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4.0.

Parmenide e la scoperta dell’Essere come necessità


Parmenide di Elea era in disaccordo con Eraclito praticamente su tutto tranne che su una cosa, sul fatto che la visione
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ionica del mondo si era rivelata del tutto incomprensibile
Mentre Eraclito teorizzava il carattere contradditorio di tutti gli aspetti della realtà, invece Parmenide è stato il puro
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razionalista, il sostenitore del valore assolutamente vincolante del Principio di Non-contraddizione
Parmenide per sottrarsi alle difficoltà che scaturiscono dal dualismo ionico essere-enti elimina uno dei poli del
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rapporto, la categoria ontologica del Divenire
Parmenide annullando il Divenire cancella la molteplicità degli enti particolari che vengono all’essere, sono soggetti a
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costanti mutamenti nel corso della loro esistenza e infine muoiono
Parmenide reagendo al dualismo caratteristico dei pensatori ionici si qualifica come un monista ontologico, infatti per
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lui l’Essere è uno, indivisibile, immutabile ed eterno
Il monismo ontologico di Parmenide cozza con ciò che si presenta come vero alla totalità delle persone, in tal senso la
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dottrina di Parmenide è paradossale, perché nulla ci appare con maggiore chiarezza del Divenire
4.1. Le due vie
Parmenide illustra le ragioni della sua posizione nel poema Peri Pyseos, il poema si apre con un proemio ricco di
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immagini sfolgoranti e caratterizzato da un tono solenne
Qui viene raccontato che il filosofo, salito su un cocchio, viene condotto dalle Eleadi fino al luogo dove si dipartono le
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vie della Notte e del Giorno, e a questo punto si apre la porta che permette di accedere alla Dea, che è colei che
guida l’uomo che possiede la scienza attraverso l’intera realtà
La guardiana della porta è Dike, cioè la Giustizia, che cedendo alle preghiere delle Elleadi concede di far passare
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Parmenide
All’uomo si delineano due vie alternative, la via della Verità immutabile, a cui ci si eleva attraverso il pensiero
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razionale, e la via dell’opinione e delle sue mutevoli apparenze, che è dominata dalla consuetudine e dalla esperienza
confusa dei sensi
Sicuramente è necessario conoscere anche questa seconda via e penetrare le insidie, però per fare questo è
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necessario aver percorso la prima via e aver acquisito uno strumento adeguato per smascherare l’errore
L’itinerario vero è quello che afferma l’esistenza, poi c’è l’itinerario che ne è la negazione, che si fona sul rifiuto
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dell’Essere
L’Essere, trovandosi in relazione solo con sé stesso, costituisce l’intera realtà, dunque a ciò che negandolo è privo di
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qualsiasi rapporto con l’Essere non spetta alcuna esistenza
Parmenide afferma che il non essere non è mai raggiungibile, è impensabile, questo perché per Parmenide pensare
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significa rendere presente, e il non essere, in quanto tale, è impensabile
Il concetto di Divenire è un concetto complesso, che comprende in sé sia la nozione di essere sia la nozione di non
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essere, e poiché il divenire è implicito nel concetto di Divenire, ne consegue che anche il concetto di Divenire non
può essere pensato
Parmenide nega la realtà del mutamento, disseziona i concetti che usiamo abitualmente e ammette la loro
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utilizzabilità solo se risultano liberi dal pericolo del non essere e superano il test di una logica retta dal Principio di
Non-Contraddizione
Parmenide, in quanto ripone una fiducia assoluta nella ragione, rifiuta senza esitazione quanto offrono la doxa e i
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sensi quando sembrano cozzare con le conclusioni a cui la ragione perviene
Per Parmenide bisogna fare esclusivamente affidamento sul puro ragionamento per riuscire ad arrivare alla verità
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