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L’applicazione del regolamento

REACH nel comparto tessile

Dott. Michele Checchin

Michele Checchin –Marta Simion


Centroreachveneto@confindustria.veneto.it

REACH: Cos’è?

Capire i
pericoli
Ottenere
informazioni

AUTORIZZAZIONE

Controllare i
pericoli

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Il Regolamento REACH

Il REACH riguarda l’intero ciclo di vita delle sostanze (tranne i


rifiuti)

SOSTANZE

MISCELE

ARTICOLI

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Transizione da sostanza/miscela a articolo

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Il Regolamento REACH e la gestione degli articoli

REACH: un regolamento (anche) di prodotto

La registrazione delle sostanze può


avere un impatto sulla reperibilità in
Europa di alcune materie prime

L’autorizzazione delle sostanze richiede


di tracciare la presenza di alcuni
composti chimici nel prodotto

Le restrizioni all’uso possono vietare


alcune sostanze all’interno del
prodotto o dei materiali di partenza

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La registrazione

È obbligatoria per i produttori di una sostanza chimica (acetone,


etilene, cloruro di vinile monomero, pigmento, ecc.);

È obbligatoria per gli importatori di una sostanza chimica o di una


miscela (vernice, lacca, masterbatch, colorante, ecc.).

Non è richiesta per i produttori di articoli (es. fibre tessili) tranne casi
rari e trascurabili (rilascio intenzionale).

• Per i produttori è onerosa in termini di denaro e


tempo;

• Per gli utilizzatori può cambiare la reperibilità delle


materie prime.

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L’autorizzazione

Si applica a un elenco ben definito di sostanze con caratteristiche


particolari;

Tale elenco cresce con il tempo;

Le sostanze e le miscele che contengono tali sostanze non possono


più essere usate se non si ha l’autorizzazione;

Per gli articoli che contengono tali sostanze la presenza va dichiarata.

Modificherà drasticamente la disponibilità delle sostanza sul mercato


europeo.

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Le restrizioni all’uso

Si tratta di un elenco di divieti specifici (allegato XVII);

Tale elenco cresce con il tempo, ma meno velocemente della candidate


list;

UN ESEMPIO: Ossido di trisaziridinilfosfina


1. Non è ammesso negli articoli tessili, quali indumenti, indumenti intimi e articoli di biancheria
destinati a venire a contatto con la pelle.

2. Non è ammessa l’immissione sul mercato di articoli non conformi al paragrafo 1.

UN ALTRO ESEMPIO: Difenile polibromato; difenile polibromurato (PBB)


1. Non è ammesso negli articoli tessili, quali indumenti, indumenti intimi e articoli di biancheria
destinati a venire a contatto con la pelle.

2. Non è ammessa l’immissione sul mercato di articoli non conformi al paragrafo 1.

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Approfondimento: candidate list

Introduco sul mercato sostanze Introduco sul mercato sostanze


chimiche in quanto tali o chimiche in forma di articolo
come miscela

Do informazioni relativamente a
Produco un DOSSIER di
un elenco limitato di sostanze
registrazione
pericolose

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Gli articoli e la candidate list

OBBLIGO 1: Comunicazione al cliente ai sensi dell’art. 33 del REACH

Quando scatta: quando è presente una sostanza


SVHC in concentrazione superiore allo 0,1% p/p
Cosa fare: informare il cliente aziendale della
presenza di tale sostanza nell’articolo fornito.

OBBLIGO 2: Notifica all’ECHA ai sensi dell’art. 7(2) del REACH

Quando scatta: quando è presente una sostanza SVHC in


concentrazione superiore allo 0,1% p/p E INOLTRE la
quantità di tale sostanza in tutti gli articoli supera 1
ton/anno.
Cosa fare: procedura di notifica all’ECHA.
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Autorizzazione: LA LISTA S.V.H.C. (Substances of Very High Concern)

www.echa.europa.eu
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LA LISTA S.V.H.C. (Substances of Very High Concern)

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UN ESEMPIO: ASSEMBLAGGIO DI OCCHIALI

Placchetta: Presenza di una sostanza VHC


sopra lo 0,1% p/p:
peso: 3 g
sostanza VHC contenuta: 0,015 g (0,5%) Il fornitore europeo della
placchetta ha l’obbligo di avvertire
il suo cliente (cioè l’azienda che
effettuerà l’assemblaggio) della
presenza di una sostanza VHC
ASSEMBLAGGIO

Occhiale: Presenza di una sostanza VHC


sotto lo 0,1% p/p:
peso: 20 g
sostanza VHC contenuta: 0,015 g (0,08%) Nessuna comunicazione è dovuta
da parte dell’azienda che ha
effettuato il montaggio verso il suo
cliente

Esempio tratto dal libro: M. Checchin, M. Simion, “Sostanze Chimiche, controllo e registrazione”, ed. IlSole24ore, 2009, pg 77.
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UN ESEMPIO: ASSEMBLAGGIO DI OCCHIALI

Placchetta: Presenza di una sostanza VHC


sopra lo 0,1% p/p:
peso: 3 g
sostanza VHC contenuta: 0,2 g (6,67%) Il fornitore europeo della
placchetta ha l’obbligo di avvertire
il suo cliente (cioè l’azienda che
effettuerà l’assemblaggio) della
presenza di una sostanza VHC
ASSEMBLAGGIO

Occhiale: Presenza di una sostanza VHC


sopra lo 0,1% p/p:
peso: 20 g
sostanza VHC contenuta: 0,2 g (1%) L’azienda che ha effettuato il
montaggio ha il dovere verso
l’azienda sua cliente di informare
della presenza della sostanza
VHC

Esempio tratto dal libro: M. Checchin, M. Simion, “Sostanze Chimiche, controllo e registrazione”, ed. IlSole24ore, 2009, pg 77.
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Immissione sul mercato di un articolo
Contiene sostanze in candidate
list?
Se sì devo avvertire il cliente

Rispetta tutte le restrizioni all’uso


applicabili?

Se no non posso immetterlo sul mercato

È in genere sicuro per il


consumatore?
Se no non rispetta il codice del consumo
Si applicano altre norme
specifiche? (DPI, bambini, norme
volontarie tipo oeko-tex, ecc.)
È destinato al mercato
internazionale, con prescrizioni
del paese di destinazione?
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Aspetti organizzativi

La gestione degli articoli in ambito REACH è un problema per


buona parte di natura organizzativa.

Come rispondere alla domanda, per esempio, “l’articolo


contiene DEHP?” (candidate list)?

Come rispondere alla domanda, per esempio, “i bottoni di


chiusura rilasciano nichel?” (allegato XVII)?

Sono quesiti di difficile risposta, soprattutto quando il materiale di


partenza è di provenienza extra-UE (dove non si applica il
REACH).

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Problematiche relative ai test analitici

Problemi “tecnici”
• L’articolo può essere molto complesso, e ciò può comportare problemi
analitici dovuti alla matrice e alla rappresentatività del campione.
• Spesso i test possono al massimo fornire un’indicazione dell’esistenza di
alcuni gruppi di sostanze, ma la successiva quantificazione è difficile e
costosa;
• Diventa molto difficile (e costoso) cercare tutte le sostanze della lista
senza prima aver ristretto il campo di ricerca.

Problemi organizzativi
• Il fornitore può “barare” sulla conformità del campione o del lotto al resto
della produzione;
• Il fornitore può in buona fede avvalersi di diversi sub-fornitori con
caratteristiche produttive diverse;
• La lista viene aggiornata all’incirca ogni 6 mesi!

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Aspetti organizzativi

La gestione basata sui soli controlli analitici è insostenibile;

I test di laboratorio sono un valido strumento solo se inseriti all’interno


di una STRATEGIA ORGANIZZATA, altrimenti si rivelano un costo
inutile.

È inoltre importante la collaborazione tra reparti aziendali. Ad


esempio l’ufficio acquisti conosce l’”impatto REACH” che comporta
acquistare una materia prima extra-UE piuttosto che in UE? Dallo
sviluppo prodotto sanno che un certo materiale non sarà più utilizzabile
tra circa 6 mesi, magari perché inserito in autorizzazione?

Una delle cose più complesse è poi la gestione nel tempo della
«compliance».

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NON SOLO REACH: Qualche altra normativa

Direttiva 94/62/CE Metalli pesanti nel


packaging

Direttiva RoHS Sostanze proibite nei


2002/95/CE e s.m.i. prodotti elettrici e
elettronici

Direttiva ELV Sostanze proibite nei


2000/53/CE veicoli (Pb, Hg, Cg, CrVI)

Direttiva TUTTI i prodotti destinati


2001/95/CEE e al consumatore devono
s.m.i. avere un livello
accettabile di sicurezza

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Il comparto tessile: problemi specifici

 I prodotti tessili possono presentare delle sostanze che


pongono problemi per la salute ma per le quali manca un
divieto specifico a norma di legge.

Esempio 1: FORMALDEIDE:

 Non presente nell’allegato XVII;


 Non presente nella candidate list;
 Presente nello standard OEKO-TEX (volontario)
 Presente nella direttiva giocattoli (limite 30 mg/Kg)
 Presente in alcune normative locali.

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Il comparto tessile: problemi specifici

Esempio 2: CROMO VI:

 È presente nell’allegato XVII ma solo riguardo al cemento;


 Nella candidate list sono citati solo alcuni composti (es.
dicromato di potassio);
 Presente nello standard OEKO-TEX (volontario);
 Presente nella direttiva giocattoli (limite 0,02 mg/Kg);
 Sono state avanzate proposte da parte alcuni stati membri per
estendere l’ambito.

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Il comparto tessile: problemi specifici

Esempio 3: NICKEL

 È presente nell’allegato XVII con una restrizione che riguarda il


contatto diretto e prolungato con la pelle;
 Alcuni accessori possono essere border line riguardo al
contatto con la pelle (bottoni, fibbie metalliche, ecc.);
 Non è presente nella candidate list;
 Presente nello standard OEKO-TEX (volontario)
 Presente nella direttiva giocattoli (limite 75 mg/Kg)

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Un esempio di gestione del REACH in azienda

 Come abbiamo visto, la gestione del REACH in azienda è un


problema per buona parte di tipo organizzativo;

 Il Centro REACH Veneto ha assistito a più livelli molte imprese


nel gestire la complessità del REACH, e l’esempio che si riporta
di seguito (riferito al mondo dell’occhiale) può costituire un buon
esempio di come affrontare il problema da un punto di vista
gestionale.

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Un esempio di gestione del REACH in azienda

 Il primo step è stato un censimento dei materiali utilizzati per ogni


componente dell’articolo (es. frontale, lente, nasello, eccetera);
 Per ognuno di tali materiali, si è valutata la possibilità che questo
contenesse una delle sostanze VHC;
 Per ogni sostanza è stata assegnata la probabilità di essere
presente nell’articolo, secondo tre gradi:
P=presenza probabile;
S=presenza scarsamente probabile;
I=possibilità irrilevante.

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Un esempio di gestione del REACH in azienda

È stata verificata la possibilità che nei materiali che compongono l’occhiale


siano presenti una o più di queste sostanze
Tabella SVHC vs Componenti occhiali.xlsm

1 2 3 4

SOSTANZE Antracene 4,4'-Diaminodifenilmetano MDA Cobalto Dicloruro Dibutilftalato DBP

MATERIALI 204-371-1 202-974-4 231-598-4 201-557-4

Alpacca I I I I

Monel I I I I

Niclafor 1000 I I I I

Acciaio Inox I I I I

Alluminio I I I I

Frontale Beta Titanio I I I I

Acetato di cellulosa I I I P

Iniettato nylon I I I P

Iniettato propionato I I I P

Iniettato acetato I I I P

Green Plastic I I I P

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Un esempio di gestione del REACH in azienda

 Per politica aziendale (in quanto non obbligatorio) vengono


effettuati dei test di controllo su alcuni fornitori definiti
annualmente;

 Lo screening prima effettuato, esclusivamente su base teorica,


serve da guida per decidere la frequenza dei test, il numero lotti da
analizzare, eccetera;

 I risultati dei test a loro volta possono servire per rivedere le


assegnazioni di probabilità;

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Un esempio di gestione del REACH in azienda

• Essendo un regolamento DINAMICO, richiede un


aggiornamento continuo (MATRICI, DICHIARAZIONI, PIANO
DEI TEST);

• Scopo della modalità gestionale proposta, è di raggiungere un


equilibrio ragionevole tra i costi necessari per mantenere il
controllo della catena di fornitura (non tanto per obblighi di
legge quanto di tutela del brand) e la riduzione del rischio
d’impresa.

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Cosa può accadere a un prodotto non sicuro

ec.europa.eu/consumers/safety/rapex/alerts/

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Cosa può accadere a un prodotto non sicuro

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Cosa può accadere a un prodotto non sicuro

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Cosa può accadere a un prodotto non sicuro

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Cosa può accadere a un prodotto non sicuro

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La strategia dei questionari: uno spunto di riflessione

ESEMPIO: Il cliente ci invia un questionario da compilare on-line,


dove ci chiede svariate informazioni tra le quali:

1. Sds delle materie prime usate per produrre l’articolo;

2. Dichiarazione che l’articolo non contiene SVHC;

3. Dichiarazione che l’articolo rispetta altri standard specifici


(es. standard tedesco GS)

4. Impegno a informare tempestivamente il cliente nel caso in


cui venissimo a sapere che l’articolo contiene una SVHC;

5. …
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La strategia dei questionari: uno spunto di riflessione

1. Sds delle materie prime usate per produrre l’articolo;


È un’informazione utile al produttore dell’articolo per gestire il
rischio chimico in azienda. A cosa serve al cliente?

2. Dichiarazione che l’articolo non contiene SVHC;


È previsto di dichiarare quello che c’è, non quello che non
c’è. Da monte verso valle e non da valle verso monte. Questo
semplice punto porta a una produzione esponenziale di
richieste/lettere/email eccetera, facendo perdere moltissime
ore di lavoro

3. Dichiarazione che l’articolo rispetta altri standard specifici


(es. standard tedesco GS); Si tratta di una richiesta commerciale, non regolatoria, e
come tale dovrebbe essere trattata.

4. Impegno a informare tempestivamente il cliente nel caso in


cui venissimo a sapere che l’articolo contiene una SVHC;
Il REACH (art.33) impone già quest’obbligo. Una volta
che lo ho dichiarato, diventa più obbligatorio?
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La strategia dei questionari: uno spunto di riflessione

FORNITORE CLIENTE
Si è trovato costretto a Ha messo in piedi un «ufficio
destinare due persone alla REACH» con 4 persone;
gestione delle richieste
Non compra se il fornitore non
REACH;
rispetta la procedura che lui ha
Ha dovuto ribaltare le richieste stabilito (diversa per ogni
del fornitore a monte della cliente);
catena, generando un
Periodicamente pretende
problema simile.
l’aggiornamento della
dichiarazione.

Complessivamente questo «costa» a entrambe le imprese


diverse ore di lavoro.
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La strategia dei questionari: uno spunto di riflessione

È con buona probabilità più sicuro


per il consumatore?

Si è sensibilmente ridotto il «rischio


d’impresa» relativo al prodotto?
PRODOTTO
FINALE Il costo aggiuntivo sostenuto dal
cliente si è riversato in un valore
aggiunto sul prodotto?

Il costo aggiuntivo sostenuto dal


cliente era inevitabile a causa del
REACH?

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GRAZIE PER
L’ATTENZIONE

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