Tutti ricorderanno, o i più giovani avranno visto sui social, la vittoria di
Steven Bradbury nello short track 1000 m alle olimpiadi di Salt Lake City del 2002. All’epoca dei fatti andava molto di moda la trasmissione MAI DIRE GOL, che fece di quella vittoria uno dei video più guardati della storia della trasmissione con il commento della Gialappa’s Band. Il video mostra in modo ironico la vittoria di questo atleta australiano, in una disciplina dove il suo miglior risultato in quella stagione era stato un 5°posto in una gara di coppa del mondo, perché davanti a lui c’erano mostri sacri che monopolizzavano podi e piazzamenti appena al di sotto di questo. Infatti già nei quarti di finale lui si classificò terzo in pista (nelle manche di short track 1000m sono al via 5 atleti dove i primi 2 si qualificano alla successiva) ma una penalizzazione al secondo classificato (spesso succede per i continui contatti che vi sono tra gli atleti ) lo qualificò alla semifinale, dove a sorpresa arrivò secondo approfittando di una caduta di tre atleti all’ultimo giro. In finale naturalmente si ritrovò atleti nettamente superiori a lui, partì ultimo e vi rimase fino all’ultima curva, quando tra lo stupore generale i 4 atleti che si stavano battendo fino all’ultimo “pattino” per guadagnare la vittoria, caddero tutti insieme lasciando la medaglia d’oro ad un incredulo Bradbury. Da allora diventò famosissimo in tutto il mondo per il modo bizzarro in cui era riuscito a conquistare la medaglia d’oro. Ancora oggi è considerato l’atleta più fortunato al mondo. Anch’io all’epoca dei fatti pensavo si trattasse solo di un gran COLPO DI FORTUNA quello che tutti vorrebbero e la consideravo come tanti una medaglia vinta senza merito. Questo fino a quando in un articolo di giornale di qualche mese fa leggo che il video di Bradbury è uno dei più utilizzati per motivare le persone. Qualcosa mi sfugge!!!! Cerco su internet e…la mia percezione dell’atleta, dell’uomo che nel 2002 vinse immeritatamente la medaglia, si ribalta completamente. Nell’intervista dopo la premiazione lui disse: “oggi sicuramente non ero il più veloce, la medaglia non l’ho vinta nel minuto e mezzo della gara, l’ho vinta dopo un decennio di calvario”. Ripercorro la sua carriera e mi rendo conto che è la SFORTUNA il motivo della sua vittoria. Atleta emergente e campione del mondo in più specialità subisce due infortuni gravissimi (il taglio dell’arteria femorale e del muscolo completa con una riabilitazione di 24 mesi che limiteranno le sue doti di oltre il 30% e la frattura del collo 2 anni prima delle olimpiadi vittoriose). Parecchi atleti avrebbero lasciato, ma la sua motivazione l’ha spinto a dare tutto quello che in quel momento poteva dare. Lui non aveva partecipato per vincere ma per ottenere il suo meglio, in ogni caso avrebbe vinto e quella è stata la sua forza. La motivazione nasce sicuramente da una grande passione per il proprio sport. Ci sono però diverse cause che ci possono fare perdere motivazione, tra queste gli infortuni, le malattie, i problemi famigliari o finanziari o affettivi, la noia, lo stress, la scuola, il lavoro ecc. Fondamentale quindi porsi obiettivi di prestazione chiari, a corto medio e lungo termine, che nel calcio possono essere la partita della domenica, la classifica di andata e quella finale. Questo ci aiuterà ad avere un obiettivo S.M.A.R.T.
S - Specifico - Chiaro, non generico
M-Misurabile - Per capire se è stato raggiunto o quanto manca A -Raggiungibile - Risorse e capacità R -Realistico- Stimolante ma adeguato T -Tempo - Adeguato per tempo a disposizione
Gli OBIETTIVI possiamo considerarli il “Motore” delle motivazioni, da
questi poi nascerà il desiderio di migliorare, di intraprendere, di divertirsi. Quindi per motivare un atleta o una squadra è bene concentrarsi sui lati positivi, sottolineare aspetti specifici di una prestazione, capire i miglioramenti ottenuti e quelli che ancora si possono raggiungere con il costante allenamento. In sintesi un atleta sarà felice e motivato quando riuscirà ad ottenere il suo 100%. Un atleta allenato al 50 % delle sue possibilità rischierà di annoiarsi e di perdere motivazione nel tempo. Viceversa un atleta allenato al 150% delle sue possibilità andrà in stress e anche lui perderà pian piano motivazione. Concludo con una frase di Arrigo Sacchi nei confronti di Filippo Inzaghi sicuramente uno dei giocatori cui la parola motivazione si accosta meglio “se in un campo di calcetto a 7, si giocasse una partita 200 contro 200, state certi che il primo gol lo fa Inzaghi”. Tesina Psicopedagogia
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