Teologia nell’università
In Italia non vi è la presenza della teologia nelle università, per ragioni storiche,
ovvero l’imposizione di uno stato laico, l’episcopato che voleva mantenere il
controllo sull’insegnamento della teologia e lo sviluppo di cattedre di scienze delle
religioni. Una facoltà di teologia che è iscritta in un contesto pubblico dipende da
due autorità: quella ecclesiastica e quella pubblico-politica. Nel canone 812 del
codice del diritto canonico è riferito alla nomina dei docenti, in cui coloro che
insegnano discipline teologiche devono avere il mandato dell’autorità ecclesiastica,
e la richiesta del nulla osta se si tratta di una facoltà pubblica, passera prima
dall’intervento della santa sede che precede quindi quello dell’autorità. La chiesa è
desiderosa della teologia nelle università in quanto guadagna da l contesto
accademico, che favorisce luoghi di scambio e dialogo. Tutte le università cattoliche
o di formazione cristiana sono obbligate ad avere un esame di teologia. Il vantaggio
di questa materia sta nel testo biblico, che è il grande codice della cultura
occidentale, lo studio biblico viene infatti riservato solo alle facoltà ecclesiastiche, le
altre università soffrono dunque della mancanza di questo testo.
bisogno che questa natura divina provenga dalla chiesa. Fioravanti e Salvemini
ottennero la maggioranza e si giunse così all’approvazione di una mozione a favore
dell’abolizione dell’insegnamento religioso e la laicizzazione degli insegnanti. Nel
1908 con il regolamento Rava, si attua nuovamente la legge casati e si stabilisce, che
è impegno dei comuni assicurare l’insegnamento della religione su richiesta delle
famiglie. Il presidente del consiglio, Giovanni Giolitti, nella sua lotta contro
l’analfabetismo, promuove la statalizzazione delle scuole elementari, in cui ritorna il
problema dell’educazione religiosa, in cui adesso è lo stato che deve gestirla e non
più i comuni (1911 legge Daneo-Credaro). Nel 1923 con la riforma scolastica di
Gentile, si reintrodusse l’insegnamento religioso nelle scuole elementari a
fondamento e coronamento dell’istruzione, riforma che aiutò Mussolini nella sua
carriera politica, al fine di ricevere appoggio dai cattolici. Per il fascismo
l’insegnamento della religione cattolica era uno strumento utile nell’educazione
nazionale del popolo italiano, insegnamento concordato con la Santa Sede, ma
posto sotto il controllo esclusivo dello stato. La riforma Gentile riprese alcuni
articoli della legge Casati, in cui permetteva ai genitori che ne facessero richiesta di
impartire personalmente ai figli l’insegnamento religioso. La Santa Sede ottenne il
controllo dell’adozione dei libri di testo, che dovevano essere approvati dall’autorità
ecclesiastica. Nel 1929 con i patti lateranensi, l’insegnamento dell’istruzione
cattolica vanne esteso anche nelle scuole medie, il trattato nell’articolo 1, stabiliva
che la religione cattolica romana fosse l’unica religione dello stato, e l’articolo 36 del
concordato, stabilisce l’insegnamento della religione cattolica come fondamento e
coronamento di tutta l’istruzione pubblica e che i maestri, professori o sacerdoti
dovranno essere approvati dall’autorità ecclesiastica, così come i libri di testo. La
religione cattolica diventa dunque una materia di programma, con l’inserimento di
voti nella pagella scolastica. L’articolo 5 e 6 riguardano coloro che non professano la
religione cattolica, in cui nell’articolo 5 viene stabilito che la discussione in materia
religiosa è pienamente libera, articolo contestato dal papa, che invece affermava che
la libertà di coscienza e di discussione deve essere praticata secondo la dottrina
cattolica. Nell’articolo 6 invece viene garantita la possibilità e non il diritto di una
dispensa per gli alunni non cattolici. Nel 1946 nasce l’assemblea costituente, in cui
vi sarà una commissione incaricata di elaborare il progetto di costituzione, essa
viene divisa in tre sottocommissioni. La prima sottocommissione si occupava dei
diritti e dei doveri dell’uomo e del cittadino, tra cui l’istruzione, i relatori che si
occuparono di questa sottocommissione furono Aldo Moro e Concetto Marchesi.
Marchesi contestava la centralità del ruolo dello stato all’interno della scuola,
dicendo che lo stato deve riconoscere l’educazione e l’organizzazione delle scuole,
ma non deve subordinarsi ad esse. Marchesi era inoltre a favore dell’introduzione
nelle università di cattedre di storia delle religioni, ma in disaccordo per la
soppressione delle facoltà teologiche nelle università italiane. Moro invece
affermava che la diffusione dell’istruzione dovesse essere interesse collettivo e
soprattuto dello stato che doveva formare dei cittadini al fine di assumerli nelle
funzioni sociali, lo stato dunque doveva garantire l’insegnamento della verità
religiosa in tutte le scuole ad esclusione delle università. La proposta di Moro era la
seguente: “lo stato assicura a tutti gli studenti, che vogliono usufruirne,
l’insegnamento religioso”. Marchesi voleva rifarsi alla riforma Gentile, che
prevedeva invece, l’obbligo dei comuni ad impartire nelle scuole elementari
l’insegnamento religioso sotto richiesta dei genitori. Questo dibattito venne poi
risolto da Dossetti, che propose il rinvio di essa, quindi da quel momento
l’assemblea smette di trattare dell’insegnamento religioso, fino alla trattazione degli
articoli 7 e 8 della costituzione. Questi due articoli parlano dei rapporti tra stato e
chiesa, in cui queste due autorità sono indipendenti e i loro rapporti vengono legati
dai patti lateranensi, e tutte le confessioni religiose diverse da quella cattolica,
hanno il diritto di organizzarsi secondo i propri statuti. Nel 1984 vengono stipulati
gli accordi di Villa Madama tra Santa Sede e repubblica italiana, con il fine di
modificare i patti lateranensi, essi affermavano che l’insegnamento della religione
cattolica doveva essere assicurato nelle scuole pubbliche di ogni ordine e grado, ma
non in quelle universitarie, poiché in Italia i principi del cattolicesimo fanno parte
del patrimonio storico del popolo italiano. Gli accordi, garantivano a ciascuno il
diritto se avvalersi o non avvalersi dell’insegnamento nel rispetto e nella libertà di
tutti, la religione cattolica apostolica romana non doveva essere più considerata la
religione di stato. L’insegnamento della religione cattolica non poteva essere svolto
secondo metodi catechistici, ma doveva essere impartito garantendo l’obiettività
storica, il pluralism0 e lo sviluppo dello spirito critico negli alunni. Lo stato sarà
laico e dovrà garantire una tutela nei confronti di tutti gli individui che vengono
trattati con disparità a causa della propria appartenenza, o non appartenenza ad
una fede religiosa. Gli accordi di villa madama però non cambiano la logica dei patti
lateranensi, in quanto le politiche scolastiche sulla religione non riguardano
l’insegnamento di una pluralità di religioni, la libertà religiosa è quindi tutelata in
negativo, attraverso il diritto di sottrarsi all’ora di religione, di conseguenza con
l’ora di religione cattolica monopolista cresce nel paese l’analfabetismo religioso.
sintesi tra ebraismo e paganesimo, in cui la lotta tra cristiani e pagani ci permette di
capire una parte della storia del cristianesimo, ossia quella registrata dalle fonti
scritte. Le fonti scritte vengono registrate da persone che fanno parte dell’élite per
l’élite, quindi di conseguenza non viene percepito il pensiero del cristiano comune
dell’epoca. Anche se, la vera conflittualità dei cristiani non era nei confronti dei
pagani ma nei confronti dei cristiani stessi, al fine di imporre un’ortodossia e
mostrarsi vicini al potere imperiale. La lotta con i pagani porta anche all’immagine
di un cristianesimo prima oppresso e poi trionfante, anche se questa visione viene
ormai vista come una forzatura che tende a valorizzare miti e credenze. Nella
manualistica dunque troviamo una ricostruzione catechistica della vita di Gesù, un
focus sulla morte di Gesù, le persecuzioni e viene anche fatta una forte confusione
con i termini. Nel manuale di Diotti ad esempio la nascita di Gesù risale al 5 a.c
mentre in quello di Mosconi al 6 a.c, inoltre si dice che Gesù sia nato a Betlemme,
mentre alcune fonti dicono che sia nato a Nazareth luogo in cui ha assunto l’epiteto
di Nazareno. Nella maggior parte dei manuali il cristianesimo viene presentato
come culto imperiale, quindi posto all’interno dell’impero romano, ma una
differenza si può trovare nel manuale di Cantarella e Guidorizzi, in cui viene anche
presentato come culto orientale. Un cristianesimo che trova la sua diffusione nel
momento in cui l’impero romano arriva al bacino orientale del mediterraneo, da qui
il cristianesimo si potrà dunque diffondere in occidente. In conclusione all’interno
dei manuali scolastici il cristianesimo viene presentato tramite delle visioni
storiografiche che la storia romana ha abbandonato da molto tempo, non si riesce
dunque a comprendere il problema religioso del cristianesimo, non sempre a causa
di una mancanza di conoscenza, ma perché molte volte si danno semplicemente per
scontati determinati aspetti, quindi non si parla di analfabetismo ma di
alfabetizzazione mediocre e standardizzata su temi storici-religiosi.
Islam
L’islam all’interno dei manuali scolastici viene rappresentato attraverso numerosi
errori, semplificazioni e closed views. La visione dell’Islam che trasmettono i
manuali è quella di una religione violenta e aggressiva, questi stereotipi vengono
rafforzati ad esempio, tramite il concetto di jihad come guerra santa. I musulmani si
rifanno a due significati di jihad, ovvero: la grande jihad che è la guerra per l’auto
controllo, per il dominio delle passioni e la lotta contro il male, e la piccola jihad che
è una guerra legale che va fatta solo in caso di difesa. A causa però
dell’analfabetismo religioso, il concetto di jihad nei manuali viene confuso con la
guerra santa, trasmettendo il messaggio che l’islam ha l’obbligo religioso di fare
guerra a chi non è musulmano. Il fondamentalismo ha una storia all’interno del
cristianesimo, ma ad un certo punto della storia, molto probabilmente dopo l’11
settembre 2001 esso venne associato all’islam, sia nei mezzi di comunicazione che
nella manualistica. Nella manualistica viene trattata anche l’espansione araba, in
cui si parla del corano, ma nella maggior parte dei capitoli viene trattato sempre il
concetto di guerra santa, rendendo la religione musulmana funzionale alle vicende
politiche e all’espansione militare. Di conseguenza lo studente è portato ad
immaginare la relazione tra occidente e mondo islamico sempre in conflitto, poiché
si concede più spazio allo scontro militare che allo scambio culturale. Nel manuale
di storia di Leone, lo spazio dedicato all’islam è più ampio di quello dedicato al
cristianesimo, e lo presenta in modo differente dagli altri testi. Questo testo parla
sia del territorio, facendo riferimento ai culti politeistici insediati all’epoca del
IL PROBLEMA
Weber lega l’economia alla religione, proponendo una prospettiva diversa a quella
marxista, la religione dunque non sarà più intesa come sovrastruttura
dell’economia ma come motore di essa. Il pensiero di Weber viene spesso associato
a quello di Durkheim, ma in realtà hanno pensieri piuttosto differenti riguardo il
metodo di indagine religioso, che viene spesso semplificato. Lo scopo di Weber, a
differenza di Durkheim non è capire l’essenza religiosa, Durkheim al fine della sua
tesi nella comprensione della religione, capisce che essa è un fatto sociale per
eccellenza, per lui il fenomeno religioso ha origine infatti nella società, che è innata
nell’uomo, poiché formata da soli individui, ma allo stesso tempo esterna all’uomo
perché eccede ciascun individuo. La religione secondo Durkheim è un sistema
solidale di credenze e pratiche, relative a delle entità sacre, credenze pratiche che
uniscono in una stessa comunità morale, chiamata chiesa, tutti gli aderenti. In
Weber invece non possiamo trovare una definizione di religione, in quanto la sua
ricerca è mirata alla comprensione del nesso causale fra economia e religione.
Lo sviluppo capitalistico va ricondotto a ragioni storico-religiose, in cui il carattere
prevalentemente protestante all’interno delle imprese capitalistiche, ha come base
l’educazione religiosa, che il protestantesimo ha imposto nel corso del tempo. Tra
calvinisti e protestanti vi sono numerose differenze culturali come nella dottrina e
nel rapporto con le istituzioni civili, ma fra di essi vi sono anche delle importanti
affinità, che ci servono per comprende la loro superiorità in termini economici. Con
Lutero e Calvino, la salvezza è decisa solo in base alla volontà di Dio, considerato
come un’autorità inalienabile davanti al quale chiunque si deve sottomettere,
mentre per i cattolici ci si può salvare solo attraverso il libero arbitrio delle buone
azioni. I paesi in cui si svilupparono maggiormente i riformisti, furono di
conseguenza i paesi più sviluppati economicamente, in quanto la loro educazione
religiosa li portava a vedere l’affermazione nella vita terrena come lo scopo primario
della loro vita. Da questa morale riformista, Weber prende la tesi di Schell e
Hertling, in cui trova un nesso tra i riformisti e il capitalismo, essi dunque
è governata dal principio economico del profitto, Sombart invece, vede la storia
come un processo razionale che segue alcune fasi, la fase precapitalistica e la fase
capitalista, in cui alcuni elementi che troviamo durante la prima fase, ci saranno
anche nella seconda e viceversa. Nella fase precapitalistica si segue il principio del
soddisfacimento dei bisogni, ma in esso vi è presente anche una forma di
commercio che rimanda al sistema capitalista, con il capitalismo infatti, troviamo
anche il principio del soddisfacimento dei bisogni ma è più dominante la logica del
profitto. Infatti molte imprese capitalistiche possono assumere un carattere
tradizionalista, poiché la forma capitalistica e il suo spirito, non sempre coincidono
e non seguono una legge fissa.
Il motivo per cui il capitalismo è nato, è proprio questa inversione di un rapporto
naturale, in cui il guadagno è considerato lo scopo della vita dell’uomo e non più
come un mezzo per soddisfare i propri bisogni, questa inversione del rapporto
contiene all’interno una serie di sentimenti, che sono in stretta connessione con le
confessioni religiose. Il concetto caratteristico dell’etica sociale della civiltà
capitalistica è fondato sul fatto che l’uomo senta un obbligo morale di fronte
all’oggetto della sua attività professionale, che appare come una valorizzazione della
propria capacità di lavoro o del proprio capitale. Nasce così il moderno spirito
capitalistico, in cui l’uomo guadagna in modo esorbitante, senza il freno di alcuna
norma interiore, infatti il capitalismo non accetta coloro che vengono rappresentati
dal libero arbitrio, che di conseguenza vengono economicamente eliminati.
La vocazione professionale (Beruf) è un tipo di coscienza che non si può avere in
natura, non riguarda infatti, l’uomo tradizionalista che vuole guadagnare solo ciò
che gli è necessario, ma non è neanche il prodotto immediato di alti o bassi salari,
che l’imprenditore decide di dare agli operai al fine di farli produrre maggiormente
a minor costo. La vocazione professionale è il risultato di un lungo processo
educativo, in cui l’uomo per essere gradito da Dio deve adempiere ai doveri intra-
mondani, doveri che derivano dalla posizione che l’uomo occupa nella vita, ovvero
la professione che occupa, che diventerà la sua vocazione. L’educazione religiosa
pietistica ad esempio, porta il pietista a “provocare” Dio al fine di ottenere una
risposta che lo porti a comprendere la sua salvezza o la sua dannazione, questo
atteggiamento si configura in una possibilità più ampia di avere un successo
economico, in quanto il pietista si sente obbligato nell’adempiere il proprio lavoro,
aumentando così la propria capacità lavorativa. Tramite il lavoro professionale
indefesso, il calvinista metteva Dio nelle condizioni di dirgli la sua categoria di
appartenenza, a differenza del cattolico che rende razionale ciò che prima faceva
l’incantesimo, ovvero il prete tramite il miracolo della conversione di pane e vino in
corpo e sangue di Cristo, veniva visto come un mago a cui il pentito poteva
rivolgersi al fine di avere la certezza del perdono. Di conseguenza colui che aveva la
certezza che i propri peccati fossero assolti non sentiva il bisogno di affermarsi nella
vita mondana, mentre colui che rimaneva nel mistero del futuro, ricercava tramite il
lavoro indefesso di raggiungere la grazia di Dio. Tramite le tesi di Baxter, Weber
dimostra il nesso spirituale tra calvinismo e imprenditorialità, affermando che, dove
lo stato di grazia veniva raggiunto tramite la configurazione ascetica vi era uno
sviluppo di vita capitalistica, da questo ne deriva la lotta contro la concupiscenza e
l’attaccamento ai beni esteriori, ovvero una lotta contro l’uso irrazionale della
proprietà. In cui dato che vi era un ostacolo al consumo del profitto, poiché non si
poteva godere da esso, lo si investiva al fine di rendere maggiore gloria a Dio sulla
terra, mettendo così in pratica dei meccanismi che da un lato producono una
rappresentazione della grazia e dall’altro producono un soddisfacimento
economico.
L’uomo precapitalistico dalla sua ricchezza non ricava nulla, tranne che l’irrazionale
sentimento del compimento del suo dovere professionale, ed è per questo che di
fronte agli occhi dell’uomo capitalista moderno appare incomprensibile ed
enigmatico. Lo spirito dell’uomo capitalista si può quindi definire un fenomeno di
adattamento, in cui non arriva più ad essere necessaria l’approvazione religiosa,
poiché il capitalismo una volta raggiunto il suo obiettivo non avrà più bisogno di
antichi sostegni.
«Il tipo ideale rappresenta un quadro concettuale il quale non è la realtà storica, e
neppure la realtà "vera e propria", ma tuttavia serve né più né meno come schema
in cui la realtà deve essere sussunta come esempio; esso ha il significato di un puro
concetto-limite ideale, a cui la realtà deve essere misurata e comparata, al fine di
illustrare determinati elementi significativi del suo contenuto empirico»
Catechismo
Il catechismo è nato nel contesto luterano, nel 1529 esso inizia ad essere destinato ai
pastori luterani, ovvero coloro che gestiscono la parrocchia. Successivamente venne
ampliato anche ai pastori cattolici, il cattolicesimo si appropriò così del catechismo,
pubblicando il primo catechismo della chiesa cattolica nel 1566, che era una
proposta di catechismo contraria a quella del luteranesimo. Il primo catechismo
viene quindi pubblicato tre anni dopo la fine del concilio di Trento, concilio che
cercava di affrontare tutte le questioni che aveva posto Lutero, cercando di
contrastare tutte le sue questioni, proponendo delle alternative alle sue proposte.
Infatti, il catechismo cattolico del 1566 è simmetrico, uguale e contrario alla
proposta di Lutero di un catechismo per i pastori Luterani. Con un salto di 350
anni, il catechismo venne poi destinato ai bambini e più avanti anche ai vescovi
cattolici, idea che nasce all’interno del sinodo cattolico dei vescovi, in cui all’interno
di esso passerà la proposta di Ratzinger di sterilizzare gli effetti del concilio vaticano
secondo. Il concilio vaticano secondo era un concilio in cui la chiesa cattolica cercò
di fare pace con il mondo moderno, riconducendo il governo della chiesa dal solo
papa e i vescovi che lo coadiuvano, cercando di mediare anche con le altre chiese
cristiane e religioni. Ratzinger pensava che il concilio vaticano secondo avesse avuto
delle derive causate da una valorizzazione eccessiva dei dettati conciliari, il suo
catechismo nasce infatti dal progetto di sterilizzazione del concilio vaticano
secondo, l’idea che abbiamo oggi di catechismo proviene proprio dal peso di
Ratzinger all’interno della chiesa cattolica. Lutero inizialmente non fu il primo a
cercare dei metodi per alfabetizzare le masse in ambito religioso, infatti egli si
affianca alle proposte di Erasmo da Rotterdam e Melantone, tuttavia nessuno oltre
Lutero, cercò di concretizzare l’idea di educare gli strati più umili e poveri della
società attraverso il catechismo. Questo avvenne sicuramente grazie alla svolta che
ci fu nel 1517, in cui vennero separate due realtà all’interno della cristianità, quella
cattolica e quella protestante, in cui questo bisogno di alfabetizzare le masse si
concretizzerà grazie alla produzione di un programma scolastico per diffondere il
1. Provare che credenza di anima non è stata mutuata da altre religioni Ci riescono
supponendo che chiunque, anche il «selvaggio nel sogno si faccia l'idea di una sua
copia, di un suo 'doppio', che si distacca dal odioɔ
2. Spiegare in che modo dall'idea di anima come doppio, si sia generata l'idea di spirito
(entità immateriale oggetto di adorazione) Ci riescono postulando che ciò sia
fi
fi
fi
avvenuto con il culto dei morti: anima: sonno = spirito: morte, cioè lo spirito sarebbe
la credenza nell'anima-doppio del defunto
3. Spiegare come dall'idea di spirito umano sia derivato il culto degli spiriti di enti
naturali, non umani Ci riescono postulando nel primitivo un'innata incapacità di
distinguere animato/inanimato (Tylor es. bambino-giochi; Spencer: i primitivi
proiettano sulla natura caratteristiche umane)