteri di valuta- inganni che si possono trovare su questo
zione etica e morale che si ispirano ai cammino) e, infine, una certa conoscenza
grandi valori del Vangelo e della coscien- del soggetto che intende camminare ver-
za dell’umanità; so il Signore. Munita di queste conoscen-
… impara a discernere la propria voca- ze, la guida può dare suggerimenti, pro-
zione tra le mille voci e proposte che sol- porre Esercizi Spirituali specifici, orienta-
lecitano la fantasia e l’istinto dell’uomo re la preghiera del soggetto, in una parola,
moderno; personalizzare il percorso. La guida spiri-
… impara a integrarsi sempre di più nel- tuale si configura quindi come il facilita-
la comunità civile e dei credenti, com- tore di un processo di crescita che prepa-
prendendo che la comunità non è solo ra a un incontro, uno di quegli incontri
luogo dove poter usufruire dei servizi of- destinati a cambiare la vita delle persone.
Cristiani nel mondo 41

In altre lingue neolatine queste funzioni


sono espresse da un termine: la guida è
un assessore. Etimologicamente questa
parola significa colui che ti sta seduto ac-
canto. Si tratta cioè di una persona che ti
può dare dei consigli perché ha una mag-
giore esperienza o competenza. Non è
propriamente qualcuno che tu segui,
quasi che lui al posto tuo scelga percorsi
e modalità, ma è piuttosto un esperto
compagno di strada che cammina con te.
Non è il tuo maestro e tu non sei suo di-
scepolo (siamo discepoli solo di Gesù,
che è l’unico maestro, come dice Egli
stesso in Mt 23): le informazioni che ti dà
ti lasciano del tutto libero di rielaborarle
e di trarre le tue personali conclusioni.
Non è neppure il tuo terapeuta, poiché il
terapeuta ragiona in termini di riparazio-
ne, guarigione, ritorno all’equilibrio,
adattamento – egli si preoccupa della tua
salute pura e semplice; l’accompagnatore
spirituale parlerà invece di espansione,
crescita, attualizzazione del potenziale
umano, vocazione: egli si occupa della
cultura dell’anima. Allo psicoterapeuta
chiedi di essere aiutato a liberarti dalle
turbe psichiche; all’accompagnatore spi-
rituale domandi di essere aiutato a cre-
scere nella fede, nella speranza e nella non per forza ma volentieri secondo Dio;
carità, per tentare di vivere un’esistenza non per vile interesse ma di buon animo;
secondo Cristo, in seno alla Chiesa. non spadroneggiando sulle persone a voi
Da alcuni scritti del Nuovo Testamento affidate, ma facendovi modelli del greg-
possiamo ricavare una specie di identikit ge». Ecco quindi tre prime indicazioni su
della guida spirituale. Limitiamo la ricerca un certo stile di accompagnamento:
alla Prima lettera di Pietro e a tre di Paolo, • deve essere un compito svolto volentie-
ma poi l’attenzione del lettore potrà essere ri e non obtorto collo. Vengono in mente
sollecitata da molte altre risonanze spar- le parole di Paolo (2 Cor 9,7): «Ciascuno
se in tutto il Nuovo Testamento. dia… non con tristezza né per forza, per-
San Pietro (1 Pt 5,1-3) scrive agli anziani ché Dio ama chi dona con gioia»;
della comunità – persone che hanno • deve essere un compito assunto senza
spesso una funzione di accompagna- intenzione di guadagnarci, ma gratuita-
mento e di direzione: «Pascete il gregge mente. Risuonano le parole di Ezechiele
di Dio che vi è affidato, sorvegliandolo contro i pastori che pascolano se stessi
42 Il servizio fraterno della direzione spirituale

(Ez 34,2ss), o anche gli ammonimenti di luogo in cui Dio si rivela personalmente
Gesù contro i mercenari (Gv 12,12); con sovrana libertà. La guida imparerà
• non deve diventare occasione per eser- così ad aiutare la persona a riconciliarsi
citare qualche potere sulle persone, ma con la propria storia, a integrare perfino
piuttosto per porsi come modelli di fede, il peccato;
di speranza e di carità. Il Signore dirà: … ad amare la diversità, rinunciando a
«imparate da me, che sono mite e umile fare l’altro a propria immagine e somi-
di cuore»; se io sono il vostro Maestro, glianza, e promovendo invece nella per-
fate come me… (cfr. Gv 13). sona aiutata il pieno sviluppo delle sue
San Paolo, da parte sua, torna spesso sul- peculiari potenzialità;
le qualità che deve avere la guida spiri- … a far crescere gli altri nell’autonomia e
tuale della comunità. Per analogia vi pos- nella responsabilità;
siamo vedere un ritratto dell’accompa- … ad attendere pazientemente che la
gnatore spirituale. Spigolando nel testo persona maturi le proprie decisioni fon-
delle due lettere a Timoteo e in quella a damentali nel ritmo di tentativi e di erro-
Tito, troviamo una serie di affermazioni ri che è il modo normale di crescere e di
che costituiscono da sole un concretissi- progredire, mantenendo vivo il dialogo
mo programma di formazione umana e con il Signore e allo stesso tempo il dia-
spirituale da proporre a chi desidera as- logo con il mondo nel quale vive. «La ca-
sumere questo servizio all’interno della rità è paziente (letteralmente: ha l’animo
comunità. Deve trattarsi di una persona grande)»: 1 Cor 13,4;
che sia modello nella parola, nella con- • dalla contemplazione della parola e dei
dotta, nella carità, nella fede, nella purez- gesti di Gesù, che anticipano comporta-
za; animato non da uno spirito di paura, menti e metodi propri delle moderne
ma di forza, amore e sobrietà; sobrio, pie- scuole di psicologia sociale, imparerà l’u-
no di buon senso, indulgente, pacifico, di- so intelligente di alcune strategie:
sinteressato; mansueto e soave; non pre- – Gesù sollecita la volontà del malato:
suntuoso, non irascibile, non violento; vuoi essere guarito? (Gv 5,1-17). La guida
persona provata, sperimentata, non un saprà motivare la persona a intraprende-
convertito da poco tempo; fedele nell’e- re un cammino che renda possibili cam-
sporre la Parola; che proclama la Parola in biamenti e decisioni anche coraggiosi;
tempo opportuno e non opportuno: insi- – Gesù invita a riconciliarsi con la pro-
ste, controbatte, minaccia, esorta; ecc. pria ombra, a dirsi tutta la verità (v. Mc
Il padre spirituale, l’accompagnatore, la 5,25-34), a integrare il peccato nella pro-
guida, sono a loro volta docili discepoli pria esperienza di vita, a perdonarsi per
di un Maestro, la Santissima Trinità, fon- dare a se stessi – come anch’Egli ci dà –
te di ogni sapienza, di ogni paternità e sempre un’altra chance di vivere più di-
intelligenza: gnitosamente e più positivamente (una
• nella preghiera e nella contemplazione delle espressioni frequenti usate da Gesù
impara dal Padre: è alzati e cammina! Come se dicesse: ti è
… a venire incontro all’uomo nel cuore ridata, integra, tutta la possibilità e di
della vita: temperamento, storia persona- autonomia e di felicità; fanne buon
le di generosità e di paura, relazioni, suc- uso!). La fiducia sincera nella possibilità
cessi e fallimenti, tutto può diventare di recupero e di cammino che la guida sa
Cristiani nel mondo 43

manifestare costituisce uno straordinario tuale mantenga una certa distanza affet-
incentivo al progresso spirituale delle tiva dall’accompagnato, o è bene che gli
persone. manifesti invece comprensione, calore
– Gesù, nella parabola del seminatore umano e anche un certo affetto?
(Mc 4,1-8), richiama la responsabilità dei È possibile che talvolta si presenti la ne-
presupposti. La guida saprà sollecitare la cessità di frustrare una domanda affetti-
volontà di impegnarsi seriamente in un va troppo forte, tale da alimentare le at-
cammino di adesione sempre più traspa- tese principali di chi chiede di essere aiu-
rente e totale al Signore. tato. Aiutare, sostenere nelle difficoltà,
– Il Signore, nella parabola dei talenti incoraggiare, sono una cosa; accettare
(Mt 25,14-30), sottolinea il ruolo decisi- che si sviluppi una dipendenza affettiva
vo dell’esercizio. La guida insegnerà alla attraverso una specie di rapporto di pun-
persona a monitorare il proprio compor- tello, è un’altra. Non possiamo dimenti-
tamento suggerendo momenti periodici care che un rapporto di aiuto è, in par-
di verifica e di riorientamento; tenza, un rapporto asimmetrico, cioè le
• dal dono dello Spirito, invocato dal Pa- due persone – pur uguali in dignità, ov-
dre (v. Lc 11,13). la guida imparerà a di- viamente – non si trovano sullo stesso
scernere e a far riconoscere il frutto dello piano di autonomia, di autostima, di
Spirito (v. Gal 5,22) nell’esperienza di competenza: uno è aiutato e l’altro aiu-
vita della persona: ta. La finalità, certo, è di portare una per-
– scoprirà che ancora una volta, come al- sona a maturare autonomamente le deci-
l’inizio della creazione, lo Spirito di Dio sioni importanti della sua vita secondo lo
è capace di trarre ordine e bellezza dal stile di Gesù Cristo, conosciuto e amato;
caos, anche da quello di una storia per- ma ci si arriva per gradi, proponendo dei
sonale di sofferenza e di peccato; passi che aiutino a uscire dalle secche
– scoprirà che è sempre lo Spirito che se- dei sensi di colpa e dell’immagine nega-
gnala la presenza di Gesù nel mondo e tiva di se stessi, fino all’incontro gioioso
nella realtà delle persone, che insegna i e motivante con il Signore. Nella fase di
gusti di Dio, che ricorda l’Alleanza e le crescita, soprattutto all’inizio, l’accom-
parole del Signore; pagnamento è importante, ma questo è
– ammirerà la capacità dello Spirito di destinato a finire e colui che l’ha speri-
rianimare gli animi abbattuti, di dotare mentato come una grazia è ormai pronto
di parresia i timidi, di rompere gli sche- per aiutare altri che si stanno mettendo
mi troppo angusti delle menti e dei cal- ora in cammino, fino alla loro maturità
coli umani per spalancare gli orizzonti di uomini e di cristiani. Un rapporto de-
spirituali delle persone; stinato a finire non è amicizia – che per
– farà esperienza di quanto sia vero che natura sua vive di un dinamismo di cre-
è lo Spirito che fa ricordare e insegna tut- scita permanente. Ma un accompagna-
ta la verità su Gesù. mento che termina la sua funzione può
lasciare spazio a una amicizia, dove cia-
Per concludere, prendiamo in considera- scuno dei due non è più per l’altro guida
zione una domanda che alle volte si o aiutato, ma semplicemente e nella re-
pone agli addetti ai lavori. La potremmo ciprocità, quel tu di cui ogni io ha biso-
formulare così: è bene che la guida spiri- gno per poter essere se stesso.
TESTIMONIANZE

Il Padre Spirituale
di Cristina Allodi1

Lo scorso maggio le nostre comunità (Bea-


to Fabro e Santa Maria di Cana di Parma)
hanno avuto la fortuna di poter incontra-
re il Cardinal Thomas Spidlik per una ri-
flessione su Ignazio Padre Spirituale. Le
parole semplici ma profonde del cardina-
le, le frasi brevi, i suoi silenzi nella narra-
zione, sono stati per noi segno. Ci hanno
aiutato a rileggere la nostra storia perso-
nale e di comunità da un nuovo punto di
vista: quello di un gruppo di persone cre-
sciute grazie ad un accompagnamento
molto particolare, non solo grazie all’os-
servanza di regole dettate dalla chiesa.
Noi, come molti altri fratelli delle comu-
nità italiane, abbiamo avuto la possibilità
di avere non solo un padre assistente,
una guida, ma un vero e proprio “padre
spirituale”, che ci conduce con pazienza
ed ascolto a camminare nella fede, che ci
S. Em. Rev.ma Card. Thomás Špidlík
aiuta a discernere, a conoscere la Parola
e a portarla nella vita di tutti i giorni, fa-
cendoci comprendere a fondo come di- Se pensiamo al passato, alla storia e alla
ventare testimonianza viva del suo amo- vita dei fondatori degli Ordini religiosi e
re, cercando, per quanto sia possibile nel dei monasteri vediamo che questi non
mondo, di “sentire e gustare le cose inte- erano degli “ideologi”, ma dei veri e pro-
riormente”. pri “padri”; avevano cioè dei figli spiri-
Oggi, infatti, in un mondo in cui il dialo- tuali. Molti di loro sono diventati santi o
go profondo con Dio e tra gli uomini è grandi personaggi della storia ecclesiasti-
sempre più raro, sta tornando di attualità ca. Se questi padri non avessero avuto
la figura del padre spirituale, che non è tanti figli, probabilmente oggi molti Or-
solo il confessore, ma un punto di riferi- dini non ci sarebbero più. Forse questo
mento fondamentale della nostra cresci- motivo, questa mancanza di padri spiri-
ta umana e spirituale. È la Cura Persona- tuali può anche essere la causa del calo
lis di cui parla Ignazio, il vero urgente ed delle vocazioni un po’ ovunque.
universale. Come dice P. Spidlik: «L’uomo da solo

1
Della CVX «Beato Pietro Fabro» di Parma.
Cristiani nel mondo 45

non è persona, ma la diventa nel mo- rità spirituale: i fedeli correvano da loro
mento in cui tesse delle relazioni intime per conoscere Dio, per cercare una parola
con Dio e con gli uomini. Il padre spiri- che potesse illuminare il loro cammino di
tuale non è colui che detta delle regole, fede: cristiani instauravano con questi
ma colui che cerca di scorgere nel nostro padri del deserto un rapporto personale,
intimo ciò che Dio ci dice, ciò che ha autentico ed intimo e andavano da loro in
pensato per noi». quanto esperti di Dio, perché solo l’uomo
Poiché fare questo percorso da soli non è di Dio sa cosa fare. Le parole di questi pa-
facile, serve un aiuto. Molta gente infatti dri, le loro massime venivano scritte e
fatica a vivere la vita di fede perché, per- con il tempo diventarono vere e proprie
cependo e obbedendo solo alle regole e regole di vita: così sono nate le regole
alle leggi, arriva a sentirsi costretta a par- monastiche. Ma nei secoli, in alcuni casi,
tecipare alla vita religiosa. Questo non la regola ha preso il posto del padre spiri-
vale solo per i laici, ma anche per i sacer- tuale; quindi molti figli hanno perso il
doti che devono obbedire alla Sacra scrit- “contatto” con Dio attraverso l’“uomo di
tura, ai superiori, alla Legge, alle situa- Dio” capace di trasmettere qualcosa in
zioni e alle persone. più delle semplici parole. Al funerale di
Facendo memoria della nostra storia ab- Giovanni Paolo II milioni di persone han-
biamo compreso che, nel momento in cui no raggiunto Roma e hanno dormito per
si decide di intraprendere un cammino di strada. Certamente – sottolinea padre
fede serio (cosa che per molti di noi è av- Spidlik – non lo hanno fatto perché era
venuta all’età adulta), si rischia di cadere simpatico. I giovani, oggi, stanchi dell’in-
in questo meccanismo della regola. dottrinamento, cercano disperatamente
Sempre dalle parole di P. Spidlik si com- qualcuno di cui fidarsi».
prende che «per capire a fondo questo La moltitudine di giovani al capezzale
problema delle regole, dobbiamo tornare del Papa è stata un segno dei tempi, un
tuttavia alla chiesa primitiva, alle prime richiamo, una richiesta di aiuto e uno
comunità cristiane e cercare di compren- spunto di riflessione per noi Comunità di
dere perché la chiesa si sia autoregola- Vita Cristiana che desideriamo, cerchia-
mentata. Innanzitutto i primi cristiani mo da tempo un modo per entrare in
non si ponevano il problema dell’obbe- contatto con questi ragazzi e farne la no-
dienza: per loro era naturale comportarsi stra discendenza. Oggi, poi, questo di-
in un certo modo, seguire regole che loro venta ancora più importante ed attuale:
stessi si erano dati e che ricalcavano gli siamo di fronte ad un cambiamento epo-
insegnamenti di Gesù. I problemi, se vo- cale nelle relazioni tra laici e religiosi, un
gliamo, sono nati quando la chiesa, libe- momento che, dettato anche dalla scar-
ratasi dalle persecuzioni, ha sentito la ne- sità di vocazioni anche nella Compagnia,
cessità di strutturarsi in modo diverso e ci sta portando a sviluppare modi nuovi
in rapporto a un potere temporale. Infatti di collaborazione e di condivisione.
in quel periodo di estrema confusione Crearci una discendenza spirituale come
molti uomini spirituali scapparono nel laici con l’aiuto della Compagnia sarà il
deserto dove, nel silenzio, potevano con- nostro compito futuro di comunità. Non
templare e ricercare Dio. Questi uomini una regola da osservare, ma un desiderio
diventarono così una vera e propria auto- profondo dettato piuttosto da una consa-
46 TESTIMONIANZE – Il Padre Spirituale

pevolezza di ciò che è più urgente ed sto è tutta un’altra cosa che vedere nella
universale. Chiesa soltanto qualcuno che comanda».2
«Per essere padre spirituale, infatti, – sot- I giovani devono comprendere che è pro-
tolinea Spidlik – non bisogna solo aver prio questo l’errore che si è generato nei
studiato sui libri ma aver sperimentato su tempi moderni: la tendenza a vedere la
se stessi, aver attinto dalla propria espe- Chiesa come una gerarchia che sottopo-
rienza. Il padre spirituale non è uno psi- ne a delle regole precise e severe. Mentre
cologo, uno psicoterapeuta, perché la il punto di partenza deve essere la fidu-
fede è cosa essenzialmente vissuta. Spiri- cia e l’amore. Se ho fiducia è perché mi è
tuale è colui che vive spiritualmente e stata data fiducia, così obbedirò al padre
che deve avere soprattutto due conoscen- spirituale attraverso un’obbedienza che è
ze: la teologia e la cardiognosìa, cioè sa- frutto di dialogo non di regole.
pere come Dio entra nella vita dell’uomo È questo il dialogo che manca oggi: il
e conoscere in maniera approfondita la dialogo che nasce dalla fiducia, dal ri-
persona umana. Il padre spirituale deve spetto, dall’ascolto. Oggi il dialogo è in-
conoscere le persone e la persona come è quinato da fattori che fanno in modo
davanti a Dio; inoltre deve sapere cosa che non si crei quella sintonia dei cuori
succede in un’anima quando entra in che è fondamentale per capirsi. Questo
contatto con Dio, quando è visitata da inquinamento è dovuto alle contrapposi-
Dio. Ma conoscere la persona, entrare nel zioni: tu sei uomo io donna, tu giovane
suo cuore non è facile, se non c’è l’amo- io vecchio, io debole tu forte, io ricco tu
re. Siamo stati creati affinché l’uno entri povero, eccetera. Oggi manca il collo-
in relazione con l’altro e la strada più bre- quio personale sia dall’alto sia dal basso.
ve è quella dell’amore, non quella dell’e- Rinnovare il dialogo personale: questo è
goismo. È l’amore che apre alla fiducia. veramente il problema dei nostri tempi,
Ma per entrare nell’altro e conoscerlo perché l’uomo, nel dialogo, diventa ve-
nelle sue profondità ci vuole fiducia che ramente umano. Era questo che Ignazio,
genera apertura, che di conseguenza ge- padre spirituale voleva per i suoi figli e
nera amore e fiducia a sua volta. Nel rap- perciò ci ha donato degli strumenti unici
porto con il padre spirituale, la fiducia come gli esercizi e la sua autobiografia
amorosa apre il cuore e nasce così il col- «La pedagogia Ignaziana – ha concluso
loquio paterno, fraterno e la relazione fi- Padre Spidlik – ha come punto di riferi-
liale. Questa è l’unica strada per conosce- mento il dialogo personale con Cristo e
re l’uomo: fiducia e amore che diventano oggi è estremamente attuale affinché
reciprocità. E un rapporto di fiducia non l’uomo conosca il proprio posto nel mon-
nasce dal ragionamento ma dal contatto do, la propria vocazione, la propria chia-
personale ed esistenziale. Ad esempio mata personale; seguire questa pedago-
Ignazio e i suoi compagni vedevano il gia permette di crescere come persone,
Papa come padre spirituale, come qual- come padri spirituali ed essere a nostra
cuno che indicava loro la strada. E que- volta punto di riferimento per altri figli».

2
«Il Credo non è un insieme di sentenze, non è una teoria» (Benedetto XVI all’omelia della Messa a Ratisbona nel suo
recente viaggio in Baviera). La fede cristiana non è solo una somma di precetti e di proibizioni di carattere morale, ma
è adesione positiva e gioiosa a un Signore che mi salva.
CVX e Compagnia di Gesù
al servizio dell’accompagnamento spirituale
L’ESPERIENZA DELLA CASA PER ESERCIZI SPIRITUALI VILLA SAN GIUSEPPE A BOLOGNA
di LORENZO MANARESI,
Vicedirettore di Villa San Giuseppe e membro dell’Esecutivo Nazionale CVX

Da ormai 15 anni le CVX di Bologna collaborano, in vari modi, nella gestione di Villa San Giuseppe ed hanno
realizzato un riuscito esperimento di interazione apostolica tra gesuiti e laici nella conduzione di un’opera che
li vede accomunati dall’unica ispirazione ignaziana.
La fisionomia della Casa è progressivamente evoluta verso quella di un Centro di Spiritualità, dove l’elemento
qualificante è proprio l’accompagnare le persone in un cammino di scoperta o ri-scoperta della Buona Notizia.
L’incontro con Gesù mette poi sicuramente in movimento tante cose e l’accompagnamento diventa qui soste-
gno e guida nel delicato momento in cui siamo chiamati a discernere tra gli spiriti che si agitano dentro di noi.
E così via: ogni momento della vita spirituale, ogni fase del nostro camminare alla ricerca di un principio e fon-
damento, ogni scelta da fare o da confermare, può trovare il supporto discreto di qualcuno che ti aiuta ad usa-
re gli strumenti giusti, che ti introduce all’ascolto della Parola, che ti istruisce nella sapienza della preghiera.
Prendendo le mosse da queste semplici considerazioni e dal desiderio di donare alla Chiesa l’esperienza degli
esercizi ignaziani nella forma più vicina possibile al carisma originario di Ignazio, è iniziata una riflessione sul
modo più adeguato di dare, oggi, gli esercizi: uno degli elementi qualificanti di una proposta di questo tipo, è
proprio quello di una guida il più possibile personalizzata dell’itinerario di preghiera proposto.
Per una Casa di Esercizi questo vuole dire fare un grosso investimento nell’avere un numero adeguato di per-
sone che possano dare questa particolare attenzione a tutti gli esercitanti presenti in ciascun corso, ma pari-
menti vuol dire impegnarsi in itinerari di formazione delle Guide Spirituali e ancora vuol dire avere la possibi-
lità di proporre cammini continuativi, in più tappe progressive, infine vuol dire garantire la possibilità di fare
un accompagnamento personale anche al di fuori e oltre i corsi.

28 febbraio (cena) - 4 marzo (pranzo) • Per tutti 4 aprile (cena) - 7 aprile (pranzo) • Per tutti
“SI DIVENTA CIÒ CHE SI CONTEMPLA”: Esercizi Spirituali at- “AVEVANO CAMMINATO SULL’ASCIUTTO IN MEZZO AL
traverso la lettura di opere d’arte. p. Andrea Dall’Asta si, MARE” (Es 14,29): vivere in preghiera la festa delle feste.
p. Jean Paul Hernandez si. p. Jean Paul Hernandez si
6 marzo (cena) - 11 marzo (colaz.) • Per giovani 11 aprile (cena) - 15 aprile (colaz.) • Per tutti
ESERCIZI SPIRITUALI PER GIOVANI: “Egli accostatosi la sol- “IL CUSTODE DEL GIARDINO” (Cf. Gv 20,15): incontri con il
levò prendendola per mano” (Mc 1,31). Un tempo per tocca- Risorto. Esercizi Spirituali Ignaziani. p. Jean Paul Hernandez si
re e lasciarsi toccare da Gesù. Sr. Francesca Balocco ssd, 20 aprile (cena) - 22 aprile (pranzo) • Per giovani
s. Flavio E. Bottaro si, s. Narciso Sunda si coppie con problemi di fertilità
15 marzo (cena) - 18 marzo (colaz.) • Per operatori ITINERARI DI FECONDITÀ: informazioni mediche, strumenti in-
di pastorale sociale terpretativi e criteri di discernimento etico, alla luce della Pa-
ESERCIZI SPIRITUALI PER CHI OPERA NELL’APOSTOLATO rola di Dio, nel quadro di momenti di meditazione biblica, per
SOCIALE (a cura del Jesuit Social Network). p. Nicola Gay si mettersi alla ricerca di quella fecondità a cui ciascuno è chia-
mato, personalmente e come coppia. p. Carlo Casalone si
30 marzo (cena) - 4 aprile (colaz.) • Per giovani
“IO TI HO CHIAMATO PER NOME” (Is 43,1): un itinerario per 26 aprile (cena) - 29 aprile (pranzo) • Per fidanzati
informarsi, pregare e iniziare a cercare la propria vocazione Esercizi spirituali per fidanzati: la storia di Tobia e Sara.
(per ragazzi e ragazze). Équipe vocazionale della Compagnia don Luca Mazzinghi e coniugi Calci
di Gesù 3 maggio (cena) - 6 maggio (pranzo) • Per famiglie
RITIRO PER FAMIGLIE CON BAMBINI (con servizio baby sitter
e animazione). CVX Bologna, p. Jean Paul Hernandez si,
sr. Teresa di Ottavio ssd

Per informazioni e iscrizioni : tel. 051 614 23 41 , e-mail : vsg.bologna@gesuiti.it , www.villasangiuseppe.org


CONVEGNO NAZIONALE – ASSEMBLEA GENERALE 2007

“ LAICI IN DIALOGO :
L’ORIGINALITÀ CRISTIANA ”
CENTRO GIOVANNI XXIII – FRASCATI, 28 APRILE – 1º MAGGIO 2007

Il Convegno si sviluppa sulle tematiche legate al rapporto coscienza/Vangelo di


fronte ai grandi temi di oggi; all’esigenza dei cristiani di avere radici riconosci-
bili e per quanto possibile credibili anche per gli altri; al cammino faticoso di
ricerca della verità attraverso il dialogo nella Chiesa e fuori dalla Chiesa.
Il p. Paolo Gamberini S.I. è docente di Teologia alla Facoltà Teologica di Napoli
ed esperto in ecumenismo.
Luigi Accattoli è vaticanista del “Corriere della Sera” e scrittore.

PROGRAMMA

CONVEGNO NAZIONALE ASSEMBLEA GENERALE


Sabato 28 Aprile Lunedì 30 Aprile
ore 15.30 Preghiera ore 7.30 Messa
ore 16.00 “Libertà della coscienza o fedeltà al ore 8.00 Colazione
Vangelo?” (p. Paolo Gamberini S.I.) ore 9.00 Preghiera
ore 18.00 Pausa ore 9.30 Pausa
ore 18.30 Domande dell’assemblea ore 10.00 Relazioni di fine triennio
ore 19.30 Messa (Umberto Bovani, Alfonso Cinque-
Cena/serata libera mani e Fulvia Mogna)
Approvazione dei bilanci (consuntivo
Domenica 29 Aprile 2006 e preventivo 2007)
ore 13.00 Pranzo
ore 9.00 Preghiera
ore 15.00 Elezione del Comitato Esecutivo ed
ore 9.30 “L’originalità cristiana nella società
elezione del Presidente
di questo tempo” (Luigi Accattoli)
ore 16.15 Pausa
ore 11.30 Pausa
ore 16.45 Lavori di gruppo per le indicazioni
ore 12.00 Domande dell’assemblea
al nuovo Comitato Esecutivo
ore 13.00 Pranzo
ore 18.30 Assemblea finale
ore 15.30 Lavori di gruppo – 1ª parte
(Riflessioni e condivisioni su ciò che
Martedì 1º Maggio
si è ascoltato)
ore 17.00 Pausa ore 8.00 Colazione
ore 17.30 Lavori di gruppo – 2ª parte ore 9.00 Messa
(Verifica e proposte per la nostra Partenze
realtà associativa)
ore 19.00 Messa
Dopo cena: Testimonianza di Marco Petrini del Comunità di Vita Cristiana
Magis

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