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Interpretazione complessiva
L'autore prende decisamente le distanze da tutti coloro che speculano sulle cose "che non si vedono",
sulla metafisica, dal momento che l'uomo non sembra in possesso delle conoscenze necessarie per
svelare determinati segreti: partendo da una visione del mondo materialistica, Guicciardini irride tanto
i teologi quanto i cultori dell'astrologia, che pretendono di fare pronostici riguardo al futuro senza
azzeccare solitamente alcuna previsione se non in modo casuale. Nel Cinquecento l'astrologia e le
pratiche magiche in genere erano assai diffuse, anche negli strati più elevati della società, tanto che lo
stesso Ludovico Ariosto critica chi perde tempo dietro le "magiche sciocchezze" in vari punti della sua
opera (nella commedia Il negromante e nel Furioso; ► TESTO: Astolfo sulla Luna; ► SCHEDA: Magia e
astrologia nel Cinquecento).
L'incapacità degli uomini di prevedere il futuro si lega al concetto che Guicciardini ha della fortuna, da
lui vista come forza che domina gli eventi del mondo e contro la quale non sempre è possibile opporsi
(con un pensiero alquanto diverso da quello dell'amico e concittadino Machiavelli). La "discrezione"
può aiutare ad adattarsi al variare delle circostanze, ma è ovvio che pretendere di determinare con
esattezza ciò che potrà accadere nell'avvenire è assolutamente illusorio.